Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
Alessandro Capone
Università del Salento, Dip. di Filologia Classica e Scienze Filosofiche. Pal. Parlangeli, Via
Stampacchia, 45, I-73100 Lecce; Email: [email protected]
I
Nel 1900 apparvero in Italia alcune pubblicazioni relative alla letteratura
cristiana antica che illustrano bene le caratteristiche degli studi patristici
d’inizio secolo: la Passio SS. Mariani et Iacobi a cura di Pio Franchi de’
Cavalieri (Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 3; Città del Vaticano, 1900) e due articoli di Paolo Ubaldi a proposito “Di due citazioni di
Platone in Giovanni Crisostomo” (Rivista di filologia e istruzione classica
28/1 [1900]: 69-75) e “Sulla epistola crisostomiana 125 Cyriaco episcopo exsulanti” (Bessarione. Pubblicazione periodica di studi orientali 5
[1898/1899]: 244-264). Questi contributi, e prima ancora i loro autori,
ci inducono a puntare l’attenzione su due città che agli inizi del Novecento rappresentavano in Italia i punti di riferimento per gli studi patristici:
Roma e Torino.
Lungi dal voler fornire una bibliografia esaustiva delle pubblicazioni
relative alla letteratura cristiana antica apparse in Italia nel periodo in
esame,1 obiettivo del presente contributo è presentare le principali indagini
e le personalità degli studiosi più significativi.
1) Roma: Pio Franchi de’ Cavalieri e Giovanni Mercati
Pio Franchi de’ Cavalieri (1869-1960) si formò alla scuola del gesuita
Massimiliano Massimo, cui dedicò un suo lavoro,2 e all’università, dove
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Ampia bibliografia in Michele Pellegrino, “Un cinquantennio di studi patristici in Italia,”
La scuola cattolica 90 (1952): 424-452 (= Michele Pellegrino, Ricerche patristiche, 19381980 2 (Torino, 1982], 17-73).
Si tratta di Pio Franchi de’ Cavalieri, Note agiografiche. Fascicolo IV (Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 24; Città del Vaticano, 1912). Per un profilo biografico di
P. Franchi de’ Cavalieri cf. Nello Vian, “Ricordo di Pio Franchi de’ Cavalieri,” Aevum.
Rassegna di scienze storiche, linguistiche e filologiche 35 (1961): 123-130 (= Nello Vian,
Figure della Vaticana e altri scritti. Uomini, libri e biblioteche [Studi e testi. Biblioteca
Apostolica Vaticana 424; Città del Vaticano, 2005], 235-242); José Ruysschaert, “Commemorazione del socio Pio Franchi de’ Cavalieri,” Atti della Pontificia Accademia romana
ZAC, vol. 15, pp. 180-196
© Walter de Gruyter 2011
DOI 10.1515/ZAC.2011.009
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Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
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si laureò in Lettere, fu discepolo di Enea Piccolomini.3 In un primo momento, seguendo le orme del maestro, pubblicò articoli di carattere prevalentemente antiquario-filologico.4 I suoi interessi mutarono decisamente
direzione con il trasferimento presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e il
conseguente incontro con il nuovo prefetto Franz Ehrle.5 Quale scriptor
curò il catalogo dei manoscritti agiografici greci della Vaticana,6 la prima parte dei manoscritti latini di contenuto biblico e patristico,7 nonché
la riproduzione di alcuni famosi manoscritti.8 I suoi interessi scientifici
personali si concentrarono ben presto sull’agiografia antica, specialmente
greca: egli si inserì nel filone di ricerche inaugurate qualche anno prima
a Strasburgo da A. Ehrland e a Bruxelles dai gesuiti Bollandisti, i quali
pubblicavano testi inediti, ne ripubblicavano altri con maggiore rigore e li
corredavano di commenti.9 La sua produzione sull’argomento si aprì con
l’edizione della Passio ss. Perpetuae et Felicitatis (Roma 1896) e continuò
con i contributi apparsi negli Analecta Bollandiana e con i nove fascicoli
delle Note agiografiche pubblicati nella collana Studi e testi.10 Tutta la
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di archeologia. Rendiconti 3/33 (1961): 61-69. Bibliografia in Paul Künzle et al., Indici
agiografici dell’opera di Pio Franchi de’ Cavalieri (Studi e testi. Biblioteca Apostolica
Vaticana 223; Città del Vaticano, 1964), 1-11.
E. Piccolomini (1844-1910), insegnò Letteratura greca a Pisa dal 1874, succedendo a D.
Comparetti, e a Roma dal 1888 al 1900: cf. Enzo Degani, “La filologia greca nel XX
secolo (Italia),” in La filologia greca e latina nel secolo XX. Atti del congresso internazionale, Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, 17-21 settembre 1984 2 (Biblioteca
di studi antichi 56; Pisa, 1989, 1077-1079).
