NUMERO 114/a DIRETTORE: GIORS ONETO 31 dicembre 2006 e-mail : [email protected] – fax. : 055. 272 .9077 – tel. : 0574. 22.304 – SPIRIDON ITALIA C.P.696 – 50100 FIRENZE COPIA GRATUITA NON COMMERCIABILE UN NUMERO UN PO’ DIVERSO, IN VISTA DEL NUOVO ANNO LA VOLTA DEL CIELO Nei ricordi di tutti noi è custodito un cielo blu di un blu speciale. Il blu che dipinse Giotto nella cappella degli Scrovegni. Il blu che Dante vide color “d’oriental zaffiro”. Il blu che gli Egizi riprodussero nelle loro tombe. Il blu del cielo del presepe. Ancora oggi se andate in una chiesa a contemplare il presepe, rimarrete catturati dalla luce avvolgente della volta del cielo. Il cielo del presepe. Siamo lontani ormai noi dal cielo. Tanto lontani. Non ne conosciamo più l’armonia, non ne scrutiamo più i segreti. La seduzione delle sfere celesti sembra aver perso per noi il suo potere ammaliatore. Solo qualche poeta sembra ricordarsi ancora della luna e delle stelle, ma così tanto per dar voce al proprio cuore. La nostra vita sembra essersi reclusa in un recinto di emozioni senza vista sul cielo. Una casa con muri spessi, tante finestre, tante porte è vero, ma non una specola per scrutare il cielo. Indaghiamo le viscere della terra. Col silicio, col petrolio abbiamo edificato la nostra civiltà. Dai metalli e dal legno attendiamo risposte. Non più dal cielo. Niente sonde sulla luna, nessun entusiasmo per le stelle. Neanche più degli ufo sembra si parli. Dal cielo non aspettiamo più nemmeno un segno, un cenno. Non è da poco che una civiltà rivolga lo sguardo alla terra e non più alla volta celeste. Credo si sia verificato in poche altre occasioni nella nostra millenaria storia. Forse per questo il capodanno ci appare una festa così insulsa. Quasi insignificante. E vai a inventare espedienti sempre nuovi per tenerla in piedi. Dirette televisive, capodanni alternativi, snobismi di chi va a letto alle dieci e ubriacature di chi deve divertirsi per forza. Senza guardare il cielo, senza scrutare i moti eterni degli astri, senza innamorarsi della luna, il capodanno non ci dirà mai nulla. Eppure il cielo è creato con le sue rivoluzioni da Dio. Il suo canto, la sua armonia gloriosa è celebrata nei salmi come racconto della grandezza divina. I greci cedettero addirittura che le stelle fossero incorruttibili, eterne. La stella cometa attrasse le nazioni d’oriente coi loro saggi re fino alla culla. La volta del cielo decide ancora delle nascite e delle morti, costituendo il ciclo fecondo della vita. Con un po’ di sorpresa e un pizzico di perplessità noto come anche la liturgia nostra contemporanea, affezionatasi troppo all’involucro psicologico dell’uomo di oggi, stia allontanandosi dal cielo. Sono scomparse, o quasi, le novene, i tridui, il mese (del rosario o mariano), per non parlare delle benedizioni dei campi. Tutto ciò che sembra legare l’uomo al ciclo della natura e del cielo ci fa quasi difficoltà. Tutti di testa abbiamo come dimenticato la pancia. Eppure proprio in una pancia ha deciso di arrivare il Signore del Cielo. Dalle stelle è disceso. Lo cantiamo ma non sempre lo capiamo. Io invece ho nostalgia del cosmo, mi manca lo scrutare le stelle, desidero bearmi della maestà del rivolgersi del cielo, voglio essere invitata alla festa del nuovo anno, voglio assistere davvero al rinnovamento degli astri, voglio fare Capodanno. Voglio entrare nel blu del cielo del presepe. Buon anno. Serena Tajè SPIRIDON/2 A MIO FRATELLO CHE COLLEZIONA CAMPANE Oggi piove. Il rimbalzare della pioggia nelle sue mille gocce mi regala un inaspettato concerto di campane. Come il gobbo di Notre Dame me ne sto rintanata nel mio appartamento trasformato per l’occasione in una torre campanari. In una torre simile, ma di latte, abita il mio amico Alberto che da Istanbul mette nel mio orecchio suoni sempre nuovi. Gli oggetti della mia casa, al pari dei mostri della cattedrale, prendono vita e in silenzio partecipano con me al concerto. Ma non è nel gobbo che ho voglia oggi di immedesimarmi, quanto piuttosto nel suono delle campane. Pochi giorni fa ho terminato di leggere “Bellezza e Tristezza” di Kawabata. Anche lì il racconto si apre con un viaggio a Kyoto per ascoltare le campane. I templi antichi infatti battono cento e un rintocchi per celebrare il nuovo anno e questo arcaico concerto viene trasmesso persino per radio. Il piacere ipnotico della campana seduce l’uomo e, prima di lui forse la bestia, dalla creazione del mondo. Sembra. Di campane e campanelli parla l’Antico Testamento. Del loro rintocco si ricordano le epopee della Fertile Mezzaluna per non parlare degli scritti degli induisti. La campana dei bonzi e i campanelli degli asceti. Campane anche per i riti e tintinnii alle caviglie delle donne. Salomé portava un costume con campanelli per la sua danza e così si fece annunciare anche la regina di Saba. Raccontano. Sistri e cembali suonano nelle liturgie di Iside fino alla consacrazione della nostra messa. Insomma sembra che dove qualcosa di divino si muova lì risuoni un campana. Cmpanelle a scuola e in caserma, campane per festeggiare e per piangere. Campane per contare il tempo e celebrarlo. Campane per i giorni e le loro sorelle ore. Campane per