R
Quotidiano d’informazione indipendente
Anno XIV Venerdi’ 5 Aprile 2013 N* 78
USD 1,00 - Can 21,00 - URY 20 Pesos
Direttore
Mimmo Porpiglia
edizione sudamerica
www.lagenteditalia.com
Direzione, Amministrazione Porps International Inc. - 100 Ocean Lane Drive Suite 403 - Key Biscayne FL 33149 - Internet: www.lagenteditalia.com - Email: [email protected] La Gente d’Italia Cronache degli italiani dal
mondo - Trademark n° 75/829279 Prezzi di vendita all’estero: Albania USD 2,00; Argentina USD2; Australia $A. 4; Austria Sc. 26; Belgio FB. 75; Brasile R.$ 7,50; Canada $C. 3.00 plus g.s.t.; Costa Rica US$ 3,50; Danimarca Kr.
15; Egitto E.P. 8; Etiopia Birr 6,50; Finlandia Fnk 10; Francia Fr. 12; Germania Euro 2.50; Grecia Dr. 500; Gran Bretagna L.G. 1,30; Irlanda I.£ 1,60; Libia Dirh 3,60; Lux FL 75; Malta Cts 50; Messico N.$ 21; Monaco P. F. 12;
Norvegia Kr. 15; Olanda FL. 4; Portogallo Esc. 200; Romania Lei 6000; S. Domingo Rd$ 50; Slovenia SIT 280; Spagna Pts. 150; Sud Africa R. 16;Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Uruguay $U 0,5; Italia Euro0.50
Renzi:"Decidete, la Chiesa ha fatto prima"
Il Colle:"Noi non stiamo perdendo tempo."
«Decidetevi, sono passati più di 40 giorni
dalle elezioni. Quando si è votato ancora non
c'era la sede vacante in Vaticano. Persino la
chiesa che non è un modello di speditezza è
riuscita a organizzarsi velocemente. Con il
sistema politico che abbiamo non abbiamo
ancora capito chi ha vinto o perso le elezioni».
Lo ha detto Matteo Renzi, tornando oggi
all'attacco dopo le parole pronunciate con cui
ha attaccato frontalmente la strategia del
segretario Pier Luigi Bersani e aggiunto: ora
governo con il Pdl o al voto. Le dichiarazioni
del sindaco di Firenze scatenano però subito la
reazione dei bersaniani: non è la linea del partito, andare alle urne sarebbe da irresponsabili. «Io personalmente non credo». Così intanto il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano, citando le parole di Renzi, se si stesse
«perdendo tempo». Il capo dello Stato si è
limitato a questa battuta entrando
all'Università Sapienza ad un convegno in
ricordo di Paolo Spriano.
Napoli:mangi
la pizza oggi,
la paghi
tra 8 giorni
dI franco esposIto
L
a crisi e le sue facce. A Napoli è quella
della pizza. Di ritorno, il bel viso procace e il
bellissimo corpo di Sofia Loren. Donna
Sofia la pizzaiola nel film “L’oro di Napoli”.
Una mirabile interpretazione della futura
attrice da premio oscar, allora alle prime esibizioni cinematografiche. Titolo dell’episodio di quella pellicola di successo “Pizze a
credito”. Sofia Loren all’impasto, Giacomo
Furia alla padella, al grido a beneficio dell’intero quartiere: “Scialate, venite a fa’
marenna, pagate a otto giorni”. Mangiate a
sbafo, venite a fare colazione, pagate tra una
settimana”. Pizze fritte, ricotta, salame, ciccioli, per il popolino del cuore antico di
Napoli.
Un’invenzione necessaria: nei quartieri
popolari di Napoli, quelli dei vicoli e dei
bassi, era fame nera. Ferita gravemente, la
città riemergeva dai bombardamenti della
guerra. Oggi come l’altro ieri, a Napoli.
Profonda crisi ha messo in ginocchio la
città, che si ritrova povera come allora.
Ricca però di fantasia, come da consolidata
buona abitudine, Napoli si reinventa l’atto di
fiducia verso i napoletani. La pizza a credito, come nel film con Sofia Loren pizzaiola, e
come in quegli anni difficilissimi.
segue a pag.2
LO STIVALE CAPOVOLTO:
IL PAESE DEI BUONI CONSIGLI
E CATTIVI ESEMPI
dI pIetro marIano BennI
Lo spettacolo a cui i cittadini ragio-
nevoli e di buona volontà stanno
assistendo in questi giorni in Italia è
demoralizzante. Dalle viscere di
una crisi socio-economica che non
accenna a cedere e di uno stallo
istituzionale senza precedenti sembrano trarre alimento e vigore le
forze più fermamente
decise allo sfascio del paese, dagli
sgangherati
“cinquestelle” agli
sgangheranti “renziani” del Pd,
dalla destra che pone ricatti sul
Quirinale ed elezioni immediate
sempre nella stalla
segue a pag. 5
InondIamocI BUENOS AIRES - Desolazione, solidarietá e, come non potrebbe essere altriun corale 'ha piovuto governo
nel tango menti,
ladro'. É questa l'inevitabile triplice condal nostro
corrIspondente
oscar pIoVesan
seguenza dei diluvi abbattuttisi in poche
ore tra martedí e ieri, prima nella zona
nord ovest di Buenos Aires e poi nella
cittá di La Plata, una sessantina di chilometri al sud della capitale.
segue a pag. 3
Storia di Pietro Barilla
il re della pasta italiana
dI marco ferrarI
Ecco il "club mondiale degli evasori"
200 nomi italiani nel nuovo Wikileaks
Eletti
all’estero
al lavoro!
dI ermanno fIlosa
La situazione di stallo in cui si è
aggrovigliata l’Italia dopo il voto di
fine febbraio sembra essere infinita. Niente succede e nulla si muoverà davvero fino al 18 aprile,
quando il Parlamento si riunirà
per scegliere colui – o colei – che
dovrà prendere il posto di Giorgio
Napolitano al Quirinale. segue a pag. 2
Uno scandalo fiscale planetario. È questa la portata di un'inchiesta giornali-
stica internazionale sui conti esteri di politici e personalità in vista in tutto il
mondo. Del club globale degli evasori che nascondo il denaro nei paradisi fiscali come le isole Cayman farebbero parte anche 200 italiani. La documentazione, della quale su tutti i grandi siti si parla come «il più duro attacco al buco nero
dell'economia mondiale» è composta da migliaia di file raccolti in poco più di
segue a pag.2
un anno da un team internazionale di giornalisti.
Para reactivar la economÍa el rigor no es suficiente, según el
Presidente de la BCE Mario Draghi “sirven reformas ambiciosas”
A partir de la segunda mitad del año, la economÍa volverá a crecer, sin embargo no faltan “riesgos” que esa
reactivación tarde en llegar y además no se puede descartar una performance económica poco satisfactoria
en toda el ârea euro. Presentando los resultados de la reunión mensual del Consejo Ejecutivo, el Presidente
de la BCE (la Banca Central Europea) ha subrayado que el export tendrÍa que incrementarse en los próximos meses por una mayor demanda global, mientras que la mejoras registradas en los mercados financieros
segue a pag.7
se deberÍan reflejar en la economÍa real.
2 l prImo pIano l la gente d’ItalIa
elettI-segue dalla prIma
A seguire i riti bizantini e monotoni che
la nostra classe politica mostra al
mondo senza vergogna, chi ci capisce
è bravo. E va bene che la situazione è
questa, ma Camera e Senato ci sono,
o sono scomparsi? I nostri tanti parlamentari dovrebbero comunque
cominciare a lavorare, no? Quanto
altro tempo vogliono aspettare, prima
di poter dire di guadagnarsi davvero lo
stipendio? Dopo un mese gettato alle
ortiche, con le consultazioni infinite di
Pier Luigi Bersani, non possiamo
attendere ancora. Mi riferisco in particolare agli eletti all’estero: che stanno
combinando nel Palazzo? Le vacanze
di Pasqua sembrano essere durate
troppo a lungo per loro. Diciamo la
verità: da quando sono entrati in
Parlamento i nostri 18 non hanno
combinato un bel niente. Eppure il
primo stipendio – e che stipendio! –
l’hanno già preso. Facessero almeno
finta, no? Non sono capaci nemmeno
di fare questo? Ci facciano credere che
VenerdI’ 5 aprIle 2013
hanno desiderio di impegnarsi, che
vogliono fare la differenza. Dimostrino
di essersi meritati l’elezione fin da
subito. Penso a tutti gli eletti all’estero,
ma in particolare a quelli “nuovi”,
quelli alla loro prima legislatura: dov’è
Renata Bueno, la deputata eletta in
Sud America con l’USEI? Che sta
facendo? Boh. E Fucsia Nissoli, la rappresentante del MAIE eletta con la
lista Monti nel Nord e Centro America?
