Parrocchia Prepositurale
“S. Maria Immacolata delle Grazie”
Viale Papa Giovanni XXIII, 13
24121 - Bergamo
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Il Santo Jesus delle Grazie
Non esistono a tutt’oggi documenti che attestino chi eseguì materialmente l’affresco del Santo Jesus
che si trovava sul muro di cinta dell’antico convento delle Grazie; quale committente dell’opera, le
fonti storiche tramandano il nome di San Bernardino da Siena, il quale, trovandosi nel 1422 a Bergamo
per la predicazione, fece edificare una chiesa con annesso convento dedicati a S. Maria delle Grazie.
La chiesetta del buon Gesù delle Grazie per decenni ha attirato la devozione di quanti, passando dal
Borgo San Leonardo al Borgo Palazzo lungo il percorso esterno alle Muraine, sostavano volentieri
davanti all’immagine di Gesù Sofferente.
Il primo prodigio: 5 aprile 1575
Il 5 aprile 1575 accadde un solenne prodigio descritto nell’opera Dell’origine della serafica
Osservanza Francescana, composta dal Padre Francesco Gonzaga, Ministro Generale dell’ordine di S.
Francesco, e stampata a Roma nel 1587, dodici anni dopo l’avvenimento.
Passando un giorno certo giovane per la strada che conduce al Gesù mentre dirottamente
pioveva, giunto alla Cappelletta fermossi e v’entrò per ripararsi dalla pioggia. Or mentre
volge lo sguardo alla santa effige, vede (si pensi con quale sorpresa) che dalla fronte di
Gesù scorreva il sangue, e si spandeva copioso sulle gote, e in altre parti. Gittatosi
ginocchioni a terra, si mise a gridare “miracolo”. Quindi correndo attorno a divulgare il
prodigio, tutta ne fu commossa la città, e gli abitanti, affrettatisi a correre al Gesù, videro
l’annunciata meraviglia.
Informato dell’avvenimento, l’Arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo, che all’epoca era in visita
pastorale alla diocesi di Bergamo, temendo che si trattasse di pura superstizione, diede ordine di
demolire la cappella, ordine che fortunatamente revocò dopo essersi recato personalmente sul luogo
del miracolo; anzi, fu così commosso dalla devozione dei fedeli, che lasciò un contributo in denaro per
abbellire la cappella. Non possediamo a tutt’oggi gli atti del processo istituito da S. Carlo in
quell’occasione. È possibile che il santo si sia accontentato di procedere ad un’istruttoria verbale, al
termine della quale permise che i fedeli venerassero la miracolosa effige.
Il secondo prodigio: 15 settembre 1608
Prima del 1608, come si è visto, l’affresco raffigurava Gesù, mentre portava sulle spalle la croce, in
atto di cadere sotto il duro peso, e intanto appoggiava la mano destra sopra un pietra per sorreggersi.
Oggi invece l’affresco raffigura Cristo mentre, rivestito di una tunica bianca, regge la croce con
portamento eretto e rivolge lo sguardo allo spettatore; il mutamento si verificò con il prodigio del 15
settembre 1608, che avvenne in presenza di due fanciulli fermatisi a pregare davanti al cancelletto
della cappelletta.
Il fatto è documentato da una lettera del Padre Leone di Albino, Ministro provinciale dei Frati
Riformati di Brescia, indirizzata al Padre Candido Brugnoli, teologo e predicatore nel Convento delle
Grazie, il quale la trascrisse nella sua opera Alexicacon (“Difesa dai malefìci”), stampata a Venezia nel
1668: in essa viene riportato il processo verbale, svoltosi il 10 ottobre del medesimo anno, nel corso
del quale venne interrogato Francesco, il fanciullo che vide i vari momenti della trasfigurazione
dell’immagine di Gesù, affrescata sulla parete della cappelletta. Ne riportiamo i passaggi più
significativi, che abbiamo tradotto dall’originale latino.
