libri ebraici dei secoli XVI-XIX mostra bibliografica padova, biblioteca universitaria 3-8 aprile 2006 Introduzione È stata inaugurata presso la Biblioteca universitaria di Padova la mostra bibliografica "Libri ebraici dei secoli XVI-XIX". L'esposizione comprendeva rarissimi testi stampati con caratteri ebraici tra il XVI e il XIX secolo, emersi nell'archivio universitario di Padova, una tra le più antiche università italiane. La sede padovana di Evangelici d'Italia per Israele ha organizzato per sabato 8 marzo, ultima giornata di apertura della mostra, una visita guidata per le chiese evangeliche della zona. Erano 558 i volumi, alcuni dei quali antichissimi e vere rarità: 393 della sezione ebraica comprendevano la Raccolta Morpurgo, una collezione di libri e letteratura e storia dei popoli semitici donata alla biblioteca nel 1913 da Edgardo Morpurgo (cultore di storia della cultura ebraica nel Veneto), mentre 165 è proveniente da altre forme di acquisizione come l'acquisto, il diritto di stampa, i doni dei docenti e studenti di ebraico, l'incameramento per soppressione delle corporazioni religiose. Fra i libri acquistati si segnalavano Bibbie poliglotte, una concordanza biblica, grammatiche e dizionari ebraici, cioè quegli strumenti che potevano essere utili a chi voleva imparare l'ebraico per leggere la Bibbia nel testo originale. Fra i libri depositati per diritto di stampa figuravano edizioni stampate a Venezia ed a Padova durante il 1700, grazie alla produzione della tipografia del Seminario Vescovile, e durante il 1800 quando in questa città alcune tipografie gestite da non ebrei, stamparono con caratteri ebraici. La Raccolta Morpurgo è stata costituita da Edgardo Morpurgo (Padova 1872-1942), laureato in medicina e docente all'ateneo patavino era un membro di un'illustre famiglia ebraica originaria di Gradisca d'Isonzo che all'inizio del 1800 si era trasferita a Padova e Venezia. Nella seconda metà del 1800 furono disperse e vendute all'estero, tra Europa e USA, le grandi collezioni di manoscritti, che a Padova bibliofili, studiosi e rabbini avevano costituito con competenza e con passione. Al contrario, fra fine 1800 e il 1912 Morpurgo, probabilmente con mezzi finanziari limitati, riuscì a raccogliere una discreta collezione di libri ebraici dei secoli XVI-XIX e 15 edizioni 1901-1912. Del XVI sec. si segnalano importanti esemplari della 2a e 3a Bibbia Rabbinica stampati a Venezia da Daniel Bomberg ed uno della 4a Bibbia Rabbinica stampata nella stessa città da Giovanni Di Gara. La maggior parte delle edizioni del 1700 sono state stampate a Venezia, mentre a Padova, Pisa, Verona, Trieste e Vienna nel 1800. Poco più di 100 sono i libri di preghiere delle scole askenazite, sefardite e italiane per i giorni festivi, feriali e per varie occasioni; circa 200 sono i libri che riguardano l'ebraismo scritti in lingue diverse dall'ebraico e quelli sulla storia e le letterature dei popoli del Vicino Oriente Antico, sulle lingue semitiche e sull'arabistica. Due sono gli ex libris Morpurgo. Il primo raffigura un'illustrazione di Giona e una balena, mentre il secondo è una fotoriproduzione da originale a tempera stampato con clichè tipografico in quadricromia. L'opera dell'autore ignoto C. Vianello è complessa e risente dello stile liberty. Nella presentazione della mostra: Giuliano Tamani, docente di Filologia ebraica medievale nella facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ha evidenziato il carattere principale di tale materiale, come una rarità per Padova e la sua unicità, essendo state smembrate e vendute all'estero tutte le ricche biblioteche private ebraiche presenti in città nel 1800. In particolare ha descitto le Bibbie rabbiniche e poliglotte; Pier Cesare Ioly Zorattini sulla presenza ebraica nel 1700-1800 a Padova introducendo i vari cambiamenti succedutisi nel ghetto per gli ebrei padovani. Natascia Danieli ha presentato il volume "Libri ebraici dei secoli XVI-XIX nella Biblioteca universitaria di Padova" curato dal prof. Giuliano Tamani ed edito dalla biblioteca stessa. Bibbia poliglotta Si definisce poliglotta quell’edizione della Bibbia in cui, oltre al testo ebraico, compaiono anche traduzioni antiche, tardo antiche e medievali in lingue semitiche, in greco e in latino. Obiettivo degli editori