Che fine ha fatto? A parte le sue scontate parole sull’elezione del Papa, nulla
abbiamo letto. E il giovane Mario
Borghese, anche lui del MAIE, eletto in
Sud America? Lo abbiamo conosciuto
soltanto grazie a un’intervista pubblicata su ItaliaChiamaItalia a firma del
nostro direttore: poi, il vuoto. Lo stesso discorso vale naturalmente per il
senatore del Pd eletto in Australia, così
assente che nemmeno me ne ricordo
il nome. Oppure per Mario Caruso, il
deputato di Scelta Civica eletto nella
ripartizione estera Europa: dov’è e a
cosa sta lavorando? E Claudio Zin, il
senatore MAIE eletto in Sud America?
Non pervenuto. Dopo i primi giorni, in
cui è lecito festeggiare la vittoria,
dovrebbero tutti darsi da fare. La
ricreazione è finita. Quand’è che si
ritorna sui banchi di scuola a fare i
compiti e produrre? Le critiche che
faccio ai nuovi, valgono a maggior
ragione per coloro che non sono
entrati in Parlamento per la prima
volta: penso all’On. Picchi, l’unico rappresentante del PdL all’estero in
Parlamento; penso a Laura Garavini,
che, oltre a parlare male del proprio
Paese in Germania e in tutta Europa,
non si ha notizia di cosa stia facendo;
penso anche al bravo Aldo Di Biagio,
che ha avuto un ottimo risultato personale alle ultime Politiche. Ma il forte
consenso ricevuto sul territorio vale se
ti dà la forza necessaria per portare
avanti iniziative a Roma. A parte le
dichiarazioni contenute nei comunicati stampa, a parte l’interrogazione sul
caso Giacchetta – necessaria ed
apprezzata -, non abbiamo visto niente altro degno di nota. Marco Fedi,
unico fra i 18, si porta avanti e propone un disegno di legge che riguarda la
cittadinanza. Nel suo intervento, scrive fra l’altro che non si tratta di “un
salto in avanti”, ma di “un segnale che
ogni eletto dovrebbe dare della personale volontà di riprendere al più presto
il lavoro sui temi concreti”. Ecco,
appunto. Noi vogliamo vedere i nostri
rappresentanti darsi da fare per ottenere leggi a favore di noi italiani nel
mondo. E’ così difficile da capire?
Vogliamo leggi, non chiacchiere. E non
importa se la situazione della politica
italiana, così com’è oggi, appare avvitata su se stessa, anzi, proprio per
questo, non si sprechi tempo prezioso.
Ci aspettiamo in ogni caso la volontà
di fare. E’ chiaro il concetto? Al lavoro!
dello studio Tremonti: «Un trust delle Cook
Islands, paradiso fiscale della Polinesia - è
l'anticipazione del periodico - che ha come
custode Gaetano Terrin, all'epoca commercialista dello studio Tremonti. Una società offshore nelle Isole Vergini che indica come
beneficiario Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom. Un complesso sistema finanzia-
rio legato a tre famiglie lombarde di imprenditori e gioiellieri. Infine un trust che riporta
come direttori i commercialisti milanesi
Oreste e Carlo Severgnini, che hanno incarichi professionali nei più importanti gruppi italiani».
ecco Il cluB mondIale-segue dalla prIma
Del consorzio dei gironalisti d'inchiesta (Icij)
fa parte Le Monde che pubblica giovedì la
prima tesserà dello scandalo, rivelando che
Jean-Marc Augier, uomo d'affari nel mondo
dell'editoria e tesoriere di Francois Hollande
durante la campagna elettorale dell'anno
scorso, è azionista di due società offshore alle
isole Cayman.Per l'Italia l'Espresso pubblica
in esclusiva l'inchiesta realizzata dal media
network di Washington. Il settimanale, nel
numero in edicola venerdì, presenta le prime
quattro storie di italiani che hanno un ruolo in
due colossali conglomerati di società offshore
creati nei paradisi fiscali delle Cook Islands e
delle British Virgin Islands. La prima riguarda
Gaetano Terrin, all'epoca commercialista
esposIto-segue dalla prIma
Napoli riporta indietro le lancette dell’orologio e recupera pagine antiche del
calendario. “Pizza a credito” è una sorta
di finanziamento sulla parola. La trovata
anticrisi di Gino Sorbillo, discendente di
un’antica storica famiglia, 21 figli tutti
pizzaioli. Nonno Luigi il fondatore della
ditta che espone le sue insegne in via
Tribunali. La vera pizza protetta nella sua
originalità e nelle sue prerogative esclusive addirittura da un’accademia.
L’Accademia
delle
Vera
Pizza
Napoletana. “Pizza oggi a otto, da Gino
Sorbillo”, recitano le prime due righe del
manifesto che Sorbillo espone da giorni
all’esterno della vetrina della pizzeria.
“La prendi oggi e la paghi dopo 8 giorni”, come negli anni dal ’30 fino ai primi
anni ’60 a Napoli, uguale e preciso al
Gruppo Editoriale
Porps Inc.
260 Crandon Blvd., Suite 32
pmb-91
Key Biscayne, FL 33149
Tel. 305-8247638
grido squillante della pizzaiola Sofia
Loren, che faceva venire l’acquolina in
bocca anche per altri motivi. Spasimanti a
con l’espressione a cascamorto davanti al
banco di distribuzione delle pizze a credito. Con grande preoccupazione e sospetto
del marito Giacomo Furia, potenziale
cornuto nella finzione cinematografica.
Ogni abitante del quartiere può prendere
una pizza a testa e pagarla dopo una settimana.
A Napoli, nei quartieri popolari, la crisi
affonda nel profondo della miseria. La
gente non ricorre più al finanziamento per
pagare il telefonino, ma per mangiare. La
pizza “a oggi a otto”, un impensabile
ritorno, emblema e foto del disagio economico del dopoguerra, rappresenta un
tentativo di fuga dalla povertà. Un minifi-
Amministrazione
650 N.W. 43RD Avenue
Miami, 33126 Florida USA
Fondatori
Maria Josette Caprio
Mimmo Porpiglia
Italia
Borgo Pio 66
Tel. 06/68210672
00193 Roma
Direttore
Mimmo Porpiglia
nanziamento sulla parola. In nome del triste slogan tornato di estrema attualità:
mangi oggi e paghi tra una settimana.
Succede nella città che la pizza l’ha
inventata. Un colpo d’ingegno che risale
al 1400. La pizza al pomodoro e mozzarella è una cosa del 1800. In occasione
della visita a Napoli di Re Umberto I e
della Regina Margherita, il numero uno
dei pizzaioli, Raffaele Esposito, realizzò
tre tipi di pizza. Alla Mastunicola, strutto,
formaggio e basilico; alla Marinara,
pomodoro, aglio e origano; pizza pomodoro e mozzarella, di tre colori, rosso,
bianco e il verde del basilico. Facile
immaginare l’accostamento con il tricolore della bandiera italiana. La Regina
gradì e mise per iscritto i suoi complimenti e il grazie al pizzaiolo. Una lettera
Editorialisti
Ennio Caretto
Astolfo Di Amato
Federico Guiglia
Cesare Lanza
Alfonso Ruffo
Bruno Tucci
Pietro Romano
con il timbro reale. L’atto di nascita della
Pizza Margherita.
La pizza a credito e il caffè sospeso: scende in campo la solidarietà di Napoli. La
pizzeria Sorbillo ai Tribunali e il Gran
Caffè Gambrinus a piazza del Plebiscito.
Immagini d’oggi identiche a quelle di
Napoli nel dopoguerra. Al Gambrinus, il
bar che Giacomo Leopardi frequentò,
viene riproposto la tradizionale vecchia
abitudine del “caffè pagato”. Anche come
ironica e dura risposta al Gambero Rosso
che ha escluso Napoli dal top delle pizzerie italiane. Ma si può? Bestemmia e delitto, tout court. Il Gambero Rosso della promessa mancata. Aveva annunciato la pubblicazione di una guida riparatrice: nessuno ha saputo più nulla. Gambero sì, ma
rosso di vergogna.
COLLABORATORI:
Mimmo Carratelli, Giusy Federici,
Giacomo Di Amato, Marco Ferrari,
Enzo Ghionni, Silvana Mangione,
Franco Manzitti, Pietro Romano,
Stefano Casini.
