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Comune di CORATO PROVINCIA di BARI
Per completezza d’informazione, si allegano anche l’elenco delle massime intensità
osservate in ciascun Comune delle province di Bari e Foggia (tab.2)1 relativa alla
carta (fig. 2)2 .
Scenario dell’evento atteso dal rischio sismico
Lo scenario è una rappresentazione della possibile entità di danneggiamento a persone
e beni.
Per l’elaborazione dello scenario ipotizzato nel presente piano si è fatto riferimento
all’evento massimo storico risentito nella Regione, corrispondente al sisma del 30 luglio 1627,
con epicentro localizzato nei Comuni di San Paolo Civitate, San Severo, Serracapriola,
Torremaggiore, Apricena e Lesina, evento questo valutato anche ai fini dell’esercitazione
nazionale di Protezione Civile denominata “Gargano 2001”, e all’ultimo sisma che ha avuto
ripercussioni anche nel Comune di Corato; terremoto del novembre 1980 con epicentro nei
Comuni della Basilicata Sant’Angelo dei Lombardi, Muro Lucano, ecc.
Lo scenario ipotizzato, puramente indicativo, rappresenta la possibile entità di
danneggiamento a persone e/o beni che si avrebbe al verificarsi dell’evento di riferimento.
Nello scenario, infatti, si dà per nota la localizzazione dell’epicentro del sisma ad una
certa distanza dal Comune ed un risentimento pari a quello dei precedenti sismi.
Un prossimo terremoto potrebbe, difatti, avere caratteristiche diverse, verificarsi in aree
più prossime al Comune di Corato, avere una magnitudo maggiore o minore con un
conseguente risentimento proporzionale.
Il programma di Protezione Civile che si propone non è assolutamente idoneo al fine di
predisporre interventi di miglioramento antisismico per gli edifici, perché un simile intervento
richiederebbe analisi molto approfondite sul patrimonio immobiliare del Comune. Analisi
queste auspicabili in un prossimo futuro al fine di individuare quegli edifici che per tipologia
costruttiva e per stato di conservazione si presentano più vulnerabili.
4
Carta della Puglia relativa alle massime intensità macrosismiche (fonte: astrogeo)
Elenco dei Comuni dichiarati a rischio sismico (fonte: astrogeo)
2
Carta della Puglia relativa alle massime intensità macrosismiche (fonte: astrogeo)
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Dalle cronache del terremoto che avvenne nel luglio dell’anno 1627 si registra che gli
effetti sul contesto sociale furono notevoli. Oltre alle migliaia di vittime ed al crollo della
maggior parte degli edifici che si registrarono nella zona dell’epicentro nei paesi di Apricena,
Lesina, San Paolo Civitate, San Severo e Torremaggiore, fu danneggiato anche il patrimonio
edilizio del Comune di Foggia e Cerignola e di altri paesi limitrofi, sino a raggiungere alcuni
Comuni del Nord Barese: Trani, Andria e la stessa Città di Corato; notizie certe sui crolli ed
eventuali vittime non si registrano nell’archivio del Comune, alcune notizie possono essere
rilevate dall’archivio vescovile di Trani.
Dati significativi, invece, si hanno sul sisma del novembre dell’anno 1980, che ebbe
come epicentro il territorio ed i Comuni a confine tra la Basilicata e la Campania.
Il sisma è ancora presente nella memoria di molti cittadini a causa dell’intensità del
risentimento macrosismico avvertito.
Le scosse telluriche avvennero nelle ore serali di domenica 23 novembre 1980, orario
in cui molte persone affollavano i cinematografi, luoghi di culto ed altri locali di pubblico
spettacolo e intrattenimento; la prima scossa, seguita dalla mancanza di energia elettrica,
diede luogo a scene di panico e il fuggi fuggi generale causò la rottura di vetrate con il
ferimento di persone.
La quasi totalità delle persone si riversò sulle strade ed il traffico veicolare sembrava
impazzito. Durante la notte molta gente si spostò nelle case di campagna ed alcuni altri
pernottarono all’aperto.
Numerose abitazioni risultarono lesionate e per alcune di esse furono emesse dal
Sindaco ordinanze di sgombero. Le case sgombrate ed oggetto di ordinanza furono 15, le
famiglie presenti trovarono alloggio presso parenti ovvero presso abitazioni non occupate
prese in affitto dal Comune.
Per la verifica degli edifici segnalati lesionati furono impegnati tutti i tecnici del Comune
e tecnici locali esterni all’Ente, ingegneri e geometri che diedero la propria disponibilità a titolo
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non oneroso.
Oltre agli edifici oggetto di ordinanza, numerosi altri edifici subirono opere di
rafforzamento anche se non dichiarati totalmente inagibili.
Successivamente a tale evento il Comune di Corato con il D. M. 03.06.1981 è stato
dichiarato sismico con il coefficiente di intensità ex S = 6, attualmente III^ categoria .
Sulla base d quanto innanzi enunciato, tenuto conto dell’identificazione della tipologia
delle strutture dei fabbricati emersa dai dati del censimento e della classe di vulnerabilità che
si può ipotizzare in base al periodo di costruzione del fabbricato, si sono delineate le zone di
territorio che possono essere maggiormente interessate da crolli ovvero da lesioni per il
risentimento di un evento sismico verificatosi in zone prossime alla città di Corato, come
segue:
ƒ
ZONA “1” identificabile nella zona A del P.R.G. (centro antico)
rivela una classe di
vulnerabilità molto elevata. La maggior parte dei fabbricati è costruita con murature e solai
in pietrame non squadrato o solai di legno, mentre altri fabbricati sono costruiti con
murature in pietrame sbozzato e solai con putrelle ovvero a sagoma di botte con tufi.
L’intera zona si presenta omogenea, edificata prima del 900, fatte le dovute eccezioni per
le ricostruzioni effettuate negli anni 70 e per alcuni interventi conservativi che si stanno
effettuando ultimamente.
La zona presenta un indice residenziale molto basso, stimabile sulla base dei dati
censuari in 1500 persone abitanti; la stessa è molto frequentata nei giorni feriali a causa
dell’alta concentrazione d’esercizi commerciali e botteghe.
La viabilità è molto disagevole essendo il quartiere attraversato da un dedalo di viuzze
che in qualche caso non consentono neanche il transito d’autoveicoli. Il transito degli
autocarri risulta interdetto alla quasi totalità della rete viaria.
ƒ
ZONA “2” identificabile con le zone “B1” del P.R.G. rivela una classe di vulnerabilità non
elevata, fatta eccezione per le costruzioni site nei quartieri posti tra via M.R. Imbriani e
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Via Ruvo che, realizzate in una certa epoca e con determinati tecniche, presentano sin
d’ora diverse problematiche. La maggior parte dei fabbricati realizzati in questa zona ha le
murature in pietra e tufi squadrati con solai in tufi o mattoni a botola o a crociera. Il
completamento di queste zone dagli anni 1960 ha visto realizzati fabbricati con muratura in
tufo squadrato e solai in c.a.
L’indice residenziale è di medio livello essendo i fabbricati sviluppati per non più di tre
piani fuori terra. La popolazione residente è stimabile in 12.000 cittadini.
La viabilità è buona in quasi tutta la zona essendo la maggior parte delle carreggiate
larghe più di mt.6.
ƒ
ZONA “3” identificabile con le zone “C” del P.R.G. comprende la periferia dell’abitato. In
queste zone la maggior parte dei fabbricati è stata realizzata dagli anni 70 in poi con
struttura mista tufi e c.a., ovvero a scheletro in c.a. La vulnerabilità dei fabbricati è bassa,
fatte le dovute eccezioni per i corpi di fabbricati preesistenti.
La zona presenta anche interi quartieri costruiti successivamente al sisma del 1980 con
i fabbricati con struttura c.a. “ antisismici” .
Le zone come innanzi indicate sono evidenziate con una diversa colorazione nella
planimetria scala 1:2000 allegata al presente piano, con l’indicazione della rete viaria
percorribile dagli autocarri e le aree di emergenza.
L’abitato di Corato essendo situato in una zona di territorio pianeggiante, non presenta
alcun rischio di vulnerabilità nella rete stradale di collegamento con i paesi viciniori e con il
capoluogo di provincia. Difatti la ex S.S. 98 Bari – Foggia ( ora S.P. 231) , l’autostrada A/14
e le provinciali in prossimità del Comune non hanno ponti che in caso di sisma possono
essere danneggiati.
Lo stesso dicasi per la ferrovia Bari-Nord Barletta Bari che ad eccezione dei ponti in
pietra di Via Lago Baione e in contrada Lama di Merlo, non ha altri tratti sopraelevati.
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Aree di emergenza
Le aree d’emergenza sono gli spazi e le strutture destinate ad accogliere la
popolazione e ad ospitare i servizi essenziali, in caso di terremoto o catastrofi.
Le aree d’emergenza a loro volta si distinguono in:
‰
aree di attesa – luoghi di prima accoglienza della popolazione ove i cittadini ricevono le
prime informazioni in attesa dell’allestimento delle aree di ricovero;
‰
aree di ricovero – sono aree poste in luoghi di sicurezza in cui possono essere allestiti i
primi insediamenti, tendopoli, roulotte, ecc. Per ospitare temporaneamente la popolazione
coinvolta nella catastrofe.
‰
aree di ammassamento – sono aree utilizzate per l’ammassamento dei mezzi dei
soccorritori, ecc.
In funzione del ruolo che sono chiamate a svolgere si sono individuate le seguenti aree
d’emergenza:
¾ Aree di attesa
I siti individuati, prossimi ai quartieri che presentano fabbricati più vulnerabili – evidenziati
sulla cartografia di base con il colore verde – sono:
ƒ
Piazza Vittorio Emanuele, per mq. 3500
ƒ
Piazza Simon Bolivar, per mq. 3000
ƒ
Piazza Mentana, per mq. 1000
ƒ
Piazza Corsica, per mq. 1200
ƒ
Piazza Pietro Rosa, per mq. 950
ƒ
Piazza Parini, per mq. 1200
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¾ Aree di ricovero
Le aree di ricovero, invece, sono state individuate nei seguenti siti e nelle scuole
prossime ad essi. Le aree ed i relativi fabbricati, sulla cartografia di base evidenziate con il
colore rosso, sono:
ƒ
Parco comunale di Via Sant’Elia, per mq. 50000
ƒ
Area di parcheggio del parco, per mq. 12000
ƒ
Campo Sportivo Comunale
ƒ
Scuola Media “A. De Gasperi”
ƒ
Scuola Polivalente
ƒ
Scuola Elementare “Don F. Tattoli”
ƒ
Scuola Elementare Viale Arno
Le aree e le scuole innanzi elencate, situate alla periferia dell’abitato, dal punto di
vista viario sono ben collegate in quanto prossime alla S.P. 231 ex strada stradale n. 98 e al
raccordo per l’autostrada A14; dal punto di vista del rischio sismico la zona risulta tranquilla, in
quanto la maggior parte dei fabbricati che circondano la zona sono stati realizzati
successivamente all’evento sismico e, pertanto, le loro strutture risultano staticamente
predisposte a ricevere le sollecitazioni previste.
Per quanto concerne la rete dei servizi, la zona e le aree sono provviste di tutti i servizi
essenziali; alcune scuole indicate ed il campo sportivo dispongono di serbatoi di riserva idrica
pari a lt. 100.000 di acqua, come anche il Parco Comunale che dispone di un impianto di
emungimento di acqua dal sottosuolo.
Il complesso delle aree e degli edifici scolastici indicati possono ospitare
temporaneamente oltre 5.000 persone, assicurando i servizi essenziali in attesa di
sistemazione più idonea.
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¾ Aree di ammassamento
Per quanto concerne l’area di ammassamento è indispensabile prevedere almeno
due campi base, fuori dall’abitato, in zone dotate di servizi primari. Per questa esigenza si è
individuato il sito in adiacenza alla Cantina Sociale sita in Via Castel del Monte, il sito di Via
Della Macina e la Pineta Bracco, aree evidenziate in giallo sulla cartografia di base.