Tra questi va però ricordato, quale anticipo delle successive ricerche, il contributo su
“Due libelli originali di libellatici,” Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana 1 (1895):
68-73.
Il gesuita tedesco F. Ehrle (1846-1934) fu chiamato a Roma da Leone XIII nel 1880 e
fu prefetto della BAV dal 1895 al 1914.
Catalogus codicum hagiographicorum graecorum Bibliothecae Vaticanae (a cura di Hagiographi Bollandiani e Pio Franchi de’ Cavalieri; Bruxelles, 1899).
Codices Vaticani latini, Tomus I. Codices 1-678 (rec. Marco Vattasso e Pio Franchi
de’ Cavalieri; Roma, 1902): al catalogo collaborò per la descrizione di alcuni codici G.
Mercati. Marco Vattasso (1869-1925), scriptor latino della Vaticana, fu autore tra l’altro
degli Initia Patrum aliorumque scriptorum ecclesiasticorum latinorum (2 vol.; Studi e
testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 16/17; Città del Vaticano 1906-1908).
Il Rotulo di Giosuè, codice Vaticano Palatino greco 431 (Milano 1905); Miniature
della Bibbia, cod. Vat. greco 1, e del Salterio, cod. Vat. Pal. greco 381 (Milano 1905);
Il Menologio di Basilio II (cod. Vaticano greco 1613) (2 vol., Torino 1907).
Cf. Giovanni Maria Vian, Bibliotheca divina. Filologia e storia dei testi cristiani (Roma,
2001), 249-251.
In particolare: Note agiografiche (fasc. 1; Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 8;
Città del Vaticano, 1902); Note agiografiche (fasc. 2; Studi e testi. Biblioteca Apostolica
Vaticana 9; Città del Vaticano, 1902); Note agiografiche (fasc. 3; Studi e testi. Biblioteca
Apostolica Vaticana 22; Città del Vaticano, 1909); Note agiografiche (fasc. 4; Studi e testi.
Biblioteca Apostolica Vaticana 24; Città del Vaticano, 1912); Note agiografiche (fasc. 5;
Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 27; Città del Vaticano, 1915); (fasc. 6; Studi
e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 33; Città del Vaticano, 1920); Note agiografiche
(fasc. 7; Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 49; Città del Vaticano, 1928); Note
agiografiche (fasc. 8; Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 65; Città del Vaticano,
1935); Note agiografiche (fasc. 9; Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 175; Città
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sua attività scientifica fu improntata al più alto rigore filologico e alla
ricerca della verità storica al di là delle opinioni tradizionali: di lui Giorgio Pasquali scrisse che “l’agiografia non solo greca è disciplina almeno
altrettanto italiana quanto belga, per merito di Pio Franchi de’ Cavalieri,
che vi ha rivolto da decenni fede operosa e acume critico tale quale testi
più antichi esigono invano dai loro studiosi.”11
Nel 1898 giunse in Vaticana Giovanni Mercati (1866-1957). Dopo
l’ordinazione sacerdotale (21 settembre 1889) aveva continuato gli studi a
Roma presso l’Università Gregoriana e poi era stato dottore della Biblioteca
Ambrosiana di Milano (1893). Successivamente fu richiamato a Roma
da Leone XIII per lavorare presso la Biblioteca Vaticana, di cui divenne
prefetto nel 1919.12 Nella sua vastissima produzione scientifica egli toccò
pressoché tutti gli ambiti e i periodi della storia dei testi cristiani: dalla
filologia biblica a quella patristica, bizantina e umanistica, dalla letteratura
alle biblioteche, dalla teologia alla liturgia.13
Sin dagli inizi i sui interessi si volsero, oltre che alle ricerche antiquarie,
agli studi biblici, agiografici e patristici. Non ancora trentenne, nel 1893
Mercati scoprì nel palinsesto ambrosiano O 39 sup. gli unici frammenti
in tradizione diretta degli Hexapla di Origene.14 Nel 1897 pubblicava uno
studio su “Le Titulationes nelle opere dogmatiche di S. Ambrogio,”15 men-
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15
del Vaticano, 1953). Inoltre ricordiamo I martirii di San Teodoto e S. Ariadne (Studi e
testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 6; Città del Vaticano, 1901); Hagiographica (Studi e
testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 19; Città del Vaticano, 1908); Costantiniana (Studi
e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 171; Città del Vaticano, 1953).
Giorgio Pasquali, “Arti e studi in Italia nell’ultimo venticinquennio. Gli studi di greco,”
in idem, Scritti filologici 2: Letteratura latina, cultura contemporanea, recensioni 2 (a
cura di F. Bornmann et al.; Firenze, 1986), 747 (la rassegna era apparsa su Leonardo
1/12 [1925]: 261-265; 2/1 [1926]: 4-7).