meditare e campane per non dormire. Campane per chiamare a raccolta e campane per allontanare. Come quella che porta il lebbroso. Campana dell’infamia del mondo. Ma la lebbra non è forse anch’essa un male divino. Una sorta di morbo sacro pure lei? La lebbra è guarita da Gesù, è mandata come castigo da Dio ed è il segno della santità di Madre Teresa. Che anche Giobbe l’abbia contratta? Campane vietate in terra d’Islam, perché segno della presenza del Cristo. Campane che la letteratura moderna non sa per chi suonino e campane che suonano solo per l’elezione del Papa. Campane animiste all’ingresso di casa mia che un viandante remoto si è degnato di darmi. Una campana per ricordare mio cugino morto e campane sulla mensola di mio fratello che in un moto inconscio dello spirito ha deciso di collezionarle. Campane in Germania nei viaggi con mio padre. Campane nelle mani degli angeli che regala mia madre. Campane nella mente mia in festa, campane nello spirito mio felice. Campane nella liturgia volute da Sant’Ambrogio che con il loro squillante tintinnio definì la gloria “clara cum laude notitia”. Campane a Costantinopoli dopo mille anni per accogliere il successore di Pietro, campane dal cielo in questa giornata di pioggia così bella e sonora. Campane, speriamo, per tutti. La sentinella. E’ questa la storia di un’icona. Di un quadretto, se volete, di un’immagine che è per me ormai una visione. Un disegno, insomma che vive nel mio cuore, lo abita e lo chiama ogni tanto sé. Quasi un arredo al tempio che dovrebbe essere in tutti noi, un gesto per far piacere all’Ospite che dovremmo attendere. Come un fiorellino sotto una madonnella, come una candelina in chiesa. E proprio in chiesa mi è stato regalato. La mattina, non presto tanto da essere orario da devoti, ma appena un po’ dopo e appena un po’ prima del tempo del lavoro, provate a entrare in chiesa. Nella mia si trova sempre, nella solitudine più assoluta, seduto all’ultimo posto, nel silenzio, un barbone. Non fa nulla. Sta lì, puzza un po’, legge l’avanzo di un giornale. Si scalda? Si rinfresca? Si riposa? Non lo so. So però che appena inizia una funzione, appena ci facciamo avanti noi con le vesti lunghe e sfarzose, appena ci dirigiamo a testa alta verso i primi posti che ormai crediamo ci spettino, lui si alza ed esce. Dove vada non lo so. Ebbene lui è la sentinella. Lui abita tutti i suoi giorni presso la casa del Signore. E’ con Lui che si intrattiene, è a lui che Lui si confida. Forse Dio gli ha dato il dono del discernimento delle anime, forse noi appariamo ai suoi occhi un po’ cisposi e mai puliti, come le creature deformi che dipingeva Bosch. Forse. Forse ci vede come Lui ci vede. E forse lui è lì dove Lui ci vorrebbe, vicino. Presso. Quando tutti arrivano la sentinella se ne va. Quando tutti se ne vanno, solo lei rimane. Rimane nelle notti gelide, rimane a cercare la stella cometa, rimane nel Suo Amore. Rimane con Lui. Una mattina non l’ho più trovata. La notte prima faceva freddo, troppo freddo. Qualcuno dice che ha visto due angeli venirlo a prendere. SPIRIDON/3 DIECIMILA EURO IN BENEFICENZA GRAZIE ALLA CORSA “SALUTE E VITA – PRATO BOCCADIRIO” Diecimila Euro da destinare alla ricerca contro il cancro sono un bel risultato, specie se frutto di una manifestazione podistica, dove il giro di denaro è generalmente limitato. La maratona Prato-Boccadirio "Corsa Salute e Vita", svoltasi lo scorso 2 luglio, ha visto la partecipazione di 500 podisti provenienti da tutta Italia, tutti uniti nella lotta contro il cancro, motivo per il quale la corsa è nata.La manifestazione, ideata dall'ex mezzofondista Piero Giacomelli, devolve infatti l'intero ricavato in beneficenza.I diecimila euro raccolti nell'edizione 2006, frutto non solo delle quote di iscrizione e del contributo degli sponsor ma anche delle donazioni e della vendita dei biglietti della lotteria collegata all'evento, saranno ripartiti tra gli enti benefici dai quali era patrocinata: AIL, AISM e AIMAC. "Grazie a questo contributo -spiega Pina Faraone, Presidente AISM Prato- siamo in grado di consolidare i servizi che già da anni vengono offerti ai portatori di sclerosi multipla, quali: yoga, qi-cong e shiatsu. Abbiamo inoltre iniziato a progettarne di nuovi che vadano a toccare gli aspetti ricreativi e relazionali dei nostri soci, come il cineforum e le gite al mare e in montagna". Anche il Dott. Domenico D'Elia, Direttore del Centro Trasfusionale di Prato e Presidente AIL, elogia la Corsa Salute e Vita: "E' un grande evento che mette al primo posto la solidarietà umana contro la sofferenza. La gioia di vivere, l'entusiasmo, l'amore verso il prossimo e anche la raccolta di fondi a favore dell'assistenza ai malati e alla ricerca scientifica di tutti i partecipanti, rendono la maratona Prato-Boccadirio una gara veramente speciale e coinvolgente". "Il 2007 sarà un anno importante per noi -spiega Francesco De Lorenzo, Presidente Aimac- perché festeggeremo il primo decennale della nostra attività. Il contributo devoluto dalla Corsa Salute e Vita sarà utilizzato per garantire la consulenza di un oncologo medico presso la helpline per rispondere alle sempre più numerose richieste di informazione che giungono