Antropologia - Lezione 11^
Capitolo III
La verità dell’Antropologia cristiana:
la partecipazione degli uomini alla
Predestinazione di Cristo
« C’è molta gente che non conosce il proprio cuore, il
proprio essere interiore. Questa gente conduce una
vita completamente esteriore: è facile vivere la vita a
un livello fisico ed esteriore, e molta gente lo fa. Si
identificano con la loro forza fisica, con i loro successi,
con l’aspetto fisico; altri invece si identificano di più
con il loro essere psicologico, con i pensieri e i
sentimenti, le emozioni, con l’erudizione. Dobbiamo
invece scoprire il nostro essere più profondo e
identificarci con quello, cioè essere uno col Signore
Gesù, essere uno col Figlio amato di Dio. È lo Spirito
Santo che ci dimostra e ci manifesta quello che
abbiamo nel più profondo. Quello che abbiamo dentro
è in gran parte oltre la nostra coscienza, oltre la nostra
consapevolezza. Ed è lo Spirito di Dio che ci
manifesta quello che c’è nel profondo di noi, che ci fa
vedere la realtà del nostro essere interiore » (A. Louf).
La teologia paolina
della predestinazione
 Il Mysterion divino: il piano di Dio
 Romani 8,28-30: la catena aurea
 Ef 1,3-14: la figliolanza adottiva
 Colossesi 1,26-28: la creazione in
Cristo
Il termine mistero?
Nel greco profano: mystérion ha origine nella
sfera cultuale (es. i misteri eleusini di Osiride,
di Mitra).
La radice my (myein: “non poter vedere”) indica
la chiusura degli occhi o della bocca:
reazione ad un’esperienza che si sottrae al
pensiero discorsivo; è più una iniziazione
pratica che razionale al mistero
Nell’apocalittica:
molteplicità di «misteri» nel senso di “cose occulte”
sono il fondamento reale nascosto e ultraterreno di
tutto ciò che esiste e accade
di ciò che diventerà manifesto alla fine del tempo, il
piano divino degli eventi storici futuri (la sorte
finale dei peccatori e dei giusti, gli sconvolgimenti e le
catastrofi che precedono e seguono il giudizio divino)
piano che viene rivelato a singoli «veggenti» in
esperienze straordinarie (rapimento, sogno, visione) e
che anch’essi riescono a loro volta a comunicare solo
in immagini
 qui il termine assume un’accezione fortemente
escatologica (cf Dn 2,18.27-30; Sap 2,22; Sap 6,22).
Nei testi neotestamentari
il termine mystérion si riallaccia all’ambiente
giudaico dei libri canonici ed extracanonici (es.
Enoch etiopico)
mentre appare estraneo al mondo delle
religioni misteriche.
 Così, ad esempio, sono detti «mistero» la
trasformazione degli uomini al momento della
parusia di Cristo (1Cor 15,51) e la futura storia
d’Israele (Rm 11,25s.)
 Nei Vangeli: concentrazione sull’evento di
Cristo: «A voi è stato confidato il mistero del
regno di Dio» (Mc 4,11).
 Il Mysterion paolino = il piano divino
Paolo approfondisce il disegno salvifico di Dio nelle
riflessioni sul mysterion, ossia il mistero eterno della
Sua volontà (Ef 1,9), che si è rivelato in Cristo.
 Testi di riferimento sul mysterion sono: Rom
16,25; 1Cor 2,7; Ef 1,9. 3,3; 4,9; 6,19; Col 1,26.
Qui Paolo ritrova la verità dell’uomo ed il suo legame
con Cristo.
 Testi di riferimento per l’antropologia
paolina: Rom 8,28-30, Ef 1,9-10 (v.9); 3,3-6 (3 e 5);
Col 1,26-28 che declinano progressivamente la
teologia della predestinazione per Paolo.
Ef 3,8 presenta il mysterion divino in questa
dialettica di nascondimento-rivelazione:
A me…è concesso di mettere in luce qual è
il disegno contenuto nel mistero, nascosto
da secoli in Dio, creatore dell’universo. In tal
modo, per mezzo della Chiesa, è manifestata
ora ai Principati e alle Potenze dei cieli la
multiforme sapienza di Dio, secondo il
progetto eterno che egli ha attuato in
Cristo Gesù nostro Signore (3,8-13)



il mistero della volontà divina (Ef 1,9) non è
più qualcosa di segreto e nascosto
Il termine mistero, biblicamente inteso, non
equivale minimamente a qualcosa di
“misterioso”, oscuro o incomprensibile. Non
ha affatto un’accezione “intellettualistica”
indica il disegno eterno di Dio, ormai disvelato e conosciuto: in Gesù Cristo. Anzi,
pare identificarsi con Cristo stesso secondo l’accezione di Col. In Lui la volontà
salvifica di Dio si è manifestata, si è fatta
conoscere e dunque, non è più né “oscura”
né manipolabile/equivocabile. Per questo,
alla luce del mysterion possiamo cogliere
definitivamente chi sia l’uomo.
Il contenuto del piano divino:
la predestinazione
Il contenuto di tale mistero – il progetto di salvezza - è
declinato da Paolo nella tesi della predestinazione,
la quale, a sua volta si specifica nella filiazione in
Cristo.
