libri ebraici
dei secoli XVI-XIX
mostra bibliografica
padova, biblioteca universitaria 3-8 aprile 2006
Introduzione
È stata inaugurata presso la Biblioteca universitaria di Padova la mostra bibliografica "Libri ebraici
dei secoli XVI-XIX". L'esposizione comprendeva rarissimi testi stampati con caratteri ebraici tra il
XVI e il XIX secolo, emersi nell'archivio universitario di Padova, una tra le più antiche università
italiane.
La sede padovana di Evangelici d'Italia per Israele ha organizzato per sabato 8 marzo, ultima
giornata di apertura della mostra, una visita guidata per le chiese evangeliche della zona.
Erano 558 i volumi, alcuni dei quali antichissimi e vere rarità:
393
della sezione ebraica
comprendevano la Raccolta Morpurgo, una collezione di libri e letteratura e storia dei popoli
semitici donata alla biblioteca nel 1913 da Edgardo Morpurgo (cultore di storia della cultura ebraica
nel Veneto), mentre 165 è proveniente da altre forme di acquisizione come
l'acquisto, il diritto di stampa, i doni dei docenti e studenti di ebraico, l'incameramento per
soppressione delle corporazioni religiose.
Fra i libri acquistati si segnalavano Bibbie poliglotte, una concordanza biblica,
grammatiche e dizionari ebraici, cioè quegli strumenti che potevano essere utili a chi
voleva imparare l'ebraico per leggere la Bibbia nel testo originale.
Fra i libri depositati per diritto di stampa figuravano edizioni stampate a Venezia ed a
Padova durante il 1700, grazie alla produzione della tipografia del Seminario Vescovile,
e durante il 1800 quando in questa città alcune tipografie gestite da non ebrei,
stamparono con caratteri ebraici.
La Raccolta Morpurgo è stata costituita da Edgardo Morpurgo (Padova 1872-1942),
laureato in medicina e docente all'ateneo patavino era un membro di un'illustre famiglia
ebraica originaria di Gradisca d'Isonzo che all'inizio del 1800 si era trasferita a Padova e
Venezia.
Nella seconda metà del 1800 furono disperse e vendute all'estero, tra Europa e USA, le
grandi collezioni di manoscritti, che a Padova bibliofili, studiosi e rabbini avevano
costituito con competenza e con passione.
Al contrario, fra fine 1800 e il 1912 Morpurgo, probabilmente con mezzi finanziari
limitati, riuscì a raccogliere una discreta collezione di libri ebraici dei secoli XVI-XIX e
15 edizioni 1901-1912.
Del XVI sec. si segnalano importanti esemplari della 2a e 3a Bibbia Rabbinica stampati
a Venezia da Daniel Bomberg ed uno della 4a Bibbia Rabbinica stampata nella stessa
città da Giovanni Di Gara. La maggior parte delle edizioni del 1700 sono state stampate
a Venezia, mentre a Padova, Pisa, Verona, Trieste e Vienna nel 1800.
Poco più di 100 sono i libri di preghiere delle scole askenazite, sefardite e italiane per i
giorni festivi, feriali e per varie occasioni; circa 200 sono i libri che riguardano
l'ebraismo scritti in lingue diverse dall'ebraico e quelli sulla storia e le letterature dei
popoli del Vicino Oriente Antico, sulle lingue semitiche e sull'arabistica.
Due sono gli ex libris Morpurgo.
Il primo raffigura un'illustrazione di Giona e una balena, mentre il secondo è una
fotoriproduzione
da originale a tempera stampato con clichè tipografico in
quadricromia. L'opera dell'autore ignoto C. Vianello è complessa e risente dello stile
liberty.
Nella presentazione della mostra:
Giuliano Tamani, docente di Filologia ebraica medievale nella facoltà di Lingue e letterature
straniere dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ha evidenziato il carattere principale di tale
materiale, come una rarità per Padova e la sua unicità, essendo state smembrate e vendute all'estero
tutte le ricche biblioteche private ebraiche presenti in città nel 1800. In particolare ha descitto le
Bibbie rabbiniche e poliglotte;
Pier Cesare Ioly Zorattini sulla presenza
ebraica nel 1700-1800 a Padova introducendo i
vari cambiamenti succedutisi nel ghetto per gli ebrei padovani.
Natascia Danieli ha presentato il volume "Libri ebraici dei secoli XVI-XIX nella Biblioteca
universitaria di Padova" curato dal prof. Giuliano Tamani ed edito dalla biblioteca stessa.
Bibbia
poliglotta
Si definisce poliglotta quell’edizione della
Bibbia in cui, oltre al testo ebraico, compaiono
anche traduzioni antiche, tardo antiche e
medievali in lingue semitiche, in greco e in
latino. Obiettivo degli editori e dei curatori di
questa impresa monumentale che richiedeva un
grande impegno linguistico, tipografico ed
editoriale, era quello di fornire una lettura
plurilingue e comparata del testo sacro disposto
su più colonne nelle due pagine che si guardano.
Le edizioni delle Bibbie poliglotte:
1.
