R Quotidiano d’informazione indipendente Anno XIV Venerdi’ 5 Aprile 2013 N* 78 USD 1,00 - Can 21,00 - URY 20 Pesos Direttore Mimmo Porpiglia edizione sudamerica www.lagenteditalia.com Direzione, Amministrazione Porps International Inc. - 100 Ocean Lane Drive Suite 403 - Key Biscayne FL 33149 - Internet: www.lagenteditalia.com - Email: [email protected] La Gente d’Italia Cronache degli italiani dal mondo - Trademark n° 75/829279 Prezzi di vendita all’estero: Albania USD 2,00; Argentina USD2; Australia $A. 4; Austria Sc. 26; Belgio FB. 75; Brasile R.$ 7,50; Canada $C. 3.00 plus g.s.t.; Costa Rica US$ 3,50; Danimarca Kr. 15; Egitto E.P. 8; Etiopia Birr 6,50; Finlandia Fnk 10; Francia Fr. 12; Germania Euro 2.50; Grecia Dr. 500; Gran Bretagna L.G. 1,30; Irlanda I.£ 1,60; Libia Dirh 3,60; Lux FL 75; Malta Cts 50; Messico N.$ 21; Monaco P. F. 12; Norvegia Kr. 15; Olanda FL. 4; Portogallo Esc. 200; Romania Lei 6000; S. Domingo Rd$ 50; Slovenia SIT 280; Spagna Pts. 150; Sud Africa R. 16;Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Uruguay $U 0,5; Italia Euro0.50 Renzi:"Decidete, la Chiesa ha fatto prima" Il Colle:"Noi non stiamo perdendo tempo." «Decidetevi, sono passati più di 40 giorni dalle elezioni. Quando si è votato ancora non c'era la sede vacante in Vaticano. Persino la chiesa che non è un modello di speditezza è riuscita a organizzarsi velocemente. Con il sistema politico che abbiamo non abbiamo ancora capito chi ha vinto o perso le elezioni». Lo ha detto Matteo Renzi, tornando oggi all'attacco dopo le parole pronunciate con cui ha attaccato frontalmente la strategia del segretario Pier Luigi Bersani e aggiunto: ora governo con il Pdl o al voto. Le dichiarazioni del sindaco di Firenze scatenano però subito la reazione dei bersaniani: non è la linea del partito, andare alle urne sarebbe da irresponsabili. «Io personalmente non credo». Così intanto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano, citando le parole di Renzi, se si stesse «perdendo tempo». Il capo dello Stato si è limitato a questa battuta entrando all'Università Sapienza ad un convegno in ricordo di Paolo Spriano. Napoli:mangi la pizza oggi, la paghi tra 8 giorni dI franco esposIto L a crisi e le sue facce. A Napoli è quella della pizza. Di ritorno, il bel viso procace e il bellissimo corpo di Sofia Loren. Donna Sofia la pizzaiola nel film “L’oro di Napoli”. Una mirabile interpretazione della futura attrice da premio oscar, allora alle prime esibizioni cinematografiche. Titolo dell’episodio di quella pellicola di successo “Pizze a credito”. Sofia Loren all’impasto, Giacomo Furia alla padella, al grido a beneficio dell’intero quartiere: “Scialate, venite a fa’ marenna, pagate a otto giorni”. Mangiate a sbafo, venite a fare colazione, pagate tra una settimana”. Pizze fritte, ricotta, salame, ciccioli, per il popolino del cuore antico di Napoli. Un’invenzione necessaria: nei quartieri popolari di Napoli, quelli dei vicoli e dei bassi, era fame nera. Ferita gravemente, la città riemergeva dai bombardamenti della guerra. Oggi come l’altro ieri, a Napoli. Profonda crisi ha messo in ginocchio la città, che si ritrova povera come allora. Ricca però di fantasia, come da consolidata buona abitudine, Napoli si reinventa l’atto di fiducia verso i napoletani. La pizza a credito, come nel film con Sofia Loren pizzaiola, e come in quegli anni difficilissimi. segue a pag.2 LO STIVALE CAPOVOLTO: IL PAESE DEI BUONI CONSIGLI E CATTIVI ESEMPI dI pIetro marIano BennI Lo spettacolo a cui i cittadini ragio- nevoli e di buona volontà stanno assistendo in questi giorni in Italia è demoralizzante. Dalle viscere di una crisi socio-economica che non accenna a cedere e di uno stallo istituzionale senza precedenti sembrano trarre alimento e vigore le forze più fermamente decise allo sfascio del paese, dagli sgangherati “cinquestelle” agli sgangheranti “renziani” del Pd, dalla destra che pone ricatti sul Quirinale ed elezioni immediate sempre nella stalla segue a pag. 5 InondIamocI BUENOS AIRES - Desolazione, solidarietá e, come non potrebbe essere altriun corale 'ha piovuto governo nel tango menti, ladro'. É questa l'inevitabile triplice condal nostro corrIspondente oscar pIoVesan seguenza dei diluvi abbattuttisi in poche ore tra martedí e ieri, prima nella zona nord ovest di Buenos Aires e poi nella cittá di La Plata, una sessantina di chilometri al sud della capitale. segue a pag. 3 Storia di Pietro Barilla il re della pasta italiana dI marco ferrarI Ecco il "club mondiale degli evasori" 200 nomi italiani nel nuovo Wikileaks Eletti all’estero al lavoro! dI ermanno fIlosa La situazione di stallo in cui si è aggrovigliata l’Italia dopo il voto di fine febbraio sembra essere infinita. Niente succede e nulla si muoverà davvero fino al 18 aprile, quando il Parlamento si riunirà per scegliere colui – o colei – che dovrà prendere il posto di Giorgio Napolitano al Quirinale. segue a pag. 2 Uno scandalo fiscale planetario. È questa la portata di un'inchiesta giornali- stica internazionale sui conti esteri di politici e personalità in vista in tutto il mondo. Del club globale degli evasori che nascondo il denaro nei paradisi fiscali come le isole Cayman farebbero parte anche 200 italiani. La documentazione, della quale su tutti i grandi siti si parla come «il più duro attacco al buco nero dell'economia mondiale» è composta da migliaia di file raccolti in poco più di segue a pag.2 un anno da un team internazionale di giornalisti. Para reactivar la economÍa el rigor no es suficiente, según el Presidente de la BCE Mario Draghi “sirven reformas ambiciosas” A partir de la segunda mitad del año, la economÍa volverá a crecer, sin embargo no faltan “riesgos” que esa reactivación tarde en llegar y además no se puede descartar una performance económica poco satisfactoria en toda el ârea euro. Presentando los resultados de la reunión mensual del Consejo Ejecutivo, el Presidente de la BCE (la Banca Central Europea) ha subrayado que el export tendrÍa que incrementarse en los próximos meses por una mayor demanda global, mientras que la mejoras registradas en los mercados financieros segue a pag.7 se deberÍan reflejar en la economÍa real. 2 l prImo pIano l la gente d’ItalIa elettI-segue dalla prIma A seguire i riti bizantini e monotoni che la nostra classe politica mostra al mondo senza vergogna, chi ci capisce è bravo. E va bene che la situazione è questa, ma Camera e Senato ci sono, o sono scomparsi? I nostri tanti parlamentari dovrebbero comunque cominciare a lavorare, no? Quanto altro tempo vogliono aspettare, prima di poter dire di guadagnarsi davvero lo stipendio? Dopo un mese gettato alle ortiche, con le consultazioni infinite di Pier Luigi Bersani, non possiamo attendere ancora. Mi riferisco in particolare agli eletti all’estero: che stanno combinando nel Palazzo? Le vacanze di Pasqua sembrano essere durate troppo a lungo per loro. Diciamo la verità: da quando sono entrati in Parlamento i nostri 18 non hanno combinato un bel niente. Eppure il primo stipendio – e che stipendio! – l’hanno già preso. Facessero almeno finta, no? Non sono capaci nemmeno di fare questo? Ci facciano credere che VenerdI’ 5 aprIle 2013 hanno desiderio di impegnarsi, che vogliono fare la differenza. Dimostrino di essersi meritati l’elezione fin da subito. Penso a tutti gli eletti all’estero, ma in particolare a quelli “nuovi”, quelli alla loro prima legislatura: dov’è Renata Bueno, la deputata eletta in Sud America con l’USEI? Che sta