ISSN 1970-7428 GRIFFIN EDITORE www.griffineditore.it Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue Anno VIII Politica sanitaria Numero 1/2013 Implantologia tra scienza e sostenibilità economica Protagonista del congresso Sio è la ricerca dell’affidabilità clinica associata al minor disagio possibile per il paziente Clinica & Ricerca Dental Market SPECIALE Implantologia LUIGI GUIDA 3 << << PRIMA PAGINA Strategie terapeutiche e tecnologia in tempo di crisi La tematica portante del congresso Sio è di estrema attualità: emerge la necessità di coniugare l’innovazione alla tradizione, scegliendo di volta in volta il trattamento più idoneo ed economico per il paziente Alla vigilia del congresso della Società italiana di implantologia osteointegrata, che si tiene a Milano l’8 e il 9 febbraio, Italian Dental Journal ha intervistato il professor Luigi Guida, direttore del Dipartimento di discipline odontostomatologiche, ortodontiche e chirurgiche della Seconda Università degli Studi di Napoli e presidente eletto Sio. Guida entrerà in carica proprio in occasione del congresso e guiderà la società scientifica per i prossimi due anni. I relatori del congresso di Milano, dal titolo "Il trattamento implantare tra le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti socioeconomici”, andranno alla ricerca delle migliori tecniche e dispositivi valutando un ampio mix di caratteristiche come i costi biologici, i costi economici, l’affidabilità dei risultati nel breve e lungo periodo, l'invasività e la durata del trattamento. DENTAL ACADEMY PUBBLICA ONLINE I CASI CLINICI SIO Italian Dental Journal ha l’orgoglio di presentare un’importante iniziativa concordata con la Società italiana di implantologia osteointegrata (Sio): saranno a breve disponibili online su DentalAcademy (www.dentalacademy.it), il grande sito-database di casi clinici dell’odontoiatria, i report consegnati a Sio dai soci attivi al momento della presentazione della loro domanda di affiliazione alla società scientifica. Si tratta di casi finora editati dall’editore Quintessenza sulla rivista “Implantologia – La rivista per il clinico” e che ora saranno a disposizione degli odontoiatri italiani che frequentano DentalAcademy come utile strumento di aggiornamento professionale. La presentazione dei casi clinici rappresenta un iter obbligatorio, fondamentale e non semplicissimo per essere ammessi a far parte della Sio come soci attivi. Si tratta di presentare la documentazione relativa a tre casi clinici personalmente trattati mediante implantologia osteointegrata e considerati adeguati dalla commissione accettazione soci in relazione al protocollo approvato dal consiglio direttivo. Ricordare i punti fondamentali di questo iter può essere utile a rendere esplicita la serietà e la credibilità che guida alla selezione dei casi: i case report Sio possono essere per questo motivo ritenuti a buon diritto materiale di prima scelta per un confronto utile al professionista nel determinare la scelta del processo decisionale clinico. La presentazione del caso prevede che sia descritta e documentata la situazione iniziale con foto cliniche e rx. Chiariti gli obiettivi della terapia e steso il piano di trattamento preliminare, l’aspirante socio passa a descrivere la situazione del paziente alla rivalutazione, illustrata dalla cartella clinica. Si descrive a questo punto il piano di trattamento finale e si presentano le foto cliniche al momento della rivalutazione, nonché le foto cliniche delle varie fasi della terapia chirurgica e protesica, che chiariscono le motivazioni che hanno guidato nella scelta del piano di trattamento. Infine, il caso è completato dalle foto cliniche e rx finali, nonché dalle foto cliniche e rx di controllo a 6 mesi. Nel sito DentalAcademy sarà attivato un “pulsante” (un link evidente) di riferimento al sito Sio, sul quale a sua volta la Società scientifica – ripubblicando i casi online – inserirà un link a DentalAcademy. Questo meccanismo moltiplicherà in modo sostanziale la visibilità dei casi e la loro fruibilità da parte di un pubblico molto vasto di dentisti interessati all’implantologia. disagio per il paziente in termini di invasività, durata del trattamento e costi economici. Lo sviluppo delle nuove tecnologie coincide con l’attuale momento di crisi economica. Come far coesistere il progresso della scienza con i nuovi budget familiari? L’odontoiatra sempre più nel futuro disporrà di un ampio ventaglio di procedure cliniche e quindi, rispetto al passato, di un maggior numero di opzioni di trattamento per la risoluzione implantoprotesica ottimale dell’edentulia nelle sue varie forme e gravità. È importante sottolineare che nel contempo il giovane odontoiatra sarà nel futuro maggiormente esposto al pericolo di un disorientamento generato proprio dalle molteplici opzioni, anche di tipo informatico, di cui il professionista disporrà sia in ambito diagnostico che terapeutico. E già oggi possibile, e lo sarà ancor più nel futuro, avvalersi in ambito implantare di tecniche e dispositivi fortemente innovativi tesi a consentire di superare i limiti preesistenti in termini di precisione della programmazione (ad esempio mediante l’impiego di tecniche computer-assistite), di tempi di attuazione (implantologia post-estrattiva immediata e differita, carico immediato e precoce), di indicazioni al trattamento (trattamento dei siti edentuli caratterizzati da carenza ossea mediante tecniche chirurgiche di incremento osseo) e di invasività del trattamento (trattamento dei siti edentuli mediante impianti di diametro e di lunghezza ridotta, impianti inclinati, estensioni protesiche distali, trattamento flapless computer-assistito). Presidente, che cosa si augura che il partecipante al congresso d’inizio febbraio a Milano si porti a casa come “traccia permanente” Sio? Questa edizione del congresso ha l’obiettivo di aiutare l’odontoiatra nella scelta delle corrette procedure cliniche al fine di garantire la tutela della salute del paziente e di soddisfare le sue necessità. Oggi ancor più che nel passato, per la grave crisi economica dilagante, l’obiettivo non è solo il ripristino della salute orale, ma anche quello di contenere il costo economico del trattamento. Partendo da queste premesse è stato ritenuto importante affidare a tutti i relatori che si susseguiranno durante le due giornate congressuali il compito di verificare attraverso le loro relazioni se l’impiego di tecniche e dispositivi merceologici innovativi possa consentire di ridurre i costi biologici ed economici del trattamento implanto-protesico, preservando nel contempo l’affidabilità dei risultati terapeutici a breve e soprattutto a lungo termine. I relatori, tutti di fama internazionale, sono stati scelti per le specifiche ed elevate competenze sull’argomento loro affidato sia nel campo della ricerca che in quello clinico-pratico. Essi porranno particolare attenzione nel descrivere il grado di invasività della tecnica da loro trattata, i risultati ottenibili comparandoli con quelli delle altre tecniche e la possibilità di mantenimento nel tempo dei risultati. I partecipanti al congresso avranno certamente la possibilità di affinare le proprie conoscenze allo scopo di saper optare di volta in volta per la procedura clinica più affidabile che nel contempo implichi il minor EDITORIALE Paolo Pegoraro [email protected] La disponibilità di informazioni non garantisce lo sviluppo? Ad anno appena iniziato, il titolo del congresso della Società italiana di implantologia osteointegrata (Sio) non poteva essere più azzeccato: “Il trattamento implantare tra le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti socio-economici” è, a un tempo, il tema congressuale e il nodo dell’attuale crisi. Non soltanto in odontoiatria, beninteso: a fronte di alcuni punti di vista decisamente ottimistici ? ma siamo in clima elettorale – molti segnali fanno pensare che il tunnel della crisi debba ancora snodarsi per un lungo e oscuro percorso. È quindi corretto che i cambiamenti socioeconomici (un eufemismo, si potrebbe dire: l’impoverimento) influenzino le prestazioni. Ne riducano anzitutto il numero, ne condizionino la qualità. Ma chi ama far bene il proprio mestiere non accetta volentieri compromessi e preferisce scegliere l’alternativa di strade che portino a risultati d’eccellenza pur avendo costi più accettabili: la filosofia implantare della minima invasività permette di affrontare e risolvere anche casi difficili, senza negare al paziente il sollievo di una situazione orale confortevole; le nuove tecnologie applicate all’attività clinica quotidiana (cito solo la diagnostica in 3D e l’impronta dentale digitale) consentono di ridurre i tempi e il numero delle sedute, a tutto vantaggio di un possibile contenimento dei costi complessivi. Il tema delle nuove tecnologie sposta l’attenzione su un’economia che cresce in modo globale, e cresce in modo tumultuoso (talvolta a scapito di quella locale più tradizionale, ma questo è un altro discorso): a fronte di ciò, resta da capire come sia possibile che si stia vivendo la peggiore crisi degli ultimi cento anni proprio in coincidenza con quello che nella storia dell’uomo è senza dubbio da sempre il momento di più forte scambio, di più aperta e totale comunicazione. Oggi siamo tutti costantemente in rete, ogni informazione è disponibile in tempo reale ed è tutto realizzabile in tempi brevissimi: se si pensa che in altre epoche, a partire dalle più remote, l’apertura di nuove vie di comunicazione (dalle rotte fenicie all’espansione dell’impero romano, dalla scoperta dell’America al taglio del canale di Suez, per intenderci) ha sempre portato a vantaggi enormi in termini di crescita commerciale e culturale, non ci si spiega facilmente come questa nostra epoca web-dipendente porti con sé tanta disoccupazione e tanto malessere. Avere a disposizione metodologie, tecniche, materiali, idee dovrebbe produrre crescita: ma non è così, a quanto pare. Non stiamo più crescendo e ce ne disperiamo. Io non conosco di sicuro il motivo per il quale oggi comunichiamo tanto ma siamo tanto in crisi, so per certo che la crescita senza fine è un affare redditizio solo a patto di farne sopportare il peso alla natura, alle generazioni future, alla salute dei consumatori. Nessuno ignora i benefici della crescita, o meglio dello sviluppo, ossia l’innalzamento delle condizioni di vita della popolazione – scuole migliori, ospedali migliori, più ricerca, più cultura, stipendi e pensioni migliori, servizi sociali, più benessere insomma. Ma forse la crescita ha un suo limite, intrinseco al limite stesso delle risorse naturali. Tuttavia ho l’ottimistico sospetto che, per quanto riguarda la facilità di comunicazione che internet ha portato con sé, una volta smaltita la sbornia di chat e di blog scopriremo un filone aureo che ci consentirà un’economia più felice e, mi auguro, più equa. << << DENTAL PRESS 4 Programma scientifico AdB tra scienza e tecnologia Al via il programma scientifico 2013 degli Amici di Brugg. Alla clinica, declinata in ottica estremamente pratica, si affianca l'utilizzo della tecnologia in 3D per la visione dei filmati Negli ultimi anni l'associazione Amici di Brugg ha messo a punto un vero e proprio sistema di formazione permanente, che dura tutto l’anno. L'obiettivo è anche quello di fidelizzare i partecipanti, proponendo l'iscrizione all'associazione e non solo al congresso di Rimini. Un congresso che quest'anno sarà interamente consultabile in video anche dagli odontotecnici. Il programma dell'anno Il programma degli incontri inizia il 16 febbraio a Palermo con l'ormai tradizionale convegno rivolto a odontoiatri e odontotecnici Qual è il primo consiglio che sente di dare al giovane odontoiatra che si avvicina all’implantologia? Per poter utilizzare i lati positivi legati alla maggior disponibilità di opzioni di trattamento implantoprotesico senza incorrere nel rischio di imbattersi nei lati negativi consistenti nell’insorgenza di complicanze e insuccessi immediati e tardivi con conseguente ripercussione sfavorevole anche sui costi economici, il giovane odontoiatra dovrà essere non soltanto correttamente formato, ma anche continuamente e adeguatamente aggiornato in modo da saper opportunamente coniugare nella sua attività professionale l’innovazione alla tradizione e da saper scegliere e attuare di volta in volta la strategia terapeutica più idonea ed economica. L’odontoiatra dovrà sempre più nel futuro mirare ad eseguire il trattamento implantoprotesico optando per la procedura clinica che comporti il minor disagio per il paziente in termini di durata del trattamento, numero di sedute e costi economici senza però venir meno all’affidabilità del trattamento, intesa come affidabilità delle tecniche attuate e dei dispositivi utilizzati allo scopo non solo di ottenere il ripristino della salute orale e dell’estetica del paziente, ma anche di contenere il costo economico globale del trattamento implanto-protesico. Infatti se da un lato è necessario fin dall’attuazione del trat- giunto alla 21esima edizione. Quest'anno si parlerà di "Procedure cliniche e di laboratorio per il conseguimento dell'eccellenza quotidiana" e l'intero convegno sarà una sorta di corso monografico in endodonzia. Tra febbraio e maggio presso l’Università di Bologna si svolgerà il corso di alta formazione. «Era già un ottimo corso e quest'anno abbiamo cercato di migliorarlo ancora» ha commentato Nicola Perrini, presidente degli Amici di Brugg. Al corso di alta formazione si affiancheranno stabilmente una serie di corsi dedicati, sperimentati con successo nel 2012, che sono stati riconfermati anche quest'anno. I corsi dedicati si chiamano così perché sono nati per approfondire alcuni temi proprio rispondendo alle richieste dei frequentatori del corso di alta formazione. Una nuova proposta formativa degli Amici di Brugg impostata su una serie di incontri teoricopratici limitati a pochi partecipanti. L’obiettivo di queste formule didattiche è quello di ottenere un rapporto più diretto e personale fra docenti e discenti. È sempre più forte la richiesta di una formazione sul campo pratica ed è già in programma per il 12 e 13 aprile a Bergamo un corso sulla protesi rimovibile con e senza ancoraggi. L'1 e 2 marzo la Repubblica di San Marino ospiterà anche quest'anno il convegno delle Giornate sammarinesi. «Le relazioni tratteranno di ricostruzioni complesse con particolare riguardo alla funzione, all'occlusione e all'estetica, non trascurando gli aggiornamenti che la moderna tecnologia ci offre» ci ha detto Perrini. tamento implanto-protesico riuscire a realizzare una corretta e soddisfacente protesi al costo minimo possibile, è altrettanto importante che essa possa durare il più a lungo possibile senza l’insorgenza di complicanze e la necessità di ulteriori trattamenti che inciderebbero negativamente anche sul costo globale del trattamento e quindi sui budget familiari. Il giovane odontoiatra dovrà finalizzare la sua attività al perseguimento di questi obiettivi di affidabilità e durata delle cure di cui necessita il paziente. È un suo preciso dovere verso il paziente ma è anche motivo di gratificazione e soddisfazione per il professionista. procedura e di incremento delle possibilità conoscitive e realizzative. Anche in odontoiatria le tecnologie digitali hanno assunto un ruolo rilevante e in ambito implantare hanno apportato un’ulteriore promettente progresso, sia in campo chirurgico che protesico. I sistemi di programmazione implantare assistita dal computer offrono infatti all’odontoiatra un valido ausilio nella definizione del piano di trattamento e nella comunicazione sia con il paziente che con il suo team e con l’odontotecnico; essi consentono inoltre di ottenere una maggiore precisione nell’inserimento implantare ed una riduzione del rischio di complicanze operatorie. La programmazione implantare computer-assistita agevola, in casi opportunamente selezionati, da affrontare tutt’oggi con grande cautela, l’impiego di tecniche innovative quali la chirurgia flapless ed il carico immediato. I sistemi protesici computer-assistiti offrono vantaggi in termini di individualizzazione degli abutment implantari e delle sovrastrutture protesiche. Consentono inoltre la scelta tra materiali diversi quali il titanio, il titanio nitrurato, la zirconia, la lega cromo-cobalto, facilitando l’ottenimento di buoni risultati funzionale ed estetici, nonché la riduzione dei costi rispetto ai pilastri individualizzati convenzionali e l’ottenimento di sovrastrutture protesiche passive. L’informatizzazione delle procedure chirurgiche e protesiche rappresenta, in conclusione, una promettente innovazione in ambito implantare, che in futuro sarà sempre più diffusamente adottata in alternativa alle tecniche convenzionali, contribuendo a rendere meno operatoresensibile i risultati delle riabilitazioni implanto-protesiche. L’uso delle tecnologie digitali in implantologia sarà diffusamente trattato nell’ambito del congresso Sio del 2014, sia in relazione alla correttezza delle Le innovazioni tecnologiche facilitano il trattamento implantare. Quali in maggior misura? La tecnologia toglie creatività oppure aggiunge spessore alla professione? Lo sviluppo delle tecnologie offre nuove opportunità alla professione con, talvolta, importanti ripercussioni sull'efficacia dei trattamenti, senza necessariamente comportare una riduzione dell’importanza del “fattore individuale” legato al professionista. La vita dell’uomo, in tutti i suoi ambiti (domestico, lavorativo, relazionale) è ormai una vita computer/web-assistita o, più propriamente, computer/web-rivoluzionata, con conseguente velocizzazione di qualunque tipo di Tecnologia in 3D per il congresso di Rimini Punto di riferimento dell'intera offerta formativa degli Amici di Brugg rimane naturalmente il congresso di Rimini, che quest'anno si > Nicola Perrini terrà dal 23 al 25 maggio. La grande novità di questa edizione sarà la proiezione in 3D della tradizionale diretta televisiva: nel pomeriggio di sabato 25 maggio i congressisti, odontoiatri e odontotecnici in seduta comune e dotati di appositi occhiali 3D, si collegheranno con lo studio di Stefano Valbonesi che, con la collaborazione di Roberto Bonfiglioli, eseguirà un intervento terapeutico odontoprotesico. Grazie alla visione tridimensionale a ciascuno sembrerà di vivere direttamente tutte le fasi di laboratorio e cliniche come se si trovasse negli stessi locali dove le operazioni vengono eseguite. La visione in 3D infatti accresce molto la possibilità analitica di chi deve seguire le singole fasi di un intervento, per tenerle a mente e poi applicarle, fin dal primo giorno di lavoro utile, direttamente nel proprio studio. È sempre attuale il detto che in medicina, particolarmente in chirurgia, per imparare occorre non solo ascoltare, ma anche vedere, nel modo più chiaro possibile. Il sistema a tre dimensioni risponde in pieno a questa esigenza, tanto più che l'evento di Rimini, basato molto sulla chirurgia, si presta perfettamente all'uso della tecnologia tridimensionale. procedure diagnostico-terapeutiche implantari che in merito all’efficacia della comunicazione con il paziente. di informazione e consenso) per informarlo in maniera completa e con linguaggio comprensibile, nonché per ottenere il suo consenso alle procedure diagnostiche e terapeutiche implanto-protesiche. La Sio ha ritenuto importante coinvolgere nella realizzazione di questo progetto anche la Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni (Simla), il Collegio dei docenti di odontoiatria, la Commissione nazionale albo odontoiatri, il Consiglio superiore di sanità, i soci attivi Sio, clinici esperti del settore implantare, clinici esperti del settore medico legale e le associazioni per la tutela del paziente. Il progetto, che ha preso il via nel mese di luglio dello scorso anno, sarà ultimato in tempo per essere presentato nell’ambito del congresso internazionale Sio dell'anno prossimo (Milano, 7-8 febbraio 2014) il cui titolo sarà proprio “Good clinical practice in implant dentistry” (“La corretta pratica professionale in implantologia”). Il tema del congresso sarà strettamente correlato al progetto culturale finalizzato alla corretta pratica professionale in implantologia, intesa sia come rigorosa attività diagnostica e terapeutica che come adeguata comunicazione, binomio indispensabile affinché l’odontoiatra possa stabilire quella prima citata alleanza terapeutica con il paziente. Può dirci, infine, qual è la mission del suo mandato di presidenza Sio? L’obiettivo che mi auguro la Sio possa raggiungere durante il mio biennio di presidenza è contribuire all’aggiornamento e alla crescita professionale dei clinici, allo scopo di consentire loro l’esercizio di una pratica professionale corretta e metodologicamente rigorosa che tuteli da un lato il paziente e dall’altro l’odontoiatra. Quando il clinico nella sua attività professionale riesce ad associare al “sapere” e al “saper fare” anche il “saper comunicare e informare”, crea tutti i presupposti per instaurare una alleanza terapeutica con il paziente. Per aiutare l’odontoiatra a raggiungere questo obbiettivo ho legato la mia presidenza della Sio allo svolgimento del progetto culturale dal titolo: “La corretta informazione e il consenso in implantologia”. Questo progetto ha l’obiettivo di realizzare un documento efficace e di facile consultazione per il professionista che esercita l’implantologia, che possa consentire di definire le regole per la corretta e completa informazione del paziente da sottoporre a terapia riabilitativa implanto-protesica e, inoltre, di realizzare un ulteriore documento destinato al paziente (modulo Andrea Peren Paolo Pegoraro << << DENTAL PRESS 6 Andi alla Lega Nord: «accuse infondate» Gianfranco Prada, presidente Andi, replica al senatore Fabio Rizzi: «politica non strumentalizzi le azioni sindacali per cercare consensi elettorali, soprattutto dopo aver ignorato le esigenze della professione in questi anni» Pubblichiamo di seguito la replica di Gianfranco Prada, presidente nazionale Andi, al contenuto di una discussione a due pubblicata sul numero 12/2012 di Italian Dental Journal tra il dottor Mario V. Longo, libero professionista, membro esperto del Consiglio superiore di sanità e responsabile per l'odontoiatria della Lega, e il senatore Fabio Rizzi, medico anestesista, membro del gruppo Lega Nord Padania del Senato e della commissione permanente Igiene e Sanità. Da alcuni anni i media affrontano il turismo odontoiatrico al pari di qualsiasi altro fenomeno di costume, evidenziando esclusivamente il risparmio economico che si può ottenere recandosi all’estero, come se una cura odontoiatrica fosse paragonabile a una vacanza o all’acquisto di un bene o servizio. Striscia la Notizia è stata l’ultima trasmissione televisiva, cronologicamente parlando, ad occuparsene mandando in onda nel mese di ottobre una serie di servizi che sono stati dei veri e propri “spot” a favore delle cliniche croate. Come associazione abbiamo immediatamente reagito. Migliaia di soci, su mio invito, hanno inviato mail di protesta a Striscia, Moreno Morello mi ha intervistato, anche se poi il servizio con le mie repliche è stato trasmesso con tagli e montaggi funzionali al messaggio che la trasmissione voleva far passare. Sicuramente la professione avrebbe volentieri fatto a meno dei servizi andati in onda su Striscia la Notizia ma grazie alla tempestiva reazione di Andi quei servizi sono diventati una opportunità riuscendo, per la prima volta, a far parlare giornali, radio e televisioni dei tanti lati negativi che andare all’estero a farsi curare i denti comporta. Dopo l’attacco mediatico alla credibilità dell’odontoiatria italiana perpetrato da Striscia ci siamo subito attivati spiegando ai cittadini, attraverso numerosi comunicati stampa e interviste, i rischi che il turismo odontoiatrico comporta. Grazie a questa azione mediatica da quasi due mesi i giornali hanno cominciato a raccontare che gli italiani che si recano all’estero sono una piccolissima percentuale, che il prezzo non deve essere il parametro da considerare per scegliere il proprio dentista e che sono più i rischi dei van- LE ABITUDINI DEI PAZIENTI CON MEDICI E DENTISTI I comportamenti della popolazione riguardo alla salute orale seguono regole differenti rispetto alla medicina di base e specialistica. Lo dicono i risultati di una recente indagine condotta dall’istituto Rebmann Research per Gfdi, la Società per la promozione dell’industria odontoiatrica tedesca. «Più il paziente è malato, più si reca dal suo medico per un consulto» riporta Bernd Rebmann, direttore dell’istituto. Il contrario accade per l’odontoiatria: «più il paziente è malato, meno visita il proprio dentista. In generale le visite odontoiatriche vengono richieste quando si è sani». Ecco che entra in gioco la variabile istruzione: «Minore è il grado di istruzione, più frequenti sono le consultazioni mediche; all’opposto la frequenza delle sedute odontoiatriche aumenta al crescere dell’istruzione e viceversa». Anche a proposito dell’età anagrafica la ricerca “Roadmaps for the european dental market” fornisce un dato quantomeno curioso. Se non