Vetus Testamentum multiplici lingua
nunc primum impressum. Et in primis
Pentateuchus
Hebraicus
Hebraico
Graeco atque Chaldaico idiomate.
Adiuncta
unicuique
sua
Latina
interpretatione.
Alcalá de Henares,
1514-1517, fol., 6 voll.
Promotore e finanziatore fu il cardinal
Francisco Jiménes de Cisneros (1436-1517),
arcivescovo
di
Toledo
e
fondatore
dell’Università di Alcalá. Questa Bibbia, che, in
attesa dell’imprimatur del papa Leone X, fu
messa in circolazione solo nel 1521-22 è nota
come “Complutense” dal nome latino
(Complutum) del luogo di stampa.
2.
Biblia Sacra Hebraice, Chaldaice,
Graece et Latine. Anversa 1569-72, fol.,
8 voll.
Curatore fu Benito Arias Montano (1527-1598).
Questa edizione, chiamata anche “Biblia
Polyglotta Antuerpensia” dal nome del luogo di
stampa, o “Plantiniana” dal cognome del
famoso tipografo Christophe Plantin, o “Regia”
perché sostenuta dal re di Spagna Filippo II,
rappresenta un progresso rispetto all’edizione
precedente in quanto contiene la parafrasi
aramaica (targùm), con la relativa traduzione
latina, dei libri biblici.
3.
Biblia Hebraica, Samaritana,
Chaldaica, Graeca, Syriaca, Latina,
Arabica. Parigi 1629-45, fol., 10 voll.
A cura di Jean Morin (1591-1659) et alii.
Questa edizione, chiamata anche “Polyglotta
Parisiensis” o “Biblia Lutetiana” o “Heptapla
Regia”, capolavoro tipografico ma non molto
accurata nella qualità dei testi, oltre alle
traduzioni apparse nelle due precedenti edizioni,
contiene il Pentateuco
samaritano con la
traduzione aramaica, la traduzione siriaca e
quella araba, nonché le traduzioni latine delle
traduzioni in lingue semitiche.
4.
Biblia Polyglotta… Londra 1654-57,
fol., 6 voll.
Promotore fu il vescovo anglicano Brian
Walton (1600-1661). Questa edizione, più ricca
e più completa di traduzioni e di testi delle
precedenti, è chiamata Poliglotta di Walton,
Poliglotta d’Inghilterra o di Londra o
Anglicana.
Edmond Castel, o Castle, uno dei curatori, vi
aggiunse anche un Lexicon heptaglotton (si veda
la vetrina 5. Concordanze. Dizionario). Queste
sono le lingue: ebraico, aramaico, siriaco,
samaritano, arabo, etiopico, persiano, greco e
latino; ma non tutti i libri dell’Antico Testamento
sono stati tradotti nelle lingue annunciate nel
frontespizio. La disposizione dei testi nel primo
volume (Pentateuco) è la seguente: ampia
introduzione di un centinaio di pagine. Quattro
colonne nella metà superiore della pagina, due
colonne nella metà inferiore. Pagina sinistra: 1.
testo ebraico con traduzione latina interlineare (è
quella di Sante Pagnini riveduta da Benito Arias
Montano e dai suoi collaboratori, già stampata
nella Poliglotta di Anversa, 1569-72). 2.
Vulgata
nell’edizione “clementina”. 3.
Traduzione greca dei Settanta (edizione:
Roma 1587). 4. Traduzione greco-latina di
Flaminio Nobili (edizione: Roma 1588). Metà
inferiore: 5. Traduzione siriaca accompagnata
da quella latina. 6. Traduzione araba
accompagnata da quella latina. Pagina
sinistra: 1. Parafrasi aramaica (targùm). 2.
Traduzione
latina.
3.
Testo
Hebraeosamaritanus nella metà superiore. 4.
Traduzione aramaico-samaritana nella metà
inferiore. 5. Traduzione latina. Per il
contenuto dei volumi I-VI si veda la scheda n.
35 del catalogo Libri ebraici, p. 39.
Bibbie
rabbiniche
Con l’espressione Bibbia rabbinica si usa
definire l’edizione del testo biblico ebraico che
è collocato al centro della pagina,
accompagnato dalla parafrasi aramaica (targùm)
che è posta a lato alla destra o alla sinistra del
testo biblico, dalla massoràh grande e piccola, e
circondato dai commenti di esegeti ebrei
medievali. La massoràh (lett. tradizione) è un
complesso apparato statistico elaborato dagli
studiosi ebrei nelle scuole del Vicino Oriente
prima del sec. XI per fissare in modo
immutabile il testo ebraico della Bibbia. Nella
massoràh, che doveva essere come una cintura
protettiva per il testo sacro, furono registrati con
estrema scrupolosità gli hapax legòmenon, la
frequenza delle parole rare, le varianti grafiche e
fonetiche, i passi paralleli, il numero totale delle
parole dei singoli libri biblici, la parola che
separava questi ultimi in due parti uguali, ecc.