Mentre mi trovavo, un lunedì, precisamente il 15 settembre ultimo scorso, nella mia casa
nel rione di S. Leonardo, fui chiamato dalla signora Caterina, figlia del fu sig. Giacomo
Benaglio, moglie del sig. Sala, che abita presso la chiesa di S. Rocco. Ella mi pregò di andare, insieme con mia sorella Domenica, a portare il pranzo ai loro lavoranti, che
tagliavano le stoppie in un campo arativo e ricco di viti, che si trova presso il Casalino.
Perciò noi due andammo e portammo il pranzo. Ma come giungemmo alla Cappella del
Gesù del Convento di Santa Maria delle Grazie, che è molto vicina al campo, nell'ora in
cui le campane suonavano per la Messa solenne in città, noi insieme ci inginocchiammo
davanti alla cappelletta, al di fuori della grata, ossia dei cancelli di ferro. Allora io in
particolare, per grazia di Dio, vidi che l'immagine di Cristo che lì si trova fra i vetri sopra
l’altare della Cappella, rivestitosi di una veste bianca, si rialzò da solo eretto in piedi, si
tolse la croce dalle spalle e, abbracciatala, elevandola sopra il suo capo, la pose davanti a
sé tenendola con la mano, appunto in quel modo in cui oggi è visto da tutti. Io allora, al
vedere questo, chiamai mia sorella Domenica subito, e le dissi: "Guarda ora che elevano
Gesù che è esposto fra i vetri" e le narrai tutto ciò che ho detto prima. Allora anche mia
sorella Domenica lo vide appunto eretto nel modo in cui lo si vede oggi, come lei stessa mi
disse.
Nell’opuscolo dal titolo Breve notizia dell’Immagine di Nostro Signore detta il Gesù delle Grazie in
Bergamo, pubblicato anonimo nel 1890, sono ricordate le particolari indulgenze concesse dai Pontefici
Paolo V e Leone XIII a quanti facevano visita all’oratorio che custodiva l’immagine; ivi è testimoniata
anche l’ininterrotta devozione dei Bergamaschi per il Santo Jesus nel corso dei secoli: “Costante fu la
fiducia dei cittadini nostri nella protezione del Gesù. Se si temeva qualche pubblica disgrazia, se
strabocchevoli piogge, se ostinata siccità minacciavano il guasto alle nostre campagne si vedevano le
scuole della dottrina cristiana radunarsi a processione e portarsi al Gesù, il quale lodevole costume
durò fino all’anno 1797, epoca della rivoluzione dei Francesi”.
L’occupazione napoleonica portò infatti nel 1810 alla soppressione del convento e conseguentemente
alla diminuzione del fervore fra i devoti. D’altra parte la proclamazione del dogma dell'Immacolata
Concezione di Maria, avvenuta l’8 dicembre 1854, da parte del Beato Papa Pio IX, animò la fede dei
credenti ad erigere nuovi templi dedicati a Maria Santissima. L’allora Vescovo di Bergamo, Mons.
Pierluigi Speranza, devotissimo alla Vergine, ebbe così l’idea di erigere un Santuario Diocesano a
ricordo della definizione del dogma. Fu così che il 1° maggio 1857, dopo che l’anno precedente erano
stati consegnati area e materiali della vecchia chiesa, demolita per fare posto al nuovo viale che
avrebbe condotto alla stazione, il Presule pose la prima pietra del nuovo edificio sacro progettato
dall’architetto Antonio Preda: esso venne poi consacrato solennemente il 7 dicembre 1875. Il Vescovo
Mons. Pierluigi Speranza con decreto del 31 ottobre 1878 erigeva in parrocchia il Santuario Diocesano
di S. Maria Immacolata delle Grazie e insigniva la nuova chiesa del titolo di Prepositurale.
