ATTO COSTITUTIVO E STATUTO
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L
a nascita della Cantina Sociale è stato un avvenimento importante e fondamentale per la comunità valdobbiadenese. Fin dall’inizio, infatti, la nuova realtà si è
posta come un punto di riferimento sostanziale per l’attività vitivinicola della zona,
che ha trovato lo stimolo giusto per raggiungere in campo nazionale prima, e internazionale dopo, l’attuale riconoscimento di qualità e di pregio, che fa apprezzare il
vino di Valdobbiadene ad un pubblico sempre più vasto.
La Cantina si costituisce in un momento particolarmente delicato della storia del
nostro Paese: è appena terminato il secondo conflitto mondiale, che ha provocato profonde devastazioni negli animi e nella società che deve riprendersi sia da un punto di
vista economico che morale.
Alla fine della guerra, come del resto in tutta Italia, si impongono scelte e decisioni
che, per l’urgenza e la scarsità delle risorse, poco spazio lasciano a grandi progetti,
considerato lo stato dell’economia uscita da una devastante guerra mondiale e civile.
Per molte persone, l’emigrazione e la sicurezza di un lavoro all’estero, in fabbrica o
in miniera, nei campi o nei cantieri, rimane l’unica possibilità dignitosa, seppur dura
e affettivamente lacerante, per costruire un futuro per sé e per i propri cari.
Chi rimane, specialmente contadini con qualche appezzamento di terra, deve ricostruire dal nulla una qualche opportunità per tirare avanti. Nella maggior parte dei
casi, però, le famiglie o i singoli coltivatori possono nutrire scarse speranze di
migliorare la propria situazione. Ed ecco allora l’intuizione geniale, coraggiosa e lungimirante di unire le forze individuali per dar vita ad una società che, nella logica e
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nello spirito della cooperazione, permetta di organizzarsi e diventi garanzia per il
futuro.
È pensabile che i pareri, le posizioni, le considerazioni siano state diverse, contrastanti e molteplici. Spesso anche all’interno della stessa famiglia non c’era accordo e
si tendeva a sopravvalutare i vantaggi o gli svantaggi. Sicuramente le discussioni, le
riunioni anche informali, le occasioni di esprimere le proprie convinzioni furono
innumerevoli ma, in un certo momento, in un luogo e in giorno ben definito, nasce
la Cantina Sociale.
Al di fuori della formalità, c’è la vita di tutti i giorni, il lavoro faticoso dei campi, le
situazioni personali, che costituiscono il tessuto sociale del paese ma, in questa parte
del presente opuscolo commemorativo, si considereranno solo i documenti ufficiali
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che diedero vita alla Cantina e che ne hanno scandito, ormai da un cinquantennio, le
varie tappe di sviluppo. Si esanimeranno le delibere e le relazioni che, approvate sia
nelle assemblee straordinarie dei Soci alla presenza di un notaio, sia nelle assemblee
ordinarie, hanno costruito e plasmato la vita della Cantina.
Il verbale di costituzione, n° 11.045 di repertorio e n° 7684 di raccolta, inizia come
di rito:
“Il giorno lunedì quattordici 14 aprile 1952 millenovecentocinquantadue in Valdobbiadene nella sala del Cinema Endimione in Piazza della Vittoria, davanti a me Dottor Lodovico Banchieri fu Giuseppe, notaio residente in Valdobbiadene, iscritto nel
ruolo del collegio notarile del Distretto di Treviso, sono comparsi i signori:
Agostinetto Carlo fu Giacomo, […] Bronca Ferdinando fu Lodovico, agricoltore, nato
e domiciliato a Bigolino di Valdobbiadene”.
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Sono qui citati il primo e l’ultimo della lista dei “signori” che risultano essere 129, tutti nominati ed identificati dall’atto notarile per paternità, professione e domicilio.
Tra i 129 Soci fondatori ci sono nove donne e, come è naturale che sia, ben 108 sono gli agricoltori, ma figurano anche due industriali, un farmacista, due maestri, tre commercianti, due civili possidenti, un ingegnere, un falegname ed un impiegato.
La percentuale di Soci fondatori agricoltori e Soci fondatori non agricoltori è rappresentata dal seguente grafico:
16%
Agricoltori
Non agricoltori
84%
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L’alta percentuale di contadini sottolinea indubbiamente il fatto che la nascita della Cantina si impone in primo luogo come risposta alla pressante necessità di organizzare una struttura vitivinicola di riferimento per gli agricoltori.
Un altro importante dato statistico è l’analisi della provenienza di coloro che firmano l’atto di nascita della Società. Nell’individuare la località dove costruire la Cantina si dovrà tener conto del domicilio dei Soci, la maggioranza dei quali è di Valdobbiadene. Una presenza significativa assicura però anche Guia, S. Pietro, S. Vito, Colbertaldo e Segusino. Il grafico illustra i dati di
provenienza:
La scelta della posizione della Cantina non sarà facile e, come vedremo, nasceranno
i primi contrasti con la perdita della prima caparra versata per l’acquisto del terreno
e le dimissioni di tre consiglieri d’Amministrazione.
Nella prima riunione vengono eletti tra i Soci fondatori, “all’unanimità e per acclamazione” quindici membri del Consiglio di Amministrazione nelle persone dei
signori: Miotto Attilio fu Innocente, Stramare Antonio fu Angelo, Dal Fabbro
Giulio fu Fausto, Zanotto Giovanni fu Angelo, Zucchetto dottor Cesare fu
Ciriaco, Gerlin rag. Mario fu Italia, Miotto Corradino fu Riccardo, Brunoro
Mario fu Pietro, Rebuli Eugenio fu Giuseppe, Spagnol Urbano di Giovanni,
Adami Francesco fu Ferdinando, Vergerio Reghini conte Luigi fu Vittorino,
Guarnieri Valentino fu Giovanni, Paccanoni ing. Carlo fu Francesco, Vettoretti
Fioravanti fu Angelo che eleggono, seduta stante, il signor Vergerio Reghini conte
Luigi fu Vittorino primo Presidente.
