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POLITICA SOCIALE
POLITICA REGIONALE
POLITICA SOCIALE - POLITICA REGIONALE
SOMMARIO
1. POLITICA SOCIALE:
1.1 Proposte ed attività nell'ambito dell’Unione Europea: 1.1.1 Il Consiglio Salute di fine giugno si confronta sul
prossimo programma pluriennale; 1.1.2 Il Parlamento sostiene l’istituzione di un Rappresentante speciale per i diritti
umani; 1.1.3 Quadro strategico e piano d’azione del Consiglio Affari esteri di giugno in materia di diritti dell’uomo;
1.1.4 La maggior parte dei cittadini europei chiede un maggior impegno nella lotta contro il tabacco; 1.1.5 Si
profilano difficoltà per una veloce adozione dei programmi Erasmus per tutti e Europa creativa; 1.1.6 In dettaglio i
lavori del Consiglio Educazione, Gioventù, Cultura e Sport di maggio; 1.1.7 Dati incoraggianti sulla riduzione della
dispersione scolastica e sull’aumento dei laureati ma ancora non convincenti; 1.1.8 In vista delle vacanze estive con
una applicazione per smartphone la Commissione spiega l’utilizzo della tessera europea di assicurazione malattia
(TEAM); 1.1.9 Recente indagine di Eurobarometro sull’atteggiamento dei cittadini europei nei confronti
dell’apprendimento delle lingue. 1.2. Immigrazione e libera circolazione delle persone: 1.2.1 Orientamento
generale sulla governance di Schengen al Consiglio Giustizia e affari interni di giugno; 1.2.2. Sul futuro di Schengen
il Parlamento deciso a confrontarsi con il Consiglio; 1.2.3 Presentata la proposta per il potenziamento di EURODAC;
1.2.4 Nuove misure dell’Unione europea contro la tratta di esseri umani; 1.2.5 Vicino l’accordo per un nuovo regime
senza visto per la Turchia; 1.2.6 Approvazione definitiva della disciplina europea in materia di successioni
transfrontaliere; 1.2.7 La Commissione chiede agli Stati un maggior impegno per l’integrazione dei Rom; 1.2.8 La
Corte chiarisce il concetto di “visto di ritorno” nello spazio Schengen; 1.2.9 Pubblicati nuovi dati sulla migrazione
legale e sulla mobilità in Europa. 1.3. Parità uomo/donna: 1.3.1 Risoluzioni del Parlamento europeo contro
l’omofobia in Europa e contro le mutilazioni genitali; 1.3.2 Il Consiglio si pronuncia sulla dimensione di genere nelle
politiche a tutela dell’ambiente. 1.4. Problemi e dati sull’occupazione: 1.4.1 Il Consiglio Occupazione di fine
giugno discute sulla strategia Europa 2020 e sul pacchetto occupazione della Commissione; 1.4.2 Progetto pilota a
favore dei giovani: “Il tuo primo posto di lavoro EURES”; 1.4.3 Parere motivato ad Italia e Gran Bretagna per la
protezione dei lavoratori dagli agenti chimici pericolosi; 1.4.4 Dati sulla disoccupazione nel primo trimestre 2012.
1.5. Segnalazioni.
2. POLITICA REGIONALE
2.1. Il Consiglio Affari generali di fine giugno approva un secondo orientamento generale parziale in
particolare sugli obiettivi tematici della politica di coesione. 2.2. Ostacoli per la creazione di un’autorità
nazionale sull’attuazione delle regole per gli appalti pubblici. 2.3. Assegnati i premi RegioStars per il 2012.
2.4. Il Comitato delle Regioni evidenzia il ruolo degli enti locali nella lotta alla corruzione. 2.5. Secondo la
Commissione l’Italia non è conforme alle norme europee in materia di servizi di traghetto regionali.
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POLITICA SOCIALE
1.1. PROPOSTE ED ATTIVITA’ NELL’AMBITO DELL’UNIONE EUROPEA
1.1.1 IL CONSIGLIO SALUTE DI FINE GIUGNO SI CONFRONTA SUL PROSSIMO PROGRAMMA
PLURIENNALE
Il Consiglio Salute di fine giugno è stata l’occasione per proseguire i lavori sul terzo programma pluriennale
dell’Unione europea nel settore della salute per il periodo 2014-2020. I ministri hanno, innanzi tutto, richiesto una
modifica alla denominazione del programma, che la Commissione aveva proposto. Da “salute in favore della
crescita” a “salute e crescita”; questa modifica non soddisfa la Commissione la quale ritiene che fin dal titolo deve
essere chiaro come la salute sia in grado di condizionare la crescita, costituendo una condizione preliminare allo
sviluppo. Il Consiglio si è, poi, espresso per la modifica delle priorità degli obiettivi. Secondo gli Stati membri
obiettivo primario deve essere la promozione della salute, la prevenzione delle malattie e la creazione di condizioni
favorevoli a modelli di vita sana; come secondo obiettivo la protezione dei cittadini dalle minacce grave
transfrontaliere; seguono, infine, lo sviluppo di sistemi di salute innovativi ed efficaci, le cure più sicure e di qualità
migliore. Su questa classificazione sembra che la Commissione sia d’accordo. Le discussioni non hanno affrontato la
proposta per la dotazione finanziaria del nuovo programma (446 milioni di euro) in quanto anche tale questione è
condizionata dall’esito delle negoziazioni sul futuro quadro finanziario pluriennale.
Durante la seduta, i ministri hanno avuto un confronto su un progetto relativo alle minacce transfrontaliere gravi per
la salute. Il dibattito aveva come oggetto la proposta di decisione che la Commissione ha presentato alla fine dello
scorso anno per istituire un livello più alto di cooperazione tra gli Stati membri in caso di pericolo di crisi sanitarie.
Le delegazioni non hanno messo in discussione questo principio ma hanno ribadito la necessità che il coordinamento
e lo scambio di informazioni debba avvenire solo a livello di Consiglio. Il Comitato di sicurezza sanitario proposto
dalla Commissione dovrebbe essere composto da rappresentanti permanenti ad alto livello nominati dalle autorità
sanitarie nazionali, con la possibilità, caso per caso, di far intervenire esperti alle riunioni. La maggior parte dei
ministri ha dichiarato di condividere l’impostazione della presidenza danese che propone di non approvare la norma
che autorizzerebbe l’adozione di misure obbligatorie, seppure temporanee, a livello europeo. In caso di minaccia di
crisi sanitaria saranno gli Stati membri ad avvisare il Comitato di sicurezza.
Il Consiglio ha infine elaborato conclusioni sull’impatto della resistenza agli antibatterici nel campo della salute
umana e in quello veterinario.
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1.1.2 IL PARLAMENTO SOSTIENE L’ISTITUZIONE DI UN RAPPRESENTANTE SPECIALE PER I DIRITTI
UMANI
Il Parlamento europeo, nella sessione di giugno, si è espresso a favore dell’istituzione di un Rappresentante speciale
dell’Unione europea per i diritti umani. Questa nuova figura rafforzerà il coordinamento dell’azione europea nel
settore dei diritti dell’uomo.
L’Alto Rappresentante dell’Unione europea, signora Catherine Ashton, ha sottolineato che, diversamente dalla
proposta iniziale che prevedeva una durata di un anno, l’incarico sarà dato per due anni e mezzo per garantire la
possibilità di affrontare questioni di lungo termine.
Secondo le raccomandazioni adottate dal Parlamento, alla nuova istituzione deve essere garantito un mandato ampio
che consenta un’azione anche nell’affermazione dei diritti dell’uomo nei Paesi terzi e nell’ambito delle relazioni
commerciali. I deputati hanno anche evidenziato la necessità di uno stretto legame tra il Parlamento europeo e il
nuovo Rappresentante speciale per i diritti umani; la signora Ashton ha garantito l’impegno a fare del Parlamento un
interlocutore privilegiato a cui fornire relazioni regolari.
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1.1.3 QUADRO STRATEGICO E PIANO D’AZIONE DEL CONSIGLIO AFFARI ESTERI DI GIUGNO IN
MATERIA DI DIRITTI DELL’UOMO
Il Consiglio Affari esteri ha adottato, a fine giugno, un quadro strategico in materia di diritti umani e di democrazia
ed un piano d’azione per la sua attuazione. Rientra in tale iniziativa anche la nomina del Rappresentante speciale per i
diritti umani (cfr. la notizia precedente).
Il quadro strategico rappresenta un significativo ed articolato impegno a rendere più efficace la politica dell’Unione
europea in materia di diritti umani.
Come si legge nel comunicato stampa del Consiglio n. 11737/12;
il quadro strategico stabilisce principi, obiettivi e priorità che sono tutti finalizzati a dare maggiore efficacia e
coerenza all’insieme della politica dell’UE nei prossimi dieci anni e forniscono una base concordata per uno sforzo
realmente collettivo cui partecipano sia gli Stati membri che le istituzioni dell’UE. Il quadro strategico sancisce altresì
l’impegno a favore di un autentico partenariato con la società civile. E’ inoltre concepito in modo da essere quanto
più possibile di facile lettura, per renderlo accessibile a tutti i cittadini.
Questi sono i messaggi chiave contenuti nel quadro strategico:
- I diritti umani nelle politiche dell’UE
- Promuovere l’università dei diritti umani
- Perseguire obiettivi coerenti
- I diritti umani in tutte le politiche esterne dell’UE
- Attuare le priorità dell’UE in materia di diritti umani
- Lavorare con partner bilaterali
- Lavorare tramite le istituzioni multilaterali
- Cooperazione in seno all’UE
Il piano d’azione dell’UE sui diritti umani e la democrazia riunisce 97 azioni ripartite sotto 36 voci, elaborate dal
servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) in base a consultazioni con la Commissione europea e gli Stati membri
dell’UE, che condividono la responsabilità della sua attuazione. Hanno avuto luogo consultazioni informali anche con
membri del Parlamento europeo e ONG. Il piano d’azione copre il periodo fino al 31 dicembre 2014.
In base ad uno degli impegni assunti nel piano d’azione, l’UE dovrebbe presentare i risultati da essa ottenuti nella
realizzazione degli obiettivi nella relazione annuale sui diritti umani e sulla democrazia nel mondo, fornendo cosí a
tutte le parti interessate alla politica dell’UE, ivi inclusa la società civile, l’opportunità di valutare l’impatto
dell’azione dell’UE e di contribuire alla definizione delle priorità future.
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1.1.4 LA MAGGIOR PARTE DEI CITTADINI EUROPEI CHIEDE UN MAGGIOR IMPEGNO NELLA LOTTA
CONTRO IL TABACCO
In occasione della Giornata mondiale senza tabacco, svoltasi il 30 maggio scorso, è stato diffuso uno studio della
Commissione europea che evidenzia come la maggioranza degli europei condivida l’esigenza di aumentare la lotta
contro il tabacco.
L’orientamento è quello di rendere, in particolare, poco visibili ed attrattivi i pacchetti di sigarette anche se solo il
53% degli europei è d’accordo nell’inasprire le tasse sulle sigarette. Il tabacco si conferma la prima causa di morte
evitabile nell’Unione europea con circa 695.000 decessi all’anno per un costo economico stimato in 100 miliardi di
euro. La Grecia resta il paese con la più forte presenza di fumatori (40%); all’opposto la Svezia con il numero minore
(13%).
