Circoscrizione Salesiana Italia Centrale “Sacro Cuore ”
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ICC
PROGETTO ORGANICO
ISPETTORIALE
Progetto Organico Ispettoriale
0. premessa
2
Il POI esprime l’opzione fondamentale del rilancio del carisma salesiano nella Circoscrizione per guidare le
nostre scelte nei prossimi anni. Poiché proveniamo da realtà ispettoriali differenti per storia e contesto geografico,
sentiamo l’esigenza di indicare alcuni obiettivi strategici che ci faranno da linee guida:
 favorire la conoscenza dei confratelli e delle prassi pastorali vissute nelle diverse opere;
 riconoscere il bisogno evangelico di conversione personale, comunitaria e ispettoriale nella testimonianza
della nostra vita consacrata, per essere sempre più attenti e comprendere i segni dei tempi;
 convergere verso un unico e condiviso progetto di Famiglia Salesiana, che valorizzi le ricchezze di ciascuna
esperienza passata, nell’attenzione alla voce dello Spirito che ci sospinge verso il “nuovo”;
 riscaldare il cuore dei confratelli e dell’intera Famiglia Salesiana per generare un sano entusiasmo che
scaturisce dall’incontro con Cristo, capace di contagiare i giovani fino a coinvolgerli nel “da mihi animas” e
nello spirito di famiglia.
I criteri a cui ci ispiriamo per l’elaborazione del POI sono quelli indicati dal CG 26:
 il ritorno a Don Bosco: studiarlo, amarlo, imitarlo, raccontarlo e invocarlo al fine di rinnovare l’assunzione
del suo programma di vita;
 il ritorno ai giovani, con una maggiore qualificazione carismatica, educativa ed evangelizzatrice e con la
progettazione di una pastorale rispondente ai bisogni, alle domande e alle attese del mondo giovanile.
Progetto Organico Ispettoriale
1. I campi di azione prioritaria per i prossimi anni
1.1.
Ritorno alle sorgenti del carisma e della spiritualità di don
Bosco
1.1.1. Chiamata di Dio
3
Riconosciamo che il carisma di Don Bosco possiede ancora oggi un suo particolare fascino e sentiamo urgente
il bisogno di riviverlo attraverso l’unione con Dio, la sequela di Gesù, la vita di preghiera e sacramentale,
l’appartenenza ecclesiale. Ci sentiamo chiamati a mostrarne la bellezza e comunicarne la forza di attrazione alle nostre
comunità, ai confratelli e ai giovani (cfr. CG26, n.3).
La fedeltà al fondatore passa attraverso la conoscenza approfondita della storia, della pedagogia, della pastorale e
della spiritualità, oltre che attraverso l’osservanza convinta delle Costituzioni. Ciò sollecita in noi l’urgenza di
recuperare la sua esperienza mistica e ascetica, la ricchezza spirituale della tradizione e la vicinanza fisica ed affettiva
ai giovani.
1.1.2. Situazione
Si riscontra, per alcuni aspetti, nella nostra Circoscrizione, il clima sereno e gioioso di molte comunità nel
dinamismo pastorale che le anima e nella regolarità della vita di preghiera, l’aiuto per la crescita trovato nel progetto
personale e comunitario di vita, la crescente disponibilità a partecipare ai momenti formativi che richiamano le origini
del carisma, la capacità di coinvolgimento di adulti e giovani nell’unica missione.
Con sofferenza si riscontrano anche attivismo, efficientismo, difficoltà a elaborare un progetto comunitario,
individualismo, disordinata gestione o divisione dei compiti che ostacolano la preghiera, rendono fragile la vita
interiore e raffreddano i rapporti fraterni.
1.1.3. Linee di azione
a)
La Circoscrizione vede, dopo quella del Piemonte, la presenza storica più significativa di don Bosco, che ha
trascorso alcuni anni della sua vita nelle opere e città nelle quali continuiamo ad operare. Si propone di realizzare, in
tempi brevi, itinerari turistico-religiosi al fine di riscoprire e valorizzare spiritualmente e pedagogicamente i luoghi
salesiani nei quali emergono alcune caratteristiche vissute dal nostro fondatore: Itinerario Ligure (missionario a
Genova, malato a Varazze, devoto a Maria Ausiliatrice nel santuario di Vallecrosia, organizzatore di ispettorie ad
Alassio); Itinerario Romano (fondatore e pellegrino a Roma). Questi sono un dono che possiamo offrire ai confratelli, ai
giovani e ai membri della Famiglia Salesiana per un ritorno più consapevole e convinto al fondatore. La realizzazione di
questi itinerari comporta la progettazione di sussidi (opuscoli, video…), l’indicazione di strutture recettive e la
formazione di guide preparate.
b)
Alcuni confratelli vengono invitati a studiare storia e spiritualità salesiana. È curata con attenzione e fedeltà la
proposta spirituale mensile come cammino ordinario di formazione permanente per i singoli confratelli e per le
comunità. Un’attenzione particolare è riservata nel progetto comunitario annuale alla giornata della comunità.
c)
I centri ispettoriali salesiani di spiritualità, dotati di personale specificatamente formato, diventano una risorsa
strategica per proporre momenti di esercizi spirituali, ritiri, corsi di aggiornamento per salesiani e laici, luoghi dove
dedicare tempo alla preghiera, allo studio e al riposo. Queste strutture devono tenere conto delle esigenze di adulti e
giovani. Progettano e propongono un cammino di studio sulla nostra identità di Famiglia Salesiana attraverso
appuntamenti come la settimana mondiale di spiritualità, la festa della FS, la giornata di formazione sull’identità della
FS e gli esercizi spirituali della FS.