sorprende infatti che in età avanzata le visite dal medico aumentino, è più allarmante riscontrare come in tarda età le visite odontoiatriche diventino meno frequenti». taggi di curarsi all’estero. Abbiamo poi attivato una campagna di comunicazione specifica da attuare grazie alla forza del “Network Andi”: i nostri soci hanno ricevuto manifesti da appendere nelle loro sale di attesa, frequentate ogni giorno da migliaia di cittadini; abbiamo realizzato opuscoli da diffondere ai nostri pazienti via e?mail e stampare, ne abbiamo parlato al ministero della Salute, in occasione delle riunioni del tavolo tecnico sull’odontoiatria. È proprio in seguito a questa forte “visibilità mediatica” conquistata dall’azione di Andi che anche la politica, in continua disperata ricerca di recuperare credibilità in vista della prossima campagna elettorale, ha cercato di appropriarsi del fenomeno “tu- rismo odontoiatrico”. L’articolo pubblicato sul numero di Italian Dental Journal di dicembre in cui il dottor Mario Longo (dentista referente per la Lega Nord del settore odontoiatrico) intervista il senatore Fabio Rizzi (anch'egli appartenente alla Lega Nord e autore, nel novembre scorso, di una interrogazione parlamentare sui servizi di Striscia la Notizia) è il classico esempio di questa operazione. Nell’intervista il senatore Rizzi formula pesanti accuse a tutte le associazioni del settore odontoiatrico accusandole di aver “abdicato al loro ruolo di difesa della categoria”, quando la sua interrogazione parlamentare sul turismo odontoiatrico (che non mi risulta abbia avuto alcun seguito o risposta), unica > azione a mia conoscenza effettata a sostegno della professione nell’intera sua legislatura, è stata presentata il 14 novembre, oltre un mese dopo dalla pubblicazione (era il 5 ottobre) del primo lancio di agenzia che riprendeva il nostro comunicato con il quale critichiamo i contenuti dei servizi di Striscia. Ma la cosa che mi fa ancora più arrabbiare è il fatto che proprio Mario Longo mi aveva chiesto di inviargli i nostri scritti, cosa che prontamente ho fatto, per permettere al senatore Rizzi di elaborare l’interrogazione. Peraltro l’interrogazione non propone soluzioni al fenomeno del turismo odontoiatrico ma richiede semplicemente ai ministri interpellati di intervenire nei confronti di Striscia per riequilibrare l’informazione data. A noi come Andi è bastata una telefonata a Striscia per ottenere il giorno dopo la possibilità di replicare a quanto mostrato da Moreno Morello. Ma nell’articolo pubblicato viene anche accusata Andi di aver lavorato contro una iniziativa attivata dal senatore Rizzi e dall’onorevole Matteo Salvini che tentava di riunire tutto il settore dentale per fare fronte comune contro i problemi della categoria. Ebbene il “tavolo del denta- Gianfranco Prada le”, più volte riunito presso la sede Andi, ha formulato chiare e operative proposte unitarie formulate alla politica. Le principali sono: lotta all’abusivismo professionale, difesa del “made in Italy”, defiscalizzazione delle parcelle odontoiatriche. Nessuna forza politica ha risposto alle nostre richieste con il sostegno dei fatti, anzi il senatore Rizzi, autorevole membro della commissione Igiene e Sanità del Senato, non mi risulta si sia mai attivato per accelerare l’approvazione del disegno di legge Fazio, che è stato bloccato in quella commissione per oltre un anno, dove erano inserite, grazie anche alla nostra azione sindacale, importanti norme contro l’abusivismo e per favorire l’accesso alla professione. Ora le legislatura è finita, le elezioni sono alle porte e c’è bisogno di acquisire visibilità: non si possono però stravolgere i fatti, come i politici sono soliti fare. Andi è pronta al dialogo costruttivo con tutti coloro che realmente si impegneranno a sostenere le esigenze della nostra professione, ma su basi di onestà e correttezza, come da sempre siamo abituati ad operare. Gianfranco Prada Presidente nazionale Andi I DENTISTI IN EUROPA HANNO UN BACINO MAGGIORE DI PAZIENTI In Europa operano poco più di 250mila dentisti (250.212), nemmeno uno ogni 1.000 abitanti (0,65 dentisti per 1.000 abitanti). Nell’Unione Europea ci sono 163.546 studi odontoiatrici. In questo caso la densità del “mercato” rivela che vi sono 0,46 studi ogni 1.000 abitanti. I numeri emergono dall’indagine “Roadmaps for the european dental market” condotta dall’istituto Rebmann Research per Gfdi, la Società per la promozione dell’industria odontoiatrica tedesca. L’indagine è stata recentemente resa disponibile nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’imminente fiera di Colonia (12-16 marzo). I dati europei sopra riportati, confrontati con quelli italiani, dimostrano come nel nostro Paese ci sia un rapporto troppo elevato tra odontoiatri e potenziali pazienti: la presenza di 56.000 dentisti per 60 milioni di abitanti significa in pratica avere 0,9 dentisti ogni 1.000 italiani. Un rapporto ben più sfavorevole rispetto a quella che è la media europea. << << DENTAL PRESS 8 9 << << La terapia ortodontica in età pediatrica o addirittura sono già affollati in dentizione decidua, sicuramente in futuro è prevedibile un affollamento dentario. La Società italiana di odontoiatria infantile farà il punto con i suoi esperti sulle linee guida per la terapia ortodontica. La variabile principale rimane lo sviluppo biologico del bambino piuttosto che la sua età anagrafica In caso di malocclusione, l'ortodonzia in età pediatrica è sempre necessaria? In generale l'indicazione all'ortodonzia è ampia o ristretta? Dare delle indicazioni di carattere generale è sempre difficile, perché ogni caso deve essere valutato nella sua specificità. Non tutti i pazienti devono essere trattati ortodonticamente e prima di decidere se un trattamento è necessario è importante valutare tutte le variabili del caso. Possiamo però sicuramente affermare che i trattamenti in età precoce, quando necessari, sono molto importanti e portano a grandi risultati. Il trattamento intercettivo La prima visita odontoiatrica di un bambino avviene sempre più spesso in dentatura decidua e non c’è genitore che non chieda se prima o poi suo figlio avrà bisogno dell’apparecchio. «Gran parte delle malocclusioni sono riscontrabili già in dentatura decidua» ci ha detto il professor Giuseppe Marzo , presidente della Società italiana di odontoiatria infantile (Sioi - www.sioi.it), che ha organizzato per la giornata di venerdì 8 marzo a Firenze l'incontro scientifico "L’ortodonzia dell’odontoiatra infantile". «La finalità di questo meeting – sottolinea il presidente Sioi – è quella di fornire un aggiornamento a tutto tondo degli affascinanti capito- li dell’ortodonzia della dentatura decidua e mista con cui l’odontoiatra infantile si confronta quotidianamente». Italian Dental Journal ha incontrato il professor Giuseppe Marzo per discutere più in profondità dell'argomento e per fare il punto della situazione sulle attività della società scientifica, che dovrà nel 2013 confermare la grande partecipazione dello scorso anno, quando è stato registrato il superamento di quota 1.000 soci iscritti. L’appuntamento più importante per l’odontoiatria pediatrica rimane il congresso nazionale Sioi, in programma venerdì 22 e sabato 23 novembre a Roma. > Professor Marzo, quali sono i motivi della scelta che ha portato il consiglio direttivo Sioi ad approfondire l'argomento dell'ortodonzia dell’odontoiatra infantile? Questo tema è molto dibattuto sia nell'odontoiatria pediatrica che nell'ortodonzia. La pedodonzia si occupa di tutte le branche: conservativa, endodonzia, parodontologia, ortodonzia. E proprio l'ortodonzia è un aspetto rilevante nella cura dei piccoli pazienti, perché consente di intercettare precocemente le patologie, delineare una prima diagnosi e mettere in atto alcuni interventi in grado di guidare l'apparato stomatognatico verso un corretto sviluppo. A quale fascia di età ci riferiamo quando parliamo di ortodonzia infantile? L'ortopedodonzia si rivolge al bambino nell'età dello sviluppo, entro gli 11-12 anni. Non va dimenticato però che quando parliamo di bambini l'età anagrafica assume un significato secondario rispetto all'età biologica, che è quella che realmente conta in ambito clinico. Ci sono ad esempio pazienti nei quali alcuni trattamenti vanno somministrati in anticipo, perché più precoci nello sviluppo biologico. Con altri invece vale il ragionamento opposto. Quali sono i principali "bad habits" in età pediatrica e quale la loro importanza nello sviluppo delle malocclusioni? L'abuso del ciuccio, che può portare a morso aperto anteriore o a morso crociato, in alcuni casi può essere anche la causa della deglutizione atipica. Nel caso della respirazione orale è utile chiedere il consulto dell'otorino, che può confermare o smentire l'ostruzione delle vie aeree quale causa del fenomeno. Se non vi è ostruzione ci troviamo di fronte a un'abitudine viziata ed è necessario procedere con una rieducazione alla respirazione fisiologica. Giuseppe Marzo Quali sono, nella prima visita ortopedodontica, i parametri principali che vanno controllati? Prima ancora che il bambino si sieda sulla poltrona, è bene osservare la relazione che ha con i genitori e successivamente valutare la sua capacità di relazionarsi con noi odontoiatri. Si tratta di una fase importante dell'incontro con il piccolo paziente, perché ci dice molto su quale potrà essere il contenuto clinico del nostro intervento e quale tipo di collaborazione possiamo aspettarci da quel bambino. Sappiamo bene che in caso di trattamento con apparecchi rimovibili la sua partecipazione alla terapia sarà fondamentale. Iniziando la visita vanno anzitutto indagati gli aspetti più generici, a partire dall'analisi dello sviluppo corporeo del bambino rispetto alla sua età anagrafica. Vanno poi evidenziate situazioni di postura e asimmetria facciale particolarmente evidenti e valutati il trofismo delle labbra e dei muscoli periorali relativamente al tipo di respirazione e di deglutizione. Individuata l'età dentale del bambino, si valutano le due arcate, poi i tessuti molli: frenuli, mobilità della lingua, competenza labiale. Attenzione anche alla presenza di carie particolarmente destruenti che possano aver modificato i normali rapporti interarcata e tra le arcate. Si valutano attentamente anche le abitudini di igiene orale. Nell'analisi del rapporto tra le due arcate, vale la pena ricordare che in dentizione mista il rapporto normale e fisiologico è quello della neutrocclusione: con la permuta dei settori laterali il rapporto dovrebbe raggiungere la condizione ottimale di I classe. In generale comunque bisogna fare attenzione a tutte le variabili in grado di ostacolare uno sviluppo armonico del cavo orale. La presenza di diastemi in dentizione decidua nei settori anteriori, a volte poco graditi alle madri, è invece un aspetto positivo, perché indica che probabilmente quel bambino non avrà un affollamento dentario. Se al contrario i denti sono già serrati uno con l'altro comunque in questa fase non deve essere visto come un intervento risolutivo, ma come un momento interlocutorio, con il quale ci si porta in vantaggio in attesa della risoluzione finale. Il trattamento ortodontico in età pediatrica insomma non è sempre necessario, ma spesso utile. A suo avviso la categoria sta operando bene in questo ambito? Come ho avuto molto spesso occasione di sottolineare, credo che l'odontoiatria italiana sia davvero di ottimo livello e anche in ambito pediatrico i colleghi sul territorio hanno accresciuto in questi anni la loro esperienza e competenza. Quello che resta da fare oggi è insistere sui concetti della prevenzione: sia negli opera- Spazio SMOM Onlus www.smomonlus.org [email protected] Haiti: terapie conservative a Port au Prince Simone Aita, odontoiatra volontario, racconta i risultati della sua missione presso la clinica Saint Esprit dei Padri Scalabriniani a Port au Prince (Haiti). L’obiettivo di questa prima missione operativa al Saint Esprit, affidatami dal responsabile di progetto Marco del Grosso, è stata iniziare la collaborazione con l’associazione odontoiatrica cilena, che da oltre 10 anni garantisce il funzionamento dello studio - in cui Smom ha messo in funzione una unità operativa funzionale, che ne affianca altre due utilizzabili solo per terapie estrattive con odontoiatri che si alternano sull’isola con periodi di lavoro di 6 mesi. Gli obiettivi specifici della missione erano comprendere le ragioni per le quali i colleghi praticano solo terapie estrattive e verificare la possibilità di promuovere lo sviluppo di un approccio preventivo e la possibilità di effettuare terapie più conservative. Il collega cileno si è subito dimostrato molto collaborativo e amichevole. Le ragioni dietro le quali ha motivato un approccio demolitivo sono economiche, per i costi dei materiali, e la mancanza di un’assistente di studio. La prima motivazione non è giustificata dalle ingenti risorse materiali di consumo che si rendono disponibili con le donazioni di materiali odontoiatrici e che giacevano disordinatamente nell’ambulatorio. La mancanza di un’assistente di poltrona è l’unico reale problema da risolvere per poter garantire cure adeguate alla popolazione. È vero che i pazienti accedono al servizio unicamente con carie destruenti e per risolvere il dolore provocato, e spesso l’unica terapia praticabile possibile è l’estrazione dell’elemento malato. Accanto ad uno o più elementi ormai perduti vengono diagnosticati processi cariosi a carico di altri denti, per i quali è possibile intervenire conservativamente ed evitare la perdita prematura degli stessi e la richiesta dell’intervento odontoiatrico solamente allorquando si presenti nuovamente la sintomatologia algica. Spesso però i pazienti non sono interessati a intervenire per curare gli altri elementi cariati non dolenti e molto più ingenuamente non ne comprendono il motivo. Naturalmente tutto ciò è frutto della mancanza di un programma di prevenzione primaria e dei costi delle prestazioni che, seppur minimi, spesso limitano l’accesso al servizio. L’amico cileno concordava sulla necessità di avere al più presto un’assistente di studio e meglio ancora l’affiancamento di un altro odontoiatra. Simone Aita DENTAL PRESS tori che nella popolazione deve diffondersi la consapevolezza che i bambini vanno visti molto piccoli. Già nella prima infanzia infatti è possibile individuare l'insorgenza di una patologia orale e quindi allertare i genitori a tenere sotto controllo la situazione, per intervenire se necessario al momento opportuno. Quali i prossimi appuntamenti con Sioi? Dopo il congresso di Firenze, si svolgeranno alcuni eventi regionali, il primo dei quali sarà a Napoli il 16 marzo. Tutti questi eventi culmineranno nel congresso nazionale, che si terrà il 22 e 23 novembre a Roma. Abbiamo previsto la partecipazione di relatori italiani e internazionali, individuando i massimi esperti per ogni area: traumatologia, anestesia, conservativa ecc. Prosegue intanto la collaborazione con i pediatri: l'accordo siglato tra la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e la Società italiana di odontoiatria infantile (Sioi) prevede in particolare l'inserimento di un corso di alta formazione in pedodonzia all'interno del Capri Campus 2013 della Fimp (Capri, 11-14 aprile), corso che sarà tenuto da noi odontoiatri della Sioi. L'obiettivo è quello di completare la formazione del pediatra di base, che è a contatto con la popolazione infantile, aumentando così l'impatto sociale delle strategie di prevenzione e intercettazione delle patologie del cavo orale nei piccoli pazienti. Andrea Peren Giuseppe Marzo, classe 1957, è presidente della Società italiana di odontoiatria infantile (Sioi) dal gennaio dello scorso anno e resterà in carica per tutto il 2013. Docente di malattie odontostomatologiche all'Università degli Studi dell’Aquila e direttore della scuola di specializzazione in ortognatodonzia della stessa Università, Giuseppe Marzo si occupa di odontoiatria pediatrica da 25 anni e fa parte del consiglio direttivo Sioi da 18. «Credo che una società scientifica debba essere sempre, continuamente una fusione di portatori di cultura che provengono sia dall'università che dalla libera professione. Il mio consiglio direttivo è proprio un mix di queste due componenti» aveva dichiarato il docente in occasione della sua elezione a presidente Sioi. > 11 << << FOCUS ON Gnatologia, scienza di base in odontoiatria La ricerca di un fisiologico equilibrio funzionale è il presupposto di ogni trattamento riabilitativo, che dovrebbe coinvolgere i diversi specialisti dell’area odontoiatrica e utilizzare i concetti della moderna gnatologia Il dottor Maurizio Giacomello è il responsabile del Centro del dolore cranio-facciale (tel. 039.2332301- [email protected]) della clinica odontoiatrica dell'Università di Milano-Bicocca. La clinica, diretta dal professor Marco Baldoni, opera presso l'ospedale San Gerardo di Monza. «Il nostro centro – spiega Giacomello – si occupa del paziente disfunzionale sia per quanto riguarda le problematiche a carico dell'articolazione temporo-mandibolare (Atm), sia più in generale, per le patologie del sistema posturale correlabili o meno con le malocclusioni. Il distretto cranio-cervico-mandibolare risulta infatti particolarmente sensibile all’alterata posizione spaziale della mandibola – a sua volta condizionata dall’occlusione dentale – con possibile insorgenza di cefalea tensiva e cervicalgia». Come ci ha spiegato l'esperto gnatologo, il paziente inviato presso il centro viene sottoposto a una approfondita analisi con la finalità di confermare o escludere il rapporto tra apparato stomatognatico e patologia algico-disfunzionale. Il Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica fa parte della sezione di scienze pedo-ortodontiche, diretta dal dottor Marcello Maddalone e dal dottor Gianluigi Caccianiga; all'interno della clinica vi sono anche la sezione di chirurgia orale diretta dal professor Fabrizio Carini e quella di igiene orale diretta dalla dottoressa Maria Cristina Panzeri. Il dottor Giacomello coordina una équipe di specialisti (composta dai dottori Alfredo Giovene , Alessandro Turco , Alessandro Nanussi, Claudio Allievi, Roberto Faina, Massimo Verga e Simone Panzeri e dal tecnico di posturometria Alberto Negroni) con finalità assistenziali per il paziente disfunzionale, di ricerca in ambito gnatologico e occluso-posturale e soprattutto di didattica, ovvero di formazione prelaurea (per studenti in odontoiatria e in igiene dentale) e postlaurea mediante corsi di formazione per medici, odontoiatri, fisioterapisti, posturologi e osteopati. Dottor Giacomello, ci da una definizione moderna di gnatologia? Cosa significa oggi? La gnatologia è la scienza che studia come funziona l'apparato stomatognatico nel suo insieme: non dovrebbe quindi essere considerata una specialità a parte poiché chiunque si occupi di riabilitazione orale dovrebbe conoscerne i concetti basilari per ottimizzare il proprio lavoro. Ogni intervento odontoiatrico, da una semplice otturazione alla protesi più complessa, deve inserirsi adeguatamente nel contesto anatomo-funzionale del paziente trattato senza creare quelle tensioni biomeccaniche (sia a carico del complesso alveolodentale, sia più globalmente a carico di tutte le strutture cranio-cervico-mandibolari) causa di dolori articolari e muscolari, in un quadro noto con il termine di sindrome algico-disfunzionale. La gnatologia, dunque, dovrebbe essere considerata una scienza di base in odontoiatria e come tale insegnata, al pari dell’ortodonzia o della chirurgia odontostomatologica. Se non sappiamo come costruire una intercuspidazione dentale corretta, con una fisiologica distribuzione delle forze occlusali durante i cicli masticatori ma al contrario ci limitiamo a ricostruire gli elementi dentari in un contesto statico, rischiamo di vanificare l'efficacia riabilitativa del nostro intervento. Può succedere che una ricostruzione eseguita a regola d'arte non funzioni bene durante i cicli masticatori, che sono ben più complessi del semplice movimento di apertura e chiusura mandibolare durante il controllo dei contatti occlusali che facciamo abitualmente in studio: è un movimento che si esprime tridimensionalmente e che pertanto richiede una valutazione vettoriale delle forze dissipate sui versanti cuspali dei singoli elementi dentali. Tutto questo vale per un'otturazione, una corona o per un importante cambiamento di morfologia d’arcata come può essere quello indotto da un trattamento ortodontico. Chi è il medico di riferimento? Si tratta di un campo multidisciplinare? L'odontoiatra che si occupa di gnatologia è visto spesso come una sorta di mago che interviene in un mondo a sé stante. Come abbiamo visto non è così e dovrebbe esserci una maggiore integrazione tra la gnatologia e tutte le discipline odontoiatriche. Si tratta sicuramente di un campo multidisciplinare: sebbene la scienza di base fatichi a dimostrarlo (ma soprattutto ad accettarlo), oggi sappiamo che una malocclusione può indurre condizioni disfunzionali a livello corporeo, in particolare a livello del rachide cervicale, oppure che riequilibrando la postura corporea modifichiamo lo stato di attivazione di quella craniocervico-mandibolare con > conseguenze sull’apparato stomatognatico. Ne è un tipico esempio il paziente che ha subito un trauma con conseguente colpo di frusta cervicale: l’instabilità posturale è una tipica conseguenza di questa condizione che si traduce nella necessità di serrare i denti con la finalità di garantire una maggior stabilità corporea. In questo caso l’apparato stomatognatico diventa vittima di un sistema disfunzionale extraorale. Come si esegue un esame obiettivo sul paziente disfunzionale? Di fronte a un paziente disfunzionale è fondamentale evidenziare il problema per cui giunge alla nostra osservazione con un'anamnesi molto accurata e precisa. L’approccio è decisamente Maurizio Giacomello differente a seconda che si tratti di una patologia algico disfunzionale limitata all’apparato stomatognatico oppure una patologia posturale di cui si sospetta una causa gnatologica. A grandi linee, un’attenta ispezione intra ed extraorale (valutazione dei rapporti occlusali e dei tragitti mandibolari) e la palpazione muscolare e articolare permettono di ricostruire tridimensionalmente la posizione della mandibola rispetto al cranio e lo stato di attivazione muscolare correlato. Una volta riposizionata e stabilizzata la mandibola mediante morso di costruzione viene rivalutato il quadro clinico iniziale per comprendere se il cambiamento occlusale induce un miglioramento funzionale. La valutazione dei carichi occlusali rappresenta solo UNA SOCIETÀ SCIENTIFICA PER STUDIARE LE TERAPIE CON EMOCOMPONENTI Favorire la ricerca e la conoscenza sulle metodiche e sulle modalità di impiego di emocomponenti per uso topico e infiltrativo non ad uso trasfusionale: è questo l'obiettivo principale della neonata Academy of non transfusional hemocomponents (Anthec – www.anthec.org), società scientifica che si occuperà tra l'altro di mettere a punto linee guida per l'attività professionale in questo ambito. Presieduta dall'odontoiatra Marco Mozzati (già responsabile del servizio di chirurgia orale stomatologica alla Dental School di Torino), Anthec è formata non solo da dentisti ma anche da medici chirurghi (ortopedici su tutti), da trasusionisti e da veterinari. L'utilizzo di derivati piastrinici, infatti, è di uso corrente in ortopedia veterinaria, specialmente nel settore equino, e le conoscenze di questi specialisti possono dare un grande contributo allo sviluppo di una terapia che promette davvero molto per il futuro, perché in grado di amplificare i processi di guarigione naturali del corpo umano. Grazie al PRGF (fattori di crescita arricchiti delle piastrine), infatti, è possibile velocizzare i processi di guarigione dell'organismo, come per esempio la cicatrizzazione della gengiva dopo un'estrazione dentale. Inoltre, poiché contiene degli antinfiammatori naturali, può ridurre sensibilmente il dolore nella zona della ferita chirurgica. Il protocollo, già utilizzato da alcuni odontoiatri in implantologia, prevede un piccolo prelievo di sangue al paziente, il trattamento del sangue in centrifuga e infine l'applicazione nel cavo orale. Il tutto ambulatorialmente. Un altro utilizzo del PRGF che ha mostrato buoni risultati clinici è quello sperimentato dal dottor Maurizio Giacomello , responsabile del Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica dell'Università di Milano-Bicocca, che ne ha valutato l'efficacia contro i dolori all'Atm. La terapia proposta da Giacomello prevede due-tre infiltrazioni di PRGF (1cc con una semplice siringa da insulina) sia nel cuscinetto retro-meniscale – zona riccamente vascolarizzata e innervata, che è quindi fonte di dolore –, sia nella cavità articolare. L'esperienza clinica condotta nel corso della sua attività privata ha permesso al dottor Giacomello, che è membro della neonata società scientifica, di valutare l'efficacia del trattamento nella riduzione del dolore e nel recupero dell'attività funzionale della mandibola, in attesa che il problema di