llaa RReeppuubbbblliiccaa SABATO 10 NOVEMBRE 2012 TORINO ■ II BUFERA SULLA REGIONE CRONACA Il Pdl “L’Aress va chiusa perché spreca troppi soldi” Nuova grana per la Regione Pedrale: “È un doppione dell’assessorato” STEFANO PAROLA SARA STRIPPOLI ULTIMO fronte della guerra che si sta combattendo nella maggioranza di Roberto Cota riguarda l’Aress, l’agenzia regionale della salute diretta da Claudio Zanon. Ieri in commissione bilancio Pdl e Progett’Azione, questa volta alleati, ne hanno chiesto l’abrogazione. A firmare la proposta sono il capogruppo del Pdl Luca Pedrale, Massimiliano Motta, tutto il gruppo del Pdl e Progett’Azione, il gruppo misto e i Verdi Verdi di Lupi. Spiegano: «L’assessore Elena Maccanti ha presentato il piano di dismissione delle partecipate, tracciando un quadro drammatico della situazione. Riteniamo che in questo momento, in cui il debito della Regione è così ingente, si parla di 10 miliardi di euro, sia necessario riflettere anche sui costi dell’Aress. Che pesa sui conti della Regione quattro milioni e mezzo all’anno. Se si deve risparmiare lo si faccia su tutto». I consulenti capaci che lavorano all’agenzia, chiarisce Pedrale «potrebbero essere spostati all’assessorato alla Sanità. Non vogliamo certo che si perdano competenze importanti, ma nello stesso tempo eliminiamo l’agenzia. D’altronde abbiamo constatato che l’agenzia, nata con finalità puramente tecniche, negli ultimi anni ha svolto un ruolo sempre più politico, andando a sovrapporsi con la linea dell’assessorato». L’emendamento di abrogazione non è stato votato, ma sarà discusso nella riunione di maggioranza sulla sanità di mercoledì prossimo. L’opposizione condivide la valutazione e anche il Pd presenterà un emendamento che chiede l’abrogazione di Aress e di Scr. Roberto Cota non batte ciglio, per ora non esprime giudizi, si limita a confermare che il dibattito dovrà essere condotto in maggioranza. Claudio Zanon invece è perplesso sulle vere motivazioni che avrebbero ispirato la proposta: «Le ragioni non possono esse- L’ Zanon: “Se vogliono eliminarci è per altri motivi abbiamo già tagliato il bilancio di oltre un milione” re i nostri costi, visto che abbiamo ridotto le spese di un milione di euro. Alla fine dell’anno spenderemo solo tre milioni e mezzo». I dati che circolano sul nostro bilancio sono falsi, insiste. E incalza: «Probabilmente il nostro pia- RIVALI Claudio Zanon direttore dell’ Aress e l’assessore Massimo Giordano Giordano annuncia che manterrà la massima trasparenza nelle trattative con gli eventuali soci privati del Csi no di riorganizzazione della rete sanitaria dà fastidio a qualcuno. Noi peraltro lavoriamo soltanto su commissione dell’assessorato». Prosegue intanto il dibattito sul Csi Piemonte, ancora ieri al centro di un’accesa discussione in commissione consiliare. Giovedì l’assessore alla sanità Paolo Monferino aveva confermato l’esistenza dell’interesse di più di un’azienda privata ad entrare nel consorzio informatico. L’assessore all’innovazione Massimo Giordano ha polemizzato duramente prendendo le distanze dai comportamenti del collega di llaa RReeppuubbbblliiccaa SABATO 10 NOVEMBRE 2012 ■ III TORINO L’intervista Reschigna (Pd) ironizza: “Hanno cambiato lo Statuto senza avvisare” “Questa giunta ormai è un cda e Monferino ne è il padrone” SARA STRIPPOLI «Q UELLA di Cota non è una giunta, ma un consiglio di amministrazione. È stato forse modificato lo Statuto della Regione e non ce ne siamo accorti?». Dopo l’ultimo scontro sul Csi e la presentazione del piano sui fondi immobiliari per la vendita del patrimonio delle ‘‘ ,, È lui che si occupa delle questioni strategiche. Il presidente ormai è solo il legale rappresentante e gli altri assessori al massimo sono semplici membri LA SEDE La nuova sede dell’Aress in corso Regina Margherita. Il retroscena aziende sanitarie, il capogruppo del Pd Aldo Reschigna ridisegna i ruoli attuali all’interno della giunta che governa il Piemonte. Molto più simili, dice «a quelli che regolano i rapporti in un’azienda privata». Reschigna, sta dicendo che Paolo Monferino è il vero presidente della Regione? «Dico che il presidente è il legale rappresentante e l’assessore alla sanità è l’amministratore delegato che si occupa di tutte le questioni strategiche. Gli altri assessori sono semplici componenti di questo cda. Monferino e Giordano se le stanno dando di brutto e Cota non interviene neppure». Non crede che chi ha in mano i conti della sanità, l’80 per cento del bilancio, finisca inevitabilmente per doversi occupare a 360 gradi della salute dei conti della Regione? «Credo che chi dovrebbe occuparsi a 360 gradi della situazione regionale sia il presidente Cota. Monferino invece prima se ne esce dicendo che “La Regione è tecnicamente