ISSN 1970-7428
GRIFFIN EDITORE
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Anno VIII
Politica sanitaria
Numero 1/2013
Implantologia tra scienza
e sostenibilità economica
Protagonista del congresso Sio è la ricerca dell’affidabilità
clinica associata al minor disagio possibile per il paziente
Clinica & Ricerca
Dental Market
SPECIALE Implantologia
LUIGI GUIDA
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PRIMA PAGINA
Strategie terapeutiche
e tecnologia in tempo di crisi
La tematica portante del congresso Sio è di estrema attualità: emerge
la necessità di coniugare l’innovazione alla tradizione, scegliendo
di volta in volta il trattamento più idoneo ed economico per il paziente
Alla vigilia del congresso della Società italiana di implantologia
osteointegrata, che si tiene a Milano l’8 e il 9 febbraio, Italian
Dental Journal ha intervistato il professor Luigi Guida, direttore
del Dipartimento di discipline odontostomatologiche, ortodontiche e chirurgiche della Seconda Università degli Studi di Napoli
e presidente eletto Sio. Guida entrerà in carica proprio in occasione del congresso e guiderà la società scientifica per i prossimi due anni.
I relatori del congresso di Milano, dal titolo "Il trattamento implantare tra le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti socioeconomici”, andranno alla ricerca delle migliori tecniche e dispositivi valutando un ampio mix di caratteristiche come i costi
biologici, i costi economici, l’affidabilità dei risultati nel breve e
lungo periodo, l'invasività e la durata del trattamento.
DENTAL ACADEMY PUBBLICA
ONLINE I CASI CLINICI SIO
Italian Dental Journal ha l’orgoglio di presentare un’importante iniziativa concordata con la Società italiana di implantologia osteointegrata (Sio): saranno a breve disponibili online su DentalAcademy (www.dentalacademy.it), il
grande sito-database di casi clinici dell’odontoiatria, i report consegnati a Sio dai soci attivi al momento della presentazione della loro domanda di affiliazione alla società
scientifica. Si tratta di casi finora editati dall’editore
Quintessenza sulla rivista “Implantologia – La rivista per il
clinico” e che ora saranno a disposizione degli odontoiatri
italiani che frequentano DentalAcademy come utile strumento di aggiornamento professionale.
La presentazione dei casi clinici rappresenta un iter obbligatorio, fondamentale e non semplicissimo per essere ammessi a far parte della Sio come soci attivi. Si tratta di presentare la documentazione relativa a tre casi clinici personalmente trattati mediante implantologia osteointegrata e
considerati adeguati dalla commissione accettazione soci
in relazione al protocollo approvato dal consiglio direttivo.
Ricordare i punti fondamentali di questo iter può essere
utile a rendere esplicita la serietà e la credibilità che guida
alla selezione dei casi: i case report Sio possono essere
per questo motivo ritenuti a buon diritto materiale di prima
scelta per un confronto utile al professionista nel determinare la scelta del processo decisionale clinico.
La presentazione del caso prevede che sia descritta e documentata la situazione iniziale con foto cliniche e rx.
Chiariti gli obiettivi della terapia e steso il piano di trattamento preliminare, l’aspirante socio passa a descrivere la
situazione del paziente alla rivalutazione, illustrata dalla
cartella clinica.
Si descrive a questo punto il piano di trattamento finale e
si presentano le foto cliniche al momento della rivalutazione, nonché le foto cliniche delle varie fasi della terapia chirurgica e protesica, che chiariscono le motivazioni che
hanno guidato nella scelta del piano di trattamento.
Infine, il caso è completato dalle foto cliniche e rx finali,
nonché dalle foto cliniche e rx di controllo a 6 mesi.
Nel sito DentalAcademy sarà attivato un “pulsante” (un link
evidente) di riferimento al sito Sio, sul quale a sua volta la
Società scientifica – ripubblicando i casi online – inserirà
un link a DentalAcademy. Questo meccanismo moltiplicherà in modo sostanziale la visibilità dei casi e la loro fruibilità da parte di un pubblico molto vasto di dentisti interessati all’implantologia.
disagio per il paziente in termini di invasività, durata del trattamento e costi economici.
Lo sviluppo delle nuove tecnologie coincide con l’attuale
momento di crisi economica.
Come far coesistere il progresso della scienza con i nuovi
budget familiari?
L’odontoiatra sempre più nel
futuro disporrà di un ampio
ventaglio di procedure cliniche
e quindi, rispetto al passato, di
un maggior numero di opzioni
di trattamento per la risoluzione implantoprotesica ottimale
dell’edentulia nelle sue varie
forme e gravità. È importante
sottolineare che nel contempo
il giovane odontoiatra sarà nel
futuro maggiormente esposto
al pericolo di un disorientamento generato proprio dalle
molteplici opzioni, anche di tipo informatico, di cui il professionista disporrà sia in ambito
diagnostico che terapeutico.
E già oggi possibile, e lo sarà
ancor più nel futuro, avvalersi
in ambito implantare di tecniche e dispositivi fortemente innovativi tesi a consentire di superare i limiti preesistenti in
termini di precisione della programmazione (ad esempio mediante l’impiego di tecniche
computer-assistite), di tempi di
attuazione (implantologia post-estrattiva immediata e differita, carico immediato e precoce), di indicazioni al trattamento (trattamento dei siti edentuli caratterizzati da carenza ossea
mediante tecniche chirurgiche
di incremento osseo) e di invasività del trattamento (trattamento dei siti edentuli mediante impianti di diametro e di
lunghezza ridotta, impianti inclinati, estensioni protesiche distali, trattamento flapless computer-assistito).
Presidente, che cosa si augura
che il partecipante al congresso
d’inizio febbraio a Milano si
porti a casa come “traccia permanente” Sio?
Questa edizione del congresso
ha l’obiettivo di aiutare l’odontoiatra nella scelta delle corrette
procedure cliniche al fine di garantire la tutela della salute del
paziente e di soddisfare le sue
necessità.
Oggi ancor più che nel passato,
per la grave crisi economica dilagante, l’obiettivo non è solo il
ripristino della salute orale, ma
anche quello di contenere il costo economico del trattamento.
Partendo da queste premesse è
stato ritenuto importante affidare a tutti i relatori che si susseguiranno durante le due
giornate congressuali il compito di verificare attraverso le loro relazioni se l’impiego di tecniche e dispositivi merceologici
innovativi possa consentire di
ridurre i costi biologici ed economici del trattamento implanto-protesico, preservando
nel contempo l’affidabilità dei
risultati terapeutici a breve e
soprattutto a lungo termine.
I relatori, tutti di fama internazionale, sono stati scelti per le
specifiche ed elevate competenze sull’argomento loro affidato sia nel campo della ricerca
che in quello clinico-pratico.
Essi porranno particolare attenzione nel descrivere il grado
di invasività della tecnica da loro trattata, i risultati ottenibili
comparandoli con quelli delle
altre tecniche e la possibilità di
mantenimento nel tempo dei
risultati.
I partecipanti al congresso
avranno certamente la possibilità di affinare le proprie conoscenze allo scopo di saper optare di volta in volta per la procedura clinica più affidabile che
nel contempo implichi il minor
EDITORIALE
Paolo Pegoraro
[email protected]
La disponibilità di informazioni
non garantisce lo sviluppo?
Ad anno appena iniziato, il titolo del congresso della
Società italiana di implantologia osteointegrata (Sio)
non poteva essere più azzeccato: “Il trattamento implantare tra le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti socio-economici” è, a un tempo, il tema congressuale e il nodo dell’attuale crisi. Non soltanto in
odontoiatria, beninteso: a fronte di alcuni punti di vista decisamente ottimistici ? ma siamo in clima elettorale – molti segnali fanno pensare che il tunnel della crisi debba ancora snodarsi per un lungo e oscuro
percorso. È quindi corretto che i cambiamenti socioeconomici (un eufemismo, si potrebbe dire: l’impoverimento) influenzino le prestazioni. Ne riducano anzitutto il numero, ne condizionino la qualità.
Ma chi ama far bene il proprio mestiere non accetta
volentieri compromessi e preferisce scegliere l’alternativa di strade che portino a risultati d’eccellenza
pur avendo costi più accettabili: la filosofia implantare della minima invasività permette di affrontare e risolvere anche casi difficili, senza negare al paziente
il sollievo di una situazione orale confortevole; le nuove tecnologie applicate all’attività clinica quotidiana
(cito solo la diagnostica in 3D e l’impronta dentale digitale) consentono di ridurre i tempi e il numero delle
sedute, a tutto vantaggio di un possibile contenimento dei costi complessivi.
Il tema delle nuove tecnologie sposta l’attenzione su
un’economia che cresce in modo globale, e cresce in
modo tumultuoso (talvolta a scapito di quella locale più
tradizionale, ma questo è un altro discorso): a fronte di
ciò, resta da capire come sia possibile che si stia vivendo la peggiore crisi degli ultimi cento anni proprio
in coincidenza con quello che nella storia dell’uomo è
senza dubbio da sempre il momento di più forte scambio, di più aperta e totale comunicazione. Oggi siamo
tutti costantemente in rete, ogni informazione è disponibile in tempo reale ed è tutto realizzabile in tempi brevissimi: se si pensa che in altre epoche, a partire dalle
più remote, l’apertura di nuove vie di comunicazione
(dalle rotte fenicie all’espansione dell’impero romano,
dalla scoperta dell’America al taglio del canale di
Suez, per intenderci) ha sempre portato a vantaggi
enormi in termini di crescita commerciale e culturale,
non ci si spiega facilmente come questa nostra epoca
web-dipendente porti con sé tanta disoccupazione e
tanto malessere. Avere a disposizione metodologie,
tecniche, materiali, idee dovrebbe produrre crescita:
ma non è così, a quanto pare. Non stiamo più crescendo e ce ne disperiamo.
Io non conosco di sicuro il motivo per il quale oggi
comunichiamo tanto ma siamo tanto in crisi, so per
certo che la crescita senza fine è un affare redditizio
solo a patto di farne sopportare il peso alla natura, alle generazioni future, alla salute dei consumatori.
Nessuno ignora i benefici della crescita, o meglio dello sviluppo, ossia l’innalzamento delle condizioni di
vita della popolazione – scuole migliori, ospedali migliori, più ricerca, più cultura, stipendi e pensioni migliori, servizi sociali, più benessere insomma. Ma forse la crescita ha un suo limite, intrinseco al limite
stesso delle risorse naturali.
Tuttavia ho l’ottimistico sospetto che, per quanto riguarda la facilità di comunicazione che internet ha
portato con sé, una volta smaltita la sbornia di chat e
di blog scopriremo un filone aureo che ci consentirà
un’economia più felice e, mi auguro, più equa.
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DENTAL PRESS
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Programma scientifico AdB
tra scienza e tecnologia
Al via il programma scientifico 2013 degli Amici di Brugg.
Alla clinica, declinata in ottica estremamente pratica, si affianca
l'utilizzo della tecnologia in 3D per la visione dei filmati
Negli ultimi anni l'associazione Amici di Brugg ha messo a punto un vero e proprio
sistema di formazione permanente, che dura tutto l’anno. L'obiettivo è anche quello
di fidelizzare i partecipanti,
proponendo l'iscrizione all'associazione e non solo al
congresso di Rimini. Un congresso che quest'anno sarà
interamente consultabile in
video anche dagli odontotecnici.
Il programma dell'anno
Il programma degli incontri
inizia il 16 febbraio a
Palermo con l'ormai tradizionale convegno rivolto a
odontoiatri e odontotecnici
Qual è il primo consiglio che
sente di dare al giovane odontoiatra che si avvicina all’implantologia?
Per poter utilizzare i lati positivi legati alla maggior disponibilità di opzioni di trattamento implantoprotesico senza incorrere nel rischio di imbattersi nei lati negativi consistenti
nell’insorgenza di complicanze e insuccessi immediati e tardivi con conseguente ripercussione sfavorevole anche sui costi economici, il giovane odontoiatra dovrà essere non soltanto correttamente formato,
ma anche continuamente e
adeguatamente aggiornato in
modo da saper opportunamente coniugare nella sua attività professionale l’innovazione alla tradizione e da saper
scegliere e attuare di volta in
volta la strategia terapeutica
più idonea ed economica.
L’odontoiatra dovrà sempre
più nel futuro mirare ad eseguire il trattamento implantoprotesico optando per la procedura clinica che comporti il
minor disagio per il paziente
in termini di durata del trattamento, numero di sedute e costi economici senza però venir
meno all’affidabilità del trattamento, intesa come affidabilità
delle tecniche attuate e dei dispositivi utilizzati allo scopo
non solo di ottenere il ripristino della salute orale e dell’estetica del paziente, ma anche di
contenere il costo economico
globale del trattamento implanto-protesico.
Infatti se da un lato è necessario fin dall’attuazione del trat-
giunto alla 21esima edizione.
Quest'anno si parlerà di
"Procedure cliniche e di laboratorio per il conseguimento
dell'eccellenza quotidiana" e
l'intero convegno sarà una
sorta di corso monografico in
endodonzia.
Tra febbraio e maggio presso l’Università di Bologna si
svolgerà il corso di alta formazione. «Era già un ottimo
corso e quest'anno abbiamo
cercato di migliorarlo ancora» ha commentato Nicola
Perrini, presidente degli
Amici di Brugg. Al corso di
alta formazione si affiancheranno stabilmente una serie
di corsi dedicati, sperimentati con successo nel 2012,
che sono stati riconfermati
anche quest'anno. I corsi dedicati si chiamano così perché sono nati per approfondire alcuni temi proprio rispondendo alle richieste dei
frequentatori del corso di alta formazione. Una nuova
proposta formativa degli
Amici di Brugg impostata su
una serie di incontri teoricopratici limitati a pochi partecipanti.
L’obiettivo di queste formule
didattiche è quello di ottenere un rapporto più diretto e
personale fra docenti e discenti. È sempre più forte la
richiesta di una formazione
sul campo pratica ed è già in
programma per il 12 e 13
aprile a Bergamo un corso
sulla protesi rimovibile con e
senza ancoraggi.
L'1 e 2 marzo la Repubblica
di San Marino ospiterà anche
quest'anno il convegno delle
Giornate sammarinesi. «Le
relazioni tratteranno di ricostruzioni complesse con particolare riguardo alla funzione, all'occlusione e all'estetica, non trascurando gli aggiornamenti che la moderna
tecnologia ci offre» ci ha detto Perrini.
tamento implanto-protesico
riuscire a realizzare una corretta e soddisfacente protesi al
costo minimo possibile, è altrettanto importante che essa
possa durare il più a lungo
possibile senza l’insorgenza di
complicanze e la necessità di
ulteriori trattamenti che inciderebbero negativamente anche sul costo globale del trattamento e quindi sui budget familiari.
Il giovane odontoiatra dovrà
finalizzare la sua attività al
perseguimento di questi obiettivi di affidabilità e durata delle cure di cui necessita il paziente. È un suo preciso dovere verso il paziente ma è anche
motivo di gratificazione e soddisfazione per il professionista.
procedura e di incremento
delle possibilità conoscitive e
realizzative. Anche in odontoiatria le tecnologie digitali
hanno assunto un ruolo rilevante e in ambito implantare
hanno apportato un’ulteriore
promettente progresso, sia in
campo chirurgico che protesico. I sistemi di programmazione implantare assistita dal
computer offrono infatti all’odontoiatra un valido ausilio nella definizione del piano
di trattamento e nella comunicazione sia con il paziente
che con il suo team e con l’odontotecnico; essi consentono inoltre di ottenere una
maggiore precisione nell’inserimento implantare ed una riduzione del rischio di complicanze operatorie. La programmazione
implantare
computer-assistita agevola, in
casi opportunamente selezionati, da affrontare tutt’oggi
con grande cautela, l’impiego
di tecniche innovative quali la
chirurgia flapless ed il carico
immediato. I sistemi protesici
computer-assistiti offrono
vantaggi in termini di individualizzazione degli abutment
implantari e delle sovrastrutture protesiche. Consentono
inoltre la scelta tra materiali
diversi quali il titanio, il titanio nitrurato, la zirconia, la
lega cromo-cobalto, facilitando l’ottenimento di buoni risultati funzionale ed estetici,
nonché la riduzione dei costi
rispetto ai pilastri individualizzati convenzionali e l’ottenimento di sovrastrutture
protesiche passive.
L’informatizzazione
delle
procedure chirurgiche e protesiche rappresenta, in conclusione, una promettente innovazione in ambito implantare, che in futuro sarà sempre più diffusamente adottata
in alternativa alle tecniche
convenzionali, contribuendo
a rendere meno operatoresensibile i risultati delle riabilitazioni implanto-protesiche.
L’uso delle tecnologie digitali
in implantologia sarà diffusamente trattato nell’ambito del
congresso Sio del 2014, sia in
relazione alla correttezza delle
Le innovazioni tecnologiche
facilitano il trattamento implantare. Quali in maggior
misura? La tecnologia toglie
creatività oppure aggiunge
spessore alla professione?
Lo sviluppo delle tecnologie
offre nuove opportunità alla
professione con, talvolta, importanti ripercussioni sull'efficacia dei trattamenti, senza
necessariamente comportare
una riduzione dell’importanza
del “fattore individuale” legato
al professionista.
La vita dell’uomo, in tutti i
suoi ambiti (domestico, lavorativo, relazionale) è ormai
una vita computer/web-assistita o, più propriamente,
computer/web-rivoluzionata,
con conseguente velocizzazione di qualunque tipo di
Tecnologia in 3D
per il congresso di Rimini
Punto di riferimento dell'intera offerta formativa degli
Amici di Brugg rimane naturalmente il congresso di
Rimini, che quest'anno si
>
Nicola Perrini
terrà dal 23 al 25 maggio.
La grande novità di questa
edizione sarà la proiezione in
3D della tradizionale diretta
televisiva: nel pomeriggio di
sabato 25 maggio i congressisti, odontoiatri e odontotecnici in seduta comune e dotati di appositi occhiali 3D, si
collegheranno con lo studio
di Stefano Valbonesi che, con
la collaborazione di Roberto
Bonfiglioli, eseguirà un intervento terapeutico odontoprotesico. Grazie alla visione
tridimensionale a ciascuno
sembrerà di vivere direttamente tutte le fasi di laboratorio e cliniche come se si
trovasse negli stessi locali dove le operazioni vengono eseguite.
La visione in 3D infatti accresce molto la possibilità analitica di chi deve seguire le singole fasi di un intervento, per
tenerle a mente e poi applicarle, fin dal primo giorno di
lavoro utile, direttamente nel
proprio studio. È sempre attuale il detto che in medicina,
particolarmente in chirurgia,
per imparare occorre non solo ascoltare, ma anche vedere,
nel modo più chiaro possibile. Il sistema a tre dimensioni
risponde in pieno a questa
esigenza, tanto più che l'evento di Rimini, basato molto sulla chirurgia, si presta
perfettamente all'uso della
tecnologia tridimensionale.
procedure diagnostico-terapeutiche implantari che in
merito all’efficacia della comunicazione con il paziente.
di informazione e consenso)
per informarlo in maniera
completa e con linguaggio
comprensibile, nonché per ottenere il suo consenso alle procedure diagnostiche e terapeutiche implanto-protesiche.
La Sio ha ritenuto importante coinvolgere nella realizzazione di questo progetto anche la Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni (Simla), il Collegio dei
docenti di odontoiatria, la
Commissione nazionale albo
odontoiatri, il Consiglio superiore di sanità, i soci attivi
Sio, clinici esperti del settore
implantare, clinici esperti del
settore medico legale e le associazioni per la tutela del
paziente.
Il progetto, che ha preso il via
nel mese di luglio dello scorso
anno, sarà ultimato in tempo
per essere presentato nell’ambito del congresso internazionale Sio dell'anno prossimo
(Milano, 7-8 febbraio 2014) il
cui titolo sarà proprio “Good
clinical practice in implant
dentistry” (“La corretta pratica
professionale in implantologia”). Il tema del congresso sarà
strettamente correlato al progetto culturale finalizzato alla
corretta pratica professionale
in implantologia, intesa sia come rigorosa attività diagnostica
e terapeutica che come adeguata comunicazione, binomio indispensabile affinché l’odontoiatra possa stabilire quella
prima citata alleanza terapeutica con il paziente.
Può dirci, infine, qual è la mission del suo mandato di presidenza Sio?
L’obiettivo che mi auguro la
Sio possa raggiungere durante il mio biennio di presidenza è contribuire all’aggiornamento e alla crescita professionale dei clinici, allo scopo
di consentire loro l’esercizio
di una pratica professionale
corretta e metodologicamente rigorosa che tuteli da un lato il paziente e dall’altro l’odontoiatra. Quando il clinico
nella sua attività professionale
riesce ad associare al “sapere”
e al “saper fare” anche il “saper comunicare e informare”,
crea tutti i presupposti per instaurare una alleanza terapeutica con il paziente.
Per aiutare l’odontoiatra a raggiungere questo obbiettivo ho
legato la mia presidenza della
Sio allo svolgimento del progetto culturale dal titolo: “La
corretta informazione e il consenso in implantologia”.
Questo progetto ha l’obiettivo
di realizzare un documento efficace e di facile consultazione
per il professionista che esercita
l’implantologia, che possa consentire di definire le regole per
la corretta e completa informazione del paziente da sottoporre a terapia riabilitativa implanto-protesica e, inoltre, di realizzare un ulteriore documento
destinato al paziente (modulo
Andrea Peren
Paolo Pegoraro
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DENTAL PRESS
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Andi alla Lega Nord:
«accuse infondate»
Gianfranco Prada, presidente Andi, replica al senatore Fabio Rizzi:
«politica non strumentalizzi le azioni sindacali per cercare consensi elettorali,
soprattutto dopo aver ignorato le esigenze della professione in questi anni»
Pubblichiamo di seguito la replica di Gianfranco Prada, presidente nazionale Andi, al contenuto di una discussione a due
pubblicata sul numero 12/2012 di Italian Dental Journal tra il
dottor Mario V. Longo, libero professionista, membro esperto
del Consiglio superiore di sanità e responsabile per l'odontoiatria della Lega, e il senatore Fabio Rizzi, medico anestesista, membro del gruppo Lega Nord Padania del Senato e della commissione permanente Igiene e Sanità.
Da alcuni anni i media affrontano il turismo odontoiatrico al pari di qualsiasi
altro fenomeno di costume,
evidenziando esclusivamente
il risparmio economico che
si può ottenere recandosi all’estero, come se una cura
odontoiatrica fosse paragonabile a una vacanza o all’acquisto di un bene o servizio.
Striscia la Notizia è stata l’ultima trasmissione televisiva,
cronologicamente parlando,
ad occuparsene mandando
in onda nel mese di ottobre
una serie di servizi che sono
stati dei veri e propri “spot” a
favore delle cliniche croate.
Come associazione abbiamo
immediatamente reagito.
Migliaia di soci, su mio invito, hanno inviato mail di
protesta a Striscia, Moreno
Morello mi ha intervistato,
anche se poi il servizio con le
mie repliche è stato trasmesso con tagli e montaggi funzionali al messaggio che la
trasmissione voleva far passare.
Sicuramente la professione
avrebbe volentieri fatto a meno dei servizi andati in onda
su Striscia la Notizia ma grazie alla tempestiva reazione
di Andi quei servizi sono diventati una opportunità riuscendo, per la prima volta, a
far parlare giornali, radio e
televisioni dei tanti lati negativi che andare all’estero a
farsi curare i denti comporta.
Dopo l’attacco mediatico alla
credibilità dell’odontoiatria
italiana
perpetrato
da
Striscia ci siamo subito attivati spiegando ai cittadini,
attraverso numerosi comunicati stampa e interviste, i rischi che il turismo odontoiatrico comporta. Grazie a
questa azione mediatica da
quasi due mesi i giornali
hanno cominciato a raccontare che gli italiani che si recano all’estero sono una piccolissima percentuale, che il
prezzo non deve essere il parametro da considerare per
scegliere il proprio dentista e
che sono più i rischi dei van-
LE ABITUDINI DEI PAZIENTI
CON MEDICI E DENTISTI
I comportamenti della popolazione riguardo alla salute
orale seguono regole differenti rispetto alla medicina di
base e specialistica. Lo dicono i risultati di una recente indagine condotta dall’istituto Rebmann Research per Gfdi,
la Società per la promozione dell’industria odontoiatrica
tedesca.
«Più il paziente è malato, più si reca dal suo medico per
un consulto» riporta Bernd Rebmann, direttore dell’istituto. Il contrario accade per l’odontoiatria: «più il paziente è
malato, meno visita il proprio dentista. In generale le visite odontoiatriche vengono richieste quando si è sani».
Ecco che entra in gioco la variabile istruzione: «Minore è
il grado di istruzione, più frequenti sono le consultazioni
mediche; all’opposto la frequenza delle sedute odontoiatriche aumenta al crescere dell’istruzione e viceversa».
Anche a proposito dell’età anagrafica la ricerca
“Roadmaps for the european dental market” fornisce un
dato quantomeno curioso. Se non sorprende infatti che in
età avanzata le visite dal medico aumentino, è più allarmante riscontrare come in tarda età le visite odontoiatriche diventino meno frequenti».
taggi di curarsi all’estero.