malocclusione responsabile del disturbo all'Atm venga risolto con le necessarie terapie. La manovra richiede una buona esperienza nelle tecniche infiltrative e un'adeguata conoscenza delle terapie con emocomponenti. << << FOCUS ON > Lo staff del Centro del dolore cranio-facciale (Cdcf) della clinica odontoiatrica dell'Università di MilanoBicocca. Da sinistra a destra Massimo Verga, Roberto Faina, Alfredo Giovene, Maurizio Giacomello e Alessandro Turco una parte dell’esame obiettivo: infatti i rapporti occlusali sono sempre il risultato di una elaborazione neurologica che si traduce in schemi di attivazione muscolare che determinano una preciso rapporto tra le ossa mascellari e la mandibola. È quindi necessario valutare questa relazione per essere in grado di comprendere le cause gnatologiche alla base delle cefalea tensiva o del dolore cervicale, piuttosto che gli squilibri che provocano danni a carico dell’Atm. Talvolta si rileva un rapporto cranio-mandibolare alterato in un contesto di buon allineamento dentale: il concetto di malocclusione va interpretato proprio in questa ottica e non solo limitandosi alla valutazione dell’allineamento dentale. Peraltro la patologia disfun- zionale deve essere diagnosticata prima di effettuare qualsiasi trattamento odontoiatrico, proprio per evitare di essere incolpati di problemi preesistenti al trattamento effettuato. Come funziona il Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica dell'Università di MilanoBicocca da lei diretto? La nostra struttura, che opera in regime di Ssn, si affianca all'odontoiatra libero professionista per consulenze specialistiche relative al paziente disfunzionale (sia per problemi gnatologici, sia per problemi posturali). Il paziente viene pertanto inviato o dal proprio odontoiatra curante o dal proprio medico di base. Talvolta giunge alla nostra osservazione per iniziativa personale o su indicazione di conoscenti precedentemente trattati da noi. Al termine del nostro percorso diagnostico il paziente può tornare nuovamente dal proprio dentista di fiducia con le indicazioni per la risoluzione della problematica disfunzionale oppure può iniziare un percorso terapeutico all’interno della nostra struttura. Nel primo caso la difficoltà maggiore consiste nel comunicare a distanza con il dentista curante: è importante uno scambio di informazioni tra chi gestisce il paziente dal punto di vista sintomatologico e chi poi dovrà tradurre quell'effetto riabilitativo momentaneo – ottenuto ad esempio tramite bite – in un lavoro odontoiatrico in senso stretto. Il bite infatti ha la funzione di "mettere in asse" il sistema e funge da "dima" per il percorso riabilitativo che dovrà essere affrontato. Questo problema è peraltro facilmente risolvibile nel momento in cui il curante presenzia alla valutazione del paziente nel centro del dolore: infatti molte volte per risolvere una problematica disfuzionale bastano piccole modifiche, molto più difficili da spiegare in una relazione che non da valutare clinicamente sul paziente. Un quesito strettamente clinico: i denti del giudizio possono modificare la posizione degli incisivi inferiori? Tutti abbiamo rilevato clinicamente che spesso, con l’eruzione degli ottavi, gli incisivi inferiori tendono ad affollarsi, ma le ricerche condotte negli ultimi 30 anni hanno dimostrato che non c'è una correlazione 12 statisticamente significativa. Come possiamo allora interpretare questo fenomeno? La spiegazione che viene solitamente data è quella per cui il dente del giudizio, "spingendo" tutti i denti in avanti, provoca l'effetto di far affollare gli incisivi inferiori. In realtà è altresì verificabile facilmente che la spinta dell’ottavo non chiude eventuali spazi edentuli presenti lungo l’arcata, smentendo in tal modo la teoria della “spinta dell’ottavo”. Ma come spiegare allora ciò che si osserva clinicamente? A mio giudizio l'errore è quello di pensare sempre e solo in termini di spinta, che è un concetto prettamente meccanico. Dobbiamo invece guardare al problema in termini neurofisiologici: molto sinteticamente la spinta dell’ottavo (erotto o in fase di eruzione) può indurre una modifica nella posizione spaziale dei denti vicini (in particolare del settimo) con conseguente variazione della distribuzione dei carichi occlusali, ovvero dell’appoggio nella regione posteriore. Il cambiamento della propriocezione parodontale induce un adattamento neuromuscolare e conseguente variazione del rapporto cranio-mandibolare: questo fenomeno determina una modifica dei carichi vettoriali sugli altri denti con cambiamento di posizione, in particolare per gli incisivi inferiori caratterizzati da radici relativamente piccole e quindi facilmente spostabili nell’osso. Di conseguenza, se cambia la posizione della mandibola, cambiano le spinte muscolari, i carichi occlusali e i vettori forza sui singoli denti che porterà, in una sorta di reazione a catena, a un adattamento posizionale degli incisivi inferiori. Come mai non si risconta una correlazione statistica tra i due fenomeni? Si tratta di un adattamento occlusale di natura neuromuscolare che può verificarsi, ma non è detto che ciò accada. Dipende dalle caratteristiche del sistema analizzato: ad esempio nei soggetti con morso profondo e ipertono della muscolatura cranio-mandibolare il sistema è talmente rigido da opporsi adeguatamente allo spostamento dentale (peraltro in questi casi gli incisivi inferiori sono già affollati per l’effetto lingualizzante dei superiori). Per questo è difficile trovare un riscontro di natura statisti- 13 << << ca: solo la selezione di un campione omogeneo può portare a una valutazione statistica significativa, tenuto peraltro conto che le cause di variazione dei carichi occlusali possono essere diverse e non riconducibili solo all’eruzione degli ottavi. Questo modello però è in grado di spiegare buona parte delle modifiche che avvengono nella nostra bocca. Un altro esempio è dato dalla scomparsa, a seguito di estrazione dei denti del giudizio, di alcuni problemi a carico dell’Atm, in particolare in soggetti giovani: eliminando la spinta degli ottavi cambia la propriocezione parodontale con adattamento del sistema cranio-cervico-mandibolare alla ricerca di un nuovo equilibrio. Andrea Peren FOCUS ON DIGRIGNARE I DENTI ALLA RICERCA DELL'EQUILIBRIO L'abitudine a digrignare i denti può avere senza dubbio un'origine psicologica, derivante da forti tensione emozionali, ma questa non rappresenta l'unica causa – ci ha spiegato Maurizio Giacomello, responsabile del Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica dell'Università di MilanoBicocca –. Prima di tutto dobbiamo distinguere il serramento dentale dal digrignamento, due fenomeni spesso raggruppati sotto l’unico termine di bruxismo, confusione incrementata anche da buona parte della letteratura scientifica americana che “fa di tutta l’erba un unico fascio”». In realtà si tratta di due fenomeni differenti, talvolta sovrapponibili nel medesimo paziente, che riconoscono cause e conseguenze molto diverse tra loro. Se il digrignamento (o bruxismo nel senso stretto del termine) ha spesso una base psicologica interpretata come forma di conversione dell’aggressività inconsciamente scaricata su se stessi, il serramento dentale rappresenta la ricerca di un punto di stabilità nel superare le difficoltà quotidiane (vedi il detto “stringi i denti e vai”). «In altri termini – sottolinea l’esperto – qualsiasi forma di instabilità viene compensata con un incremento di tono muscolare, e a livello stomatognatico con la tendenza a serrare i denti. Ad esempio l’instabilità posturale conseguente a colpi di frusta induce serramento dentale notturno perché questa azione fornisce un punto di inconscia stabilizzazione corporea; oppure l’instabilità occlusale dovuta a incongruenze nell’intercuspidazione viene compensata con il serramento dentale, così come la presenza di infiammazioni periapicali possono scatenare lo stesso fenomeno per inibire le informazioni dolorifiche afferenti al sistema nervoso centrale. Anche ricostruzioni dentali troppo piatte determinano una instabilità della postura mandibolare compensata con l’incremento del tono della muscolatura elevatoria, fino al serramento dentale». Anche digrignare i denti può essere conseguenza della fatica muscolare conseguente a serramento dentale protratto per lungo tempo, o addirittura una conseguenza delle apnee notturne: recenti studi hanno evidenziato che la necessità di protrudere la mandibola per garantire il passaggio di aria dalle vie aeree ostruite dal corpo linguale può determinare serramento sul grup- po incisale e quindi fasi di digrignamento per affaticamento muscolare. Pertanto, pur riconoscendo l’importante ruolo svolto dalla psiche nella genesi di questi due fenomeni, secondo il dottor Giacomello il ruolo dell’odontoiatra risulta comunque fondamentale non solo per garantire una protezione all’apparato stomatognatico mediante il confezionamento di una placca o bite, ma anche in fase di diagnosi per individuare ed eventualmente rimuovere le eventuali concause che determinano il manifestarsi dei fenomeni bruxismo e serramento. «Peraltro avere una buona stabilità occlusale non significa avere un'occlusione perfetta, ma un punto d'appoggio stabile per la gestione neuromotoria della posizione mandibolare e della postura corporea – afferma il responsabile del Centro del dolore cranio-facciale della clinica odontoiatrica dell'Università di Milano-Bicocca –. In un nostro studio abbiamo verificato su pedana stabilometrica che in caso di buon appoggio occlusale, il serramento dentale stabilizza la postura corporea, in particolare in caso di pregresso colpo di frusta cervicale. Al contrario in caso di insufficiente stabilità occlusale (malocclusioni gravi, morso incrociato, scivolamento mandibolare) il serramento esaspera lo squilibrio posturale, peggiorando la sintomatologia algico-disfunzionale a livello cervicale e lombare. Nel primo gruppo di pazienti l’applicazione di un bite peggiorava il serramento dentale e la rigidità muscolare, mentre nel secondo garantiva un notevole miglioramento della sintomatologia algica e delle performances posturali. Quindi un bite può essere funzionalizzante o disfunzionalizzante a seconda del contesto in cui viene impiegato e di come viene eseguito, sia nel soggetto patologico sia nello sportivo». I disturbi del paziente disfunzionale sono comunque difficili da diagnosticare in maniera oggettiva. «Si tratta di quadri disfunzionali, facilmente rilevabili clinicamente ma a volte difficili da spiegare dalla scienza di base – ha puntualizzato Maurizio Giacomello – proprio perché la misurazione e l’indagine statistica relativa a questi fenomeni che risultano dinamici, variabili nel tempo e soggettivi è spesso difficoltosa». A. P. << << FOCUS ON 14 Efficacia del bite al vaglio della scienza I bite sembrano arrendersi alla medicina evidence-based. Infatti mancano studi rigorosi e condotti su campioni ampi di pazienti. Quello che sembra emergere dai dati è l’inutilità di un suo uso indiscriminato, anche nello sport Sono ormai trascorsi quarant’anni dalla pubblicazione di Effectiveness and efficiency: random reflections on health services, il testo dell’epidemiologo inglese Archibald Cochrane dal quale prese origine la cosiddetta medicina basata sulle evidenze (evidence based medicine). In questo libro Cochrane criticava la medicina tradizionale per l’uso di terapie consolidate dalla consuetudine ma raramente vagliate attraverso l’evidenza sperimentale degli studi clinici su ampi campioni con gruppi di controllo e placebo. L’onda lunga causata da quel libro continua ancora oggi a scuotere teorie e prassi di venerabile età come le placche occlusali, comunemente dette bite (in anglo-italiano) o biteplane (in anglo-inglese). Dopo il rinvio a giudizio subito nel 2004 e nel 2007 (1, 2), quando le pubblicazioni sull’utilità dei bite non superarono il filtro dei moderni criteri di evidenza scientifica, arriva ora un’altra parziale bocciatura da parte di alcuni ricercatori del dipartimento di epidemiologia clinica e biostatistica della McMaster University (in Canada), che hanno pubblicato una revisione sistemati- ca e una meta-analisi sul giornale dell’American Dental Association (3). «Per quanto promettenti siano i risultati nella riduzione del dolore, stabilire con esattezza il ruolo dei bite nei disturbi temporomandibolari richiede ampie ricerche con protocolli più sicuri contro il rischio di errori sistematici (bias) nel metodo di ricerca seguito». Questa è la sintesi della con- clusione degli autori (due professori di biostatistica, un ortodontista e un dentista generico) dopo aver consultato più di 1.500 articoli sull’argomento e dopo aver analizzato solo quei pochi (undici) che soddisfacevano i criteri di inclusione; tra cui anche uno studio eseguito dall’università di Chieti. I risultati delle ricerche superstiti, in cui il gruppo controllo non ha subito alcun trattamento oppure un trattamento ai limiti del nulla, suggeriscono che le placche occlusali riducono il dolore temporomandibolare ma la solidità di questa affermazione dal punto di vista del metodo scientifico usato è soltanto di grado lieve-moderato. Il metodo delle ricerche Parafrasando il sottotitolo di una celebre opera filosofica, «per ragionare bene e cercare la verità nelle scienze» è indispensabile seguire un metodo che lasci il minor spazio possibile a errori e pregiudizi. Ed è proprio a questo livello che molte pubblicazioni si rivelano insufficienti per raggiungere la certezza scientifica, pur conservando una loro utilità clinica. Questo per chiarire che le pubblicazioni scartate nella meta-analisi di Jada non sono necessariamente fatte male; semplicemente, le loro conclusioni non possono aspirare a un grado soddisfacente di verità scientifica. I motivi sono essenzialmente due: la mancanza di un gruppo di controllo oppure la ripartizione non casuale dei pazienti tra il gruppo sperimentale e quello di controllo. Ce ne sarebbe anche un terzo ma ci si deve rassegnare: la mancanza del placebo per il momento non è emendabile. Fatta questa premessa, tocca ripetere quanto già scritto in precedenti articoli sul nostro Italian Dental Journal: troppo spesso le ricerche su un problema clinico usano metodi e indicatori di risultato (outcome) diversi che non permettono un raffronto immediato e il dentista si ritrova disperso in una informazione informe che difficilmente può aiutarlo alla poltrona. Una situazione non molto diversa da quando le riviste contenevano soltanto una serie di casi clinici che lasciavano irrisolto un problema vecchio come la medicina: quando usare un determinato rimedio aspettandosi un successo e quando no. Questa volta gli autori della meta-analisi hanno dovuto districarsi tra i diversi tipi di bite (dalla placca di Michigan al Mora allo splint di Tanner) ma, a causa del numero ridotto di soggetti GLOSSARIO: I TERMINI DELLA RICERCA SCIENTIFICA Revisione sistematica è un’analisi della letteratura che ha per obiettivo quello di riassumere le conoscenze su un certo argomento selezionando le ricerche più affidabili dal punto di vista metodologico. Per questo vengono preferiti gli studi clinici randomizzati, nei quali i pazienti vengono suddivisi casualmente (random) nei vari gruppi. Meta-analisi è un processo che consente di sintetizzare i risultati di ricerche diverse condotte sullo stesso argomento con lo scopo di evidenziare gli effetti reali; si può definire come la versione quantitativa della revisione sistematica. Bias o errore sistematico è un errore nel metodo di ricerca che altera la misura del risultato osservato. Ve ne sono vari tipi ai quali corrispondono altrettanti rimedi per evitarli, come la suddivisione casuale dei soggetti nei vari gruppi o il mascheramento (masking o blinding), come si usa nelle ricerche in cieco o doppio cieco. 15 << << inclusi nei campioni, non è stato possibile rilevare differenze tra un dispositivo e l'altro. Anche per gli outcome scelti, alcuni dei quali sono per loro natura di difficile quantificazione, non è stato agevole eseguire confronti. Il dolore, per esempio, è una croce tanto per i pazienti quanto per i ricercatori che se ne occupano, perché a tutt’oggi non è oggettivamente misurabile. Inoltre, i campioni usati sono piuttosto limitati: lo studio numericamente più ampio comprendeva 38 pazienti per ogni gruppo, il più piccolo soltanto 10. In totale, le evidenze di cui un odontoiatra può disporre sull'efficacia dei bite derivano dallo studio di 455 pazienti seguiti in media per periodi variabili tra sei settimane e un anno (ben poco se si pensa che un cardiologo può disporre di ricerche svolte su migliaia di soggetti seguiti anche per decine di anni, come nel Framingham Heart Study). Per giunta, solo in tre ricerche veniva dichiarato il numero dei pazienti che non hanno completato il ciclo di controlli (follow-up). Un dato che, specialmente in campioni così limitati, può facilmente sbilanciare i risultati. Infine in quasi metà delle ricerche vi era un serio di rischio di bias dovuto al metodo di ricerca che non prevedeva il mascheramento. Una grande assenza C'è una grande assente tra i parametri oggetto di ricerca. Nel loro articolo su Jada gli autori muovono una critica tanto elementare quanto sensata: nessuna delle undici ricerche analizzate ha preso in esame la funzione. Per quanto il dolore sia sicuramente importante per la qualità della vita, non è per nulla automatico che una sua riduzione o scomparsa equivalga a un miglioramento della funzione. La persona con una dislocazione discale di vecchia data, asintomatica e con ridotta apertura orale è nell'esperienza clinica di ogni dentista. Eppure, gli autori di quelle ricerche, tra cui docenti di blasonate università dell'Occidente dentale, pare che si occupino di pazienti diversi da quelli che entrano nello studio dei dentisti terrestri. Il bite nello sport C’è un settore particolare in cui il bite ha raggiunto una considerazione olimpica, pur in mancanza di una solida convalida scientifica. Stiamo parlando dello sport: dai cestisti ai calciatori passando per i tiratori, sono poche le discipline rimaste bite-free. Lo stato attuale delle conoscenze e della loro validità scientifica è ancora più precario di quello delineato per i bite in generale. Pur in presenza di casi clinici molto interessanti in cui il bite ha migliorato disturbi muscolari e rendimenti, la sua applicazione generalizzata è sicuramente da respingere. Un’equilibrata e dettagliata rassegna della questione si trova in un arti- LA STORIA DEL BITE La prima applicazione documentata di una placca occlusale per i disturbi temporomandibolari si deve al dentista viennese Moritz Karolyi che la usò per curare il bruxismo nei primi anni del ‘900. In precedenza le placche erano già state usate per trattare fratture mandibolari e per proteggere le arcate dentali dei pugili da Thomas Gunning e da Woolf Krause rispettivamente. Il materiale allora usato era il lattice di gomma, vulcanizzato secondo il sistema ideato da Charles Goodyear nel 1855. Nella sua esperienza coi bruxisti, Karolyi notò una similitudine coi fenomeni convulsivi intuendo l’influenza patogenetica dei meccanismi di ipereccitabilità neuronale; l’impatto dei suoi studi fu tale che, per un po’ di tempo, il bruxismo fu definito “effetto Karolyi”. Egli ebbe tra i suoi pazienti anche Sigmund Freud; purtroppo, non essendo altrettanto famoso, non riuscì a rifugiarsi all’estero anche lui e morì nel lager di Terezin. In seguito, con l’avvento della resina acrilica e col progredire delle conoscenze, furono presentate molte variazioni di questo apparecchio; tra le più famose vi sono la placca Michigan, con la superficie occlusale completamente piatta, che fu descritta negli anni ’60 da Ash e Ramfjord e la placca Sved, risalente agli anni ’40, dove la copertura occlusale si limita ai denti anteriori. FOCUS ON colo tutto italiano ma scritto in inglese da Alberto Baldini e colleghi dell’Università Milano-Bicocca (4). Si tratta del caso di un’atleta della nazionale italiana di basket in cui il bite ha eliminato una fastidiosa lombalgia ribelle alla fisioterapia. Cosma Capobianco Bibliografia 1. Al-Ani MZ et al. Stabilisation splint therapy for temporomandibular pain dysfunction syndrom. Cochrane Database Syst Rev 2004;(1):CD002778. 2. Macedo CR et al. Occlusal splints for treating sleep bruxism. Cochrane Database Syst Rev 2007 Oct 17;(4):CD005514. 3. Ebrahim S, Montoya L, Busse JW, Carrasco-Labra A, Guyatt GH; Medically Unexplained Syndromes Research Group. The effectiveness of splint therapy in patients with temporomandibular disorders: a systematic review and meta-analysis. J Am Dent Assoc 2012 Aug;143(8):847-57. 4. Baldini A, Beraldi A, Nota A, Danelon F, Ballanti F, Longoni S. Gnathological postural treatment in a professional basketball player: a case report and an overview of the role of dental occlusion on performance. Ann Stomatol (Roma) 2012 Apr-Jun; 3(2): 51–58. << << FOCUS ON 16 Le complicanze settiche in chirurgia orale Le infezioni del cavo orale possono portare a pericolose conseguenze. La profilassi è sempre raccomandabile e comunque obbligatoria nei pazienti fragili e, in presenza di eventi settici in atto, è preferibile rinviare la chirurgia Il cavo orale è contaminato da una flora batterica permanente costituita da comuni saprofiti, nella quale è possibile isolare una moltitudine di ceppi potenzialmente patogeni. Per questa ragione le complicanze di tipo settico in chirurgia orale sono tra le più frequenti e temute, spesso causa di guarigioni tardive se non, addirittura, di insuccessi. In tali circostanze un approccio clinico errato non risolve l’acuzie e induce farmaco resistenze oggigiorno sempre più numerose e significative. Nei casi più gravi può, inoltre, determinare conseguenze di carattere sistemico. In occasione del quarto meeting italiano dell’International college of dentists (Icd), tenutosi lo scorso settembre a Novi Ligure, l’argomento è stato approfondito dal professor Paolo Brunamonti Binello, dirigente medico della struttura complessa di odontostomatologia dell'Ospedale Galliera di Genova, professore a.c. presso il Clopd e il Clid della facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Genova e segretario nazionale della sezione italiana dell’Icd. La prossima edizione del meeting italiano Icd si terrà il 27 e 28 settembre 2013. Professor Brunamonti Binello, quanto sono frequenti le complicanze di tipo settico in chirurgia orale? È difficile, se non impossibile, definire con esattezza l'incidenza statistica di tali complicanze in chirurgia orale, poiché sono correlate a una molteplice serie di fattori, quali il tipo di intervento chirurgico (grado d’invasività, sede, durata, complessità), le condizioni sistemiche del paziente, la curva di apprendimento del team chirurgico, l’ambiente nel quale è erogata la prestazione chirurgica (sala operatoria, ambulatorio). Dalla letteratura, tuttavia, si evince che si tratta – ad oggi – di complicanze ancora tra le più frequenti e temute in chirurgia orale, con conseguenze variabili in relazione all’entità dell’evento settico. Da quali batteri sono determinate? La flora batterica del cavo orale è, anche in condizioni di buona salute generale, ricca ed eterogenea. Riscontriamo fondamentalmente due gruppi batterici: i batteri facoltativi (rappresentati dai comuni saprofiti del cavo orale) e i batteri anaerobi (come Veillonella, Bacteroides, Spirochete anaerobie). Questi ultimi sono quelli più temuti, perché potenzialmente più pericolosi. Un aspetto singolare è poi dato dalla sito-specificità batterica nel cavo orale. A livello di una lesione cariosa, infatti, riscontreremo in prevalenza lo Streptococcus mutans (98%), mentre a livello della placca sopragengivale avremo soprattutto Lactobacilli. I patogeni potenzialmente più pericolosi sono invece reperibili a livello delle lesioni parodontali. Quali interventi di chirurgia orale si associano più spesso a questi eventi? Tutti gli interventi chirurgici condotti sul cavo orale possono essere soggetti a complicanze settiche: dalla banale avulsione dentaria a quelli più invasivi e complessi. Di norma il rischio aumenta negli interventi che comportano invasione dei tessuti profondi, ovvero qualora residuino soluzioni di continuo (aree di esposizione) tra il tessuto osseo dei mascellari e la cavità buccale. Tale evenienza ricorre molto spesso nelle avulsioni dentarie più semplici, o in tutte le circostanze in cui non si ottenga una guarigione ottimale per prima intenzione della ferita chirurgica. Quali sono le conseguenze di queste infezioni? Essendo il distretto orale in diretto rapporto di contiguità con altri segmenti del complesso anatomico testacollo, le conseguenze delle complicanze di tipo settico possono essere distinte in locali e sistemiche. Infatti, attraverso il “triangolo pericoloso della faccia”, le infezioni possono determinare osteomieliti dei mascellari, trombosi del seno cavernoso, meningiti e altro. Attraverso il fascio vascolonervoso del collo, invece, possono diffondere attraverso i tronchi giugulari a livello toracico e indurre cellulite mediastinica e tromboflebiti