I testi di Ef 1,3-14 e 2,1-10, Rm 8,28-30 presentano il
mistero divino come elezione in Cristo di tutta
l’umanità prima ancora della creazione del mondo,
come predestinazione in Cristo di tutta l’umanità ad
essere figlia di Dio, come offerta abbondante della
grazia meritata dal sangue di Cristo per la nostra
redenzione. Non solo in questa comunione sono vinte
le dinamiche di divisione ma, in essa, è preannunciato
e anticipato il compimento della storia umana: la
riconciliazione, l’assunzione in Dio (G. Colzani)
 Romani 8,28-30: la catena aurea
28 Del resto, noi sappiamo che tutto
concorre al bene di coloro che amano
Dio, che sono stati chiamati secondo il
suo disegno [prothesis].
29 Poiché quelli che egli da sempre ha
conosciuto li ha anche predestinati
[proorisen] a essere conformi
all’immagine del Figlio suo, perché egli
sia il primogenito tra molti fratelli.
30 Quelli poi che ha predestinati li ha
anche chiamati; quelli che ha chiamati
li ha anche giustificati; quelli che ha
giustificati li ha anche glorificati”.
filiazione in Cristo
predestinazione
Il Mysterion =
il piano divino
 Paolo presenta il progetto di Dio: il piano
salvifico universale.
 È la sintesi della storia della salvezza nelle
sue tappe di sviluppo:
la predestinazione si concretizza
nella chiamata all’essere e alla storia
e si realizza nella giustificazione
la cui meta è la glorificazione.
questo è il disegno (pro-thesis), ciò che è
“posto prima”, il progetto ab aeterno di Dio
 i versetti suddivisi così: il v. 29 dice la
creazione, la chiamata all’essere, il versetto 30
e il 31 indicano la chiamata storica ed il
cammino dell’uomo.
v 29. La chiamata all’essere,
ossia la creazione
Poiché quelli che egli da sempre ha
conosciuto
li ha anche predestinati [proorisen]
a essere conformi all’immagine del Figlio
suo,
perché egli sia il primogenito tra molti
fratelli.
 del progetto divino = si evidenzia
ripetutamente l’eternità: da sempre
 ma anche pre-conosciuti/pro-egno,
predestinati/ pro-orísen
pro indica il “prima”, l’antecedenza
 la sottolineatura dell’eternità afferma
l’unicità e, dunque, l’unità del progetto
divino (non ci sono “fasi scollegate”)
 esiste un piano solo che non è mai cambiato:
l’ordine cristiano
 è superato il problema di due momenti
all’interno della storia della salvezza: la
Bibbia non si pone neppure in questa
prospettiva
 il fatto che sia “eterno” non intende affermare
tanto che sia al di fuori del tempo e della
storia
 piuttosto indicare che ne è il fondamento e,
coerentemente, che ne determina il senso.
Concretamente, qual è il contenuto di tale disegno?
La predestinazione: proorísen
 Il termine proorízo deriva da óros, che
significa “confine”
 il verbo orízo – e il suo rafforzativo proorízo,
dunque, “fissare, delimitare” e in senso
traslato “decidere, stabilire” – significa:
decidere, fissare, ordinare
 il termine viene precisato nel suo contenuto
cristologico: predestinazione significa per
Paolo la chiamata ad essere conformi
all’immagine del Figlio suo Gesù Cristo
L’obiettivo è assumere la “forma” (o la figura)
di Cristo, che concretamente è quella del
“figlio”.
 La relazione cristologica - filiale è il
primo versante dell’intenzione di Dio
questa originaria relazione a Cristo ne porta in
sé un’altra: il Padre ci vuole figli perché egli
[Gesù] sia il primogenito tra molti fratelli
nella volontà originaria di Dio l’oggetto non è
mai solo il singolo, bensì ognuno è visto da
sempre come fratello in rapporto a
Cristo
relazione fraterna non estrinseca ed
aggiuntiva all’identità dell’uomo
appartiene al progetto di Dio e alla stessa
identità ontologica dell’uomo, non solo a una
qualificazione morale.
 Qui si fonda un’antropologia relazionale.
Contenuto predestinazione:
 figli nell’Unigenito
 Fratelli nel Primogenito
V. Solov’ev:
Non c’è scisma nell’amore perchè l’Amore è
uno solo. Quando amo il prossimo amo
tutti quelli che Cristo ama e quando amo
Cristo amo Colui che tutti ama.
Si noti che nel v. 29 il termine “immagine” è
riferito direttamente a Gesù Cristo.
l’uomo è immagine di Dio secondo Genesi
1-2
 ma la rivelazione cristiana dà compimento alla
figura dell’AT, mostrando nel NT che la vera
imago Dei è Gesù Cristo e solo in maniera
derivata l’uomo.
v 30. La chiamata storica
Quelli poi che ha predestinati
li ha anche chiamati;
quelli che ha chiamati
li ha anche giustificati;
quelli che ha giustificati
li ha anche glorificati”.
filiazione in Cristo
predestinazione
Il Mysterion =
il piano divino
Chiamati
Giustificati
Glorificati



Il secondo momento indica invece la dinamica
storica dell’attuazione di questa volontà di
Dio:
l’elezione, chiamati / ekalesen
quindi, giustificati / edikaiosen
e glorificati / edocsasen.
Si descrive, così, il cammino storico di realizzazione del progetto di salvezza di cui protagonista è lo Spirito di Cristo in sinergia con
l’uomo.
Paolo sintetizza efficacemente il dinamismo
della grazia nell’uomo, sino al suo
compimento escatologico.
 Questo è il piano di Dio, il mistero della sua
volontà: nel suo fondamento eterno e nella
sua attuazione storica.
