llaa RReeppuubbbblliiccaa
SABATO 10 NOVEMBRE 2012
TORINO
■ II
BUFERA
SULLA REGIONE
CRONACA
Il Pdl “L’Aress va chiusa
perché spreca troppi soldi”
Nuova grana per la Regione
Pedrale: “È un doppione dell’assessorato”
STEFANO PAROLA
SARA STRIPPOLI
ULTIMO fronte della
guerra che si sta combattendo nella maggioranza di Roberto Cota riguarda
l’Aress, l’agenzia regionale della
salute diretta da Claudio Zanon.
Ieri in commissione bilancio Pdl e
Progett’Azione, questa volta alleati, ne hanno chiesto l’abrogazione. A firmare la proposta sono
il capogruppo del Pdl Luca Pedrale, Massimiliano Motta, tutto il
gruppo del Pdl e Progett’Azione, il
gruppo misto e i Verdi Verdi di Lupi. Spiegano: «L’assessore Elena
Maccanti ha presentato il piano
di dismissione delle partecipate,
tracciando un quadro drammatico della situazione. Riteniamo
che in questo momento, in cui il
debito della Regione è così ingente, si parla di 10 miliardi di euro,
sia necessario riflettere anche sui
costi dell’Aress. Che pesa sui conti della Regione quattro milioni e
mezzo all’anno. Se si deve risparmiare lo si faccia su tutto». I consulenti capaci che lavorano all’agenzia, chiarisce Pedrale «potrebbero essere spostati all’assessorato alla Sanità. Non vogliamo
certo che si perdano competenze
importanti, ma nello stesso tempo eliminiamo l’agenzia. D’altronde abbiamo constatato che
l’agenzia, nata con finalità puramente tecniche, negli ultimi anni
ha svolto un ruolo sempre più politico, andando a sovrapporsi con
la linea dell’assessorato». L’emendamento di abrogazione
non è stato votato, ma sarà discusso nella riunione di maggioranza sulla sanità di mercoledì
prossimo. L’opposizione condivide la valutazione e anche il Pd
presenterà un emendamento che
chiede l’abrogazione di Aress e di
Scr.
Roberto Cota non batte ciglio,
per ora non esprime giudizi, si limita a confermare che il dibattito
dovrà essere condotto in maggioranza. Claudio Zanon invece è
perplesso sulle vere motivazioni
che avrebbero ispirato la proposta: «Le ragioni non possono esse-
L’
Zanon: “Se
vogliono eliminarci
è per altri motivi
abbiamo già
tagliato
il bilancio di oltre
un milione”
re i nostri costi, visto che abbiamo
ridotto le spese di un milione di
euro. Alla fine dell’anno spenderemo solo tre milioni e mezzo». I
dati che circolano sul nostro bilancio sono falsi, insiste. E incalza: «Probabilmente il nostro pia-
RIVALI
Claudio Zanon direttore
dell’ Aress e l’assessore
Massimo Giordano
Giordano annuncia
che manterrà
la massima
trasparenza nelle
trattative con gli
eventuali soci
privati del Csi
no di riorganizzazione della rete
sanitaria dà fastidio a qualcuno.
Noi peraltro lavoriamo soltanto
su commissione dell’assessorato».
Prosegue intanto il dibattito sul
Csi Piemonte, ancora ieri al centro di un’accesa discussione in
commissione consiliare. Giovedì
l’assessore alla sanità Paolo Monferino aveva confermato l’esistenza dell’interesse di più di
un’azienda privata ad entrare nel
consorzio informatico. L’assessore all’innovazione Massimo
Giordano ha polemizzato duramente prendendo le distanze dai
comportamenti del collega di
llaa RReeppuubbbblliiccaa
SABATO 10 NOVEMBRE 2012
■ III
TORINO
L’intervista
Reschigna (Pd) ironizza: “Hanno cambiato lo Statuto senza avvisare”
“Questa giunta ormai è un cda
e Monferino ne è il padrone”
SARA STRIPPOLI
«Q
UELLA di Cota non è una
giunta, ma un consiglio di
amministrazione. È stato
forse modificato lo Statuto della Regione e non ce ne siamo accorti?». Dopo l’ultimo scontro sul Csi e la presentazione del piano sui fondi immobiliari per la vendita del patrimonio delle
‘‘
,,
È lui che si occupa delle questioni
strategiche. Il presidente ormai è solo il
legale rappresentante e gli altri assessori
al massimo sono semplici membri
LA SEDE
La nuova
sede
dell’Aress
in corso
Regina
Margherita.
Il retroscena
aziende sanitarie, il capogruppo del
Pd Aldo Reschigna ridisegna i ruoli attuali all’interno della giunta che governa il Piemonte. Molto più simili, dice «a quelli che regolano i rapporti in
un’azienda privata».
Reschigna, sta dicendo che Paolo
Monferino è il vero presidente della
Regione?
«Dico che il presidente è il legale
rappresentante e l’assessore alla sanità è l’amministratore delegato che si
occupa di tutte le questioni strategiche. Gli altri assessori sono semplici
componenti di questo cda. Monferino
e Giordano se le stanno dando di brutto e Cota non interviene neppure».
Non crede che chi ha in mano i conti della sanità, l’80 per cento del bilancio, finisca inevitabilmente per
doversi occupare a 360 gradi della salute dei conti della Regione?