Progetto Organico Ispettoriale
d)
Consapevoli che il carisma salesiano è un dono che Dio ha fatto alla Chiesa tramite don Bosco, i confratelli di
ogni comunità s’impegnano a renderlo presente con la partecipazione attiva agli organismi tipici della Chiesa locale
(consulta di PG, consigli pastorali diocesani, aggregazioni laicali,…) e in sinergia con le agenzie educative del territorio.
1.2.
Urgenza di evangelizzare
1.2.1. Chiamata di Dio
4
«Senza educazione non c'è evangelizzazione duratura e profonda, non c'è crescita e maturazione, non si dà
cambio di mentalità e di cultura. I giovani nutrono desideri profondi di vita piena, di amore autentico, di libertà
costruttiva; ma spesso purtroppo le loro attese sono tradite e non giungono a realizzazione» (Benedetto XVI, Lettera a
don Pascual Chávez Villanueva, Rettor Maggiore dei Salesiani, in occasione del Capitolo Generale XXVI, 1 marzo 2008,
Allegato 1, n.4).
«Centrale deve essere l’annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo, insieme con l’appello alla conversione,
all’accoglienza della fede e all’inserimento nella Chiesa; da qui poi nascono i cammini di fede e di catechesi, la vita
liturgica, la testimonianza della carità operosa» (CG26, n.24).
Si deve temere un’evangelizzazione che, al di là dei metodi e delle intenzioni, non parta da una vita in
comune degli evangelizzatori e che non nasca dalla loro gioia di aver incontrato Cristo nella comunità (cfr. Pascual
Chavez, Signore vogliamo vedere Gesù, Commento alla Strenna 2010, 7-17).
Siamo convinti che l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo, l’appello alla conversione e all’accoglienza della fede
e l’inserimento nella Chiesa avvengono attraverso l’azione di una comunità, che cura la pastorale giovanile ordinaria
per la massa e per il singolo e che evangelizza attraverso un’educazione umanamente ricca e condivisa, studia la
modalità di avvicinamento ai giovani lontani o di altre religioni.
1.2.2. Situazione
All’interno di alcune nostre case, nonostante l’impegno di tanti salesiani, sono pochi i gruppi di giovani che
danno testimonianza di una vita cristiana consapevole, adeguata ai tempi, apostolicamente incarnata a fianco dei
salesiani, tenendo conto che l’adolescenza si è prolungata e rende sempre meno capaci di scelte decisive. Nello stesso
tempo la maggiore complessità sociale e culturale offre ai giovani tanti punti di riferimento, spesso di stampo non
sempre coerente col messaggio cristiano e facciamo fatica a coinvolgerli nella missione a causa di un’evangelizzazione
poco esplicita ed inadeguata, e anche per la lontananza culturale e strutturale dal loro mondo. Si rileva inoltre la
difficoltà di azione verso negli ambienti dove vivono i nostri giovani (famiglia, luoghi di studio e lavoro, luoghi della vita
sociale e culturale…).
1.2.3. Linee di azione
a)
La nostra azione educativo-pastorale passa attraverso un processo che chiamiamo itinerario di educazione alla
fede, che traduce le intuizioni che hanno contrassegnato la nostra prassi ispirata a don Bosco. Esse richiamano le
essenziali dimensioni della vita cristiana (la maturazione personale, l’incontro con Cristo, l’appartenenza ecclesiale,
l’impegno di una vita come vocazione).
b)
Il nostro itinerario di educazione alla fede si articola: in un momento di accoglienza in cui il giovane, dal punto
in cui si trova, incontra la bellezza della vita ecclesiale nella forma salesiana; in un momento di approfondimento e di
accompagnamento in cui egli mette alla prova e fa propria la profondità della relazione personale e comunitaria con
Gesù Cristo; in un momento di scelta consapevole per decidere di sé come di un apostolo della Famiglia Salesiana
all’interno della chiesa e del mondo. Questi momenti si intersecano reciprocamente nella continuità del processo
segnando un itinerario che comprende tutte le età. La vita di gruppo è indispensabile per realizzare questo itinerario
in modo integrale.
Progetto Organico Ispettoriale
c)
Oggi riteniamo prioritario riscoprire e attuare, in forme adeguate legate all’età evolutiva, la tradizione
salesiana dei gruppi d’impegno cristiano che «partecipano alla missione salesiana e ne vivono lo spirito» (R 8; come
don Bosco propose le compagnie). In questo modo i giovani partecipano gradualmente dell’azione pastorale dei
salesiani verso i loro coetanei, i più piccoli e i più poveri. Promoviamo con particolare attenzione i gruppi di
adolescenti e giovani in tutti i nostri ambienti educativi.
d)
Ci impegniamo con percorsi di formazione specificatamente progettati ad accompagnare i confratelli e laici
corresponsabili verso una maggiore qualità della nostra pastorale giovanile che integri in modo armonico iniziazione
cristiana e vita di gruppo, interesse e impegno cristiano nella vita di gruppo, vita di fede e cultura, relazione tra
ambiente (scuola, cfp, parrocchia-oratorio, casa di accoglienza e residenze universitarie) e gruppo di impegno,
condivisione e corresponsabilità educativa. Poniamo un’attenzione educativa particolare ai ragazzi e ai giovani che
frequentano gruppi e associazioni (educative, culturali, sociali, turistiche, sportive…) presenti nei nostri ambienti, per
garantirne lo stile salesiano e l’integrazione nel progetto educativo pastorale salesiano.
e)
La realizzazione di questi obiettivi, deve essere raggiunta in rete con la Famiglia Salesiana, sviluppando
l’impegno di condivisione e partecipazione nel Movimento Giovanile Salesiano, e nella Chiesa locale.