Nella Giornata 2012 è stata anche lanciata una nuova campagna contro il tabacco che vede impegnate compagnie
aeree come la portoghese TAP ed alcuni aeroporti (ad esempio Bucarest, Bruxelles); la nuova iniziativa consiste nella
distribuzione a bordo degli aerei di materiale con consigli per smettere di fumare. L’idea è che l’ultima sigaretta che
si fuma prima di entrare in aeroporto per imbarcarsi su un volo diventi davvero l’ultima, per poi uscire dal vizio e
iniziare un nuovo viaggio verso una vita più sana e quindi più felice senza tabacco.
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La nuova campagna rientra in quella più generale, denominata “Gli ex fumatori sono irresistibili” che aiuta i fumatori
e gli ex fumatori ad abbandonare il vizio mediante consigli e strumenti pratici per rinunciare alla sigaretta e che è
diretta, in modo particolare, ai giovani tra i 25 e i 34 anni (sito internet: www.exsmokers.eu).
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1.1.5 SI PROFILANO DIFFICOLTA’ PER UNA VELOCE ADOZIONE DEI PROGRAMMI ERASMUS PER
TUTTI E EUROPA CREATIVA
Gli ultimi incontri tra la commissione educazione e cultura del Parlamento europeo e il Commissario signora
Andoulla Vassiliou hanno evidenziato una situazione di stallo sul dossier relativo al nuovo programma Erasmus per
tutti ed Europa creativa (per un quadro dei due programmi cfr. la notizia che segue, punto 1.1.6).
Il Parlamento ha espresso chiaramente la sua posizione contro l’utilità di unire i diversi programmi attuali in due
grandi programmi tematici. A suo parere non si rinforza la coerenza, né si fanno cadere le barriere artificiali tra i
programmi esistenti ma si genera confusione. In particolare, per il programma Erasmus i deputati hanno sottolineato
che la fusione compromette l’efficacia delle azioni che sono state istituite a favore dei giovani; per il programma
Europa creativa, si perde la specificità e l’indipendenza del programma MEDIA, il programma di sostegno al settore
audiovisivo europeo.
La Commissaria, pur ribadendo la sua disponibilità a dialogare per trovare una soluzione condivisa, ha invece
confermato che, secondo la Commissione, l’assemblaggio risponde ad esigenze di coerenza, di rafforzamento delle
sinergie e consente una nuova definizione delle priorità.
***** *** *****
1.1.6 IN DETTAGLIO I LAVORI DEL CONSIGLIO EDUCAZIONE, GIOVENTU’, CULTURA E SPORT DI
MAGGIO
Dal comunicato stampa del Consiglio n. 9362/12, diamo in dettaglio i lavori del Consiglio Istruzione, gioventù,
cultura e sport di cui avevamo fornito un’anticipazione nello scorso numero di Euroregione (cfr. Euroregione di
Giugno 2012, punto 1.1.1).
AUDIOVISIVI E CULTURA
Digitalizzazione e accessibilità in rete dei materiali culturali
Il Consiglio ha adottato conclusioni sulla digitalizzazione e l’accessibilità in rete dei materiali culturali e sulla
conservazione digitale. Le conclusioni mirano a dare un nuovo slancio al processo di digitalizzazione e costituiscono
una risposta del Consiglio alla raccomandazione della Commissione dell’ottobre 2011, che contiene una serie di
misure aggiornate e particolareggiate volte a promuovere la digitalizzazione del patrimonio culturale e la disponibilità
in rete dello stesso.
Le conclusioni sottolineano inoltre che la digitalizzazione fa del materiale culturale un bene duraturo per l’economia
digitale, creando notevoli opportunità di innovazione e di creatività.
L’allegato delle conclusioni include una tabella di marcia indicativa contenente le priorità per i lavori degli Stati
membri in tale settore nei prossimi tre anni.
Gli obiettivi definiti nella tabella di marcia, pur tenendo conto del numero limitato di risorse pubbliche disponibili,
intendono anche essere sufficientemente ambiziosi da promuovere la digitalizzazione, l’uso dei partenariati pubbliciprivati, migliorare le condizioni generali per l’accessibilità in rete del materiale culturale e contribuire all’ulteriore
sviluppo di Europeana, la biblioteca pubblica online dell’UE lanciata nel 2008. Dopo meno di quattro anni, permette
già l’accesso a più di 20 milioni di oggetti digitalizzati ed è diventata sempre più attiva.
Il commissario Kroes ha invitato gli Stati membri a mobilitare i fondi necessari per l’ulteriore sviluppo di Europeana
e ha sottolineato l’importanza di riutilizzare il patrimonio culturale digitale.
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Programma “L’Europa per i cittadini” (2014-2020)
In deliberazione pubblica, il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale parziale sulla proposta di regolamento
che istituisce per il periodo 2014-2020 il programma “L’Europa per i cittadini”, che sostituisce l’attuale programma
dello stesso nome che scadrà nel 2013.
Dato che la proposta fa parte del quadro finanziario pluriennale (2014-2020) attualmente in corso di discussione,
l’orientamento generale parziale non comprende le disposizioni aventi implicazioni di bilancio. Poiché la base
giuridica proposta del regolamento è l’articolo 352 del TFUE, il Consiglio deve adottarlo all’unanimità, previa
l’approvazione del Parlamento europeo.
In generale gli Stati membri hanno accolto con soddisfazione la proposta, che costituisce un compromesso derivante
dai lavori degli organi preparatori del Consiglio e cerca di aumentare l’efficacia e la visibilità del programma. Il
nuovo programma ha semplificato la struttura che consta di tre componenti (memoria, partecipazione civica e
valorizzazione) e mira a portare l’Europa più vicina ai suoi cittadini nonché a rendere questi ultimi più attenti e
informati riguardo all’Unione europea, il che dovrebbe da ultimo aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita
politica dell’UE. La Commissione propone un bilancio pari a circa 229 milioni di EUR.
Capitali europee della cultura
Il Consiglio ha adottato una decisione che nomina ufficialmente Donostia-San Sebastiàn (Spagna) e Wroclaw
(Polonia) capitali europee della cultura per il 2016.
L’iniziativa delle capitali europee della cultura è stata lanciata nel 1985 al fine di evidenziare in particolare la
ricchezza e la diversità delle culture europee, celebrare i legami culturali che uniscono gli europei e promuovere la
reciproca comprensione tra i popoli dei vari paesi europei. Da allora sono state designate più di 40 città e fino al 2019
saranno designate ogni anno capitali europee della cultura città di due Stati membri.
Il ministro spagnolo e il sindaco di Wroclaw hanno presentato brevemente le loro città. Il commissario Vassiliou ha
sottolineato che tali designazioni devono costituire la prima tappa di una strategia di sviluppo a lungo termine delle
città e regioni. Ha altresì dichiarato che la Commissione ha messo a punto un programma di sostegno al fine di
aiutare le città a prepararsi al loro anno di attività.
Programma “Europa creativa”
In deliberazione pubblica, il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale parziale sulla proposta di regolamento
che istituisce il programma Europa creativa per il periodo 2014-2020 e che fonde i tre attuali programmi
indipendenti: CULTURA, MEDIA e MEDIA Mundus. Dato che tale regolamento fa parte del quadro finanziario
pluriennale (2014-2020) attualmente in corso di discussione, l’orientamento generale parziale non comprende le
disposizioni aventi implicazioni di bilancio.
Tale accordo costituisce un mandato politico per le presidenze successive per avviare negoziati informali con il
Parlamento europeo nel corso del secondo semestre del 2012 e con l’obiettivo di raggiungere un accordo globale
sulla proposta all’inizio del 2013.
Gli obiettivi principali del programma sono quelli di promuovere la diversità culturale e rafforzare la competitività
dei settori culturali e creativi. Il programma propone una dotazione di bilancio di 1,8 miliardi di EUR e si articola su
tre sezioni:
- una sezione tran settoriale, che comprende un nuovo strumento finanziario per i settori culturali e creativi e
misure che promuovono una cooperazione politica transnazionale;
- una sezione CULTURA;
- una sezione MEDIA.
Le attività sostenute dal programma devono presentare un potenziale valore aggiunto europeo, e il programma
contribuirà al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e delle sue iniziative faro.
In generale gli Stati membri hanno accolto con soddisfazione la struttura del programma proposta dalla Commissione,
purché la sezione cultura e la sezione MEDIA siano trattate come sezioni distinte, ciascuna con le proprie priorità,
misure e bilancio. Hanno altresì approvato gli obiettivi specifici, quali la promozione della circolazione
transnazionale delle opere culturali e creative e dei lavoratori culturali nonché l’attenzione posta sullo sviluppo del
pubbli co e sul miglioramento dell’accesso alle opere culturali e creative europee.
Numerosi Stati membri hanno sottolineato che l’intrinseco valore della cultura va preservato e che il programma
globale dovrebbe essere riequilibrato maggiormente verso una dimensione culturale senza scopo di lucro.
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Alcuni Stati considerano che la sezione cultura debba finanziare solo progetti non commerciali su piccola scala.
Vari Stati membri hanno chiesto adeguamenti alla procedura di comitato al fine di trovare un equilibrio tra la
flessibilità richiesta nell’attuazione del programma e la necessità di garantire la partecipazione appropriata degli Stati
membri.
Il commissario Vassiliou ha sottolineato che non sarebbe equo escludere dal finanziamento ogni organizzazione
culturale o creativa a scopo di lucro, poiché ciò scoraggerebbe le organizzazioni non solo dal cercare risorse di
finanziamento supplementari ma anche dal tentare di giungere ai loro scopi.
I ministri sono stati inoltre invitati a procedere ad uno scambio di opinioni sul nuovo strumento finanziario per i
settori culturali e creativi proposto nel programma, sulla base di un documento di discussione preparato dalla
presidenza. Questo strumento di prestito è stato inteso a facilitare l’accesso ai finanziamenti delle imprese culturali e
creative, l’80% delle quali sono piccole e medie imprese. Lo strumento finanziario dovrebbe essere visto anche nel
contesto dell’attenzione prestata in generale al contributo delle piccole e medie imprese all’occupazione e alla
crescita.
In generale gli Stati membri si sono dichiarati favorevoli a questo nuovo strumento, considerando che si tratta di un
passo nella giusta direzione ma parecchi Stati membri hanno segnalato che la maggior parte delle piccole e medie
imprese nei settori culturale e creativo avrebbero bisogno di aiuto per chiedere un finanziamento e dovrebbero
beneficiare di un accesso uguale allo strumento.
Vari Stati membri hanno espresso preoccupazioni circa il fatto che questo nuovo strumento di prestito sostituirebbe i
sussidi e sarebbe orientato su base economica anziché culturale.
Alcuni Stati membri hanno espresso il parere che lo strumento potrebbe ridurre la dipendenza delle piccole e medie
imprese dai sussidi pubblici in alcuni casi, aprendo nel contempo nuove fonti di reddito in altri.