Modello d’intervento di protezione civile
L’evento sismico ipotizzato, nello scenario, può provocare crolli di abitazioni, in
particolare modo nella zona del centro antico e nelle zone limitrofe in cui insistono costruzioni
del 1800 e dei primi del 900. Il gruppo strategico di soccorso, quindi, in caso di evento sismico
dovrà attuare il seguente percorso d'intervento:
a) individuazione dei quartieri e delle zone interessate dai crolli o dai danneggiamenti;
particolare attenzione, come si è detto, dovrà essere prestata alla zona del centro antico e
alle zone limitrofe;
b) avvio di squadre lungo le vie d’accesso alle aree d’attesa in modo da convogliare la
popolazione interessata e quanti hanno abbandonato le proprie abitazioni nelle suddette
aree. Questa operazione verrà diretta da un Ufficiale della Polizia Municipale, in
precedenza individuato facente parte della funzione di supporto “Struttura operativa locale
viabilità” in seno al C.O.C. del Comune di Corato;
c) assistenza della popolazione confluita nelle aree d’attesa. Invio immediato di un primo
gruppo di volontari, vigili urbani, personale medico e paramedico, nelle aree d’attesa per
focalizzare la situazione ed impostare i primi interventi. Quest’operazione serve anche da
incoraggiamento e supporto psicologico alla popolazione colpita. Ove del caso si
provvederà alla distribuzione di generi di prima necessità quali acqua, latte, pane, coperte
ed indumenti (a seconda delle condizioni climatiche);
d) organizzazione del pronto intervento. Il pronto intervento sarà assicurato dal gruppo SAR
composto da Vigili del Fuoco, personale medico e volontari, per la ricerca e primo
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soccorso dei cittadini rimasti bloccati sotto le macerie. Per rendere l’intervento più efficace
ed ordinato, attesa la possibile confusione in atto, è opportuno che il gruppo venga
supportato dalla presenza di forze di polizia presenti sul territorio. Gli agenti delle forze
dell’ordine avranno cura d’interdire l’accesso nella zona in cui si è verificato il crollo o il
danneggiamento dei fabbricati e di far sgomberare eventuali cittadini presenti nell’area
interessata;
e) assistenza ai feriti. Gli eventuali feriti gravi o comunque abbisognevoli di interventi di
urgenza medico-infermieristico, dopo i primi soccorsi prestati sul posto o nell’area d’attesa,
saranno avviati al locale Ospedale Civile ovvero ai centri ospedalieri secondo l’indicazione
medica;
f) assistenza a persone anziane, bambini e soggetti portatori di handicap. Tali soggetti
troveranno ospitalità e prima accoglienza nell’area d’attesa e successivamente saranno
avviati presso l’area di ricovero indicata sulla cartellonistica in colore rosso, e già
precedentemente segnalata alla popolazione con iniziative di formazione e informazione.
Successivamente alla prima fase di pronto intervento il personale tecnico del Comune,
unitamente al personale dei Vigili del Fuoco e a tecnici volontari, procederà ad una prima
verifica dei fabbricati maggiormente danneggiati per adottare i provvedimenti conseguenziali .
Nel grafico che segue è indicato l’intervento di Protezione Civile in caso di evento
sismico e fasi di attivazione della struttura comunale di Protezione Civile:
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TABELLA 1 ATTIVAZIONI IMMEDIATE DOPO EVENTO SISMICO
SINDACO
‰
‰
‰
Si reca alla Sala Operativa
Comunica la sua attivazione
al Prefetto, al Presidente
della Giunta Regionale e al
Presidente della Provincia
Predisposizione e presidi
nelle aree d’attesa
SALA OPERATIVA
RESPONSABILI DELLE NOVE
FUNZIONI DI SUPPORTO.
Si recano alla sala operativa
Presso ______________
PERSONALE UFFICIO
TECNICO
‰ Si reca nella sala operativa e
si mette a disposizione del
Sindaco
PERSONALE DELLA POLIZIA
MUNICIPALE
‰ Parte si reca nel punto
d’incontro
‰ Parte si reca a presidiare le
aree d’attesa
AREE DI ATTESA
POPOLAZIONE INTERESSATA
DA CROLLI E
DANNEGGIAMENTI
DELL’EDICIFICIO
‰ Si raduna nelle diverse aree
d’attesa
FORZE DI POLIZIA
‰ Si recano nelle zone più
vulnerabili e indirizzano la
popolazione nelle diverse
aree d’attesa
‰ Comunicano via radio la
situazione alla sala operativa
‰ Intervengono con il SAR per
‰
‰
A
Piazza V. Emanuele
B
a
Piazza Bolivar e Largo Plebiscito
C
Piazza Mentana
D
Piazza Corsica
E
Piazza P. Rosa
F
Piazza Parini
ZONE PIU’ VULNERABILI
Ricogn.fabbr.Centro Storico e zone limitr.
Ricogn.ponte Via Ruvo e Via Lago Baione
AREE DI RICOVERO
POSTO MEDICO AVANZATO
%
segue
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VOLONTARIATO
‰
‰
‰
Parte si reca nell’area
d’attesa
Parte si reca nelle aree di
ricovero
Parte si reca con le
autoambulanze nelle aree
interessate dai crolli
SANITA’ – ASS/ZA SOCIALE
‰ Medici
‰ Infermieri professionali
POSTO MEDICO AVANZATO
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RISCHIO IDROGEOLOGICO
Tra
i rischi
preventivati nel Piano Comunale di protezione Civile
è stato
dato
particolare riguardo al rischio idrogeologico esistente nel Comune di Corato, anche se
non
di grado elevato o molto elevato
seguendo un preciso protocollo, meglio
, che nell’emergenza
verrebbe fronteggiato
illustrato nella pianificazione degli interventi
appresso riportato .
Alla luce del P.A.I. ( Piano Assetto Idrogeologico ) approvato dall’Autorità di Bacino
della Puglia in data 30.11.2005 e pubblicato in G.U. nr.8 dell’11.01.2006, nel Comune di
Corato è stata individuata e perimetrata una sola zona a rischio idrogeologico ( cit. Via
Lago Baione –
Via Lama Inglese ecc. ecc. ) ,cosìcome si evince dall’allegata piantina
dell’Autorità di Bacino - P.A.I. - aggiornata al 5 febbraio 2008 , che presenta
geomorfologiche tali
condizioni
che nei trascorsi anni, a causa di violenti alluvioni verificatesi nella
zona, ha provocato il riproporsi del fenomeno degli allagamenti spargendo il panico fra
gli abitanti .
Al fine di evitare o ridurre i danni ai beni di terzi ed il ripetersi dell’allarme sociale
che tale fenomeno genera , tutta la zona perimetrata a specifico rischio idrogeologico è
stata interessata da opere di bonifica , con pulizia e sistemazione degli alvei naturali per il
convogliamento delle acque meteoriche , e pulizia dei pozzi assorbenti già costruiti nel centro
abitato ,
attività
queste
indispensabili
in attesa
dell’esecuzione del
progetto
di
segmentazione delle acque .
Il progetto preliminare, redatto da parte dell’Ing. Romanazzi che, tra l’altro, prevede la
captazione delle acque meteoriche sulla complanare Ovest della S.P. 231 , posta a ridosso
della zona
a rischio innanzi individuata , oltre al
controllo attivo della falda
freatica
nell’ambito dell’intero territorio comunale. Tali interventi sono indispensabili e funzionali per
la segmentazione delle acque meteoriche, che diverranno esecutivi con il finanziamento
economico del progetto sopra citato .
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IL SOTTOSUOLO COMUNALE
Il sottosuolo dell’abitato di Corato è costituito principalmente da una spessa stratificazione di
calcare cretaceo dell’altezza compresa fra i 3 ed i 13 metri, quasi tutto fessurato e quindi
permeabilissimo.
Su questo strato, che è sagomato a guisa di una grande conca naturale, si sono
depositati i terreni argillosi-sabbiosi del pliocene.
Tra calcari cretacei ed i terreni pliocenici si trova l’argilla, la quale ha impermeabilizzato
i calcari sottostanti, permettendo così la raccolta, nella conca, delle acque piovane e forse
anche di qualche piccola vena proveniente dagli strati superiori dei calcari, le cui stratificazioni
scendono con pendenza regolare verso il mare.
A causa delle violente alluvioni verificatesi nella zona durante la stagione invernale
1922, il livello acquifero subì un notevolissimo incremento, provocando il rigurgito delle acque
sotterranee e la rovina di molti fabbricati.
In dipendenza di questo stato di cose, ed a seguito d’accurati e minuziosi accertamenti
eseguiti da geologi si venne, a quell’epoca, nella determinazione di mettere in comunicazione
le acque depositate nella conca citata con i sottostanti calcari fessurati permeabili, perforando
con trivellazioni il fondo impermeabile argilloso della conca medesima.
Con i fondi stanziati con l’apposita Legge 27 giugno 1922 n. 899, lo Stato provvide
al controllo della vena acquifera per mezzo di trivellazioni.
Durante il periodo compreso tra gli anni 1933-1939 si provvide, inoltre, da parte
dell’ufficio del Genio Civile, con i benefici del R.D.L. 11/1/33 n. 1701, alla riparazione ed alla
manutenzione dei pozzi assorbenti e delle altre opere sopra descritte.
Con la costruzione degli anzidetti pozzi e la loro continua manutenzione fu così risolto
fino al 1939 l’inconveniente del fenomeno idrico di Corato, almeno nella parte dell’abitato
delimitato dal Viale E. Fieramosca, che nel 1922 delimitava all’incirca, da tutti i lati, l’abitato.
In conseguenza delle eccezionali alluvioni nella Regione Pugliese nell’autunno 1951 e
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autunno inverno 1952, il livello della falda acquifera sotterranea, alimentata dalle continue
piogge si sollevò dando luogo al riproporsi del fenomeno degli allagamenti degli scantinati,
che oltre a spargere il panico fra gli abitanti, determinò una precaria situazione per la stabilità
degli edifici ad uso abitativo ubicati in determinate zone.
Il centro antico di Corato fu riconosciuto da consolidare e trasferire a cura ed a carico
dello Stato con D.M. 15.6.1953 n. 1951.
Per scongiurare l’immediato pericolo di un ulteriore sovralzamento della falda acquifera
e il conseguente crollo del fabbricato si adottarono i seguenti provvedimenti:
-
pulizia dei pozzi assorbenti già costruiti nel centro abitato;
-
costruzioni sulle aree pubbliche, in zona appropriata, d’ulteriori pozzi assorbenti (zona
ovest dell’abitato compresa tra via Castel Del Monte, Viale Vittorio Veneto, Via Castel del
Monte).
La tavola allegata (fig. 3)1 riporta in dettaglio tutti i pozzi assorbenti esistenti negli anni
sessanta.
Detti pozzi, trivellati sino a raggiungere il calcare e spinti sino all’incontro di conveniente
frattura, furono in grado di assorbire una sufficiente quantità d’acqua tale da mantenere
costante il livello della stessa.
Dagli anni cinquanta ad oggi si è avuto un forte incremento di nuove costruzioni, con la
nascita di nuovi quartieri oltre il perimetro dell’extramurale, costruzioni che negli anni del
boom economico e sino al 1980, anno del terremoto in Irpinia, non sempre sono state
realizzate con tecniche idonee a non subire danneggiamenti in caso di sovralzamento della
falda acquifera.
E’ da rilevare, inoltre, che il problema dell’acqua nel sottosuolo dell’abitato negli ultimi anni
non ha avuto attenzione alcuna da parte di chicchessia. Solo ultimamente è stato redatto un
progetto preliminare che, tra l’altro, prevede la captazione delle acque meteoriche sulla
complanare Ovest ed il controllo attivo della falda freatica.