Osservazione:
Quanto è astratta l’idea di una natura pura,
poiché l’uomo appare da sempre voluto nel
rapporto con Dio in Cristo
 Il cristocentrismo è decisamente affermato da
Paolo e dà unità coerente al progetto di Dio,
al punto tale che lo stesso peccato non costituisce un ostacolo, un’interruzione, ma semplicemente implica quel passaggio in più che è
la liberazione dal peccato (giustificazione)
 Ef 1,3-14:
La figliolanza
adottiva
Il testo è un inno liturgico il cui contenuto è il
mistero di Dio = il piano salvifico
 ritornello = categorie sovrapposte di:
volontà di Dio
e di predestinazione:
è il contenuto della volontà di Dio
 Il nucleo centrale (v. 9) = “ ci ha fatto
conoscere il mistero della sua volontà”
in Cristo abbiamo il disvelamento del mistero
di Dio: egli è il rivelatore del Padre, è
l’«esegesi» del Padre (Gv 1,18)
tou patros ekeinos exêgêsato
in Lui si ri-vela finalmente il piano divino: un
progetto, “prestabilito” dall’eternità, che
viene qualificato da Paolo come benevolenza,
benedizione, beneplacito della sua volontà
del Mysterion si insiste sull’aspetto buono,
benevolo, “grazioso” del suo contenuto.
Il tema viene svolto nell’inno in tre tappe:
1) nel suo piano eterno (3-6)
2) nella sua attuazione storica (7-9)
3) e nel suo compimento escatologico (10).
Il progetto divino è presentato lungo tutto il
suo itinerario, nella sua dinamica che
avvolge l’intera storia.
piano eterno
3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro
Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni
benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
4 In lui ci ha scelti prima della creazione del
mondo, per essere santi e immacolati al suo
cospetto nella carità,
5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
6 secondo il beneplacito della sua volontà. E
questo a lode e gloria della sua grazia, che
ci ha dato nel suo Figlio diletto;
v. 4: il disegno eterno (il beneplacito sua
volontà)
«in Cristo il Padre ci ha scelti prima della
creazione del mondo»
il progetto è eterno: sta prima della storia;
dunque, la fonda e le dà senso
 per l’ebreo l’eternità è un concetto astratto:
per questo viene espressa con l’idea del
«prima»
 non significa “al di fuori” della storia: al contrario, è il modo per dire che la fonda
non si lascia condizionare, ma all’opposto sta
all’origine e da vita alla storia, all’uomo.
 In Cristo abbiamo conosciuto la volontà eterna di Dio, ciò che ha dato origine alla creazione dell’uomo e del mondo e che non è mai
cambiata.
v. 5: «predestinandoci ad essere suoi figli
adottivi»
La predestinazione ha per contenuto la
figliolanza divina, la figliolanza adottiva
 qui la differenza e la dipendenza rispetto a
Gesù Cristo
attuazione storica
7 nel quale abbiamo la redenzione mediante il
suo sangue, la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.
8 Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
9 poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero
della sua volontà, secondo quanto nella sua
benevolenza aveva in lui prestabilito
v. 7: il piano di Dio, storicamente si è realizzato
nella forma della redenzione:
“nel Figlio …la redenzione mediante il
suo sangue, la remissione dei peccati”
 Gesù Cristo:
 «rivela» tale progetto: è colui che lo ha fatto
conoscere
 ma il suo ruolo è soprattutto quello di attuarlo
 poiché l’uomo, anziché conformarsi al piano, si
è distanziato con il peccato (a-loghikos)
 il piano salvifico si attua nella forma della
redenzione cruenta attraverso il sangue
 anche di fronte al peccato il progetto di Dio
non si è fermato, né è mutato
 semplicemente ha trovato una nuova modalità
di attuazione: quella redentiva.
compimento escatologico
10 per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il
disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte
le cose, quelle del cielo come quelle della
terra.
11 In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo
stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme
alla sua volontà,
12 perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
L’attuazione del piano di Dio
= attraverso la storia verso la realizzazione
nella pienezza dei tempi: l’escatologia.
 compimento futuro è la ricapitolazione in
Cristo di tutte le cose (cielo – terra),
ricreando l’unione/comunione attorno a Gesù
Cristo
anakefalaiôsasthai ta panta en tôi Christôi
 il termine stesso ricapitolazione ha doppio
valore:
a) restaurare cioè quello di riportare
all’ordine originario
b) è molto più forte ed è preminente = portare
all’unione attorno a quel caput che è
Gesù Cristo (l’immagine di avvolgere attorno
all’asta il rotolo)
I due significati non si escludono, ma si integrano.
 v. 13-14: avete ricevuto il suggello dello
Spirito Santo che era stato promesso,il
quale è caparra della nostra eredità,in attesa
della completa redenzione
Il dono dello Spirito Santo appare quale
anticipo e caparra di tale meta (o eredità)
 è anticipo del compimento futuro e germe
che già ora ne permette la realizzazione,
quel “già e non ancora” che caratterizza l’oggi
della salvezza.
 Questa è l’esperienza storica della grazia.
filiazione adottiva
predestinazione
redenzione
Il Mysterion =
il beneplacito
remissione dei
peccati
ricapitolazione
Caparra dello Spirito
 Colossesi 1,26-28:
La creazione in Cristo


Non ricorre in Colossesi il termine
predestinazione
ma con chiarezza si espone il medesimo
progetto divino.
 Anzi, al termine del cap. 1 per due volte si
esplicita il riferimento al mysterion (Col
1,25-28).
