LE DATE DELL'UNITÀ D'ITALIA CHE VENGONO RICORDATE NEL 2010 – 2011 PER IL 150° ANNIVERSARIO 5 maggio 1860: partenza di Garibaldi e delle sue mille "camicie rosse" da Quarto (un quartiere di Genova). La spedizione è formalmente un'iniziativa personale e illegale di Garibaldi, che però è appoggiato e finanziato dal Regno di Sardegna 11 maggio 1860: sbarco a Marsala: anche il Piemonte protesta contro questa iniziativa del "pirata" Garibaldi. 15 maggio 1860: prima battaglia a Calatafimi contro i soldati borbonici. 27-30 maggio 1860: conquista di Palermo, nel frattempo già ribellatasi. 20 luglio 1860: battaglia di Milazzo, decisiva per il controllo della Sicilia. 19 agosto1860: sbarco sul territorio della penisola italiana, effettuata a Melito Porto Salvo. 7 settembre 1860: ingresso a Napoli, abbandonata da Francesco II che si è ritirato a Gaeta. 1° ottobre 1860: battaglia del Volturno con il grosso delle truppe borboniche; a fine battaglia arrivano le truppe sarde che hanno attraversato lo Stato pontificio e si sono scontrate con le sue truppe. 21 ottobre 1860: plebiscito di annessione del regno delle due sicilie al Piemonte. 26 ottobre 1860: incontro a Teano (vicino a Caserta) tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, sceso ad impedire che l'avanzata di Garibaldi proseguisse verso Roma, cosa che avrebbe provocato l'intervento della Francia in difesa dello Stato pontificio. 4 e 5 novembre 1860: plebisciti di annessione di Marche e Umbria. 7 novembre 1860: Garibaldi si ritira a Caprera: il Re non aveva passato in rassegna le sue truppe, schierate a Caserta; l'esercito garibaldino viene sciolto. 27 gennaio 1861: elezioni politiche per eleggere il parlamento italiano (gode del diritto elettorale attivo circa il 2% (sì, proprio due per cento) della popolazione dei territori annessi al Regno di Sardegna 14 febbraio 1861: si arrende la fortezza di Gaeta. 18 febbraio 1861: si riunisce a Torino (palazzo Carignano) il nuovo parlamento d'Italia 17 marzo 1861: viene promulgata la legge con la quale Vittorio Emanuele II viene dichiarato Re d'Italia; eccone il testo: "Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiano sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come Legge dello Stato. Da Torino addì 17 Marzo 1861" Firmato: Vittorio Emanuele. La legge era stata approvata dal Senato il 26 febbraio; la proposta di aggiungere l'espressione "per provvidenza divina e per voto della nazione" era stata respinta; alla Camera la legge era stata presentata nella seduta del 14 marzo 27 marzo 1861: Roma viene proclamata "capitale d'Italia" 30 marzo 1861: Svizzera e Regno Unito riconoscono il Regno d'Italia 13 aprile 1861: gli Stati Uniti riconoscono il Regno d'Italia 6 giugno 1861: morte di Cavour IL CONTESTO PRECEDENTE AL BIENNIO 1860-1861 1815: congresso di Vienna: restaurazione delle monarchie scacciate dalla Rivoluzione francese e da Napoleone; tentativo di ritornare allo stato di cose precedente alla Rivoluzione 1820-21: moti promossi dalla Carboneria per chiedere la promulgazione di costituzioni. A Napoli il re Ferdinando I di Borbone la concede, ma poi intervengono le truppe internazionali della Santa Alleanza e sconfiggono i rivoltosi; Ferdinando revoca la costituzione. In Piemonte il re Vittorio Emanuele I abdica in favore di Carlo Felice, che però è assente dal Piemonte; c'è un reggente, Carlo Alberto, che concede la costituzione. Ma al suo arrivo, Carlo Felice la revoca e reprime i rivoltosi con l'aiuto di truppe austriache. Manzoni scrive la poesia Marzo 1821, immaginando che il Piemonte abbia dichiarato guerra all'Austria per strapparle la Lombardia, cosa che invece non succede. 1830-31: nuovi moti insurrezionali, che portano, in Francia, alla cacciata del re ed all'istituzione di una monarchia costituzionale, in Belgio all'indipendenza dall'Olanda, in Polonia ad un tentativo fallito di indipendenza dalla Russia. Nel Ducato di Modena ci furono moti, guidati da Ciro Menotti, che si propagarono al vicino Stato pontificio (Bologna, Ferrara) e furono repressi dalle truppe austriache Nel 1831 Mazzini fonda la Giovine Italia, organizzazione politica insurrezionale che mirava all'unità d'Italia e alla sua costituzione come repubblica. 