La Bibbia rabbinica (quattro volumi in folio) fu
un prodotto originale dell’editoria ebraica
veneziana. Le prime tre edizioni furono
pubblicate da Daniel Bomberg, colui che
introdusse a Venezia la tipografia ebraica e il
più grande editore cristiano di libri ebraici. Fra
il 1515 e il 1548 stampò quasi duecento
edizioni. Nella sua officina, dove lavoravano
ebrei come curatori, compositori dei testi e
come correttori di bozze, furono pubblicati
molti dei testi fondamentali della letteratura
ebraica, dalla Bibbia al Talmùd, dai libri di
preghiera delle comunità più disparate alle
grammatiche e ai dizionari della lingua ebraica.
Bibbia rabbinica I: 1516-17; a cura
dall’ebreo convertito al cristianesimo Felice da
Prato. Fu dedicata al papa Leone X. Gli ebrei, a
causa del curatore e della dedica, non la
riconobbero e cominciarono a contare le Bibbie
rabbiniche non da questa editio princeps ma
dalla successiva.
Bibbia rabbinica II: 1524-25; a cura di
Ya‘aqov ben Hayyim. La novità consiste nella
pubblicazione integrale della massoràh,
nell’impiego di questo apparato e nell’esame di
numerosi manoscritti biblici per valutare la
qualità delle varianti allo scopo di presentare un
testo ebraico il più possibile privo di
inesattezze. Il testo così preparato diventò
quello più accettato e seguito (textus receptus)
per ben quattro secoli e servì di base a numerose
edizioni bibliche fino alla seconda edizione
(Lipsia 1913) della Biblia Hebraica curata da R.
Kittel, la più diffusa nelle facoltà teologiche
europee, soprattutto protestanti.
Bibbia rabbinica III: 1546-48.
Bibbia rabbinica IV: 1568; presso Giovanni
Di Gara.
Bibbia rabbinica V: 1617-18; presso i fratelli
Pietro e Lorenzo Bragadin, in casa di Giovanni
Cajon; questa edizione è stata finanziata per
sottoscrizione da ebrei e coordinata, quanto al
testo, da Leon Modena (Venezia 1571-1648).
Bibbia
rabbinica
Salterio ottaplo
Mentre a Venezia si stampava la Bibbia
rabbinica V (1617-19) a Basilea si stampava la
Bibbia rabbinica VI:
Biblia Sacra Hebraica & Chaldaica Cum
Masora […] a selectissimis Hebraeorum
interpretum Commentariis […]. Basilea 161819, fol., 4 voll.
Il curatore fu Johann Buxtorf senior (15641629), professore di ebraico nell’Università di
Basilea dal 1590 fino alla morte, pioniere fra
gli ebraisti cristiani nello studio della cosiddetta
letteratura rabbinica e nello studio della
trasmissione del testo ebraico della Bibbia. Il
suo lavoro più importante fu, appunto, la
pubblicazione della Bibbia rabbinica VI, l’unica
ad essere stampata fuori Venezia nei secoli
XVI-XVII. Nell’insegnamento dell’ebraico gli
succedette suo figlio Johann junior (15991664).
Nel Medioevo il Salterio fu il principale
strumento di edificazione dei laici. Agostino
Giustiniani (1470-1536), dell’ordine dei
domenicani, dal 1514 vescovo di Nebbio in
Corsica e dopo il V Concilio lateranens (151617) su richiesta del re Francesco I insegnante di
ebraico a Parigi, curò la pubblicazione di un
Salterio poliglotta chiamato “ottaplo” per la
disposizione del testo, delle traduzioni e del
commento su otto colonne nelle due pagine che
si guardano:
Psalterium,
Hebraeum,
Arabicum
et
Chaldaeum
cum
tribus
Latinis
interpretationibus & glossis. Genova 1516, fol.
Nel verso della carta: 1. ebraico, 2. traduzione
latina letterale, 3. Vulgata, 4. traduzione greca
dei Settanta.
A fronte, sul recto: 5. traduzione araba, 6.
parafrasi aramaica (targùm),
7. relativa
traduzione latina, 8. occasionali note di
commento a volte molto estese.
Nella dedica poliglotta (in latino, greco, ebraico,
arabo e aramaico) indirizzata a papa Leone X
(1.VIII.1516) Giustiniani dichiara di voler
emulare la redazione biblica esaplare di Origene
(secc. II-III). In realtà l’idea di questo lavoro
poliglotta potrebbe esser stata ripresa dal
decreto del Concilio (1311) di Vienne, nel
Delfinato, che prevedeva l’istituzione di
insegnamenti di ebraico, greco, arabo ed
aramaico a Roma, Parigi, Oxford, Bologna e
Salamanca per tradurre in latino i testi scritti in
queste lingue. Forse Giustiniani mirava a
pubblicare una Bibbia poliglotta ma si fermò al
primo volume. Si ritiene che questa edizione sia
il primo esempio di utilizzazione dei caratteri
mobili arabi.
