L a Calabria resta ai margini del dibattito politico di questi giorni e le stesse elezioni regionali narrano una storia diversa da quella che la gente sta concretamente vivendo. Faccio qualche esempio. Ogni anno decine di migliaia di ragazzi calabresi si presentano per un posto nelle forze di polizia. Vorrebbero diventare carabiniere, finanziere, poliziotto, vigile urbano, pompiere. continua a pagina 7 RIVIERA PRIMO PIANO www.rivieraweb.it Un arrogante e irriverente sopruso all’arte. La villa romana di Casignana è smembrata e lacerata in due, senza alcuna pietà, dalla SS 106 Jonica. Giace lì distesa, e brama, urla, ruggisce di dolore per questa spada che le è stata infilza nel ventre “ V Il grande sfregio LAVILLA ROMANA DI CASIGNANA SVENTRATA DALLA SS 106 ista dall'alto appare come un oltraggio, un arrogante e irriverente sopruso all'arte. La si vede smembrata e lacerata in due senza alcuna pietà dalla SS 106 Jonica. La villa romana di Casignana giace lì distesa, e brama, urla, ruggisce di dolore per questa spada che le è stata infilza nel ventre. Sfregiata, sfigurata, deturpata vorrebbe più che mai tornare al suo antico splendore. E difende con le unghie e con i denti i suoi ricchi tesori incompresi. Sono di una bellezza disarmante quelle che dovevano essere le vasche, intarsiate di mosaici sorprendenti e sorprendentemente conservati, che tanto ricordano quelli del museo del Bardo a Tunisi, dove si trova la più ricca collezione di mosaici romani del mondo. Per non parlare del sistema idraulico delle terme: è possibile ammirare i tubi di canalizzazione dell'acqua calda, i forni dove veniva bruciata la legna per scaldare l'acqua, tutto questo su un piano interrato così da rendere le terme assolutamente paragonabili alle strutture moderne che conosciamo oggi. Interessante anche la parte della necropoli, con tombe intatte che affiorano dal terreno e che danno elementi aggiuntivi sul culto dei morti nella cultura romana antica. L'area potrebbe davvero diventare la Pompei della Calabria, ma è tagliata fuori dalle solite rotte turistiche per la sua avvilente e imbarazzante posizione sulla SS 106. Attualmente è in corso un intervento di restauro pari a 200 mila euro, promosso e finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali che prevede: l'ampliamento dell'impianto di illuminazione esistente, che valorizzerà i punti strategici del percorso di visita; e la creazione di un percorso di visita su passerelle nella parte est (nella parte ovest esiste già), così finalmente si eviteranno slalom per non rischiare di calpestare i pavimenti mosaicati. Pare, poi, che a breve partirà un progetto finanziato dalla Regione Calabria a favore del Comune di Casignana e per il quale è in fase di pubblicazione il bando di gara da parte della SUAP (Stazione Unica Appaltante Provinciale), un progetto di valorizzazione totale e di piena fruibilità della villa, per il quale saranno stanziati ben un milione e 500 mila euro. In verità, si è cercato già in passato di rimarginare la ferita inflitta dalla 106, attraverso la costruzione di un sottopassaggio, ma la cicatrice resta. E vista dall'alto continua ad essere un pugno nell'occhio e uno al cuore. 3 IL CANDIDATO? Passafaro: «Io sto con il centro destra» I Si possono ammirare mosaici sorprendenti e sorprendentemente conservati, che tanto ricordano quelli del museo del Bardo a Tunisi, dove si trova la più ricca collezione di mosaici romani del mondo LUNEDI 6 OTTOBRE n questi giorni, presso la sede del gruppo politico del quale è espressione il consigliere comunale già assessore del Comune della Città di Locri Alfonso Passafaro, si è svolto un incontro al fine di discutere e stilare un documento in merito all'approssimarsi delle prossime elezioni regionali. Tale incontro si è reso necessario a seguito delle numerose discussioni precedentemente intercorse, per le quali si è reso fondamentale, stante l'imminente competizione elettorale regionale oramai alle porte, affrontare codeste tematiche con tutti i componenti locresi del gruppo. Dal confronto avuto si e subito notato come, sia a destra che a sinistra, si stanno trascurando le problematiche e le necessità reali dei calabresi, anteponendo prima di un vero programma elettorale di sviluppo della nostra amata Regione, il solito valzer di nomi. Tutto ciò non può che essere negativo per chi, come noi, ha a cuore le sorti ed il futuro dei calabresi. Il consigliere Passafaro, partecipando attivamente al confronto, ha affrontato con i tanti presenti svariati e fondamentali punti. Fra gli argomenti escussi, particolare rilevanza hanno avuto le tematiche inerenti: * La risoluzione delle problematiche in materia ambientale * Le dinamiche per l'accesso ai finanziamenti europei * Le criticità esistenti ed affrontate nella Sanità regionale * Sviluppo turistico Nello specifico, in materia ambientale si è discusso del problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti, ed è emerso che, tramite un serio piano organizzativo con le strutture in essere, si potrebbero, attraverso la loro ristrutturazione ed ammodernamento, risolvere le problematiche esistenti, ampliando percentualmente la raccolta differenziata e realizzando le piattaforme a corredo. In materia di accesso ai fondi europei, si è notato come per accedervi, l'iter burocratico la fa da padrone non consentendo la facile fruibilità per gli imprenditori, troppo spesso “stanchi” ancor prima d'incominciare l'eventuale opera, ed altrettanto frequentemente non si capiscono bene le dinamiche dell'attribuzione di tali fondi, finanziando delle vere e proprie “cattedrali nel deserto” a discapito di progetti valenti che porterebbero subito un apporto socio-economico ed occupazionale nel territorio. La Sanità regionale, è una grande e “annosa” questione, che oramai da decenni incide sul bene primario della salute dei nostri conterranei, gravando sulle tasse degli stessi in maniera eccessiva. Ragion per cui, chiediamo alle forze politiche un impegno formale, affinché si affronti in maniera seria e senza particolarismi e personalismi la questione sanità calabrese. In materia di turismo, la messa in campo di un progetto esecutivo e realistico affinché si realizzi, finalmente, uno sviluppo omogeneo per tutta la Calabria, per come già iniziato con la Giunta uscente che ha permesso l'arrivo a Reggio Calabria delle Grandi Navi da Crociera. Certo va anche detto, che qualcosa si è già fatto, in particolare in materia di spending review, dove il Sottosegretario alle Riforme e Semplificazione Amministrative On.le Alberto Sarra ha proposto e fatto approvare all'unanimità dell'intero Consiglio regionale la Legge 24/2013, che ha conseguito il riordino degli Enti-Aziende e Fondazioni Regionali permettendo di accorpare tutti gli enti e apportando un forte risparmio economico per le casse regionali, soprattutto, una semplificazione e snellimento degli apparati burocratici. A conclusione dell'incontro, il gruppo politico Locrese intende, in maniera ferrea, ribadire la sua piena ed incondizionata lealtà alla coalizione di Centro destra, senza dubbi alcuni; fermamente il gruppo locrese, come d'altronde ha sempre fatto, resterà vigile sui fattori problematici che attanagliano il nostro territorio, ed altrettanto farà da garante su quanto di buono realizzato dalla politica regionale. Vincenzo Fiato RIVIERA PRIMO PIANO www.rivieraweb.it LUNEDI 6 OTTOBRE 4 Gioiosa Jonica trema sotto le dichiarazioni di “Sarvu i Nota” G ioiosa Jonica trema sotto le dichiarazioni di “Sarvu i Nota”, al secolo Salvatore Agostino, figlio della signora Natalina, che ha deciso di dichiarare tutto quanto conosce in merito a Giuseppe Jerinò, inteso “Peppe Manigghja”, e dei suoi “affari”. Tutto ha inizio nel 2012 quando Jerinò si reca dall'Agostino minacciandolo. Tra i due ci sarebbero questioni private, che per Jerinò sarebbero da ricondurre ad un debito pregresso che il 48enne non avrebbe onorato. Sarvu invece sostiene di aver subito una serie di minacce anche contro la propria famiglia e decide di collaborare con la giustizia in pratica “mettendo a nudo” non solo i presunti interessi della famiglia dello Jerinò, ma leggendo i verbali resi nell'ambito dell'indagine “Ulivo 99” tra gli altri al dottore Nicola Gratteri, anche quelli di una parte “bene” di Gioiosa Jonica. E quella parte della città devota a San Rocco oggi trema, perché l'Agostino ha raccontato come il presunto boss, latitante per oltre 15 anni, implicato nella maxi inchiesta antidroga denominata “Solare”, dove è uscito pulito, avrebbe ideato un sistema per riciclare il denaro di presunta provenienza illecita attraverso dei commercianti e imprese pulite che si sarebbero prestate a favorire lo Jerinò, forse anche per il timore che quel cognome comporta per le vicende giudiziarie in cui è stato collegato negli anni, una su tutte il sequestro di Roberta Ghedini, nel quale è rimasto coinvolto Vittorio Ierinò, già collaboratore, attualmente ricercato quale presunto partecipe al delitto di Salvatore Germanò, ucciso nelle scorse settimane in Piemonte. Ma secondo il racconto di Salvu i Nota il presunto boss Peppe Manigghjia sarebbe riuscito a instaurare un rapporto diretto e forse collusivo con un amministratore di Gioiosa Jonica, che in passato avrebbe ricoperto una carica importante, dalla quale avrebbe cercato di far passare una variante al piano regolatore del comune locrideo per favorire il presunto boss che, tra l'altro, avrebbe avuto l'intenzione di costruire un centinaio di villette, anche in questo caso attraverso dei compiacenti soggetti, che dovevano risultare puliti in caso di controlli delle autorità di polizia. Infine l'Agostino riferisce nei verbali della presunta pratica dell'usura che Jerinò avrebbe eseguito in diverse occasioni negli anni, prestando denaro a soggetti non solo di Gioiosa ma anche di Roccella Ionica e Bianco, che anche in questo caso sarebbero dei professionisti o imprenditori. Il filone dell'usura per Gioiosa Jonica apre ulteriori scenari, che fanno tremare i polsi a tante persone, che potrebbero rimanere coinvolti in una nuova maxi inchiesta. Carmelo Carabetta Black Garden:Assolto Pietro Crinò “Non ho difeso il politico ma l’Uomo privato della sua dignità” Il ILARIO AMMENDOLIA dottor Pietro Crinò, attuale consigliere regionale del NCD è stato assolto. Ne sono felice per lui ma anche per me che pur essendo uomo (e sindaco in quel momento) decisamente di “sinistra” non ho esitato di prendere le difese, con tutte le mie modeste forze, di un “politico” del centro destra. In verità non ho difeso solo il politico. Ho difeso l'Uomo ferito nella sua dignità e nei suoi affetti. Ho difeso il cittadino che veniva privato delle fondamentali garanzie costituzionali. L'avrei fatto con l'ultimo degli zingari, con un extracomunitario e con qualsiasi altro cittadino E' stato mortificante constatare che in quei momenti molti “amici” di Pietro Crinò si siano volatilizzati come per incanto. Noi , in questo come in altri casi non abbiamo avuto dubbi. Abbiamo assunto una posizione garantista su questo giornale allora autorevolmente diretto dal compianto e coraggioso Pasquino Crupi. Abbiamo rivendicato la presunzione di innocenza in pubblici convegni in presenza di esponenti politici di entrambi gli schieramenti e delle autorità di pubblica sicurezza. Il 24 novembre 2011 Pietro Crinò era finito finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta su un traffico illecito dedito a risparmiare il denaro smaltimento del percolato. L’operazione condotta dai carabienire venne denominata Black Garden La viltà non ci appartiene. I fatti ci hanno dato ragione! Se gli ulteriori gradi di giudizio confermassero la sentenza lo Stato dovrà pagare (con i soldi di tutti) per i tre mesi di ingiusta detenzione. Che bisogno c'era di arrestarlo ? Il buon senso prima ancora che la sentenza ci dice che non c'era motivo alcuno. Attenti, è successo a Crinò ma potrebbe succedere a qualunque cittadino. Per questo, la nostra battaglia è prima di tutto ed innanzitutto in difesa della Costituzione. Una battaglia valida sempre ed ovunque ma soprattutto in Calabria, sconvolta dalla ndrangheta e da una giustizia barbarica e sommaria. Il garantismo non è né di destra, né di sinistra. E' un valore !Così come è un valore la sacralità della persona umana. Restano altri mille problemi sul tappeto. Il consiglio comunale di Casignana (ma non solo)è stato sciolto per infiltrazione mafiosa. Anche questa è una ferita alla democrazia. Ed anche su questo terreno la nostra lotta continua finché ne avremo le forze. Nessuno avrebbe diritto di sciogliere un consiglio comunale senza un giusto processo che dimostri i fatti aldilà di rapporti sommari che non possono trasformarsi in sentenze. Umanamente gli sono amico, politicamente da Pietro Crinò mi dividono tantissime cose siamo collocati in due diversi emisferi; ma la politica non è