1834 tentativo mazziniano di invasione del Regno di Sardegna e di sollevazione a Genova, che doveva essere guidata da Garibaldi (1807 – 1882); i tentativi falliscono, molti rivoltosi vengono uccisi o condannati, Garibaldi si mette in salvo e nel 1836 parte per l'America meridionale. Tornerà nel 1848. 1848 - 1849 insurrezioni contro i Borboni a Palermo e Messina,contro gli Austriaci a Venezia (dove si proclama la repubblica) e Milano: 18-22 marzo 1848 cinque giornate di Milano, a seguito delle quali Carlo Alberto dichiara guerra all'Austria ed invade la Lombardia, attraversando il Ticino. Carlo Alberto era re dal 1831, morte di Carlo Felice; il 4 marzo 1848 aveva concesso lo Statuto, così come altri sovrani, tra cui il Papa Pio IX, che lo appoggia poi nella guerra contro l'Austria. Ci sono alcune operazioni militari in Lombardia e in Veneto, e Milano vota un plebiscito di annessione al Piemonte, ma Carlo Alberto, abbandonato dagli alleati (Papa, Toscana, Due Sicilie) chiede poi un armistizio in cui riconosce la situazione precedente al conflitto (9 agosto 1848). Nel frattempo, però, in Toscana e a Roma ci sono moti che scacciano il granduca e il Papa e promuovono la partecipazione alla guerra contro l'Austria; a Roma, dove si proclama la Repubblica, arriva anche Garibaldi. Carlo Alberto riprende le ostilità agli inizi del 1849 ma subisce una dura sconfitta ed abdica in favore di Vittorio Emanuele II, che sigla la pace definitiva con l'Austria, riconoscendone il dominio sul lombardo-veneto. I Francesi intervengono contro la repubblica romana, gli Austriaci contro la repubblica veneta e gli insorti di Firenze: tutte le città si arrendono nel 1849. Negli anni successivi ci sono ancora tentativi insurrezionali promossi da Mazzini (già c'era stato nel 1844 il tentativo dei fratelli Bandiera di sollevare le popolazioni calabresi: catturati e fatti fucilare da Ferdinando II): dei sostenitori di questi progetti vengono scoperti a Mantova, processati e alcuni giustiziati (tra 1852 e 1853 a Belfiore, nei pressi della città), benché non avessero compiuto nessun atto violento. Nel 1857 Carlo Pisacane effettuò uno sbarco vicino a Salerno per tentare di suscitare una nuova rivolta contro i Borbone, ma fu attaccato dalla popolazione e ucciso con molti compagni. 1855: Cavour fa entrare il Regno di Sardegna nell'alleanza franco-inglese che sta cercando di impedire alla Russia di espandersi ai danni dell'impero ottomano, e partecipa così alla guerra di Crimea, chiedendo in cambio appoggio alle aspirazioni di espansione ai danni dell'Austria 1859 - 1860: accordo di Plombières (luglio 1858) tra Francia e Piemonte in funzione antiaustriaca; la Francia aiuterà il Piemonte se verrà aggredito; lombardo-veneto e Bologna al Piemonte, Nizza e Savoia alla Francia. Cavour provoca l'Austria (permette a Garibaldi di arruolare volontari per una conquista del Lombardo – Veneto), che lo attacca, cosicché la Francia interviene. Battaglia di Magenta (4 giugno) ed ingresso in Milano. Le operazioni militari continuano: 24 giugno battaglia di Solferino e San Martino (appena a Sud del lago di Garda) che ispira la creazione della Croce Rossa. Poi però armistizio tra Napoleone III e Francesco Giuseppe 11 luglio 1859 e successiva pace: - Lombardia alla Francia, che la cede al Piemonte - Veneto rimane all'Austria - Modena, Parma, Toscana e Bologna, che si erano ribellate ai loro sovrani ed erano occupate da truppe francesi, devono tornare ai loro vecchi proprietari In base a questi fatti, gli accordi di Plombières non risultavano validi: niente Nizza e Savoia alla Francia, con grave imbarazzo di Napoleone III. Cavour promuove allora l'annessione spontanea (per plebiscito) di Parma, Modena, Emilia, Romagna e Toscana tra fine 1859 e inizio 1860. Marche e Umbria (insieme ovviamente al Lazio) invece