N NE EW WS SL LE ET TT TE ER R5 51 1--2 20 01 11 1 ________________________________________________ NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO MEGA TRUFFA, DANNI ALLE MELE ALTOATESINE La maxi truffa del biologico dell’altra settimana ha causato una serie di ripercussioni sui mercati esteri. A testimoniarlo è Dietmar Franzelin, direttore commerciale di Bio Sudtirol di Lana (Bolzano), cooperativa fondata nel 1990 e attualmente con 187 produttori associati, specializzata nel biologico e facente parte del consorzio altoatesino Vog. “Subito dopo la diffusione delle notizie riguardanti lo scandalo”, afferma Franzelin, “in poco più di mezza giornata abbiamo ricevuto molte e insistite richieste di informazioni da parte di diversi clienti che volevano capire cosa era successo pretendendo, come logico, garanzie. Alcuni giorni dopo la vicenda, venerdì 9 dicembre, alcune catene distributive tedesche - per precauzione - hanno ritirato dagli scaffali i nostri prodotti, sebbene non c’entrassero nulla con la vicenda. Abbiamo avuto un rilevante danno d’immagine immediato, così come per le vendite: abbiamo registrato almeno una perdita di cinque bilici di merce invenduti”. “Solo quando si è compreso che il problema era circoscritto al settore del grano e delle farine – aggiunge il manager di Bio Sudtirol - gli ordini sono lentamente ripartiti. Da martedì scorso la situazione è migliorata, anche se ora ci sono stati alcuni problemi con il mercato francese”. “Su questa truffa - ahimè - in Germania – continua Franzelin – i commenti negativi su blog e organi di informazione si sprecano. Questa vicenda rischia di affossare l’immagine del settore biologico italiano all’estero. Ora serve fare chiarezza, punire in maniera esemplare i colpevoli, riformulare le regole creandone di più rigide ed effettuare monitoraggi ancora più accurati. Il Ministero deve difendere le migliaia di aziende sane, oneste e capaci, come la nostra, che rischiano di venire fortemente penalizzate a causa di qualche pecora nera”. (dal Bollettino Bio di Greenplanet - dicembre 2011) BANCA ETICA: LA MANOVRA COLPISCE I PICCOLI AZIONISTI: URGONO MODIFICHE PER EVITARE DI PENALIZZARE LA FINANZA ETICA La manovra economica appena approvata contiene misure penalizzanti per i piccoli azionisti e per la finanza etica. Queste misure - se non saranno riviste con provvedimenti adeguati – rischiano di frenare la crescita, anche in Italia, di forme di democrazia economica basate sull’azionariato diffuso, come Banca Popolare Etica. In particolare Banca Etica, che con Etica SGR rappresenta il primo Gruppo bancario italiano interamente orientato ai principi della finanza etica, è preoccupata per il modo in cui è stata disegnata la nuova imposta di bollo sugli strumenti di risparmio. La nuova imposta riguarderà azioni, obbligazioni, titoli di Stato, fondi d'investimento, conti titoli e polizze, con la sola esclusione di conti correnti, fondi pensione e conti deposito. Questi ultimi in particolare, andrebbero coerentemente equiparati alle altre forme di investimento. L'inserimento dell'imposta minima di 34,20 euro annui per tutti gli investimenti fino a 34 mila euro è una misura iniqua che penalizza tutta la platea dei piccoli risparmiatori. Dai 34 mila euro in su l’imposta è per tutti dell’0,1 per cento nel 2012 e dello 0,15 per cento a partire dal 2013. Il provvedimento trascura il principio di progressività del sistema fiscale sancito dalla Costituzione Italiana. E’ evidente che una tassazione dello 0,1 per cento avrà un grande impatto per i piccoli investitori e sarà quasi impercettibile per chi investe cifre ingenti; inoltre è stato fissato per tutto il 2012 un tetto per cui nessuno pagherà più 1.200 euro annui. Il tetto decadrà nel 2013, ma a quel punto i grandi investitori avranno fatto in tempo ad esportare i loro capitali verso qualche “paradiso fiscale”, come del resto sta già accadendo. Banca Etica ha circa 36mila soci, in gran parte persone fisiche, molte delle quali partecipano