Abbiamo poi attivato una
campagna di comunicazione
specifica da attuare grazie alla forza del “Network Andi”:
i nostri soci hanno ricevuto
manifesti da appendere nelle
loro sale di attesa, frequentate ogni giorno da migliaia di
cittadini; abbiamo realizzato
opuscoli da diffondere ai nostri pazienti via e?mail e
stampare, ne abbiamo parlato al ministero della Salute,
in occasione delle riunioni
del tavolo tecnico sull’odontoiatria.
È proprio in seguito a questa
forte “visibilità mediatica”
conquistata dall’azione di
Andi che anche la politica, in
continua disperata ricerca di
recuperare credibilità in vista
della prossima campagna
elettorale, ha cercato di appropriarsi del fenomeno “tu-
rismo odontoiatrico”.
L’articolo pubblicato sul numero di Italian Dental
Journal di dicembre in cui il
dottor Mario Longo (dentista referente per la Lega Nord
del settore odontoiatrico) intervista il senatore Fabio
Rizzi (anch'egli appartenente
alla Lega Nord e autore, nel
novembre scorso, di una interrogazione parlamentare
sui servizi di Striscia la
Notizia) è il classico esempio
di questa operazione.
Nell’intervista il senatore
Rizzi formula pesanti accuse
a tutte le associazioni del settore odontoiatrico accusandole di aver “abdicato al loro
ruolo di difesa della categoria”, quando la sua interrogazione parlamentare sul turismo odontoiatrico (che non
mi risulta abbia avuto alcun
seguito o risposta), unica
>
azione a mia conoscenza effettata a sostegno della professione nell’intera sua legislatura, è stata presentata il
14 novembre, oltre un mese
dopo dalla pubblicazione
(era il 5 ottobre) del primo
lancio di agenzia che riprendeva il nostro comunicato
con il quale critichiamo i
contenuti dei servizi di
Striscia. Ma la cosa che mi fa
ancora più arrabbiare è il fatto che proprio Mario Longo
mi aveva chiesto di inviargli i
nostri scritti, cosa che prontamente ho fatto, per permettere al senatore Rizzi di
elaborare l’interrogazione.
Peraltro l’interrogazione non
propone soluzioni al fenomeno del turismo odontoiatrico ma richiede semplicemente ai ministri interpellati
di intervenire nei confronti
di Striscia per riequilibrare
l’informazione data. A noi
come Andi è bastata una telefonata a Striscia per ottenere il giorno dopo la possibilità di replicare a quanto mostrato da Moreno Morello.
Ma nell’articolo pubblicato
viene anche accusata Andi di
aver lavorato contro una iniziativa attivata dal senatore
Rizzi e dall’onorevole Matteo
Salvini che tentava di riunire
tutto il settore dentale per fare fronte comune contro i
problemi della categoria.
Ebbene il “tavolo del denta-
Gianfranco Prada
le”, più volte riunito presso la
sede Andi, ha formulato
chiare e operative proposte
unitarie formulate alla politica. Le principali sono: lotta
all’abusivismo professionale,
difesa del “made in Italy”, defiscalizzazione delle parcelle
odontoiatriche. Nessuna forza politica ha risposto alle
nostre richieste con il sostegno dei fatti, anzi il senatore
Rizzi, autorevole membro
della commissione Igiene e
Sanità del Senato, non mi risulta si sia mai attivato per
accelerare l’approvazione del
disegno di legge Fazio, che è
stato bloccato in quella commissione per oltre un anno,
dove erano inserite, grazie
anche alla nostra azione sindacale, importanti norme
contro l’abusivismo e per favorire l’accesso alla professione.
Ora le legislatura è finita, le
elezioni sono alle porte e c’è
bisogno di acquisire visibilità:
non si possono però stravolgere i fatti, come i politici sono soliti fare. Andi è pronta al
dialogo costruttivo con tutti
coloro che realmente si impegneranno a sostenere le esigenze della nostra professione, ma su basi di onestà e correttezza, come da sempre siamo abituati ad operare.
Gianfranco Prada
Presidente nazionale Andi
I DENTISTI IN EUROPA
HANNO UN BACINO
MAGGIORE DI PAZIENTI
In Europa operano poco più di 250mila dentisti
(250.212), nemmeno uno ogni 1.000 abitanti (0,65 dentisti per 1.000 abitanti). Nell’Unione Europea ci sono
163.546 studi odontoiatrici. In questo caso la densità
del “mercato” rivela che vi sono 0,46 studi ogni 1.000
abitanti.
I numeri emergono dall’indagine “Roadmaps for the european dental market” condotta dall’istituto Rebmann
Research per Gfdi, la Società per la promozione dell’industria odontoiatrica tedesca. L’indagine è stata recentemente resa disponibile nel corso della conferenza
stampa di presentazione dell’imminente fiera di Colonia
(12-16 marzo).
I dati europei sopra riportati, confrontati con quelli italiani, dimostrano come nel nostro Paese ci sia un rapporto troppo elevato tra odontoiatri e potenziali pazienti: la
presenza di 56.000 dentisti per 60 milioni di abitanti significa in pratica avere 0,9 dentisti ogni 1.000 italiani.
Un rapporto ben più sfavorevole rispetto a quella che è
la media europea.
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DENTAL PRESS
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La terapia ortodontica
in età pediatrica
o addirittura sono già affollati in dentizione decidua, sicuramente in futuro è prevedibile un affollamento dentario.
La Società italiana di odontoiatria infantile farà il punto con i suoi esperti
sulle linee guida per la terapia ortodontica. La variabile principale rimane
lo sviluppo biologico del bambino piuttosto che la sua età anagrafica
In caso di malocclusione,
l'ortodonzia in età pediatrica
è sempre necessaria? In generale l'indicazione all'ortodonzia è ampia o ristretta?
Dare delle indicazioni di carattere generale è sempre difficile, perché ogni caso deve
essere valutato nella sua specificità. Non tutti i pazienti
devono essere trattati ortodonticamente e prima di decidere se un trattamento è
necessario è importante valutare tutte le variabili del caso.
Possiamo però sicuramente
affermare che i trattamenti in
età precoce, quando necessari, sono molto importanti e
portano a grandi risultati.
Il trattamento intercettivo
La prima visita odontoiatrica di un bambino avviene sempre
più spesso in dentatura decidua e non c’è genitore che non
chieda se prima o poi suo figlio avrà bisogno dell’apparecchio. «Gran parte delle malocclusioni sono riscontrabili già
in dentatura decidua» ci ha detto il professor Giuseppe
Marzo , presidente della Società italiana di odontoiatria infantile (Sioi - www.sioi.it), che ha organizzato per la giornata di venerdì 8 marzo a Firenze l'incontro scientifico
"L’ortodonzia dell’odontoiatra infantile". «La finalità di questo meeting – sottolinea il presidente Sioi – è quella di fornire un aggiornamento a tutto tondo degli affascinanti capito-
li dell’ortodonzia della dentatura decidua e mista con cui
l’odontoiatra infantile si confronta quotidianamente».
Italian Dental Journal ha incontrato il professor Giuseppe
Marzo per discutere più in profondità dell'argomento e per
fare il punto della situazione sulle attività della società
scientifica, che dovrà nel 2013 confermare la grande partecipazione dello scorso anno, quando è stato registrato il superamento di quota 1.000 soci iscritti.
L’appuntamento più importante per l’odontoiatria pediatrica
rimane il congresso nazionale Sioi, in programma venerdì
22 e sabato 23 novembre a Roma.
>
Professor Marzo, quali sono
i motivi della scelta che ha
portato il consiglio direttivo
Sioi ad approfondire l'argomento dell'ortodonzia dell’odontoiatra infantile?
Questo tema è molto dibattuto sia nell'odontoiatria pediatrica che nell'ortodonzia.
La pedodonzia si occupa di
tutte le branche: conservativa, endodonzia, parodontologia, ortodonzia.
E proprio l'ortodonzia è un
aspetto rilevante nella cura
dei piccoli pazienti, perché
consente di intercettare
precocemente le patologie,
delineare una prima diagnosi e mettere in atto alcuni interventi in grado di
guidare l'apparato stomatognatico verso un corretto
sviluppo.
A quale fascia di età ci riferiamo quando parliamo di
ortodonzia infantile?
L'ortopedodonzia si rivolge
al bambino nell'età dello
sviluppo, entro gli 11-12 anni.
Non va dimenticato però
che quando parliamo di
bambini l'età anagrafica assume un significato secondario rispetto all'età biologica, che è quella che realmente conta in ambito clinico.
Ci sono ad esempio pazienti
nei quali alcuni trattamenti
vanno somministrati in anticipo, perché più precoci
nello sviluppo biologico.
Con altri invece vale il ragionamento opposto.
Quali sono i principali "bad
habits" in età pediatrica e
quale la loro importanza
nello sviluppo delle malocclusioni?
L'abuso del ciuccio, che può
portare a morso aperto anteriore o a morso crociato,
in alcuni casi può essere anche la causa della deglutizione atipica.
Nel caso della respirazione
orale è utile chiedere il consulto dell'otorino, che può
confermare o smentire l'ostruzione delle vie aeree
quale causa del fenomeno.
Se non vi è ostruzione ci troviamo di fronte a un'abitudine viziata ed è necessario
procedere con una rieducazione alla respirazione fisiologica.
Giuseppe Marzo
Quali sono, nella prima visita ortopedodontica, i parametri principali che vanno
controllati?
Prima ancora che il bambino
si sieda sulla poltrona, è bene
osservare la relazione che ha
con i genitori e successivamente valutare la sua capacità
di relazionarsi con noi odontoiatri. Si tratta di una fase
importante dell'incontro con
il piccolo paziente, perché ci
dice molto su quale potrà essere il contenuto clinico del
nostro intervento e quale tipo
di collaborazione possiamo
aspettarci da quel bambino.
Sappiamo bene che in caso di
trattamento con apparecchi
rimovibili la sua partecipazione alla terapia sarà fondamentale.
Iniziando la visita vanno anzitutto indagati gli aspetti più
generici, a partire dall'analisi
dello sviluppo corporeo del
bambino rispetto alla sua età
anagrafica.
Vanno poi evidenziate situazioni di postura e asimmetria
facciale particolarmente evidenti e valutati il trofismo
delle labbra e dei muscoli periorali relativamente al tipo
di respirazione e di deglutizione.
Individuata l'età dentale del
bambino, si valutano le due
arcate, poi i tessuti molli: frenuli, mobilità della lingua,
competenza labiale.
Attenzione anche alla presenza di carie particolarmente
destruenti che possano aver
modificato i normali rapporti interarcata e tra le arcate. Si
valutano attentamente anche
le abitudini di igiene orale.
Nell'analisi del rapporto tra
le due arcate, vale la pena ricordare che in dentizione mista il rapporto normale e fisiologico è quello della neutrocclusione: con la permuta
dei settori laterali il rapporto
dovrebbe raggiungere la condizione ottimale di I classe.
In generale comunque bisogna fare attenzione a tutte le
variabili in grado di ostacolare uno sviluppo armonico del
cavo orale. La presenza di
diastemi in dentizione decidua nei settori anteriori, a
volte poco graditi alle madri,
è invece un aspetto positivo,
perché indica che probabilmente quel bambino non
avrà un affollamento dentario. Se al contrario i denti sono già serrati uno con l'altro
comunque in questa fase non
deve essere visto come un intervento risolutivo, ma come
un momento interlocutorio,
con il quale ci si porta in vantaggio in attesa della risoluzione finale.
Il trattamento ortodontico in
età pediatrica insomma non è
sempre necessario, ma spesso
utile.
A suo avviso la categoria sta
operando bene in questo
ambito?
Come ho avuto molto spesso occasione di sottolineare,
credo che l'odontoiatria italiana sia davvero di ottimo
livello e anche in ambito pediatrico i colleghi sul territorio hanno accresciuto in
questi anni la loro esperienza e competenza.
Quello che resta da fare oggi
è insistere sui concetti della
prevenzione: sia negli opera-
Spazio SMOM Onlus
www.smomonlus.org
[email protected]
Haiti: terapie conservative
a Port au Prince
Simone Aita, odontoiatra volontario, racconta i risultati della sua
missione presso la clinica Saint Esprit dei Padri Scalabriniani a Port
au Prince (Haiti).
L’obiettivo di questa prima missione operativa al Saint Esprit, affidatami dal responsabile di progetto Marco del Grosso, è stata
iniziare la collaborazione con l’associazione odontoiatrica cilena,
che da oltre 10 anni garantisce il funzionamento dello studio - in
cui Smom ha messo in funzione una unità operativa funzionale,
che ne affianca altre due utilizzabili solo per terapie estrattive con odontoiatri che si alternano sull’isola con periodi di lavoro
di 6 mesi.
Gli obiettivi specifici della missione erano comprendere le ragioni
per le quali i colleghi praticano solo terapie estrattive e verificare la
possibilità di promuovere lo sviluppo di un approccio preventivo
e la possibilità di effettuare terapie più conservative.
Il collega cileno si è subito dimostrato molto collaborativo e amichevole. Le ragioni dietro le quali ha motivato un approccio demolitivo sono economiche, per i costi dei materiali, e la mancanza di un’assistente di studio. La prima motivazione non è giustificata dalle ingenti risorse materiali di consumo che si rendono disponibili con le donazioni di materiali odontoiatrici e che giacevano disordinatamente nell’ambulatorio. La mancanza di un’assistente di poltrona è l’unico reale problema da risolvere per poter
garantire cure adeguate alla popolazione. È vero che i pazienti accedono al servizio unicamente con
carie destruenti e per risolvere il
dolore provocato, e spesso l’unica
terapia praticabile possibile è l’estrazione dell’elemento malato.
Accanto ad uno o più elementi ormai perduti vengono diagnosticati
processi cariosi a carico di altri
denti, per i quali è possibile intervenire conservativamente ed evitare la perdita prematura degli stessi
e la richiesta dell’intervento odontoiatrico solamente allorquando
si presenti nuovamente la sintomatologia algica.
Spesso però i pazienti non sono interessati a intervenire per curare gli altri elementi cariati non dolenti e molto più ingenuamente
non ne comprendono il motivo. Naturalmente tutto ciò è frutto
della mancanza di un programma di prevenzione primaria e dei
costi delle prestazioni che, seppur minimi, spesso limitano l’accesso al servizio. L’amico cileno concordava sulla necessità di avere al
più presto un’assistente di studio e meglio ancora l’affiancamento
di un altro odontoiatra.
Simone Aita
DENTAL PRESS
tori che nella popolazione
deve diffondersi la consapevolezza che i bambini vanno
visti molto piccoli. Già nella
prima infanzia infatti è possibile individuare l'insorgenza di una patologia orale
e quindi allertare i genitori a
tenere sotto controllo la situazione, per intervenire se
necessario al momento opportuno.
Quali i prossimi appuntamenti con Sioi?
Dopo il congresso di
Firenze, si svolgeranno alcuni eventi regionali, il primo
dei quali sarà a Napoli il 16
marzo.
Tutti questi eventi culmineranno nel congresso nazionale, che si terrà il 22 e 23
novembre a Roma. Abbiamo
previsto la partecipazione di
relatori italiani e internazionali, individuando i massimi
esperti per ogni area: traumatologia, anestesia, conservativa ecc.
Prosegue intanto la collaborazione con i pediatri: l'accordo
siglato
tra
la
Federazione italiana medici
pediatri (Fimp) e la Società
italiana di odontoiatria infantile (Sioi) prevede in particolare l'inserimento di un
corso di alta formazione in
pedodonzia all'interno del
Capri Campus 2013 della
Fimp (Capri, 11-14 aprile),
corso che sarà tenuto da noi
odontoiatri
della
Sioi.
L'obiettivo è quello di completare la formazione del pediatra di base, che è a contatto con la popolazione infantile, aumentando così l'impatto
sociale delle strategie di prevenzione e intercettazione
delle patologie del cavo orale
nei piccoli pazienti.
Andrea Peren
Giuseppe Marzo, classe 1957, è presidente della Società italiana di
odontoiatria infantile (Sioi) dal gennaio dello scorso anno e resterà in
carica per tutto il 2013.
Docente di malattie odontostomatologiche all'Università degli Studi
dell’Aquila e direttore della scuola di specializzazione in ortognatodonzia della stessa Università, Giuseppe Marzo si occupa di odontoiatria
pediatrica da 25 anni e fa parte del consiglio direttivo Sioi da 18.
«Credo che una società scientifica debba essere sempre, continuamente
una fusione di portatori di cultura che provengono sia dall'università
che dalla libera professione. Il mio consiglio direttivo è proprio un mix
di queste due componenti» aveva dichiarato il docente in occasione della sua elezione a presidente Sioi.
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FOCUS ON
Gnatologia, scienza di base
in odontoiatria
La ricerca di un fisiologico equilibrio funzionale è il presupposto di ogni
trattamento riabilitativo, che dovrebbe coinvolgere i diversi specialisti
dell’area odontoiatrica e utilizzare i concetti della moderna gnatologia
Il dottor Maurizio Giacomello è il responsabile del Centro del dolore cranio-facciale (tel. 039.2332301- [email protected])
della clinica odontoiatrica dell'Università di Milano-Bicocca. La
clinica, diretta dal professor Marco Baldoni, opera presso l'ospedale San Gerardo di Monza.
«Il nostro centro – spiega Giacomello – si occupa del paziente disfunzionale sia per quanto riguarda le problematiche a
carico dell'articolazione temporo-mandibolare (Atm), sia più
in generale, per le patologie del sistema posturale correlabili
o meno con le malocclusioni. Il distretto cranio-cervico-mandibolare risulta infatti particolarmente sensibile all’alterata posizione spaziale della mandibola – a sua volta condizionata
dall’occlusione dentale – con possibile insorgenza di cefalea
tensiva e cervicalgia». Come ci ha spiegato l'esperto gnatologo, il paziente inviato presso il centro viene sottoposto a una
approfondita analisi con la finalità di confermare o escludere
il rapporto tra apparato stomatognatico e patologia algico-disfunzionale.
Il Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica
fa parte della sezione di scienze pedo-ortodontiche, diretta
dal dottor Marcello Maddalone e dal dottor Gianluigi
Caccianiga; all'interno della clinica vi sono anche la sezione
di chirurgia orale diretta dal professor Fabrizio Carini e quella
di igiene orale diretta dalla dottoressa Maria Cristina Panzeri.
Il dottor Giacomello coordina una équipe di specialisti (composta dai dottori Alfredo Giovene , Alessandro Turco ,
Alessandro Nanussi, Claudio Allievi, Roberto Faina, Massimo
Verga e Simone Panzeri e dal tecnico di posturometria Alberto
Negroni) con finalità assistenziali per il paziente disfunzionale, di ricerca in ambito gnatologico e occluso-posturale e soprattutto di didattica, ovvero di formazione prelaurea (per studenti in odontoiatria e in igiene dentale) e postlaurea mediante corsi di formazione per medici, odontoiatri, fisioterapisti,
posturologi e osteopati.
Dottor Giacomello, ci da una
definizione moderna di gnatologia? Cosa significa oggi?
La gnatologia è la scienza che
studia come funziona l'apparato stomatognatico nel suo
insieme: non dovrebbe quindi essere considerata una specialità a parte poiché chiunque si occupi di riabilitazione
orale dovrebbe conoscerne i
concetti basilari per ottimizzare il proprio lavoro.
Ogni intervento odontoiatrico, da una semplice otturazione alla protesi più complessa, deve inserirsi adeguatamente nel contesto anatomo-funzionale del paziente
trattato senza creare quelle
tensioni biomeccaniche (sia a
carico del complesso alveolodentale, sia più globalmente a
carico di tutte le strutture
cranio-cervico-mandibolari)
causa di dolori articolari e
muscolari, in un quadro noto
con il termine di sindrome
algico-disfunzionale.
La gnatologia, dunque, dovrebbe essere considerata una
scienza di base in odontoiatria e come tale insegnata, al
pari dell’ortodonzia o della
chirurgia odontostomatologica.
Se non sappiamo come costruire una intercuspidazione
dentale corretta, con una fisiologica distribuzione delle
forze occlusali durante i cicli
masticatori ma al contrario ci
limitiamo a ricostruire gli
elementi dentari in un contesto statico, rischiamo di vanificare l'efficacia riabilitativa
del nostro intervento. Può
succedere che una ricostruzione eseguita a regola d'arte
non funzioni bene durante i
cicli masticatori, che sono
ben più complessi del semplice movimento di apertura e
chiusura mandibolare durante il controllo dei contatti occlusali che facciamo abitualmente in studio: è un movimento che si esprime tridimensionalmente e che pertanto richiede una valutazione vettoriale delle forze dissipate sui versanti cuspali dei
singoli elementi dentali.
Tutto questo vale per un'otturazione, una corona o per
un importante cambiamento
di morfologia d’arcata come
può essere quello indotto da
un trattamento ortodontico.
Chi è il medico di riferimento? Si tratta di un campo multidisciplinare?
L'odontoiatra che si occupa
di gnatologia è visto spesso
come una sorta di mago che
interviene in un mondo a sé
stante. Come abbiamo visto
non è così e dovrebbe esserci una maggiore integrazione tra la gnatologia e tutte
le discipline odontoiatriche.
Si tratta sicuramente di un
campo multidisciplinare:
sebbene la scienza di base
fatichi a dimostrarlo (ma
soprattutto ad accettarlo),
oggi sappiamo che una malocclusione può indurre
condizioni disfunzionali a
livello corporeo, in particolare a livello del rachide cervicale, oppure che riequilibrando la postura corporea
modifichiamo lo stato di attivazione di quella craniocervico-mandibolare con
>
conseguenze sull’apparato
stomatognatico. Ne è un tipico esempio il paziente che
ha subito un trauma con
conseguente colpo di frusta
cervicale: l’instabilità posturale è una tipica conseguenza di questa condizione che si traduce nella necessità di serrare i denti con
la finalità di garantire una
maggior stabilità corporea.
In questo caso l’apparato
stomatognatico diventa vittima di un sistema disfunzionale extraorale.
Come si esegue un esame
obiettivo sul paziente disfunzionale?
Di fronte a un paziente disfunzionale è fondamentale
evidenziare il problema per
cui giunge alla nostra osservazione con un'anamnesi
molto accurata e precisa.
L’approccio è decisamente
Maurizio Giacomello
differente a seconda che si
tratti di una patologia algico disfunzionale limitata all’apparato stomatognatico
oppure una patologia posturale di cui si sospetta una
causa gnatologica. A grandi
linee, un’attenta ispezione
intra ed extraorale (valutazione dei rapporti occlusali
e dei tragitti mandibolari) e
la palpazione muscolare e
articolare permettono di ricostruire tridimensionalmente la posizione della
mandibola rispetto al cranio e lo stato di attivazione
muscolare correlato.
Una volta riposizionata e
stabilizzata la mandibola
mediante morso di costruzione viene rivalutato il
quadro clinico iniziale per
comprendere se il cambiamento occlusale induce un
miglioramento funzionale.
La valutazione dei carichi
occlusali rappresenta solo
UNA SOCIETÀ SCIENTIFICA PER STUDIARE
LE TERAPIE CON EMOCOMPONENTI
Favorire la ricerca e la conoscenza sulle
metodiche e sulle modalità di impiego di
emocomponenti per uso topico e infiltrativo non ad uso trasfusionale: è questo l'obiettivo principale della neonata Academy
of non transfusional hemocomponents (Anthec – www.anthec.org), società scientifica
che si occuperà tra l'altro di mettere a punto linee guida per l'attività professionale in
questo ambito.
Presieduta dall'odontoiatra Marco Mozzati (già responsabile del servizio di chirurgia orale stomatologica alla Dental School di Torino), Anthec è formata non solo da dentisti ma
anche da medici chirurghi (ortopedici su tutti), da trasusionisti e da veterinari. L'utilizzo
di derivati piastrinici, infatti, è di uso corrente in ortopedia veterinaria, specialmente nel
settore equino, e le conoscenze di questi specialisti possono dare un grande contributo
allo sviluppo di una terapia che promette davvero molto per il futuro, perché in grado di
amplificare i processi di guarigione naturali del corpo umano.
Grazie al PRGF (fattori di crescita arricchiti delle piastrine), infatti, è possibile velocizzare
i processi di guarigione dell'organismo, come per esempio la cicatrizzazione della gengiva dopo un'estrazione dentale. Inoltre, poiché contiene degli antinfiammatori naturali,
può ridurre sensibilmente il dolore nella zona della ferita chirurgica. Il protocollo, già utilizzato da alcuni odontoiatri in implantologia, prevede un piccolo prelievo di sangue al
paziente, il trattamento del sangue in centrifuga e infine l'applicazione nel cavo orale. Il
tutto ambulatorialmente.
Un altro utilizzo del PRGF che ha mostrato buoni risultati clinici è quello sperimentato dal
dottor Maurizio Giacomello , responsabile del Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica dell'Università di Milano-Bicocca, che ne ha valutato l'efficacia contro
i dolori all'Atm. La terapia proposta da Giacomello prevede due-tre infiltrazioni di PRGF
(1cc con una semplice siringa da insulina) sia nel cuscinetto retro-meniscale – zona riccamente vascolarizzata e innervata, che è quindi fonte di dolore –, sia nella cavità articolare.
L'esperienza clinica condotta nel corso della sua attività privata ha permesso al dottor
Giacomello, che è membro della neonata società scientifica, di valutare l'efficacia del
trattamento nella riduzione del dolore e nel recupero dell'attività funzionale della mandibola, in attesa che il problema di malocclusione responsabile del disturbo all'Atm venga
risolto con le necessarie terapie.
La manovra richiede una buona esperienza nelle tecniche infiltrative e un'adeguata conoscenza delle terapie con emocomponenti.