quotidianamente dai malati e dai loro familiari" .L'ideatore della manifestazione Piero Giacomelli guarda già al futuro: "Il prestigioso risultato economico raggiunto nel 2006 deve essere il trampolino di lancio per l'organizzazione della settima edizione, in programma il 1 luglio 2007. Voglio ringraziare tutti i podisti che hanno partecipato, gli sponsor, i collaboratori e tutti gli amici che hanno creduto in questo progetto di solidarietà". L'edizione 2007 confermerà la formula ormai consolidata della maratona di 42 km e di quella a staffetta con 3 frazionisti. Il marchio "Regalami un sorriso", che da anni accompagna le iniziative benefiche di Piero Giacomelli, godrà di una enorme visibilità, grazie ad una simpatica iniziativa, attualmente in fase di perfezionamento, che presto sarà ufficializzata dagli organizzatori IRIDIE CALENDAE IANUARIAE Saturnalia ultima fastorum Romanorum erant. Ea cum fine anno agricolo congruebat: confecto labore agrorum cum negotis sationis ( quod dicebatur “satus†unde nomen Saturnus, deus aetatis auri). Temporum aurorum aequitate causa concedebatur intervallum liberatis etiam servis quibus poterant epulari cum dominis. Tam gens personata per urbis vias ibat et desidiae se dedebat et commissebatur, cum musici, saltatrices, histriones, funambuli et magi ubicumque subito eorum spectaculos facebant. Deinde ii ut futuram copiam placarent cum caerimonis omnia anni antecedenti exhauriebant ut reciperent novo cum anno. Fasti etiam manifeste transitum inter annum quem finiebat et eum quem succedendum est notare iuvabant. Ob hoc inter dona ea benigna ut nuces, mel, palmulae erant, et cerae candelae, quae accensae, traslate anni proximi solis lucem augebant. I SENZA MEMORIA In parecchi ieri si sono rammaricati per la messa a morte di Saddam, molti si sono addirittura commossi per lo sguardo triste e sgomento del povero deposta mentre gli passavano il cappio attorno al collo. Sentimenti comprensibili perché non è mai un bello spettacolo quello di ub essere vivente che sta passando a miglior vita. Ma chissà se tutti costoro non si sono mai soffermati, oggi, ieri , avant’ieri, a pensare allo sguardo di dolore delle povere vittime, certamente innocenti, fatte massacrare, senza tanti patemi d’animo da quel galantuomo. Al quale riconosciamo almeno la dignità con cui ha saputo affrontare il capestro. G.O.. SPIRIDON/4 Quando Juan Carlos Zabàla corse da solo davanti a Stalin Stiamo constatando, con molto piacere, come ai nostri Lettori tornino gradite le vicende dell’atletica di altri tempi. L’ultima riprova è giunta dall’opuscolo pubblicato da Spiridon in cui raccontavamo, Luigi Roberto Quercetani ed io, le “nostre” Olimpiadi del 1956 a Melbourne. Nella mia lunga vita di appassionato di atletica leggera ho visto moltissime cose e qualcuna l’ho anche riportata nei vari giornali sui cui ho scritto. Per limitarmi ai quotidiani elenco, nell’ordine, Paese, Paese Sera, Tuttosport, Corriere dello Sport-Stadio, Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, L’Equipe di Parigi e Marca di Madrid. Ma tantissime cose sono rimaste nella memoria e nei ricordi, sempre vincolati alle famose esigenze di spazio. E tante ne ho taciute, anche per motivi di opportunità e magari per malinteso patriottismo. Per indicare i limiti di tempo in cui ho seguito le gare di atletica ed il suo mondo dirò che la memoria della prima gara vissuta dal vivo risale all’ottobre 1936. Avevo allora 9 anni e seguivo allo Stadio Mussolini (poi Comunale ed ora Olimpico) tutte le partite della Juventus, accompagnando mio padre che era tifosissimo dei bianconeri. Una domenica, avrebbe potuto essere il 4 ottobre con un incontro tra Juve e Toro terminato con la sconfitta dei bianconeri per 0-1 (non era un momento felice per i padroni di casa con una striscia di otto partite senza vittorie), al termine della partita venne disputata una gara di salto in alto femminile. Mi pare che ci fossero Ondina Valla e Claudia Testoni, quest’ultima reduce dal primato italiano di 1.54 stabilito la settimana prima proprio a Torino (gareggiava per la Venchi Unica) partecipando fuori gara. Non ricordo come andò a finire la dimostrazione post calcistica, ma rammento benissimo che mentre rientravamo a casa (rigorosamente a piedi) babbo commentò con un amico che il nuovo primato era stato fallito “per un pelo”. I ricordi più recenti risalgono invece alla Maratona romana 2006. In mezzo, in 70 anni di Atletica vissuta come agonista, come allenatore, come dirigente di società e come giornalista, di cose ne ho viste assai. Oggi ambienterò il mio racconto in una vicenda avvenuta fuori degli stadi, esattamente nel Palazzo del Presidente della Repubblica Greca, il 4 settembre 1982. Tutti i dettagli sono riportati nell’invito presidenziale che insieme riproduciamo e che ricorda come il ricevimento fosse stato organizzato in occasione della XIII edizione dei Campionati Europei di Atletica disputati proprio ad Atene. Ma con Nebiolo non si facevano mai le cose di basso profilo: il piccolo-grande Primo celebrò contemporaneamente il 70° anniversario della IAAF, costituita nel 1912 a Stoccolma in occasione dei Giochi della V Olimpiade e pertanto invitò molti