«Credo che chi dovrebbe occuparsi
a 360 gradi della situazione regionale
sia il presidente Cota. Monferino invece prima se ne esce dicendo che “La
Regione è tecnicamente fallita” esprimendo un giudizio non solo sui conti
della sanità, ma su tutto il bilancio della Regione. Adesso dice che ha contatti per la vendita del Csi. Il consulente
Ferruccio Luppi, guarda caso indicato
da Monferino, presenta un piano di
vendita del patrimonio delle Asl, francamente inaccettabile. Mi pare evidente che è lui che ha in mano tutti i
grandi nodi. Chi detta le regole è anco-
ra lui e sembra evidente che il suo ruolo sia quello di tenere i rapporti fra
l’amministrazione e le grandi aziende
private».
Se parla con molti direttori regionali le confermeranno che i costi del
Csi erano altissimi. Le critiche di
Monferino sui servizi del Consorzio
non hanno qualche fondamento?
«Non accetto la rappresentazione
dell’assessore quando parla del Csi
come di un carrozzone. La qualità dei
servizi è indiscutibile, come è senza
dubbio un fatto che il Csi abbia contribuito in modo significativo alla crescita dell’Ict in Piemonte. Ma cosa fa l’assessore? Proprio quando si sta facendo il massimo sforzo per ridare ossigeno al Consorzio, impegnato in un forte ribasso dei suoi costi, lui rema contro. Il direttore De Capitani ha
spiegato al vostro giornale gli strani silenzi su alcuni affidamenti. E sui ritardi incredibili nella partenza del progetto per il sistema amministrativo
centralizzato per le aziende. Eppure ci
era stato detto che quello era un passo
prioritario».
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Nuovo attacco all’assessore alla Sanità, ma il vero bersaglio della manovra è il governatore
Giordano, prove di ribaltone
In palio la leadership della Lega
MARCO TRABUCCO
ER me non c’è nessun problema. La riforma è stata approvata e si va avanti» dice Roberto
Cota. La riforma è quella del Csi e non sarebbe stata nemmeno così importante, in
fondo, se improvvisamente non fosse diventata il banco di prova di tutte le divisioni della giunta. E della maggioranza.
Tutti contro tutti, o quasi. Con due assessori l’uno contro l’altro armati, Massimo
Giordano, l’amico di sempre del Governatore diventato dopo due anni di governo il suo più pericoloso rivale nella Lega
piemontese, contro Paolo Monferino il
tecnico voluto fortemente da Cota e che,
dice l’opposizione, è ormai l’amministratore delegato della giunta.
Due uomini «quasi» soli, almeno in
apparenza con Giordano che della giunta di centrodestra doveva essere l’uomo
forte, ormai relegato al ruolo quasi tecnico di assessore alle attività produttive.
Ma che nella Lega con la vittoria di Maroni, cui si è da tempo legato, ha acqui-
«P
stato potere e influenza. E Monferino,
decisionista ad oltranza, incurante, e
talvolta sprezzante, nei confronti dei riti
della politica, sempre più osteggiato dal
Pdl di cui ha messo in luce la debolezza
nei fatti, oggi, in Piemonte, l’impossibilità, ancor prima dell’incapacità, di condizionare davvero le scelte di Cota. E difeso solo dal governatore, almeno fino
ad oggi, che proprio di Monferino ha fatto lo strumento per fare le sue riforme, il
più possibile extraparlamentari e cioè al
di fuori dell’aula di Palazzo Lascaris. Un
gioco che non poteva andare avanti in
eterno. E che appunto la vicenda Csi sta
portando alla luce. E alla fine.
I fatti, per capire: la riforma del Csi ha
avuto il sì della maggioranza, compatta
nei numeri, non nelle posizioni (a Burzi e
a Progett’azione improvvisamente non
piace) ieri mattina in commissione. Ed è
quella scritta e voluta da Giordano. Con
l’appoggio e i consigli di una parte importante del Pdl. Non di tutto il partito però.
Non piace granché a Monferino, che l’ha
osteggiata, nemmeno troppo in segreto.
I LEADER
Cota e Monferino il duo che
guida la giunta piemontese
Anche il Pdl è sempre
più insofferente
per il decisionismo
dell'ex manager
dell’Iveco
E l’astensione di mercoledì dei rappresentanti delle Asl e dell’Arpa nel voto su
quel piano durante il cda del Consorzio,
pur fatta passare dall’ex ad di Iveco come
un qui pro quo, in realtà ha avuto un preciso significato politico. Che Giordano ha
capito e cavalcato, con astuzia.
Ieri mattina in commissione infatti, irriso dal Pd che lo accusava di essere ormai
un fantoccio senza rilievo nella giunta
l’assessore novarese ha replicato secco:
«Questa riforma è la riforma di tutta la
maggioranza. Il mio riferimento è Cota.
Se lui dovesse sconfessarmi, io farei un
passo indietro».
Il Governatore si è trovato spiazzato: sa
infatti che dietro Giordano c’è, sempre di
più, molta Lega piemontese che sopporta poco il decisionismo di Monferino:
tocca a loro, a consiglieri e sindaci, infatti
spiegare tagli di reparti e chiusure di
ospedali nei territori. E non è così facile. Il
malumore cresce anche perché poi, quei
territori tra qualche mese dovranno votare. Lo stesso disagio percorre il Pdl: «Essere un buon tecnico non significa solo in-
dividuare buone soluzioni - dice un importante esponente del partito - vuol dire
anche creare le condizioni perché poi si
realizzino. E per questo ci vuole la politica».