 Il contenuto del mysterion è Cristo stesso.
 è un inno della comunità cristiana paolina
 contrasta la prospettiva gnostica =
contro la materia e centrata sul culto
degli angeli, quali mediatori tra Dio e gli
uomini
 oltre a svalutare il corpo e la materia
(digiuni, astinenze) porta all’evanescenza
del ruolo centrale di Cristo, a favore
degli angeli.
Paolo porta decisamente l’accento sul ruolo
di Cristo: Cristo è il coordinatore di tutto
l’essere, sia di quello creato visibile che degli
angeli.
Il tema di fondo è il carattere universale,
cosmico della salvezza di Cristo = è l’unità in
Cristo già di Rom 8 e di Ef 1.
 Anche qui si può distinguere un primo
momento dedicato all’ordine della creazione e
un secondo allo sviluppo storico della
redenzione.
12 Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in
grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
13 E` lui infatti che ci ha liberati dal potere delle
tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio
diletto,
14 per opera del quale abbiamo la redenzione, la
remissione dei peccati.
15 Egli è immagine del Dio invisibile, generato
prima di ogni creatura;
16 poiché per mezzo di lui sono state create tutte
le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle
visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni,
Principati e Potestà. Tutte le cose sono state
create per mezzo di lui e in vista di lui.
vv 15-16: tutto
è stato creato nel Cristo
15: imago/eikon = Cristo è l’immagine (visibilità)
di Dio
Nella teologia paolina, il termine, in relazione a
Cristo, ha un triplice significato:
a) una reale partecipazione a Dio: indica più
identità che differenza
b) una diversificazione: insinua qualcosa della
distanza/relazione Padre/Figlio
c) insieme, dimostra la manifestazione: Cristo
fa vedere il volto del Dio invisibile.
 In altri termini, eikon vuol dire prima di tutto
identità, non differenza.
Osservazioni:
a) nella nostra accezione comune, l’immagine
non indica mai l’“originale”
 in Paolo, all’opposto, in primo luogo sottolinea un’identità tra l’immagine e colui che è
significato da essa (nella visione antica l’immagine derivata partecipa del prototipo)
 gli studi di M. Eliade: se un essere non
partecipa a un Essere superiore “non è”
b) una distanza rimane: non si dà esattamente
una sovrapposizione tra i due (immagine/realtà)
c) il terzo significato afferma la visibilità:
l’immagine è ciò che mostra, che rende visibile
il Dio invisibile.
valore della stratificazione di significati = per
Paolo, l’eikon di Dio, l’immagine vera può
essere solo Gesù Cristo
possiamo attribuire agli uomini il senso della
distanza, la differenza tra noi e Cristo: non
certamente l’identità e l’appartenenza
 solo Gesù Cristo, dunque, è pienamente
l’imago Dei, l’icona del Padre!
 In questo modo, l’immagine è
inequivocabilmente definita nel suo contenuto
cristologico.
Il punto di partenza della creazione è
Cristo
Di Cristo si precisa l’antecedenza rispetto ad
ogni creatura: l’avverbio prima
 i verbi dicono la singolarità di Cristo rispetto
alle creature: lui è generato, le creature sono
create
Paolo fornisce gli elementi essenziali per
chiarire la natura di Cristo nel suo rapporto
di comunione/differenza rispetto all’uomo.
Il v. 15 esprime, dunque, chi è Cristo: immagine
del Dio invisibile, generato prima delle creature
Al v. 16: l’uso della preposizioni = eis, en,
dià - permette di ricostruire la prospettiva
teologica di Paolo sul ruolo di Cristo (simile
a quello della Sapienza in AT):
poiché per mezzo di lui [en auto] sono state
create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle
sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni, Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create per mezzo
di lui [dià autou] e in vista di lui [eis auton].
a)
en: creato in Cristo + tempo aoristo
(ektìsthe) indica l’atto della creazione
(l’aoristo, infatti, indica un’azione puntuale, un
avvenimento storico del passato, che non
c’è più, poiché la creazione è stata attuata)
 interpretare questo versetto con la formula di
Giovanni in Lui era la vita (Gv 1,4), nel
senso che tutte le cose trovano in Cristo
la loro origine
 i due polarismi indicano la totalità delle
cose (cielo-terra è di origine biblica; visibili-invisibili è di origine platonica). Si
chiamano “merismo”.
b) dià: tutto è stato creato da Cristo
(+ tempo perfetto: ektistai)
la funzione di creare viene applicata a Cristo
stesso
conferma che a Cristo vengono ormai applicate
le qualità della Sapienza
e si avvicina a Gv 1,3: tutto è stato fatto
per mezzo di Lui
 il tempo del verbo (perfetto) indica che la
mediazione di Cristo non viene meno, ma
accompagna costantemente la storia del
creato.
c) eis: e in vista di Lui
 indica il fine, la meta
 le due preposizioni eis – dià + il tempo perfetto indicano l’azione permanente del Cristo:
 ossia da un lato la sua mediazione cosmica:
attraverso di lui (dià)
 dall’altro la sua causalità finale: in vista di lui
(eis).
Cristo e la sapienza creatrice
Proverbi 8,22 Il Signore mi ha creato all'inizio della sua
attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora.
23 Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio,
dagli inizi della terra. 24 Quando non esistevano gli
abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le
sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le
basi dei monti, prima delle colline, io sono stata
generata. 27 quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso; 30 allora io
ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni
giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante;
dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie
delizie tra i figli dell’uomo.