campioni olimpici dei tempi andati. Sul retro dell’invito raccolsi gli autografi di alcuni di loro e ve li elenco (dall’alto): Juan Carlos Zabala (Argentina) – Olimpionico a Los Angeles 1932 nella maratona; Alberto Ranger Juantorena (Cuba) – Olimpionico a Montreal 1976 nei 400 e negli 800; Naoto Tajima (Giappone) – Olimpionico a Berlino 1936 nel salto triplo; Sohn Kee-Chung (gippone, comunque coreano) – Olimpionico a Berlino 1936 nella maratona; Ademar Ferreira Da Silva (Brasile) – Olimpionico ad Helsinki 1952 ed a Melbourne 1956 nel salto triplo; Emil Zatopek (Cecoslovacchia) – Olimpionico a Londra 1948 nei 10000 metri e ad Helsinki 1952 nei 5000; 10000 e maratona; Elizabeth “Betty” Cuthbert (Australia) – Olimpionica a Melbourne 1956 nei 100, 200 e 4x100; a Roma 1960 nei 400; Irena Szewinska – Kirszenstein (Polonia) – Olimpionica a Tokio 1964 nella 4x100; a Città del Messico 1968 nei 200; a Montreal 1976 nei 400 (ai Giochi altri 2 argenti e 2 bronzi). Con molti di loro ebbi lunghe chiacchierate, che magari un giorno scriverò: oggi mi voglio limitare a quanto appresi dal maratoneta Zabàla (accento rigorosamente sulla seconda lettera “a” perché il nome va così pronunciato). Di lui si sanno molte cose, mentre il fatto più curioso è quasi ignoto. Ricordo le prime solo per chi le avesse dimenticate o per i più giovani che magari le ignorano del tutto. Juan Carlos Zabàla era nato a Rosario l’11 ottobre 1911 e pertanto vinse la maratona olimpica di Los Angeles 1932 (disputata il 7 agosto) quando non aveva ancora compiuti i 21 anni: è stato il più giovane vincitore di Maratona olimpica. Era ovviamente ancora più giovane quando il 10 ottobre del 1931, pertanto non ancora ventenne, stabilì a Vienna il primato mondiale dei 30 chilometri in pista coprendo i 75 giri di pista in 1 ora 42 primi 30’ secondi 4 decimi. Due settimane dopo, esattamente il 28 ottobre, vinse a Kosice (Cecoslovacchia) la sua prima maratona con il tempo di 2 ore 33’19”. Zabàla, soprannominato Zabalita o ancor più ampollosamente “El nandù criollo”(il nandù è una specie di struzzo argentino inetto al volo ma bravissimo a correre e criollo serve ad indicare un creolo, cioè un nativo dell’America centrale o del sud ma di origini europee e Juan Carlos aveva radici basche) SPIRIDON/5 stabilì anche un altro primato del mondo, quello dei 20 chilometri, ottenuto a Berlino il 19 aprile 1936 a Monaco di Baviera correndo in 1 ora 4 minuti e 2 decimi. Cabala si trovava in Europa da alcuni mesi e stava preparando la maratona olimpica di Berlino. In cui comunque si ritirò. Era il 9 agosto ed ebbe una crisi al 28° chilometro per poi abbandonare al km 32 mentre volava al successo Kitei Son, il cui vero autografo che pubblichiamo riporta l’esatta grafia in coreano, perché il “giapponese per occupazione” proprio coreano era per nascita ed esattamente si chiamavaSohn Kee-Chung, così come il terzo classificato nella stessa gara Nam Sung-Yong correva con il nome di Shoryu Nan. Torniamo comunque a Zabàla ed al primato sui 20 chilometri. E qui subentra una storia incredibile che proprio lui mi raccontò durante la festa ateniese del 1982. Incuriosito dall’impresa del piccolo Argentino (era alto 1.52 e pesava 55 chili), tal Josif Vissarionovic Dzugasvili lo invitò a Soci, sul Mar Nero. Ma chi era questo signore? Era semplicemente Stalin, lo pseudonimo (significa letteralmente d’acciaio) con cui era conosciuto il “piccolo padre”. Stalin volle vedere Zabàla in azione: e lui si esibì da solo sulla pista con un unico spettatore, il Compagno Stalin. Che era un esteta in solitario. Se la storia legata a Zabàla può sembrare incredibile, abbiamo altre testimonianze sulla sua voglia di fruire delle grandi prestazioni di eccelsi protagonisti. Analoga vicenda è stata recentemente raccontata sul Corriere della Sera da Armando Torno che intervistò la grande Olga Lepeshinskaya, che dal 1933 al 1963 fu prima ballerina al Bolscioi di Mosca. “ Con il Piccolo Padre – raccontò al giornalista italiano che l’ intervistava nella sua casa moscovita sul Boulevard Nikitskij - cenavo spesso al Cremlino e danzavo su un palcoscenico che veniva allestito appositamente nella Sala San Giorgio…sui tavoli il miglior caviale, vivande rare, vini pregiati…una volta Stalin mi sussurrò “Perché balli con il tutù? E’ una formalità da gran teatro… qui, fra gli amici, conviene un vestitino più leggero, più..” Ai ricevimenti al Cremlino da quel giorno ballai sempre con un vestitino leggero, confezionato dall’ atelier della grande sarta Lamanova…se Stalin diceva vestitino, vestitino doveva essere…” Siamo certi che Stalin a Zabàla non chiese altro se non di correre per lui… certo ammirava chi, facendo onore al suo nome di battaglia, si dimostrava egli stesso di acciaio… Juan Carlos Zabàla, Zabalita, “el nandù crollo” venne a mancare poco tempo dopo il nostro incontro, esattamente il 23 gennaio 1983. Alla memoria gli venne assegnato il Premio Konex di Platino, che lo designò come miglior sportivo argentino della storia. Nell’agosto di quest’anno gli è stato anche eretto un monumento nella città di Josè Clemente Paz. Dedicato a Zabàla, l’uomo che corse per Stalin. Ho prima accennato alla circostanza che