barbarie, non è aggressione umana, non è sopraffazione. La politica è bella ed è utile solo se ha un suo spessore ideale e una sua coerenza culturale ma soprattutto se è umana. Se pone al centro della propria azione l'uomo anteponendolo a qualsiasi calcolo di partito o elettorale. Noi ciò abbiamo fatto e continueremo a fare. IP S i prendono cura di te dalla “A” di abito alla “V” di viaggio. Organizzano il tuo matrimonio come se fosse il loro. Pensano proprio a tutto. Sbrigano per te anche le pratiche religiose e civili. Curano ogni dettaglio e sono in grado di organizzare un matrimonio anche se tu sei fuori a New York o vivi in Canada e non potrai essere presente se non il giorno del tuo matrimonio. Si, stiamo parlando di loro: Eufemia, Stefania e Chiara di Ideeventi. Un team di sole donne che organizza il giorno più bello della tua vita puntando alla ricercatezza e al buon gusto, tanto da renderlo indimenticabile non solo per te ma anche per i tuoi invitati, che saranno così contenti da non volersene più andare dalla festa. Insieme ai matrimoni, Eufemia, Stefania e Chiara, organizzano qualsiasi altro evento – battesimi, comunioni, compleanni – e dal 12 ottobre sarà ancora più facile e divertente organizzarli con “ I primi passi verso quello che diventerà un grande centro commerciale per gli sposi Ideeventi e il suo primo store loro. Dopo mesi e mesi di lavoro dietro le quinte, annunciano l’apertura del loro primo store a Siderno. Come nasce l’idea di questo nuovo store? Chiara: L’idea dello store nasce dall’introduzione nella nostra agenzia della linea Ideeventi Bridesmaids, una linea di abiti da damigella, con tanti modelli diversi per colore, misure e tessuti, adatti ad ogni ragazza e ad ogni stile. Finora abbiamo gestito questa linea solo tramite sito internet. Abbiamo avuto modo di constatare che si tratta di un settore che sta prendendo sempre più piede: è per questo che all’interno del nostro store ci sarà un angolo dedicato solo agli abiti da damigella, con costi accessibili a tutti. Si tratta di circa 25 modelli con una gamma di 20-25 colori, così da accontentare ogni sposa. Il nostro sogno è quello di creare una wedding city, un vero e proprio centro commerciale per gli sposi. Intanto iniziamo con questo piccolo store, un passettino alla volta… Ci sarà anche una linea di accessori per le damigelle? Eufemia: Si, ci sarà una linea abbinata agli abiti, dalle borse ai gioielli. Abbiamo creato, poi, dei bracciali, un piccolo gadget che la sposa potrebbe regalare alla damigella per ringraziarla di esserle stata vicina mentre diceva il suo “Si, lo voglio”. Oltre agli abiti da damigella, che servizi offrirà il vostro nuovo store alle coppie di futuri sposi? Stefania: Premetto subito che chi entrerà nel nostro store potrà richiedere i servizi singolarmente. Può venire qui per organizzare solo la confettata, o per richiedere solo l’allestimento chiesa, o il materiale cartaceo come il libretto messa o l’invito, o anche la scatola per le buste coordinata con i colori scelti per la cerimonia. Offriamo anche il servizio foto e videoriprese, il servizio musica, il servizio hostess, il servizio di lista nozze. È possibile richiedere il servizio di progettazione floreale: creiamo bozzetti e diamo la disponibilità dei nostri fioristi, disponibilità che, bada bene, non è vincolante. La coppia è infatti libera di rivolgersi al proprio fiorista di fiducia presentandogli la nostra idea. Nel nostro store sarà possibile, poi, acquistare o noleggiare gli arredi che serviranno il giorno del matrimonio. Porteremo nel nostro store dei campioni di sedie, divani, candelabri… Questi arredi possono noleggiarli e acquistarli solo i futuri sposi o il servizio è offerto anche alle location? Stefania: Si si, certo. Oltre sedie e divani, possono richiedere il tovagliato, l’argenteria. Il matrimonio, si sa, comporta un enorme stress. Sono previsti anche trattamenti di relax per gli sposi? Chiara: Si, i nostri centri estetici dispongono anche di questo! Sono tanti gli sposi che hanno bisogno di rilassarsi, e se sono rilassati loro siamo più rilassate anche noi! È ancora possibile organizzare un matrimonio da favola in tempi di crisi? Chi può permettersi una wedding planner? Chiara: Tutti, si tratta solo di saper gestire bene il proprio budget. Non servono cifre astronomiche, bisogna abbinare il budget al buon gusto. Abbiamo tantissimi fornitori che è possibile scegliere in base al proprio budget e ai propri gusti. E poi qui da noi la crisi colpisce altro, di certo non il settore del matrimonio! È una spesa che tutti vanno a fare e spesso un budget alto viene utilizzato male. Il budget può essere utilizzato al meglio se si ha un professionista accanto. Ideeventi nasce nel settore del matrimonio, ma Ideeventi è anche evento. Lo store non è rivolto solo ai futuri sposi… Stefania: Assolutamente no. Il nostro store è rivolto anche all’ex sposa che ha avuto il suo primo bambino e adesso deve organizzare il battesimo. Anche in questo caso noi potremmo pensare all’invito, al buffet di dolci, alla confettata (potrete degustare mille gusti di confetti). Curiamo tutto quello che è evento, compleanni, lauree, anniversari… insomma tutto ciò che ha bisogno di essere festeggiato. Dunque, non resta che farvi i migliori auguri per questo vostro nuovo inizio! Grazie, vi aspettiamo numerosi all’inaugurazione il 12 ottobre alle 17.30, durante la quale presenteremo anche la nuova collezione Ideeventi Bridesmaids. Ah! Propongo un’offerta al volo: chi conferma il servizio di wedding planner completo tre giorni dopo dell’inaugurazione avrà uno sconto sulla parcella di consulenza! RIVIERA PRIMO PIANO VERSO LE REGIONALI Signori politici, non siete credibili se non conoscete Nicola Zitara L LIDIA ZITARA e vicende che attorniano le prossime elezioni regionali fanno pensare a un vecchio noir di John le Carré: un presidente dimessosi all'alba di una condanna a sei anni (sui cinque chiesti dall'accusa) per via degli emolumenti autoliquidati dalla defunta Orsola Fallara, che -così parrebbe- per la vergogna si sia suicidata ingerendo dell'acido. L'ex presidente, invece di guardare il cielo a strisce, è stato prontamente collocato tra i vertici del Nuovo Centrodestra (ex PdL), perché non puoi mica pensare di vincere le elezioni se dietro le spalle non hai una condanna o qualche avviso di garanzia: poi parlano dell' “orgoglio mafioso”. Siamo stati avvertiti di essere chiamati alle urne da Antonella Stasi, una il cui cognome riporta dritti a le Carré, attraverso un tweet telegrafico. 140 caratteri o meno, ma personalità multiple come nell’esorcista, delle cui enormi bufale si sentono già i miasmi luciferini. Promesse a valanghe, accuse e dietrologia a tambur battente caratterizzeranno queste elezioni. Ma attenzione, gli occhi di molti si stanno aprendo e scuse come “Noi siamo qui da settembre scorso” non basteranno più. Non credo che qualcosa cambierà con queste elezioni, e i politici, presi tutti in fascio come un mazzo di asparagi, più tengono comizi, più parlano, più dimostrano una totale ignoranza sulle vicende storiche ed economiche che hanno caratterizzato il Sud. Come certi uomini carini e ben vestiti, che appena aprono bocca dicono: “se sarebbe”. Il “se sarebbe”, la “signora Longaroni” della politica meridionalista di oggi è Nicola Zitara, sì, proprio lui, il padre pio degli Italici, il Vecchio Pennacchio, il sanzitara del Sud. Non ci si può permettere più, oggi come oggi, di “cadere” su Nicola Zitara. Semplicemente perché non si è credibili. Qualsiasi discorso, per quanto arzigogolato e complesso, che non tenga in conto le teorie di Nicola Zitara, non ha consistenza, non ha valore politico, denota solo partigianeria e faziosità. Zitara, mi dispiace dirlo, è come una pulce circassiana, una zecca nel culo: non ti puoi liberare di lui. È come l'uovo nella frittata, la carne nell'hamburger, lo zucchero nella Coca Cola. Per quanto ancora riuscirete a ignorarlo, voi, politicanti di dozzina, biechi truffatori venduti al potere centrale che vuole il Sud sempre più povero e miserabile? Potete “squetarvi” da subito, Zitara vi rispunterà alle spalle per strangolarvi, come il principio della conservazione dell'informazione sta strangolando Stephen Hawking. In molti tentano di aggirarlo, perché Zitara è sempre stato un “maledetto scomodo”, uno che diceva la verità, e per questa ragione è stato emarginato dalla politica mainstream. Ma siamo agli sgoccioli, la Storia non vi permetterà molti altri giochetti e furberie. Zitara ha raccontato in modo inconfutabile la verità sull'unificazione d'Italia e su come questa vicenda abbia mutato in peggio la condizione del Meridione. La sua proposta era senza dubbio poco convenzionale, e guardando i risultati del referendum separatista in Scozia, si è portati a dire utopica, irrealizzabile. Anche non accettando la sua proposta separatista non si può prescindere però dalla sua teoria sul colonialismo interno. Chiunque aggiri l'argomento o si nasconda dietro frasi convenzionali come “ciò che è stato è stato, guardiamo al futuro”, lo sappia in anticipo, fa solo la figura del pagliaccio. Nicola Zitara Mario Oliverio Wanda Ferro Gianluca Callipo SETTIMANALE www.rivieraweb.it In questi mesi non c’è stato un solo provvedimento strategico del governo Renzi nei confronti della questione meridionale, dove un’infinità di persone vive senza lavoro e senza orizzonti. La storia di Marta di Giuseppe I giovani disoccupati calabresi sommersi dal partito del nulla L ILARIO AMMENDOLIA a Calabria resta ai margini del dibattito politico di questi giorni e le stesse elezioni regionali narrano una storia diversa da quella che la gente sta concretamente vivendo. Faccio qualche esempio. Ogni anno decine di migliaia di ragazzi calabresi si presentano per un posto nelle forze di polizia. Vorrebbero diventare carabiniere, finanziere, poliziotto, vigile urbano, pompiere. Si preparano, cercano raccomandazioni, molti studiano con diligenza: uno su mille ce la fa. Gli altri ritornano nei nostri paesi più amareggiati e sconfortati di prima. Spesso di tratta di giovani diplomati o laureati ma che, come in Calabria come in America Latina, molto spesso, non hanno altra possibilità di occupazione dignitosa e di riscatto sociale se non l’arruolamento nelle forze armate. Il governo ha trovato circa un miliardo di euro, che non è una cifra da poco, per adeguare gli stipendi delle forze di polizia al costo della vita. Le dichiarazioni solenni del ministro Madia che i contratti degli statali sarebbero rimasti bloccati anche per il 2015 a causa della crisi che attanaglia il bilancio dello Stato, è stata smentita.È bastata la semplice minaccia di sciopero delle forze di polizia per provocare una clamorosa marcia indietro del governo. Niente da ridire sull’adeguamento degli stipendi. Ci mancherebbe altro! Ma chi si occupa dei 999 giovani che quel concorso non hanno superato? Questi giovani, dopo il concorso, non hanno più un volto. Vagano tra i bar dei loro paesi e, in ogni vigilia elettorale si aggirano nelle anticamere della politica. Qualche volta scivolano negli anfratti criminali. Nessuno li organizza, nessuno dà loro voce. Non sono un “soggetto” né politico, né sociale, sono dei “disperati” che al massimo si possono usare in un disegno di contrapposizione ai diritti storici del movimento operaio. Renzi. ha parlato di Marta che sta per diventare madre ma non avrà il sussidio di maternità in quanto non è mai entrata nel mondo del lavoro e di Giuseppe costretto al precariato a vita. Sembrava parlasse dei nostri ragazzi. E’ stato commovente ascoltarlo ma, purtroppo, è una verità molto parziale.. Io conosco Marta e Giuseppe. I paesi della Calabria ne sono pieni. Non ho mai percepito la loro richiesta di togliere diritti a chi già ne ha poco. I privilegi sì, vanno tagliati ovunque si trovano: nelle banche, nelle pensioni d’oro, nei vitalizi, nelle speculazioni finanziarie e, in quelle ancora più odiose, sulla salute dei cittadini, negli stessi sindacati, nei partiti, nel parassitismo che una certa politica ha creato e protetto, nel mondo notarile e delle farmaceutica, nelle corporazioni. Marta e Giuseppe chiedono che un giovane che si affaccia al mondo del lavoro non venga schiacciato con tasse a balzelli ancora prima di avviare una attività. Forse, chiederebbero una seria ed equa politica dei redditi per far pagare ognuno per quello che ha. Marta e Giuseppe, soprattutto invocano una programmazione delle risorse ed un piano straordinario per il Sud in un’ottica di coesione nazionale. Vorrebbero veder rifiorire le colline e le montagne, diventar floride le pianure, riscoperti gli antichi saperi, rivitalizzati i loro paesi. Insomma vorrebbero produrre per se stessi e per l’Italia intera. E’ molto? No! E’ solo giusto, solo razionale la loro richiesta. In questi mesi non c’è un solo provvedimento strategico