Pure all’unanimità e per acclamazione sono chiamati a comporre il primo Collegio
sindacale i signori: Dall’Armi rag. Giuseppe, Presidente, Geronazzo dottor Oddone,
sindaco effettivo, Adami Adolfo, sindaco effettivo, Cipriani Bellarmino, sindaco supplente, Franco Romano, sindaco supplente,
Sempre all’unanimità e per acclamazione sono nominati probiviri i signori: Raccomandi dottor Francesco, Brusasco avv. Mario, Cecchella Gio-Batta.
Ultimo compito dell’assemblea riunita davanti al notaio è l’approvazione dello Statuto che fa parte integrante del verbale di costituzione della Società.
Lo Statuto, di complessivi 37 articoli, costituisce “con sede in Valdobbiadene la
<<Cantina Sociale di Valdobbiadene>>, che avrà durata fino al 31 dicembre 1972 e
potrà essere prorogata una o più volte con deliberazione dell’assemblea”.
L’articolo 4 illustra gli scopi della Società:
120
44
17
16
13
12
16
11
100
80
60
40
20
0
44
17
16
13
12
16
11
Valdobbiadene
San Vito
San Pietro
Guia
Colbertaldo
Segusino
Altre zone
a) la lavorazione comune delle uve dei Soci per farne, in apposita Cantina, vini sani
e genuini, serbevoli ed a tipo costante, secondo i dettami della scienza e della tecnica enologica,
b) la vendita in comune dei vini prodotti nella Cantina sociale e dei sottoposti della
vinificazione,
c) la ripartizione tra i Soci del ricavato delle vendite di cui sopra, dedotto spese ed
oneri, quale rimborso del prezzo delle uve da essi conferite, in ragione della loro
quantità, qualità e pregi,
d) l’approvvigionamento, che fosse richiesto, ai Soci per consumo famigliare dei
prodotti della Cantina stessa,
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e) la Società potrà compiere tutte le operazioni commerciali, finanziarie, mobiliari
ed immobiliari che saranno ritenute necessarie ed utili per raggiungere lo scopo
sociale.
Chiunque può diventare Socio, inoltrando domanda scritta al Consiglio di Amministrazione e specificando:
a) l’ubicazione dei terreni dove viene prodotta l’uva,
b) la quantità di uva che si obbliga di conferire annualmente alla Cantina Sociale,
c) l’ammontare delle quote sociali che il Socio intende sottoscrivere.
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Al Socio comporta l’obbligo di effettuare gratuitamente alla Società quei finanziamenti temporanei che si renderanno necessari per raggiungere lo scopo sociale nella
proporzionale misura decisa dall’assemblea ed alle condizioni dalla stessa fissate.
In forza di questo articolo, nella seconda riunione dell’assemblea dei Soci, il 28 settembre 1952, viene chiesto un finanziamento per la costruzione della Cantina:
“Presupponendo, […] una spesa complessiva di CENTOMILIONI e, considerando
una raccolta di q.li 25.000, si avrebbe una spesa, per q.le uva, di £. 4.000.
Ritenuto che il contributo statale del 33% giunga sei mesi dopo l’avvenuto collaudo
della Cantina, rendesi indispensabile un finanziamento diretto da parte dei Soci
nella misura sopra indicata come spesa, frazionando il finanziamento in altre tre
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quote di £. 1.000 per q.le di cui la prima deve necessariamente essere versata entro
e non oltre il 30 novembre 1952”.
Il Presidente, in questa occasione, dopo aver illustrato le modalità per ricorrere da parte
dei Soci ad un finanziamento bancario per mettersi in regola con il pagamento richiesto,
“… rivolge una calorosa preghiera a tutti i Soci perché abbiano a provvedere, entro
la data indicata, al versamento richiesto onde consentire che la Cantina diventi il più
presto possibile una realtà e possa prepararsi a tempo per una conveniente e razionale attrezzatura onde poter svolgere, alla prossima stagione vinicola 1953, le funzioni alle quali è destinata”.
Non tutti i Soci disponevano evidentemente di liquidità e molti dovettero ricorrere ad
un prestito bancario, mediante firma di cambiali che avevano la durata di tre anni con
un tasso di interesse del 7.50%.
L’articolo 10 dello Statuto detta le norme di consegna e il prezzo dell’uva:
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“Le uve devono essere consegnate sane, maturate e mercantili ed il loro prezzo viene
determinato dal Consiglio di Amministrazione alla chiusura dell’esercizio sociale
sulla base dei seguenti elementi rilevati dal Direttore tecnico della Cantina per ogni
partita all’atto della consegna:
a)
b)
c)
d)
e)
peso
qualità
stato di maturazione
contenuto di zucchero
ogni altro coefficiente che la scienza e la pratica designano a concorrere e formare il prezzo delle uve
f) per le uve dichiarate pregiate in base all’art. 10 di anno in anno il Consiglio di
Amministrazione, sentito il parere del Direttore tecnico della Cantina, fisserà un
congruo soprapprezzo”.
In relazione al punto f), si prevede appunto che un’apposita commissione, a suo parere insindacabile, fissi nelle zone pregiate del valdobbiadenese di San Pietro, San Stefano, Guia, San Giovanni e Colbertaldo, in comune di Vidor, i singoli vigneti dei Soci
da considerarsi pregiati per certe caratteristiche organolettiche.
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Secondo capitolo