Quella che a Monferino dà un po’ fastidio. E che fino a poco tempo fa, in fondo,
dava fastidio anche a Cota. Adesso però il
governatore ha bisogno della politica per
tradurre in realtà le sue riforme. Per evitare il commissariamento della sanità da
Roma, prima che i frutti del nuovo piano
si vedano. Per cambiare il Csi, per fare la
nuova legge urbanistica. Per mantenere il
controllo sulla Lega piemontese di cui è
segretario e che Giordano cerca di sfilargli. Magari per tentare di rivincere le elezioni quando ci saranno. Così, per non essere abbandonato anche dai suoi, sarà
costretto a mettere un freno a Monferino.
Dovrà trasformarlo da assessore tecnico
in assessore politico. Lui lo sa e ci sta provando. Non è detto però che l’ex manager
Fiat abbia voglia di indossare questo nuovo vestito.
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Moncalieri
Sit in della Cgil
al Santa Croce
Chiusura di Emodinamica,
razionalizzazione dei servizi in
oncologia e gamma camera: «Una
situazione inaccettabile». Si è svolto ieri
mattina davanti all’ospedale Santa
Croce il volantinaggio della Cgil contro il
ridimensionamento dei servizi sul
territorio: «Avanti di questo passo che
fine farà l’azienda sanitaria?», si chiede
il presidente della Camera del Lavoro di
Moncalieri Antonio Scibilia. Che ha
aggiunto: «La chiusura di emodinamica
non comporterà alcun risparmio per le
casse regionali. E allora perché privare
il territorio di un servizio di eccellenza
senza alcun beneficio nemmeno
contabile? In questo modo si disperdono
soltanto professionalità costruite in
[G. LEG.]
tantissimi anni di storia».
SANITA’. A BORGOSESIA RIORGANIZZATO IL PERSONALE
Cota “testimonial”
per l’ospedale
salvato dai tagli
Il presidente della Regione tornerà in Valsesia
con l’assessore Monferino: nessuna chiusura
GIUSEPPE ORRÙ
BORGOSESIA
Il presidente della Regione
Roberto Cota e l’assessore
alla Sanità Paolo Monferino
torneranno in Valsesia per
garantire alla popolazione il
futuro dell’ospedale di Borgosesia. «Siamo di fronte a
una nuova ondata di ipotesi
e illazioni - dice il vice sindaco Gianluca Buonanno - su
chiusure e tagli all’ospedale
borgosesiano. Ogni mattina
qualcuno si alza e spedisce
un comunicato dicendo che
teme che l’ospedale venga
chiuso».
Lunedì, a Torino, si terrà
un nuovo incontro tra Buonanno, Paolo Tiramani, Cota e Monferino proprio per
parlare del presidio valsesiano. «Il presidente Roberto Cota e l’assessore Paolo
Monferino - dice Buonanno
- verranno a Borgosesia entro la fine di novembre.
L’ospedale di Borgosesia
continua ad acquisire nuovi
servizi e c’è chi dice che lo si
vuole chiudere».
Il programma di spending review, che interesserà
tutto il Piemonte e non solo
Borgosesia, andrà a rivedere l’organizzazione del personale e non i servizi offerti:
«Ogni due settimane - sottolinea - incontro i primari e i
responsabili sanitari del
Santi Pietro e Paolo e la situazione è sotto controllo».
Negli ultimi due anni a
Borgosesia sono stati aggiunti quattro posti di osservazione breve intensiva
al Pronto soccorso, la terapia intensiva, in più è stato
riorganizzato il reparto di
Ostetricia Ginecologia. Sono arrivati nuovi macchinari in chirurgia, «ma ciclicamente viene riproposta la
solita questione dei reparti
che chiudono - dice il consi-
Cascine Agnona risparmiato dalla spending review
gliere regionale Paolo Tiramani - che puntualmente
vengono smentite. Saremo
costretti a smentire per l’ennesima volta. Quali servizi
abbiamo perso in questi due
anni? Nessuno».
Da Torino riconoscono
delle criticità a livello regionale legate alla revisione della spesa nazionale che interesserà il personale senza
toccare i servizi, tramite il
blocco del turnover». Aggiunge Tiramani: «Abbiamo
ereditato debiti enormi dalla
passata amministrazione e la
Regione deve rientrare di
500 milioni di euro che il ministero ha prestato dal 2010 a
oggi». E avverte: «Creare
continuo allarmismo fa lavorare male anche gli operatori, e la stessa cosa - ricorda vale per l’ennesima bufala: si
dice in giro che dal mese
prossimo non verranno pagati gli stipendi».