Molti Stati membri hanno sottolineato la necessità di criteri chiari nonché l’importanza di un equilibrio geografico
riguardo all’accesso ai prestiti. Parecchi ministri hanno chiesto la complementarità tra lo strumento e i sussidi
nazionali ed europei.
La Commissione ha sottolineato che la partecipazione del Fondo europeo per gli investimenti è una garanzia per il
settore finanziario. Ha altresì affermato che lo strumento non sostituirebbe i sussidi e che il 55% dei sussidi in questo
settore andrebbero già alle PMI con meno di 10 impiegati.
Doping nello sport dilettantistico
Il Consiglio ha adottato conclusioni sulla lotta contro il doping nello sport dilettantistico al fine di sensibilizzare il
pubblico e definire un quadro comune per questo settore nonché individuare le migliori prassi.
La lotta al doping nello sport professionistico e d’elite continua a costituire un elemento chiave per preservare
l’integrità dello sport. Sfortunatamente i problemi legati al doping sono diffusi anche nello sport dilettantistico, nello
sport amatoriale agonistico, nei centri di fitness e oltre gli ambienti sportivi.
La lotta internazionale al doping nell’ambito dello sport professionistico e d’elite mira a realizzare il fair play nello
sport facendo ricorso a misure di controllo e di sanzioni. Tuttavia, nel settore dello sport dilettantistico, l’obiettivo
delle misure antidoping è diverso: l’accento è posto sulla salvaguardia della salute delle persone che praticano uno
sport e dell’integrità degli ambienti sportivi dilettantistici. Inoltre, il traffico di sostanze dopanti mirate a coloro che le
utilizzano nell’ambito degli sport dilettantistici fa di tale questione un problema internazionale.
In particolare, il Consiglio chiede nelle conclusioni:
- l’elaborazione di programmi educativi, campagne di informazione o altre misure preventive riguardanti il
doping nello sport dilettantistico;
- una stretta collaborazione tra autorità pubbliche, il movimento sportivo e il settore del fitness elaborando
progetti, orientamenti e regolamentazioni comuni;
- un quadro di misure nazionali efficaci e adeguate per le indagini e le sanzioni relative alla produzione, al
traffico, alla distribuzione e alla detenzione di sostanze dopanti nell’ambito dello sport dilettantistico.
Inoltre, il Consiglio suggerisce di ampliare il mandato del gruppo di esperti in materia di lotta al doping, istituito nel
quadro del piano di lavoro dell’UE per lo sport 2011-2014, per coprire la lotta al doping nello sport dilettantistico.
Questi lavori si concentrerebbero principalmente sulla prevenzione, sull’educazione e sullo scambio di migliori
pratiche.
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Sfide future nella lotta al doping
I ministri hanno tenuto un dibattito pubblico sulle sfide future nella lotta al doping, anche nello sport dilettantistico,
sulla base di un documento di discussione della presidenza (8837/12).
L’obiettivo del dibattito è di fornire orientamenti per la futura cooperazione UE in questo settore.
La questione è stata inoltre discussa a colazione durante il “dialogo strutturato” tra la presidenza, la troika allargata, il
Commissario Vassiliou, rappresentanti del Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo, e rappresentanti dei
movimenti sportivi (in particolare, il Comitato olimpico internazionale, l’AMA (Agenzia mondiale antidoping),
l’Associazione europea degli atleti di alto livello, l’Associazione europea per la salute e il benessere fisico,
l’Organizzazione non governativa europea per lo sport e l’Associazione internazionale dello sport e della cultura).
I ministri hanno discusso delle dimensioni giuridica, etica e operativa, come le questioni associate alla vita privata e
ai diritti legali degli atleti, la proporzionalità delle misure antidoping, le modalità per utilizzare più efficacemente le
risorse e se e in che modo la cooperazione internazionale tra autorità pubbliche e organismi internazionali possa
essere rafforzata per superare questi problemi.
La Commissione ha ricordato che l’UE svolge un ruolo attivo nella lotta al doping nello sport e che nell’ambito del
Consiglio esistono già pratiche e tradizioni consolidate di lotta al doping nello sport professionistico e d’elite. La
cooperazione UE nella lotta al doping è inoltre strettamente collegata alle attività svolte nell’ambito del Consiglio
d’Europa, di cui tutti gli Stati membri dell’UE sono membri e nel quadro della convenzione internazionale
dell’UNESCO contro il doping nello sport.
La maggior parte degli Stati membri riconosce che si tratta di un problema di salute pubblica e che sussiste un legame
diretto tra sport dilettantistico e sport d’elite in termini di doping. Pertanto l’attenzione dovrebbe concentrarsi sulle
campagne di prevenzione e di informazione, cominciando quanto prima dai giovani atleti, data l’importanza di
instaurare comportamenti sani fin dall’inizio. Alcuni Stati membri hanno inoltre sottolineato che le organizzazioni
sportive devono assumere anche le proprie responsabilità nell’affrontare questo problema.
Molti Stati membri hanno messo in risalto l’importanza della revisione del codice dell’Agenzia mondiale antidoping
(AMA), attualmente in corso, per disporre di una serie armonizzata di norme internazionali.
Vari Stati membri hanno inoltre accolto con favore l’eccellente lavoro svolto dal gruppo di esperti e sono del parere
lo stesso dovrebbe svolgere un ruolo importante di coordinamento e cooperazione all’interno dell’UE, nonché nello
scambio delle migliorie pratiche.
Numerosi Stati membri hanno espresso preoccupazioni circa lo scambio dei dati personali degli atleti con paesi che,
relativamente alla protezione dei dati personali, non hanno lo stesso livello di garanzie dell’UE.
Alcuni Stati membri hanno inoltre attirato l’attenzione sul fatto che la costante elaborazione di nuovi metodi e
sostanze dopanti ha provocato un aumento dei costi delle prove e hanno proposto di rafforzare la cooperazione con
l’industria farmaceutica.
Infine il Commissario Vassiliou ha ricordato che le disposizioni sugli sport del nuovo programma “Erasmo per tutti”
rappresentano anche un importante strumento per affrontare questo problema.
“Erasmus per tutti”
Il Consiglio ha approvato un orientamento generale parziale sulla proposta di regolamento che istituisce il programma
“Erasmus per tutti” per il periodo 2014-2020, per il quale la Commissione ha proposto un considerevole aumento dei
finanziamenti rispetto all’attuale dotazione finanziaria. L’accordo, tuttavia, esclude eventuali disposizioni aventi
implicazioni di bilancio in attesa di ulteriori sviluppi circa i negoziati attualmente in corso relativamente al quadro
finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020.
Anziché essere strutturato prevalentemente lungo linee settoriali (scuole, istruzione superiore, progetti riguardanti i
giovani, ecc.), il nuovo programma si concentrerà su tre tipi di azione primaria: la mobilità per l’apprendimento, la
cooperazione per l’innovazione e le buone prassi nonché il sostegno alla riforma politica. Si darà rilievo anche alle
attività aventi effetti a livello sistemico e che creano un palese valore aggiunto UE, e nel contempo si cercherà di
semplificare la gestione del programma e le procedure amministrative.
Il programma sosterrà altresì gli sforzi dell’UE per superare uno dei periodi economici più difficili della sua storia,
segnatamente allineandosi in maniera molto rigorosa alla strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione, in cui
l’istruzione e la formazione svolgono un ruolo essenziale.
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Gli organi preparatori del Consiglio hanno lavorato intensamente sulla proposta da gennaio e l’accordo raggiunto
sulla base di un testo di compromesso della presidenza costituisce un mandato politico per le presidenze successive
per avviare negoziati informali con il Parlamento europeo nel corso del secondo semestre del 2012, con l’obiettivo di
raggiungere un accordo globale sulla proposta all’inizio del 2013.
Le principali modifiche apportate alla proposta della Commissione sono le seguenti:
- un capitolo a se stante dedicato alla gioventù con un bilancio separato per quest’ultima: numerosi Stati
membri hanno chiesto maggiore visibilità per il settore della gioventù, con alcuni fra essi che vorrebbero un
programma interamente a se stante;
- gestione del programma: un comitato di gestione unico che tuttavia si riunirà in specifiche configurazioni,
ove ritenuto necessario, con l’invio da parte dagli Stati membri di pertinenti rappresentanti. La maggior parte
degli Stati membri e la Commissione hanno sottolineato la necessità di un’attuazione coerente, come pure di
un migliore coordinamento a livello nazionale per conseguire l’efficienza in termini di costi;
- sostegno alle istituzioni accademiche: mantenere le sei istituzioni accademiche che operano nell’ambito
degli studi sull’integrazione europea e che ricevono attualmente finanziamenti dal programma
sull’apprendimento permanente;
- una disposizione specifica per garantire la partecipazione al programma delle persone con esigenze
particolari o con minori opportunità;
- assegnazione ad agenzie nazionali di fondi per il finanziamento della mobilità per l’apprendimento:
assegnazioni minime per ciascuno dei diversi settori dell’istruzione e della formazione al fine di ridurre al
minimo gli squilibri tra Stati membri che potrebbero verificarsi per effetto della situazione geografica o di
differenze nel costo della vita;
- un riferimento ai valori europei nell’articolo 3 del regolamento.
Il Commissario Vassiliou ha messo in risalto che l’approccio integrato innovativo di “Erasmus per tutti” deve essere
salvaguardato e che la distinzione tra settore della gioventù ed altre parti del programma è in realtà fittizia. Ha accolto
con favore il fatto che i principi fondamentali alla base della proposta della sua Istituzione siano stati mantenuti nel
pacchetto di compromesso della Presidenza. Tuttavia, si è rammaricata di alcune modifiche apportate, riferendosi in
particolare alla creazione di un capitolo e di una dotazione a parte per la gioventù, alla soppressione di indicatori
specifici e alla bocciatura della proposta della Commissione di istituire in ciascuno Stato membro un organo di
coordinamento unico con funzione di agenzia nazionale.
Infine, il Commissario Vassiliou ha altresì espresso il parere che la considerevole dotazione di bilancio proposta per il
programma invierà ai giovani come pure ai discenti adulti un chiaro segnale che l’Europa è risolutamente impegnata
ad affrontare i loro problemi ed avrà i mezzi per farlo.
Occupabilità dei diplomati e laureati
Il Consiglio ha adottato conclusioni sull’occupabilità dei diplomati e laureati al termine dei percorsi di istruzione e
formazione. Il loro obiettivo è stabilire un criterio di riferimento europeo per individuare le politiche di istruzione e
formazione che incrementano l’occupabilità dei diplomati e dei laureati al termine del ciclo scolastico generale,
dell’istruzione e formazione professionale e dell’istruzione superiore e che contribuiscono a garantire il passaggio
senza difficoltà dall’istruzione al mondo del lavoro.
Negli ultimi anni sono state elaborate a livello sia europeo, sia nazionale varie iniziative intese a ravvicinare
maggiormente il mondo dell’istruzione e quello dell’occupazione, segnatamente incoraggiando partenariati tra istituti
scolastici e di formazione e imprese, un maggiore allineamento dei programmi scolastici alle esigenze del mercato del
lavoro, un maggior numero di collocazioni presso imprese e lo sviluppo dell’educazione e dell’imprenditorialità.