facendo? Boh. E Fucsia Nissoli, la rappresentante del MAIE eletta con la lista Monti nel Nord e Centro America? Che fine ha fatto? A parte le sue scontate parole sull’elezione del Papa, nulla abbiamo letto. E il giovane Mario Borghese, anche lui del MAIE, eletto in Sud America? Lo abbiamo conosciuto soltanto grazie a un’intervista pubblicata su ItaliaChiamaItalia a firma del nostro direttore: poi, il vuoto. Lo stesso discorso vale naturalmente per il senatore del Pd eletto in Australia, così assente che nemmeno me ne ricordo il nome. Oppure per Mario Caruso, il deputato di Scelta Civica eletto nella ripartizione estera Europa: dov’è e a cosa sta lavorando? E Claudio Zin, il senatore MAIE eletto in Sud America? Non pervenuto. Dopo i primi giorni, in cui è lecito festeggiare la vittoria, dovrebbero tutti darsi da fare. La ricreazione è finita. Quand’è che si ritorna sui banchi di scuola a fare i compiti e produrre? Le critiche che faccio ai nuovi, valgono a maggior ragione per coloro che non sono entrati in Parlamento per la prima volta: penso all’On. Picchi, l’unico rappresentante del PdL all’estero in Parlamento; penso a Laura Garavini, che, oltre a parlare male del proprio Paese in Germania e in tutta Europa, non si ha notizia di cosa stia facendo; penso anche al bravo Aldo Di Biagio, che ha avuto un ottimo risultato personale alle ultime Politiche. Ma il forte consenso ricevuto sul territorio vale se ti dà la forza necessaria per portare avanti iniziative a Roma. A parte le dichiarazioni contenute nei comunicati stampa, a parte l’interrogazione sul caso Giacchetta – necessaria ed apprezzata -, non abbiamo visto niente altro degno di nota. Marco Fedi, unico fra i 18, si porta avanti e propone un disegno di legge che riguarda la cittadinanza. Nel suo intervento, scrive fra l’altro che non si tratta di “un salto in avanti”, ma di “un segnale che ogni eletto dovrebbe dare della personale volontà di riprendere al più presto il lavoro sui temi concreti”. Ecco, appunto. Noi vogliamo vedere i nostri rappresentanti darsi da fare per ottenere leggi a favore di noi italiani nel mondo. E’ così difficile da capire? Vogliamo leggi, non chiacchiere. E non importa se la situazione della politica italiana, così com’è oggi, appare avvitata su se stessa, anzi, proprio per questo, non si sprechi tempo prezioso. Ci aspettiamo in ogni caso la volontà di fare. E’ chiaro il concetto? Al lavoro! dello studio Tremonti: «Un trust delle Cook Islands, paradiso fiscale della Polinesia - è l'anticipazione del periodico - che ha come custode Gaetano Terrin, all'epoca commercialista dello studio Tremonti. Una società offshore nelle Isole Vergini che indica come beneficiario Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom. Un complesso sistema finanzia- rio legato a tre famiglie lombarde di imprenditori e gioiellieri. Infine un trust che riporta come direttori i commercialisti milanesi Oreste e Carlo Severgnini, che hanno incarichi professionali nei più importanti gruppi italiani». ecco Il cluB mondIale-segue dalla prIma Del consorzio dei gironalisti d'inchiesta (Icij) fa parte Le Monde che pubblica giovedì la prima tesserà dello scandalo, rivelando che Jean-Marc Augier, uomo d'affari nel mondo dell'editoria e tesoriere di Francois Hollande durante la campagna elettorale dell'anno scorso, è azionista di due società offshore alle isole Cayman.Per l'Italia l'Espresso pubblica in esclusiva l'inchiesta realizzata dal media network di Washington. Il settimanale, nel numero in edicola venerdì, presenta le prime quattro storie di italiani che hanno un ruolo in due colossali conglomerati di società offshore creati nei paradisi fiscali delle Cook Islands e delle British Virgin Islands. La prima riguarda Gaetano Terrin, all'epoca commercialista esposIto-segue dalla prIma Napoli riporta indietro le lancette dell’orologio e recupera pagine antiche del calendario. “Pizza a credito” è una sorta di finanziamento sulla parola. La trovata anticrisi di Gino Sorbillo, discendente di un’antica storica famiglia, 21 figli tutti pizzaioli. Nonno Luigi il fondatore della ditta che espone le sue insegne in via Tribunali. La vera pizza protetta nella sua originalità e nelle sue prerogative esclusive addirittura da un’accademia. L’Accademia delle Vera Pizza Napoletana. “Pizza oggi a otto, da Gino Sorbillo”, recitano le prime due righe del manifesto che Sorbillo espone da giorni all’esterno della vetrina della pizzeria. “La prendi oggi e la paghi dopo 8 giorni”, come negli anni dal ’30 fino ai primi anni ’60 a Napoli, uguale e preciso al Gruppo Editoriale Porps Inc. 260 Crandon Blvd., Suite 32 pmb-91 Key Biscayne, FL 33149 Tel. 305-8247638 grido squillante della pizzaiola Sofia Loren, che faceva venire l’acquolina in bocca anche per altri motivi. Spasimanti a con l’espressione a cascamorto davanti al banco di distribuzione delle pizze a credito. Con grande preoccupazione e sospetto del marito Giacomo Furia, potenziale cornuto nella finzione cinematografica. Ogni abitante del quartiere può prendere una pizza a testa e pagarla dopo una settimana. A Napoli, nei quartieri popolari, la crisi affonda nel profondo della miseria. La gente non ricorre più al finanziamento per pagare il telefonino, ma per mangiare. La pizza “a oggi a otto”, un impensabile ritorno, emblema e foto del disagio economico del dopoguerra, rappresenta un tentativo di fuga dalla povertà. Un minifi- Amministrazione 650 N.W. 43RD Avenue Miami, 33126 Florida USA Fondatori Maria Josette Caprio Mimmo Porpiglia Italia Borgo Pio 66 Tel. 06/68210672 00193 Roma Direttore Mimmo Porpiglia nanziamento sulla parola. In nome del triste slogan tornato di estrema attualità: mangi oggi e paghi tra una settimana. Succede nella città che la pizza l’ha inventata. Un colpo d’ingegno che risale al 1400. La pizza al pomodoro e mozzarella è una cosa del 1800. In occasione della visita a Napoli di Re Umberto I e della Regina Margherita, il numero uno dei pizzaioli, Raffaele Esposito, realizzò tre tipi di pizza. Alla Mastunicola, strutto, formaggio e basilico; alla Marinara, pomodoro, aglio e origano; pizza pomodoro e mozzarella, di tre colori, rosso, bianco e il verde del basilico. Facile immaginare l’accostamento con il tricolore della bandiera italiana. La Regina gradì e mise per iscritto i suoi complimenti e il grazie al pizzaiolo. Una lettera Editorialisti Ennio Caretto Astolfo Di Amato Federico Guiglia Cesare Lanza Alfonso Ruffo Bruno Tucci Pietro Romano con il timbro reale. L’atto di nascita della Pizza Margherita. La pizza a credito e il caffè sospeso: scende in campo la solidarietà di Napoli. La pizzeria Sorbillo ai Tribunali e il Gran Caffè Gambrinus a piazza del Plebiscito. Immagini d’oggi identiche a quelle di Napoli nel dopoguerra. Al Gambrinus, il bar che Giacomo Leopardi frequentò, viene riproposto la tradizionale vecchia abitudine del “caffè pagato”. Anche come ironica e dura risposta al Gambero Rosso che ha escluso Napoli dal top delle pizzerie italiane. Ma si può? Bestemmia e delitto, tout court. Il Gambero Rosso della promessa mancata. Aveva annunciato la pubblicazione di una guida riparatrice: nessuno ha saputo più nulla. Gambero sì, ma rosso di vergogna. COLLABORATORI: Mimmo Carratelli, Giusy Federici, Giacomo Di Amato, Marco Ferrari, Enzo Ghionni, Silvana Mangione, Franco Manzitti, Pietro Romano, Stefano Casini. Copyright @ 2000 Gente d’Italia E:Mail [email protected] [email protected] Website www.lagenteditalia.com Stampato presso Diario