17 Egli è prima di tutte le cose e tutte
sussistono in lui.
18 Egli è anche il capo del corpo, cioè della
Chiesa; il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti, per ottenere il
primato su tutte le cose.
19 Perché piacque a Dio di fare abitare in lui
ogni pienezza
20 e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le
cose, rappacificando con il sangue della sua
croce, cioè per mezzo di lui, le cose che
stanno sulla terra e quelle nei cieli.
v. 17: «Egli è prima di tutte le cose e tutte
sussistono in Lui».
Sussistere? greco: sun-esteken = tener insieme.
Cristo fa da principio di coesione
e di ordine dell’universo
 pur rimanendo totalmente trascendente
(rispetto alla visione stoica, in cui il divino
diveniva una particella dello spirito divino).
v 18: Cristo primogenito
 prôtotokos ek tôn nekrôn
L’affermazione “il progenitore” in questo caso
sottolinea Cristo come principio della
creazione.
Non è il primo della lista – il capofila
 ma il capostipite cioè l’unità interna di
tutti
 il primogenito porta in sé tutti gli uomini
diventando quindi una realtà collettiva.
Adamo è progenitore poiché tutti gli uomini
sono “in” Adamo
Cristo ora sostituisce Adamo.
Il progenitore (anche Rom 5, 1Cor 15 e Gal 3).
Occorre mantenere tutta la pregnanza di questo
termine per capirne l’uso che ne fa Paolo. Infatti il
progenitore per l’AT non era solo il capostipite di una
sequenza generativa quasi fosse un uomo che
facesse parte di una lista di nomi che si
susseguono. Il progenitore rappresenta soprattutto
l’unità interna di tutti, in sé li porta tutti
diventando quindi una realtà collettiva.
Adamo è progenitore poiché tutti gli uomini sono “in”
Adamo. Il progenitore quindi rappresenta la radice
entro cui tutti sono innestati e traggono linfa.
Ora Cristo sostituisce Adamo: è Lui il nostro
progenitore in Lui noi siamo uomini nuovi
(J. Ratzinger).
vv. 18-20: Cristo principio della storia e,
dunque, della redenzione.
Abbiamo ancora la trilogia delle preposizioni:
• v 19: far abitare (en) in Lui ogni pienezza
(pleroma)
• v 20: e (eis) per mezzo di Lui riconciliare a sé
tutte le cose...
• cioè (dià) per mezzo di Lui...
 Termine chiave di Paolo: pleroma che è la
persona di Cristo stesso:
• Col 1,19: Poiché al Padre piacque di far abitare
in lui tutta la pienezza
• Col 2,9 perché in lui abita corporalmente tutta la
pienezza della divinità.
Ef 1,22-23
Tutto egli (il Padre) ha messo sotto i suoi piedi e
lo ha dato (Cristo) alla Chiesa come capo su
tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza
di Colui che è il perfetto compimento di tutte
le cose.
è il capo del corpo
predestinazione
creare
Il Mysterion =
il pleroma
riconciliare
rappacificare
compiere in lui
Conclusioni su Col 1
a) il ruolo cosmologico di Cristo: Cristo ha una
funzione specifica e propria in riferimento alla
creazione
b) inserita all’interno e nella prospettiva della sua
missione salvifica che
implica la redenzione come pre-condizione
del compimento in Cristo di tutte le cose
i due misteri (attività cosmologica e attività
redentrice) sono per Paolo in continuità = in
Cristo è data ogni pienezza sia nella creazione,
sia nella redenzione
l’unità del piano salvifico di Cristo: la
redenzione non è una seconda tappa
(imprevista) nel piano di Dio, bensì una
modalità diversa della sua attuazione, in
seguito al peccato
insieme, il cristocentrismo di tale progetto, che
trova in Lui il punto di partenza ed il suo
compimento.
Conclusioni
bibliche
La teologia della predestinazione coincide con il
mysterion = essa è il contenuto del progetto
salvifico di Dio
• è il cuore della storia della salvezza e
dell’intenzione originaria di Dio:
«Questo mistero consiste essenzialmente nel
piano di Dio di unificare tutti gli uomini in
Cristo, riproducendo in essi l’immagine
del Figlio suo (Rom 8,28-30)» (Brambilla)
 Questa intenzione di Dio determina la
creazione e la storia: per questo rivela anche
la verità ed il senso dell’uomo.
I caratteri fondamentali della predestinazione in senso biblico:
1) La qualità cristologica
2) Il contenuto: la filiazione
3) La struttura protologica della
predestinazione: dall’eternità
4) Il carattere libero e gratuito
5) L’infallibilità del progetto, nonostante le
tormentate vicende storiche
6) Il contenuto grazioso, benevolo del disegno di
predestinazione
7) La destinazione universale
 caratteristica fondamentale è
la qualità cristologica: la volontà di Dio
riguarda anzitutto Cristo
 non solo si rivela in Lui
 ma si rivela centrata su di Lui.
«L’elezione della grazia di Dio ha come primo
ed ultimo scopo Gesù di Nazareth, che viene
reso il Kyrios ed il primogenito di molti fratelli»
(M. Lohrer)
Per Paolo la predestinazione coincide con il mistero di Cristo: «la gloriosa ricchezza di questo
mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi»
(Col 1,26-28).
 Allora tutte le caratteristiche della predestinazione vanno pensate in riferimento a Cristo:
 il mistero = consiste essenzialmente nella
unificazione di tutti gli uomini in Cristo,
riproducendo in essi l’immagine del Figlio suo
(Rm 8,28-30), ossia nel senso della partecipazione di tutti gli uomini alla filiazione di
Dio propria di Gesù Cristo: vedi la lettera ai
Colossesi (1,15s) e soprattutto quella agli
Efesini (1,3s).