giugulari. Idealmente, quindi, le infezioni originate dal cavo orale possono diffondersi a tutto l'organismo, causando setticemia nei casi più estremi e, per fortuna, molto rari, almeno nei paesi più civilizzati. Come si presentano? Sotto il profilo clinico, tali complicanze settiche presentano un’obiettività del tutto sovrapponibile a qualsiasi altro evento settico. I segni fondamentali sono quelli generici della flogosi, già esaurientemente descritti in letteratura: tumor, dolor, rubor, calor, functio lesa. E a questi potremmo di norma aggiungere: essudato più o meno produttivo, foetor oris, linfoadenomegalia loco-regionale e un’alterazione febbrile di entità variabile. Quali sono le problematiche di tipo diagnostico? Sotto il profilo diagnostico le indagini di laboratorio che risultano di norma alterate in concomitanza di un evento settico a seguito di intervento chirurgico sul cavo orale sono l’esame emocromocitometrico (incremento numerico dei globuli bianchi), la Ves, la Pcr e il fibrinogeno. In particolare, Pcr e fibrinogeno hanno un andamento più proporzionalmente diretto alla flogosi associata alla sepsi rispetto alla velocità di eritrosedimentazione e sono perciò considerati indici maggiormente attendibili di “fase acuta”. Le indagini radiologiche di routine (radiografie endorali, ortopantomografie, tomografie computerizzate) non sono sempre necessariamente significative. In caso affermativo evidenziano genericamente aree ipodense in corrispondenza del focolaio settico in atto. L'indagine dirimente dovrebbe essere rappresentata dall'analisi batteriologica dei campioni (frammenti ossei, essudato). Tuttavia la raccolta di campioni attendibili e privi di artefatti nel cavo orale – al fine di creare un antibiogramma atto a instaurare una più efficace antibioticoterapia mirata e non ragionata – è impresa estremamente complessa, da demandarsi preferibilmente allo specialista infettivologo. Da ciò l'importanza assoluta di instaurare già preventivamente sinergie plurispecialistiche fondamentali (infettivologo, internista, cardiologo), finalizzate alla corretta gestione del paziente chirurgico. Come si può attuare e quanto può essere efficace la prevenzione? Il ruolo della prevenzione è di primaria importanza. A tale scopo è sempre indispensabile una corretta indagine anamnestica integrata con l'esame obiettivo locale e sistemico del paziente, per accertarne la reale candidabilità all'approccio chirurgico. In presenza di eventi settici in atto è comunque preferibile rinviare la chirurgia alla risoluzione della fase acuta. La profilassi chirurgica (short-term, ovvero ultra short term), poi, è sempre raccomandabile per tutti i pazienti vista la ricchezza della flora batterica del cavo orale ed è comunque obbligatoria per i cosiddetti pazienti “fragili” (cardiopatici, immunodepressi, diabetici scompensati). È infine necessario, pur non operando in condizioni di sterilità, lavorare in modo corretto, seguendo scrupolosamente le regole fondamentali di igiene: dalla detersione delle mani degli operatori all'allestimento di un adeguato campo operatorio, all'uso di strumentario dedicato sterile e, quando possibile, monouso. > Paolo Brunamonti Binello ISTRUZIONI PER CONTRASTARE LA FARMACO RESISTENZA Con il concetto di farmaco resistenza si intende genericamente l’esistenza e lo sviluppo di ceppi batterici (potenzialmente e non necessariamente patogeni) insensibili a un numero sempre crescente di chemioterapici. Il tipo di farmaco resistenza più comune, ad esempio, è quello alle molecole beta-lattamiche (penicilline e cefalosporine), largamente utilizzate come farmaci di prima scelta in odontostomatologia. Con l'isolamento nel 2009 del super batterio New Delhi, identificato dalla sigla NDM-1 (di origine asiatica e successiva diffusione occidentale) si è ulteriormente focalizzata in modo drammatico l'attenzione del mondo scientifico e dei media sul problema delle farmaco resistenze. In Europa, infatti, sono stati ad oggi segnalati diversi decessi per infezione da NDM-1. In Italia, a seguito alla segnalazione di soli due casi isolati di pazienti deceduti in Lombardia nel 2010 per questa stessa infezione (si trattava di turisti recatisi in India), è stato dichiarato lo stato di allerta. Questo patogeno super resistente è sensibile solo alla colistina (antibiotico battericida ottenuto dal Bacillus colistinus e appartenente alla famiglia dei polipeptidi) la quale, però, presenta effetti collaterali importanti, principalmente di soppressione dell'emuntorio renale. Il numero delle molecole antibiotiche efficaci su batteri farmaco resistenti rimaste a disposizione dei medici – come la colistina – è ormai esiguo e rappresenta per il clinico una sorta di extrema ratio. Queste molecole, peraltro, al fine di limitarne l'uso ai soli casi realmente indispensabili, sono utilizzabili solo in ambito nosocomiale e dietro esclusiva prescrizione dello specialista infettivologo. Infatti non esistono ancora dati sufficienti in letteratura per creare nuovi chemioterapici alternativi che siano altrettanto efficaci sui germi farmaco resistenti e con effetti collaterali ridotti sul nostro organismo. Problema ulteriore, in realtà, potrebbe divenire quello di focalizzare l'attenzione generale in modo eccessivo sulle farmaco-resistenze dei “super batteri” come l'NDM-1, col rischio di sottovalutare tutte le altre pur frequenti farmaco rersistenze nelle quali si può quotidianamente imbattere chiunque debba prescrivere un'antibiotico terapia. A tale proposito e al fine di contenere al massimo un problema in costante evoluzione come quello delle farmaco resistenze, sarebbe auspicabile per il clinico osservare le seguenti norme fondamentali: inquadrare in modo esaustivo il paziente fin dalla prima osservazione; svolgere un’adeguata prevenzione mediante una corretta profilassi; limitare la prescrizione di terapie antibiotiche ai soli casi clinici indispensabili; aggiornarsi costantemente mediante i corsi di formazione, al fine di evitare prescrizioni errate per quanto riguarda la scelta del farmaco e la posologia; stabilire sinergie plurispecialistiche per una migliore gestione del paziente; rivolgersi comunque allo specialista infettivologo nei casi di incertezza clinica. Paolo Brunamonti Binello 17 << << Qual è l’approccio clinico ottimale? L'approccio clinico ideale sostanzialmente sovrapponibile sia in ambito privato che in ambito nosocomiale consiste, innanzitutto, nell'effettuare una diagnosi corretta e precoce della complicanza settica. È importante cercare di identificare l'origine dell'infezione, basandosi oltre che sulla obiettività, anche sulle indagini diagnostiche di cui abbiamo parlato, al fine di poter quanto prima instaurare una antibioticoterapia di tipo ragionato. Se possibile, in fase immediatamente successiva, sarebbe auspicabile effettuare una corretta raccolta dei campioni biologici, tale da consentire la creazione di un antibiogramma per instaurare una antibioticoterapia “mirata”. A tale riguardo si sottolinea che, proprio per l'elevata difficoltà presentata dalla corretta raccolta dei campioni biologici, praticamente il 100% delle antibioticoterapie effettuate in ambito ambulatoriale odontoiatrico è esclusivamente di tipo “ragionato”. D’altra parte la ridotta (in senso numerico) descrizione di case-series letali in lettera- FOCUS ON tura sottolinea l'importanza e l'efficacia del saper adottare – da parte del clinico – un corretto approccio farmacologico di tipo “ragionato” in tempi ristretti. Quali sono gli errori più frequenti? I principali errori terapeutico/gestionali sono distinguibili in due categorie: gli errori correlati all'operatore (posologie errate, prescrizioni improprie) e quelli correlati al paziente (compliance ridotta, diffidenza). Le conseguenze dell’errore terapeutico sono fondamentalmente rappresentate da insuccessi chirurgici a medio e lungo termine (restitutio ritardate, riabilitazioni occlusali fallaci, esiti cicatriziali permanenti, fistolizzazioni), da conseguenze di carattere sistemico (batteriemie, setticemie), da farmaco-resistenze batteriche (patogeni insensibili) e da interazioni farmacologiche (con danni sistemici anche significativi), quali, ad esempio, antibiotici versus anticoagulanti e antiaggreganti, antibiotici versus anticoncezionali o antibiotici versus corticosteroidi. Renato Torlaschi > Fig. 1: osteomielite del mascellare superiore Fig. 2: tomografia computerizzata Dental Scan con evidenze di osteomielite e comunicazione alveoloantrale in zona 16 > Fig. 3: osteomielite mandibolare in paziente affetto da carcinoma del cavo orale > > Fig. 4: esame obiettivo locale GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL Implantologia Il silenzio della letteratura sulle complicanze in implantologia Di chirurgia implantare non si muore, ma le complicanze non sono così rare. Avere una stima di questi eventi – anche solo da utilizzare per il consenso informato – non è però semplice e la letteratura scientifica non ci aiuta All’inizio degli anni Novanta, una rivista di anestesiologia canadese pubblicò un articolo che documentava il caso di un odontoiatra statunitense che in meno di un anno, sottoposti 11 pazienti a chirurgia implantare, ne causò la morte di tre per embolia gassosa. Una interpretazione cialtrona della letteratura permetterebbe di affermare che la mortalità specifica per la chirurgia implantare può arrivare al 27%: quasi un paziente su tre. Fortunatamente questo collega killer non ha fatto proseliti e la verità è che di chirurgia implantare non si muore, o meglio, il rischio è assolutamente trascurabile. Ma, come tutti gli interventi medici e chirurgici, anche la terapia implantare non è esente da complicanze ed eventi avversi, la cui frequenza però è tutt’altro che facile da stabilire. Carenza di dati sulle complicanze Cosa rispondere a un paziente che ci ha chiesto quanto sia frequente un danno a carico del trigemino in seguito al posizionamento di un im- > pianto mandibolare? Le regole dell’Oxford Centre for Evidence-Based Medicine del 2011 (di cui avevamo parlato su Italian Dental Journal 1/2011) ci dicono che per iniziare dovremmo cercare la risposta nei trial randomizzati o, meglio ancora, in una revisione sistematica di trial randomizzati. Analizzando però le ottime revisioni di argomento implantare pubblicate dalla Cochrane, ci accorgeremmo piuttosto in fretta che i dati sulle complicanze sono sostanzialmente assenti. Il motivo è che in realtà i trial randomizzati sono strumenti molto limitati per quanto riguarda lo studio di un aspetto importante come questo. Per almeno due motivi. Il primo è che per documentare eventi poco frequenti sono necessari studi molto grandi, di conseguenza le normali dimensioni di un trial randomizzato implantare possono non essere sufficienti a registrare l’incidenza di complicanze, anche quando non siano affatto rare. Per dare dei numeri, un evento avverso che non si sia verificato in uno studio con 100 pazienti, può avere una frequenza reale fino al 3%. Che per un trattamento come quello implantare, a cui si sottopongono solo in Italia quasi un milione di soggetti ogni anno (fonte: Sole24Ore), può significare migliaia di complicanze. Ma la numerosità non è l’unico limite dei trial randomizzati nello studi degli eventi avversi. Accade infatti che i ricercatori possano – per motivi più o meno nobili – non essere troppo interessati a questo aspetto, disegnando di conseguenza protocolli poco adatti, così che, anche quando tali evenienze si verificano, vengono riportate in maniera superficiale, come ha denunciato un editoriale di Archives of Internal Medicine secondo il quale nei trial randomizzati e nei loro report, gli eventi avversi sono “trascurati, limitati, distorti e messi sotto silenzio” (Arch Intern Med 2009; 26;169(19):1737-9. ). Il danno al trigemino Se i trial randomizzati non ci aiutano, possiamo provare a cercare di rispondere al nostro paziente grazie ai cosiddetti studi osservazionali, quelli cioè in cui i ricercatori non sono intervenuti direttamente, ma si sono limi- tati ad osservare e registrare quello che succede in una situazione più o meno controllata. In questo caso qualche dato in più sull’incidenza delle complicanze è disponibile, anche se questo accade in meno della metà degli articoli. Il problema però è che si rischia di uscirne più confusi di prima. Infatti secondo questi studi un danno permanente al trigemino si verifica con una frequenza che va dallo 0 a quasi il 20% dei casi, ovvero per un paziente ogni cinque (vedi tabella). Questa forbice così ampia, e perciò pochissimo informativa, è legata in parte ai limiti intrinseci degli studi osservazionali, esposti a frequentemente a errori, in parte alla loro grande variabilità in termini di: case definition (“danno neurologico” può voler dire cose diverse), pazienti (caratteristiche e numero), operatore (più o meno esperto), tipo di intervento e di impianti, disegno dello studio (prospettico o retrospettivo) e durata del follow-up. Se gli studi clinici non sembrano aiutarci, possiamo allora cambiare punto di vista e analizzare i dati delle com- Danno a carico del trigemino a seguito di chirurgia implantare. I dati degli studi pubblicati in letteratura sono estremamente eterogenei pagnie di assicurazioni, secondo cui gli impianti sono responsabili fino al 10% dei danni al trigemino, mentre un odontoiatra che esercita l’implantologia ha un rischio annuale di causare un’alterazione di tale nervo pari allo 0,008% (J Oral Maxillofac Surg 2007; 65:1486-9). Informazioni sicuramente interessanti, ma che non rispondono alla domanda del nostro paziente, che rimane sostanzialmente priva di una risposta valida. Non sempre è possibile dare informazioni certe Questa non è una mancanza da poco da parte della professione, infatti non si tratta di soddisfare una semplice curiosità, ma di fornire al paziente un elemento essenziale per un consenso informato, che evidentemente non può essere tale in assenza di solide informazioni riguardanti il rischio della più comune complicanza della terapia implantare. Riguardo al punto di vista del paziente c’è però un dato interessante (benché tutto da confermare): solo una minoranza dei soggetti che sono andati incontro ad alterazio- ni sensoriali ritengono che tale danno sia superiore ai benefici ottenuti grazie agli impianti (Clin Oral Invest 2006; 10:269-77). Ma come fare allora per conoscere la frequenza di questo evento avverso o di altri meno frequenti, su un trattamento che, come abbiamo già visto, sta diventando letteralmente di massa? Lo strumento più adeguato potrebbe essere quello di un sistema di vigilanza come avviene per i farmaci (per i quali si parla appunto di farmacovigilanza), che coinvolgesse le diverse componenti della filiera implantare (aziende, odontoiatri, pazienti, società scientifiche) e che fosse in grado di raccogliere informazioni sugli eventi avversi (quindi non solo quelli neurologici) conseguenti al trattamento implantare. Sarebbe un progetto non semplice da realizzare, e forse poco gradito per qualcuno, ma che dimostrerebbe un’attenzione nei confronti dei pazienti che spesso viene espressa ma non sempre concretizzata. Giovanni Lodi Università di Milano Ortodonzia Ortodonzia << Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL 20 21 Ortodonzia << Leonardo Trombelli (nella foto), Alessandro Rizzi, Roberto Farina > CASO CLINICO Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL Ortodonzia Centro di ricerca per lo studio delle malattie parodontali e perimplantari, Università di Ferrara Smart Lift: tecnica mininvasiva per il rialzo di seno mascellare con approccio transcrestale Implantologia Implantologia Fig. 10: lo Smart Lift Elevator, utilizzato con stop alla lunghezza di lavoro, comprime la carota di osso residuo determinando la frattura del pavimento del seno > In seguito alla perdita di uno o più denti l’osso alveolare subisce una contrazione in senso verticale (1, 2) e in senso trasversale (3). A causa di tali variazioni dimensionali, i diametri apico-coronali e bucco-linguali osservati nei sestanti posteriori del mascellare superiore possono spesso essere incompatibili al posizionamento di impianti di dimensioni adeguate senza il ricorso a procedure di chirurgia ossea ricostruttiva (4, 5). L’elevazione del pavimento del seno mascellare con accesso transcrestale (tSFE) è una delle opzioni terapeutiche per l’aumento dimensionale di creste atrofiche nei sestanti posteriori superiori. La tSFE, nata con Tatum nel 1986 e successivamente modificata da Summers nel 1994, prevede l’accesso al pavimento del seno mascellare attraverso la porzione più coronale della cresta ossea residua e il successivo spiazzamento in direzione apicale del pavimento del seno mascellare (6). Nel corso degli anni molti autori hanno elaborato e proposto modifiche della tecnica originaria di Summers con l’intento di semplificarne le procedure chirurgiche, ottimizzarne l’efficacia clinica e ridurne la morbidità post-operartoria. In accordo ai risultati di una recente revisione sistematica della letteratura, la tSFE ha un elevato rapporto costo-beneficio quando eseguita in siti con altezza della cresta residua superiore a 5 mm (7). Per dimensioni verticali della cresta residua inferiori a 5 mm, diversamente, è disponibile una quantità limitata di dati (8), anche se risultati promettenti sono stati riportati in studi recenti (9, 10). Di recente, il Centro interdipartimentale di ricerca per lo studio delle malattie parodontali e perimplantari dell’Università di Ferrara ha proposto la tecnica Smart Lift, basata una sequenza di frese e strumenti manuali controllati da stop di profondità. Questa nuova metodica ha consentito di ottenere rialzi di sostanziale entità (11-15) con una ridotta morbidità post-operatoria (14). Nel presente lavoro viene descritta la procedura di tSFE eseguita con la tecnica Smart Lift. Caso clinico La paziente G.C. di 60 anni si è presentata presso il Centro interdipartimentale di ricerca per lo studio delle malattie parodontali e perimplantari dell’Università di Ferrara con la richiesta di riabilitare mediante protesi fissa il sestante superiore posteriore di destra. Il rilevamento dell’anamnesi della paziente non ha riportato dati che interferissero con il trattamento; la paziente non era fumatrice, era affetta da parodontite cronica già precedentemente sottoposta a terapia parodontale attiva e presentava condizioni parodontali stabili. Al momento della prima visita il sestante posteriore superiore di destra della paziente era riabilitato con una protesi fissa di tre elementi sostenuto dall’elemento 1.7, affetto da una lesione endo-parodontale, con estensione fino all’elemento 1.4, estratto precedentemente per carie radicolare (fig. 1). All’esame radiografico periapicale, la dimensione verticale della cresta residua in corrispondenza di 1.4, 1.5 e 1.6 era rispettivamente di 12 mm, 5 mm e 5 mm (fig. 2). Nel suo complesso la fase attiva della terapia parodontale ha portato a una risoluzione dello stato infiammatorio dei tessuti parodontali del paziente con una riduzione complessiva delle profondità di sondaggio al di sotto dei 4 mm e un indice di sanguinamento al sondaggio al di sotto del 20%. La programmazione della riabilitazione implanto-protesica del sestante ha compreso l’estrazione di 1.7, l’inserimento di un impianto (lunghezza: 12.5 mm, diametro: 3.5 mm) in posizione 1.4, l’inserimento di un impianto (lunghezza: 9.5 mm, diametro: 4.0 mm) in posizione 1.6 contestualmente alla procedura di tSFE eseguita con tecnica Smart Lift (11-15) e, a osteointegrazione avvenuta, la realizzazione di una protesi implanto-supportata di tre elementi in metallo ceramica. La valutazione anamnestica, delle condizioni cliniche/locali e delle aspettative terapeutiche della paziente ha escluso l’esistenza di controindicazioni a realizzare il piano di trattamento sopra descritto. Previa somministrazione unica di 2 gr di amoxicillina e acido clavulanico (Augmentin cpr 1 gr) un'ora prima dell’intervento, è stata eseguita l’anestesia mediante infiltrazione plessica di due fiale da 1.8 ml di mepivacaina con adrenalina 1:100.000. L’elemento 1.7 è stato estratto insieme al ponte da esso supportato (fig. 3). Si è proceduto ad elevare un lembo mucoperiosteo trapezoidale esteso da 1.4 a 1.6 (fig. 4). In posizione 1.4 il sito implantare è stato preparato interamente in osso nativo per mezzo di frese > a diametro crescente (sistematica Thommen) ed è stato posizionato un impianto di lunghezza 12.5 mm e diametro 3.5 mm (SPI Element, Thommen Medical). La preparazione del sito impiantare in posizione 1.6 è stata eseguita mediante la sequenza chirurgica della tecnica Smart Lift. Con la Locator Drill la corticale ossea è stata perforata fino a una profondità di 3.5 mm nell’esatta posizione nella quale collocare Fig. 1: visione vestibolare del ponte cementato provvisoriamente su 1.7 Fig. 2: radiografia pre-operatoria. Si misura un’altezza della cresta ossea residua (lunghezza di lavoro radiografica) di circa 5 mm in posizione 1.6 l’impianto (fig. 5). È stato quindi posizionato quindi uno stop di profondità 4 mm, ovvero 1 mm più corto della lunghezza di lavoro radiografica (5 mm), sulla Probe Drill e si è proceduto alla penetrazione della parte midollare (fig. 6). Il Probe Osteotome è stato inserito per individuare manualmente la corticale del pavimento del seno mascellare e determinare quindi la lunghezza di lavoro chirurgica, > ovvero la distanza anatomica tra la corticale del pavimento del seno a la parte più crestale della preparazione osteotomica. Attraverso l’uso del Probe Osteotome è stata rilevata una lunghezza di lavoro chirurgica di 4 mm (fig. 7). Le frese successive della sequenza sono state, quindi, utilizzate con uno stop di 4 mm. Si è proceduto poi al passaggio della Guide Drill, creando un invito nell’osso corticale (fig. 8) che ha garantito il cor- Fig. 3: visione vestibolare dopo rimozione del ponte e avulsione di 1.7 > > Fig. 5: la fresa Locator Drill individua, in posizione 1.6, la precisa collocazione del sito impiantare perforando la corticale ossea fino a una profondità di 3,5 mm > Fig. 6: la fresa Probe Drill, utilizzata con stop di profondità 1 mm più corto rispetto alla lunghezza di lavoro radiografica, individua l’asse di posizionamento implantare > Fig. 4: sollevamento del lembo mucoperiosteo Fig. 7: il Probe Osteotome viene inserito fino a individuare la corticale del seno, determinando così la lunghezza di lavoro chirurgica (4 mm) > Fig. 8: la fresa Guide Drill crea un invito nella porzione più superficiale della cresta garantendo il corretto centraggio della fresa successiva > > Fig. 11: si procede con l'inserimento dell'innesto di biomateriale sostituto dell'osso (Ceros) Figg. 9a e 9b: la fresa Smart Lift Drill, utilizzata con stop di profondità di 4 mm, isola una carota di tessuto osseo che viene lasciata in situ > retto centraggio della fresa successiva della sistematica, ovvero la fresa carotatrice Smart Lift Drill. Questo passaggio è fondamentale al fine di consentire alla fresa carotatrice di lavorare con precisione lungo l’asse di inserimento dell’impianto. La fresa carotatrice Smart Lift Drill, utilizzata con uno stop di 4 mm (fig. 9a) affinchè la sua azione fosse limitata all’osso crestale e non sconfinasse nel seno mascellare, ha consentito di ricavare una carota di tessuto osseo nella preparazione del sito implantare. Tale carota è stata lasciata in situ (fig. 9b). Con lo Smart Lift Elevator (fig. 10) dotato di stop di 4mm è stata compressa la carota di osso residuo percuotendo delicatamente l’osteotomo con un martelletto chirurgico. La percussione dell’osteotomo, creando una spinta idraulica, ha portato alla frattura della corticale del pavimento del seno. Subito dopo questa manovra è stata eseguita la manovra di Valsalva, che è risultata essere negativa. Incrementi progressivi di biomateriale a base di beta-fosfato tricalcico (Ceros; Thommen Medical AG) sono stati sospinti all’interno del sito con il Probe Osteotome (fig. 11). Al termine del posizionamento dell’innesto è stata nuovamente eseguita la manovra di Valsava, che è risultata negativa. Al termine della procedura è stato posizionato un impianto di lunghezza 9.5 mm e diametro 4 mm (SPI Element, Thommen Medical AG) (fig. 12). L’inserimento dell’impianto è avvenuto con un torque di 30 N, ottenendo la stabilità primaria al termine della procedura. Sono state posizionate due cuffie di guarigione sugli impianti inseriti e il lembo è stato suturato con punti a materassaio orizzontale in Vycril 5-0. Al termine dell’intervento è stato raccomandato al paziente di non esercitare pressione all’interno delle cavità nasali (evitare starnuti forti o soffiarsi il naso), sono stati prescritti sciacqui con colluttorio contentente clorexidina al 0.12% (due sciacqui al dì per tre settimane dal giorno seguente l’intervento) e terapia antidolorifica (Brufen 600 mg, Abbot spa, Campoverde di Aprilia, Latina, Italia). È stato inoltre richiesto al paziente di astenersi dalle manovre di igiene orale domiciliare nella zona operata fino alla rimozione suture (due settimane dopo l’intervento). La paziente ha riferito di aver assunto una bustina di antidolorifico il giorno successivo all’intervento. Nei sette giorni seguenti non ha assunto altre dosi di antinfiammatori. La radiografia eseguita al termine dell’intervento ha rivelato la presenza di un’area radiopaca, legata alla presenza della carota di osso nativo compattata e sospinta con il Probe Osteotome e alla presenza del biomateriale, nella zona circostante (mesiale, distale e apicale) l’apice implantare. L’entità del rialzo, misurato dal pavimento del seno mascellare al punto più apicale della radiopacità, era di 8.2 mm. L’altezza della area radiopaca, misurata dall’apice implantare al punto più apicale della radiopacità, era di 4 mm (fig. 13). A distanza di quattro mesi gli impianti sono stati caricati protesicamente con un ponte in metallo-ceramica avvitato (fig. 14). Nella radiografia di controllo eseguita un anno dopo l’intervento, è stato possibile osservare che l’entità del rialzo e l’altezza dell’area radiopaca sovrastante l’apice implantare hanno subito un lieve rimaneggiamento rispetto all’immagine radiografica immediatamente post-operatoria; l’entità di rialzo risulta essere di 7.3mm con un’altezza dell’area radiopaca all’apice dell’impianto di 3.1mm (fig. 15). Conclusioni Il presente case report ha illustrato come la tecnica Smart Lift possa costituire un’opzione efficace per l’ottenimento dell’elevazione del seno mascellare con accesso transcrestale e, parallelamente, come si associ a una ridotta morbidità post-operatoria. Bibliografia 1. Van der Weijden F, Dell'Acqua F, Slot DE. Alveolar bone dimensional changes of post-extraction sockets in humans: a systematic review. J Clin Periodontol 2009 Dec;36(12):1048-58. 