1.3.
Necessità di convocare
1.3.1. Chiamata di Dio
«Il Signore chiama continuamente e con varietà di doni a seguirlo per il servizio del Regno. Siamo convinti che
tra i giovani molti sono ricchi di risorse spirituali e presentano germi di vocazione apostolica» (C 28).
Un giovane scopre la chiamata alla vita consacrata salesiana quando incontra una comunità significativa, un modello
in cui identificarsi, un’esperienza di vita spirituale e di impegno apostolico, l’aiuto di una guida che lo accompagna alla
scelta di Cristo e al dono di sé. La proposta e il discernimento esigono quella vicinanza cordiale che suscita confidenza
e permettono di intuire i segni di vocazione che un giovane può manifestare. Nell’animazione vocazionale siamo
chiamati a valorizzare l’apporto indispensabile delle famiglie (cfr CG26 52, 54)
1.3.2. Situazione
Numerose comunità sono impegnate a dare importanza alla dimensione vocazionale della pastorale
giovanile, tuttavia spesso si propongono esperienze significative ma isolate con il rischio della improvvisazione e della
occasionalità. Non sempre abbiamo opportunamente sensibilizzato le CEP alla dimensione apostolica e vocazionale,
né valorizzato la corresponsabilità dei laici e la collaborazione con i gruppi della Famiglia Salesiana. In altre occasioni
non abbiamo saputo suscitare nei giovani il desiderio di farsi apostoli tra i compagni proponendo cammini spirituali ed
impegni diversificati. Rischiamo in questo modo di appiattire il livello della proposta e di non saper suscitare vocazioni
apostoliche, privandoci del contesto naturale in cui possono maturare vocazioni di speciale consacrazione» (CG26,
n.57).
1.3.3. Linee di azione
a)
La Circoscrizione promuove un percorso di maturazione che punti a passare «da un’animazione vocazionale
staccata dalla pastorale giovanile ad un’animazione intesa e vissuta come coronamento della pastorale giovanile
stessa» (CG26, n. 60). Ciascun confratello ed ogni comunità si sente partecipe di questa particolare missione.
b)
Valorizza quanto di buono già si vive nelle nostre case: la preghiera, gli apprezzabili tentativi di rilancio di una
cultura vocazionale, l’accoglienza di molti giovani, l’impiego di alcuni confratelli – spesso i più giovani – a servizio delle
iniziative vocazionali, gli incontri e i ritiri spirituali, la buonanotte e la guida spirituale.
c)
La promozione delle vocazioni di speciale consacrazione richiede un’attenzione particolare, secondo l’esempio
di don Bosco che ha sempre riservato una cura specifica ai giovani chiamati alla vita consacrata laicale e presbiterale.
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d)
L’animatore vocazionale promuove il Piano Vocazionale (PV) e si avvale della collaborazione di confratelli e di
membri della Famiglia Salesiana.
e)
La Circoscrizione s’impegna a promuovere gli itinerari di animazione vocazionale recentemente approvati in
sede CISI. Nello stesso tempo consolidiamo e qualifichiamo le comunità scelte come sede di Aspirantato e prepariamo
i confratelli addetti con una formazione specifica. Oggi, per la fedeltà al carisma, si ritiene urgente promuovere la
vocazione del salesiano coadiutore.
f)
Il PV rende concreta la promozione di nuove forme di accompagnamento vocazionale e di aspirantato
attraverso il rinnovamento della cultura vocazionale dei confratelli e dei laici impegnati nelle nostre opere (CEP). Il
Piano Vocazionale interessa il PEPSI (essendo tali vocazioni il frutto più maturo della Pastorale Giovanile) e arricchisce
il Piano di Formazione (nelle parti che riguardano l’Aspirantato, il Prenoviziato e la formazione di alcuni confratelli
dedicati alla cura delle vocazioni di speciale consacrazione).
1.4.
Povertà evangelica
1.4.1. Chiamata di Dio
La prima manifestazione della povertà è la consegna totale di sé a Dio, nella disponibilità alle esigenze dei
giovani: questo comporta la rinuncia a se stessi e ai progetti individuali per condividere quelli della comunità. In
particolare la comunità si sente chiamata a cercare forme istituzionali di testimonianza che esprimano una povertà
credibile e profetica, promuovendo una cultura della solidarietà, della cittadinanza attiva per noi consacrati e per i
giovani (cfr. CG 26, nn. 79 e 80). Don Bosco ci ricorda che “quello che noi abbiamo non è nostro, ma dei poveri; guai a
noi se non ne faremo buon uso” (Cost. 79). Ci chiama a rendere visibile la nostra povertà attraverso il lavoro
quotidiano e una sobrietà di vita a livello personale e comunitario. Vivere La povertà evangelica, oltre a favorire la
maturazione spirituale di ognuno, esige oggi un rinnovata riflessione che può indurre a comportamenti comunitari
alternativi.