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Scenario degli eventi attesi
Allo stato, la mancata riattivazione dei pozzi trivellati con il conseguente monitoraggio
del livello della falda, in caso di piogge consistenti, potrebbero causare il sovralzamento del
livello della falda e l’allagamento delle cantine e degli scantinati con il conseguente
dilavamento delle fondazioni dei fabbricati costruiti sino agli inizi degli anni novanta e favorire
il prodursi di lesioni nelle strutture portanti degli immobili e in qualche caso anche il crollo di
costruzioni già segnate dal tempo, riproducendo il fenomeno esteso registrato negli anni venti
e negli anni cinquanta.
Tale ipotesi di scenario non è da trascurare se si tiene conto che anche alla presenza di
fenomeni di piovosità ridotta, registrata in questi ultimi anni, molte cantine delle zone B del
P.r.g., in particolar modo quelle esistenti nei quartieri all’interno della cinta dell’extramurale
compresi tra via Castel del Monte e Via Trani, risultano essere state invase da acqua e alcuni
fabbricati di queste zone sono stati oggetto di manutenzione straordinaria negli ultimi anni con
opere di rafforzamento, travi di contenimento in c.a. ecc. .Invece alla luce del predetto P.A.I.
( Piano Assetto Idrogeologico ) risultano
a rischio
idrogeologico
le zone individuate
nell’allegata planimetria ( cit. Via Lago Baione – Via Lama Inglese ecc. ecc. ) che come già
detto
presentano
condizioni geomorfologiche tali
meteoriche possono
che a causa di violente precipitazioni
riproporre il fenomeno degli allagamenti .
Procedure di protezione civile
In situazione ordinaria il Sindaco, quale autorità locale di Protezione Civile, unitamente alla
Giunta Comunale mette in atto le seguenti azioni preventive:
ƒ
incarica il Servizio Tecnico Comunale (Funzione di supporto 1) di
a) verificare lo stato di conservazione dei pozzi trivellati sino all’anno 1960;
b) verificare periodicamente l’altezza della falda dei pozzi piezometrici;
1
Planimetria centro abitato del Comune di Corato in scala 1:5000
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c) raccogliere tutte le segnalazioni dei cittadini relative all’allagamento di scantinati al fine di
controllare e stabilire le cause che determinano tale fenomeno.
Livello di attenzione 1
Al verificarsi del sopralzamento della falda acquifera, rispetto al livello ritenuto di
sicurezza, il Sindaco:
a) convoca il Comitato Comunale di Protezione Civile;
b) informa il Prefetto, il Presidente della Giunta Regionale e della Provincia ;
c) dispone la realizzazione delle opere ritenute necessarie dal comitato tecnico, quali la
riattivazione dei pozzi trivellati esistenti che non risultassero efficienti, la realizzazione di
ulteriori pozzi, ovvero tutte le altre misure utili.
Livello di attenzione 2
ƒ
Attivazione di un’azione continua di monitoraggio, da parte dei tecnici comunali, degli
edifici presenti nella zona interessata dal fenomeno idrogeologico per la verifica della
stabilità degli stessi;
ƒ
Svuotamento delle cantine dall’acqua presente con mezzi meccanici adatti.
Livello di attenzione 3
¾ Aumentare la cadenza delle ispezione nelle località soggette ad allagamento;
¾ Valutare la necessità di interdire il traffico veicolare sulle strade che presentano difficoltà di
transito, dirottando i veicoli su percorsi alternativi.
¾ Fare intervenire il responsabile della Funzione di supporto 5 – Servizi Essenziali
Fognature ed Energia Elettrica per eventuali interventi urgenti di manutenzione
straordinaria della rete fognante e per il distacco dell’energia elettrica ove è il caso.
¾ In caso di necessità procedere allo sgombero di persone da locali invasi dalle acque e/o
inondabili.
¾ disporre l’intervento dei vigili del fuoco e/o di mezzi idonei per l’eliminazione di acqua dai
locali a piano terra o sottomessi inondati dall’acqua.
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-
AZIONE PREVENTIVA IN SITUAZIONE ORDINARIAVerifica dello stato di conservazione dei
pozzi trivellati sino all’anno 1960.
IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE
ƒ Incaricano l’Ufficio Tecnico Comunale
(Funzione di supporto 1) di attivare
un’azione preventiva di monitoraggio del
fenomeno.
Verifica periodica del livello della falda
nei pozzi piezometrici
Controllo di tutte le segnalazione
inerenti l’allagamento di cantine per
determinare la causa.
- LIVELLO DI ATTENZIONE 1
Al verificarsi del fenomeno del sopralzamento della falda rispetto al livello ritenuto di sicurezza:
Convoca il Coordinamento Operativo
Comunale
IL SINDACO
Informa il Presidente della Giunta
Regionale, della Provincia ed il
Prefetto
Dispone la realizzazione delle opere
ritenute necessarie dal comitato
tecnico, quali la riattivazione di pozzi
trivellati esistenti che non risultano
efficienti, la realizzazione di nuovi
pozzi, ecc.
LIVELLO DI ATTENZIONE 2
Persistenza del fenomeno
LIVELLO DI ATTENZIONE 3
ƒ Attivazione di squadre di
tecnici per il controllo della stabilità degli
edifici presenti nella zona interessata dal
fenomeno;
ƒ Svuotamento delle cantine
dall’acqua con mezzi meccanici.
Sgombero dei residenti e sistemazione degli
stessi in struttura ricettiva ovvero in abitazioni
non occupate in aree tranquille.
Transennamento della zona di pericolo.
Inagibilità
degli edifici
Rischio
incendi boschivi
Puntellamento di edifici ovvero demolizioni in
caso di grave dissesto.
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RISCHIO INDUSTRIALE
Individuazione d’industria a rischio rilevante.
Per l’individuazione delle industrie che possono presentare rischi, si è proceduto ad
esaminare i dati presenti negli archivi del Comune relativi alla notifica degli insediamenti
produttivi.
Dall’esame dei dati si è rilevato che nel Comune insistono numerose aziende e attività
soggette al controllo dei Vigili del Fuoco in applicazione del Decreto del Ministero dell’Interno
16.02.1982, di cui alcune di notevole entità. Molte di esse osservano già le norme sulla
prevenzione incendi e agli atti del Comune vi è la certificazione di prevenzione incendi
rilasciata dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Bari; mentre per altre si rende
necessario acquisire la certificazione agli atti del Comune e quindi verificare l’osservanza
delle norme sulla prevenzione incendi.
Dall’esame delle aziende si è rilevato, inoltre, la presenza di un deposito di gas
combustibili disciolti e liquefatti, soggetti al Decreto Legislativo 17.08.1999 n.334 ( attuazione
della direttiva
96/82/CE SEVESO II)
e Decreto Legislativo nr. 238 del
21.9.2005 (
attuazione della direttiva 2003/105/CE SEVESO III ). E’, pertanto, indispensabile elaborare
un piano di emergenza esterna e acquisire il piano di emergenza interna della ditta.
Sulla base dei dati contenuti nella scheda informativa sui rischi di incidente rilevante
per i cittadini ed i lavoratori redatta dall’azienda ai sensi dell’art.6 e allegato V del D. Lgs
17.08.1999 n. 334 e successive modifiche ed integrazioni ,si sono individuati e analizzati i
rischi specifici dello stabilimento deposito e di conseguenza si sono ipotizzate le misure di
prevenzione e sicurezza da adottare in caso di incidente.
Descrizione dello stabilimento deposito e dell’attività svolta
Lo stabilimento, denominato “ BADIGAS S.r.l. con sede in Via San Magno nr.5 –S.P.
19, ubicazione sulla carta I.G.M. in scala 1:25000 Latitudine 41° 6’ N – Longitudine 3° 57’ E
(dal meridiano Roma Monte Mario), costruito nell’anno 1959, occupa complessivamente 11
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(undici) dipendenti, di cui 3 ( tre) per il settore amministrativo e 8 ( otto) per il settore
operativo, ed insiste su una superficie di circa mq. 16.000 delimitata su tutti i lati da una
recinzione in cemento armato dell’altezza di mt.2,50 nella quale sono presenti quattro varchi
protetti da cancellate, di cui tre carrabili della larghezza di mt.5,60 ed uno pedonale della
larghezza di mt.1,00.L’opificio risulta vere una pendenza di poco superiore all’1% acclive
verso Est.
Il fabbricato adibito ad uffici divide l’intera area aziendale in due parti
rispettivamente destinate al GPL e un tempo al kerosene.
L’attività
in
corso
consiste
esclusivamente
nel
deposito,
imbottigliamento
e
commercializzazione del GPL mediante processi di sola movimentazione per mezzo di pompe
e compressori ubicati in apposita sala, senza alcuna trasformazione del prodotto.
Il regime anemologico della zona è caratterizzato prevalentemente da venti moderati
( 7* 35Kmh =5m/s) provenienti dai quadranti meridionali .
Le precipitazioni ammontano a circa 600 mm di pioggia annui, con 60-70 giorni piovosi
essenzialmente concentrati nella stagione autunnale. La temperatura media è di circa 16°C
con minimi invernali di circa 8°C e massimi estivi di quasi 25°C. L'umidità relativa media
annua è del 68%. Nel complesso le condizioni meteorologiche sono favorevoli alla
dispersione delle emissioni gassose. La zona in esame risulta classificata tra quelle a bassa
sismicità, con grado di sismicità III categoria (ex S6). Per quanto concerne gli eventi ceraunici,
le Norme CEI81-1 forniscono, per la zona in esame, il valore di 2,5 fulminazioni per anno e
per kmq.
Il reparto GPL è costituito da:
-
n. 03 serbatoi cilindrici orizzontali da mc 100 (costruzione 2002) cadauno, coibentati e
tumulati;
-
n. 01 serbatoio cilindrico orizzontale da mc. 50 (costruzione 2002) coibentato e tumulato;
-
n. 01 deposito bombole piene da kg 10, 15,25 per una capacità complessiva di mc 10;
-
n. 01 punto di travaso autobotti per scarico GPL e carico piccole autobotti di distribuzione
ad uso domestico;
-
n. 01 pianale operativo per imbottigliamento delle bombole;
-
n. 01 locale pompe, compressori, vaporizzatori e riduttori di pressione;
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-
n. 01 locale compressori aria con compressore di funzionamento e compressore di
emergenza che alimentano le valvole pneumatiche;
-
n. 01 area stazionamento piccole autocisterne;
-
n. 01 area stazionamento grandi autobotti con rimorchio;
-
n. 01 magazzino per attività di manutenzione delle bombole e rampa di collaudo
-
n. 01 stazione di pompaggio acqua antincendio costituita da due motopompe sottobattente
della portata di 210 mc/h con prevalenza di m 75 cadauna (ad avviamento sia automatico
che manuale) e da una elettropompa Jokey che mantiene la rete idrica antincendio
sempre in pressione;
-
n. 01 impianto per immissione acqua all’interno dei serbatoi GPL;
-
n. 02 serbatoi per riserva idrica antincendio da me 500 cadauno con reintegro
dall'acquedotto comunale;
-
n. 01 stazione di azionamento delle valvole di comando dell'impianto antincendio protetta
da muro di schermo;
-
rete idrica antincendio, alimentata direttamente dai serbatoi tramite due motopompe,
costituita da n. 09 idranti UNI 70 soprasuolo completi di cassette a muro in acciaio
contenenti manichetta flessibile, lancia multigetto e chiave per apertura idrante;
-
N. 1 monitore da 500 lt/min installato a protezione della zona adibita a sosta cisterne
vuote;
-
Impianto fisso di irrorazione ad acqua nebulizzata per punto di travaso, sala pompe e
compressori GPL, sala imbottigliamento;
-
N. 01 bocca premente VVF UNI 70;
-
N. 01 bocca aspirante VVF UNI 70;
-
Impianto di protezione catodica del tipo a corrente impressa per il parco serbatoi GPL;
-
Gruppo elettrogeno per alimentazione elettrica di emergenza;
-
Sala controllo ove sono ubicati i quadri elettrici e il quadro sinottico per la segnalazione e
gestione dei dispositivi di sicurezza.
