ARNAS CIVICO PALERMO U.O. II RIANIMAZIONE Direttore: Dr R. Tetamo FESTINA LENTE “affrettati lentamente” IL TEMPO IN TERAPIA INTENSIVA M.Francesca Sapuppo Diego Bongiorno PESARO 18-20 OTTOBRE 2006 MEETING GIVITI (http://www.giviti.marionegri.it/Meeting2006.asp) spazio e tempo non li percepiamo di per sé, come gli oggetti, ma li percepiamo con gli oggetti spazio e tempo sono reali per noi in quanto si riempiono di contenuti (K. Jasper 1959) “IL TEMPO NON E’ PREMURA” Fabrizio De Andrè Perché nel nostro lavoro non riusciamo a decelerare anche quando ne abbiamo la possibilità? LA RICERCA “AFFRETTATI LENTAMENTE” LA RICERCA 1 “affrettati lentamente” OGGETTO i fattori cognitivi, affettivi, ambientali, culturali, professionali che possono influenzare la categorizzazione dei concetti di tempo e storia in TI METODO gruppi di discussione elaborazione LA RICERCA 2 “affrettati lentamente” MOTIVAZIONE Comprendere il nostro funzionamento mentale Quale è il motivo per cui a volte non riusciamo a decelerare? Cosa è utile e cosa è dannoso della nostra accelerazione? GRUPPO DI LAVORO MULTIDISCIPLINARE Diego Bongiorno Psichiatria collegamento (Palermo) Stefano Dell’Aera Ser.T.(Enna) Marcello Vasta Scienza della Costruzioni (Chieti) Maurizio Crispi Educazione alla Salute (Palermo) Maria Fobert Veutro Sociologia (Catania-Enna) Serafina Ardizzone Rianimazione (Palermo) M.Francesca Sapuppo Rianimazione (Palermo) DEFINIZIONE DELL’OGGETTO DI STUDIO 1 esiste il tempo cronologico in TI? “…le ventiquattro ore, in Rianimazione, non sono un giorno, sono il GIORNO. Tanti giorni in Rianimazione non li vivi in sequenza come nella vita reale, ma come un grande, unico, IMMENSO GIORNO…” ANDREA MORETTI (vincitore XVIII Premio Pieve Miglior Diario dell’anno 2002) LA NOSTRA RELAZIONE COL TEMPO CRONOLOGICO 1 • cosa ci permette di metterci in contatto con il tempo cronologico? La vita e la morte un prima e un dopo il nostro CORPO ci fa percepire il vettore del tempo verso un’unica direzione LA NOSTRA RELAZIONE COL TEMPO CRONOLOGICO 2 la morte sospesa o arrestata dalla rianimazione dimensione emotiva il nostro vettore interno del tempo non è più congruo con quello del tempo cronologico DEFINIZIONE DELL’OGGETTO DI STUDIO 2 …e allora posso ancora parlare di tempo? …gli esiti del mio lavoro dipendono proprio dalla mia capacità di percepire il tempo… sono un intensivista! sono un intensivista sono anche un Uomo il tempo dell’azione terapeutica il tempo degli affetti IL TEMPO DEGLI AFFETTI… è un tempo ed uno spazio interno di riflessione ed elaborazione delle esperienze vissute … il tempo decelera e si possono riattraversare e rivisitare con la memoria gli accadimenti …. il tempo esterno si trasforma in un tempo interno…. …la nostra storia DEFINIZIONE DELL’OGGETTO DI STUDIO 3 ed allora… il tempo come una dimensione di spazio da riempire con una storia? GLI EVENTI IN TI UNICI (non ripetibili anche se simili) TEMPORALMENTE LIMITATI (il segmento di una retta) DA OGNI OCCASIONE DI CURA RIVERBERANO PENSIERI…EMOZIONI…SENTIMENTI… CHE SI PROLUNGANO OLTRE L’ESPERIENZA IL NOI E GLI EVENTI IN TI gli avvenimenti esterni anche i più banali divengono “messaggi decisivi” per ciò che ci accade dentro (I. Calvino) ciò che ci accade dentro è diverso per ognuno di noi DEFINIZIONE DELL’OGGETTO DI STUDIO 4 ed allora accanto al tempo cronologico lineare del lavoro …. …l’estensione del tempo vissuto IL TEMPO VISSUTO Continuum di un’onda all’apice il tempo dell’azione l’energia operativa l’energia emotiva nella profondità il nostro tempo interno elaborazione, trasformazione della energia emotiva ……LA NARRAZIONE LA NARRAZIONE la narrazione esterna del divenire degli eventi… …la nostra personale narrazione interna degli eventi il film degli accadimenti dei giorni... narrato a se stessi… condiviso con gli altri ed allora cosa è la storia? è il tempo narrato dentro e fuori di noi -accoglie ed interpreta gli eventi presenti -li riporta alla memoria e li reinterpreta -ne immagina gli svolgimenti nel futuro “…Il racconto mette consonanza dove c’è dissonanza. Il racconto da forma a ciò che è informe…” (P. Ricoeur) attraverso la narrazione interna e sociale diamo senso e significato alle cose diamo ascolto alle emozioni profonde LA STORIA NEL GRUPPO è il tempo narrato ed ascoltato condiviso tra di noi fatto di cose di Scienza e di cose umane in un unico intreccio LA DOMANDA INIZIALE quale è il motivo per cui a volte non riusciamo a decelerare? abbiamo bisogno della modulazione affettiva LA MODULAZIONE AFFETTIVA 1 un tempo per noi l’energia interna accumulata con le forti emozioni del nostro lavoro in assenza di modulazione affettiva di tempo narrato si scarica in malessere, velocità, irritabilità collera, attività fisica esasperata… LA MODULAZIONE AFFETTIVA 2 un tempo per noi un fare crescente per cercare di alienare le emozioni da noi per evitare di entrare in contatto con elementi carichi di dolore è necessario un tempo e uno spazio per il metabolismo delle emozioni vissute LA MODULAZIONE AFFETTIVA 3 un tempo per il nostro gruppo e così un gruppo che aliena le emozioni da sé non ha un tempo del metabolismo narrato con parole, gesti ed ogni espressione umana, ascoltato, condiviso perderà il suo benessere non sentirà più l’uno il contatto emotivo dell’altro “Il contatto emotivo ha per la nostra mente la stessa funzione che ha l’ossigeno per il nostro organismo. Quindi l’assenza di contatto emotivo è per noi l’equivalente del lavoro anaerobico” www.timeoutintensiva.it