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FOCUS ON
> Lo staff del Centro del dolore cranio-facciale (Cdcf) della clinica odontoiatrica dell'Università di MilanoBicocca. Da sinistra a destra Massimo Verga, Roberto Faina, Alfredo Giovene, Maurizio Giacomello e
Alessandro Turco
una parte dell’esame obiettivo: infatti i rapporti occlusali sono sempre il risultato di una elaborazione
neurologica che si traduce
in schemi di attivazione
muscolare che determinano
una preciso rapporto tra le
ossa mascellari e la mandibola. È quindi necessario
valutare questa relazione
per essere in grado di comprendere le cause gnatologiche alla base delle cefalea
tensiva o del dolore cervicale, piuttosto che gli squilibri
che provocano danni a carico dell’Atm.
Talvolta si rileva un rapporto cranio-mandibolare alterato in un contesto di buon
allineamento dentale: il
concetto di malocclusione
va interpretato proprio in
questa ottica e non solo limitandosi alla valutazione
dell’allineamento dentale.
Peraltro la patologia disfun-
zionale deve essere diagnosticata prima di effettuare
qualsiasi trattamento odontoiatrico, proprio per evitare di essere incolpati di problemi preesistenti al trattamento effettuato.
Come funziona il Centro
del dolore cranio-facciale
della clinica odontoiatrica
dell'Università di MilanoBicocca da lei diretto?
La nostra struttura, che
opera in regime di Ssn, si
affianca all'odontoiatra libero professionista per consulenze specialistiche relative al paziente disfunzionale
(sia per problemi gnatologici, sia per problemi posturali). Il paziente viene pertanto inviato o dal proprio
odontoiatra curante o dal
proprio medico di base.
Talvolta giunge alla nostra
osservazione per iniziativa
personale o su indicazione
di conoscenti precedentemente trattati da noi.
Al termine del nostro percorso diagnostico il paziente può tornare nuovamente
dal proprio dentista di fiducia con le indicazioni per la
risoluzione della problematica disfunzionale oppure
può iniziare un percorso terapeutico all’interno della
nostra struttura.
Nel primo caso la difficoltà
maggiore consiste nel comunicare a distanza con il
dentista curante: è importante uno scambio di informazioni tra chi gestisce il
paziente dal punto di vista
sintomatologico e chi poi
dovrà tradurre quell'effetto
riabilitativo momentaneo –
ottenuto ad esempio tramite bite – in un lavoro odontoiatrico in senso stretto. Il
bite infatti ha la funzione di
"mettere in asse" il sistema e
funge da "dima" per il percorso riabilitativo che dovrà
essere affrontato. Questo
problema è peraltro facilmente risolvibile nel momento in cui il curante presenzia alla valutazione del
paziente nel centro del dolore: infatti molte volte per
risolvere una problematica
disfuzionale bastano piccole modifiche, molto più difficili da spiegare in una relazione che non da valutare
clinicamente sul paziente.
Un quesito strettamente
clinico: i denti del giudizio
possono modificare la posizione degli incisivi inferiori?
Tutti abbiamo rilevato clinicamente che spesso, con
l’eruzione degli ottavi, gli
incisivi inferiori tendono ad
affollarsi, ma le ricerche
condotte negli ultimi 30 anni hanno dimostrato che
non c'è una correlazione
12
statisticamente significativa. Come possiamo allora
interpretare questo fenomeno?
La spiegazione che viene solitamente data è quella per
cui il dente del giudizio,
"spingendo" tutti i denti in
avanti, provoca l'effetto di
far affollare gli incisivi inferiori. In realtà è altresì verificabile facilmente che la
spinta dell’ottavo non chiude eventuali spazi edentuli
presenti lungo l’arcata,
smentendo in tal modo la
teoria della “spinta dell’ottavo”. Ma come spiegare allora ciò che si osserva clinicamente? A mio giudizio
l'errore è quello di pensare
sempre e solo in termini di
spinta, che è un concetto
prettamente meccanico.
Dobbiamo invece guardare
al problema in termini neurofisiologici: molto sinteticamente la spinta dell’ottavo (erotto o in fase di eruzione) può indurre una modifica nella posizione spaziale dei denti vicini (in
particolare del settimo) con
conseguente variazione della distribuzione dei carichi
occlusali, ovvero dell’appoggio nella regione posteriore.
Il cambiamento della propriocezione parodontale induce un adattamento neuromuscolare e conseguente
variazione del rapporto cranio-mandibolare: questo fenomeno determina una
modifica dei carichi vettoriali sugli altri denti con
cambiamento di posizione,
in particolare per gli incisivi inferiori caratterizzati da
radici relativamente piccole
e quindi facilmente spostabili nell’osso.
Di conseguenza, se cambia
la posizione della mandibola, cambiano le spinte muscolari, i carichi occlusali e i
vettori forza sui singoli
denti che porterà, in una
sorta di reazione a catena, a
un adattamento posizionale
degli incisivi inferiori.
Come mai non si risconta
una correlazione statistica
tra i due fenomeni?
Si tratta di un adattamento
occlusale di natura neuromuscolare che può verificarsi, ma non è detto che
ciò accada. Dipende dalle
caratteristiche del sistema
analizzato: ad esempio nei
soggetti con morso profondo e ipertono della muscolatura cranio-mandibolare
il sistema è talmente rigido
da opporsi adeguatamente
allo spostamento dentale
(peraltro in questi casi gli
incisivi inferiori sono già
affollati per l’effetto lingualizzante dei superiori). Per
questo è difficile trovare un
riscontro di natura statisti-
13
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ca: solo la selezione di un
campione omogeneo può
portare a una valutazione
statistica significativa, tenuto peraltro conto che le cause di variazione dei carichi
occlusali possono essere diverse e non riconducibili
solo all’eruzione degli ottavi.
Questo modello però è in
grado di spiegare buona
parte delle modifiche che
avvengono nella nostra
bocca. Un altro esempio è
dato dalla scomparsa, a seguito di estrazione dei denti del giudizio, di alcuni
problemi a carico dell’Atm,
in particolare in soggetti
giovani: eliminando la spinta degli ottavi cambia la
propriocezione parodontale
con adattamento del sistema cranio-cervico-mandibolare alla ricerca di un
nuovo equilibrio.
Andrea Peren
FOCUS ON
DIGRIGNARE I DENTI
ALLA RICERCA DELL'EQUILIBRIO
L'abitudine a digrignare i denti può avere senza dubbio un'origine psicologica, derivante da forti tensione emozionali, ma questa non rappresenta l'unica causa – ci ha spiegato Maurizio Giacomello, responsabile del Centro
del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica dell'Università di MilanoBicocca –. Prima di tutto dobbiamo distinguere il serramento dentale dal digrignamento, due fenomeni spesso raggruppati sotto l’unico termine di
bruxismo, confusione incrementata anche da buona parte della letteratura
scientifica americana che “fa di tutta l’erba un unico fascio”».
In realtà si tratta di due fenomeni differenti, talvolta sovrapponibili nel medesimo paziente, che riconoscono cause e conseguenze molto diverse
tra loro.
Se il digrignamento (o bruxismo nel senso stretto del termine) ha spesso una
base psicologica interpretata come forma di conversione dell’aggressività
inconsciamente scaricata su se stessi, il serramento dentale rappresenta la
ricerca di un punto di stabilità nel superare le difficoltà quotidiane (vedi il detto “stringi i denti e vai”). «In altri termini – sottolinea l’esperto – qualsiasi forma di instabilità viene compensata con un incremento di tono muscolare, e
a livello stomatognatico con la tendenza a serrare i denti. Ad esempio l’instabilità posturale conseguente a colpi di frusta induce serramento dentale notturno perché questa azione fornisce un punto di inconscia stabilizzazione
corporea; oppure l’instabilità occlusale dovuta a incongruenze nell’intercuspidazione viene compensata con il serramento dentale, così come la presenza di infiammazioni periapicali possono scatenare lo stesso fenomeno
per inibire le informazioni dolorifiche afferenti al sistema nervoso centrale.
Anche ricostruzioni dentali troppo piatte determinano una instabilità della
postura mandibolare compensata con l’incremento del tono della muscolatura elevatoria, fino al serramento dentale».
Anche digrignare i denti può essere conseguenza della fatica muscolare
conseguente a serramento dentale protratto per lungo tempo, o addirittura
una conseguenza delle apnee notturne: recenti studi hanno evidenziato che
la necessità di protrudere la mandibola per garantire il passaggio di aria dalle vie aeree ostruite dal corpo linguale può determinare serramento sul grup-
po incisale e quindi fasi di digrignamento per affaticamento muscolare.
Pertanto, pur riconoscendo l’importante ruolo svolto dalla psiche nella genesi di questi due fenomeni, secondo il dottor Giacomello il ruolo dell’odontoiatra risulta comunque fondamentale non solo per garantire una protezione all’apparato stomatognatico mediante il confezionamento di una placca o bite, ma anche in fase di diagnosi per individuare ed eventualmente rimuovere le eventuali concause che determinano il manifestarsi dei fenomeni bruxismo e serramento.
«Peraltro avere una buona stabilità occlusale non significa avere un'occlusione perfetta, ma un punto d'appoggio stabile per la gestione neuromotoria
della posizione mandibolare e della postura corporea – afferma il responsabile del Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica
dell'Università di Milano-Bicocca –. In un nostro studio abbiamo verificato su
pedana stabilometrica che in caso di buon appoggio occlusale, il serramento dentale stabilizza la postura corporea, in particolare in caso di pregresso
colpo di frusta cervicale. Al contrario in caso di insufficiente stabilità occlusale (malocclusioni gravi, morso incrociato, scivolamento mandibolare) il
serramento esaspera lo squilibrio posturale, peggiorando la sintomatologia
algico-disfunzionale a livello cervicale e lombare. Nel primo gruppo di pazienti l’applicazione di un bite peggiorava il serramento dentale e la rigidità
muscolare, mentre nel secondo garantiva un notevole miglioramento della
sintomatologia algica e delle performances posturali. Quindi un bite può essere funzionalizzante o disfunzionalizzante a seconda del contesto in cui viene impiegato e di come viene eseguito, sia nel soggetto patologico sia nello sportivo».
I disturbi del paziente disfunzionale sono comunque difficili da diagnosticare in maniera oggettiva. «Si tratta di quadri disfunzionali, facilmente rilevabili clinicamente ma a volte difficili da spiegare dalla scienza di base – ha puntualizzato Maurizio Giacomello – proprio perché la misurazione e l’indagine
statistica relativa a questi fenomeni che risultano dinamici, variabili nel tempo e soggettivi è spesso difficoltosa».
A. P.
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FOCUS ON
14
Efficacia del bite
al vaglio della scienza
I bite sembrano arrendersi alla medicina evidence-based. Infatti mancano
studi rigorosi e condotti su campioni ampi di pazienti. Quello che sembra
emergere dai dati è l’inutilità di un suo uso indiscriminato, anche nello sport
Sono ormai trascorsi quarant’anni dalla pubblicazione di Effectiveness and efficiency: random reflections on
health services, il testo dell’epidemiologo
inglese
Archibald Cochrane dal
quale prese origine la cosiddetta medicina basata sulle
evidenze (evidence based
medicine). In questo libro
Cochrane criticava la medicina tradizionale per l’uso di
terapie consolidate dalla
consuetudine ma raramente
vagliate attraverso l’evidenza sperimentale degli studi
clinici su ampi campioni
con gruppi di controllo e
placebo.
L’onda lunga causata da quel
libro continua ancora oggi a
scuotere teorie e prassi di
venerabile età come le placche occlusali, comunemente
dette bite (in anglo-italiano)
o biteplane (in anglo-inglese).
Dopo il rinvio a giudizio subito nel 2004 e nel 2007 (1,
2), quando le pubblicazioni
sull’utilità dei bite non superarono il filtro dei moderni criteri di evidenza scientifica, arriva ora un’altra parziale bocciatura da parte di
alcuni ricercatori del dipartimento di epidemiologia
clinica e biostatistica della
McMaster University (in
Canada), che hanno pubblicato una revisione sistemati-
ca e una meta-analisi sul
giornale
dell’American
Dental Association (3).
«Per quanto promettenti
siano i risultati nella riduzione del dolore, stabilire
con esattezza il ruolo dei bite nei disturbi temporomandibolari richiede ampie ricerche con protocolli più sicuri contro il rischio di errori sistematici (bias) nel metodo di ricerca seguito».
Questa è la sintesi della con-
clusione degli autori (due
professori di biostatistica,
un ortodontista e un dentista generico) dopo aver consultato più di 1.500 articoli
sull’argomento e dopo aver
analizzato solo quei pochi
(undici) che soddisfacevano
i criteri di inclusione; tra cui
anche uno studio eseguito
dall’università di Chieti.
I risultati delle ricerche superstiti, in cui il gruppo
controllo non ha subito alcun trattamento oppure un
trattamento ai limiti del
nulla, suggeriscono che le
placche occlusali riducono il
dolore temporomandibolare
ma la solidità di questa affermazione dal punto di vista del metodo scientifico
usato è soltanto di grado lieve-moderato.
Il metodo delle ricerche
Parafrasando il sottotitolo di
una celebre opera filosofica,
«per ragionare bene e cercare la verità nelle scienze» è
indispensabile seguire un
metodo che lasci il minor
spazio possibile a errori e
pregiudizi. Ed è proprio a
questo livello che molte
pubblicazioni si rivelano insufficienti per raggiungere la
certezza scientifica, pur conservando una loro utilità clinica. Questo per chiarire che
le pubblicazioni scartate
nella meta-analisi di Jada
non sono necessariamente
fatte male; semplicemente,
le loro conclusioni non possono aspirare a un grado
soddisfacente di verità
scientifica.
I motivi sono essenzialmente due: la mancanza di un
gruppo di controllo oppure
la ripartizione non casuale
dei pazienti tra il gruppo
sperimentale e quello di
controllo. Ce ne sarebbe anche un terzo ma ci si deve
rassegnare: la mancanza del
placebo per il momento non
è emendabile.
Fatta questa premessa, tocca
ripetere quanto già scritto in
precedenti articoli sul nostro Italian Dental Journal:
troppo spesso le ricerche su
un problema clinico usano
metodi e indicatori di risultato (outcome) diversi che
non permettono un raffronto immediato e il dentista si
ritrova disperso in una
informazione informe che
difficilmente può aiutarlo
alla poltrona.
Una situazione non molto
diversa da quando le riviste
contenevano soltanto una
serie di casi clinici che lasciavano irrisolto un problema vecchio come la medicina: quando usare un determinato rimedio aspettandosi un successo e quando no.
Questa volta gli autori della
meta-analisi hanno dovuto
districarsi tra i diversi tipi di
bite (dalla placca di
Michigan al Mora allo splint
di Tanner) ma, a causa del
numero ridotto di soggetti
GLOSSARIO: I TERMINI
DELLA RICERCA SCIENTIFICA
Revisione sistematica è un’analisi della letteratura che
ha per obiettivo quello di riassumere le conoscenze su
un certo argomento selezionando le ricerche più affidabili dal punto di vista metodologico. Per questo vengono preferiti gli studi clinici randomizzati, nei quali i pazienti vengono suddivisi casualmente (random) nei vari gruppi.
Meta-analisi è un processo che consente di sintetizzare i risultati di ricerche diverse condotte sullo stesso argomento con lo scopo di evidenziare gli effetti reali; si
può definire come la versione quantitativa della revisione sistematica.
Bias o errore sistematico è un errore nel metodo di ricerca che altera la misura del risultato osservato. Ve
ne sono vari tipi ai quali corrispondono altrettanti rimedi per evitarli, come la suddivisione casuale dei
soggetti nei vari gruppi o il mascheramento (masking
o blinding), come si usa nelle ricerche in cieco o doppio cieco.
15
<< <<
inclusi nei campioni, non è
stato possibile rilevare differenze tra un dispositivo e
l'altro. Anche per gli outcome scelti, alcuni dei quali
sono per loro natura di difficile quantificazione, non è
stato agevole eseguire confronti. Il dolore, per esempio, è una croce tanto per i
pazienti quanto per i ricercatori che se ne occupano,
perché a tutt’oggi non è oggettivamente misurabile.
Inoltre, i campioni usati sono piuttosto limitati: lo studio numericamente più ampio comprendeva 38 pazienti per ogni gruppo, il più
piccolo soltanto 10.
In totale, le evidenze di cui
un odontoiatra può disporre
sull'efficacia dei bite derivano dallo studio di 455 pazienti seguiti in media per
periodi variabili tra sei settimane e un anno (ben poco
se si pensa che un cardiologo può disporre di ricerche
svolte su migliaia di soggetti
seguiti anche per decine di
anni, come nel Framingham
Heart Study). Per giunta, solo in tre ricerche veniva dichiarato il numero dei pazienti che non hanno completato il ciclo di controlli
(follow-up). Un dato che,
specialmente in campioni
così limitati, può facilmente
sbilanciare i risultati. Infine
in quasi metà delle ricerche
vi era un serio di rischio di
bias dovuto al metodo di ricerca che non prevedeva il
mascheramento.
Una grande assenza
C'è una grande assente tra i
parametri oggetto di ricerca. Nel loro articolo su Jada
gli autori muovono una critica tanto elementare quanto sensata: nessuna delle
undici ricerche analizzate
ha preso in esame la funzione. Per quanto il dolore sia
sicuramente importante per
la qualità della vita, non è
per nulla automatico che
una sua riduzione o scomparsa equivalga a un miglioramento della funzione.
La persona con una dislocazione discale di vecchia data, asintomatica e con ridotta apertura orale è nell'esperienza clinica di ogni
dentista. Eppure, gli autori
di quelle ricerche, tra cui
docenti di blasonate università dell'Occidente dentale,
pare che si occupino di pazienti diversi da quelli che
entrano nello studio dei
dentisti terrestri.
Il bite nello sport
C’è un settore particolare in
cui il bite ha raggiunto una
considerazione olimpica,
pur in mancanza di una solida convalida scientifica.
Stiamo parlando dello
sport: dai cestisti ai calciatori passando per i tiratori,
sono poche le discipline rimaste bite-free. Lo stato attuale delle conoscenze e
della loro validità scientifica è ancora più precario di
quello delineato per i bite in
generale.
Pur in presenza di casi clinici molto interessanti in cui il
bite ha migliorato disturbi
muscolari e rendimenti, la
sua applicazione generalizzata è sicuramente da respingere. Un’equilibrata e
dettagliata rassegna della
questione si trova in un arti-
LA STORIA DEL BITE
La prima applicazione documentata di una placca occlusale per i disturbi temporomandibolari si deve al
dentista viennese Moritz Karolyi che la usò per curare il
bruxismo nei primi anni del ‘900. In precedenza le placche erano già state usate per trattare fratture mandibolari e per proteggere le arcate dentali dei pugili da
Thomas Gunning e da Woolf Krause rispettivamente. Il
materiale allora usato era il lattice di gomma, vulcanizzato secondo il sistema ideato da Charles Goodyear
nel 1855.
Nella sua esperienza coi bruxisti, Karolyi notò una similitudine coi fenomeni convulsivi intuendo l’influenza patogenetica dei meccanismi di ipereccitabilità neuronale; l’impatto dei suoi studi fu tale che, per un po’ di tempo, il bruxismo fu definito “effetto Karolyi”. Egli ebbe tra
i suoi pazienti anche Sigmund Freud; purtroppo, non
essendo altrettanto famoso, non riuscì a rifugiarsi all’estero anche lui e morì nel lager di Terezin.
In seguito, con l’avvento della resina acrilica e col progredire delle conoscenze, furono presentate molte variazioni di questo apparecchio; tra le più famose vi sono la placca Michigan, con la superficie occlusale
completamente piatta, che fu descritta negli anni ’60
da Ash e Ramfjord e la placca Sved, risalente agli anni
’40, dove la copertura occlusale si limita ai denti anteriori.
FOCUS ON
colo tutto italiano ma scritto
in inglese da Alberto Baldini
e colleghi dell’Università
Milano-Bicocca (4). Si tratta
del caso di un’atleta della
nazionale italiana di basket
in cui il bite ha eliminato
una fastidiosa lombalgia ribelle alla fisioterapia.
Cosma Capobianco
Bibliografia
1. Al-Ani MZ et al. Stabilisation
splint therapy for temporomandibular pain dysfunction syndrom. Cochrane Database Syst
Rev 2004;(1):CD002778.
2. Macedo CR et al. Occlusal
splints for treating sleep bruxism. Cochrane Database Syst Rev
2007 Oct 17;(4):CD005514.
3. Ebrahim S, Montoya L, Busse
JW, Carrasco-Labra A, Guyatt
GH; Medically Unexplained
Syndromes Research Group. The
effectiveness of splint therapy in
patients with temporomandibular disorders: a systematic review
and meta-analysis. J Am Dent
Assoc 2012 Aug;143(8):847-57.
4. Baldini A, Beraldi A, Nota A,
Danelon F, Ballanti F, Longoni
S. Gnathological postural treatment in a professional basketball player: a case report and an
overview of the role of dental occlusion on performance. Ann
Stomatol (Roma) 2012 Apr-Jun;
3(2): 51–58.
<< <<
FOCUS ON
16
Le complicanze settiche
in chirurgia orale
Le infezioni del cavo orale possono portare a pericolose conseguenze. La
profilassi è sempre raccomandabile e comunque obbligatoria nei pazienti
fragili e, in presenza di eventi settici in atto, è preferibile rinviare la chirurgia
Il cavo orale è contaminato da una flora batterica permanente
costituita da comuni saprofiti, nella quale è possibile isolare una
moltitudine di ceppi potenzialmente patogeni. Per questa ragione le complicanze di tipo settico in chirurgia orale sono tra le più
frequenti e temute, spesso causa di guarigioni tardive se non,
addirittura, di insuccessi. In tali circostanze un approccio clinico
errato non risolve l’acuzie e induce farmaco resistenze oggigiorno sempre più numerose e significative. Nei casi più gravi può,
inoltre, determinare conseguenze di carattere sistemico.
In occasione del quarto meeting italiano dell’International college of dentists (Icd), tenutosi lo scorso settembre a Novi Ligure,
l’argomento è stato approfondito dal professor Paolo
Brunamonti Binello, dirigente medico della struttura complessa
di odontostomatologia dell'Ospedale Galliera di Genova, professore a.c. presso il Clopd e il Clid della facoltà di medicina e
chirurgia dell'Università di Genova e segretario nazionale della
sezione italiana dell’Icd.
La prossima edizione del meeting italiano Icd si terrà il 27 e 28
settembre 2013.
Professor Brunamonti Binello,
quanto sono frequenti le complicanze di tipo settico in chirurgia orale?
È difficile, se non impossibile, definire con esattezza
l'incidenza statistica di tali
complicanze in chirurgia
orale, poiché sono correlate
a una molteplice serie di fattori, quali il tipo di intervento chirurgico (grado d’invasività, sede, durata, complessità), le condizioni sistemiche del paziente, la curva di
apprendimento del team
chirurgico, l’ambiente nel
quale è erogata la prestazione chirurgica (sala operatoria, ambulatorio).
Dalla letteratura, tuttavia, si
evince che si tratta – ad oggi
– di complicanze ancora tra
le più frequenti e temute in
chirurgia orale, con conseguenze variabili in relazione
all’entità dell’evento settico.
Da quali batteri sono determinate?
La flora batterica del cavo
orale è, anche in condizioni
di buona salute generale,
ricca ed eterogenea.
Riscontriamo fondamentalmente due gruppi batterici: i
batteri facoltativi (rappresentati dai comuni saprofiti
del cavo orale) e i batteri
anaerobi (come Veillonella,
Bacteroides,
Spirochete
anaerobie). Questi ultimi
sono quelli più temuti, perché potenzialmente più pericolosi.
Un aspetto singolare è poi
dato dalla sito-specificità
batterica nel cavo orale. A livello di una lesione cariosa,
infatti, riscontreremo in
prevalenza lo Streptococcus
mutans (98%), mentre a livello della placca sopragengivale avremo soprattutto
Lactobacilli.
I patogeni potenzialmente
più pericolosi sono invece
reperibili a livello delle lesioni parodontali.
Quali interventi di chirurgia orale si associano più
spesso a questi eventi?
Tutti gli interventi chirurgici
condotti sul cavo orale possono essere soggetti a complicanze settiche: dalla banale avulsione dentaria a quelli più invasivi e complessi.
Di norma il rischio aumenta
negli interventi che comportano invasione dei tessuti
profondi, ovvero qualora residuino soluzioni di continuo (aree di esposizione) tra
il tessuto osseo dei mascellari e la cavità buccale.
Tale evenienza ricorre molto
spesso nelle avulsioni dentarie più semplici, o in tutte le
circostanze in cui non si ottenga una guarigione ottimale per prima intenzione
della ferita chirurgica.
Quali sono le conseguenze
di queste infezioni?
Essendo il distretto orale in
diretto rapporto di contiguità con altri segmenti del
complesso anatomico testacollo, le conseguenze delle
complicanze di tipo settico
possono essere distinte in
locali e sistemiche.
Infatti, attraverso il “triangolo pericoloso della faccia”,
le infezioni possono determinare osteomieliti dei mascellari, trombosi del seno
cavernoso, meningiti e
altro.
Attraverso il fascio vascolonervoso del collo, invece,
possono diffondere attraverso i tronchi giugulari a livello toracico e indurre cellulite mediastinica e tromboflebiti giugulari.