La República Garibaldi 2579 MONTEVIDEO URUGUAY Argentina Comodoro Rivadavia 5850 1875 Wilde Buenos Aires Telefax (05411) 42060661 Uruguay Avenida Brasil 3110, Suite 801, MONTEVIDEO Telefono 598.2.7075842 Pubblicità 260 Crandon Blvd., Suite 32 pmb-91 Key Biscayne, FL 33149 USA Vicedirettore Margareth Porpiglia Vicedirettore Francesca Porpiglia Redazione Centrale Letizia Baz (praticante) Silvano Malini (praticante) Caterina Pasqualigo (praticante) Stefania Pesavento (praticante) Buenos Aires Oscar Piovesan Brasile Virgilio Toniati COLLABORATORI FIssI Pietro Mariano Benni Italo Cucci Franco Esposito Matilde Gericke ( Medicina) Roberto Zanni ( Miami) Marco Ferrari Enrico Varriale Amministrazione: Margherita De Gregorio (controller) Distribuzione: DIARIO LA REPUBLICA( Montevideo e Sud America ) Pubblicità ed abbonamenti: Tariffe di abbonamento Un anno usd $ 165,00 sei mesi usd $ 90,00 In Europa Euro 210,00 Sostenitori un anno $ 5000,00 Una copia usd $ 1,00 Arretrati il doppio Porps International “Impresa beneficiaria, per questa testata, dei contributi di cui alla legge n. 250/90 e successive modifiche ed integrazioni” la gente d’ItalIa l prImo pIano l 3 VenerdI’ 5 aprIle 2013 * attualIta’ Renzi:"Decidete, la Chiesa ha fatto prima" Il Colle:"Noi non stiamo perdendo tempo." Ve r t i c e a p a l a zzo Chigi tra premier e segretario pd: «Percorsi temp e s t i v i » . R e n z i precisa:«Napolitano? Meno male che c'è» dalla nostra redazione romana Soluzioni tempestive, con ampia condivisione». E' la sintesi del «vertice» a palazzo tra il premier in carica Monti e il segretario Pd Bersani, di fatto una risposta al sindaco di Firenze Matteo Renzi che in più occasioni si è lamentato dello stallo delle trattative tra i Democratici e gli altri partiti (anche in un'intervista al Corriere). Un tema riguardo al quale, nella mattinata di giovedì 4 è intervenuto anche il capo dello Stato «Io personalmente non credo» si stia perdendo tempo, ha detto il presidente della Repubblica all'Università La Sapienza di Roma. Alle successive domande dei giornalisti Napolitano ha poi aggiunto: «Sapete quello che sto facendo e quello che farò». Sul caso Renzi è intervenuta anche Laura Boldrini alla trasmissione «Otto e mezzo» su La7: «Penso che ci siano dei tempi della politica, non voglio entrare nel confronto tra Renzi e altri esponenti della politica, noi stiamo lavorando sodo». Renzi peraltro non ha riconosciuto alcuna colpa al Quirinale: «Dare la colpa a Napolitano per la situazione politica che si è creata è assurdo. Napolitano è stato in questi anni una assoluta certezza per il Paese. Meno male che c'è stato Napolitano». «SIAMO QUA» - Il sindaco di Firenze aveva rincarato la dose contro Bersani: il segretario si è fatto umiliare da Grillo. L'unica soluzione, per Renzi «è il gover- piovesan-segue dalla prima Una sessantina di morti in totale, decina di migliaia di famiglie che hanno perso tutto o subito danni immensi nelle loro case invase, moltissime, anche da due metri d'acqua irrefrenabile, e, a La Plata, almeno venti persone che non sono state incontrate dai loro familiari. Le immagini e le cronache trasmesse da giorni dalle tv argentine sono piú o meno un dolorissimo deja vu. Disperazione della gente colpita che mostra alle telecamere come si é ridotto gran parte di ció che possedeva: dai mobili ai letti, dai libri ai vestiti, alle auto sommerse nei garage o incagliate l'una contro l'altra nelle strade, e assicurando all'unisono, specialmente nel caso dei quartieri della classe media della capitale: "Non abbiamo avuto nessun aiuto. Ci siamo arrabbattati da soli con l'aiuto dei vicini". Comprensibile, visto che, come ha ammesso lo stesso governatore ei Buenos Aires, Mauricio Macri (tornato in tutta fretta da un club Meditarrane del Brasile), la pioggia, alle 3 di notte ed in meno di di due ore, ha messo in ginocchio 350.000 persone, mentre i soccorritori mobilitati di prima mattina non sono no col Pdl o il voto. Io comunque sono pronto». Dichiarazioni che hanno scatenato un putiferio nel partito. Prima i bersaniani hanno accusato il sindaco di perseguire il progetto di Berlusconi . E alla fine, anche il segretario stesso ha risposto al Sindaco. Con un lapidario: «Siamo qua». A Palazzo Chigi Monti e Bersani hanno avuto «uno scambio di vedute sulla situazione economica e politico-istituzionale dell'Italia». Il segretario Pd ha «sottolineato l'interesse a conoscere più in dettaglio - spiega Palazzo Chigi in una nota -i provvedimenti imminenti all'esame del governo dei quali Monti ha illustrato contenuto e riflessi rispetto alla situazione economica e finanziaria e al dia- stati piú di 600. Come non poteva essere altrimenti, visto che Macri é un ferreo avversario della presidente Cristina Fernandez, al di lá degli improperi della gente ("Pensa solo ad aumentarci le tasse"), é scattata immediatamente la ritorsione e le feroci battute ironiche, dei politci e dei media legati al governo. Attacchi subito o quasi scomparsi, allorché il diluvio é piombato mercoledí notte a La Plata, dove, in quartieri ben piú poveri, é stata subito catastrofe. Con vecchi trascinati inerti fuori dalle loro misere casupole da vorticosi torrenti. Interi quartieri allagati e con l'acqua che si é ritirata solo con una lentezza angosciante. E a La Plata, é subito accorsa la presidenta Cristina, visitando in parrticolare la casa della vecchia madre che, come tanti altri suoi vicini, non ha voluto abbandornarla nonostante come tutti - fosse rimasta senza luce, anche lei per timore dei vandali che, come nel caso della capitale, hanno approfittato della baraonda, per rubacchiare di tutto. E, come era accaduto a Macri anche se lui non s'é fatto vedere nei quartieri, per lo piú di suoi elettori - anche lei non ha potuto evitare accuse e logo in corso tra il Governo e la Commissione europea». Inevitabile la «virata» del colloquio sulle dichiarazioni di Renzi. A giudizio di Monti e Bersani, «soluzioni in merito alle scadenze politico-istituzio- rampogne. Che si sono trasformate in "que se vaya, que se vaya" ed insulti nei confronti di sua cognata, la ministra del benessere Alicia Kirchner, quando, proveniente da Madrid, ieri, ha visitato un centro di sfollati della cittá.. "Agitatori di professione", ha assicurato ai media un suo stretto collaboratore. Insomma, come in qualsiasi altra parte del mondo - per quanto riguarda l'Italia si ricordi il terremoto dell'Aquila - le tragiche conseguenze di un fenomeno climatico, sono state immediatamente sfruttate dai politici per riversarne le colpe contro gli avversari e trarne elettorale.. Per contro, come fa da sempre cercando di mantenere il piede in due scarpe - governo peronista e e oppositori, peronisti ldissidenti compresi -, il governatore della Provincia di Buenos Aires - di cui La Plata é il capoluogo - Daniel Scioli, se l'é cavata, ringraziando la presidenta Crisitina per "l'immediato aiuto proveniente dal governo centrale", che ha mobilitato anche forze dell'esercito per la notte di paura di saccheggi che ha vissuto l'altro ieri la gente rinserrata nelle sue case. E sostenuto che le inondazioni "sono state nali vanno tempestivamente ricercate, nella chiarezza e trasparenza dei percorsi, attraverso la più ampia condivisione possibile fra le forze parlamentari». il frutto di una molteplicitá di fattori, dal cambiamento climatico, allo sviluppo urbano e alle infrastrutture". E di una "tragedia climatica", ha parlato anche il suo collega Macri. Assicurando, come