22 Martedì 10 Aprile 2012 Gazzetta del Sud . Andrei Rossius rileva aspetti inediti del soggiorno di Giordano Bruno in Germania e del codice Norov «Vi racconto i segreti della filologia» Entusiasmo per le sue lezioni magistrali ad Arcavacata sulla critica del testo Carlo Minervini Nietzsche diceva che la filologia è l’arte di leggere con lentezza. Ma non soltanto. Gettare luci sul passato, spesso, è il lavoro dei filologi. Lacerare le certezze e ricostruire la realtà su basi scientifiche è il loro compito. E se oggi siamo a conoscenza di episodi fondamentali della storia, il merito è della filologia. È il caso di una delle più recenti e importanti scoperte – il mancato soggiorno di Giordano Bruno a Francoforte nel 1590, un anno prima dell’arresto e dieci anni prima della sentenza al rogo in Campo de’ Fiori – che porta la firma del professor Andrei Rossius, docente dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze e internazionalmente riconosciuto come un grande esperto di filologia greca. Rossius, che ha diretto per dieci anni il dipartimento di studi classici dell'Università Lomonossov di Mosca, in questi giorni è stato ospite nel Dipartimento di Filologia dell'Università della Calabria per un ciclo di seminari sulla critica del testo, l’arte di ricostruire i testi antichi, intitolati a “George Embiricos” (grande collezionista d'arte e amante della filosofia greca). Nel medioevo, ad esempio, i classici e il sapere in genere erano tramandati attraverso il lavoro dei monaci copisti, che si chiudevano negli scriptoria per ricopiare gli antichi manoscritti. Durante questa operazione, chiaramente, potevano incorrere in sviste, o in errori di varia natura. Molti testi, infatti, non risultano tramandati correttamente. Qui interviene il lavoro del filologo, che attraverso un approccio scientifico riesce a ricostruire quanto più possibile fedelmente i testi antichi. Professor Rossius, qual è il valore della filologia, oggi? «Agli studenti dell’UniCal ho detto, in apertura del ciclo di lezioni, che tenere un corso di critica del testo in Italia oggi è un po’ come recita quell’antico proverbio greco: “portare civette ad Atene”, perché è noto che le civette sono l’animale totemico della città greca: sarebbe come a dire che è qualcosa di superfluo». Come mai? «Perché in Italia sono stati pubblicati i più importanti libri del Novecento dai massimi esponenti di questa disciplina: da Giorgio Pasquali a Sebastiano Timpanaro. Entrambi, ad esempio, sono riusciti a dimostrare i punti deboli del metodo di Lachmann. Il libro di Pasquali, “Storia della tradizione e critica del testo”, in particolare, è forse la reazione alla guerra metodologica prodotta dall’edizione critica del “Lai de l’ombre” datata 1890 e realizzata dal filologo Joseph Bédier: che è il tipico caso di tradizione contaminata, orizzontale. Quando, cioè, il copista non si avvale di un unico archetipo del testo, ma di varie copie. Inevitabilmente, questi contaminerà vari manoscritti della tradizione. Capita, peggio ancora, che questi, dopo aver copiato il testo, riceva una nuova copia e apporti correzioni successive. Il metodo di Bédier, in sostanza, prevedeva il ritorno alla pratica umanistica: scegliere il più antico e autorevole manoscritto applicando le proprie conoscenze filologiche. Questo metodo, però, non paga: vi sono tanti esempi di tradizioni, seppure contaminate, verticalmente ben organizzate». E qual è il metodo migliore? «Nell’ambito della critica testuale – prosegue Rossius - il metodo migliore non esiste. Il miglior metodo, infatti, è quello che meglio si adatta al testo che abbiamo di fronte. Se proviamo due tipologie metodologiche e non ci convincono, mentre troviamo più utile un terzo metodo, sarà proprio quello che dovremo adottare. Se seguiamo le regole meccanicamente, con molta probabilità non raggiungeremo il nostro scopo. Se, ad esempio, seguiamo il metodo di Bédier per analizzare gli scritti di Arato di Soli non arriveremo da nessuna parte». Vi sono differenze di approccio nei riguardi di testi greci o latini antichi rispetto a testi medievali o rinascimentali? «Il metodo filologico è lo stesso: sia se lo applichiamo alla letteratura antica, sia se lo applichiamo ai libri scritti nel Rinascimento o Medioevo. Un buon filologo, naturalmente, deve conoscere il contesto storico e lo stile dell’autore prima di cimentarsi nella realizzazione di un’edizione critica». Professore, Lei sta curando il primo volume delle opere latine di Giordano Bruno per la collana della Opere complete, pubblicata da Les Belles Lettres di Parigi e diretta da Nuccio Ordine e Yves Hersant. «Abbiamo analizzato la co- La professoressa Angela Costabile Confronto domani alla Scuola “Focus” L’aiuto psicologico a chi scopre di avere il cancro