Idealmente, quindi, le infezioni originate dal cavo orale possono diffondersi a tutto l'organismo, causando
setticemia nei casi più estremi e, per fortuna, molto rari, almeno nei paesi più civilizzati.
Come si presentano?
Sotto il profilo clinico, tali
complicanze settiche presentano un’obiettività del
tutto sovrapponibile a qualsiasi altro evento settico.
I segni fondamentali sono
quelli generici della flogosi,
già esaurientemente descritti in letteratura: tumor, dolor, rubor, calor, functio lesa.
E a questi potremmo di norma aggiungere: essudato più
o meno produttivo, foetor
oris, linfoadenomegalia loco-regionale e un’alterazione febbrile di entità variabile.
Quali sono le problematiche
di tipo diagnostico?
Sotto il profilo diagnostico
le indagini di laboratorio
che risultano di norma alterate in concomitanza di un
evento settico a seguito di
intervento chirurgico sul cavo orale sono l’esame emocromocitometrico (incremento numerico dei globuli
bianchi), la Ves, la Pcr e il fibrinogeno. In particolare,
Pcr e fibrinogeno hanno un
andamento più proporzionalmente diretto alla flogosi
associata alla sepsi rispetto
alla velocità di eritrosedimentazione e sono perciò
considerati indici maggiormente attendibili di “fase
acuta”.
Le indagini radiologiche di
routine (radiografie endorali, ortopantomografie, tomografie computerizzate)
non sono sempre necessariamente significative. In caso affermativo evidenziano
genericamente aree ipodense in corrispondenza del focolaio settico in atto.
L'indagine dirimente dovrebbe essere rappresentata
dall'analisi batteriologica
dei campioni (frammenti
ossei, essudato). Tuttavia la
raccolta di campioni attendibili e privi di artefatti nel
cavo orale – al fine di creare
un antibiogramma atto a
instaurare una più efficace
antibioticoterapia mirata e
non ragionata – è impresa
estremamente complessa,
da demandarsi preferibilmente allo specialista infettivologo.
Da ciò l'importanza assoluta
di instaurare già preventivamente sinergie plurispecialistiche fondamentali (infettivologo, internista, cardiologo), finalizzate alla corretta
gestione del paziente chirurgico.
Come si può attuare e quanto può essere efficace la prevenzione?
Il ruolo della prevenzione è
di primaria importanza. A
tale scopo è sempre indispensabile una corretta indagine anamnestica integrata con l'esame obiettivo locale e sistemico del paziente,
per accertarne la reale candidabilità all'approccio chirurgico.
In presenza di eventi settici
in atto è comunque preferibile rinviare la chirurgia alla
risoluzione della fase acuta.
La profilassi chirurgica
(short-term, ovvero ultra
short term), poi, è sempre
raccomandabile per tutti i
pazienti vista la ricchezza
della flora batterica del cavo
orale ed è comunque obbligatoria per i cosiddetti pazienti “fragili” (cardiopatici,
immunodepressi, diabetici
scompensati).
È infine necessario, pur non
operando in condizioni di
sterilità, lavorare in modo
corretto, seguendo scrupolosamente le regole fondamentali di igiene: dalla detersione delle mani degli
operatori all'allestimento di
un adeguato campo operatorio, all'uso di strumentario dedicato sterile e, quando possibile, monouso.
>
Paolo Brunamonti Binello
ISTRUZIONI PER CONTRASTARE
LA FARMACO RESISTENZA
Con il concetto di farmaco resistenza si intende genericamente l’esistenza e lo sviluppo di ceppi batterici
(potenzialmente e non necessariamente patogeni) insensibili a un numero sempre crescente di chemioterapici. Il tipo di farmaco resistenza più comune, ad esempio, è quello alle molecole beta-lattamiche (penicilline
e cefalosporine), largamente utilizzate come farmaci di
prima scelta in odontostomatologia.
Con l'isolamento nel 2009 del super batterio New Delhi,
identificato dalla sigla NDM-1 (di origine asiatica e successiva diffusione occidentale) si è ulteriormente focalizzata in modo drammatico l'attenzione del mondo
scientifico e dei media sul problema delle farmaco resistenze. In Europa, infatti, sono stati ad oggi segnalati
diversi decessi per infezione da NDM-1.
In Italia, a seguito alla segnalazione di soli due casi isolati di pazienti deceduti in Lombardia nel 2010 per questa stessa infezione (si trattava di turisti recatisi in
India), è stato dichiarato lo stato di allerta.
Questo patogeno super resistente è sensibile solo alla
colistina (antibiotico battericida ottenuto dal Bacillus
colistinus e appartenente alla famiglia dei polipeptidi)
la quale, però, presenta effetti collaterali importanti,
principalmente di soppressione dell'emuntorio renale.
Il numero delle molecole antibiotiche efficaci su batteri
farmaco resistenti rimaste a disposizione dei medici – come la colistina – è ormai esiguo e rappresenta per il clinico una sorta di extrema ratio. Queste molecole, peraltro,
al fine di limitarne l'uso ai soli casi realmente indispensabili, sono utilizzabili solo in ambito nosocomiale e dietro
esclusiva prescrizione dello specialista infettivologo.
Infatti non esistono ancora dati sufficienti in letteratura
per creare nuovi chemioterapici alternativi che siano altrettanto efficaci sui germi farmaco resistenti e con effetti collaterali ridotti sul nostro organismo.
Problema ulteriore, in realtà, potrebbe divenire quello di
focalizzare l'attenzione generale in modo eccessivo
sulle farmaco-resistenze dei “super batteri” come
l'NDM-1, col rischio di sottovalutare tutte le altre pur
frequenti farmaco rersistenze nelle quali si può quotidianamente imbattere chiunque debba prescrivere
un'antibiotico terapia.
A tale proposito e al fine di contenere al massimo un
problema in costante evoluzione come quello delle farmaco resistenze, sarebbe auspicabile per il clinico osservare le seguenti norme fondamentali:
inquadrare in modo esaustivo il paziente fin dalla prima osservazione;
svolgere un’adeguata prevenzione mediante una
corretta profilassi;
limitare la prescrizione di terapie antibiotiche ai soli
casi clinici indispensabili;
aggiornarsi costantemente mediante i corsi di formazione, al fine di evitare prescrizioni errate per quanto riguarda la scelta del farmaco e la posologia;
stabilire sinergie plurispecialistiche per una migliore
gestione del paziente;
rivolgersi comunque allo specialista infettivologo nei
casi di incertezza clinica.
Paolo Brunamonti Binello
17
<< <<
Qual è l’approccio clinico
ottimale?
L'approccio clinico ideale sostanzialmente sovrapponibile sia in ambito privato
che in ambito nosocomiale consiste, innanzitutto, nell'effettuare una diagnosi
corretta e precoce della
complicanza settica.
È importante cercare di
identificare l'origine dell'infezione, basandosi oltre che
sulla obiettività, anche sulle
indagini diagnostiche di cui
abbiamo parlato, al fine di
poter quanto prima instaurare una antibioticoterapia
di tipo ragionato. Se possibile, in fase immediatamente
successiva, sarebbe auspicabile effettuare una corretta
raccolta dei campioni biologici, tale da consentire la
creazione di un antibiogramma per instaurare una
antibioticoterapia “mirata”.
A tale riguardo si sottolinea
che, proprio per l'elevata
difficoltà presentata dalla
corretta raccolta dei campioni biologici, praticamente il 100% delle antibioticoterapie effettuate in ambito
ambulatoriale odontoiatrico
è esclusivamente di tipo “ragionato”.
D’altra parte la ridotta (in
senso numerico) descrizione
di case-series letali in lettera-
FOCUS ON
tura sottolinea l'importanza
e l'efficacia del saper adottare – da parte del clinico – un
corretto approccio farmacologico di tipo “ragionato” in
tempi ristretti.
Quali sono gli errori più
frequenti?
I principali errori terapeutico/gestionali sono distinguibili in due categorie: gli errori correlati all'operatore
(posologie errate, prescrizioni improprie) e quelli
correlati al paziente (compliance ridotta, diffidenza).
Le conseguenze dell’errore
terapeutico sono fondamentalmente rappresentate da insuccessi chirurgici a medio e
lungo termine (restitutio ritardate, riabilitazioni occlusali fallaci, esiti cicatriziali
permanenti, fistolizzazioni),
da conseguenze di carattere
sistemico (batteriemie, setticemie), da farmaco-resistenze batteriche (patogeni insensibili) e da interazioni farmacologiche (con danni sistemici anche significativi), quali,
ad esempio, antibiotici versus
anticoagulanti e antiaggreganti, antibiotici versus anticoncezionali o antibiotici
versus corticosteroidi.
Renato Torlaschi
>
Fig. 1: osteomielite del mascellare superiore
Fig. 2: tomografia computerizzata Dental Scan con evidenze di osteomielite e comunicazione alveoloantrale in zona 16
>
Fig. 3: osteomielite mandibolare in paziente affetto da carcinoma del
cavo orale
>
>
Fig. 4: esame obiettivo locale
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
Implantologia
Il silenzio della letteratura
sulle complicanze in implantologia
Di chirurgia implantare non si muore, ma le complicanze non sono così rare.
Avere una stima di questi eventi – anche solo da utilizzare per il consenso
informato – non è però semplice e la letteratura scientifica non ci aiuta
All’inizio
degli
anni
Novanta, una rivista di anestesiologia canadese pubblicò un articolo che documentava il caso di un odontoiatra statunitense che in
meno di un anno, sottoposti
11 pazienti a chirurgia implantare, ne causò la morte
di tre per embolia gassosa.
Una interpretazione cialtrona della letteratura permetterebbe di affermare che la
mortalità specifica per la chirurgia implantare può arrivare al 27%: quasi un paziente su tre.
Fortunatamente questo collega killer non ha fatto proseliti e la verità è che di chirurgia implantare non si
muore, o meglio, il rischio è
assolutamente trascurabile.
Ma, come tutti gli interventi
medici e chirurgici, anche la
terapia implantare non è
esente da complicanze ed
eventi avversi, la cui frequenza però è tutt’altro che
facile da stabilire.
Carenza di dati
sulle complicanze
Cosa rispondere a un paziente che ci ha chiesto quanto sia
frequente un danno a carico
del trigemino in seguito al
posizionamento di un im-
>
pianto mandibolare?
Le regole dell’Oxford Centre
for Evidence-Based Medicine
del 2011 (di cui avevamo
parlato su Italian Dental
Journal 1/2011) ci dicono che
per iniziare dovremmo cercare la risposta nei trial randomizzati o, meglio ancora,
in una revisione sistematica
di
trial
randomizzati.
Analizzando però le ottime
revisioni di argomento implantare pubblicate dalla
Cochrane, ci accorgeremmo
piuttosto in fretta che i dati
sulle complicanze sono sostanzialmente assenti. Il motivo è che in realtà i trial randomizzati sono strumenti
molto limitati per quanto riguarda lo studio di un aspetto importante come questo.
Per almeno due motivi.
Il primo è che per documentare eventi poco frequenti
sono necessari studi molto
grandi, di conseguenza le
normali dimensioni di un
trial randomizzato implantare possono non essere sufficienti a registrare l’incidenza di complicanze, anche
quando non siano affatto rare. Per dare dei numeri, un
evento avverso che non si sia
verificato in uno studio con
100 pazienti, può avere una
frequenza reale fino al 3%.
Che per un trattamento come quello implantare, a cui
si sottopongono solo in
Italia quasi un milione di
soggetti ogni anno (fonte:
Sole24Ore), può significare
migliaia di complicanze.
Ma la numerosità non è l’unico limite dei trial randomizzati nello studi degli eventi
avversi. Accade infatti che i ricercatori possano – per motivi più o meno nobili – non essere troppo interessati a questo aspetto, disegnando di
conseguenza protocolli poco
adatti, così che, anche quando
tali evenienze si verificano,
vengono riportate in maniera
superficiale, come ha denunciato un editoriale di Archives
of Internal Medicine secondo
il quale nei trial randomizzati
e nei loro report, gli eventi avversi sono “trascurati, limitati, distorti e messi sotto silenzio” (Arch Intern Med 2009;
26;169(19):1737-9. ).
Il danno al trigemino
Se i trial randomizzati non
ci aiutano, possiamo provare
a cercare di rispondere al
nostro paziente grazie ai cosiddetti studi osservazionali,
quelli cioè in cui i ricercatori non sono intervenuti direttamente, ma si sono limi-
tati ad osservare e registrare
quello che succede in una situazione più o meno controllata.
In questo caso qualche dato in
più sull’incidenza delle complicanze è disponibile, anche
se questo accade in meno della
metà degli articoli.
Il problema però è che si rischia di uscirne più confusi
di prima. Infatti secondo
questi studi un danno permanente al trigemino si verifica con una frequenza che
va dallo 0 a quasi il 20% dei
casi, ovvero per un paziente
ogni cinque (vedi tabella).
Questa forbice così ampia, e
perciò pochissimo informativa, è legata in parte ai limiti intrinseci degli studi osservazionali, esposti a frequentemente a errori, in
parte alla loro grande variabilità in termini di: case definition (“danno neurologico”
può voler dire cose diverse),
pazienti (caratteristiche e
numero), operatore (più o
meno esperto), tipo di intervento e di impianti, disegno
dello studio (prospettico o
retrospettivo) e durata del
follow-up.
Se gli studi clinici non sembrano aiutarci, possiamo allora cambiare punto di vista
e analizzare i dati delle com-
Danno a carico del trigemino a seguito di chirurgia implantare. I dati degli studi pubblicati in letteratura sono estremamente eterogenei
pagnie di assicurazioni, secondo cui gli impianti sono
responsabili fino al 10% dei
danni al trigemino, mentre
un odontoiatra che esercita
l’implantologia ha un rischio
annuale di causare un’alterazione di tale nervo pari allo
0,008% (J Oral Maxillofac
Surg 2007; 65:1486-9).
Informazioni sicuramente
interessanti, ma che non rispondono alla domanda del
nostro paziente, che rimane
sostanzialmente priva di una
risposta valida.
Non sempre è possibile
dare informazioni certe
Questa non è una mancanza
da poco da parte della professione, infatti non si tratta
di soddisfare una semplice
curiosità, ma di fornire al paziente un elemento essenziale
per un consenso informato,
che evidentemente non può
essere tale in assenza di solide informazioni riguardanti
il rischio della più comune
complicanza della terapia
implantare.
Riguardo al punto di vista
del paziente c’è però un dato
interessante (benché tutto da
confermare): solo una minoranza dei soggetti che sono
andati incontro ad alterazio-
ni sensoriali ritengono che
tale danno sia superiore ai
benefici ottenuti grazie agli
impianti (Clin Oral Invest
2006; 10:269-77).
Ma come fare allora per conoscere la frequenza di questo evento avverso o di altri
meno frequenti, su un trattamento che, come abbiamo
già visto, sta diventando letteralmente di massa?
Lo strumento più adeguato
potrebbe essere quello di un
sistema di vigilanza come
avviene per i farmaci (per i
quali si parla appunto di
farmacovigilanza),
che
coinvolgesse le diverse componenti della filiera implantare (aziende, odontoiatri, pazienti, società
scientifiche) e che fosse in
grado di raccogliere informazioni sugli eventi avversi
(quindi non solo quelli
neurologici) conseguenti al
trattamento implantare.
Sarebbe un progetto non
semplice da realizzare, e
forse poco gradito per qualcuno, ma che dimostrerebbe un’attenzione nei confronti dei pazienti che spesso viene espressa ma non
sempre concretizzata.
Giovanni Lodi
Università di Milano
Ortodonzia
Ortodonzia
<<
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
20
21
Ortodonzia
<<
Leonardo Trombelli (nella foto),
Alessandro Rizzi, Roberto Farina
>
CASO CLINICO
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
Ortodonzia
Centro di ricerca per lo studio delle
malattie parodontali e perimplantari, Università di Ferrara
Smart Lift: tecnica mininvasiva
per il rialzo di seno mascellare
con approccio transcrestale
Implantologia
Implantologia
Fig. 10: lo Smart Lift Elevator, utilizzato con stop alla lunghezza di lavoro, comprime la carota di osso residuo determinando la frattura del
pavimento del seno
>
In seguito alla perdita di uno
o più denti l’osso alveolare
subisce una contrazione in
senso verticale (1, 2) e in senso trasversale (3). A causa di
tali variazioni dimensionali, i
diametri apico-coronali e
bucco-linguali osservati nei
sestanti posteriori del mascellare superiore possono spesso
essere incompatibili al posizionamento di impianti di dimensioni adeguate senza il ricorso a procedure di chirurgia
ossea ricostruttiva (4, 5).
L’elevazione del pavimento
del seno mascellare con accesso transcrestale (tSFE) è
una delle opzioni terapeutiche per l’aumento dimensionale di creste atrofiche nei sestanti posteriori superiori. La
tSFE, nata con Tatum nel
1986 e successivamente modificata da Summers nel
1994, prevede l’accesso al pavimento del seno mascellare
attraverso la porzione più coronale della cresta ossea residua e il successivo spiazzamento in direzione apicale
del pavimento del seno mascellare (6). Nel corso degli
anni molti autori hanno elaborato e proposto modifiche
della tecnica originaria di
Summers con l’intento di
semplificarne le procedure
chirurgiche, ottimizzarne
l’efficacia clinica e ridurne la
morbidità post-operartoria.
In accordo ai risultati di una
recente revisione sistematica
della letteratura, la tSFE ha un
elevato rapporto costo-beneficio quando eseguita in siti
con altezza della cresta residua superiore a 5 mm (7). Per
dimensioni verticali della cresta residua inferiori a 5 mm,
diversamente, è disponibile
una quantità limitata di dati
(8), anche se risultati promettenti sono stati riportati in
studi recenti (9, 10).
Di recente, il Centro interdipartimentale di ricerca per lo
studio delle malattie parodontali e perimplantari
dell’Università di Ferrara ha
proposto la tecnica Smart
Lift, basata una sequenza di
frese e strumenti manuali
controllati da stop di profondità. Questa nuova metodica
ha consentito di ottenere rialzi di sostanziale entità (11-15)
con una ridotta morbidità
post-operatoria (14). Nel presente lavoro viene descritta la
procedura di tSFE eseguita
con la tecnica Smart Lift.
Caso clinico
La paziente G.C. di 60 anni si
è presentata presso il Centro
interdipartimentale di ricerca
per lo studio delle malattie parodontali e perimplantari
dell’Università di Ferrara con
la richiesta di riabilitare mediante protesi fissa il sestante
superiore posteriore di destra.
Il rilevamento dell’anamnesi
della paziente non ha riportato dati che interferissero con il
trattamento; la paziente non
era fumatrice, era affetta da
parodontite cronica già precedentemente sottoposta a terapia parodontale attiva e presentava condizioni parodontali stabili.
Al momento della prima visita il sestante posteriore superiore di destra della paziente
era riabilitato con una protesi
fissa di tre elementi sostenuto
dall’elemento 1.7, affetto da
una lesione endo-parodontale, con estensione fino all’elemento 1.4, estratto precedentemente per carie radicolare
(fig. 1). All’esame radiografico
periapicale, la dimensione
verticale della cresta residua in
corrispondenza di 1.4, 1.5 e
1.6 era rispettivamente di 12
mm, 5 mm e 5 mm (fig. 2).
Nel suo complesso la fase attiva della terapia parodontale
ha portato a una risoluzione
dello stato infiammatorio dei
tessuti parodontali del paziente con una riduzione complessiva delle profondità di sondaggio al di sotto dei 4 mm e
un indice di sanguinamento al
sondaggio al di sotto del 20%.
La programmazione della riabilitazione implanto-protesica
del sestante ha compreso l’estrazione di 1.7, l’inserimento
di un impianto (lunghezza:
12.5 mm, diametro: 3.5 mm)
in posizione 1.4, l’inserimento
di un impianto (lunghezza: 9.5
mm, diametro: 4.0 mm) in
posizione 1.6 contestualmente
alla procedura di tSFE eseguita
con tecnica Smart Lift (11-15)
e, a osteointegrazione avvenuta, la realizzazione di una protesi implanto-supportata di tre
elementi in metallo ceramica.
La valutazione anamnestica,
delle condizioni cliniche/locali
e delle aspettative terapeutiche
della paziente ha escluso l’esistenza di controindicazioni a
realizzare il piano di trattamento sopra descritto.
Previa somministrazione unica di 2 gr di amoxicillina e acido clavulanico (Augmentin
cpr 1 gr) un'ora prima dell’intervento, è stata eseguita l’anestesia mediante infiltrazione
plessica di due fiale da 1.8 ml
di mepivacaina con adrenalina 1:100.000.
L’elemento 1.7 è stato estratto
insieme al ponte da esso supportato (fig. 3). Si è proceduto
ad elevare un lembo mucoperiosteo trapezoidale esteso
da 1.4 a 1.6 (fig. 4). In posizione 1.4 il sito implantare è stato preparato interamente in
osso nativo per mezzo di frese
>
a diametro crescente (sistematica Thommen) ed è stato posizionato un impianto di lunghezza 12.5 mm e diametro
3.5 mm (SPI Element,
Thommen Medical).
La preparazione del sito impiantare in posizione 1.6 è stata eseguita mediante la sequenza chirurgica della tecnica Smart Lift. Con la Locator
Drill la corticale ossea è stata
perforata fino a una profondità di 3.5 mm nell’esatta posizione nella quale collocare
Fig. 1: visione vestibolare del ponte cementato provvisoriamente su 1.7
Fig. 2: radiografia pre-operatoria. Si misura un’altezza della cresta ossea
residua (lunghezza di lavoro radiografica) di circa 5 mm in posizione 1.6
l’impianto (fig. 5). È stato
quindi posizionato quindi
uno stop di profondità 4 mm,
ovvero 1 mm più corto della
lunghezza di lavoro radiografica (5 mm), sulla Probe Drill
e si è proceduto alla penetrazione della parte midollare
(fig. 6).
Il Probe Osteotome è stato inserito per individuare manualmente la corticale del pavimento del seno mascellare e
determinare quindi la lunghezza di lavoro chirurgica,
>
ovvero la distanza anatomica
tra la corticale del pavimento
del seno a la parte più crestale
della preparazione osteotomica. Attraverso l’uso del Probe
Osteotome è stata rilevata una
lunghezza di lavoro chirurgica
di 4 mm (fig. 7). Le frese successive della sequenza sono
state, quindi, utilizzate con
uno stop di 4 mm.
Si è proceduto poi al passaggio della Guide Drill, creando
un invito nell’osso corticale
(fig. 8) che ha garantito il cor-
Fig. 3: visione vestibolare dopo rimozione del ponte e avulsione di 1.7
>
> Fig. 5: la fresa Locator Drill individua, in posizione 1.6, la precisa collocazione del sito impiantare
perforando la corticale ossea fino
a una profondità di 3,5 mm
> Fig. 6: la fresa Probe Drill, utilizzata con stop di profondità 1 mm
più corto rispetto alla lunghezza di
lavoro radiografica, individua l’asse di posizionamento implantare
>
Fig. 4: sollevamento del lembo mucoperiosteo
Fig. 7: il Probe Osteotome viene
inserito fino a individuare la corticale del seno, determinando così
la lunghezza di lavoro chirurgica
(4 mm)
>
Fig. 8: la fresa Guide Drill crea
un invito nella porzione più superficiale della cresta garantendo
il corretto centraggio della fresa
successiva
>
> Fig. 11: si procede con l'inserimento dell'innesto di biomateriale sostituto dell'osso (Ceros)
Figg. 9a e 9b: la fresa Smart Lift Drill, utilizzata con stop di profondità di 4 mm, isola una carota di tessuto osseo che viene lasciata in situ
>
retto centraggio della fresa
successiva della sistematica,
ovvero la fresa carotatrice
Smart Lift Drill. Questo passaggio è fondamentale al fine
di consentire alla fresa carotatrice di lavorare con precisione lungo l’asse di inserimento
dell’impianto.
La fresa carotatrice Smart Lift
Drill, utilizzata con uno stop
di 4 mm (fig. 9a) affinchè la
sua azione fosse limitata all’osso crestale e non sconfinasse nel seno mascellare, ha
consentito di ricavare una carota di tessuto osseo nella preparazione del sito implantare.
Tale carota è stata lasciata in
situ (fig. 9b).
Con lo Smart Lift Elevator
(fig. 10) dotato di stop di
4mm è stata compressa la carota di osso residuo percuotendo delicatamente l’osteotomo con un martelletto chirurgico. La percussione dell’osteotomo, creando una spinta
idraulica, ha portato alla frattura della corticale del pavimento del seno.
Subito dopo questa manovra
è stata eseguita la manovra di
Valsalva, che è risultata essere
negativa.
Incrementi progressivi di biomateriale a base di beta-fosfato
tricalcico
(Ceros;
Thommen Medical AG) sono
stati sospinti all’interno del sito con il Probe Osteotome
(fig. 11). Al termine del posizionamento dell’innesto è stata nuovamente eseguita la
manovra di Valsava, che è risultata negativa.
Al termine della procedura è
stato posizionato un impianto
di lunghezza 9.5 mm e diametro 4 mm (SPI Element,
Thommen Medical AG) (fig.
12). L’inserimento dell’impianto è avvenuto con un torque di 30 N, ottenendo la stabilità primaria al termine della procedura.
Sono state posizionate due cuffie di guarigione sugli impianti
inseriti e il lembo è stato suturato con punti a materassaio
orizzontale in Vycril 5-0.