Il criterio di riferimento misurerà la percentuale di diplomati e laureati che fa ingresso nel mondo del lavoro entro i
tre anni successivi al conseguimento del loro titolo di studio e – sotto un profilo maggiormente qualitativo –
verificherà la corrispondenza tra il diploma conseguito e i posti di lavoro ricercati nei primi anni di occupazione.
Aggiungendo tale criterio di riferimento agli altri sei già adottati nel settore dell’istruzione e della formazione, l’UE
sta dimostrando la propria determinazione ad affrontare le sfide in materia di istruzione messe in risalto nell’ambito
della strategia Europa 2020, non da ultimo facendo sí che i giovani completino il loro percorso scolastico con le
capacità e le competenze appropriate per ottenere il loro primo impiego.
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La Commissione ha rammentato che l’obiettivo in questo ambito è tornare all’obiettivo principale europeo che fissa
all’82% la quota di giovani diplomati e laureati
La Commissione ha rammentato che l’obiettivo in questo ambito è tornare all’obiettivo principale europeo che fissa
all’82% la quota di giovani diplomati e laureati con un’occupazione entro il 2020. Essa compirà nel 2014 una
valutazione del criterio di riferimento applicato all’occupabilità.
GIOVENTU’
Potenzialità di creatività e d’innovazione dei giovani
La disoccupazione giovanile è a livelli record in numerosi Stati membri, la dispersione scolastica resta un grave
problema e si registrano bassi livelli di partecipazione e rappresentanza dei giovani nel processo democratico e nelle
società in cui vivono.
Il Consiglio ha adottato conclusioni sulla promozione delle potenzialità di creatività e d’innovazione dei giovani.
Esse istituiscono un gruppo tematico a cui partecipano esperti degli Stati membri e della Commissione con l’obiettivo
di condividere migliori pratiche su come promuovere la creatività e la capacità innovativa dei giovani individuando
competenze e qualifiche acquisite mediante l’apprendimento non formale e informale e pertinenti ai fini
dell’occupabilità.
Le conclusioni invitano altresì gli Stati membri ad avvalersi al meglio del programma “Gioventù in azione” e, fatti
salvi i negoziati in corso, di eventuali altri programmi e fondi dell’UE esistenti e futuri, compreso il Fondo sociale
europeo.
Le conclusioni si basano anche sulle varie iniziative avviate durante l’Anno europeo della creatività e
dell’innovazione (2009) e rispecchiano la priorità generale dell’attuale presidenza collegiale (PL, DK e CY), cioè la
partecipazione dei giovani.
Dando seguito a tale questione, i ministri hanno altresì trattato in un dibattito pubblico la tematica “Assumere i
giovani per sfruttare il potenziale”, sulla base di un documento di discussione della presidenza.
Oltre il 20% dei giovani della fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni disponibile sul mercato del lavoro dell’UE è
disoccupato, cioè oltre cinque milioni di giovani. Inoltre il 28% di questi giovani sono disoccupati di lunga durata. La
situazione varia ampiamente tra regioni e Stati membri, ma in taluni paesi le percentuali di disoccupazione giovanile
si attestano fino al 50%.
Lo scopo del dibattito è stato individuare misure trasversali per affrontare l’attuale elevato tasso di disoccupazione
giovanile e sondare come l’apprendimento non formale e informale possa svolgere un ruolo prezioso affinché i
giovani possano esprimere il loro potenziale.
La maggior parte degli Stati membri sta già attuando misure di riforma dei propri mercati del lavoro e sta elaborando
varie iniziative in materia di occupazione, istruzione e formazione intese a ridurre le allarmanti percentuali di
disoccupazione giovanile.
Un cospicuo numero di Stati membri ha sottolineato che le attività nel volontariato e nelle organizzazioni giovanili
sono canali strategici di sviluppo delle capacità e delle competenze dei giovani, che consentono loro di acquisire
esperienze e che contribuiscono a rafforzare il loro senso di responsabilità.
Molti Stati membri ritengono che l’educazione all’imprenditorialità – la transizione agevole e rapida dall’istruzione al
lavoro attraverso apprendistati, formazione presso imprese, corsi professionali – sia uno degli strumenti essenziali per
affrontare la disoccupazione giovanile. Altri Stati membri hanno osservato che l’acquisizione di competenze culturali
può parimenti contribuire all’inclusione sociale.
Numerosi Stati membri hanno anche rammentato l’importante contributo del programma “Gioventù in azione” ed
hanno sottolineato la necessità di un uso ottimale di altri strumenti europei in questo settore, come il Fondo sociale
europeo.
Il Commissario Vassiliou ha indicato la recente iniziativa “Opportunità per i giovani” come un altro prezioso
strumento di lotta alla disoccupazione giovanile e di promozione dell’inclusione sociale, ed ha altresì sottolineato la
necessità di modernizzare i sistemi di istruzione europei.
Il Commissario ha messo in risalto che l’istruzione non formale e informale sono talvolta le sole modalità di
acquisizione di una qualifica per i giovani emarginati. Tali forme di istruzione dovrebbero essere riconosciute e
valorizzate ed in effetti se ne è tenuto conto nel nuovo programma “Erasmus per tutti”.
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1.1.7 DATI INCORAGGIANTI SULLA RIDUZIONE DELLA DISPERSIONE
SULL’AUMENTO DEI LAUREATI MA ANCORA NON CONVINCENTI
SCOLASTICA
E
E’ stata diffusa ad inizio giugno una rilevazione di Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, sui progressi
verso gli obiettivi stabiliti dalla strategia Europa 2020 per il settore dell’istruzione. Ricordiamo che tale strategia si
propone, in particolare, di portare l’abbandono scolastico ad una percentuale inferiore al 10% e di far sí che il 40%
dei giovani raggiungano un diploma a livello di laurea.
Il risultato più significativo dell’analisi di Eurostat è che gli Stati stanno facendo progressi ma permangono ancora
molte disparità che rischiano di compromettere il raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020. La Commissione
sta, inoltre, valutando se le cifre riflettono una tendenza di lungo periodo oppure sono dovute alla forte
disoccupazione giovanile che induce i giovani a restare più a lungo nel mondo della scuola. Vengono, poi, messi in
discussione gli obiettivi nazionali perseguiti dai singoli Stati che sembrano insufficienti per il traguardo che l’Unione
europea persegue.
Dal comunicato stampa della Commissione n. IP/12/577 riportiamo una sintesi della rilevazione.
La percentuale di abbandoni scolastici si situa ora al 13,5%, al di sotto del 14,1% registrato nel 2010 e del 17,6% nel
2000. Nel 2011 il 34,6% delle persone nell’UE tra i 30 e i 34 anni aveva una laurea rispetto al 33,5% nell’anno
precedente e al 22,4% nel 2000.
Per quanto concerne la dispersione scolastica definita quale la percentuale dei 18-24enni che nel migliore dei casi
hanno soltanto qualifiche a livello di istruzione secondaria inferiore e che non frequentano più corsi di istruzione o
formazione, 11 Stati membri hanno superato la soglia di riferimento del 10% ((Slovenia (4,2%), Repubblica ceca
(4,9%), Slovacchia (5,0%), Polonia (5,6%), Lussemburgo (6,2%), Svezia (6,6%), Lituania (7,9%), Austria (8,3%),
Paesi Bassi (9,1%), Danimarca (9,6%) e Finlandia (9,8%)).
13 Stati membri presentano risultati in tema di diplomi di istruzione superiore che vanno al di là dell’obiettivo finale
del 40% ((Irlanda (49,4%), Lussemburgo (48,2%), Svezia (47,5%), Finlandia (46,0%), Cipro (45,8%), Regno Unito
(45,8%), Lituania (45,4%), Francia (43,4%), Belgio (42,6%), Danimarca (42,2%), Paesi Bassi (41,1%), Spagna
(40,6%), Estonia (40,3%)). Tra coloro che presentano i risultati più bassi, la Slovenia (37,9%), la Lettonia (35,7%),
l’Ungheria (28,1%), il Portogallo (26,1%), la Repubblica ceca (23,8%) e la Romania (20,4%) hanno registrato tutti
aumenti annuali di più di due punti percentuali. Di converso, la Grecia (28,9%), l’Austria (23,8%) e l’Italia (20,3%)
hanno registrato aumenti di un solo punto percentuale o anche meno mentre la Bulgaria (27,3%) e Malta (21,1%)
hanno subito una riduzione nel tasso di completamento dell’istruzione superiore. La Polonia (36,9%), la Germania
(30,7%) e la Slovacchia (23,4%) hanno segnalato un modesto aumento nello stesso periodo.
***** *** *****
1.1.8 IN VISTA DELLE VACANZE ESTIVE CON UNA APPLICAZIONE PER SMARTPHONE LA
COMMISSIONE SPIEGA L’UTILIZZO DELLA TESSERA EUROPEA DI ASSICURAZIONE MALATTIA
(TEAM).
Ad inizio giugno la Commissione ha lanciato un’applicazione per smartphone che spiega come utilizzare la tessera
europea di assicurazione malattia (TEAM). Si tratta di un’iniziativa che viene considerata particolarmente utile,
soprattutto in un periodo in cui molte persone si spostano per le vacanze estive. Ecco alcuni dettagli come riportati
dal comunicato stampa della Commissione n. IP/12/563.
La tessera consente di accedere all’assistenza sanitaria pubblica in caso di malattia o di infortunio durante un viaggio
o un soggiorno temporaneo in 31 paesi europei. Si tratta di una tessera che può essere richiesta gratuitamente al
Servizio sanitario del proprio paese: dà diritto a ricevere le cure urgenti alle stesse condizioni e allo stesso prezzo
applicati agli assistiti del paese in cui ci si trova (le cure possono anche essere gratuite in alcuni paesi).
Le modalità di utilizzo della tessera nei diversi paesi e le norme locali possono apparire complesse, data la diversità
dei sistemi sanitari. Questa guida pratica sull’utilizzo della tessera nei 27 paesi dell’UE, in Islanda, nel Liechtenstein,
in Norvegia e in Svizzera è attualmente disponibile come applicazione per smartphone per tre piattaforme; iOS,
Android e Windows 7 mobile.
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POLITICA SOCIALE - POLITICA REGIONALE
Contiene informazioni generali sulla tessera, i numeri telefonici per le chiamate di emergenza, le cure sanitarie e le
spese coperte, le modalità di rimborso e le persone da contattare in caso di smarrimento della tessera. L’applicazione
è disponibile in 24 lingue e consente di passare da una lingua all’altra.
La tessera europea di assicurazione malattia non può essere generata né scaricata dall’applicazione, ma va richiesta al
Servizio sanitario del proprio paese.
Per
scaricare
l’applicazione
“Tessera
europea
di
assicurazione
malattia”
per
smartphone:
http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=559
***** *** *****
1.1.9 RECENTE INDAGINE DI EUROBAROMETRO SULL’ATTEGGIAMENTO DEI CITTADINI EUROPEI
NEI CONFRONTI DELL’APPRENDIMENTO DELLE LINGUE
Sono stati resi noti, a fine giugno, i risultati della prima “indagine europea sulle competenze linguistiche”,
un’indagine della Commissione sugli atteggiamenti dei cittadini europei nei confronti del multilinguismo e
dell’apprendimento delle lingue straniere. Questa Indagine è completata dall’analisi Eurobarometro “Gli europei e le
loro lingue”. Ricordiamo che con la Dichiarazione di Barcellona 2002 gli Stati membri hanno sollecitato
l’insegnamento di almeno due lingue straniere fin dall’infanzia.