2. Farina R, Pramstraller M, Franceschetti G, Pramstraller C & Trombelli L. Alveolar ridge dimensions in maxillary posterior sextants: a retrospective comparative study of dentate and edentulous sites using computerized tomography data. Clinical Oral Implants Research 2011; 22, 11381144. 3. Schropp L, Wenzel A, Kostopoulos L, Karring T. Bone healing and soft tissue contour changes following single-tooth extraction: a clinical and radiographic 12-month prospective study. Int J Periodontics Restorative Dent 2003 Aug; 23(4):313-23. 4. Eufinger H, König S, Eufinger A. The role of alveolar ridge width in dental implantology. Clin Oral Investig 1997 Dec;1(4):169-77. 5. Pramstraller M, Farina R, Franceschetti G, Pramstraller C, Trombelli L. Ridge dimensions of the edentulous posterior maxilla: a retrospective analysis of a cohort of 127 patients using computerized tomography data. Clinical Oral Implants Research 2011; 22, 54-61. 6. Summers RB. A new concept in maxillary implant surgery: the osteotome technique. Compendium 1994 Feb; 15(2):152, 154-6, 158 passim. 7. 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Si rileva area radiopaca apicalmente all’apice dell’impianto > > Fig. 14: aspetto clinico a distanza di un anno dalla chirurgia > Fig. 15: aspetto radiografico a distanza di un anno dalla chirurgia www.dentalacademy.it Ortodonzia Ortodonzia << Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL 22 Ortodonzia CASO CLINICO Carico immediato post-estrattivo Implantologia 23 << CASO CLINICO Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL Ortodonzia Riabilitazione computer-assistita di paziente edentulo Implantologia Gian Ernesto Nava svolge la libera professione in Vimercate (Monza Brianza) > Sgahyer Fahed, libero professionista in Cermenate (Como) > Il protocollo utilizzato in questo caso clinico per la realizzazione di un intervento di carico immediato post-estrattivo prevede l'esecuzione di avulsioni e l'inserimento di impianti senza scollare un lembo di accesso (figg. 1 e 2) e l'utilizzo di monconi AoN liberi e anatomici (da me studiati dopo tanta esperienza). Il sistema implantare AoN, basato sull’ergonomicità implanto-protesica, prevede una connessione implantare esagonale, ottenuta tramite micro fresatura, uguale per ogni diametro di impianto e su ben sei morfologie implantari diverse. Il moncone libero e e anatomico AoN non presenta la connessione esagonale ma chiude sulla spalla interna dell’impianto inclinata a 45°; questo offre la possibilità di gestire la ribasatura di un provvisorio armato direttamente in studio anche in presenza di forti disparallelismi. La base del moncone è anatomica e di diametri diversi per poter gestire al meglio il tunnel epiteliale. La chirurgia flapless garantisce un miglior decorso operatorio con edema ridotto e minor sintomatologia dolorosa per il paziente. I monconi utilizzati permettono di ribasare e rifinire direttamente alla poltrona un provvisorio armato studiato e preparato in precedenza con l'odontotecnico. Si ottiene un provvisorio avvitato che garantisce supporto ai tessuti molli e determina una delicata compressione che evita il collasso della parabola gengivale e mantiene il coaugolo (fig. 4). Questa tecnica viene utilizzata sia nelle edentulie parziali che totali. Se prendiamo in considerazione un caso di edentulia totale, tutta la procedura (avulsione, impianti e provvisorio) richiede circa 2/3 ore ed è ben accettata dal paziente, perché si realizza una protesizzazione immediata che non richiede l'esecuzione di un'impronta subito dopo l'intervento (figg. 5 e 6). Alla rimozione del provvisorio dopo 3 mesi si constata una guarigione ottimale (fig. 7). > Fig. 1: rimozione vecchio ponte con evidenti distruzioni degli elementi Si ringraziano per la collaborazione la dottoressa Marina Bini e l'odontotecnico Christian Flematti. La procedura guidata computer-assistita trova indicazioni anche in quei pazienti in cui l’invasività di un intervento a cielo aperto può rappresentare una controindicazione anche se solo relativa. In questo caso clinico una cardiopatia pregressa e una terapia anticoagulante, associata ad un quadro clinico e radiologico favorevole, ci hanno fatto propendere verso una riabilitazione implanto sostenuta a carico immediato con programmazione computerizzata. Questa tecnica prevede una precisa progettazione prechirurgica. Un paziente edentulo come in questo caso, giunge al giorno della chirurgia con la protesi provvisoria preconfezionata che sarà semplicemente passivata sui pilastri per l’avvitamento. La metodica Double Gide (Idi Evolution) combina la precisione del posizionamento implantare, caratteristico delle metodiche guidate, con la possibilità di identificare la macromorfologia implantare ideale per il substrato osseo investiga- > Fig. 2: avulsioni dei denti e inserimento degli impianti AoN con il posizionamento dei monconi liberi > Fig. 3: moncone libero anatomico > Fig. 1: lettore della qualità ossea intraoperatoria Idi Evolution (patented) Fig. 4: ponte provvisorio con i monconi inglobati senza connessione esagonale > Fig. 2: immagine panoramica della progettazione computerizzata e ortopantomografia di controllo post-chirurgica > > Fig. 5: provvisorio inserito con leggera compressione nel sito alveolare > Fig. 6: vista occlusale del provvisorio immediato Fig. 3: mascherina chirurgica. Programmazione della posizione della geometria antirotazionale > Fig. 7: vista dell’aspetto dei tessuti molli alla rimozione del provvisorio a 3 mesi dall’intervento > > Fig. 4: impianti e componenti protesici angolati posizionati prima della stabilizzazione della protesi provvisoria fissa avvitata to in quel preciso sito chirurgico (fig. 1) al fine di programmare una stabilità primaria compatibile con la funzionalizzazione immediata dei dispoitivi. Il software utilizzato per la pianificazione computerizza è della 3 Diagnosys (fig. 2). La procedura chirurgica Double Gide è caratterizzata da un’efficace semplificazione dello strumentario nonché del numero dei passaggi, riducendo sensibilmente il tempo operativo e la complessità senza pregiudicare la qualità e la precisione (fig. 3). La sistematica consente inoltre di programmare pre operatoriamente la posizione delle geometrie antirotazionali facilitando l’utilizzo di eventuali componenti parallelizzanti angolati (fig. 3). Al termine dell’inserimento (fig. 4) l'applicazione della protesi fissa provvisoria avvitata è semplificata dal preconfezionamento sui modelli utilizzati per la realizzazione della mascherina chirurgica; l'unica operazione è quella di passivare gli abutment provvisori tra la protesi e il componente angolato (fig 5). > Fig. 5: protesi provvisoria applicata Ortodonzia Ortodonzia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL 24 Ortodonzia CASO CLINICO Switching platform chirurgico e protesico Uno dei primari obiettivi della moderna implantologia è il mantenimento dell’osso crestale, al fine di migliorare il risultato estetico e di ridurre il rischio di perimplantiti tardive. Rispetto agli impianti dal design tradizionale, gli impianti switching platform riducono l’early crestal bone loss in modo proporzionale alla dimensione dello switch. Gli impianti switching platform si dividono in due gruppi: impianti con switching chirurgico (impianti << Implantologia con collo appositamente allargato) e impianti con switching protesico (impianti dal collo standard con monconi protesici di diametro ridotto). Ambedue i tipi di switching si sono rivelati efficaci e, al fine di massimizzare lo switch ottenibile, da alcuni anni utilizziamo un protocollo di switching platform che combina l’utilizzo di impianti con switching chirurgico (impianti Premium 3,80 SP, Sweden & Martina) (fig. 1) protesizzati con monconi di diametro ridotto (monconi per Premium 3,30). La combinazione di switching chirurgico e protesico insieme si è dimostrata un valido e predicibile protocollo per minimizzare la perdita di osso crestale. Si illustra di seguito un caso clinico relativo all’inserimento di un impianto singolo post-estrattivo immediato a carico immediato. L’intervento di protesizzazione è stato eseguito secondo il protocollo sopra esposto. Implantologia Marco Csonka è specializzato in chirurgia orale e implantologia endossea e si è perfezionato in tecniche chirurgiche implantari avanzate > Fig. 1: la combinazione di switching chirurgico e protesico allontana di 1,2 mm per lato la connessione protesica dalla cresta ossea, riducendo o annullando in tal modo il riassorbimento osseo crestale (in grigio l’impianto Premium SP3.80 e in giallo il moncone 3.30) > > Fig. 2: il dente 14, a causa di una profonda frattura corona-radicolare, deve essere estratto. Si decide con la paziente per un impianto postestrattivo immediato a carico immediato > Fig. 3: estratto il dente e cruentato l’alveolo post-estrattivo, viene inserito un impianto post-estrattivo immediato (Premium 3,80 SP) in posizione centro-palatina 25 << CASO CLINICO Ortodonzia L’importanza del design implantare nel mantenimento dell’osteointegrazione Implantologia > Massimiliano Favetti, libero professionista in Roma I fattori che influenzano la sopravvivenza a lungo termine di una riabilitazione implantoprotesica sono molteplici e devono essere attentamente esaminati. Una valutazione funzionale preliminare è di fondamentale importanza per intercettare il contesto occlusale nel quale si introdurranno gli impianti; un’occlusione equilibrata con tragitti escursivi mandibolari regolari rappresenta la condizione ideale, mentre la presenza di parafunzioni con forti faccette di abrasione o l’anamnesi di fratture di denti naturali o protesi configura un elevato rischio biomeccanico. In questi casi potrebbero verificarsi cedimenti strutturali dei componenti, evitabili ricorrendo all’utilizzo di impianti di dimensioni adeguate e realizzando una protesi con schema occlusale corretto. Altra eventualità è quella della perdita dell’osteointegrazione conseguente al sovraccarico funzionale, che invece può essere ovviata scegliendo impianti che, attraverso le dimensioni e il design, consentano di ottenere il massimo contatto osso-impianto (Bic). A parità di lunghezza e diametro, l’elemento che permette di amplificare la superficie è la spira dell’impianto, che pertanto risulta fondamentale nella distribuzione delle forze di carico masticatorie, muscolari e occlusali che generano stress all’interfaccia ossoimpianto. Ecco perché, basandosi su una semplice regola matematica che afferma che lo stress è inversamente proporzionale alla superficie sulla quale la forza agisce, la spira dell’impianto risulta essere neces- Fig. 4: maturazione dei tessuti molli dopo 3 mesi di carico immediato con moncone Simple da 3.30 e corona provvisoria cementata > > Fig. 5: radiografia di controllo a 18 mesi dell’impianto Premium SP 3,38 protesizzato con moncone da 3,30; si nota il mantenimento dei picchi ossei interprossimali grazie alla combinazione di switching chirurgico + protesico > Fig. 1: situazione iniziale > Fig. 2: controllo radiografico con carico immediato > Fig. 3: follow-up a sette anni > Fig. 6: immagine a 18 mesi; il perfetto mantenimento dei picchi ossei rende maggiormente predicibile il risultato estetico finale > Fig. 7: TC Dentascan a 2 anni del caso in figg. 3-7. L’immagine dimostra l’efficacia del protocollo di switching chirurgico e protesico nel preservare al massimo l’osso crestale, anche nella sua porzione più sensibile al riassorbimento osseo che è quella vestibolare, visibile solo con immagini parassiali Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL saria per il mantenimento dell’osteointegrazione. Caso clinico Il caso clinico qui riportato descrive la situazione di una paziente di 74 anni che all’epoca della riabilitazione presentava alcuni elementi dentari ormai irrimediabilmente compromessi (fig. 1). La proposta terapeutica prevedeva il posizionamento di quattro impianti Alpha-Bio Tec, alcuni dei quali postestrattivi immediati, per la realizzazione di un carico immediato. Presupposto fondamentale per l’esecuzione del carico immediato è l’ottenimento di una stabilità primaria eccellente, a sua volta dipendente dalla qualità dell’osso, dalla preparazione del sito implantare, dalle dimensioni dell’impianto e dalla sua forma. Gli impianti Alpha-Bio Tec della linea Spiral hanno caratteristiche che li rendono altamente performanti in situazioni estreme: richiedono una preparazione sotto- dimensionata del sito implantare, presentano nella porzione apicale una spira triangolare molto profonda e tagliente che li rende automaschianti, mentre nella porzione coronale la spira si trasforma progressivamente in squadrata per esercitare un’azione compattante sull’interfaccia osso-impianto. Grazie a questo design si riesce a perseguire inizialmente l’obiettivo di una stabilità primaria eccezionale per l’esecuzione del carico immediato (fig. 2), che nel caso clinico descritto è stato realizzato utilizzando abutment di catalogo per la ribasatura diretta di un provvisorio in resina cementato. Come dimostrato dai controlli radiografici a oltre sette anni (fig. 3), anche la stabilità secondaria è garantita dal design dell’impianto in quanto, grazie all’ampia superficie, i carichi funzionali sono distribuiti in maniera ottimale e quindi risulta preservata l’osteointegrazione a lungo termine. Ortodonzia Ortodonzia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL 26 Ortodonzia CASO CLINICO Protesi su impianti e tecnica split crest per un profilo di emergenza ideale La perdita degli elementi dentali comporta un processo di rimodellamento dell’alveolo post-estrattivo con una progressiva diminuzione del volume dei tessuti duri e molli. Il riassorbimento avviene con maggiore entità nei primi tre mesi, ma continua fino a un anno dall’avulsione, per poi rimanere più o meno stabile, anche se i dati nel tempo possono variare a seconda dei casi. Il timing di inserimento degli impianti può essere immediato, precoce (entro 3 mesi) o ritardato, (dopo 4-6 mesi). << Implantologia Caso clinico La paziente, donna di 70 anni con anamnesi generale negativa, si presenta alla nostra osservazione con edentulia del 46 perso anni prima per esito di malattia parodontale e corone 44 e 45 da sostituire. Dopo indagini diagnostiche di visita, radiografie endorali, preparazione iniziale, sondaggio e rivalutazione, si stabilisce che la malattia parodontale è sotto controllo. Pertanto può essere soddisfatta la richiesta della paziente di sostituire il 46 (post estrattivo ritardato). L’esame obiettivo e la Tac Dentascan dimostrano una atrofia orizzontale dei tessuti duri associata ad atrofia orizzontale e verticale dei tessuti molli, una IV classe di Cawood-Howell (fig. 1). Si decide di intervenire con una tecnica di split crest con lembo a spessore parziale (Edentolous Ridge Expansion). Previa anestesia locale, viene scolpito un lembo a spessore parziale con anticipo linguale (lembo a tenda) e incisioni di scarico paramarginali. Successivamente con strumenti sonici viene eseguita un’incisione crestale da mesiale a distale e due incisioni di raccordo verticali (mesiale e distale). Con strumenti a battuta e con espansori manuali, la cresta ossea viene spostata vestibolarmente in modo da posizionare un impianto di diametro adeguato (Camlog root form 5X11, Alta-Tech Biotechnologies) rispetto al dente da sostituire e in posizione protesica ideale. L’impianto non è stato lasciato sommerso, è stata posizionata una vite di guarigione collar neck e sono state eseguite suture semplici e materassaio oriz- Implantologia Stefano Granata, libero professionista in Modena e Reggio Emilia > zontale. L’impronta definitiva è stata presa a 60 giorni dalla chirurgia (fig. 3). La protesi definitiva è costituita da corone in disilicato pressato e pitturato sugli elementi dentali 44 e 45 e corona in disilicato avvitata sull’impianto 46 (fig. 4). Il caso dimostra come anche in > situazioni di atrofia orizzontale dei tessuti duri e molli (IV Cawood-Howell) grazie a tecniche rigenerative, a soli 60 giorni, è possibile produrre una protesi su impianti del tutto analoga per caratteristiche anatomiche, estetiche e funzionali a quelle dentali. Fig. 1: caso iniziale, IV Cawood-Howell Fig. 2: espansione orizzontale della cresta e dei tessuti molli, impianto diametro 5,0 > 27 << CASO CLINICO Ortodonzia Quali parametri per la scelta della geometria implantare? Implantologia Daniele Moretto, libero professionista in Roma > La scelta di una sistematica implantare finalizzata alla progettazione di una riabilitazione orale dovrebbe dipendere da parametri specifici quali l’arcata sulla quale si dovrà intervenire, la sua anatomia residua, la necessità di dover eseguire impianti post-estrattivi e la presenza di elementi contigui con apici curvi o meno. Questi parametri indirizzano il chirurgo verso la scelta di un impianto con geometria conica o cilindrica per il trattamento del caso clinico. Il poter contare sulle peculiarità di entrambe le geometrie concentrate in un unico sistema implantare garantirebbe senza dubbio una > maggiore tranquillità nell’affrontare la clinica quotidiana. A tal proposito, in questo studio, verrà analizzato il nuovo impianto Neoss Tapered, il cui particolare design, denominato TCF, è caratterizzato da due elementi filettanti: uno primario, che agisce in tutte le qualità di osso, e uno secondario, che agisce selettivamente su osso denso. Caratteristiche dell'impianto Le caratteristiche principali dell'impianto Neoss Tapered sono la superficie Proactive, sabbiata e mordenzata, ottenuta con un trattamento di elettrobagnatura che au- Fig. 1: impianto Neoss Tapered Fig. 3: valutazione RFA mediante Osstell > > Fig. 2: impianti in situ > Fig. 3: impronta definitiva a 60 giorni, dopo aumento di tessuti duri e molli orizzontali > Fig. 4: corone disilicato pressato pitturato 44 45 46 (avvitato) Fig. 5: controllo radiografico a 1 anno Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL > Fig. 4: visione occlusale; corone singole ritenute da vite con foro d’accesso otturato con materiale provvisorio per l’ispezione > > Fig. 5: radiografia endorale a sei mesi dalla finalizzazione menta la velocità e l’intensità dell’osteointegrazione; la piattaforma protesica unica, che permette di avere un unico inseritore per impianti e le medesime componenti protesiche per tutti i diametri implantari; una flangia conica parzialmente filettata per aumentare la stabilità primaria in osso corticale e configurata per ottenere l’effetto “switch platform”; la porzione apicale conica costante di 5 mm che ne facilita l’inserimento in siti sottopreparati, che aumenta la stabilità primaria in siti post-estrattivi e con un apice arrotondato, auspicabile se a contatto con la membrana di Schneider del seno mascellare; una porzione intermedia con una conicità limitata di circa 2 gradi e variabile in lunghezza a seconda della lunghezza dell’impianto. Caso clinico Nel caso presentato si procede alla riabilitazione degli elementi 4.6 e 4.7 con Neoss Tapered. Dopo aver eseguito un invito iniziale con fresa lanceolata, vengono preparati i siti implantari con twist drill di diametro 2.2-2.85 mm, cui seguono tapered drill di 3.0-3.4 mm per accogliere due impianti Neoss Tapered 4x11 in sede 4.6 e 4x9 in sede 4.7. L’inserimento delle fixtures è stato preceduto dall’utilizzo di un preparatore di spalla per accogliere la flangia conica dell’impianto a livello della cresta ossea. Il torque di inserimento, misurato mediante motore W&H Implantmed, è stato pari a 50 Ncm. La valutazione ISQ mediante Osstell ha rivelato valori estremamente soddisfacenti (4.6 MD82-VB76; 4.7 MD74-VB74). La finalizzazione protesica è stata realizzata a distanza di sei settimane dall’intervento mediante corone singole in oro-ceramica ritenute da vite. Il follow-up radiografico a sei mesi conferma un perfetto mantenimento dei tessuti duri che circondano gli impianti. Ortodonzia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL > CASO CLINICO << Implantologia 28 Ortodonzia Tiziano Testori1, Federico Mandelli2, Fabio Scutellà3 1Reparto Impianti post-estrattivi flapless in area ad alta valenza estetica di implantologia e riabilitazione orale Dipartimento di scienze biomediche, chirurgiche e dentali Clinica odontoiatrica, Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi Università degli Studi di Milano Implantologia 2Reparto di chirurgia orale avanzata Clinica odontoiatrica (Direttore: Prof. E. Gherlone) Università Vita Salute Ospedale San Raffaele, Milano 3Docente Il posizionamento implantare immediato in seguito all’avulsione di un elemento fratturato può essere una procedura complessa per la frequente presenza di difetti ossei. La tempistica di protesizzazione è un secondo aspetto di notevole importanza nell’ottica di ridurre la durata dei trattamenti e ottenere un’estetica ottimale. Lo scopo di questo articolo è presentare i risultati estetici e radiografici ottenuti posizionando due impianti postestrattivi con protesizzazione immediata, in siti infetti, in area ad alta valenza estetica. Si presenta alla nostra osservazione una paziente di 47 anni in buona salute generale, lamentando un moderato dolore evocato dalla compressione a carico dei denti centrali superiori, trattati endodonticamente circa 15 anni prima in seguito a un incidente automobilistico. All’esame obiettivo gli incisivi superiori mostrano ampie ricostruzioni in composito. A livello della mucosa alveolare, in prossimità dell’apice di 1.1, è presente un tragitto fistoloso. Il sondaggio parodontale dei due elementi risulta fisiologico. Il biotipo parodontale viene classificato come “spesso” perché la sonda parodontale non è visibile durante il sondaggio (Kan 2003). La gengiva cheratinizzata vestibolare è ampia circa 5 mm. Tutti gli altri elementi dentari appaiono sani. La linea del sorriso della paziente è media, scoprendo completamente gli elementi del gruppo frontale. All’esame radiografico l’elemento dentale 1.1 mostra una terapia cana- lare incongrua con una radiotrasparenza apicale; una rima di frattura è ben evidenziabile apicalmente alla corona anatomica dell’elemento. L’elemento dentale 2.1 evidenzia un riassorbimento radicolare esterno mesiale, confermando la difficoltà di un trattamento chirurgico conservativo, vista la localizzazione nel terzo coronale della radice (Tyndall 2012). Vengono discusse diverse alternative terapeutiche con la paziente. Il recupero endodontico-ortodontico di 1.1 non sembra offrire una prognosi certa e la paziente rifiuterebbe di sottoporsi a un trattamento ortodontico per l’estrusione radicolare. Viene considerata la riparazione chirurgica del riassorbimento esterno di 2.1: una recente revisione della letteratura (Ahangari 2010), evidenziata la mancanza di studi clinici randomizzati sull’efficacia delle diverse alternative tera- presso il Lake Como Institute, Como School of Dental Medicine, Boston University (Usa) peutiche, consiglia ai clinici di decidere autonomamente sulla base della propria esperienza. Tenute presente queste considerazioni, viene concordato con la paziente di estrarre i due elementi dentari, procedere con l’inserimento di due impianti e protesizzazione immediata. Dopo infiltrazione di una soluzione anestetica di articaina 4% con vasocostrittore 1:100000, si procede con l’avulsione atraumatica di 1.1 e 1.2. Si enuclea una lesione granulomatosa a livello di 1.1 e si verifica l’integrità delle pareti ossee residue: viene intercettata una fenestrazione di circa 8 mm in prossimità del