Al termine dell’intervento è
stato raccomandato al paziente di non esercitare pressione
all’interno delle cavità nasali
(evitare starnuti forti o soffiarsi il naso), sono stati prescritti sciacqui con colluttorio
contentente clorexidina al
0.12% (due sciacqui al dì per
tre settimane dal giorno seguente l’intervento) e terapia
antidolorifica (Brufen 600
mg, Abbot spa, Campoverde
di Aprilia, Latina, Italia). È stato inoltre richiesto al paziente
di astenersi dalle manovre di
igiene orale domiciliare nella
zona operata fino alla rimozione suture (due settimane
dopo l’intervento).
La paziente ha riferito di aver
assunto una bustina di antidolorifico il giorno successivo
all’intervento. Nei sette giorni
seguenti non ha assunto altre
dosi di antinfiammatori.
La radiografia eseguita al termine dell’intervento ha rivelato la presenza di un’area radiopaca, legata alla presenza
della carota di osso nativo
compattata e sospinta con il
Probe Osteotome e alla presenza del biomateriale, nella
zona circostante (mesiale, distale e apicale) l’apice implantare. L’entità del rialzo, misurato dal pavimento del seno
mascellare al punto più apicale della radiopacità, era di 8.2
mm. L’altezza della area radiopaca, misurata dall’apice implantare al punto più apicale
della radiopacità, era di 4 mm
(fig. 13).
A distanza di quattro mesi gli
impianti sono stati caricati protesicamente con un ponte in
metallo-ceramica avvitato (fig.
14). Nella radiografia di controllo eseguita un anno dopo
l’intervento, è stato possibile
osservare che l’entità del rialzo
e l’altezza dell’area radiopaca
sovrastante l’apice implantare
hanno subito un lieve rimaneggiamento rispetto all’immagine radiografica immediatamente post-operatoria; l’entità
di rialzo risulta essere di 7.3mm
con un’altezza dell’area radiopaca all’apice dell’impianto di
3.1mm (fig. 15).
Conclusioni
Il presente case report ha illustrato come la tecnica Smart
Lift possa costituire un’opzione efficace per l’ottenimento
dell’elevazione del seno mascellare con accesso transcrestale e, parallelamente, come si
associ a una ridotta morbidità
post-operatoria.
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>
Fig. 12: si inserisce un impianto di lunghezza 9,5mm e diametro 4mm
Fig. 13: radiografia post-operatoria. Si rileva area radiopaca apicalmente all’apice dell’impianto
>
>
Fig. 14: aspetto clinico a distanza di un anno dalla chirurgia
>
Fig. 15: aspetto radiografico a distanza di un anno dalla chirurgia
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<<
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
22
Ortodonzia
CASO CLINICO
Carico immediato post-estrattivo
Implantologia
23
<<
CASO CLINICO
Implantologia
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Ortodonzia
Riabilitazione computer-assistita
di paziente
edentulo
Implantologia
Gian Ernesto Nava svolge la libera professione in Vimercate
(Monza Brianza)
>
Sgahyer Fahed, libero professionista in Cermenate (Como)
>
Il protocollo utilizzato in questo caso clinico per la realizzazione di un intervento di carico
immediato post-estrattivo prevede l'esecuzione di avulsioni e
l'inserimento di impianti senza
scollare un lembo di accesso
(figg. 1 e 2) e l'utilizzo di monconi AoN liberi e anatomici (da
me studiati dopo tanta esperienza).
Il sistema implantare AoN, basato sull’ergonomicità implanto-protesica, prevede una connessione implantare esagonale,
ottenuta tramite micro fresatura, uguale per ogni diametro di
impianto e su ben sei morfologie implantari diverse. Il moncone libero e e anatomico AoN
non presenta la connessione
esagonale ma chiude sulla spalla interna dell’impianto inclinata a 45°; questo offre la possibilità di gestire la ribasatura di
un provvisorio armato direttamente in studio anche in presenza di forti disparallelismi. La
base del moncone è anatomica
e di diametri diversi per poter
gestire al meglio il tunnel epiteliale.
La chirurgia flapless garantisce
un miglior decorso operatorio
con edema ridotto e minor sintomatologia dolorosa per il paziente.
I monconi utilizzati permettono di ribasare e rifinire direttamente alla poltrona un provvisorio armato studiato e preparato in precedenza con l'odontotecnico. Si ottiene un provvisorio avvitato che garantisce
supporto ai tessuti molli e determina una delicata compressione che evita il collasso della
parabola gengivale e mantiene
il coaugolo (fig. 4). Questa tecnica viene utilizzata sia nelle
edentulie parziali che totali.
Se prendiamo in considerazione un caso di edentulia totale,
tutta la procedura (avulsione,
impianti e provvisorio) richiede circa 2/3 ore ed è ben accettata dal paziente, perché si realizza una protesizzazione immediata che non richiede l'esecuzione di un'impronta subito
dopo l'intervento (figg. 5 e 6).
Alla rimozione del provvisorio
dopo 3 mesi si constata una
guarigione ottimale (fig. 7).
>
Fig. 1: rimozione vecchio ponte con evidenti distruzioni degli elementi
Si ringraziano per la collaborazione
la dottoressa Marina Bini e l'odontotecnico Christian Flematti.
La procedura guidata computer-assistita trova indicazioni
anche in quei pazienti in cui
l’invasività di un intervento a
cielo aperto può rappresentare
una controindicazione anche
se solo relativa.
In questo caso clinico una cardiopatia pregressa e una terapia anticoagulante, associata
ad un quadro clinico e radiologico favorevole, ci hanno fatto
propendere verso una riabilitazione implanto sostenuta a carico immediato con programmazione
computerizzata.
Questa tecnica prevede una
precisa progettazione prechirurgica.
Un paziente edentulo come in
questo caso, giunge al giorno
della chirurgia con la protesi
provvisoria preconfezionata
che sarà semplicemente passivata sui pilastri per l’avvitamento.
La metodica Double Gide (Idi
Evolution) combina la precisione del posizionamento implantare, caratteristico delle
metodiche guidate, con la possibilità di identificare la macromorfologia implantare ideale
per il substrato osseo investiga-
> Fig. 2: avulsioni dei denti e inserimento degli impianti AoN con il
posizionamento dei monconi liberi
>
Fig. 3: moncone libero anatomico
> Fig. 1: lettore della qualità ossea intraoperatoria Idi
Evolution (patented)
Fig. 4: ponte provvisorio con i monconi inglobati senza connessione
esagonale
>
Fig. 2: immagine panoramica della progettazione computerizzata e ortopantomografia di controllo post-chirurgica
>
>
Fig. 5: provvisorio inserito con leggera compressione nel sito alveolare
>
Fig. 6: vista occlusale del provvisorio immediato
Fig. 3: mascherina chirurgica. Programmazione della posizione della
geometria antirotazionale
>
Fig. 7: vista dell’aspetto dei tessuti molli alla rimozione del provvisorio a
3 mesi dall’intervento
>
> Fig. 4: impianti e componenti protesici angolati posizionati prima della
stabilizzazione della protesi provvisoria fissa avvitata
to in quel preciso sito chirurgico (fig. 1) al fine di programmare una stabilità primaria
compatibile con la funzionalizzazione immediata dei dispoitivi. Il software utilizzato per la
pianificazione computerizza è
della 3 Diagnosys (fig. 2).
La procedura chirurgica
Double Gide è caratterizzata
da un’efficace semplificazione
dello strumentario nonché del
numero dei passaggi, riducendo sensibilmente il tempo operativo e la complessità senza
pregiudicare la qualità e la precisione (fig. 3). La sistematica
consente inoltre di programmare pre operatoriamente la
posizione delle geometrie antirotazionali facilitando l’utilizzo di eventuali componenti
parallelizzanti angolati (fig. 3).
Al termine dell’inserimento
(fig. 4) l'applicazione della protesi fissa provvisoria avvitata è
semplificata dal preconfezionamento sui modelli utilizzati
per la realizzazione della mascherina chirurgica; l'unica
operazione è quella di passivare gli abutment provvisori tra
la protesi e il componente angolato (fig 5).
>
Fig. 5: protesi provvisoria applicata
Ortodonzia
Ortodonzia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
24
Ortodonzia
CASO CLINICO
Switching platform
chirurgico e protesico
Uno dei primari obiettivi
della moderna implantologia è il mantenimento dell’osso crestale, al fine di migliorare il risultato estetico e
di ridurre il rischio di perimplantiti tardive. Rispetto agli
impianti dal design tradizionale, gli impianti switching
platform riducono l’early
crestal bone loss in modo
proporzionale alla dimensione dello switch.
Gli impianti switching
platform si dividono in due
gruppi: impianti con switching chirurgico (impianti
<<
Implantologia
con collo appositamente allargato) e impianti con switching protesico (impianti
dal collo standard con monconi protesici di diametro
ridotto).
Ambedue i tipi di switching
si sono rivelati efficaci e, al
fine di massimizzare lo switch ottenibile, da alcuni anni
utilizziamo un protocollo di
switching platform che combina l’utilizzo di impianti
con switching chirurgico
(impianti Premium 3,80 SP,
Sweden & Martina) (fig. 1)
protesizzati con monconi di
diametro ridotto (monconi
per Premium 3,30).
La combinazione di switching chirurgico e protesico
insieme si è dimostrata un
valido e predicibile protocollo per minimizzare la perdita
di osso crestale.
Si illustra di seguito un caso
clinico relativo all’inserimento di un impianto singolo post-estrattivo immediato a carico immediato.
L’intervento di protesizzazione è stato eseguito secondo il protocollo sopra esposto.
Implantologia
Marco Csonka è specializzato
in chirurgia orale e implantologia endossea e si è perfezionato
in tecniche chirurgiche implantari avanzate
>
Fig. 1: la combinazione di switching chirurgico e
protesico allontana di 1,2 mm per
lato la connessione
protesica dalla cresta ossea, riducendo o annullando
in tal modo il riassorbimento osseo
crestale (in grigio
l’impianto
Premium SP3.80 e
in giallo il moncone 3.30)
>
> Fig. 2: il dente 14, a causa di una profonda frattura corona-radicolare, deve essere estratto. Si decide con la paziente per un impianto postestrattivo immediato a carico immediato
> Fig. 3: estratto il dente e cruentato l’alveolo
post-estrattivo, viene
inserito un impianto
post-estrattivo immediato (Premium 3,80
SP) in posizione centro-palatina
25
<<
CASO CLINICO
Ortodonzia
L’importanza del design implantare
nel mantenimento
dell’osteointegrazione
Implantologia
> Massimiliano Favetti, libero professionista in Roma
I fattori che influenzano la
sopravvivenza a lungo termine di una riabilitazione implantoprotesica sono molteplici e devono essere attentamente esaminati.
Una valutazione funzionale
preliminare è di fondamentale importanza per intercettare il contesto occlusale
nel quale si introdurranno
gli impianti; un’occlusione
equilibrata con tragitti
escursivi mandibolari regolari rappresenta la condizione ideale, mentre la presenza
di parafunzioni con forti
faccette di abrasione o l’anamnesi di fratture di denti
naturali o protesi configura
un elevato rischio biomeccanico.
In questi casi potrebbero verificarsi cedimenti strutturali dei componenti, evitabili
ricorrendo all’utilizzo di impianti di dimensioni adeguate e realizzando una protesi con schema occlusale
corretto.
Altra eventualità è quella
della perdita dell’osteointegrazione conseguente al sovraccarico funzionale, che
invece può essere ovviata
scegliendo impianti che, attraverso le dimensioni e il
design, consentano di ottenere il massimo contatto osso-impianto (Bic).
A parità di lunghezza e diametro, l’elemento che permette di amplificare la superficie è la spira dell’impianto, che pertanto risulta
fondamentale nella distribuzione delle forze di carico
masticatorie, muscolari e
occlusali che generano
stress all’interfaccia ossoimpianto. Ecco perché, basandosi su una semplice regola matematica che afferma che lo stress è inversamente proporzionale alla
superficie sulla quale la forza agisce, la spira dell’impianto risulta essere neces-
Fig. 4: maturazione dei tessuti molli dopo 3 mesi di carico immediato con
moncone Simple da 3.30 e corona provvisoria cementata
>
> Fig. 5: radiografia di
controllo a 18 mesi dell’impianto Premium
SP 3,38 protesizzato
con moncone da 3,30;
si nota il mantenimento dei picchi ossei interprossimali grazie alla
combinazione di switching chirurgico + protesico
>
Fig. 1: situazione iniziale
>
Fig. 2: controllo radiografico con carico immediato
>
Fig. 3: follow-up a sette anni
> Fig. 6: immagine a 18 mesi; il perfetto mantenimento dei picchi ossei
rende maggiormente predicibile il risultato estetico finale
> Fig. 7: TC Dentascan a 2 anni del caso in figg. 3-7.
L’immagine dimostra l’efficacia del protocollo di switching
chirurgico e protesico nel preservare al massimo l’osso crestale, anche nella sua porzione
più sensibile al riassorbimento
osseo che è quella vestibolare,
visibile solo con immagini parassiali
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
saria per il mantenimento
dell’osteointegrazione.
Caso clinico
Il caso clinico qui riportato
descrive la situazione di una
paziente di 74 anni che all’epoca della riabilitazione presentava alcuni elementi dentari ormai irrimediabilmente compromessi (fig. 1).
La proposta terapeutica prevedeva il posizionamento di
quattro impianti Alpha-Bio
Tec, alcuni dei quali postestrattivi immediati, per la
realizzazione di un carico
immediato.
Presupposto fondamentale
per l’esecuzione del carico
immediato è l’ottenimento
di una stabilità primaria eccellente, a sua volta dipendente dalla qualità dell’osso,
dalla preparazione del sito
implantare, dalle dimensioni dell’impianto e dalla sua
forma.
Gli impianti Alpha-Bio Tec
della linea Spiral hanno caratteristiche che li rendono
altamente performanti in situazioni estreme: richiedono una preparazione sotto-
dimensionata del sito implantare, presentano nella
porzione apicale una spira
triangolare molto profonda
e tagliente che li rende automaschianti, mentre nella
porzione coronale la spira si
trasforma progressivamente
in squadrata per esercitare
un’azione compattante sull’interfaccia osso-impianto.
Grazie a questo design si riesce a perseguire inizialmente
l’obiettivo di una stabilità
primaria eccezionale per l’esecuzione del carico immediato (fig. 2), che nel caso
clinico descritto è stato realizzato utilizzando abutment
di catalogo per la ribasatura
diretta di un provvisorio in
resina cementato.
Come dimostrato dai controlli radiografici a oltre sette anni (fig. 3), anche la stabilità secondaria è garantita
dal design dell’impianto in
quanto, grazie all’ampia superficie, i carichi funzionali
sono distribuiti in maniera
ottimale e quindi risulta
preservata l’osteointegrazione a lungo termine.
Ortodonzia
Ortodonzia
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26
Ortodonzia
CASO CLINICO
Protesi su impianti e tecnica split crest
per un profilo di emergenza ideale
La perdita degli elementi dentali comporta un processo di
rimodellamento dell’alveolo
post-estrattivo con una progressiva diminuzione del volume dei tessuti duri e molli. Il
riassorbimento avviene con
maggiore entità nei primi tre
mesi, ma continua fino a un
anno dall’avulsione, per poi rimanere più o meno stabile, anche se i dati nel tempo possono
variare a seconda dei casi.
Il timing di inserimento degli
impianti può essere immediato, precoce (entro 3 mesi) o ritardato, (dopo 4-6 mesi).
<<
Implantologia
Caso clinico
La paziente, donna di 70 anni
con anamnesi generale negativa, si presenta alla nostra osservazione con edentulia del 46
perso anni prima per esito di
malattia parodontale e corone
44 e 45 da sostituire.
Dopo indagini diagnostiche di
visita, radiografie endorali, preparazione iniziale, sondaggio e
rivalutazione, si stabilisce che la
malattia parodontale è sotto
controllo. Pertanto può essere
soddisfatta la richiesta della paziente di sostituire il 46 (post
estrattivo ritardato). L’esame
obiettivo e la Tac Dentascan dimostrano una atrofia orizzontale dei tessuti duri associata ad
atrofia orizzontale e verticale
dei tessuti molli, una IV classe
di Cawood-Howell (fig. 1).
Si decide di intervenire con una
tecnica di split crest con lembo
a spessore parziale (Edentolous
Ridge Expansion). Previa anestesia locale, viene scolpito un
lembo a spessore parziale con
anticipo linguale (lembo a tenda) e incisioni di scarico paramarginali. Successivamente
con strumenti sonici viene eseguita un’incisione crestale da
mesiale a distale e due incisioni
di raccordo verticali (mesiale e
distale). Con strumenti a battuta e con espansori manuali, la
cresta ossea viene spostata vestibolarmente in modo da posizionare un impianto di diametro adeguato (Camlog root
form
5X11,
Alta-Tech
Biotechnologies) rispetto al
dente da sostituire e in posizione protesica ideale.
L’impianto non è stato lasciato
sommerso, è stata posizionata
una vite di guarigione collar
neck e sono state eseguite suture semplici e materassaio oriz-
Implantologia
Stefano Granata, libero professionista in Modena e Reggio
Emilia
>
zontale. L’impronta definitiva è
stata presa a 60 giorni dalla chirurgia (fig. 3). La protesi definitiva è costituita da corone in disilicato pressato e pitturato sugli elementi dentali 44 e 45 e
corona in disilicato avvitata
sull’impianto 46 (fig. 4).
Il caso dimostra come anche in
>
situazioni di atrofia orizzontale
dei tessuti duri e molli (IV
Cawood-Howell) grazie a tecniche rigenerative, a soli 60
giorni, è possibile produrre una
protesi su impianti del tutto
analoga per caratteristiche anatomiche, estetiche e funzionali
a quelle dentali.
Fig. 1: caso iniziale, IV Cawood-Howell
Fig. 2: espansione orizzontale della cresta e dei tessuti molli, impianto diametro 5,0
>
27
<<
CASO CLINICO
Ortodonzia
Quali parametri per la scelta
della geometria
implantare?
Implantologia
Daniele Moretto, libero professionista in Roma
>
La scelta di una sistematica
implantare finalizzata alla
progettazione di una riabilitazione orale dovrebbe dipendere da parametri specifici quali l’arcata sulla quale
si dovrà intervenire, la sua
anatomia residua, la necessità di dover eseguire impianti post-estrattivi e la
presenza di elementi contigui con apici curvi o meno.
Questi parametri indirizzano il chirurgo verso la scelta
di un impianto con geometria conica o cilindrica per il
trattamento del caso clinico.
Il poter contare sulle peculiarità di entrambe le geometrie concentrate in un unico
sistema implantare garantirebbe senza dubbio una
>
maggiore tranquillità nell’affrontare la clinica quotidiana.
A tal proposito, in questo
studio, verrà analizzato il
nuovo impianto Neoss
Tapered, il cui particolare design, denominato TCF, è caratterizzato da due elementi
filettanti: uno primario, che
agisce in tutte le qualità di
osso, e uno secondario, che
agisce selettivamente su osso
denso.
Caratteristiche dell'impianto
Le caratteristiche principali
dell'impianto Neoss Tapered
sono la superficie Proactive,
sabbiata e mordenzata, ottenuta con un trattamento di
elettrobagnatura che au-
Fig. 1: impianto Neoss Tapered
Fig. 3: valutazione RFA mediante Osstell
>
>
Fig. 2: impianti in situ
> Fig. 3: impronta definitiva a 60 giorni, dopo aumento di tessuti duri e molli orizzontali
>
Fig. 4: corone disilicato pressato pitturato 44 45 46 (avvitato)
Fig. 5: controllo
radiografico a 1
anno
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
> Fig. 4: visione occlusale; corone singole ritenute da vite con foro
d’accesso otturato con materiale provvisorio per l’ispezione
>
>
Fig. 5: radiografia endorale a sei mesi dalla finalizzazione
menta la velocità e l’intensità dell’osteointegrazione;
la piattaforma protesica unica, che permette di avere un
unico inseritore per impianti e le medesime componenti protesiche per tutti i diametri implantari; una flangia conica parzialmente filettata per aumentare la stabilità primaria in osso corticale e configurata per ottenere
l’effetto
“switch
platform”; la porzione apicale conica costante di 5 mm
che ne facilita l’inserimento
in siti sottopreparati, che
aumenta la stabilità primaria in siti post-estrattivi e
con un apice arrotondato,
auspicabile se a contatto con
la membrana di Schneider
del seno mascellare; una
porzione intermedia con
una conicità limitata di circa
2 gradi e variabile in lunghezza a seconda della lunghezza dell’impianto.
Caso clinico
Nel caso presentato si procede alla riabilitazione degli
elementi 4.6 e 4.7 con Neoss
Tapered. Dopo aver eseguito
un invito iniziale con fresa
lanceolata, vengono preparati i siti implantari con twist
drill di diametro 2.2-2.85
mm, cui seguono tapered
drill di 3.0-3.4 mm per accogliere due impianti Neoss
Tapered 4x11 in sede 4.6 e
4x9 in sede 4.7.
L’inserimento delle fixtures è
stato preceduto dall’utilizzo
di un preparatore di spalla
per accogliere la flangia conica dell’impianto a livello
della cresta ossea. Il torque
di inserimento, misurato
mediante motore W&H
Implantmed, è stato pari a
50 Ncm. La valutazione ISQ
mediante Osstell ha rivelato
valori estremamente soddisfacenti (4.6 MD82-VB76;
4.7 MD74-VB74).
La finalizzazione protesica è
stata realizzata a distanza di
sei settimane dall’intervento
mediante corone singole in
oro-ceramica ritenute da vite.
Il follow-up radiografico a
sei mesi conferma un perfetto mantenimento dei tessuti
duri che circondano gli impianti.
Ortodonzia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
>
CASO CLINICO
<<
Implantologia
28
Ortodonzia
Tiziano Testori1, Federico Mandelli2, Fabio Scutellà3
1Reparto
Impianti post-estrattivi flapless
in area ad alta valenza estetica
di implantologia e riabilitazione orale
Dipartimento di scienze biomediche, chirurgiche e dentali
Clinica odontoiatrica, Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi
Università degli Studi di Milano
Implantologia
2Reparto
di chirurgia orale avanzata
Clinica odontoiatrica (Direttore: Prof. E. Gherlone)
Università Vita Salute
Ospedale San Raffaele, Milano
3Docente
Il posizionamento implantare immediato in seguito
all’avulsione di un elemento
fratturato può essere una
procedura complessa per la
frequente presenza di difetti
ossei. La tempistica di protesizzazione è un secondo
aspetto di notevole importanza nell’ottica di ridurre la
durata dei trattamenti e ottenere un’estetica ottimale.
Lo scopo di questo articolo è
presentare i risultati estetici
e radiografici ottenuti posizionando due impianti postestrattivi con protesizzazione immediata, in siti infetti,
in area ad alta valenza estetica.
Si presenta alla nostra osservazione una paziente di 47
anni in buona salute generale, lamentando un moderato
dolore evocato dalla compressione a carico dei denti
centrali superiori, trattati
endodonticamente circa 15
anni prima in seguito a un
incidente automobilistico.
All’esame obiettivo gli incisivi superiori mostrano ampie ricostruzioni in composito. A livello della mucosa
alveolare, in prossimità dell’apice di 1.1, è presente un
tragitto fistoloso. Il sondaggio parodontale dei due elementi risulta fisiologico. Il
biotipo parodontale viene
classificato come “spesso”
perché la sonda parodontale
non è visibile durante il sondaggio (Kan 2003). La gengiva cheratinizzata vestibolare è ampia circa 5 mm.
Tutti gli altri elementi dentari appaiono sani. La linea
del sorriso della paziente è
media, scoprendo completamente gli elementi del gruppo frontale. All’esame radiografico l’elemento dentale
1.1 mostra una terapia cana-
lare incongrua con una radiotrasparenza apicale; una
rima di frattura è ben evidenziabile apicalmente alla
corona anatomica dell’elemento. L’elemento dentale
2.1 evidenzia un riassorbimento radicolare esterno
mesiale, confermando la difficoltà di un trattamento
chirurgico conservativo, vista la localizzazione nel terzo coronale della radice
(Tyndall 2012).
Vengono discusse diverse alternative terapeutiche con la
paziente. Il recupero endodontico-ortodontico di 1.1
non sembra offrire una prognosi certa e la paziente rifiuterebbe di sottoporsi a un
trattamento ortodontico per
l’estrusione radicolare. Viene
considerata la riparazione
chirurgica del riassorbimento
esterno di 2.1: una recente revisione della letteratura
(Ahangari 2010), evidenziata
la mancanza di studi clinici
randomizzati sull’efficacia
delle diverse alternative tera-
presso il Lake Como Institute, Como
School of Dental Medicine, Boston University (Usa)
peutiche, consiglia ai clinici
di decidere autonomamente
sulla base della propria esperienza. Tenute presente queste considerazioni, viene concordato con la paziente di
estrarre i due elementi dentari, procedere con l’inserimento di due impianti e protesizzazione immediata.