Categorie di: ricapitolazione – pleroma progenitore
 Alla luce di Cristo il contenuto della
predestinazione/piano divino: la filiazione
 non esiste nessun decreto di una doppia predestinazione in quest’unica scelta concreta di Dio in
Gesù Cristo
 «Dio vuole degli uomini come conformi al Figlio suo»,
figli nel Figlio, così che Lui - che è l’Unigenito divenga il Primogenito di una moltitudine di fratelli
«scopo della divina predeterminazione ed elezione in
Gesù Cristo è “riprodurre l’immagine del Figlio suo
onde egli sia il primogenito tra un gran numero di
fratelli” (Rom 8,29), oppure “l’essere figli adottivi per
Gesù Cristo” (Ef 1,5)» (M. Lohrer)
L. Ladaria studia il tema della filiazione
adottiva con la categoria di uiothesia = nei
passi paolini di Gal 4,4-7; Rm 8,14-17; Ef 1,5.
 La differenza tra la filiazione di Gesù e la
nostra è sottolineata da questa categoria
sconosciuta dalla LXX, ma documentata dal
greco profano, per indicare esattamente
l’adozione di un figlio.
Anche il Vangelo di Giovanni mantiene tale
distinzione tra noi e Gesù, con la differenziazione dei termini:
 solo Gesù Cristo è l’uios (figlio in senso forte)
 mentre gli uomini sono indicati come tekna di
Dio (figlio in senso debole)
La conclusione = l’adozione non è una immagine
metaforica (“un po’ come…”), ma rivela le
profondità della relazione dell’uomo con Dio:
«la metafora dell’adozione non tende a indebolire la
nostra condizione filiale, ma a sottolineare l’amore di
Dio che ce la concede, volendo unirci a suo Figlio. La
vita dei figli di Dio consiste nel partecipare alla
relazione che Gesù ha con il Padre. Espressione di
questa relazione è la nostra invocazione “Abbà”, la
stessa con la quale Gesù si è rivolto al Padre»
 Il coinvolgimento nella preghiera di Gesù al Padre/
Abbà, è un esempio efficace per dimostrare fino a che
punto l’uomo è realmente e sin d’ora chiamato ad
osare di fronte a Dio.
In luce due elementi:
a) la possibilità di tale relazione filiale non è
propria dell’uomo, ma è data dallo Spirito Santo
che la rende possibile (Rom 8,1; Ef 1,13)
 si esplicita, così, la pienezza della dimensione
trinitaria del rapporto: nello Spirito (non a caso
spesso definito lo Spirito del Figlio: Gal 4,6; Rom 8,
14 esplicita la ragione della filiazione esattamente
nell’essere guidati dallo Spirito), ad immagine del
Figlio nei confronti del Padre
 il vincolo che unisce gli uomini con Cristo e tra di
loro è lo Spirito Santo, che ci viene dato come
Spirito di Cristo o del Figlio. Così si esplicita la
relazione tra filiazione di Gesù e quella degli uomini
b) la relazione filiale (uomo e Dio in Cristo), fonda
immediatamente la relazione fraterna
con gli altri uomini:
condannando ogni “discriminazione - divisione”,
essa fonda in Cristo la solidarietà umana
Ef 2,14: Cristo, infatti, è la nostra pace; lui che
dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo
corpo di carne la causa dell’inimicizia
Gal 3,28: Non c’è qui né Giudeo né Greco; non
c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né
femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo
Gesù.
 L’eternità del piano divino: sta prima di tutto, antecede la creazione («fin dall’origine»: 2
Tes 2,13; «prima della fondazione del mondo»:
Ef 1,4; «prima di tutti i secoli»: 2 Tim 1,9; 2 Cor
2,7)
la rivelazione non sottolinea tanto la priorità
cronologica, quanto la priorità logica rispetto
al comportamento umano/storico
È la “struttura protologica” della predestinazione (Lohrer) = indica la semplice anteriorità
e premura della volontà di grazia di Dio e
non permette di fondare questo evento sul caso
e sulla volontà dell’uomo.
«L’elezione è ciò che precede fin dall’eternità la
chiamata storica» (Moltmann)
eternità = non un’astratta assenza di tempo,
neppure la semplice pre-temporalità di una
decisione divina
ma = Dio è Signore del tempo, la sua eternità
qualifica il tempo: l’ultima tappa decide delle
precedenti
 l’elezione e la chiamata di Dio, che avvengono nella storia, hanno la loro validità
perché in esse si manifesta una divina volontà
eterna di grazia in vista di Gesù Cristo
non è solo una questione temporale:
 la predestinazione non solo sta “prima” del tempo
e della storia, ma più radicalmente la “fonda”
 non al di fuori della storia, ma nemmeno condizionata dalla storia.
 un progetto eterno non presuppone l’esistenza
degli uomini; al contrario è ad essa antecedente
 è la predestinazione a “determinare” la storia
ed il suo senso, poiché ne è il fondamento: è su di
esso, in riferimento a questo che avviene la creazione
 non significa che la pre-determina, bensì che ne
dice il senso autentico, ne disvela la direzione.
 È la chiave interpretativa dell’umano.