per altro aveva fatto dopo un temoporalone di tre anni fa che aveva provocato le stesse conseguenze in varie zone della capitale, che "non pioveva tanto in tanto poco tempo dal 1906". Insomma, come ovunque, la gente subisce i danni, scatta la solidarietá die vicini, ed i politici menano il can per l'aia. E si difendono dalle accuse, assicurando che faranno di tutto (in questo caso migliorando la canalizzazione delle acque verso il Rio de la Plata) affinché ció non accada piú. Promesse fatte sempre, e rimaste per lo piú lettera morta. E non é da escludere, come é accaduto in Italia, subito dopo il terremoto che ha colpito l'Aquila, che ci sia giá chi si frega le mani, pensando ad accappararrsi gli appalti per tali opere, ovvimente mazzette mediante. In pratica come in tutto il mondo. VenerdI’ 5 aprIle 2013 4 l la gente d’ItalIa * rItroVIamocI C AVA L I E R E G I U s E P P E M A R I N O : Sorriso, lavoro (tanto) e valori: il meglio dell'Italia Ma chi è Giuseppe Marino? Che grandi opere gli hanno meritato i titoli di Cavaliere e di Ufficiale da parte del Presidente della Repubblica Italiana? Che meriti ha avuto la sua lunga vita (compirà quest'anno la bellezza di 92 anni, anche se ne dimostra quindici di meno), per vederlo ritratto in fotografie accanto a presidenti della repubblica (italiana ed uruguayana), e ad altre personalità? Da dove viene il grande rispetto che tantissime persone nutrono verso di lui? Gente d’Italia ve lo racconta in quest’intervista... di sIlVano malInI I l successo è stato tale che ha meritato un bis. O meglio, una eco. Nel 2007, dopo varie sollecitudini, Giuseppe Marino da Atena Lucana, un uomo semplice, buono, umile, lavoratore, ricco di valori ed esempio di vita, scrisse e pubblicò un libretto che modestamente intitolò “Opuscolo della Cronistoria dei Ricordi vissuti”. Le oltre 1.600 copie andarono a ruba, tra amici, autorità ed associazioni italiane in Uruguay e concittadini atenesi. Così, nel 2011, lo stesso uomo semplice, umano, sorridente, si sentì nell' “obbligo” di pubblicare un altro libretto per ringraziare i ringraziamenti (passi la ripetizione) e i riconoscimenti che gli sono piovuti addosso dopo l' “Opuscolo”. Anche la stampa, fra cui non poteva mancare Gente d'Italia, se ne occupò. Sfogliandolo, si rimane colpiti dalle parole piene di stima e di autentica riconoscenza espresse dall'Ambasciatore Massimo Andrea Leggeri, dall'allora Console Gaia Lucilla Danese, dall'ex Console a Montevideo e ora Ambasciatore in Panama Placido Vigo, dalle autorità del Comites, da quelle della Società Dante Alighieri, della Scuola Italiana di Montevideo, dei Patronati, dal Casiu, da associazioni italiane in uruguay, dal Sindaco e da concittadini ed amici diAtena Lucana. Ma chi è Giuseppe Marino? Che grandi opere gli hanno meritato i titoli di Cavaliere e di Ufficiale da parte del Presidente della Repubblica Italiana? Che meriti ha avuto la sua lunga vita (compiràquest'annolabellezzadi92anni,anche se ne dimostra quindici di meno), per vederlo ritratto in fotografie accanto a presidenti della repubblica (italiana ed uruguayana), e ad altre personalità? Da dove viene il grande rispetto che tantissime persone nutrono verso di lui? Probabilmente dai suoi valori (Gianni Rasonericordaalcuninellasuaprefazione: onestà, solidarietà con il prossimo, rispetto verso persone ed istituzioni), vissuti coerentemente in ogni circostanza e con ogni interlocutore. Per il suo amore genuino per l'Italia e per gli italiani, specie quelli all'estero come lui, che si sentono capiti. “Ricordi, fatti e riconoscenze di Giuseppe Marino, modesto uomo qualunque della collettività italiana in Uruguay. Dal 7 novembre 1921 al 26 febbraio 1952 ad Atena Lucana (Salerno, Italia), dal 26 febbraio al 16 marzo 1952 nella motonave Sorrento della flotta Lauro, e dal 16 marzo 1952 a Montevideo, fino a quando Dio vuole”. Queste le prime righe del libro di Marino. Segue un'ampia documentazione fotogra- fica e documentale, tra cui spiccano le foto con Ciampi, Scalfaro, Prodi, Tremaglia, e lettere o cartoline di Giulio Andreotti e Ciriaco De Mita, oltre a consoli ed ambasciatori e i rapporti cordiali con l'ex presidente uruguayano Julio María Sanguinetti e con l'attuale José Mujica. Ad Atena Lucana, il giovane Marino lavorò in Comune. “Non avevo ancora compiuto i 19 anni”, ricorda. Non ci stava per niente male, in paese, ma a Montevideo c'era suo fratello Carmelo, che lo chiamò assieme alla sua famiglia. “Sua figlia, mia nipote Carmencita, aveva appena due anni quando giunsi in Uruguay”, racconta. “E fu con lei che imparailospagnolo:andavosempreingiro con lei, e stava sempre con me. Parlava benissimo il castigliano e non le fu difficile apprendere l'italiano, perché io rispondevo in italiano alle sue belle domande che continuamente mi faceva”. Giuseppe Marino si adattò senza problemi al suo paese d'adozione. Naturalmente, a costo di lavoro, di tanto lavoro. Glielo raccomandò anche lo zio Biagio, sacerdote in missione nello stato USA di New York, in una lettera che Marino definisce “emotiva”: “Il pane viene da fuori, e bisogna andare dovesitrova.Quindibuonafortuna.Lafortuna la facciamo noi. Bisogna agire, avere un ideale da seguire ed essere pronti a non pochi e costanti sacrifizi. L'America non è un posto di sogni dorati; c'è da aspettare difficoltà, e solo chi ha fede in Dio e ama i suoi per cui s'incontrano e si aspettano dolori e sacrifizi, può ottenere a tempo il sognato successo”. Dalsuoanimonobile,GiuseppeoPeppino Marino ringrazia subito l'Uruguay come “seconda patria” alla quale e ai cittadini della quale “dobbiamo l'infinito ringraziamento per la calorosa e sincera ospitalità”, che si è espressa anche in “possibilità di lavoro e benessere, che con modestia ho sempre avuto”. Ma facciamo un passo indietro: ad Atena, il giovane Peppino aveva abbracciato gli ideali fascisti. “Allevato e cresciuto con l'influsso fascista e dittatoriale (ove tutto era Italia e fascismo), non posso affatto parlarne male per quello che ho ricevuto e vissuto”. Dopo l'arrivo della democrazia, riflette in prospettiva Marino, “avevo appena 22 anni e, cresciuto con quella mentalità, questo cambio mi ha dato altre visioni che mi hanno aiutato a continuare a vivere con altre prospettive, riconoscendo il grande vantaggio che la democrazia ti dona e ti aiuta a vivere. Ho capito che bisogna riconoscere cosa è stata la vita dopo la guerra, con la libertà di espressione e di stampa, e il segue VenerdI’ 5 aprIle 2013 modo di vivere in libertà”. Un grande. Lo dimostra il fatto che è stato un uomo aperto al cambio e alle novità positive. GiuntoinUruguay,“èstatoungrandeaiuto essere emigrato in un paese prettamente democratico e libero come questo”, ammette. Anche di questo, come della “scoperta” della democrazia in patria, Marino è riconoscente. A Montevideo “José”, cominciò a lavorare in una fabbrica di carrozzerie di autoveicoli, dove presto divenne specialista in verniciatura. C'erano parecchi italiani nel ramo, e con alcuni misero su un'attività in proprio. Pianpiano,passòdalguidareuna“mosquito”, a una moto propriamente detta, a una moderna autovettura. “Sono orgoglioso”, riconosce oggi, “del la gente d’ItalIal 5 sacrificio fatto, del lavoro eseguito e della buona simpatia che mi sono acquistato lungo il trascorso della mia vita”. “Già dal mese di marzo del 1952”, prosegue, “appena giunto in questo paese, vengo presentato al Centro Amici d'Italia, associazione questa che riuniva tutti i giovani emigrati a