e dei curatori di questa impresa monumentale che richiedeva un grande impegno linguistico, tipografico ed editoriale, era quello di fornire una lettura plurilingue e comparata del testo sacro disposto su più colonne nelle due pagine che si guardano. Le edizioni delle Bibbie poliglotte: 1. Vetus Testamentum multiplici lingua nunc primum impressum. Et in primis Pentateuchus Hebraicus Hebraico Graeco atque Chaldaico idiomate. Adiuncta unicuique sua Latina interpretatione. Alcalá de Henares, 1514-1517, fol., 6 voll. Promotore e finanziatore fu il cardinal Francisco Jiménes de Cisneros (1436-1517), arcivescovo di Toledo e fondatore dell’Università di Alcalá. Questa Bibbia, che, in attesa dell’imprimatur del papa Leone X, fu messa in circolazione solo nel 1521-22 è nota come “Complutense” dal nome latino (Complutum) del luogo di stampa. 2. Biblia Sacra Hebraice, Chaldaice, Graece et Latine. Anversa 1569-72, fol., 8 voll. Curatore fu Benito Arias Montano (1527-1598). Questa edizione, chiamata anche “Biblia Polyglotta Antuerpensia” dal nome del luogo di stampa, o “Plantiniana” dal cognome del famoso tipografo Christophe Plantin, o “Regia” perché sostenuta dal re di Spagna Filippo II, rappresenta un progresso rispetto all’edizione precedente in quanto contiene la parafrasi aramaica (targùm), con la relativa traduzione latina, dei libri biblici. 3. Biblia Hebraica, Samaritana, Chaldaica, Graeca, Syriaca, Latina, Arabica. Parigi 1629-45, fol., 10 voll. A cura di Jean Morin (1591-1659) et alii. Questa edizione, chiamata anche “Polyglotta Parisiensis” o “Biblia Lutetiana” o “Heptapla Regia”, capolavoro tipografico ma non molto accurata nella qualità dei testi, oltre alle traduzioni apparse nelle due precedenti edizioni, contiene il Pentateuco samaritano con la traduzione aramaica, la traduzione siriaca e quella araba, nonché le traduzioni latine delle traduzioni in lingue semitiche. 4. Biblia Polyglotta… Londra 1654-57, fol., 6 voll. Promotore fu il vescovo anglicano Brian Walton (1600-1661). Questa edizione, più ricca e più completa di traduzioni e di testi delle precedenti, è chiamata Poliglotta di Walton, Poliglotta d’Inghilterra o di Londra o Anglicana. Edmond Castel, o Castle, uno dei curatori, vi aggiunse anche un Lexicon heptaglotton (si veda la vetrina 5. Concordanze. Dizionario). Queste sono le lingue: ebraico, aramaico, siriaco, samaritano, arabo, etiopico, persiano, greco e latino; ma non tutti i libri dell’Antico Testamento sono stati tradotti nelle lingue annunciate nel frontespizio. La disposizione dei testi nel primo volume (Pentateuco) è la seguente: ampia introduzione di un centinaio di pagine. Quattro colonne nella metà superiore della pagina, due colonne nella metà inferiore. Pagina sinistra: 1. testo ebraico con traduzione latina interlineare (è quella di Sante Pagnini riveduta da Benito Arias Montano e dai suoi collaboratori, già stampata nella Poliglotta di Anversa, 1569-72). 2. Vulgata nell’edizione “clementina”. 3. Traduzione greca dei Settanta (edizione: Roma 1587). 4. Traduzione greco-latina di Flaminio Nobili (edizione: Roma 1588). Metà inferiore: 5. Traduzione siriaca accompagnata da quella latina. 6. Traduzione araba accompagnata da quella latina. Pagina sinistra: 1. Parafrasi aramaica (targùm). 2. Traduzione latina. 3. Testo Hebraeosamaritanus nella metà superiore. 4. Traduzione aramaico-samaritana nella metà inferiore. 5. Traduzione latina. Per il contenuto dei volumi I-VI si veda la scheda n. 35 del catalogo Libri ebraici, p. 39. Bibbie rabbiniche Con l’espressione Bibbia rabbinica si usa definire l’edizione del testo biblico ebraico che è collocato al centro della pagina, accompagnato dalla parafrasi aramaica (targùm) che è posta a lato alla destra o alla sinistra del testo biblico, dalla massoràh grande e piccola, e circondato dai commenti di esegeti ebrei medievali. La massoràh (lett. tradizione) è un complesso apparato statistico elaborato dagli studiosi ebrei nelle scuole del Vicino Oriente prima del sec. XI per fissare in modo immutabile il testo ebraico della Bibbia. Nella massoràh, che doveva essere come una cintura protettiva per il testo sacro, furono registrati con estrema scrupolosità gli hapax legòmenon, la frequenza delle parole rare, le varianti grafiche e fonetiche, i passi paralleli, il