del governo che possa essere interpretato come un timido indizio rispetto alla necessità di affrontare la questione meridionale e soprattutto quella dei nostri ragazzi senza lavoro o precari. Per esempio, tutti abbiamo salutato con soddisfazione l’aumento degli ottanta euro in busta paga per una larga fascia di LUNEDI 6 OTTOBRE 7 lavoratori dipendenti. Tuttavia nessuno ha rilevato che la misura, pur giusta, è andata a privilegiare i territori “forti” dove si trovano le percentuali più alte di occupati rispetto alla Calabria , terra in cui le quote di disoccupati e precari è altissima. Questi senza reddito erano e tali restano, anzi con le pensioni dei genitori e dei nonni più svalutate. Uno governo riformista ed equo volendo redimere le ingiustizie sociali sarebbe partito appunto dai territori e dalle fasce sociali più deboli,dai disoccupati,e dai precari. C’è ancora il tempo per recuperare e ci auguriamo che il governo lo faccia, ma finora la Calabria ha avuto solo la promessa dell’invio di altri 800 militari. No, grazie. Teneteveli. Siccome Renzi cita spesso la Germania sarebbe opportuno che studiasse la strategia che i governi tedeschi hanno messo in campo, negli anni novanta, per risolvere la questione della Germania dell’Est, che corrispondeva alla questione del Sud in Italia ma che è stata affrontata e risolta. A difesa di Renzi c’è un solo attenuante: la magnifica “presenza – assenza” dei politici” del Sud e soprattutto calabresi. Un anno e mezzo è passato dalle ultime elezioni. Gli “eletti “ a dir il vero nominati, si stanno godendo il Palazzo. Siedono tra gli stucchi ed il velluto rosso, provando il brio del potere. Solo in apparenza, perché in verità contano poco. Mancano meno di due mesi alle prossime elezioni regionali ma il dibattito è avvitato su qualcosa che non ha niente a che vedere con il popolo calabrese. Impegnati in politica vi sono tantissime ottime persone ma finora non sono stati in grado di modificare di una sola virgola i provvedimenti del governo in modo che sia visibile un pur flebile indizio di una diversa sensibilità verso la Calabria. Con queste premesse neanche le prossime elezioni regionali modificheranno di una sola “h” le cose in Calabria. La politica ed i politici continueranno a discutere sul nulla e la stampa di regime a riportare i loro discorsi senza senso. Grande è la voglia di chiedere per costoro qualche mazzo di carte per giocare a scopone, matite ben temperate per impegnarsi nei cruciverba e la mentina per giocare a morra. Elezioni: il nuovo che non avanza! S ono quasi novecento i candidati al consiglio comunale di Reggio Calabria: un modo efficace per svilire il dibattito politico. Vorremmo pensare che a motivare l'imponente pletora di aspiranti consiglieri fosse la passione per la politica, l'amore verso la propria città, la volontà di contribuire a un futuro migliore. Ma l'impressione è ben altra! Non vogliamo svalutare l'impegno di singoli e di associazioni che in quella città, come nel resto della Calabria, hanno dato voce al disagio e alla speranza di tanti cittadini, realizzando una presenza preziosa in un contesto di disattenzione e apatia, se non di malaffare, ma è pur vero che la "logica" di creare dal nulla tante liste a sostegno dei candidati a sindaco può servire solo a mettere in campo una sorta di "questua" del voto tra amici, parenti e compari a tutto vantaggio dei "signori delle preferenze" e dei candidati a sindaco. Sembra che la drammatica situazione che vive la città, nel quadro della grave realtà calabrese e nazionale, la batosta dello scioglimento e gli anni della gestione commissariale non abbiamo insegnato nulla né alla politica né agli elettori, anche se qualche tenue segnale di speranza potrebbe esserci. Non desta entusiasmo né appare nel segno del cambiamento la candidatura a sindaco proposta dal centrodestra: non si tratta di sindacare sulla persona, ma sul metodo: chi ha compiuta la scelta? quante persone si sono riunite? Forse un ristrettissimo numero di esponenti di vertice di questa area politica hanno trovato una convergenza su un nome che, dopo il nulla osta di Roma, è stato portato a conoscenza della città: non ci sono state primarie o discussione nei circoli: tutto è rimasto nelle mani di pochi! Il centrosini- stra, tra mille difficoltà e limiti, ha vissuto un dibattito, ha svolto le primarie: forse è stato un atto più formale che sostanziale, ma è preferibile al verticismo estremo di un'area politica che ha dalla sua solo l'antipatia di una parte degli elettori nei confronti della sinistra e, soprattutto, logiche clientelari. Come ricordano i militanti della vecchia destra missina, pur nei tanti limiti di quel mondo politico, non è stato sempre così: nelle sezioni si discuteva anche in modo animato, la partecipazione di tanti semplici iscritti e simpatizzanti era viva e convinta: si trattava di una parteci- pazione ispirata non da affari e logiche di potere, allora si era all'opposizione e isolati, ma da valori morali quali l'onesta, il senso dello Stato, l'amore verso il Paese. E'difficile per le persone di "destra" riconoscersi in questa "destra" che è stata anche forza di governo locale e nazionale. Sono in molti, passata la sbornia del PdL e la leadership carismatica di Fini e Berlusconi, a chiedersi come ricostruire la vera Destra italiana che ha molto da dire sia negli Enti locali sia in Parlamento. E' necessario perdere per poi ricostruire? Giuseppe Giarmoleo RIVIERA PRIMO PIANO www.rivieraweb.it LUNEDI 6 OTTOBRE 8 ELEONORA ARAGONA O Se lo conosci lo eviti Tra pifferi e tromboni l’Ospedale della Locride è diventato un problema di sicurezza pubblica ERCOLE MACRI S e capiti all'una di notte all'Ospedale della Locride, capisce perché è fallito. «Per l'anima dei beati morti, portatevelo a casa vostro padre», ha consigliato con tono disperato una figura del pronto soccorso al figlio di un ammalato critico. «Se sale su - ha continuato - che ve la mandi buona il Signore… siete fortunato se non vi trovano il posto letto… almeno voi state attento con i farmaci». Su e giù, in lungo e in largo, l'Ospedale della Locride sta diventando, con micidiale frequenza, un pericolo per la salute pubblica. E non così. Il personale medico e paramedico, seppur bravo, in alcuni reparti esemplare, continua a recitare a soggetto, e a mugugnare. L'individualismo regna e fiacca, indifferente all'unica prospettiva, ovvero, a quello spirito di gruppo che alzerebbe l'orizzonte professionale anche a chi non ha ancora capito che l'ospedale è loro e non dei capi, capetti e dux a cui sono perennemente assoggettati. Ma loro non capiscono e mugugnano e sparlano dando sempre credito al fegato e mai alla testa. Non esiste un direttore d'orchestra né una bacchetta che impone una prova d'insieme. Sempre pessime esibizioni. Ognuno fa da sé, i violini vanno per conto loro e così i bassi, i pifferi e i vecchi tromboni. Questi ultimi sono i peggiori, spesso legati a un merlo fuoriuscito dall'urna operano solo per corteggiare il favore che verrà. Eppure la Locride catapulta nel suo indegno spoke-rino 44mila malati all'anno. Potevano essere 20mila, ma Scopelliti e il suo staff sono luminari nel gioco delle tre carte. Hanno mostrato a Siderno il finanziamento per una casa l'ennesimo malcapitato. Ma la regata della salute e un per hospice, poi, invece, funebre della politica non si ferma qui, hanno girato una carta più liscia delle loro avanza imperterrita, a vele spiegate sopra schiene. Qui steccano tutti, senza mai un mare di ombre, ben oltre il declassadiscutere di ammalati, ma solo di speciali- mento dei reparti Otorino, Oculistica, Allergologia e Dermatologia, e punta sti. Alla Saub di Gioiosa sono state assegnate senza pietà alla castrazione di Medicina delle ore straordinarie a un chirurgo pla- Generale. Chi comanda mira a rendere stico, addirittura molte altre a una biolo- semplice l'indirizzo interventistico e comga specializzata in procreazioni assistita. plesso quello geriatrico, ovvero al più Carrettate e carrettate di ore scodellate grande cimitero della Calabria. I conti agli amici degli amici, mentre l'obitorio, parlano da soli, ma a volte lo fanno anche ancor più noto come lo Swatch di i matti. Di conseguenza per ammalati e Caronte, registra un palmares invidiabile familiari è obbligatoria la fuga: se lo e scassa ogni giorno la 25esima ora del- conosci…. lo eviti. Il personale medico e paramedico, seppur bravo, in alcuni reparti esemplare, continua a recitare a soggetto, a mugugnare e a dover dare conto ai merli fuoriusciti dalle urne Il nosocomio è nel caos, manca la direzione, i reparti muoion come le mosche e anche i più irriducibili hanno perso la speranza che il Piano di rientro serva effettivamente a migliorare il servizio ospedaliero. E i tagli agli sprechi si stanno traducendo solo in tagli al personale e di posti letto nei reparti, ma di risparmio reale neanche l'ombra Ormai l'ospedale di Locri non è altro che una lisca, una lisca finita nelle grinfie di un gatto randagio affamato. È stato spolpato giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Due anni fa ancora qualcuno credeva nella promessa di un risanamento, difficile ma possibile, sacrificato ma indispensabile. In tanti era fiduciosi che i tagli agli sprechi avrebbero condotto poi ad una riorganizzazione efficiente e funzionale di quello che negli anni era finito alla ribalta come l'ospedale di favoritismi e scandali, era l'ospedale commissariato dalla Basilone. Il personale medico e infermieristico è stato disponibile anche a rispettare turni massacranti per garantire comunque il servizio ma sperava in un finale diverso. Adesso si è arrivati proprio all'osso. Sono rimasti solo 220 posti letto, hanno recentemente chiuso Geriatria e anche il reparto ex Geriatria Gerace sembra in dirittura di chiusura, Chirurgia d'urgenza è stato accorpato a Medicina d'urgenza, come Chirurgia generale è confluito in Medicina generale. Morale: solo perdita di posti letto. E queste sono solo le iniziative recenti prese in riva allo Stretto dall'Asp reggina, lontano dall'ospedale, lontano dal personale. Gli uffici amministrativi ormai non esistono praticamente più a Locri, sono tutti stati trasferiti a Reggio. Questo comporta però un peggioramento nella qualità del servizio e nella rapidità della risoluzioni delle situazioni critiche. Se i dipendenti hanno necessità dell'Ufficio beni e servizi, della Ragioneria o dell'Ufficio tecnico devono alzare il telefono è sperare di poter parlare con il responsabile in un ufficio a Reggio Calabria. Ma se l'obiettivo il fine ultimo di tutto questo fosse una razionalizzazione, così come previsto dal Piano di rientro sanitario regionale, un miglioramento dei servizi la cosa andrebbe bene, sarebbe anche legittima. Invece all'interno della struttura regna il caos, mancano alcuni presidi primari, spessissimo si rompono gli ascensori. Se l'obiettivo fosse il taglio degli sperperi non si capisce come mai si lascia il laboratorio sprovvisto di alcuni reagenti, mettendo il personale nelle condizioni di dover chiedere al laboratorio di Reggio a pagamento di effettuare alcune analisi. Per non parlare ancora del continuo taglio di posti letto o come nel caso di Oncologia del mancato rispetto dell'assegnazione dei 10 posti letto previsti dal Piano sanitario, un paziente oncologico ricoverato in un altro reparto viene a costare quasi tre volte tanto all'azienda sanitaria. I dipendenti stessi, quelli che lavorano, che coprono turni assurdi, che continuano a protestare e ad indignarsi per il modo in cui il loro ospedale è stato ridotto, non ne possono più. Ormai anche i più irriducibili si chiedono ma tutti i sacrifici che abbiamo fatto finora a cosa sono serviti? E poi magari domani arriverà un paziente - che dei problemi amministrativi, delle responsabilità di questa situazione non ne sa nulla - e se la prenderà anche con quell' infermiere o medico o Os che è lì e fa il suo lavoro, lavoro che tra parentesi a Reggio Emilia farebbero tre persone. LOCRI ORMAI È RIDOTTO ALL'OSSO IP Raymat Il centro adatto a voi Studio medico polispecialistico “È in programmazione una giornata gratuita di prevenzione del melanoma,tumore maligno della pelle da degenerazione dei nei, con relativa mappatura” N “ Una struttura sanitaria di alto profilo,con attrezzature di prim’ordine e servizi low cost asce dal desiderio di fornire alla popolazione locale, distante da strutture sanitarie, prestazioni mediche specialistiche di elevata qualità, grazie alla collaborazione di professionisti che operano in realtà ospedaliere di rinomato prestigio, nonché all’utilizzo di apparecchiature medicali di elevato profilo che garantiscono la più accurata diagnosi. Stiamo parlando dello studio Medico Polispecialistico Raymat di Marina di Gioiosa Jonica. Abbiamo incontrato per voi il proprietario Dott. Matteo Femia che, con la sua accoglienza