L’inchiesta della Commissione mostra la consapevolezza di nove cittadini su dieci dell’importanza della padronanza
delle lingue sia per migliorare la propria condizione, sia per il futuro dei propri figli. La realtà, tuttavia, è che il test su
studenti ed adolescenti in 14 Paesi membri mostra invece come soltanto il 42% è competente nella prima lingua
straniera e solo il 25% nella seconda; non raggiungono neppure il livello di base il 14% per la prima lingua straniera
ed il 20% nella seconda. Di fronte a questi dati l’impegno della Commissione è di potenziare i finanziamenti per i
corsi di lingua destinati a chi vuole studiare o fare volontariato all’estero; entro il prossimo dicembre inoltre sarà
pronto un quadro di riferimento europeo delle competenze linguistiche per misurare i passi compiuti dai singoli Stati
nell’insegnamento e nell’apprendimento delle lingue.
Dal comunicato stampa della Commissione n. IP/12/679 ecco in dettaglio alcuni dati delle due rilevazioni che
testimoniano il divario tra i diversi Paesi.
La proporzione di allievi che sono competenti nella loro prima lingua va dall’82% a Malta e in Svezia (dove l’inglese
è la prima lingua straniera) a solo il 14% in Francia (apprendimento dell’inglese) e al 9% in Inghilterra
(apprendimento del francese). Uno dei cambiamenti più rimarchevoli a partire dal 2005 è che internet ha incoraggiato
le persone a ampliare le loro competenze “passive” di lettura e di ascolto di lingue straniere. Il numero di cittadini
europei che usa regolarmente le lingue straniere su internet, ad esempio attraverso le reti sociali, è aumentato di 10
punti percentuali passando da 26% a 36%.
L’Eurobarometro speciale (386) sugli europei e le loro lingue è stato realizzato nella primavera del 2012. Quasi
27.000 persone sono state intervistate de visu nella loro madrelingua. Tutti i 27 Stati membri sono stati coperti
dall’indagine e i rispondenti provenivano da gruppi sociali e demografici diversi.
La madrelingua più parlata è il tedesco (16%), seguita dall’italiano e dall’inglese (13% ciascuna), dal francese (12%)
e quindi dallo spagnolo e dal polacco (8% ciascuna).
I paesi che registrano l’aumento più rimarchevole nella proporzione di rispondenti che affermano di essere in grado
di parlare almeno una lingua straniera sufficientemente bene da sostenere una conversazione, rispetto ai dati
dell’indagine Eurobarometro 2005, sono l’Austria (+ 16 punti percentuali, 78%), la Finlandia (+ 6 punti percentuali,
75%), e l’Irlanda (+ 6 punti percentuali, 40%).
Di converso, la proporzione di persone capaci di parlare almeno una lingua straniera è diminuita notevolmente in
Slovacchia (-17 punti percentuali, 80%), nella Repubblica ceca (-12 punti percentuali, 49%), in Bulgaria (-11 punti
percentuali, 48%), in Polonia (-7 punti percentuali, 50%), e in Ungheria (-7 punti percentuali, 35%). In questi paesi si
è registrato un calo rispetto al 2005 nelle proporzioni di persone capaci di parlare lingue straniere quali il russo e il
tedesco.
Le cinque lingue straniere più parlate rimangono l’inglese (38%), il francese (12%), il tedesco (11%), lo spagnolo
(7%) e il russo (5%).
euroregione - Luglio-Agosto 2012 - Anno XXVII (nuova serie) - N° 4 - p. 12
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A livello nazionale l’inglese è la lingua straniera più parlata in 19 dei 25 Stati in cui non è lingua ufficiale
(escludendo quindi il Regno Unito e l’Irlanda).
L’indagine europea sulle competenze linguistiche è stata condotta nella primavera del 2011 e le risultanze sono
pubblicate in seguito a un’analisi dettagliata. L’Indagine ha testato quasi 54.000 allievi di 14 paesi e di 16 sistemi
educativi (le tre comunità linguistiche del Belgio, la Bulgaria, la Croazia, l’Inghilterra, l’Estonia, la Francia, la
Grecia, Malta, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo, la Slovenia, la Spagna e la Svezia). La valutazione fornisce dati
comparabili sul livello di competenze in lingue straniere degli allievi di 14-15 anni. In ciascun paese i test hanno
misurato le abilità di lettura, ascolto e scrittura in due delle cinque lingue ufficiali dell’UE maggiormente insegnate:
inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo. Inoltre, sulla base di questionari compilati dagli allievi, nonché da
quasi 5.000 insegnanti di lingue e 2.250 direttori di scuole, la valutazione conclude che le capacità di apprendimento
delle lingue sono strettamente correlate alla motivazione, che è a sua volta funzionale alla situazione familiare, al
livello d’istruzione e alla condizione sociale in generale.
***** *** *****
1.2. IMMIGRAZIONE E LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE
1.2.1 ORIENTAMENTO GENERALE SULLA GOVERNANCE DI SCHENGEN AL CONSIGLIO GIUSTIZIA E
AFFARI INTERNI DI GIUGNO
Il Consiglio Giustizia e affari interni di giugno ha adottato un orientamento generale su due proposte legislative
relative alla governance del sistema Schengen (per un quadro sul funzionamento dello spazio Schengen si veda
l’Editoriale di questo numero di Euroregione). Ricordiamo che per orientamento generale si intende un accordo
politico raggiunto dal Consiglio in attesa della posizione del Parlamento europeo in prima lettura. L’orientamento
generale raggiunto riguarda, innanzi tutto, le modifiche del codice frontiere Schengen relativamente alle norme per la
reintroduzione temporanea del controllo alle frontiere interne in circostanze eccezionali. Sono, poi, previste
variazioni al meccanismo di valutazione di Schengen per quanto riguarda le norme comuni destinate a controllare
l’applicazione dell’acquis di Schengen; il Consiglio ha modificato la base giuridica di tale dossier sostituendo
l’articolo 77 del TFUE con l’articolo 70 (cfr. la notizia successiva). Una discussione di natura politica ha interessato
la realizzazione di un quadro comune per la concreta e reale solidarietà nei confronti di quegli Stati membri oggetto
di pressioni particolarmente forti dovute a flussi migratori; in particolare si è deciso di aiutare la Grecia nella gestione
delle frontiere, dell’asilo e delle migrazioni.
I ministri sono stati informati sullo stato dei lavori per la realizzazione di un regime d’asilo europeo comune e sui
negoziati per gli accordi di riammissione con Turchia (cfr. punto n. 1.2.5 del presente bollettino), Pakistan e
Marocco. Sono state anche adottate conclusioni per l’attuazione di una alleanza mondiale contro gli abusi sessuali sui
bambini commessi via internet e per un uso migliore del sistema d’informazione Europol. Il coordinatore per la lotta
contro il terrorismo ha infine presentato un aggiornamento sulla strategia dell’Unione europea.
***** *** *****
1.2.2 SUL FUTURO DI SCHENGEN IL PARLAMENTO DECISO A CONFRONTARSI CON IL CONSIGLIO
La modifica operata dal Consiglio per quanto riguarda la base giuridica delle nuove regole di valutazione per lo
spazio Schengen (cfr. la notizia precedente) ha creato una forte tensione con il Parlamento europeo. La sostituzione
dell’articolo 77 del TFUE con l’articolo 70 significa, infatti, che tali norme sarebbero adottate con la procedura di
consultazione e non la procedura di codecisione. Il Parlamento europeo invece di essere colegislatore con il Consiglio
potrebbe solo esprimere un parere.
La reazione dei deputati è stata immediata: la conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari ha deciso di
sospendere le negoziazioni con il Consiglio su cinque importanti dossier relativi agli affari interni. Oltre a quelli
relativi allo spazio Schengen verranno bloccati i negoziati sulla protezione dei sistemi d’informazione, le decisioni
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sulle indagini penali europee e sul finanziamento delle azioni di sicurezza interna e del futuro sistema PNR europeo.
La conferenza dei presidenti non si è per ora espressa sulla possibilità di salvaguardare le proprie prerogative davanti
alla Corte di Giustizia anche perché per attivare una tale procedura è necessario una pronuncia formale del Consiglio.
La Commissione, da parte sua, condivide la posizione del Parlamento.
***** *** *****
1.2.3 PRESENTATA LA PROPOSTA PER IL POTENZIAMENTO DI EURODAC
La Commissione ha adottato una proposta che intende aumentare l’efficienza di EURODAC, il sistema europeo di
raccolta delle impronte digitali dei richiedenti asilo, operativo dal 2003. In particolare si intende rendere più veloce la
trasmissione dei dati da parte di alcuni Stati membri e dunque rafforzare il ruolo che tale strumento ha avuto nella
corretta identificazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di asilo, evitando che una stessa
persona presenti più domande in Paesi diversi.
Come si legge nel comunicato stampa della Commissione n. IP/12/522, la proposta fissa termini più chiari per la
trasmissione dei dati, garantisce la piena contabilità con la legislazione più recente in materia di asilo e risponde
meglio alle esigenze di protezione dei dati. Prevede inoltre la possibilità che le autorità di contrasto degli Stati
membri consultino la banca dati dell’EURODAC a fini di prevenzione, accertamento e indagine di reati di terrorismo
e altri reati gravi, su richiesta degli Stati membri dell’UE.
Il confronto delle impronte digitali in possesso delle autorità di contrasto designate dagli Stati membri e di Europol
con quelle presenti nella banca dati EURODAC sarà possibile solo in casi specifici e in circostanze ben definite. La
proposta esclude esplicitamente che le autorità di contrasto possano interrogare la banca dati dell’EURODAC su base
sistematica e vieta loro di trasmettere a paesi terzi, organizzazioni o enti i dati personali ottenuti. Prevede inoltre
misure rigorose per garantire la sicurezza dei dati personali trattati e affida il controllo delle attività di trattamento ed
autorità pubbliche indipendenti di protezione dei dati.
Tali disposizioni sull’accesso ai dati e sulla sicurezza dei medesimi garantiscono il rispetto dei diritti fondamentali
delle persone le cui impronte digitali sono memorizzate nell’EURODAC e la protezione del diritto alla vita privata
dei richiedenti asilo e dei migranti in posizione irregolare.
***** *** *****
1.2.4 NUOVE MISURE DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI
In una comunicazione della Commissione intitolata “La strategia dell’UE per l’eradicazione della tratta degli esseri
umani (2012-2026)” (COM(2012)286) vengono definite 40 nuove misure per contrastare la schiavitù moderna.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) sono oggi quasi 21 milioni le persone
vulnerabili vittime di lavoro forzato, compreso lo sfruttamento sessuale; di queste 5,5 milioni si stima siano bambini.
Dal comunicato stampa della Commissione n. IP/12/619 riportiamo una sintesi della strategia da attuare entro i
prossimi cinque anni anche con l’istituzione di unità nazionali ed europee di contrasto specializzate nella tratta di
esseri umani.