VERTICE. IL 19 IN PREFETTURA
Il ministro Balduzzi
convoca i sindaci
sul caso-ospedali
Ma per Valenza arrivano segnali negativi dal
confronto tra i sindacati e la dirigenza dell’Asl
RODOLFO CASTELLARO
VALENZA
Nel terremoto dei servizi sanitari sul territorio, sempre
più a rischio, interviene il ministro Renato Balduzzi, che
convoca tutti i sindaci del Valenzano in prefettura, il giorno 19. «Ci saranno anche i primi cittadini di altre zone commenta Sergio Cassano -,
ma mi piace pensare che l’iniziativa sia stata adottata anche grazie alla lettera che ho
inviato al ministro per coinvolgerlo nella necessità di
mantenere i servizi esistenti
all’ex Mauriziano».
Dalla riunione che si è tenuta all’Asl di Alessandria, tra i
vertici dell’ente e le organizzazioni sindacali, giungono però
notizie poco confortanti su
Valenza. Sono state presentate le prime proposte di riorganizzazione aziendale su indicazione del coordinamento
medico ospedaliero e dalla dirigenza infermieristica e che
verranno adottate per limitare la contingente carenza infermieristica e tecnica nei settori di area critica di emergenza territoriale. L’individuazione di questi settori è già
prevista nella programmata
revisione organizzativa, che
vede nelle riconversioni di alcune aree l’adeguamento alle
indicazioni regionali in tema
di riordino del settore sanità.
Le indiscrezioni parlano chiaro per Valenza: le attuali tre
degenze verranno accorpate
in due degenze, identificabili
in assistenza di medicina/lungodegenza e riabilitativa,
chiudendo temporaneamente
il 4° piano e ricollocando il Poliambulatorio distrettuale
dall’attuale 5° al primo piano
dell’ospedale. E si è parlato
anche di altre realtà: nel presidio di Acqui, il riassorbimento dell’attività di Day Surgery e One Day Surgery nelle
L’ospedale ex Mauriziano di Valenza sarà riconvertito
due degenze di Ortopedia e Chirurgia polispecialistica, porterebbe a «licenziare» di fatto il
piano per intensità di cure. Anche a Novi, riassorbimento dell’attività di Day Surgery nella
degenza di Chirurgia/Ortopedia. Infine, a Ovada riconversione dell’attività chirurgica interventistica solo a livello ambulatoriale.
Tornando a Valenza, stamane in piazza Gramsci, angolo
corso Garibaldi, prosegue la
raccolta di firme promossa dal
costituendo Comitato pro ospedale, che un gruppo di esponenti delle diverse forze politiche
sta portando avanti, mentre sono attivi in diversi punti della
città altri punti di riferimento.
L’obiettivo è di raggiungere il
maggior numero possibile di
adesioni, prima della spettacolare azione dimostrativa di Salvatore Di Carmelo, che porterà
le firme in monopattino al presidente regionale Roberto Cota.
il caso
MAURIZIO TROPEANO
eno soldi ai
consiglieri e ai
partiti. Più
soldi nelle casse regionali.
Questa semplice equazione
permetterà di risparmiare
nei prossimi 30 mesi, quelli
che mancano alla fine della
legislatura, all’incirca 12 milioni. Venerdì scorso c’è stato
il tavolo di concertazione a
Palazzo Lascaris. In quella
sede il presidente dell’Assemblea, Valerio Cattaneo, ha illustrato gli effetti in Piemonte del disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati che fissa le nuove regole
per determinare le indennità
degli eletti e le spese di funzionamento dei gruppi consiliari. Si tratta di norme elaborate dalla conferenza delle regioni e fatte proprie dal governo di cui si è iniziato a discutere dopo il «caso Fiorito», scoppiato nel Lazio e le
altre inchieste sull’utilizzo
dei fondi pubblici da parte
delle assemblee regionali.
Anche in Piemonte la magistratura ha aperto un fascicolo conoscitivo.
M
Buste paga più leggere
Dal primo gennaio 2013 la busta paga mensile dei consiglieri regionali sarà più leggera di circa 4 mila euro lordi.
Al massimo potrà arrivare ad
un tetto di 11 mila e cento euro
contro i circa 15 mila attuali.
In quella cifra saranno compresi sia la quota relativa all’indennità di carica sia la diaria collegata all’espletamento
del mandato. Dunque i consiglieri regionali non potranno
Regione, meno soldi
a consiglieri e partiti
Da gennaio via ai tagli, risparmi per 12 milioni
gruppi regionali. Le regioni si
sono riservate di definire una
proposta congiunta per il futuro. «L’orientamento del tavolo
di concertazione in Piemonte spiega Cattaneo - è di stabilire
che almeno la metà dei personali dei gruppi dovrà essere già
dipendete della Regione». fatto
slavo il personale ci sarà invece
una drastica riduzione delle
spese di funzionamento. Il
Consiglio pagherà 5 mila euro
per ogni consigliere. Il risultato
si scende dal 1,9 milioni attuali
ai 295 mila del 2013. Per un risparmio da qui a fine legislatura di altri 4 milioni.
Anagrafe degli eletti
Nuova legge elettorale
Il Consiglio regionale dovrà approvare una nuova legge
elettorale che tenga conto della riduzione a 50 degli eletti
più integrare l’indennità con
gettoni di presenza e rimborsi
chilometri. Il taglio dovrebbe
permettere di risparmiare circa 300 mila euro al mese.