gentile e professionale, ci ha aperto le porte del suo straordinario centro. Raymat è un centro moderno e all’avanguardia. Che risposta assistenziale offre? Siamo sul territorio da 18 anni con l’intento di essere un punto di riferimento per il paziente locale al di fuori del servizio sanitario pubblico, mettendo in campo la massima serietà e professionalità. Possiamo contare su un personale altamente qualificato, con le più svariate specializzazioni: dallo psichiatra all’endocrinologo, dall’andrologo al gastroenterologo, dalla medicina dello sport al neurologo. Il nostro centro effettua trattamenti fisiokinesiterapici, massoterapia, riabilitazione. Il coinvolgimento e la collaborazione dei medici che operano con noi si svolgono con la massima cura e sulla base di requisiti professionali, personali ed etici. Collaborano tra gli altri, la Dott.ssa Perri e il dott. Valeriano, endocrinologi (Univ. Pisa); il dott Calafiore (RC) e il dott. Capelli (BO), ortopedici; il dott. Giovanni Ascioti e la dott.ssa Patrizia Muzzi, ginecologi (Lamezia); la dott.ssa Daniela Rossi, neurologa (Bergamo); il dott. Cassone, otorino (ME); il dott. Ilacqua, urologo e andrologo (RC); il Dott. Riccio, chirurgo (BO); il dott. Barresi, gastroenterologo (RC); la dott.ssa Strangi dermatologa (Univ. Siena); dott. Pietropaolo, oculista (Univ. Germaneto CZ), la dott.ssa Franco, podologa (Roma) e molti altri. Dunque, una struttura che può contare su un personale medico di altissimo livello. Per quanto riguarda le strumentazioni? Utilizziamo un ecografo di ultimissima generazione; abbiamo a disposizione una sala endoscopica realizzata in base ai più aggiornati criteri di sicurezza ed ergonomia operativa, con un sistema di climatizzazione a norma di legge, una sala di sterilizzazione, percorso per il paziente pre e post-intervento, un percorso per l’endoscopista (spogliatoio, lavaggio, entrata in sala). Eseguiamo anche esami di elettromiografia, indispensabile strumento di diagnosi precoce e di prevenzione attiva delle malattie neurodisabilitanti; esami di ecocardiografia fetale, un esame dettagliato dell’anatomia e della funzionalità cardiaca del nascituro. Progetti futuri? Di recente abbiamo organizzato la giornata dell’osteoporosi, durante la quale i pazienti hanno potuto eseguire gratuitamente una Moc e avere un controllo medico specialistico inerente i rischi legati alla patologia suddetta. Adesso abbiamo in programma una giornata di prevenzione del melanoma, durante la quale sarà possibile effettuare gratuitamente la mappatura dei nei. Aspiriamo, inoltre, a offrire presto una serie di promozioni volte alla prevenzione e alla valutazione del rischio di infertilità legato al varicocele, una patologia abbastanza frequente negli uomini che il più delle volte insorge in età piuttosto giovane, dai 15 ai 20 anni circa. Solo in casi rari può esordire prima o anche in età matura, nel qual caso spesso la situazione può divenire irrecuperabile. Con un semplice ecodoppler si può individuare il varicocele e risolvere il problema per tempo. Il suo centro può essere considerato una struttura sanitaria low cost… Offrite, infatti, una serie di servizi sanitari a costi moto contenuti… Il nostro centro propone servizi a prezzi molto contenuti. Due esempi: 20 sedute Total Body di magnetoterapia per l’osteoporosi a soli 100 euro, Holter 24ore pressorio 50 euro e dinamico 70. Sono previste convenzioni speciali? Si, per associazioni, assicurazioni, enti pubblici e privati, imprese, aziende, attività commerciali. Oggi si parla di certificazioni di eccellenza. Pensa che il centro abbia le carte in regola per poter aspirare a ricevere una certificazione di eccellenza? Certo. La struttura è perfettamente a norma da tutti i punti di vista e la commissione provinciale di Vibo, che ha dovuto valutare tutti i parametri di validità, ha dato pareri di normalità ed eccellenza, senza i quali non avremmo già ottenuto le autorizzazioni dell’A.S.P. e dell’assessorato regionale alla Salute. “ IMMAGINI A sinistra, lo studio Raymat visto dall’esterno. In alto da sinistra,sala endoscopica con percorso del paziente e percorso del chirurgo, sonde endoscopiche, angolo pronto soccorso e sala di sterilizzazione . In alto, palestra.In basso, zona TECAR , laser, u.s., magneto , ecc. In basso a sinistra TENS e la sala convegni. RAYMAT SRL: MARINA DI GIOIOSA JONICA, VIA CALVARIO,15/A. INFO. 0964/416856- CELL. 393/5639490 - WWW.STUDIOMEDICOPOLISPECIALISTICORAYMAT.IT APPROFONDIMENTI www.larivieraonline.com LUNEDI 5 OTTOBRE 10 IN BREVE È Rodolfo Palermo il nuovo presidente delTribunale di Locri A prendere il posto di Bruno Muscolo sarà Rolfo Palermo, già a Locri in qualità di procuratore negli anni '80. Ad augurargli buon lavoro il Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Locri, Gabriella Mollica, il Presidente della Camera Penale di Locri, Eugenio Minniti. Tra le cariche presenti, il Procuratore Luigi D'alessio, il Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. Presente anche il dott. Giovanni Filocamo che in passato è stato presidente del tribunale di Locri. Eccellenze Sapori&territorio Dieci studentesse dell’università di Slow foodsono rimaste incantate dinanzi all’ospitalità del nostro territorio e alla qualità della nostra cucina, sia da quella tradizionale che da quella d’autore. Locride, il locomotore della cucina calabrese C’ JIM BRUZZESE Il reggino Arturo De Felice nominato prefetto Il direttore della Dia Arturo De Felice é stato nominato prefetto dal Consiglio dei ministri su indicazione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Arturo De Felice è stato nominato prefetto dal Consiglio dei Ministri in coincidenza con la scadenza del suo incarico di direttore della Dia, che ha svolto per due anni. "Sono profondamente grato ha detto De Felice all’ANSA - al Ministro dell’Interno, che mi ha proposto, ed al Governo che mi ha nominato prefetto a conclusione del mio mandato di direttore della Dia, nel quale ho cercato di profondere ogni mia energia. Desidero condividere questo alto riconoscimento con le donne e gli uomini della Direzione investigativa antimafia che, da Agrigento a Trieste, hanno contributo al raggiungimento dei ben noti risultati operativi". Secondo alcune fonti, De Felice, nato 62 anni fa a Reggio Calabria, potrebbe essere nominato a capo della Prefettura della provincia reggina. è una condotta Slow Food nella Locride presieduta da Alessandro Pugliese e c’è, sempre nel nostro comprensorio, una “bollicina” dell’Associazione Italiana Somelier di cui è responsabile Pierfrancesco Multari. Attorno a questi ribelli dell’eccellenza enogastronomica di casa nostra c’è uno spirito animatore, un’ambizione importante, o ancor di più… una missione, un desiderio di eccellere come territorio. E ancora, c’è sguardo lungo, che non si ferma alla cucina tipica, ma guarda e vede le materie prime e le maestranze che spuntano a macchia di leopardo da un capo all’altro del mare nostrum: da Cocintum a Zefira c’è, soprattutto, fiducia nella cucina tradizionale e in quell’autore. Di questo, se ce ne fosse ancora bisogno, c’ha dato l’ennesima conferma, la visita di dieci studentesse dell’università di Slow Food nella Locride. A ranghi compatti hanno ormeggiato, tra mille coccole, con la forchetta in canna. Tre giorni perfetti, da domenica 21 a martedì 23 settembre, ospiti d’onore nella pancia di un comprensorio abbandonato che, però, quando ci si mette, con competenza ed entusiasmo sa ancora sedurre. Mammola, Marina di Gioiosa Ionica, Gerace e Gioiosa Ionica e Siderno, hanno risposto alla grandissima. Con i suoi mille anni la Capra alla Cardola è arrivata ai gastronauti di Slow Food dopo che lo chef della trattoria U Ricriju di Siderno l’ha stufata a lume di candela per due giorni. «Statosferica» ha affermato una studentessa intorno alle dieci di sera di domenica. Il giorno dopo, in un lunedì pieno di pretese, al Gambero Rosso lo chef Riccardo Sculli ha impressionato ospiti e accompagnatori. Grazie alla sua riconosciuta capacità di trasformazione della materia prima ha dimostrato come il pesce azzurro può diventare un piatto stellato. Gli studenti sono lette- ralmente impazziti di gioia dinanzi a tanta qualità e alla freschezza del prodotto: «Da quando peschi un pesce, o da quando tagli una fronda di finocchietto selvatico, a quando li servi ai clienti passano al massimo quattro ore. Questo è il principale, e credo esclusivo, marchio di qualità della cucina del nostro territorio», ha affermato lo chef gioiosano, un devoto alle materie prime che il suo territorio gli offre quotidianamente e in ogni stagione. Due giorni dove l’accoglienza ha prevalso su tutto e, proprio per questo, la Condotta Slow Food della Locride e la stessa Università, hanno sentito il bisogno di ringraziare quanti hanno profuso il proprio impegno affinché tutto risultasse perfetto, affinché venisse confermata la nostra incomparabile ospitalità. «I primi ringraziamenti alle Amministrazioni comunali di Mammola, Marina di Gioiosa Ionica, Gerace e Gioiosa Ionica e alla Comunità del Cibo di Mammola – ha affermato il fiduciario della Condotta della Locride, Alessandro Pugliese – e poi a quanti hanno reso tutto impeccabile, trasmettendo a questi ragazzi il meglio del nostro territorio». Il panorama della gastronomia calabrese è più ampio di quanto si possa immaginare e vanta origini antiche nonché molteplici apporti di popoli diversi. Una notevole inventiva caratterizza una cucina semplice eppure richiedente mediazioni complicate di intingoli o salse; una cucina che offre sapori forti e intensi, una cucina ‘miracolistica’ per i trionfi che celebra talora in assoluta povertà ha sostenuto più volte lo storico Ottavio Cavalcanti, docente di Storia delle tradizioni popolari all’Università della Calabria. La Locride non solo sta rispondendo con piatti raffinati e mediterranei, ma oggi si pone come i principale battistrada dell’enogastronomia calabrese. GERENZA Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili. APPROFONDIMENTI Fuori il marcio dai nostri confini L' antica ferita dell'immigrazione torna a bruciare nell'assolata Calabria, dove ciascuno trova conforto a proprio modo per il dolore di una terra distrutta e abbandonata. Un dolore antico ma pur sempre attuale che aumenta in sintonia con la devastante crisi economica europea. Sotto il sole la verità, quella del lavoro; traspare in tutta la sua amarezza e l'esigenza di sopravvivere si colora di sentimenti contrastanti. Da un lato, infatti, questa terra continua ad offrire il meglio di sé e delle sue bellezze a chiunque vi giunga, immigrati compresi. Dall'altra si arrocca, come ai tempi dei pirati, in quel mutismo rabbioso e impotente, animato da voglia di riscatto e giustizia che sempre tardano ad arrivare. Nessuno vuole puntare il dito sul diritto di potersi ricostruire una vita nuova, ma è pur vero che la realtà non è sempre quella che raccontano i più deboli. Deboli troppo spesso tutelati ben oltre i limiti necessari dal quel groviglio di regole europee imposte dall'alto e che hanno relegato gli italiani in un angolo fatto di impotenza e avvilimento. Nulla è cambiato dunque. E nulla sembra cambiare all'orizzonte. Non è razzismo questo, nessuno vuole negare a chi viene in Calabria di integrarsi e di lavorare ma le condizioni di partenza e i diritti dovrebbero davvero essere gli stessi. Invece accade il contrario. “Un Paese non può vivere al di sopra dei propri mezzi”. Preservare la propria dignità è un diritto comune a tutti gli esseri umani ma a cosa serve lottare, sacrificarsi se poi basta un semplice gesto per perderla? Nell'Europa comunitaria i primi emigranti sono romeni con 1,9 milioni, un dato ormai quasi scontato. E sì, sono proprio loro. Persone accolte nelle nostre case come familiari per lavorare, spesso con l'inganno, perché fingono rispetto e serietà pur di accaparrarsi la nostra fiducia, scrutano e poi ti danno il ben servito derubando chi ha più bisogno del loro aiuto. Rovistano le case della povera gente in cerca di chissà cosa e approfittando dei nostri disagi, pretendono uno stipendio che noi italiani nel nostro paese, non percepiamo. Due su dieci, le persone di cui ti puoi fidare, sono solo due su dieci. E mentre i calabresi non dormono la notte per cercare riparo al crollo inesorabile delle tutele offerte dalla propria legge nazionale, gli immigrati vengono assistiti gratuitamente dal servizio sanitario nazionale. Le tutele sono sacrosante ma devono riguardare davvero tutti, altrimenti il rischio di falsare la corretta interpretazione della realtà diventa un gioco al massacro, dove ciascuno cerca la distorsione che meglio lo rappresenti agli occhi del mondo. È vero che l'immigrato è l'elemento debole da tutelare, ma è altrettanto vero che immigrati non si resta per sempre e, dopo aver trovato un lavoro e un alloggio dignitoso, si diventa cittadini