Araberara - 12 Settembre 2008
TRESCORE
BALNEARIO
INTERVISTA AL PRESIDENTE
PIERANGELO ROSSI
Circolo Igea: braccio (armato)
culturale di Finazzi?
Circolo culturale Igea, un circolo tutto nuovo che porta il nome di quella
dea simbolo di Trescore Balneario posta sulla fontana di piazza Cavour.
Nato 5 anni fa da una costola della Pro Loco di Trescore, il circolo si è
ufficializzato nel dicembre 2006 con l’iscrizione all’ufficio del registro.
L’anima di questo gruppo è Pierangelo Rossi, il presidente uscito dalla
Pro Loco che ha voluto fondare un nuovo gruppo che puntasse in primo
luogo sulla cultura locale e sul folklore, una via percorsa anche oggi con
un grande impegno nella crescita del gemellaggio tra Trescore e Zuera. “Il
circolo è nato quando ho visto che alcune proposte che facevo all’interno
della Pro Loco non venivano raccolte. Allora io assieme ad altre persone
ho deciso di creare un nuovo gruppo che fosse in grado di portare avanti
le iniziative che proponevo, una scelta non polemica ma voluta proprio
per puntare maggiormente sul folklore locale. Il nostro è chiaramente un
gruppo apolitico e senza scopo di lucro, lavoriamo sulla cultura locale.
Non vogliamo essere un’alternativa alla Pro Loco ma solo un supporto.
Secondo noi a Trescore dovrebbe essere proprio la Pro Loco a dover gestire
tutte le associazioni del paese in modo da integrare perfettamente tutte le
attività senza arrivare a sovrapporre le varie manifestazioni, cosa che per
ora non avviene con alcune iniziative che spesso si vanno ad accavallare.
Attualmente il nostro gruppo conta 70 persone mentre il comitato fondatore
del gruppo è formato da 7 persone. Il nostro gruppo si autogestisce e si autofinanzia e riceve contributi da privati e dal comune come gli altri gruppi
del paese. La nostra è un’attività spesa gratuitamente a favore del comune
e della gente di Trescore Balneario”.
La Festa dell’Uva
“La festa dell’Uva rimane la manifestazione più importante per Trescore, noi negli ultimi anni abbiamo cercato di dare uno stimolo per riportare
quanto meno la sfilata dei carri al principio esistente anni fa, vale a dire
ad una sfilata con carri che rappresentino le varie contrade di Trescore.
Una sfilata realizzata poi con carri che rappresentino l’uva e l’agricoltura, come dovrebbe essere nel senso vero della festa. Ultimamente la festa
vedeva sfilare carri di varia natura, una sfilata che assomiglia più ad un
carnevale di fine estate che alla festa dell’Uva. L’anno scorso abbiamo
fatto sfilare 4 carri di Trescore coinvolgendo 135 persone, su 9 carri e tre
gruppi che hanno preso il via alla sfilata, nessuno dei carri di Trescore è
segue a pag. 37
TRESCORE
Nemmeno Emilio Mazza riunisce
Forza Italia e Circolo delle Libertà
Forza Italia da una parte
e Circolo delle Libertà dall’altra, a Trescore Balneario
le due anime berlusconiane
sembrano destinate proprio
a rimanere divise. In vista delle prossime elezioni
amministrative del 2009 le
due coalizioni presenti nella cittadina termale sembrano destinate a lottare
una contro l’altra
nella
prossima
corsa alla poltrona
di sindaco, una situazione che certamente non fa piacere a Forza Italia
provinciale che più
volte a cercato di
recuperare questa
situazione sanan-
Emilio Mazza
do le divergenze
esistenti tra Leone
Cantamesse
da
una parte e Paolo
Moretti
dall’altra. Anche Emilio
Mazza, ex sindaco
di Entratico ed ora
presidente del consiglio provinciale
ha cercato di por-
vi rimedio senza riuscirci.
“Abbiamo più volte tentato
una mediazione tra le due
parti perché francamente
per noi è incomprensibile
questa situazione nella quale il Circolo delle Libertà e il
circolo locale di Forza Italia
non riescono proprio ad andare d’accordo. A monte ci
sono delle divergenze personali difficilmente conciliabili alle quali abbiamo cercato di porre rimedio senza
risultato. Io ho cercato più
volte di arrivare ad una
conciliazione tra le due parti senza però riuscirci. Questo è dannoso soprattutto in
vista delle prossime elezioni
amministrative del 2009
nelle quali il Popolo delle
Libertà può arrivare diviso a questo appuntamento.
Ora vedremo come la segreteria di Bergamo prenderà
in considerazione questo
problema e come cercherà
di risolvere una situazione
difficile, sicuramente Leone
Cantamesse e Paolo Moretti
verranno chiamati alla segreteria provinciale per cercare di trovare una conciliazione tra i due e arrivare ad
una unione del movimento a
Trescore.