Il personale dei gruppi
A livello nazionale è stato raggiunto un accordo che permetterà di salvaguardare, fino alla
fine di questa legislatura, il posto di lavoro a chi è in forza ai
4.000
euro in meno
In Piemonte gli effetti della
riforma si tradurranno
in buste paghe mensili
più leggere per i consiglieri e
gli assessori regionali
I nuovi tagli si aggiungono ai 16
milioni risparmiati nei primi
trenta mesi di questa legislatura
realizzati da Cattaneo e dall’ufficio di presidenza con lavoro di
concertazione con i gruppi regionali. La seconda fase adesso
dovrà prendere la forma di una
nuova legge regionale. In quel testo, almeno secondo le indicazioni di Cattaneo, dovrà trovare
spazio anche l’anagrafe degli
eletti. Entro Natale, poi, sarà approvata in seconda lettura le
norme che modificano lo Statuto del Piemonte riducendo a 50 il
numero dei consiglieri regionali.
E dalla prossima riunione del tavolo di concertazione si dovrebbe anche discutere la riforma
della legge elettorale che dovrà
tener conto anche della riduzione del numero delle province.
INCENERITORE. ACCOLTA LA PROPOSTA AVANZATA DA GENITORI VERCELLI
Medici, Provincia e Arpa
favorevoli al tavolo ambientale
GLORIA POZZO
VERCELLI
La richiesta di attivazione di
una giuria dei cittadini e di
un tavolo ambientale di confronto e di partecipazione su
inceneritore e raccolta differenziata, inviata un mese fa
dal gruppo Genitori Vercelli
al sindaco Andrea Corsaro (e
per conoscenza ai vertici di
Provincia, Arpa, Asl e Ordine dei Medici di Vercelli), ha
ricevuto le prime risposte.
La prima è firmata dal
presidente dell’Ordine dei
Medici Pier Giorgio Fossale,
che sottolinea l’importanza
della partecipazione come
«aspetto fondamentale e imprescindibile del vivere civile» e della consapevolezza
come possibilità di «basare
le proprie considerazioni su
dati, non opinioni». Valutato
che i temi proposti « impattano sulla salute», Fossale
conferma di «ritenere ampiamente meritoria e condivisibile la proposta, peraltro
già di fatto avallata dal primo
cittadino, cui la nota è indirizzata», aggiungendo «è auspicabile che questo sistema
di coinvolgimento venga consolidato e diventi normale
prassi».
La risposta protocollata
dalla Provincia porta invece
Il gruppo Genitori Vercelli promotore del tavolo ambientale
la firma dell’assessore all’Ambiente Davide Gilardino, che
ricorda come «già nel 2007 la
Provincia partecipò alla prima
giuria e sarà lieta di ripresen-
Mancano le risposte
di Asl e sindaco, ma
Corsaro si dice «in linea
con gli altri enti»
tarsi al tavolo, anche in questa
occasione. L’amministrazione
provinciale fa parte di un sistema educativo territoriale
che si occupa di promozione
ed educazione alla salute e alla
sostenibilità ambientale. Si attendono quindi gli sviluppi,
confermando la piena disponibilità ad un tavolo tecnico
aperto e alla giuria dei cittadini». Anche l’Urp dell’Arpa, su
incarico del direttore Giancarlo Cuttica, ricorda i lavori del
2007, e segnale che «tra i compiti istituzionali di Arpa è
compresa l’educazione ambientale. A tal proposito, è evidente che non esiste educazione senza partecipazione; quindi la valutazione della proposta è positiva».
Un ottimo riscontro, quindi,
per la richiesta del gruppo di
genitori vercellesi, che ha inol-
trato le tre risposte al sindaco,
principale destinatario della
richiesta: «La sua mancata risposta non costituisce di certo
vizio, essendo evidente a tutti
che proprio lei sia il motore di
questa iniziativa (il riferimento è alla delibera di Consiglio
comunale del 26 settembre
scorso, in cui si legge: “si comunica la disponibilità di questa Amministrazione ad attivare un tavolo di confronto”)».
Il gruppo rileva invece «la
mancata risposta da parte dell’Asl, considerato il ruolo che
l’azienda ha in materia», ricordando i compiti del Dipartimento di Prevenzione (la cui
struttura complessa di Igiene
e sanità pubblica è diretta, ironia della sorte, dall’ex sindaco
Gabriele Bagnasco, ndr). «Ma
essendo il sindaco l’autorità
sanitaria locale - conclude il
gruppo - la questione può essere agilmente superata. Attendiamo dunque che tavolo e
giuria vengano attivati».
E l’attesa non dovrebbe essere lunga, visto che il sindaco
Corsaro, interpellato in proposito, ha confermato: «Non ho
ancora avuto modo di leggere
quest’ultima lettera, ma posso
anticipare che mi trovo in linea con gli altri enti affinché
questi temi vengano affrontati
nel modo più obiettivo».