al capitale della Banca per un importo inferiore a 1.000 euro. Sono piccoli azionisti, sono la dimostrazione concreta che può esistere nel nostro Paese un’economia partecipata e promossa dal basso. Ci rammarichiamo nel vedere che ancora una volta le nuove norme non fanno alcuna distinzione tra quegli investimenti speculativi che hanno contribuito a innescare la crisi e gli investimenti che hanno permesso invece di continuare a sostenere le imprese sociali e le organizzazioni della società civile. Crediamo ci sia spazio per provvedimenti innovativi a sostegno delle politiche di welfare nel nostro paese, a partire dagli incentivi per la capitalizzazione delle imprese sociali. Banca Etica è consapevole che la crisi è molto seria e apprezza l'impegno del governo verso una maggiore trasparenza in ambito finanziario, testimoniata anche dalla sostanziale abolizione del segreto bancario, così come accoglie con favore i pronunciamenti del Presidente del Consiglio a sostegno dell'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. Ma reclama maggiore equità da perseguire attraverso una tassazione progressiva e che premi chi investe in modo responsabile e sostenibile e penalizzi invece chi specula. Nell’immediato, Banca Etica chiede al Parlamento e al Governo di modificare le norme introducendo l’esenzione dall’imposta di bollo per gli investimenti fino a 5mila euro per favorire le iniziative di democrazia economica e la partecipazione popolare nelle società di capitali. (da BancanotENEWS - dicembre 2011) Il Prof. Giuseppe Altieri, noto Agroecologo, ci ha inviato questo opuscolo scientifico divulgativo sulle "Eccellenze biologiche dell'Umbria" (scaricalo cliccando QUI) L'opuscolo è stato realizzato dallo Studio Agernova per il Convegno "Cibus in primis", tenutosi a Todi presso l’Istituto Agrario "A. Ciuffelli" lo scorso 9 giugno, nell'ambito dell'omonimo progetto "Conosciamo le eccellenze biologiche dell'Umbria", finanziato della Regione Umbria (Legge 38/2003), attraverso un gruppo di Produttori Biologici Umbri. Il progetto promuove attività di informazione dei consumatori sull'agricoltura e gli alimenti biologici tipici della tradizione locale, e si rivolge in particolare ai dirigenti scolastici, ai responsabili dei servizi mense e nutrizionisti dei comuni e della Regione Umbria, alle ASL, agli Ordini Professionali, alle Associazioni di categoria agricole e del settore Biologico, dei Consumatori e ai Dirigenti Ministeriali di riferimento (Agricoltura, Salute, Ambiente, Economia). Divulgate le preziose informazioni contenute, per il bene nostro e dei nostri figli, e AUGURI PER UN 2012 “AGROECOLOGICO” dallo STUDIO AGERNOVA, Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca Loc. Viepri Centro 15 - 06056 MASSA MARTANA (PG) FONO: 075-8947433 – CELL: 348-8077101 VEGAN FOLIE’S: PASTICCERIA A PARIGI Da pochi giorni ha aperto Vegan Folie’s: prima pasticceria vegan a Parigi! E per quanto ne sa la sottoscritta anche in tutta la Francia! È con grande entusiasmo e trasporto che vi parlo di questa nuova, piccola, dolce, curatissima boutique! Infatti sono delle persone speciali che l’hanno concepita, studiata e realizzata nei minimi particolari: Amandine, sorridente e grande ragazza dai lunghi capelli neri, Laura, scricciolo magrolino dalla volontà di ferro e dalle provate competenze culinarie, Sébastien, vegan inside, rigido solo nella perseveranza e nella ricerca della perfezione. Conosco Laura e Sébastien da un po’ di tempo, Amandine un po’ meno, sapevo già da qualche mese che stavano preparando “una sorpresa” per tutti i vegan, conoscendo il loro amore per la cucina vegan e per le buone cose era sicuro che sarebbe stata una pasticceria: tutti nell’ambiente lo speravano! Infatti è da anni che con il loro sito VG-Zone.net ci fanno sognare, ci regalano ricette meravigliose e ci parlano di tante cose utili per i vegan. Una pasticceria sarebbe stata il logico sviluppo di tanto preciso e puntuale lavoro di informazione. È qui che entra in scena