riconquistate dal regno pontificio. A questo punto attuazione degli accordi di Plombières: trattato di Torino 24 marzo 1860 → Valle d'Aosta rimane isola francofona, separata dalla Savoia che diventa francese. La situazione potrebbe aver trovato così un suo equilibrio, quando il Regno di Sardegna decide di romperlo, affidando al "bandito" Garibaldi quel compito di conquista, aiutata dall'insurrezione delle popolazioni locali, che esso non poteva compiere. Ci sono quindi gli avvenimenti sopra ricordati, del biennio 1860 – 1861. IL COMPLETAMENTO DELL'ITALIA: ROMA, VENETO, TRENTO E TRIESTE; LA PERDITA DELL'ISTRIA 1862: Garibaldi tenta nuovamente una spedizione personale, questa volta per conquistare Roma (probabilmente era la meta anche della spedizione dei Mille); parte da Caprera, sbarca di nuovo in Sicilia, passa sulla penisola e inizia a risalirla. Per evitare scontri con la Francia, il governo italiano schiera contro Garibaldi l'esercito: scontro in Aspromonte, 28 agosto 1862, ferita di Garibaldi (Garibaldi su ferito, fu ferito ad una gamba …), che viene prima incarcerato e poi curato. 1865: la capitale viene spostata da Torino, anche per effetto di accordi internazionali, e portata a Firenze 1866: l'Italia si inserisce nella guerra austro-prussiana con l'intento di togliere il Veneto all'Austria; le operazioni militari dell'esercito italiano non hanno successo (sconfitta navale di Lissa), mentre un corpo di volontari guidato da Garibaldi riesce ad aprirsi la strada verso il Trentino. Le vittorie prussiane inducono però l'Austria a chiedere un armistizio che blocca l'avanzata di Garibaldi (famoso telegramma con la sola parola "Obbedisco" in risposta all'ordine di fermare l'azione militare). Il Trattato di Vienna del 3 ottobre, così, fa passare all'Italia solo il Veneto, la cui cessione è mediata dalla Francia e "riconosciuta" con un plebiscito il 21 e 22 ottobre. Chissà, se Garibaldi non si fosse fermato, magari ci risparmiavamo la prima guerra mondiale. 1867: altro tentativo di Garibaldi (60 anni!) di conquistare Roma; però la rivolta in città non scoppia e Garibaldi è sconfitto dalle truppe pontificie e dai rinforzi francesi dotati di un moderno fucile a retrocarica; Garibaldi rischia la cattura, riesce a raggiungere il territorio italiano, dove viene incarcerato. 20 settembre 1870: approfittando di una sconfitta di Napoleone III nella guerra contro la Prussia, l'esercito italiano entra a Roma (breccia di Porta Pia, aperta dai bersaglieri); anche il Lazio entra a far parte dello Stato italiano e Roma ne diventa la capitale (decisione del Parlamento a dicembre 1870). Nel maggio 1871 viene approvata la legge delle guarentigie, con cui al Papato viene riconosciuta una sorta di sovranità su una parte della città (città del Vaticano, Castel Gandolfo). 24 maggio 1915: l'Italia entra in guerra a fianco di Inghilterra, Francia e Russia contro Austria e Germania, con l'intento di togliere all'Austria il Trentino ed altre zone. Con la fine della guerra (1918), la Conferenza di Parigi del 1919 ratificò il passaggio all'Italia del Trentino, dell'Alto Adige (di lingua tedesca), della città di Trieste, dell'Istria e della città di Zara. La città di Fiume, contesa con il nascente Stato della Jugoslavia, venne occupata da volontari italiani guidati da Gabriele D'Annunzio e poi sgombrata nel 1923; la città rimase all'Italia, mentre il territorio circostante era jugoslavo. Nel corso della seconda guerra mondiale (1939 - 1945), l'Istria fu teatro prima di "pulizie etniche" da parte di fascisti e Tedeschi nei confronti degli Slavi, poi di violenze di segno opposto dopo che, nel 1945, la zona fu occupata dai partigiani comunisti di Tito. Con il trattato di Parigi, nel 1947, l'Istria fu incorporata alla Jugoslavia. Oggi, con l'Unione Europea, di cui fa già parte la Slovenia e in cui prossimamente entrerà la Croazia, queste frontiere sono destinate progressivamente a cadere. IL "PROBLEMA" DELLA FRANCOFONIA DELLA VALLE D'AOSTA Nel Regno di Sardegna, l'uso della lingua francese