OVADA. INCONTRO STAMANE CON GLI AMMINISTRATORI LOCALI
Il ministro oggi va in visita
all’ospedale “condannato”
Inumeridellariformaparlanochiaro,BalduzzineparleràalloSplendor
GIAMPIERO CARBONE
OVADA
Arriverà a Ovada «portandosi» dietro le novità contenute
nel regolamento redatto dal
suo ministero che prevede tagli per oltre settemila posti
letto, mille primari in meno,
una riduzione delle case di
cura convenzionate e soprattutto - e questo riguarda direttamente il territorio ovadese - la chiusura dei piccoli
ospedali. Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, è atteso stamattina in città, invitato dal Comune: un incontro
alle 11 al teatro Splendor con
gli amministratori dell’Ovadese, i dirigenti e i rappresentanti delle istituzioni socio sanitarie locali, delle associazioni, dei sindacati. Accompagnato dal sindaco Andrea
Oddone, prima farà tappa all’ospedale, uno di quelli che il
regolamento ministeriale che
applica l’ormai famosa spending review prevede di cancellare: quelli con meno di
centoventi posti letto devono
sparire e Ovada ne conta circa ottanta. Da anni si parla
dello stop all’attività tradizionale della struttura che secondo le nuove regole ricade
nella categoria dove si potrebbe operare una riconversione in riabilitazione o l’assistenza territoriale.
Il Comune di Ovada e i sindaci del territorio chiedono
invece di mantenere i servizi
forniti finora, ma segnali negativi continuano ad arrivare.
Uno degli ultimi è stata la riduzione drastica dell’attività
del reparto di chirurgia, la
scorsa estate.
Nel regolamento ministeriale si parla inoltre di parametri come il bacino di utenza degli ospedali di base, fissato tra ottanta e centocinquantamila abitanti, lontano
dalle cifre dell’Ovadese.
Il vicesindaco Sabrina Caneva commenta: «Abbiamo
visto il regolamento. Per ora è
solo una bozza, quindi ancora
modificabile. Sappiamo che
l’ospedale Ovada è da tempo a
rischio e tanto più con queste
novità. L’incontro sarà incen-
Alla Salute
Il ministro
Balduzzi
e a fianco
l’ospedale
di Ovada
che è tra
quelli
troppi piccoli
per
sopravvivere
«Anche se
- dice
l’assessore la decisione
finale è della
Regione»
trato sui temi delle politiche socio sanitarie locali. Faremo conoscere al ministro il nostro
ospedale, ma siamo consapevoli che la nostra struttura, data
anche la conformazione del nostro territorio, ha precise caratteristiche che possono far
temere il peggio. È giusto dire
però che il nostro interlocutore
diretto è la Regione, che redige
il piano sanitario regionale, più
che il ministero della Salute».
Caneva assicura che l’amministrazione comunale «valuterà ogni possibilità per cercare
di salvare i servizi che abbiamo
sul territorio. La nostra è una
realtà dove il servizio socio sanitario funziona molto bene, situazione di cui va tenuto conto.
Da sottolineare infine come il
taglio ai trasporti pubblici, a
cominciare dai treni, va in contrasto con l’accentramento dei
servizi sanitari lontano dalla
nostra città».
POLEMICA. CAMPAGNA INFORMATIVA NEL SUPERMERCATO
Il piano socio sanitario al Panorama
Ira dei politici: non è luogo, né modo
L’assessore Broda
di Novi Ligure
«Non ne sapevamo
nulla: assurdo»
Saranno anche campioni in
marketing, ma il loro modo
di comunicare è andato di
traverso a qualche politico.
Ieri, per tutto il giorno (unica data), da un mega box informativo allestito davanti
alle casse del supermercato
Panorama, gli addetti di
«Eventum», agenzia torinese
di organizzazione eventi, hanno distribuito info e brochure
sul nuovo piano socio sanitario 2012-2015 per conto della
Regione. Il dito è puntato proprio su quest’ultima: «Non è
questo il modo: non ci hanno
neanche informato dell’iniziativa. Spiegare il piano in un supermercato, alla gente, senza
prima illustrarlo agli amministratori non mi pare corretto»
dice Felicia Broda, assessore
alle politiche sociali del Comune di Novi, d’accordo con altri
componenti della giunta. E poi
incalza: «Del resto è lo stesso
atteggiamento adottato nel
redigere il documento, ovvero: escludere il territorio da
qualsiasi decisione».
L’incontro, sull’argomento,
con i politici di zona è previsto
per la prossima settimana. Intanto ieri, fino alle 20, Emilio
Avogadro di Eventum lasciava opuscoli a massaie e famiglie con la borsa della spesa:
accoglieva nel box con le scritte «Un cittadino responsabile
rende la sanità più efficiente».
Con lui c’era anche Giorgio
Il box informativo davanti alle casse del supermercato Panorama
Giustetto, dell’ufficio stampa
e relazioni pubbliche dell’Asl.
«E’ un modo per informare i
cittadini senza toni allarmistici sulla riorganizzazione della
sanità regionale». Tra le domande più frequenti, dice
Emilio, quelle relative ai servizi. La gente vuole sapere se
è concreto il rischio che qualche ospedale minore possa
chiudere. Ma le informazioni
sono rassicuranti e comunque
generiche.
[M.M.]
“Numeri sufficienti per l’avvio
della Federazione sanitaria”
L’amministratore unico replica alla Cgil che chiedeva un nuovo bando
il caso
CAMILLA PALLAVICINO
CUNEO
l numero di domande
pervenute alla Federazione sanitaria è assolutamente congruo per
garantire il corretto avvio delle attività». Carlo Marino, amministratore unico
della Federazione sanitaria
di Cuneo, replica al comunicato della Cgil in cui si annunciava, dopo l’incontro avvenuto in Regione tra sindacati e assessorato alla Sanità, la riapertura del bando
per fare domanda presso la
Federazione.