Amandine, che fa convergere tutte le idee e le potenzialità in un bel progetto, nero su bianco (tanto nero chic visti i gusti estetici dei nostri amici) l’avventura inizia, lasciandoci tutti col fiato sospeso, fino all’agognata conferma: il giovedì di due settimane fa “Vegan Folie’s” apre le sue porte ai golosi di Parigi! Tutti ci speravamo: poter vedere una pasticceria vegan aprire prima di Natale era un sogno che si realizzava! Anche perché questi ragazzi di cui vi ho parlato sono molto conosciuti nell’ambiente vegan francese, per la loro competenza, la precisione, l’amore del dettaglio, il rigore, il buon gusto: una garanzia di successo e di riuscita! Oramai ho perso il conto delle volte che ci sono andata e non sono ancora riuscita ad assaggiare tutto! Vegan Folie’s è specializzata in cupcake dolci e salati e pasticceria anglosassone in genere, quindi anche brownie, coockie, cheesecake… i cupcake salati hanno diversi sapori: topping al curry e piselli nell’impasto, al sapore di falafel con crema di hummus per il libanese, l’italiano ha una morbidissima e saporitissima crema di pomodori secchi. I cupcake dolci sono ancora più belli, lì la fantasia di Laura nel decorarli si scatena: crema alla lavanda con pezzi di albicocca, altri al cioccolato, decorazioni colorate e paillette… senza dimenticare i cheesecake: ne ho assaggiati tre, vaniglia e frutti di bosco, cioccolato e crema di arachidi, vaniglia e crema di marroni… ovviamente anche qui ci sono i menù che permettono di risparmiare prendendo anche una bibita o a partire da un certo numero di cupcake acquistati, ma il punto forte rimane senz’altro la qualità del prodotto, la sua bontà e la bella presentazione. Come vi dicevo questi ragazzi non sono abituati a fare le cose alla leggera, allora i compiti sono ben divisi: Sébastien si occupa della parte Internet, del sito e dell’immagine, Laura è in cucina a frullare, riempire pirottini e tasche da pasticciere, Amandine è dietro il banco ad elargire sorrisi e servire dolcetti deliziosi senza essere avara di spiegazioni e cortesia. Infatti molto c’è da dire su questa attività per niente come le altre: le materie prime utilizzate sono al 100% vegetali e al 99% da coltivazione biologica, solo alcune decorazioni non lo sono infatti, in quanto impossibile trovarle certificate biologiche, ma l’attenzione è sempre al fatto che non derivino da animali, i coloranti sono naturali (il verde dalla clorofilla, il rosso dalla rapa, il giallo da curcuma o zafferano…). I contenitori sono in cartone riciclato e non vengono fornite shopper, anzi i clienti vengono incentivati a portarsi la loro borsa per fare gli acquisti, le vernici e i materiali utilizzati per rinnovare i locali sono senza prodotti di origine animale e ecologici, così come anche i detersivi usati per la manutenzione dei locali che sono vegan, le farine vengono acquistate da un mulino che le produce in una regione molto vicina a Parigi e tutto è curato nei minimi particolari, pensato per evitare sprechi ed essere in linea con la scelta di vita che i titolari di questa boutique hanno già fatto molti anni fa. La boutique è piccolina, semplice ma curata, con le pareti tutte nere e una grandissima tenda verde sul fondo, il logo anche è verde, alle pareti due piccoli quadri-composizioni di vegetali veri, tutto è pensato per essere grazioso ma al tempo stesso semplice e pratico, lineare ma gradevole. Avrete capito che ne sono entusiasta vero? L’unico neo in questa oasi di perfezione è… che se non ci si affretta ad andare (o a telefonare per fare le prenotazioni) i tanto desiderati dolcetti finiscono subito!!! Quindi se prevedete di passare da Parigi affrettatevi! Non potete perdere queste delizie, che, quasi me ne dimenticavo, sono anche certificate VeganOK! Vegan Folie’s (Le follie sono le uniche cose che non si rimpiangono mai – Oscar Wilde) 53, Rue Mouffetard -- 75005 Parigi -- Web: www.veganfolies.fr (da www.promiseland.it - dicembre 2011) AREE PROTETTE, BILANCIO 20 ANNI DOPO Passati da