Montevideo. Eravamo in molti e si organizzavano grandi riunioni e feste danzanti”. Quando l'istituzione chiuse i battenti, Marino, che nel frattempo era già dirigente, non aveva nessuna intenzione di arrendersi,esiunì,insemeadaltriamici, a Casa d'Italia. Lì, fra l'altro, conobbe una giovane biellese, di cui si innamorò e con cui si sposò. Percorrendo a grandi linee la storia dell'attività di Marino nella collettività, possiamo dire che è il socio n.1 dell'Associazione BennI-segue dalla prIma ormai fetida del “porcellum” a una turba crescente e indistinta di politici e giornalisti d’ogni appartenenza preoccupati solo di fare notizia e difendere i propri meschini e illegittimi privilegi. O di tentare di assicurarsene di nuovi, per esempio lanciando le più improbabili candidature per il Quirinale. Una congerie di vecchi personaggi impresentabili e di nuovi arrembanti scarsamente presentabili che, all’insegna vuoi della presunta rottamazione vuoi del patente inciucio, fanno quotidiano e crescente sfoggio di posizioni e comportamenti moralmente contigui a quelli di una squallida ragazza marocchina (e dei suoi protettori) che, fuggita per un mese e mezzo in Messico per evitare di essere ascoltata dai giudici, torna a sorpresa sulle scale del palazzo di giustizia di Milano per leggere concitatamente un assurdo comunicato anti-magistratura e pro-cavaliere. Quante/quanti “Ruby” si nascondono oggi nelle file di ognuno dei quattro gruppi politici che oggi siedono in Parlamento? Assistendo ai diversi ma omologati talkshow televisivi, dove accanto a poche nuove facce spesso non convincenti continuano ad alternarsi presenze antiche e ormai nauseanti, la sensazione è che i “parenti di Mubarak” (senza offesa all’ex-presidente egiziano) continuino a moltiplicarsi. Pronta ad attaccare tutto e tutti, a non rispettare né istituzioni né cittadini, una folla di vecchi zombies e nuovi avatars sta tentando di capovolgere lo stivale, svuotandolo di tutta la sua Storia costituzionale, istituzionale, culturale, ideologica e morale. C’è chi ha parlato di uno stato di cose simile alla Repubblica tedesca di Weimar (1919-1933) che aprì le porte a Hitler e al nazismo; forse è un’esagerazione, ma il rischio di una Caporetto (oggi Kobarid, in sloveno) senza austriaci alle porte come nel 1917 ma con devastanti orde grillo-renzusconidi in casa. “PERSONALMENTE NON CREDO CHE STIAMO PERDENDO TEMPO” è stato costretto a precisare seccamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo che Mercoledì il rottamatore di Firenze aveva detto “Stiamo perdendo tempo, il mondo attorno invece ci chiede di correre a velocità doppia”, attaccando in tal modo sionati, per lo sport (Sportivo Italiano), per il voto all'estero (“Tremaglia mi voleva un bene dell'anima”), per la cultura (in particolare, si prodigò per un seminario sulla storia dell'immigrazione italiana e spagnola nell'Università della Repubblica), ottenne una statua di San Ciro direttamente da Atena Lucana, in cordiale rapporto col vescovo, e un lungo “eccetera”.... Si è mosso, il Cavaliere Marino, ed ha scritto ad Ambasciatori, deputati, ministri degli Esteri, Presidenti del Consiglio... ricevendo sempre risposte che, quando non potevano essere positive, testimoniavano indubbiamente la stima, il rispetto e la considerazione personale verso un italiano appassionato, che si batteva per i suoi connazionali. Ma la cosa più sorprendente, in una comunità italiana numerosa ma spesso divisa, teatro di rivalità, invidie, gelosie e rancori – senza per questo dimenticare gli atti di grandezza, generosità e nobiltà di soprattutto il segretario del suo partito PierLuigi Bersani e proponendo, esattamente come il cavaliere e i suoi portavoce, un governo Pd-Pdl o elezioni subito. Inutile dire che dal Pdl e dintorni si è levato un coroentusiasta di consensi e da sinistra, con rare eccezioni, uno di disapprovazioni anche aspre. Su “twitter”, per esempio, Chiara Geloni, direttrice di Youdem, la tv dei democratici, scrive: “Serenamente e pacatamente: non si può negare che al momento la proposta politica di Renzi coincida perfettamente con quella di Berlusconi"; Stefano Di Traglia, responsabile della comunicazione del Pd, aggiunge: "Renzi semplicemente propone la stessa ricetta di Berlusconi: un governissimo o elezioni"; Roberto Seghetti, capo ufficio stampa Pd sottolinea: "Si può fare governo che cambi davvero. Renzi pensa di perdere sua occasione e vuole matrimonio con cav? Si accomodi". Beppe Fioroni, già Partito popolare confluito nel Pd, in un’intervista a Radio Radicale, mette a nudo un altro aspetto: la mossa di Renzi tenderebbe anche a far saltare possibili intese sul Quirinale; e descrive l’uscita del rottamatore con parole di una bella canzone di Fabrizio de André: “Danno buoni consigli quelli che hanno smesso da poco di dare cattivi esempi”. E’ DI CERTO QUELLA DEL QUIRINALE LA PARTITA CHIAVE in queste due settimane che mancano alla prima votazione per il nuovo inquilino del Quirinale previste per il 18 Aprile. Riferendo una notizia di Agipronews, l’Huffington Post riassume in proposito le quotazioni dei “bookmakers”: in testa ai pronostici ci sarebbe Romano Prodi, quotato 1,65 da ‘Bet2875’, seguito dall'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta dato a 1,85; da due a otto volte la posta per scommesse su altri sette candidati tra cui l’unica donna , Emma Bonino data a 7,30. A chi scrive non piacciono né le scommesse, né gli scommettitori né i bookmakers anche se a volte sono riusciti a essere più vicini al vero dei sondaggisti. In questo caso però, proprio sulla base delle loro attuali quotazioni, del loro testa a testa, e a causa dell’estrema delicatezza e difficoltà di questa scelta - su cui malamente sta pasticciando non solo il sindaco di Emigrati Regione Campania in Uruguay (AERCU), che è stato membro del Coemit (poi Comites), si è battuto per i monumenti funerari degli italiani, per i pen- molti suoi integranti – è quasi impossibile trovare chi non voglia bene al Cavalier Marino. I campani gli hanno addirittura dedicato, in vita, il salone principale della loro bella e grande sede del corso 8 de Octubre, per dirne una. Si potrebbe fare un romanzo della vita di questo novantaduenne affabile, semplice, empatico, generoso. (In particolare, si potrebbe raccontare le vicende di tanti Atenesi che hanno “fatto l'America”, a costo di lavoro e sacrificio, come profetizzava lo zio prete, in Uruguay). Chi lo conosce, sa che l'uso di una tale profusione di aggettivi non è esagerato. Sa che se lo merita, il Cavaliere e Ufficiale Giuseppe Marino. Silvano Malini Firenze - non si possono affatto escludere clamorose sorprese - fosse anche frutto di compromessi purché limpidi su persone degne capaci di arricchire qualche scommettitore più audace. Sempre che il capovolgimento completo dello stivale, irresponsabilmente svuotato di tutta la sua storia da nuovi e vecchi barbari, non si perfezioni invece con intese particolarmente indegne nella stessa data in cui 65 anni fa, nel 1948, si tennero le prime elezioni politiche per il Parlamento Repubblicano. Nel frattempo non resta forse che affidarsi alla protezione dell’antico dio romano Quirino, quello da cui il colle della presidenza della Repubblica prende il nome; nato come divinità delle “curie” (un tempo semplici adunanze di uomini, dal latino “co-vir”), Quirino era poi diventato, secondo la tradizione, il protettore delle attività pacifiche degli uomini liberi. Scarsi e poco pacifici tra politici