 Collegato a questa dimensione extra
temporale, è il carattere libero e gratuito di
tale progetto divino:
 Dio non è condizionato da nulla
 «è ciò che Dio vuole»
 è questa - e non altra - la volontà di Dio
(«decreto della sua volontà» in Ef 1,11; «suo
proposito»: próthesis in Ef 1,11).
Già nell’AT, l’alleanza = iniziativa unilaterale di
Dio (è quindi gratuita).
Nel NT l’alleanza è in connessione con la
morte-risurrezione di Cristo
dipendente esclusivamente dalla sua libera
volontà (Gv 10,17s), che riflette fedelmente la
volontà del Padre (Mt 26,36-43)
 questa volontà del Padre è assolutamente
libera (Rom 9,14ss; Ef 3,9)
 è una volontà che antecede e previene
qualsiasi considerazione dei comportamenti
altrui (Ef 1,9s).
 La gratuità del piano divino e della
giustificazione è il tema della lettera ai Rom e
di quella ai Gal, è presente anche in tutte le
altre lettere (2 Cor 4,1; Ef 2,4; 1 Tim 1,13; 3,5).
 la predestinazione è incondizionata = si attua
nonostante tutte le vicende storiche: è quindi
anche infallibile
L’infallibile efficacia dell’Alleanza risulta dalla
formula dell’Alleanza stessa = Alleanza nel
sangue di Cristo versato per i molti, in
remissione dei peccati
Lettera agli Ebrei = infallibile perché in Cristo è
ormai attuata.
 Il contenuto grazioso, benevolo di questo disegno.
La predestinazione ha un contenuto «buono». E’ una
volontà di amore.
Il termine «preconoscere» nel suo impiego semitico
esprime già una preferenza amorosa (cfr 1 Cor 8,3;
Gal 4,9).
«mettendo al centro Cristo, la predestinazione
appare nel modo più assoluto predestinazione alla
grazia» (Colzani).
Il contenuto, dunque, è la grazia:
«Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una
vocazione santa, non già in base alle nostre opere,
ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci
è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata
rivelata solo ora con l’apparizione del salvatore nostro
Cristo Gesù» (2Tim1,10-11).
 La predestinazione ha come destinatari tutti gli
uomini: dunque, è universale. Forse, il passo
più nitido in questa affermazione rimane quello
della lettera a Timoteo, in cui Paolo dichiara la
volontà salvifica universale di Dio
“Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e
arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim 4).
 contro al senso comune che intende i
«predestinati» come un «ristretto gruppo di
eletti», di prescelti o privilegiati. Dunque,
l’universalità è caratteristica della nuova
Alleanza, cioè dell’ Alleanza come
originariamente è stata concepita da Dio.
Momento storico
in ordine all’idea di
predestinazione
Premessa: i disagi moderni circa il termine
predestinazione
Nell’uso linguistico comune è categoria
pregiudicata. Evoca:
 un senso di determinismo, l’idea di predeterminazione, di una volontà che ci
precede, inappellabile ed ineluttabile e che
destina, nel senso forte che determina,
l’esistenza storica
 l’idea di un destino cieco, un fato che ha
prefissato deterministicamente la vita
• L’idea di una discriminazione: alcuni vengono
prescelti per la salvezza mentre altri lo sono
per la dannazione
• Una simile tesi ripugna con la coscienza della
inalienabile libertà umana. Anzi, sia il volto di
Dio che dell’uomo risultano distorti in una
simile visione
La sensibilità moderna eredita il problema di una
annosa controversia storica sull’interpretazione
del senso cristiano della predestinazione:
il dibattito ha il suo inizio con Agostino
 un’ulteriore tappa fondamentale nel medio evo,
nella celebre controversia «de auxiliis»
È una faccenda occidentale-latina…
 la patristica greca non conosce il problema
teologico della predestinazione in senso
agostiniano, ricalca il pensiero biblico/paolino
1. La dottrina agostiniana della
Predestinazione: genesi ed esito
•
due elementi caratteristici:
1) la convinzione che la predestinazione si
riferisca solamente ad alcuni soggetti ad
esclusione di tutti gli altri
2) il carattere infallibile di questa elezione,
nel senso che nulla, neppure la libertà
personale degli eletti, può renderla
inefficace.
 Agostino fonda la sua convinzione a partire
dall’esegesi di Paolo (quale Paolo ?!)
Il punto di partenza:
parte dalla condizione dell’uomo conseguente
al peccato: «massa perditionis»
 la predestinazione consiste precisamente
nell’atto divino di liberare alcuni degli
uomini da questa massa dannata
qui il contenuto dell’atto predeterminante
di Dio
S. Paolo
predestinazione
1Tm 2,4-11
 universalità
 Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi
S. Agostino
predestinazione
 alcuni sono salvati
massa damnata:
tutti hanno peccato
Due qualità fondamentali della
predestinazione:
un unico movente: la pura misericordia di Dio
ad esclusione di qualsiasi previsione di
eventuali meriti = la predestinazione è
assolutamente gratuita
nulla può opporsi all’attuarsi dell’atto liberatore
di Dio: ciò che Egli vuole, inevitabilmente
accade. Per questo la predestinazione è
infallibilmente efficace
 sono le due proprietà della P. per Agostino:
antecedente (o gratuita) e infallibile.
S. Agostino
predestinazione
 alcuni sono salvati
massa damnata:
tutti hanno peccato
Peccato Originale


Due proprietà
intrinseche alla
Predestinazione:
gratuità: non per i meriti
infallibile: efficace anche
contro la volontà umana
Ma non la universalità: è una
determinazione concreta e posteriore della
Predestinazione: ci sono dei dannati!
il «perché?»