Per un profilo della sua personalità cf. Nello Vian, “Abbozzo di ritratto del Cardinale
Mercati,” Almanacco dei bibliotecari italiani 7 (1958): 117-126 (= Vian, Figure [vedi
nota 2], 211-220). Notizie biografiche in Giorgio Mercati, Opere minori 5 (studi e testi.
Biblioteca Apostolica Vaticana 80; Città del Vaticano, 1941), 13-16; per la bibliografia
(1890-1941) cf. 21-54.
Solo i suoi scritti minori sono stati raccolti in ben 5 volumi, in occasione del settantesimo anno d’età, nella collana Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 76-80: vol. 1:
1891-1897 (Città del Vaticano, 1937); vol. 2: 1897-1906 (Città del Vaticano, 1938); vol.
3: 1906-1916 (Città del Vaticano, 1939); vol. 4: 1917-1936 (Città del Vaticano, 1940);
vol. 5: indici (Città del Vaticano, 1941). A questi fu aggiunto in seguito un sesto volume
(Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 296) che raccoglie i contributi apparsi tra
il 1937 e il 1957.
Cf. Giovanni Mercati, “D’un palimsesto Ambrosiano contenente i Salmi esapli e di
un’antica versione latina del commentario perduto di Teodoro di Mopsuestia al Salterio,”
Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino 31 (1895-1896): 655-676.
Giovanni Mercati, Le Titulationes nelle opere dogmatiche di S. Ambrogio (Ambrosiana. Scritti varii pubblicati nel XV centenario della morte di S. Ambrogio 8; Milano,
1897).
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tre a partire da 1898 dava alle stampe una serie di contributi su Cipriano
e varie note di letteratura patristica.16
Il 18 aprile 1900 Mercati lesse una nota al secondo congresso di archeologia cristiana dal titolo “Un’apologia antiellenica sotto forma di
martirio” che divenne il capitolo XV delle Note di letteratura biblica
e cristiana antica (Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 5; Città
del Vaticano, 1901). Il volume contiene vari contributi, per buona parte
inediti, d’argomento biblico e patristico, raccolti, com’era costume dello
studioso, in forma miscellanea e senza la pretesa di fornire una sintesi
generale: essi mettono bene in luce la vastità di interessi e la meticolosità
delle ricerche dell’autore.17
L’attenzione ai testi biblici e al contempo a quelli degli scrittori cristiani antichi fu una costante nella produzione di Mercati: ancora nel 1901
dimostrava che un trattatello non apparteneva a Gerolamo18 e nel 1903
dava alle stampe un volumetto composto di tre parti,19 la prima (1-49)
delle quali riporta i frammenti di un commentario di un anonimo chiliasta
su Mt. 24, in parte già pubblicati,20 e i trattati di De tribus mensuribus e
De Petro apostolo; la seconda parte (51-90) contiene contributi relativi ai
Cappadoci e a Cirillo d’Alessandria; la terza (91-105) infine riproduce con
aggiunte i Frammenti inediti dell’antica versione latina del commentario
di Teodoro Mopsuesteno sui Salmi, già editi anni prima.21
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“D’alcuni nuovi sussidi per la critica del testo di S. Cipriano,” Studi e documenti di
storia e diritto 19 (1898): 321-363; 20 (1899): 61-88; “Un falso donatistico nelle opere
di S. Cipriano,” Rendiconti. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere 32 (1899): 986-997;
“Alcune note di letteratura patristica,” Rendiconti. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere
31 (1898): 1033-1052, 1191-1229; “Note varie di letteratura specialmente patristica,”
Studi e documenti di storia e diritto 20 (1899): 89-125.
Può essere utile riportarne l’indice: Un congettura sopra il libro del Giusto, 1-7; Sul testo
ebraico del Salmo 140 (141), 8-16; Sul canone biblico di S. Epifanio, 17-27; D’alcuni
frammenti esaplari sulla Va e VIa edizione greca della Bibbia, 28-46; Sul testo e sul senso di
Eusebio H. e. VI 16, 47-60; Anecdota apocrypha latina. Una “Viso” ed una “Revelatio”
d’Esdra con un decreto di Clemente Romano, 61-81; Due supposte lettere di Dionigi
Alessandrino, 82-86; Anthimi Nicomediensis episcopi et martyris de sancta Ecclesia, 8798; Un foglio dell’Ilario papiraceo di Vienna, 99-112; Il carme Damasiano “de Davide”
e la falsa corrispondenza di Damaso e Girolamo riguardo al Salterio, 113-126; I due
“Trattati al popolo” di Priscilliano, 127-136; Appunti su Niceta e Aniano traduttore di
S. Giovanni Crisostomo, 137-144; Il commentario di Esichio Gerosolimitano sui Salmi,
145-179; Per la vita e gli scritti di “Paolo il Persiano.” Appunti da una disputa di religione
sotto Giustino e Giustiniano, 180-206; Un’apologia antiellenica sotto forma di martirio,
207-226; Una lettera di Pasquale I a Leone V sul culto delle sacre immagini, 227-235.