1.4.2. Situazione
Si constata che il tenore di vita delle comunità è ordinariamente sobrio. Siamo eredi anche di un grande
patrimonio in immobili, in beni culturali, artistici e storico-salesiani, frutto del lavoro dei confratelli che ci hanno
preceduto e di tanti benefattori.
Gli aspetti problematici sono da leggere all’interno di un’epoca di agio economico, di dispersione delle
risorse, di privatizzazione delle ricchezza, di consumismo. La mancata formazione teorica e pratica a livello economico
ed organizzativo, la gestione personalistica dei responsabili finiscono per impedire una gestione familiare,
responsabile e condivisa delle scelte economiche nella comunità, favorendo persino atteggiamenti di
controtestimonianza. A volte appare presente la non corretta gestione del patrimonio immobiliare e il non adeguato
rapporto tra le strutture patrimoniali e la missione pastorale, altre volte manca la solidarietà fra le case.
L’allontanamento da situazioni di povertà condiziona la nostra testimonianza evangelica. Vi è un’evidente frattura tra
quanto si studia sul voto di povertà e la vita realmente vissuta con uno stile povero e sacrificato. Non sempre vengono
rispettate le norme già esistenti. Mancano a livello ispettoriale criteri adeguati per l’affidamento ai laici di ruoli di
responsabilità.
1.4.3. Linee di azione
a)
La Circoscrizione predispone un piano di solidarietà, che porti tutte le case e i confratelli ad avere un tenore di
vita povero, ma dignitoso, e a sviluppare la solidarietà ispettoriale.
b)
I confratelli, a partire dalla formazione iniziale, sono accompagnati a maturare una capacità gestionale ed
organizzativa in un mondo in cui la tecnologia, le comodità, la sicurezza rischiano di diventare nuovi idoli.
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c)
Al PEPSI si rimanda la parte relativa all’impegno educativo nei confronti dei giovani per renderli responsabili di
una cultura del servizio ai poveri, di una partecipazione alla vita sociale e politica e del rispetto di una sana ecologia.
d)
La Circoscrizione avvia un cammino che faccia maturare un corretto rapporto con le strutture, che porti a una
valorizzazione delle risorse a noi affidate, coerenti con i fini della missione giovanile e nel rispetto delle Costituzioni.
e)
La Circoscrizione procede sulla via della corresponsabilità amministrativa all’interno di un’opera con il
concorso di tutti i settori, con l’aiuto di laici competenti, fidati e partecipi del nostro spirito, e prevedendo specifiche
convenzioni con enti terzi.
7
1.5.
Nuove frontiere
“Sono sempre andato avanti come le circostanze richiedevano e il Signore mi ispirava” (Don Bosco).
1.5.1. Chiamata di Dio
«Riconosciamo le attese dei giovani spiritualmente e culturalmente poveri, che sollecitano il nostro impegno:
giovani che hanno perso il senso della vita, carenti di affetto a causa della instabilità della famiglia, delusi e svuotati
dalla mentalità consumista, indifferenti religiosamente, demotivati dal permissivismo, dal relativismo etico, dalla
diffusa cultura di morte» (CG26, n. 98).
Una particolare attenzione va riservata alla situazione attuale della famiglia che è il soggetto originario
dell’educazione e il primo luogo dell’evangelizzazione. Per questo anche noi siamo chiamati a fare in modo che la
pastorale giovanile sia sempre più aperta alla pastorale familiare (CG26, n. 99).
L’interpellanza delle nuove tecnologie della comunicazione sociale e delle sfide educative che esse pongono ci
spinge ad entrare in questo “cortile” per ascoltare, illuminare, orientare (cfr. CG26, n. 99). La consapevolezza della
molteplicità dei mondi virtuali abitati dai giovani che troviamo difficoltà ad intercettare per mancanza di formazione,
tempo e sensibilità (cfr. CG26, n. 102) ci impegna a favorire una presenza educativa più incisiva nel mondo dei media e
delle espressioni artistiche giovanili e popolari (cfr. CG26, n. 110).
Un nuovo modello di gestione delle opere richiede che sia garantita la consistenza qualitativa e quantitativa
della comunità, la corresponsabilità reale dei confratelli e dei laici, la disponibilità del direttore per il suo compito
primario, la promozione di nuove forme di presenza più flessibili, la progettazione comune con la Famiglia Salesiana e
il lavoro in rete con altre organizzazioni e agenzie educative, in sinergia con la Chiesa locale e la società (cfr. CG26, n.
100).
1.5.2. Situazione
La gran parte dei giovani che incontriamo soffre soprattutto della povertà morale e spirituale. Occorre
distinguere tra questa povertà diffusa e la povertà drammatica che può caratterizzare anche nei nostri contesti un
numero crescente di minori sfruttati, giovani immigrati, rifugiati politici, o anche vittime di disagio, della
disoccupazione, del carcere. Nei confronti di questi giovani non di rado emerge un atteggiamento sociale di ostilità.
La povertà morale e spirituale nell’odierna cultura europea è caratterizzata dalla scissione tra ragione e fede.