Per fortuna c’è ancora
tempo anche se alla fine la
primavera del 2009 fa presto ad arrivare, probabilmente l’incontro a Bergamo
avverrà a Natale”.
IL CIRCOLO CULTURALE IGEA SALVA TRESCORE
PRESENTANDO L’UNICO CARRO DI CASA
L’albero degli zoccoli
trionfa alla festa dell’Uva
Sarà forse l’influenza del recente Leone
d’oro alla carriera consegnato ad Ermanno
Olmi, sta di fatto che anche la festa dell’Uva segue questa corrente ed assegna all’”Albero degli Zoccoli” di Palosco il primo
premio per il miglior tema sviluppato con
ben tre carri allegorici.
Sono stati 12 i carri a sfilare lungo via
Locatelli partendo come da tradizione dal
piazzale Pertini per giungere davanti alla
giuria posta nel cuore della cittadina termale in piazza Cavour. Grande festa con il
presidente della Comunità Montana Mario
Barboni e il sindaco di Trescore Alberto Finazzi ad osservare dal palco i carri.
Tutti contenti quest’anno con la tradizione
agricola che è stata finalmente valorizzata.
Unico carro di Trescore quello di “Fratello sole e sorella luna” del circolo culturale
Igea. (Foto Marco Patelli)
A NOVANT’ANNI DA VITTORIO VENETO – CASTIONESE DI NASCITA / 3
MARIO SIGISMONDI
Proseguiamo il racconto della
vita di Don Giuseppe Canova nativo di Castione, Curato a Trescore. La prima puntata è stata pubblicata sul numero scorso nella
pagina di Trescore (8 agosto 2008
a pag. 33).
* * *
Il giorno dopo, 13 giugno 1918,
egli cadeva sulla cima di Conca
Seradina, cima Cady, sul Tonale.
“Quella mattina aveva avuto luogo un’azione e il buon cappellano
aveva per la centesima volta esposto la vita per soccorrere i suoi soldati. Ma ormai stava per tornare
la calma. Erano gli ultimi colpi
che partivano ora dall’uno ora
dall’altro campo avversario, come
gli ultimi rantoli del tuono quando riappare il sereno. Il bravo
sacerdote era tutt’ora sul campo.
Per meglio conoscere, dalle comunicazioni telefoniche che vi fanno
capo, quale fosse la situazione,
entrò in un osservatorio. Voleva
egli informarsi quali pericoli ancora sovrastassero a chi amava
come figli e dove occorresse portare l’opera sua. Fu un attimo. Un
grosso calibro colpì il debole riparo che difendeva l’osservatorio
e la nobile esistenza del sacerdote
di Cristo fu spezzata, insieme a
quella di alcuni ufficiali e soldati
che stavano con lui.
Si sparse la triste nuova e sembrava che nessuno tra i mille alpini del battaglione Valcamonica
si persuadesse che il loro cappellano tanto buono, che per tre anni
Dio aveva conservato in mezzo a
tanti pericoli perché fosse il loro
padre, fosse morto...
Don Cesare Rossi, il cappellano che gli successe, scrisse di lui:
‘Era amato come padre da tutti i
soldati; venerato e rispettato da
tutti i superiori; i soldati lo piangono come si piange il padre più
buono’” (In memoria, 21).
“La sua morte - scrive G. Lorini
- è legata ad un tragico evento bellico della ‘guerra bianca’. Conrad,
il vecchio maresciallo austriaco,
nel pomeriggio del 12 giugno del
1918, dette il via all’operazione
‘Valanga’. Per quindici ore, a tremila metri di quota, fece effettuare un incessante bombardamento,
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Don Giuseppe Canova, Curato di Trescore
cappellano del V Alpini, caduto sul Tonale
Curato di Trescore, caduto a Cima Cady il 13 giugno 1918,
decorato con medaglia di bronzo e d’argento al Valor Militare
sconvolgendo le nostre linee
difensive del Passo del Tonale e Cima Cady del Monticello. Successivamente, Conrad faceva scattare l’assalto
di due divisioni austriache.
Don Giuseppe Canova seppe
che una compagnia avanzata stava per essere attaccata
da ingenti forze nemiche:
era il 13 giugno. Don Canova, incurante del pericolo,
volle raggiungerla. Per tutto
il giorno Cima Cady fu teatro di sanguinosi scontri ed
atti di eroismo. Qui il glorioso cappellano cessava di
vivere, ferito a morte mentre, allo scoperto, era impegnato a soccorrere i feriti ed
assistere i morenti.