Sono cinque gli ambiti che
a partire da gennaio verranno trasferiti dalle Asl alle Federazioni sanitarie nate con
la legge regionale di marzo:
logistica, tecnologia sanitaria, acquisti, tecnico-patrimoniale, informatico, saranno gestiti dalla nuova società
consortile, in nome e per conto dei suoi soci pubblici, che a
Cuneo sono le Asl Cn1, Cn2 e
l’Aso S. Croce. Attualmente
sono 204 i dipendenti che si
sono dichiarati disponibili ad
andare a lavorare nella Federazione, 127 della Asl Cn1, 46
della Asl Cn2 e 31 dell’ospedale. Le prime attività a partire,
Carlo
Marino
I
L’amministratore
unico della
Federazione
sanitaria
di Cuneo
e il Pronto
soccorso
dell’ospedale
«Santa Croce»
a gennaio, saranno gli acquisti che tutte e tre le aziende fosse(29 domande) e il settore infor- ro rappresentate». La Cgil
matico (25 domande). Marino: chiede che il nuovo bando indi«Quando saremo a pieno regi- chi con precisione le sedi di lame, a giugno del 2013, alla Fe- voro e le nuove funzioni, in moderazione sanitaria serviran- do da consentire una scelta seno tra le 250 e le
rena ai dipen300 persone, ma
IL SINDACATO denti. Marino riper partire ab«Po«Da indicare badisce:
biamo le figure
tranno eventualcon precisione mente essere
professionali
che ci servono. nuove sedi e funzioni» previsti bandi
Per gli acquisti
specifici per dela mia unica preoccupazione è terminate professionalità. La
creare un equilibrio tra le figu- Cgil ha giudicato antisindacale
re professionali che lavoreran- questa mia risposta, ma se le
no in Federazione, perché nes- domande che sono state presuno dell’ospedale ha fatto do- sentate sono sufficienti a gamanda, mentre sarebbe bene rantire l’inizio del lavoro, cosa
dovrei dire di diverso?». Resta
la preoccupazione dei dipendenti su un futuro che non riescono a vedere con sufficiente
chiarezza. Rischiano di più se
restano dove stanno o se vanno a lavorare per la Federazione? Tutti, sindacati compresi,
sono concordi nel dire che chi
resta nell’azienda di origine
deve accettare l’ipotesi di fare
altro; ma se le Federazioni dovessero essere abolite?
Carlo Marino: «Non accadrà, ma in quel caso le Asl dovranno riaprire i propri uffici
acquisti e sarà avvantaggiato
chi avrà mantenuto la propria
professionalità».
Il retroscena
Sul presidente di Finpiemonte
l’ombra di un giro di fatture false
Per Feira c’è il rischio di una condanna fino a sei anni
OTTAVIA GIUSTETTI
NA brutta vicenda di fatture false mette nei guai il
custode della cassaforte
della Regione Piemonte, Massimo Feira. Legato a doppio filo a
Enzo Ghigo ma ancor più, negli
ultimi anni, all’attuale assessore
regionale alla cultura, Michele
Coppola di cui è amico personale e consigliere politico, avendolo accompagnato passo passo
nella campagna elettorale per il
sindaco di Torino, Feira, dalla
primavera 2010, è presidente di
Finpiemonte, designato da Roberto Cota. L’avviso di garanzia
che gli è stato recapitato prima
della passata estate, insieme a
un decreto di perquisizione della Guardia di finanza, fa riferimento alla sua attività di commercialista, non di amministratore della finanziaria regionale,
e ricalca un profilo d’accusa
piuttosto pesante. Non riguarda
un piccolo incidente di percorso
nell’esercizio della professione
ma una condotta grave, se gli inquirenti troveranno conferma
alle ipotesi, punibile con una
condanna fino a sei anni di carcere.
I fatti risalirebbero a due anni
fa circa, anche se lo stesso Feira
non sarebbe per la prima volta
oggetto di attenzioni in Procura.
Gli investigatori sarebbero arrivati al suo nome in maniera del
tutto casuale, individuando alcune società che avevano «truccato» le dichiarazioni fiscali con
emissioni di fatture false per importi dell’ordine di centinaia di
migliaia di euro. Massimo Feira,
commercialista nello studio
dell’ex parlamentare democristiano Riccardo Sartoris, è stato
consulente di queste società e
non si sarebbe limitato ad avallare le attività fraudolente degli
U
amministratori - questo non sarebbe sufficiente per contestargli il reato - ma avrebbe lui stesso emesso fatture fasulle per coprire agli occhi dei soci le attività
illecite.
Le indagini, coordinate dal
I fatti risalirebbero
a 2 anni fa quando
era professionista
nello studio
dell’ex Dc Sartoris
pm Vincenzo Pacileo, sono ancora in corso e la notizia dell’inchiesta è rimasta sotto traccia
per mesi. Nell’ambiente della
politica, intanto, si è diffusa una
ricostruzione diversa: poiché
“BANCHIERE” DI COTA
Massimo Feira,
commercialista, ha
sostituito Calderini
al vertice di Finpiemonte
C’è anche chi
ipotizza una
“vendetta” per la
sua scelta di
lavorare in proprio
Feira che ha recentemente aperto un proprio studio professionale abbandonando Sartoris
per lavorare solo, avrebbe «scippato» clienti al vecchio socio,
per questo sarebbe partita una
vendetta incrociata, volta a screditarlo, finita direttamente nelle
mani della Guardia di finanza. Il
fatto di per se non è da escludere. Anche se le indiscrezioni che
trapelano sulle indagini rivelano un quadro diverso: i vecchi
colleghi di studio sarebbero rimasti alquanto sorpresi di scoprire che su Feira pendeva un
sospetto così pesante.