Bibbie
I tipografi della famiglia Foa furono molto attivi
a Venezia dal 1731 al 1808 stampando in
prevalenza libri liturgici nell’ambito della
Stamparia Bragadina - la maggior parte - e
presso la Stamparia Vendramina. La loro marca
tipografica compare in diverse edizioni con il
motto «Il giusto come palma fiorirà» (da Salmo
92, 18).
Nel 1739-41 i Foa pubblicarono un’elegante
edizione della Bibbia in quattro volumi in
quarto con frontespizi ornati e con caratteri
stampati con inchiostro nero e rosso. All’inizio
del primo volume è stato posto il compendio
della grammatica ebraica di Śimhah Calimani
(Venezia 1699-1784), rabbino, insegnante nelle
scuole ebraiche di Venezia, nonché curatore e
correttore di bozze nelle locali tipografie.
Inoltre, nei margini di tutti i volumi è stata
collocata la traduzione italiana di parole ed
espressioni ebraiche ripresa, quasi sicuramente,
dai dizionari di Leon Modena (Venezia 15711648).
Samuel David Luzzatto (Trieste 1800-Padova
1865) è stato in Italia il maggior esponente della
«Wissenschaft des Judentums», movimento di
rinascita culturale che, sviluppatosi soprattutto
nei paesi di lingua tedesca, si proponeva di
studiare il giudaismo con una metodologia
critica e storica. Esegeta biblico, grammatico,
poeta, editore di testi inediti (si veda l’edizione
parziale del Canzoniere di Yehudah ha-Levi
presentata nella vetrina 9. Letteratura), autore di
studi storico-religiosi e letterari, bibliografo e
bibliofilo, dal 1829 fino alla morte insegnò
grammatica ebraica, esegesi ed ermeneutica
biblica, e teologia morale e dogmatica nel
Collegio rabbinico di Padova. Oltre a libri di
preghiere, tradusse e commentò il Pentateuco
(Trieste 1858-60; Padova 1871-76; Rovigo
1866-75), i libri di Giobbe (Trieste 1853), di
Isaia (Padova 1855-67), e di Geremia, Ezechiele
e Proverbi (Lemberg 1876).
vocum omnium Latinarum, quibus exponuntur
Hebraicae, Chaldaicae, Syriacae et Arabicae,
quae in Dictionario huius operis, […],
continentur, redatto da fra Michelangelo “à
Santo Romulo”.
Concordanze.
Numerose edizioni della Mišnah, talora con i
segni delle vocali, con la spiegazione delle
parole difficili e, per influsso delle dottrine
mistiche, con l’aggiunta alla fine di ogni ordine
di capitoli del Sefer yesirah (Il libro della
formazione), uno dei testi fondamentali della
mistica ebraica (secc. VI-VII), furono stampate
a Venezia nel Seicento e nel Settecento.
Dizionario
Le Concordanze bibliche sono un elenco
alfabetico di parole presenti nella Bibbia che
consente di rintracciare i passi (libro, capitolo,
versetto) in cui esse ricorrono.
Oggi le concordanze si compilano per mezzo
del computer con programmi dedicati
all’elaborazione dei testi.
Le prime concordanze bibliche furono
compilate in Provenza nel 1437-45 da Yishaq
Natan ben Qalonymos col titolo Me’ir netiv
(Colui che illumina la via) e furono pubblicate
per la prima volta da Daniel Bomberg a Venezia
nel 1523 (Libri ebraici, n. 506). Nel
Cinquecento furono ristampate altre quattro
volte.
Mario da Calasio (1550-1620), domenicano
nato a Calasio (L’Aquila), compilò le
Concordantiae
Sacrorum
Bibliorum
Hebraicorum riprendendo quelle ebraiche di
Yishaq Natan ben Qalonymos e vi affiancò la
sua traduzione latina (Roma 1621, 4 volumi in
folio). L’opera contiene anche l’opusculum De
Hebraicae Linguae origine, praestantia, &
utilitate redatto da Luca Wedding, e un Index
Edmund Castel (1606-1685) per facilitare la
consultazione della Poliglotta di Londra
compilò un Lexicon heptaglotton (ebraico,
aramaico, siriaco, samaritano, etiopico, arabo,
persiano) e vi aggiunse brevi lineamenti
grammaticali per ciascuna lingua (Londra 1669,
fol., 2 voll.).
Mišnah e Talmud
Del Talmùd babilonese, per il giudaismo il testo
più importante dopo la Bibbia, a Venezia furono
stampate quattro edizioni, ciascuna in 12 volumi
in folio: tre da Daniel Bomberg (1519-23, costo:
100.000 fiorini); 1526-31; 1543-49) e una da
Marco
Antonio
Giustiniani
(1546-51).
L’impaginazione del testo e dei commenti
allestita per la prima edizione fu considerata un
modello e fu adottata in tutte le edizioni
successive. Purtroppo pochi sono gli esemplari
completi di queste edizioni perché la maggior
parte fu distrutta a partire dall’autunno del 1553.
Il 12 agosto di quell’anno, infatti, accertata la
presenza nel Talmud di passi considerati
anticristiani e blasfemi dalle autorità
ecclesiastiche, il papa Giulio III ordinò la
confisca e la distruzione immediata di tutti i
libri talmudici, manoscritti e a stampa, e ne
vietò la ristampa.