di un paese con eguali diritti e uguali doveri. L'Italia invece, che soccombe sotto la pesante glassa del garantismo, baluardo politico dietro cui hanno trovato ristoro le fazioni più deprecabili della nostra popolazione e hanno marciato gli eserciti silenziosi della criminalità organizzata, offre il giusto contenzioso a chi ne ha bisogno. Con questa prospettiva, il palco della vita si trasforma in una farsa: la prepotenza e l'isolamento diventano strumenti di difesa; l'urlo alla tutela dei diritti diviene bandiera politica; l'occupazione indiscriminata e il disprezzo per il territorio diventano stile di vita. Dietro le quinte di questo orrore restano gli italiani attoniti e increduli, incapaci di comprendere la dimensione reale dell'ennesimo disastro politico. Cosa resti della terra dei greci e del barocco più bello non interessa più a nessuno; e la Calabria diventa sterile passerella che unisce la terra di nessuno alla terra del miraggio. Il resto è silenzio. Katia Candido Direttore responsabile: ANTONIO TASSONE Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Ercole Macrì, Eleonora Aragona, Franco Parrello, , Lidia Zitara, Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta, Francesca Barranca.. Per richieste di pubblicità rivolgersi a: PI GRECO Comunication srl Via Gramsci, 72/A info 0964383251 GLI INSERZIONISTI sono responsabili dei marchi e dei loghi pubblicitari nei loro spazi, l’Editore non risponde per eventuali dichiarazioni, violazioni di diritti, malintesi, ecc... Tutti i marchi riportati sono registrati dai legittimi proprietari. STAMPA: Martano Editrice V.le delle Magnolie, 23 70026 Modugno - Bari EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno www.larivieraonline.com LUNEDI 5 OTTOBRE 10 LA SCOMPARSA È morto l'ex difensore del Siderno Francesco Lombardo Dopo tanti anni di lotta ha ceduto davanti ad una rara forma di malattia “Facile essere un guerriero quando stai bene, prova ad esserlo quando stai male”. Questo post dello scorso luglio pubblicato sul suo profilo fb, testimoniava la grave sofferenza che l'amico Franco Lombardo si è portato dietro negli ultimi anni. Una lotta che si è protratta sino a stamane contro una rara forma di malattia che lo aveva debilitato nel fisico e nella mente. Una battaglia che Francesco Lombardo ha portato avanti con grande dignità e tenacia, circondato dall'affetto dei suoi cari. Una Siderno attonita, rimasta sgomenta dopo aver appreso la notizia, piange per la dipartita di una persona eccezionale, un suo valente figlio, che si è sempre fatto apprezzare per un'innata generosità e bontà d'animo ma che anche dal punto di vista professionale ha lasciato una traccia indelebile, dopo il valoroso servizio prestato presso il locale commissariato di Polizia, prima del trasferimento in quel di Cagli. Bello, con un fisico imponente, Francesco sembrava davvero un gladiatore d'altri tempi (negli anni 80 aveva giocato anche nel Siderno come difensore centrale) ma alla fine, purtroppo, è stato costretto a cedere. Di lui manterremo sempre un grande ricordo. Condoglianze a tutta la famiglia Lombardo dalla redazione di “Riviera”. Ciao Franco, non ti dimenticheremo mai... R.I.P È RINALDO NICITA IL NUOVO RESPONSABILE DI MEDICINA GENERALE DELL’OSPEDALE DI LOCRI Il nuovo responsabile dell'Unità funzionale di Medicina Generale del nosocomio di Locri è il dr. Rinaldo Nicita, brillante medico riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale (ha lavorato presso l'ospedale Vall' Debron di Barcellona). La nomina, eseguita dal Direttore del Dipartimento Medico dr. Domenico Calabrò, rientra in quello che è l'obiettivo aziendale di “sfruttare” i nostri cervelli migliori per rinnovare e di conseguen- za potenziare e creare fiducia nell'Ospedale. Nell'assegnare l'incarico, il dott. Calabrò, vero talentscout di razza alla guida degli ospedali della provincia, ha applicato quella filosofia di mercato che impone ad un'Azienda che voglia conquistare quote, nel nostro caso di salute, di mettere gli uomini giusti nei posti giusti senza farsi condizionare da rapporti personali, amicali, politici ed ambientali. Non è una colpa l’inchino.. almeno che a farlo non sia Schettino Gentile Direttore, dal Volturno in giù, se una processione religiosa, di quando in quando, fa una sosta di riposo, non è un'anomalia, perché si fa da sempre, ché i partecipanti alle processioni hanno anche il diritto ad un po' di respiro. Ultimamente, per una defezione clamorosa, la sosta è stata interpretata come “inchino”, diciamo meglio “riverenza” (eseguita per non pagar la penitenza). Negli ultimi due anni, tuttavia, si è chiacchierato molto di un altro “inchino”, che ha mandato in rovina un bastimento di pregevole valore, ma ancor peggio ha tolto la vita ad alcune decine di esseri umani. Il comandante di quel bastimento, tale Schettino, sfuggito frettolosamente e vigliaccamente al pericolo, era stato redarguito dal comandante De Falco (“Schettino, salga a bordo, ca . . o, e coordini i soccorsi, se no gliela farò pagare cara!”). Oggi De Falco è stato promosso per essere rimosso e Schettino ha in corso la vertenza giudiziaria che, nell'etica e nella giurisdizione della marineria, si sarebbe dovuta concludere sollecitamente davanti alla Corte Marziale che, come è noto, raramente perdona. Nienteniente che l'inchino di Schettino (rima casuale), e di tanti altri comandanti meno sfortunati (o meno audaci, o meno maldestri), abbia qualche analogia con gli inchini delle processioni? Un riposino ai motori della nave, un momento di relax e di folclore per i croceristi, un “requiem aeternam” per chi ha avuto la peggio! Da ricordare che Schettino proviene dai luoghi a sud del Volturno. Vincenzo Papa L’ANGOLO DI PARRELLO Scusi professore, sa dirmi se ieri mio figlio era a scuola? E così, dopo tagli su tagli, quello più grosso l'ha avuto la scuola. Per risparmiare, i nostri governanti, hanno deciso di eliminare migliaia di classi, facendo sì che ognuna abbia almeno quaranta alunni. Così, con questo sistema, potranno aumentare i loro miseri stipendi....Un professore di matematica o latino oggi deve riflettere se fare o meno l'appello, poiché rischia di non aver più tempo per spiegare la lezione. E infatti stanno pensando di fornire ad ogni alunno, così come accade nelle grandi fabbriche, il cartellino per certificarne la presenza. Una mattina, un padre si presenta a scuola e chiede al professore se suo figlio il giorno prima ci fosse andato. " A dire il vero - replica l'insegnante - non lo ricordo, vado in segreteria a verificare se ieri ha timbrato il cartellino". Com'era bella la scuola di qualche decennio fa, al massimo venti alunni per classe. Appena il docente entrava nell'aula, si accorgeva subito se un alunno era assente e chiedeva: " Oggi non vedo Giuseppe ". Tutti rispondevano: " È a letto con la febbre ". " Ragazzi, quando andrete pomeriggio a trovarlo salutatelo anche da parte mia e ditegli che tutti noi lo aspettiamo presto a scuola". Franco Parrello PRIMO PIANO L’INTERVISTA Anna Lia Paravati, Presidente Fai Calabria “Il 12 ottobre a Siderno si correrà una maratona speciale, una maratona che si corre con gli occhi: non è una maratona faticosa, anzi è un invito a fermarsi per ammirare le bellezze del nostro paesaggio, il nostro patrimonio culturale che spesso ci sfugge perché siamo presi dalla vita di tutti i giorni” “Gliamministratoriloca l’importanzadiavereu MARIA GIOVANNA COGLIANDRO ai palazzi alle chiese, dai negozi storici alle piazze, dai vicoli ai giardini. Domenica 12 ottobre torna Faimarathon, la maratona culturale per tutte le età, organizzata dalle delegazioni e dai volontari FAI, che permette di scoprire e riscoprire con occhi nuovi le bellezze straordinarie della nostra terra. Per capire meglio cos’è la Faimarathon e vedere più da vicino come opera il FAI abbiamo intervistato la dott.ssa Anna Lia Paravati, da tre anni presidente regionale del FAI e da qualche giorno riconfermata anche per il prossimo triennio. La sua è la prima delegazione FAI fondata in Calabria… Si, la nostra è stata la prima delegazione ad essere fondata in Calabria dal FAI e da lì c’è stata un’ evoluzione in tutto il territorio calabrese. Si è sviluppata una rete che oggi è completa, con delegazioni in tutto il territorio e con gruppi giovani che stanno crescendo e stanno sviluppando un’attività di volontariato, svolgendo un lavoro meritorio. Il 12 ottobre ci sarà la Faimarathon, giunta alla sua terza edizione. Quali saranno i siti che verranno visitati qui a Siderno? La Faimarathon è una delle manifestazioni nazionali più importanti, insieme alle Giornate di Primavera e ai Luoghi del cuore, il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare che si vorebbero vedere rinascere e conservare (adesso il FAI si sta interessando della Cattolica di Stilo con un progetto di valorizzazione). Tornando alla Faimarathon, si svolge nell’ambito di una campagna di raccolta fondi che inizia il primo ottobre e finisce il 31, all’interno della quale c’è la possibilità di inviare un sms solidale alla fondazione. La Faimarathon ha il suo momento di maggiore visibilità il 12 ottobre, giorno in cui si svolge una maratona, una maratona speciale che si corre con gli occhi: non è assolutamente una maratona faticosa, anzi è un invito a fermarsi per ammirare le bellezze del nostro paesaggio, il nostro patrimonio culturale che spesso ci sfugge perché siamo presi dalla vita di tutti i giorni. La delegazione della Locride quest’anno ha puntato al borgo di Siderno Superiore. Ci sarà un percorso di 10 tappe che prevedono una passeggiata nel centro storico di Siderno D per ammirare palazzi, chiese, splendidi scorci panoramici… Da dove e a che ora partirà questa “maratona culturale”? Avrà inizio alle 9 e partiremo da palazzo Englen. Sarà una giornata di festa, all’organizzazione della quale la città di Siderno ha partecipato con particolare entusiasmo. Si tratta di manifestazioni che danno enorme visibilità al nostro patrimonio culturale e questo è stato colto pienamente da tutti gli abitanti di Siderno e da diverse associazioni che si sono organizzate per mettere in campo quanto di meglio possa offrire il borgo: sono previsti piccoli concerti, mostre di artigianato, degustazioni enogastronomiche; in più ci sarà una mostra all’interno della Chiesa Matrice di San Nicola dove verranno esposti i pezzi più belli vi sono conservati all’interno e che normalmente non è possibile ammirare. Colgo l’occasione per ringraziare le associazioni e tutti coloro i quali ci hanno sostenuto in questa manifestazione. E vorrei anche approfittare per fare gli auguri al nuovo capo delegazione di Milano – la prima e la più grande delegazione del Fai italiano che conta 15 mila associati – Matilde Sansalone, una locrese. Sono sicura che grazie a lei ci sarà un ponte ancora più consistente tra la Locride e Milano in relazione proprio alla nostra attività. La Calabria è l’ultima regione d’Italia… questo vale anche all’interno del FAI? Intanto siamo l’ultima regione ad avere avuto una struttura FAI. Quando partecipo alla riunione dei presidenti regionali ho la percezione che nella nostra terra la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale e ambientale sia un’altra cosa rispetto ad altre regioni, soprattutto del nord e del centro. Devo dire, però – e lo dico con un certo orgoglio senza il timore di essere smentita – che noi abbiamo contribuito al cambiamento del FAI. Oggi il FAI si sta indirizzando verso una strategia diversa: ha abbandonato un po’ il modo salottiero che lo ha tipicizzato negli anni scorsi, e si è radicata molto di più sul territorio, prendendo spunto da noi che, sebbene siamo stati gli ultimi, abbiamo avuto la possibilità di creare strutture nuove e più agili di quelle che esistevano già. Noi abbiamo creato una struttura di comunicazione all’interno della regione che è diventata un esempio per tutta l’Italia del FAI. Quale opera sogna di realizzare e quale rincresce di non avere potuto realizzare? Il mio grande sogno, per il quale mi sono impegnata tanto, era quello di salvaguardare e valorizzare un’area molto bella che abbiamo a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, dove il FAI aveva progettato la creazione di un’ “oasi”, una sorta di area protetta, in cui vivere e godere del mare con il massimo rispetto. A Sant’Andrea si trova una spiaggia lunga 3 km che, per il fatto di essere geograficamente inaccessibile, è assolutamente intatta, incontaminata, è come tornare indietro di 100 anni. Ci sono delle dune e anche delle specie di flora e di fauna in via di estinzione. Ci nidifica, ad esempio, la caretta caretta; è veramente un angolo di paradiso. Pensi che Pistoletto, un grande artista italiano di fama mondiale, ci aveva offerto gratuitamente la progettazione di tre lidi in quest’area. Il FAI si è impegnato tanto in questo progetto, e anche la regione