Copyright @ 2000 Gente d’Italia
E:Mail [email protected]
[email protected]
Website www.lagenteditalia.com
Stampato presso
Diario La República Garibaldi 2579
MONTEVIDEO URUGUAY
Argentina
Comodoro Rivadavia 5850
1875 Wilde Buenos Aires
Telefax (05411) 42060661
Uruguay
Avenida Brasil 3110, Suite 801,
MONTEVIDEO
Telefono 598.2.7075842
Pubblicità
260 Crandon Blvd., Suite 32
pmb-91
Key Biscayne, FL 33149 USA
Vicedirettore
Margareth Porpiglia
Vicedirettore
Francesca Porpiglia
Redazione Centrale
Letizia Baz (praticante)
Silvano Malini (praticante)
Caterina Pasqualigo (praticante)
Stefania Pesavento (praticante)
Buenos Aires
Oscar Piovesan
Brasile
Virgilio Toniati
COLLABORATORI FIssI
Pietro Mariano Benni
Italo Cucci
Franco Esposito
Matilde Gericke ( Medicina)
Roberto Zanni ( Miami)
Marco Ferrari
Enrico Varriale
Amministrazione:
Margherita De Gregorio (controller)
Distribuzione:
DIARIO LA REPUBLICA( Montevideo e Sud America )
Pubblicità ed abbonamenti:
Tariffe di abbonamento
Un anno usd $ 165,00 sei mesi usd $ 90,00
In Europa Euro 210,00
Sostenitori un anno $ 5000,00
Una copia usd $ 1,00 Arretrati il doppio
Porps International
“Impresa beneficiaria, per questa testata, dei contributi di cui alla
legge n. 250/90 e successive modifiche ed integrazioni”
la gente d’ItalIa l prImo pIano l 3
VenerdI’ 5 aprIle 2013
*
attualIta’
Renzi:"Decidete, la Chiesa ha fatto prima"
Il Colle:"Noi non stiamo perdendo tempo."
Ve r t i c e a p a l a zzo Chigi tra premier e segretario pd: «Percorsi temp e s t i v i » . R e n z i precisa:«Napolitano? Meno male che c'è»
dalla nostra
redazione romana
Soluzioni
tempestive, con
ampia condivisione». E' la sintesi del «vertice» a palazzo tra il
premier in carica Monti e il
segretario Pd Bersani, di fatto
una risposta al sindaco di
Firenze Matteo Renzi che in più
occasioni si è lamentato dello
stallo delle trattative tra i
Democratici e gli altri partiti
(anche in un'intervista al
Corriere). Un tema riguardo al
quale, nella mattinata di giovedì
4 è intervenuto anche il capo
dello Stato «Io personalmente
non credo» si stia perdendo
tempo, ha detto il presidente
della Repubblica all'Università
La Sapienza di Roma. Alle successive domande dei giornalisti
Napolitano ha poi aggiunto:
«Sapete quello che sto facendo e
quello che farò». Sul caso Renzi
è intervenuta anche Laura
Boldrini alla trasmissione «Otto
e mezzo» su La7: «Penso che ci
siano dei tempi della politica,
non voglio entrare nel confronto
tra Renzi e altri esponenti della
politica, noi stiamo lavorando
sodo».
Renzi peraltro non ha riconosciuto alcuna colpa al Quirinale:
«Dare la colpa a Napolitano per
la situazione politica che si è
creata è assurdo. Napolitano è
stato in questi anni una assoluta
certezza per il Paese. Meno
male che c'è stato Napolitano».
«SIAMO QUA» - Il sindaco di
Firenze aveva rincarato la dose
contro Bersani: il segretario si è
fatto umiliare da Grillo. L'unica
soluzione, per Renzi «è il gover-
piovesan-segue dalla prima
Una sessantina di morti in
totale, decina di migliaia di
famiglie che hanno perso tutto
o subito danni immensi nelle
loro case invase, moltissime,
anche da due metri d'acqua
irrefrenabile, e, a La Plata,
almeno venti persone che non
sono state incontrate dai loro
familiari.
Le immagini e le cronache trasmesse da giorni dalle tv
argentine sono piú o meno un
dolorissimo
deja
vu.
Disperazione della gente colpita che mostra alle telecamere
come si é ridotto gran parte di
ció che possedeva: dai mobili
ai letti, dai libri ai vestiti, alle
auto sommerse nei garage o
incagliate l'una contro l'altra
nelle strade, e assicurando
all'unisono, specialmente nel
caso dei quartieri della classe
media della capitale: "Non
abbiamo avuto nessun aiuto.
Ci siamo arrabbattati da soli
con
l'aiuto
dei
vicini".
Comprensibile,
visto
che,
come ha ammesso lo stesso
governatore ei Buenos Aires,
Mauricio Macri (tornato in
tutta fretta da un club
Meditarrane del Brasile), la
pioggia, alle 3 di notte ed in
meno di di due ore, ha messo
in ginocchio 350.000 persone,
mentre i soccorritori mobilitati
di prima mattina non sono
no col Pdl o il voto. Io comunque sono pronto». Dichiarazioni
che hanno scatenato un putiferio
nel partito. Prima i bersaniani
hanno accusato il sindaco di perseguire il progetto di Berlusconi
. E alla fine, anche il segretario
stesso ha risposto al Sindaco.
Con un lapidario: «Siamo qua».
A Palazzo Chigi Monti e
Bersani hanno avuto «uno scambio di vedute sulla situazione
economica e politico-istituzionale dell'Italia». Il segretario Pd
ha «sottolineato l'interesse a
conoscere più in dettaglio - spiega Palazzo Chigi in una nota -i
provvedimenti imminenti all'esame del governo dei quali
Monti ha illustrato contenuto e
riflessi rispetto alla situazione
economica e finanziaria e al dia-
stati piú di 600.
Come non poteva essere altrimenti, visto che Macri é un
ferreo avversario della presidente Cristina Fernandez, al di
lá degli improperi della gente
("Pensa solo ad aumentarci le
tasse"), é scattata immediatamente la ritorsione e le feroci
battute ironiche, dei politci e
dei media legati al governo.
Attacchi subito o quasi scomparsi, allorché il diluvio é
piombato mercoledí notte a La
Plata, dove, in quartieri ben
piú poveri, é stata subito catastrofe. Con vecchi trascinati
inerti fuori dalle loro misere
casupole da vorticosi torrenti.
Interi quartieri allagati e con
l'acqua che si é ritirata solo
con una lentezza angosciante.
E a La Plata, é subito accorsa
la presidenta Cristina, visitando in parrticolare la casa della
vecchia madre che, come tanti
altri suoi vicini, non ha voluto
abbandornarla nonostante come tutti - fosse rimasta
senza luce, anche lei per timore dei vandali che, come nel
caso della capitale, hanno
approfittato della baraonda,
per rubacchiare di tutto. E,
come era accaduto a Macri anche se lui non s'é fatto
vedere nei quartieri, per lo piú
di suoi elettori - anche lei non
ha potuto evitare accuse e
logo in corso tra il Governo e la
Commissione
europea».
Inevitabile la «virata» del colloquio sulle dichiarazioni di
Renzi. A giudizio di Monti e
Bersani, «soluzioni in merito
alle scadenze politico-istituzio-
rampogne. Che si sono trasformate in "que se vaya, que
se vaya" ed insulti nei confronti di sua cognata, la ministra del benessere Alicia
Kirchner, quando, proveniente
da Madrid, ieri, ha visitato un
centro di sfollati della cittá..
"Agitatori di professione", ha
assicurato ai media un suo
stretto
collaboratore.
Insomma, come in qualsiasi
altra parte del mondo - per
quanto riguarda l'Italia si
ricordi il terremoto dell'Aquila
- le tragiche conseguenze di
un fenomeno climatico, sono
state immediatamente sfruttate dai politici per riversarne le
colpe contro gli avversari e
trarne elettorale..
Per contro, come fa da sempre
cercando di mantenere il piede
in due scarpe - governo peronista e e oppositori, peronisti
ldissidenti compresi -, il
governatore della Provincia di
Buenos Aires - di cui La Plata é
il capoluogo - Daniel Scioli, se
l'é cavata, ringraziando la presidenta Crisitina per "l'immediato aiuto proveniente dal
governo centrale", che ha
mobilitato anche forze dell'esercito per la notte di paura di
saccheggi che ha vissuto l'altro ieri la gente rinserrata
nelle sue case. E sostenuto
che le inondazioni "sono state
nali vanno tempestivamente
ricercate, nella chiarezza e trasparenza dei percorsi, attraverso
la più ampia condivisione possibile fra le forze parlamentari».
il frutto di una molteplicitá di
fattori, dal cambiamento climatico, allo sviluppo urbano e
alle infrastrutture". E di una
"tragedia climatica", ha parlato anche il suo collega Macri.