Nel vissuto giovanile è anche ricorrente la separazione tra razionalità e vissuto emotivo. Nelle Comunità Educative
Pastorali non sempre queste due dimensioni vengono pensate insieme per costruire quel sano clima di famiglia in stile
salesiano che è sempre stata la risorsa più efficace per educare i giovani.
Un altro sintomo della povertà morale e spirituale è la mancanza nei giovani di una progettualità personale
dovuta all’assorbimento di una cultura relativista che subdolamente esalta un’esistenza frammentata, senza
prospettive di futuro. Influisce fortemente sulla povertà morale e spirituale la situazione di un numero crescente di
famiglie che soffrono il dramma della crisi e della disgregazione, privando i figli di quel riferimento indispensabile per
la maturazione umana e cristiana.
Siamo anche consapevoli dell’esistenza di mondi virtuali abitati dai giovani, tuttavia spesso non siamo capaci
di condividerli e di animarli per mancanza di formazione, di tempo e di sensibilità o di critica verso i nuovi media (cfr.
CG26, n. 102).
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Nelle opere, soprattutto le più complesse, della nostra Circoscrizione si riscontra un modello organizzativo
che non sempre ha saputo rinnovarsi secondo l’esigenza dei tempi, qualche volta non è evidente il compito primario
del direttore ed emergono anche difficoltà da parte di alcuni salesiani a corresponsabilizzare i laici nei ruoli decisionali.
Si constata che alcuni laici, di provata competenza e professionalità, soprattutto appartenenti alla Famiglia Salesiana,
non sono adeguatamente valorizzati.
1.5.3. Linee di azione
8
a)
La Circoscrizione prende coscienza che il CG 26 ci invita a fare dei giovani più in difficoltà il criterio di
interpretazione di ogni progetto pastorale e spinge ad organizzare cammini formativi adeguati per salesiani e laici
corresponsabili. Ogni tipo di povertà richiede competenze specifiche e nelle forme più drammatiche, anche di
opportuni sostegni economici. Ci impegniamo in una pastorale che si rivolge alla povertà dominante (di tipo spirituale
e culturale) senza dimenticare l’appello dei giovani emarginati. A questo proposito, è importante proporre una
formazione socio-politica ai giovani dei nostri ambienti che li abiliti a scelte d’impegno sociale e politico e di
volontariato, in collaborazione con la Chiesa locale, con particolare attenzione alla promozione dei diritti dei minori e
dei giovani lavoratori.
b)
L’attenzione prioritaria alla famiglia si declina nella progettazione e attuazione, in rete con la Famiglia
Salesiana e la Chiesa locale, di itinerari convenienti per una delicata educazione all’amore, caratteristica della nostra
pedagogia (R 6). Questa attenzione alla famiglia non può prescindere da una testimonianza di spirito di famiglia da
parte della comunità salesiana e della CEP.
c)
Le affermazioni del CG 26 sulla comunicazione sociale rischiano di rimanere sulla carta se non s’incarnano in
progetti e decisioni concrete, valorizzando l’apporto dei gruppi della Famiglia Salesiana. L’attenzione costante a tale
ambito educativo risponde a un principio realistico di fedeltà creativa a Don Bosco: egli si è prodigato nello sforzo di
creare una cultura alternativa per i giovani del suo tempo attraverso la stampa. Manteniamo questa attenzione:
promuovendo con i salesiani, consacrati e laici, e i giovani una formazione specifica per essere educatori attivi
e propositivi nell’uso individuale ed educativo dei media in tutte le sue espressioni;
prevedendo progetti educativi per aiutare i giovani ad un uso critico e responsabile dei vari tipi di media (cfr.
CG26, n. 109);
utilizzando, secondo le possibilità economiche, le tecnologie della comunicazione sociale per dare maggiore
visibilità alla propria presenza e per diffondere il carisma (cf. CG 26, 109);
definendo una strategia realistica, anche con il concorso di altre agenzie e risorse, per offrire prodotti in vista
di una cultura alternativa a quella relativistica e indifferente o ostile al messaggio cristiano (cf. CG 26, 110);
coordinando le imprese di comunicazione della Circoscrizione (librerie, tipografie, sale di comunità, radio,
giornali, riviste… ecc.) per una efficacia educativa, e accompagnando la loro gestione economica in accordo
con altre imprese a livello italiano.
d)
L’attenzione costante a tale aspetto deve essere trasversale in ogni opera, anche se è opportuna la
valorizzazione di un centro che abbia un’attenzione specifica a tale ambito. A questo proposito non si deve disperdere
l’esperienza associativa giovanile e bisogna valorizzarla come strumento di animazione culturale in cui i giovani siano
protagonisti.
e)
In tutte le opere e in particolare quelle con più settori, la corresponsabilità di laici che condividono il carisma e
lo vivono da educatori secondo il nostro stile è la via imprescindibile per il rilancio del carisma. Nel modello gestionale
delle opere, soprattutto le più complesse, andrà garantito il compito primario del direttore (primo responsabile della
vita religiosa, delle attività apostoliche e dell’amministrazione dei beni, C 176) attraverso condizioni che permettano di
condurre, animare, gestire, accompagnare la comunione carismatica, la condivisione progettuale e la
corresponsabilità reale.