qualche giorno i 20 anni dall'approvazione della Legge quadro sulle aree protette (Legge 394 del 6 dicembre 1991), il WWF ha ricordato la ricorrenza facendo un bilancio con la presentazione di un dossier sulle aree protette italiane e rendendo noti i risultati del sondaggio demoscopico “L'Italia dei Parchi”, realizzato da ISPO Ricerche. Secondo il sondaggio, gli italiani sono un popolo amico delle aree naturali protette, che le conosce (67%), riconosce la loro importanza per il benessere umano (98%) e per l’economia del Paese (84%), una percentuale significativa (50%) sarebbe addirittura disposto a versare un contributo specifico allo Stato per finanziare la loro gestione. Una percentuale molto significativa se consideriamo i tempi che corrono e l’annuncio della prossima manovra economica del Governo. I Parchi costituiscono un patrimonio inestimabile che, tra difficoltà e successi, tutela oggi oltre il 10,42% del territorio italiano ed è riuscito a salvare dall’estinzione specie rarissime come il camoscio d’Abruzzo e l’orso bruno, il lupo, il gipeto, il pino loricato. Le percezioni positive aumentano tra i giovani, gli istruiti e chi quei parchi li ha visitati per davvero (il 44% degli 800 intervistati). Senz'altro sull'aumento di consapevolezza dei cittadini molto ha influito l'impegno dei gestori delle aree protette nel renderle fruibili e farne conoscere i valori. La Legge 394, riconosce il WWF, è stata cruciale per questa svolta nell'approccio alla conservazione della natura. Si pensi infatti che negli anni '80, quando ancora l'Italia non aveva una legge sulle aree protette, la percentuale di territorio tutelato arrivava appena all'1% mentre solo pochi anni dopo l'approvazione della Legge 394 si è superato il 10%. La Toscana, insieme ad altre Regioni, anticipò la 394 creando con apposite leggi tre parchi regionali, ma solo dopo il recepimento della 394 nell'ordinamento regionale (con la legge regionale 49 del 1995) si è dotata di un vero e proprio sistema di aree protette, che oggi conta 3 parchi nazionali, 3 parchi regionali, 2 parchi provinciali, 34 Riserve naturali statali, 46 Riserve naturali regionali e 58 Aree Naturali protette di Interesse Locale. A queste si aggiungono le 17 Oasi WWF, che spesso coincidono o lavorano in sinergia con le altre aree protette. Nell'insieme, la Toscana può vantare di avere oltre il 10% del territorio sotto tutela per le future generazioni, con una rete di aree protette conosciute e fruite dagli amanti della natura di tutta Italia e non solo. Molti anche i progetti di conservazione realizzati dagli enti gestori, quali quello per la tutela degli habitat dunali e retrodunali nel Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, quello per la reintroduzione del falco pescatore nel Parco della Maremma, fino alla creazione e riqualificazione di zone umide in alcune Riserve naturali. Rimangono però alcuni elementi critici da affrontare e risolvere: non tutte le aree protette godono dello stesso livello di tutela e gestione (alcune ANPIL in particolare sono presenti solo sulla carta o poco più); resta ancora un forte sbilanciamento della spesa verso gli investimenti in strutture e infrastrutture, necessarie inizialmente per far conoscere e accettare un'area protetta ma che devono essere affiancate da un impegno concreto verso la risoluzione dei problemi di conservazione; permane ad oggi una scarsa capacità del mondo delle aree protette ad inserirsi con forza e decisione nella pianificazione degli altri settori guidandone gli sviluppi (si pensi al caso eclatante dei rapporti fra Parco e cave nel Parco delle Apuane), una ancora bassa propensione ad interagire per realizzare progetti di area vasta o semplicemente per favorire lo scambio di buone pratiche, e la mancanza di un adeguato sistema di monitoraggio degli obiettivi di conservazione; alcune aree del territorio toscano, fondamentali per la conservazione, sono a tutt'oggi non adeguatamente protette, come accade per zone umide di importanza