Il GPL giunge allo Stabilimento in autobotti da cui viene immesso nei serbatoi fìssi tramite
pensilina di travaso; il parco serbatoi è costituito da quattro serbatoi cilindrici orizzontali
coibentati e tumulati (n. 3 da mc 100 e n. 1 da mc 50 tutti di costruzione 2002).
Le tubazioni per la movimentazione del GPL sono ubicate prevalentemente fuori terra. Solo in
prossimità del punto di travaso sono state interrate per non creare intralcio alla circolazione in
cunicoli in cemento armato ricoperti di sabbia e protetti da beole carrabili in acciaio
ispezionabili.
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Tutto il fascio tubiero inerente la movimentazione del GPL è stato integralmente ricostruito
con tubazioni in acciaio al carbonio progettate per pressioni non inferiori a 40 bar; l’unione fra
le tubazioni avviene esclusivamente mediante saldature limitando le connessioni frangiate ai
soli punti di collegamento con le apparecchiature. Il SGS aziendale prevede specifiche
procedure per il controllo periodiche delle saldature. Nei tratti fuori terra le tubazioni poggiano
su idonei supporti che ne permettono i movimenti dovuti alle normali dilatazioni termiche e
sono protette da eventuali urti accidentali con mezzi in manovra. Tutti i tratti intercettabili delle
tubazioni sono dotati di valvole di sicurezza automatiche a difesa delle sovrapressioni.
Il carico dei serbatoi, ovvero il travaso da autocisterna a serbatoio e viceversa, avviene
mediante la tecnica nota come "travaso con compressore" che crea una depressione nel
serbatoio ricevente ed una sovrapressione in quello cedente in modo tale che il trasferimento
della fase liquida avvenga solo per differenza di pressione tra i due serbatoi comunicanti.
Dai serbatoi fissi il GPL viene prelevato per essere distribuito, attraverso la stessa pensilina di
carico, a piccole autocisterne attrezzate per il riempimento dei serbatoietti di capacità non
superiore a mc 5 installati presso l'utenza oppure per essere imbottigliato, attraverso quattro
bilance ubicate in separato locale, in recipienti portatili da kg 10, 20 e 25, temporaneamente
stoccati presso un attiguo locale in attesa della commercializzazione.
Tutte le operazioni di carico e scarico sono effettuate a ciclo chiuso, senza dispersioni in
atmosfera.
Il GPL esce così dallo Stabilimento imbottigliato in bombole oppure sfuso, contenuto in piccole
autocisterne.
Il codice attribuito all'attività, secondo la classificazione di cui all'allegato IV dell'Ordinanza del
Ministero della Sanità del 21.02.85 è: 5.02 - Produzione e distribuzione di gas. La capacità
produttiva dell'impianto di imbottigliamento ammonta ad un massimo di 200 bidoni/ora, cui
corrisponde una movimentazione di circa 2500 kg/h di GPL; viene inoltre movimentata una
quantità media di 1500 kg/settimana di GPL sfuso destinato al riempimento dei serbatoietti
presso l'utenza.
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L'area che un tempo era destinata al deposito di Kerosene presenta strutture ridottesi
solamente alla ribalta per il riempimento dei canestri; i quattro serbatoi interrati della capacità
complessiva di mc 120 sono stati disattivati e gli spazi scoperti sono stati destinati ad attività
di servizio del deposito di GPL, avendovi realizzato la stazione di pompaggio acqua
antincendio con riserva idrica nei due serbatoi fuori terra, come sopra già descritto, al fine di
migliorare il complessivo sistema idrico antincendio, già realizzato in modo tale che l'intera
superfìcie da proteggere risulti uniformemente irrorata dall'acqua.
Periodicamente lo Stabilimento è soggetto a controlli degli impianti elettrici, di messa a terra,
di protezione contro le scariche atmosferiche, specie con riguardo alle installazioni elettriche
in luoghi pericolosi; periodicamente si eseguono inoltre prove di esercizio relative ai serbatoi,
prove idrauliche sulle tubazioni flessibili destinate al travaso del GPL, nonché attività di
informazione, formazione e addestramento, mediante seminari teorici e prove pratiche di
addestramento per la repressione degli incendi e per la gestione dell'emergenza, con
particolare riguardo ai comportamenti da mettere in atto in caso di presenza di fiamme o di
fuoriuscita di GPL, sia in fase liquida che in fase gassosa. L'attività di informazione,
formazione e addestramento, documentata da specifici attestati, è inoltre mirata all'analisi
ragionata delle misure di sicurezza e delle procedure riportate nel Regolamento di Sicurezza,
nel Manuale Operativo, nel Piano di Emergenza Interno e nel Piano di Emergenza Esterno.
Tutti i dipendenti sono in possesso di attestato di idoneità tecnica per addetti antincendio in
attività a rischio di incidente elevato, rilasciato dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di
Bari. Per tutte le attività di formazione e addestramento si fa riferimento ai corsi organizzati
dalle associazioni di categoria: Comitato Tecnico Professionale GPL, Assogasliquidi.
L'Attività attualmente in corso è l'unica prevista anche per il futuro in quanto l'Azienda non ha
interesse ad incrementare la natura e i quantitativi del GPL, né intende riattivare il deposito di
Kerosene ormai dismesso.
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Informazioni sulle sostanze pericolose utilizzate e stoccate
Sostanze e preparati soggetti al D.P.R. n. 175/88:
Numero
Nome comune Classificazione
CAS
o generico (*)
pericolo (**)
di Principali
Max
caratteristiche
di
pericolosità presente
(**)
106-97-8
BUTANO
F
+ R
(t)
(***)
12
(Gas mc
(ESTREMAMENTE liquefatto
INFIAMMABILE)
quantitativo
360
(t.
183.60)
estremamente
infiammabile)
74-98-6
PROPANO
F
+ R
12
(Gas mc
(ESTREMAMENTE liquefatto
INFIAMMABILE)
360
(t.
151.20)
estremamente
infiammabile)
(*)
la denominazione usuale è GPL ovvero gas di petrolio liquefatto
(**)
la classificazione di pericolo e le fasi di rischio sono tratte dal D.Lgs. n. 52/97
e D.M. Sanità 28.04.77 e success.
(***) la quantità in peso del GPL corrisponde a quella massima ottenuta trasformando la
capacità geometrica dei serbatoi da volume a massa con i coefficienti di conversione previsti
dalla tabella n. 01 del D.M. Interno 13.10.94 nonché dal cap. 1 p.to 1.3 del D.M. Ambiente
15.05.96, per serbatoi fuori terra e recipienti mobili; detti coefficienti sono per Propano e
Butano rispettivamente 420 e 510 kg/mc.
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Descrizione delle modalita’ attuative per gli interventi
Allarme
Allorché il responsabile del deposito si rende conto della gravità dell’evento, che ritiene
di non poter fronteggiare con i propri mezzi, deve azionare il dispositivo di allarme
con
sirena bitonale e darne immediatamente notizia al Prefetto e all’Ufficio Comunale di
Protezione Civile presso il Comando do Polizia Municipale che, a sua volta, potrà disporre
l’allarme a mezzo bando della popolazione, con l’indicazione dei comportamenti che la stessa
deve mettere in atto.
Modalita’ d’intervento
In merito alle modalità di intervento, è in itinere l’approvazione da parte del Comitato
costituitosi
presso la Prefettura di
Bari –Ufficio Territoriale del Governo - Piano di
Emergenza Esterna, che costituirà
parte integrante del presente Piano Comunale di
Protezione Civile , il quale P.E.E. prevede essenzialmente le seguenti fasi:
¾ la prima informazione di eventuale incidente deve essere data dal responsabile dello
stabilimento o suo sostituto alla Prefettura di Bari ed in concomitanza al Comando di
Polizia Municipale di Corato, essendo organo autorizzato dal Sindaco quale Autorità
Comunale di Protezione Civile, al Comando dei Vigili del Fuoco di Barletta e di Bari che,
applicando le procedure di Protezione Civile, provvederanno ad attuare il Piano di
Emergenza Esterno ;
¾ la Società Badigas S.r.l. procederà nell’immediatezza dell’emergenza ad attivare il sistema
di allarme
ed
all’attuazione del piano interno di protezione civile, attivando i sistemi
idrici-antincendio;
¾ la popolazione presente nel raggio di 350 mt. non deve lasciarsi prendere dal panico,
seguendo le istruzioni contenuto nell’opuscolo informativo distribuito dall’Amministrazione
Comunale , in sintesi
ordinatamente deve cercare rifugio in luoghi chiusi e riparati,
portando i primi soccorsi ed eventuali feriti;
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¾ il trasporto di questi ultimi, in Ospedali, potrà avvenire a cura dei colleghi dei lavoratori
infortunati che si dirigeranno verso Bari o Corato in modo tale da non incrociare il luogo
dell’incidente;
¾ successivamente per l’eventuale evacuazione si atterranno alle istruzioni impartite dalla
Polizia Municipale tramite apparato sonoro montato su automezzo, con messaggio
codificato.
¾ l’ufficio di Protezione Civile allerta gli organi centrali di P.C., la Prefettura, l’Ufficio
Regionale di P.C., fornendo tutti i dati necessari al raggiungimento della zona che deve
essere evacuata;
¾ saranno interessati i Corpi di Polizia Municipale dei Comuni confinanti (Ruvo di Puglia e
Andria) per il blocco delle strade Via San Magno, Via Castel del Monte all’altezza del
tratturo Barletta-Grumo, Complanare Ovest in entrambe le direzioni (incrocio Via Santa
Lucia), e relativa deviazione del traffico;
¾ la Polizia Municipale di Corato, in collaborazione con le Unità dei volontari, provvederà ad
indirizzare i mezzi di soccorso sul luogo dell’evento, liberando incroci e strade e deviando
il traffico su itinerari alternativi impedendo nel modo più assoluto l’accesso sul luogo
dell’incidente a persone estranee al soccorso;
¾ l’Ufficio Comunale di Protezione Civile provvederà inoltre alla convocazione della Funzione
5 – Servizi essenziali, delle squadre di emergenza ENEL, TELECOM, ITALGAS, A.Q.P.,
della Funzione 2 – Sanità per l’allertamento degli Ospedali (Policlinico di Bari, San Paolo
di Bari, di Corato, di Andria, di Ruvo di Puglia e di Trani) per l’eventuale ricovero dei feriti.
I Vigili Urbani di Corato, inoltre, bloccheranno il traffico proveniente da Corato in
corrispondenza dell’accesso al cavalcavia di via Castel del Monte angolo via Massarenti;
incrocio via Santa Lucia in corrispondenza dell’innesto della Complanare ovest con S.P. 231
ex SS 98 (Oleificio
Riforma Fondiaria) e dell’accesso del Cavalcavia di Torre
Paone
(complanare est) in prossimità del Casale Azzariti-Fumarola; blocco Complanare innesto via
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Castel del Monte presso “ TRONY”; blocco delle provinciali Castel del Monte – Corato e San
Magno – Corato, all’altezza del Tratturo Grumo –Barletta, ulteriore blocco delle suddette
strade provinciali all’altezza dell’incrocio strada esterna delle Tuberose.
I Vigili Urbani di Ruvo di Puglia e Andria coopereranno al blocco della circolazione.
Sull’allegata piantina planimetrica sono riportati i punti blocco.
Procedure attuative per la mitigazione dei rischi ed il superamento dell’emergenza
Comportamento da seguire
Gli effetti incidentali sono, in generale, limitati all’interno del perimetro dello stabilimento
ed il personale è adeguatamente formato sui comportamenti da tenere.