e giornalisti ma per fortuna ancora numerosi nel resto del paese, a partire dalla sua popolazione femminile. VenerdI’ 5 aprIle 2013 6 l la gente d’ItalIa * attualIta’ Storia di Pietro Barilla il re della pasta italiana Pietro Barilla festeggia quest’anno il centenario della nascita e il ventennale della morte. Pietro è colui che ha trasformato una piccola azienda familiare parmigiana in una grande azienda mondiale: 4 miliardi di euro di fatturato, 1.000 prodotti in 100 paesi del mondo, 13 mila dipendenti, 42 siti produttivi in 9 paesi diversi, 2,3 milioni di prodotti agricoli lavorati. Un vero e proprio piccolo grande miracolo dell’Italia provinciale. di marco ferrarI U n marchio, una garanzia. La pasta nel mondo si chiama Barilla, 4 miliardi di euro di fatturato, 1.000 prodotti in 100 paesi del mondo, 13 mila dipendenti, 42 siti produttivi in 9 paesi diversi, 2,3 milioni di prodotti agricoli lavorati. Un piccolo grande miracolo dell’Italia provinciale che trasforma la sua artigianalità in un timbro di qualità. Questo miracolo si deve a Pietro Barilla di cui si festeggia quest’anno il centenario della nascita e il ventennale della morte. Pietro Barilla è colui che ha trasformato una piccola azienda familiare parmigiana in una grande azienda mondiale. In Strada Vittorio Emanuele, suo nonno Pietro Barilla senior (1845-1912) aprì una modesta bottega con annesso forno nel 1877. Il lungo apprendistato presso il forno del nonno materno Vincenzo Lanati e successivamente presso il cugino Giacomo gli aveva consentito di acquisire esperienza nell’arte di fare il pane e quindi di mettersi in proprio come fabbricante di pane e pasta. Il 17 giugno 1910 venne registrato il marchio dell’azienda, un disegno di Emilio Trombara: un bambino biondo in atto di versare un grosso tuorlo d’uovo in una madia piena di farina. A quel tempo a reggere i fili aziendali erano i figli di Pietro Barilla senior, Riccardo e Gualtiero. Nel dopoguerra con la scomparsa di Riccardo entrarono in azienda i figli Gianni e Pietro. Proprio Pietro tenne le redini sviluppando la fabbrica in senso moderno fino a farla diventare la più grande industria pastaria del mondo, aiutato anche da un sapiente uso della comunicazione, come dimostra il coinvolgimento di Federico Fellini nelle celebri campagne pubblicitarie e il successo, più tardi, del marchio Mulino Bianco. Attraverso le vicissitudini del dopoguerra, i successi degli anni Cinquanta, la cessione e la coraggiosa riconquista alla fine degli anni Settanta, Pietro Barilla ha legato il suo nome ai valori autentici dell’impresa che, ancora oggi, trasmette un’idea di autenticità. Per fare esperienza Pietro Barilla si trasferì negli Stati Uniti nel 1950 per studiare le tecniche di marketing e di comunicazione. Nel 1952 decise di abbandonare la produzione del pane per concentrarsi unicamente sulla pasta. La comunicazione diventò il suo pallino. Affidò la campagna pubblicitaria ad Erberto Carboni che realizzò lo slogan “Con pasta Barilla è sempre domenica”. Nel 1953 la Barilla vinse la Palma d'Oro per la pubblicità. Nel 1958 la ditta esordì sul popolare programma televisivo “Carosello”, con testimonial d'eccezione come Giorgio Albertazzi, Dario Fo e Mina. Nel 1968 Pietro Barilla inaugurò il modernissimo stabilimento di Pedrignano, il più grande pastificio del mondo. In quegli anni arrivò però un periodo di crisi per l'industria italiana e anche la Barilla andò incontro a delle difficoltà. Pietro Barilla si vide costretto a vendere il pacchetto di maggioranza alla multinazionale alimentare americana Grace. Nel luglio del 1979 riuscì a riacquistare il controllo della società. Nello stesso anno fondò le consociate estere Barilla France, Barilla España e Barilla Deutschland. Il testimonial della campagna pubblicitaria in Francia è stato l'attore Gerard Depardieu, in Spagna il tenore Placido Domingo, in Germania la tennista Steffi Graf. Nel settembre 1987 l'Università di Bologna gli ha conferito la laurea Honoris Causa in Economia e Commercio. Nello stesso anno Pietro Barilla fece una generosa donazione all'Università di Parma per la costruzione della Facoltà di Ingegneria, che diventò il primo tassello del nuovo complesso universitario ora noto come “Campus di via Langhirano”. Dal 1989 la Barilla divenne la prima azienda alimentare italiana con ventisette stabilimenti, di cui due in Spagna. Nel 1992 entrò nel gruppo anche la società Pavesi. Oltre che un grande industriale, “il signor Pietro” è stato un appassionato d’arte e un mecenate nel settore culturale. Nel 1957 fondò assieme al poeta Attilio Bertolucci la rivista letteraria “La Palatina”. Era nota la sua amicizia con artisti prestigiosi, tra cui il pittore Renato Guttuso e lo scultore Pietro Cascella. A quest'ultimo affidò la realizzazione del Monumento alla via Emilia. Morì all'età di ottant’anni nella sua residenza di Fraore, nei pressi di Parma. Ai funerali partecipò una folla immensa. La direzione dell'azienda passò ai figli maggiori Guido e Luca, che già da alcuni anni ne erano vicepresidenti. Per ricordare Pietro Barilla, l'imprenditore che ha contribuito a rendere famosa nel mondo la cucina italiana, la città di Parma avvia una serie d'iniziative che partiranno lunedì 15 aprile, la vigilia del giorno in cui avrebbe compiuto 100 anni. Quella sera al Teatro Regio di Parma lo spettacolo “Pietro. Cent'anni avanti” racconterà la vita dell’industriale. A condurre la serata Giovanni Minoli, che unirà la presenza viva dei protagonisti con immagini e documenti visivi inediti. La storia di Pietro e le sue interpretazioni dei profondi mutamenti dell'Italia vedranno protagonisti sul palco Luca Zingaretti, Margherita Buy e Alessio Boni, guidati da Emanuela Giordano per novanta minuti di narrazione, musica e recitazione. Parteciperà anche Renzo Arbore e porterà una testimonianza il maestro Riccardo Muti. Il ricavato della serata sarà interamente devoluto all'Ospedale dei Bambini di Parma che porta proprio il nome di Pietro Barilla. Martedì 16 aprile alle ore 11 presso l'Aula Magna dell'Università Bocconi di Milano si terrà un incontro sul ruolo di Pietro Barilla nella storia dell'industria italiana e lo sviluppo del “Made in Italy” con Andrea Sironi, Rettore Università Bocconi; Paolo Mieli, Presidente Rcs Libri; Luigi Bordoni, Presidente CentroMarca e Francesco Alberoni, autore del libro “Pietro Barilla: Tutto è fatto per il futuro”. Durante il convegno sarà anche presentato il progetto “Barilla per i giovani” che assegnerà dieci borse di studio del valore di 40 mila euro ciascuna ad altrettanti studenti di talento. I giovani potranno partecipare all'iniziativa - realizzata in collaborazione con CentroMarca e Unione Parmense degli Industriali - dal 16 Aprile al 30 Settembre, consultando le condizioni generali e registrandosi sul sito www. barillaperigiovani. it. VenerdI’ 5 aprIle 2013 la gente d’ItalIal 7 * cultura Un paese, Caccuri, e un Premio letterario che arricchiscono la vita Io consideravo il tempo un mio nemico, perché scorrendo, consuma il mio tempo. Ora non più: siamo paesani. Magari appoggiati insieme al parapetto del belvedere, a far niente, a guardare la striscia del mare. O a immaginarla. di pIno aprIle Se la vita è fatta di incontri, consi- derate questa: non avessi scritto “Terroni”, avrei continuato a ignorare l'esistenza di Caccuri. Alzi la mano chi sapeva già che il pianeta ospita da molti secoli i caccuresi e persino i “caccuriani”, che potrebbero essere degli alieni; e tali, in