tragitto fistoloso. La preparazione del sito implantare è spostata palatalmente rispetto al centro dell’alveolo per ottenere una maggiore stabilità primaria. Due impianti 5/4x13 mm con platform switching integrato per preservare l’osso crestale (3iT3 Conici, Biomet 3i) vengono posizionati allineando la piattaforma 4 mm apicale rispetto al margine gengivale libero, con l’asse maggiore diretto al profilo incisale dei futuri restauri. La morfologia conica permette di ottenere un’ottima stabilità primaria (90 N/cm). Le corone provvisorie vengono ribasate su due monconi in Peek precedentemente fresati ed escluse da qualsiasi contatto occlusale. L’impronta definitiva viene rilevata dopo quattro mesi di guarigione per la realizzazione di due corone in ceramica stratificata su zirconio e pilastri ZiReal (Biomet 3i). > Fig. 1: presentazione iniziale del caso. Gli elementi dentali 1.1 e 2.1, parodontalmente sani, devono essere estratti perché non recuperabili dal punto di vista endodontico/restaurativo: l’esame radiografico evidenzia frattura radicolare di 1.1 e riassorbimento esterno di 2.1 Fig. 3: finalizzazione del caso, aspetto clinico. La preservazione dei picchi ossei garantisce una buona anatomia delle papille; i monconi in zirconio e il biotipo spesso concorrono a mimetizzare la componentistica protesica > Fig. 2: vengono inseriti due impianti post-estrattivi con protesizzazione immediata. Il gap vestibolare di 2 mm viene riempito con osso bovino deproteinizzato (Endobon, Biomet 3i). La deiscenza ossea viene gestita mediante l’interposizione di una membrana in collagene (Osseoguard Flex, Biomet 3i). Il profilo di emergenza degli elementi provvisori è sottocontornato per non interferire con il rimodellamento dei tessuti molli > Fig. 4: esami radiografici della finalizzazione del caso. Il platform switching riduce l’entità del riassorbimento attorno alla piattaforma implantare. L’esame Cbct evidenzia il mantenimento della corticale ossea vestibolare, presupposto biologico per ottenere un buon risultato estetico > Ortodonzia Ortodonzia << Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL 30 Ortodonzia CASO CLINICO Sigillo biologico osteomucoso per ottenere il successo implantare Implantologia Bartolomeo Assenza svolge la libera professione a Milano 31 << Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL Ortodonzia Cochrane Database of Systematic Reviews 2012 La gestione dei tessuti molli Implantologia in terapia implantare caso sono molte le tecniche chirurgiche in grado di portare a un suo incremento, ma rimangono poche le prove di efficacia. Gli autori della revisione, riferendosi a sei studi clinici randomizzati con follow-up di almeno sei mesi (136 pazienti totali), hanno cercato risposte ad alcune domande. zionati, possa avere uguale successo e uguali complicanze di quella tradizionale. Il clinico, in particolare, dovrebbe selezionare i pazienti con estrema cautela in relazione alle proprie capacità ed esperienza, valutando la difficoltà di un corretto posizionamento dell’impianto e il rischio di complicanze. efficace nell’aumentare lo spessore mucoso, perfezionando l’estetica. Pur essendo presente in letteratura un solo studio, condotto su 10 pazienti, che proponga come il trapianto di mucosa palatale migliori spessore ed estetica gengivale, non esistono dati sufficienti per raccomandare una tecnica particolare. collagene animale sembrerebbero capaci di aumentare l’altezza della mucosa cheratinizzata con deboli prove di efficacia, al prezzo, però, di un notevole disagio/dolore postoperatorio e di una diminuita resa estetica. Questi siti risultavano infatti a rischio di recessione (circa 0.5 mm), con la possibilità che l’abutment si rendesse clinicamente visibile. Non vi sono studi per concludere che l’aumento dell’ampiezza della mucosa cheratinizzata sia di una qualche utilità per il paziente. 1. Se e quando la chirurgia implantare flapless è utile e di beneficio per il paziente e qual è il disegno ideale del lembo chirurgico? Solo due studi hanno evidenziato una riduzione del disagio post-operatorio del paziente (diminuzione del dolore e del gonfiore) dopo chirurgia flapless. Non vi sono studi adeguati per raccomandare un disegno del lembo ideale. In generale, gli autori concludono come la chirurgia flapless, se effettuata da un operatore esperto e in casi sele- 2. La correzione/aumento dei tessuti molli risulta necessaria e/o utile in certi casi clinici? Qual è la tecnica migliore? Vi è debole evidenza che il trapianto di tessuti molli sia 3. È di beneficio l’aumento di mucosa cheratinizzata? Quali le migliori tecniche disponibili? Autotrapianti oppure xenotrapianti a base di matrice 4. Quale sono le migliori tecniche chirurgiche e i migliori materiali? Gli studi sono insufficienti per raccomandare una particolare incisione o tecnica/materiale di sutura? > La formazione precoce di una barriera biologica attorno all’elemento transmucoso delle strutture perimplantari protegge dal riassorbimento osseo, a breve e lungo termine. La stabilità dell’elemento transmucoso dell’impianto contribuisce a impedire la presenza di organismi batterici tossici al suo interno, che metterebbe a rischio la guarigione iniziale e a lungo termine, compromettendo il successo implantare. La barriera di tessuto molle perimplantare è definita “ampiezza biologica”, varia tra 3 e 4 mm in direzione apico-coronale ed è critica per la stabilità dei tessuti attorno agli impianti. Con gli impianti endossei, la mancanza del cemento non permette un solido ancoraggio con il tessuto connettivo sopra alveolare, ma si ottiene unicamente un manicotto connettivale lasso. La salvaguardia del tessuto connettivale interposto è considerata di massima importanza come elemento di supporto dell’epitelio, al fine bloccarne la migrazione apicale e la conseguente perdita d’osso crestale, mettendo in pericolo la prognosi a lungo termine degli impianti. La letteratura internazionale considera pressoché inevitabile una perdita di osso perimplantare nel corso degli anni e fissa dei parametri limite entro i quali può essere valutato il successo a lungo termine di un impianto: 0,8/1,0 mm nel primo anno e 0,1/0,2 mm all’anno per i successivi. In questo contesto vogliamo soffermare la nostra attenzione unicamente al mantenimento dei tessuti molli, quale garan- zia di un sigillo biologico in grado di assicurare la massima protezione all’osso sottostante. Determinanti per la salute dei tessuti molli perimplantari sono l’assoluta stabilità della connessione, che deve essere in grado di eliminare qualsiasi micromovimento fra impianto e abutment; l’ermeticità della connessione, che deve impedire il passaggio di fluidi e batteri nelle cavità interne degli impianti. Nella pratica clinica quotidiana, questi concetti devono trovare riscontro in una accurata scelta del sistema implantare, la cui connessione deve essere in grado di rispondere ai due requisiti sopra citati. Caso clinico Un uomo di 40 anni si è presentato alla nostra clinica con la mancanza dell’elemento 16. Il paziente era in buona salute e si è deciso di riabilitarlo con impianto Ø 4,1 x 12 mm (Bone System) con tecnica transmucosa e carico precoce. Il posizionamento dell’impianto è avvenuto in posizione subcrestale di 1-1,5 mm. All’inizio della fase protesica si è evidenziata una neoformazione ossea al disopra della piattaforma implantare (fig. 1) dovuta alla stabilità dell’elemento transmucoso, che ha permesso il buon trofismo del tessuto connettivale (fig. 2). Dopo l’utilizzo di un provvisorio per circa 3 mesi, il caso è stato ultimato con protesi definitiva in oro ceramica (fig. 3). Al controllo radiografico dopo 8 anni, si osserva un forte rimaneggiamento del tessuto connettivale, con evidente formazione ossea (fig. 4). Il fattore determinante per il buon esito del caso in esame pensiamo sia dovuto all’assoluta stabilità ed ermeticità della connessione implantare, con la totale eliminazione di serbatoi batterici patogeni all’interno dell’impianto e di micromovimenti indesiderati; ciò ha permesso di mantenere integro nel tempo il tessuto connettivale, che in situazioni di instabilità sarebbe stato causa di riassorbimento osseo dovuto all’azione macrofagica linfocitaria dei fibroblasti. Fig. 1: neoformazione ossea al disopra della piattaforma implantare > > Fig. 2: buon trofismo del tessuto connettivale > Fig. 3: protesi definitiva in oro ceramica Fig. 4: controllo radiografico dopo 8 anni > La gestione dei tessuti molli assume importanza particolare nella resa estetica finale dell’impianto. Non sempre si ha a disposizione un adeguato volume osseo (e mucoso) e il successo della terapia si rivela ben più difficoltoso da raggiungere. Esistono numerosi approcci chirurgici per l’aumento osseo ma, in alcune situazioni, la resa estetica può essere migliorata manipolando e/o aumentando i soli tessuti molli. È tuttavia controverso quale tecnica sia associata a un esito maggiormente predicibile. Tenta di dare una risposta a questo quesito una recentissima revisione Cochrane, nella quale vengono paragonate chirurgia tradizionale e flapless. Una seconda area di dibattito riguarda la reale necessità di una sufficiente area di mucosa cheratinizzata, che pare associata a una migliore prognosi a lungo termine dell’impianto: anche in questo OLTRE L’ASPETTO ESTETICO: TESSUTI MOLLI SONO FONDAMENTALI NEL SUCCESSO IMPLANTARE «Se il nostro paziente ha perso uno o più elementi per motivi parodontali significa che ci troviamo di fronte a una situazione anatomica compromessa, dove la quantità e qualità del tessuto osseo e dei tessuti molli è molto scarsa. È quindi necessario – sottolinea Leonardo Trombelli, direttore del Centro di ricerca per lo studio delle malattie parodontali e perimplantari dell’Università di Ferrara – mettere in atto strategie di ricostruzione dei tessuti duri e molli che renda il successivo intervento implantare non solo accettabile dal punto di vista funzionale, ma anche da quello estetico». Per Trombelli, buona parte delle tecniche di ricostruzione dei tessuti, non ultimo il management dei tessuti molli, sono mutuate dalla parodontologia. C’è anche un caso in cui una corretta gestione dei tessuti molli diventa, se possibile, ancor più cruciale non solo per una resa estetica ottimale ma anche e soprattutto per il raggiungimento del successo clinico implantare: è il caso del ricorso agli impianti corti. «È evidente – spiega Denis Cecchinato, noto implantologo di Padova – che l’utilizzo di impianti molto corti comporta anche una modifica dei protocolli operativi, che dovranno prevedere l’inserimento di un maggior numero di impianti. È quindi chiaro che bisognerà applicare tutte le conoscenze per mantenere inalterate le dimensioni biologiche sia dei tessuti duri che dei tessuti molli, in quanto piccole perdite intorno a impianti corti rappresentano delle grandi percentuali di perdita in termini di osteointegrazione». Ci sono poi tutte le problematiche legate all’insorgenza della perimplantite. Come ci ricorda Federica Demarosi, presidente Coi-Aiog Milano, «la perimplantite può insorgere e/o persistere anche per cause iatrogene, come ad esempio residui di cemento attorno all’impianto, errato inserimento dell’abutment, sovra contorno della corona protesica, mal posizionamento dell’impianto. Non esistono invece evidenze scientifiche che le caratteristiche della superficie dell’impianto possano indurre la comparsa di una perimplantite, anche se sembra che la superficie possa influenzare la velocità di progressione della malattia». A. P. Emerge la necessità di trovare risposte precise e accurate, in particolare per evidenziare potenziali rischi/svantaggi della chirurgia flapless, nonché la sicurezza e l’efficacia dell’impiego di software per la pianificazione dell’intervento basati su sezioni TC. Gli outcome principali dovrebbero includere successo dell’impianto, complicanze e parametri estetici, valutati dall’operatore e dai pazienti. Elena Varoni Esposito M, Maghaireh H, Grusovin MG, Ziounas I, Worthington HV. Interventions for replacing missing teeth: management of soft tissues for dental implants. Cochrane Database Syst Rev 2012 Feb 15; 2:CD006697. Ortodonzia Ortodonzia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL Estetica e impianti: le proposte nella valutazione dei risultati risultato estetico non viene sistematicamente incluso tra i criteri per definire il successo di un impianto e, attualmente, non vi è accordo su quali siano i migliori parametri per giudicarlo. È proprio dalla soggettività del giudizio che scaturiscono le principali problematiche, come difficoltà di quantificazione e confronto del giudizio. Il Papilla Index di Jemt è stato il primo tentativo di applicare una metodologia scientifica a un giudizio estetico. Jemt propose di stimare il grado di “riempimento” dello spazio interprossimale da parte della pseudo-papilla corrispondente al dente riabilitato tramite impianto. È l’indice più frequentemente utilizzato negli studi clinici, ma a rischio di produrre risultati ambigui o parziali: non considera, ad esempio, variabili estetiche aggiuntive come il livello dei tessuti marginali vestibolari, il colore e l’aspetto della superficie mucosa, la convessità del processo alveolare o la simmetria del dente riabilitato con il proprio controlaterale. 32 Ortodonzia Clinical Implant Dentistry and Related Research 2012 Accanto ai concetti di successo e sopravvivenza dell’impianto, nei settori anteriori emerge un aspetto aggiuntivo e sempre più di maggior impatto per la riuscita della terapia: il risultato estetico. Se, nella maggior parte dei casi, un “bel sorriso”, insieme al ripristino funzionale, coincide con la piena soddisfazione del paziente e una sua migliore qualità di vita, solo recentemente la valutazione dell’estetica della riabilitazione implantare è stata presa in considerazione negli studi clinici. Ancora oggi infatti il << Implantologia Recentemente sono stati proposti nuovi approcci, sempre più completi e complessi, volti a considerare molteplici variabili, purtroppo a discapito di immediatezza e semplicità. Chang propose ad esempio il confronto con il controlaterale riguardo forma della corona, rapporto con gli elementi adiacenti e dimensioni dei tessuti molli. Questi parametri venivano poi integrati con parametri clinici (indice di placca, di sanguinamento e profondità di tasca). Veniva, infine, considerata la valutazione sog- gettiva del paziente e la soddisfazione professionale usando la Visual Analogue Scale (scala Vas). Alla ricerca del giusto compromesso tra semplicità e completezza, non si ha ancora un unico indice approvato da tutti gli autori e che sia facilmente applicabile e riproducibile. Un indice comune sarebbe invece utile non solo per accertare il successo estetico della terapia, ma anche come valido ausilio per una valutazione nel tempo del restauro e della progressiva maturazione dei tessuti molli perimplantari e della loro armonia con la restante arcata. Non ultima, anzi forse più importante, emerge la necessità di integrare la valutazione professionale del den- tista con quella, non professionale e ancor più soggettiva, del paziente, la cui soddisfazione potrebbe essere indagata tramite questionario specifico. Questo non solo stabilirebbe il grado di accordo/disaccordo tra i due punti di vista, ma renderebbe il clinico maggiormente consapevole dei parametri da considerare nella riabilitazione per renderla esteticamente più piacevole agli occhi del paziente. Implantologia Elena Varoni Annibali S, Bignozzi I, La Monaca G, Cristalli MP. Usefulness of the aesthetic result as a success criterion for implant therapy: a review. Clin Implant Dent Relat Res 2012 Mar;14(1):3-40. 33 << Ortodonzia Clinical Oral Implants Research 2012 Diagnostica per immagini: Implantologia aggiornate le linee guida Su Clinical Oral Implants Research è stata recentemente presentata una sintesi delle linee guida sull’utilizzo dei nuovi sistemi di diagnostica per immagini in implantologia, elaborate dalla European association for osseointegration (Eao) nel consensus workshop organizzato presso l’Università di Varsavia nel 2011. Si tratta dell’aggiornamento del documento emesso una decina di anni prima e che dà conto dei notevoli sviluppi avvenuti sia nella tomografia computerizzata cone beam che nelle applicazioni protesiche che ne trag- gono beneficio. Resta il fatto che l’esposizione alla radiazione ionizzante deve essere sempre giustificata dal beneficio complessivo del paziente. Le linee guida entrano nel dettaglio delle considerazioni radiologiche, spiegano quali sono i tipi di rischio e in che modo gli implantologi possono limitarli, elencano le diverse tecniche di imaging oggi disponibili, ne indicano le modalità ottimali di utilizzo e fanno considerazione in merito al training necessario; ma una particolare attenzione è rivolta alle indicazioni cliniche Implant Dentistry 2012 Quali strategie per il riassorbimento La minimizzazione del riassorbimento osseo crestale nel corso del primo anno successivo al posizionamento di un impianto dentale è un importante fattore di successo in implantologia e si associa a una migliore estetica e salute orale. Ma come si può ottenere questo risultato? A influire sono fattori sono molti diversi, passati in rassegna su Implant Dentistry da un gruppo di autori della University of Michigan e della University of College of London. Alcune variabili sono legate al paziente, in primo luogo la capacità di guarigione dalla ferita e il turnover osseo. La guarigione può essere rallentata da diverse condizioni sistemiche: il diabete mellito non è considerato una controindicazione assoluta per un impianto, ma sembra che uno scarso controllo glicemico si associ a una riduzione del contatto osso-impianto e a un ritorno più lento alle condizioni normali. È invece provato l’effetto deleterio del fumo; si ritiene però che smettere di fumare anche solo qualche settimana prima dell’intervento possa migliorare le cose. Il controllo della placca è una base essenziale per la salute e la stabilità dei tessuti parodontali e perimplantari. Esistono studi ormai classici che dimostrano come la terapia chirurgica parodontale favorisca la guarigione, a patto che sia poi mantenuta l’igiene orale. Non c’è invece accordo in letteratura riguardo agli effetti delle forze occlusali sull’osso perimplantare. Alcuni ne consigliano il controllo per prevenire il sovraccarico occlusale, per esempio utilizzando placche di protezione, specialmente nei pazienti con bruxismo notturno. Altri fattori sono legati al progetto dell’impianto, come il controllo dell’ampiezza biologica e del microgap. Intorno agli impianti si sta- Implantologia GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL contrastare osseo precoce bilisce un’ampiezza biologica stabile nel tempo ed è stato suggerito di minimizzare i gap delle connessioni tra impianti e abutment. È stata inoltre proposta la tecnica di platform switching che, impiegando un abutment di diametro inferiore all’impianto, si propone di ridurre l’entità del rimodellamento dell’osso crestale. Un’altra metodica punta a favorire l’osteointegrazione modificando la superficie dell’impianto con il laser. Gli impianti a connessione conometrica sono stati proposti allo scopo di porre una barriera alla penetrazione microbica, riducendo il gap a dimensioni minime. Si è inoltre cercato di ridurre i valori dei picchi di stress sull’osso con un design ottimale delle micro-filettature. Una serie di interventi riguarda il protocollo chirurgico, per esempio attraverso l’aumento del volume dell'osso alveolare: esistono tecniche di rigenerazione ossea che hanno dimostrato di ridurre gli effetti della futura perdita di tessuto osseo. Metodiche mininvasive, come la tecnica flapless, possono fornire risultati positivi se utilizzate secondo le indicazioni corrette. In generale, le manovre chirurgiche dovrebbero rispettare il più possibile l’integrità e la fisiologia dei tessuti, minimizzando il trauma. Un’attenzione particolare deve essere posta nella scelta del posizionamento dell’impianto. Relativamente alla fase di restauro, in letteratura sono stati proposti diversi accorgimenti riguardanti la realizzazione delle sovrastrutture, la scelta dello schema occlusale e strategie per ridurre lo stress. Giampiero Pilat Tatarakis N, Bashutski J, Wang HL, Oh TJ. Early implant bone loss: preventable or inevitable? Implant Dent 2012 Oct; 21(5):379-86. e alle considerazioni diagnostiche. Ma quali tipi di situazioni cliniche possono trarre benefici da queste tecnologie di imaging che creano sezioni trasversali? Le linee guida ne elencano quattro: quando l’esame clinico e le radiografie tradizionali non sono riusciti a evidenziare in modo adeguato le strutture nell’area in cui deve essere posizionato l’impianto e dimostrare l’assenza di patologia; quando queste immagini possono fornire informazioni utili a minimizzare il rischio di danneggiare strutture anatomiche importanti; in situazioni cliniche delicate in cui l’osso disponibile per un trattamento impiantare di successo appare insufficiente; quando si può migliorare il posizionamento dell’impianto in modo tale da ottimizzare il trattamento dal punto di vista biomeccanico, funzionale ed estetico. Se queste condizioni non sono presenti, le immagini fornite dalla cone beam non sono necessarie; molti dettagli anatomici possono essere identificati durante la procedura chirurgica, anche se l’imaging a sezioni trasversali può facilitare la localizzazione di certe strutture anatomiche e le loro relazioni con il sito chirurgico, aiutare nella pianificazione del trattamento e migliorare la prevedibilità del risultato pro- tesico. È comunque importante che gli implantologi comprendano che ci possono essere errori nel trasferimento delle informazioni dalle immagini prodotte al computer alla situazione che si presenta durante la chirurgia e che in ogni caso mantengano adeguati margini di sicurezza. La tomografia cone beam può fornire informazioni utili nel controllo preoperatorio della chirurgia di rialzo del seno mascellare, riguardo al volume, all’estensione e alla densità dell’area che deve essere rialzata. Inoltre la necessità dell’integrazione delle radiografie con il cross-sectional imaging si può manifestare quando si affrontano tecniche speciali come gli impianti zigomatici o la distrazione osteogenica oppure in caso di complicanze come infezioni o danneggiamento dei nervi. Quel che è certo è che queste linee guida non saranno le ultime: «gli sviluppi in campo radiologico – ricordano gli specialisti dell’Eao – stanno progredendo rapidamente man mano che nuove tecniche e applicazioni vengono introdotte; ne consegue la necessità da parte dei dentisti di aggiornare continuamente le loro conoscenze». Renato Torlaschi Harris D et al. EAO guidelines for the use of diagnostic imaging in implant dentistry 2011. A consensus workshop organized by the European Association for Osseointegration at the Medical University of Warsaw. Clin Oral Impl Res 23, 2012, 1243–1253. << << EDUCATION & MEETING NEWS 34 L’appuntamento del dentale in Germania ogni due anni La fiera di Colonia si conferma come il punto di riferimento per le aziende del settore, che trovano un momento di confronto efficace, ma anche per gli odontoiatri a caccia di novità La 35esima edizione dell'International Dental Show (Ids) – l'esposizione internazionale di odontoiatria e odontotecnica –, si terrà a Colonia dal 12 al 16 marzo. La manifestazione, che rappresenta la più grande e importante fiera dell'odontoiatria a livello mondiale, si tiene ogni due anni a Colonia fin dal 1923. «Il mondo dentale internazionale – dentisti, odontotec- nici, loro collaboratori negli studi e nei laboratori, studenti dei corsi di laurea, rivenditori e aziende produttrici – si riunisce regolarmente all'Ids di Colonia, perché ognuno è consapevole della sua responsabilità nei confronti delle persone, spesso pazienti malati, sofferenti, e desidera contribuire alla loro guarigione e vuole che siano adeguatamente assistite» ha dichiarato il dottor Martin Rickert, presidente dell'Associazione dell'industria dentale tedesca, aprendo la conferenza stampa europea di presentazione della fiera. «Riuscire a fornire ad oltre 270.000 dentisti e a più di 167.000 odontotecnici (nei 15 stati Ue) tutti i prodotti e le soluzioni di cui hanno bisogno per portare avanti il loro lavoro al servizio dei pazienti secondo lo stato più avanzato della tec- nica per noi, in qualità di fabbricanti di oltre 60.000 prodotti dentali, è una sfida che accettiamo di buon grado» dice Rickert. «Attendiamo anche quest'anno più di 1.900 aziende da oltre 55 paesi – rivela Katharina C. Hamma, direttrice di Koelnmesse (la fiera di Colonia) –. Dopo la Germania, come paesi presenti con il maggior numero di aziende, si posizionano Italia, Usa, Repubblica di Corea, Cina, Svizzera, Francia e Gran Bretagna. Il trend va verso una presenza ancora più nutrita di aziende internazionali a Colonia. Ad oggi, infatti, le imprese straniere sono aumentate del 10% rispetto a due anni fa. L’incidenza stimata di espositori che verranno a Colonia dall’estero è attorno al 68%». Obiettivo dichiarato: superare quota 120.000 visitatori. Il programma in fiera La giornata del 12 marzo sarà dedicata agli operatori commerciali: aziende, rivenditori, importatori. Per le aziende del settore la fiera di Colonia rappresenta infatti un'opportunità unica per mettersi in contatto con altre aziende provenienti da tutto il mondo, comprese quelle dei paesi emergenti. E sono proprio le trattative commerciali a rappresentare il cuore di questa manifestazione, che nei giorni successivi aprirà al pubblico degli operatori sanitari. È previsto anche un programma scientifico all'interno della fiera: l’Associazione degli odontoiatri tedeschi darà vita nel suo stand a un ciclo di conferenze in cui un panel di esperti discuterà di temi di attualità professionale e scientifica. Questa iniziativa non sarà sicuramente l'aspetto più caratterizzante di Ids, ma può essere l'occasione per valutare somiglianze o differenze di approccio clinico tra Italia e Germania. Le novità agli stand Il dottor Rickert ha individuato come megatrend dell'odontoiatria internazionale il completamento della catena operativa su base computerizzata e l’implantologia. Ma non solo: «In quasi tutte le discipline specialistiche si trovano novità, ingegnose trovate e progressi solo apparentemente piccoli – spiega il presidente delle industrie dentarie tedesche –. In realtà l’insieme di questi elementi fa fare ancora una volta un enorme passo in avanti al nostro settore». In effetti molto spesso il progresso si traduce, più che nell'innovazione in senso stretto, nella possibilità di rendere i trattamenti odontoiatrici sempre più economicamente sostenibili per lo studio e per i suoi pazienti. Per quanto riguarda le novità tecnologiche, va segnalato lo “Speaker’s Corner”, un forum per i visitatori durante il quale le aziende daranno vita a dettagliate presentazioni dei loro prodotti e servizi. Alcuni relatori parleranno delle più recenti scoperte scientifiche e dei risultati ottenuti dalla ricerca. «Come in altri rami industriali, le tecnologie Cad-Cam sono di valido aiuto per prevenire gli errori, o meglio, per eliminarli alla fonte – sottolinea Rickert –. Ciò consente di lavorare in modo preciso, pulito e a basso impatto ambientale. La progettazione di capsule, ponti e altri tipi di protesi sempre più spesso avviene sullo schermo di un computer con un impiego sempre più ri- UNA APP PER LA FIERA DI COLONIA Sul web è già disponibile l’aggiornamento della app (gratuita) di Ids per iPhone, Blackberry e altri sistemi operativi. Non è solo uno strumento per cercare gli espositori dagli apparecchi portatili: grazie a un innovativo sistema di navigazione, guida anche il visitatore attraverso i padiglioni fino a condurlo agli stand desiderati. La app fornisce inoltre informazioni sulle specialità gastronomiche, sui servizi offerti in fiera e sugli eventi collaterali della manifestazione ed è continuamente aggiornata. Tra i servizi online è da segnalare anche il Business Matchmaking 365. Questo tool consente ai visitatori e agli espositori di mettersi direttamente in contatto tra loro già prima della fiera e anche dopo. Con l’agenda online i visitatori nei mesi precedenti la manifestazione possono inviare richieste di appuntamento agli espositori per e-mail, mentre con il navigatore online è possibile creare un calendario personalizzato delle visite, corredato dai percorsi ottimali attraverso i padiglioni. 