l’incontro con Zabalita avvenne in occasione del 70°anniversario di costituzione della IAAF (Federazione Mondiale di Atletica). E cosa inventò Primo Nebiolo per l’ottantesimo genetliaco? Considerato che la predetta IAAF era nata il 17 luglio 1912 a Stoccolma architettò quanto segue: perché non celebrare così fausta ricorrenza proprio a Stoccolma? E perché non consegnare i Premi di Atleta dell’Anno nello stesso salone dove si assegnano i Premi Nobel? E perché non farlo alla presenza dei Reali di Svezia? Perché no? E secondo voi, come andò a finire? Ve lo racconterò alla prossima puntata: intanto vi dico che Primo Nebiolo raramente volava basso. Vammi Loriga SPIRIDON/6 Concluso il “Trittico delle Ceramiche” 2006 di podismo di fondo e gran fondo AL 1° POSTO IL TRENTINO STEFANO SARTORI E LA BOLOGNESE ROBERTA MONARI La Firenze Marathon, disputata nel capoluogo toscano domenica 26 novembre, è stata vinta come noto dal keniano James Kutto, a suon di record della gara (2h08’41”), e dalla lodigiana Vincenza Sicari (2h34’52”). La corsa ha registrato per l’ennesima volta un grande successo organizzativo e di partecipazione, tra l’altro confermato dall’arrivo di 6.268 atleti (1.391 in più rispetto all’edizione 2005) su 6.971 partenti (+918). La Firenze Marathon era valevole quale terza ed ultima prova dell’edizione 2006 del “Trittico delle Ceramiche”, manifestazione podistica che collega da cinque anni le città di Firenze e Faenza (le altre due sono la 100 Km del Passatore – Firenze-Faenza e la Maratonina Città di Faenza, disputate rispettivamente il 27-28 maggio e il 12 novembre scorso). La V edizione di questa challenge di fondo e gran fondo tosco-romagnola, promossa dai Comuni di Faenza e Firenze e dalle società organizzatrici delle tre corse, è stata vinta dal noto fondista trentino Stefano Sartori (Fila Equipe – Pergine Valsugana - TN), 88° assoluto alla Firenze Marathon e vincitore di due edizioni della 100 Km del Passatore (1998 e 2002), e dalla bolognese Roberta Monari (GS Pasta Granarolo – Granarolo dell’Emilia - BO), giunta 9^ tra le donne a Firenze. Al traguardo della Firenze Marathon sono giunti 35 dei 48 fondisti rimasti in gara dopo le prime due prove, e 7 delle 9 atlete in classifica. Nessun problema per Sartori, al suo primo “Trittico”, già leader della challange dopo le prime due prove, il quale ha condotto la Firenze Marathon sempre davanti ai più diretti concorrenti (il pistoiese Daniele Giusti (Atletica Vinci) e il faentino Marco Piazza (Atletica Potenza Picena), rispettivamente 2° e 3° nella classifica finale. Sartori ha corso a fianco della sua corregionale Monica Carlin, giunta 2^ alla Firenze Marathon dopo una stagione di grandi successi (ricordiamo, la 100 Km del Passatore 2006, il titolo italiano individuale e quello mondiale a squadre nella specialità dei 100 km su strada). Tornando a Sartori, grazie al buon tempo di 2h46’30 conseguito a Firenze, ha realizzato il tempo finale del “Trittico” pari a 7h48’46”42 (2^ miglior prestazione della manifestazione dopo quella ottenuta nel 2004 dall’imolese Andrea Bernabei: 7h32’07”93). 4° e 5° altri due faentini, Luigi Bandini e Massimo Melandri (entrambi tesserati per Atletica 85). Complessivamente, hanno terminato il “Trittico” maschile: 18 romagnoli (di cui 6 faentini), 6 emiliani, 7 toscani, 2 veneti, 1 marchigiano e 1 trentino, il vincitore. Praticamente senza storia anche il “Trittico” femminile, che Roberta Monari ha vinto (dopo il 2° posto nell’edizione 2005) con il tempo di 9h30’28”50, il migliore di quelli conseguiti dalle 7 partecipanti che hanno concluso la Firenze Marathon (2h59’10”). Al 2° posto si è classificata l’alfonsinese Marisa Facchini (GPA Lughesina), 3^ la bolognese Minica Guidetti (GS Pasta Granarolo). Prima delle faentine (5^), Beatrice Bondi (Atletica 85). La consegna dei trofei ceramici (realizzati dalla bottega di Franca Navarra) ai vincitori si svolgerà a Faenza (aula magna di Banca di Romagna) tra fine di gennaio e inizio febbraio 2007, alla presenza di Alberto Servadei e Eugenio Giani, assessori allo sport rispettivamente di Faenza e Firenze, dell’ex maratoneta e commentatore di Raisport Orlando Pizzolato e dei rappresentanti delle associazioni organizzatrici delle tre corse del “Trittico”. NON SEMPRE E’ FAVOLA Lo so e' periodo di buonismo a tutti costi, ma se poi si guarda fuori dalla finestra, ci si accorge che e' tutto un corri corri.. tutto materiale, soldi , commercializzazione e basta.. la gente ha fretta ..nel cuore dell’uomo forse c'è ben poco.. io non ho mai vissuto la mia infanzia, sono diventata grande mio malgrado troppo in fretta, non avevo un Babbo Natale che arrivava, nè un albero natalizio, ne' un Bambinello da deporre in una mangiatoia.. io pero' gli scrivevo. E sapete cosa scrivevo ? Di far guarire le persone attorno a me, e di farmi essere e diventare piu' buona... Ma poi..non cambiava quasi niente ... ma non c'eran nemmeno i fasti di un cenone, di un Natale attorno a una famiglia, il calore, l'amore, l'affetto... ne' di un anno nuovo, ne' una vecchia signora che corrisponde al nome di Befana... Ah si, se ricordo bene si, ..una volta e' arrivata mi dissero di andare su in mansarda. Ci andai con tutta la gioia e l'attesa immaginabili, con la fantasia dei miei pochi anni, credo 6.