Questo piano di Dio che libera alcuni dalla
«massa dannationis» ha una sua logica
mette in evidenza:
da un lato la Giustizia di Dio che punisce il
peccatore (lasciandolo nelle conseguenze del
suo peccato)
e dall’altro la sua Misericordia gratuita
(perché, nonostante il peccato, alcuni sono
infallibilmente e gratuitamente salvati).
Giusto e misericordioso: sono le due qualità
divine per Agostino (?!)
La conseguenza
Se Dio è giusto/misericordioso ne consegue
che non potrebbe volere la salvezza di tutti,
perché allora (dato il rapporto tra la volontà di
Dio e la volontà dell’uomo) di fatto tutti si
salverebbero
 in questo caso avremmo un piano divino che
non mette in luce una delle proprietà
essenziali di Dio, cioè la giustizia
 di qui la necessità che non tutti siano
predestinati
 questi sono solo un numero «chiuso e
scarso» (perché tanto più raro è il dono,
tanto più riluce la sua gratuità).
• il
problema:
 perché questi determinati e non altri,
entrano a costituire il numero degli eletti?
 qual è la ragione per cui Dio opera questa
discriminazione?
I principi agostiniani non offrono alcun elemento
per la risposta.
Interpretazione del pensiero
di Agostino
Problema = nel punto di partenza posto a
fondamento, che pregiudica negativamente
l’intero ragionamento:
A. fonda la gratuità della salvezza non sulla
rivelazione biblica della volontà
salvifica universale, ma sulla condizione
di universale peccato in cui l’uomo si
trova, per cui esso, pur non meritando nulla,
viene salvato.
S. Paolo
predestinazione
1Tm 2,4-11
 universalità
 Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi
S. Agostino
predestinazione
 alcuni sono salvati
massa damnata:
tutti hanno peccato
Peccato Originale

ma a partire dalla storia:
condizione di peccato
Inversione- deformazione
rispetto alla Bibbia:

non dal disegno eterno
(= intenzione originaria:
a partire da Cristo)
Rifiuta la dottrina biblica dell’universalità della salvezza:
 cfr. il suo commento a 1Tim 2,4-11 («Deus
vult omnes homines salvos fieri»)
 dove dice che tutte le esegesi sono possibili,
purché non in contrasto con la dottrina della
predestinazione come da lui intesa.
 Alla dottrina biblica della grazia,
Agostino sostituisce come fondamento della
antropologia soprannaturale la dottrina
biblica del peccato originale.
 Sceglie un punto di partenza storico:
l’attuale condizione storica dell’umanità che,
in seguito al P.O., risulta universalmente
segnata dal peccato se non viene rigenerata nel battesimo.
Poiché, però, l’attuale ordine storico è
segnato dal peccato, non può essere
assunto come criterio per cogliere la verità
dell’uomo e del piano di Dio.
 Infatti la rivelazione biblica propone un
diverso punto di partenza: il piano eterno
(= questo permette di comprendere la verità
dell’uomo nell’originaria intentio Dei).
• a partire da tale condizione di peccato
Agostino ricava il senso della predestinazione
• però, smarrisce l’essenziale riferimento a
Cristo.
• La Scrittura, all’opposto, ribadisce che essa si
può definire solo a partire da Cristo, non
dall’uomo.
 andrà superata l’esegesi agostiniana, in
quanto la prospettiva individuale che assume
e la prospettiva dell’infallibile efficacia lo
portano a “deformare” la teologia paolina:
 Paolo non afferma l’esistenza di una categoria
particolare di eletti, scelti ad esclusione degli
altri
non afferma l’esistenza di una grazia
invincibile ed assolutamente efficace per
costoro
 i predestinati sono tutti coloro che hanno
ricevuto il Vangelo (1Ts 5,9; Ef 1,3-12; Tim1,9;
Rom 8) senza per altro che egli intenda
limitare la predestinazione ai soli cristiani
 non dice che arriveranno infallibilmente alla
salvezza; al contrario, considera la possibilità
della loro defezione (2Tim 8,10).
Esito degli interventi magisteriali
Il Magistero non ha presentato la predestinazione come oggetto dell’insegnamento
esplicito e solenne
 e non ha fatto propria la dottrina agostiniana della predestinazione.
 Significativa è la posizione dell’Indiculus de
Gratia, che si rifiuta di seguire Agostino
nei problemi della predestinazione (DS 249).
 Il Magistero, invece, è sempre intervenuto
contro ogni restrizione della estensione
universale della volontà salvifica di Dio e
dell’azione redentrice di Gesù Cristo.
 In particolare:
1)la condanna della proposizione quinta di Giansenio,
da cui si ricava che è eretico affermare che
Cristo sia morto solo per i predestinati (in
senso agostiniano) (DS 2005-2006)
2)la condanna dell’errore giansenista che Gesù Cristo
è morto solo per i fedeli, non quindi per tutti gli
uomini, per cui i non fedeli sarebbero esclusi
dall’azione di Gesù Cristo (DS 2304-2305);
3)la presa di posizione contro Quesnel, con cui si
afferma l’esistenza di grazie anche fuori
della Chiesa e antecedenti alla fede (DS 2426.2429)
4)la costituzione Lumen Gentium (capitolo II).
• Conclusione delle prese di posizione del
magistero:
la tesi della volontà salvifica
universale è «de fide ex ordinario
ecclesiae Magisterio»
 ad essa corrisponde la tesi della
predestinazione, nel senso precisato
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