fallita” esprimendo un giudizio non solo sui conti della sanità, ma su tutto il bilancio della Regione. Adesso dice che ha contatti per la vendita del Csi. Il consulente Ferruccio Luppi, guarda caso indicato da Monferino, presenta un piano di vendita del patrimonio delle Asl, francamente inaccettabile. Mi pare evidente che è lui che ha in mano tutti i grandi nodi. Chi detta le regole è anco- ra lui e sembra evidente che il suo ruolo sia quello di tenere i rapporti fra l’amministrazione e le grandi aziende private». Se parla con molti direttori regionali le confermeranno che i costi del Csi erano altissimi. Le critiche di Monferino sui servizi del Consorzio non hanno qualche fondamento? «Non accetto la rappresentazione dell’assessore quando parla del Csi come di un carrozzone. La qualità dei servizi è indiscutibile, come è senza dubbio un fatto che il Csi abbia contribuito in modo significativo alla crescita dell’Ict in Piemonte. Ma cosa fa l’assessore? Proprio quando si sta facendo il massimo sforzo per ridare ossigeno al Consorzio, impegnato in un forte ribasso dei suoi costi, lui rema contro. Il direttore De Capitani ha spiegato al vostro giornale gli strani silenzi su alcuni affidamenti. E sui ritardi incredibili nella partenza del progetto per il sistema amministrativo centralizzato per le aziende. Eppure ci era stato detto che quello era un passo prioritario». © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuovo attacco all’assessore alla Sanità, ma il vero bersaglio della manovra è il governatore Giordano, prove di ribaltone In palio la leadership della Lega MARCO TRABUCCO ER me non c’è nessun problema. La riforma è stata approvata e si va avanti» dice Roberto Cota. La riforma è quella del Csi e non sarebbe stata nemmeno così importante, in fondo, se improvvisamente non fosse diventata il banco di prova di tutte le divisioni della giunta. E della maggioranza. Tutti contro tutti, o quasi. Con due assessori l’uno contro l’altro armati, Massimo Giordano, l’amico di sempre del Governatore diventato dopo due anni di governo il suo più pericoloso rivale nella Lega piemontese, contro Paolo Monferino il tecnico voluto fortemente da Cota e che, dice l’opposizione, è ormai l’amministratore delegato della giunta. Due uomini «quasi» soli, almeno in apparenza con Giordano che della giunta di centrodestra doveva essere l’uomo forte, ormai relegato al ruolo quasi tecnico di assessore alle attività produttive. Ma che nella Lega con la vittoria di Maroni, cui si è da tempo legato, ha acqui- «P stato potere e influenza. E Monferino, decisionista ad oltranza, incurante, e talvolta sprezzante, nei confronti dei riti della politica, sempre più osteggiato dal Pdl di cui ha messo in luce la debolezza nei fatti, oggi, in Piemonte, l’impossibilità, ancor prima dell’incapacità, di condizionare davvero le scelte di Cota. E difeso solo dal governatore, almeno fino ad oggi, che proprio di Monferino ha fatto lo strumento per fare le sue riforme, il più possibile extraparlamentari e cioè al di fuori dell’aula di Palazzo Lascaris. Un gioco che non poteva andare avanti in eterno. E che appunto la vicenda Csi sta portando alla luce. E alla fine. I fatti, per capire: la riforma del Csi ha avuto il sì della maggioranza, compatta nei numeri, non nelle posizioni (a Burzi e a Progett’azione improvvisamente non piace) ieri mattina in commissione. Ed è quella scritta e voluta da Giordano. Con l’appoggio e i consigli di una parte importante del Pdl. Non di tutto il partito però. Non piace granché a Monferino, che l’ha osteggiata, nemmeno troppo in segreto. I LEADER Cota e Monferino il duo che guida la giunta piemontese Anche il Pdl è sempre più insofferente per il decisionismo dell'ex manager dell’Iveco E l’astensione di mercoledì dei rappresentanti delle Asl e dell’Arpa nel voto su quel piano durante il cda del Consorzio, pur fatta passare dall’ex ad di Iveco come un qui pro quo, in realtà ha avuto un preciso significato politico. Che Giordano ha capito e cavalcato, con astuzia. Ieri mattina in commissione infatti, irriso dal Pd che lo accusava di essere ormai un fantoccio senza rilievo nella giunta l’assessore novarese ha replicato secco: «Questa riforma è la riforma di tutta la maggioranza. Il mio riferimento è Cota. Se lui dovesse sconfessarmi, io farei un passo indietro». Il Governatore si è trovato spiazzato: sa infatti che dietro Giordano c’è, sempre di più, molta Lega piemontese che sopporta poco il decisionismo di Monferino: tocca a loro, a consiglieri e sindaci, infatti spiegare tagli di reparti e chiusure di ospedali nei territori. E non è così facile. Il malumore cresce anche perché poi, quei territori tra qualche mese dovranno votare. Lo stesso disagio percorre il Pdl: «Essere un buon