A Sulzbach, in Baviera, dove nel 1669 con
l’autorizzazione del duca Christian August,
interessato alla studio della lingua ebraica e
della qabbalah, era stata impiantata una
tipografia ebraica, nel 1755-63 e nel 1766-70
furono stampate due edizioni del Talmud: la
prima di pregio, la seconda economica.
Liturgia
Il manuale liturgico più completo per la scelta
dei testi e dei commenti e più impegnativo per il
lavoro redazionale e tipografico è il libro di
preghiere festive secondo il rito ashkenazita
stampato in due volumi in folio a Venezia nel
1712-15 da Giovanni de Paoli presso la
Stamperia Bragadina.
A Venezia, nell’officina di Giovanni Di Gara,
nel 1609 furono pubblicate tre edizioni del
formulario per la celebrazione della Pasqua
(Haggadah šel Pesah) che diventarono
esemplari sia per il testo sia per le silografie.
Queste edizioni avevano in comune il testo
dell’Haggadah e il commento Seli eš
(“Arrostito al fuoco”, da Esodo 12,8) di Leon
Modena (Venezia 1571-1648) ma differivano
nella traduzione dell’Haggadah: la prima recava
la traduzione italiana, o giudeo-italiana, in
caratteri ebraici eseguita dallo stesso Leon
Modena per gli ebrei di rito italiano; la seconda
recava la traduzione jiddisch per gli ebrei di rito
ashkenazita; la terza recava la traduzione in
giudeo-spagnolo, o ladino, in caratteri ebraici
per gli ebrei di rito sefardita. Quanto alle
silografie, ciascuna pagina aveva una cornice
architettonica. Inoltre, una serie di pannelli
illustrava gli avvenimenti del racconto pasquale
e le fasi della cerimonia. Queste edizioni ebbero
successo e, ora tutte e tre ora due ora una
secondo le richieste dei fedeli di ciascun rito,
furono ristampate sei volte, sempre a Venezia:
1629, 1664, 1695, 1716, 1740, 1758.
A Trieste nel 1864, nella tipografia Colombo
Coen, furono stampate due Haggadah di pregio,
a cura di Abram Vita Morpurgo e con
illustrazioni di C. Kirchmayr. La prima solo con
il testo ebraico, la seconda con il testo ebraico e
con la traduzione italiana disposti su due
colonne.
A Venezia, fino alla fine del Settecento, furono
stampate, quasi sempre in forma economica e in
formato tascabile, numerosissime edizioni di
libri di preghiere quotidiane, festive e per
occasioni particolari commissionate dalle
comunità secondo i vari riti, da confraternite o
da singoli fedeli. Nella mostra è esposto uno
degli esemplari più rari (Libri ebraici, n. 324).
Diritto
Il codice giuridico Mišneh Torah (La ripetizione
della Legge) scritto in ebraico nel 1170-1180 da
Mošeh ben Maimon (Cordova 1138-Al-Fustat/Il
Cairo 1204), o Maimonide, il più grande
pensatore del giudaismo medievale, nel mondo
ebraico occupa un posto simile a quello che
occupa la Summa theologiae di Tommaso
d’Aquino nella Scolastica. Il libro I - l’opera si
divide in 14 libri - dal titolo Sefer ha-madda‘ (Il
libro della conoscenza), che contiene
l’esposizione dei princìpi fondamentali del
giudaismo, fu il più diffuso. Il secondo capitolo,
dal titolo Hilkot de‘ot (Norme sulle credenze), è
stato tradotto in italiano da Moise‘ Capriles,
Venezia 1795 (Libri ebraici, n. 404). Alcuni
capitoli del libro VII sono stati tradotti in latino
col titolo complessivo De jure pauperis et
peregrini apud judaeos, Oxford 1679 (Libri
ebraici, n. 400).
Del libro Minhagim (Riti), compilato in
ebraico dal rabbino ungherese Yishaq Tyrnau
(sec. XV) per illustrare le consuetudini seguite
da varie comunità di rito ashkenazita, è esposta
una traduzione jiddisch eseguita da Šim‘on
Günzburg.
Il codice giuridico Šulhan ‘aruk (Tavola
preparata) dell’esule iberico Yosef Caro (Toledo
1488-Safed 1575) soppiantò i compendi
precedenti e diventò il vademecum degli ebrei
nell’età del ghetto improntandone con le sue
norme tutto il loro comportamento. Fu stampato
con glosse e commentari numerosissime volte:
la prima a Venezia nel 1565 e, sempre nella
stessa città ma in tipografie diverse, nel 1567
apparvero contemporaneamente la seconda e la
terza edizione.