In caso di incidente o esplosione le norme di comportamento di carattere generale
suggerite fatte salve eventuali disposizioni e/o istruzioni puntuali emanate dall’Autorità
competente, sono le seguenti:
¾ in caso di allarme, agire subito e in modo disciplinato
¾ portarsi al chiuso
¾ chiudere porte e finestre, fermate gli impianti di ventilazione, condizionamento e
riscaldamento
¾ rimanere in ascolto alla radio o alla televisione locale, prestare attenzione ad eventuali
messaggi per altoparlante e seguire le istruzioni fornite;
¾ non fumare e non usare fiamme libere, non provocare scintille, spegnere i fornelli ed ogni
altra fonte di innesco;
¾ non usare il telefono e lasciare libere le linee per le comunicazioni di emergenza;
¾ non recarsi a cercare i figli a scuola;
¾ al segnale di cessato allarme riaprire le porte e le finestre.
Il comportamento che la popolazione dovrà tenere in generale consisterà quindi nel:
¾ non lasciare l’abitazione;
¾ fermare la ventilazione;
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¾ chiudere le finestre;
¾ eseguire le istruzioni impartite dalle autorità competenti anche facendo fede ai canali di
comunicazione ritenuti più adeguati alla situazione.
Le persone presenti nelle aziende site nelle zone d’impatto dovranno rifugiarsi al
chiuso per schermarsi da radiazioni termiche, possibilmente in locali elevati e con infissi
chiusi.
Questo comportamento vale anche per i passeggeri dei veicoli investiti dalle fiamme
che dovranno trovare rifugio in ambienti chiusi di aziende vicine o in altri veicoli lontani
dall’incendio.
Il rifugio dovrà essere attuato sino all’arrivo dei soccorsi o alla dichiarazione di cessato
allarme.
Non dovendosi procedere ad evacuazione di abitazioni, non si ravvisa la necessità di
individuazione di punti di raccolta di persone.
Le unità presenti all’interno delle zone di primo e secondo impatto (mt.150/ 350), se
sarà necessaria l’evacuazione, dovranno raggiungere le proprie abitazioni con mezzi propri o
di soccorso messi a disposizione dall’Ufficio di Protezione Civile (bus, taxi, ecc.).
In seguito alla segnalazione di cessato allarme, considerato che tale segnalazione non
comunica il totale ritorno alla normalità, bensì la fine del rischio specifico connesso allo
scenario iniziale (radiazione termica, sovrapressione, ecc.) la popolazione deve comunque
porre in essere tutta una serie di precauzioni atte a proteggerla da eventuali pericoli
conseguenti l’evento incidentale verificatosi (crollo di strutture, persistenza di sacche di
sostanze infiammabili, ecc.).
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Informazione alla popolazione
Sulla scorta del presente documento ed in adempimento a quanto sancito dall’art.11, 3°
comma, del D.P.R. 17/5/88 n. 175, dal D. Lgs. nr.334 del 17 agosto 1999 ( attuazione della
direttiva 96/82/CE -SEVESO II )
e dal D.Lgs. nr.238 del 21 settembre 2005 ( attuazione
della direttiva 2003/105/CE -SEVESO III -) ,il Sindaco del Comune di Corato ha posto in
essere
una capillare ed adeguata informazione alla popolazione attraverso manifesti
informativi ed opuscoli .
Per dare adeguata informazione alla popolazione del centro abitato anche se questo è
a distanza tale da non correre pericolo immediato e diretto a causa dell’evento.
Tutti gli occupanti delle infrastrutture rientranti nel raggio di mt.350 dall’Opificio
“ BADIGAS S.r.l.” , sono stati
informati sui rischi derivanti da eventuali comportamenti
irrazionali, ed invitati a restare al sicuro nelle proprie abitazioni o luoghi di lavoro per non
intralciare le attività di soccorso.
L’informazione si è soffermata sui seguenti punti:
−
in fase preventiva:
• tipo di attività svolta nel deposito;
• sostanze presenti;
• rischi possibili;
• misure di sicurezza messe in atto per prevenire incidenti;
−
in fase di emergenza:
• interventi predisposti all’esterno dell’impianto;
• norme di comportamento da seguire.
Sulla base di quanto innanzi detto si è data una buona informazione con notifica dello
stralcio del piano alle aziende ed ai residenti nella zona, entro il raggio di 350 mt. previsto
come zona a rischio.
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Cessato allarme
Analogamente alla segnalazione di allarme, riveste notevole importanza quella
attraverso la quale è comunicata alla popolazione la fine dell’emergenza.
E’ però da tenere ben presente che tale segnalazione non comunica il totale ritorno alla
normalità, bensì la fine del rischio specifico connesso allo scenario incidentale (radiazione
termica, sovrappressione).
Si evidenzia quindi la necessità che la popolazione, a valle del cessato allarme, dovrà
porre in essere tutta una serie di precauzioni atte a proteggerla da eventuali pericoli
conseguenti all’evento incidentale verificatosi (crollo di strutture, preesistenza di sacche di
sostanze infiammabili, ecc.).
Fatto salvo quanto sopra accennato, si ritiene comunque necessario evidenziare come
la decisione di dar luogo ad una segnalazione di cessato allarme, dovrà essere presa dopo
un attento esame della situazione che escluda il persistere di effetti direttamente legati allo
scenario incidentale.
Descrizione delle modalita’ di gestione degli eventi
Misure protettive
Le misure protettive ed operative saranno commisurate all’entità del sinistro con riferimento
alle due zone d’impatto così individuate:
A).
Zona di primo impatto:
Area
circolare
compresa
nei
150
metri
circa
dall’epicentro
dell’incidente. In quest’area sono compresi gli insediamenti di attività artigianale e quelli
industriali elencati nella scheda allegata con la relativa presenza antropica che ammonta a 84
unità. A queste unità occorre aggiungere le persone trasportate su veicoli circolanti lungo le
strade Via Castel del Monte e Via San Magno, che si possono ragionevolmente quantificare in
150, numero derivante dal seguente calcolo (500 m.: 10 mt x 3 persone mediamente
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trasportate su un auto). Per cui il numero complessivo delle persone coinvolte nell’incidente,
nell’ipotesi più pessimistica, può ammontare a 234 unità.
B).
Zona
di
secondo
impatto:
Area
circolare
compresa
nei
350
metri
dall’epicentro dell’incidente. La zona compresa in quest’area, oltre agli insediamenti
artigianali ed alle vie di comunicazione elencate nella zona di primo impatto, é
prevalentemente agricola. Pertanto la presenza antropica in questa seconda zona e
pressoché quella precedente aumentata del 100% per quella presente sui veicoli e di 20
unità dedite ad attività agricole per un totale complessivo di 320 unità.
In caso d’incidente grave con conseguenze esterne allo stabilimento, sentito il parere
tecnico del Corpo dei Vigili del Fuoco, si potranno disporre le seguenti misure di intervento
nelle due zone di impatto:
−
Allertamento Aeronautica Militare per eventuale impiego elisoccorso;
−
Interruzione del circuito elettrico sulle condotte ad alta tensione;
−
Interruzione dell’alimentazione di gas sulla condotta principale.
−
Interdizione dello spazio aereo sovrastante.
−
Evacuazione del personale operante nelle imprese artigiane e/o piccolo-industriale;
−
Soccorso ai feriti con ambulanze degli Ospedali e delle Associazioni di volontariato;
−
Individuazione di eventuali cadaveri, piantonamento delle salme in attesa del medico
legale e dell’autorizzazione alla rimozione del Magistrato;
−
Ripristino della viabilità e di eventuali opere pubbliche;
−
Risanamento, bonifica dell’area interessata e riattivazione dei servizi.
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Ricettivita’ ospedaliera
Occorre precisare che per la cura dei grandi ustionati sono attrezzati e specializzati gli
Ospedali Policlinico di Bari (che dispone di n. 19 posti letto in chirurgia plastica e 8 posti letto
nel reparto grandi ustionati) e l’Ospedale di Terlizzi (che dispone di n. 10 posti letto in
chirurgia plastica).
Il personale medico inviato dalla ASL BA/1 per l’emergenza valuterà il grado di ustioni
dei feriti dirigendo quelli affetti da grandi ustioni versi gli Ospedali di Terlizzi e Policlinico.
Feriti meno gravi potranno essere trasportati verso altri Ospedali ove, effettuate le
prime cure, sarà valutata la situazione clinica con relativa terapia e/o ricovero.
Ospedale di Corato:
Posti letto complessivi n . 138
Ambulanze attrezzate e dotate di personale medico e paramedico n. 1
Ospedale di Andria:
Posti letto complessivi n. 247
Ambulanze attrezzate e dotate di personale medico e paramedico n. 2
Ospedale di Trani:
Posti letto complessivi n. 130
Ambulanze n. 4 di cui attrezzate e dotate di personale medico e paramedico n. 2;
Ospedale di Ruvo di Puglia
Posti letto complessivi n. 47.
Collegamenti
I collegamenti tra Prefettura, Ufficio Comunale di Protezione Civile, Azienda e zona di
intervento saranno assicurati a mezzo telefono e con gli impianti radio installate sulle
autovetture delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco e degli altri Enti interessati.
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ELEMENTI TERRITORIALI E AMBIENTALI VULNERABILI
Il territorio circostante è collinare ed è caratterizzato dalla presenza di infrastrutture di
trasporto ed anche da aree ad uso agricolo. L’urbanizzazione è di basso grado e bassa è la
densità di insediamenti artigianali ed industriali.
Lo stabilimento confina ad ovest con la strada S. Magno; a nord con un villino attualmente
disabitato; ad est con un altro villino di proprietà del Sig. Mangione Francesco, ivi residente,
con un’area artigianale asservita ad un fabbricato adibito ad autocarrozzeria e con un’ulteriore
particella di terreno dove è in fase di costruzione un capannone industriale; a sud, infine, con
la Strada di P.R.G. denominata Via dell’Industria.
In particolare, tra i suddetti fabbricati, si evidenzia la presenza dei silos di proprietà della ditta
“CASILLO” S.p.A.:
-
n. 10 silos della capacita’ di 40.000 quintali ciascuno ;
-
n. 3 silos della capacita’ di 80.000 quintali ciascuno;
tutti i silos contengono grano duro (materia prima) e sono sempre pieni. i mezzi di trasporto
scaricano la materia prima all’interno di fosse di ricezione in c.a. mediante un nastro
trasportatore posto sulla sommita’ dei silos la materia prima arriva ai molini di frantumazione
che sono esterni alla prima e seconda zona di danno e ai limiti della terza zona.
Tutti i silos sono realizzati con virole ondulate in acciaio fe 430, cucite con bulloni in acciaio
classe m8 e coperti con lamiere grecate rinforzate mediante montanti esterni sempre in
acciaio. le strutture di fondazione dei silos sono in c.a. con classe di resistenza rck 300.
silos da 40.000 quintali:
-
diametro esterno: 18,90 mt;
-
altezza cilindro: 19,50 mt;
-
altezza complessiva (compresa copertura conica): 23,15 mt
silos da 80.000 quintali:
-
diametro esterno: 22,24 mt;
-
altezza cilindro: 23,38 mt;
-
altezza complessiva (compresa copertura conica): 30,67 mt
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Tipologia degli eventi incidentali
In seguito ai lavori di adeguamento, effettuati nel 2003, si è proceduto alla revisione del
metodo ad indici, secondo quanto previsto dall’appendice II al decreto Ministero Ambiente 15
maggio 1996.
I risultati ottenuti evidenziano l’appartenenza del deposito alla classe I in quanto tutte le unità
logiche, in funzione dell’indice di rischio compensato, risultano essere di categoria A (Elevati
standards tecnologici).
Visto il notevole miglioramento in termini di standards tecnologici e di sicurezza, conseguente
ai lavori di adeguamento effettuati, è stata nuovamente redatta l'analisi degli eventi incidentali
e dei relativi scenari (quella precedente era stata realizzata nel 1990). Essa è stata redatta
nell’agosto del 2001 dalla società TOP s.r.l. di Genova, società leader nel campo delle
tecnologie per la protezione dell’uomo e dell’ambiente circostante.
Gli eventi incidentali possibili, dal punto di vista fenomenologico, sono tutti riconducibili ad una
perdita di contenimento del GPL, da parte di taluna delle sopra elencate unità, ed al rilascio
nell'ambiente circostante di liquido o vapore di sostanza, con la conseguenza dell'evolversi
dell'evento incidentale in incendio o in esplosione.
Gli elementi dello stabilimento che potrebbero causare un incidente rilevante, o aggravarne le
conseguenze, sono le sostanze e i preparati presenti: Propano - Butano (GPL gas di petrolio
liquefatto in pressione).
Le aree critiche dell'attività individuate sono le seguenti:
-
parco serbatoi fìssi
-
punto di travaso
-
sala imbottigliamento
-
sala pompe e compressori
-
linee tubazioni
-
deposito recipienti mobili pieni
-
deposito recipienti mobili vuoti non bonificati
-
area stazionamento cisterne vuote
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Gli incidenti possibili in relazione alla nuova situazione impiantistica sono:
Incidente
Rottura o distacco di un braccio di carico fase liquida o fase
vapore durante le operazioni di carico-scarico al punto di
travaso
Fessurazione o distacco parziale di un braccio di carico fase
liquida o fase vapore durante le operazioni di carico-scarico al
punto di travaso
Rottura di una pompa di movimentazione
Rottura di un compressore
Rottura tubazione minore fase liquida (tubo di spurgo o presa
campioni) connessa ad una linea principale o blocco delle
relative valvole
Rottura di tubazione principale (fase liquida o vapore)
connessa ad un serbatoio di stoccaggio in prossimità del
serbatoio stesso
Rottura e fessurazione di una linea dell’impianto (fase liquida
o fase vapore)
Rottura e fessurazione serbatoio in fase liquida
Rottura e fessurazione serbatoio in fase vapore
Rottura all’imbottigliamento
Apertura valvola di sicurezza di un serbatoio
Perdite minori per piccole rotture, difetti di tenuta, errori
operativi
Sostanza coinvolta
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
GPL (Propano - Butano)
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La seguente tabella riassume le distanze di danno relative alle sequenze incidentali più
gravose fra quelle individuate e secondo i valori di soglia di cui al punto 6.2.1 dell’allegato al
Decreto Ministero Lavori Pubblici 9 maggio 2001:
Sequenza
Frequenza
Accadimento/anno
Descrizione
R2
1.7 x 10-6
Rottura o distacco
braccio di carico fase
liquida punto di
travaso
R9
2 x 10-6
Rottura pompa di
movimentazione
R 13
2 x 10-5
Rottura linea
fase liquida
R 16
2 x 10-6
Rottura linea fase
liquida
R 20
1 x 10-6
Fessurazione
serbatoio
In fase liquida
SOGLIE/DISTANZE IN METRI
Evento
Elevata
Inizio
Lesioni
Lesioni
Danni a
incidentale
letalità
letalità
irreversibili
lievi
strutture
Jet-fire
28
31
34
39
28
Flash-fire
99
150
-
-
-
Pool-fire
26
40
50
68
26
Jet-fire
34
38
42
48
34
Flash-fire
109
121
Pool-fire
-
-
-
-
-
Jet-fire
-
-
-
-
-
Flash-fire
14
20
-
-
-
Pool-fire
-
-
-
-
-
Jet-fire
20
22
24
28
20
Flash-fire
65
95
Pool-fire
-
-
-
-
-
Jet-fire
10
11
12
13
10
Flash-fire
33
47
Pool-fire
-
-
-
-
-
Dai risultati riportati nella tabella precedente è stato possibile elaborare l’inviluppo delle aree
di danno che possono così riassumersi:
-
massima distanza dai punti di rilascio (punto di travaso) a cui si possono avere effetti di
elevata letalità: R2 = 111 m;
-
massima distanza dai punti di rilascio (sala pompe e compressori) a cui si possono avere
effetti di elevata letalità: R1 = 114 m (prima area di danno)
-
massima distanza dai punti di rilascio (punto di travaso) a cui si possono avere effetti di
inizio letalità: R3 = 162 m (seconda area di danno)
Livelli di protezione – valori di riferimento per la valutazione degli effetti
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Classe
probabilità
di
CATEGORIA DI EFFETTI
degli Elevata
Inizio
Lesioni
Lesioni
eventi
letalità
letalità
irreversibili
reversibili
10 –4 - 10 –6
EF
DEF
CDEF
BCDEF
Descrizione dello scenario incidentale con riferimento agli elementi sensibili all’interno di
ciascuna zona.
In condizione di anomalia di funzionamento, o nel caso di incidente, l'unica sostanza emessa
può essere solo il GPL presente in Stabilimento, la cui eventuale combustione dà luogo ad
anidride carbonica e vapore d'acqua.
Alcuni fenomeni, quali il JET FIRE o il FIREBALL, possono dar luogo a fenomeni di
combustione incompleta con formazione di CO ed eventuali residui carboniosi; inoltre, per le
alte temperature raggiunte, possono prodursi ossidi di azoto ma, tuttavia, con effetti secondari
di ben più gravi fenomeni.
Gli effetti della combustione sono, principalmente, l'onda d'urto conseguente all'eventuale
esplosione della miscela e l'irraggiamento.
Richiamando quanto esposto nella Sezione 5 della Scheda Informativa (allegato V del D. Lgs.
334/99 come modificato dal D. Lgs. 238/05), posto che l'incidente da considerare, ai fini
dell'adozione di misure di prevenzione riguardanti la popolazione all'esterno dello
Stabilimento, è l'incendio di dimensioni rilevanti, si rimarca che, per il tipo di sostanze
coinvolte, non è assolutamente possibile l'emissione di sostanze tossiche o nocive, ma
piuttosto l'irraggiamento (e/o la sovrapressione).
Si rimarca che le caratteristiche tecnologiche del Deposito sono tali da indurre a ritenere che
non siano ipotizzabili cedimenti od esplosioni, né dei serbatoi, né delle autobotti con relative
onde d'urto, nè proiezioni di frammenti, e che nessun danno ambientale per inquinamento o
per intossicazione è inoltre prevedibile data la natura delle sostanze presenti.
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PROCEDURE D’INTERVENTO AL VERIFICARSI DELL’INCIDENTE
Il Responsabile dello stabilimento
attiva il Piano di Emergenza Interno
ed informa immediatamente
IL COMANDO DI
POLIZIA MUNICIPALE
Chiede l’intervento dei VV.FF. e delle
altre Forze dell’Ordine presenti sul
territorio.
ƒ
ƒ
ƒ
IL SINDACO
IL COMANDO DI P.M.
IL COMANDO DEI VV.FF.
Diffonde l’allarme nella zona a mezzo altoparlante
con messaggio già codificato riflettente i
comportamenti che la popolazione deve tenere:
“Non lasciare l’abitazione,chiudere porte e
finestre, portarsi in locali elevati rispetto al piano
stradale, fermare la ventilazione”.
Blocca il traffico nella zona dell’industria con il
cancellamento previsto nel piano, in concorso con
altre forze dell’Ordine presenti sul territorio.
Dispone l’avvio di eventuali feriti presso l’Ospedale
secondo le indicazioni del Medico Sanitario presente
sul posto.
Attiva le Funzioni di Supporto:
1. Funzione 2 – Sanità
2. Funzione 3 – Volontariato con
l’ausilio di autoambulanze
3. Funzione 5 – Servizi essenziali
4. Allerta Ospedali della zona
VIGILI DEL FUOCO
COMANDO POLIZIA
MUNICIPALE
1.
2.
3.
Valutano la situazione
Dispongono misure d’intervento
Provvedono al cessato allarme
Diffonde il messaggio di cessato allarme alla
popolazione con precauzioni da prendere per
eventuali residui di sostanze infiammabili secche.
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RISCHIO INCENDI BOSCHIVI
Una delle calamità che annualmente devasta il territorio del nostro paese è rappresentata
dagli incendi boschivi. L’intero territorio nazionale in estate, difatti, è ripetutamente aggredito
dagli incendi dei boschi.
Nella Provincia di Bari il fenomeno degli incendi boschivi, unitamente alle condizioni
pedologiche e morfologiche tipiche del territorio, costituisce il presupposto per trasformare tali
eventi in fatti straordinari d’emergenza ambientale.
Considerato che mobilitarsi a disastro avvenuto non produce alcun effetto ai fini della
salvaguardia dell’ambiente e del territorio, è indispensabile intraprendere una nuova politica
finalizzata alla prevenzione, cioè a quell’attenta ricerca d’ogni utile soluzione per la difesa
boschiva del nostro paese e di conseguenza del territorio.
Quadro normativo di riferimento
La norma base di riferimento è la Legge Quadro in materia d’incendi boschivi n. 353 del
21/11/2000, la Legge Regionale 30/11/2000 n. 18 ed il Programma di previsione e
prevenzione unitamente al Piano Regionale antincendi boschivi di cui alla Delibera Consiglio
Regionale
n. 320 del 16/6/1998.
In conformità a quanto delineato nel Piano Regionale sopra citato, la lotta diretta allo
spegnimento
degli
incendi
boschivi
è
inquadrata
nell’ambito
della
pianificazione
dell’emergenza di cui alla Legge 225/1992, al Decreto Legislativo n. 112/1998, alla Legge
353/2000
ed
alla
Legge
Regionale
18/2000
ed
Ordinanza
P.C.M.
nr.
3606
del 28 agosto 2008.
Le norme di riferimento in materia di tutela dei boschi dagli incendi, e più in generale in
materia di Protezione Civile, assegnano un ruolo fondamentale alla Regione, alla Provincia ed
ai Comuni. Questi Enti, difatti, sono chiamati a tutelare il proprio territorio con atti di
programmazione e d’interventi mirati, sulla base della conoscenza diretta che hanno
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dell’habitat e dei fenomeni che influiscono negativamente.
Un primo passo in questa direzione è stato fatto dalla Provincia di Bari, la quale in
pendenza del completamento del trasferimento delle funzioni da parte della Regione Puglia,
con la definizione dei compiti di ciascun componente (Regione, Provincia, Comune, Comunità
Montana, ecc.), con il conseguente impegno di risorse, ha approntato un documento
d’indirizzo per la prevenzione e difesa del territorio provinciale dagli incendi boschivi, in
pendenza della redazione del Piano d’Emergenza della Provincia di Bari.
Il documento redatto dalla Provincia è risultato utile al fine di delineare la procedura
operativa d’intervento nel territorio del nostro Comune, in quanto fornisce indicazioni per
l’ottimizzazione delle operazioni di “Azioni Incendi Boschivi”, ferma restando la necessità che
a breve sia emanato il Piano Provinciale in cui dovranno essere necessariamente delineate, in
modo particolareggiato, l’organizzazione e le modalità di vigilanza e d’avvistamento degli
incendi, il fabbisogno di uomini, mezzi e strutture da disporre sul territorio, in modo da non
aversi spreco di energia umane e di risorse, ovvero il completo disinteresse da parte di tutti.
Attraverso gli indirizzi e i dati contenuti nel documento d’indirizzo della Provincia si
sono delineate le procedure operative d’intervento di Protezione Civile da mettere in atto nel
momento in cui si dovesse verificare un incendio boschivo nel territorio del nostro Comune,
nella piena considerazione che l’eliminazione del fenomeno – o quantomeno il suo
contenimento – deve necessariamente utilizzare una pianificazione sovra comunale che valuti
nella sua interezza il problema ed utilizzi al meglio, in modo coordinato, le risorse che ciascun
Ente investe per la tutela degli incendi boschivi.