tecnico non significa solo in- dividuare buone soluzioni - dice un importante esponente del partito - vuol dire anche creare le condizioni perché poi si realizzino. E per questo ci vuole la politica». Quella che a Monferino dà un po’ fastidio. E che fino a poco tempo fa, in fondo, dava fastidio anche a Cota. Adesso però il governatore ha bisogno della politica per tradurre in realtà le sue riforme. Per evitare il commissariamento della sanità da Roma, prima che i frutti del nuovo piano si vedano. Per cambiare il Csi, per fare la nuova legge urbanistica. Per mantenere il controllo sulla Lega piemontese di cui è segretario e che Giordano cerca di sfilargli. Magari per tentare di rivincere le elezioni quando ci saranno. Così, per non essere abbandonato anche dai suoi, sarà costretto a mettere un freno a Monferino. Dovrà trasformarlo da assessore tecnico in assessore politico. Lui lo sa e ci sta provando. Non è detto però che l’ex manager Fiat abbia voglia di indossare questo nuovo vestito. © RIPRODUZIONE RISERVATA Moncalieri Sit in della Cgil al Santa Croce Chiusura di Emodinamica, razionalizzazione dei servizi in oncologia e gamma camera: «Una situazione inaccettabile». Si è svolto ieri mattina davanti all’ospedale Santa Croce il volantinaggio della Cgil contro il ridimensionamento dei servizi sul territorio: «Avanti di questo passo che fine farà l’azienda sanitaria?», si chiede il presidente della Camera del Lavoro di Moncalieri Antonio Scibilia. Che ha aggiunto: «La chiusura di emodinamica non comporterà alcun risparmio per le casse regionali. E allora perché privare il territorio di un servizio di eccellenza senza alcun beneficio nemmeno contabile? In questo modo si disperdono soltanto professionalità costruite in [G. LEG.] tantissimi anni di storia». SANITA’. A BORGOSESIA RIORGANIZZATO IL PERSONALE Cota “testimonial” per l’ospedale salvato dai tagli Il presidente della Regione tornerà in Valsesia con l’assessore Monferino: nessuna chiusura GIUSEPPE ORRÙ BORGOSESIA Il presidente della Regione Roberto Cota e l’assessore alla Sanità Paolo Monferino torneranno in Valsesia per garantire alla popolazione il futuro dell’ospedale di Borgosesia. «Siamo di fronte a una nuova ondata di ipotesi e illazioni - dice il vice sindaco Gianluca Buonanno - su chiusure e tagli all’ospedale borgosesiano. Ogni mattina qualcuno si alza e spedisce un comunicato dicendo che teme che l’ospedale venga chiuso». Lunedì, a Torino, si terrà un nuovo incontro tra Buonanno, Paolo Tiramani, Cota e Monferino proprio per parlare del presidio valsesiano. «Il presidente Roberto Cota e l’assessore Paolo Monferino - dice Buonanno - verranno a Borgosesia entro la fine di novembre. L’ospedale di Borgosesia continua ad acquisire nuovi servizi e c’è chi dice che lo si vuole chiudere». Il programma di spending review, che interesserà tutto il Piemonte e non solo Borgosesia, andrà a rivedere l’organizzazione del personale e non i servizi offerti: «Ogni due settimane - sottolinea - incontro i primari e i responsabili sanitari del Santi Pietro e Paolo e la situazione è sotto controllo». Negli ultimi due anni a Borgosesia sono stati aggiunti quattro posti di osservazione breve intensiva al Pronto soccorso, la terapia intensiva, in più è stato riorganizzato il reparto di Ostetricia Ginecologia. Sono arrivati nuovi macchinari in chirurgia, «ma ciclicamente viene riproposta la solita questione dei reparti che chiudono - dice il consi- Cascine Agnona risparmiato dalla spending review gliere regionale Paolo Tiramani - che puntualmente vengono smentite. Saremo costretti a smentire per l’ennesima volta. Quali servizi abbiamo perso in questi due anni? Nessuno». Da Torino riconoscono delle criticità a livello regionale legate alla revisione della spesa nazionale che interesserà il personale senza toccare i servizi, tramite il blocco del turnover». Aggiunge Tiramani: «Abbiamo ereditato debiti enormi dalla passata amministrazione e la Regione deve rientrare di 500 milioni di euro che il ministero ha prestato dal 2010 a oggi». E avverte: «Creare continuo allarmismo fa lavorare male anche gli operatori, e la stessa cosa - ricorda vale per l’ennesima bufala: si dice in giro che dal mese prossimo non verranno pagati gli stipendi». VERTICE. IL 19 IN PREFETTURA Il ministro Balduzzi convoca i sindaci sul caso-ospedali Ma per Valenza arrivano segnali negativi dal confronto tra i sindacati e la dirigenza dell’Asl RODOLFO CASTELLARO VALENZA Nel terremoto dei servizi sanitari sul territorio, sempre più a rischio, interviene il ministro Renato Balduzzi, che convoca tutti i sindaci del Valenzano in prefettura, il giorno 19. «Ci saranno anche i primi cittadini di altre zone commenta Sergio Cassano -, ma mi piace pensare che l’iniziativa