35 << << dotto di sostanze chimiche. La tecnologia Cad-Cam consente lavorazioni basate su materiali completamente nuovi. L’impiego dell’ossido di zirconio come materiale per i restauri sarebbe altrimenti impensabile. Questa ceramica ad alte prestazioni oggi riceve una nuova spinta dalle varianti traslucide». Se agli inizi i metodi digitali in campo odontoiatrico sono stati notevolmente stimolati dall’implantologia, oggi abbracciano quasi tutti i campi della pratica clinica. Un'altra tecnologia in ascesa è il laser. «Che si tratti di trattare il tessuto duro o molle, come alternativa al trapano o al bisturi, il laser impiegato correttamente offre notevoli vantaggi, soprattutto nel trattamento dei pazienti odontofobici. Gli interventi eseguiti con il laser – sottolinea Martin Rickert – sono quasi indolori e poco rumorosi, perciò possono spezzare la catena delle associazioni negative. Gli esperti sperano che soprattutto i laser con impulsi ultracorti diano una nuova spinta propulsiva, perché questa variante è ideale per un uso universale. Si distingue per picchi di intensità estrema, ottenibili però già con impulsi a basso livello di energia. Il vantaggio è dato da una maggiore sicurezza contro i danni termici e UN MESSAGGIO ANTI-CRISI DALL'INDUSTRIA TEDESCA La situazione economica dell'industria dentale in Germania, secondo i dati presentati a dicembre dal dottor Martin Rickert, presidente dell'Associazione dell'industria dentale tedesca, è sicuramente positiva: crescono le esportazioni e "tiene" il mercato interno. «Le nostre industrie lo scorso anno e in quello corrente sono riuscite ad aumentare le esportazioni – rivela Rickert –. Anche lo sviluppo del mercato interno è stabile. Le 200 aziende iscritte all'Associazione dell'industria dentale tedesca nel 2011 in Germania e all’estero contavano circa 18.100 dipendenti, con un lieve aumento sull’anno precedente. Le nostre imprese associate nel 2011 hanno realizzato un volume d’affari totale di circa 4,11 miliardi di euro, con un incremento del 2,4%. Il fatturato conseguito all'estero è ammontato a poco meno di 2,435 miliardi di euro, con un incremento del giro d’affari del 4,8%. Il mercato interno, con 1,674 miliardi di euro (+ 0,1%) si è stabilizzato sul livello del 2010. La quota delle esportazioni della nostra industria dentale è salita al 59%. Le nostre imprese sono riuscite quindi a consolidare la loro posizione sui mercati mondiali e, in alcuni casi, addirittura ad ampliarla». Nonostante questi numeri i rappresentanti dell'industria tedesca sono consapevoli della presenza di dinamiche di segno opposto. Infatti gli analisti dei mercati oggi temono flessioni e limitazioni sui mercati sanitari dell’Europa mediterranea, che risentendo particolarmente della crisi finanziaria devono imporre tagli all’assistenza sanitaria. In diversi paesi dell’Unione europea le persone hanno ridotto le loro visite dal medico o dal dentista adducendo motivazioni economiche. Si rimandano le visite mediche e così pure le grandi prestazioni odontoiatriche (protesi e impianti). E in effetti la crisi si è fatta sentire, soprattutto tra gli odontotecnici. «Per tutto il 2011 il fatturato è stato stagnante – rivela Uwe Breuer, presidente dell’Unione delle associazioni degli odontotecnici tedeschi –. I laboratori qualificati, a causa di un mercato poco dinamico, nei primi nove mesi del 2012 hanno addirittura registrato una flessione del volume d’affari dell’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente». «I dentisti e gli odontotecnici non devono assolutamente farsi contagiare da questa atmosfera negativa. Sarebbe un grave errore – afferma Martin Rickert –. Per quanto il mercato sanitario sia legato a doppio filo alle condizioni economiche generali e alla politica sanitaria, è condizionato anche da altri fattori. La salute personale è considerata da tutti come un bene molto prezioso. Risparmiare sulla salute è un risparmio poco oculato, sia per le persone che per gli Stati. In Europa ogni anno vengono già spesi circa 79 miliardi di euro per la salute dentale. Secondo i calcoli della ricerca “The state of oral health in Europe” effettuata nel settembre scorso, tale importo potrebbe crescere fino a raggiungere i 93 miliardi di euro nel 2020. La Germania con circa 22,07 miliardi di euro spesi nel 2012 per la salute orale e dentale fa la parte del leone, seguita dall’Italia (16,74 miliardi) e dalla Francia (11,67 miliardi). Questo dato ci dice chiaramente che le persone e i governi hanno capito che la salute orale e dentale è un comparto molto importante della salute generale». EDUCATION & MEETING NEWS dall'asportazione molto precisa del materiale». Per quanto termini quali CadCam, tecnologia digitale e laser possano sembrare a volte futuristici, le nuove opzioni terapeutiche che verranno presentate alla fiera di Colonia influiscono molto concretamente sulla routine del laboratorio e dello studio. «Quanto detto riguarda ovviamente anche gli ambiti classici quali la terapia restaurativa – afferma Rickert –. Recentemente sono stati lanciati ad esempio alcuni materiali il cui indurimento può essere avviato con lunghezze d’onda nella regione spettrale del vicino infrarosso. A differenza dei raggi UV delle tradizionali lampade fotopolimerizzanti, questi raggi penetrano attraverso i tessuti duri del dente e raggiungono senza essere ostacolati tutte le zone del materiale di otturazione non ancora polimerizzato». Da sinistra a destra, Uwe Breuer, Markus Heibach, Martin Rickert, Katharina C. Hamma, Bernd Reimann e Peter Engel > Prevenzione come traino della crescita È il dottor Peter Engel, presidente dell’Associazione nazionale degli odontoiatri tedeschi, a fornire un quadro d'insieme sulle prospettive del mercato odontoiatrico per i prossimi anni. Riportando i risultati di una ricerca condotta in Germania sulle possibili ripercussioni che il mercato della salute orale può avere entro il 2030 in termini di crescita e di occupazione sull’economia tedesca, Engel ha spiegato che gli input di crescita più consistenti nel settore dentale perverranno dalla domanda del cosiddetto secondo mercato della salute, cioè le prestazioni volte a coa- diuvare la salute; si tratta di una domanda orientata alla prevenzione, sempre supportata, però, dal cosiddetto primo mercato della salute, cioè le prestazioni con finalità specificatamente terapeutiche. «Lo sviluppo demografico fornirà ulteriori input. Con una popolazione di età sempre più avanzata, oltre alla urgente necessità di migliorare l’assistenza odontoiatrica, svolge un ruolo sempre più importante la prevenzione. Ai fini della conservazione di una buona salute della bocca fino in tarda età e, conseguentemente, della salute generale, notoriamente correlata, sono necessarie cure odontoiatriche accurate, strutture assistenziali moderne, terapie innovative e lo sviluppo di prodotti medicali tecnologicamente avanzati» ha concluso Peter Engel. Andrea Peren EDUCATION & MEETING NEWS Corso Aie: dal trattamento endodontico al restauro del dente Mercoledì 9 febbraio a Bologna (Regency Savoia Hotel) Piero Alessandro Marcoli e Mauro Venturi coordineranno i lavori del corso di aggiornamento dell'Accademia italiana di endodonzia (Aie) sul tema "Dal trattamento endodontico al restauro del dente". «Il primo evento culturale Aie di quest'anno mette in relazione, con un approccio clinico interdisciplinare, il trattamento endodontico con il successivo recupero estetico e funzionale dell’elemento dentale» spiega Giuseppe De Caroli, presidente della società scientifica. I relatori al corso saranno Pier Luigi Ballor, Giovanni Cavalli, Marco Forestali, Massimo Fuzzi, Annalisa Mazzoni, Raffaele Paragliola e Mauro Solmi. Il recupero del dente sottoposto a cura endodontica richiede una corretta detersione, sagomatura e otturazione del sistema canalare, oltre che un adeguato restauro. I due coordinatori del corso spiegano che «Tuttavia, affinché il trattamento endodontico e il conseguente restauro possano avere successo, è necessario che ambedue siano fondati su un principio conservativo che mantenga e rispetti la maggiore sostanza dentale residua possibile. A volte il restauro dell’elemento trattato richiede sistemi di ritenzione endocanalare, e la scelta fra le diverse possibili opzioni dipende da fattori strutturali, funzionali, clinici. In un dente trattato endodonticamente, l’impiego di tecniche adesive presenta poi potenzialità e limiti specifici in ragione delle caratteristiche della dentina radicolare, delle modifiche strutturali successive al trattamento endodontico e in rapporto ai diversi materiali impiegati nel trattamento stesso. Tutti i fattori precedenti condizionano la scelta di quale sia il restauro più adeguato a consentire il ripristino dell’estetica e della funzione dell’elemento dentale». Le relazioni in programma sono state elaborate sulla base della più recente letteratura scientifica e delle ultime acquisizioni nel campo dei materiali e delle tecniche operative, per fornire ai partecipanti la disamina e la valutazione critica dei contenuti proposti, oltre che indicazioni e suggerimenti utili nella pratica clinica quotidiana. Per informazioni MJ Eventi Tel. 055.576856 Fax 055.5059360 [email protected] www.accademiaitalianaendodonzia.it << << 36 Laurea magistrale honoris causa a Ennio Giannì e Giorgio Vogel Lo scorso ottobre l'Aula Magna dell'Università degli Studi di Milano ha ospitato un evento memorabile nello scenario del chiostro della quattrocentesca Ca' Granda, alla presenza del magnifico rettore Enrico Decleva che ha chiuso con questo evento il suo mandato. Virgilio Ferrario, preside della facoltà di medicina (oggi il preside è Antonio Carrassi, ndr) ha rivolto parole di elogio e apprezzamento per i due Maestri avendo egli stesso, nel 1980, iniziato come associato la sua carriera presso il nuovo corso di laurea appena istituito. Li ha citati come due esempi di grandi Maestri che hanno saputo forgiare allievi eccellenti nel portare avanti le loro filosofie e ricerche. Il professor Antonio Carrassi ha parlato con emozione e commozione di Giorgio Vogel che seppe essere maestro, più ancora che con l'insegnamento, con l'etica delle sue scelte e la tenacia con la quale ha saputo perseguirle. La prima laudatio per il professor Ennio Giannì è stata tenuta da Franco Santoro, direttore della Clinica odontoiatrica dell’Università di Milano, polo centrale. Il professor Santoro ha ricordato come già agli inizi degli anni 70 Giannì sia stato un pioniere con il suo nuovo concetto di diagnosi ortodontica tridimensionale, come abbia saputo creare, dopo la Scuola di specializzazione in ortognatodonzia, anche il nuovo corso di laurea in odontoiatria. Il suo motto era: «l'odontoiatria non deve mai staccarsi dalla medicina ma restare sempre ben racchiusa nel suo alveo e quindi non cercare di creare una nuova facoltà autonoma». È seguita la lectio doctoralis di Ennio Giannì su “Passato, presente e futuro dell'ortognatodonzia”. Con un excursus di estrema efficacia e sintesi Giannì ha ricordato i vari periodi dell’ortognatodonzia dai primi del Novecento ad oggi. Con l'energia e l'entusiasmo di un giovane docente, con un eloquio forte e raffinato, il professor Giannì con i suoi incredibili e giovanili 93 anni, ha rapito e affascinato l'uditorio. È seguita poi la seconda laudatio per il professor Vogel a cura del professor Roberto Weinstein, che ha tracciato un quadro intenso e completo del suo maestro. Con voce emozionata e al tempo stesso gioiosa e affettuosa, ha sottolinea- to la grande capacità didattica di Vogel e le sue peculiari doti nell’ insegnare e ricercare, e ha ricordato come egli insieme al professor Guido Coggi abbia saputo istituire e sviluppare un eccellente programma di pedagogia medica. Un pioniere, inoltre, nel campo della ricerca epidemiologica e il vero fondatore in Italia della moderna parodontologia. Ha preso quindi la parola Giorgio Vogel svolgendo la sua lectio doctoralis: "Breve storia di un mestiere antico: dal cavadenti al nanorobot". L’odontoiatra moderna opera in ambienti supertecnologici, asettici e di costi elevati; nel 2020 si arriverà a una vera odontoiatria robotica. Ma - si è domandato Giorgio Vogel - questo è sufficiente? Non si può trasferire tecnologia avanzata a chi non ha mezzi: qual è quindi la chiave per operare? Occorre creare una nuova coscienza etica, una nuova ottica di disponibilità verso tutti. Occorre che l'università prepari i giovani odontoiatri con un nuovo tipo di formazione, e in effetti presso alcuni corsi di laurea sono stati istituiti corsi di Medical Humanities o (come al San Paolo di Milano) master dedicati allo sviluppo della salute nei paesi svantaggiati. Questa la nuova strada da percorrere, anche se costerà sacrifici e duro lavoro. Insomma il futuro vedrà sempre più realizzarsi una forte alleanza fra i dentisti, i loro pazienti e la comunità. Una nuova lunga, affettuosa, intensa e commovente standing ovation ha salutato questa eccezionale lectio doctoralis. Un parterre de rois eccezionale, rappresentato da quasi tutto il Gotha odontoiatrico italiano, ha partecipato e seguito con intensità, affetto e commozione tutta la cerimonia: oltre 500 persone, tutto il corpo accademico odontoiatrico e medico dell'Università di Milano, illustri docenti italiani e in particolare la professoressa Antonella Polimeni, presidente del Collegio dei docenti. Sono personalmente grato sia al professor Giannì che al professor Vogel per aver potuto sin dagli inizi degli anni ‘60 fruire delle loro grandi lezioni di vita oltre che di scienza e ancor più di etica e di godere della loro stima e amicizia. Damaso Caprioglio Socio onorario del Collegio dei docenti 37 << << Chirurgie in 3D nel corso sulla gestione dei tessuti molli Un corso teorico con video chirurgici in 3D per apprendere stato dell’arte e innovazione sulla gestione dei tessuti molli parodontali e perimplantari: lo ha organizzato l'azienda Geistlich Biomaterials per il 16 febbraio a Bologna con i relatori Paolo Casentini, Enzo Vaia, Giovanni Zucchelli e Luca Ramaglia. «L’obiettivo – spiegano gli organizzatori del corso – è offrire ai partecipanti una visione ampia e completa sulle più importanti tecniche di gestione dei tessuti molli parodontali e perimplantari. Dalle recessioni singole a quelle multiple, dall'aumento di tessuto cheratinizzato alla preservazione dell'alveolo, verranno descritte approfonditamente le tecniche chirurgiche e le indicazioni di trattamento ad oggi supportate dall'evidenza scientifica. Uno spazio verrà poi dedicato all’innovativa matrice in collagene Geistlich Mucograft come possibile alternativa all’innesto di tessuto connettivo. Se ne presenteranno quindi le indicazioni, i vantaggi ed il corretto utilizzo sulla base dei risultati della letteratura scientifica ma anche della grande esperienza clinica dei relatori». Durante il corso i passaggi chirurgici saranno esaminati step by step con video realizzati con la tecnologia 3D, che permette allo spettatore una visione incredibilmente realistica dei dettagli nel campo operatorio. Alla fine della giornata, una tavola rotonda con i relatori permetterà di sviscerare ogni dettaglio tecnico chirurgico e di evidenziare le linee guida al trattamento rigenerativo dei tessuti molli su denti e impianti. Per informazioni Per informazioni Geistlich Biomaterials Italia Nicola Maino, Paola Novella Tel. 0445.376266 - [email protected] 4° Implant Symposium Dental Trey La quarta edizione dell'Implant Symposium, organizzato ogni anno dall'azienda Dental Trey, si terrà a Riccione presso il Palazzo dei Congressi il 21, 22 e 23 febbraio. La manifestazione scientifica sarà presieduta da Pierpaolo Cortellini, uno tra i più autorevoli parodontologi in campo internazionale e l’obiettivo principale del meeting «sarà quello di dare ai partecipanti chiari elementi scientifici e clinici per aiutarli nel processo decisionale». Tema portante di questo quarto incontro sarà la scelta radicale di fondare un progetto terapeutico su denti naturali o di deciderne l’estrazione e la sostituzione con impianti. Da qui il titolo della manifestazione: "Dal dente all'impianto: quando, come e perché. Le chiavi del successo clinico". Gli argomenti in discussione sono molto attuali e controversi: dalle metodiche utili a salvare denti compromessi, alle metodiche di preservazione/ricostruzione dei tessuti di cresta in caso di estrazione, alle scelte implantari per sostituire denti estratti o mancanti, per finire con la finalizzazione protesica. Il meeting sarà preceduto da una giornata di chirurgia parodontale e implantare, supportata da video in 3D, finalizzata a discutere gli aspetti pratici di queste metodiche chirurgiche avanzate. Per informazioni Adria Congrex srl (Alice Prati) Tel. 0543.929129 [email protected] - www.implantsymposium.it EDUCATION & MEETING NEWS Programma di corsi e conferenze Rhein’83 Alcuni dei relatori dei corsi Rhein'83. Da sinistra a destra Marco Vannini, Gianni Storni, Kitty Brasola, Gianluca De Stefani > Nella sede rinnovata di Rhein’83 continua l’attività dei corsi rivolti alla clientela sull’utilizzo degli attacchi e componenti prefabbricati, calcinabili per strutture combinate fuse, su protesi tradizionali e impianti. I corsi sono di primo e secondo livello, partendo dalla filosofia Rhein’83 legata alla ritenzione elastica sulle protesi più semplici su scheletrati, arrivando al secondo livello su protesi al Cad-Cam e l’applicazione per implantologia. L’azienda consegna il materiale necessario per lavorare, inclusi modelli prefabbricati e attacchi, mentre il corsista provvede per i piccoli strumenti come le spatole personali. Le date dei corsi sono pubblicate sul sito www.rhein83.com e di norma sono della durata di un giorno e si tengono l’ultimo venerdì di ogni mese. I relatori dei corsi sono gli odontotecnici che operano in Rhein’83 da anni e condivideranno con i corsisti l’esperienza maturata per dare loro la possibilità di usare i prodotti con la massima soddisfazione possibile. L’attività è coordinata da quest'anno da un responsabile corsi Italia, il signor Raffaele Lombardo, che fino ad oggi si era occupato delle attività didattiche per il centro e sud Italia. L’attività si svolge anche al di fuori della struttura aziendale: grazie alla collaborazione dei tanti rivenditori si tengono corsi e conferenze su tutto il territorio nazionale. Per informazioni Rhein’83 Tel. 800.901172 [email protected] www.rhein83.com << << EDUCATION & MEETING NEWS 38 Alta formazione in implantologia al Lake Como Institute «Il mondo dei corsi è profondamente mutato. Non c’è crisi, si è semplicemente evoluto: i corsi come li intendevamo solo due anni fa vanno scomparendo. Consci del cambiamento abbiamo sperimentato un formato che prevede giornate monotematiche». Sono queste le parole scelte da Tiziano Testori, chirurgo implantare apprezzato in tutto il mondo, per introdurre il programma dei corsi che si terranno tra febbraio e novembre al Lake Como Institute, centro per l'alta formazione in implantologia di Como. Come ci ha spiegato Testori, i corsi monotematici sono sta- ti studiati per soddisfare le esigenze dei colleghi che non vogliono perdere troppi giorni di studio, vogliono imparare solo la “teoria essenziale”, desiderano apprendere solo ciò che è clinicamente rilevante e – cosa che non guasta mai – vogliono ridurre i costi sostenuti per la formazione. Così le giornate monotematiche prevedono una parte teorica breve, concisa, clinicamente rilevante e interventi chirurgici su paziente o workshop pratici su modelli didattici. In queste giornate si potrà apprezzare la realtà clinica di routine di una pratica professionale dedicata alla chirurgia e alla protesi implantare. Il programma dei corsi è davvero ampio e comprende, oltre alla chirurgia implantare vera e propria, alcuni approfondimenti su management, diagnosi, pianificazione implantare, protesi e Cad-Cam, utilizzo degli impianti corti, gestione dei tessuti molli, piezosurgery. Oltre a Tiziano Testori i docenti del corso sono Francesca Bianchi, Federica Bragantini, Marco Cossu, Matteo Invernizzi, Federico Mandelli, Christian Monti, Giovanna Perrotti, Fabio Scutellà e Francesco Zuffetti. In seguito alle crescenti richieste, il Lake Como Institute ha anche deciso di offrire un programma di stage clinici agli odontoiatri interessati a frequentare full-time l’attività clinica dello studio odontoiatrico, venendo così a diretto contatto con la realtà operativa e organizzativa di tutti i giorni. Il corsista avrà in questo modo la possibilità di pas- 39 << << EDUCATION & MEETING NEWS L’offerta formativa 2013 della clinica odontoiatrica dell’Università di Milano sare da un apprendimento statico con immagini e filmati a un apprendimento in tempo reale sul campo, dalla progettazione dei casi alla loro realizzazione operativa in campo chirurgico, implantare, protesico e implantoprotesico. Il corsista lavorerà a diretto contatto con gli operatori in qualità di co-operatore, primo o secondo assistente. Per informazioni Lake Como Institute Tel. 031.2759092 [email protected] www.lakecomoinstitute.com Anche per il 2013 l’unità di odontostomatologia II dell’Università di Milano, diretta dal professor Antonio Carrassi, ha stilato un programma di corsi di perfezionamento che si terranno durante l'anno presso la Clinica odontoiatrica di via Beldiletto. Il primo appuntamento in agenda è quello con il corso sulla riabilitazione orale nelle edentulie coordinato dal professor Andrea Sardella, che si svolgerà dal 10 maggio al 22 giugno per un totale di 40 ore di formazione. «L'obiettivo sarà quello di fornire ai partecipanti linee guida per la realizzazione di protesi complete tradizionali e su impianti – ci ha spiegato Sardella –. Una peculiarità del corso è rappresentata dalla possibilità di discutere con i tutor dei propri