non costituiva un problema: il regno stesso era nato in Savoia, e le zone francofone (Savoia, Costa Azzurra, Valle d'Aosta, valli alpine del Piemonte occidentale) erano una notevole percentuale del territorio. Era un territorio bilingue, un po' come il Canada. Tra 1859 e 1861 le cose cambiano: il Regno di Sardegna si trasforma in Regno d'Italia, l'estensione territoriale delle zone italofone aumenta enormemente, mentre, con la cessione di Nizza e Savoia alla Francia, l'unica isola francofona resta la Valle d'Aosta (le valli piemontesi perdono ben presto la loro francofonia). Come si comporterà il Regno d'Italia verso questa differenza linguistica? Cercherà di eliminarla? La rispetterà? La valorizzerà? È la storia che ha portato all'attuale situazione della Valle d'Aosta come regione autonoma a Statuto speciale, bilingue, in cui gli allievi studiano francese per lo stesso numero di ore dell'italiano e svolgono all'esame di Stato una prova di francese che non c'è nel resto d'Italia, e dove c'è una sezione bilingue di liceo classico, in cui si studiano in francese parti di alcune materie. 24 marzo 1860: il Trattato di Torino concretizza gli accordi di Plombières, cedendo alla Francia la Savoia e la zona di Nizza (resta all'Italia il Colle di Tenda, che passerà alla Francia alla fine della seconda guerra mondiale). Novembre 1861: il deputato lucchese Giovenale Vegezzi Ruscalla pubblica l'opuscolo Diritto e necessità di abrogare la lingua francese in alcune valli della provincia di Torino, nel quale invita lo Stato italiano a utilizzare ogni mezzo per cancellare "questa macchia alla nazionalità italiana". L'opuscolo suscita un vasto dibattito nella cultura italiana e reazioni molto forti in Valle d'Aosta. In risposta, il canonico Edouard Bérard pubblica, presso la tipografia aostana Lyboz, l'opuscolo La langue française en Vallée d'Aoste, commissionatogli dalla Giunta municipale di Aosta. Sui giornali locali ferve la querelle linguistica. 1883 – 1884 Problemi sull'insegnamento nelle scuole elementari della Valle d'Aosta: le autorità scolastiche vogliono che si usi l'italiano e che il francese venga eliminato, le istituzioni politiche locali difendono il francese. Si arriva ad una soluzione che anticipa la situazione di oggi: italiano insegnato per un numero di ore pari a quello del francese (solo che, allora, la lingua "straniera" era l'italiano). 4 luglio 1886: arriva ad Aosta il primo treno, il vero strumento di diffusione dell'italiano: altro che l'insegnamento! 6 agosto 1909: in occasione di una circolare ministeriale che invita i sindaci ad abbandonare la lingua francese nella compilazione degli stati civili e auspica l'adozione della lingua italiana, Anselme Réan propone la costituzione di un Comitato permanente per la salvaguardia e il mantenimento della lingua francese in Valle d’Aosta. Il 4 ottobre 1909 si svolge ad Aosta la prima riunione del “Comité pour la protection de la langue française”, detto poi "Ligue Valdôtaine". 28 ottobre 1922: marcia su Roma; Mussolini capo del governo Periodo fascista: viene abrogato l'insegnamento del francese nella scuole; vengono cambiati i nomi di vie e piazze; vengono italianizzati i nomi dei Comuni. Dopo la caduta del Fascismo, una parte della Resistenza valdostana propende per l'annessione alla Francia. Per contrastare questa eventualità, Federico Chabod ("Lazzaro" come nome partigiano) spinge il neonato governo italiano a concedere l'autonomia alla Valle d'Aosta, con riconoscimento del suo diritto ad usare la lingua francese. Vengono così emanati i due decreti luogotenenziali del 7 settembre 1945. Dopo la fine della monarchia, l'autonomia della Valle d'Aosta è riconosciuta con la legge costituzionale n° 4 del 26 febbraio 1948: l0 "Statuto speciale" della Valle d'Aosta, ancor oggi in vigore. Questi appunti sono stati redatti dal prof. Roberto Arbaney Fonti: Wikipedia; per la Valle d'Aosta, www.storiavda.it Chi notasse degli errori o delle omissioni è pregato di scrivere alla mail del sito: [email protected]