sia stata adottata anche grazie alla lettera che ho inviato al ministro per coinvolgerlo nella necessità di mantenere i servizi esistenti all’ex Mauriziano». Dalla riunione che si è tenuta all’Asl di Alessandria, tra i vertici dell’ente e le organizzazioni sindacali, giungono però notizie poco confortanti su Valenza. Sono state presentate le prime proposte di riorganizzazione aziendale su indicazione del coordinamento medico ospedaliero e dalla dirigenza infermieristica e che verranno adottate per limitare la contingente carenza infermieristica e tecnica nei settori di area critica di emergenza territoriale. L’individuazione di questi settori è già prevista nella programmata revisione organizzativa, che vede nelle riconversioni di alcune aree l’adeguamento alle indicazioni regionali in tema di riordino del settore sanità. Le indiscrezioni parlano chiaro per Valenza: le attuali tre degenze verranno accorpate in due degenze, identificabili in assistenza di medicina/lungodegenza e riabilitativa, chiudendo temporaneamente il 4° piano e ricollocando il Poliambulatorio distrettuale dall’attuale 5° al primo piano dell’ospedale. E si è parlato anche di altre realtà: nel presidio di Acqui, il riassorbimento dell’attività di Day Surgery e One Day Surgery nelle L’ospedale ex Mauriziano di Valenza sarà riconvertito due degenze di Ortopedia e Chirurgia polispecialistica, porterebbe a «licenziare» di fatto il piano per intensità di cure. Anche a Novi, riassorbimento dell’attività di Day Surgery nella degenza di Chirurgia/Ortopedia. Infine, a Ovada riconversione dell’attività chirurgica interventistica solo a livello ambulatoriale. Tornando a Valenza, stamane in piazza Gramsci, angolo corso Garibaldi, prosegue la raccolta di firme promossa dal costituendo Comitato pro ospedale, che un gruppo di esponenti delle diverse forze politiche sta portando avanti, mentre sono attivi in diversi punti della città altri punti di riferimento. L’obiettivo è di raggiungere il maggior numero possibile di adesioni, prima della spettacolare azione dimostrativa di Salvatore Di Carmelo, che porterà le firme in monopattino al presidente regionale Roberto Cota. il caso MAURIZIO TROPEANO eno soldi ai consiglieri e ai partiti. Più soldi nelle casse regionali. Questa semplice equazione permetterà di risparmiare nei prossimi 30 mesi, quelli che mancano alla fine della legislatura, all’incirca 12 milioni. Venerdì scorso c’è stato il tavolo di concertazione a Palazzo Lascaris. In quella sede il presidente dell’Assemblea, Valerio Cattaneo, ha illustrato gli effetti in Piemonte del disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati che fissa le nuove regole per determinare le indennità degli eletti e le spese di funzionamento dei gruppi consiliari. Si tratta di norme elaborate dalla conferenza delle regioni e fatte proprie dal governo di cui si è iniziato a discutere dopo il «caso Fiorito», scoppiato nel Lazio e le altre inchieste sull’utilizzo dei fondi pubblici da parte delle assemblee regionali. Anche in Piemonte la magistratura ha aperto un fascicolo conoscitivo. M Buste paga più leggere Dal primo gennaio 2013 la busta paga mensile dei consiglieri regionali sarà più leggera di circa 4 mila euro lordi. Al massimo potrà arrivare ad un tetto di 11 mila e cento euro contro i circa 15 mila attuali. In quella cifra saranno compresi sia la quota relativa all’indennità di carica sia la diaria collegata all’espletamento del mandato. Dunque i consiglieri regionali non potranno Regione, meno soldi a consiglieri e partiti Da gennaio via ai tagli, risparmi per 12 milioni gruppi regionali. Le regioni si sono riservate di definire una proposta congiunta per il futuro. «L’orientamento del tavolo di concertazione in Piemonte spiega Cattaneo - è di stabilire che almeno la metà dei personali dei gruppi dovrà essere già dipendete della Regione». fatto slavo il personale ci sarà invece una drastica riduzione delle spese di funzionamento. Il Consiglio pagherà 5 mila euro per ogni consigliere. Il risultato si scende dal 1,9 milioni attuali ai 295 mila del 2013. Per un risparmio da qui a fine legislatura di altri 4 milioni. Anagrafe degli eletti Nuova legge elettorale Il Consiglio regionale dovrà approvare una nuova legge elettorale che tenga conto della riduzione a 50 degli eletti più integrare l’indennità con gettoni di presenza e rimborsi chilometri. Il taglio dovrebbe permettere di risparmiare circa 300 mila euro al mese. Il personale dei gruppi A livello nazionale è stato raggiunto un accordo che permetterà di salvaguardare, fino alla fine di questa legislatura, il posto di lavoro a chi è in forza ai 4.000 euro in meno In Piemonte gli effetti della riforma si tradurranno in buste paghe mensili più leggere per i consiglieri