internazionale quali il Padule di Fucecchio e il Lago di Chiusi o per comprensori forestali peculiari come quelli del Farma-Merse e l’area Monte Argentario, identificata come target all’interno del Piano d'Azione regionale per la Biodiversità. A conclusione di questo piccolo bilancio, non bisogna dimenticare comunque quanto la Toscana sta facendo e ha fatto in questi ultimi anni per le aree protette e la conservazione della biodiversità: proprio in questi mesi si è concluso il processo che ha portato in tre anni alla stesura del Piano d'Azione regionale per la biodiversità, che ha focalizzato le problematiche ancora esistenti ed individuato le azioni prioritarie per risolverle: in questo le aree protette avranno senz'altro un ruolo di primo piano ed esperienze da condividere e diffondere. (da Bioagricultura Notizie - dicembre 2011) GIORNALISTA E PARTIGIANO, CI HA INSEGNATO LA LIBERTÀ Un ricordo di Giorgio Bocca E’ molto difficile cercare di non essere banali nel parlare di Giorgio Bocca, che è stato un grande giornalista e un partigiano per sempre, ma non solo, lui è stato ben di più. Sempre coerente con le sue idee, nessun problema ad ammettere, quando accadeva (poche volte), di aver preso una cantonata. Nessuno come lui ha raccontato il mondo del lavoro dal punto di vista di chi tutte le mattine entra in fabbrica, il “posto” tanto amato quanto odiato, attorno al quale ruota la vita, non solo dell’operaio e della sua famiglia, di un Paese intero. Bocca ci ha insegnato che il “posto” va rispettato e che i padroni non sono tutti uguali. Il migliore nella cronaca della Seconda Repubblica e del suo “dittatore, ma di nuovo tipo”. La sua penna, priva di aggettivi e carica di verità, mai al servizio del compromesso, come quella volta quando lavorava per l’Europeo e Mattei, il presidente dell’Iri, aveva tolto la pubblicità alla Rizzoli per certi articoli apparsi su Oggi. Con un intervento di Nenni tutto tornò a posto. A dimostrazione della ripresa del rapporto, il direttore disse a Bocca di scrivere un pezzo sulla Persia dove Mattei aveva stipulato un importante contratto petrolifero. Il giornalista incontrò un alto funzionario dell’Eni che lo informò, come cosa naturale, che erano già stati pagati l’albergo, i biglietti dell’aereo, automobili, accompagnatori. La risposta fu immediata: “Mi spiace, ma non voglio collusioni economiche con l’Eni”. Bocca con i suoi articoli e i suoi libri ha aiutato il cittadino a capire chi è realmente Silvio Berlusconi, seguendolo passo dopo passo, violenza dopo violenza, balla dopo balla, fino alla sua inevitabile caduta, avvenuta grazie agli stessi italiani, prima sedotti dall’imprenditore fattosi dal nulla, capace di diventare un grande dell’impresa e dell’editoria, che rispetto alla politica degli Occhetto, dei De Mita, alla corruzione dei Craxi, sapeva di nuovo, che non si è mai preoccupato né della cultura né della morale. Gli italiani inutilmente avevano sperato che dopo Tangentopoli “il signore dei telegatti e della stampa colorata o rosa o gialla”, portasse benessere. “Berlusconi”, ha scritto Bocca, “non ha saputo o voluto essere un dittatore sanguinario, torturatore feroce. Ha pensato di poter sostituire i plotoni di esecuzione con il fango della diffamazione e le persuasioni della corruzione…Come dittatore di nuovo tipo Berlusconi ha usato le armi di cui era ben fornito: il denaro e la stampa gialla. Era dagli anni Venti, dalla nascita del fascismo, che un aspirante tiranno preferiva la diffamazione dell’avversario all’intimidazione fisica”. Ho avuto la fortuna di incontrare Giorgio Bocca tante volte, soprattutto per lavoro. Non ho conosciuto il Bocca, taciturno, spigoloso, un po’ scontroso, come spesso veniva descritto. Ogni volta che lo chiamavo per un’intervista per Il Fatto di Enzo Biagi o per una partecipazione a Che tempo che fa rispondeva sempre “presente”. Un giorno parlammo a lungo del suo rapporto con la tv. Negli anni Ottanta aveva realizzato alcuni programmi nelle tv di Berlusconi, che