La strategia comprende la prevenzione, la protezione e il sostegno alle vittime, nonché l’azione penale nei confronti
dei trafficanti. Identifica cinque priorità per ognuna delle quali espone una serie di iniziative, tra le quali:
• sostenere l’istituzione di unità nazionali specificamente dedicate al contrasto della tratta di esseri umani;
• creare squadre investigative comuni e coinvolgere Europool ed Eurojust in tutti i casi di tratta
transfrontaliera;
• fornire alle vittime informazioni chiare sui diritti di cui godono in virtù della legislazione dell’UE e della
normativa nazionale, in partico lare il diritto all’assistenza e alle prestazioni sanitarie, il diritto di ottenere un
permesso di soggiorno e i diritti nel campo del lavoro;
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POLITICA SOCIALE - POLITICA REGIONALE
•
•
•
•
creare un meccanismo dell’UE per individuare, indirizzare, proteggere e assistere meglio le vittime della
tratta;
istituire una Coalizione europea delle imprese contro la tratta di esseri umani per migliorare la cooperazione
tra imprese e portatori d’interesse;
istituire una piattaforma a livello dell’UE di organizzazioni e di prestatori di servizi della società civile che
operano nel campo dell’assistenza alle vittime e della loro protezione negli Stati membri e nei paesi terzi;
sostenere progetti di ricerca che studino Internet e le reti sociali in quanto strumenti di reclutamento sempre
più attivi a disposizione dei trafficanti.
***** *** *****
1.2.5 VICINO L’ACCORDO PER UN NUOVO REGIME SENZA VISTO PER LA TURCHIA
Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato formalmente l’accordo raggiunto nell’ambito del COREPER, il
Comitato dei Rappresentanti Permanenti. E’ stato pertanto dato mandato alla Commissione di negoziare con la
Turchia un sistema senza visti per l’attraversamento delle frontiere. La liberalizzazione dei visti è però condizionata
alla preventiva firma della Turchia all’accordo per la riammissione dei suoi migranti, negoziato nel febbraio 2011. Il
Consiglio ha fissato anche altre condizioni quali un impegno di Ankara per una lotta efficace all’immigrazione
clandestina, contro la criminalità organizzata ed il terrorismo; è richiesta anche una più stretta collaborazione con gli
Stati membri (alcuni dei quali, come Cipro, avevano riserve sulla liberalizzazione dei visti).
Spetta ora alla Commissione definire la procedura per l’attuare tale sistema; come per altri accordi di questo tipo, è
prevedibile che verranno stabilite regole per la sicurezza dei documenti, la gestione delle frontiere, la protezione dei
dati. Quanto ai tempi, ad esempio nel caso di Serbia e Montenegro la liberalizzazione si è compiuta in più di due anni
ma, ovviamente, ogni situazione può richiedere periodi differenti; non si esclude la possibilità di regimi transitori a
favore di determinate categorie di persone.
***** *** *****
1.2.6 APPROVAZIONE DEFINITIVA DELLA DISCIPLINA EUROPEA IN MATERIA DI SUCCESSIONI
TRANSFRONTALIERE
Il Consiglio ha approvato in via definitiva la normativa europea in materia di successioni transfrontaliere (cfr.
Euroregione di Aprile 2012, punto 1.2.2). Gli Stati avranno tempo tre anni per conformare la loro legislazione alle
nuove disposizioni che hanno come obiettivo la semplificazione degli oneri legali in caso di decesso di un familiare
proprietario di beni in un altro Stato membro. La decisione adottata prevede un unico criterio per determinare la
competenza giurisdizionale e la legge applicabile a una successione transfrontaliera: la residenza abituale del defunto.
La nuova normativa aprirà la via verso l’introduzione del certificato successorio europeo che consentirà di far valere
la qualità di erede o di amministratore testamentario in tutta l’Unione europea.
I cittadini residenti all’estero potranno tuttavia scegliere di sottoporre l’intera successione alla legge dello Stato di cui
hanno la cittadinanza.
***** *** *****
1.2.7 LA COMMISSIONE CHIEDE AGLI STATI UN MAGGIOR IMPEGNO PER L’INTEGRAZIONE DEI ROM
(COM(2012)226)
In una comunicazione intitolata “Strategie nazionali di integrazione dei Rom: un primo passo nell’attuazione del
Quadro dell’UE” (COM(2012)226), la Commissione fa il punto sull’integrazione economica e sociale dei 10-12
milioni di Rom che vivono in Europa. Vengono pertanto presi in esame i piani degli Stati membri elaborati in risposta
al Quadro dell’UE adottato nell’aprile 2011. Il comunicato stampa della Commissione n. IP/12/499 ricorda che i
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Rom, la principale minoranza europea, sono spesso vittime di razzismo, discriminazioni ed esclusione sociale. Molti
bambini Rom, invece di andare a scuola, restano per strada. I Rom spesso si vedono negare un’equa opportunità sul
mercato del lavoro e le donne sono ancora vittime di violenza e sfruttamento.
Da una relazione sulla situazione dei Rom in undici Stati membri pubblicata oggi dall’Agenzia dei diritti
fondamentali (si veda http://fra.europa.eu) risulta che, tra i Rom intervistati, uno su tre è disoccupato, il 20% non è
coperto da assicurazione medica e il 90% vive al di sotto della soglia di povertà. Molti si scontrano quotidianamente
con pregiudizi, intolleranza, discriminazioni ed esclusione sociale. I Rom sono emarginati e vivono nella maggior
parte dei casi in condizioni socioeconomiche estremamente povere.
Sprecando questi potenziali talenti, i governi perdono in termini di entrate e opportunità. In questi tempi di crisi, una
migliore integrazione economica e sociale di tutti i cittadini dell’UE è indispensabile; ma se si vuole che sia efficace,
occorre agire in modo concertato su tutti i livelli, per affrontare le molteplici cause dell’esclusione. Secondo le
ricerche della Banca mondiale, un’integrazione completa dei Rom potrebbe rappresentare circa 0,5 miliardi di euro
all’anno per le economie di alcuni paesi, permettendo di aumentare la produttività, tagliare le spese sociali e
accrescere le entrate fiscali.
Secondo il Quadro dell’UE, sono quattro i settori fondamentali in cui occorre impegnarsi a livello nazionale per
migliorare l’integrazione dei Rom: l’accesso all’istruzione, l’occupazione, l’assistenza sanitaria e l’alloggio. Per la
prima volta, tutti gli Stati membri si sono impegnati a sviluppare un approccio integrato in questi quattro settori
prioritari e hanno elaborato strategie nazionali in proposito.
Nella relazione la Commissione conclude che gli Stati membri si sono effettivamente adoperati per affrontare in
modo globale l’integrazione dei Rom, ma che occorre fare molto di più per assicurare finanziamenti sufficienti a
favore dell’inclusione dei Rom, per stabilire meccanismi di controllo e per combattere la discriminazione e la
segregazione.
In tutte le strategie nazionali si riconosce l’esigenza di ridurre il divario tra i Rom e il resto della popolazione nei
quattro settori chiave indicati dalla Commissione europea.
La maggior parte degli Stati membri ha presentato misure specifiche che riguardano il modo in cui intendono
raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Tra gli esempi di buone prassi citiamo:
- le misure che promuovono l’inclusione dei Rom nel settore dell’istruzione in Slovenia, Spagna e Finlandia;
- i piani per migliorare l’occupazione dei Rom in Bulgaria e Spagna;
- il sostegno all’accesso dei Rom all’assistenza sanitaria in Ungheria, Irlanda e Romania e le misure per
migliorare la situazione abitativa di queste popolazioni in Francia e in Ungheria (per ulteriori esempi si veda
l’allegato).
Un altro aspetto positivo consiste nel fatto che tutti gli Stati membri, seguendo l’invito della Commissione, hanno
istituito punti di contatto nazionali incaricati di seguire l’attuazione delle strategie nazionali, dimostrando cosí la loro
forte volontà politica di affrontare le sfide dell’integrazione dei Rom.
Dalla valutazione risulta però che la maggior parte degli Stati membri non ha assegnato risorse di bilancio sufficienti
a favore dell’inclusione dei Rom.
Soltanto 12 paesi (Bulgaria, Repubblica ceca, Grecia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania,
Slovenia, Slovacchia e Svezia) hanno indicato chiaramente i fondi stanziati, a carico dei bilanci nazionali o
dell’Unione, e hanno presentato importi specifici destinati alle misure di inclusione dei Rom previste dai loro
documenti strategici.
Per ciascuno dei quattro settori chiave dell’integrazione dei Rom, la Commissione presenta raccomandazioni agli
Stati membri e commenta specificamente ognuna delle strategie nazionali, sottolineando gli elementi principali e
identificando le principali carenze.
In seguito a questa relazione, la Commissione valuterà periodicamente le iniziative prese dagli Stati membri e
pubblicherà relazioni annuali sui progressi compiuti riguardo alle misure nazionali nel contesto del Quadro dell’UE.
Oltre a mantenere stabilmente la questione dell’integrazione dei Rom all’ordine del giorno nel programma dell’UE,
queste relazioni, creando una sorta di pressione di gruppo, stimoleranno gli Stati membri ad attuare le
raccomandazioni della Commissione e le iniziative da essi annunciate nelle rispettive strategie.
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1.2.8 LA CORTE CHIARISCE IL CONCETTO DI “VISTO DI RITORNO” NELLO SPAZIO SCHENGEN
La Corte di Giustizia, a metà giugno, si è pronunciata sul concetto di “visto di ritorno” in base al cosiddetto “codice
frontiere Schengen” (regolamento CE n. 562/2006). La questione era posta dal Consiglio di Stato francese che
chiedeva se era legittimo rifiutare il ritorno sul territorio nazionale di una persona proveniente da un Paese terzo
titolare di un permesso temporaneo di soggiorno, ma sprovvisto del visto di ritorno. La risposta della Corte è stata
affermativa in quanto il visto di ritorno è una autorizzazione nazionale rilasciata a chi non è titolare né di un visto né
di un permesso di soggiorno che consente a tale persona di lasciare lo Stato membro per un determinato motivo e di
ritornarvi in seguito. Il visto di ritorno consente anche il transito negli altri Stati membri per tornare nello Stato
membro che lo ha rilasciato. Si distingue dal “permesso di soggiorno” che consente al titolare di entrare e di circolare
nello spazio Schengen, di lasciare tale spazio e di farvi ritorno senza dover chiedere un visto. Si distingue anche dal
“permesso di soggiorno temporaneo” rilasciato durante il periodo in cui si svolge l’esame per la prima domanda del
permesso di soggiorno o d’asilo.
***** *** *****
1.2.9 PUBBLICATI NUOVI DATI SULLA MIGRAZIONE LEGALE E SULLA MOBILITA’ IN EUROPA
E’ stata pubblicata ad inizio giugno una relazione sugli sviluppi nel 2011 nei settori dell’immigrazione e dell’asilo ed
un sondaggio di Eurobarometro sulla posizione dei cittadini europei in materia di mobilità transfrontaliera e
sicurezza. Dal comunicato stampa della Commissione n. IP/12/552 ecco alcuni dei dati contenuti nella relazione e nel
sondaggio.