e gli assessori regionali I nuovi tagli si aggiungono ai 16 milioni risparmiati nei primi trenta mesi di questa legislatura realizzati da Cattaneo e dall’ufficio di presidenza con lavoro di concertazione con i gruppi regionali. La seconda fase adesso dovrà prendere la forma di una nuova legge regionale. In quel testo, almeno secondo le indicazioni di Cattaneo, dovrà trovare spazio anche l’anagrafe degli eletti. Entro Natale, poi, sarà approvata in seconda lettura le norme che modificano lo Statuto del Piemonte riducendo a 50 il numero dei consiglieri regionali. E dalla prossima riunione del tavolo di concertazione si dovrebbe anche discutere la riforma della legge elettorale che dovrà tener conto anche della riduzione del numero delle province. INCENERITORE. ACCOLTA LA PROPOSTA AVANZATA DA GENITORI VERCELLI Medici, Provincia e Arpa favorevoli al tavolo ambientale GLORIA POZZO VERCELLI La richiesta di attivazione di una giuria dei cittadini e di un tavolo ambientale di confronto e di partecipazione su inceneritore e raccolta differenziata, inviata un mese fa dal gruppo Genitori Vercelli al sindaco Andrea Corsaro (e per conoscenza ai vertici di Provincia, Arpa, Asl e Ordine dei Medici di Vercelli), ha ricevuto le prime risposte. La prima è firmata dal presidente dell’Ordine dei Medici Pier Giorgio Fossale, che sottolinea l’importanza della partecipazione come «aspetto fondamentale e imprescindibile del vivere civile» e della consapevolezza come possibilità di «basare le proprie considerazioni su dati, non opinioni». Valutato che i temi proposti « impattano sulla salute», Fossale conferma di «ritenere ampiamente meritoria e condivisibile la proposta, peraltro già di fatto avallata dal primo cittadino, cui la nota è indirizzata», aggiungendo «è auspicabile che questo sistema di coinvolgimento venga consolidato e diventi normale prassi». La risposta protocollata dalla Provincia porta invece Il gruppo Genitori Vercelli promotore del tavolo ambientale la firma dell’assessore all’Ambiente Davide Gilardino, che ricorda come «già nel 2007 la Provincia partecipò alla prima giuria e sarà lieta di ripresen- Mancano le risposte di Asl e sindaco, ma Corsaro si dice «in linea con gli altri enti» tarsi al tavolo, anche in questa occasione. L’amministrazione provinciale fa parte di un sistema educativo territoriale che si occupa di promozione ed educazione alla salute e alla sostenibilità ambientale. Si attendono quindi gli sviluppi, confermando la piena disponibilità ad un tavolo tecnico aperto e alla giuria dei cittadini». Anche l’Urp dell’Arpa, su incarico del direttore Giancarlo Cuttica, ricorda i lavori del 2007, e segnale che «tra i compiti istituzionali di Arpa è compresa l’educazione ambientale. A tal proposito, è evidente che non esiste educazione senza partecipazione; quindi la valutazione della proposta è positiva». Un ottimo riscontro, quindi, per la richiesta del gruppo di genitori vercellesi, che ha inol- trato le tre risposte al sindaco, principale destinatario della richiesta: «La sua mancata risposta non costituisce di certo vizio, essendo evidente a tutti che proprio lei sia il motore di questa iniziativa (il riferimento è alla delibera di Consiglio comunale del 26 settembre scorso, in cui si legge: “si comunica la disponibilità di questa Amministrazione ad attivare un tavolo di confronto”)». Il gruppo rileva invece «la mancata risposta da parte dell’Asl, considerato il ruolo che l’azienda ha in materia», ricordando i compiti del Dipartimento di Prevenzione (la cui struttura complessa di Igiene e sanità pubblica è diretta, ironia della sorte, dall’ex sindaco Gabriele Bagnasco, ndr). «Ma essendo il sindaco l’autorità sanitaria locale - conclude il gruppo - la questione può essere agilmente superata. Attendiamo dunque che tavolo e giuria vengano attivati». E l’attesa non dovrebbe essere lunga, visto che il sindaco Corsaro, interpellato in proposito, ha confermato: «Non ho ancora avuto modo di leggere quest’ultima lettera, ma posso anticipare che mi trovo in linea con gli altri enti affinché questi temi vengano affrontati nel modo più obiettivo». OVADA. INCONTRO STAMANE CON GLI AMMINISTRATORI LOCALI Il ministro oggi va in visita all’ospedale “condannato” Inumeridellariformaparlanochiaro,BalduzzineparleràalloSplendor GIAMPIERO CARBONE OVADA Arriverà a Ovada «portandosi» dietro le novità contenute nel regolamento redatto dal suo ministero che prevede tagli per oltre settemila posti letto, mille primari in meno, una riduzione delle case di cura convenzionate e soprattutto - e questo riguarda direttamente il territorio ovadese - la chiusura dei piccoli ospedali. Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, è atteso stamattina in città, invitato dal Comune: un incontro alle 11 al teatro Splendor con gli amministratori dell’Ovadese, i dirigenti e i rappresentanti delle istituzioni socio sanitarie locali, delle associazioni, dei sindacati. Accompagnato dal sindaco Andrea Oddone, prima farà tappa all’ospedale, uno di quelli che il regolamento ministeriale che applica l’ormai famosa spending review prevede di cancellare: quelli con meno di centoventi posti letto devono sparire e Ovada ne conta circa ottanta. Da anni si parla dello stop all’attività tradizionale della struttura che secondo le nuove regole ricade nella categoria dove si potrebbe operare una riconversione in riabilitazione o l’assistenza territoriale. Il Comune di Ovada e i sindaci del territorio chiedono invece di mantenere i servizi forniti finora, ma segnali negativi continuano ad arrivare. Uno degli ultimi è stata la riduzione drastica dell’attività del reparto di chirurgia, la scorsa estate. Nel regolamento ministeriale si parla inoltre di parametri come il bacino di utenza degli ospedali di base, fissato tra ottanta e centocinquantamila abitanti, lontano dalle cifre dell’Ovadese. Il vicesindaco Sabrina Caneva commenta: «Abbiamo visto il regolamento. Per ora è solo una bozza, quindi ancora modificabile. Sappiamo che l’ospedale Ovada è da tempo a rischio e tanto più con queste novità. L’incontro sarà incen- Alla Salute Il ministro Balduzzi e a fianco l’ospedale di Ovada che è tra quelli troppi piccoli per sopravvivere «Anche se - dice l’assessore la decisione finale è della Regione» trato sui temi delle politiche socio sanitarie locali. Faremo conoscere al ministro il nostro ospedale, ma siamo consapevoli che la nostra struttura, data anche la conformazione del nostro territorio, ha precise caratteristiche che possono far temere il peggio. È giusto dire però che il nostro interlocutore diretto è la Regione, che redige il piano sanitario regionale, più che il ministero della Salute». Caneva assicura che l’amministrazione comunale «valuterà ogni possibilità per cercare di salvare i servizi che abbiamo sul territorio. La nostra è una realtà dove il servizio socio sanitario funziona molto bene, situazione di cui va tenuto conto. Da sottolineare infine come il taglio ai trasporti pubblici, a cominciare dai treni, va in contrasto con l’accentramento dei servizi sanitari lontano dalla nostra città». POLEMICA. CAMPAGNA INFORMATIVA NEL SUPERMERCATO Il piano socio sanitario al Panorama Ira dei politici: non è luogo, né modo L’assessore Broda di Novi Ligure «Non ne sapevamo nulla: assurdo» Saranno anche campioni in marketing, ma il loro modo di comunicare è andato di traverso a qualche politico. Ieri, per tutto il giorno (unica data), da un mega box informativo allestito davanti alle casse del supermercato Panorama, gli addetti di «Eventum», agenzia torinese di organizzazione eventi, hanno distribuito info e brochure sul nuovo piano socio sanitario 2012-2015 per conto della Regione. Il dito è puntato proprio su quest’ultima: «Non è questo il modo: non ci hanno neanche informato dell’iniziativa. Spiegare il piano in un supermercato, alla gente, senza prima illustrarlo agli amministratori non mi pare corretto» dice Felicia Broda, assessore alle politiche sociali del Comune di Novi, d’accordo con altri componenti della giunta. E poi incalza: «Del resto è lo stesso atteggiamento adottato nel redigere il documento, ovvero: escludere il territorio da qualsiasi decisione». L’incontro, sull’argomento, con i politici di zona è previsto per la prossima settimana. Intanto ieri, fino alle 20, Emilio Avogadro di Eventum lasciava opuscoli a massaie e famiglie con la borsa della spesa: accoglieva nel box con le scritte «Un cittadino responsabile rende la sanità più efficiente». Con lui c’era anche Giorgio Il box informativo davanti alle casse del supermercato Panorama Giustetto, dell’ufficio stampa e relazioni pubbliche dell’Asl. «E’ un modo per informare i cittadini senza toni allarmistici sulla riorganizzazione della sanità regionale». Tra le domande più frequenti, dice Emilio, quelle relative ai servizi. La gente vuole sapere se è concreto il rischio che qualche ospedale minore possa chiudere. Ma le informazioni sono rassicuranti e comunque generiche. [M.M.] “Numeri sufficienti per l’avvio della Federazione sanitaria” L’amministratore unico replica alla Cgil che chiedeva un nuovo bando il caso CAMILLA PALLAVICINO CUNEO l numero di domande pervenute alla Federazione sanitaria è assolutamente congruo per garantire il corretto avvio delle attività». Carlo Marino, amministratore unico della Federazione sanitaria di Cuneo, replica al comunicato della Cgil in cui si annunciava, dopo l’incontro avvenuto in Regione tra sindacati e assessorato alla Sanità, la riapertura del bando per fare