-7 forse.. Che delusione c'era qualcosa ... c'era il carbone ... di quello in casa ce n'era tanto e.. allora .. qualcuno penso' di regalarmi quello....ed e' per questo che mi sono chiusa nel mondo interiore, credendo ancora che, nel cuore dell'uomo ci sia bonta', mi rifiuto di guardare fuori la finestra... e soprattutto sforzandomi ogni giorno di più perché ce ne sia nel mio !Non c'entra niente, è solo una divagazione sulla vita che malgrado tutti mi sforzo di vivere. Anche questo numero della rivista e’ consultabile sul sito: www. spiridonitalia.it SPIRIDON/7 OUTGAMES 2006, (Pierre Foglia aux Jeux des gais et des lesbiennes) La Presse (Montreal), 1er jour. - Je suis d'abord alle a ce que j'aime: l'athletisme. La, j'allais savoir. Qu'en est-il exactement de ces Outgames? Du point de vue sportif, je veux dire. Une farce, un festival. Juste pour rire aerobique? Ou il y a vraiment du sport a travers leurs folies folles? Vraiment du sport. Pas de grandes performances. Maisvresolument du sport. Prenez Gordon Garscadder, avocat de Vancouver, 50 ans. Vient de finir le 1500 m des 50 ans et plus. Largement en tete, 4'48 sans forcer, il lui reste meme assez de souffle pour parler francais. Sur 800 m, sa vraie distance, vaut 2'15: pas mal du tout. En tout cas, ca ne s'invente pas, a 50 ans. Il faut frequenter les pistes. Ca ne te vient pas comme une envie de pisser. Ah tiens! pour mes 50 ans je vais aller courir le 1500 m des Outgames de Montreal. Et t'arretes le chrono a 4'48. Non. C'est de l'entrainement, et depuis longtemps... "J'ai commence a l'universite, depuis je continue. Jamais ete du niveau du championnat canadien, mais pas loin. Sur 800 m, j'ai deja fait le quatrieme meilleur chrono de la Colombie-Britannique." Du sport. Absolument. Top elite, non. Tiens. on se croirait a un championnat "seniors". Pas beaucoup de jeunes la-dedans. Pas beaucoup de dames non plus. Cote organisation: impeccable. Comme si c'etait les Championnats du monde. La federation du Quebec a envoye ses meilleurs officiels. Les athletes apprecient enormement. Qu'on les respecte comme gais a des jeux gais, c'est la moindre des choses comme athletes... Pas toujours evident. Ce n'etait pas evident a Chicago il y a deux semaines. Michel Gratacap, immense decathlonien parisien, en temoigne: "A Chicago, j'etais inscrit au lancer du marteau: la competition a ete annulee parce qu'il n'y avait pas de cage de lancer. On a tout de suite compris que ce n'etait pas serieux, qu'on nous traitait comme des farceurs." Et ici? Super, repond Laurent Conseil, Parisien aussi, impressionne, lui, par le centre Claude-Robillard, des installations dont il aimerait bien disposer a Paris, surtout l'hiver. Pour revenir a l'athletisme, les gais se sont regroupes dans un club mondial, les Frontrunners, qui ont des antennes un peu partout dans le monde, meme au Quebec (ou ils s'appellent les Galopins). Et il semblerait que ces Outgames sont squattes par deux gangs: les Frontrunners de Paris et ceux de Seattle, dont l'entraineur de 81 ans, Len Fritsch, a pris le depart du 200 m. (...) LA BOSS. - Il y a plus de cent ans, j'ai fait un voyage en Chine a velo avec la grande boss de ces Outgames, Louise Roy, voyage organise par elle, si je me souviens bien. Et fort bien organise, d'ailleurs. C'est sa specialite, l'organisation, avec une petite tendance, a l'epoque, c'est dans sa nature profonde, a foutre le bordel en meme temps qu'elle organise... A cette epoque-la j'ecrivais un article par semaine sur Louise Roy, on devait meme se fiancer. J'exagere beaucoup. Pis tout d'un coup on s'est fache. Je ne me souviens plus du tout pourquoi. Hier, j'etais dans le couloir du centre Claude-Robillard avec des jeunes joueuses de soccer suisses, que j'interviewais. Louise passe comme un camion: je la hele. Louise! Elle se vire de bord: Qu'est-ce que tu fais la? Je cruise des jeunes filles. Comme toi. LA GRIMACE. Les jeunes joueuses de soccer suisses dont je viens de parler venaient de battre les Quebecoises du Montreal Pacifix 5 - 0. Un peu plus tot, elles avaient battu d'autres Canadiennes 10 - 0, l'Angleterre 10 - 2, et avaient perdu 2 - 0 contre la Catalogne. Cette equipe lesbienne est formee specialement pour les Outgames; de retour en Suisse, elle se disloquera. Un voyage qui leur revient 4000 euros chacune. Et trouvent ca pas cher! Meme les 350 euros d'inscription? Elles ont fait la grimace. La, ca coince un peu. (...) C'EST L'AVIRON QUI NOUS MENE. Et pour finir, vous dirais-je que je me suis fait cruiser? Oui madame. Par un monsieur de mon age, ou pas loin. A la sortie du metro Place-d'Armes, il s'est mepris sur mon accreditation. M'a pris pour un athlete. Avez-vous passe une bonne journee? me lance-t-il, gentiment. Euh... oui. Et vous? C'etait un avironneur de San Francisco. Il serait bien alle prendre un pot. Pourquoi pas. Mais j'avais cet article a ecrire. Un grand sport, l'aviron. MA BLONDE, C'EST UNE PRO Deuxieme jour. - Nulle, la fille. C'est quoi son nom, deja? Genevieve Gauthier. C'est bien simple, elle n'avait jamais vu un velo avant d'arriver a la ligne de depart hier