Assicurando, come per altro
aveva fatto dopo un temoporalone di tre anni fa che aveva
provocato le stesse conseguenze in varie zone della
capitale, che "non pioveva
tanto in tanto poco tempo dal
1906".
Insomma, come ovunque, la
gente subisce i danni, scatta la
solidarietá die vicini, ed i politici menano il can per l'aia. E
si difendono dalle accuse,
assicurando che faranno di
tutto (in questo caso migliorando la canalizzazione delle
acque verso il Rio de la Plata)
affinché ció non accada piú.
Promesse fatte sempre, e
rimaste per lo piú lettera
morta. E non é da escludere,
come é accaduto in Italia,
subito dopo il terremoto che
ha colpito l'Aquila, che ci sia
giá chi si frega le mani, pensando ad accappararrsi gli
appalti per tali opere, ovvimente mazzette mediante. In
pratica come in tutto il mondo.
VenerdI’ 5 aprIle 2013
4 l la gente d’ItalIa
* rItroVIamocI
C AVA L I E R E G I U s E P P E M A R I N O :
Sorriso, lavoro (tanto) e valori: il meglio dell'Italia
Ma chi è Giuseppe Marino? Che grandi opere gli hanno meritato i titoli di Cavaliere e di Ufficiale da parte del Presidente della Repubblica
Italiana? Che meriti ha avuto la sua lunga vita (compirà quest'anno la bellezza di 92 anni, anche se ne dimostra quindici di meno), per
vederlo ritratto in fotografie accanto a presidenti della repubblica (italiana ed uruguayana), e ad altre personalità? Da dove viene il grande rispetto che tantissime persone nutrono verso di lui? Gente d’Italia ve lo racconta in quest’intervista...
di
sIlVano malInI
I
l successo è stato tale che ha meritato un
bis. O meglio, una eco.
Nel 2007, dopo varie sollecitudini,
Giuseppe Marino da Atena Lucana, un
uomo semplice, buono, umile, lavoratore,
ricco di valori ed esempio di vita, scrisse e
pubblicò un libretto che modestamente
intitolò “Opuscolo della Cronistoria dei
Ricordi vissuti”.
Le oltre 1.600 copie andarono a ruba, tra
amici, autorità ed associazioni italiane in
Uruguay e concittadini atenesi.
Così, nel 2011, lo stesso uomo semplice,
umano, sorridente, si sentì nell' “obbligo” di
pubblicare un altro libretto per ringraziare i
ringraziamenti (passi la ripetizione) e i riconoscimenti che gli sono piovuti addosso
dopo l' “Opuscolo”. Anche la stampa, fra
cui non poteva mancare Gente d'Italia, se
ne occupò.
Sfogliandolo, si rimane colpiti dalle parole
piene di stima e di autentica riconoscenza
espresse dall'Ambasciatore Massimo
Andrea Leggeri, dall'allora Console Gaia
Lucilla Danese, dall'ex Console a
Montevideo e ora Ambasciatore in
Panama Placido Vigo, dalle autorità del
Comites, da quelle della Società Dante
Alighieri, della Scuola Italiana di
Montevideo, dei Patronati, dal Casiu, da
associazioni italiane in uruguay, dal
Sindaco e da concittadini ed amici diAtena
Lucana.
Ma chi è Giuseppe Marino? Che grandi
opere gli hanno meritato i titoli di Cavaliere
e di Ufficiale da parte del Presidente della
Repubblica Italiana?
Che meriti ha avuto la sua lunga vita (compiràquest'annolabellezzadi92anni,anche
se ne dimostra quindici di meno), per
vederlo ritratto in fotografie accanto a presidenti della repubblica (italiana ed uruguayana), e ad altre personalità? Da dove
viene il grande rispetto che tantissime persone nutrono verso di lui?
Probabilmente dai suoi valori (Gianni
Rasonericordaalcuninellasuaprefazione:
onestà, solidarietà con il prossimo, rispetto
verso persone ed istituzioni), vissuti coerentemente in ogni circostanza e con ogni
interlocutore. Per il suo amore genuino per
l'Italia e per gli italiani, specie quelli all'estero come lui, che si sentono capiti.
“Ricordi, fatti e riconoscenze di Giuseppe
Marino, modesto uomo qualunque della
collettività italiana in Uruguay. Dal 7
novembre 1921 al 26 febbraio 1952 ad
Atena Lucana (Salerno, Italia), dal 26 febbraio al 16 marzo 1952 nella motonave
Sorrento della flotta Lauro, e dal 16 marzo
1952 a Montevideo, fino a quando Dio
vuole”.
Queste le prime righe del libro di Marino.
Segue un'ampia documentazione fotogra-
fica e documentale, tra cui spiccano le foto
con Ciampi, Scalfaro, Prodi, Tremaglia, e
lettere o cartoline di Giulio Andreotti e
Ciriaco De Mita, oltre a consoli ed ambasciatori e i rapporti cordiali con l'ex presidente uruguayano Julio María Sanguinetti
e con l'attuale José Mujica.
Ad Atena Lucana, il giovane Marino
lavorò in Comune. “Non avevo ancora
compiuto i 19 anni”, ricorda.
Non ci stava per niente male, in paese, ma
a Montevideo c'era suo fratello Carmelo,
che lo chiamò assieme alla sua famiglia.
“Sua figlia, mia nipote Carmencita, aveva
appena due anni quando giunsi in
Uruguay”, racconta. “E fu con lei che
imparailospagnolo:andavosempreingiro
con lei, e stava sempre con me. Parlava
benissimo il castigliano e non le fu difficile
apprendere l'italiano, perché io rispondevo
in italiano alle sue belle domande che continuamente mi faceva”.
Giuseppe Marino si adattò senza problemi
al suo paese d'adozione.
Naturalmente, a costo di lavoro, di tanto
lavoro. Glielo raccomandò anche lo zio
Biagio, sacerdote in missione nello stato
USA di New York, in una lettera che
Marino definisce “emotiva”:
“Il pane viene da fuori, e bisogna andare
dovesitrova.Quindibuonafortuna.Lafortuna la facciamo noi. Bisogna agire, avere
un ideale da seguire ed essere pronti a non
pochi e costanti sacrifizi. L'America non è
un posto di sogni dorati; c'è da aspettare difficoltà, e solo chi ha fede in Dio e ama i suoi
per cui s'incontrano e si aspettano dolori e
sacrifizi, può ottenere a tempo il sognato
successo”.
Dalsuoanimonobile,GiuseppeoPeppino
Marino ringrazia subito l'Uruguay come
“seconda patria” alla quale e ai cittadini
della quale “dobbiamo l'infinito ringraziamento per la calorosa e sincera ospitalità”,
che si è espressa anche in “possibilità di
lavoro e benessere, che con modestia ho
sempre avuto”.
Ma facciamo un passo indietro: ad Atena,
il giovane Peppino aveva abbracciato gli
ideali fascisti.
“Allevato e cresciuto con l'influsso fascista
e dittatoriale (ove tutto era Italia e fascismo),
non posso affatto parlarne male per quello
che ho ricevuto e vissuto”.
Dopo l'arrivo della democrazia, riflette in
prospettiva Marino, “avevo appena 22
anni e, cresciuto con quella mentalità, questo cambio mi ha dato altre visioni che mi
hanno aiutato a continuare a vivere con
altre prospettive, riconoscendo il grande
vantaggio che la democrazia ti dona e ti
aiuta a vivere. Ho capito che bisogna riconoscere cosa è stata la vita dopo la guerra,
con la libertà di espressione e di stampa, e il
segue
VenerdI’ 5 aprIle 2013
modo di vivere in libertà”.
Un grande. Lo dimostra il fatto che è stato
un uomo aperto al cambio e alle novità
positive.
GiuntoinUruguay,“èstatoungrandeaiuto
essere emigrato in un paese prettamente
democratico e libero come questo”,
ammette. Anche di questo, come della
“scoperta” della democrazia in patria,
Marino è riconoscente.
A Montevideo “José”, cominciò a lavorare in una fabbrica di carrozzerie di autoveicoli, dove presto divenne specialista in verniciatura. C'erano parecchi italiani nel
ramo, e con alcuni misero su un'attività in
proprio.
Pianpiano,passòdalguidareuna“mosquito”, a una moto propriamente detta, a una
moderna autovettura.