Calabria. Purtroppo la visione un po’ ristretta degli amministratori locali, il timore di abdicare alla gestione di una parte del territorio e magari di perdere consensi importanti – piccoli numeri ma forse importanti – hanno, non voglio dire contrastato, però allungato i tempi. E il FAI non può aspettare, perché ha tantissime cose da fare. Quindi quello che era il mio sogno, oggi è diventato il mio grande rammarico. Ci sono, però, altri progetti in campo: stiamo pensando di prendere la gestione diretta dell’area dei Giganti di Fallistro, nella Sila Grande. Speriamo che presto anche in Calabria potremo avere un bene FAI: noi del FAI ci stiamo provando in tanti modi, ma le amministrazioni www.larivieraonline.com LUNEDI 6 OTTOBRE 17 “Pistoletto, un grande artista italiano di fama mondiale, ci aveva offerto gratuitamente la progettazione di tre lidi nella spiaggia incontaminata di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio. Purtroppo il timore degli amministratori locali di abdicare alla gestione di una parte del territorio ha fatto saltare tutto” alinoncomprendono unbeneFAIinCalabria” locali non ci stanno aiutando. Guardano il FAI con molta diffidenza Possiamo spiegare a un amministratore cosa significa avere un bene FAI? Bisognerebbe portarlo soprattutto a vedere un bene del FAI. Basterebbe soltanto quello, le parole servono a poco… Pensi che l’Abbazia di Cerrate a Lecce, uno dei migliori esempi del Romanico pugliese, è stata data in concessione alla FAI. Ed è stata la provincia di Lecce a chiederlo, mettendo a disposizione una cospicua somma affinché la FAI provvedesse al restauro. La Fondazione lo sta restaurando, per dotarlo di tutti i servizi necessari ad accogliere i visitatori e trasformarlo in un luogo da vivere: un antico gioiello ritroverà il suo splendore e sarà restituito alla sua terra. La diffidenza dell’amministrazione locale è legata al fatto che perde la proprietà di quel bene? L’amministratore locale non perde la proprietà del bene ma è chiaro che deve darlo in concessione al FAI. Il FAI, poi, non consente naturalmente che ci siano altri gestori: ha una modalità di fare che è questa, lo si deve accettare a scatola chiusa. Lavorate insieme al Ministero dei Beni Culturali o autonomamente? La fondazione è una fondazione privata che si propone come gestore esclusivo nel pieno rispetto delle leggi esistenti. Abbiamo 75 beni in tutta Italia. La maggior parte è stata restaurata grazie ai professionisti migliori, che in moltissimi casi hanno messo a disposizione del FAI le loro capacità gratuitamente. Con l’introito dei nostri beni riusciamo a coprire l’87% dei costi – ricordo che i nostri musei riescono a coprire solo il 12%. Una domanda a bruciapelo: i Bronzi all’Expo? Io non sono contraria a far girare i nostri beni. È chiaro che relativamente ai Bronzi credo bisogna stare molto attenti alle modalità di trasporto. Gli esperti ci dicono che sono fragili e bisogna tener conto di ciò, però penso che esistano sistemi di trasporto che riducono al minimo i rischi. POLAROID Quindi se si trova la giusta modalità di trasporto, Lei è favorevole ad esporli? Si, secondo me bisognerebbe farli vedere non solo a Milano ma farli diventare nostri C Quando partecipo alla riunione dei presidenti regionali ho la percezione che nella nostra terra la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale e ambientale sia un’altra cosa rispetto ad altre regioni, soprattutto del nord e del centro. olgo l’occasione per ringraziare le associazioni e tutti coloro i quali ci hanno sostenuto in questa manifestazione. E vorrei anche approfittare per fare gli auguri al nuovo capo delegazione Fai di Milano – la prima e la più grande delegazione del Fai italiano che conta 15 mila associati – Matilde Sansalone, una locrese. Sono sicura che grazie a lei ci sarà un ponte ancora più consistente tra la Locride e Milano in relazione proprio alla nostra attività. RIVIERA CULTURA Pillole A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone Naturopatiche Armando Reale, un gioiosano e un comunista per bene Le Castagne il profumo dell’autunno... E' iniziata la stagione autunnale e dalla spiaggia e dal mare saliamo verso i meravigliosi boschi Calabresi e raccogliamo i loro frutti. Le castagne sono il tipico prodotto autunnale: cadono spontaneamente dall'albero da settembre a dicembre, periodo nel quale vengono raccolte due volte al giorno. I prodotti derivati, come la farina di castagne e le castagne secche, possono essere conservati a lungo e si trovano tutto l'anno. La marmellata o crema di castagne è una marmellata preparata con la purea di castagne. Data la bassa acidità è un prodotto molto deperibile, per conservarsi bene necessita di una elevata % di zuccheri, solitamente del 60%. La marmellata di castagne è quindi un prodotto molto dolce, può essere consumata da sola insieme alla ricotta o allo yogurt, oppure per preparare dolci al cucchiaio, o come ripieno per le crepes. L crema di marroni ha meno del 50% di zuccheri, una volta aperta va consumata entro una settimana, altrimenti ammuffisce. Guida all'acquisto delle castagne Le castagne devono presentarsi sode, il guscio non deve cedere se premuto con le dita. Il prezzo delle castagne dipende dalla loro grandezza, ma una castagna grossa non è più dolce di una piccola. In genere, le castagne piccole sono destinate alla bollitura mentre quelle medie e grandi sono più adatte per essere arrostite. Le castagne molto grandi necessitano di una cottura più attenta, specie se arrostite: si rischia di bruciare la parte esterna lasciando crudo l'interno. Conservazione delle castagne Le castagne possono essere trattate mettendole a bagno in acqua per qualche giorno, poi devono essere asciugate e si possono conservare in questo stato, in luogo fresco e asciutto, anche per un paio di mesi. Possono essere congelate crude e poi scongelate e cotte immediatamente, i migliori risultati, però, si ottengono congelando le castagne arrostite e sgusciate: in questo modo si possono conservare anche per 6 mesi. Prima del consumo vanno fatte scongelare lentamente e mangiate fredde o leggermente scaldate al forno. La farina di castagne, una volta aperta, va conservata in luogo fresco e asciutto e consumata quanto prima in quanto facilmente attaccabile dalle larve. Le castagne secche sono disponibili in due "formati": quelle morbide, adatte per un consumo immediato ma più deperibili, e quelle dure, che vanno messe in ammollo per qualche decina di minuti prima di essere consumate. Preparazione delle castagne Le castagne possono essere bollite, arrostite sul fuoco o al forno. Le castagne arrosto sono meno digeribili a causa delle imperfezioni nella cottura, che causano alterazioni dei glucidi e delle proteine, come la reazione di Maillard. Queste alterazioni sono anche responsabili dell'aroma tipico delle castagne arrosto. Le castagne arrostite al forno tendono ad asciugarsi un po' troppo rispetto a quelle sul fuoco diretto, per limitare questo problema usate una temperatura di 220 gradi per 15-25 minuti a seconda della pezzatura. Le castagne arrosto vanno incise prima della cottura con un taglio poco profondo, di 2-3 cm di lunghezza. Con la farina di castagne è possibile confezionare torte (castagnaccio), frittelle di castagne, crepes, mousse, polenta. Sarà pubblicato quanto prima il volume di poesie della poetessa Cristina Bargna che si annuncia come un mondo poetico maturo ed originale, ma anche o forse, soprattutto, pieno di passione e di sensualità spontanea e schietta. Dopo la festa facciamo una passeggiata in piazza Porto Salvo e all’improvviso eccoti due opere d’arte. L’ unica scritta che compariva era : “Record here, the sound of your life (registra qui il tuo suono di vita)” Ci siamo scontrati politicamente, siamo stati avversari all'interno del nostro partito, abbiamo fatto grande fatica ad ascoltarci e a capirci reciprocamente. Tuttavìa, Ernesto Papandrea - fresco autore di un libricino a lui dedicato - ha pienamente ragione: Armando Reale era un gioiosano e un comunista per bene. IlteatrodiDomenicoPantano:amore per la cultura e per i sentimenti umani SARA LEONE Un palcoscenico, alcuni attori, le luci, il pubblico. Toccare il cuore della gente, accarezzare la memoria, far ridere e sorridere, far commuovere e riflettere. Evocare la vita, le sue imprevedibilità, i suoi rischi. Dal tempo dei tempi, dalla sua origine e dal suo concepimento, dal momento storico in cui si fa nascere il teatro greco, e quello latino, le rappresentazioni furono legate agli aspetti della vita, sia essa vita contadina o vita nobile. Di capolavori teatrali e di commedie nel panorama internazionale sono state scritte tantissime. Avere nella Locride una compagnia che si sia posta come obiettivo quello di recuperare i classici e metterli in scena, invece, è una vera fortuna. Domenico Pantano è il direttore artistico della cooperativa "centro teatrale meridionale", nonché gestore del teatro di Gioiosa Ionica, e questa estate ha dato via al programma "Festival nazionale teatro Magna Grecia" con la collaborazione dei comuni di Locri, Marina di Gioiosa e Gioiosa Ionica, ed ha inaugurato, una stagione teatrale estiva, ospitata tra il Tempio di Marasà, l'atrio del palazzo della città a Locri, e i ruderi del teatro romano di Gioiosa Ionica. Gli spettacoli dall'1 Agosto, al 13 Settembre, sono stati rappresentati in questi luoghi, ognuno dei quali, in modo diverso, commemora le nostre origini, calando le scene in un'atmosfera antica, e magica allo stesso tempo. Domenico Pantano è anch'egli un attore. Si è diplomato all'Accademia di arte drammatica a Roma. Ha una voce profonda e imponente, come solo quella degli attori di teatro hanno. Lui stesso ha recitato in uno degli spettacoli messi in scena la scorsa estate, ed incuriosita chiedo più informazioni. Pantano ha recitato in una commedia scritta nel 1500 di Agnolo Beolco, conosciuto con il nome di Ruzzante, in quanto anch'egli recitava nelle opere che scriveva e che poi venivano messe in scena. La commedia scritta nel lontano Cinquecento e dal titolo "la Moscheta" presentava come lingua originale il dialetto padovano antico, incomprensibile al pubblico non specialistico, per cui Pantano ha adattato una versione italiana. La commedia rappresentata al teatro romano di Marina di Gioiosa ha avuto come protagonista il CARLO PASCALE “Abbasso gli occhi, la porta si chiude, si trema di paura. Nessuno deve entrare e guardare…” C'è tutto lo charme femminile nelle poesie della Bargna: quello sbirciare, quel avvalersi di mezzi toni, di situazioni intriganti che ti lasciano col fiato sospeso. Dunque si tratta di una poesia che turba ed assilla, che ti salta addosso e ti spinge a penetrare sempre più in profondità, senza ricavarne la pace, anzi aizzando nel lettore i turbamenti più spinti. Come poi la poetessa sa far entrare nell'odissea della sua anima la sacralità dei suoi sentimenti è problema che turba e affascina il critico che vuole uscirne con risultati di certezza e di bellezza naturalmente. La protagonista appartiene alle donne appassionate e tentatrici. C'è in quell'abbassare degli occhi non tanto il pudore quanto la tentazione di ciò che sta per compiersi. E' esso che dà l'imprimatur all'azione erotica. Ma a questa tentazione è il verso “ la mondo contadino, un mondo dominato più dall'istinto naturale che dalla razionalità. Menato, il personaggio in cui si è calato Pantano, è un ricco contadino che amava una ragazza di cui era l'amante, ma questa sposatasi, si trasferisce in città. Menato, farà di tutto dunque, si ingegnerà pur di avere la donna, istigherà il marito di lei, appunto Ruzzante, a mettere alla prova la moglie per verificare la sua fedeltà. Menato suggerirà a Ruzzante di travestirsi da spagnolo, avanzare interessi verso la donna e a "parlare per moscheta", da qui il titolo, cioè parlare per grammatica, in modo ricercato e colto. La donna, per una ricompensa cederà alle avances dello spagnolo, che non sarà altri che il marito travestito. Menato, contadino incolto ma mosso da ingegno, riuscirà nel suo compito. porta si chiude” nel quale il tonfo del legno si registra nella mente di chi legge, che libera l'immaginazione e ferve dentro come un fuoco ardente... Quella porta è la porta del mistero, della tentazione, dell’ infrazione del lecito. E la forza barbara di questi due momenti trova il suo punto di forza in quel “ si trema di paura”, nel quale la trasgressione per un attimo si veste di umano tremore. Tutto sta per scoppiare, per compiersi. “Nessuno deve entrare e guardare”. La profanazione diventa sacralità. La poetessa è presente, distilla i momenti, induce a credere al finimondo, all'atto carnale. Il lettore è preso e conquistato. Ecco la novità: la poetessa-protagonista non vuole ferire e morde diamanti per cancellare i suoi arnesi di offesa. Ma si potrebbe credere che il pensiero primo