Nel predetto piano, infatti , per quanto attiene il rischio specifico AIB è stato previsto
ed individuato l’inquadramento vegetazionale e forestale del territorio del Comune di Corato ,
l'individuazione delle aree boscate, i fattori predisponenti e determinanti
che potrebbero
generare l’incendio di boschi , i dati storici e la loro evoluzione nel tempo , le infrastrutture per
l'avvistamento degli incendi ed il loro monitoraggio , la vigilanza , i punti di
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approvvigionamento idrico antincendio con mezzi terrestri e con mezzi aerei , le procedure di
protezione civile in caso di calamità specifica ( AIB ) con l’organizzazione dei modelli di
intervento e la mappatura del territorio comunale per un rapido accesso dei mezzi di
soccorso alle aree percorse dal fuoco, tutte misure indispensabili per la prevenzione ,
pianificazione e lotta attiva del rischio incendio boschivo ( AIB ) che in sinergia tra loro e
con la scrupolosa osservanza in ogni fase d’esecuzione potranno , sia in fase ordinaria che
nell’emergenza, garantire la salvaguardia e l'assistenza alla popolazione.
Alla luce dell’O.P.C.M. nr. 3606 del 28.08.2007 foriera della revisione del predetto
Piano Comunale di Protezione Civile è stato effettuato la perimetrazione e la classificazione
delle aree esposte ai rischi derivanti dal manifestarsi di possibili incendi di interfaccia ,
nonché l’organizzazione dei un modelli d’intervento per una efficace gestione dell’emergenza
. Sono stati altresì individuate le infrastrutture antropizzate ricadenti nel perimetro urbano che
potrebbero risultare “ esposti ” sensibili
per il rischio A.I.B. , ovvero tutti gli esposti la cui
interconnessione tra strutture antropiche ed aree naturali è molto stretta, tanto che il sistema
urbano e quello rurale si incontrano ed interagiscono .
In allegato al presente Piano Comunale di Protezione Civile
sono riportate in forma
cartacea tutti i siti rilevati con le indicazioni di massima sulle infrastrutture, sul loro utilizzo ,
dei beni trattati e delle persone occupanti le stesse .
Inquadramento vegetazionale e forestale del territorio del Comune
La superficie forestale della Regione Puglia, per la sua estensione ridotta, si colloca
all’ultimo posto tra le Regioni italiane. L’indice di boscamento è tra i più bassi a livello
nazionale, circa il 7%, che si riduce al 5,7% se si considerano i boschi propriamente detti.
In questo dato già disarmante si delinea, con un più basso coefficiente, la superficie
boscata del Comune di Corato (vedi fig. 4)1 di Ha. 741, pari al 4,42% di Ha. 16.773 che
rappresentano l’intero territorio del Comune.
1
Carta dell’Alta Murgia rappresentante la tipologia di vegetazione
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La superficie boscata del Comune di Corato è rappresentata, appunto, dagli Ha 741
che ricadono nell’Alta Murgia.
Dei circa 90.000 ettari dell’area dell’Alta Murgia – di cui fanno parte i territori dei
Comuni di Altamura, Andria, Bitetto, Cassano Murge, Corato, Gravina di Puglia, Grumo
Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola e
Toritto – circa 60.000 sono costituiti da pascoli rocciosi, pascoli cespugliati, pascoli arborati e
garighe, 11.000 da residui di bosco ceduo e interventi di riforestazione a conifere, 19.000
risultano coltivati soprattutto a grano duro, cereali minori e colture arboree.
Negli anni più recenti la causa di degrado naturalistico più diffusa è stata la pratica
dello spietramento cui una miope politica di sovvenzioni pubbliche ha consentito di estendersi
oltre i limiti del ragionevole, anche in quelle aree dove non avrebbe alcuna utilità, grazie
all’assenza di una qualsiasi zonizzazione che ne localizzi e limiti, in base alla conformazione
geomorfologia e alla profondità dei terreni, gli interventi.
La trasformazione dei pascoli naturali in colture (per lo più cerealicole) attraverso la
frantumazione delle rocce calcaree produce, infatti, terreni poveri, soggetti ad un veloce
processo di desertificazione a causa dell’azione erosiva dei venti e di dilavamento a causa
delle acque piovane, azioni non più contrastate dagli apparati radicali della preesistente
vegetazione spontanea.
Le aree boscate presenti nel territorio del Comune di Corato sono:
1. Contrada Sansanelli – il bosco si estende per Ha. 137.51.00, è composto principalmente
da conifere, dista circa 10 Km. dall’abitato; confinante con canale EAAP a valle, Masseria
Sansanelli a Ovest, Masseria Cecibizzo a Est e Iazzo Tarantini a Sud.
2. Contrada Stracciacappiello (Masseria di Cimadomo Carmine) – il bosco si estende per
Ha.91.28.26, composto per Ha. 48.06.00 di conifere e Ha. 43.22.26 di roverelle, dista circa
13 Km. dall’abitato ed è letteralmente attraversato dalla Strada Provinciale n. 19 Corato-
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San Magno-Poggiorsini.
3. Contrada Stracciacappiello – il bosco, composto essenzialmente da roverelle, si estende
per Ha. 61.71.00 ed è ubicato a destra salendo dalla Strada Provinciale n. 19 Corato-San
Magno, confinante con canale EAAP e Masseria La Grotta.
4. Contrada Boschigni – il bosco si estende per Ha. 07.37.46, è composto essenzialmente
da quercia e trovasi sul lato sinistro della vicinale Basilicata o Torre Mascoli.
5. Contrada Masserie Nuove – il bosco si estende per una superficie pari a Ha. 111.80.00,
è composto essenzialmente da roverelle, trovasi lungo la II^ Mediana di San Magno e
dista circa 15 Km. dall’abitato.
I suddetti boschi, generalmente, risultano ubicati nelle vicinanze di masserie ed il loro
sottobosco solitamente è composto da steppa.
Le caratteristiche vegetazionali dei boschi di cui trattasi sono le seguenti:
ƒ
il bosco ad alto fusto di conifere è costituito per la maggior parte da pino marittimo
(Pinus Pinaster) che non raggiunge grandi altezze, sotto il quale si sviluppa la tipica
vegetazione mediterranea sempreverde. E’ composta da essenze ricche di resina con
foglie molto dure (sclerofille) adatte a contenere la perdita di acqua in presenza di un clima
e un suolo molto aridi. Per resistere alle condizioni climatiche, viene eliminato il ricambio
autunnale delle foglie e le piante sono, perciò, dette sempreverdi.
ƒ
il bosco deciduo misto, in particolare è presente laddove le condizioni del suolo e la
piovosità consentono al bosco misto di latifoglie di prendere gradualmente il sopravvento
sulla macchia sempreverde. Le piante che lo compongono non sono particolarmente
resinose e in autunno perdono le foglie che, nella stagione vegetativa, restano
relativamente ricche di acqua. Il bosco deciduo misto è normalmente sfruttato dall’uomo
che interviene con il taglio colturale ad intervalli regolari di tempo. E’, perciò,
comunemente chiamato anche bosco ceduo (dal latino: Coedere=Taglio). In alcune zone
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forestali protette, ove lo sfruttamento del legname non è consentito, il bosco ceduo si
evolve alla stato di macchia primaria con piante ultracentenarie ed un fitto sottobosco.
ƒ
il bosco ceduo degradato è il risultato di incendi e pascoli scriteriati che hanno
trasformato la maggior parte dei boschi decidui in ambienti degradati, ove le presenze di
arboree non riescono a superare il livello del sottobosco o si presentano in formazioni
fortemente diradate con ampie radure occupate dal rovo. Nel linguaggio comune tale
involuzione è definita ceduo degradato.
ƒ
la gariga è la forma degradata della macchia sempreverde ove scompare la specie ad
alto e medio fusto e le essenze cespugliate si riducono di dimensioni.
ƒ
i cespugliati sono costituiti da zone prevalentemente occupate dalle essenze cespugliose
tipiche del sottobosco del bosco deciduo misto, con la presenza della Ginestra comune
che spesso è esclusiva. Anche il Rovo ed il Pruno formano associazioni pressoché
esclusive che preparano le condizioni per una successiva ricostituzione del bosco misto.
ƒ
i pascoli naturali, considerati tali quelle zone in cui si sono avute pratiche millenarie di
pascolo ed hanno visto sparire tutte le essenze arboree e cespugliose. Ci troviamo,
pertanto, in habitat caratterizzati esclusivamente da una variegata flora erbacea in cui
prevalgono le graminacee.
Fattori predisponenti e determinanti
In base all’andamento meteorologico e climatico, dobbiamo registrare come periodo di
grave pericolosità: quello estivo, che parte dalla prima metà del mese di giugno per
arrivare alla metà del mese di settembre.
In tale periodo, d’intensità variabile da zona a zona, si determinano le condizioni
d’aridità predisponenti il fenomeno.
Generalmente la causa determinante l’incendio dei boschi è di origine atropica,
eccezion fatta per i casi dovuti ad eventi accidentali e/o naturali. L’autocombustione, sovente
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citata a sproposito, è da ritenersi una giustificazione quanto mai semplicistica ed erronea in
quanto, nei nostri climi, non si verifica che in casi del tutto eccezionali.
Le condizioni favorevoli per l’inizio dell’incendio nel bosco si verificano, più
frequentemente, alla presenza di copertura morta disseccata con soprassuoli giovani,
specialmente di essenze resinose. Le differenti condizioni meteorologiche: regime
pluviometrico, dominanza dei venti unitamente alle diverse tipologie forestali, al loro governo e
trattamento, influenzano la frequenza degli incendi.
Per la riduzione dei rischi e dei danni degli incendi boschivi, fondamentale sembra
essere l’immediatezza degli interventi, che devono mirare alla previsione degli eventi ed al
ripristino delle superfici percorse dal fuoco, in tempi brevissimi. Infatti, nelle aree colpite, la
funzione di protezione svolta dal soprassuolo forestale e vegetale è gravemente
compromessa o ridotta anche a causa dell’impoverimento del contenuto umifero dei suoli.
Dati storici sugli incendi e loro evoluzione nel tempo
Analisi statistica 1974 – 2000
Punto di partenza per una precisa e puntuale indagine storica del problema degli
incendi nel nostro Comune sono i dati statistici presenti nel documento d’indirizzo per la
prevenzione e la difesa dagli incendi boschivi redatto dalla Provincia1.
Nelle tabelle di seguito allegate sono riportati i dati relativi ad una serie di parametri ed
indici, riferiti ai due periodi di tempi considerati 1974/1994 e 1995/2000, nonché ad una serie
storica complessiva e riferita all’arco temporale complessivo 1974/2000.
I parametri presi in considerazione per ciascun Comune del territorio provinciale sono stati:
¾ superficie territoriale (Ha);
¾ superficie boscata (Ha);
¾ indice di boscosità;
¾ numero d’incendi:
1974/1994
1995/2000
1974/2000
¾ superficie percorsa totale (Ha)
1974/1994
1995/2000
1974/2000
¾ superficie boscata percorsa (Ha)
1974/1994
1995/2000
1974/2000
1
Vedi: tab. 5 Mappa della vulnerabilità; tab.6 Incendi per classi di superfici percorse dal fuoco; tab.7 Mappa viabilità
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Cause e loro distribuzione nel tempo
Le cause del fenomeno incendi sono integralmente da imputare all’azione umana, sia
volontaria sia involontaria. Le eccezioni sono generalmente limitate a cause sconosciute ed
accidentali, alquanto improbabili e non facilmente verificabili.
E’ fondamentale approfondire la natura delle cause che stanno alla base del fenomeno,
in modo particolare per quel che riguarda i comportamenti umani ed i contesti socioeconomici
e culturali in cui avvengono.
Molto spesso risulta difficile verificare le reali motivazioni che stanno alla base del
singolo gesto o dei comportamenti e, chiaramente, assai difficile individuare i colpevoli.
La statistica, a livello regionale, indica che le principali motivazioni riscontrate come
causa scatenante gli eventi volontari sono state principalmente le seguenti:
¾ aspiranti operai disoccupati
¾ attività pastorali
¾ intimidazioni, dispetti.
E’ interessante constatare come tale tipo d’evento sia caratterizzato dalla volontà di
distruggere che è riconoscibile, tra l’altro, dalla presenza di focolai multipli.
La motivazione indicata con la voce “aspiranti operai” si riferisce al problema della
richiesta d’assunzioni, e la presenza d’elementi comuni è una ricorrente caratterizzante di tali
tipi d’eventi. Essi, infatti, si sono sempre verificati:
¾ in orari critici
prima mattinata, primo pomeriggio, serata
¾ in giorni ventosi
propagazioni più facili
¾ internamente al bosco
in punti non accessibili
¾ senza pericolo per l’incolumità pubblica
Avvistamento e monitoraggio
Riveste grande importanza, ai fini del contenimento dei danni causati al patrimonio
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boschivo, la tempestività dell’avvistamento e della segnalazione di un evento alla struttura che
coordina le emergenze. Occorre pertanto continuamente verificare il tragitto dell’informazione
dalla fonte all’utilizzatore, limando tempi tecnici ed eliminando tempi morti e passaggi viziosi.
Per quanto riguarda la tempestività dell’intervento, è chiaro il carattere fondamentale
che tale fatto assume in materia di incendi boschivi.
Perché la lotta possa essere condotta in maniera efficace è necessario ribattere che si
abbia il più rapidamente possibile una visione sufficientemente chiara della situazione, per cui,
pur a costo di ritardare di qualche minuto l’intervento, sarà indispensabile una veloce
ricognizione della zona onde acquisire gli elementi necessari all’azione successiva.
La ricognizione e l’intervento risulteranno poi notevolmente facilitati se chi guida avrà
una conoscenza del territorio. Donde la necessità di poter disporre di elementi locali per
questa funzione non certo di secondo piano.
Per l’azione di ricognizione, nell’ambito del territorio Comunale, all’interno di un’area
boschiva ritenuta ad alto rischio, il bosco di Stracciacappiello, in località Cornacchiello, vi è
un punto di avvistamento costituito da una torretta provvista di tecnologia a raggi infrarossi per
gli avvistamenti notturni, dalla quale è possibile tenere sotto controllo quasi tutto il patrimonio
boschivo comunale.
La vigilanza
Dai dati statistici, si rileva che negli anni la percentuale degli incendi originati da cause
incerte continua ad essere alquanto elevata.
Per diradare questa nebulosa, in cui si possono celare comportamenti dolosi o colposi
dell’uomo, c’è la necessità di intensificare le attività di vigilanza e di controllo volte alla
individuazione delle cause, delle origini e degli autori degli incendi.
A tal fine, può essere determinante la perlustrazione costante da parte del Corpo
Forestale dello Stato, della Polizia della Provincia, cui possono essere affiancati per un valido
contributo le Associazioni venatorie e le Associazioni di volontari.
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E’ sottinteso che l’Ente, che assume l’organizzazione del servizio Azioni Incendi
Boschivi (A.I.B.), deve programmare il servizio raccordando l’intervento delle diverse
componenti, onde evitare la duplicazione di presenze sulle medesime zone o sullo stesso
itinerario.
Punti di approvvigionamento idrico
La disponibilità di acqua nella zona di operazione o a distanza utile costituisce una
delle condizioni necessarie ed indispensabili per il buon successo degli interventi di
spegnimento degli incendi.
Un sistema di rifornimento idrico funzionale deve poter essere in grado di garantire un
flusso proporzionale al fabbisogno per l’evento da contrastare ed ai mezzi antincendio
impiegati nello stesso.
La possibilità di individuare un elevato numero di punti di riferimento permette di ridurre
gli spostamenti dei mezzi con evidenti vantaggi sul piano dell’efficienza.
Rifornimento dei mezzi terrestri
Per questa categoria di mezzi, condizionati dalla viabilità e dalla morfologia del suolo, è
di fondamentale importanza che la distribuzione sul territorio delle fonti di approvvigionamento
idrico, sia capillare e quanto più presente nelle zone soggette a rischio.
Nell’ambito del territorio comunale in prossimità delle zone boscate, si sono individuati i
seguenti punti per il prelievo di acqua:
1. Masseria “Cecibizzo”, posta a circa 2 Km.del tratturello Canosa-Ruvo, condotta da tre
titolari più due operai dispone di cisterna e pozzo artesiano AQP, trattori e camion;
2. Masseria “Scelzi”, ubicata nelle adiacenze della S.P. n.103 Corato alla Sovereto-Castel
del Monte, condotta da tre titolari, fornita di cisterna, pozzo artesiano, condotta dall’AQP,
trattore cingolato e trattore con carrellone;
3. Contrada Boschigni pozzo artesiano della Comunità Montana della Murgia Occidentale;
4. Punto di prelievo dell’AQP sito in Via Castel del Monte zona OASI Nazareth, prossimità
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santuario.
Aiuta questa esigenza la varietà delle tipologie che può ritenersi idonea al rifornimento
dei mezzi di terra specie se muniti anche di apparato pescante: acquedotti, cisterne, vasche
mobili, invasi.
Anche la varietà delle tipologie dei mezzi disponibili concorre al loro proficuo utilizzo sul
fuoco, essendo possibile concatenare l’impiego di unità idonee al solo trasporto su strada di
acqua con quello di unità fuoristrada, leggere o pesanti, munite di serbatoio e in grado di
raggiungere e lanciare il carico d’acqua nelle zone di operazione.
Rifornimento dei veicoli CANADAIR CL215 e CH47
Per il rifornimento idrico di tali mezzi, si deve fare riferimento alle indicazioni riportate
nel documento d’indirizzo per la prevenzione degli incendi boschivi della Provincia di Bari che
individua quale unico bacino della provincia di Bari l’invaso del “LOCONE”, che peraltro,
nell’anno 2001 risultava non idoneo per carenza di acqua per il rifornimento dei CANADAIR.
Il rifornimento dei detti mezzi in mare, secondo l’indirizzo Provinciale, può avvenire a
condizioni che non si abbiano:
•
onde di metri 2 di altezza;
•
25 metri di lunghezza tra cresta e cresta;
•
vento di fronte con velocità superiore a 92 Km/h.
Procedure di protezione civile in caso di calamita’
Fermo restando che le procedure d’intervento A.I.B. sono delineate nel protocollo
d’intesa, promosso dalla Provincia di Bari e sottoscritto dalla Regione Puglia, dalle Comunità
Montane dal Corpo Forestale dello Stato , dai Vigili del Fuoco, che prevede il concorso che
ogni componente deve dare nel servizio A.I.B, si ritiene indispensabile che il Comune al fine
della salvaguardia del proprio patrimonio ambientale attivi un proprio servizio A.I.B., dotandosi
di strutture operative anche minime, che in concorso con gli altri organismi deputati affronti
durante il periodo giugno/settembre la problematica degli incendi boschivi sul proprio territorio.
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Il servizio da istituirsi, nel periodo innanzi indicato, deve operare attivamente nella lotta
agli incendi boschivi con l’attività di ricognizione, sorveglianza, avvistamento e spegnimento
con i mezzi idonei.
Per l’attuazione di alcuni di questi compiti il Comune cosi come è stato detto, potrà
avvalersi
dell’opera del volontariato stipulando apposite convenzioni; mentre per quanto
concerne i mezzi e il personale per il primo intervento, nell’ambito del servizio a istituirsi,
dovrebbe essere prevista la disponibilità di un’autobotte dotata di autopompa con getto a
pressione e di una squadra di operai idoneamente equipaggiati e addestrati per gli interventi
minimi di prevenzione incendi.
Il servizio di cui trattasi potrà essere coordinato dal personale della Polizia Municipale,
il quale sulla scorta della cartografia del Comune e della conoscenza del proprio territorio e
della localizzazione della viabilità principale e di servizio, delle fonti di approvvigionamento
idrico e della presenza antropica, potrà agire per i servizi minimi di prevenzione incendi e in
caso di evento grave partecipare in forma sussidiaria con gli altri Organi ed Enti delegati allo
spegnimento degli incendi.
Le risorse umane e mezzi da impegnarsi per questo servizio dovrebbero avere la
seguente consistenza minima:
-
autobotte con cisterna con autopompa e manichette, disponibile h 24;
-
tre operai idoneamente equipaggiati ed addestrati reperibili h 24;
-
una pattuglia di agenti di Polizia Municipale incaricata di coordinare il servizio A.I.B.;
-
volontari di associazioni locali incaricati dell’azione di vigilanza.
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MODALITA’
D’ATTUAZIONE E PROCEDURE D’INTERVENTO DEL SERVIZIO
COMUNALE AZIONI INCENDI BOSCHIVI (A.I.B.)
RISORSE COINVOLTE
COMPORTAMENTO
VEDETTE-VOLONTARI
Con funzioni di vigilanza
Avvisare immediatamente
la Polizia Municipale o le
Forze dell’Ordine presenti
sul territorio
POLIZIA MUNICIPALE
E/O FORZE DELL’ORDINE
ƒ
ƒ
Allertare le squadre
locali A.I.B.
Verifica della gravità
dell’evento allertando
il servizio comunale
A.I.B.
Avvisare il C.O.P., dare
comunicazione ai VV.FF. per
l’intervento e al C.F.S.
ƒ
ƒ
Contattare le squadre di
operai della Provincia;
Allertare il Sindaco
In caso di evento grave e/o
con rischi
POLIZIA MUNICIPALE
E/O FORZE DELL’ORDINE
In caso di evento di entità
modesta
Avviare squadre comunali
con automezzi sul posto per
azione di supporto a VV.FF.
e C.F.S.
Richiedere intervento
squadre locali A.I.B.
POLIZIA MUNICIPALE
E/O FORZE DELL’ORDINE
POLIZIA MUNICIPALE
E/O FORZE DELL’ORDINE
UFFICIO TECNICO
DEL COMUNE
Per l’intervento rapido ed
efficace dei VV.FF. dotarsi
di mappa del territorio con
viabilità e punti di
riferimento idrico
Segnalano al Comune l’evento
accaduto
per
l’eventuale
applicazione della Legge 303/00.
Stabilire via radio e/o
telefonico contatto in punto
prestabilito per raggiungere
la
località
incendio
proseguendo per la viabilità
più breve.
Successivamente all’evento che ha
interessato la zona boscata o i
pascoli, procede a mettere in atto le
procedure previste dall’art.10 della
Legge 353/00.
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EMERGENZE
Per quanto concerne le emergenze individuate si è ritenuto di pianificare gli interventi
per gli eventi prevedibili (nevicate di carattere eccezionale, allagamenti); mentre per quanto
concerne gli eventi non prevedibili, i cui interventi operativi quantunque tempestivi devono
essere effettuati con mezzi appropriati e personale competente, il Sindaco ovvero il
Funzionario Responsabile della Protezione Civile, al verificarsi dell’evento opererà in prima
istanza con il personale e con i mezzi disponibili e successivamente, attivando una unità di
crisi con le funzioni di supporto interessate, pianificherà gli ulteriori interventi idonei alla
salvaguardia della pubblica incolumità e del patrimonio pubblico e privato.
1. Emergenza neve
Per emergenza neve si intende tutta quella serie di disagi e difficoltà provocati da
precipitazioni nevose abbondanti ed improvvise ovvero formazione di ghiaccio a seguito di
precipitazione nevosa. Tali avversità atmosferiche, non sempre prevedibili nel nostro territorio,
causano blocchi della circolazione stradale, in particolar modo nei comuni collinari come il
nostro che non risultano attrezzati e in grado di affrontare l’emergenza e garantire la
funzionalità dei servizi essenziali. A tal fine si è reso necessario istituire un servizio minimo e
pianificare gli opportuni interventi atti a superare l’emergenza neve, a garantire la funzionalità
dei servizi essenziali e al tempo stesso l’incolumità pubblica e la salvaguardia del patrimonio
pubblico e privato.
Dall’analisi storica delle principali precipitazione nevose che si sono avute nel Comune
è possibile ipotizzare che l’evento massimo atteso oltre a procurare i disagi innanzi detti,
blocco della circolazione stradale e blocco dei servizi essenziali, può provocare l’isolamento di
alcune aziende agricole ubicate nell’alta Murgia, il crollo di alcuni manufatti, l’interruzione dei
servizi essenziali.
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Scenario dell`evento atteso dal rischio sismico