numero totale delle parole dei singoli libri biblici, la parola che separava questi ultimi in due parti uguali, ecc. La Bibbia rabbinica (quattro volumi in folio) fu un prodotto originale dell’editoria ebraica veneziana. Le prime tre edizioni furono pubblicate da Daniel Bomberg, colui che introdusse a Venezia la tipografia ebraica e il più grande editore cristiano di libri ebraici. Fra il 1515 e il 1548 stampò quasi duecento edizioni. Nella sua officina, dove lavoravano ebrei come curatori, compositori dei testi e come correttori di bozze, furono pubblicati molti dei testi fondamentali della letteratura ebraica, dalla Bibbia al Talmùd, dai libri di preghiera delle comunità più disparate alle grammatiche e ai dizionari della lingua ebraica. Bibbia rabbinica I: 1516-17; a cura dall’ebreo convertito al cristianesimo Felice da Prato. Fu dedicata al papa Leone X. Gli ebrei, a causa del curatore e della dedica, non la riconobbero e cominciarono a contare le Bibbie rabbiniche non da questa editio princeps ma dalla successiva. Bibbia rabbinica II: 1524-25; a cura di Ya‘aqov ben Hayyim. La novità consiste nella pubblicazione integrale della massoràh, nell’impiego di questo apparato e nell’esame di numerosi manoscritti biblici per valutare la qualità delle varianti allo scopo di presentare un testo ebraico il più possibile privo di inesattezze. Il testo così preparato diventò quello più accettato e seguito (textus receptus) per ben quattro secoli e servì di base a numerose edizioni bibliche fino alla seconda edizione (Lipsia 1913) della Biblia Hebraica curata da R. Kittel, la più diffusa nelle facoltà teologiche europee, soprattutto protestanti. Bibbia rabbinica III: 1546-48. Bibbia rabbinica IV: 1568; presso Giovanni Di Gara. Bibbia rabbinica V: 1617-18; presso i fratelli Pietro e Lorenzo Bragadin, in casa di Giovanni Cajon; questa edizione è stata finanziata per sottoscrizione da ebrei e coordinata, quanto al testo, da Leon Modena (Venezia 1571-1648). Bibbia rabbinica Salterio ottaplo Mentre a Venezia si stampava la Bibbia rabbinica V (1617-19) a Basilea si stampava la Bibbia rabbinica VI: Biblia Sacra Hebraica & Chaldaica Cum Masora […] a selectissimis Hebraeorum interpretum Commentariis […]. Basilea 161819, fol., 4 voll. Il curatore fu Johann Buxtorf senior (15641629), professore di ebraico nell’Università di Basilea dal 1590 fino alla morte, pioniere fra gli ebraisti cristiani nello studio della cosiddetta letteratura rabbinica e nello studio della trasmissione del testo ebraico della Bibbia. Il suo lavoro più importante fu, appunto, la pubblicazione della Bibbia rabbinica VI, l’unica ad essere stampata fuori Venezia nei secoli XVI-XVII. Nell’insegnamento dell’ebraico gli succedette suo figlio Johann junior (15991664). Nel Medioevo il Salterio fu il principale strumento di edificazione dei laici. Agostino Giustiniani (1470-1536), dell’ordine dei domenicani, dal 1514 vescovo di Nebbio in Corsica e dopo il V Concilio lateranens (151617) su richiesta del re Francesco I insegnante di ebraico a Parigi, curò la pubblicazione di un Salterio poliglotta chiamato “ottaplo” per la disposizione del testo, delle traduzioni e del commento su otto colonne nelle due pagine che si guardano: Psalterium, Hebraeum, Arabicum et Chaldaeum cum tribus Latinis interpretationibus & glossis. Genova 1516, fol. Nel verso della carta: 1. ebraico, 2. traduzione latina letterale, 3. Vulgata, 4. traduzione greca dei Settanta. A fronte, sul recto: 5. traduzione araba, 6. parafrasi aramaica (targùm), 7. relativa traduzione latina, 8. occasionali note di commento a volte molto estese. Nella dedica poliglotta (in latino, greco, ebraico, arabo e aramaico) indirizzata a papa Leone X (1.VIII.1516) Giustiniani dichiara di voler emulare la redazione biblica esaplare di Origene (secc. II-III). In realtà l’idea di questo lavoro poliglotta potrebbe esser stata ripresa dal decreto del Concilio (1311) di Vienne, nel Delfinato, che prevedeva l’istituzione di insegnamenti di ebraico, greco, arabo ed aramaico a Roma, Parigi, Oxford, Bologna e Salamanca per tradurre in latino i testi scritti in queste lingue. Forse Giustiniani mirava a pubblicare una Bibbia poliglotta ma si fermò al primo volume. Si ritiene che questa edizione sia il primo esempio di utilizzazione dei