Progetto Organico Ispettoriale
2. I criteri operativi che guidano i diversi piani e progetti
I criteri seguenti intendono sostenere il discernimento sulla nostra azione pastorale: il confronto con essi ci
aiuta a comprendere se la via da percorrere sia quella giusta. Essi siano sempre l’orizzonte in cui si prende ogni
decisione. La progettualità di ogni comunità sia garantita da verifiche periodiche almeno annuali.
a.
Privilegiare l’attenzione alla persona di ogni confratello valorizzando le sue qualità e integrando le
sue fragilità, perché viva in comunità la missione salesiana e realizzi in pienezza la scelta della vita
religiosa a cui ha aderito nel “da mihi animas coetera tolle”.
b.
Favorire condizioni di serenità nelle case costituendo comunità religiose significative sul piano
quantitativo e qualitativo (Reg. 150) in grado di attuare la specifica missione, secondo un progetto
comune e condiviso (C49), nell’osservanza della “disciplina” religiosa.
c.
Favorire spostamenti e scambi interregionali per rispondere alle esigenze della missione.
d.
Rinnovare la scelta di ripartire dagli ultimi in tutte le nostre attività ed opere (CG26, 106) e nei
processi educativi promuovere l’educazione alla responsabilità per il rispetto dei diritti umani e
all’impegno socio politico.
e.
Chiudere con coraggio quelle presenze dove non si vedano ipotesi ragionevoli di rilancio,
coinvolgendo nella valutazione la Famiglia Salesiana in dialogo con la Chiesa locale.
f.
Dare vita alla CEP valorizzando lo stile comunitario e corresponsabile della nostra Pastorale nella
riflessione, nel confronto, nella preghiera, nell’attuazione delle linee di azione fino a vivere una vera
esperienza di Chiesa
Progetto Organico Ispettoriale
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3. Le presenze cui prestare attenzione
Per indicare concretamente le presenze cui prestare attenzione, in ascolto della voce dello Spirito Santo che
ci invita al rilancio del carisma, terremo presenti, oltre i campi prioritari precedentemente indicati, tre riferimenti: le
indicazioni del Rettor Maggiore, il numero dei confratelli, le prospettive offerte dal Progetto Europa.
3.1.
Chiamata di Dio
10
In diversi interventi magisteriali il Rettor Maggiore insiste sul ridimensionamento, la ricollocazione e la
risignificazione delle presenze in Italia. Come affermava anche don Vecchi: «molte opere possono essere di qualche
utilità; non tutte esprimono il vangelo, l’amore di Dio seminato nel cuore dei credenti con la stessa immediatezza e
profondità. Non si deve dimenticare che per Don Bosco sono i bisogni dei giovani quelli che devono determinare le
nostre opere, e che le strutture quindi hanno valore nella misura in cui sono ad essi rispondenti» (citazione). La
presenza diretta tra i giovani, la preferenzialità verso gli ultimi e i poveri, la fecondità vocazionale, un’efficace nuova
evangelizzazione in un contesto di cultura relativista, una forte esperienza di vita comunitaria risultano i criteri
concreti per orientarsi nella chiusura di alcune opere e nell’apertura verso altre presenze profetiche.
Nella ridefinizione della presenza salesiana in Italia si terrà presente quanto indicato dal Rettor Maggiore in ACG
385.
Come contributo al Progetto Europa, dopo il CG 26 nell’incontro con gli ispettori dell’Europa (28 novembre 2008),
don Pascual Chavez ripropone una revisione della presenza salesiana in Europa, valorizzando soprattutto alcuni
ambienti come la scuola, la formazione professionale e l’oratorio-centro giovanile. Egli afferma che: «riproporre il
carisma salesiano in Europa richiede di avvicinare la gioventù orientando le nostre presenze all’evangelizzazione,
collocandole tra i più poveri (..) e curando una vera cultura vocazionale. Un’attenzione pastorale che si limiti solo al
sociale, oltre che essere irrilevante in Europa, rischierebbe di assorbire personale in continuazione e senza alcuna
possibilità di futuro».
Alla presentazione del Progetto Europa (27 gennaio 2009) si afferma che: «l’ispettoria individua e segnarle alla
Commissione per il PE eventuali “presenze nuove o nuove presenze”, che siano di particolare significatività e
richiedano la collaborazione di altre forze».
3.2.
Situazione
Il numero dei confratelli e l’età media oltre che come situazione dovrebbe e potrebbe essere letta come una
chiamata di Dio nell’oggi. Riportiamo di seguito la tabella con le fasce d’età del 2009, il numero di confratelli, la
percentuale sul totale, il numero di confratelli impegnati in alcuni ruoli della missione e la loro età media:
18 – 40
65
14,04%
41 – 60
85
18,36%
61 – 80
222
47,95%
81 – 101
91
19,65%
Età Media
64,84
Il numero, i ruoli e l’età media di alcuni salesiani che svolgono dei servizi sono: 51 Direttori; 51 Economi; 8
Presidi; 28 Animatori scuola e CFP; 36 Incaricati d’Oratorio; 32 Parroci.
Occorre tener presenti nel calcolo delle risorse i gruppi della Famiglia Salesiana, le associazioni ispirate al
carisma presenti nelle opere e il numero di laici corresponsabili.