“Sono orgoglioso”, riconosce oggi, “del
la gente d’ItalIal 5
sacrificio fatto, del lavoro eseguito e della
buona simpatia che mi sono acquistato
lungo il trascorso della mia vita”.
“Già dal mese di marzo del 1952”, prosegue, “appena giunto in questo paese,
vengo presentato al Centro Amici
d'Italia, associazione questa che riuniva
tutti i giovani emigrati a Montevideo.
Eravamo in molti e si organizzavano
grandi riunioni e feste danzanti”.
Quando l'istituzione chiuse i battenti,
Marino, che nel frattempo era già dirigente, non aveva nessuna intenzione di
arrendersi,esiunì,insemeadaltriamici,
a Casa d'Italia.
Lì, fra l'altro, conobbe una giovane biellese, di cui si innamorò e con cui si sposò.
Percorrendo a grandi linee la storia dell'attività di Marino nella collettività, possiamo
dire che è il socio n.1 dell'Associazione
BennI-segue dalla prIma
ormai fetida del “porcellum”
a una turba crescente e indistinta di politici e giornalisti
d’ogni appartenenza preoccupati solo di fare notizia e
difendere i propri meschini e
illegittimi privilegi. O di tentare di assicurarsene di nuovi,
per esempio lanciando le più
improbabili candidature per il
Quirinale. Una congerie di
vecchi personaggi impresentabili e di nuovi arrembanti scarsamente presentabili che, all’insegna vuoi della
presunta rottamazione vuoi
del patente inciucio, fanno
quotidiano e crescente sfoggio di posizioni e comportamenti moralmente contigui a
quelli di una squallida ragazza marocchina (e dei suoi
protettori) che, fuggita per
un mese e mezzo in Messico
per evitare di essere ascoltata dai giudici, torna a sorpresa sulle scale del palazzo di
giustizia di Milano per leggere concitatamente un assurdo comunicato anti-magistratura e pro-cavaliere.
Quante/quanti “Ruby” si
nascondono oggi nelle file di
ognuno dei quattro gruppi
politici che oggi siedono in
Parlamento? Assistendo ai
diversi ma omologati talkshow televisivi, dove accanto
a poche nuove facce spesso
non convincenti continuano
ad alternarsi presenze antiche e ormai nauseanti, la
sensazione è che i “parenti di
Mubarak” (senza offesa
all’ex-presidente egiziano)
continuino a moltiplicarsi.
Pronta ad attaccare tutto e
tutti, a non rispettare né istituzioni né cittadini, una folla
di vecchi zombies e nuovi
avatars sta tentando di capovolgere lo stivale, svuotandolo di tutta la sua Storia
costituzionale, istituzionale,
culturale, ideologica e morale. C’è chi ha parlato di uno
stato di cose simile alla
Repubblica
tedesca
di
Weimar (1919-1933) che
aprì le porte a Hitler e al nazismo; forse è un’esagerazione, ma il rischio di una
Caporetto (oggi Kobarid, in
sloveno) senza austriaci alle
porte come nel 1917 ma con
devastanti orde grillo-renzusconidi in casa.
“PERSONALMENTE
NON
CREDO CHE STIAMO PERDENDO TEMPO” è stato
costretto a precisare seccamente il presidente della
Repubblica
Giorgio
Napolitano
dopo
che
Mercoledì il rottamatore di
Firenze aveva detto “Stiamo
perdendo tempo, il mondo
attorno invece ci chiede di
correre a velocità doppia”,
attaccando in tal modo
sionati, per lo sport (Sportivo Italiano), per il
voto all'estero (“Tremaglia mi voleva un
bene dell'anima”), per la cultura (in particolare, si prodigò per un seminario sulla storia
dell'immigrazione italiana e spagnola
nell'Università della Repubblica), ottenne
una statua di San Ciro direttamente da
Atena Lucana, in cordiale rapporto col
vescovo, e un lungo “eccetera”....
Si è mosso, il Cavaliere Marino, ed ha
scritto ad Ambasciatori, deputati,
ministri degli Esteri, Presidenti del
Consiglio... ricevendo sempre risposte
che, quando non potevano essere
positive, testimoniavano indubbiamente la stima, il rispetto e la considerazione personale verso un italiano
appassionato, che si batteva per i suoi
connazionali.
Ma la cosa più sorprendente, in una
comunità italiana numerosa ma spesso
divisa, teatro di rivalità, invidie, gelosie e
rancori – senza per questo dimenticare gli
atti di grandezza, generosità e nobiltà di
soprattutto il segretario del
suo partito PierLuigi Bersani
e proponendo, esattamente
come il cavaliere e i suoi portavoce, un governo Pd-Pdl o
elezioni subito. Inutile dire
che dal Pdl e dintorni si è
levato un coroentusiasta di
consensi e da sinistra, con
rare eccezioni, uno di disapprovazioni anche aspre. Su
“twitter”, per esempio,
Chiara Geloni, direttrice di
Youdem, la tv dei democratici, scrive: “Serenamente e
pacatamente: non si può
negare che al momento la
proposta politica di Renzi
coincida perfettamente con
quella di Berlusconi"; Stefano
Di Traglia, responsabile della
comunicazione
del
Pd,
aggiunge: "Renzi semplicemente propone la stessa
ricetta di Berlusconi: un
governissimo o elezioni";
Roberto Seghetti, capo ufficio stampa Pd sottolinea: "Si
può fare governo che cambi
davvero. Renzi pensa di perdere sua occasione e vuole
matrimonio con cav? Si
accomodi". Beppe Fioroni,
già Partito popolare confluito
nel Pd, in un’intervista a
Radio Radicale, mette a nudo
un altro aspetto: la mossa di
Renzi tenderebbe anche a far
saltare possibili intese sul
Quirinale; e descrive l’uscita
del rottamatore con parole di
una bella canzone di Fabrizio
de André: “Danno buoni consigli quelli che hanno smesso
da poco di dare cattivi esempi”.
E’ DI CERTO QUELLA DEL
QUIRINALE LA PARTITA
CHIAVE in queste due settimane che mancano alla
prima votazione per il nuovo
inquilino del Quirinale previste per il 18 Aprile. Riferendo
una notizia di Agipronews,
l’Huffington Post riassume in
proposito le quotazioni dei
“bookmakers”: in testa ai
pronostici
ci
sarebbe
Romano Prodi, quotato 1,65
da ‘Bet2875’, seguito dall'ex
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta
dato a 1,85; da due a otto
volte la posta per scommesse su altri sette candidati tra
cui l’unica donna , Emma
Bonino data a 7,30. A chi
scrive non piacciono né le
scommesse, né gli scommettitori né i bookmakers
anche se a volte sono riusciti
a essere più vicini al vero dei
sondaggisti. In questo caso
però, proprio sulla base delle
loro attuali quotazioni, del
loro testa a testa, e a causa
dell’estrema delicatezza e
difficoltà di questa scelta - su
cui malamente sta pasticciando non solo il sindaco di
Emigrati Regione Campania in Uruguay
(AERCU), che è stato membro del
Coemit (poi Comites), si è battuto per i
monumenti funerari degli italiani, per i pen-
molti suoi integranti – è quasi impossibile
trovare chi non voglia bene al Cavalier
Marino.
I campani gli hanno addirittura dedicato, in
vita, il salone principale della loro bella e
grande sede del corso 8 de Octubre, per
dirne una.
Si potrebbe fare un romanzo della vita di
questo novantaduenne affabile, semplice,
empatico, generoso. (In particolare, si
potrebbe raccontare le vicende di tanti
Atenesi che hanno “fatto l'America”, a
costo di lavoro e sacrificio, come profetizzava lo zio prete, in Uruguay). Chi lo conosce, sa che l'uso di una tale profusione di
aggettivi non è esagerato.
Sa che se lo merita, il Cavaliere e Ufficiale
Giuseppe Marino.
Silvano Malini
Firenze - non si possono
affatto escludere clamorose
sorprese - fosse anche frutto
di compromessi purché limpidi su persone degne capaci di arricchire qualche
scommettitore più audace.
Sempre che il capovolgimento completo dello stivale,
irresponsabilmente svuotato
di tutta la sua storia da nuovi
e vecchi barbari, non si perfezioni invece con intese particolarmente indegne nella
stessa data in cui 65 anni fa,
nel 1948, si tennero le prime
elezioni politiche per il
Parlamento Repubblicano.