caratteri mobili arabi. Bibbie I tipografi della famiglia Foa furono molto attivi a Venezia dal 1731 al 1808 stampando in prevalenza libri liturgici nell’ambito della Stamparia Bragadina - la maggior parte - e presso la Stamparia Vendramina. La loro marca tipografica compare in diverse edizioni con il motto «Il giusto come palma fiorirà» (da Salmo 92, 18). Nel 1739-41 i Foa pubblicarono un’elegante edizione della Bibbia in quattro volumi in quarto con frontespizi ornati e con caratteri stampati con inchiostro nero e rosso. All’inizio del primo volume è stato posto il compendio della grammatica ebraica di Śimhah Calimani (Venezia 1699-1784), rabbino, insegnante nelle scuole ebraiche di Venezia, nonché curatore e correttore di bozze nelle locali tipografie. Inoltre, nei margini di tutti i volumi è stata collocata la traduzione italiana di parole ed espressioni ebraiche ripresa, quasi sicuramente, dai dizionari di Leon Modena (Venezia 15711648). Samuel David Luzzatto (Trieste 1800-Padova 1865) è stato in Italia il maggior esponente della «Wissenschaft des Judentums», movimento di rinascita culturale che, sviluppatosi soprattutto nei paesi di lingua tedesca, si proponeva di studiare il giudaismo con una metodologia critica e storica. Esegeta biblico, grammatico, poeta, editore di testi inediti (si veda l’edizione parziale del Canzoniere di Yehudah ha-Levi presentata nella vetrina 9. Letteratura), autore di studi storico-religiosi e letterari, bibliografo e bibliofilo, dal 1829 fino alla morte insegnò grammatica ebraica, esegesi ed ermeneutica biblica, e teologia morale e dogmatica nel Collegio rabbinico di Padova. Oltre a libri di preghiere, tradusse e commentò il Pentateuco (Trieste 1858-60; Padova 1871-76; Rovigo 1866-75), i libri di Giobbe (Trieste 1853), di Isaia (Padova 1855-67), e di Geremia, Ezechiele e Proverbi (Lemberg 1876). vocum omnium Latinarum, quibus exponuntur Hebraicae, Chaldaicae, Syriacae et Arabicae, quae in Dictionario huius operis, […], continentur, redatto da fra Michelangelo “à Santo Romulo”. Concordanze. Numerose edizioni della Mišnah, talora con i segni delle vocali, con la spiegazione delle parole difficili e, per influsso delle dottrine mistiche, con l’aggiunta alla fine di ogni ordine di capitoli del Sefer yesirah (Il libro della formazione), uno dei testi fondamentali della mistica ebraica (secc. VI-VII), furono stampate a Venezia nel Seicento e nel Settecento. Dizionario Le Concordanze bibliche sono un elenco alfabetico di parole presenti nella Bibbia che consente di rintracciare i passi (libro, capitolo, versetto) in cui esse ricorrono. Oggi le concordanze si compilano per mezzo del computer con programmi dedicati all’elaborazione dei testi. Le prime concordanze bibliche furono compilate in Provenza nel 1437-45 da Yishaq Natan ben Qalonymos col titolo Me’ir netiv (Colui che illumina la via) e furono pubblicate per la prima volta da Daniel Bomberg a Venezia nel 1523 (Libri ebraici, n. 506). Nel Cinquecento furono ristampate altre quattro volte. Mario da Calasio (1550-1620), domenicano nato a Calasio (L’Aquila), compilò le Concordantiae Sacrorum Bibliorum Hebraicorum riprendendo quelle ebraiche di Yishaq Natan ben Qalonymos e vi affiancò la sua traduzione latina (Roma 1621, 4 volumi in folio). L’opera contiene anche l’opusculum De Hebraicae Linguae origine, praestantia, & utilitate redatto da Luca Wedding, e un Index Edmund Castel (1606-1685) per facilitare la consultazione della Poliglotta di Londra compilò un Lexicon heptaglotton (ebraico, aramaico, siriaco, samaritano, etiopico, arabo, persiano) e vi aggiunse brevi lineamenti grammaticali per ciascuna lingua (Londra 1669, fol., 2 voll.). Mišnah e Talmud Del Talmùd babilonese, per il giudaismo il testo più importante dopo la Bibbia, a Venezia furono stampate quattro edizioni, ciascuna in 12 volumi in folio: tre da Daniel Bomberg (1519-23, costo: 100.000 fiorini); 1526-31; 1543-49) e una da Marco Antonio Giustiniani (1546-51). L’impaginazione del testo e dei commenti allestita per la prima edizione fu considerata un modello e fu adottata in tutte le edizioni successive. Purtroppo pochi sono gli esemplari completi di queste edizioni perché la maggior parte fu distrutta a partire dall’autunno del 1553. Il 12 agosto di quell’anno, infatti, accertata