Dopo infiltrazione di una
soluzione anestetica di articaina 4% con vasocostrittore 1:100000, si procede con
l’avulsione atraumatica di
1.1 e 1.2. Si enuclea una lesione granulomatosa a livello di 1.1 e si verifica l’integrità delle pareti ossee residue: viene intercettata una
fenestrazione di circa 8 mm
in prossimità del tragitto fistoloso. La preparazione del
sito implantare è spostata
palatalmente rispetto al centro dell’alveolo per ottenere
una maggiore stabilità primaria. Due impianti 5/4x13
mm con platform switching
integrato per preservare
l’osso crestale (3iT3 Conici,
Biomet 3i) vengono posizionati allineando la piattaforma 4 mm apicale rispetto al
margine gengivale libero,
con l’asse maggiore diretto
al profilo incisale dei futuri
restauri. La morfologia conica permette di ottenere
un’ottima stabilità primaria
(90 N/cm).
Le corone provvisorie vengono ribasate su due monconi in Peek precedentemente fresati ed escluse da
qualsiasi contatto occlusale.
L’impronta definitiva viene
rilevata dopo quattro mesi
di guarigione per la realizzazione di due corone in ceramica stratificata su zirconio
e pilastri ZiReal (Biomet 3i).
> Fig. 1: presentazione iniziale del caso. Gli elementi dentali 1.1 e 2.1, parodontalmente sani, devono essere estratti perché non recuperabili dal punto di vista endodontico/restaurativo: l’esame radiografico evidenzia frattura radicolare di 1.1 e riassorbimento esterno di 2.1
Fig. 3: finalizzazione del caso, aspetto clinico. La preservazione dei picchi ossei garantisce una buona anatomia
delle papille; i monconi in zirconio e il biotipo spesso concorrono a mimetizzare la componentistica protesica
>
Fig. 2: vengono inseriti due impianti post-estrattivi con protesizzazione immediata. Il gap vestibolare di 2
mm viene riempito con osso bovino deproteinizzato (Endobon, Biomet 3i). La deiscenza ossea viene gestita
mediante l’interposizione di una membrana in collagene (Osseoguard Flex, Biomet 3i). Il profilo di emergenza degli elementi provvisori è sottocontornato per non interferire con il rimodellamento dei tessuti molli
>
Fig. 4: esami radiografici della finalizzazione del caso. Il platform switching riduce l’entità del riassorbimento attorno alla piattaforma implantare. L’esame Cbct evidenzia il mantenimento della corticale ossea vestibolare, presupposto biologico per ottenere un buon risultato estetico
>
Ortodonzia
Ortodonzia
<<
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
30
Ortodonzia
CASO CLINICO
Sigillo biologico osteomucoso
per ottenere il successo implantare
Implantologia
Bartolomeo Assenza svolge la
libera professione a Milano
31
<<
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
Ortodonzia
Cochrane Database of Systematic Reviews 2012
La gestione dei tessuti molli
Implantologia
in terapia
implantare
caso sono molte le tecniche
chirurgiche in grado di portare a un suo incremento, ma
rimangono poche le prove di
efficacia.
Gli autori della revisione, riferendosi a sei studi clinici randomizzati con follow-up di
almeno sei mesi (136 pazienti
totali), hanno cercato risposte
ad alcune domande.
zionati, possa avere uguale
successo e uguali complicanze
di quella tradizionale. Il clinico, in particolare, dovrebbe
selezionare i pazienti con
estrema cautela in relazione
alle proprie capacità ed esperienza, valutando la difficoltà
di un corretto posizionamento dell’impianto e il rischio di
complicanze.
efficace nell’aumentare lo
spessore mucoso, perfezionando l’estetica. Pur essendo
presente in letteratura un solo
studio, condotto su 10 pazienti, che proponga come il
trapianto di mucosa palatale
migliori spessore ed estetica
gengivale, non esistono dati
sufficienti per raccomandare
una tecnica particolare.
collagene animale sembrerebbero capaci di aumentare l’altezza della mucosa cheratinizzata con deboli prove di efficacia, al prezzo, però, di un
notevole disagio/dolore postoperatorio e di una diminuita
resa estetica.
Questi siti risultavano infatti
a rischio di recessione (circa
0.5 mm), con la possibilità
che l’abutment si rendesse clinicamente visibile. Non vi sono studi per concludere che
l’aumento dell’ampiezza della
mucosa cheratinizzata sia di
una qualche utilità per il paziente.
1. Se e quando la chirurgia
implantare flapless è utile e di
beneficio per il paziente e
qual è il disegno ideale del
lembo chirurgico?
Solo due studi hanno evidenziato una riduzione del disagio post-operatorio del paziente (diminuzione del dolore e del gonfiore) dopo chirurgia flapless. Non vi sono
studi adeguati per raccomandare un disegno del lembo
ideale.
In generale, gli autori concludono come la chirurgia flapless, se effettuata da un operatore esperto e in casi sele-
2. La correzione/aumento dei
tessuti molli risulta necessaria e/o utile in certi casi clinici? Qual è la tecnica migliore?
Vi è debole evidenza che il
trapianto di tessuti molli sia
3. È di beneficio l’aumento di
mucosa
cheratinizzata?
Quali le migliori tecniche disponibili?
Autotrapianti oppure xenotrapianti a base di matrice
4. Quale sono le migliori tecniche chirurgiche e i migliori
materiali? Gli studi sono insufficienti per raccomandare
una particolare incisione o
tecnica/materiale di sutura?
>
La formazione precoce di una
barriera biologica attorno all’elemento transmucoso delle
strutture perimplantari protegge dal riassorbimento osseo,
a breve e lungo termine. La stabilità dell’elemento transmucoso dell’impianto contribuisce a impedire la presenza di
organismi batterici tossici al
suo interno, che metterebbe a
rischio la guarigione iniziale e
a lungo termine, compromettendo il successo implantare.
La barriera di tessuto molle
perimplantare è definita “ampiezza biologica”, varia tra 3 e
4 mm in direzione apico-coronale ed è critica per la stabilità dei tessuti attorno agli impianti.
Con gli impianti endossei, la
mancanza del cemento non
permette un solido ancoraggio
con il tessuto connettivo sopra
alveolare, ma si ottiene unicamente un manicotto connettivale lasso. La salvaguardia del
tessuto connettivale interposto
è considerata di massima importanza come elemento di
supporto dell’epitelio, al fine
bloccarne la migrazione apicale e la conseguente perdita
d’osso crestale, mettendo in
pericolo la prognosi a lungo
termine degli impianti.
La letteratura internazionale
considera pressoché inevitabile
una perdita di osso perimplantare nel corso degli anni e fissa
dei parametri limite entro i
quali può essere valutato il successo a lungo termine di un
impianto: 0,8/1,0 mm nel primo anno e 0,1/0,2 mm all’anno per i successivi.
In questo contesto vogliamo
soffermare la nostra attenzione
unicamente al mantenimento
dei tessuti molli, quale garan-
zia di un sigillo biologico in
grado di assicurare la massima
protezione all’osso sottostante.
Determinanti per la salute dei
tessuti molli perimplantari sono l’assoluta stabilità della
connessione, che deve essere in
grado di eliminare qualsiasi
micromovimento fra impianto
e abutment; l’ermeticità della
connessione, che deve impedire il passaggio di fluidi e batteri nelle cavità interne degli impianti.
Nella pratica clinica quotidiana, questi concetti devono trovare riscontro in una accurata
scelta del sistema implantare,
la cui connessione deve essere
in grado di rispondere ai due
requisiti sopra citati.
Caso clinico
Un uomo di 40 anni si è presentato alla nostra clinica con
la mancanza dell’elemento 16.
Il paziente era in buona salute
e si è deciso di riabilitarlo con
impianto Ø 4,1 x 12 mm
(Bone System) con tecnica
transmucosa e carico precoce.
Il posizionamento dell’impianto è avvenuto in posizione
subcrestale di 1-1,5 mm.
All’inizio della fase protesica si
è evidenziata una neoformazione ossea al disopra della
piattaforma implantare (fig. 1)
dovuta alla stabilità dell’elemento transmucoso, che ha
permesso il buon trofismo del
tessuto connettivale (fig. 2).
Dopo l’utilizzo di un provvisorio per circa 3 mesi, il caso è
stato ultimato con protesi definitiva in oro ceramica (fig. 3).
Al controllo radiografico dopo
8 anni, si osserva un forte rimaneggiamento del tessuto
connettivale, con evidente formazione ossea (fig. 4).
Il fattore determinante per il
buon esito del caso in esame
pensiamo sia dovuto all’assoluta stabilità ed ermeticità della connessione implantare, con
la totale eliminazione di serbatoi batterici patogeni all’interno dell’impianto e di micromovimenti indesiderati; ciò ha
permesso di mantenere integro nel tempo il tessuto connettivale, che in situazioni di
instabilità sarebbe stato causa
di riassorbimento osseo dovuto all’azione macrofagica linfocitaria dei fibroblasti.
Fig. 1: neoformazione ossea al disopra della piattaforma implantare
>
>
Fig. 2: buon trofismo del tessuto connettivale
>
Fig. 3: protesi definitiva in oro ceramica
Fig. 4: controllo
radiografico dopo 8
anni
>
La gestione dei tessuti molli
assume importanza particolare nella resa estetica finale
dell’impianto. Non sempre si
ha a disposizione un adeguato
volume osseo (e mucoso) e il
successo della terapia si rivela
ben più difficoltoso da raggiungere.
Esistono numerosi approcci
chirurgici per l’aumento osseo
ma, in alcune situazioni, la resa estetica può essere migliorata manipolando e/o aumentando i soli tessuti molli. È tuttavia controverso quale tecnica
sia associata a un esito maggiormente predicibile. Tenta di
dare una risposta a questo
quesito una recentissima revisione Cochrane, nella quale
vengono paragonate chirurgia
tradizionale e flapless.
Una seconda area di dibattito
riguarda la reale necessità di
una sufficiente area di mucosa cheratinizzata, che pare associata a una migliore prognosi a lungo termine dell’impianto: anche in questo
OLTRE L’ASPETTO ESTETICO:
TESSUTI MOLLI SONO FONDAMENTALI
NEL SUCCESSO IMPLANTARE
«Se il nostro paziente ha perso uno o più elementi per motivi
parodontali significa che ci troviamo di fronte a una situazione
anatomica compromessa, dove la quantità e qualità del tessuto osseo e dei tessuti molli è molto scarsa. È quindi necessario – sottolinea Leonardo Trombelli, direttore del Centro di ricerca per lo studio delle malattie parodontali e perimplantari
dell’Università di Ferrara – mettere in atto strategie di ricostruzione dei tessuti duri e molli che renda il successivo intervento implantare non solo accettabile dal punto di vista funzionale, ma anche da quello estetico». Per Trombelli, buona parte
delle tecniche di ricostruzione dei tessuti, non ultimo il management dei tessuti molli, sono mutuate dalla parodontologia.
C’è anche un caso in cui una corretta gestione dei tessuti molli diventa, se possibile, ancor più cruciale non solo per una resa estetica ottimale ma anche e soprattutto per il raggiungimento del successo clinico implantare: è il caso del ricorso agli
impianti corti. «È evidente – spiega Denis Cecchinato, noto implantologo di Padova – che l’utilizzo di impianti molto corti
comporta anche una modifica dei protocolli operativi, che dovranno prevedere l’inserimento di un maggior numero di impianti. È quindi chiaro che bisognerà applicare tutte le conoscenze per mantenere inalterate le dimensioni biologiche sia
dei tessuti duri che dei tessuti molli, in quanto piccole perdite
intorno a impianti corti rappresentano delle grandi percentuali
di perdita in termini di osteointegrazione».
Ci sono poi tutte le problematiche legate all’insorgenza della
perimplantite. Come ci ricorda Federica Demarosi, presidente
Coi-Aiog Milano, «la perimplantite può insorgere e/o persistere anche per cause iatrogene, come ad esempio residui di cemento attorno all’impianto, errato inserimento dell’abutment,
sovra contorno della corona protesica, mal posizionamento
dell’impianto. Non esistono invece evidenze scientifiche che le
caratteristiche della superficie dell’impianto possano indurre la
comparsa di una perimplantite, anche se sembra che la superficie possa influenzare la velocità di progressione della malattia».
A. P.
Emerge la necessità di trovare
risposte precise e accurate, in
particolare per evidenziare
potenziali rischi/svantaggi
della chirurgia flapless, nonché la sicurezza e l’efficacia
dell’impiego di software per
la pianificazione dell’intervento basati su sezioni TC. Gli
outcome principali dovrebbero includere successo dell’impianto, complicanze e parametri estetici, valutati dall’operatore e dai pazienti.
Elena Varoni
Esposito M, Maghaireh H,
Grusovin MG, Ziounas I,
Worthington HV. Interventions
for replacing missing teeth: management of soft tissues for dental implants. Cochrane Database
Syst Rev 2012 Feb 15;
2:CD006697.
Ortodonzia
Ortodonzia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
Estetica e impianti: le proposte
nella valutazione dei risultati
risultato estetico non viene
sistematicamente incluso tra
i criteri per definire il successo di un impianto e, attualmente, non vi è accordo su
quali siano i migliori parametri per giudicarlo.
È proprio dalla soggettività
del giudizio che scaturiscono
le principali problematiche,
come difficoltà di quantificazione e confronto del giudizio.
Il Papilla Index di Jemt è stato il primo tentativo di applicare una metodologia scientifica a un giudizio estetico.
Jemt propose di stimare il
grado di “riempimento” dello spazio interprossimale da
parte della pseudo-papilla
corrispondente al dente riabilitato tramite impianto. È
l’indice più frequentemente
utilizzato negli studi clinici,
ma a rischio di produrre risultati ambigui o parziali:
non considera, ad esempio,
variabili estetiche aggiuntive
come il livello dei tessuti
marginali vestibolari, il colore e l’aspetto della superficie
mucosa, la convessità del
processo alveolare o la simmetria del dente riabilitato
con il proprio controlaterale.
32
Ortodonzia
Clinical Implant Dentistry and Related Research 2012
Accanto ai concetti di successo e sopravvivenza dell’impianto, nei settori anteriori
emerge un aspetto aggiuntivo e sempre più di maggior
impatto per la riuscita della
terapia: il risultato estetico.
Se, nella maggior parte dei
casi, un “bel sorriso”, insieme
al ripristino funzionale, coincide con la piena soddisfazione del paziente e una sua migliore qualità di vita, solo recentemente la valutazione
dell’estetica della riabilitazione implantare è stata presa in
considerazione negli studi
clinici. Ancora oggi infatti il
<<
Implantologia
Recentemente sono stati proposti nuovi approcci, sempre
più completi e complessi,
volti a considerare molteplici
variabili, purtroppo a discapito di immediatezza e semplicità. Chang propose ad
esempio il confronto con il
controlaterale riguardo forma della corona, rapporto
con gli elementi adiacenti e
dimensioni dei tessuti molli.
Questi parametri venivano
poi integrati con parametri
clinici (indice di placca, di
sanguinamento e profondità
di tasca). Veniva, infine, considerata la valutazione sog-
gettiva del paziente e la soddisfazione
professionale
usando la Visual Analogue
Scale (scala Vas).
Alla ricerca del giusto compromesso tra semplicità e
completezza, non si ha ancora un unico indice approvato da tutti gli autori e che
sia facilmente applicabile e
riproducibile. Un indice comune sarebbe invece utile
non solo per accertare il successo estetico della terapia,
ma anche come valido ausilio per una valutazione nel
tempo del restauro e della
progressiva maturazione dei
tessuti molli perimplantari e
della loro armonia con la restante arcata.
Non ultima, anzi forse più
importante, emerge la necessità di integrare la valutazione professionale del den-
tista con quella, non professionale e ancor più soggettiva, del paziente, la cui soddisfazione potrebbe essere indagata tramite questionario
specifico. Questo non solo
stabilirebbe il grado di accordo/disaccordo tra i due
punti di vista, ma renderebbe il clinico maggiormente
consapevole dei parametri
da considerare nella riabilitazione per renderla esteticamente più piacevole agli
occhi del paziente.
Implantologia
Elena Varoni
Annibali S, Bignozzi I, La
Monaca G, Cristalli MP.
Usefulness of the aesthetic result
as a success criterion for implant
therapy: a review. Clin Implant
Dent
Relat
Res
2012
Mar;14(1):3-40.
33
<<
Ortodonzia
Clinical Oral Implants Research 2012
Diagnostica per immagini:
Implantologia
aggiornate
le linee guida
Su Clinical Oral Implants
Research è stata recentemente
presentata una sintesi delle linee guida sull’utilizzo dei nuovi sistemi di diagnostica per
immagini in implantologia,
elaborate dalla European association for osseointegration
(Eao) nel consensus workshop
organizzato presso l’Università
di Varsavia nel 2011. Si tratta
dell’aggiornamento del documento emesso una decina di
anni prima e che dà conto dei
notevoli sviluppi avvenuti sia
nella tomografia computerizzata cone beam che nelle applicazioni protesiche che ne trag-
gono beneficio.
Resta il fatto che l’esposizione
alla radiazione ionizzante deve
essere sempre giustificata dal
beneficio complessivo del paziente. Le linee guida entrano
nel dettaglio delle considerazioni radiologiche, spiegano
quali sono i tipi di rischio e in
che modo gli implantologi
possono limitarli, elencano le
diverse tecniche di imaging
oggi disponibili, ne indicano le
modalità ottimali di utilizzo e
fanno considerazione in merito al training necessario; ma
una particolare attenzione è
rivolta alle indicazioni cliniche
Implant Dentistry 2012
Quali strategie per
il riassorbimento
La minimizzazione del riassorbimento osseo crestale
nel corso del primo anno
successivo al posizionamento di un impianto dentale è
un importante fattore di
successo in implantologia e
si associa a una migliore
estetica e salute orale. Ma
come si può ottenere questo
risultato? A influire sono
fattori sono molti diversi,
passati in rassegna su
Implant Dentistry da un
gruppo di autori della
University of Michigan e
della University of College
of London.
Alcune variabili sono legate
al paziente, in primo luogo
la capacità di guarigione
dalla ferita e il turnover osseo. La guarigione può essere rallentata da diverse condizioni sistemiche: il diabete
mellito non è considerato
una controindicazione assoluta per un impianto, ma
sembra che uno scarso controllo glicemico si associ a
una riduzione del contatto
osso-impianto e a un ritorno più lento alle condizioni
normali. È invece provato
l’effetto deleterio del fumo;
si ritiene però che smettere
di fumare anche solo qualche settimana prima dell’intervento possa migliorare le
cose.
Il controllo della placca è
una base essenziale per la salute e la stabilità dei tessuti
parodontali e perimplantari.
Esistono studi ormai classici
che dimostrano come la terapia chirurgica parodontale
favorisca la guarigione, a
patto che sia poi mantenuta
l’igiene orale.
Non c’è invece accordo in letteratura riguardo agli effetti
delle forze occlusali sull’osso
perimplantare. Alcuni ne
consigliano il controllo per
prevenire il sovraccarico occlusale, per esempio utilizzando placche di protezione,
specialmente nei pazienti con
bruxismo notturno.
Altri fattori sono legati al
progetto dell’impianto, come il controllo dell’ampiezza biologica e del microgap.
Intorno agli impianti si sta-
Implantologia
GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL
contrastare
osseo precoce
bilisce un’ampiezza biologica stabile nel tempo ed è stato suggerito di minimizzare
i gap delle connessioni tra
impianti e abutment.
È stata inoltre proposta la
tecnica di platform switching che, impiegando un
abutment di diametro inferiore all’impianto, si propone di ridurre l’entità del rimodellamento dell’osso crestale.
Un’altra metodica punta a
favorire l’osteointegrazione
modificando la superficie
dell’impianto con il laser.
Gli impianti a connessione
conometrica sono stati proposti allo scopo di porre una
barriera alla penetrazione
microbica, riducendo il gap
a dimensioni minime.
Si è inoltre cercato di ridurre i valori dei picchi di stress
sull’osso con un design ottimale delle micro-filettature.
Una serie di interventi riguarda il protocollo chirurgico, per esempio attraverso
l’aumento del volume dell'osso alveolare: esistono tecniche di rigenerazione ossea
che hanno dimostrato di ridurre gli effetti della futura
perdita di tessuto osseo.
Metodiche mininvasive, come la tecnica flapless, possono fornire risultati positivi
se utilizzate secondo le indicazioni corrette. In generale,
le manovre chirurgiche dovrebbero rispettare il più
possibile l’integrità e la fisiologia dei tessuti, minimizzando il trauma.
Un’attenzione particolare
deve essere posta nella scelta
del posizionamento dell’impianto. Relativamente alla
fase di restauro, in letteratura sono stati proposti diversi
accorgimenti riguardanti la
realizzazione delle sovrastrutture, la scelta dello
schema occlusale e strategie
per ridurre lo stress.
Giampiero Pilat
Tatarakis N, Bashutski J, Wang
HL, Oh TJ. Early implant bone
loss: preventable or inevitable?
Implant Dent 2012 Oct;
21(5):379-86.
e alle considerazioni diagnostiche.
Ma quali tipi di situazioni cliniche possono trarre benefici
da queste tecnologie di imaging che creano sezioni trasversali? Le linee guida ne
elencano quattro: quando l’esame clinico e le radiografie
tradizionali non sono riusciti a
evidenziare in modo adeguato
le strutture nell’area in cui deve essere posizionato l’impianto e dimostrare l’assenza di patologia; quando queste immagini possono fornire informazioni utili a minimizzare il rischio di danneggiare strutture
anatomiche importanti; in situazioni cliniche delicate in
cui l’osso disponibile per un
trattamento impiantare di
successo appare insufficiente;
quando si può migliorare il
posizionamento dell’impianto
in modo tale da ottimizzare il
trattamento dal punto di vista
biomeccanico, funzionale ed
estetico.
Se queste condizioni non sono
presenti, le immagini fornite
dalla cone beam non sono necessarie; molti dettagli anatomici possono essere identificati durante la procedura chirurgica, anche se l’imaging a sezioni trasversali può facilitare
la localizzazione di certe strutture anatomiche e le loro relazioni con il sito chirurgico,
aiutare nella pianificazione del
trattamento e migliorare la
prevedibilità del risultato pro-
tesico. È comunque importante che gli implantologi comprendano che ci possono essere errori nel trasferimento delle informazioni dalle immagini prodotte al computer alla situazione che si presenta durante la chirurgia e che in ogni
caso mantengano adeguati
margini di sicurezza.
La tomografia cone beam può
fornire informazioni utili nel
controllo preoperatorio della
chirurgia di rialzo del seno
mascellare, riguardo al volume, all’estensione e alla densità dell’area che deve essere
rialzata. Inoltre la necessità
dell’integrazione delle radiografie con il cross-sectional
imaging si può manifestare
quando si affrontano tecniche
speciali come gli impianti zigomatici o la distrazione
osteogenica oppure in caso di
complicanze come infezioni o
danneggiamento dei nervi.
Quel che è certo è che queste
linee guida non saranno le ultime: «gli sviluppi in campo
radiologico – ricordano gli
specialisti dell’Eao – stanno
progredendo rapidamente
man mano che nuove tecniche
e applicazioni vengono introdotte; ne consegue la necessità
da parte dei dentisti di aggiornare continuamente le loro
conoscenze».
Renato Torlaschi
Harris D et al. EAO guidelines for
the use of diagnostic imaging in
implant dentistry 2011. A consensus workshop organized by the
European
Association
for
Osseointegration at the Medical
University of Warsaw. Clin Oral
Impl Res 23, 2012, 1243–1253.
<< <<
EDUCATION & MEETING NEWS
34
L’appuntamento del dentale
in Germania ogni due anni
La fiera di Colonia si conferma come il punto di riferimento
per le aziende del settore, che trovano un momento di confronto
efficace, ma anche per gli odontoiatri a caccia di novità
La
35esima
edizione
dell'International
Dental
Show (Ids) – l'esposizione internazionale di odontoiatria
e odontotecnica –, si terrà a
Colonia dal 12 al 16 marzo.
La manifestazione, che rappresenta la più grande e importante fiera dell'odontoiatria a livello mondiale, si tiene ogni due anni a Colonia
fin dal 1923.
«Il mondo dentale internazionale – dentisti, odontotec-
nici, loro collaboratori negli
studi e nei laboratori, studenti dei corsi di laurea, rivenditori e aziende produttrici – si riunisce regolarmente all'Ids di Colonia, perché ognuno è consapevole
della sua responsabilità nei
confronti delle persone, spesso pazienti malati, sofferenti,
e desidera contribuire alla loro guarigione e vuole che siano adeguatamente assistite»
ha dichiarato il dottor
Martin Rickert, presidente
dell'Associazione dell'industria dentale tedesca, aprendo la conferenza stampa europea di presentazione della
fiera. «Riuscire a fornire ad
oltre 270.000 dentisti e a più
di 167.000 odontotecnici
(nei 15 stati Ue) tutti i prodotti e le soluzioni di cui
hanno bisogno per portare
avanti il loro lavoro al servizio dei pazienti secondo lo
stato più avanzato della tec-
nica per noi, in qualità di
fabbricanti di oltre 60.000
prodotti dentali, è una sfida
che accettiamo di buon grado» dice Rickert.
«Attendiamo anche quest'anno più di 1.900 aziende
da oltre 55 paesi – rivela
Katharina C. Hamma, direttrice di Koelnmesse (la fiera
di Colonia) –. Dopo la
Germania, come paesi presenti con il maggior numero
di aziende, si posizionano
Italia, Usa, Repubblica di
Corea,
Cina,
Svizzera,
Francia e Gran Bretagna. Il
trend va verso una presenza
ancora più nutrita di aziende
internazionali a Colonia. Ad
oggi, infatti, le imprese straniere sono aumentate del
10% rispetto a due anni fa.
L’incidenza stimata di espositori che verranno a Colonia
dall’estero è attorno al 68%».