allora si vantava di aver preso la nazionale del giornalismo. Insieme a Bocca facevano parte della squadra: Guglielmo Zucconi, Arrigo Levi, Enzo Bettiza, e Indro Montanelli dirigeva il Giornale. Bocca mi chiese, sapeva che lavoravo da anni con il suo amico Enzo Biagi: “Come fa Enzo ad essere così bravo anche in tv. Io ero negato”. Poi aggiunse: “Non mi hanno mai aiutato, non mi indicavano neanche quale telecamera dovevo guardare”. Gli chiesi come mai avesse smesso di farla. Lui rispose: “Berlusconi mi ha licenziato”. “Non ci posso credere”, replicai. “Ti racconto come avvenne: mentre stavo registrando, entrò in studio Confalonieri che mi invitò a cena a casa sua la sera stessa. Arrivai con la mia signora all’ora stabilita. Ci accomodammo a tavola, notai due sedie vuote, una alla mia destra. Poco dopo arrivò Berlusconi con Veronica Lario che aveva portato un formaggio fatto da lei, immangiabile. Il Cavaliere salutò e diede a mia moglie un mazzo di fiori, ovviamente in argento. Verso la fine della cena Berlusconi mi disse tra una battuta e l’altra, con la bocca piena di cibo: ‘Caro Bocca, tu non hai bisogno di soldi, con Repubblica guadagni bene. I tuoi articoli fanno incazzare molto Craxi. Io ho bisogno di lui, mi spiace, ma non ti rinnovo il contratto. Poi si girò verso la persona seduta alla sua destra. Da allora non ho mai più fatto televisione”. Era un Berlusconi ancora lontano dalla fondazione di Forza Italia. Con il politico Berlusconi Bocca non avrebbe mai lavorato nelle sue televisioni, infatti quando “scese in campo” il “Provinciale” abbandonò la casa editrice Mondadori: “Non posso scrivere male di Berlusconi e contemporaneamente prendere i suoi soldi”. Fu uno dei pochissimi a farlo in questi lunghi diciassette anni. Ha scritto Bocca: “Il berlusconismo non è stato un rifacimento del fascismo: diversissime le condizioni economiche e i rapporti internazionali, ma del fascismo ha ripetuto le esitazioni e i pentimenti che fecero dire a Goebbels che Mussolini non aveva la statura dei grandi dittatori, non era il capo che ‘faceva la storia’ come Hitler o Stalin”. “La ripresa della libertà di stampa”, ha scritto Bocca, “passerà, probabilmente, se non per un ritorno alla povertà, per un rifiuto della ricchezza soffocante e stravolgente”. Lui, come Biagi e Montanelli, ci ha insegnato cosa significa essere liberi, sempre. (scritto da Loris Mazzetti su Il Fatto Quotidiano - dicembre 2011) PADOVA PROMEX: CORTELLA CONFERMATO ALLA GUIDA DELL'AZIENDA CAMERALE Oggi pomeriggio la Giunta dell’ente camerale padovano ha nominato il nuovo Consiglio di amministrazione di Padova Promex. Il nuovo CDA dell'Azienda Speciale della Camera di Commercio di Padova, dedicata alle attività internazionali e costituita con l'obiettivo di assistere il sistema economico imprenditoriale padovano nell'affrontare il mercato globale, risponde alla nuova normativa sulla riduzione dei componenti del Consiglio, che è stato perciò ridotto a 5 rappresentanti rispetto agli 8 della precedente squadra; fra questi cinque si registra con soddisfazione una new entry “rosa”. Il nuovo CDA è infatti composto da: Mario Cortella (Presidente), Patrizio Bertin, Severino Beo, Lamberto Toscani e Anna Maria Rossi (consorte del nostro caro amico e fornitore Francesco Barduca). Alla neo-eletta vanno gli auguri di tutto El Tamiso: buon lavoro!! (da www.padova24ore.it - dicembre 2011) Come Augurio per un 2012 che possa essere foriero di novità e cambiamenti, Biorekk ci segnala un articolo, scritto di recente da Francesco Gesualdi, sul tema del lavoro nella società di oggi: "Il lavoro che cambia, il lavoro che manca: opportunità o minaccia?" e ripreso dal sito del Des Brianza. Buona lettura e buone riflessioni. TIRIAMO FUORI LA GRINTA ANCHE SE CERCANO DI PIEGARCI: ABBIAMO LA FORZA INTELLETTUALE PER RIDARCI UN FUTURO DI SERENITA' Ce ne stanno facendo di tutte per piegarci: poi lo spread BTP/BUND, poi la sfiducia dei nuovo che dovrebbe risolvere tutto. Perché a riparlare di valori fondanti? E' la