la presenza nel Talmud di passi considerati anticristiani e blasfemi dalle autorità ecclesiastiche, il papa Giulio III ordinò la confisca e la distruzione immediata di tutti i libri talmudici, manoscritti e a stampa, e ne vietò la ristampa. A Sulzbach, in Baviera, dove nel 1669 con l’autorizzazione del duca Christian August, interessato alla studio della lingua ebraica e della qabbalah, era stata impiantata una tipografia ebraica, nel 1755-63 e nel 1766-70 furono stampate due edizioni del Talmud: la prima di pregio, la seconda economica. Liturgia Il manuale liturgico più completo per la scelta dei testi e dei commenti e più impegnativo per il lavoro redazionale e tipografico è il libro di preghiere festive secondo il rito ashkenazita stampato in due volumi in folio a Venezia nel 1712-15 da Giovanni de Paoli presso la Stamperia Bragadina. A Venezia, nell’officina di Giovanni Di Gara, nel 1609 furono pubblicate tre edizioni del formulario per la celebrazione della Pasqua (Haggadah šel Pesah) che diventarono esemplari sia per il testo sia per le silografie. Queste edizioni avevano in comune il testo dell’Haggadah e il commento Seli eš (“Arrostito al fuoco”, da Esodo 12,8) di Leon Modena (Venezia 1571-1648) ma differivano nella traduzione dell’Haggadah: la prima recava la traduzione italiana, o giudeo-italiana, in caratteri ebraici eseguita dallo stesso Leon Modena per gli ebrei di rito italiano; la seconda recava la traduzione jiddisch per gli ebrei di rito ashkenazita; la terza recava la traduzione in giudeo-spagnolo, o ladino, in caratteri ebraici per gli ebrei di rito sefardita. Quanto alle silografie, ciascuna pagina aveva una cornice architettonica. Inoltre, una serie di pannelli illustrava gli avvenimenti del racconto pasquale e le fasi della cerimonia. Queste edizioni ebbero successo e, ora tutte e tre ora due ora una secondo le richieste dei fedeli di ciascun rito, furono ristampate sei volte, sempre a Venezia: 1629, 1664, 1695, 1716, 1740, 1758. A Trieste nel 1864, nella tipografia Colombo Coen, furono stampate due Haggadah di pregio, a cura di Abram Vita Morpurgo e con illustrazioni di C. Kirchmayr. La prima solo con il testo ebraico, la seconda con il testo ebraico e con la traduzione italiana disposti su due colonne. A Venezia, fino alla fine del Settecento, furono stampate, quasi sempre in forma economica e in formato tascabile, numerosissime edizioni di libri di preghiere quotidiane, festive e per occasioni particolari commissionate dalle comunità secondo i vari riti, da confraternite o da singoli fedeli. Nella mostra è esposto uno degli esemplari più rari (Libri ebraici, n. 324). Diritto Il codice giuridico Mišneh Torah (La ripetizione della Legge) scritto in ebraico nel 1170-1180 da Mošeh ben Maimon (Cordova 1138-Al-Fustat/Il Cairo 1204), o Maimonide, il più grande pensatore del giudaismo medievale, nel mondo ebraico occupa un posto simile a quello che occupa la Summa theologiae di Tommaso d’Aquino nella Scolastica. Il libro I - l’opera si divide in 14 libri - dal titolo Sefer ha-madda‘ (Il libro della conoscenza), che contiene l’esposizione dei princìpi fondamentali del giudaismo, fu il più diffuso. Il secondo capitolo, dal titolo Hilkot de‘ot (Norme sulle credenze), è stato tradotto in italiano da Moise‘ Capriles, Venezia 1795 (Libri ebraici, n. 404). Alcuni capitoli del libro VII sono stati tradotti in latino col titolo complessivo De jure pauperis et peregrini apud judaeos, Oxford 1679 (Libri ebraici, n. 400). Del libro Minhagim (Riti), compilato in ebraico dal rabbino ungherese Yishaq Tyrnau (sec. XV) per illustrare le consuetudini seguite da varie comunità di rito ashkenazita, è esposta una traduzione jiddisch eseguita da Šim‘on Günzburg. Il codice giuridico Šulhan ‘aruk (Tavola preparata) dell’esule iberico Yosef Caro (Toledo 1488-Safed 1575) soppiantò i compendi precedenti e diventò il vademecum degli ebrei nell’età del ghetto improntandone con le sue norme tutto il loro comportamento. Fu stampato con glosse e commentari numerosissime volte: la prima a Venezia nel 1565 e, sempre nella stessa città ma in tipografie diverse, nel 1567 apparvero contemporaneamente la seconda e la terza edizione. Di Šemu’el Aboab (Amburgo 1610-Venezia 1694), rabbino a Verona fino al 1650 poi a Venezia fino alla