LA SCUOLA LATINA ATTRAVERSO I SECOLI L’origine alle Valli di una scuola secondaria inferiore, per così dire con termini moderni, risale ad un’epoca assai remota: secondo lo storico J. Jalla, al XIV- XV secolo, cioè alla Scuola dei Barba che preparava i Pastori in Val d’Angrogna. Una scuola analoga dovette funzionare nel periodo che precede l’esilio, subito dopo la costruzione dei templi nel 1555-56 e dopo la costituzione delle chiese locali, in seguito alla necessità di avere dei Pastori che, oltre alle parlate locali, conoscessero anche il francese e l’italiano. Secondo lo storico Légér, lo scopo preminente di questa scuola era quello di preparare dei “beaux esprits” per le Accademie e le Università estere, evitando agli studenti la frequenza, in età ritenuta troppo precoce, di scuole medie negli stessi paesi. Gli studi secondari svolti nei paesi protestanti dovevano soprattutto fornire alle comunità i pastori e in secondo luogo avviare a quelle professioni accettate dal governo sabaudo per i valdesi (soprattutto medici e notai). Ma quali sono i primi accenni ad una “Scuola Latina” alle Valli? La “Scuola Latina” si può ritenere la trasformazione avvenuta a poco a poco della “Ecole générale” che aveva funzionato più o meno regolarmente durante tutto il XVII secolo. Sempre il Légér ci dice che “alla Scuola Generale, sostenuta da tutte le Valli, si mandano le migliori intelligenze fra le quali si scelgono in seguito coloro che sono destinati al Santo Ministero; qui sono istruiti persino in filosofia, senza aver bisogno di andare a fare i propri studi in alcun Collegio”. Il nome di “Ecole Latine” compare per la prima volta nel Sinodo dei Coppieri del settembre 1692, quando viene chiarito che il signor Barbe (o Barde), di origine svizzera, offertosi come maestro della “Ecole générale”, “peut aussi enseigner la latinité”. E nove anni dopo, nel sinodo tenuto a Bobbio nel 1701, compare ufficialmente la nuova denominazione “Ecole latine et italienne”. Essa ebbe sede a Torre Pellice per alcuni lustri, finché il Sinodo del 1724 decise che la Scuola, per ragioni di equità, doveva tenersi alternativamente, per tre anni nella Val Pellice e per tre anni in quella di San Martino e di Perosa. Fu poi un decennio più tardi che la “Scuola Latina” passò provvidenzialmente nelle mani del “Comité Vallon”. Questo Comitato si era costituito in Olanda, per decisione del Sinodo delle Chiese Valloni, su iniziativa delle chiese olandesi e degli emigranti valdesi in quella terra ed ebbe come scopo principale “l’entretien des régents et des maîtres d’école dans les Vallées Vaudoises”. Il Comitato Vallone provvide all’organizzazione e al funzionamento, naturalmente anche dal punto di vista economico, dal 1737 al 1836. Nel 1830 la Tavola Valdese in accordo con il Comitato Vallone e con il fondatore del Collegio di Torre, il rev. Gilly, e per interessamento dei rappresentanti della Val Germanasca, prese la decisione di fissare definitivamente la sede della scuola nel borgo di Pomaretto, in modo che fosse facilmente accessibile alla popolazione valdese della Val San Martino e della Val Perosa. Lo stesso Gilly s’impegnò a versare, a titolo personale, la somma di lire 300 per lo stipendio del Rettore. La scuola fu aperta il 1° maggio 1830; il Concistoro di Pomaretto fornì una sala e ne pagò l’affitto. Per un certo tempo la scuola fu sistemata nella casa Peyran, (ancora oggi esistente nel borgo vecchio) e fu nominato come primo rettore G. Giacomo Peyran, figlio del Moderatore Rodolfo Peyran. Il rettore aveva l’autorizzazione a ricevere dei pensionanti: degli alunni cioè che abitavano e mangiavano da lui, non potendo essi sempre, per le distanze considerevoli e le difficoltà di comunicazione, recarsi giornalmente da casa a scuola e viceversa. La Scuola si componeva di due classi di francese e due classi di latino e a queste, solo più tardi, si aggiungerà una classe di italiano. Nel 1842, per interessamento diretto di Beckwith si dotò la scuola di un vero e proprio edificio che comprendeva le aule e la residenza del Rettore: è quella che fino a pochi anni fa si chiamava “Casa dei professori”, perché a questo fu in seguito adibita. Per contribuire alle spese il Concistoro di Pomaretto pensò di vendere l’antica “Casa curiale” ricavandone 20.000 lire che investì nella nuova costruzione. Il problema allora, come prima e anche dopo, fu di trovare insegnanti validi che prendessero a cuore l’impresa a fronte di stipendi non proprio lauti e che spesso bisognava aspettare per molti mesi. La cosa sembrò risolta quando si fece avanti il Pastore Pietro Lantaret, che fu rettore della scuola per quattro anni, prima di diventare Pastore della comunità di Pomaretto. Negli anni successivi il numero degli allievi crebbe fino ad arrivare ad un massimo di 40 nell’anno scolastico 1861-62. Anche le materie di studio si moltiplicarono e si fecero più impegnative: geografia, italiano, latino, greco, aritmetica, disegno, calligrafia. La casa del Beckwith servirà per qualche anno come sede ufficiale della Scuola, poi, nel 1865, grazie all’intervento del Rev. Robert W. Stewart, fu costruita la sede definitiva. Sulla facciata si legge: Collegio inferiore di Pomaretto. Ai valdesi di San Martino e Perosa, il Rev. Stewart Pastore scozzese a Livorno ed i suoi amici della Scozia MDCCCLXV. Verso il 1895 anche le ragazze poterono frequentare la scuola e, subito dopo, vi furono pure ammessi alunni cattolici. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 la Scuola subì delle modifiche rilevanti: fu abbattuto il campanile e fu ampliato l’edificio, che acquistò quell’aspetto caratteristico, con la “torre” in mattoni a vista, che ha poi mantenuto per tutto il secolo scorso e che la maggior parte di noi, ex-alunni e non, ricorda, prima dell’ultima, recente ristrutturazione. Al piano superiore di questa “torre” fu collocata la biblioteca della Scuola, mentre al piano rialzato si ottenne un ampliamento dell’ingresso. In quegli anni, prima, durante e subito dopo la Grande Guerra, gli alunni che provenivano dalle zone montane andavano in pensione presso alcune famiglie di Pomaretto, quando i mezzi lo consentivano, oppure, nei casi di maggior povertà, si adattavano a vivere in gruppi nei “chabot” situati nei vigneti a ridosso dell’abitato di Pomaretto. Solo nel 1922 verrà costruito il Convitto (in memoria dei caduti della guerra 1915-18). Nel 1931, la difficoltà di reperire insegnanti, lo scarso numero di alunni e la difficile situazione economica della Chiesa, misero in condizione la Tavola di decretare la chiusura della Scuola Latina e perciò anche del Convitto. Fu solo nell’immediato dopoguerra che il pastore Guido Mathieu prese a cuore la causa della scuola ed in una storica convocazione di alcuni insegnanti si formulò una proposta di apertura, diretta alla Tavola, la quale accettò e nel 1945 si iniziarono i corsi. Alla direzione della scuola fu nominata la prof. Elsa Balma che faceva parte della classe che, nel 1931, a seguito del decreto della Tavola, aveva dovuto recarsi in blocco a Torre Pellice per terminare il triennio. A collaborare con la preside furono chiamati i prof. Ernesto Tron, Tildina Gay, Anna Ribet, Ines Diena, Diega Mauro. La scuola che, alla sua riapertura, era comunque privata, divenne successivamente parificata e funzionò fino al 1986, anno della sua definitiva chiusura. Ormai la scuola media di stato, essendo diventata obbligatoria e avendo parecchie sedi (Villar Perosa, Perosa Argentina, Perrero, Fenestrelle), poteva garantire l’istruzione secondaria di primo grado a tutti gli alunni delle valli. E così sembrava che la funzione educativa della Scuola Latina fosse definitivamente esaurita. Nel 2000, però, un gruppo di ex-allievi, grazie alla “spinta” del pastore Giorgio Tourn, decise di darle una seconda vita, di far rinascere, insieme con i muri, quel ruolo di propulsore culturale che per secoli la scuola aveva ricoperto, soprattutto per la Val Germanasca e la bassa Val Chisone, e di collocarvi stabilmente la Collezione Ferrero, in quegli anni sistemata in modo precario presso i locali dell’ex-Convitto. Nel mese di luglio del 2000 venne quindi costituita l’Associazione “Amici della Scuola Latina”. Fu realizzato un progetto di ristrutturazione e di allestimenti interni, che fu possibile finanziare con il concorso di più soggetti: fondi dell’Otto per Mille della Tavola Valdese, proprietaria dell’immobile, e fondi europei (DOCUP 2000-2006) anzitutto, cui si aggiunsero contributi della Regione Piemonte e della Provincia di Torino e, non meno importanti, i fondi propri dell’Associazione, ottenuti tramite iniziative di vario genere. I lavori di ristrutturazione e adeguamento furono realizzati tra il 2003 e il 2005; seguirono la realizzazione dell’allestimento museale e l’acquisizione degli arredi. Con l'inaugurazione del 23 settembre 2006 si sono avviate iniziative di vario genere che, ampliandosi, offrono oggi un'ampia scelta culturale: visite all’Esposizione permanente “Gli antichi mestieri”, che ospita la Collezione Ferrero, con laboratori didattici ad essa collegati, accesso alla Biblioteca del patouà e agli Sportelli delle lingue minoritarie (occitano e francese), corsi di lingue, cineforum e proiezioni di film in lingua originale, presentazioni di libri, concerti, conferenze, convegni ed altre iniziative, spesso in collaborazione con altri soggetti culturali che operano sul territorio. Bibliografia: Gustavo BOUCHARD, La Scuola Latina di Pomaretto, Opuscolo del XVII febbraio 1966 Teofilo G. PONS, Vita montanara e folklore nelle Valli Valdesi, Claudiana, 1978 Guido MATHIEU, Cronistoria in versi della Scuola Latina di Pomaretto 1830-1965, “la beidana” n°21, novembre 1994 Paola REVEL, La Scuola Latina di Pomaretto. Storia e progetto, “la beidana” n°38, giugno 2000 Marco BATTISTONI, Le chiese valdesi attraverso l’attività del Comitato Vallone, Tesi di laurea, 1992 AAVV, Storia di una collaborazione, in occasione dei Giochi Olimpici Invernali Torino 2006, Quaderno di documentazione n. 6 Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca