IL PROGRAMMA “JEV”
Agevolazioni alle imprese
che intendono investire
in Europa
Seminario 15 Marzo 2001
Profili economici 10
IL PROGRAMMA “JEV”
Agevolazioni alle imprese
che intendono investire in
Europa
Seminario 15 Marzo 2001
Con il contributo della Commissione Europea
E’ consentito l’utilizzo, anche parziale, del contenuto degli interventi riportati,
purché venga fatto riferimento alla fonte
PROGRAMMA
Indirizzi di saluto
Federico Tessari
Presidente CCIAA di Treviso
Marino Grimani
Presidente Unioncamere Veneto
Come individuare un poteziale partner in Germania
Hans-Jurgen Brauer
Camera di commercio Italiana per la
Germania
Presentazione del Programma Jev
Francesca Trevisan
Technical Assistance Unit Jev
Opportunità di cooperazione con le
imprese della Regione Rhône Alpes
Patrick Clert-Girard
Camera di commercio e dell’Industria di
Lione
Le modalità di accesso al Programma Jev
Supporto della banca nell’ internazionalizzazione dell’impresa
Dino Girardi
Responsabile sviluppo estero – Veneto Banca
Aspetti economici nel rapporto di
collaborazione
Renato Chahinian
Segretario Generale CCIAA Treviso
Quale forma giuridica dare al
rapporto di collaborazione da instaurare con il partner europeo
Carlo Mosca
Studio Legale Mosca
Primo Dibattito
I servizi degli Euro Info Centre a
supporto della collaborazione
tra imprese
Gian Angelo Bellati
Direttore Eurosportello Veneto
I servizi per le imprese in tema
di arbitrato e di Alternative Dispute
Resolution
Antonio Nascimben
Curia Mercatorum
Secondo Dibattito
Il programma JEV
JEV è un programma di interventi finanziari che ha l’obiettivo di stimolare
la realizzazione di joint venture tra le piccole e medie aziende presenti
nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia). Possono beneficiare del programma le PMI industriali, commerciali, artigianali e di servizi dell’Unione Europea, con esclusione di quelle operanti in settori quali l’intermediazione finanziaria ed immobiliare, la sanità pubblica e l’ambiente.
Il programma agevola nuove attività economiche che comportano investimenti
e la creazione di nuovi posti di lavoro all’interno dell’Unione Europea.
Il contributo comunitario previsto dal programma JEV non supera i 100.000
Euro, suddivisi in spese per la costituzione della joint venture e spese per
l’investimento: la domanda di contributo deve essere presentata dall’azienda
tramite uno degli intermediari finanziari presenti in ogni paese dell’Unione Europea.
Con questo seminario, finanziato nell’ambito del progetto JEV – promotion
facility – l’Eurosportello Veneto e la Camera di Commercio IAA di Treviso
intendono offrire alle aziende indicazioni e suggerimenti utili per la programmazione e la presentazione di un progetto di successo.
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Apertura dei lavori ed indirizzo di saluto
Federico Tessari
Presidente CCIAA Treviso
Lo sviluppo dell'internazionalizzazione del sistema economico locale è fra
gli obiettivi primari della Camera di Commercio di Treviso, al quale vengono dedicate professionalità specializzate e notevoli risorse finanziarie, in
considerazione della particolare dinamicità dell'imprenditoria trevigiana.
Le azioni che l'Ente realizza, nell'ambito del marketing internazionale, sono
molteplici e diversificate, tutte accomunate dalla prospettiva di sostenere e
promuovere le imprese della Marca, sia attraverso la partecipazione a fiere,
missioni e ad eventi, che offrono opportunità di nuovi contatti fra gli operatori, sia mediante l'organizzazione di iniziative che accrescano la conoscenza degli addetti ai lavori in tema di internazionalizzazione.
È, quindi, con viva soddisfazione che presento il seminario di oggi, frutto
della collaborazione fra l'Eurosportello di Unioncamere Veneto e la Camera di Commercio di Treviso che, attraverso il proprio Punto Eurosportello,
agisce quale antenna locale della rete Euro Info Centre del sistema camerale veneto, favorendo la conoscenza, a livello provinciale, delle opportunità
di finanziamento comunitarie.
L'incontro odierno è dedicato ad illustrare agli imprenditori il funzionamento del programma Joint European Venture, strumento finanziario che può
dare ulteriore impulso alle iniziative di collaborazione produttiva e commerciale fra imprese europee all'interno del Mercato Unico.
Oltre alle modalità di presentazione delle domande di finanziamento, la
giornata di oggi tratterrà degli aspetti economici dei rapporti di collaborazione fra le imprese e fornirà indicazioni sulle possibili forme giuridiche da
assegnare alle nuove società create.
Il pomeriggio sarà, quindi, dedicato ad approfondire le potenzialità di cooperazione con alcune realtà locali, francesi e tedesche, grazie alla partecipazione dei rappresentanti della Camera di Commercio di Lione e della Camera di Commercio Italiana per la Germania.
Inoltre, la Guida, che Vi è stata distribuita, Vi consentirà di avere sempre in
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evidenza i punti chiave del programma JEV ed i riferimenti ai quali potrete
rivolgervi per maggiori informazioni.
L'intera iniziativa beneficia del contributo della Commissione Europea nel
quadro del Programma JEV - Promotional Facility ed è stata realizzata anche grazie alla sensibilità di Veneto Banca, che ha operato quale intermediario finanziario.
Ringrazio tutti i relatori per la disponibilità dimostrata e per le risposte ed i
chiarimenti che forniranno alle domande che saranno loro rivolte nel corso
del dibattito.
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Marino Grimani
Presidente Unioncamere Veneto
Il tessuto produttivo del Veneto è sempre più rivolto ai mercati esteri. L'export veneto costituisce, infatti, oggi, un settimo di quello nazionale: il totale delle esportazioni, nell’anno 2000, è stato di 71.033 miliardi di lire, con
un incremento del valore del 13,9% rispetto al 1999. Il saldo attivo tra import (54.154 miliardi) ed export (71.033 miliardi) nell’anno 2000 ammonta
a 18.879 miliardi. Tale risultato colpisce ancor più l’attento lettore e analista dei dati: il saldo attivo dell’Italia è pari a 2.532 miliardi. Significa che,
senza il saldo attivo del Veneto, il risultato a livello italiano risulterebbe
negativo.
Il Veneto (seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per valore delle
esportazioni) risulta al primo posto per ammontare delle esportazioni procapite.
L’economia del Veneto segna un incremento del PIL che si colloca al nono
posto nella graduatoria dei Paesi dell’Unione Europea (contro il quattordicesimo posto dell’Italia).
Nonostante i positivi risultati raggiunti, le piccole e medie imprese venete
debbono affrontare ogni giorno nuove prove.
Qualcuno ha definito il capitalismo delle imprese del Veneto quale
“capitalismo molecolare”; a mio avviso questo è il punto di forza della nostra economia (capacità di immediata reazione al mercato) e nello stesso
tempo il punto debole (necessità di utilizzare correttamente il “sistema” e
necessità di investire in ricerca e sviluppo e in nuovi mercati). Recentemente il Presidente della Camera di Treviso ha affermato che le aziende nel Veneto perdono la loro competitività quando “escono dai loro cancelli”.
Le aziende devono essere invece sempre più competitive per poter affrontare le sfide che si presentano alle porte del nuovo millennio, ricordo l'imminente introduzione dell'Euro, l'allargamento dell'Unione Europea ai Paesi
dell'Europa Orientale (PECO), la sottoscrizione degli accordi di libero commercio tra l'Unione Europea ed i Paesi terzi ed il conseguente ingresso di
nuovi ed agguerriti concorrenti nel mercato globale e, infine, la diffusione
delle nuove tecnologie.
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Oggi, per poter crescere nei mercati esteri ed affrontare le nuove sfide, è
necessario che le aziende europee, soprattutto quelle di dimensioni più piccole, uniscano le proprie forze.
Con il programma JEV, la Commissione Europea ha inteso così favorire la
nascita di joint-ventures transnazionali tra piccole e medie imprese europee.
Tale programma rappresenta la più rilevante iniziativa della Unione Europea indirizzata alle Piccole e Medie Imprese, ha lo scopo di renderle più
competitive e ampliarne i mercati.
Questa guida, realizzata dall'Eurosportello Veneto in collaborazione con la
Camera di Commercio di Treviso, con il contributo della Commissione Europea, fornisce tutte le informazioni sull'utilizzo di tale programma.
L'Eurosportello Veneto e la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e
Agricoltura di Treviso, forti della propria esperienza nel campo dell'internazionalizzazione, sono al servizio del sistema delle imprese per sviluppare
azioni di supporto agli imprenditori che hanno programmato una presenza
più stabile nei mercati esteri.
Desidero sottolineare come la sempre maggiore competizione, determinata
dalla globalizzazione dei mercati, non trova “barriere” nella sovranità degli
Stati, i quali non possono, quindi, che intervenire per supportare le imprese
nella sfida. In un tale contesto ritengo che nel nostro Paese le istituzioni, tra
le quali annovero il “Sistema delle Camere di Commercio”, debbano assumersi la responsabilità di costituire una “opportunità” e non un “vincolo”.
Infatti è necessario affrontare la competizione, per vincerla, con “sistemi
paese” che diano un vero valore aggiunto per i cittadini e le attività economiche.
In un recente incontro fra Istituzioni pubbliche e Camere di Commercio il
prof. Ferruccio Bresolin ha lanciato un monito: l’economia si sta orientando
e, quindi, spostando, “dai beni ai servizi” e “dalla proprietà all’accesso”:
Desidero formalizzare, quale Presidente di Unioncamere Veneto, l’impegno
delle sette Camere di Commercio nel supportare le imprese in questa nuova
sfida.
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PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA JOINT EUROPEAN
VENTURE CRITERI DI ELEGGIBILITA’ E PROCEDURE
Francesca Trevisan
Technical Assistance Unit JEV
Le piccole e medie imprese (PMI) dell'Unione europea incontrano tuttora
difficoltà per integrarsi appieno nel mercato unico e per internazionalizzare
le proprie attività.
Esse non approfittano, quanto dovrebbero, delle opportunità commerciali
transnazionali offerte dal mercato unico. Questo rappresenta un limite, sia
per la loro crescita e capacità di creare posti di lavoro, sia per la loro competitività. Per questo motivo, è importante, a livello comunitario, aiutare le
PMI ad ampliare le proprie attività, creandone di nuove oltre le frontiere
nazionali. Il programma JEV intende assumere un ruolo di primo piano per
conseguire tale obiettivo.
Infatti, grazie alla ripartizione dei costi nella fase di fattibilità di un progetto
e al contributo all'investimento propriamente detto, JEV aiuta le imprese a
sbloccare i finanziamenti necessari e a trasformare in realtà le loro ambizioni. Inoltre, il programma JEV è volto alla creazione di nuove attività e di
nuovi e duraturi posto di lavoro.
Il programma JEV è aperto alle PMI dell'Unione europea e dello Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein, Norvegia).
Ogni partner della joint-venture deve soddisfare i seguenti criteri di ammissibilità:
x
occupare meno di 250 dipendenti;
x
avere un fatturato annuale non superiore a 40 milioni di Euro oppure un
totale di bilancio annuale non superiore ai 27 milioni di Euro;
x
rispettare il criterio dell'indipendenza.
La joint-venture deve sfociare nella creazione di nuove attività economiche.
Il concetto di "joint-venture" va interpretato in modo ampio, cioè come
qualsiasi forma di consorzio, partnership o joint-venture nel settore indu13
striale, dei servizi, del commercio e dell'artigianato tra almeno due PMI o
imprenditori di due Stati membri diversi. Il progetto non è ammissibile ove
uno dei partner detenga oltre il 75% del capitale della joint-venture.
Una rete di istituzioni finanziarie specializzate (banche commerciali o di
investimenti, fondi di capitali di rischio) selezionate dalla Commissione
Europea agisce da intermediaria tra le PMI e la Commissione stessa.
Le banche svolgono quindi un ruolo di partner privilegiati delle PMI, che
consiste:
x
nell'informare e assistere le PMI nei loro progetti;
x
nello studiare, analizzare e trasmettere il progetto alla Commissione
europea;
x
nel provvedere ai versamenti del contributo comunitario alla PMI, il cui
progetto sia stato approvato;
x
nel controllare l'attuazione del progetto.
Ma vediamo qual è l’importo massimo per progetto e quali sono i costi ammissibili.
Il contributo comunitario mira a coprire le spese connesse alla creazione di
una joint-venture. L'importo del contributo (al massimo 100.000 Euro per
progetto) e le condizioni per la sua concessione sono le seguenti:
x
la prima parte del contributo copre fino al 50% delle spese ammissibili,
per un importo massimo di 50.000 Euro;
x
le spese ammissibili sono quelle relative all'ideazione e alla costituzione di una joint-venture transnazionale creata da PMI europee; esse
comprendono le spese relative a studi di mercato, alla preparazione della base giuridiche del piano strategico, all'analisi dell'impatto ambientale, nonché tutte le altre spese connesse alla costituzione di una jointventure;
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x
la seconda parte del contributo copre fino al 10% dell'investimento realizzato.
Una PMI che desideri presentare una richiesta di finanziamento deve prendere contatto con uno degli intermediari finanziari della rete JEV. L'intermediario finanziario avrà il compito di valutare la richiesta e, in caso di parere favorevole, di trasmetterla alla Commissione europea. Il contributo comunitario sarà versato alla PMI tramite l'intermediario finanziario.
La prima parte del contributo per un massimale 50.000 Euro, viene erogata sotto forma di un anticipo rimborsabile del 50% (massimale 25.000
Euro), non appena la richiesta sia stata approvata dalla Commissione
europea. Un secondo versamento del 50% (massimale 25.000 Euro) sarà
effettuato, previa trasmissione dei documenti giustificativi di tutte le
spese sostenute e di una relazione di valutazione finale particolareggiata, che consenta di stimare la fattibilità della joint-venture, nonché l'investimento richiesto. In seguito all'accettazione dei documenti da parte
della Commissione Europea, l'anticipo rimborsabile sarà convertito in
contributo; una volta realizzato l'investimento e fornita prova che la
nuova attività è stata avviata, verrà effettuato un versamento complementare, limitato al 10% dell'investimento.
Tutte le PMI beneficiarie del terzo versamento devono trasmettere alla
Commissione Europea, per un periodo di cinque anni, le informazioni relative all'attività della joint-venture e, in particolare, al numero dei posti di
lavoro creati.
La Commissione europea ha rifinanziato il Programma JEV fino al 2005;
pertanto fino a quella data sarà possibile presentare domande di finanziamento.
Una novità sostanziale, attualmente allo studio da parte dei servizi della
Commissione, è l’allargamento del programma ai Paesi candidati
all’adesione. In questo modo si verrebbe a colmare in parte il vuoto lasciato
per i Paesi PECO dalla sospensione del Programma JOP.
Sono previste inoltre modalità di finanziamento più snelle e procedure di
rendicontazione più semplici, tali da rendere ancora più agevole per le imprese l’accesso a JEV.
Quindi, queste le 3 nuove cose di JEV. Il massimale resterà, comunque, di
centomila Euro.
La Commissione spera già alla fine dell’estate, di poter presentare la nuova
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proposta al Parlamento e spera che il Parlamento Europeo, possa deliberare
entro la fine dell’anno, per dare, quindi, la possibilità al nuovo JEV di entrare presto in vigore.
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LE MODALITA’ DI ACCESSO AL PROGRAMMA: COME
PRESENTARE UNA DOMANDA DI FINANZIAMENTO
Dino Girardi
Veneto Banca
Parlare di JEV, dopo l'intervento della dottoressa Trevisan, tecnico specializzato, che opera nella Commissione Europea, è veramente difficile.
Devo affermare che Veneto Banca è uno degli intermediari finanziari presso la Commissione Europea per il programma JEV. Quindi, quello che noi
possiamo fare è collaborare - e sottolineo collaborare - con le aziende. Questo è e deve essere il fulcro del rapporto, della relazione tra banca e impresa.
Se mi permettete, parto da una considerazione.
Il Presidente, nell’intervento di apertura, ha detto che l'economia della RegioneVeneto e della provincia di Treviso è in crescita da vent'anni. A memoria - ho operato nei mercati finanziari per parecchi anni - vi assicuro che
neanche l'economia americana cresce in via continuativa da oltre vent’anni,
perché ai periodi di crescita alterna momenti di stasi o recessione. Quindi,
tutte le notizie che leggiamo sulla crescita dell'economia del Nord-Est, della provincia di Treviso in particolare, è l’esempio di un tessuto produttivo
che opera correttamente e funziona.
Torniamo al nostro programma JEV e all'intermediario finanziario.
Quello che è importante è la relazione tra Banca e cliente, la collaborazione
con la Banca. La Banca non deve essere considerata come una controparte,
come il fornitore. Deve essere vista come consulente. Perché? La dottoressa
Trevisan prima ha affermato che l’interlocutore presso la Commissione Europea è l'intermediario finanziario. L'intermediario finanziario è la Banca.
Quindi la Banca deve essere il consulente dell’Azienda, lo deve supportare
nell’espletamento delle formalità e presentare le richieste alla Commissione
Europea, nel rispetto delle normative vigenti.
Qual’è in concreto il supporto della Banca?
La Banca:
x Mi comunica tutte le informazioni, che mi permettano di valutare se il
mio progetto rientra tra le tipologie previste dal programma JEV. Se il
mio progetto non rientra tra le tipologie previste, sceglierò altre strade o
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x
adeguerò il progetto affinché rientri tra quelli previsti dal programma.
Mi informa dettagliatamente (direttamente o indirettamente) sulla domanda da presentare, e sulla documentazione da correlare. Posso a questo punto valutare se sono in grado di produrre la richiesta in proprio, o
farmi supportare da professionisti o Società specializzate del settore
(es. l’Eurosportello). L’Eurosportello mi solleva e mi supporta in tutte
le formalità burocratiche indispensabili per poter accedere al contributo.
La banca inoltre deve dare una prima valutazione di merito, sia per quanto
concerne l’oggetto della richiesta, sia sull’Azienda richiedente e successivamente inoltrarla alla Commissione Europea.
Successivamente ha una funzione di controllo, al fine di verificare l’esito
del progetto ed un corretto utilizzo dei fondi.
Possiamo pertanto asserire che, l’intermediario finanziario, in altre parole la
Banca, è il braccio operativo della Commissione Europea, che ha Sede a
Bruxelles, e che tramite l’intermediario finanziario può assistere le Aziende
nei singoli Paesi di residenza, dove nasce il bisogno.
Con questa organizzazione l’Azienda ha veramente risolto la maggior parte
dei suoi problemi, perché vicino alla sua residenza ha l’assistenza, la consulenza professionale e completa.
E’ necessario che conosca perfettamente:
- il progetto
deve essere in linea con il programma JEV
per poter accedere alle agevolazioni
- gli importi
le agevolazioni mi permettono di abbassare
i costi che come Azienda devo sostenere
nel mio processo di internazionalizzazione;
- le formalità
qualsiasi contributo da enti esterni è subordinato al rispetto di determinate condizioni
ed alla corretta presentazione anche formale.
Tutte queste informazioni possono essere fornite dalla Banca, dalla propria
Banca, e pertanto torniamo alle considerazioni iniziali relative al rapporto
con la propria Banca.
Il problema del sistema bancario è quello di fornire le complete informazioni al destinatario finale: il Cliente.
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Nelle Banche si verifica che alcune funzioni, specialmente quelle specialistiche, sono concentrate presso le Direzioni di Area o le Direzioni Generali.
È normale che alcune attività specialistiche: crediti speciali, leggi speciali,
attività Estero, ecc. siano concentrate in appositi uffici specialistici. Trattasi
infatti di attività specifiche e specialistiche. Il decentramento in tutta la rete
della Banca, potrebbe portare ad una conoscenza più superficiale delle singole materie, e pertanto ad un supporto non adeguato per il Cliente.
L’onere a questo punto, per il Cliente, consiste nel dialogare con il referente della Banca presso la Filiale, sia esso il Direttore o lo sportellista, esporre
le singole esigenze e pretendere di avere o le risposte immediate oppure i
riferimenti presso le Aree o presso le Direzioni Generali, incaricati e preposti alle specifiche problematiche.
Lo slogan potrebbe essere il seguente:
“In Banca si può trovare la risposta a qualsiasi problema (bancario),
l’importante è conoscere la persona giusta, preposta allo specifico quesito”.
È naturale che in tutte le Banche, nella loro organizzazione, prevedano, per
il programma JEV, un accentramento dell’operatività normalmente presso
la Direzione Generale. Sarà pertanto compito del mio referente presso la
Filiale, indicarmi l’ufficio incaricato e la persona o le persone da contattare.
In questo modo sono certamente sicuro di ricevere una consulenza specialistica, puntuale, celere e professionale.
Se analizziamo l’elenco degli Intermediari Finanziari inseriti nel fascicolo
allegato alla documentazione del convegno, possiamo rilevare che le precedenti considerazioni corrispondono alla realtà. Tutte le Banche hanno i loro
referenti per il progetto JEV presso le Direzioni Generali: Banca Commerciale Italiana a Milano, Banco di Roma a Roma, Banca Nazionale del Lavoro a Roma, Banca Popolare di Novara a Novara, Banco Ambrosiano Veneto a Milano, Veneto Banca a Montebelluna.
Avere un Intermediario Finanziario come Veneto Banca, con il riferimento
specifico nella provincia in cui opero, mi permette di avere un contatto diretto, veloce, specifico, specialistico e puntuale. Le risposte possono essere
molto più celeri ed inoltre, la Banca che opera nel mio territorio, molto probabilmente conosce in modo più appropriato ed approfondito le specificità
e le particolarità dello stesso.
Il tessuto produttivo delle Aziende che operano nel territorio è costituito,
nella maggior parte, da piccole e medie imprese.
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La globalizzazione dei mercati ha visto un grosso impegno da parte delle
Aziende, specialmente PMI, interessate al processo di internazionalizzazione.
Il naturale processo passa attraverso relazioni commerciali, creazione
all’estero di Uffici di rappresentanza, depositi commerciali o vere e proprie
filiali, delocalizzazione produttiva sia rivolta all’ottimizzazione dei costi sia
allo sviluppo di nuovi mercati.
L’impegno di Veneto Banca a supporto delle Aziende nel loro processo di
internazionalizzazione è stato, specialmente in questi ultimi anni, notevole.
Il settore “corporate” impiega molte risorse nell’organizzazione della struttura, al fine di essere ponti ed efficienti nell’assistere e risolvere le esigenze
della Clientela in questo specifico settore.
La consulenza e l’assistenza che forniamo nel comparto estero, è estremamente personalizzata, alle esigenze ed alle necessità di ogni singolo Cliente.
Qual è il supporto di Veneto Banca alla Clientela?
x La rete di corrispondenti, permette trasferimenti commerciali da e verso
l’estero in tutto il mondo
x Aderisce a sistemi di pagamento elettronici esistenti in alcuni paesi del
mondo
x Su richiesta del Cliente è disponibile a scambi di rapporti con specifiche Banche estere al fine di avere una relazione diretta con la Banca del
beneficiario/ordinante
x Partecipazione in alcune Banche che operano nei paesi dell’est Europa
(Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Ungheria, Slovenia, Croazia,
Bosnia-Erzegovina), nelle quali opera un “italian desk” gestito dalla
Banca stessa, con personale che parla la lingua italiana, a disposizione
dei nostri Clienti per qualsiasi esigenza necessitino nel paese estero
(informazioni, assistenza finanziaria e fiscale, ecc.). Naturalmente con
queste Banche intratteniamo un rapporto di conto diretto, onde garantire la maggiore tempestività nei trasferimenti sia in entrata, sia in uscita.
x Ha acquisito nel corso del 2000 la maggioranza di una Banca italiana,
la Banca Italo Romena, che ha filiali operative in Romania. Attualmente le Filiali operative sono a Bucarest e Timisoara, nel prossimo futuro
il programma prevede investimenti ed aperture in altre città, dove importante è la presenza di Aziende Venete. Ci tengo particolarmente sottolineare che, l’intervento diretto in Romania è stato sollecitato dalle
Aziende che operano nel nostro territorio, già presenti in modo massiccio in quel paese.
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x
x
Tramite una Società partecipata, Sintesi 2000 S.r.l. ha un Ufficio di
Rappresentanza a Londra ed uno a Hong Kong. Tali Uffici, con personale che parla la lingua italiana, sono a disposizione della nostra Clientela a supporto per qualsiasi esigenza, logistica, finanziaria, di consulenza, ecc.
Partecipa ad una “Merchant Banck” per le transazioni che richiedono
l’intervento specifico di tale struttura finanziaria.
La varietà degli argomenti trattati e la specificità del settore estero, sottolineano l’esigenza importante e fondamentale del rapporto tra Cliente e Banca.
Le maggiori distanze tra le parti del contratto (importatore ed esportatore),
la lingua diversa ed i differenti sistemi di pagamento esistenti nei vari paesi,
fanno si che il supporto della Banca deve essere diverso da quello normalmente tenuto per le transazioni interne.
Una consulenza specifica, specialistica e personalizzata permette
all’Azienda di non incorrere in disguidi od inconvenienti, che potrebbero
ostacolare la normale attività della mia Azienda.
Consideriamo la Banca quale partner dell’Azienda e “sfruttiamo” la sua
preparazione e conoscenza del settore finanziario e sistemi di pagamento,
per le esigenze specifiche e particolari cui ogni realtà necessita.
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ASPETTI ECONOMICI NEL RAPPORTO DI COLLABORAZIONE
Renato Chahinian
Segretario Generale della Camera di Commercio di Treviso
Sino a questo punto, abbiamo parlato soprattutto di finanziamenti, cioè come procurarsi le disponibilità, per partecipare al progetto JEV. Finanziamenti che, come abbiamo visto, in parte vengono erogati dalla Comunità
Europea sotto forma di contributo e in parte devono essere recuperati dalla
stessa società (joint-venture) attraverso i canali normali di finanziamento,
che sono il capitale proprio ed il capitale di credito.
Ora osserviamo, però che una nuova società, una nuova impresa, ovviamente, deve avere un programma e questo programma deve essere economico. Altrimenti tutte le facilitazioni, tutti gli aiuti non servirebbero a niente. Quindi dobbiamo esaminare la validità dell’investimento in collaborazione ed i suoi aspetti economici.
Ma vorrei fare, prima, una riflessione di carattere generale.
Introduzione macroeconomica
Noi oggi partecipiamo alla Comunità Europea. Abbiamo aderito all'Unione
Monetaria Europea e questo, lo sappiamo benissimo, ha comportato tutta
una serie di difficoltà e di sacrifici, sia per i cittadini che per le imprese,
perché, soprattutto l'Italia, era uno dei Paesi che ha incontrato maggiori difficoltà per rispettare i parametri di Maastricht. Il nostro Governo, infatti, ha
adottato parecchi provvedimenti restrittivi, che hanno comportato rilevanti
sacrifici ai cittadini ed alle imprese, per rispettare tali parametri, soprattutto
riguardo la pressione fiscale.
A questo punto, quindi, se le nostre imprese vogliono effettivamente trovare delle compensazioni a questi sacrifici attraverso l'Unione Europea, devono cercare di ottenere anche i benefici connessi. Altrimenti avremo solo sacrifici.
Quali sono, allora, i benefici che ci fornisce la Comunità Europea e che noi
possiamo sfruttare? Innanzitutto, l'ampiezza del mercato. Il mercato diventa unico, europeo e, quindi, da 60 milioni di consumatori passiamo ad
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oltre 300 milioni. Inoltre, gli impegni di Maastricht hanno comportato
anche dei benefici. Cioè, quelli di avere una situazione politica, ma anche economica, ma anche finanziaria, stabile e che quindi permette di
fare degli investimenti a medio e lungo termine, sapendo che il quadro
generale e le condizioni principali dell’iniziativa non mutano, non sono
più soggette a continue flessioni dei cambi, ad aumenti incessanti dell'inflazione, spesso molto elevati. A questo punto, agiamo in un sistema
che è stabile.
Il terzo aspetto è la concorrenza. Ovviamente, in un regime concorrenziale
consolidato, se la nostra impresa è buona, se le nostre iniziative sono valide, queste trovano meglio la possibilità di affermarsi, rispetto ad una situazione di protezionismo, che continuerebbe a predominare in assenza della
Comunità Europea e del Mercato Unico.
Quindi, per accedere a questi benefici, per effettivamente trarne vantaggio,
dobbiamo essere più grandi, dobbiamo essere più competitivi e dobbiamo
fare maggiori investimenti a medio e lungo termine.
Ma tutte queste tre condizioni, in realtà, sono i requisiti del nostro strumento JEV, perché una joint-venture europea aiuta a fare le cose assieme, aiuta
a fare le cose in comune e, di conseguenza, aiuta ad essere più grandi, più
competitivi ed a predisporre i progetti in un'ottica più protratta nel tempo.
L’investimento economico di medio-lungo termine
L'investimento in JEV, come un qualsiasi altro investimento, deve essere
programmato e deve essere economicamente valido, cioè deve prevedere,
alla fine, dei risultati positivi.
Perché ciò avvenga, bisogna che il tasso interno di rendimento “r” che soddisfa l’equazione
Ft
I = Ȉ ________________
(1 + r)t
in cui:
I
Ft
t
= investimento iniziale
= flussi monetari annuali derivanti dall’investimento
= tempo (espresso in anni)
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sia maggiore del tasso costituito dal costo medio del capitale (sia
proprio che di credito) necessario al finanziamento dell’iniziativa.
Se, in altri termini, il rendimento globale del programma è superiore al costo medio del capitale che lo finanzia, possiamo dire che l'iniziativa è conveniente e quindi è opportuno realizzarla.
Ma, a questo punto, possiamo fare anche un'ulteriore riflessione, perché la
Comunità Europea eroga in proposito dei contributi abbassando così il costo del finanziamento. Di conseguenza, noi possiamo programmare iniziative convenienti, economicamente convenienti, anche se il loro rendimento è
più basso dei tassi di mercato, in quanto il costo del finanziamento, che effettivamente sosteniamo, per finanziare la nostra iniziativa, è più basso, in
virtù appunto di questo beneficio della Comunità Europea che viene erogato a scopo promozionale. Infatti, la Comunità Europea, nella sua politica
economica vuole incentivare queste forme di investimento, che sono proprio quelle che creeranno, nel complesso, una maggiore competitività per le
nostre imprese.
L’investimento in comune
Oltre a questo vantaggio, relativo al contributo, si aggiunge il vantaggio
dell’iniziativa in comune.
Infatti, un'iniziativa in comune, un investimento realizzato insieme crea,
contemporaneamente, una maggiore dimensione di quella che potrebbe avere il singolo imprenditore e, soprattutto, permette una maggior competitività e, quindi, per questo, si possono formare, nel conto economico delle
nuove iniziative, sia economie di scala che economie di varietà. Queste ultime derivanti dal fatto che, mettendosi assieme più imprenditori, ciascuno
con specifiche specializzazioni e qualità, da queste diversità può nascere
un'iniziativa migliore.
E, infatti, il principio generale della sinergia, che è il principio generale
delle iniziative in comune, è quello che uno più uno deve essere maggiore
di due.
E, infatti, se mettiamo assieme le capacità di più persone con specializzazioni e qualità diverse, possiamo riuscire a conseguire risultati che sono
maggiori della somma dei risultati che si otterrebbero se le singole iniziati25
ve venissero realizzate ciascuna separatamente.
Le politiche strategiche, per ottenere questi vantaggi attraverso l'investimento in comune, possono essere di vario tipo.
Per fare un quadro abbastanza generale, possiamo dire che, all'interno delle ,politiche di produzione si tratterà di individuare, tra i singoli partecipanti, quelli che conoscono già i sistemi produttivi migliori, oppure per ottenere la produzione a più bassi costi, oppure per ottenere una maggiore
produzione, sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo.
Sotto l'aspetto delle politiche dei fattori produttivi (ossia il lavoro ed il
capitale), dipenderà dai diversi Paesi, dipenderà dalle diverse esperienze e
specializzazioni delle imprese partecipanti, per cui ci potrebbe essere
l’utilizzo maggiore delle risorse umane migliori in un Paese, anziché
nell’altro, oppure, delle risorse umane meno costose nei Paesi di riferimento.
La stessa cosa avviene per le risorse finanziarie: anche i capitali, cioè, possono essere più o meno abbondanti e possono essere più o meno costosi,
nelle diverse realtà ambientali e con riferimento alla diversa capacità di credito che possono avere gli imprenditori-soci partecipanti alla joint-venture.
Per quanto riguarda le politiche di mercato, possiamo, attraverso un'iniziativa in comune, introdurci meglio nel nostro mercato e nel mercato già conosciuto dal nostro partner.
Di conseguenza, possiamo avere anziché uno, due mercati di sbocco. Se poi
uniamo assieme le nostre forze e cerchiamo di essere più competitivi ed aggressivi nell'introduzione in mercati terzi, le opportunità crescono. I mercati
stranieri - cioè intendo extracomunitari – possono essere meglio penetrati
grazie alle forze congiunte di un'iniziativa in comune. Cosa che, molte volte, non può avvenire se rimaniamo all’interno del nostro guscio.
Considerazioni conclusive
Quindi, se l'investimento in una joint-venture può arrecare tutti questi vantaggi, ovviamente, ancora maggiori sono i vantaggi se la joint-venture non
è formata soltanto da due operatori, da due imprenditori, bensì da più soggetti, perché allora i vantaggi di sinergia si moltiplicano.
A questo proposito, i vantaggi maggiori si verificano nelle reti settoriali,
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cioè nelle filiere. La soluzione migliore è quella di una joint-venture formata da una serie di imprese che sono legate da rapporti di fornitura, per cui si
riesca a presidiare e ad ottimizzare tutta la catena produttiva, dalla materia
prima al prodotto finito sul mercato.
Un altro campo, in cui queste joint-venture possono essere molto utili e dare molti vantaggi, è rappresentato dalle reti territoriali, cioè dai distretti,
che sono aree particolari, in cui predominano certi tipi di produzione in maniera uniforme e/o complementare. E, allora, creare delle joint-ventures di
operatori che producono lo stesso prodotto può generare una forza di mercato che, altrimenti, non sarebbe possibile; oppure può accostare produzioni
complementari, per poter offrire al mercato assortimenti più vasti, con un
marchio comune.
In questo campo, la Camera di Commercio è molto impegnata, perché cerca
di orientare la sua politica promozionale proprio per aumentare le dimensioni, per accrescere la competitività e, quindi, migliorare la produttività,
attraverso varie forme di associazionismo e di cooperazione.
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QUALE FORMA GIURIDICA DARE AL RAPPORTO DI
COLLABORAZIONE DA INSTAURARE CON IL PARTNER EUROPEO? ASPETTI DI CONTRATTUALISTICA
INTERNAZIONALE
Carlo Mosca
Studio Legale Mosca
Affrontare in poco tempo un tema come quello degli aspetti giuridici di una
accordo di joint venture richiede una concisione che inevitabilmente farà
trascurare molti dettagli. Ne chiedo perdono in anticipo.
Abbiamo sentito parlare di joint-venture negli interventi precedenti e forse
conviene ora, prima di tutto, chiarirne un concetto da un punto di vista giuridico, che ben poche norme definiscono esattamente cos'è una jointventure. Quando anzi il fenomeno è disciplinato in qualche legislazione nazionale, spesso lo è in maniera frammentaria; tendenzialmente, poi nei Paesi più industrializzati (e fra questi quelli che possono essere interessati al
JEV) non se ne parla affatto.
Joint-venture, per quanto oggi ci interessa, è un termine che può avere fondamentalmente due accezioni. Nella prima, sottintende, in senso lato, di
“accordo di collaborazione”. Se dico che qualcuno è in joint-venture con
altri, intendo che sta realizzando qualcosa in collaborazione, senza necessariamente precisando come (ad esempio su base meramente contrattuale o
con utilizzo di società di capitali o in consorzio).
Nell’accezione ristretta, invece, joint-venture, indica lo stesso strumento
utilizzato per realizzare un progetto di collaborazione. Quindi, quando si
sente dire: "È stata fatta una joint-venture", può essere riferito sia alla società che, magari, è stata creata tra le parti, quanto, invece, alla collaborazione in senso lato.
Venendo al tema della giornata, va ricordato che, ai fini del progetto JEV,
le joint ventures candidate al finanziamento debbono avere determinate caratteristiche. Si tratta quindi, di una specie particolare di joint-ventures o,
meglio, il progetto JEV favorisce delle joint-ventures che hanno determinate caratteristiche.
Un dato peculiare ad esempio di tali ipotesi di JV è che esse debbono prevedere la creazione di una nuova entità, distinta dai partners.
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Tale caratteristica è già stata sottolineata dai precedenti relatori, come pure
si è già detto della caratteristica, diciamo, non "leonina" del patto, che deve
legare i partecipanti alla joint-venture. Non deve esserci un venturer talmente ingombrante da schiacciare gli altri.
L’esigenza manifestata dalle regole JEV ci permette di introdurre un generale distinguo in tema di joint ventures.
Si usa infatti distinguere le joint-venture “corporate” da quelle di tipo
“contrattuale”. Le prime (dette anche corporate o equity joint-venture) prevedono la creazione di un’entità di tipo societario, terza rispetto alle parti.
Nelle seconde, tale caratteristica è assente. Le parti si mettono semplicemente insieme, per fare qualche cosa e, appunto, realizzano una jointventure. Quello che le lega è, essenzialmente, il rapporto contrattuale. Naturalmente in tali casi può essere creato un ufficio di coordinamento o canali particolari di comunicazione, ma non nasce un’entità terza.
Il termine equity o non-equity rimarca una natura finanziaria degli apporti
delle parti, più che il tipo di veicolo usato.
La distinzione corporale/contractual è tipicamente americana. In altri Paesi, ci sono altri modi di approccio ma, mancando una definizione legale
precisa, è una definizione che può tornarci utile anche per quello che oggi
stiamo affrontando.
Tradizionalmente, poi, si distingue anche fra joint-ventures finalizzate a
scopi particolari e quelle create invece a fini più generali.
Esempi delle prime potrebbe essere la joint venture creata per la realizzazione dell'Eurotunnel o del ponte di Messina, quando lo faranno, o dell'aeroporto di Hong-Kong , strumenti che vengono ideati per un determinato
scopo, un determinato progetto.
È chiaro che è la distinzione è spesso più empirica che altro: se due produttori di software si accordano, per sviluppare in comune un prodotto terzo, la
loro joint venture è sicuramente di tipo finalizzato, ma non esclude certo di
essere utilizzata un domani per forme più generiche di collaborazione.
Va avvertito a questo punto – ma credo sia comunque emerso da quanto
sinora detto - che una joint-venture, o meglio la collaborazione che viene
realizzata nell'ambito di una joint-venture può avere contenuto più ampio.
Le imprese possono collaborare sia a livello di ricerca e sviluppo, sia a livello di ricerca di mercato ( ad esempio di coordinamento di sforzi di marketing), sia a livello produttivo.
La collaborazione può avere un amplissimo spettro di applicazione, dalla semplice gestione amministrativa a complicate ipotesi di coordinamento produttivo
e di mercato. Si pensi, ad esempio, agli accordi di c.d. “specializzazione”. “Io so
far bene una cosa; il mio concorrente sa far bene un'altra; i prodotti reciproci
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possono integrarsi; perché non metterci insieme?”
Dicevo in apertura che debbo per necessità di tempo selezionare i temi da
trattare.
Penso sia interessante in particolare analizzare come negoziare un accordo
di joint-venture, perché, poi, è quello che, operativamente, le imprese si trovano a dover fare. Ho indicato nella documentazione che vi è stata distribuita alcuni degli aspetti da considerare. Certamente non sono tutti ma possono dare un’idea del problema.
In estrema sintesi, mi sento di potervi segnalare quattro aspetti in particolare.
Primo: considerare i fattori legali da subito.
Le aziende sono portate, molto spesso, a partire con il negoziato su aspetti
tecnici o economici e solamente alla fine delle trattative, andare dall'avvocato quando ci vanno - per chiedere che vengano formalizzati accordi già presi.
Conviene invece partire, da subito, con un team di consulenti, fra i quali un
legale.
Secondo: analizzare tutte le opzioni disponibili.
Non esiste un'unica strada. Ci sono in genere tanti modi per raggiungere lo
stesso obiettivo.
Terzo: valutare bene i propri punti di forza e di debolezza,
Soprattutto in vista di calcolare le chances di controllo e di ritorno
dell’investimento.
Quarto: considerare le diversità culturali.
Soprattutto – va da sé – in tema di joint-venture a valenza transnazionale.
Quanto al primo tema (“Considerare gli aspetti legali da subito”) prenderei
in considerazione tre questioni:
a)
il problema di come strutturare il contratto di joint venture e
quelli collegati;
b)
l’analisi dell’ambiente legale in cui si opera;
c)
i problemi posti dalla natura internazionale dell’intesa.
Andando per ordine:
Il contratto di joint-venture e quelli collegati
Tra la documentazione, che Vi è stata data, avete una check-list delle que31
stioni che - a mio avviso - sarebbe bene considerare, negoziando un contratto di joint-venture.
Si tratta di un contratto abbastanza complesso, il più delle volte, che ha tutte le caratteristiche, quindi, di un contratto che deve essere fatto con la dovuta attenzione ed assistenza.
Una osservazione banale, prima di tutto: teniamo distinti il contratto di
joint-venture (l’accordo-quadro di cooperazione) dai contratti con i quali
detta collaborazione in pratica si realizza (lo statuto societario di una srl,
piuttosto che quello di una GmbH e così via).
Molto spesso, da un punto di vista pratico, si tende a non formalizzare il
primo, saltando direttamente ai secondi. Prendiamo il caso ad esempio in
cui un’azienda italiana voglia creare una commerciale in Germania insieme
all’attuale distributore. La tendenza, in tale caso, è spesso quella di non fare
alcun accordo quadro e semplicemente procedere alla costituzione di una
società tedesca, utilizzando magari statuti standards. Nulla di vietato, ma
occorre realizzare che in tal modo si salta dal generale al particolare, con il
rischio che non siano formalizzate le intese, che necessariamente governano una collaborazione di questo tipo.
Ad esempio, fra le molte clausole di un contratto di joint venture una delle
più rilevanti e quella direi iniziale: la definizione degli obiettivi. È chiaro
che se lo statuto (magari standard) della società è l’unico documento disponibile, ben difficilmente si riuscirà a definire il reale ‘scopo’ della joint venture. È nell'accordo di joint-venture vero e proprio, che vengono definiti gli
obiettivi delle parti.
Attenti, poi, al valore delle lettere di intenti che, spesso, non è chiaro se
vincolino o no.
Tocchiamo uno degli aspetti più delicati della contrattualistica internazionale al riguardo e occorre farsi assistere da esperti. Può essere, ad esempio,
che le parti abbiano la percezione che quello che viene stabilito nella lettera
di intenti non sia vincolante quando, invece, lo è, e viceversa.
Se mando un fax dicendo ad esempio ad un americano: "Lieto
dell’incontro. Perché non cooperiamo per commercializzare in comune i
miei prodotti negli Stati Uniti. Mi dirai tu cosa piace lì e che marchio conviene usare", è vincolante o no?
Cioè se poi mi tiro indietro e non faccio nulla, ho delle conseguenze o no?
È un caso che spesso si verifica.
Un americano, probabilmente, considererebbe questo vincolante. In tal caso
rivendicherebbe l’esistenza di una joint venture di fatto.
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Per un italiano, molto probabilmente una dichiarazione d’intenti come questa non è vissuta come vincolante.
Il lucido vi mostra poi gli altri punti da considerare.
Consultate al proposito la lista di controllo che citavo prima. Vi dà l'idea
delle cose da considerare ed è abbastanza articolata. Essendo una check-list
può, naturalmente, andar bene per alcuni tipi di joint-ventures. Certe cose
possono non esserci in altre, ecco. Ripeto, una joint venture è uno strumento estremamente flessibile e, quindi, va strutturata volta per volta.
Considerate ad esempio, i punti “durata del progetto” o “modi di formazione delle strategie”, il “management” ... A proposito di accordi ancillari, ad
esempio, vedete al punto 1.9: "Eventuali accordi di licenza, di tecnologia,
di know-how, di brevetto che possano anche intercorrere fra uno dei partner
e la joint-venture, forniture" e così via.
L'ambiente legale in cui ci si muove
A tal proposito, occorre considerare, prima di tutto, il diritto societario.
Se costituiamo una joint-venture, come veicolo per realizzare la nostra collaborazione, sotto forma di società anonima di diritto spagnolo, ovviamente, il diritto societario spagnolo entra in gioco.
Ora, per quanto riguarda il discorso che qui facciamo per il JEV, siamo abbastanza fortunati, nel senso che, in Europa, un certo grado di uniformità
del diritto societario esiste. È dal 68 che vengono emanate direttive in materia societaria e, quindi, molto è stato unificato: norme in materia di pubblicità, di capitale, di fusione e così via.
Però, attenzione, il diritto societario, tra i Paesi comunitari, resta differente
paese per paese. Abbiamo delle notevoli differenze in molti, molti settori.
Quindi, occorre tenere presente questo.
Cio nonostante, vanno citati alcuni strumenti uniformi. In particolare il
GEIE, cioè il “Gruppo Europeo di Interesse Economico". Introdotto da un
Regolamento comunitario nel 1985 – senza grande fortuna - è un consorzio, una sorta di associazione fra imprese. Quindi, non è una società, come
la intendiamo tradizionalmente. E’ il primo strumento realmente "europeo",
nel senso che è stato creato con un regolamento e, quindi, non con leggi nazionali che magari vengono unificate sulla base di direttive.
Un altro utile veicolo, sempre di fonte comunitaria, è la cosiddetta "societas
europea”. Probabilmente ne avete sentito parlare in occasione dell'ultimo
vertice di Nizza, perché, dopo decenni che era stata congelata, pare sia stata
sbloccata la situazione; fra qualche tempo, per la prima volta, dovremmo
quindi assistere alla nascita della prima società le cui regole sono determinate dalla normativa europea e non da quella dei singoli Paesi.
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E, a parte il diritto societario, va considerata la stessa legge locale. L'esempio della normativa in tema di leasing fatto poco fa era calzante. Ci possono anche essere differenti normative a livello tecnico , antinquinamento, a
qualsiasi livello. Intuitivamente, se faccio una joint-venture con uno spagnolo per la creazione di una società in loco, l’ambiente legale sarà chiaramente condizionato dalla normativa spagnola. Non è detto però che tale riferimento sia esclusivo. Le joint ventures, come tutti gli accordi transnazionali comportano necessariamente la possibile applicazione di normative diverse.
Anche a tal proposito, va ricordato che in Europa, pur essendovi notevole
uniformità, permangono profonde differenze. L'ordinamento italiano rimane diverso, per moltissimi versi, da quello degli altri ordinamenti fratelli.
Non occorre andare in Siria o in Uzbekistan per trovare cose diverse: basta
andare oltre confine.
Il lucido indica un punto da considerare: “Norme locali sugli investimenti”.
Per quanto riguarda joint ventures in ambito JEV, tutto sommato, non abbiamo questo problema, nel senso che gli investimenti sono, ovviamente,
aperti in tutta Europa. Un problema, di questo genere, lo abbiamo, tipicamente, con le joint-ventures in Paesi extraeuropei.
E’ essenziale spesso considerare la normativa anti-trust cioè a tutela della
libera concorrenza.
L'anti-trust comunitario, per quanto riguarda joint-ventures e, quindi, anche
quelle che, domani, potrebbero essere potenzialmente finanziate, favorite
dal progetto JEV, ha questi capisaldi:
- l'articolo 81 del Trattato che fissa i principi generali,
- la recente normativa in tema di accordi orizzontali. Gli accordi orizzontali sono accordi fra concorrenti. Le joint-ventures, molto
spesso vengono realizzate, appunto, fra concorrenti e, a questo riguardo, occorre tenere presente che la Commissione ha emanato
nel 2000, due Regolamenti di esenzione per categoria:
o uno, per i cosiddetti "accordi di specializzazione" (l'esempio ve lo avevo fatto prima, quando due imprese, ad esempio, si mettono d'accordo per realizzare, insieme, un certo prodotto oppure affinché una di queste imprese, realizzi quel prodotto)
o l’altro per gli “accordi di ricerca e sviluppo”, dove viene,
appunto, investita attività nella ricerca e sviluppo.
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Consiglio la lettura, se volete approfondire questo argomento anche delle
Linee-guida della Commissione, in materia di politica che verrà adottata
per la concorrenza, in relazione agli accordi orizzontali. È rinvenibile anche
qui, nella biblioteca della Camera di Commercio e, comunque, in qualsiasi
posto, dove abbiano la Gazzetta Ufficiale del 6 gennaio. Sono una trentina
di pagine illuminanti, per darvi l'idea di come possa essere strutturata una
joint-venture sotto il profilo della concorrenza.
Le norme antitrust hanno una rilevanza per operazioni di una certa entità, in
quanto il pregiudizio deve colpire la concorrenza a livello comunitario. Non
si pensi però che debbano essere trascurate parlando di operazioni in ambito JEV (per definizione non grandissime). La soglia minima è stata fissata
nel 5% della quota di mercato. Sotto questa soglia, la Commissione, in una
comunicazione sugli accordi cosiddetti "de minimis", ritiene che non valga
la pena muoversi.
Quindi, nell'analisi della rilevanza, ai fini anti-trust, dell'accordo, del Vostro accordo di joint-venture JEV, occorrerà avere riguardo, soprattutto, all'analisi della quota di mercato e dell'impatto sul mercato che questo accordo ha.
Tanto per segnalarVi, vi sono anche delle regole sugli accordi verticali,
cioè fra parti che sono a livello diverso. Pensiamo al caso fatto poco fa di
un accordo fra produttore e distributore.
Natura internazionale del rapporto
Terzo punto: la natura internazionale del rapporto. Chiaramente, ci sono
degli aspetti peculiari dei contratti internazionali e, quindi, anche delle
joint-ventures internazionali che entrano in gioco.
Dato che il tempo sta per scadere, mi limito ad una rapida scorsa dei punti
che potete comunque leggere nella diapositiva.
Primo, il classico problema della legge applicabile. Io sono italiano; debbo
fare una joint-venture con una controparte spagnola; ci mettiamo d'accordo
e, poi, che legge si applica? Qual è la normativa di riferimento? Può anche
non essere quella strettamente del Paese dove si va a creare una società. Si
possono applicare più leggi?
Non c'è ovviamente il tempo per approfondire questo aspetto, ma un interessante spunto - ve lo segnalo semplicemente, senza entrare nei dettagli - è
dato, oggi, dalla possibilità di fare riferimento ai principi Unidroit sui contratti internazionali.Vi consiglio di valutarne l’applicazione, visto che sono
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il primo esempio di codice commerciale internazionale, che conviene richiamare espressamente in contratto per assicurarne l’applicazione.
In tema di legge applicabile, va da sé che la libertà piena non esiste. Ci
sono inevitabilmente norme di applicazione necessaria o imperative,
specie in tema societario. Una joint-venture italo- tedesca che prevede
la creazione di una società in Belgio, sarà necessariamente soggetta alle
norme belghe per quanto attiene il funzionamento, o l’eventuale fallimento di detta società.
Le stesse norme anti-trust, che citavamo prima, sono norme di questo tipo.
Come scrivere una clausola di legge applicabile?
Nel lucido ne vedete una. Prendetela come un esempio e non la regola. La
scelta va fatta con l’ausilio di un esperto.
Altro problema importante, tipico di tutti i rapporti di questo genere: come
determinare la giurisdizione e come gestire le controversie.
Il fatto di avere, di fare affari con controparti di Paesi diversi, gioco una
questione base: se litigo, chi è competente? Il giudice mio? Il giudice suo?
Il giudice terzo? Il giudice del Paese dove ho fatto la joint-venture? E così
via.
Gestione delle controversie
Che giudice selezionare? Che succede se non si dice nulla in contratto?
Perché non ricorrere in alternativa ad arbitri?
La scelta arbitrale è una scelta che, per chi non fosse esperto cose, porta
alla sostituzione, per molti versi, di un giudice da parte di un soggetto
privato. Cioè, invece di avere un giudice togato, che decide chi ha ragione o torto in una lite, che mi oppone alla controparte, io incarico un
privato. Entrambi noi incarichiamo un privato. Ora, questa è una soluzione comoda, perché, soprattutto a livello internazionale, mi mette in
grado di trovare un luogo neutro e delle persone neutre, neutrali, per decidere. Immaginate se in una joint-venture, che vi vede coinvolti con
degli svedesi, eventuali liti dovessero essere risolte o in Svezia o in Italia. Certamente c'è uno sbilanciamento. L'arbitrato, invece, permette di
ovviare.
L'arbitrato in genere presenta dei vantaggi, ma anche degli svantaggi, legati
in termini di costi. Il dr. Nascimben credo vi parlerà più tardi di Curia Mercatorum, il centro arbitrale e di mediazione creato dalla Camera che ci ospita.
Vanno senz’altro considerate poi, nella strutturazione del rapporto di joint36
venture anche formule cosiddette ADR, dove ADR sta per alternative dispute resolution, vale a dire: formule per risolvere i conflitti, diverse dal
ricorso ad un giudice o ad un arbitro.
C'è tutta una vasta gamma di tali strumenti e va detto che Curia Mercatorum è, insieme a pochissime altre istituzioni in Italia, uno dei pochi centri
che pratichi la “mediazione”, che è una delle principali tecniche ADR.
Prevedere il ricorso a formule ADR in un accordo di joint-venture è basilare. Permette, ad esempio, la continuazione dei rapporti.
Potete facilmente immaginare la situazione: se cominciate a litigare e andate in
tribunale con il vostro partner, cade tutto! O perlomeno è facile succeda.
Un esempio di clausola la trovate nei lucidi.
Problema lingua. È facilmente intuibile
Per tornare, poi, a altri punti, sul come negoziare la joint-venture, abbiamo
visto il primo, consideriamo velocemente gli altri che vedere scorrere sullo
schermo.
Le opzioni disponibili: società, consorzio. Vi dicevo prima, non necessariamente deve essere una società - una srl, una spa - potrebbe essere anche un
GEIE, un consorzio e così via. La decisione della Commissione, che ha formalizzato il progetto JEV, parla di joint-venture in senso lato, sotto questo
profilo.
Come partecipare al capitale, allo starting capital
E’ importante nella strutturazione di un rapporto di joint-venture non solo
preoccuparsi se io ho il 51% e lui il 49, quanto, invece, preoccuparsi se, pur
avendo percentuali, che possono essere quelle che possono essere, ho il
controllo sull'effettivo management attraverso rapporti di licenza o fornitura.
Le forme di controllo
In realtà, credo che siano due le cose fondamentali di cui doversi preoccupare.
Uno: il ritorno dell'investimento (il dottor Chahinian prima ha ben illustrato
come questa parte economica debba essere affrontata).
Secondo: il controllo sulla joint venture.
Alla fin fine, tutto gira intorno a questi due elementi. E, quindi, anche la
valutazione della propria posizione determina, poi, il come io partecipi al
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capitale, appunto, il ritorno dell'investimento, il controllo del management.
Per finire, le diversità culturali
Non pensiamo che, solo per il fatto di avere a che fare con i cugini francesi
(quindi con una controparte che ci è vicina sotto tantissimi aspetti) non ci
siano differenze culturali o ve ne siano di minori rispetto ad aver a che fare
con delle controparti arabe o cinesi.
La cultura è stata definita come un gigantesco programma di condizionamento mentale. La nostra cultura è fatta di tutto ciò che ci circonda da
quando nasciamo e condiziona tutto quello che facciamo.
A livello di rapporti internazionali, occorre tenere presente questo, perché diciamocela - su dieci joint-ventures, io non credo che più di due o tre, in
effetti, abbiano successo. Tantissime joint-ventures cadono, falliscono, non
funzionano. Ci sono quelle che saltano fuori sui giornali. Vi ricorderete che so? - il caso Enimont, quella joint-venture fra Eni e Montedison, di
qualche anno fa? E ve ne sono tantissime che, invece, non hanno, poi, rilevanza pubblica.
Quindi, perché è così difficile fare andare avanti ipotesi di collaborazione?
Evidentemente, ci sono aspetti concreti di sostanza. Però, moltissime volte,
i problemi nascono da diffidenza, da difficoltà di comunicazione, da frustrazione, da aspettative non rivelate, e così via. E tutto questo viene moltiplicato, quando noi abbiamo a che fare con controparti di culture differenti.
Lo stesso modo di negoziare può determinare il successo di una joint-venture.
L'approccio, che noi adottiamo con una controparte araba, non è consigliabile
con un giapponese, che esige tutt'altra forma di approccio e così via.
Anche all'interno dell'Europa, per rimanere nell'ambito JEV, noi abbiamo
culture che sono, tutto sommato, un po' simili a quella nostra italiana, cioè
multiactive, come viene detto in gergo (noi siamo persone abituate a fare
più cose nello stesso momento).
Ci sono però culture, invece di tipo c.d. “lineare”, come quella tedesca, dove si fa un primo passo, poi si fa il secondo solo se il primo è stato fatto, e
così via. E culture come quelle finniche, dove viene interiorizzato molto di
quello che l'interlocutore dice e, quindi, lo stare zitti - non so se avete mai
avuto a che fare con dei finlandesi - non è affatto un segno di disinteresse
ma è, anzi, un segno di considerazione di quello che viene detto.
Noi italiani siamo considerati, nel negoziato, come persone che si agitano
molto, parlano a voce alta, discutono delle loro cose di fronte agli altri e
soprattutto - cosa intollerabile per molte culture – tendono a stare a distanza
troppo ravvicinata. Occorre considerare tali problemi soprattutto negoziando accordi di joint-venture.
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PRIMO DIBATTITO
Agli interventi dei relatori è seguito un primo dibattito nel corso del quale
sono emersi alcuni interessanti spunti di riflessione. Inizialmente
l’attenzione si è concentrata sul confronto di JEV con il precedente programma JOP (Joint-venture Programme), ora esaurito, che era indirizzato ai
Paesi PHARE dell’Europa centrale ed orientale e ai paesi TACIS dell’exUnione sovietica. A tale proposito non si può dire che il Jev sostituisca il
Jop, anche se nella nuova versione il programma verrà aperto ai Paesi candidati, quindi agli stessi Paesi Phare, esclusi l’Albania, la Bosniaerzegovina e la Macedonia. Però la struttura sarà completamente diversa.
In particolare, nel programma JEV, lo studio di fattibilità è aperto anche ai
costi di costituzione della joint-venture e soprattutto sarà previsto il forfait
per i lavori preparatori e una maggiore importanza verrà data al contributo
a fondo perduto per l’investimento e la creazione di posti di lavoro. Da sottolineare, a tale proposito, è anche la figura dell’intermediario finanziario il
cui ruolo non è quello di garante per la PMI ma quello di assistente e consulente, e come tale è considerato dalla Commissione europea che gli affida
il compito di esprimere un proprio parere sul progetto, in sede di presentazione della domanda di contributo, secondo il principio di sussidiarietà. In
effetti una intermediazione efficace è particolarmente importante nel caso
delle PMI perché possano avere accesso al programma e presentare un progetto che sia “alla loro portata” e quindi sostenibile, in termini di risorse
umane, economiche e finanziarie. Ovviamente è necessario saper individuare l’intermediario finanziario accreditato presso la Commissione europea e la persona di riferimento in ciascuna zona, sia questi Veneto Banca, il
cui referente per il programma Jev si trova a Montebelluna, siano altri istituti finanziari es: Banca commerciale italiana, Banco di Roma, Bnl, Banca
popolare di Vicenza ecc..che hanno invece i propri referenti in altre città.
Dal punto di vista pratico tali intermediari finanziari operano in diretto collegamento con la Technical Assistance Unit, l’organo competente di emanazione della Commissione europea, per la risoluzione di eventuali problematiche relative all’implementazione operativa del programma, che non
sempre si è dimostrata di facile definizione. In effetti, a tale proposito è stata evidenziata, in alcuni casi, da parte degli operatori interessati, una inadeguata conoscenza e pubblicità del programma JEV da parte degli intermediari finanziari medesimi verso le PMI. E’ beninteso comunque che tutti gli
intermediari finanziari, al pari delle altre strutture competenti alla promozione e all’informazione sui programmi di finanziamento dell’Unione Eu61
ropea, es: gli Eurosportelli, formano una rete collegata con la Direzione generale Imprese della Commissione europea e che, come tali, sono sottoposti
al cosiddetto “auditing” ossia al controllo di qualità dei servizi svolti.
Nel proseguo del dibattito si sono poi affrontati aspetti più tecnici, che hanno interessato gli operatori presenti, ed in particolare come vada considerato il contributo Jev al fine del “de minimis”. In generale, come ribadito,
il massimale previsto dal programma Jev è di 100.000 euro per 3 anni e
questo, per il momento comprende: la ripartizione dello studio di fattibilità
e della costituzione della società mista, più l’investimento. Questo è il massimo che viene dato, nella durata del progetto, e non può essere accumulato
con altri contributi. Ciò significa che, per il medesimo progetto, non è possibile l’accumulo con altre sovvenzioni richieste alla Comunità europea: se
viene presentata domanda per il contributo Jev, per esempio, non può essere richiesto il contributo Interreg e cosi via. Ovviamente è possibile, da parte dell’azienda, chiedere altri contributi comunitari per attività diverse dalla
creazione di una joint-venture. Quanto invece alla regola del “de minimis”,
che vale non per i singoli progetti ma vale in capo all’azienda quando questa nell’arco di tre anni abbia ricevuto un totale di contributi pubblici per
un certo numero di progetti approvati, in tal caso i diversi finanziamenti
non vengono sommati ai fini dei 100.000 euro in quanto si ritiene che il
programma Jev sia stato notificato come regime, ossia considerato non come un aiuto singolo ma come un sistema di agevolazioni a favore del sistema-impresa che si protrae nel tempo, ed è come tale non cumulabile. La
cosa fondamentale quindi è che non ci siano altri contributi legati a quello
specifico progetto. All’interno dell’application form vi è infatti una precisa
domanda che chiede se siano stati richiesti altri contributi o altre sponsorizzazioni per il medesimo progetto. Per il resto il contributo Jev non fa cumulo. Questo nella logica stessa del “de minimis” che, nello specifico, è un
vincolo che vale per tutte le agevolazioni che non sono state autorizzate
dalla Comunità, viceversa se autorizzate, come ovviamente nel caso dei
programmi comunitari, si tratta evidentemente di finanziamenti che godono già il regime comunitario. In altri termini la regola del “de minimis” intervenendo in materia di aiuti di stato non notificati, esula dalla fattispecie
presa in esame.
Chiarito questo aspetto l’attenzione degli operatori si è quindi concentrata
su alcune questioni inerenti le modalità di valutazione dei conferimenti
nella nuova joint-venture. Nel caso di conferimenti di rami d’azienda e/o
di beni strumentali da parte di una delle due o più società partners, e di altre
voci che sono incluse nell’attivo immobilizzato, come le immobilizzazioni
materiali (per esempio le royalties), si è ribadito che l’Unione europea valu62
ta esclusivamente il totale immobilizzato a seconda della normativa in vigore nel Paese in cui la società mista viene costituita. Quindi se la società
mista è costituita in Italia si andrà ad applicare quanto è previsto dalla legislazione e dalle regole della contabilità italiana: se determinate voci vengono da tale normativa considerate nel totale immobilizzato verranno prese in
considerazione anche per il calcolo del 10% dell’investimento. Altrimenti
non saranno conteggiate. Ad ogni modo, sempre in tema di conferimenti di
altre società o di rami di società, occorre precisare che comunque la comunità europea, al fine di valutare i criteri di piccola e media impresa considera il fatturato e il totale di bilancio a livello di gruppo, e quindi richiede un
organigramma aggregato. Quanto invece
all’eventuale ingresso
dell’intermediario finanziario nel capitale sociale della nuova joint-venture,
con accordo di riacquisto della quota dopo un numero di anni, questa ipotesi è ben vista dalla Commissione europea poiché è quasi certa che
l’investimento sarà fatto e che l’attività sarà avviata. Occorre però tener
conto che non sempre la banca è interessata ad entrare nel capitale sociale.
Ed in effetti, a tale proposito, una questione sollevata dagli operatori interessati ha riguardato ancora il ruolo dell’intermediario finanziario che essendo parte in causa potrebbe non essere del tutto neutrale nella valutazione
del progetto. In altre parole l’intermediario stesso, al quale ci si rivolge per
presentare la proposta, deve esprimere il proprio parere di merito su un progetto nel quale può avere eventualmente l’interesse ad entrare come cofinanziatore ovvero può non avere tale interesse, il che potrebbe andare a
scapito, anche in buona fede, della neutralità dell’organo che gestisce questo tipo di pratiche per conto dell’Unione europea. A tale proposito è stato
quindi ribadito dai relatori, che ciascun intermediario deve sottostare ad una
serie di controlli di qualità e soprattutto che, l’entità ultima che decide sul
progetto, pur considerando l’opinione data dall’intermediario finanziario, è
la Commissione europea. Un’ulteriore annotazione è stata poi fatta in merito al nuovo programma Jev, in corso di definizione da parte della Commissione europea, la quale sta discutendo sull’opportunità di eliminare l’Unità
di assistenza tecnica per creare una struttura molto più snella, fermo restando il ruolo degli intermediari finanziari.
Nel proseguo del dibattito, altra questione affrontata, quella se un soggetto
che tecnicamente non è Piccola e media impresa industriale o commerciale
ma che rientra nei parametri europei di PMI pur occupandosi di servizi, per
esempio nel settore dell’informatica, possa presentare o meno domanda di
partecipazione al finanziamento di una joint-venture. In tal caso la domanda
è da ritenersi ammissibile, in quanto anche un consulente può essere partner di una joint-venture, purché l’attività della società mista non sia pura
e vera consulenza, che come tale non viene considerata eleggibile. Anche la
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persona fisica quindi viene presa in considerazione come possibile partner,
a patto che abbia una certa esperienza a livello commerciale e/o economico,
una partita Iva e che sia in grado di presentare una documentazione adeguata sulla sua sostenibilità finanziaria. Un esempio può chiarire il tema: se
una società di informatica che mette l’hardware, e uno studio professionale
che, dal punto di vista del diritto italiano sicuramente non rientra nella nozione di PMI industriali e commerciali, ma vi rientra sotto il profilo del diritto comunitario (che allarga la nozione anche agli avvocati), intendono
creare una joint-venture diretta alla creazione di un server e di un sito collegato per fornire servizi di commercio elettronico, la domanda di finanziamento Jev è da considerarsi ammissibile, in quanto nel programma è previsto lo scambio a livello di know-how e tecnologia. Appare però difficoltoso, in casi simili, dimostrare la creazione di posti di lavoro e quindi potrebbero esserci dei dubbi circa l’approvazione da parte della Commissione europea. E’ stato comunque ribadito che, seppur molto importante, quello della creazione di nuovi posti di lavoro è uno dei parametri attraverso i quali la
Commissione valuta i progetti, considerando altresì la qualità ed il grado di
innovazione del progetto stesso; a tale proposito le statistiche dimostrano
che il settore multimediale e comunque il settore del trasferimento di knowhow e di nuove tecnologie è fra quelli più valorizzati all’interno del programma Jev, a differenza di quanto accadeva con il Jop nel quale
l’attenzione era focalizzata sulla produzione. Ovviamente, nel caso specifico del Jop, essendo il riferimento ai Paesi Phare dell’Europa centrale ed orientale, quali la Romania, la Bulgaria ecc..vi era una chiara convenienza a
livello di localizzazione produttiva, che non ritroviamo con riguardo
all’Unione Europea.
Apprezzamento è stato poi espresso per la tematica della Società europea,
con riferimento all’intervento del dott. Mosca, e quindi per la prospettiva
che, nell’ottica di un Mercato Unico le PMI possano immaginare di potersi
fondere, con i partners, in una dimensione comunitaria. In effetti, stando
alle considerazioni degli operatori, le fusioni intracomunitarie sono alquanto difficoltose sulla base del sistema attuale perché le scatole giuridiche, attraverso le quali operano, non sono praticamente compatibili; per esempio una Srl italiana non si fonde così naturalmente, con la Sarl francese
e con una Gmbh tedesca. E’ quindi da considerare molto positivo che gli
imprenditori possano cominciare a pensare in termini di Società Europea
anche se, come struttura giuridica si tratta di una Società per azioni, con
caratteristiche particolari rispetto alla cultura italiana perché prevede il sistema di partecipazione dei lavoratori di tipo tedesco.
Un’altra questione tecnica emersa in fase conclusiva, ha riguardato la speci64
ficazione delle caratteristiche richieste dal programma Jev ai partners che
presentano domanda di contributo per la creazione della società mista. In
effetti, ai fini della domanda viene richiesta, per ciascuna parte interessata,
la documentazione pregressa sull’attività dell’azienda che riguarda di
solito i bilanci degli ultimi tre anni. Quindi nella fattispecie che per uno
dei partners manchi questo tipo di esperienza, in quanto si tratta di un’entità
che viene creata a questo scopo, ha meno di tre anni o ha il classico anno di
nascita, questo potrebbe essere un fatto ostativo al fine dell’approvazione
del progetto. O meglio un punto debole in quanto risulterebbe molto difficile fare l’analisi finanziaria del progetto senza sufficienti dati giustificativi
che possano garantire comunque la capacità dei partners. In casi simili vi è
comunque la possibilità, eventualmente, di garantire questa nuova entità,
spiegando altresì alla Commissione come mai si va a costituire una nuova
entità per poi ricostruirne un’altra in un altro Paese e questo dovrebbe essere molto chiaro. Può capitare infatti che ci sia una posizione poco chiara dei
2 partner, per esempio se un partner francese e un partner olandese decidono di creare una joint-venture con sede in Olanda è chiaro che se il partner
francese non avrà problemi perché continuerà la sua attività in Francia, il
partner olandese magari potrebbe poi decidere di non continuare la propria
attività: ma allora è inutile creare una società con nuovi posti di lavoro e
chiudere l’altra. La Commissione europea fa anche queste valutazioni.
Ad ogni modo resta valido, ed è stato ribadito, che in qualsiasi caso, la cosa
fondamentale per poter partecipare al programma Jev è che ci siano almeno
2 partners provenienti da due diversi stati membri e che la società mista sia
creata in uno qualsiasi dei Paesi membri, sia esso quello di uno dei partners,
sia esso un Paese terzo. Quello che per la Commissione Europea è molto
importante è che vi sia chiarezza nelle intenzioni e nell’affidabilità dei partners.
In conclusione al dibattito è infine emersa, da parte degli operatori presenti,
l’esigenza di promuovere la ricerca di partners esteri interessati ad accedere al programma JEV. A tale proposito occorre però specificare che
all’interno del Jev, a differenza di quanto accadeva nel programma Jop, la
ricerca dei partners non è finanziata e quindi la Commissione europea, non
partecipa ai costi sostenuti per tale attività. In questo caso il riferimento può
comunque essere la rete delle Camere di Commercio, a livello europeo, che
si stanno attivando per la creazione di specifici database con informazioni
aggiornate sulla ricerca dei partners.
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COME INDIVIDUARE UN POTENZIALE PARTNER PRODUTTIVO O COMMERCIALE IN GERMANIA: QUALI I
PRIMI PASSI DA MUOVERE PER UNA VALUTAZIONE
PRELIMINARE
L’ASSISTENZA ALLE IMPRESE ED I SERVIZI OFFERTI DALLA CAMERA
DI COMMERCIO ITALIANA PER LA GERMANIA
Hans-Jürgen Brauer
Camera di Commercio Italiana per la Germania
La globalizzazione del mondo economico richiede la conseguente internazionalizzazione delle imprese, specialmente di quelle piccole e medie.
Il mondo economico e industriale è veramente in forte cambiamento. Avrete sicuramente sentito che la Fiat Auto ha scambiato azioni con General
Motors. Così verrà fatto, fra poco, tra il gruppo canadese Bombardier, che
ha la sede principale per l'Europa a Berlino, prendendo l'Adtranz .
Anche il gruppo Magneti Marelli è in vendita. La stessa cosa vale per la
Comau. La Fiat Ferroviaria è già stata acquisita dalla Alsthom .
I tempi in cui l'acquisto dei prodotti e dei sevizi veniva realizzato solo nell'ambito nazionale sono finiti. Nuove forme di cooperazione e di organizzazione sono indispensabili per rimanere concorrenziali nel futuro. Questa
regola è fondamentale e vale, allo stesso modo, sia per i grandi gruppi, con
una produzione finale che ha, alla base, una subfornitura molto sofisticata,
sia per la piccola e media industria. Sono, quindi, da seguire con estrema
attenzione le aggregazioni di nuovi complessi industriali, i quali, come cluster del mercato comunitario, sono portatori, essi stessi, di richieste di subfornitura.
La Camera di Commercio Italiana per la Germania è lieta di cogliere
l’occasione di questo seminario per presentare il panorama economico generale in Germania, con particolare riferimento ai Länder centro-orientali.
L’incontro di oggi offre la possibilità di informare sulle molteplici possibilità di cooperazione per le imprese che esistono in queste regioni, fornendo
inoltre notizie su alcuni progetti concreti utili per poter realizzare i primi
passi e stabilire nuove relazioni di affari.
La riunificazione tra Germania Ovest ed Est ha avuto un impatto notevole
sulle economie di entrambi i Paesi. La Germania Ovest ha dovuto sopportare ingenti aumenti di prelievo fiscale per finanziare il rinnovamento delle
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infrastrutture, della protezione ambientale e dell'industria ad est, mentre
molte aziende della Germania centro-orientale sono fallite, a causa della
concorrenza delle imprese occidentali. Ciò nonostante, la Germania rimane
una potenza primaria nel quadro della economia mondiale.
I principali settori dell’industria tedesca sono i seguenti.
x Il settore automobilistico: la Germania è il terzo produttore di automobili nel mondo, le case automobilistiche più rinomate sono la
Volkswagen, la Audi, la Daimler- Chrysler, la BMW e la Porsche.
x L’industria meccanica e l’impiantistica: è il settore che comprende
il maggior numero di imprese industriali ed è tradizionalmente dominato da piccole e medie imprese, con meno di 300 dipendenti; la
più grande azienda di questo settore è la Mannesmann.
x L’industria chimica: grazie ad una tecnologia modernissima, l'industria chimica occupa una posizione d’avanguardia su scala mondiale; i gruppi più importanti sono la Bayer e la BASF.
La Germania occupa una posizione leader anche nel commercio internazionale.
Secondo le previsioni dell'Ufficio Federale Tedesco di Statistica, il prodotto
interno lordo reale - nel 2000 - ha avuto un incremento del 3% rispetto all'anno precedente.
Per quanto riguarda l’interscambio con l’estero, vi sono fortissime relazioni
commerciali con l’Italia. La Germania occupa la posizione numero uno, sia
per le esportazioni che per le importazioni dall'Italia.
Di particolare interesse sono i finanziamenti agevolati e le linee di credito
offerti in Germania. Sono oltre 600 i programmi disponibili per favorire
investimenti stranieri e nazionali. Di questi possono usufruire, in eguale misura, imprenditori tedeschi e stranieri. Si deve sottolineare che si tratta di
un’opportunità di rilievo e di un fattore di elevata efficienza ed importanza,
se si pensa ad una possibile joint-venture con un partner tedesco.
Un partner della Germania centro-orientale inoltre offre dei vantaggi addizionali, perché è in grado di usufruire di questi programmi in maniera più
ampia, in quanto alcuni finanziamenti sono destinati esclusivamente alla
promozione dello sviluppo economico della Germania Est. Si tratta infatti
delle agevolazioni previste dalla politica regionale dell’Unione europea,
che riserva alle regioni definite obiettivo 1 nell’ambito dei Fondi Strutturali
un supporto aggiuntivo.
Finanziamenti agevolati rivolti, in particolar modo, ai piccoli e medi imprenditori sono concessi dal Governo federale (Bund), dagli Stati regionali
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(Länder) e dall’Unione Europea.
Un forte cambiamento è in atto anche nel sistema fiscale.
È molto importante, quando si parla di un investimento oppure di una jointventure, perché con il partner tedesco viene confrontata, automaticamente,
anche la joint-venture stabilita in Germania. In Germania è in corso una riforma fiscale, la cosiddetta Steuerreform 2000, che prevede, per i prossimi
5 anni, una forte riduzione delle aliquote d’imposta.
Attualmente, sono state approvate solo alcune norme, che riguardano la tassazione del reddito delle persone fisiche. Dall'anno 2000 e fino all'anno 2005, le aliquote di imposta minima e massima verranno progressivamente
ridotte. L'aliquota di imposta minima è stata fissata, per l'anno 2000, al 20%. Raggiungerà il 15%, nel 2005. Mentre l'aliquota di imposta massima è
scesa al 51% e raggiungerà il 45% nel 2005.
La Germania centro-orientale merita una particolare attenzione. La sua posizione geografica è molto favorevole, per la vicinanza di questo territorio
ai confini con la Polonia e la Repubblica Ceca. I Länder Orientali, fra cui il
Maclenburgo-Pomerania, il Brandemburgo, la Sassonia, la Turingia e la
Sassonia-Anhalt, sono situati nel cuore del territorio tedesco e sono anche
da vedere come ponte verso i Paesi del nord.
E’ interessante notare il diverso andamento del costo della manodopera: vi
è una differenza fra la Germania Ovest e la Germania Orientale di circa il
15%. Si tratta di un aspetto economico molto importante di cui tenere conto
nella fase di progettazione di una joint-venture.
La stampa, la radio e le televisioni pubblicano, purtroppo, prevalentemente
notizie negative su ciò che accade nelle regioni orientali. L’incontro di oggi
offre la possibilità di fornire informazioni, forse più oggettive ed interessanti, sulla situazione economica della Germania Orientale.
È fuori dubbio che esiste ancora il problema della disoccupazione, così come una certa crisi nel settore edile. Questi due fattori sono, tuttavia, da vedere sotto un punto di vista reale.
La riunificazione della Germania ha dato il via ad un boom nell'edilizia, favorito da aspetti fiscali molto vantaggiosi e da insufficienti controlli sulle
capacità reali del mercato. Si parla adesso, infatti, di una offerta sproporzionata nel mercato immobiliare.
Quando si parla della disoccupazione, non si deve dimenticare che, all'indomani della caduta del muro di Berlino, si è reso necessario un processo di
trasformazione molto complesso per l'intera economia di un Paese. Inoltre,
gli investimenti già realizzati hanno richiesto molti operai nella fase della
costruzione ma, dopo la messa in funzione di questi impianti, sono rimasti
69
solo pochi posti di lavoro. Un tipico esempio rappresentativo delle situazioni verificatesi sono stati gli investimenti realizzati nel settore energetico,
che ha impegnato oltre 17 miliardi di marchi creando solo 6000 posti di
lavoro.
Che cosa offre di interessante la Germania centro-orientale con i 5 nuovi
Länder? I fattori strategici presenti sono: 1) una forte crescita economica
maturata negli ultimi anni nel settore industriale, 2) attività di rinnovamento e/o costruzione delle infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie e, in
particolare, di telecomunicazione, 3) ingenti investimenti nella produzione
e distribuzione di energia, 4) la nascita di complessi industriali nuovi, di
aziende piccole e medie che sviluppano prodotti innovativi anche nel campo della biotecnologia, concentrati intorno ai poli universitari. Un esempio
interessante è dato dal settore elettronico e della microelettronica, dove sono nate, negli ultimi anni grandi fabbriche. Quando si parla di questi investimenti, sono da sottolineare i processi di rivitalizzazione del settore della
costruzione dei veicoli. A partire dal 1991 sono stati investiti circa 8 miliardi di marchi per la costruzione di nuove fabbriche ed impianti, specialmente dalla Volkswagen, in Sassonia. Da ciò ha preso l’avvio la nascita e lo
sviluppo di tessuto di aziende subfornitrici che sono all'avanguardia, per
quanto riguarda l'efficienza, anche in confronto con le imprese della Germania Ovest.
La stessa cosa vale anche per la Turingia, dove ha preso piede la Opel, con
la General Motors ad Eisenhach. Ma anche la costruzione di veicoli su rotaia ha assunto una nuova importanza. Il gruppo canadese già menzionato,
Bombardier, ha acquistato e modernizzato delle fabbriche a Görlitz, Bautzen, Niesky, dove vengono anche prodotti i tipi ICE, con la tecnica del
Pendolino.
A Dresda, la Infineon del gruppo Siemens, rappresenta una delle fabbriche
più moderne per quanto riguarda la produzione dei chips, in grado di produrre quelli di nuova generazione, sul base di wafers con un diametro di
300 mm .
La stessa cosa vale, anche, per il gruppo americano la Advanced Micro Devices, sempre con sede a Dresda.
A Francoforte sull'Oder è nata da poco una nuova iniziativa cui partecipa
la Intel americana.
Anche l’industria chimica, concentrata da sempre nell’area di Lipsia e Halle, vede nomi molto importanti come la Bayer, la Herraeus la Solvay, la
Elf Aquitaine la Dow Chemical così come la Ausimont del gruppo Montedison che hanno investito circa 24 miliardi marchi negli impianti chimici ad
alta tecnologia.
Gli ultimi investimenti in questo campo sono in fase di realizzazione da
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parte di aziende italiane, quali il gruppo Radici Chimica, il gruppo Crespi
di Milano, la Bonazzi Aquafil, la Cartogroup e la Iris Ceramica.
Non sono solo i grandi gruppi ad avere effettuato investimenti nei Länder
orientali, ma anche società italiane di piccole e medie dimensioni, provenienti anche dal Triveneto.
Dalla collocazione geografica di queste imprese deriva inoltre il vantaggio
della conoscenza dei mercati dei Paesi dell’Europa Centrale: alcune piccole
e medie aziende hanno già creato delle filiali in Polonia e nella Repubblica
Ceca; per esempio, vi è il caso di un produttore di calze collant, Esda, che
produce con la filiale ceca “Cesda”.
Le aziende tedesco-orientali, quindi, non sono da vedere come fornitori di
materia prima oppure come fonte di manodopera a prezzo basso, bensì come partners interessanti, che sono in grado di offrire vantaggi quali: tecnologie, macchinari e attrezzature ad altissimo livello, manodopera qualificata
a costi inferiori rispetto a quelli della Germania Ovest (come si è già detto
15% in meno), introduzione nel mercato tedesco e presenza nei mercati polacchi, cechi e di molti altri Paesi dell'Est europeo con filiali proprie, utilizzando spesso dei contatti personali del passato. Una stretta collaborazione
tra istituzioni di ricerca con queste piccole e medie industrie, la combinazione tra il know-how tecnologico e la produzione finale, con la fabbricazione dei macchinari necessari, crea soluzioni sempre più moderne. Queste
imprese hanno la stessa necessità di sviluppo della piccola e media impresa
italiana. Anche qui vale la il detto "piccolo è meno bello": il mercato globale necessita di spalle più larghe per saltare i difetti comuni delle piccole e
medie imprese, le quali non hanno di solito la possibilità di investire nella
ricerca perché non dispongono di capitale sufficiente. La Camera di Commercio Italiana per la Germania, ed in particolare l’Ufficio di Lipsia, realizza numerosi interventi promozionali rivolti alle piccole e medie imprese. E’
stato recentemente costituito a livello locale un pool di ditte interessate a
Cuba, che è subito diventato di riferimento per tutta la Germania e ha aggregato anche grandi gruppi. Infatti la presenza delle imprese dei Länder
orientali è servita a rompere il ghiaccio con i cubani, portando ottimi risultati, dato che il gruppo Sket di Magdembugo è stato in grado di firmare un
contratto per una acciaieria "chiavi in mano".
Come si può individuare un partner potenziale in Germania? Ciò è possibile attraverso un partner locale in Germania. Per la ricerca di un partner non
è sufficiente, secondo noi, partire dalle semplici informazioni contenute nel
generico profilo dell'impresa italiana, ma si devono raccogliere indicazioni
dettagliate riguardo a chi sia l'impresa, presentando anche la sua posizione
71
economica, quali le attività (prodotti, servizi offerti) e quali i vantaggi, rispetto alla concorrenza internazionale.
Non basta dire: "Noi siamo fornitori di Pinco Pallino ..." o come si può dire
in Germania di Müller-Majer-Schultz. L'importante è far vedere a che punto questo prodotto, questo servizio si trova. Si devono indicare certe certificazioni, richieste nel settore rispettivo, e anche una descrizione dettagliata
del target da raggiungere. Ottenute queste informazioni, ci rivolgiamo a
partners esterni in Germania, consulenti e specialisti di marketing. La ditta
italiana, così, incarica un partner esterno, qualificato in Germania. Questo,
a sua volta, deve approfondire le informazioni, riguardanti l'offerta della
ditta italiana e considerarne il target, secondo la proprie conoscenze attuali
del mercato tedesco. Il partner esterno presenta delle proposte in merito ad
una ricerca di mercato. Tale ricerca deve tenere conto della regolamentazione nel settore ambientale di entrambi i Paesi e dei rispettivi regolamenti
tecnici. Giunti a questo punto, è opportuno consultare anche uno studio legale. Poi, si deve fare una bella ed efficiente pubblicazione mirata su riviste
specializzate e periodici dell'associazione di categoria. Abbiamo usato molte volte il Giornale della Subfornitura, che è un mezzo italiano diffuso anche in Germania e che ha trovato un buon riscontro presso i grandi gruppi
tedeschi. Poi si fa una ricerca con il matching, secondo il profilo, utilizzando le banche dati (Internet è un mezzo molto utile), nonché le fiere-leader
del settore rispettivo. Segue un mailing e un marketing telefonico alle aziende selezionate. Infine si richiedono informazioni commerciali sui potenziali partners individuati, affinché i nominativi di aziende che risultano
dalla ricerca effettuata siano affidabili.
Come è già stato detto, il programma JEV può offrire dei vantaggi nella fase iniziale che precede la costituzione della joint venture, anche se non finanzia l’attività vera e propria di ricerca del partner!
Per quanto riguarda l’assistenza alle imprese ed i servizi offerti dalla Camera di Commercio Italiana per la Germania, alcuni dati possono aiutare a descrivere la posizione assai ben consolidata dell’Ente in qualità di partner in
loco. La Camera ha la sua sede principale a Francoforte sul Meno e dispone
di due uffici nella Germania Orientale, uno a Berlino e l'altro a Lipsia. La
Camera assiste dal 1911 le imprese italiane di piccole e medie dimensioni
che vogliono introdursi nel mercato tedesco; grazie alla presenza di numerosi soci, la stessa dispone di un network di esperti quali studi legali, fiscalisti, periti industriali, consulenti ed anche di stretti contatti con altre camere
tedesche, associazioni di categoria, agenzie regionali di sviluppo locale, istituzioni statali. Tutte queste relazioni consentono di offrire un pacchetto
completo di servizi per la ricerca di partners come sopra illustrato.
Siamo inoltre in grado di offrire su richiesta servizi personalizzati, quali
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ricerche su banche dati, servizi di marketing e direct marketing, mirati alla
selezione sia di controparti commerciali, sia di rappresentanti. Possiamo
organizzare la partecipazione di imprese a progetti di cooperazione cofinanziati dall’Unione Europea o dalle regioni in Germania.
Vi è infine un nostro progetto in corso di realizzazione di particolare rilievo
per la tematica Joint European Venture. La nostra Camera è stata incaricata
per la quinta volta dal Ministero Federale Tedesco per l'Economia, di realizzare un progetto di marketing per un gruppo di quindici società della
Germania Orientale. L'obiettivo di questo progetto è di assistere un gruppo
di imprese tedesche con la finalità di introdurle nel mercato italiano affinché stabiliscano relazioni di cooperazione con imprese italiane.
Nella realizzazione di questa iniziativa abbiamo già individuato le prime
ditte partecipanti con idee progettuali interessanti. Si tratta, per esempio, di
un produttore per filtri di acqua potabile in cerca di un partner italiano, per
la produzione del contenitore e della scatola del filtro e per la commercializzazione del prodotto in Italia. Un altro produttore di un nuovo materiale
composito (legno e materiale plastico trasparente), per applicazioni diverse
e su brevetto proprio, ricerca un partner italiano per sviluppare prodotti finiti con disegno italiano e per la loro commercializzazione. Si tratta di
un’interessante iniziativa di partenariato che avrà il suo momento centrale
nell’organizzazione di una serie di incontri che si svolgeranno a Verona durante il prossimo mese di ottobre. La nostra Camera invierà la documentazione di presentazione delle ditte tedesche alla Camera di Commercio di
Treviso, che potrà curare la promozione dell’evento presso le imprese della
provincia eventualmente interessate alla partecipazione.
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OPPORTUNITA’ DI COOPERAZIONE CON LE IMPRESE
DELLA REGIONE RODANO-ALPI: I SETTORI DI MAGGIORE INTERESSE E L’OFFERTA DI SERVIZI ED ASSISTENZA IN LOCO
Patrick Clert-Girard
Camera di Commercio ed Industria di Lione
Il mio intervento descrive l’attività da me svolta presso la Camera di
Commercio ed Industria di Lione, in qualità di esperto di cooperazione
e partenariato tra le imprese: mi occupo dell’organizzazione degli incontri tra dirigenti di impresa in occasione di fiere di categoria o di missioni specifiche, fornisco orientamento ed informazioni generali e mi
occupo della ricerca di nuovi partner per le nostre imprese e per le società straniere che, invece, cercano partner sul nostro territorio. Partecipo attivamente alla costituzione di gruppi di imprese che seguo con
un’attività di consulenza operativa.
Abbiamo avuto una significativa esperienza nel settore dell’assistenza alle
imprese quando nel 1995 il Ministero dell’Industria francese ci ha commissionato una guida sulle alleanze nel quadro di un progetto-pilota e, nel 1998, la Commissione Europea ci ha chiesto di redigere la Guida Europea delle
alleanze tra le PMI subfornitrici nei settori meccanico, della fonderia, del
trattamento delle superfici, elettronico, della lavorazione delle materie plastiche. La guida è disponibile anche in italiano e può essere richiesta presso
l’Ufficio delle Pubblicazioni delle Comunità europee. È un documento che
abbiamo messo a punto nel 1998; nella prima parte si parla delle problematiche e delle specificità del settore della subfornitura negli Stati membri,
mentre nella seconda parte vengono illustrati esempi pratici di cooperazione tra PMI con 5-20 occupati. Non sono esempi di alleanze tra grandi gruppi industriali, ma casi che dimostrano come nei rapporti di cooperazione
l’aspetto umano sia importante quanto l’aspetto strategico. Nella terza parte
vengono presentati esempi concreti, Paese per Paese, di alleanze e cooperazione tra imprese e le peculiarità che si riscontrano in alcuni distretti o settori.
Vi presenterò sinteticamente le caratteristiche della regione Rodano-Alpi,
perché abbiate una visione chiara del tessuto industriale regionale e, quindi,
possiate cercare i partner più adeguati. Il mio intervento fornirà i dati di
base della regione e dei suoi principali settori economici, infine fornirò in75
dirizzi e coordinate, perché possiate autonomamente cercare i partner per il
Vostro settore di attività nella nostra regione.
La regione Rodano-Alpi è costituita da otto dipartimenti che annoverano
città note, come Lione, St. Etienne e Grenoble, ed altre meno conosciute
(Privat, Bourg-en-Bresse e Chambéry, più vicina al confine italiano). La
regione costituisce l’8% del territorio francese (si ricordi che in Francia ci
sono 18 regioni); è la seconda regione francese per numero di abitanti
(circa il 18% della popolazione si concentra nella parte occidentale della
regione, a causa della presenza delle Alpi a est) e le tre città che ho ricordato comprendono il maggior numero di abitanti e, quindi, la maggior parte
delle attività economiche e industriali.
Lione ha 1,2 milioni di abitanti, ma, con tutto l'hinterland, supera i 2 milioni, cioè quasi la metà della popolazione regionale.
Per quanto riguarda i trasporti, la regione è dotata di una rete autostradale
di 1.200 km, di una rete ferroviaria ad alta velocità (TGV), che costituisce
il 15% della rete ferroviaria nazionale con circa 12 milioni di passeggeri
all’anno e detiene infine il terzo aeroporto francese, dopo Parigi e Nizza,
con circa 5 milioni di passeggeri ed un traffico merci di rilievo. Altri piccoli aeroporti sono situati a Grenoble, Chambéry, St. Etienne, Annecy, Rouen
e Valence.
La regione produce il 26% dell’energia elettrica francese, l’80% della quale
viene prodotta nelle centrali nucleari ed il 22% è di tipo idroelettrico ed è
ottenuto dalle Alpi. Sono molto numerose le raffinerie di petrolio, concentrate principalmente nel bacino industriale a sud di Lione.
Rhône-Alpes è anche una regione molto bella, è tra le prime regioni francesi per il turismo: siamo al secondo posto per le attrezzature alberghiere, con
circa 70.000 camere, abbiamo nel nostro territorio il 74-75% delle stazioni
sciistiche sulle Alpi e 180 stazioni invernali; siamo inoltre al primo posto
per le stazioni termali.
L’occupazione in regione conta 2,2 milioni di occupati (23 milioni in Francia). Lione ne ha 680.000, il che significa che un terzo è concentrato nel
bacino lionese.
A livello regionale la ripartizione degli occupati per settore economico è la
seguente: il 60% è impegnato nel commercio, il 60% nei servizi, il 30%
nell’industria, il 10% nei lavori pubblici ed infine il 5% in agricoltura.
La regione ha una forte presenza di scuole di specializzazione e ci sono cir76
ca 200.000 studenti, di cui la metà nel bacino lionese. Ci sono nove università, delle quali quattro a Lione, e 35 scuole di specializzazione postuniversitarie a Lione, St. Etienne e Grenoble. L’8% degli studenti proviene
dall’estero.
La ricerca scientifica nella regione Rhone-Alpes detiene un potenziale notevole.
La ricerca pubblica si concentra in 600 laboratori, (dove ci sono 4000 ricercatori) di cui 450 localizzati a Lione. Fra questi il ben noto CNRS (Centro
Nazionale di Ricerca Scientifica), che occupa 2300 persone. Si tratta di
scienziati specializzati in chimica fine e molecolare, scienze biologiche ed
ingegneria, scienze della materia e matematica. Oltre alla ricerca pubblica,
anche quella privata è ben rappresentata con numerosi gruppi di grandi dimensioni: EDF (Electricité de France) ELF, Rhone-Poulenc, i cementi Laffarge, l’istituto Merieux, per quanto riguarda la sanità, e società come la
Renault, per i veicoli industriali, e Alsthom, per il settore meccanico. A
Lione ci sono 2500 ricercatori che dipendono dal settore privato e ritengo
che possa risultare interessante, per le PMI italiane, la presenza di numerosi
poli tecnici professionali specializzati che soddisfano le richieste delle imprese: l’Istituto Francese del Petrolio, il Centro Tecnico delle Industrie
dell’Abbigliamento (per il settore tessile), l’Istituto Tessile di Francia (per
quanto riguarda il settore tessile tecnologico), il Centro Tecnico del Cuoio,
il Centro Tecnico di Tintoria e Pulitura e, per quanto riguarda il settore
meccanico, il Centro Tecnico della Fonderia e il Centro Tecnico della Saldatura.
Vediamo ora il profilo economico ed industriale della regione. Con circa
115 miliardi di euro, Rhone-Alpes è la seconda regione francese per le esportazioni e rappresenta il 12% delle esportazioni nazionali. La Germania
è al primo posto nella classifica dei Paesi di destinazione e di provenienza
delle merci regionali, mentre al secondo posto troviamo l’Italia. Questi due
paesi, quindi, sono sia clienti che fornitori. La nostra regione ha una cultura
industriale importante: il 30% degli occupati appartiene al settore industriale, con una rete molto fitta di PMI (un po’ come in Italia), con l’80% degli
occupati in stabilimenti con meno di 500 dipendenti. Anche il settore della
subfornitura, come vedremo più tardi, rappresenta una specificità regionale.
La nostra regione consta di 200 distretti o bacini di produzione specializzata, che in Francia chiamiamo sistemi produttivi locali, come la valle
dell’Arve nell’Alta Savoia, una delle principali concentrazioni industriali
europee per la filettatura, un’attività specifica della meccanica; nel dipartimento dell’Ain abbiamo lo stesso tipo di attività, a Oyonnax si trova invece
un polo per la trasformazione delle materie plastiche di fama europea.
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A sud di Lione hanno sede le attività chimico-farmaceutiche, con un polo
specifico per il pellame e le calzature nelle zone di Romans e Annonay, che
si trovano nella parte sud-occidentale della regione. Storicamente, il settore
tessile ha avuto una forte presenza nel bacino della Loira e a Rouen anche
se, in questi ultimi decenni, l’evoluzione di questo comparto tradizionale
non è stata ben integrata e la produzione di abbigliamento ha subito un calo
notevole per lasciare il campo alla produzione del tessile tecnico.
Presenterò ora i principali poli produttivi della regione, segnalando inoltre i
rispettivi indirizzi internet, utili per un eventuale contatto diretto. Illustrerò
infine le più importanti fiere internazionali che si svolgono a Lione.
Uno dei principali poli industriali è quello automobilistico: camion, autocarri ed autobus, con tutti i comparti dell’indotto, tra cui la carrozzeria e
rimorchi, per un totale di 900 imprese con 4000 dipendenti.
Pur non essendo presenti nella regione case automobilistiche, né francesi né
straniere, troviamo tuttavia localizzati nel territorio i più importanti subfornitori per il settore automobilistico. Per citare alcuni esempi: Bosch, società
giapponesi di direzione assistita come SMI Koyo, Electrifil, nel campo elettronico, e anche numerose aziende per la fornitura di impianti ed attrezzature.
Nel sito www.conceptcar-rhonealpes.com potrete ottenere utili informazioni su tutte le società di questo comparto presenti in regione e sul loro knowhow.
Tra qualche tempo avrà luogo una fiera importante sulla carrozzeria:
Carrozzerie Industriali e per i Trasporti (VI Salone europeo delle)
www.carrosserie-industrielle-transport.com
Dal 03/04/01 al 07/04/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Il secondo settore, per importanza, è quello meccanico, con il 20% del potenziale francese e circa 100.000 occupati. La regione è la prima in Francia
nel comparto meccanico. Troviamo CATERPILLAR, per le attrezzature
destinate ai lavori pubblici, POCLAIN, per le gru, società come IMAJE,
con sede a Valence, per le stampanti a getto d’inchiostro, POMAGALSKI,
per le apparecchiature meccaniche di risalita, STUBLI, per le attrezzature
idrauliche, SNR, ALSTHOM, ALCATEL e altre società con sede nella nostra regione.
Le fiere specializzate sono le seguenti:
EXPOTHERM
Climatizzazione-regolazione.
78
Dal 28/02/01 al 03/03/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
EUROPACK-EUROMANUT
www.europackonline.com
Imballaggio, manutenzione.
Dal 23/10/01 al 26/10/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
FIP
Apparecchiature/materiali per l’industria delle materie plastiche.
Ottobre 2001 a Oyonnax (nell’Ain).
Un altro comparto di rilievo è quello della subfornitura industriale.
Con più di 1/4 del potenziale francese, Rodano-Alpi è la prima regione per
la subfornitura meccanica, specializzata nelle lavorazioni di precisione, della trasformazione delle materie plastiche, della fusione dei metalli e
dell’elettronica.
Il settore della subfornitura è costituito in prevalenza da piccole e medie
imprese, di cui il 90% occupa meno di 50 persone. Si tratta di 6500 imprese
con circa 160.000 dipendenti.
A questo proposito, cito la manifestazione ALLIANCE 2001 (www.
alliance-net.com), seconda in Francia, incentrata sulla subfornitura industriale, che ha luogo dal 15/05/01 al 18/05/01 presso l'EUREXPO (69680
LYON CHASSIEU).
Un settore, che può risultare interessante per la Vostra regione, è quello
chimico che, con una forte presenza di multinazionali, annovera numerosi
poli trainanti nella chimica di base, nella chimica fine e nella chimica applicata all’agricoltura e rappresenta il 15% del settore chimico francese, occupando in regione 33.000 unità, di cui 22.000 solamente a Lione. Lione detiene un ruolo leader nella fabbricazione e trasformazione di polimeri, con
società come Rhone-Poulenc, ditte che fabbricano materiali coloranti, produttori di gas (Air Liquide) e Rhodia, per la produzione di silicone.
La regione è, altresì, un polo importante e completo, a livello europeo, nei
settori della salute umana e animale e della biologia. La regione è al nono
posto per la produzione mondiale di farmaci e fra i primi produttori mondiali di prodotti biologici e derivati del sangue. Con 300 imprese e il 20%
del potenziale francese nel settore delle tecnologie biomediche, RhônesAlpes è la regione leader per le apparecchiature diagnostiche, bioreattive,
per dialisi, medico- chirurgiche, protesi, eccetera, con società come PASTEUR, per i vaccini e i sieri, BIOMERIEUX, per la biotecnologia, BOIRON, leader mondiale dell’omeopatia, MERCK-LIPHA, per la diabetolo79
gia.
Ogni due anni ha luogo un congresso mondiale sulle scienze biologiche,
BIOVISION (www.biovision.org) che, oltre ad essere un punto di riferimento per il settore, è un evento ad alto livello (vi partecipano capi di stato
di diversi paesi). L’edizione di quest’anno si è svolta dal 07/02/01 al 10/02/01 al Palazzo dei Congressi (69006 Lione).
Per quanto concerne il settore tessile, attività tradizionale nella regione Rodano-Alpi, questo si è evoluto verso comparti più tecnici e innovativi, orientando la produzione verso prodotti di qualità. Le società specializzate
nelle produzioni tessili “tecnologiche” sono HEXCEL FABRICS, MRM,
PORCHER, ZANNIER. Nella regione, gli occupati del settore tessile sono
45.000, rappresentando il quarto settore del bacino lionese (1700 stabilimenti). Uno dei poli tecnici di maggior rilievo è l’Istituto Tessile di Francia, che effettua corsi di formazione avanzata sui nuovi materiali e sulle
nuove tecnologie applicate al tessile. Inoltre, l’Istituto per la Tintoria e la
Pulitura si propone come centro tecnico di studi avanzati per il settore tessile e chimico.
Ogni anno a Lione si svolge una fiera di settore: LYON MODE CITY 2001
per la biancheria e l’intimo. L’edizione per la collezione-mare estate 2002,
avrà luogo dal 01/09/01 al 03/09/01 presso l'EUREXPO (69680 LYON
CHASSIEU).
Esistono, inoltre, molte altre manifestazioni legate alla biancheria per la casa, agli articoli per l’infanzia, i rivestimenti murali, eccetera.
Nell’ambito dei beni di consumo, l’abbigliamento, la lavorazione della pelle e le calzature rappresentano produzioni tipiche, con marche prestigiose
che hanno sede nei distretti meridionali di produzione (Grenoble).
Alcuni nomi nel settore degli elettrodomestici: CALOR, MEUBLES
GRANGE, ROSET (design di mobili), TEFAL. Per quanto concerne le calzature sportive e lo sci: SALOMON, SKIS ROSSIGNOL.
Una fiera interessante si svolge ogni anno a Grenoble, la SIG PRO, il salone professionale internazionale degli articoli e della moda sportiva e del
tempo libero invernale, dal 04/03/01 al 07/03/01, PARC DES EXPOSITIONS (38000 GRENOBLE).
Nel settore agroalimentare, la regione Rodano-Alpi è un punto di riferimento grazie alla diversità e alla qualità dei suoi prodotti agricoli e alla diffusione mondiale dei suoi prodotti gastronomici, inoltre annovera un buon numero di ottimi ristoranti a Lione e a Rouen. La reputazione dei vini di marca del Beaujolais e delle Côtes du Rhône (Rive del Rodano) ma anche quella dei formaggi, delle acque minerali (EVIAN), delle specialità regionali e
80
dei prodotti tipici, è ormai affermata. Alcuni nomi di richiamo: BRIOCHES
PASQUIER, CEDILAC-CANDIA, per i prodotti lattiero-caseari, DISTRIBORG, specializzata nelle produzioni biologiche e nei prodotti dietetici, i
formaggi ENTREMONT.
A questo riguardo cito il salone internazionale SIRHA (10° Salone dei mestieri gastronomici, www.sirha.com) che si apre ogni due anni e a cui partecipano le imprese che lavorano nella ristorazione e nelle nuove tecnologie
agroalimentari.
BOCUSE D’OR - Coppa del mondo della PASTICCERIA.
Dal 20/01/01 al 24/01/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
È utile citare anche il polo tecnico (technopole) cittadino di ALIMENTECH, che si trova a Bourg-en-Bresse, dove la regione ha voluto concentrare le attività di ricerca, insegnamento superiore e attività industriali.
Altro settore, altrettanto sviluppato, è quello dell’oro, dei gioielli e
dell’orologeria che è presente nel bacino lionese e costituisce il primo centro francese per la produzione di gioielli d’oro, argento e pietre preziose. Il
dipartimento del Rodano resta, pertanto, un punto di riferimento nel settore
della gioielleria. Il 10%, dei 32 miliardi di franchi di giro d’affari francese,
è rappresentato dalla regione Rodano-Alpi. Quest’ultima annovera circa il
10% dei punti vendita francesi. Le marche di maggior richiamo sono: AUGIS, KORLOFF, CHARLES PERROUD, ALAIN ROURE, J. L. MAIER.
Il settore si concentra, in regione, su 450 imprese e 2000 dipendenti.
Un appuntamento annuale importante è PRINT'OR (www.printor.fr)
con 400 espositori, tra francesi e stranieri, nei settori dell’orologeria, bigiotteria, gioielleria, oreficeria.
Dal 04/02/01 al 06/02/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Passo ora all’attività silvicola e della lavorazione del legname.
Le foreste ricoprono un terzo del territorio regionale, cioè più di 1,5 milioni
di ettari ed è per questo che la regione Rodano-Alpi risulta la seconda regione francese per la silvicoltura. Rodano-Alpi costituisce, inoltre, anche il
secondo polo francese, dopo l’Aquitania, per gli imballaggi di legno
(ELECTRA, PEINETTI EMBALLAGE, RABUEL), e la sua importante
tradizione silvicola la colloca ai primi posti nel settore della fabbricazione
di profilati in legno e falegnameria (GIRAUD).
La produzione di carta e cartone raccoglie il 70% degli occupati del settore
e la regione Rodano-Alpi rappresenta più del 12% dei posti di lavoro su
scala nazionale. Sono presenti le produzioni principali: fabbricazione di
81
carta e cartone, cartone ondulato, imballaggi di carta, articoli di cartoleria,
pellicole e carta adesive. (PAPETERIES EYMIN LEYDIER, OTOR DAUPHINE, AUTAJON, SMURFIT LEMBACEL, CANSON MONTGOLFIER, FASSON).
Un sito interessante, per conoscere e identificare le società francesi che lavorano in questo ramo, nonché la loro collocazione geografica è: www.lebois.com.
Alla fiera EUROBOIS (www.eurobois.net), sono presenti, ogni due anni,
circa 350 espositori specializzati nei beni strumentali per l’industria del legno.
Dal 28/02/01 al 03/03/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Il centro tecnico FIBRA, nei pressi di Lione, offre un'elevata specializzazione nel settore delle nuove tecnologie e dell’innovazione relative all’uso
del legno ( www.fibra.net ).
In materia di ambiente, la regione lionese annovera circa 660 imprese, che
presentano prodotti e servizi specializzati nell’ambito della prevenzione dei
rischi, del trattamento degli agenti inquinanti e delle tecniche dei processi
di produzione.
Il mercato delle imprese ecologiche della regione Rodano-Alpi è stimato in
24 miliardi di franchi, cioè il 16% del settore nazionale dell’ambiente. Questo polo ambientale regionale risulta leader nazionale in cinque settori: acustica e vibrazioni, decontaminazione del suolo, energia solare, trattamento
dell’aria; inoltre, è specializzato nel comparto del riciclaggio e valorizzazione dei rifiuti delle opere pubbliche (BTP) e, considerati i problemi di
inquinamento posti dal bacino chimico meridionale, nell’analisi degli agenti chimici inquinanti.
Un salone di richiamo internazionale è POLLUTEC, che, ogni due anni,
riunisce, alternativamente a Parigi e a Lione, circa 2500 espositori ed è il
maggiore appuntamento europeo in materia di ambiente.
Concludo parlando delle nuove tecnologie.
La regione Rodano-Alpi, con più di 60.000 posti di lavoro censiti nel settore digitale, ha sviluppato tutti i campi relativi alle tecnologie, al software e
ai servizi collegati a questo comparto. Le tecnologie dell’informazione e
della comunicazione sono rappresentate in regione dalle seguenti attività: le
Società di Servizi e di Ingegneria Informatica (CEGID), gli Internet Service
Providers (JET MULTIMEDIA), le Web Agencies (MC TEC), i produttori
di articoli per l'informatica (HP, IMB), le maggiori compagnie di telecomunicazioni (FRANCE TELECOM, CEGETEL), costruttori di circuiti integrati e microelettronici (anche italiani) e, infine, i laboratori di tecnologia
dell’informazione sparsi nella zona di Grenoble, uno dei poli mondiali della
82
ricerca elettronica, attorno a cui ruotano circa 250 società.
Fiere:
E-BUSINESS EXPO
Hardware, software, reti di telecomunicazione, soluzioni per l'ufficio mobile, consulenza.
Dal 16/05/01 al 18/05/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
INTERNET ENTREPRISE
Salone delle soluzioni internet per i professionisti.
Dal 23/10/01 al 25/10/01 all'ATRIA WORLD TRADE CENTER (38000
GRENOBLE)
Una delle specificità locali del bacino lionese è la produzione, a livello
mondiale, di videogiochi (INFOGRAM), con un gran numero di società
presenti che danno vita ad un polo specializzato in questo settore.
Siti utili in questo settore:
www.numera.org
www.lyon.infacite.org
www.lyon-ntic.com
www.lyongame.com
Vorrei concludere con gli indirizzi e i siti della Camera di Commercio e
dell’industria di Lione che possono essere utili agli operatori:
www.lyon.cci.fr (Rubrica Sito dei partenariati);
www.lyon.cci.fr (Rubrica Fiere);
www.lyon.cci.fr (Rubrica Partenariato/Cessioni).
Quest'ultimo sito offre una panoramica dei diversi tipi di cooperazione,
commerciale, tecnologica, di produzione e consente anche di lanciare delle
offerte di cooperazione.
Desidero suggerirVi di rivolgerVi anche ai comuni, per ottenere informazioni di carattere generale, poiché sono stati istituiti dei servizi di assistenza
nella ricerca di partenariati per zone geografiche ed industriali.
Organismi:
- Comuni e Prefettura dei dipartimenti:
83
( www.lyon.cci.fr)
- CRCI: Camera Regionale di Commercio e Industria:
(www.rhone-alpes.cci.fr)
- ADERLY: Agenzia per lo Sviluppo
della Regione Rodano-Alpi:
(www.lyon-aderly.com)
ADERLY è gestita dagli enti locali e annovera personale che parla italiano
e che può essere d’aiuto nella ricerca dei partner e degli uffici competenti
per le attività e i siti industriali di interesse. L’agenzia fornisce anche supporti logistici: alloggi, sistemazione, lavoro, preparazione dei contatti con
le imprese della regione.
- REGIONE RODANO-ALPI:
(www.cr-rhone-alpes.fr)
- Bollettino regionale di partenariato/cessioni,
“ Objectif Partenariat ”:
(www.rhone-alpes.cci.fr)
Le camere di commercio della regione redigono ogni tre mesi un bollettino
intitolato “Objectif Partenariat”, contenente le offerte regionali di partenariato assieme ad una lista di imprese straniere che propongono offerte di
cooperazione. Questo documento viene inviato periodicamente a circa 10.000 dirigenti di imprese industriali, con l’obiettivo di mettere a fuoco le
possibilità di cooperazione e le relative proposte.
Rimango a disposizione di tutti gli operatori interessati ad entrare in contatto con le imprese lionesi e Vi invito a rivolgermi le Vostre domande, via email e anche in inglese, alle quali risponderò nel modo più dettagliato possibile.
84
LA REGIONE RODANO - ALPI - LIONE
Opportunità di partenariato
Seminario JEV - Treviso 15 Marzo 2001.
Sommario.
1.
Guida Europea delle Alleanze tra le PMI appaltatrici.
2.
Rodano - Alpi - Lione: dati generali.
3.
L’economia della regione Rodano-Alpi.
4.
Commercio e partenariato: indirizzi utili.
P. CLERT-GIRARD -
Consiglio di cooperazione regionale
Organizzazione di incontri tra dirigenti
Assistenza ai gruppi di imprese
20, place de la Bourse - 69 289 Lyon Cedex 02
tel.:
04.72.40.57.07
e-mail:
[email protected]
CCI Lyon: www.lyon.cci.fr
85
1.
Guida Europea delle Alleanze
tra le PMI appaltatrici.
(Referenze: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle
comunità europee).
1.1 Le diverse forme di collaborazione riscontrate in Europa:
- le reti, i clusters, i distretti;
- le alleanze commerciali;
- le alleanze tecnologiche;
- le alleanze di dimensioni ottimali.
1.2
Le regole pratiche per un’alleanza di successo:
- costruire l’alleanza su una riflessione strategica;
- valutazione dei dirigenti - mentalità vincente;
- mantenere l’equilibrio tra i partners;
- far progredire l’alleanza su attività imprenditoriali.
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2.
Rodano - Alpi - Lione: dati generali.
www.lyon.cci.fr
www.lyon-aderly.com
www.cr-rhone-alpes.fr
La regione Rodano-Alpi significa:
8 dipartimenti
(Ain, Ardèche, Drôme, Isère, Loira,
Rodano, Alta Savoia, Savoia);
8% del territorio francese (45.700 km²);
la seconda regione francese per dimensioni.
La popolazione:
- 5,6 milioni di abitanti (secondo posto in Francia);
- 10% della popolazione francese;
- la popolazione è concentrata soprattutto a ovest (Rodano-LoiraIsère), nelle grandi città (Lione: 1,2 milioni, Grenoble: 0,4 milioni, Saint-Etienne: 0,3 milioni) ed ha un tasso di crescita superiore
alla media europea.
I trasporti:
autostrade: 1.200 km (15% della rete nazionale);
TGV: 12 milioni di passeggeri;
aeroporti: Lione Saint-Exupéry, 5 milioni di passeggeri;
corsi d’acqua: asse Rodano-Reno, 550 km navigabili (capacità massima).
L’energia:
produzione di elettricità: 26% della Francia, di cui
nucleare: 80% (Bugey - Tricastin - Crey Malville - Cruas 87
St. Alban),
idraulica:
petrolio raffinato.
20%;
Il polo turistico:
alberghi: secondo posto in Francia (2.471 alberghi = 70.000 camere);
stazioni sciistiche (di montagna): 74% delle stazioni francesi;
stazioni termali: primo posto in Francia.
L’occupazione nella regione:
2,2 milioni di occupati (impiegati): 23 milioni in Francia
680.000 nella regione lionese;
ripartizione:
agricoltura
industria:
lavori pubblici:
terziario:
67.000 occupati;
500.000 occupati;
136.000 occupati;
1.496.000 occupati.
L’istruzione superiore:
200.000 studenti;
9 università;
35 scuole di specializzazione (Lione, St. Etienne, Grenoble);
8% di studenti stranieri.
La ricerca:
- 600 laboratori pubblici di ricerca (il 10% della Francia),
di cui 450 nella regione lionese;
chimica fine e molecolare, scienze biologiche, scienza della costruzioni, scienza della materia, scienze matematiche;
- privati (laboratori di ricerca delle industrie): 2.500 ricercatori a
Lione;
- Centro tecnico professionale: Istituto Francese del Petrolio - Centro Tecnico di Aerologia - Centro Tecnico delle Industrie
88
dell’Abbigliamento - Istituto Tessile di Francia - Centro Tecnico
del Cuoio - Centro Tecnico di Tintoria e Pulitura - Centro Tecnico della Fonderia - Centro Tecnico della Saldatura.
89
3.
L’economia della regione
Rodano-Alpi-Lione.
www.lyon.cci.fr
www.lyon-aderly.com
www.cr-rhone-alpes.fr
Rodano-Alpi significa:
- un prodotto interno lordo di 115 miliardi di euro;
- la seconda regione esportatrice francese;
- esportazioni per 32 miliardi di euro;
- il secondo partner import/export con l’Italia;
- cultura industriale (30% dei posti di lavoro in regione).
Rodano-Alpi significa:
- una rete molto fitta di PMI: l’80% dei posti di lavoro
si concentra in stabilimenti con meno di 500 persone;
gli appalti sono una specificità regionale;
la metà delle attività industriali si concentra in 3 poli:
Lione (30%);
Grenoble (10%);
St. Etienne (10%).
Rodano-Alpi significa:
- alcune specificità industriali preponderanti in certi settori di impiego:
la valle dell'Arve, per la filettatura, rappresenta il 60% dei posti di
lavoro francesi;
il bacino dell'Oyonnax è uno dei poli leader in Europa per la lavorazione delle materie plastiche;
il settore chimico/parachimico ha una notevole rilevanza nella
valle del Reno;
il settore della pelle/calzature nel bacino di Romans e di Annonay;
il settore tessile/abbigliamento nella parte occidentale della regione.
90
Importanza dei tre settori dominanti in (%)
Materie plastiche 27,0 Macchine d’uso gene- Macchine d’uso specifico
rale 8,3
6,
Ardèche Filatura, tessitura 20,3 Automobilistico 15,8 Materie plastiche 6,5
Ain
Rodano
Pelletteria, calzatue 11,0Misurazioni, controllo Materiali da costruzione
10,7
6,1
Materiale elettrico 15,3 Componenti elettroni- Informatica 5,6
ci 6,0
Lavorazione dei metalli Filatura, tessitura 8,0 Prodotti metallici 6,8
11,0
Automobilistico 7,6
Farmaceutico 7,1
Materiale elettrico 6,1
Savoia
Materiale elettrico 14,3 Siderurgico 9,9
Drôme
Isère
Loira
Metalli non ferrosi 8,9
A l t a - Lavorazione dei metalli Apparecchiature mec- Articoli sportivi, giochi
27,7
caniche 12,8
7,2
Savoia
Fonte: L’industria nelle regioni.
Rodano-Alpi significa: imprese leader.
Settore automobilistico.
L’attività principale è rappresentata dalla costruzione di camion,
autocarri ed autobus con le industrie dell’indotto quali carrozzeria e i rimorchi.
L’industria automobilistica della regione Rodano-Alpi annovera
anche numerose aziende di fornitura impianti e appaltatrici di secondo e
terzo livello. (LAMBERT CONSTRUCT. ISOTHERMES, MGI COUTIER, RENAULT.V.I, SMI Koyo, SNR ROULEMENTS…)
Siti:
www.conceptcar-rhonealpes.com
91
Fiere:
Carrozzerie Industriali e per i Trasporti (VI Salone Europeo delle)
www.carrosserie-industrielle-transport.com
Dal 03/04/01 al 07/04/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Centro Tecnico e Sindacale:
Club Automobile CCI Lyon: B. MASUREL [email protected]
Settore meccanico e dei beni strumentali.
La regione Rodano-Alpi é la prima in Francia per il settore meccanico che comprende la fabbricazione di macchinari tessili, la trasformazione delle materie plastiche, gli impianti per l’aerologia e i frigoriferi…
(CATERPILLAR France, CIAT, IMAJE, POMAGALSKI, STAUBLI…).
Fiere:
IMAGIBAT 2001 www.equipville.com
(informatica del genio civile, dei sistemi per le informazioni geografiche
e l'informatica urbana).
Dal 28/02/01 al 03/03/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
EXPOTHERM
Climatizzazione-regolazione.
Dal 28/02/01 al 03/03/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
CAOUTCHOUC GOMMA 2001 www.idexpo.com
Salone internazionale della gomma e dei polimeri.
Dal 15/05/01 al 17/05/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
EUROCAT 2001 www.idexpo.com
Industria delle pitture, vernici, colle.
Dal 25/09/01 al 27/09/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
EUROPACK-EUROMANUT www.europackonline.com
Imballaggio, manutenzione.
Dal 23/10/01 al 26/10/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
MISURE (Forum) www.fmpromotion.com
Giornata tecnica (strumenti di misura, test, controlli, regolazioni).
92
Dal 13/11/01 al 13/11/01, Palazzo dei Congressi (69006 LIONE).
MATEQ’PRO
Attrezzature e processi dell’industria agroalimentare.
Dal 28/11/01 al 30/11/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
FIP
Apparecchiature/materiali per l’industria delle materie plastiche.
Ottobre 2001, Oyonnax.
Sindacati:
CETIM (Centro Tecnico).
La METALLURGIE - Lione.
Visiomeca: [email protected]
Subappalti.
Con più di 1/4 del potenziale francese, Rodano-Alpi è la prima regione per i subappalti industriali, soprattutto per quanto riguarda la filettatura. I subappalti si sono orientati verso i comparti specializzati della meccanica di precisione, della trasformazione delle materie plastiche e della fusione dei metalli, della metallurgia delle polveri, delle caldaie industriali…
I subappalti in regione sono assunti principalmente da piccole e
medie imprese. (ALLIMAND, MECACENTRE…).
Fiere:
ALLIANCE 2001 www.alliance-net.com
Subappalti industriali e servizi.
Dal 15/05/01 al 18/05/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Chimica.
Con la forte presenza di multinazionali, questo settore annovera numerosi poli trainanti nella chimica di base, nella chimica fine e nella chimica applicata all’agricoltura. (AVENTIS, COATEX, ATOFINA, MSSA,
NYLTECH France, RHODIA ACETOL, SNF…).
Fiere:
PROCHIM 2001 PROCESS PHARMA 2001 R.V. (per contatti commerciali) www.adhes.com
Processi ed apparecchiature industriali per i settori chimico, farmaceutico e cosme93
tico.
Dal 30/01/01 al 31/01/01, ESPACE TETE D’OR (69100 VILLEURBANNE).
Salute e biotecnologie
La regione Rodano-Alpi costituisce un polo leader completo di livello europeo nel campo della salute umana ed animale. La regione è al nono posto al mondo nella produzione di farmaci e fra i primi fabbricanti
mondiali di prodotti biologici e derivati del sangue.
Con 300 imprese e il 20% del potenziale francese nel settore delle
tecnologie biomediche, Rodano-Alpi è la regione leader per le apparecchiature diagnostiche, bioreattive, per i materiali per dialisi, medico-chirurgici,
protesi…(AVENTIS PASTEUR, BECTON DICKINSON France, BIOMERIEUX, BOIRON, HOSPAL, MERCK-LIPHA, Laboratoire ROCHE NICHOLAS…).
Fiere:
BIOVISION www.biovision.org
Foro mondiale di scienze biologiche - Riunione d’affari.
Dal 07/02/01 al 10/02/01, Palazzo dei Congressi (69006 LIONE).
Tessile.
Attività tradizionale nella regione Rodano-Alpi, l’industria tessile
ha orientato la sua produzione verso articoli di fascia alta, prodotti di qualità e prodotti specializzati come il tessile tecnico, attività che raccoglie nella
regione il 75% della produzione francese e il 20% della produzione europea. (CHAMATEX, DEVEAUX, HEXCEL FABRICS, MRM, PORCHER,
ZANNIER…).
Fiere:
LYON MODE CITY 2001
Biancheria, intimo maschile, collezioni-mare estate 2002.
Dal 01/09/01 al 03/09/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Centri tecnici:
ITL: Institut Textile de France di Ecully.
Centro tecnico specializzato nei prodotti tessili tecnici.
94
CTIH: Centro Tecnico dell'Industria dell'Abbigliamento, Lione.
ITCL: Istituto Tessile e Chimico di Lione, Lione.
Sindacato:
UNITEX: Unione delle Imprese Tessili di Lione e della Regione, Lione.
Beni di consumo.
Oltre all’abbigliamento, le calzature sono una produzione specializzata regionale della lavorazione della pelle con marche prestigiose che rispecchiano il lusso e il buon gusto francese. La regione Rodano-Alpi presenta anche numerosi punti forti nel settore dell'articolo sport. (BIJOUX
GL, CALOR, INFOGRAMES, Charles JOURDAN, Stéphane KELIAN,
MEUBLES GRANGE, ROSET, SALOMON, SEB, SKIS ROSSIGNOL,
TEFAL…).
Fiere:
Pelletteria (Fiera della): Articoli in pelle, accessori.
Dal 14/01/01 al 15/01/01, ESPACE DOUBLE MIXTE (69100 VILLEURBANNE).
RENOVEHOTEL www.sirha.com
Le giornate del rinnovo.
Dal 20/01/01 al 24/01/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
WORKSHOP GRAND SKI
Salone dei professionisti della montagna francese
(stazioni invernali, ricettività, trasporti e servizi).
Dal 31/01/01 al 01/02/01, PARC DES EXPOSITIONS (38000 GRENOBLE).
SIG PRO
Salone professionale internazionale degli articoli e della moda sportiva
e del tempo libero invernale.
Dal 04/03/01 al 07/03/01, PARC DES EXPOSITIONS (38000 GRENOBLE)
LIONE (Fiera internazionale di)
Dal 16/03/01 al 26/03/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
MEUROPAM www.meuropam.com
95
Mercato europeo del mobile.
Dal 23/09/01 al 25/09/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Agroalimentare.
La regione Rodano-Alpi è un punto di riferimento nel settore agroalimentare grazie alla diversità e alla qualità dei suoi prodotti agricoli e alla
diffusione mondiale di quelli gastronomici. La reputazione dei vini con etichetta Beaujolais e delle Côtes du Rhône (Rive del Rodano), ma anche
quella dei formaggi, delle acque minerali, delle specialità regionali e dei
prodotti tipici, è ormai consolidata. (BRIOCHES PASQUIER, CEDILACCANDIA, DISTRI-BORG, EAUX MINERALES d’EVIAN, ENTREMONT, TEISSEIRE…).
Fiere:
SIRHA (10° Salone dei mestieri gastronomici) www.sirha.com
BOCUSE D’OR - Coppa del mondo della PASTICCERIA.
Dal 20/01/01 al 24/01/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
Oro, gioielleria, orologeria.
Primo centro francese per la fabbricazione di gioielli in oro, argento
e pietre preziose, il dipartimento del Rodano resta un punto di riferimento
nel settore della gioielleria. Il 10% dei 32 miliardi di franchi di giro d’affari
francese è realizzato nella regione Rodano-Alpi che annovera circa il 10%
dei punti di vendita francesi. (AUGIS, KORLOFF, Charles PERROUD,
Alain ROURE, J.L.MAIER…).
Nella regione il settore comprende
450 imprese
e 2.000 occupati.
Fiere:
PRINT'OR www.printor.fr
Orologeria, bigiotteria, gioielleria, oreficeria.
Dal 04/02/01 al 06/02/01, EUREXPO (69680 LYON HASSIEU).
Associazioni:Associazioni dei Produttori e Grossisti di Bigiotteria di Lione.
96
Legno.
I boschi ricoprono un terzo del territorio regionale, cioè più di 1,5
milioni di ettari, che fanno della regione Rodano-Alpi la seconda regione
francese per la silvicoltura. Dopo l’Aquitania, Rodano-Alpi costituisce anche il secondo polo francese per gli imballaggi di legno (ELECTRA, PEINETTI EMBALLAGE, RABUEL), e la sua forte tradizione silvicola la inserisce anche nel settore della fabbricazione di profilati in legno e falegnameria (GIRAUD).
La produzione di carta e cartone raccoglie i due terzi degli occupati
del settore e la regione Rodano-Alpi rappresenta più del 12% dei posti di
lavoro su scala nazionale. Sono presenti le produzioni principali: fabbricazione di carta e cartone, cartone ondulato, cartonaggio, imballaggi di carta,
articoli di cartoleria, pellicole e carta adesive. (PAPETERIES EYMIN LEYDIER, OTOR DAUPHINE, AUTAJON, SMURFIT LEMBACEL, CANSON MONTGOLFIER, FASSON).
Sito:
www.le-bois.com (sito-portale professionale delle produzioni in legno).
Fiere:
EUROBOIS www.eurobois.net
Dal 28/02/01 al 03/03/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
IP
10ª Riunione Internazionale delle Cartiere (industrie della carta).
Dal 09/10/01 al 11/10/01 PARCO DELLE ESPOSIZIONI (38000 GRENOBLE).
Centro Tecnico e Sindacale:
FIBRA: L’industria del legno nella regione Rodano-Alpi, www.fibra.net
L’ambiente.
La regione lionese annovera circa 660 imprese che offrono prodotti
e servizi specializzati nell’ambito della prevenzione dei rischi, del trattamento degli agenti inquinanti e delle tecniche dei processi di produzione.
Il mercato delle imprese ecologiche della regione Rodano-Alpi è
stimato in 24 miliardi di franchi, cioè il 16% del settore nazionale
dell’ambiente. Questo polo ambientale regionale è il leader nazionale in
97
cinque settori: acustica e vibrazioni, contaminazione del suolo, energia solare, floculanti, trattamento dell’aria e, inoltre, è specializzato nel comparto
del riciclaggio dei rifiuti delle Opere Pubbliche (BTP) e nell’analisi degli
agenti inquinanti.
Fiere:
POLLUTEC
Novembre 2002.
Sito:
www.lyon.cci.fr
Rubrica degli operatori del settore ambiente.
Associazioni:
APPE: Associazione per la Promozione delle Imprese Ecocompatibili Lionesi.
Polo ambientale e tecniche dei processi di produzione.
Le nuove tecnologie.
La regione Rodano-Alpi, con più di 60.000 posti di lavoro censiti
nel settore digitale, ha sviluppato tutti i settori relativi alle tecnologie, ai
software e ai servizi di questo comparto. Le tecnologie dell’informazione e
della comunicazione sono rappresentate in regione dalle seguenti attività: la
Società dei Servizi e dell'Ingegneria Informatica, i providers per i servizi
Internet, le agenzie Web, gli sviluppatori / fornitori di servizi on line, i programmatori informatici, le telecomunicazioni, le competenze regionali, i
circuiti integrati.
Fiere:
E-BUSINESS EXPO
Hardware, software, reti di telecomunicazione,
soluzioni per l'ufficio mobile, consulenza, …
Dal 16/05/01 al 18/05/01, EUREXPO (69680 LYON CHASSIEU).
INTERNET ENTREPRISE
Salone delle soluzioni internet per i professionisti.
Dal 23/10/01 al 25/10/01, ATRIA WORLD TRADE CENTER (38000
GRENOBLE).
98
Siti:
www.numera.org
www.lyon.aderly.com
www.lyon.infacite.org
www.lyon-ntic.com
www.lyongame.com
www.lyon.cci.fr
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4.
Commercio e partenariato: indirizzi utili.
- Siti Internet:
www.lyon.cci.fr (Rubrica Sito dei partner)
www.lyon.cci.fr (Rubrica Fiere)
www.lyon.cci.fr (Rubrica Partenariato/Cessioni)
- Organismi:
Comuni e Prefettura dei Dipartimenti
( www.lyon.cci.fr).
CRCI:
Camera Regionale di Commercio e Industria
(www.rhone-alpes.cci.fr).
ADERLY: Associazione per lo Sviluppo della Regione RodanoAlpi
(www.lyon-aderly.com).
REGIONE RODANO-ALPI
(www.cr-rhone-alpes.fr).
- Bollettino regionale di partenariato/cessioni: “ Objectif Partenariat ”
(www.rhone-alpes.cci.fr).
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I SERVIZI DEGLI EURO INFO CENTRE A SUPPORTO
DELLA COLLABORAZIONE FRA LE IMPRESE
Gian Angelo Bellati
Eurosportello Veneto
L’Eurosportello Veneto è un ufficio di informazione e di assistenza per le
piccole medie imprese Venete. In Europa operano circa 300 Eurosportelli
(Euro Info Centre) distribuiti in ogni regione europea, situati all’interno
delle cosiddette “strutture ospite”.
Tali strutture vengono selezionate dalla Direzione Generale Imprese attraverso bandi pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Comunità europea.
Gli Euro Info Centre non sono Agenzie distaccate dall’Unione Europea o
Uffici di Rappresentanza dotati di personalità giuridiche autonome ma vengono “ospitati” presso Enti locali che dispongono di una rete di contatti “in
loco” e offrono servizi alle imprese.
La Struttura Ospite è chiamata a svolgere compiti come: fornire di adeguato
personale e strumentazione l’Euro Info Centre, cofinanziarne le attività, accertarsi che venga rispettato e attuato quanto previsto dal contratto di qualità della Commissione; attuare le strategie sullo sviluppo della Rete definite
dalla Commissione e partecipare ad incontri periodici con la Commissione.
La struttura ospite di Eurosportello Veneto è Unioncamere Veneto.