Don Giuseppe Canova
ebbe numerosi encomi dal
comando di gruppo, fregiato
della croce di guerra, delle
medaglie dell’unità e di cappellano benemerito. Decorato di medaglia di bronzo al
Valor militare e medaglia
d’argento” (Eco, 10 febbraio
1988).
* * *
Queste le motivazioni delle medaglie al valore.
Medaglia di bronzo al valor militare: “Bell’esempio
di pietà e fermezza, fu sempre in prima linea a rincuorare, impavido, i feriti e a
confortare i morenti. Fontana Secca, Monte Grappa, 21
novembre 1917”.
Medaglia d’argento al valor militare: Avuto sentore
che una compagnia del battaglione, in una posizione
avanzata, era stata attaccata dal nemico, con fervido
zelo volle subito raggiungerla, e durante tutta la giornata di asprissima e tenace
lotta, fu esempio di mirabile
coraggio e ferma attività.
Guidato solamente dal sentimento della propria missione, accorse costantemente
dove più ferveva l’azione per
portare ai feriti conforto e
incitamento ai combattenti,
risolutamente esponendosi,
quando occorreva, allo scoperto, sotto il violento fuoco
nemico, finché venne ferito
a morte. Cima Cady, Brescia, 13 giugno 1918” (Albo,
139).
Il suo reparto lo commemorò ufficialmente con una
solennissima cerimonia il
successivo 30 giugno, con
un discorso del colonnello comandante. A Trescore
una celebrazione funebre
fu indetta per il 12 luglio:
celebrò il prevosto don Gherardo Canova, davanti a
numeroso clero, autorità
civili e militari ed a tutto il
paese, che aveva pianto con
vera commozione il suo giovane ed eroico curato.
I suoi resti mortali riposano nel sacrario del passo
del Tonale ed il suo nome è
inciso insieme con quelli degli altri ufficiali caduti della
V divisione alpina, ricordati
sull’apposita lapide.
Nel cimitero del suo paese natale, Castione, nella
tomba di famiglia a lato della cappella centrale, è così
ricordato: “Canova don Giuseppe di Santo, cappellano
militare nell’immane guerra 1915-1918, eroicamente
sacrificò la vita il 13.6.1918,
d’anni 30, sulla cima Cady
nell’adempimento del proprio dovere. Gli è stata dedicata anche una via.
Una solenne commemorazione fu tenuta anche nella
chiesa prepositurale di Trescore il 19 agosto 1920: quasi certamente nell’occasione
fu diffuso l’opuscolo curato da don Vavassori e don
Roncalli. Sul registro delle
messe, dopo l’epigrafe in
latino, seguono le firme dei
compagni di messa presenti, in tutto diciassette, tra i
quali figurano don Tomaso
Bellini, poi curato a Trescore (morirà giovane nel 1928
nel suo paese natale di Villa
d’Ogna), don Pietro Todeschini, cappellano militare
pluridecorato, don Giuseppe
Vavassori, come già detto il
fondatore del Patronato san
Vincenzo. Si aggiungono
all’officio funebre il prevosto Gherardo Canova, don
Antonio Canova, zio del defunto, don Lorenzo Dentella, che si firma Præpositus
et Abbas Cenatis (prevosto
ed abate di Cenate, cioè di
Santa Maria del Misma, titolo utilizzato lungo i secoli,
ma di origine molto incerta,
come scriverà lo stesso storico Dentella, pochi anni
dopo, in Cenate, 27), don
Stefano Pasinetti (curato
di Trescore e futuro parroco di Castro), il parroco
di Zandobbio don Giacomo
Gritti, don Riccardo Belotti,
don Carlo Lorenzi (pure lui
curato a Trescore dall’ordinazione fino alla morte nel
1946) ed il chierico Angelo
Meli, di Trescore, il futuro
insegnante in Seminario,
storico, musicista, priore di
Santa Maria Maggiore in
Don Angelo Roncalli firma
la prefazione all’opuscolo,
scritto da don Bepo Vavassori, dedicato alla memoria
di don Giuseppe Canova
città.
“Ebbe vari encomi dal Comando di gruppo. Fregiato
della Croce di Guerra, delle
medaglie dell’Unità e di Cappellano benemerito… Il condiscepolo e collega don Giuseppe
Vavassori ha pubblicato, subito dopo la guerra, una breve
vita del Cappellano don Canova ed il suo diario. La prefazione e la presentazione del
volumetto è stata fatta da don
Angelo Giuseppe Roncalli…”
(Altare, 41). L’illustrazione è
alla pagina 41 di quest’opera,
dove si parla di don Giuseppe, scritta dall’allora presidente dei cappellani militari
d’Italia, monsignor Giovanni
Antonietti, e pubblicata nel
1959, dedicata all’appena
eletto papa Giovanni XXIII,
che era stato cappellano militare durante la prima guerra
mondiale.
( fine)
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