Di Šemu’el Aboab (Amburgo 1610-Venezia
1694), rabbino a Verona fino al 1650 poi a
Venezia fino alla morte, una delle maggiori
autorità rabbiniche ashkenazite della seconda
metà del Seicento, è esposta la raccolta di
“Questioni e risposte” (Še’elot u-tešuvot) dal
titolo Devar Šemu’el (Parola di Samuele).
presso l’Università di Napoli grazie a uno
speciale permesso del papa Innocenzo VIII. Nel
secondo decennio del sec. XVI a Venezia
diventò medico personale del cardinal
Domenico Grimani al quale dedicò numerose
traduzioni ebraico-latine di opere filosofiche e
scientifiche arabe. Nel Peculium Abrae
(Venezia 1523) tentò di dare un’impostazione
filosofica all’esposizione della gramamtica
ebraica. Si ignora chi sia l’autore della
traduzione latina che è stata pubblicata nelle
pagine opposte al testo ebraico.
Altre raccolte di “Questioni e risposte” (Še’elot
u-tešuvot) sono: quella di Yeša‘yah Bassani
(Verona c. 1673-Reggio Emilia 1739), rabbino
prima a Cento poi a Reggio Emilia, pubblicata
col titolo Todat šelamim (Sacrifici di
ringraziamento); quella di Šimšon Morpurgo
(Gradisca 1681-Ancona 1740), laureato in
medicina presso l’Università di Padova nel
1700, che è stata pubblicata col titolo Šemeš
sedaqah (Sole di giustizia).
Eliyyah ben Ašer ha-Levi (Neudstadt 1469Venezia 1549), più noto come Elia Levita, è
stato il pioniere degli studi scientifici sulla
lingua ebraica. A Venezia fu uno dei più validi
collaboratori di Daniel Bomberg, curò la
preparazione dei testi per la stampa e spesso ne
corresse le bozze. Buona parte della sua
produzione gramamticale e lessicografica è stata
tradotta in latino dagli umanisti cristiani suoi
contemporanei.
Grammatiche.
Jan van den Campen (1490-1583) insegnò
ebraico prima nel Collegio trilingue di Lovanio
e poi a Cracovia. Per i suoi studenti di questa
città compilò una grammatica ebraica che fu
pubblicata a Lovanio nel 1528. Si recò a Roma
per discutere di grammatica con maestri ebrei,
poi a Venezia per conoscere Daniel Bomberg al
quale aveva dedicato la sua grammatica. Solo
tre esemplari si conoscono di questa rarissima
edizione.
Dizionario
La grammatica Mahalak ševile ha-da‘at (Il
percorso delle vie della conoscenza) di Mošeh
Qimhi, grammatico ed esegeta vissuto a
Narbonne nel sec. XII, per la sua concisione e
per la sua esposizione ordinata, fu molto
apprezzata dagli ebraisti cristiani della prima
metà del secolo XVI. Fu stampata più volte sia
in ebraico sia in traduzione latina.
Johann Reuchlin (1455-1522), uno dei più
grandi ebraisti cristiani dell’età rinascimentale,
insegnò greco ed ebraico prima nell’Università
di Ingolstadt poi in quella di Tubinga. I
Rudimenta Hebraica - la prima grammatica
ebraica scritta da un cristiano – furono stampati
per la prima volta a Pforzheim, città natale di
Reuchlin, nel 1506 e poi ristampati con titoli
diversi e con aggiunte.
Abraham De Balmes (Lecce c. 1450/60-Venezia
1523) nel 1492 conseguì la laurea in medicina
David De Pomis (Spoleto 1525-Venezia? 1593),
conseguita nel 1551 la laurea in medicina presso
l’Università di Perugia, ottenne dai papi Pio IV
e Sisto V il permesso di curare i cristiani. Nel
1569 si stabilì a Venezia. La sua opera più nota
è il Dittionario novo Hebraico, […],
Dechiarato in tre lingue: ebraico, latino e
italiano, e accompagnato da un ampio
commento lessicografico e grammaticale
(Venezia 1587).
Antonio
Zanolini
(Padova
1693-1762),
professore di lingue orientali nel Seminario di
Padova per circa un quarantennio (1720-1759),
prima della Ratio…addiscendae linguae
Chaldaicae-Rabbinicae-Talmudicae
(Padova
1750), aveva pubblicato un Lexicon Hebraicum
(Padova 1732) e un Lexicon ChaldaicoRabbinicum (Padova 1747).
Šemu’el Aharon Romanelli (Mantova 1757Casale Monferrato 1814) fu un tipico
rappresentante del letterato ebreo di fine
Settecento aperto alle culture straniere. Oltre
alla Grammatica ragionata (Trieste 1799), in
ebraico e in italiano compose drammi, poesie
occasionali e il resoconto del suo viaggio in
Marocco (Berlino 1792).
Letteratura
Nella Spagna islamica, durante la cosiddetta età
d’oro (sec. XI e primi decenni del sec. XII),
fiorirono i più grandi poeti ebrei del giudaismo
postbiblico. La poesia ebraica in Italia non
raggiunse mai livelli altissimi; essa fu coltivata
con risultati apprezzabili dall’alto Medioevo
fino all’inizio del Novecento.