matin, au circuit Gilles-Villeneuve. Ah c'est ca un velo? On pedale et ca avance... Comme c'est amusant. Je peux essayer? Elle essaie. Et bien sur elle gagne la course sur route des Outgames. Genevieve Gauthier, 30 ans. Elle ne l'a pas fait expres. La veille, elle avait gagne le contre-la-montre. Elle ne l'avait pas fait expres non plus. Ce genre de fille, voyez, ce genre de souris qui cherche un trou pour se cacher. Elle dit qu'elle roule pour s'amuser. Six mille kilometres pour s'amuser! Elle dit: mes etudes d'abord, doctorat en psychologie. Le velo? bof, le velo. Quand elle roule, elle ne sait meme pas si elle est sur la 17 ou sur la 15. Et pour les plateaux, 50 et 34... Vous voulez dire: 53 et 39, mademoiselle... Non, non, 50 et 34, je vous le dis, monsieur le journaliste. Je suis nulle, je suis une cyclotouriste. Vous devriez me voir monter Camillien-Houde sur la 34, une moulinette. Je vais vous dire: ce n'est pas moi la coureuse cycliste, c'est ma blonde. Ma blonde, elle, c'est une vraie. Elle est ici? Non, elle participait au tour de Toona qui s'est termine dimanche. Elle se repose et se prepare en vue des championnats du monde en Autriche.C'est qui votre blonde? Elle ne s'est pas vraiment fait prier. Ma blonde, c'est Anne Samplonius. C'est drole la vie, des fois. Anne Samplonius est probablement la meilleure cycliste canadienne depuis la retraite de Bessette et la defection de Jeanson. Et l'autre jour, dans un texte de mon collegue Drouin, j'apprends qu'elle est devenue montrealaise... parce que sa chum est montrealaise. C'est vous, ca, la chum de Samplonius! C'est moi! Genevieve Gauthier, vous l'avez compris, a un talent fou. Pourrait rouler avec les pros et avec sa blonde n'importe quand. Par contre, zero experience, ca c'est vrai. Elle a lance son sprint de bien trop loin et a failli se faire manger sur la ligne, mais elle a gagne pareil. D'un souffle. Elle a adore sa course, elles etaient une douzaine devant a se relancer, a se picosser tout au long de ces 40 kilometres.J'avais peur, avoue Genevieve, dans ce genre de course, on tombe souvent sur des maladroites, mais ca roulait bien. Ca roulait fort. Beaucoup d'attaques. Je suis sortie une ou deux fois a 45 km/h, les filles sont revenues. Un bon niveau. On a eu du plaisir. Une course qui resume assez bien ce que sont SPIRIDON/8 Les Outgames. Devant, il y a une douzaine d'athletes, des pros ou presque. Derriere, il y a une dizaine de cyclos. Perdues dans le decor, une dame de 69 ans qui participe, deux transexuelles en cours de mutation, et une Israelienne qui a refuse de donner son nom pour des raisons de securite. Il y avait aussi pres de la ligne d'arrivee une jeune femme qui criait quand passait le second peloton: allez Francine! C'est votre blonde, Francine? Oui, le numero 228, Francine Beaulac. Elle est directrice des ressources humaines chez Socadis, une maison de distribution associee a Gallimard. Vous me dites ca comme ca? Et si je l'ecrivais dans le journal? Ca va. Moi je ne pourrais pas. Moi je n'ai pas cette liberte-la dans mon travail. Pourquoi elle est dans le deuxieme peloton, votre blonde? Parce que son petit cigarillo tous les soirs, parce que son verre de blanc, parce qu'il n'y a pas que le velo dans la vie. Les hommes ont pris le depart dans la fournaise de midi. Un peloton d'une trentaine de coureurs. Comme pour les filles, ils se sont sont retrouves une douzaine a mener la course. Michel Detry les a facilement regles au sprint. Il est d'origine belge,informaticien, montrealais depuis huit ans, un habitueet une vedette des mardis de Lachine. Cela repond une autre fois a votre question: est-ce qu'il y a des athletes a ces Outgames? Voui. Dans le peloton masculin, il y avait un Israelien, mais celui-la avait donne son nom, quelques Allemands, un Suisse, un Grec, deux Anglais, et un raton laveur tres visiblement gai. Pour ce qui est du vainqueur, j'ai completement oublie de lui poser la question. Ou la lui ai-je posee? Je ne me souviens plus de la reponse. (...) SABLONNEUX. - Mon premier mouvement d'humeur? Allons, n'ayons pas peur des mots, ma premiere impulsion homophobe a ces Outgames? Au volleyball de plage a quatre, hier apres-midi, a la plage du parc Jean-Drapeau a l'ile Notre-Dame. Donc, les demifinales de volleyball de plage a quatre. Trois equipes canadiennes et une de Californie. Tous nuls. En partant, ce n'est pas mon sport favori, mais je trouve aussi que c'est un sport qui reveille la tapette dans le gai. Cette facon de casser les poignets, pour renvoyer la baballe, et ces costumes, et ces poses, hola, c'est trop. Qu'on leur donne une petite pelle et un petit seau et qu'ils fassent des chateaux. Anyway, les Californiens ont du gagner.