Migrazione legale
RELAZIONE: nell’Unione europea vivono circa 20,2 milioni di cittadini di paesi terzi, grosso modo il 4% della
popolazione totale dell’Unione (502,5 milioni) e il 9,4ù di tutti i migranti a livello mondiale (214 milioni secondo
stime).
EUROBAROMETRO: il 68% del campione intervistato pensa che si debbano riconoscere agli immigrati legali gli
stessi diritti di cui godono i cittadini. Quattro europei su dieci (42%) pensano che l’Unione europea debba
incoraggiare la migrazione di lavoratori da paesi terzi per fronteggiare le sfide demografiche e le carenze di forza
lavoro, mentre il 46% non è d’accordo.
Migrazione irregolare
RELAZIONE: nel 2011 sono stati negati 343.000 ingressi nell’Unione, con una diminuzione del 13% rispetto al
2010. Sempre nel 2011 sono state fermate 468.500 persone (in calo rispetto alle 505.000 del 2010), mentre gli Stati
membri hanno rimpatriato circa 190.000 cittadini di paesi terzi (15% in meno rispetto al 2010).
EUROBAROMETRO: otto europei su dieci (80%) ritengono che l’Unione europea debba dare maggiore assistenza
agli Stati membri nella gestione della migrazione irregolare. Il 78% pensa che il costo della gestione della migrazione
irregolare vada suddiviso tra gli Stati membri.
Integrazione
RELAZIONE: nel 2010 il tasso medio di occupazione dei cittadini di paesi terzi compresi tra i 20 e i 64 anni era del
58,5%, rispetto al 68,6% della popolazione totale nella stessa fascia di età.
EUROBAROMETRO: il 53% del campione ritiene che l’immigrazione rappresenti un arricchimento economico e
culturale. Il 60% degli Europei è consapevole che gli immigrati possano incontrare difficoltà d’integrazione legate
alla discriminazione.
Asilo
RELAZIONE: nel 2011 le domande d’asilo presentate negli Stati membri sono state oltre 302.000, ben il 16,2% in
più rispetto al 2010 ma pur sempre molte di meno del picco di 425.000 domande raggiunto del 2001.
EUROBAROMETRO: l’80% degli intervistati pensa che gli Stati membri abbiano il dovere di offrire protezione e
asilo a chi ne ha bisogno. Otto europei su dieci ritengono che il numero di richiedenti asilo vada distribuito più
equamente tra gli Stati membri dell’Unione.
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Schengen e libera circolazione
RELAZIONE: nel 2011 sono stati rilasciati 12,7 milioni di visti Schengen, soprattutto nella Federazione russa
(40,7%) ma anche in Ucraina (8,7%), Cina (8,1%) e Turchia (4,7%).
EUROBAROMETRO: per poco meno di sei intervistati su dieci (57%) i cittadini di paesi terzi dovrebbero poter
viaggiare più facilmente per turismo o affari. La possibilità di spostarsi all’interno dell’UE senza controlli alle
frontiere interne è giudicata importante dal 67% degli intervistati.
***** *** *****
1.3. PARITA’ UOMO/DONNA
1.3.1 RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO CONTRO L’OMOFOBIA IN EUROPA CONTRO LE
MUTILAZIONI GENITALI
Il Parlamento europeo ha adottato due importanti risoluzioni in tema di diritti umani e di rispetto dell’integrità fisica
della persona.
Nella sessione di maggio ha approvato (430 voti favorevoli, 105 contrari e 59 astensioni) una risoluzione di condanna
dell’omofobia presente ancora in numerosi paesi e tollerata dalla loro legislazione. I deputati chiedono agli Stati
membri e ad altri, quali Russia, Ucraina e Moldavia, di garantire alle persone dello stesso sesso l’accesso al
matrimonio, oppure ai partenariati civili o ad altri tipi di unioni valide legalmente.
Nella sessione di giugno il Parlamento europeo ha, poi, approvato (564 voti favorevoli, 2 contrari e nessuna
astensione) una risoluzione per potenziare la lotta contro le mutilazioni genitali. Si tratta di una pratica intollerabile a
cui ogni anno 3 milioni di ragazze nel mondo rischiano di essere sottoposte, di queste ben 180.000 si trovano in
Europa. La risoluzione del Parlamento vuole essere un chiaro messaggio soprattutto in Europa. La risoluzione del
Parlamento vuole essere un chiaro messaggio soprattutto per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a cui si chiede
di coordinare l’estirpazione di tale pratica a livello mondiale. All’ONU ed alla stessa Unione europea si chiedono
programmi specifici e mezzi di finanziamento adeguati. Da parte sua la Commissione ha dichiarato che incaricherà
l’Istituto per l’uguaglianza di genere al fine di raccogliere i dati mancanti per avere un quadro completo su questa
violazione dell’integrità fisica della donna; su tali dati verrà costruita la strategia da intraprendere.
Agli Stati il Parlamento chiede di ratificare gli accordi internazionali in materia e di dar loro attuazione.
***** *** *****
1.3.2 IL CONSIGLIO SI PRONUNCIA SULLA DIMENSIONE DI GENERE NELLE POLITICHE A TUTELA
DELL’AMBIENTE
Il Consiglio Occupazione, Politica sociale, Salute e Consumatori di fine giugno (per gli altri risultati cfr. i punti 1.1.1
e 1.4.1) ha adottato delle conclusioni nelle quali, per la prima volta, la tutela dell’ambiente è messa in connessione
con la lotta per la parità uomo e donna. Il Consiglio intende infatti promuovere l’uguaglianza tra i sessi anche
nell’ambito delle decisioni che riguardano i cambiamenti climatici, a livello nazionale, europeo ed internazionale. Le
conclusioni sono basate su un rapporto dell’Istituto europeo per l’uguaglianza tra gli uomini e le donne che introduce
degli indicatori per valutare la presenza delle donne negli organi decisionali. L’obiettivo è duplice: da un lato
garantire una rappresentanza equilibrata nella presa di decisioni che incidono sull’ambiente e, dall’altro, favorire
l’ingresso delle donne nei settori tecnologici e scientifici.
I ministri chiedono alla Commissione di stabilire una procedura di valutazione periodica sull’avanzamento di questo
obiettivo che deve mettere fine alla segregazione delle donne in determinati settori del mercato del lavoro ed
agevolare la loro presenza nelle carriere scientifiche (cfr. a proposito anche il punto 3.4.3).
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euroregione - Luglio-Agosto 2012 - Anno XXVII (nuova serie) - N° 4 - p. 18
POLITICA SOCIALE - POLITICA REGIONALE
1.4. PROBLEMI E DATI SULL’OCCUPAZIONE
1.4.1 IL CONSIGLIO OCCUPAZIONE DI FINE GIUGNO DISCUTE SULLA STRATEGIA EUROPA 2020 E
SUL PACCHETTO OCCUPAZIONE DELLA COMMISSIONE
Si è svolto a fine giugno il Consiglio Occupazione (nella composizione Occupazione, politica sociale, salute e
consumatori; per un quadro completo dei risultati cfr. anche i punti 1.1.1 e 1.3.1). Il Consiglio ha svolto un dibattito
orientativo sulla strategia Europa 2020 e sul semestre europeo 2012 nel settore dell’impiego e della politica sociale;
ha anche discusso sul nuovo pacchetto occupazione della Commissione (cfr. Euroregione di Giugno 2012, punto
1.4.4).
I ministri hanno poi preso nota dell’avanzamento dei lavori sul dossier relativo al distacco dei lavoratori ed hanno
raggiunto un orientamento parziale generale sul programma per il cambiamento sociale e l’innovazione sociale. Le
delegazioni sono state anche aggiornate sui lavori relativi alle modifiche del regolamento relativo al Fondo europeo
d’aggiustamento alla mondializzazione, delle direttive sui campi elettromagnetici e sul principio di uguaglianza di
trattamento.
***** *** *****
1.4.2 PROGETTO PILOTA A FAVORE DEI GIOVANI: “IL TUO PRIMO POSTO DI LAVORO EURES”
L’Italia sarà tra i primi Paesi membri nei quali partirà la nuova iniziativa “Il tuo primo posto di lavoro EURES”.
Lanciato dalla Commissione a fine maggio, tale progetto pilota ha come obiettivo contribuire alla lotta contro la
disoccupazione giovanile favorendo la mobilità di 5000 persone. Si tratta di una novità che riguarda anche la
riorganizzazione di EURES, la rete di servizi dell’occupazione degli Stati membri.
Come si legge nel comunicato stampa della Commissione n. IP/12/492, nell’ambito del progetto “Il tuo primo posto
di lavoro EURES” quattro servizi per l’occupazione selezionati in Germania, Spagna, Danimarca e Italia aiuteranno i
giovani a cercare lavoro in Stati membri diversi da quello d’origine. Nel contesto del programma, giovani cittadini
dell’UE tra i 18 e i 30 anni riceveranno informazioni e aiuto all’assunzione, nonché la possibilità di un sostegno
finanziario per potersi candidare o seguire una formazione. Le medie e piccole imprese, vale a dire le imprese con un
massimo di 250 lavoratori, possono chiedere un sostegno finanziario per coprire parte dei costi di formazione dei
lavoratori neo reclutati e aiutarli a stabilirsi nel nuovo contesto.
L’Osservatorio europeo dei posti di lavoro vacanti e il Bollettino europeo per la mobilità professionale,
contribuiranno anch’essi a fare incontrare i posti di lavoro offerti e le persone in cerca di lavoro in una dimensione
transfrontaliera. Il Bollettino europeo per la mobilità professionale presenta un’ampia rassegna degli sviluppi recenti
sul mercato del lavoro europeo e indica le tendenze che si registrano sul piano della domanda di lavoro. Il Bollettino
evidenzia come, attualmente, le qualifiche elevate rimangano un fattore importante per trovare opportunità di lavoro
mentre un numero crescente di paesi registra un calo dei posti di lavoro vacanti.
Il Bollettino europeo per la mobilità professionale analizza i posti di lavoro vacanti offerti tramite il portale EURES e
indica dove si possono trovare le migliori opportunità di occupazione. Attualmente i profili professionali più richiesti
nell’UE sono quelli degli addetti alle vendite, degli operatori finanziari e i lavoratori per i servizi domestici e di
ristorazione.
La pagine web “Il tuo primo posti di lavoro EURES” è disponibile sul portale Europa all’indirizzo
http://ec.europa.eu/social/yourfirsteuresjob. Esso fornisce gli estremi dei servizi per l’occupazione “Il tuo primo posto
di lavoro EURES” e informazioni su come partecipare. Su sito web sono reperibili anche una guida dell’utilizzatore,
un opuscolo e un video che riportano informazioni dettagliate su questa nuova iniziativa a livello di UE.