Il primo fascicolo (86 poesie) del Canzoniere di
Yehudah ha-Levi (Toledo c. 1075-Eres Yiśra’el
1141), uno dei maggiori poeti del giudaismo
postbiblico, fu pubblicato da S.D. Luzzatto
(Trieste 1800-Padova 1865) a Lyck (allora in
Prussia ora in Polonia) nel 1864 su incarico
della Società «Coloro che svegliano i
dormienti» che aveva come scopo principale
l’edizione di testi ebraici inediti.
Šemu’el Archivolti (Cesena c. 1520/30-Padova
1611) dal 1568 a Padova fu segretario della
Comunità ebraica, insegnante nella scuola
talmudica e capo del tribunale rabbinico. Il
trattato ‘Arugat ha-bośem (L’aiuola profumata)
è un’esposizione chiara della lingua ebraica,
dello stile oratorio e del messaggio cifrato. Solo
alla fine l’A., per esemplificare, ha inserito sue
poesie composte in ventidue forme metriche.
Mošeh Zacuto (Amsterdam c. 1610/25-Mantova
1697), dopo esser stato a Verona, Padova e
Venezia, dal 1673 alla morte fu rabbino a
Mantova. Nel poema Tofteh ‘Aruk (Inferno
preparato), a imitazione dell’Inferno della
Divina Commedia, descrisse le pene inflitte ai
peccatori dopo la morte. Il poema è costituito da
185 strofe di cinque endecasillabi.
Šemu’el Aharon Romanelli (Manova 1757Casale Monferrato 1814), tipico rappresentante
del letterato ebreo di fine Settecento aperto alle
culture straniere, in occasione dell’assemblea di
notabili ebrei convocata da Napoleone a Parigi
nel 1807 per ristabilire il Gran Sinedrio,
pubblicò il testo ebraico e la traduzione di inni
ed odi composti per quell’evento (Mantova
1807).
Abraham Salom (Padova 1793-1866), per quasi
quarant’anni segretario della Comunità ebraica
di Padova e del Collegio rabbinico, scrisse vari
componimenti poetici di carattere occasionale e
numerosi epitaffi per le lapidi del cimitero
ebraico.
Giuseppe Almanzi (Padova 1801-Trieste 1860)
pubblicò due raccolte poetiche: la prima col
titolo Higgayon be-kinnor (Canto per la cetra)
apparve a Vienna nel 1839 (Libri ebraici, n. 10),
la seconda a Padova nel 1858 col titolo Nezem
Zahav.
Lelio Della Torre (Cuneo 1805-Padova 1871),
personalità rilevante nella cultura ebraica
italiana dell’Ottocento, dal 1829 insegnò
Talmùd, teologia rituale e pastorale ed omiletica
nel Collegio rabbinico di Padova. La sua
raccolta comprende 69 poesie: alcune sono state
scritte in ebraico, altre sono traduzioni ebraiche
di poesie composte da altri autori in latino,
italiano e tedesco.
L’antologia Luhot avanim (Tavole di pietra) di
Abraham Berliner (1833-1915), studioso e dal
1873 docente di storia e di letteratura ebraica,
nonché bibliotecario nel Seminario rabbinico di
Berlino, contiene la trascrizione di duecento
epitaffi scolpiti in altrettante lapidi del cimitero
di San Nicolò al Lido (Venezia). Molti sono gli
epitaffi, non privi di valore poetico, composti da
Leon Modena (Venezia 1571-1648).
Ebrei veneti illustri
Leon (Yehudah Aryeh) Modena (Venezia 15711648), uno dei dotti ebrei italiani più noti e più
studiati, fu un grande poligrafo. Nel mondo non
ebraico è diventato famoso soprattutto per il suo
manuale Historia de riti Hebraici (Parigi 1637,
Venezia 1638, e successive edizioni) composto
per spiegare il giudaismo ai non ebrei.
Nel 1602 col titolo Midbar Yehudah (Deserto di
Yehudah ), o Mi-devar Yehudah (Dalla parola di
Yehudah) pubblicò ventuno delle prediche che
aveva tenuto nel ghetto di Venezia per alcune
festività.
Nel dizionario ebraico-italiano dal titolo Galut
Yehudah (Deserto di Yehudah), stampato prima
a Venezia nel 1612 poi a Padova nel 1640, dopo
«Brevi regolette di grammatica per l’interpretar
corretto», ha tradotto le parole più difficili della
Bibbia, alcune frasi del Seder haggadah šel
Pesah (Ordine del racconto di Pasqua) e vari
neologismi introdotti dai rabbini. Le traduzioni
bibliche furono stampate nei margini di alcune
edizioni della Bibbia apparse a Venezia dal
1675-78. A Venezia nel 1640, col titolo Pi
Aryeh (Bocca di Yehudah), pubblicò un
supplemento che contiene un elenco alfabetico
di termini rabbinici ebraici e aramaici con
traduzione italiana.
A Venezia nel 1625 col titolo Bet lehem
Yehudah (Casa del pane di Yehudah) pubblicò
un indice alfabetico del compendio ‘En Ya‘aqov
o ‘En Yiśra’el (Occhio di Giacobbe o Occhio di
Israele) in cui il talmudista Ya‘aqov ibn Habib
aveva raccolto le parti narrative del Talmud. Nel
1635, sempre a Venezia, Modena pubblicò un
supplemento al compendio col titolo Bet
Yehudah (Casa di Yehudah).