morte, una delle maggiori autorità rabbiniche ashkenazite della seconda metà del Seicento, è esposta la raccolta di “Questioni e risposte” (Še’elot u-tešuvot) dal titolo Devar Šemu’el (Parola di Samuele). presso l’Università di Napoli grazie a uno speciale permesso del papa Innocenzo VIII. Nel secondo decennio del sec. XVI a Venezia diventò medico personale del cardinal Domenico Grimani al quale dedicò numerose traduzioni ebraico-latine di opere filosofiche e scientifiche arabe. Nel Peculium Abrae (Venezia 1523) tentò di dare un’impostazione filosofica all’esposizione della gramamtica ebraica. Si ignora chi sia l’autore della traduzione latina che è stata pubblicata nelle pagine opposte al testo ebraico. Altre raccolte di “Questioni e risposte” (Še’elot u-tešuvot) sono: quella di Yeša‘yah Bassani (Verona c. 1673-Reggio Emilia 1739), rabbino prima a Cento poi a Reggio Emilia, pubblicata col titolo Todat šelamim (Sacrifici di ringraziamento); quella di Šimšon Morpurgo (Gradisca 1681-Ancona 1740), laureato in medicina presso l’Università di Padova nel 1700, che è stata pubblicata col titolo Šemeš sedaqah (Sole di giustizia). Eliyyah ben Ašer ha-Levi (Neudstadt 1469Venezia 1549), più noto come Elia Levita, è stato il pioniere degli studi scientifici sulla lingua ebraica. A Venezia fu uno dei più validi collaboratori di Daniel Bomberg, curò la preparazione dei testi per la stampa e spesso ne corresse le bozze. Buona parte della sua produzione gramamticale e lessicografica è stata tradotta in latino dagli umanisti cristiani suoi contemporanei. Grammatiche. Jan van den Campen (1490-1583) insegnò ebraico prima nel Collegio trilingue di Lovanio e poi a Cracovia. Per i suoi studenti di questa città compilò una grammatica ebraica che fu pubblicata a Lovanio nel 1528. Si recò a Roma per discutere di grammatica con maestri ebrei, poi a Venezia per conoscere Daniel Bomberg al quale aveva dedicato la sua grammatica. Solo tre esemplari si conoscono di questa rarissima edizione. Dizionario La grammatica Mahalak ševile ha-da‘at (Il percorso delle vie della conoscenza) di Mošeh Qimhi, grammatico ed esegeta vissuto a Narbonne nel sec. XII, per la sua concisione e per la sua esposizione ordinata, fu molto apprezzata dagli ebraisti cristiani della prima metà del secolo XVI. Fu stampata più volte sia in ebraico sia in traduzione latina. Johann Reuchlin (1455-1522), uno dei più grandi ebraisti cristiani dell’età rinascimentale, insegnò greco ed ebraico prima nell’Università di Ingolstadt poi in quella di Tubinga. I Rudimenta Hebraica - la prima grammatica ebraica scritta da un cristiano – furono stampati per la prima volta a Pforzheim, città natale di Reuchlin, nel 1506 e poi ristampati con titoli diversi e con aggiunte. Abraham De Balmes (Lecce c. 1450/60-Venezia 1523) nel 1492 conseguì la laurea in medicina David De Pomis (Spoleto 1525-Venezia? 1593), conseguita nel 1551 la laurea in medicina presso l’Università di Perugia, ottenne dai papi Pio IV e Sisto V il permesso di curare i cristiani. Nel 1569 si stabilì a Venezia. La sua opera più nota è il Dittionario novo Hebraico, […], Dechiarato in tre lingue: ebraico, latino e italiano, e accompagnato da un ampio commento lessicografico e grammaticale (Venezia 1587). Antonio Zanolini (Padova 1693-1762), professore di lingue orientali nel Seminario di Padova per circa un quarantennio (1720-1759), prima della Ratio…addiscendae linguae Chaldaicae-Rabbinicae-Talmudicae (Padova 1750), aveva pubblicato un Lexicon Hebraicum (Padova 1732) e un Lexicon ChaldaicoRabbinicum (Padova 1747). Šemu’el Aharon Romanelli (Mantova 1757Casale Monferrato 1814) fu un tipico rappresentante del letterato ebreo di fine Settecento aperto alle culture straniere. Oltre alla Grammatica ragionata (Trieste 1799), in ebraico e in italiano compose drammi, poesie occasionali e il resoconto del suo viaggio in Marocco (Berlino 1792). Letteratura Nella Spagna islamica, durante la cosiddetta età d’oro (sec. XI e primi decenni del sec. XII), fiorirono i più grandi poeti ebrei del giudaismo postbiblico. La poesia ebraica in Italia non raggiunse mai livelli altissimi; essa fu coltivata con risultati apprezzabili dall’alto Medioevo fino all’inizio del Novecento. Il primo fascicolo (86 poesie) del Canzoniere di Yehudah ha-Levi (Toledo c. 