Tale scelta, tenuto conto degli obiettivi istituzionali generali degli Euro Info
Centre, nasce dall’esigenza di investire risorse e responsabilizzarsi nella gestione di un ufficio comunitario, dimostrando così la grande apertura del Veneto e
del suo sistema economico produttivo all’Europa e al mondo intero.
E’ questo un caso interessante di collaborazione fra enti locali e la Commissione Europea, con l’obiettivo di avvicinare il più possibile l’Europa ai
cittadini.
Ma qual è la funzione degli Euro Info Centre? Consiste soprattutto
nell’avvicinare l'Unione Europea alle imprese, in particolar modo, a quelle
di piccole e media dimensione.
Si definiscono piccole e medie imprese quelle con al massimo 250 dipendenti; circa il 99,8 %, del totale delle imprese dell’Unione Europea.
In queste imprese lavorano quasi l'86% dei lavoratori europei; anche per
questo motivo l'Unione Europea ha finanziato e finanzia vari programmi,
finalizzati ad aiutare e a facilitare soprattutto questo tipo di imprese che costituiscono la spina dorsale dell’Europa.
101
Dalla necessità di sviluppare e potenziare questo tipo di realtà produttiva gli
Eurosportelli trovano la loro ragione di esistere. Uno dei limiti del tessuto
imprenditoriale veneto è infatti costituito dalla difficoltà di accedere ai finanziamenti e alle agevolazioni dell’Unione Europea principalmente per
mancanza di informazioni. La nostra esperienza, in questi anni, ha confermato proprio questa ipotesi.
Il nostro compito consiste quindi, nel contattare direttamente le imprese e
nell’ informarle sulle iniziative comunitarie più interessanti e più importanti, siano esse di carattere normativo che finanziario.
Soprattutto con riferimento a quest’ultimo tipo di iniziative, è indicativo ricordare che il bilancio della Comunità Europea, per l'anno in corso, è di circa duecento mila miliardi di lire di cui la parte più cospicua va al settore agricolo.
La politica agricola è stata la prima politica "comune" della Comunità Economica Europea. Questi finanziamenti si dividono in due filoni principali di
interventi a favore del settore agricolo: finanziamenti dei prodotti (ex Aima) e finanziamenti dei Piani di Sviluppo Rurale, i quali si traducono
nell’attività svolta dalle singole Regioni e finalizzata al miglioramento delle
strutture agrarie e del commercio dei prodotti agricoli; tali finanziamenti
sono gestiti dalle Regioni.
Esiste poi un’altra parte di fondi strutturali dei quali ricordiamo: il Fondo
Europeo di Sviluppo Regionale e il Fondo Sociale Europeo.
Il Fondo Sociale Europeo, eroga finanziamenti per la formazione in Veneto
e stanzia circa 220 miliardi di lire l'anno.
Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, indirizzato nelle cosiddette "aree
obiettivo" (nell'ambito della provincia di Treviso, sono solo due), è volto a
finanziare la riconversione industriale delle imprese artigiane, industriali e
gli enti locali, al fine di ridurre il divario di ricchezza e di sviluppo che c'è
tra le regioni o, addirittura, fra parti di regioni rispetto alla media comunitaria. Anche questi fondi vengono gestiti a livello regionale.
Vi è poi un'altra serie di interventi finanziari che è necessario ricordare:
quelli destinati alla ricerca e sviluppo, che favoriscono la competitività tra
le imprese; questi fondi stanziano risorse finanziarie e risorse umane nelle
discipline, tecnologie e know how.
Per favorire la partecipazione delle imprese a questi finanziamenti, Eurosportello con la collaborazione di Treviso Tecnologia, sta realizzando un
interessante progetto finanziato dalla Regione Veneto.
Un'altra parte di fondi molto importante è costituita dalle Iniziative verso
l'esterno, in particolare verso quei Paesi che non fanno parte dell'Unione
102
Europea. Nell'ambito di queste iniziative rientrava fino a poco tempo fa,
anche il programma JOP che in futuro verrà assorbito dal programma JEV;
poi vanno ricordati PHARE e TACIS e il Fondo Europeo di Sviluppo. Si
tratta di programmi sui quali Eurosportello ha sempre tenuto informate le
imprese realizzando seminari e convegni.
Da quanto detto, risulta che Eurosportello è un ufficio d’informazione ma
vuole anche essere un ufficio di assistenza alle imprese, affinché possano
utilizzare questi finanziamenti e partecipare, in generale, ai programmi comunitari.
Tra i diversi strumenti che Eurosportello utilizza per fornire alle imprese le
informazioni necessarie, particolare importanza riviste il bollettino, che costituisce un utile ed efficace mezzo di promozione delle iniziative e dei servizi di Eurosportello. La sua distribuzione, capillare e molto tempestiva
grazie anche all’utilizzo della posta elettronica, consente di fornire informazioni sulla normativa comunitaria su bandi di gara europei, sulle eurocooperazioni, sulle iniziative di prossima attuazione e sugli aggiornamenti dalla Delegazione Unioncamere di Bruxelles. Recentemente è stata inserita
una scheda riepilogativa intitolata “Memorandum” che consente una rapida
e organica visione dei bandi aperti e delle scadenze più ravvicinate. Occasionalmente vengono allegati al bollettino opuscoli informativi specifici.
Il bollettino è attualmente distribuito gratuitamente, anche in formato elettronico agli enti e alle imprese che ne fanno richiesta e viene pubblicato nel
sito Internet di Eurosportello dove si trovano archiviati i numeri dell’ultimo
anno. Viene inoltre diffuso in occasione degli eventi organizzati da Eurosportello.
Per dare una sempre maggior risonanza alle proprie attività e, nella consapevolezza delle potenzialità offerte da Internet, Eurosportello Veneto si è dotato nel
1999 di un proprio sito web all’indirizzo www.eicveneto.it.
Un altro strumento di informazione è costituito dall’utilizzo dei mass media.
Dal 1996 Eurosportello Veneto, grazie ad una collaborazione con il quotidiano
“Il Gazzettino”, cura una rubrica per le imprese, (pubblicata ogni martedì sulle
pagine economiche nazionali) alla quale si è aggiunta, dal 1999, quella che si
rivolge a chi cerca opportunità di lavoro nell’ambito comunitario (a questa rubrica viene riservato uno spazio ogni venerdì). Di recente è stata avviata
una collaborazione anche con “L’Arena di Verona” e “Il Giornale di Vicenza”.
Tutta questa attività di informazione e di assistenza viene realizzata anche
grazie all’ufficio di rappresentanza a Bruxelles, che ha il compito di diffondere notizie ed informazioni relative alle politiche comunitarie. In
103
quest’ottica l’attività di rappresentanza dell’ufficio di Bruxelles si propone
come uno strumento per l’individuazione delle opportunità più interessanti
per il sistema produttivo Veneto e per la sensibilizzazione dei soggetti ai
vertici decisionali comunitari alle specificità della regione.
Inoltre, in collaborazione con la Regione Veneto ed Eurosportello, l’ufficio
di Bruxelles fornisce agli enti territoriali interessati a lavorare con le Istituzioni comunitarie un supporto logistico per lo svolgimento delle attività
collegate a Bruxelles, offrendo: un servizio di segreteria, locali per organizzare riunioni ed incontri, informazioni e assistenza progettuale sulle materie
comunitarie, organizzazione di incontri con le Istituzioni comunitarie a
Bruxelles e/o in Italia.
E anche questo è un servizio piuttosto importante visto che, quando si lavora con le istituzioni comunitarie, occorre fare attività di lobby, cioè di pressione a favore delle istanze locali per ottenere i finanziamenti per i programmi che interessano particolarmente alcune regioni
Questo servizio è previsto anche per le imprese che hanno interessi a collaborare con i programmi.
Per quanto riguarda la giornata odierna, si parlerà di uno strumento molto
particolare, che è lo strumento JEV. Nato nel 1998, esso è uno strumento
volto a stimolare la costituzione di joint venture (per “joint venture” si intendere qualsiasi forma di consorzio, partnership, o unione di natura industriale, commerciale, artigianale o di servizio) fra PMI europee, fornendo
un sostegno finanziario. Le PMI grazie a questo programma possono beneficiare delle opportunità offerte dal mercato unico europeo. L’iniziativa
rappresenta una potenzialità di collaborazione a livello di ricerca e di sviluppo tecnologico tra le diverse imprese. La PMI che vuole presentare la
domanda di contributo deve rivolgersi ad un intermediario finanziario
(banca o società finanziaria) selezionato dalla Commissione europea e abilitato a gestire i finanziamenti. L’ammontare massimo di finanziamento
che può essere stanziato a favore di progetti JEV è di 100.000 Euro.
Il ruolo dei suddetti intermediari è quello di assistere le PMI nei loro progetti e nel trasmettere questi alla Commissione europea, nel provvedere al
versamento del contributo comunitario (per quelle PMI il cui progetto è stato approvato) ed infine controllare l’attuazione del progetto.
A prima vista può sembrare uno strumento dotato di minori finanziamenti
rispetto a tanti altri, tuttavia, per il tipo di organizzazione e per i tipi di
strumentazioni messe a disposizione da parte della Comunità Europea, consente alle imprese di ottenere aiuti finanziari in tempi molto brevi. Affinché
tale esigenza venga soddisfatta è necessario che ci siano intermediari finanziari, uffici cioè che, a livello locale, aiutino l'impresa nella preparazione
della documentazione utile per accedere a questo tipo di progetto.
104
CURIA MERCATORUM: I SERVIZI PER LE IMPRESE IN
TEMA DI ARBITRATO E DI ALTERNATIVE DISPUTE
RESOLUTION
Antonio Nascimben
Associazione Curia Mercatorum.
Il tema da trattare è quello dell'arbitrato e degli altri strumenti ADR
(Alternative, dispute, resolution) e i contratti di joint venture.
In particolare l'arbitrato e la mediazione sono due strumenti che Curia Mercatorum, associazione costituita dalla Camera di Commercio di Treviso,
alla quale partecipano anche le Camere di Pordenone, Belluno, Gorizia e
Trieste, nonché numerose associazioni di categoria professionali ed imprenditoriali, si propone di offrire come strumenti di risoluzione delle controversie di natura commerciale ed anche civile. E, quindi, anche, collegati ai
rapporti di partenariato o di joint-venture tra aziende sia in ambito europeo
che internazionale.
Come può funzionare il richiamo a Curia Mercatorum? È necessario che,
nel momento in cui si stipula il contratto, venga inserita una clausola - la
cosiddetta clausola compromissoria - che faccia esplicito riferimento a Curia Mercatorum ed al suo Regolamento. Non ci si soffermerà sul funzionamento, che presenta degli aspetti prettamente tecnici, ma si cercherà di far
comprendere, in linea di massima, come possa evolvere una controversia,
che tipo di soluzioni possa trovare, in che tempi ed eventualmente con che
costi.
Quindi, dato per presupposto che, all'interno del contratto di partenariato,
possa trovare collocazione la clausola compromissoria, che richiami la
competenza di Curia, in caso di controversia, anziché rivolgersi all'autorità
giudiziaria ordinaria, sarà necessario presentare una domanda a Curia Mercatorum, che ha sede presso la Camera di Commercio di Treviso. Il regolamento di Curia Mercatorum è, nel panorama dei Regolamenti delle Camere
Arbitrali, sia nazionali che internazionali, un regolamento, diciamo così,
"anomalo" e, per certi versi, anche molto innovativo. Perché? Perché prevede di anteporre, ad una fase di arbitrato, una fase di mediazione. Le due
procedure sono assolutamente diverse tra loro.
La fase di mediazione prevede che un terzo - un professionista -, natural105
mente neutrale, faciliti il dialogo tra le parti e, quindi, cerchi di aiutarle a
raggiungere una transazione guidata. In sostanza, si può pensare alla mediazione come ad uno strumento che guarda al futuro, che, quindi, guarda non
tanto ai rancori nati da una cattiva interpretazione dei rapporti contrattuali,
ma che cerchi di rendere possibile una prosecuzione dei rapporti, ove ciò
sia possibile. La mediazione è un procedimento basato sulla volontarietà
delle parti. Se una delle due parti rifiuta la fase di mediazione questa non si
tiene e si passa, automaticamente, all'arbitrato.
L'arbitrato diverge completamente dalla fase di mediazione, poiché, in questa fase, un 'arbitro - o più - sono chiamati a decidere sulla controversia e,
quindi, inevitabilmente, è una procedura che guarda al passato, è una procedura che può dare un giudizio netto, ed ha tutti gli effetti di una sentenza
emanata da un giudice ordinario. Anche da un punto di vista esecutivo.
I vantaggi rispetto al ricorso al giudice ordinario sono, innanzitutto, costituiti dai tempi. In Europa, i tempi della giustizia non sono certo quelli che
ci sono in Italia. L'Italia è in prima fila nel ricevere ammonizioni, se non
condanne, dalla Corte di Giustizia Europea, per la durata dei processi civili
e, quindi, inevitabilmente - soprattutto nei rapporti tra imprese - è necessario avere dei tempi veloci, per risolvere le controversie.
Quindi il vantaggio sta nei tempi, nei costi, che sono costi predefiniti - e,
poi anche nella competenza specifica che possono avere sia il mediatore
che l'arbitro nell'affrontare la controversia.
Finora, Curia Mercatorum, nelle sue più di cento controversie amministrate, ha affrontato un caso risolto con una mediazione il cui contenzioso derivava, da un rapporto di joint-venture tra una azienda italiana ed una inglese.
Anche in quell'occasione all'interno del contratto di joint-venture, vi era inserita la clausola che richiamava Curia Mercatorum, la quale prevedeva la
sede della procedura in Treviso, presso la Camera di Commercio, la lingua
italiana, come lingua disciplinante il rapporto contrattuale e anche la relativa procedura di arbitrato e di mediazione, e l'applicazione della legge italiana. La lite ha trovato soluzione , attraverso la mediazione, in un tempo di
una giornata ed è costato alle parti, attorno al milione e mezzo ciascuna su
un valore di controversia stimabile attorno ai 130 - 140 milioni.
Quindi sia l'arbitrato che la mediazione sono, senz'altro, soluzioni che ben
si attagliano a questo tipo di controversie che, molto spesso, non chiedono
giustizia, ma una soluzione che sia consona alle caratteristiche dei rapporti
commerciali.
Ciò non toglie che anche l'arbitrato possa funzionare a dovere in questo tipo
di rapporti e, tutto sommato, soprattutto per l'arbitrato amministrato di Cu106
ria Mercatorum, che prevede che, sino a 300 milioni, vi sia un unico arbitro, che decida, entro due mesi dal ricevimento del fascicolo, possa essere
uno strumento assolutamente vantaggioso e competititvo.
Un Arbitrato sotto i 300 milioni non supera, tra la fase dell'attivazione della
domanda, l'istruttoria e, poi, la stretta attività dell'arbitro, i quattro-cinque
mesi di durata, tempi senz'altro diversi rispetto a quelli dei Tribunali ordinari.
Per quanto riguarda i costi, sino a 300 milioni, l'arbitrato costa il 4% del
valore della controversia.
Superando questa soglia l'arbitrato è di tipo ordinario. Ha dei tempi un po'
più lunghi: si prevedono 6 mesi dal ricevimento del fascicolo, perché l'arbitro - o il collegio - emettano il loro provvedimento, il loro lodo, e ha dei costi, naturalmente, che salgono e ciò è legato alla complessità della controversia e anche al valore economico più alto.
Con una rapida e sintetica esposizione, sono stati illustrati quali sono, i servizi per le imprese, soprattutto legati all'ambito delle joint-venture e l'utilità
di costruire bene un contratto, riflettendo sull'inserimento della clausola di
risoluzione delle controversie. Una scelta oculata e l'inserimento di una
clausola come quella proposta da Curia Mercatorum lo sono senz'altro e
permettono dei notevoli risparmi di costi e di tempi.
107
SECONDO DIBATTITO
Dopo gli interventi del pomeriggio si è lasciato spazio al dibattito conclusivo che ha visto l’interesse degli operatori per alcuni aspetti tecnici legati
alla stipula del contratto e alle modalità di risoluzione delle eventuali
controversie. In particolare è emerso chiaramente che l’uso della lingua
italiana non è assolutamente vincolante, così come non lo sono la sede e
neppure la legge applicabile. In altre parole, come ribadito, la scelta della
lingua utilizzata per la stipula del contratto, perché possa andar bene ad entrambi i contraenti, è frutto di negoziato, così come l’inserimento di ciascuna clausola. In caso di scelta della lingua italiana da parte dei partners probabilmente, anzi sicuramente, la ditta italiana aveva una forza contrattuale
maggiore rispetto per esempio al partners inglese. Ma l’uso della lingua inglese sarebbe stato altrettanto corretto come quello di qualsiasi lingua.
L’importante è che i contraenti siano d’accordo nella scelta al momento di
stipulare il contratto.
Per quanto attiene invece alla risoluzione di eventuali controversie, è stato
specificato che l’arbitrato può essere attivato o attraverso l’inserimento preventivo della clausola compromissoria oppure, successivamente, a lite insorta, attraverso la stipula di un compromesso nel quale le parti convengono di adire a Curia Mercatorum o comunque a degli arbitri. Naturalmente
nella pratica è più difficile raggiungere l’intesa quando le parti sono già in
lite poiché cominciano a mancare quei rapporti tali per cui si mettono
d’accordo nell’adire ad un collegio arbitrale anziché all’autorità giudiziaria,
però è assolutamente possibile. Così come è possibile, in mancanza di clausola, chiedere l’ausilio di Curia Mercatorum per i servizi di sola mediazione. Ossia se un’azienda nell’ambito anche di una joint-venture, ha problemi
con il partner e non esiste la clausola, nulla vieta che questa azienda si rivolga a Curia Mercatorum perché cerchi di convincere il partner a tenere
una mediazione, fatta comunque salva la facoltà di entrambe le parti di rivolgersi poi al giudice nel caso in cui non sia raggiunto un accordo. In definitiva è comunque consigliabile l’inserimento della clausola specifica.
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Questa pubblicazione è edita nella collana:
Profili economici
della camera di Commercio.
Le precedenti pubblicazioni sono:
123456789-
I problemi finanziari delle PMI trevigiane: aspetti critici e strategie di intervento (1997)
Riforma fiscale e ricapitalizzazione delle imprese (1998)
Le nuove sfide per i distretti industriali: sistemi cognitivi e reti transnazionali (1998)
La “rivoluzione” Euro: quali implicazioni per il finanziamento delle P.M.
I.? (1998)
Un progetto di marketing territoriale per il distretto di Montebelluna —
Offerta del territorio, contesti competitivi e possibili strategie di rilancio —
(1998)
Perla Stancari — Immigrati: problema o risorsa? - L’immigrazione di extracomunitari nei territori evoluti con particolare riguardo alla provincia
di Treviso — (1999)
Le opportunità dell’Euro Nouveau Marchè per le imprese ad alto potenziale
di crescita (1999)
Guida “Crea la tua impresa a Treviso” (2000).
Convegno “E– commerce frontiera del nuovo sviluppo”
Tavola rotonda “Marketplace comunità e distretti virtuali. E-uforia o reali
opportunità strategiche di sviluppo.”
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Scarica

IL PROGRAMMA “JEV” - Camera di Commercio di Treviso