Il professor Rossius, docente dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze, con il prof. Ordine nunciarono a interpretarlo. Gli editori ottocenteschi dell’edizione cosiddetta Nazionale di Bruno, Tocco, Fiorentino, Vitelli e Imbriani hanno chiesto l'aiuto di altri studiosi nella speranza di trovare qualcosa. Se non che un filosofo e conoscitore degli archivi tedeschi ha scoperto una registrazione nel libro del Sena- to. A quei tempi, però, non vi era possibilità di accedere al manoscritto originale, che naturalmente si trovava a Mosca, e la riproduzione fotografica di cui i filologi disponevano era imperfetta. In alcuni casi le litografie preparate proprio dal possessore del manoscritto, Avraam Norov, erano molto chiare. In questa cir- Il prof. Ordine e il prof Rossius durante la presentazione delle opere italiane di Bruno al Salone del libro di Mosca pia anastatica del codice Norov, un manoscritto redatto dal segretario di Bruno, Gerolamo Besler, che contiene anche numerose pagine autografe del Nolano. Sul verso del quinto foglio del manoscritto troviamo un testo quasi illeggibile. I primi studiosi ri- to di Francoforte, datata 2 luglio 1590, nella quale lo stesso Giordano Bruno chiede il permesso di restare qualche settimana in casa di un tipografo del luogo. Da uno studio del documento si notano corrispondenze importanti con il testo illeggibile del manoscrit- L’unica testimonianza manoscritta di Giordano Bruno (Codice Norov, Mosca) costanza, però, ci sarebbe voluta una fotografia ad altissima risoluzione. Da quel momento, nessuno ha più analizzato il manoscritto fino ad oggi». Dallo studio della copia anastatica che Lei ha studiato cosa è emerso? «Anzitutto, va detto che non si tratta della lettera ufficiale che Bruno, inviò ma di una sorta di bozza piena di appunti in corsivo. Rileggendo con attenzione gli opuscoli del filologo tedesco che aveva scoperto la registrazione in Senato, ho trovato un’altra citazione ripresa da un testo vergato dal sindaco di Francoforte, scritta in tedesco, secondo la quale si trova conferma che Giordano Bruno si era rivolto al Senato per avere il permesso di rimanere in casa di questo editore, ma, testualmente, lo si invitava “a spendere altrove il suo soldo”. Ci sono tre parole riportate in latino in quella nota burocratica: philosophiae naturalis studiosus, e questo dovrebbe caratterizzare Bruno. Ciò vuol dire, inequivocabilmente, che nella supplica di Bruno erano contenute queste tre parole». Sembra ci sia una storia molto particolare, dietro a questo manoscritto. «Assolutamente. Si tratta delle opere magiche di Bruno in latino, un lavoro di quattrocento pagine conservato nella Biblioteca Statale Russa e appartenuto a un celebre bibliofilo. Sono riuscito a risalire al- la datazione d’acquisto (da un libraio parigino) del manoscritto: 1863. Norov era un rappresentante di una delle famiglie russe più in vista dell’epoca. Era tenente, a soli diciassette anni, nella guerra contro Napoleone, circostanza che gli costò la perdita di una gamba. Conosceva molte lingue, fu scrittore e viaggiatore. La sua biblioteca è stata tra le più importanti per la creazione del museo Rumiantsev, nucleo della Biblioteca Statale Russa, già Biblioteca Lenin. Di Bruno ha raccolto ben 23 stampe: collezione senza paragoni nel mondo a livello privato. Prima che Norov riuscisse a mettere le mani su quel manoscritto, in Italia l’allora ministro della Pubblica Istruzione Domenico Berti cercava di accaparrarselo tramite fondi statali, ma invano. Ciò che accade prima, tra la morte di Besler e l’acquisto da parte di Norov, purtroppo, ci è oscuro». Chi ha collaborato alla realizzazione del progetto? «È stato fondamentale l’aiuto dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (presieduto da un infaticabile sostenitore dei classici: l'Avv. Gerardo Marotta) e della Fondazione Giordano Bruno, nonché la disponibilità del Dipartimento di Ricerca dei Manoscritti della Biblioteca Statale di Mosca. Per la prima volta, ora, grazie all’edizione Belles Lettres, prevista per la fine del 2012, tutti gli studiosi potranno analizzare liberamente questo importantissimo monumento». Sta realizzando altri progetti relativamente all’opera di Bruno? «Certamente. Sto lavorando alla traduzione russa delle sette opere italiane del Nolano, che dirigo assieme a Nuccio Ordine e che pubblichiamo presso la casa editrice San Pietroburgo University Press. I lavori precedenti si attestano al tempo di Stalin e devo dire che, per l’epoca, si trattava di un evento straordinario. Fatto sta che proprio a quei tempi Giovanni Aquilecchia iniziava le sue ricerche, proseguite poi con il lavoro di grandi studiosi come Granada, Ordine, Gatti, Canone, Michel, Ingegno, Sturlese». Come giudica le traduzioni russe