Col titolo Behinat ha-qabbalah (Esame della
tradizione) Isacco Samuele Reggio (Gorizia
1784-1855) pubblicò due opuscoli inediti di
Leon Modena (Gorizia 1852): Qol śakal (Voce
stolta), una critica della tradizione rabbinica, e
Ša’agat Aryeh (Ruggito di Yehudah), una
confutazione delle critiche precedenti.
Mošeh Hayyim Luzzatto (Padova 1707-Akko
1747), ingegno precoce e vivacissimo, fu una
personalità complessa, rivolta alla tradizione
ebraica, in particolare a quella mistica, ma
aperta alla cultura italiana contemporanea. Fu
oggetto,
come
cabalista,
di
critiche
violentissime fino alla scomunica e, nello stesso
tempo, di profonda ammirazione. Le sue opere,
da quelle poetiche a quelle morali, da quelle
logiche a quelle cabalistiche, hanno avuto una
larghissima diffusione soprattutto presso gli
ebrei dell’Europa centro-orientale, come
dimostrano le numerose edizioni e ristampe.
Il suo primo lavoro (Mantova 1727) è un
manualetto (Lešon limmudim: Lingua colta) di
poetica e di retorica, scritto all’età di 17 anni,
nel quale sono ripresi e sviluppati i concetti
neoclassici di equilibrio, armonia e decoro.
Nel 1740 ad Amsterdam pubblicò il manuale di
morale Meśillat yešarim (La via della
rettitudine), inteso come introduzione alla vita
devota, che è diventato e continua ad essere un
bestseller.
Sempre ad Amsterdam nel 1743 apparvero due
opere: un manuale di metodologia talmudica dal
titolo Derek tevunot (Via delle scienze), e, per le
nozze del suo mecenate Jacob de Chaves con
Rachel de Vega, il dramma La-yešarim tehillah
(Alla rettitudine la lode) che è considerato il
capolavoro di Luzzatto.
Cataloghi,
ex libris e
note di possesso
Edgardo Morpurgo, Raccolta Morpurgo.
Biblioteca di letteratura e storia dei
popoli semiti, Padova, Tipografia del Seminario,
1924.
Esemplare manoscritto del catalogo: Padova,
Biblioteca Universitaria, Inventari 11; cart., cc.
275.
Due sono gli ex libris Morpurgo.
Il primo (8x5 cm.), posto all’interno del piatto
anteriore della maggior parte dei volumi, è la
fotoriproduzione da originale a china stampato
con cliché tipografico. L’illustrazione raffigura
il mare e una balena che, con la bocca
spalancata, insegue un giovane – il profeta
Giona – che nuota verso la spiaggia sulla quale
si trovano una tenda, un albero, un cespuglio e
un masso sul quale è disegnata la stella di
Davide; in alto, a sinistra, compaiono un sole
splendente e i suoi raggi. Nel margine superiore
figura la scritta EX LIBRIS, in quello inferiore
DOTT. E. MORPURGO. La balena che insegue
un giovane figura nello stemma del ramo
Gradisca-Trieste della famiglia Morpurgo.
Il secondo ex libris (24x17 cm.), posto
all’interno del piatto anteriore di alcuni volumi
di formato in folio, è la fotoriproduzione da
originale a tempera stampato con cliché
tipografico in quadricromia. L’illustrazione è
complessa; non è stato possibile cogliere il suo
messaggio enigmatico. Formalmente essa, con
alcuni disegni che imitano le pitture parietali
delle antiche tombe dei faraoni, risente dello
stile liberty. Ignoto ne è l’autore, il cui nome –
C. Vianello – si legge all’estremità dell’angolo
inferiore sinistro. Al centro del lato inferiore
una suonatrice d’arpa, inginocchiata,; dietro di
essa una balaustra con figure di musici, che
come la suonatrice, sono stati disegnati secondo
le pitture parietali delle tombe egiziane. Sopra la
balaustra, a destra e a sinistra, due leoni sdraiati,
affrontati e raffigurati per la sola metà anteriore
del corpo, sostengono due colonne sulle quali
sono state disegnate, invece delle scanalature,
piante di papiro con fiori rossi. Sui capitelli
delle colonne è appoggiata un’architrave
decorata con motivi floreali; su di essa, al
centro, un volatile bicefalo con ali spiegate ad
occupare quasi tutta la fascia del bordo
superiore. All’interno di questa cornice
architettonica compaiono: in basso una spiaggia;
a sinistra, un uomo visto di spalle, con i capelli
lunghi e un’ampia tunica bianca, che volge lo
sguardo verso il mare; lontano, all’orizzonte, il
cielo con nuvole che sembrano riflettersi sulla
superficie marina; nel cielo, a sinistra, la scritta
su tre righe: RACCOLTA MORPURGO / di
Letteratura e Storia / dei popoli semiti. In basso,
a sinistra, il nome dell’autore dell’ex libris: C.
Vianello.
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