della poetessa fosse quello di scorticare l'uomo invisibile ed inesistente, forse. Il cuore è gonfio di chissà. Anche lei non sa cosa sta per accadere, cosa accadrà in quell'anfratto , in quel buono nascondiglio dei “ti amo”. "Mi sono calato, ho cercato di immedesimarmi in un mondo dominato dall'istinto e ho cercato di costruire un personaggio furbo che arriva all'obiettivo", questo è quanto mi dice l'attore. E a sentirla, questa commedia, mi ricorda le novelle abilmente riportate da Boccaccio... Chiedo se il pubblico apprezzi questo mondo tanto lontano, questa realtà contadina che oggi non esiste quasi più. Pantano risponde dicendo: "anche se il mondo è mutato, anche se vi è stato l'avvento della tecnologia, i sentimenti non sono cambiati". È vero, il teatro, recuperando i classici è un abile maestro nel dimostrarci che cambiano i tempi, cambiano i mezzi, ma l'uomo nel suo intimo, nelle sue emozioni, e nei suoi sentimenti è sempre lo stesso. A Pantano il merito di averlo sottolineato e di cercare di non farcelo mai dimenticare. Il teatro è vita, vita vissuta, se non da noi in prima persona, dai nostri nonni, zii, cugini ed amici. E nella Locride, affetta da mille problemi, uno spiraglio di luce, è offerto dal teatro e dalla cultura di Domenico Pantano e della sua compagnia. E per questo non possiamo far altro che ringraziare e sentirci fieri. La più grande soddisfazione-confessa l'attore- è vedere tra gli spettatori coloro che non sono abitudinari, chi magari in vacanza, assiste ad uno spettalo e si innamora dell'arte. Perché l'arte non produce lucro, ma nobilita l'animo. Grazie a chi questo lo realizza concretamente, grazie a Domenico Pantano. Chiedo qualche informazioni sulla stagione teatrale invernale che sarà ospitata nel teatro di Gioiosa, mi dice che ci stanno lavorando e che al più presto ci farà sapere qualcosa. E noi con molta curiosità, aspetteremo. Perché come diceva Brett Bayley: "Ovunque vi sia una società umana, l'insopprimibile Spirito della Performance si manifesta. Sotto gli alberi in piccoli villaggi, o sui palcoscenici ipertecnologici delle metropoli globalizzate; [...] le persone si raccolgono per condividere gli effimeri mondi del teatro che noi creiamo per esprimere la complessità umana, la nostra diversità, la nostra vulnerabilità, nella carne vivente, nel respiro e nella voce. Ci riuniamo per piangere e ricordare, per ridere e riflettere, per imparare, per annunciare" SETTIMANALE www.larivieraonline.com Dopo quasi due secoli d’oblio, torna alla luce l’ara di Caio CornelioTroilo I GIOVANNI PITTARI n un caldo pomeriggio di fine luglio 2014, durante una nostra visita presso Contrada Chiusa di Gioiosa Jonica, io e il professor Domenico Falcone (che ha conseguito l’Abilitazione Scientifica Nazionale a professore di seconda fascia Archeologia, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica) abbiamo avuto modo di esaminare un blocco marmoreo, murato nello stipite sinistro della porta di casa del signor Rocco Oppedisano: egli, non molto tempo fa, per preservarlo e salvaguardarlo, lo allocò in tale spazio, visto che (prima) era stato collocato, da tempo immemorabile, in orizzontale, per terra, a mo’ di banchina, con la parte incisa infossata, dove le donne della sua famiglia e del vicinato erano solite sedersi per attendere alle faccende domestiche o alla filatura. Il blocco, di marmo bianco a grana fine, ha forma parallelepipeda, risulta privo della sua parte sommitale e presenta lacune alla base: ha un’altezza massima conservata di cm 57, una larghezza di cm 27 ed una profondità di cm 15,5. Sulla fronte è presente un’epigrafe in latino: D·M/ C · C O R N E L I / U S T R O I L U S / IIIIVIR·A·P·IIIIVIR/ IURDIC·Q·P·P·ET/ A L I M E N TA R I / A E · V I X ANNIS/ XXX MENSIBUS/ V·SESTIA PON/ TICE FILIO DUL/CISSIMO FEC. D(is) M(anibus)/ C(aius) Corneli/ us Troilus/ Quattuorvir A(edilicia) P(otestate) Quattuorvir/ Iur(e) Dic(undo) Q(uaestor) P(ecuniae) P(ublicae) et/ Alimentari/ae vix(it) annis/ triginta mensibus/ quinque Sestia pon/tice filio dul/cissimo fec(it). Si tratta dell’iscrizione dedicatoria funebre, in onore di Caio Cornelio Troilo, magistrato del Municipium Locrensium addetto alla vigilanza sulla sicurezza pubblica, sulle costruzioni, sulle vie, sui mercati (quattuorvir aedilicia potestate), con eponimia analoga a quella dei consoli a Roma (quattuorvir iure dicundo), amministratore del tesoro pubblico e di quello utilizzato per soccorrere i poveri (quaestor pecuniae publicae et alimentariae), che visse trent’anni e cinque mesi: iscrizione voluta dalla madre, Sestia, in memoria del figlio dolcissimo. Tale epigrafe, rinvenuta nel 1827 in contrada il Russo, presso la cinta muraria urbica di Locri Epizefiri, nel luogo dove era situata la necropoli romana e che interessa anche la contrada San Cono, venne pubblicata per la prima volta da Vito Capialbi ed inserita dal Mommsen all’interno del decimo volume del Corpus Inscriptionum Latinarum, nel 1883. Antonio Capialbi, figlio dello studioso e nobile vibonese, che a suo tempo aveva decifrato la stele, nel dare alle stampe i lavori del padre, così riporta in maniera completa: “In pietra calcarea alta pal. 3, larga once 12?, grossa once 7?. D. M. C. CORNELI VS ? TROILVS IIII. VIR. A. P. IIII. VIR IVR. DIC. Q. P. P. ET AE ? VIX ? ANNIS XXX ? MENSIBUS V ? ESTIA ? PON TICE ? FILIO ? DVL CISSIMO ? FEC. Nel 1832 era presso il mio grande amico, già da più anni rapito a’ buoni ed alle lettere, signor Antonio Francesco Pellicano di Gioiosa, ritrovatasi nel 1827 in contrada detta il Russo nella marina di Gerace, vicino le mura dell’antica Locri. Io l’ho pubblicata la prima volta nella Fata Morgana anno 2.º num. 1.º pag. 2, e poscia nel primo volume dei miei Opuscoli. Napoli 1840”. Tutto ciò avvalora quanto riferitoci da Rocco Oppedisano che la stele anticamente si trovava abbandonata in qualche angolo del castello e portata alla Chiusa dalla nonna che, a quel tempo, accudiva alla faccen- I momenti di questa poesia non restano chiusi nell'alone di mistero e di eros che la poetessa ha creato. Nulla resta in quel nascondiglio se non quanto la poetessa non dice ma lascia intendere. Quando poi riusciamo a conoscere la poetessa ci accorgiamo che si tratta di una donna indubbiamente intelligente, ma certamente pudica, tenera e incapace di parlare a voce aperta di tali argomenti, che evidentemente ha dentro la sua anima. Ecco una poesia ricca di pathos, fervida di ammiccamenti e di intrigo tessuta con la maestria di una grandissima regista: “Abbasso gli occhi, la porta si chiude,/ si trema di paura./ Nessuno deve entrare e guardare./ Mordo diamanti così non avrò denti per ferire:/ Mentre il cuore è gonfio di -Chissà--./ Questo anfratto buio sarà / un buon nascondiglio dei -Ti amo”Una poesia che ha nelle sue cadenze le impronte. Sarà pubblicato quanto prima il volume di poesie della poetessa Cristina Bargna che si annuncia come de domestiche per essere utilizzata a mo’ di panca. Nel 1976, il Costabile, ripubblicando l’epigrafe all’interno del suo fondamentale lavoro Municipium Locrensium. Isituzioni ed organizzazione sociale di Locri romana (attraverso il corpus delle iscrizione latine di Locri), scriveva: «si trattava probabilmente di un cippo, che non sono riuscito a trovare». La riscoperta (a quasi due secoli dal primo rinvenimento) ed il suo esame autoptico aiutano a chiarire alcuni aspetti rimasti oscuri: essa era posta sulla fronte di un’ara dedicatoria funebre marmorea, a corpo parallelepipedo mutilo della sua sommità (probabilmente decorata con fastigio centinato e quattro acroteri agli angoli), con modanature sulla fronte e sui due lati brevi (su quello rimasto libero è scolpita una patera e, probabilmente, su quello murato l’urceus). Mentre non è possibile capire, allo stato, se la faccia posteriore (anch’essa murata) sia grezza. Probabilmente non fu notata dal Costabile, poiché, seppur rinvenuta a Locri, essa venne trasportata (forse non molto tempo dopo la sua scoperta) a Gioiosa e riutilizzata come materiale edilizio, rimanendo ignota persino ad Emilio Barillaro, illustre studioso delle antichità gioiosane e del suo comprensorio, nonché per lungo tempo Ispettore Archeologo Onorario, al quale si devono i principali studi storicoarcheologici del centro jonico e della Valle del Torbido, suo comprensorio di riferimento. un mondo poetico maturo ed originale, ma anche o forse, soprattutto, pieno di passione e di sensualità spontanea e schietta. Quello della poetessa di Suello (Lecco) sarà un libro destinato a far parlare di sé per la schiettezza e il coraggio del dettato poetico. Si tratta di una poesia nuova e diversa, tirata fuori da dentro il cuore e sollecitata da un impianto gonfio di aspetti sensuali e ingenui nel contempo. Il nodo più difficile da sciogliere è la difficoltà di sciogliere il dilemma tra poesia immaginaria o poesia calata su fatti veri. Chi conosce l'autrice sa bene che questo modo di fare poesia in un terreno che scorre tra realtà camuffata e la spontaneità consacrata alla schiettezza dell'animo della poetessa, creano nel lettore un'ansia, un’inquietudine che rodono la nostra ragione e creano come motivo d'interesse il sentiero scottante di una poesia rivelazione o di una poesia confessione che allude a fatti e azioni di natura sottilmente erotici e e passionali. LUNEDI 6 OTTOBRE 19 PRIMO PIANO Anthony Reale I vitigni di Sant’Ilario A Casale Li monaci , il mar Jonio fa da sfondo ai vitigni di Magliocco, Gaglioppo, Nero D’Avola e Cabarnet La mia vendemm D ELEONORA ARAGONA alla veranda si vede un vigneto che si spande a perdita d'occhio su un terrazzamento che domina Sant'Ilario e un tratto di costa Jonica. I vitigni di Magliocco, Gaglioppo, Nero D'Avola e Cabernet Sauvignon, ecco cosa vede Anthony Reale ogni mattina sul suo terrazzo mentre prende il caffè rimirando tutto questo. I suoi genitori erano dei coloni a Locri, ma quando Anthony era ancora piccolo si sono trasferiti in Canada ed è lì che lui è divenuto un imprenditore di livello. Nel suo cuore restava quella terra, quella dei suoi genitori, quella dei suoi antenati, della sua infanzia. E lui ha unito la sua terra al suo hobby, il vino. C'è una pace e una tranquillità nella sua tenuta, Casale Li Monaci, che non sembra neanche di essere a cinque minuti dalla ss. 106 e dal suo traffico. In questi giorni a dire la verità anche in questo angolo c'è stato un certo movimento, d'altronde è tempo di vendemmia. San Martino si avvicina e Anthony ha in serbo per i suoi clienti la Terza edizione della Festa del Vino Novello, il 18 Novembre. Anche se quest'anno il tempo non è stato dei migliori lui non se ne preoccupa, il lavoro anche se duro non lo spaventa. D'altra parte è arrivato a Sant'Ilario per riposarsi e fare il pensionato dopo una vita di lavoro in Canada, solo che il suo hobby lo ha preso sempre più fino a diventare una vera è propria carriera. «Questo è il nostro patrimonio, noi lo dobbiamo far conoscere proteggere, far crescere. Il vino dell'Italia è il migliore del mondo, noi dobbiamo essere orgogliosi e dobbiamo avere più rispetto di noi stessi e delle nostre eccellenze. Il vino è nel nostro Dna, Noi siamo i vinifi- catori del mondo e ce ne stiamo dimenticando». E lui ci crede, sta chiudendo contratti per esportare il suo vino in Inghilterra e deve spedire nei prossimi anni 120.000 bottiglie in Canada. Quest'anno ha prodotto 25.000 litri di vino e il prossimo anno vorrebbe arrivare a 60.000. Porterà i suoi vini al Wine and Food in Inghilterra e sta sognando di restituire il posto di assoluto primato che secondo lui il vino italiano dovrebbe avere. Vorrebbe valorizzare le eccellenze che la sua terra ha sempre avuto e che in passato ha reso il mondo invidioso del suo paese. Anthony Realeporterà i suoi vini alWine and Food in Inghilterra e sta sognando di restituire il posto di assoluto primato che secondo lui il vino italiano dovrebbe avere.Vorrebbe valorizzare le eccellenze che la sua terra ha sempre avuto e che in passato ha reso il mondo invidioso del suo paese. www.larivieraonline.com LUNEDI 6 OTTOBRE 21 Il racconto: Elisa, scappata da Milano e dal fidanzato, non ricordava più da quanto tempo non partecipava a una vendemmia. Forse l’ultima volta aveva avuto 20 anni. Una festa per le famiglie calabresi mia the original Quelbicchiere sullatovagliaaquadri E lisa era indaffarata ai fornelli. Il sugo bolliva in una grande pentola, messa a cuocere su quel cucinino bianco, tipico della case di campagna. La tavola era già apparecchiata benché mancasse quasi un'ora per il pranzo. Era sola in cucina. Gli uomini erano giù alla vigna a raccogliere l'uva, armati di cesoia, cassette e cestini. Cestini che ad Elisa ricordavano i personaggi di vecchi libri che aveva a casa: spesso in copertina c'era una bambina con le gote rosee, un fazzoletto in testa e il cestino ricco di vivande. Sul retro la scritta 900 Lire. Era sola in cucina, o forse no. Sapeva che dietro gli stipetti e la legna accatastata giacevano nere salamandre, ma il pensiero non la disturbava. Elisa non ricordava più da quanto tempo non partecipava ad una vendemmia. Forse l'ultima volta aveva avuto 20 anni. La sua famiglia aveva vendemmiato un sabato, e il venerdì prima aveva dato un esame nella benedetta facoltà di economia. Benedetta, sì. Dopo nove anni si stava ancora chiedendo perché mai avesse scelto una facoltà così fredda e lontana dal suo modo di essere. Ed era per questo motivo che si trova- va in Calabria. Era scappata da quella cappa di Milano e da un fidanzato convivente troppo ossessionato dall'ordine e dalla pulizia. Aveva reagito d'impulso come spesso faceva: nel giro di quindici minuti, aveva deciso di prendersi il venerdì di ferie e prenotare il primo volo per Lamezia Terme. Per tre giorni non voleva sapere niente. I suoi pensieri erano accompagnati dal ribollire del sugo e dall'acqua versata ogni tanto per non farlo asciugare troppo. L'aria era fresca, durante la notte aveva piovuto. Si sentiva coccolata nella sua tuta da ginnastica. Uscì fuori a fumare una sigaretta. Una distesa di cielo azzurro faceva da papà all'intera collina che si estendeva. Silenzio assoluto. Pace. In lontananza si sentivano le voci degli uomini che in dialetto urlavano frasi brevi. “'Cca finivi. 