casi di riabilitazione, portando alla valutazione comune impronte, modelli studio, placche base con vallo, montaggio finito in articolatore» sottolinea il docente universitario. Dal 24 maggio al 26 luglio (20 ore di corso) si svolgerà invece il percorso formativo in chirurgia ambulatoriale, focalizzato sull'estrazione di elementi dentari inclusi. «Sapremo trasmettere ai partecipanti le competenze necessarie per eseguire correttamente interventi chirurgici per l’estrazione di elementi molari inclusi e per gestire eventuali complicanze» assicura Carrassi, che coordinerà il corso. In autunno (dall'8 ottobre al 26 novembre per 37 ore complessive di lezioni) sarà nuovamente il professor Sardella a coordina- Italian Dental Journal Anno VIII - numero 1 - gennaio 2012 Mensile di attualità, informazione, cultura RICORDANDO CESARE BRUSOTTI Organo Ufficiale Smom onlus - Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo Approdai al Policlinico San Matteo di Pavia nel lontano 1978 al fine di poter entrare alla scuola di specialità in odontostomatologia. Fu in quell’occasione che conobbi il professor Cesare Brusotti, che segnò profondamente il mio cammino professionale non solo in termini clinico didattici ma anche in termini di vita. Al mattino era sempre il primo ad arrivare in clinica e quando si entrava in reparto era in fondo al corridoio, con la sua casacca bianca mezze maniche, che ti accoglieva sorridente. Sin dall’inizio il professore trasmetteva ai suoi allievi il valore umano intrinseco del rapporto medico paziente nel rispetto totalitario della persona da assistere. Il paziente, diceva, deve sempre essere messo al corrente della terapia a cui deve essere sottoposto in relazione alle reali possibilità d’intervento. Precorreva i tempi di quell’alleanza terapeutica di cui oggi tanto si parla. Con lui iniziai a conoscere l’odontoiatria sia tecnico-scientifica che etico-comportamentale, nel senso vero della parola, quella che ancora oggi andrebbe insegnata alla professione ma che spesso sfugge a molti. Muovevo i primi passi nell’ambulatorio della clinica odontoiatrica e sotto la supervisione attenta del professore incominciai a scorrere il primo anno di specialità affascinato dai suoi insegnamenti in termini di anatomia, rapporti tra le strutture del massiccio facciale associate alla semeiotica, indagando e approfondendo le diverse patologie del cavo orale che approdavano numerose nell’ambulatorio. Il ricordo più grande dell’uomo e del maestro è quello della mia esperienza presso l’ambulatorio di odontoiatria dell’Ospedale di Codogno, dove il professor Brusotti mi mandò al secondo anno di specialità. Ricordo che nei casi difficili, prima di approcciare la terapia, abbandonavo la poltrona per raggiungere un telefono in fondo al corridoio e lo chiamavo nel suo studio. «Professore, sono di fronte a un caso complesso, cosa devo fare?». Non mi diceva mai cosa fare, ma mi chiedeva sempre cosa avrei fatto io in quel caso! Al termine della conversazione mi diceva di andare e di risolvere il caso così come avevo pensato di fare. Era questa la grande prerogativa del professore, quella di metterti sempre davanti alle scelte da intraprendere dandoti la sicurezza delle stesse senza farti accorgere della sua continua supervisione. Ho imparato molto con lui e attraverso i suoi consigli, anche in età matura, perché i rapporti non si sono mai interrotti. Sarà difficile che il ricordo svanisca, il professor Cesare Brusotti ci sarà sempre e attraverso metodiche, strumenti o protocolli d’intervento anche comportamentali resterà vivo nella memoria di tutti quei professionisti che gli sono stati vicino sino all’ultimo. Dott. Paolo Monestiroli Direttore responsabile Paolo Pegoraro [email protected] Redazione Andrea Peren [email protected] Segreteria di redazione e traffico Maria Camillo [email protected] Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Grafica e impaginazione Marco Redaelli - www.creativastudio.eu Hanno collaborato in questo numero: Cosma Capobianco, Giovanni Lodi, Giampiero Pilat, Renato Torlaschi, Elena Varoni PUBBLICITÀ Direttore commerciale Giuseppe Roccucci [email protected] Direttore vendite Stefania Bianchi [email protected] Vendite Sergio Hefti (Agente) [email protected] Manuela Pavan (Agente) [email protected] Fabrizio Rasori (Agente) [email protected] Nadia Santini (Agente) [email protected] EDITORE: Griffin srl P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (Co) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it - [email protected] www.dentaljournal.it - [email protected] Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al REGOLAMENTO CSST Per il periodo 1/1/2011-31/12/2011 Periodicità: mensile Tiratura media: 19.142 Diffusione media: 18.943 Certificato CSST n. 2011-2243 Società di revisione: Refimi TESTATA ASSOCIATA L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codice di autodisciplina pubblicitaria. 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Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi. re un corso che, oltre all'aspetto clinico, affronterà gli aspetti di gestione, di medicina orale e del trattamento odontoiatrico dei soggetti a rischio. Si partirà da un indispensabile aggiornamento sulle principali patologie della mucosa orali e sul trattamento odontoiatrico dei soggetti con malattie sistemiche. «A tale scopo il corso sarà organizzato in moduli in cui i docenti presenteranno le più recenti acquisizioni nei rispettivi campi di competenza, dedicando particolare attenzione alle novità destinate ad avere il maggiore impatto nella professione» annuncia Andrea Sardella. A completare le sessioni teoriche ci sarà una parte "sul campo", con la frequenza negli ambulatori di medicina orale della Clinica odontoiatrica. L'ultimo percorso formativo ideato dalla struttura milanese è un corso pratico di chirurgia estrattiva e piccola chirurgia orale, che si terrà tra novembre 2013 e maggio 2014 (32 ore totali). Durante le lezioni sarà fortemente stimolata la partecipazione attiva dei corsisti, così da assicurarne la preparazione sugli interventi di chirurgia orale minore: dalla preparazione all’intervento alle estrazioni dentali complesse e di elementi inclusi, dal trattamento chirurgico delle lesioni ossee e dei tessuti molli fino alla gestione delle complicanze intra e postoperatorie, evenienze che rappresentano spesso il vero banco di prova per il clinico. A coordinare le attività didattiche sarà il professor Antonio Carrassi, che è anche presidente del corso di laurea magistrale in odon- > Antonio Carrassi > Andrea Sardella toiatria e protesi dentaria dell'Università degli Studi di Milano. Oltre ai coordinatori dei corsi, i percorsi formativi predisposti dall’unità di odontostomatologia II dell’Università di Milano potranno contare su un corpo docenti di alto livello e con provate capacità didattiche, tutti afferenti alla Clinica odontoiatrica di via Beldiletto: Antonio Achilli, Christian Barbieri, Silvio Celestino, Giovanni Lodi, Andrea Nicali, Alberto Pispero, Giulio Rampinelli, Vincent Rossi, Marco Tarozzi e Concezione Tommasino. Per informazioni Sig.ra Manuela Ventura Tel. 02.50319019 - Fax 02.50319041 [email protected] << << DENTAL MARKET Disinfezione Implantologia SANI - LINEA DISINFEZIONE AXIOM PX Dentsply ha studiato e testato in conformità con la normativa europea sulla disinfezione una nuova gamma di disinfettanti per superfici e strumentario chirurgico specifica per lo studio odontoiatrico: Sani - Linea Disinfezione. La nuova gamma di prodotti pensati per la detersione e la disinfezione quotidiana ad alto livello e ad azione rapida sia di superfici e dispositivi medici che di strumenti chirurgici e rotanti è composta da Sani-Spray Extra, SaniSpray, Sani-Powder e SaniLiquid. Sani-Spray Extra è un disinfettante spray senza aldeidi, pronto all’uso, a spettro di azione completo e ad azione rapida grazie all’elevata concentrazione di alcol (71%). Sani-Spray invece, ad ampio spettro di azione biocida, ha una formulazione priva di sali d’ammonio quaternario e con una bassa percentuale di isopropanolo (14%) non è aggressivo per le vie aeree e non provoca sonnolenza. Sani-Powder è un detergente e disinfettante in polvere a spettro di azione completo. Garantisce una disinfezione enzimatica di alto livello grazie al rilascio di acido peracetico. Il prodotto è indicato per la detersione di strumenti chirurgici e rotanti. Sani-Liquid è un detergente e disinfettante liquido concentrato senza aldeidi a spettro di azione completo. È indicato anche per la disinfezione degli strumenti più delicati. La gamma completa Sani comprende anche i prodotti monouso Sani-Tip (puntali per siringhe aria/acqua) e Sani-Shield (pellicole di protezione contro le infezioni crociate), i guanti medicali, le mascherine chirurgiche e i rulli di cotone. Per informazioni: Dentsply Italia srl Tel. 06.7264031 Fax 06.72640372 [email protected] www.dentsply.it Non sempre l’implantologo può soddisfare le necessità espresse dal paziente relative al carico anticipato o addirittura immediato della protesi se la quantità e soprattutto la qualità ossea non offrono sufficienti garanzie per il raggiungimento della stabilità primaria richiesta. La gamma implantare Axiom, progettata da Anthogyr in collaborazione con l’Università di Ginevra, si espande anche in questa direzione, affiancando all’impianto Axiom REG, proposto per la maggior parte delle situazioni cliniche, il nuovo Axiom PX, mirato ad offrire alte prestazioni in alveoli post estrattivi e nel carico immediato in osso di modesta densità come D3 e D4. Il disegno del filetto di Axiom PX è speciale: non solo è auto-perforante ma anche fortemente auto-condensante, caratteristica fondamentale per poter raggiungere la stabilità primaria auspicata nelle riabilitazioni immediate. Infatti le spire del filetto apicalmente molto pronunciate e a profilo acuto si modificano progressivamente nella porzione più coronale, assumendo un disegno in grado di condensare l’osso perimplantare. La connessione conometrica (Morse) munita di indice, crea un ottimo sigillo contro l’infiltrazione batterica sottogengivale e annulla ogni micromovimento, causa ben nota dello svitamento delle viti protesiche. L’impianto Axiom PX può 40 così essere posizionato al di sotto della cresta ossea. Un contributo importante al mantenimento dell’osso marginale è anche fornito dalla presenza di una efficace platform switching. La gamma Axiom PX ha gli stessi diametri di Axiom REG (3,4 - 4,0 –- 4,6 - 5,2 mm) e si avvale dello stesso kit chirurgico per il posizionamento. Tutti i diametri implantari Axiom presentano una identica connessione protesica. Ciò permette la totale intercambiabilità dei componenti, riducendo significativamente la gestione dello stock. Il titanio ad alta resistenza meccanica con superficie BCP (Biphasic Calcium Phosphate) ad alta bagnabilità offre la possibilità di una rapida integrazione e l’utilizzo di impianti di diametro anche ridotto o di lunghezza molto contenuta (6,5mm) nel rispetto della minima invasività, uno degli elementi fondanti del progetto Axiom. Per informazioni: Dentalica spa Tel. 02.895981 Fax 02.89504249 www.dentalica.com [email protected] Chirurgia FRESE OSSIVORE ZRN Le frese ossivore ZrN rappresentano una gamma ristretta di strumenti in carburo di tungsteno sottoposti a un trattamento nobilitante della superficie che ne aumenta la resistenza all’usura. Si tratta di un rivestimento estremamente duro in ZrN (nitruro di zirconio) che rende la superficie operativa di altissima qualità per un lavoro così importante come quello osteotomico. Un tale rivestimento conferisce agli strumenti un’elevata resistenza in fase di di- sinfezione, pulizia e sterilizzazione, contribuendo a mantenere nel tempo efficienza, resa di taglio e lunga durata utile. Il colore chiaro della superficie in ZrN costituisce una componente visiva ottimale in caso di forte sanguinamento. Lo strato nobilitante in ZrN ha uno spessore tra 1 e 2 µm ed è stato applicato dove effettivamente serve, cioè sulla parte operativa e termina in maniera precisa e pulita sul collo dello strumento. Le frese ossivore ZrN resistono a fattori esterni dannosi, come in seguito all’impiego di bagni di disinfezione chimica particolarmente aggressivi e quindi sono particolarmente resistenti a tutti i processi di disinfezione, pulizia e sterilizzazione. Per informazioni: Komet Italia srl Tel. 02.67076654 Fax 02.67479318 [email protected] www.komet.it La ricerca tecnologica in tempo di crisi globale In questo momento di grave crisi economica che investe molti paesi, spesso conseguenza di modelli culturali, economici e politici non virtuosi, il mondo economico tradizionale sembra paralizzato e impotente. Chi ha vissuto il dopoguerra e la nascita dell’industria italiana si rende conto che è stato più facile creare il benessere che mantenerlo; una volta la gente si faceva meno domande, s’impegnava di più e accettava di fare quei sacrifici che la situazione imponeva. Se non è facile trovare una soluzione alla crisi, non bisogna però rimanere inerti. La ricerca tecnologica e lo sviluppo: il percorso evolutivo di Cattani spa Cattani spa ha cercato e coltivato un proprio percorso di sviluppo, fondato sulla ricerca scientifica e tecnologica convinta che queste possano rappresentare il motore principale per la crescita economica, guardando con favore a quelle tecniche che permettono di risparmiare materie prime, di risparmiare energia e di contenere l’inquinamento ambientale. Le nuove tecnologie e l’eco-sostenibilità applicate all’aspirazione dentale Il settore dentale non può che avvantaggiarsi dall’uso di quelle nuove tecnologie che permettono un risparmio energetico e una maggiore attenzione alla qualità dell’aria . Vari studi legati al progetto SAVE della commissione europea, hanno evidenziato che con motori ad alto rendimento (in classe EFF2 ed EFF1) si può risparmiare sino al 29% di energia elettrica, a questo risparmio corrisponde una minore emissione di CO2 di oltre il 17%. In tale prospettiva Cattani spa ha adottato nei propri aspiratori l’applicazione degli inverter: ¡ l’inverter (definito anche VSD) migliora il rendimento dei moto- ri elettrici consentendo l’uso di motori più piccoli per fare lo stesso lavoro; si ottiene così un risparmio di materie prime che può arrivare al 50% rispetto all’uso di motori a velocità fissa. ¡ VSD e un software specifico permettono di programmare il funzionamento della macchina ottenendo automaticamente l’adeguamento del numero dei giri del motore al minor valore necessario per il buon funzionamento del sistema: la riduzione della velocità di rotazione si tramuta in una riduzione della potenza assorbita dal motore e quindi in un risparmio energetico. I diagrammi di lavoro che seguono dimostrano il risparmio energetico che si ottiene con l’uso di un sistema ad inverter rispetto all’uso di motori a velocità fissa. Le nuove tecnologie e i vantaggi funzionali Sono sempre le nuove tecnologie ad aprire spazi per risparmi ecologici e vantaggi funzionali. VSD e la sua intelligenza artificiale permettono di programmare la prevalenza che si manterrà stabile durante gli interventi e che potrà essere modificata in qualsiasi momento, inoltre VSD e il software adeguano automaticamente la portata alla richiesta. Aspiratori e compressori possono dare informazioni via web sulle effettive condizioni di lavoro delle macchine e sempre via web è possibile intervenire a distanza; conoscerne il funzionamento vuol dire prevenire guasti improvvisi. Auto protezione Gli apparecchi con inverter inoltre sono in grado di autoregolarsi in maniera automatica di fronte alle criticità. Ad esempio per eventuali difficoltà ambientali, di alimentazione elettrica, per temperatura alta o per l’arrivo improvviso di un’onda anomala di liquido, la macchina non si arresta, ma adegua il suo funzionamento alla nuova situazione e, superata l’emergenza, riprenderà il funzionamento regolare. Considerazioni generali Abbiamo voluto esporre esempi concreti con dati verificabili, per essere più chiari. Rinnovarsi vuol dire aggiornarsi ai tempi, allo stato della tecnica, alle normative, consumare meno e dare sempre nuove prestazioni. Un’azienda che si rinnova potrà superare la crisi, l’azienda che si ferma morirà lentamente. Una persona da sola difficilmente potrà essere determinante nella crescita di un’azienda, ma un gruppo di persone motivate potrà essere decisivo. Allo stesso modo non sarà una sola azienda a risolvere la crisi del nostro paese, come non sarà un solo paese a risolvere la crisi europea, ma un gruppo di aziende od un gruppo di paesi possono risolvere la crisi dell’Europa e del Mondo. In attesa ognuno si senta obbligato a fare tutto il possibile; sarà già un buon inizio. Cattani spa << << DENTAL MARKET 42 I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti Farmacologia Implantologia BIOCOLOSTRO GEL LINEA IMPLANTARE GLOBAL Biocolostro è un gel a base di colostro vaccino e di molecole con elevata capacità bioadesiva. Il colostro vaccino è conosciuto da decenni per l’alto contenuto di immunoglobuline, fattori della crescita, lisozima lattoferrina e vitamina A. Tutti questi componenti sono coinvolti nei meccanismi di riparazione epiteliale, conferendo al colostro vaccino la capacità di favorire i meccanismi endogeni locali coinvolti nel processo di riparazione delle lesioni delle mucose. Metodi raffinati di raccolta di questa sostanza, presente nella composizione di Biocolostro Gel, permettono di mantenere elevate concentrazioni di componenti biologicamente attivi e il gel, una volta applicato nella sede della lesione mucosa, rende rapidamente biodisponibili tutti quei fattori coinvolti nella riparazione, riducendo i tempi necessari alla guarigione. Al prodotto è stato aggiunto acido folico, importante cofattore attivo sui fattori di crescita nel favorire il turnover cellulare. La combinazione con una molecola ad elevato indice di bioadesività, aderendo alla mucosa nella sede della lesione, svolge un’azione sintomatica, riducendo il bruciore o il dolore tipici delle lesioni di origine traumatica o infettiva del cavo orale. Biocolostro Gel svolge azione protettiva della lesione da qualsiasi stimolo fisico e chimico dovuto all’azione del cibo, mantiene le condizioni di pH ideali per favorire la guarigione, impedisce il sovrapporsi di infezioni batteriche. Biocolostro Gel è particolar- mente indicato per prevenire traumi dovuti alla presenza di brackets ortodontici, protesi mobili, dopo sedute di igiene orale o sbiancamento professionale e dopo interventi estrattivi, di chirurgia implantare o parodontale e in presenza di aftosi. Biocolostro Gel è un dispositivo medico disponibile in confezione da 6 fialoidi da 3 ml. Per informazioni: Isasan srl Tel. 02.96754179 Fax 02.96754190 [email protected] www.isasan.com Dopo 8 anni di successo clinico in tutte le condizioni chirurgiche, l’impianto Global è stato oggetto di un restyling che da un lato ne ha aumentato le performance chirurgiche e dall’altro ha aggiornato le soluzioni protesiche disponibili. La connessione dell’impianto Global è unica per tutti i diametri della gamma e la testa delle viti di serraggio della protesi alloggia completamente all’interno del pozzetto implantare, prevenendo così eventuali svitamenti e consentendo molteplici possibilità di angolazione dei monconi personalizzabili. La testa della vite da 1.8 mm di diametro scende infatti in profondità nel pozzetto, garantendo un ancoraggio stabile della protesi e consentendo al protesista innumerevoli possibilità di taglio per adattare i pilastri alle diverse esigenze cliniche; il posizionamento così profondo della vite previene gli svitamenti in quanto la testa è centrata con il baricentro delle forze. La protesi con vite passante sfrutta interamente i 3,5 mm di lunghezza della connessione, lavorando a livelli multipli per una ottimale dissipazione delle forze masticatorie assiali e non assiali. Per quanto riguarda la morfologia implantare, il corpo degli impianti Global prevede un primo tratto cilindrico utile a stabilizzare l’impianto nella zona più corticale e un apice progressivamente conico che si adatta alla morfologia delle creste ossee. Linea implantare Aon Implants: ergonomia implanto-protesica Conservativa Endodonzia TETRIC EVOCERAM BULK FILL Calcicur Ben 10 morfologie implantari diverse - per ottimizzare l’intervento sulla base della qualità e quantità di osseo del sito ricevente - potendo utilizzare un solo kit chirurgico e una sola piattaforma implantare per le connessioni interne. È questo il concetto di ergonomia implanto-protesica per AoN Implants, azienda italiana che progetta e produce al suo interno tutte le componenti implantari. «Sino a poco tempo fa semplificare era la parola d’ordine per le aziende produttrici di impianti; questo si è spesso tradotto in una semplice riduzione volumetrica dei kit chirurgici o in personalizzazioni cromatiche dei monconi in base al diametro implantare» spiegano dall'azienda. Per Aon Implants invece, più che una semplificazione, va ricercata una maggiore rispondenza dei kit implantari alle molteplici necessità del clinico. Ecco allora che la linea implantare di Aon Implants offre all'odontoiatra un'ampia disponibilità di morfologie implantari per approcciare in modo corretto tutte le situazioni cliniche, aiutando l’operatore a compiere la scelta protesica più efficace per il singolo caso clinico. Tetric EvoCeram Bulk Fill è un composito nanoibrido modellabile per la tecnica di incremento di 4 mm “bulkfill” nei settori posteriori. Oltre ai tradizionali fotoiniziatori Canforochinone e Lucirina, il composito resinoso fotopolimerizzabile radiopaco contiene Ivocerin, uno speciale fotoattivatore brevettato. Questo speciale acceleratore della polimerizzazione è contraddistinto da una maggiore reattività rispetto ai fotoiniziatori convenzionali. Pertanto, la polimerizzazione viene attivata anche nelle cavità più profonde, assicurando un indurimento completo del composito in 10 secondi (> 1.000 mW/cm2). Il materiale presenta una trasparenza del 15%, analoga a quella dello smalto naturale. I restauri, pertanto, non presentano una colorazione grigiastra. Grazie al brevettato inibitore della sensibilità alla luce operatoria e d’ambiente, il materiale può essere posizionato e lavorato in cavità senza fret- Per informazioni: AoN Implants srl Tel 0444.614994 Fax 0444.416490 [email protected] www.aonimplants.com ta. Tetric EvoCeram Bulk Fill contiene uno speciale distensore dello stress da contrazione per mantenere la contrazione da polimerizzazione al minimo. Esso agisce come una molla che assorbe le forze generate durante la contrazione. Il prestigioso istituto americano di valutazione The Dental Advisor ha recentemente conferito al composito per restauri posteriori Tetric EvoCeram Bulk Fill di Ivoclar Vivadent il massimo riconoscimento di 5 punti su 5, e ha insignito il prodotto con lo speciale premio “Editors' Choice”. Tetric EvoCeram Bulk Fill è stato utilizzato da 31 consulenti per la realizzazione di 746 restauri e ha ottenuto una valutazione di successo clinico pari al 97%. Per informazioni: Ivoclar Vivadent srl Tel. 051.6113555 [email protected] www.ivoclarvivadent.it Lavorare con maggiore semplicità grazie alla punta ottimizzata: la comprovata pasta di idrossido di calcio pronta all'uso Calcicur è ora disponibile con la nuova punta per applicazione tipo 47. Calcicur è efficace nell'incappucciamento diretto all'apertura della polpa o in caso di polpotomie, nonché per l'incappucciamento indiretto in caso di carie profonde. Il prodotto è anche indicato per il riempimento temporaneo di canali radicolari. Grazie alla sua forma particolarmente sottile con un'apertura di uscita di soli 0,6 mm di diametro e una lunghezza di 20 mm, combinata con la sua flessibilità, è utilizzabile anche nel canale radicolare. Le sue alette consentono un facile bloc- L'impianto ha una doppia connessione ottagonale: i due pozzetti ottagonali sovrapposti svolgono separatamente le funzioni di avvitamento in fase chirurgica e di riposizionamento protesico, evitando che le forze torsionali applicate al momento dell’inserimento della fixture pregiudichino la precisione dell’accoppiamento implantoprotesico. Le dimensioni della connessione a doppio ottagono sono comuni a tutti i diametri previsti dalla gamma, rendendo possibile l’applicazione di protocolli Switching Platform con diversi mismatching. Oltre a svolgere la funzione di carrier per il posizionamento dell’impianto in bocca, il mounter permette la calzata di un’apposita cappetta per la presa d’impronta e per la realizzazione di un provvisorio. Per informazioni: Sweden & Martina spa Tel. 049.9124300 www.sweden-martina.com caggio sulla siringa, mentre la chiusura Luer Lock garantisce una tenuta sicura. Calcicur è subito pronto all'uso e può essere utilizzato con tutti i materiali da restauro. Grazie all'elevato valore pH superiore a 12,5, la pasta ha anche un effetto antimicrobico. Grazie alla percentuale di idrossido di calcio pari al 45%, Calcicur radiopaco favorisce la formazione di dentina terziaria, assicurando una protezione efficace della polpa. Per informazioni: Voco GmbH www.voco.it