I fronti pastorali sui quali siamo attualmente impegnati sono: 8 scuole (8 medie, 5 licei classici, 5 licei
scientifici, 2 licei linguistici), 16 CFP, 9 oratori in zona pastorale, 32 parrocchie (delle quali 28 con l’oratorio), 4
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Residenze Universitarie, 3 case famiglia, 1 centro diurno, 1 centro di recupero per tossicodipendenti, 2 case di
formazione, 20 case per ferie (delle quali 8 solo estive), 2 centri di spiritualità.
3.3.
Linee di azione
La scelta prioritaria sarà di mantenere e potenziare le presenze che assicurano alla comunità salesiana una
forte vita consacrata, consentono un’efficace evangelizzazione, fanno sperare fecondità vocazionale, sono radicate nel
tessuto sociale e lavorativo del territorio.
È arrivato per noi il tempo opportuno di “rivolgere un’attenzione crescente all’educazione dei giovani alla
fede”: la scuola, con preferenza la formazione professionale, e l’oratorio centro giovanile sono il luogo privilegiato per
l’educazione dei giovani europei.
Le presenze a cui dare attenzione nella Circoscrizione ne i prossimi anni devono esprimere:
 la rivitalizzazione a partire dal livello locale del Movimento Giovanile Salesiano come percorso di
educazione ed evangelizzazione a cui dare la priorità in tutte le case e settori;
 un riferimento specifico alla nostra missione educativo-pastorale descritta nei Regolamenti 4-9;
 l’attivazione della CEP in tutte le case e la sua formazione affidata al direttore;
 gli aspetti caratteristici della nostra pedagogia;
 un chiaro ed esplicito piano di educazione alla fede;
 un particolare riferimento ai gruppi di impegno cristiano e di condivisione della missione salesiana.
Il Progetto Europa appare l’occasione di fondare l’identità della Circoscrizione come comunità che tenta il
rilancio del carisma salesiano in Europa e, precisamente, nel centro Italia. Le opere che saranno contrassegnate dal PE
saranno le opere “missionarie” di tutti, da cui tutti si attendono un cenno di futuro e di speranza; saranno le case
laboratorio in cui alcuni operano ma che appartengono a tutti.
Con le opere e i progetti vanno scelti e preparati i confratelli destinati a questa impresa.
Non va trascurata, infine, la possibilità di attivare sinergie con altre ispettorie italiane per dare inizio ad
alcune presenze “laboratorio” con personale SDB e laici, soprattutto della Famiglia Salesiana.
Fatte queste premesse di ordine strategico, passiamo a delineare delle presenze concrete, alcune delle quali
potranno diventare Progetti Europa con personale da richiedere al Rettor Maggiore. Tutte sono presenze nelle quali
far convergere le forze della Circoscrizione.
a)
Comunicazione sociale
Al don Bosco di Roma il Centro Culturale Salesiano diventa un’opera a servizio della CS di tutta la
Circoscrizione in collaborazione con la Famiglia Salesiana.
b)
Immigrazione/Disagio
Al Sacro Cuore di Roma mettiamo in atto un progetto di un centro giovanile che favorisca l’incontro tra la
marginalità dei giovani immigrati rifugiati e la povertà spirituale e culturale dei giovani universitari. L’obiettivo
è riscoprire la comunione di vita tra salesiani e giovani e metterla al servizio della missione coinvolgendo altre
realtà ecclesiali e sperimentando la reciproca fecondazione tra Sistema Preventivo e Diritti Umani.
Ad Ortona l’esperienza del Soggiorno Proposta viene assunta dalla comunità religiosa. Occorre tener
presente quanto riguarda lo statuto dell’associazione di laici che regge il Soggiorno Proposta e l’identità della
comunità religiosa.
In Sardegna studiamo una presenza nel mondo della formazione professionale con percorsi legati ad un
centro giovanile e ad un centro diurno.
A Sampierdarena una parrocchia oratorio per l’integrazione dei numerosi immigrati latinoamericani.
Ad Ancona l’oratorio centro giovanile si specifica nell’accoglienza degli immigrati, a partire da un centro
diurno che si propone l’educazione e l’annuncio evangelico per i non cristiani impegnando i giovani italiani.
c)
Spiritualità
A Loreto si crea un centro di spiritualità per confratelli e laici.
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A Roma San Tarcisio orientiamo la presenza salesiana nella direzione di un centro di spiritualità giovanile.
d)
Cultura
A L’Aquila creiamo un modello di centro giovanile agile nelle strutture e impostato sull’animazione degli
adolescenti e degli universitari. La proposta è pensata in accordo con la Diocesi insieme alle FMA.
In Molise si studierà la possibilità di aprire una nuova presenza.
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4. Le linee generali per la preparazione delle persone e lo sviluppo
economico e strutturale
Il servizio dell’autorità, che è rivolto a promuovere la carità, a coordinare l’impegno di tutti, ad animare, orientare,
decidere, correggere in modo tale che venga realizzata la nostra missione (C 121), si serve di due braccia operative: la
formazione e l’economia. La formazione permette di accogliere con gioia il dono della vocazione e renderlo reale in
ogni momento e situazione dell’esistenza (Ratio, 21), l’economia svolge una funzione di controllo ed
accompagnamento delle amministrazioni perché la loro gestione risponda alle esigenze della povertà religiosa e al
servizio della missione salesiana (C 139). La preparazione delle persone e lo sviluppo economico e strutturale sono
pensati in vista di una missione pastorale verso i giovani. Le linee generali presenti in questo paragrafo rimandano per
il loro sviluppo al PIF e al direttorio economico.