effetti, sono, ma in corso di assimilazione, nel senso che diconsi caccuresi gli abitanti di Caccuri, mentre caccuriani sono i forestieri che aspirano a divenire caccuresi e per ridurre la distanza fra loro e l'obiettivo, frequentano il paese. Perché Caccuri, ormai lo si è capito (sì?), è un paesino di poco più di un migliaio di abitanti sulle colline della Presila crotonese, affacciato sullo Jonio. Ora immagino cosa state pensando: la vita è breve, non sono sicuro che ce ne sia un'altra nell'aldilà, ho dubbi pure sulla reincarnazione, perché dovrei bruciare parte del poco tempo di cui ho certezza di poter disporre, per occuparmi di (come hai detto che si chiama?...) Caccuri? Solo altri sette secondi, fatevi la domanda: «Perché Pino Aprile, a 63 anni (dunque non è che abbia tutto 'sto tempo da buttare), ne impiega tanto per raccontare di questo paese?». Forse ho sbagliato la domanda, perché la risposta potrebbe essere feroce: «Non ha niente da fare e pur di tenersi occupato...»; oppure. «Poveraccio, pensa com'è vuota la sua vita!». Beh, non voglio annoiarvi con i fatti miei, ma vi assicuro che non è così. Cambio la domanda: «Se Caccuri non vale la pena, perché tanti caccuriani vogliono diventare caccuresi?». Io, per esempio, fui caccuriano e ora sono pure caccurese, perché mi hanno i dato la tessera numero 1 dell'Accademia dei caccuriani, e la cittadinanza onoraria di Caccuri. Il che mi fa compaesano. E mi dà il diritto (unico privilegio pratico che comporta la cittadinanza onoraria) di essere sepolto nel cimitero di C Caccuri (non vorrei essere nei panni di chi dovrà gestire il mio cadavere, avendo io una residenza e almeno una mezza dozzina di cittadinanze onorarie. Signori, siamo alla spartizione delle reliquie!!!). Allora, perché esistono i caccuriani? Perché il paese merita, i paesani sono come erano i paesani una volta; il luogo è di bellezze diverse, verso Sud e verso Nord, tanto da sembrare il risultato di due avanzi di geografie connesse; entri nei negozietti, come dalla porta del tempo, indietro di 50100 anni; hai la sensazione che, a ora di pranzo, ti presenti in una casa qualsiasi, scegliendola per l'odore di cucina che ne promana, ti siedi a tavola e mangi; e nessuno ti chiede chi sei. Quelli che vivono di turismo vi parleranno del castello, dell'architettura delle chiese, della cultura che... Ok, ok, confermo tutto. Ma cosa pensate quando vi dicono queste cose di un paese? Madonna, un altro castello! E siccome non solo sono tanti, ma di solito anche belli, rari, ognuno a modo suo imperdibile (confermo, vale pure per quello di Caccuri; e mica tanto per dire!), questo vi fa solo aumentare i sensi di colpa per le cose che dovreste vedere e conoscere e non avrete mai il tempo di vedere e conoscere (comunque, nel castello di Caccuri davvero scoprirete cose uniche. Ci potete pure dormire, mangiare. Pagando, s'intende. A meno che non siate parenti stretti dei proprietari; sperando non arrivi la smentita dei parenti: che dici, ci fanno pagare eccome!). Torno all'argomento: perché occuparsi di Caccuri. Beh, un po' ve l'ho già detto. Ma la ragione vera è il Premio letterario istituito dall'Accademia dei caccuriani. Quando mi chiamarono dei simpatici sconosciuti per chiedermi di partecipare, avevo già pronta la risposta educata per sfilarmi: credo che l'Italia sia il Paese con il maggior numero di premi letterari; li danno solitamente d'estate, a scopo turistico; ti premiano se vai a ritirare il premio. Molte volte si tratta di una targa (“I trofei”, dice mio nipote bambino. Può capitarti di accumularne più di duecento in meno di tre anni, per premi, partecipazioni a eventi, convegni dei Rotary...). Per carità: si tratta di lusinghiere forme di attenzione nei tuoi confronti. La gratitudine è tanta. Ma quei giorni di agosto sono i soli che puoi trascorrere al mare desiderato tutto l'anno. Non è cattiveria. Voi che fareste? Dico cosa ho fatto io: sono andato a vedere Caccuri su internet, le foto. Intanto la conferma: esiste. Giro da una vita per il Sud, ci ho scritto un migliaio di pagine solo negli ultimi tre libri e non sapevo che a Sud abbiamo anche Caccuri! Poi le immagini: oh, è bella! Poi il loro modo di chiedere: è così discreto che a dire no ti sembra di punire un innocente. Poi la terna fra cui sarà scelto il vincitore: chi sono gli altri due? Accidenti! Piergiorgio Odifreddi, grande matematico e divulgatore. Così avrei l'occasione di conoscerlo. E Piergiorgio Morosini, valoroso magistrato antimafia a Palermo, è il giudice unico del processo sulla trattativa Statomafia. Pensate com'è intelligente che, da romagnolo, vuol diventare terrone. E chi governa giuria e serata della premiazione? Ma dai!, il mio amico Giordano Bruno Guerri. A quel punto ho cominciato a fare la valigia. L'unico neo: ho vinto io la prima edizione del premio Caccuri (c'era un bel po' di gente quella sera; da Alessandro Profumo, ora incaricato di salvare il Monte de' Paschi di Siena, ad Al Bano Carrisi, che con un acuto ha ucciso il microfono e ha continuato a cantare a voce nuda); ma ho vinto, ne sono certo, perché essendo l'unico non Piergiorgio dei finalisti, per non sbagliare, i giurati hanno votato Pino. Il vero premio, e ora non scherzo (ma nemmeno finora scherzavo!) è l'arricchimento di vita e amici che ti porti a casa da Caccuri. Un sindaco donna, simpatica e tenace, Marianna Caligiuri; gli organizzatori, caccuresi in esilio a Bari, Como e Bergamo (Roberto De Candia, Adolfo Barone, Olimpio Talarico). Sembrano cose d'altri tempi. Perché a Caccuri il tempo arriva caccuriano e..., succede pure a lui: vuole diventare caccurese. E rallenta, quasi si ferma. «Insomma, è vero che il tempo deve passare», dice per ricordare a sé e agli altri il suo compito, «ma non è chiaro a quale velocità». Così, lui (il tempo), piano piano, vicolo per vicolo, casa per casa... I caccuresi lo incontrano, lo avvertono ormai di famiglia, lo sentono scivolare lento dinanzi ai loro usci, sulle loro vite. E lo dicono, infatti: «Che succede?». «Niente, passa il tempo». Appunto. È lì che è stata coniata questa frase («Passa il tempo»), che poi è andata in giro per il mondo. Perché, non lo sapevate? Non è la stessa frase partorita altrove: «Come passa il tempo!». No, perché quella vuol dire che il tempo corre. A Caccuri va piano. Io consideravo il tempo un mio nemico, perché scorrendo, consuma il mio tempo. Ora non più: siamo paesani. Magari appoggiati insieme al parapetto del belvedere, a far niente, a guardare la striscia del mare. O a immaginarla. Guardate che prima di mettermi a scrivere questa paginetta, ero incazzato nero. Giudicate voi se ho esagerato... draghI-segue dalla prIma Los posibles frenos a la reactivación podrÍan derivar de la debilidad de los mercados internos o ser consecuencia de la falta de reformas estructurales. Porque la sola austeridad no es bastante, sirven reformas. Y en primer lugar aquella del mercado laboral para recuperar competitividad. Una firma a favor de una información independiente y pluralista Las instituciones comunitarias han declarado 2013 el año de la ciudadanÍa europea, un año importante por millones de ciudadanos que ven sus derechos golpeados por polÍticas de austeridad. En ese marco se ha activado un proyecto para invitar las autoridades europeas a luchar no sólo contra los dèficits económicos, sino contra aquellos de democracia y libertad. Por eso se ha lanzado una campaña de recolección de firmas (incluso en Italia) que apunta al millón de partidarios, para salvaguardar, con normas vinculantes, el derecho a una información independiente y pluralista como establecido en la Carta de los Derechos Fundamentales de la Unión Europea. Medidas contra la concentración de propriedad de los medios y de la publicidad y regularización del conflicto de intereses son algunos de los varios puntos del proyecto. Firmar es muy simple y se puede hacer a través del sitio www.mediainitiative.eu Un millón de euros pesa sólo 30 Kilos... Si se trata de cocaina Criminales de rango, divisiones de territorios, armas y violencia. No, no es una favela de Rio de Janeiro o un pueblo en el norte de Méjico. Es Milán, adonde la cocaina es siempre más presente (un mercado que no experimenta crisis) con tres toneladas por semana a la venta (sold out por supuesto). Hoy en dÍa un mayorista promedio puede vender un kilo de coca en dos dÍas. Se venda por la calle, en los cafès por la mañana (café, cornetto y cocaina) y se hace mucho dinero que por supuesto se lava en diferentes maneras, aprovechando también la connivencia de algunos policias adictos. 