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1.4.3 PARERE MOTIVATO AD ITALIA E GRAN BRETAGNA PER LA PROTEZIONE DEI LAVORATORI
DAGLI AGENTI CHIMICI PERICOLOSI
La Commissione ha inviato un parere motivato nell’ambito della procedura d’infrazione a Gran Bretagna (solo per il
settore marittimo) e all’Italia per il mancato recepimento della direttiva del 2009 sulla protezione dei lavoratori contro
gli agenti chimici pericolosi. La direttiva stabilisce i valori limite indicativi per 19 sostanze chimiche a cui i lavoratori
possono essere esposti nel corso della loro attività e completa la precedente normativa in merito alle sostanze
chimiche potenzialmente pericolose (Direttiva della Commissione n. 2009/161/UE in attuazione della Direttiva del
Consiglio n. 98/24/CE). Gli Stati membri avrebbero dovuto recepire la direttiva entro il 18 dicembre 2011. Italia e
Gran Bretagna devono ora, entro due mesi, fornire alla Commissione le informazioni sui provvedimenti presi per
conformare la loro legislazione alla normativa europea. Una procedura d’infrazione sulla stessa direttiva è già stata
avviata nei confronti dell’Austria.
***** *** *****
1.4.4 DATI SULLA DISOCCUPAZIONE NEL PRIMO TRIMESTRE 2012
Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea ha diffuso, a metà giugno, i dati sulla disoccupazione relativamente
al primo trimestre 2012, rispetto al quarto trimestre 2011.
Il tasso di disoccupazione risulta diminuito dello 0,2% nella zona euro e stabile nell’UE a Ventisette; il trimestre
precedente era diminuito dello 0,3% nella zona euro e dello 0,1% nell’UE a Ventisette. Rispetto al primo trimestre
2011, l’occupazione è diminuita dello 0,5% nella zona euro e dello 0,1% nell’UE a Ventisette.
Ecco la situazione in alcuni Stati rispetto all’andamento del primo trimestre 2012 paragonato all’ultimo trimestre
2011
Spagna e Ungheria - 1,2%
Portogallo
- 1,1%
Cipro
- 0,9%
Lituania
- 0,8%
Italia e Bulgaria
- 0,6%
Estonia
+ 1,3%
Malta
+ 0,9%
Polonia
+ 0,8%
Germania
+ 0,5%
Regno Unito
+ 0,4%
Per Francia, Belgio e Svezia non si registrano variazioni.
La contrazione nell’occupazione, nel periodo considerato, è stata più forte nel settore delle costruzioni (-1,3% nella
zona euro; -0,8% nell’UE a 27); l’aumento più significativo ha riguardato il settore dell’informazione e della
comunicazione (rispettivamente +1,0% e + 1,3%).
***** *** *****
1.5. SEGNALAZIONI
Sono pervenuti alla biblioteca dell’Istituto Universitario di Studi Europei i seguenti volumi (in parentesi la
collocazione presso la biblioteca dell’Istituto):
- Relazione sullo stato dei lavori per lo sviluppo del sistema di informazione Schengen di seconda
generazione (SIS II) Luglio 2011 – dicembre 2011. Commissione europea (COM(2012)334).
- Terza relazione annuale sull’immigrazione e l’asilo (2011). Commissione europea (COM(2012)250).
- Relazione biennale sul funzionamento dello spazio Schengen 1º novembre 2011 – 30 aprile 2012.
Commissione europea (COM(2012)230).
(S.C.)
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POLITICA REGIONALE
2.1. IL CONSIGLIO AFFARI GENERALI DI FINE GIUGNO APPROVA UN SECONDO
ORIENTAMENTO GENERALE PARZIALE IN PARTICOLARE SUGLI OBIETTIVI TEMATICI DELLA
POLITICA DI COESIONE
Il Consiglio Affari generali di fine giugno ha approvato un secondo orientamento generale parziale sulle nuove regole
relative alla politica di coesione per il periodo 2014-2020. Ricordiamo che per orientamento generale si intende un
accordo politico raggiunto dal Consiglio in attesa della posizione del Parlamento europeo in prima lettura.
Questo secondo orientamento segue quello raggiunto in aprile (cfr. Euroregione di Giugno 2012, punto 2.1) che
aveva identificato i seguenti sei elementi tecnici (fonte comunicato stampa del Consiglio n. 8775/12):
- Programmazione: sono previste norme comuni di programmazione per i cinque fondi compresi nel quadro
strategico comune ossia: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il
Fondo di coesione (FC), il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per
gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Ogni programma deve specificare come contribuisce alla strategia
UE 2020 per la crescita e l’occupazione. E’ stata lasciata aperta la questione se garantire il collegamento tra
la strategia UE per la crescita e l’occupazione, da un lato, e la politica di coesione, dall’altro, attraverso
raccomandazioni specifiche per paese o programmi nazionali di riforma.
- Condizionalità ex ante: significa che certe condizioni devono essere soddisfatte perché i finanziamenti
possano iniziare. Lo scopo è migliorare i risultati della politica di coesione.
- Gestione e controllo: l’orientamento generale parziale prevede norme specifiche per la gestione e il controllo
dei finanziamenti erogati.
- Monitoraggio e valutazione: questa parte dell’orientamento generale parziale si accerta che l’attuazione dei
programmi della politica di coesione sia debitamente monitorata e valutata.
- Ammissibilità: l’orientamento generale parziale non prevede il finanziamento dei progetti già completati,
che è invece possibile secondo le norme in vigore.
- Grandi progetti: il testo di compromesso del Consiglio faciliterebbe l’impiego di revisioni qualitative “a
monte” dei grandi progetti da parte di esperti indipendenti. Si ritiene che ciò sia più efficace delle attuali
approvazioni “a valle” da parte della Commissione.
Il secondo orientamento parziale di fine giugno riguarda quattro temi:
- concentrazione tematica: i fondi sono concentrati su un numero limitato di obiettivi tematici che tengono
conto delle priorità fissate nel programma Horizon 2020 (cfr. anche punto 3.4.1 del presente bollettino) e del
diverso grado di sviluppo delle differenti regioni;
- strumenti finanziari: i cinque fondi previsti dal quadro strategico comune potranno utilizzare determinati
strumenti finanziari quali prestiti, garanzie, partecipazioni, ecc.;
- operazioni che generano reddito e partenariati pubblici-privati: per le operazioni che generano reddito, quale
le infrastrutture, il Consiglio ha convenuto di ridurre le spese eleggibili di un progetto cofinanziato
dall’Unione europea; sono previste disposizioni per potenziare i partenariati pubblici-privati;
- quadro di valutazione: è prevista la possibilità di sospendere o annullare il finanziamento in caso di gravi
carenze nel raggiungimento di determinati obiettivi.
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2.2. OSTACOLI PER LA CREAZIONE DI UN’AUTORITA’ NAZIONALE SULL’ATTUAZIONE DELLE
REGOLE PER GLI APPALTI PUBBLICI
Sono numerosi i Paesi membri che hanno manifestato di non condividere la strategia della Commissione europea in
materia di appalti pubblici. Due sono in particolare le misure che fanno discutere. La prima riguarda la proposta di
chiedere agli Stati di designare un’autorità nazionale unica incaricata della vigilanza, dell’esecuzione e del controllo
degli appalti pubblici. Secondo la Commissione tale autorità garantirebbe l’attuazione pratica della legislazione (cfr.
Euroregione di Febbraio 2012, punto 2.2.). Pur con posizioni differenziate, Svezia, Gran Bretagna, Austria e
Portogallo sono invece concordi nel ritenere che questa proposta vada troppo lontano, non tenga adeguatamente
conto delle differenze che esistono nei diversi paesi. Il Belgio raccomanda una funzione più limitata; Italia e Romania
sono invece vicine alla proposta della Commissione.
La seconda questione per cui non si trova l’accordo tra gli Stati membri riguarda il piano per gli appalti elettronici
(cfr. Euroregione di Giugno 2012, punto 2.4.). L’informatizzazione delle procedure, secondo alcune delegazioni, ha
costi troppo alti in termini umani e finanziari; è necessario prevedere delle eccezioni per le autorità locali di zone
rurali ed isolate; deve essere un obiettivo da fissare in una percentuale realistica.
***** *** *****
2.3. ASSEGNATI I PREMI RegioStars PER IL 2012
Sono cinque i progetti vincitori dell’edizione 2012 del premio REGIOSTARS che anche quest’anno intende premiare
i migliori progetti finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale dell’Unione europea o dal Fondo di coesione.
I candidati erano 107 e tra di loro sono stati selezionati i progetti più innovativi ed originali, ripartiti in cinque
categorie: un progetto austriaco riguarda il settore delle eco tecnologie e intende creare un polo dell’eco-innovazione
di 180 imprese; un gruppo di otto Stati definisce linee strategiche per piani urbanistici in grado di affrontare eventi
meteorologici dovuti ai cambiamenti climatici; un progetto di Finlandia, Groenlandia, Irlanda del Nord, Scozia e
Svezia si occupa dei servizi agli anziani delle zone rurali; un progetto svedese è incentrato su aree urbane depresse e
caratterizzate da un alto tasso di disoccupazione; un progetto polacco ha istituito un sito di informazione sui
finanziamenti dell’Unione europea.
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2.4. IL COMITATO DELLE REGIONI EVIDENZIA IL RUOLO DEGLI ENTI LOCALI NELLA LOTTA
ALLA CORRUZIONE
La commissione per la cittadinanza, la governance, gli affari istituzionali ed esteri del Comitato delle Regioni ha
organizzato, a fine giugno, un seminario di due giorni sul tema della corruzione a livello locale. L’avvenimento è
significativo, innanzi tutto, perché si è svolto per la prima volta in Croazia, il paese in via di adesione all’Unione
europea. Il seminario è stato l’occasione per ribadire come la corruzione renda le autorità locali e regionali
particolarmente vulnerabili in quanto si insinua in settori rilevanti che rientrano nella loro competenza (contratti
pubblici, licenze edilizie, ecc.).
Le democrazie locali sono dunque essenziali per garantire la trasparenza e lottare contro la corruzione. Il seminario
ha inoltre dato la possibilità agli Stati di confrontarsi sulle buone pratiche; un’attenzione particolare è stata riservata
alla Croazia dove l’impegno nella lotta alla corruzione deve essere rafforzato.
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euroregione - Luglio-Agosto 2012 - Anno XXVII (nuova serie) - N° 4 - p. 22
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2.5. SECONDO LA COMMISSIONE L’ITALIA NON E’ CONFORME ALLE NORME EUROPEE IN
MATERIA DI SERVIZI DI TRAGHETTO REGIONALI
La Commissione ha inviato all’Italia un parere motivato perché il nostro Paese si conformi alla normativa europea in
materia di appalti di pubblici servizi di traghetto nazionali. Secondo la Commissione, infatti, l’Italia ha omesso di
indire gare per il rinnovo di contratti scaduti alla fine del 2008, limitandosi ad una proroga. Appalti aggiudicati senza
procedura di gara secondo il diritto dell’Unione europea costituiscono una discriminazione tra gli armatori europei e
pertanto violano il regolamento che ha liberalizzato il cabotaggio marittimo. I contratti interessati riguardano tre
regioni: Campania (società di navigazione “Caremar”); Lazio (“Laziomar”); Sardegna (Saremar”).
L’Italia ha ora due mesi per riferire in merito alle misure adottate ed evitare che la Commissione possa decidere di
proseguire nella procedura d’infrazione davanti alla Corte di Giustizia.
(S.C.)
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