Nel frattempo non resta
forse che affidarsi alla protezione dell’antico dio romano
Quirino, quello da cui il colle
della
presidenza
della
Repubblica prende il nome;
nato come divinità delle
“curie” (un tempo semplici
adunanze di uomini, dal latino “co-vir”), Quirino era poi
diventato, secondo la tradizione, il protettore delle attività pacifiche degli uomini
liberi. Scarsi e poco pacifici
tra politici e giornalisti ma per
fortuna ancora numerosi nel
resto del paese, a partire
dalla sua popolazione femminile.
VenerdI’ 5 aprIle 2013
6 l la gente d’ItalIa
* attualIta’
Storia di Pietro Barilla
il re della pasta italiana
Pietro Barilla festeggia quest’anno il centenario della nascita e il ventennale
della morte. Pietro è colui che ha trasformato una piccola azienda familiare parmigiana in una grande azienda mondiale: 4 miliardi di euro di fatturato, 1.000
prodotti in 100 paesi del mondo, 13 mila dipendenti, 42 siti produttivi in 9 paesi
diversi, 2,3 milioni di prodotti agricoli lavorati. Un vero e proprio piccolo grande miracolo dell’Italia provinciale.
di
marco ferrarI
U
n marchio, una garanzia. La
pasta nel mondo si chiama Barilla,
4 miliardi di euro di fatturato,
1.000 prodotti in 100 paesi del
mondo, 13 mila dipendenti, 42 siti
produttivi in 9 paesi diversi, 2,3
milioni di prodotti agricoli lavorati. Un piccolo grande miracolo
dell’Italia provinciale che trasforma la sua artigianalità in un timbro
di qualità. Questo miracolo si deve
a Pietro Barilla di cui si festeggia
quest’anno il centenario della
nascita e il ventennale della morte.
Pietro Barilla è colui che ha trasformato una piccola azienda
familiare parmigiana in una grande azienda mondiale. In Strada
Vittorio Emanuele, suo nonno
Pietro Barilla senior (1845-1912)
aprì una modesta bottega con
annesso forno nel 1877. Il lungo
apprendistato presso il forno del
nonno materno Vincenzo Lanati e
successivamente presso il cugino
Giacomo gli aveva consentito di
acquisire esperienza nell’arte di
fare il pane e quindi di mettersi in
proprio come fabbricante di pane e
pasta. Il 17 giugno 1910 venne
registrato il marchio dell’azienda,
un disegno di Emilio Trombara: un
bambino biondo in atto di versare
un grosso tuorlo d’uovo in una
madia piena di farina. A quel
tempo a reggere i fili aziendali
erano i figli di Pietro Barilla senior,
Riccardo e Gualtiero. Nel dopoguerra con la scomparsa di
Riccardo entrarono in azienda i
figli Gianni e Pietro. Proprio Pietro
tenne le redini sviluppando la fabbrica in senso moderno fino a farla
diventare la più grande industria
pastaria del mondo, aiutato anche
da un sapiente uso della comunicazione, come dimostra il coinvolgimento di Federico Fellini nelle
celebri campagne pubblicitarie e il
successo, più tardi, del marchio
Mulino Bianco. Attraverso le
vicissitudini del dopoguerra, i successi degli anni Cinquanta, la cessione e la coraggiosa riconquista
alla fine degli anni Settanta, Pietro
Barilla ha legato il suo nome ai
valori autentici dell’impresa che,
ancora oggi, trasmette un’idea di
autenticità. Per fare esperienza
Pietro Barilla si trasferì negli Stati
Uniti nel 1950 per studiare le tecniche di marketing e di comunicazione. Nel 1952 decise di abbandonare la produzione del pane per
concentrarsi unicamente sulla
pasta. La comunicazione diventò il
suo pallino. Affidò la campagna
pubblicitaria ad Erberto Carboni
che realizzò lo slogan “Con pasta
Barilla è sempre domenica”. Nel
1953 la Barilla vinse la Palma
d'Oro per la pubblicità. Nel 1958 la
ditta esordì sul popolare programma televisivo “Carosello”, con
testimonial d'eccezione come
Giorgio Albertazzi, Dario Fo e
Mina. Nel 1968 Pietro Barilla
inaugurò il modernissimo stabilimento di Pedrignano, il più grande
pastificio del mondo. In quegli
anni arrivò però un periodo di crisi
per l'industria italiana e anche la
Barilla andò incontro a delle difficoltà. Pietro Barilla si vide costretto a vendere il pacchetto di maggioranza alla multinazionale alimentare americana Grace. Nel
luglio del 1979 riuscì a riacquistare il controllo della società. Nello
stesso anno fondò le consociate
estere Barilla France, Barilla
España e Barilla Deutschland. Il
testimonial della campagna pubblicitaria in Francia è stato l'attore
Gerard Depardieu, in Spagna il
tenore Placido Domingo, in
Germania la tennista Steffi Graf.
Nel settembre 1987 l'Università di
Bologna gli ha conferito la laurea
Honoris Causa in Economia e
Commercio. Nello stesso anno
Pietro Barilla fece una generosa
donazione all'Università di Parma
per la costruzione della Facoltà di
Ingegneria, che diventò il primo
tassello del nuovo complesso universitario ora noto come “Campus
di via Langhirano”. Dal 1989 la
Barilla divenne la prima azienda
alimentare italiana con ventisette
stabilimenti, di cui due in Spagna.
Nel 1992 entrò nel gruppo anche
la società Pavesi. Oltre che un
grande industriale, “il signor
Pietro” è stato un appassionato
d’arte e un mecenate nel settore
culturale. Nel 1957 fondò assieme
al poeta Attilio Bertolucci la rivista
letteraria “La Palatina”. Era nota la
sua amicizia con artisti prestigiosi,
tra cui il pittore Renato Guttuso e
lo scultore Pietro Cascella. A quest'ultimo affidò la realizzazione del
Monumento alla via Emilia. Morì
all'età di ottant’anni nella sua residenza di Fraore, nei pressi di
Parma. Ai funerali partecipò una
folla immensa. La direzione dell'azienda passò ai figli maggiori
Guido e Luca, che già da alcuni
anni ne erano vicepresidenti. Per
ricordare Pietro Barilla, l'imprenditore che ha contribuito a rendere
famosa nel mondo la cucina italiana, la città di Parma avvia una serie
d'iniziative che partiranno lunedì
15 aprile, la vigilia del giorno in
cui avrebbe compiuto 100 anni.
Quella sera al Teatro Regio di
Parma lo spettacolo “Pietro.
Cent'anni avanti” racconterà la vita
dell’industriale. A condurre la
serata Giovanni Minoli, che unirà
la presenza viva dei protagonisti
con immagini e documenti visivi
inediti. La storia di Pietro e le sue
interpretazioni dei profondi mutamenti dell'Italia vedranno protagonisti sul palco Luca Zingaretti,
Margherita Buy e Alessio Boni,
guidati da Emanuela Giordano per
novanta minuti di narrazione,
musica e recitazione. Parteciperà
anche Renzo Arbore e porterà una
testimonianza il maestro Riccardo
Muti. Il ricavato della serata sarà
interamente devoluto all'Ospedale
dei Bambini di Parma che porta
proprio il nome di Pietro Barilla.
Martedì 16 aprile alle ore 11 presso l'Aula Magna dell'Università
Bocconi di Milano si terrà un
incontro sul ruolo di Pietro Barilla
nella storia dell'industria italiana e
lo sviluppo del “Made in Italy”
con Andrea Sironi, Rettore
Università Bocconi; Paolo Mieli,
Presidente Rcs Libri; Luigi
Bordoni, Presidente CentroMarca
e Francesco Alberoni, autore del
libro “Pietro Barilla: Tutto è fatto
per il futuro”. Durante il convegno
sarà anche presentato il progetto
“Barilla per i giovani” che assegnerà dieci borse di studio del
valore di 40 mila euro ciascuna ad
altrettanti studenti di talento. I giovani potranno partecipare all'iniziativa - realizzata in collaborazione con CentroMarca e Unione
Parmense degli Industriali - dal 16
Aprile al 30 Settembre, consultando le condizioni generali e registrandosi sul sito www. barillaperigiovani. it.