domanda presso la Federazione. Sono cinque gli ambiti che a partire da gennaio verranno trasferiti dalle Asl alle Federazioni sanitarie nate con la legge regionale di marzo: logistica, tecnologia sanitaria, acquisti, tecnico-patrimoniale, informatico, saranno gestiti dalla nuova società consortile, in nome e per conto dei suoi soci pubblici, che a Cuneo sono le Asl Cn1, Cn2 e l’Aso S. Croce. Attualmente sono 204 i dipendenti che si sono dichiarati disponibili ad andare a lavorare nella Federazione, 127 della Asl Cn1, 46 della Asl Cn2 e 31 dell’ospedale. Le prime attività a partire, Carlo Marino I L’amministratore unico della Federazione sanitaria di Cuneo e il Pronto soccorso dell’ospedale «Santa Croce» a gennaio, saranno gli acquisti che tutte e tre le aziende fosse(29 domande) e il settore infor- ro rappresentate». La Cgil matico (25 domande). Marino: chiede che il nuovo bando indi«Quando saremo a pieno regi- chi con precisione le sedi di lame, a giugno del 2013, alla Fe- voro e le nuove funzioni, in moderazione sanitaria serviran- do da consentire una scelta seno tra le 250 e le rena ai dipen300 persone, ma IL SINDACATO denti. Marino riper partire ab«Po«Da indicare badisce: biamo le figure tranno eventualcon precisione mente essere professionali che ci servono. nuove sedi e funzioni» previsti bandi Per gli acquisti specifici per dela mia unica preoccupazione è terminate professionalità. La creare un equilibrio tra le figu- Cgil ha giudicato antisindacale re professionali che lavoreran- questa mia risposta, ma se le no in Federazione, perché nes- domande che sono state presuno dell’ospedale ha fatto do- sentate sono sufficienti a gamanda, mentre sarebbe bene rantire l’inizio del lavoro, cosa dovrei dire di diverso?». Resta la preoccupazione dei dipendenti su un futuro che non riescono a vedere con sufficiente chiarezza. Rischiano di più se restano dove stanno o se vanno a lavorare per la Federazione? Tutti, sindacati compresi, sono concordi nel dire che chi resta nell’azienda di origine deve accettare l’ipotesi di fare altro; ma se le Federazioni dovessero essere abolite? Carlo Marino: «Non accadrà, ma in quel caso le Asl dovranno riaprire i propri uffici acquisti e sarà avvantaggiato chi avrà mantenuto la propria professionalità». Il retroscena Sul presidente di Finpiemonte l’ombra di un giro di fatture false Per Feira c’è il rischio di una condanna fino a sei anni OTTAVIA GIUSTETTI NA brutta vicenda di fatture false mette nei guai il custode della cassaforte della Regione Piemonte, Massimo Feira. Legato a doppio filo a Enzo Ghigo ma ancor più, negli ultimi anni, all’attuale assessore regionale alla cultura, Michele Coppola di cui è amico personale e consigliere politico, avendolo accompagnato passo passo nella campagna elettorale per il sindaco di Torino, Feira, dalla primavera 2010, è presidente di Finpiemonte, designato da Roberto Cota. L’avviso di garanzia che gli è stato recapitato prima della passata estate, insieme a un decreto di perquisizione della Guardia di finanza, fa riferimento alla sua attività di commercialista, non di amministratore della finanziaria regionale, e ricalca un profilo d’accusa piuttosto pesante. Non riguarda un piccolo incidente di percorso nell’esercizio della professione ma una condotta grave, se gli inquirenti troveranno conferma alle ipotesi, punibile con una condanna fino a sei anni di carcere. I fatti risalirebbero a due anni fa circa, anche se lo stesso Feira non sarebbe per la prima volta oggetto di attenzioni in Procura. Gli investigatori sarebbero arrivati al suo nome in maniera del tutto casuale, individuando alcune società che avevano «truccato» le dichiarazioni fiscali con emissioni di fatture false per importi dell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Massimo Feira, commercialista nello studio dell’ex parlamentare democristiano Riccardo Sartoris, è stato consulente di queste società e non si sarebbe limitato ad avallare le attività fraudolente degli U amministratori - questo non sarebbe sufficiente per contestargli il reato - ma avrebbe lui stesso emesso fatture fasulle per coprire agli occhi dei soci le attività illecite. Le indagini, coordinate dal I fatti risalirebbero a 2 anni fa quando era professionista nello studio dell’ex Dc Sartoris pm Vincenzo Pacileo, sono ancora in corso e la notizia dell’inchiesta è rimasta sotto traccia per mesi. Nell’ambiente della politica, intanto, si è diffusa una ricostruzione diversa: poiché “BANCHIERE” DI COTA Massimo Feira, commercialista, ha sostituito Calderini al vertice di Finpiemonte C’è anche chi ipotizza una “vendetta” per la sua scelta di lavorare in proprio Feira che ha recentemente aperto un proprio studio professionale abbandonando Sartoris per lavorare