'Nchjana chisti. Guarda sta pendula”. Erano suo padre, suo zio, un aiutante compaesano e un ragazzo indiano pagato a giornata. Amar, 27 anni, portava sulle spalle le cassette con l'uva raccolta, ammortizzando il peso con un asciugamano. Era di una discrezione imbarazzante. Guardava sempre in basso. Elisa lo stava fissando, certa che lui non l'avrebbe mai guardata, quando all'improvviso gli occhi marroncino chiaro di lei si imbatterono nello sguardo nero di lui. Il contrasto degli occhi di Amar era come il cioccolato fondente accanto ad un ciuffo di panna. Come una striscia di pennarello nero indelebile su un foglio bianco e vergine. Fu scossa da un brivido. Quello non era uno sguardo comune, era una storia partita da lontano, era la sofferenza, la speranza e la malinconia messe insieme. Si sentì intrusiva e per niente delicata. Avrebbe voluto chiedergli scusa. Le cassette dell'uva erano state messe di lato, sul retro della casa. Nera, bianca, rosea: nessun grappolo era uguale all'altro. Le api corteggiavano i chicchi con movimenti circolari. Il vapore dell'acqua bollente le appannò gli occhiali. Le venne da ridere. Gli uomini risalirono i terrazzamenti della vigna, sudati e affamati. Elisa era fiera di far da mamma e sfamarli. Suo padre, il più anziano, si mise a capotavola e iniziò a versare il vino nel bicchiere di ognuno. Qualche goccia saltava dal bicchiere per finire sulla tovaglia a quadri, allar- gandosi nella stoffa bianca, come una casella occupata da una nuova pedina. Elisa era l'unica donna a tavola, ma si sentiva molto a suo agio. Il compaesano, amico del padre, iniziò a rivolgerle domande scontate e di circostanza: a Milano fa freddo, come ti trovi, la cotoletta lì è più buona. La pausa pranzo non durò molto. Elisa sparecchiò e lavò le stoviglie godendo di ogni piccolo gesto. Ebbe voglia di scavare con una zappa una piccola buca nel terreno e di gettare lì l'umido rimasto: un regalo per i cani e i gatti che vagavano in zona. Uscì dalla cucina e si sedette sullo spiazzo di cemento che dava sull'intera vigna. Un lombrico con molta lentezza attraversava il vialetto. Guardava il panorama, di un verde diverso dai parchi di Milano. Questo era un verde più aspro, più secco. Forse più genuino. Il cielo si stava annuvolando e forse stava per venire giù a piovere, cosa che avrebbe recato parecchio fastidio ai raccoglitori. Lei, invece, ne sarebbe stata davvero contenta. La pioggia avrebbe reso perfetto il benessere che in quel momento sentiva dentro. Sara Jacopetta Nella regione Calabria complessivamente ci sono 11.100 ettari di superficie destinata alla coltivazione della vite, circa 80 cantine sociali e circa 400 etichette di vino. Un settore, quello vitivinicolo, che è uno dei più positivi dell’economia calabrese che cresce costantemente e che di fatto riesce a garantire buone entrate economiche per le case vinicole. Negli ultimi anni molti giovani imprenditori si sono accostati al comparto senza paura di misurarsi con altre realtà territoriali che vantavano migliori tradizioni e produttività quantitativa. Gli esperti dicono che è stata una buona annata per il vino calabrese grazie anche alle favorevoli condizioni meteorologiche ma con una leggera flessione produttiva pari a circa il 5% con una produzione di circa 350mila ettolitri, che conferma la Calabria come la sedicesima regione per produzione di vino in Italia. La raccolta delle uve è iniziata da quelle bianche dei vitigni internazionali, poi è proceduta con i vitigni autoctoni e si sta per completare in questi giorni con lo stacco delle uve rosse tra cui la pregiata qualità del Gaglioppo che si trova principalmente nella zona del cirotano. Nelle strade e nelle vie dei paesi della locride, in questi giorni, abbiamo notato le botti, lavate ed imbonate, cioè riempite d'acqua per chiudere qualche fessura dovuta all'asciugatura del legno, se vuote da troppo tempo. Alcune sono state epurate dei rimasugli di “fezza” e non a caso si avvicinandosi alle botti abbiamo sentito nell’aria in tradizionale odore acidulo. Con la botte pronta in cantina, si è proceduto alla vendemmia nel proprio vigneto oppure tanti altri hanno preferito comprare l'uva dai commercianti che hanno trasportato in loco l’uva con l’ausilio dei camion che hanno battuto la zona di Cirò in questo periodo. La vendemmia per noi calabresi ha sempre rappresentato una specie di festa. Mette allegria perchè è anche un modo per ritrovarsi tutti insieme. L'uva, scaricata nella grande vasca, viene macinata e già subito si vede uscire il mosto fresco e dolce, con un pullulare di api e vespe golose tutt'intorno. La prima cosa che si fa, all'apparire del mosto, è prenderne un pò in un bicchiere e misurarne la gradazione di zucchero con un apposito termometro. Quando non esce più mosto significa che è arrivato il momento del torchio. Strette nel torchio, le vinacce spremute a fondo vengono (sgrappate) con le mani per non perdere nemmeno una goccia del prezioso nettare. Dopo aver riempito le botti, dopo la fermentazione naturale , bisognerà attendere la festa di San Martino che si celebra l’undici novembre per degustare il vino nuovo pronto per l’uso. E buona salute. A.T. RIVIERA BLOB Tonino Castoro e la macchina del tempo l rewind per la vita? Non serve, in tutta onestà non ho mai capito quelli che vorrebbero avere il potere di riavvolgere la loro vita e viverla con l'esperienza acquisita. Io in ogni istante della mia vita passata sono stato esattamente quello che volevo essere e ho affrontato quello che mi si presentava innanzi con l'arma migliore che possedessi... me stesso. Cielo di Ottobre Stendere un merletto di nuvole tra il mare ed il sole, ricamandoci sopra la nostalgia. Il mare abbandonato dagli uomini ritrova la solitudine imperiosa del dio silente, e la regina dei vulcani, sua maestà L’Etna, sorveglia lo svolgersi dei giorni d’Autunno, malinconici come spiagge deserte. Presto pioverà. Salviamo capre & cavoli Due capre affamate vagano nel bosco, ad un tratto scorgono la bobina del film "Anime nere" in mezzo all'erba. La prima capra urla «Guarda! Qualche cosa da mangiare!» e si divora tutta la pellicola in pochi secondi. L'altra capra guarda stupita la compagna ed esclama: «Allora, com'è?». E la prima «Mah, ti dirò... era meglio il libro» “Lettera a Gesù Bambino” di Calabrese, Sainato, Maio: Partire senza fare valigie Basta giornate grigie Il sole già mi scalda la pelle Voglio volare via! Dolce far niente Con la mano nella mano Dolce far niente Come un film americano Mandare cartoline agli amici E non tornare più Non tornare più Dolce far niente Quasi appassionatamente Dolce far niente Approssimativamente... Finchè la “barca va” Il maestro Giuseppe Cavallo con la cantante Orietta Berti: Fin che la barca va, lasciala andare, fin che la barca va, tu non remare, fin che la barca va, stai a guardare, quando l'amore viene il campanello suonerà... Consiglio di gabinetto Chi parla di voti inutili è totalitario e in malafede, i voti inutili possono essere utili se servono ad eleggere qualcuno e questo qualcuno di cui sopra sono io. Io, concittadini di Roccasecca, io umile servo di questa nobile Rocca, Secca per modo di dire, Antonio La Trippa. Vota Antonio La Trippa, Vota Antonio, Vota Antonio, Vota Antonio... Da Locri con Furore un giovane Marco Leonardi Una delle formazioni giovanili allenate dal prof.Pino Filastro. Da sininistra in alto: Serafino, Muscatello, Caruso, Mister Filastro, Ocello, Galasso, Cecere; accosciati: Esposito, ?, Sabatino, il grande attore Marco Leonardi e Floccari. Evviva gli Sposi!!! Tanti auguri ai neo sposi Enzo e Antonella per aver coronato il loro sogno d’amore. Serenità, felicità e complicità vi siano compagni per tutta la vita. Auguri di cuore. Dalla tua famiglia. Ciao “Ci”, è tanto che volevo scriverti, ma l’emozione non mi permetteva di mettere insieme le parole giuste per dirti quello che provo per te. E’ 25 anni che stiamo insieme, anni fantastici vissuti all’insegna dell’amore, sublimato dall’arrivo dei nostri splendidi figli. Quello che ti ho fatto è imperdonabile. Sono io stesso il primo che non me lo perdonerò mai. Come tu ben sai, di errori ne ho fatti tanti, ma quello commesso un anno fa, è stato l’errore più grande della mia vita. Per me, la terribile scoperta che tu hai fatto, è stata una grande liberazione da una relazione insoddisfacente che MAI, MAI avrei dovuto iniziare. Allontanarmi dal tuo amore è stato un maledettissimo errore, mia unica ragione di vita. Ma tu, hai dimostrato ancora una volta la grandezza e la profondità dei tuoi sentimenti, permettendomi di riprende- SETTIMANALE www.larivieraonline.com LUNEDI 6 OTTOBRE 23 Dottor Jakyll & Mister Calvi Ecco a voi il dottore Calvi in compagnia dell’amico Bomar. L’aspetto serioso di quest’ultimo ci preoccupa: sooorbole !!! Auguri al dottor Rinaldo Nicita Il dottor Raschellà e Maria Elena Filippone a Lourdes Sono migliaia i volontari di Lourdes chiamati “Hospitalier”. Essere hospitalier vuol dire semplicemente essere ospitali nel Santuario, dell'Hospitalité di Nostra Signora di Lourdes. 100 000 volontari, uomini e donne di ogni età e da tutto il mondo arrivano ogni anno per servire. Tanti auguri di buon compleanno al neo responsabile dell’Unità funzionale di Medicina Generale del nocomio di Locri, dottor Rinaldo Nicita. Da notare nella foto l’immagine di Homer Simpson sulla torta. Evvai dottò.... Dopo una stagione estiva all’insegna di granite e brioche con panna, l’amico Vincenzo del bar Riviera di Locri è stato “paparazzato” all’ombra der cupolone assieme al forte centrocampista della Roma e della nazionale italiana, Daniele De Rossi. Massimo Diano e la tarantella calabrese. Partiu lu jimbusedu e jiu a la fera... pemmu s'accatta na chitarra nova... e la mujjera tutta preju preju guardati u jimbu meu comu la sona! Titinghi e tichititì, titinghi e tichitità...... Svolazzando Il grande Condor continua a svolazzare alto assieme alla triade Spuntì, Gerace e Mory. Il canadese-sidernese Direttamente dalla lontana città di Toronto, ecco a voi l’amico Pino Correale, nostro grande lettore ed ottimo maratoneta. La Cavalletta Chi si ricorda della cavalletta appoggiati al muro della ruga: quattro e quattr’otto ciciri è bottu, ciciri e favi Che ricordi !!! Poesia di Domenico Massara re insieme il cammino intrapreso 25 anni fa. Sei una donna eccezionale, una moglie fantastica, un’amante ineguagliabile, un’amica speciale, una mamma unica, “Mamma Orsa”, come ti definiscono i nostri gioielli, perchè difendi i tuoi cuccioli con denti e artigli a costo della vita. Non basterebbero mille vite per gridarti tutto il mio amore e ringraziarti per quello che fai per la nostra famiglia. Ho ancora molto da dirti, ma lo farò guardandoti negli occhi. Chiudo dicendoti che, finchè Iddio mi lascerà su questa terra, non farò mai più niente che possa scalfire la nostra unione, la nostra felicità, il nostro amore, ma farò di tutto perchè tu e i nostri gioioelli possiate vivere felici e circondati dall’amore che meritate. Tantissimi auguri “gioiuzza mia”, mille di questi giorni. Fontanina aspetta aspetta, Qui nessuno ti da retta Ogni giorno cerchi aiuto Ogni ora, ogni minuto E peró nessun ti sente Ne il Comune e ne la gente Tu sei una povera innocente. Troppo avanti!!! Un esempio di rara lungimiranza programmatica. Gli alberi piantumati fuori dalle aiuole del marciapiedi. Un mix di cultura botanica tipicamente scandinava rinvenibile solo alle nostre latitudini e longitudini. In Calabria succede anche questo.