Revisore dei conti del Comune, il commercialista aveva simbolicamente troncato il sodalizio con Vito Bonsignore, con cui
condivideva una antica militanza nell’Udc, pochi mesi prima
della nomina al vertice di Finpiemonte. Prima di designarlo,
Roberto Cota non aveva escluso
di trattenere il predecessore Mario Calderini, professore del Politecnico, un tecnico non politico e non professionista, nonostante fosse stato scelto da Mercedes Bresso. Si era discusso infatti già allora in Consiglio regionale, al termine del mandato di
Fabio Pasquini, anche lui commercialista nello studio Boidi,
sull’opportunità di individuare
il presidente tra professionisti
con attività professionali parallele. Bresso aveva fatto un passo
diverso e aveva scelto un docente universitario. Roberto Cota,
infine aveva deciso di tornare alle vecchie abitudini. Come sigillo dell’inversione di rotta resta
uno dei primi provvedimenti
della gestione Feira alla guida
della finanziaria regionale: riaffidare l’intera partita contabile
di Finpiemonte proprio al «collega» Pasquini.
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OVADA. IL PROFESSOR BALDUZZI IN VISITA ALLA STRUTTURA, POI L’INCONTRO ALLO SPLENDOR
Ospedale, il ministro rassicura
La salvezza legata alle caratteristiche del territorio e ai molti anziani
GIAMPIERO CARBONE
OVADA
«L’ospedale a Ovada ci deve
stare, pur negli standard indicati a livello nazionale»: il ministro della Salute Renato Balduzzi ha lasciato qualche speranza sul futuro del nosocomio nell’incontro di ieri al Teatro Splendor, davanti a oltre
centocinquanta persone. In
precedenza aveva visitato
l’ospedale accompagnato dal
sindaco Andrea Oddone e dai
primari.
Balduzzi è arrivato a Ovada dopo che il giorno prima è
«Va rafforzato ciò che
esiste, ne parlerò con
l’assessore regionale
in settimana a Roma»
stata resa nota la bozza del regolamento del ministero della
Salute legato alla Spending
Review: via gli ospedali con
meno di centoventi posti letto
(Ovada ne conta circa ottanta) e un bacino di utenza al di
sotto di ottantamila abitanti,
(trentamila per l’Ovadese). E
poi molta attenzione, fra l’altro, al numero di interventi
chirurgici e ai parti. L’àncora
di salvezza, almeno parziale,
per Ovada può arrivare dalle
caratteristiche del territorio.
L’appello dei sindaci
In prima fila gli amministratori dei paesi
dell’Ovadese, mentre sul palco è stato il
sindaco Oddone a lanciare un sos al ministro
In apertura dell’incontro, il
sindaco Oddone ha espresso
«il disagio del territorio per la
continua messa in discussione
dei servizi. Consegnerò al ministro il documento firmato nel
2011 dai sindaci, nel quale si
sottolinea l’importanza dell’ospedale, del distretto e del
Consorzio socio assistenziale
per la nostra collettività.
L’Ovadese è un territorio collinare e montano, dove gli anziani sono in aumento. Chiediamo
servizi efficienti qui e non al-
trove». Oddone ha inoltre ricordato che dal 2008 i sindaci
hanno chiesto che, al posto di
un ospedale generalista, a Ovada siano valorizzate eccellenze
quali medicina e oncologia insieme al servizio ambulatoriale e alla riabilitazione: «Noi abbiamo già razionalizzato».
Balduzzi nel suo intervento
ha ricordato: «L’obiettivo del
governo è la riorganizzazione
del servizio sanitario nazionale
e non i tagli. Vogliamo ascoltare i territori perché anche i pic-
GROGNARDO. OPERAZIONE GUARDIE ZOOFILE ENPA
del proprietario e dei suoi ami-
coli ospedale possono avere
una funzione importante. Tutti
però devono fare la loro parte.
Si deve tenere conto che l’Ovadese è una terra di frontiera».
Rispondendo alle domande del
pubblico, tra cui quella di padre
Ugo Barani, presidente dell’Osservatorio Attivo («cosa intende per ospedale di territorio?»),
e del sindaco di Rocca Grimalda Fabio Barisione («è inconcepibile puntare alla desertificazione sanitaria e dei trasporti
di un territorio come sta acca-
A GIUDIZIO. M
dendo per l’Ovadese»), il ministro ha spiegato che «un ospedale di territorio deve avere di
certo medicina, lungodegenza,
un punto di primo intervento e
un punto per i prelievi, sul resto
si può valutare. A Ovada va rafforzato ciò che esiste e va accresciuto l’intreccio con il distretto e i servizi sociali. Non si può
scindere la politica dei trasporti dalla sanità. Di questo e di altro parlerò con l’assessore regionale Paolo Monferino». E’ atteso a Roma in settimana.
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L`Aress va chiusa perché spreca troppi soldi