1075-Eres Yiśra’el 1141), uno dei maggiori poeti del giudaismo postbiblico, fu pubblicato da S.D. Luzzatto (Trieste 1800-Padova 1865) a Lyck (allora in Prussia ora in Polonia) nel 1864 su incarico della Società «Coloro che svegliano i dormienti» che aveva come scopo principale l’edizione di testi ebraici inediti. Šemu’el Archivolti (Cesena c. 1520/30-Padova 1611) dal 1568 a Padova fu segretario della Comunità ebraica, insegnante nella scuola talmudica e capo del tribunale rabbinico. Il trattato ‘Arugat ha-bośem (L’aiuola profumata) è un’esposizione chiara della lingua ebraica, dello stile oratorio e del messaggio cifrato. Solo alla fine l’A., per esemplificare, ha inserito sue poesie composte in ventidue forme metriche. Mošeh Zacuto (Amsterdam c. 1610/25-Mantova 1697), dopo esser stato a Verona, Padova e Venezia, dal 1673 alla morte fu rabbino a Mantova. Nel poema Tofteh ‘Aruk (Inferno preparato), a imitazione dell’Inferno della Divina Commedia, descrisse le pene inflitte ai peccatori dopo la morte. Il poema è costituito da 185 strofe di cinque endecasillabi. Šemu’el Aharon Romanelli (Manova 1757Casale Monferrato 1814), tipico rappresentante del letterato ebreo di fine Settecento aperto alle culture straniere, in occasione dell’assemblea di notabili ebrei convocata da Napoleone a Parigi nel 1807 per ristabilire il Gran Sinedrio, pubblicò il testo ebraico e la traduzione di inni ed odi composti per quell’evento (Mantova 1807). Abraham Salom (Padova 1793-1866), per quasi quarant’anni segretario della Comunità ebraica di Padova e del Collegio rabbinico, scrisse vari componimenti poetici di carattere occasionale e numerosi epitaffi per le lapidi del cimitero ebraico. Giuseppe Almanzi (Padova 1801-Trieste 1860) pubblicò due raccolte poetiche: la prima col titolo Higgayon be-kinnor (Canto per la cetra) apparve a Vienna nel 1839 (Libri ebraici, n. 10), la seconda a Padova nel 1858 col titolo Nezem Zahav. Lelio Della Torre (Cuneo 1805-Padova 1871), personalità rilevante nella cultura ebraica italiana dell’Ottocento, dal 1829 insegnò Talmùd, teologia rituale e pastorale ed omiletica nel Collegio rabbinico di Padova. La sua raccolta comprende 69 poesie: alcune sono state scritte in ebraico, altre sono traduzioni ebraiche di poesie composte da altri autori in latino, italiano e tedesco. L’antologia Luhot avanim (Tavole di pietra) di Abraham Berliner (1833-1915), studioso e dal 1873 docente di storia e di letteratura ebraica, nonché bibliotecario nel Seminario rabbinico di Berlino, contiene la trascrizione di duecento epitaffi scolpiti in altrettante lapidi del cimitero di San Nicolò al Lido (Venezia). Molti sono gli epitaffi, non privi di valore poetico, composti da Leon Modena (Venezia 1571-1648). Ebrei veneti illustri Leon (Yehudah Aryeh) Modena (Venezia 15711648), uno dei dotti ebrei italiani più noti e più studiati, fu un grande poligrafo. Nel mondo non ebraico è diventato famoso soprattutto per il suo manuale Historia de riti Hebraici (Parigi 1637, Venezia 1638, e successive edizioni) composto per spiegare il giudaismo ai non ebrei. Nel 1602 col titolo Midbar Yehudah (Deserto di Yehudah ), o Mi-devar Yehudah (Dalla parola di Yehudah) pubblicò ventuno delle prediche che aveva tenuto nel ghetto di Venezia per alcune festività. Nel dizionario ebraico-italiano dal titolo Galut Yehudah (Deserto di Yehudah), stampato prima a Venezia nel 1612 poi a Padova nel 1640, dopo «Brevi regolette di grammatica per l’interpretar corretto», ha tradotto le parole più difficili della Bibbia, alcune frasi del Seder haggadah šel Pesah (Ordine del racconto di Pasqua) e vari neologismi introdotti dai rabbini. Le traduzioni bibliche furono stampate nei margini di alcune edizioni della Bibbia apparse a Venezia dal 1675-78. A Venezia nel 1640, col titolo Pi Aryeh (Bocca di Yehudah), pubblicò un supplemento che contiene un elenco alfabetico di termini rabbinici ebraici e aramaici con traduzione italiana. A Venezia nel 1625 col titolo Bet lehem Yehudah (Casa del pane di Yehudah) pubblicò un indice alfabetico del compendio ‘En Ya‘aqov o ‘En Yiśra’el (Occhio di Giacobbe o Occhio di Israele) in cui il talmudista Ya‘aqov ibn Habib aveva raccolto le parti narrative del Talmud. Nel 1635, sempre a Venezia, Modena pubblicò un supplemento al compendio col titolo