8 l la gente d’ItalIa VenerdI’ 5 aprIle 2013 * tIro al Volo L'Italia deve battere il 'caldo' di Vancouver Per gli azzurri del tennis da oggi a domenica quarti di finale di Coppa Davis contro il Canada in un'arena da 6.200 posti dove il tifo dei tifosi locali (famosi soprattutto per il grande calore con il quale sostengono i Canucks, la squadra di hockey su ghiaccio) si farà sentire parecchio. È dal 1998 che la nostra rappresentativa non arriva a una semifinale (allora fu poi sconfitta in fi nale dalla Svezia). di roBerto zannI Da oggi l'Italia, lontanissimo da casa, nove ore di fuso orario, cercherà una impresa che nel tennis non le riesce dal 1998 quando poi arrivò fino alla finale, sconfitta a Milano dalla Svezia. Un ritorno del tennis maschile atteso da tanto tempo e l'incontro contro il Canada, per la prima volta ai quarti nella sua storia, rappresenta una occasione da non perdere anche se non sarà facile affrontare la squadra nordamericana sul cemento di Vancouver. Gli azzurri da alcuni giorni sono sbarcati nella parte più a Ovest del Canada, nella città che nel 2010 ospitò le Olimpiadi invernali, là dove ovviamente è l'hockey lo sport più popolare e la squadra dei Canucks da quelle parti è una specie di religione. Ma, al contrario di quello che si potrebbe pensare per una questione di clima, il tifo di Vancouver è molto caldo, lo sanno gli avversari dei Canucks, ma anche il tennis, l'esempio è recente, quando i canadesi hanno sconfitto la Spagna, è capace di accendere la tifoseria locale. Così che l'Italia oltre alle bordate di Raonic, il giocatore più forte e popolare dei padroni di casa, dovrà guardarsi anche dal tifo, quasi calcistico che si sentirà all'interno del 'Doug Michell' l'impianto dove da oggi a domenica si disputeranno i cinque incontri che decideranno la sfida. Nell'Italia ha dovuto dare forfeit Simone Bolelli, un problema al polso accusato al 'Sony Open' di Miami, così che il quartetto azzur- Serbia o USA se si batte il Canada C i sarà la Serbia del numero 1 Novak Djokovic o gli Stati Uniti di Querrey e Isner ad aspettare gli azzurri in semifinale se Fognini, Seppi e soci (come speriamo) riusciranno a superare il Canada. USA-Serbia è il match più atteso di questi quarti di finale di Coppa Davis: giocheranno sul veloce della 'Taco Bell Arena' di Boise, nell'Idaho e tra le due nazionali c'è un solo precedente, tre anni fa, ma a Belgrado, quando vinsero i padroni di casa che poi conquistarono la loro prima insalatiera. Favoriti i serbi, con Djokovic due punti almeno sono garantiti, anche se si dovrà vedere come il 'number 1' reagirà alle ultime due inattese sconfitte di Indian Wells e soprattutto a Miami. Tra gli americani però, a parte i quasi imbattibili gemelli Bryan, i re del doppio, Querry e Isner non stanno certo attraversando un gran periodo. Dall'altra parte del tabellone spicca Argentina-Francia (con un 5-0 nei confronti diretti a favore dei transalpini) in programma sulla terra del 'Parque Roca' di Buenos Aires: anche lì tifo caldississmo, come se si giocasse un Boca-River, ma gli ospiti con Tsonga e Gasquet partono con i favori del pronostico. Ultimo match quello che vedrà i campioni uscenti della Repubblica Ceca sulla terra del 'National Tennis Centre' di Astana, nel Kazakistan. Padroni di casa senza nemmeno un giocatore nei primi 150 della classifica Atp e gli ospiti, anche se privi di Berdych, dovrebbero superare l'ostacolo. ro sarà composto da Fabio Fognini, Paolo Lorenzi, Andreas Seppi e Daniele Bracciali. "Purtroppo Simone non è nelle condizioni di poter affrontare un match così duro - ha spiegato capitan Barazzutti - ha provato fino a ieri, ma non ce la fa. Così abbiamo deciso di non impiegarlo per questa sfida, ha bisogno ancora di qualche giorno per le terapie e per curarsi. Tocca a Bracciali. Daniele era qui con noi già da diversi giorni proprio per essere pronto ad essere inserito in squadra al posto di Bolelli. Cercheremo di mettere in campo un doppio competitivo contro i canadesi. Simone ci mancherà, ma nel tennis gli infortuni capitano. E Daniele comunque è un doppista molto forte." Ecco quindi per l'Italia il veterano Daniele Bracciali, numero 25 del ranking di doppio a 35 anni si trova proiettato a giocare un sfida che l’Italia di Davis attendeva da 15 anni. "Mi dispiace per Simone - ha detto l’aretino - Capisco la sua delusione, ci sono passato anche io. Per me comunque essere qui è una grossa soddisfazione". Sia l'Italia che i nostri avversari possono contare su uno specialista del doppio: il Canada schiera infatti un ex numero uno della specialità come Daniel Nestor, ancora competitivo nonostante i quarant'anni. "Io sono pronto - ha aggiunto Bracciali - se Barazzutti vorrà utilizzarmi farò la mia parte. La mia esperienza potrebbe tornare utile, anche se obiettivamente il doppio BolelliFognini è quanto di meglio potevamo schierare in questo momento". La sfida tra Canada e Italia si disputerà al Doug Mitchell Thunderbird Sports Centre di Vancouver, che fa parte del complesso della University of British Columbia. Si giocherà sulla stessa superficie veloce e nello stesso palazzetto, capace di contenere 6.200 spettatori, dove lo scorso febbraio i canadesi guidati da Milos Raonic hanno sconfitto al primo turno del World Group la Spagna che comunque non aveva Nadal e Ferrer. E’ la terza volta di fila che il Canada sceglie Vancouver per un match di Coppa Davis dopo un’assenza di 20 anni: sempre il Doug Mitchell Thunderbird Sports Centre, che dista circa 25 minuti dal centro della città, ha ospitato anche l’incontro perso lo scorso anno con la Francia per 4-1 al primo turno del World Group. Un modo per promuovere il tennis anche sulla costa Ovest visto che le altre due grandi metropoli canadesi, Montreal e Toronto, hanno già la Rogers Cup (il Masters 1000 maschile e il Premier femminile sono organizzati nella due città ad anni alterni). Sarà il primo confronto in assoluto in Coppa Davis tra Italia e Canada. Chi sono i nostri avversari? La star è Milos Raonic, 198 centimetri di potenza, ventiduenne numero 16 del mondo (best ranking 13), attualmente ha il migliore servizio del circuito, nato a Podgorica, naturalizzato canadese, ha il suo team personale e un coach spagnolo, Galo Blanco. Guidato dal capitano canadese Martin Laurendeau ci sono poi anche Vasel Pospisil, Frank Dancevic e lo specialista del doppio, appunto il qurantenne Daniel Nestor.