(...) ILS DEVRAIENT LE DIRE Troisieme jour - Appelons-le Chose. Il court le 5000. Je le remarque parce qu'il caracole devant. Un Noir. Une queue de cheval. Je sors discretement mon chrono: 1'27 au tour. Devrait boucler son 5000 en 18 minutes. Par cette chaleur, un tres bon niveau regional. Il est beau a voir en plus. Il a l'air de gambader, se tortille un peu trop du haut du corps pour une course efficace mais il en met plein la vue. Je me dis que son chum doit etre dans les tribunes. Qu'il est en train de lui donner un show. Un bon show. Un gars de Laval. Il a deja fait partie du club Boreal. Il a deja couru un 5000 en 16'20... T'es gai? Non. Un peu plus tard, je croise Joel Dada, un vieux de la vieille de la fede, organisateur de marathon et autres courses sur route, co-directeur de la compete d'athletisme des Outgames. Il decoupe mes papiers depuis longtemps et les envoie a une revue d'athletisme suisse qui les publie parfois <NT: ces papiers vont en fait a Jean-Claude Moulin, pour la revue "Et ta Soeur?", l'ainee des revues de la mouvance Spiridon. Et a un autre vieux de la vieille, Roberto De Munari, qui reussit parfois a en publier dans le "Millepattes", du Spiridon-Romand. Joel a ete collaborateur de la revue "Spiridon" depuis 1973-1974: des fideles de cette qualite...> Salut, Joel, t'as vu le Noir: 18'17... Pas mal. Tu le connais? Ben oui. C'est Chose. Il est pas gai, lui? Mets-en qu'il l'est! Pourquoi? Il t'a dit qu'il ne l'etait pas? Je ne suis pas un exalte du coming out, je ne suis pas le genre: il devrait le dire. Mais arrete de me niaiser, Chose: tout le monde te connait sur le bord de la piste. Tu participes a des jeux baptises Outgames. "Out" comme dans "sortir", comme dans "ouvert", comme dans "j'ai-pas-peur-de-le-dire", comme dans "je-suis-gai-et-je-vous-emmerde-si-ca-vous-plait-pas". Apres, Joel Dada est alle te demander pourquoi tu m'avais empli. T'as repondu: parce que vous – la famille de l'athletisme - ca va, mais si je le dis a un journaliste, il va l'ecrire dans le journal. Tu peux etre sur que je vais l'ecrire dans le journal. Quel interet? Enorme. Un des prejuges les plus repandus sur les gais, c'est que les gais sont des moumounes. Et ecrivant que t'es gai et que tu viens de courir un 5000 en 18 minutes, je dis au lecteur, sans le lui dire directement: tu veux essayer pour voir qui c'est le plus moumoune des deux? On ne fait pas du sport pour faire passer un message? T'as raison, et je ne suis pas non plus un forcene de l'utilitarisme. Mais c'est pas grave si, pour une fois, courir le 5000 servait a quelque chose. Je me suis fait mentir en pleine face cinq ou six fois depuis le debut des Outgames, et ca me fatigue. C'est tout juste si le gars n'est pas en train d'enlever ses bigoudis: ah non non, je ne suis pas gai. Ben tiens. Si t'es pas gai, Chose, moi, qu'est-ce que je fous ici? Au dernier championnat de la Haute Yamaska, le straight qui a gagne le 5000, c'etait ca son chrono: 18 minutes et quelque chose. Penses-tu qu'a mon age je vais aller couvrir le championnat de la HauteYamaska? Je vais te paraitre chiant mais le dernier 5000 que j'ai couvert avant le tien, c'etait a Athenes, c'etait El Guerrouj, et c'etait 13'14. Alors, ton 18 minutes, s'il n'est pas au moins un peu pede, j'en ai rien a foutre. Me suis-tu, Chose? OK, je ne dirai pas ton nom. Mais est-ce que je peux dire ce que tu fais dans la vie quand tu t'entraines pas? J'ai trouve ca tellement cute... Il travaille pour une entreprise chinoise d'alimentation: c'est lui qui met les petits messages dans les fortune cookies... C'est comme ca qu'il est devenu gai. (Ben non, nono, c'est pas vrai.) Une autre belle matinee a Claude-Robillard – quel stade sympathique! - un autre coureur de 5000, Eric Sabourin, vainqueur dans la categorie des plus de 40 ans, un autre super chrono, 18'51. Un autre qui est tombe dedans (dans l'athletisme) quand il etait petit: ex-champion junior du Quebec, du 400 et du 800, prof de litterature a Marie-Victorin. Et gai. Vous etes gai? Oui. D'apres votre petit oeil experimente, sur quelle distance trouve-t-on les beaux corps de coureurs? Sur 400? Ah non! Les coureurs de 400 sont trop musculeux. Les plus beaux? Je dirais les coureurs de 800, fins, delies, parfaits. On parle pour parler, n'est-ce pas, parce que mon chum est dans les gradins et il ne court pas le 800. Mais c'est le plus fin, le plus beau, l'ame la plus apaisante... Une belle matinee et une demande en mariage comme on en voit dans les films. Des jeunes filles ont deploye une banderole qui disait "I love you Dino, will you marry me?". Dino, un enseignant en sciences de Mississauga qui venait de finir son 5000, a dit oui a un joueur de volley de Brossard, lui aussi enseignant. Une belle matinee qui s'est terminee par la visite de Bruno Surin, venu remettre les medailles. Pis, Bruno, les gais? Me derangent pas du tout! En autant qu'ils fassent de l'activite physique... Ils en font, Bruno, ils en font. ET LA DIFFERENCE, BORDEL! - Trop peu de femmes a ces Outgames. Il semble qu'il soit plus difficile de s'afficher comme lesbienne que comme gai. Trop peu de jeunes aussi. Mais ici la raison est economique. Le voyage, l'hebergement, les ruineux couts d'inscription. Ces Outgames ont un petit cote arnaque qui me tape beaucoup sur les rognons, surtout depuis que j'ai appris que la ceremonie d'ouverture avait coute 4 millions. C'est idiot, je sais bien, mais j'aurais attendu d'une organisation gaie qu'elle n'enfile pas les cliches et surtout qu'elle ne donne pas, a ce point, dans l'affairisme olympique. Vous allez me dire: pourquoi attends-tu des gais quelque chose de different? Parce qu'ils le sont. (a suivre)