nostra qualcosa di positivo per il futuro! prima i titoli spazzatura, poi una crisi dopo l'altra, mercati, poi il vecchio Governo che non piace, e il nessuno fa l'autocritica e incominciamo finalmente umanità che deve vincere e dobbiamo fare tutti E’ dal 2008 che siamo coinvolti in una bagarre senza precedenti, fatta di sfiducia, di inganni, di dimenticanze, di crisi diffusa e irrisolta, … senza che si sia fatta un’autocritica seria e si siano poste le basi per ripartire. Il nostro Paese è vissuto in una discrasia pazzesca, dove si sono persi tutti i valori: da una parte la classe politica e il grande capitale sempre più distanti dalla gente, entrambi come avvitati su se stessi senza più avere la capacità di guardare al Paese reale e di guidarlo con regole sagge e dall’altra noi, i cittadini del più dolce Paese del mondo, sbandati, intristiti, pessimisti e senza volontà di riscatto. E’ ora di dire basta a questo sistema, dobbiamo ogni giorno fare qualcosa per tirare fuori la grinta anche se cercano di piegarci, non dobbiamo farci sopraffare ma dobbiamo impegnarci affinché le regole sane tornino ad improntare la vita di tutti i giorni. Soltanto i più sprovveduti o i più distanti dalla realtà potevano pensare che tutto questo sarebbe mai successo o che, dimenticando l’economia reale e portando avanti l’inganno finanziario fatto di effimero e di rozzamente speculativo, ci sarebbe sempre stata da qualche parte una “risorsa nascosta” che avrebbe rimesso tutto in ordine, senza rompere definitivamente il meccanismo perverso. E dire che da un lato l’avvento irreversibile del mercato globale e dall’altro il disequilibrio sociale di un mondo diviso in due parti (quella che è sempre vissuta sopra le righe ed oggi è in crisi e quella che vive in crisi permanente, perché è sempre stata tenuta sotto le righe dalla prima, con i mancati aiuti, le guerre, le malattie non curate, il sottosviluppo, le speculazioni,…) erano chiari e precisi indicatori della pseudo catastrofe di oggi. Non serve però piangere sul latte versato e recriminare contro la politica (non abbiamo forse eletto democraticamente tutti i governi in questi ultimi sessant’anni?) o contro i potentati economici, che si sono disinteressati della nostra realtà o contro i sindacati, che via via hanno perso ogni rappresentanza di base autogemmandosi per diritto i vertici: bisogna voltare pagina, una volta per tutte, con molto senso civico e grande considerazione per il "sociale”. Chiediamo a questo nuovo Governo, fatto di tecnici anche simpatici e così diversi dal modello del “politico” cui eravamo abituati da decenni, di ridare le carte in modo onesto, senza barare, e ridisegnare un modello di sviluppo serio, adeguato, concreto, reale e plasmato sulle esigenze vere della comunità. Senza inganni e senza perpetrare sotto altre forme quello che si è fatto in passato. Si deve ripristinare il massimo rispetto per l’ umanità, la solidarietà e la dignità dell’ uomo, senza renderlo oggetto o strumento di speculazioni giustificate dalla crisi. E’ da questo rispetto per la dignità dell’uomo che mi piacerebbe si ripartisse una volta per tutte, non dalle favole, dagli intrighi o dagli illusionismi: da ragazzo al Ginnasio ho pianto leggendo le sofferenze dei lager nei libri di Primo Levi, oggi ho fatto la stessa cosa vedendo i bimbi della Palestina o i senza tetto morti per il freddo nelle nostre grandi città. Penso che rimettere al “centro” l’uomo non sia utopia, ma un segnale di maturità laica della Politica, dell’Imprenditoria e del Sindacato, le tre forze che a livello decisionale possono davvero mutare le situazioni, se mutano il loro modo di essere, con scelte di fondo di largo respiro e con la valorizzazione delle risorse sane che ogni Paese del Mondo libero possiede. Nei miei corsi di formazione sulla Cultura del Cibo definisco le contraffazioni alimentari come la truffa che viene fatta al Consumatore ogni volta che riceve un cibo che non vale il prezzo pagato. Come il Consumatore così