Obiettivo dichiarato: superare quota 120.000 visitatori.
Il programma in fiera
La giornata del 12 marzo sarà
dedicata agli operatori commerciali: aziende, rivenditori, importatori. Per le aziende
del settore la fiera di Colonia
rappresenta infatti un'opportunità unica per mettersi
in contatto con altre aziende
provenienti da tutto il mondo, comprese quelle dei paesi
emergenti. E sono proprio le
trattative commerciali a rappresentare il cuore di questa
manifestazione, che nei giorni successivi aprirà al pubblico degli operatori sanitari.
È previsto anche un programma scientifico all'interno della fiera: l’Associazione
degli odontoiatri tedeschi
darà vita nel suo stand a un
ciclo di conferenze in cui un
panel di esperti discuterà di
temi di attualità professionale e scientifica. Questa iniziativa non sarà sicuramente l'aspetto più caratterizzante di
Ids, ma può essere l'occasione per valutare somiglianze o
differenze di approccio clinico tra Italia e Germania.
Le novità agli stand
Il dottor Rickert ha individuato come megatrend dell'odontoiatria internazionale il completamento della catena operativa su base computerizzata
e l’implantologia. Ma non solo: «In quasi tutte le discipline
specialistiche si trovano novità, ingegnose trovate e progressi solo apparentemente
piccoli – spiega il presidente
delle industrie dentarie tedesche –. In realtà l’insieme di
questi elementi fa fare ancora
una volta un enorme passo in
avanti al nostro settore». In effetti molto spesso il progresso
si traduce, più che nell'innovazione in senso stretto, nella
possibilità di rendere i trattamenti odontoiatrici sempre
più economicamente sostenibili per lo studio e per i suoi
pazienti. Per quanto riguarda
le novità tecnologiche, va segnalato lo “Speaker’s Corner”,
un forum per i visitatori durante il quale le aziende daranno vita a dettagliate presentazioni dei loro prodotti e
servizi. Alcuni relatori parleranno delle più recenti scoperte scientifiche e dei risultati ottenuti dalla ricerca.
«Come in altri rami industriali, le tecnologie Cad-Cam sono
di valido aiuto per prevenire
gli errori, o meglio, per eliminarli alla fonte – sottolinea
Rickert –. Ciò consente di lavorare in modo preciso, pulito
e a basso impatto ambientale.
La progettazione di capsule,
ponti e altri tipi di protesi
sempre più spesso avviene sullo schermo di un computer
con un impiego sempre più ri-
UNA APP PER LA FIERA DI COLONIA
Sul web è già disponibile l’aggiornamento della app (gratuita) di Ids per iPhone, Blackberry e altri sistemi operativi.
Non è solo uno strumento per cercare gli espositori dagli
apparecchi portatili: grazie a un innovativo sistema di navigazione, guida anche il visitatore attraverso i padiglioni fino
a condurlo agli stand desiderati. La app fornisce inoltre
informazioni sulle specialità gastronomiche, sui servizi offerti in fiera e sugli eventi collaterali della manifestazione ed
è continuamente aggiornata.
Tra i servizi online è da segnalare anche il Business
Matchmaking 365. Questo tool consente ai visitatori e agli
espositori di mettersi direttamente in contatto tra loro già
prima della fiera e anche dopo. Con l’agenda online i visitatori nei mesi precedenti la manifestazione possono inviare richieste di appuntamento agli espositori per e-mail,
mentre con il navigatore online è possibile creare un calendario personalizzato delle visite, corredato dai percorsi ottimali attraverso i padiglioni.
35
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dotto di sostanze chimiche. La
tecnologia Cad-Cam consente
lavorazioni basate su materiali
completamente nuovi.
L’impiego dell’ossido di zirconio come materiale per i restauri sarebbe altrimenti impensabile. Questa ceramica ad
alte prestazioni oggi riceve
una nuova spinta dalle varianti traslucide».
Se agli inizi i metodi digitali in
campo odontoiatrico sono
stati notevolmente stimolati
dall’implantologia, oggi abbracciano quasi tutti i campi
della pratica clinica.
Un'altra tecnologia in ascesa è
il laser. «Che si tratti di trattare il tessuto duro o molle, come alternativa al trapano o al
bisturi, il laser impiegato correttamente offre notevoli vantaggi, soprattutto nel trattamento dei pazienti odontofobici. Gli interventi eseguiti
con il laser – sottolinea Martin
Rickert – sono quasi indolori
e poco rumorosi, perciò possono spezzare la catena delle
associazioni negative. Gli
esperti sperano che soprattutto i laser con impulsi ultracorti diano una nuova spinta
propulsiva, perché questa variante è ideale per un uso universale. Si distingue per picchi
di intensità estrema, ottenibili
però già con impulsi a basso
livello di energia. Il vantaggio
è dato da una maggiore sicurezza contro i danni termici e
UN MESSAGGIO ANTI-CRISI
DALL'INDUSTRIA TEDESCA
La situazione economica dell'industria dentale in Germania,
secondo i dati presentati a dicembre dal dottor Martin
Rickert, presidente dell'Associazione dell'industria dentale
tedesca, è sicuramente positiva: crescono le esportazioni e
"tiene" il mercato interno.
«Le nostre industrie lo scorso anno e in quello corrente sono
riuscite ad aumentare le esportazioni – rivela Rickert –. Anche
lo sviluppo del mercato interno è stabile. Le 200 aziende iscritte all'Associazione dell'industria dentale tedesca nel 2011 in
Germania e all’estero contavano circa 18.100 dipendenti, con
un lieve aumento sull’anno precedente. Le nostre imprese associate nel 2011 hanno realizzato un volume d’affari totale di
circa 4,11 miliardi di euro, con un incremento del 2,4%. Il fatturato conseguito all'estero è ammontato a poco meno di 2,435
miliardi di euro, con un incremento del giro d’affari del 4,8%. Il
mercato interno, con 1,674 miliardi di euro (+ 0,1%) si è stabilizzato sul livello del 2010. La quota delle esportazioni della nostra industria dentale è salita al 59%. Le nostre imprese sono
riuscite quindi a consolidare la loro posizione sui mercati mondiali e, in alcuni casi, addirittura ad ampliarla».
Nonostante questi numeri i rappresentanti dell'industria tedesca sono consapevoli della presenza di dinamiche di segno
opposto. Infatti gli analisti dei mercati oggi temono flessioni e
limitazioni sui mercati sanitari dell’Europa mediterranea, che
risentendo particolarmente della crisi finanziaria devono imporre tagli all’assistenza sanitaria. In diversi paesi dell’Unione
europea le persone hanno ridotto le loro visite dal medico o
dal dentista adducendo motivazioni economiche. Si rimandano le visite mediche e così pure le grandi prestazioni
odontoiatriche (protesi e impianti).
E in effetti la crisi si è fatta sentire, soprattutto tra gli odontotecnici. «Per tutto il 2011 il fatturato è stato stagnante – rivela
Uwe Breuer, presidente dell’Unione delle associazioni degli
odontotecnici tedeschi –. I laboratori qualificati, a causa di un
mercato poco dinamico, nei primi nove mesi del 2012 hanno
addirittura registrato una flessione del volume d’affari
dell’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».
«I dentisti e gli odontotecnici non devono assolutamente farsi contagiare da questa atmosfera negativa. Sarebbe un grave errore – afferma Martin Rickert –. Per quanto il mercato sanitario sia legato a doppio filo alle condizioni economiche generali e alla politica sanitaria, è condizionato anche da altri
fattori. La salute personale è considerata da tutti come un bene molto prezioso. Risparmiare sulla salute è un risparmio
poco oculato, sia per le persone che per gli Stati. In Europa
ogni anno vengono già spesi circa 79 miliardi di euro per la
salute dentale. Secondo i calcoli della ricerca “The state of
oral health in Europe” effettuata nel settembre scorso, tale importo potrebbe crescere fino a raggiungere i 93 miliardi di
euro nel 2020. La Germania con circa 22,07 miliardi di euro
spesi nel 2012 per la salute orale e dentale fa la parte del leone, seguita dall’Italia (16,74 miliardi) e dalla Francia (11,67
miliardi). Questo dato ci dice chiaramente che le persone e i
governi hanno capito che la salute orale e dentale è un comparto molto importante della salute generale».
EDUCATION & MEETING NEWS
dall'asportazione molto precisa del materiale».
Per quanto termini quali CadCam, tecnologia digitale e laser possano sembrare a volte
futuristici, le nuove opzioni terapeutiche che verranno presentate alla fiera di Colonia influiscono molto concretamente sulla routine del laboratorio
e dello studio. «Quanto detto
riguarda ovviamente anche gli
ambiti classici quali la terapia
restaurativa – afferma Rickert
–. Recentemente sono stati
lanciati ad esempio alcuni materiali il cui indurimento può
essere avviato con lunghezze
d’onda nella regione spettrale
del vicino infrarosso. A differenza dei raggi UV delle tradizionali lampade fotopolimerizzanti, questi raggi penetrano attraverso i tessuti duri del
dente e raggiungono senza essere ostacolati tutte le zone del
materiale di otturazione non
ancora polimerizzato».
Da sinistra a destra, Uwe Breuer, Markus Heibach, Martin Rickert,
Katharina C. Hamma, Bernd Reimann e Peter Engel
>
Prevenzione come traino
della crescita
È il dottor Peter Engel, presidente dell’Associazione nazionale degli odontoiatri tedeschi, a fornire un quadro d'insieme sulle prospettive del
mercato odontoiatrico per i
prossimi anni.
Riportando i risultati di una
ricerca condotta in Germania
sulle possibili ripercussioni
che il mercato della salute orale può avere entro il 2030 in
termini di crescita e di occupazione sull’economia tedesca,
Engel ha spiegato che gli input
di crescita più consistenti nel
settore dentale perverranno
dalla domanda del cosiddetto
secondo mercato della salute,
cioè le prestazioni volte a coa-
diuvare la salute; si tratta di
una domanda orientata alla
prevenzione, sempre supportata, però, dal cosiddetto primo mercato della salute, cioè
le prestazioni con finalità specificatamente terapeutiche.
«Lo sviluppo demografico fornirà ulteriori input. Con una
popolazione di età sempre più
avanzata, oltre alla urgente necessità di migliorare l’assistenza odontoiatrica, svolge un
ruolo sempre più importante
la prevenzione. Ai fini della
conservazione di una buona
salute della bocca fino in tarda
età e, conseguentemente, della
salute generale, notoriamente
correlata, sono necessarie cure
odontoiatriche accurate, strutture assistenziali moderne, terapie innovative e lo sviluppo
di prodotti medicali tecnologicamente avanzati» ha concluso Peter Engel.
Andrea Peren
EDUCATION & MEETING NEWS
Corso Aie: dal trattamento endodontico al restauro del dente
Mercoledì 9 febbraio a Bologna (Regency Savoia Hotel)
Piero Alessandro Marcoli e Mauro Venturi coordineranno
i lavori del corso di aggiornamento dell'Accademia italiana
di endodonzia (Aie) sul tema "Dal trattamento endodontico al restauro del dente".
«Il primo evento culturale Aie di quest'anno mette in relazione, con un approccio clinico interdisciplinare, il trattamento endodontico con il successivo recupero estetico e
funzionale dell’elemento dentale» spiega Giuseppe De
Caroli, presidente della società scientifica.
I relatori al corso saranno Pier Luigi Ballor, Giovanni
Cavalli, Marco Forestali, Massimo Fuzzi, Annalisa
Mazzoni, Raffaele Paragliola e Mauro Solmi.
Il recupero del dente sottoposto a cura endodontica richiede una corretta detersione, sagomatura e otturazione del
sistema canalare, oltre che un adeguato restauro. I due
coordinatori del corso spiegano che «Tuttavia, affinché il
trattamento endodontico e il conseguente restauro possano avere successo, è necessario che ambedue siano fondati
su un principio conservativo che mantenga e rispetti la
maggiore sostanza dentale residua possibile. A volte il restauro dell’elemento trattato richiede sistemi di ritenzione
endocanalare, e la scelta fra le diverse possibili opzioni dipende da fattori strutturali, funzionali, clinici. In un dente
trattato endodonticamente, l’impiego di tecniche adesive
presenta poi potenzialità e limiti specifici in ragione delle
caratteristiche della dentina radicolare, delle modifiche
strutturali successive al trattamento endodontico e in rapporto ai diversi materiali impiegati nel trattamento stesso.
Tutti i fattori precedenti condizionano la scelta di quale sia
il restauro più adeguato a consentire il ripristino dell’estetica e della funzione dell’elemento dentale».
Le relazioni in programma sono state elaborate sulla base
della più recente letteratura scientifica e delle ultime acquisizioni nel campo dei materiali e delle tecniche operative, per fornire ai partecipanti la disamina e la valutazione
critica dei contenuti proposti, oltre che indicazioni e suggerimenti utili nella pratica clinica quotidiana.
Per informazioni
MJ Eventi
Tel. 055.576856
Fax 055.5059360
[email protected]
www.accademiaitalianaendodonzia.it
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Laurea magistrale
honoris causa a Ennio
Giannì e Giorgio Vogel
Lo scorso ottobre l'Aula Magna
dell'Università degli Studi di
Milano ha ospitato un evento
memorabile nello scenario del
chiostro della quattrocentesca Ca'
Granda, alla presenza del magnifico rettore Enrico Decleva che ha
chiuso con questo evento il suo
mandato.
Virgilio Ferrario, preside della facoltà di medicina (oggi il preside è
Antonio Carrassi, ndr) ha rivolto
parole di elogio e apprezzamento
per i due Maestri avendo egli stesso, nel 1980, iniziato come associato la sua carriera presso il nuovo corso di laurea appena istituito. Li ha citati come due esempi di
grandi Maestri che hanno saputo
forgiare allievi eccellenti nel portare avanti le loro filosofie e ricerche. Il professor Antonio Carrassi
ha parlato con emozione e commozione di Giorgio Vogel che
seppe essere maestro, più ancora
che con l'insegnamento, con l'etica delle sue scelte e la tenacia con
la quale ha saputo perseguirle.
La prima laudatio per il professor Ennio Giannì è stata tenuta
da Franco Santoro, direttore della
Clinica
odontoiatrica
dell’Università di Milano, polo
centrale.
Il professor Santoro ha ricordato
come già agli inizi degli anni 70
Giannì sia stato un pioniere con
il suo nuovo concetto di diagnosi
ortodontica tridimensionale, come abbia saputo creare, dopo la
Scuola di specializzazione in ortognatodonzia, anche il nuovo
corso di laurea in odontoiatria. Il
suo motto era: «l'odontoiatria
non deve mai staccarsi dalla medicina ma restare sempre ben racchiusa nel suo alveo e quindi non
cercare di creare una nuova facoltà autonoma».
È seguita la lectio doctoralis di
Ennio Giannì su “Passato, presente e futuro dell'ortognatodonzia”.
Con un excursus di estrema efficacia e sintesi Giannì ha ricordato
i vari periodi dell’ortognatodonzia dai primi del Novecento ad
oggi. Con l'energia e l'entusiasmo
di un giovane docente, con un
eloquio forte e raffinato, il professor Giannì con i suoi incredibili e
giovanili 93 anni, ha rapito e affascinato l'uditorio. È seguita poi la
seconda laudatio per il professor
Vogel a cura del professor
Roberto Weinstein, che ha tracciato un quadro intenso e completo del suo maestro. Con voce
emozionata e al tempo stesso
gioiosa e affettuosa, ha sottolinea-
to la grande capacità didattica di
Vogel e le sue peculiari doti nell’
insegnare e ricercare, e ha ricordato come egli insieme al professor Guido Coggi abbia saputo
istituire e sviluppare un eccellente
programma di pedagogia medica. Un pioniere, inoltre, nel campo della ricerca epidemiologica e
il vero fondatore in Italia della
moderna parodontologia.
Ha preso quindi la parola Giorgio
Vogel svolgendo la sua lectio doctoralis: "Breve storia di un mestiere antico: dal cavadenti al nanorobot". L’odontoiatra moderna
opera in ambienti supertecnologici, asettici e di costi elevati; nel
2020 si arriverà a una vera odontoiatria robotica. Ma - si è domandato Giorgio Vogel - questo è
sufficiente? Non si può trasferire
tecnologia avanzata a chi non ha
mezzi: qual è quindi la chiave per
operare? Occorre creare una nuova coscienza etica, una nuova ottica di disponibilità verso tutti.
Occorre che l'università prepari i
giovani odontoiatri con un nuovo tipo di formazione, e in effetti
presso alcuni corsi di laurea sono
stati istituiti corsi di Medical
Humanities o (come al San Paolo
di Milano) master dedicati allo
sviluppo della salute nei paesi
svantaggiati. Questa la nuova
strada da percorrere, anche se costerà sacrifici e duro lavoro.
Insomma il futuro vedrà sempre
più realizzarsi una forte alleanza
fra i dentisti, i loro pazienti e la
comunità. Una nuova lunga, affettuosa, intensa e commovente
standing ovation ha salutato questa eccezionale lectio doctoralis.
Un parterre de rois eccezionale,
rappresentato da quasi tutto il
Gotha odontoiatrico italiano, ha
partecipato e seguito con intensità, affetto e commozione tutta la
cerimonia: oltre 500 persone, tutto il corpo accademico odontoiatrico e medico dell'Università di
Milano, illustri docenti italiani e
in particolare la professoressa
Antonella Polimeni, presidente
del Collegio dei docenti.
Sono personalmente grato sia al
professor Giannì che al professor
Vogel per aver potuto sin dagli
inizi degli anni ‘60 fruire delle loro grandi lezioni di vita oltre che
di scienza e ancor più di etica e di
godere della loro stima e amicizia.
Damaso Caprioglio
Socio onorario
del Collegio dei docenti
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Chirurgie in 3D nel corso
sulla gestione dei tessuti molli
Un corso teorico con video
chirurgici in 3D per apprendere stato dell’arte e innovazione sulla gestione dei tessuti
molli parodontali e perimplantari: lo ha organizzato l'azienda Geistlich Biomaterials
per il 16 febbraio a Bologna con i relatori Paolo Casentini,
Enzo Vaia, Giovanni Zucchelli e Luca Ramaglia.
«L’obiettivo – spiegano gli organizzatori del corso – è offrire
ai partecipanti una visione ampia e completa sulle più importanti tecniche di gestione dei tessuti molli parodontali e
perimplantari. Dalle recessioni singole a quelle multiple,
dall'aumento di tessuto cheratinizzato alla preservazione
dell'alveolo, verranno descritte approfonditamente le tecniche chirurgiche e le indicazioni di trattamento ad oggi supportate dall'evidenza scientifica. Uno spazio verrà poi dedicato all’innovativa matrice in collagene Geistlich Mucograft
come possibile alternativa all’innesto di tessuto connettivo.
Se ne presenteranno quindi le indicazioni, i vantaggi ed il
corretto utilizzo sulla base dei risultati della letteratura
scientifica ma anche della grande esperienza clinica dei relatori».
Durante il corso i passaggi chirurgici saranno esaminati step
by step con video realizzati con la tecnologia 3D, che permette allo spettatore una visione incredibilmente realistica
dei dettagli nel campo operatorio.
Alla fine della giornata, una tavola rotonda con i relatori
permetterà di sviscerare ogni dettaglio tecnico chirurgico e
di evidenziare le linee guida al trattamento rigenerativo dei
tessuti molli su denti e impianti.
Per informazioni
Per informazioni
Geistlich Biomaterials Italia
Nicola Maino, Paola Novella
Tel. 0445.376266 - [email protected]
4° Implant Symposium
Dental Trey
La quarta edizione dell'Implant Symposium, organizzato ogni
anno dall'azienda Dental Trey, si terrà a Riccione presso il
Palazzo dei Congressi il 21, 22 e 23 febbraio.
La manifestazione scientifica sarà presieduta da Pierpaolo
Cortellini, uno tra i più autorevoli parodontologi in campo internazionale e l’obiettivo principale del meeting «sarà quello di
dare ai partecipanti chiari elementi scientifici e clinici per aiutarli nel processo decisionale».
Tema portante di questo quarto incontro sarà la scelta radicale di
fondare un progetto terapeutico su denti naturali o di deciderne
l’estrazione e la sostituzione con impianti. Da qui il titolo della
manifestazione: "Dal dente all'impianto: quando, come e perché.
Le chiavi del successo clinico".
Gli argomenti in discussione sono molto attuali e controversi:
dalle metodiche utili a salvare denti compromessi, alle metodiche di preservazione/ricostruzione dei tessuti di cresta in caso di
estrazione, alle scelte implantari per sostituire denti estratti o
mancanti, per finire con la finalizzazione protesica.
Il meeting sarà preceduto da una giornata di chirurgia parodontale e implantare, supportata da video in 3D, finalizzata a discutere gli aspetti pratici di queste metodiche chirurgiche avanzate.
Per informazioni
Adria Congrex srl (Alice Prati)
Tel. 0543.929129
[email protected] - www.implantsymposium.it
EDUCATION & MEETING NEWS
Programma di corsi e conferenze Rhein’83
Alcuni dei relatori dei corsi Rhein'83. Da sinistra a destra Marco
Vannini, Gianni Storni, Kitty Brasola, Gianluca De Stefani
>
Nella sede rinnovata di Rhein’83 continua l’attività dei corsi rivolti alla clientela sull’utilizzo degli attacchi e componenti prefabbricati, calcinabili per strutture combinate fuse,
su protesi tradizionali e impianti.
I corsi sono di primo e secondo livello, partendo dalla filosofia Rhein’83 legata alla ritenzione elastica sulle protesi più
semplici su scheletrati, arrivando al secondo livello su protesi al Cad-Cam e l’applicazione per implantologia.
L’azienda consegna il materiale necessario per lavorare, inclusi modelli prefabbricati e attacchi, mentre il corsista
provvede per i piccoli strumenti come le spatole personali.
Le date dei corsi sono pubblicate sul sito www.rhein83.com e
di norma sono della durata di un giorno e si tengono l’ultimo venerdì di ogni mese.
I relatori dei corsi sono gli odontotecnici che operano in
Rhein’83 da anni e condivideranno con i corsisti l’esperienza maturata per dare loro la possibilità di usare i prodotti
con la massima soddisfazione possibile. L’attività è coordinata da quest'anno da un responsabile corsi Italia, il signor
Raffaele Lombardo, che fino ad oggi si era occupato delle attività didattiche per il centro e sud Italia.
L’attività si svolge anche al di fuori della struttura aziendale:
grazie alla collaborazione dei tanti rivenditori si tengono
corsi e conferenze su tutto il territorio nazionale.
Per informazioni
Rhein’83
Tel. 800.901172
[email protected]
www.rhein83.com
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EDUCATION & MEETING NEWS
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Alta formazione in implantologia al Lake Como Institute
«Il mondo dei corsi è profondamente mutato. Non c’è crisi, si è semplicemente evoluto: i corsi come li intendevamo
solo due anni fa vanno scomparendo. Consci del cambiamento abbiamo sperimentato un formato che prevede
giornate monotematiche». Sono queste le parole scelte da
Tiziano Testori, chirurgo implantare apprezzato in tutto il
mondo, per introdurre il programma dei corsi che si terranno tra febbraio e novembre al Lake Como Institute,
centro per l'alta formazione in implantologia di Como.
Come ci ha spiegato Testori, i corsi monotematici sono sta-
ti studiati per soddisfare le esigenze dei colleghi che non
vogliono perdere troppi giorni di studio, vogliono imparare solo la “teoria essenziale”, desiderano apprendere solo
ciò che è clinicamente rilevante e – cosa che non guasta
mai – vogliono ridurre i costi sostenuti per la formazione.
Così le giornate monotematiche prevedono una parte teorica breve, concisa, clinicamente rilevante e interventi chirurgici su paziente o workshop pratici su modelli didattici.
In queste giornate si potrà apprezzare la realtà clinica di
routine di una pratica professionale dedicata alla chirurgia
e alla protesi implantare.
Il programma dei corsi è davvero ampio e comprende, oltre alla chirurgia implantare vera e propria, alcuni approfondimenti su management, diagnosi, pianificazione
implantare, protesi e Cad-Cam, utilizzo degli impianti corti, gestione dei tessuti molli, piezosurgery.
Oltre a Tiziano Testori i docenti del corso sono Francesca
Bianchi, Federica Bragantini, Marco Cossu, Matteo
Invernizzi, Federico Mandelli, Christian Monti, Giovanna
Perrotti, Fabio Scutellà e Francesco Zuffetti.
In seguito alle crescenti richieste, il Lake Como Institute ha
anche deciso di offrire un programma di stage clinici agli
odontoiatri interessati a frequentare full-time l’attività clinica dello studio odontoiatrico, venendo così a diretto
contatto con la realtà operativa e organizzativa di tutti i
giorni. Il corsista avrà in questo modo la possibilità di pas-
39
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EDUCATION & MEETING NEWS
L’offerta formativa 2013 della clinica odontoiatrica
dell’Università di Milano
sare da un apprendimento statico con immagini e filmati a
un apprendimento in tempo reale sul campo, dalla progettazione dei casi alla loro realizzazione operativa in campo
chirurgico, implantare, protesico e implantoprotesico. Il
corsista lavorerà a diretto contatto con gli operatori in
qualità di co-operatore, primo o secondo assistente.
