GOTTHOLD EPHRAIM LESSING
JOHANN GOTTFRIED HERDER
DIALOGHI PER MASSONI
Testo tedesco a fronte
Saggio introduttivo
di Claudio Bonvecchio
Traduzione, note e apparati
di Moreno Neri
BOMPIANI
IL PENSIERO OCCIDENTALE
Direttore editoriale Bompiani
Elisabetta Sgarbi
Direttore letterario
Mario Andreose
Editor Bompiani
Eugenio Lio
ISBN 978-88-452-7561-6
© 2014 Bompiani/RCS Libri S.p.A.
Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano
Realizzazione editoriale: Vincenzo Cicero
I edizione Il Pensiero Occidentale febbraio 2014
Sommario
Saggio introduttivo di Claudio Bonvecchio
9
gotthold ephraim lessing
ernst e Falk. dialoghi per massoni
87
johann gottFried herder
dialogo su una società invisibile-visibile
189
massoni
215
Note di commento ai testi di moreno neri
273
Indicazioni bibliografche
463
Indici dei nomi
515
Indice delle illustrazioni
540
Indice generale
541
Gotthold Ephraim Lessing
dipinto di georg oswald may (1738-1816), 1768, gleimhaus, halberstadt
Johann Gottfried von Herder
dipinto di john sartain (1808-1897)
Saggio introduttivo
di
Claudio BonveCChio
“i pensieri sono liberi”:
lessing e herder
»Die Gedanken sind frei,
wer kann sie erraten,
sie fiegen vorbei
wie nächtlichen Schatten.
Kein Mensch kann sie wissen,
kein Jäger erschießenn,
es bleibet dabei:
Die Gedanken sind frei«1
(Antica ballata popolare tedesca)
1
«i pensieri sono liberi / chi li può indovinare? / Fuggono da
noi come ombre notturne. / nessun uomo li può conoscere / nessun
cacciatore li può colpire / questo è sicuro: / i pensieri sono liberi».
si tratta di una antica ballata popolare tedesca – di probabile origine
medioevale e molto conosciuta in germania e in svizzera – pubblicata
per la prima volta, sotto forma di opuscoli, nel 1780. soggetta a varie
modifche nel corso degli anni, deve la sua versione più nota – con
il titolo di Aus Neukirch bei Schönau – al poeta hoffmann von Fallersleben e al musicista ernst richter che la pubblicarono nel 1842
nella raccolta intitolata Schlesische Volkslieder mit Melodien aus dem
Munde des Volk. il suo più noto riferimento letterario è la celebre trascrizione poetica – con il titolo romanticamente signifcativo di Lied
des Verfolgten im Thurm – Nach Schweizerliedern (Canto del perseguitato nella torre – Un Lied svizzero) – contenuta in Achim von Arnim
- Clemens brentano, Il corno magico del fanciullo (nell’antologia a cura
di M. Cavalli e d. del Corno, 1985, pp. 224-225) pubblicata, per la
prima volta, nel 1808.
Un giudizio sulla Germania
»Die Gedanken sind frei«: “i pensieri sono liberi”. Questo simpatico (e sapienziale) incipit di uno dei più famosi e orecchiabili Volkslieder tedeschi, pone qualche
interrogativo sulla germania in cui vissero gotthold
ephraim lessing e Johann gottfried herder2 e sulla libertà che, ivi, si godeva. e spiega, anche, ciò che spinse entrambi ad aderire al messaggio libero Muratorio
che, nel secolo dei “lumi”, si andava rapidamente diffondendo in tutta europa. infatti, di primo acchito, era
arduo accostare la parola “libertà” alla germania, in
quanto essa appariva come una terra lontana mille miglia da qualsiasi concreto problema politico, economico
o sociale. Quindi, tanto più da ogni interrogativo sulla
libertà: almeno come potevano porselo, ad esempio, gli
illuministi francesi.
la germania era, in un certo senso, un mondo a parte:
per conto proprio. e così la percepivano i numerosi viaggiatori che – magari per la prima volta – ne percorrevano il
territorio. Un territorio, il cui aspetto selvaggio e incantato
tanto colpì – e commosse – la romantica Mme de staël,
qualche decennio più tardi, che lo idealizzò nel suo celebre “Baedeker” culturale intitolato: De l’Allemagne. in
2
data l’ampiezza delle tematiche – flosofche, letterarie, politiche,
storiche e teologiche, nonché sociali – connesse a lessing e herder ci
si limiterà a puntualizzare le loro opere massoniche in relazione alla
libera Muratoria: ovviamente contestualizzata nel mondo politico,
sociale e culturale della germania del settecento.
14
ClAUdio bonveCChio
esso, raccontava la germania «come il paese coperto di
querce e di abeti, traversata da fumi di incomparabile
bellezza, delimitato da pittoresche montagne»3: per non
parlare del resto. dalle raffnate e sentimentali descrizioni di Mme de staël, si delineava, insomma, un paese che
veniva pensato – nell’immaginario collettivo dell’epoca –
come l’esempio vivente di una inscindibile unità di tradizioni popolari, di ricerca flosofca, di grande letteratura,
di affascinanti monumenti, di splendidi paesaggi, di cupe
foreste, di ammalianti e misteriose rovine. induceva – per
farla breve – un mélange di sensazioni ed emozioni, di
curiosità e preoccupazioni, di desiderio e di paura: stati
d’animo che si alternavano nell’io del viaggiatore, allorché
decideva di attraversarla in carrozza. Affermare, però, che
la germania fosse un paese libero e felice era, sicuramente, arbitrario.
lo mostra, ampiamente, l’atteggiamento che – qualche
anno prima (nel 1788, per la precisione) e ben diversamente da quello di Mme la baronne – aveva avuto un giovane
e promettente intellettuale tedesco come Fichte: costretto,
dalle circostanze, a percorrere l’amara strada dell’immigrato, facendo il precettore a Zurigo4. Fichte fsserà la scaletta delle sue sensazioni in uno scritto Zufällige Gedanken
3
nella trad. it. di Ada Caporali: staël-holstein 1943, p. 17.
Tra l’altro, il grande flosofo Johann gottlieb Fichte sarà iniziato
alla libera Muratoria, nel 1793, proprio a Zurigo. in seguito – giunto
a Jena in cui non vi erano logge Massoniche – entrerà alla Günther
zum stehenden Löwen di rudolstadt per poi assurgere agli Alti gradi
dell’oriente interiore nella Royal York zur Freundschaft di berlino.
loggia dove era stato accolto il 23 ottobre del 1799, anche se l’ingresso “rituale” sarebbe avvenuto più tardi. dalla Royal York zur Freundschaft “andrà in sonno” – se ne uscirà – il 7 luglio del 1800: per
contrasti interni (cfr. santino Caramella, Introduzione a Fichte 19892,
pp. xliv ss. e anche glauco berrettoni, Nota Biografca in Fichte 1989,
pp. xv-xvi).
4
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