degli anni Cinquanta? «Consideri che al tempo i traduttori non avevano accesso ai commenti più importanti dell’opera bruniana, e mi riferisco in particolare a quello di Gentile, pertanto spesso il messaggio del Nolano risultava distorto. Oggi il lavoro del filologo è molto agevolato, rispetto al passato». «È un seminario di grande interesse, che contribuisce a valorizzare ulteriormente il lavoro che la Scuola No Profir “Focus - FOrmazione Continua universitaria in Sanità sta portando avanti in questi anni»: con questa parole, il preside della Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, prof. Sebastianò Andò (che è anche direttore scientifico della Scuola), presenta l’iniziativa in programma domani pomeriggio, alle 15,30, presso il nostro Centro sanitario, sul tema: “Psico-Oncologia: focus sulle risonanze emotive dell’operatore”, che vedrà confrontarsi docenti, esperti e operatori sanitari. «L’evento di domani - spiega Andò - ha l’obiettivo di favorire il confronto tra le più significative esperienze della psico-oncologia calabrese. La presenza all’evento dei differenti professionisti coinvolti nel processo del prendersi cura - continua il preside il direttore scientifico di “Focus” - è espressione dell’importanza della messa in atto di un approccio psico-sociale da parte di ciascun operatore e di un intervento integrato, nel rispetto delle specifiche competenze di ciascuna disciplina. L’iniziativa - conclude Andò - si prefigge di esplorare tale complesso mondo anche mediante i vissuti degli operatori che, attraverso la propria attività assistenziale, vivono a stretto contatto con il paziente oncologico». Il programma dei lavori prevede, alle 15,30, i saluti del presidente della Scuola di Formazione Continua Universitaria in Sanità, Ing. Nicola Buoncristiano, del Direttore generale dell’ASP di Cosenza, dott. Gianfranco Scarpelli, e del Direttore generale dell’ASP di Crotone, Prof. Rocco Antonio Nostro. Seguirà, alle 16, l’intervento della prof.ssa Angela Costabile, ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Unical, sul tema: “La formazione psicologica degli operatori sanitari”. Successivamente, moderata dalla dott.ssa Anita Caruso, è prevista una tavola rotonda sul tema: “La Psico-Oncologia in Calabria: esperienze a confronto”, con la dott.ssa Virginia Liguori dell’AIOM Calabria, dei dottori Aristide Filippo e Ferruccio De Rose, dell’ASP di Cosenza, del dott. Salvatore Palazzo, del CIPOMO, del dott. Gianfranco Filippelli, della LILT di Cosenza, della dott.ssa Angela Piattelli, della SIPo Calabria e della dott.ssa Caterina Lise dell’Università della Calabria. Il programma prevede, infine, l’intervento della dott.ssa Anita Caruso sul tema: “La formazione in Psico-Oncologia: risonanze emotive nell’operatore di fronte alla persona malata” e il dibattito tra gli intervenuti. Chiuderà i lavori il prof. Sebastiano Andò. «Lo shock causato dalla diagnosi di cancro - spiega la prof. ssa Angela Costabile - si abbatte in maniera violenta sul Sé del paziente rompendo il suo equilibrio interno. La modalità di ristrutturare tale situazione dipenderà dalla quantità e dalla qualità delle risorse interne ed esterne che un individuo ha a disposizione; e ciò in relazione al modo in cui ogni individuo durante la sua vita affronta ed elabora esperienze positive e negative. Domani - conclude - cercheremo di focalizzare questi aspetti e di mettere a confronto le esperienze diverse maturate sul campo». Niente podio ma migliora i suoi tempi A Riccione Tropeano conferma il suo valore Il nuotatore Egor Tropeano Nella piscina di Riccione, Egor Tropeano, studente di Economia della nostra università, con due prestazioni strepitose, nella giornata del 3 aprile scorso, ha migliorato i suoi stessi tempi e sfiorato il podio. In particolare, Tropeano ha terminato la gara al quinto posto nei 200 rana, col tempo di 2’14.36, mentre nei 400 misti si è classificato quarto col tempo finale di 4’23.32, primo calabrese a scendere sotto i 4 minuti e 24 secondi. Tropeano ha lottato come sempre, fino all’ultimo con energia e determinazione per aggiudicarsi una medaglia, traguardo al quale già molte altre volte il nuotatore era andato vicino per un soffio. Un risultato che Tropeano avrebbe certamente meritato anche per i tanti sacrifici finora sostenuti e che avrebbe premiato ulteriormente il suo naturale talento. Proprio il mancato raggiungimento del podio nelle gare di Rimini rimane l’unico rammarico per quello che può essere certamente considerato uno dei migliori atleti calabresi di sempre. Tanto più che, nella gara dei 400 misti, il podio è sempre svanito nell’ultima frazione a stile libero, nella quale Tropeano ha sempre sistematicamente perso il vantaggio facilmente accumulato nelle prime tre frazioni.