Per informazioni
Lake Como Institute
Tel. 031.2759092
[email protected]
www.lakecomoinstitute.com
Anche per il 2013 l’unità di odontostomatologia II
dell’Università di Milano, diretta dal professor Antonio Carrassi,
ha stilato un programma di corsi di perfezionamento che si terranno durante l'anno presso la Clinica odontoiatrica di via
Beldiletto.
Il primo appuntamento in agenda è quello con il corso sulla riabilitazione orale nelle edentulie coordinato dal professor Andrea
Sardella, che si svolgerà dal 10 maggio al 22 giugno per un totale di 40 ore di formazione. «L'obiettivo sarà quello di fornire ai
partecipanti linee guida per la realizzazione di protesi complete
tradizionali e su impianti – ci ha spiegato Sardella –. Una peculiarità del corso è rappresentata dalla possibilità di discutere con
i tutor dei propri casi di riabilitazione, portando alla valutazione
comune impronte, modelli studio, placche base con vallo, montaggio finito in articolatore» sottolinea il docente universitario.
Dal 24 maggio al 26 luglio (20 ore di corso) si svolgerà invece il
percorso formativo in chirurgia ambulatoriale, focalizzato sull'estrazione di elementi dentari inclusi. «Sapremo trasmettere ai
partecipanti le competenze necessarie per eseguire correttamente interventi chirurgici per l’estrazione di elementi molari inclusi e per gestire eventuali complicanze» assicura Carrassi, che
coordinerà il corso.
In autunno (dall'8 ottobre al 26 novembre per 37 ore complessive di lezioni) sarà nuovamente il professor Sardella a coordina-
Italian Dental Journal
Anno VIII - numero 1 - gennaio 2012
Mensile di attualità, informazione, cultura
RICORDANDO CESARE BRUSOTTI
Organo Ufficiale Smom onlus - Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo
Approdai al Policlinico San Matteo di Pavia nel lontano 1978
al fine di poter entrare alla scuola di specialità in odontostomatologia. Fu in quell’occasione che conobbi il professor
Cesare Brusotti, che segnò profondamente il mio cammino
professionale non solo in termini clinico didattici ma anche in
termini di vita.
Al mattino era sempre il primo ad arrivare in clinica e quando
si entrava in reparto era in fondo al corridoio, con la sua casacca bianca mezze maniche, che ti accoglieva sorridente.
Sin dall’inizio il professore trasmetteva ai suoi allievi il valore
umano intrinseco del rapporto medico paziente nel rispetto
totalitario della persona da assistere. Il paziente, diceva, deve
sempre essere messo al corrente della terapia a cui deve essere sottoposto in relazione alle reali possibilità d’intervento.
Precorreva i tempi di quell’alleanza terapeutica di cui oggi
tanto si parla.
Con lui iniziai a conoscere l’odontoiatria sia tecnico-scientifica
che etico-comportamentale, nel senso vero della parola, quella che ancora oggi andrebbe insegnata alla professione ma
che spesso sfugge a molti.
Muovevo i primi passi nell’ambulatorio della clinica odontoiatrica e sotto la supervisione attenta del professore incominciai
a scorrere il primo anno di specialità affascinato dai suoi insegnamenti in termini di anatomia, rapporti tra le strutture del
massiccio facciale associate alla semeiotica, indagando e
approfondendo le diverse patologie del cavo orale che approdavano numerose nell’ambulatorio.
Il ricordo più grande dell’uomo e del maestro è quello della
mia esperienza presso l’ambulatorio di odontoiatria
dell’Ospedale di Codogno, dove il professor Brusotti mi
mandò al secondo anno di specialità.
Ricordo che nei casi difficili, prima di approcciare la terapia,
abbandonavo la poltrona per raggiungere un telefono in fondo al corridoio e lo chiamavo nel suo studio. «Professore, sono di fronte a un caso complesso, cosa devo fare?». Non mi
diceva mai cosa fare, ma mi chiedeva sempre cosa avrei fatto io in quel caso! Al termine della conversazione mi diceva di
andare e di risolvere il caso così come avevo pensato di fare.
Era questa la grande prerogativa del professore, quella di
metterti sempre davanti alle scelte da intraprendere dandoti la
sicurezza delle stesse senza farti accorgere della sua continua supervisione. Ho imparato molto con lui e attraverso i suoi
consigli, anche in età matura, perché i rapporti non si sono
mai interrotti.
Sarà difficile che il ricordo svanisca, il professor Cesare
Brusotti ci sarà sempre e attraverso metodiche, strumenti o
protocolli d’intervento anche comportamentali resterà vivo
nella memoria di tutti quei professionisti che gli sono stati vicino sino all’ultimo.
Dott. Paolo Monestiroli
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pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.
re un corso che, oltre all'aspetto clinico, affronterà gli aspetti di
gestione, di medicina orale e del trattamento odontoiatrico dei
soggetti a rischio. Si partirà da un indispensabile aggiornamento
sulle principali patologie della mucosa orali e sul trattamento
odontoiatrico dei soggetti con malattie sistemiche. «A tale scopo
il corso sarà organizzato in moduli in cui i docenti presenteranno le più recenti acquisizioni nei rispettivi campi di competenza,
dedicando particolare attenzione alle novità destinate ad avere il
maggiore impatto nella professione» annuncia Andrea Sardella.
A completare le sessioni teoriche ci sarà una parte "sul campo",
con la frequenza negli ambulatori di medicina orale della Clinica
odontoiatrica.
L'ultimo percorso formativo ideato dalla struttura milanese è un
corso pratico di chirurgia estrattiva e piccola chirurgia orale, che
si terrà tra novembre 2013 e maggio 2014 (32 ore totali).
Durante le lezioni sarà fortemente stimolata la partecipazione attiva dei corsisti, così da assicurarne la preparazione sugli interventi di chirurgia orale minore: dalla preparazione all’intervento
alle estrazioni dentali complesse e di elementi inclusi, dal trattamento chirurgico delle lesioni ossee e dei tessuti molli fino alla
gestione delle complicanze intra e postoperatorie, evenienze che
rappresentano spesso il vero banco di prova per il clinico. A coordinare le attività didattiche sarà il professor Antonio Carrassi,
che è anche presidente del corso di laurea magistrale in odon-
>
Antonio Carrassi
>
Andrea Sardella
toiatria e protesi dentaria dell'Università degli Studi di Milano.
Oltre ai coordinatori dei corsi, i percorsi formativi predisposti
dall’unità di odontostomatologia II dell’Università di Milano
potranno contare su un corpo docenti di alto livello e con provate capacità didattiche, tutti afferenti alla Clinica odontoiatrica
di via Beldiletto: Antonio Achilli, Christian Barbieri, Silvio
Celestino, Giovanni Lodi, Andrea Nicali, Alberto Pispero,
Giulio Rampinelli, Vincent Rossi, Marco Tarozzi e Concezione
Tommasino.
Per informazioni
Sig.ra Manuela Ventura
Tel. 02.50319019 - Fax 02.50319041
[email protected]
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DENTAL MARKET
Disinfezione
Implantologia
SANI - LINEA DISINFEZIONE
AXIOM PX
Dentsply ha studiato e testato
in conformità con la normativa
europea sulla disinfezione una
nuova gamma di disinfettanti
per superfici e strumentario
chirurgico specifica per lo studio odontoiatrico: Sani - Linea
Disinfezione.
La nuova gamma di prodotti
pensati per la detersione e la
disinfezione quotidiana ad
alto livello e ad azione rapida
sia di superfici e dispositivi
medici che di strumenti chirurgici e rotanti è composta
da Sani-Spray Extra, SaniSpray, Sani-Powder e SaniLiquid.
Sani-Spray Extra è un disinfettante spray senza aldeidi,
pronto all’uso, a spettro di
azione completo e ad azione
rapida grazie all’elevata concentrazione di alcol (71%).
Sani-Spray invece, ad ampio
spettro di azione biocida, ha
una formulazione priva di sali d’ammonio quaternario e
con una bassa percentuale
di isopropanolo (14%) non è
aggressivo per le vie aeree e
non provoca sonnolenza.
Sani-Powder è un detergente e disinfettante in polvere a
spettro di azione completo.
Garantisce una disinfezione
enzimatica di alto livello grazie al rilascio di acido peracetico. Il prodotto è indicato
per la detersione di strumenti chirurgici e rotanti.
Sani-Liquid è un detergente
e disinfettante liquido concentrato senza aldeidi a
spettro di azione completo. È
indicato anche per la disinfezione degli strumenti più delicati.
La gamma completa Sani
comprende anche i prodotti
monouso Sani-Tip (puntali
per siringhe aria/acqua) e
Sani-Shield (pellicole di protezione contro le infezioni
crociate), i guanti medicali,
le mascherine chirurgiche e i
rulli di cotone.
Per informazioni:
Dentsply Italia srl
Tel. 06.7264031
Fax 06.72640372
[email protected]
www.dentsply.it
Non sempre l’implantologo può
soddisfare le necessità espresse dal paziente relative al carico anticipato o addirittura immediato della protesi se la
quantità e soprattutto la qualità
ossea non offrono sufficienti
garanzie per il raggiungimento
della stabilità primaria richiesta.
La gamma implantare Axiom,
progettata da Anthogyr in collaborazione con l’Università di
Ginevra, si espande anche in
questa direzione, affiancando
all’impianto Axiom REG, proposto per la maggior parte delle
situazioni cliniche, il nuovo
Axiom PX, mirato ad offrire alte
prestazioni in alveoli post
estrattivi e nel carico immediato in osso di modesta densità
come D3 e D4.
Il disegno del filetto di Axiom
PX è speciale: non solo è auto-perforante ma anche fortemente auto-condensante, caratteristica fondamentale per
poter raggiungere la stabilità
primaria auspicata nelle riabilitazioni immediate. Infatti le
spire del filetto apicalmente
molto pronunciate e a profilo
acuto si modificano progressivamente nella porzione più
coronale, assumendo un disegno in grado di condensare
l’osso perimplantare.
La connessione conometrica
(Morse) munita di indice, crea
un ottimo sigillo contro l’infiltrazione batterica sottogengivale e annulla ogni micromovimento, causa ben nota dello
svitamento delle viti protesiche. L’impianto Axiom PX può
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così essere posizionato al di
sotto della cresta ossea. Un
contributo importante al mantenimento dell’osso marginale
è anche fornito dalla presenza
di una efficace platform switching.
La gamma Axiom PX ha gli
stessi diametri di Axiom REG
(3,4 - 4,0 –- 4,6 - 5,2 mm) e si
avvale dello stesso kit chirurgico per il posizionamento.
Tutti i diametri implantari
Axiom presentano una identica connessione protesica. Ciò
permette la totale intercambiabilità dei componenti, riducendo significativamente la gestione dello stock.
Il titanio ad alta resistenza
meccanica con superficie
BCP
(Biphasic
Calcium
Phosphate) ad alta bagnabilità
offre la possibilità di una rapida integrazione e l’utilizzo di
impianti di diametro anche ridotto o di lunghezza molto
contenuta (6,5mm) nel rispetto della minima invasività, uno
degli elementi fondanti del
progetto Axiom.
Per informazioni:
Dentalica spa
Tel. 02.895981
Fax 02.89504249
www.dentalica.com
[email protected]
Chirurgia
FRESE OSSIVORE ZRN
Le frese ossivore ZrN rappresentano una gamma ristretta di
strumenti in carburo di tungsteno sottoposti a un trattamento
nobilitante della superficie che
ne aumenta la resistenza all’usura. Si tratta di un rivestimento estremamente duro in ZrN
(nitruro di zirconio) che rende
la superficie operativa di altissima qualità per un lavoro così
importante come quello osteotomico. Un tale rivestimento
conferisce agli strumenti un’elevata resistenza in fase di di-
sinfezione, pulizia e sterilizzazione, contribuendo a mantenere nel tempo efficienza, resa
di taglio e lunga durata utile.
Il colore chiaro della superficie
in ZrN costituisce una componente visiva ottimale in caso di
forte sanguinamento. Lo strato
nobilitante in ZrN ha uno spessore tra 1 e 2 µm ed è stato applicato dove effettivamente serve, cioè sulla parte operativa e
termina in maniera precisa e
pulita sul collo dello strumento.
Le frese ossivore ZrN resistono
a fattori esterni dannosi, come
in seguito all’impiego di bagni
di disinfezione chimica particolarmente aggressivi e quindi
sono particolarmente resistenti
a tutti i processi di disinfezione,
pulizia e sterilizzazione.
Per informazioni:
Komet Italia srl
Tel. 02.67076654
Fax 02.67479318
[email protected]
www.komet.it
La ricerca tecnologica
in tempo di crisi globale
In questo momento di grave crisi economica che investe molti
paesi, spesso conseguenza di modelli culturali, economici e politici non virtuosi, il mondo economico tradizionale sembra paralizzato e impotente. Chi ha vissuto il dopoguerra e la nascita dell’industria italiana si rende conto che è stato più facile creare il
benessere che mantenerlo; una volta la gente si faceva meno
domande, s’impegnava di più e accettava di fare quei sacrifici
che la situazione imponeva.
Se non è facile trovare una soluzione alla crisi, non bisogna però
rimanere inerti.
La ricerca tecnologica e lo sviluppo:
il percorso evolutivo di Cattani spa
Cattani spa ha cercato e coltivato un proprio percorso di sviluppo, fondato sulla ricerca scientifica e tecnologica convinta che
queste possano rappresentare il motore principale per la crescita economica, guardando con favore a quelle tecniche che permettono di risparmiare materie prime, di risparmiare energia e di
contenere l’inquinamento ambientale.
Le nuove tecnologie e l’eco-sostenibilità
applicate all’aspirazione dentale
Il settore dentale non può che avvantaggiarsi dall’uso di quelle nuove tecnologie che permettono un risparmio energetico
e una maggiore attenzione alla qualità dell’aria .
Vari studi legati al progetto SAVE della commissione europea,
hanno evidenziato che con motori ad alto rendimento (in classe EFF2 ed EFF1) si può risparmiare sino al 29% di energia
elettrica, a questo risparmio corrisponde una minore emissione di CO2 di oltre il 17%.
In tale prospettiva Cattani spa ha adottato nei propri aspiratori l’applicazione degli inverter:
¡ l’inverter (definito anche VSD) migliora il rendimento dei moto-
ri elettrici consentendo l’uso di motori più piccoli per fare lo stesso lavoro; si ottiene così un risparmio di materie prime che può
arrivare al 50% rispetto all’uso di motori a velocità fissa.
¡ VSD e un software specifico permettono di programmare il
funzionamento della macchina ottenendo automaticamente
l’adeguamento del numero dei giri del motore al minor valore
necessario per il buon funzionamento del sistema: la riduzione della velocità di rotazione si tramuta in una riduzione della
potenza assorbita dal motore e quindi in un risparmio energetico.
I diagrammi di lavoro che seguono dimostrano il risparmio
energetico che si ottiene con l’uso di un sistema ad inverter rispetto all’uso di motori a velocità fissa.
Le nuove tecnologie e i vantaggi funzionali
Sono sempre le nuove tecnologie ad aprire spazi per risparmi ecologici e vantaggi funzionali. VSD e la sua intelligenza
artificiale permettono di programmare la prevalenza che si
manterrà stabile durante gli interventi e che potrà essere modificata in qualsiasi momento, inoltre VSD e il software adeguano automaticamente la portata alla richiesta. Aspiratori e
compressori possono dare informazioni via web sulle effettive
condizioni di lavoro delle macchine e sempre via web è possibile intervenire a distanza; conoscerne il funzionamento vuol
dire prevenire guasti improvvisi.
Auto protezione
Gli apparecchi con inverter inoltre sono in grado di autoregolarsi in maniera automatica di fronte alle criticità. Ad esempio per
eventuali difficoltà ambientali, di alimentazione elettrica, per
temperatura alta o per l’arrivo improvviso di un’onda anomala di
liquido, la macchina non si arresta, ma adegua il suo funzionamento alla nuova situazione e, superata l’emergenza, riprenderà
il funzionamento regolare.
Considerazioni generali
Abbiamo voluto esporre esempi concreti con dati verificabili, per
essere più chiari. Rinnovarsi vuol dire aggiornarsi ai tempi, allo
stato della tecnica, alle normative, consumare meno e dare
sempre nuove prestazioni. Un’azienda che si rinnova potrà superare la crisi, l’azienda che si ferma morirà lentamente. Una
persona da sola difficilmente potrà essere determinante nella
crescita di un’azienda, ma un gruppo di persone motivate potrà
essere decisivo.
Allo stesso modo non sarà una sola azienda a risolvere la crisi
del nostro paese, come non sarà un solo paese a risolvere la crisi europea, ma un gruppo di aziende od un gruppo di paesi
possono risolvere la crisi dell’Europa e del Mondo. In attesa
ognuno si senta obbligato a fare tutto il possibile; sarà già un
buon inizio.
Cattani spa
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DENTAL MARKET
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I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti
Farmacologia
Implantologia
BIOCOLOSTRO GEL
LINEA IMPLANTARE GLOBAL
Biocolostro è un gel a base di
colostro vaccino e di molecole con elevata capacità bioadesiva.
Il colostro vaccino è conosciuto da decenni per l’alto
contenuto di immunoglobuline, fattori della crescita, lisozima lattoferrina e vitamina A.
Tutti questi componenti sono
coinvolti nei meccanismi di riparazione epiteliale, conferendo al colostro vaccino la
capacità di favorire i meccanismi endogeni locali coinvolti
nel processo di riparazione
delle lesioni delle mucose.
Metodi raffinati di raccolta di
questa sostanza, presente
nella
composizione
di
Biocolostro Gel, permettono
di mantenere elevate concentrazioni di componenti
biologicamente attivi e il gel,
una volta applicato nella sede della lesione mucosa,
rende rapidamente biodisponibili tutti quei fattori coinvolti nella riparazione, riducendo i tempi necessari alla
guarigione. Al prodotto è stato aggiunto acido folico, importante cofattore attivo sui
fattori di crescita nel favorire
il turnover cellulare.
La combinazione con una
molecola ad elevato indice di
bioadesività, aderendo alla
mucosa nella sede della lesione, svolge un’azione sintomatica, riducendo il bruciore o
il dolore tipici delle lesioni di
origine traumatica o infettiva
del cavo orale. Biocolostro
Gel svolge azione protettiva
della lesione da qualsiasi stimolo fisico e chimico dovuto
all’azione del cibo, mantiene
le condizioni di pH ideali per
favorire la guarigione, impedisce il sovrapporsi di infezioni
batteriche.
Biocolostro Gel è particolar-
mente indicato per prevenire
traumi dovuti alla presenza di
brackets ortodontici, protesi
mobili, dopo sedute di igiene
orale o sbiancamento professionale e dopo interventi
estrattivi, di chirurgia implantare o parodontale e in presenza
di aftosi.
Biocolostro Gel è un dispositivo medico disponibile in confezione da 6 fialoidi da 3 ml.
Per informazioni:
Isasan srl
Tel. 02.96754179
Fax 02.96754190
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www.isasan.com
Dopo 8 anni di successo clinico in tutte le condizioni chirurgiche, l’impianto Global è stato
oggetto di un restyling che da
un lato ne ha aumentato le
performance chirurgiche e dall’altro ha aggiornato le soluzioni protesiche disponibili.
La connessione dell’impianto
Global è unica per tutti i diametri della gamma e la testa delle
viti di serraggio della protesi alloggia completamente all’interno del pozzetto implantare,
prevenendo così eventuali svitamenti e consentendo molteplici possibilità di angolazione
dei monconi personalizzabili.
La testa della vite da 1.8 mm di
diametro scende infatti in
profondità nel pozzetto, garantendo un ancoraggio stabile
della protesi e consentendo al
protesista innumerevoli possibilità di taglio per adattare i pilastri alle diverse esigenze cliniche; il posizionamento così
profondo della vite previene gli
svitamenti in quanto la testa è
centrata con il baricentro delle
forze. La protesi con vite passante sfrutta interamente i 3,5
mm di lunghezza della connessione, lavorando a livelli
multipli per una ottimale dissipazione delle forze masticatorie assiali e non assiali.
Per quanto riguarda la morfologia implantare, il corpo degli
impianti Global prevede un primo tratto cilindrico utile a stabilizzare l’impianto nella zona
più corticale e un apice progressivamente conico che si
adatta alla morfologia delle
creste ossee.
Linea implantare Aon Implants:
ergonomia implanto-protesica
Conservativa
Endodonzia
TETRIC EVOCERAM
BULK FILL
Calcicur
Ben 10 morfologie implantari diverse - per ottimizzare
l’intervento sulla base della qualità e quantità di osseo
del sito ricevente - potendo utilizzare un solo kit chirurgico e una sola piattaforma implantare per le connessioni
interne. È questo il concetto di ergonomia implanto-protesica per AoN Implants, azienda italiana che progetta e
produce al suo interno tutte le componenti implantari.
«Sino a poco tempo fa semplificare era la parola d’ordine per le aziende produttrici di impianti; questo si è spesso tradotto in una semplice riduzione volumetrica dei kit
chirurgici o in personalizzazioni cromatiche dei monconi
in base al diametro implantare» spiegano dall'azienda.
Per Aon Implants invece, più che una semplificazione, va
ricercata una maggiore rispondenza dei kit implantari alle molteplici necessità del clinico.
Ecco allora che la linea implantare di Aon Implants offre
all'odontoiatra un'ampia disponibilità di morfologie implantari per approcciare in modo corretto tutte le situazioni cliniche, aiutando l’operatore a compiere la scelta protesica più efficace per il singolo caso clinico.
Tetric EvoCeram Bulk Fill è un
composito nanoibrido modellabile per la tecnica di incremento di 4 mm “bulkfill” nei
settori posteriori.
Oltre ai tradizionali fotoiniziatori Canforochinone e Lucirina, il
composito resinoso fotopolimerizzabile radiopaco contiene Ivocerin, uno speciale fotoattivatore brevettato. Questo
speciale acceleratore della polimerizzazione è contraddistinto da una maggiore reattività
rispetto ai fotoiniziatori convenzionali. Pertanto, la polimerizzazione viene attivata anche
nelle cavità più profonde, assicurando un indurimento completo del composito in 10 secondi (> 1.000 mW/cm2).
Il materiale presenta una trasparenza del 15%, analoga a
quella dello smalto naturale. I
restauri, pertanto, non presentano una colorazione grigiastra. Grazie al brevettato inibitore della sensibilità alla luce
operatoria e d’ambiente, il materiale può essere posizionato
e lavorato in cavità senza fret-
Per informazioni:
AoN Implants srl
Tel 0444.614994
Fax 0444.416490
[email protected]
www.aonimplants.com
ta. Tetric EvoCeram Bulk Fill
contiene uno speciale distensore dello stress da contrazione per mantenere la contrazione da polimerizzazione al minimo. Esso agisce come una
molla che assorbe le forze generate durante la contrazione.
Il prestigioso istituto americano di valutazione The Dental
Advisor ha recentemente conferito al composito per restauri
posteriori Tetric EvoCeram
Bulk Fill di Ivoclar Vivadent il
massimo riconoscimento di 5
punti su 5, e ha insignito il prodotto con lo speciale premio
“Editors' Choice”.
Tetric EvoCeram Bulk Fill è
stato utilizzato da 31 consulenti per la realizzazione di 746
restauri e ha ottenuto una valutazione di successo clinico
pari al 97%.
Per informazioni:
Ivoclar Vivadent srl
Tel. 051.6113555
[email protected]
www.ivoclarvivadent.it
Lavorare con maggiore
semplicità grazie alla punta
ottimizzata: la comprovata
pasta di idrossido di calcio
pronta all'uso Calcicur è ora
disponibile con la nuova
punta per applicazione tipo
47.
Calcicur è efficace nell'incappucciamento diretto all'apertura della polpa o in
caso di polpotomie, nonché
per l'incappucciamento indiretto in caso di carie profonde. Il prodotto è anche indicato per il riempimento temporaneo di canali radicolari.
Grazie alla sua forma particolarmente sottile con un'apertura di uscita di soli 0,6
mm di diametro e una lunghezza di 20 mm, combinata
con la sua flessibilità, è utilizzabile anche nel canale
radicolare. Le sue alette
consentono un facile bloc-
L'impianto ha una doppia
connessione ottagonale: i
due pozzetti ottagonali sovrapposti svolgono separatamente le funzioni di avvitamento in fase chirurgica e di
riposizionamento protesico,
evitando che le forze torsionali applicate al momento
dell’inserimento della fixture
pregiudichino la precisione
dell’accoppiamento implantoprotesico.
Le dimensioni della connessione a doppio ottagono sono comuni a tutti i diametri previsti
dalla gamma, rendendo possibile l’applicazione di protocolli
Switching Platform con diversi
mismatching.
Oltre a svolgere la funzione di
carrier per il posizionamento
dell’impianto in bocca, il mounter permette la calzata di
un’apposita cappetta per la
presa d’impronta e per la realizzazione di un provvisorio.
Per informazioni:
Sweden & Martina spa
Tel. 049.9124300
www.sweden-martina.com
caggio sulla siringa, mentre
la chiusura Luer Lock garantisce una tenuta sicura.
Calcicur è subito pronto all'uso e può essere utilizzato
con tutti i materiali da restauro. Grazie all'elevato valore pH superiore a 12,5, la
pasta ha anche un effetto
antimicrobico. Grazie alla
percentuale di idrossido di
calcio pari al 45%, Calcicur
radiopaco favorisce la formazione di dentina terziaria,
assicurando una protezione
efficace della polpa.
Per informazioni:
Voco GmbH
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Italian Dental Journal 1-2013