4.1.
Linee generali per la preparazione delle persone
La comunità, chiamata a mettersi con amore al seguito del Signore Gesù e a vivere le esigenze del Vangelo, è
luogo privilegiato e ordinario di formazione. Occorre favorire spostamenti e scambi interregionali per incoraggiare i
positivi aspetti di novità avviati.
Il CG 26 ci affida il compito di acquisire capacità di discernimento. Esso, esigenza irrinunciabile della vita cristiana,
diventa criterio spirituale e pastorale di ogni confratello e comunità. L'ascolto orante della Parola di Dio, soprattutto
attraverso l’esercizio della “lectio divina”, abilita alla condivisione, a capire le situazioni, a scoprire la chiamata di Dio
nell’oggi concreto della storia e apre a un cammino di formazione permanente e di rinnovamento pastorale.
Il Salesiano consacrato è fortemente invitato ad identificarsi con Don Bosco, con la sua esperienza spirituale e
apostolica, deve prestare attenzione particolare all’accompagnamento personalizzato, al senso di appartenenza e alla
formazione alla mentalità progettuale.
Per il rafforzamento della vita spirituale salesiana è strategico il compito di animazione del direttore. Questi per
realizzare il suo primo impegno di guida e di cura della vita spirituale e carismatica, ha bisogno di una preparazione
adeguata. Per questo si eviti che abbia incarichi complessi.
Il piano di formazione iniziale e permanente per i salesiani e per i laici in ruoli di responsabilità (presidi, direttori
CFP, incaricati d’oratorio, responsabili delle attività legate al disagio) sarà presente nel PIF articolato in un livello locale
e ispettoriale.
Il piano di formazione iniziale e permanente per i laici adulti e giovani animatori in formazione iniziale o
permanente nei due livelli locale e ispettoriale verrà esplicitato nel PEPSI. Le categorie soggetti di formazione specifica
sono: i dirigenti, i docenti, i formatori CFP, il personale non docente, gli educatori professionali, i catechisti, gli
animatori di gruppo, gli animatori sportivi, gli animatori culturali, i volontari del servizio civile.
Nel bilancio preventivo sia a livello locale che ispettoriale sia presente la voce formazione per i salesiani e i laici.
4.2.
Linee generali per lo sviluppo economico e strutturale
Intendiamo perseguire una più equa distribuzione delle risorse: delle opere nel territorio e del personale, con
particolare attenzione alle zone più povere e bisognose. Legato a questo va studiato come investire le risorse
economiche che la provvidenza, il nostro lavoro e i benefattori ci mettono a disposizione. La priorità deve tornare alla
missione verso i giovani per finanziare quelle attività che permettano un autentico cammino di evangelizzazione del
mondo giovanile. Tali investimenti dovranno, inoltre, essere legati ai progetti di gestione sostenibile delle strutture
che si realizzeranno.
Un criterio di valutazione delle nostre opere sarà, tra altri, la possibilità di raggiungere il pareggio di bilancio e
offrire una quota di risorse alla solidarietà della Circoscrizione. Ricordiamo che i nostri documenti (Costituzioni e
Regolamenti) impediscono la gestione personalistica dei beni e del patrimonio. La nostra azione deve essere
sostenibile e poter portare frutto nel tempo. Dobbiamo contrastare la logica dell’indebitamento delle generazioni
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future che purtroppo si evidenzia nella nostra società. A noi tocca, piuttosto, facilitare i Salesiani del futuro
nell’impegno sereno nella pastorale giovanile.
Un approfondimento particolare richiedono le modalità odierne di affidamento alla Provvidenza. Sappiamo che
don Bosco si aspettava molto dalla Provvidenza e per questo molto la sollecitava. Intendiamo riscoprire la capacità
personale e comunitaria di cercare, chiedere e stimolare la generosità dei privati e la contribuzione pubblica: ci si
rende conto sempre di più che la nostra opera è socialmente apprezzata e che molti soggetti sociali sono pronti a
partecipare quando rettamente interpellati.
Particolare importanza dovrà avere la testimonianza della “gratuità” che deve essere proposta anche a tutti
coloro che incontriamo a vario titolo invitando a scoprire l’impegno nella logica della donazione e non per la ricerca di
un corrispettivo o di un tornaconto personale. La solidarietà e il volontariato, vissuti come condivisione e oblazione
verso i più poveri e verso le attività comuni, e l’educazione al dono concreto di sé e delle proprie doti diventano il
modo più concreto di vivere lo spirito di don Bosco e di appartenere alla Chiesa.
Va studiata, approfondita e sperimentata la collaborazione con laici competenti, specie per le attività accessorie e
strumentali, affinché risultino di vero sostegno all’opera.
Molte attività sono gestite o lo saranno, da terzi (enti o persone fisiche), tali collaborazioni siano affidate
verificando la reale partecipazione alla missione salesiana e la trasparenza gestionale.
Fedeli a don Bosco che ci voleva buoni cristiani e onesti cittadini, testimoniamo al mondo il valore della legalità,
impegnandoci a perseguire il bene nel pieno rispetto delle leggi civili e penali dello Stato Italiano.
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