Bet Yehudah (Casa di Yehudah). Col titolo Behinat ha-qabbalah (Esame della tradizione) Isacco Samuele Reggio (Gorizia 1784-1855) pubblicò due opuscoli inediti di Leon Modena (Gorizia 1852): Qol śakal (Voce stolta), una critica della tradizione rabbinica, e Ša’agat Aryeh (Ruggito di Yehudah), una confutazione delle critiche precedenti. Mošeh Hayyim Luzzatto (Padova 1707-Akko 1747), ingegno precoce e vivacissimo, fu una personalità complessa, rivolta alla tradizione ebraica, in particolare a quella mistica, ma aperta alla cultura italiana contemporanea. Fu oggetto, come cabalista, di critiche violentissime fino alla scomunica e, nello stesso tempo, di profonda ammirazione. Le sue opere, da quelle poetiche a quelle morali, da quelle logiche a quelle cabalistiche, hanno avuto una larghissima diffusione soprattutto presso gli ebrei dell’Europa centro-orientale, come dimostrano le numerose edizioni e ristampe. Il suo primo lavoro (Mantova 1727) è un manualetto (Lešon limmudim: Lingua colta) di poetica e di retorica, scritto all’età di 17 anni, nel quale sono ripresi e sviluppati i concetti neoclassici di equilibrio, armonia e decoro. Nel 1740 ad Amsterdam pubblicò il manuale di morale Meśillat yešarim (La via della rettitudine), inteso come introduzione alla vita devota, che è diventato e continua ad essere un bestseller. Sempre ad Amsterdam nel 1743 apparvero due opere: un manuale di metodologia talmudica dal titolo Derek tevunot (Via delle scienze), e, per le nozze del suo mecenate Jacob de Chaves con Rachel de Vega, il dramma La-yešarim tehillah (Alla rettitudine la lode) che è considerato il capolavoro di Luzzatto. Cataloghi, ex libris e note di possesso Edgardo Morpurgo, Raccolta Morpurgo. Biblioteca di letteratura e storia dei popoli semiti, Padova, Tipografia del Seminario, 1924. Esemplare manoscritto del catalogo: Padova, Biblioteca Universitaria, Inventari 11; cart., cc. 275. Due sono gli ex libris Morpurgo. Il primo (8x5 cm.), posto all’interno del piatto anteriore della maggior parte dei volumi, è la fotoriproduzione da originale a china stampato con cliché tipografico. L’illustrazione raffigura il mare e una balena che, con la bocca spalancata, insegue un giovane – il profeta Giona – che nuota verso la spiaggia sulla quale si trovano una tenda, un albero, un cespuglio e un masso sul quale è disegnata la stella di Davide; in alto, a sinistra, compaiono un sole splendente e i suoi raggi. Nel margine superiore figura la scritta EX LIBRIS, in quello inferiore DOTT. E. MORPURGO. La balena che insegue un giovane figura nello stemma del ramo Gradisca-Trieste della famiglia Morpurgo. Il secondo ex libris (24x17 cm.), posto all’interno del piatto anteriore di alcuni volumi di formato in folio, è la fotoriproduzione da originale a tempera stampato con cliché tipografico in quadricromia. L’illustrazione è complessa; non è stato possibile cogliere il suo messaggio enigmatico. Formalmente essa, con alcuni disegni che imitano le pitture parietali delle antiche tombe dei faraoni, risente dello stile liberty. Ignoto ne è l’autore, il cui nome – C. Vianello – si legge all’estremità dell’angolo inferiore sinistro. Al centro del lato inferiore una suonatrice d’arpa, inginocchiata,; dietro di essa una balaustra con figure di musici, che come la suonatrice, sono stati disegnati secondo le pitture parietali delle tombe egiziane. Sopra la balaustra, a destra e a sinistra, due leoni sdraiati, affrontati e raffigurati per la sola metà anteriore del corpo, sostengono due colonne sulle quali sono state disegnate, invece delle scanalature, piante di papiro con fiori rossi. Sui capitelli delle colonne è appoggiata un’architrave decorata con motivi floreali; su di essa, al centro, un volatile bicefalo con ali spiegate ad occupare quasi tutta la fascia del bordo superiore. All’interno di questa cornice architettonica compaiono: in basso una spiaggia; a sinistra, un uomo visto di spalle, con i capelli lunghi e un’ampia tunica bianca, che volge lo sguardo verso il mare; lontano, all’orizzonte, il cielo con nuvole che sembrano riflettersi sulla superficie marina; nel cielo, a sinistra, la scritta su tre righe: RACCOLTA MORPURGO / di Letteratura e Storia / dei popoli semiti. In basso, a sinistra, il nome dell’autore dell’ex libris: C. Vianello.