VenerdI’ 5 aprIle 2013
la gente d’ItalIal 7
* cultura
Un paese, Caccuri, e un Premio
letterario che arricchiscono la vita
Io consideravo il tempo un mio nemico, perché scorrendo, consuma il mio tempo. Ora non più: siamo paesani. Magari
appoggiati insieme al parapetto del belvedere, a far niente, a guardare la striscia del mare. O a immaginarla.
di
pIno aprIle
Se la vita è fatta di incontri, consi-
derate questa: non avessi scritto
“Terroni”, avrei continuato a ignorare l'esistenza di Caccuri. Alzi la
mano chi sapeva già che il pianeta
ospita da molti secoli i caccuresi e
persino i “caccuriani”, che potrebbero essere degli alieni; e tali, in
effetti, sono, ma in corso di assimilazione, nel senso che diconsi caccuresi gli abitanti di Caccuri, mentre
caccuriani sono i forestieri che aspirano a divenire caccuresi e per ridurre la distanza fra loro e l'obiettivo,
frequentano il paese. Perché
Caccuri, ormai lo si è capito (sì?), è
un paesino di poco più di un
migliaio di abitanti sulle colline
della Presila crotonese, affacciato
sullo Jonio. Ora immagino cosa
state pensando: la vita è breve, non
sono sicuro che ce ne sia un'altra
nell'aldilà, ho dubbi pure sulla reincarnazione, perché dovrei bruciare
parte del poco tempo di cui ho certezza di poter disporre, per occuparmi di (come hai detto che si chiama?...) Caccuri? Solo altri sette
secondi, fatevi la domanda: «Perché
Pino Aprile, a 63 anni (dunque non
è che abbia tutto 'sto tempo da buttare), ne impiega tanto per raccontare di questo paese?». Forse ho sbagliato la domanda, perché la risposta
potrebbe essere feroce: «Non ha
niente da fare e pur di tenersi occupato...»; oppure. «Poveraccio, pensa
com'è vuota la sua vita!». Beh, non
voglio annoiarvi con i fatti miei, ma
vi assicuro che non è così. Cambio
la domanda: «Se Caccuri non vale la
pena, perché tanti caccuriani vogliono diventare caccuresi?». Io, per
esempio, fui caccuriano e ora sono
pure caccurese,
perché mi hanno
i
dato la tessera numero 1
dell'Accademia dei caccuriani, e la
cittadinanza onoraria di Caccuri. Il
che mi fa compaesano. E mi dà il
diritto (unico privilegio pratico che
comporta la cittadinanza onoraria)
di essere sepolto nel cimitero di
C
Caccuri (non vorrei essere nei panni
di chi dovrà gestire il mio cadavere,
avendo io una residenza e almeno
una mezza dozzina di cittadinanze
onorarie. Signori, siamo alla spartizione delle reliquie!!!). Allora, perché esistono i caccuriani? Perché il
paese merita, i paesani sono come
erano i paesani una volta; il luogo è
di bellezze diverse, verso Sud e
verso Nord, tanto da sembrare il
risultato di due avanzi di geografie
connesse; entri nei negozietti, come
dalla porta del tempo, indietro di 50100 anni; hai la sensazione che, a
ora di pranzo, ti presenti in una casa
qualsiasi, scegliendola per l'odore di
cucina che ne promana, ti siedi a
tavola e mangi; e nessuno ti chiede
chi sei. Quelli che vivono di turismo vi parleranno del castello, dell'architettura delle chiese, della cultura che... Ok, ok, confermo tutto.
Ma cosa pensate quando vi dicono
queste cose di un paese? Madonna,
un altro castello! E siccome non
solo sono tanti, ma di solito anche
belli, rari, ognuno a modo suo
imperdibile (confermo, vale pure
per quello di Caccuri; e mica tanto
per dire!), questo vi fa solo aumentare i sensi di colpa per le cose che
dovreste vedere e conoscere e non
avrete mai il tempo di vedere e
conoscere (comunque, nel castello
di Caccuri davvero scoprirete cose
uniche. Ci potete pure dormire,
mangiare. Pagando, s'intende. A
meno che non siate parenti stretti dei
proprietari; sperando non arrivi la
smentita dei parenti: che dici, ci
fanno pagare eccome!). Torno all'argomento: perché occuparsi di
Caccuri. Beh, un po' ve l'ho già
detto. Ma la ragione vera è il Premio
letterario istituito dall'Accademia
dei caccuriani. Quando mi chiamarono dei simpatici sconosciuti per
chiedermi di partecipare, avevo già
pronta la risposta educata per sfilarmi: credo che l'Italia sia il Paese con
il maggior numero di premi letterari; li danno solitamente d'estate, a
scopo turistico; ti premiano se vai a
ritirare il premio. Molte volte si tratta di una targa (“I trofei”, dice mio
nipote bambino. Può capitarti di
accumularne più di duecento in
meno di tre anni, per premi, partecipazioni a eventi, convegni dei
Rotary...). Per carità: si tratta di
lusinghiere forme di attenzione nei
tuoi confronti. La gratitudine è tanta.
Ma quei giorni di agosto sono i soli
che puoi trascorrere al mare desiderato tutto l'anno. Non è cattiveria.
Voi che fareste? Dico cosa ho fatto
io: sono andato a vedere Caccuri su
internet, le foto. Intanto la conferma:
esiste. Giro da una vita per il Sud, ci
ho scritto un migliaio di pagine solo
negli ultimi tre libri e non sapevo
che a Sud abbiamo anche Caccuri!
Poi le immagini: oh, è bella! Poi il
loro modo di chiedere: è così discreto che a dire no ti sembra di punire
un innocente. Poi la terna fra cui
sarà scelto il vincitore: chi sono gli
altri due? Accidenti! Piergiorgio
Odifreddi, grande matematico e
divulgatore. Così avrei l'occasione
di conoscerlo. E Piergiorgio
Morosini, valoroso magistrato antimafia a Palermo, è il giudice unico
del processo sulla trattativa Statomafia. Pensate com'è intelligente
che, da romagnolo, vuol diventare
terrone. E chi governa giuria e serata della premiazione? Ma dai!, il
mio amico Giordano Bruno Guerri.
A quel punto ho cominciato a fare la
valigia. L'unico neo: ho vinto io la
prima edizione del premio Caccuri
(c'era un bel po' di gente quella sera;
da Alessandro Profumo, ora incaricato di salvare il Monte de' Paschi di
Siena, ad Al Bano Carrisi, che con
un acuto ha ucciso il microfono e ha
continuato a cantare a voce nuda);
ma ho vinto, ne sono certo, perché
essendo l'unico non Piergiorgio dei
finalisti, per non sbagliare, i giurati
hanno votato Pino. Il vero premio, e
ora non scherzo (ma nemmeno finora scherzavo!) è l'arricchimento di
vita e amici che ti porti a casa da
Caccuri. Un sindaco donna, simpatica e tenace, Marianna Caligiuri; gli
organizzatori, caccuresi in esilio a
Bari, Como e Bergamo (Roberto De
Candia, Adolfo Barone, Olimpio
Talarico). Sembrano cose d'altri
tempi. Perché a Caccuri il tempo
arriva caccuriano e..., succede pure a
lui: vuole diventare caccurese. E rallenta, quasi si ferma. «Insomma, è
vero che il tempo deve passare»,
dice per ricordare a sé e agli altri il
suo compito, «ma non è chiaro a
quale velocità». Così, lui (il tempo),
piano piano, vicolo per vicolo, casa
per casa... I caccuresi lo incontrano,
lo avvertono ormai di famiglia, lo
sentono scivolare lento dinanzi ai
loro usci, sulle loro vite. E lo dicono,
infatti: «Che succede?». «Niente,
passa il tempo». Appunto. È lì che è
stata coniata questa frase («Passa il
tempo»), che poi è andata in giro per
il mondo. Perché, non lo sapevate?
Non è la stessa frase partorita altrove: «Come passa il tempo!». No,
perché quella vuol dire che il tempo
corre. A Caccuri va piano. Io consideravo il tempo un mio nemico, perché scorrendo, consuma il mio
tempo. Ora non più: siamo paesani.
Magari appoggiati insieme al parapetto del belvedere, a far niente, a
guardare la striscia del mare. O a
immaginarla. Guardate che prima di
mettermi a scrivere questa paginetta, ero incazzato nero. Giudicate voi
se ho esagerato...
draghI-segue dalla prIma
Los posibles frenos a la reactivación podrÍan derivar
de la debilidad de los mercados internos o ser consecuencia de la falta de reformas estructurales.
Porque la sola austeridad no es bastante, sirven
reformas. Y en primer lugar aquella del mercado
laboral para recuperar competitividad.
Una firma a favor de una información
independiente y pluralista
Las instituciones comunitarias han declarado 2013
el año de la ciudadanÍa europea, un año importante
por millones de ciudadanos que ven sus derechos
golpeados por polÍticas de austeridad. En ese marco
se ha activado un proyecto para invitar las autoridades europeas a luchar no sólo contra los dèficits
económicos, sino contra aquellos de democracia y
libertad. Por eso se ha lanzado una campaña de
recolección de firmas (incluso en Italia) que apunta
al millón de partidarios, para salvaguardar, con normas vinculantes, el derecho a una información independiente y pluralista como establecido en la Carta
de los Derechos Fundamentales de la Unión
Europea. Medidas contra la concentración de propriedad de los medios y de la publicidad y regularización del conflicto de intereses son algunos de los
varios puntos del proyecto. Firmar es muy simple y
se puede hacer a través del sitio www.mediainitiative.eu
Un millón de euros pesa sólo 30 Kilos...
Si se trata de cocaina
Criminales de rango, divisiones de territorios, armas
y violencia. No, no es una favela de Rio de Janeiro o
un pueblo en el norte de Méjico. Es Milán, adonde
la cocaina es siempre más presente (un mercado que
no experimenta crisis) con tres toneladas por semana a la venta (sold out por supuesto). Hoy en dÍa un
mayorista promedio puede vender un kilo de coca en
dos dÍas. Se venda por la calle, en los cafès por la
mañana (café, cornetto y cocaina) y se hace mucho
dinero que por supuesto se lava en diferentes maneras, aprovechando también la connivencia de algunos policias adictos.
8 l la gente d’ItalIa
VenerdI’ 5 aprIle 2013
* tIro al Volo
L'Italia deve battere il 'caldo' di Vancouver
Per gli azzurri del tennis da oggi a domenica quarti di finale di Coppa Davis contro il Canada in un'arena da 6.200 posti dove il tifo dei
tifosi locali (famosi soprattutto per il grande calore con il quale sostengono i Canucks, la squadra di hockey su ghiaccio) si farà sentire
parecchio. È dal 1998 che la nostra rappresentativa non arriva a una semifinale (allora fu poi sconfitta in fi nale dalla Svezia).
di
roBerto zannI
Da oggi l'Italia, lontanissimo da
casa, nove ore di fuso orario, cercherà una impresa che nel tennis
non le riesce dal 1998 quando poi
arrivò fino alla finale, sconfitta a
Milano dalla Svezia. Un ritorno del
tennis maschile atteso da tanto
tempo e l'incontro contro il
Canada, per la prima volta ai quarti nella sua storia, rappresenta una
occasione da non perdere anche se
non sarà facile affrontare la squadra nordamericana sul cemento di
Vancouver. Gli azzurri da alcuni
giorni sono sbarcati nella parte più
a Ovest del Canada, nella città che
nel 2010 ospitò le Olimpiadi invernali, là dove ovviamente è l'hockey
lo sport più popolare e la squadra
dei Canucks da quelle parti è una
specie di religione. Ma, al contrario
di quello che si potrebbe pensare
per una questione di clima, il tifo di
Vancouver è molto caldo, lo sanno
gli avversari dei Canucks, ma
anche il tennis, l'esempio è recente,
quando i canadesi hanno sconfitto
la Spagna, è capace di accendere la
tifoseria locale. Così che l'Italia
oltre alle bordate di Raonic, il giocatore più forte e popolare dei
padroni di casa, dovrà guardarsi
anche dal tifo, quasi calcistico che
si sentirà all'interno del 'Doug
Michell' l'impianto dove da oggi a
domenica si disputeranno i cinque
incontri che decideranno la sfida.
Nell'Italia ha dovuto dare forfeit
Simone Bolelli, un problema al
polso accusato al 'Sony Open' di
Miami, così che il quartetto azzur-
Serbia o USA
se si batte il Canada
C
i sarà la Serbia del numero 1 Novak Djokovic o gli Stati Uniti
di Querrey e Isner ad aspettare gli azzurri in semifinale se
Fognini, Seppi e soci (come speriamo) riusciranno a superare il
Canada. USA-Serbia è il match più atteso di questi quarti di
finale di Coppa Davis: giocheranno sul veloce della 'Taco Bell
Arena' di Boise, nell'Idaho e tra le due nazionali c'è un solo
precedente, tre anni fa, ma a Belgrado, quando vinsero i padroni
di casa che poi conquistarono la loro prima insalatiera. Favoriti
i serbi, con Djokovic due punti almeno sono garantiti, anche se
si dovrà vedere come il 'number 1' reagirà alle ultime due
inattese sconfitte di Indian Wells e soprattutto a Miami. Tra gli
americani però, a parte i quasi imbattibili gemelli Bryan, i re del
doppio, Querry e Isner non stanno certo attraversando un gran
periodo. Dall'altra parte del tabellone spicca Argentina-Francia
(con un 5-0 nei confronti diretti a favore dei transalpini) in
programma sulla terra del 'Parque Roca' di Buenos Aires: anche
lì tifo caldississmo, come se si giocasse un Boca-River, ma gli
ospiti con Tsonga e Gasquet partono con i favori del pronostico.
Ultimo match quello che vedrà i campioni uscenti della
Repubblica Ceca sulla terra del 'National Tennis Centre' di
Astana, nel Kazakistan. Padroni di casa senza nemmeno un
giocatore nei primi 150 della classifica Atp e gli ospiti, anche se
privi di Berdych, dovrebbero superare l'ostacolo.
ro sarà composto da Fabio Fognini,
Paolo Lorenzi, Andreas Seppi e
Daniele Bracciali.
"Purtroppo Simone non è nelle
condizioni di poter affrontare un
match così duro - ha spiegato capitan Barazzutti - ha provato fino a
ieri, ma non ce la fa. Così abbiamo
deciso di non impiegarlo per questa sfida, ha bisogno ancora di
qualche giorno per le terapie e per
curarsi. Tocca a Bracciali. Daniele
era qui con noi già da diversi giorni proprio per essere pronto ad
essere inserito in squadra al posto
di Bolelli. Cercheremo di mettere
in campo un doppio competitivo
contro i canadesi. Simone ci mancherà, ma nel tennis gli infortuni
capitano. E Daniele comunque è
un doppista molto forte." Ecco
quindi per l'Italia il veterano
Daniele Bracciali, numero 25 del
ranking di doppio a 35 anni si trova
proiettato a giocare un sfida che
l’Italia di Davis attendeva da 15
anni. "Mi dispiace per Simone - ha
detto l’aretino - Capisco la sua
delusione, ci sono passato anche io.
Per me comunque essere qui è una
grossa soddisfazione". Sia l'Italia
che i nostri avversari possono contare su uno specialista del doppio:
il Canada schiera infatti un ex
numero uno della specialità come
Daniel Nestor, ancora competitivo
nonostante i quarant'anni. "Io sono
pronto - ha aggiunto Bracciali - se
Barazzutti vorrà utilizzarmi farò la
mia parte. La mia esperienza
potrebbe tornare utile, anche se
obiettivamente il doppio BolelliFognini è quanto di meglio potevamo schierare in questo momento".
La sfida tra Canada e Italia si
disputerà al Doug Mitchell
Thunderbird Sports Centre di
Vancouver, che fa parte del complesso della University of British
Columbia. Si giocherà sulla stessa
superficie veloce e nello stesso
palazzetto, capace di contenere
6.200 spettatori, dove lo scorso
febbraio i canadesi guidati da
Milos Raonic hanno sconfitto al
primo turno del World Group la
Spagna che comunque non aveva
Nadal e Ferrer. E’ la terza volta di
fila che il Canada sceglie
Vancouver per un match di Coppa
Davis dopo un’assenza di 20 anni:
sempre il Doug Mitchell
Thunderbird Sports Centre, che
dista circa 25 minuti dal centro
della città, ha ospitato anche l’incontro perso lo scorso anno con la
Francia per 4-1 al primo turno del
World Group. Un modo per promuovere il tennis anche sulla costa
Ovest visto che le altre due grandi
metropoli canadesi, Montreal e
Toronto, hanno già la Rogers Cup
(il Masters 1000 maschile e il
Premier femminile sono organizzati nella due città ad anni alterni).
Sarà il primo confronto in assoluto
in Coppa Davis tra Italia e Canada.
Chi sono i nostri avversari? La star
è Milos Raonic, 198 centimetri di
potenza, ventiduenne numero 16
del mondo (best ranking 13),
attualmente ha il migliore servizio
del circuito, nato a Podgorica,
naturalizzato canadese, ha il suo
team personale e un coach spagnolo, Galo Blanco. Guidato dal capitano canadese Martin Laurendeau
ci sono poi anche Vasel Pospisil,
Frank Dancevic e lo specialista del
doppio, appunto il qurantenne
Daniel Nestor.
Scarica

Gente d`Italia 5 aprile - Premio Letterario Caccuri