La traslazione: 4 aprile 1889
In seguito alle intese tra l’Autorità ecclesiastica e la Congregazione di Carità, organismo comunale che
aveva la acquisito competenza sull’area dopo la soppressione del convento, si convenne di staccare
l’affresco del Santo Jesus e trasportarlo nella nuova chiesa, per collocarlo nella bella e spaziosa
cappella che si trova alla destra del presbiterio.
Effettuato lo strappo dell’affresco ad opera di Giuseppe Steffanoni, la venerata immagine venne
traslata la sera del 4 aprile 1889 con rito solenne presieduto dal Vescovo Gaetano Camillo Guindani:
riportiamo la cronaca dell’avvenimento apparsa sull’Eco di Bergamo in data 5-6 aprile.
“Da tutte le vie una vera processione di gente moveva alla volta della chiesa di S. Maria
Immacolata delle Grazie per assistere alla solenne traslazione della venerata Immagine
del Santo Jesus. Mancavano dieci minuti alle diciannove quando il Vescovo entrò nella
chiesa per indossare i sacri paramenti. Al centro della chiesa, nel bel mezzo del tempio,
era collocato un trono, predisposto per accogliere la sacra immagine. Preceduta dal
Vescovo si formò la processione, che si recò all’Oratorio del Santo Jesus seguendo la
linea segnata da numerosi archi a vari colori. Intanto alle finestre dei palazzi e delle case
fuori di Porta Nuova comparivano numerosi lumi. La processione andava spiegandosi fino
presso la Chiesa di S. Maria della Neve. Alzate le Croci, in lunghissime file, donne,
fanciulli, uomini, membri di associazioni cattoliche, in gran numero con i ceri accesi nelle
mani, procedevano pregando. Venivano poi alcuni Padri Cappuccini, poi il Clero, con vari
Vicari e Prevosti della città. Finalmente, portata da Sacerdoti, in rosse tunicelle, ecco la
venerata effigie del Santo Jesus sotto un bel padiglione di velluto rosso, ornato di trine
d’oro. Il corteo s’apriva a stento la via in mezzo alla sterminata moltitudine. Quando
s’avvicinava la Sacra Immagine, era da per tutto un curvare della fronte e un piegar di
ginocchia, come a implorare e a ricevere la benedizione del buon Gesù delle Grazie e
quella del venerato e amato nostro Vescovo che seguiva la Sacra Immagine, benedicendo i
suoi amati figliuoli. Chiudevano la processione le rappresentanze della Congregazione di
Carità, del Seminario Vescovile e della Fabbriceria della Parrocchia. E fuori, per la vasta
piazza, era tutto un mare di gente, che guardava in Chiesa per la porta spalancata e
contemplava la illuminazione magnifica. Al vedere tanta moltitudine di popolo, che per
tutta la sera si succedette nel tempio, ci tornavano a mente le generazioni dei nostri padri
e maggiori, che per oltre quattro secoli e mezzo sono venute piene di fede e di speranza a
inginocchiarsi davanti alla santa immagine, implorando e ottenendo grazie. Si vide ieri
sera che quella benedizione del buon Gesù delle Grazie continua ancora sopra di noi. E
anche oggi, per tutto quanto il giorno, fu un viavai continuo alla Chiesa per pregare
dinnanzi alla veneratissima immagine. Domattina, dopo la celebrazione delle Messe,
l’Immagine del Santo Jesus verrà trasportata nella cappella che comincerà a essere
chiamata “del Santo Jesus” dove resterà d’ora innanzi, speriamo, per molti e molti secoli.
Chi visita oggi la Cappella trova all’entrata due lapidi: quella a sinistra elenca le indulgenze che furono
confermate per la nuova cappella dal Pontefice allora regnante, ossia Leone XIII; quella a destra,
composta in latino, in occasione della traslazione, essendo prevosto don Giovanni Cornaro e vescovo
Gaetano Camillo Guindani, ricorda le vicende della sacra immagine.
A cura di Fabrizio Brena e Andrea Mora.
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