solo, avrebbe «scippato» clienti al vecchio socio, per questo sarebbe partita una vendetta incrociata, volta a screditarlo, finita direttamente nelle mani della Guardia di finanza. Il fatto di per se non è da escludere. Anche se le indiscrezioni che trapelano sulle indagini rivelano un quadro diverso: i vecchi colleghi di studio sarebbero rimasti alquanto sorpresi di scoprire che su Feira pendeva un sospetto così pesante. Revisore dei conti del Comune, il commercialista aveva simbolicamente troncato il sodalizio con Vito Bonsignore, con cui condivideva una antica militanza nell’Udc, pochi mesi prima della nomina al vertice di Finpiemonte. Prima di designarlo, Roberto Cota non aveva escluso di trattenere il predecessore Mario Calderini, professore del Politecnico, un tecnico non politico e non professionista, nonostante fosse stato scelto da Mercedes Bresso. Si era discusso infatti già allora in Consiglio regionale, al termine del mandato di Fabio Pasquini, anche lui commercialista nello studio Boidi, sull’opportunità di individuare il presidente tra professionisti con attività professionali parallele. Bresso aveva fatto un passo diverso e aveva scelto un docente universitario. Roberto Cota, infine aveva deciso di tornare alle vecchie abitudini. Come sigillo dell’inversione di rotta resta uno dei primi provvedimenti della gestione Feira alla guida della finanziaria regionale: riaffidare l’intera partita contabile di Finpiemonte proprio al «collega» Pasquini. © RIPRODUZIONE RISERVATA OVADA. IL PROFESSOR BALDUZZI IN VISITA ALLA STRUTTURA, POI L’INCONTRO ALLO SPLENDOR Ospedale, il ministro rassicura La salvezza legata alle caratteristiche del territorio e ai molti anziani GIAMPIERO CARBONE OVADA «L’ospedale a Ovada ci deve stare, pur negli standard indicati a livello nazionale»: il ministro della Salute Renato Balduzzi ha lasciato qualche speranza sul futuro del nosocomio nell’incontro di ieri al Teatro Splendor, davanti a oltre centocinquanta persone. In precedenza aveva visitato l’ospedale accompagnato dal sindaco Andrea Oddone e dai primari. Balduzzi è arrivato a Ovada dopo che il giorno prima è «Va rafforzato ciò che esiste, ne parlerò con l’assessore regionale in settimana a Roma» stata resa nota la bozza del regolamento del ministero della Salute legato alla Spending Review: via gli ospedali con meno di centoventi posti letto (Ovada ne conta circa ottanta) e un bacino di utenza al di sotto di ottantamila abitanti, (trentamila per l’Ovadese). E poi molta attenzione, fra l’altro, al numero di interventi chirurgici e ai parti. L’àncora di salvezza, almeno parziale, per Ovada può arrivare dalle caratteristiche del territorio. L’appello dei sindaci In prima fila gli amministratori dei paesi dell’Ovadese, mentre sul palco è stato il sindaco Oddone a lanciare un sos al ministro In apertura dell’incontro, il sindaco Oddone ha espresso «il disagio del territorio per la continua messa in discussione dei servizi. Consegnerò al ministro il documento firmato nel 2011 dai sindaci, nel quale si sottolinea l’importanza dell’ospedale, del distretto e del Consorzio socio assistenziale per la nostra collettività. L’Ovadese è un territorio collinare e montano, dove gli anziani sono in aumento. Chiediamo servizi efficienti qui e non al- trove». Oddone ha inoltre ricordato che dal 2008 i sindaci hanno chiesto che, al posto di un ospedale generalista, a Ovada siano valorizzate eccellenze quali medicina e oncologia insieme al servizio ambulatoriale e alla riabilitazione: «Noi abbiamo già razionalizzato». Balduzzi nel suo intervento ha ricordato: «L’obiettivo del governo è la riorganizzazione del servizio sanitario nazionale e non i tagli. Vogliamo ascoltare i territori perché anche i pic- GROGNARDO. OPERAZIONE GUARDIE ZOOFILE ENPA del proprietario e dei suoi ami- coli ospedale possono avere una funzione importante. Tutti però devono fare la loro parte. Si deve tenere conto che l’Ovadese è una terra di frontiera». Rispondendo alle domande del pubblico, tra cui quella di padre Ugo Barani, presidente dell’Osservatorio Attivo («cosa intende per ospedale di territorio?»), e del sindaco di Rocca Grimalda Fabio Barisione («è inconcepibile puntare alla desertificazione sanitaria e dei trasporti di un territorio come sta acca- A GIUDIZIO. M dendo per l’Ovadese»), il ministro ha spiegato che «un ospedale di territorio deve avere di certo medicina, lungodegenza, un punto di primo intervento e un punto per i prelievi, sul resto si può valutare. A Ovada va rafforzato ciò che esiste e va accresciuto l’intreccio con il distretto e i servizi sociali. Non si può scindere la politica dei trasporti dalla sanità. Di questo e di altro parlerò con l’assessore regionale Paolo Monferino». E’ atteso a Roma in settimana.