il nostro Paese: non abbiamo bisogno di ulteriori "contraffazioni" dopo quelle del passato, ma di un riferimento forte ai valori sani della Società. La crisi c'è e lo sappiamo, ma ribadirlo ogni giorno, soprattutto con i toni allarmistici dell’ informazione serve soltanto a togliere la volontà e la speranza ai più deboli, che ormai sono la moltitudine: a chi giova ogni giorno sbraitarci i differenziali tra BPT e BUND o se la borsa sale o scende (tra parentesi qualcuno dovrebbe spiegarci perché, per esempio, i titoli bancari un giorno perdono il 4% e il giorno dopo recuperano il 5%, o viceversa)? Ogni Centro di Potere deve decidere strategie non casuali, ma realmente mirate alla creazione, nel tempo, di uno zoccolo duro di stabilità e di benessere, riposizionato sulla solida realtà. Non sono un economista, anzi per essere coerente con le mie idee di servizio e di rispetto per l’uomo ho sempre preso grandi bastonate, ma penso che la qualità della vita continuerà a peggiorare se non si risolveranno con un nuovo modello di sviluppo le diseconomie strutturali e finanziarie, insite ormai in ogni singola attività di questo mercato “speculativamente” globale. Naturalmente da un nuovo modello di sviluppo dell’ economia deve nascere anche un nuovo modello di Consumatore, più consapevole, più desideroso di informarsi e più cosciente che dal riposizionamento dei suoi consumi deriverà un nuovo momento di benessere e di serenità sociale per tutti. Vanno ridate prospettive ai giovani, ma i giovani devono ridiventare parte attiva della Società, non adattarsi ad essere comprimari o comparse nel mondo del lavoro e fare programmi in cui siano valorizzate anche le proprie "sane" ambizioni personali. Ogni giovane deve ricordare che “aiutati che il ciel ti aiuta” non è un proverbio arido ma una Regola dell’ Essere e deve rivedere certi stili di vita inutili, che fanno ormai parte del vecchio mondo caduto con la crisi, e riscoprire anche nuove forme di divertimento (una buona cena in compagnia, una festa in casa, una passeggiata a guardare le vetrine, una gita serena con gli amici, ….) meno a rischio di incidenti automobilistici o di effimeri piaceri a notte inoltrata e relative schiavitù. Va rivalutata da parte di tutti anche la vita “in famiglia”, quest’ultima non intesa come una coercizione della libertà individuale in una sovrastruttura organizzata, ma come l’alveo naturale in cui ristabilire rapporti sociali tra le persone, equilibrio di consumi e di investimenti economici, gesti d’amore e di solidarietà. Va ridata forza e programmazione ad una Nuova Agricoltura “sana” legata al territorio ed alla missione di produrre cibi “puliti” per i Consumatori, senza cedere alle tentazioni dei mercanti di veleni, che propugnano facili guadagni ed altrettante sofisticazioni. L' Agricoltura ed il Turismo devono recuperare la “creatività” nella programmazione, che è mancata in questi ultimi anni, accorpando finanziamenti fino ad oggi distribuiti a pioggia, gestendo economie di scala e massimizzando gli investimenti per produrre concretezza e risultati tangibili in termini di occupazione e di ritorni economici mirati per questi settori, cui il nostro Paese è particolarmente vocato. Al di là della sana utopia che spesso sentiamo citare e contro il pessimismo dilagante, noi abbiamo un'infinità di risorse da mettere in campo, che probabilmente altri Paesi non hanno. La crisi c’è ma non parliamone più, la saggezza popolare dice “dopo il brutto viene il bello”: siamo un Grande Paese Civile con una Magnifica Forza Intellettuale e sicuramente sapremo guardare al futuro con ottimismo e con determinazione e guadagnarci, tutti insieme, un briciolo di serenità. La notte, ormai, ci addormentiamo tutti con un po’ di malinconia per questa atmosfera di incertezza diffusa e impalpabile, ma…quando mi sveglio il mattino ho voglia di pensare positivo, perché ce la possiamo e ce la dobbiamo fare! (da www.laculturadelcibo.it - dicembre 2011) El Tamiso augura a tutti un felice 2012 !!!