“Un nuovo trattato di S. Girolamo sulla visione d’Isaia,” Revue biblique 10 (1901):
385-392.
Varia sacra (fasc. 1; Studi e testi. Biblioteca Apostolica Vaticana 11; Città del Vaticano,
1903). Il fascicolo conteneva in origine solo le prime due parti, poi in alcuni esemplari
fu aggiunta la terza parte che era destina al secondo fascicolo, mai edito, insieme ai due
contributi “Sull’autore della Parafrasi dei Salmi edita sotto il nome di Teodoro Eracleota”
e “Alcuni fogli d’un antico commentario greco sul Genesi.”
Cf. Mercati, “Alcune note” (vedi nota 16), 1203-1208.
Cf. Mercati, “D’un palimsesto Ambrosiano” (vedi nota 14) e “Alcune note” (vedi nota
16), 1046-1051.
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Accanto alle riproduzioni del Codex Vaticanus 1209 e ad altri contributi strettamente biblici,22 negli anni successivi Mercati pubblicò parecchi
studi sui testi cristiani dei primi secoli: I. Un frammento delle Ipotiposi di
Clemente di Alessandria. II. Paralipomena Ambrosiana, con alcuni appunti
sulle benedizioni del cereo pasquale (Studi e testi. Biblioteca Apostolica
vaticana 12; Città del Vaticano, 1904)23; una comunicazione sul Carmen
de passione Domini attribuito a Cipriano e a Lattanzio e un’altra sulla
lettera attribuita a Filone di Carpatio, Basilio e Nilo24; “Un preteso scritto
di San Pietro vescovo di Alessandria e martire sulla bestemmia e Filone
l’istoriografo”25; “An uncial MS of St. Cyprian”; “A study of the Paschal
Cronicle”; “A supposed homily of Eusebius of Caesarea”26; “Cantici di
Melezio lo scismatico?”27; “Eine angebliche Sammlung von Briefen des
h. Makarius”28; “Some new fragments of Pelagius”29; “Il ‘Quicumque’
all’ufficio divino nel sec. V?”30; “Il codice corviniano delle epistole di
S. Ignazio”31; “Notes d’ancienne littérature chrétienne”32; “Nestoriana”;
“Über die Ostertafel des h. Cyrill von Alexandrien”; “Ein Fragment aus dem
verlorenen Kommentar des Eusebius zum Buche Daniel”; “Zur lateinischen
Übersetzung des Osterfestbriefes XVII des h. Cyrill von Alexandrien”33;
“Un supposto frammento di Origene”34; “Appunti sul palinsesto Vat. gr.
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Cf. Bibliorum SS. graecorum codex Vaticanus 1209 (Cod. B) denuo phototypice expressus iussu et cura praesidum Bybliothecae Vaticanae. Pars altera. Testamentum Novum
(Mediolani, 1904); Pars prima. Testamentum Vetus (Tomus 1; Mediolani, 1905); Pars
prima. Testamentum Vetus (Tomus 2; Mediolani, 1906); Pars prima. Testamentum Vetus
(Tomus 3; Mediolani, 1907); “Due glosse all’Esodo nel codice Vaticano,” Revue biblique
2 (1905): 555-556; “Sia…nesqai,” Zeitschrift für neutestamentliche Wissenschaft und die
Kunde der älteren Kirche 8 (1907): 242; “Un’oscura nota del Codice Alessandrino,”
in Mélanges offerts à M. É. Chatelain (Paris, 1910), 79-82; “Frammenti di Aquila o di
Simmaco?,” Revue biblique 8 (1911): 266-272.
La seconda parte del volume contiene: “Il carme sull’eccellenza del numero tre” (20-23);
“Un nuovo inno pasquale di Sant’Ambrogio?” (24-36); “Sulle benedizioni più antiche del
cereo pasquale” (36-39); “Una benedizione ritmica ispano-visigotica del cereo” (40-43);
“Il frammento ‘de pudicitia et castitate’” (43-46).
Theologische Revue 3 (1904): 28-29, 550 (entrambe tra le “Kleinere Mitteilungen”).
Rivista storico-critica delle scienze teologiche 1 (1905): 162-180: contiene un’ “Appendice
sull’Anastasio autore degli opuscoli circa la bestemmia e la dignità sacerdotale.”
Questi tre contributi sono apparsi in JThS 7 (1905-1906): 269-270; JThS 7 (1905-1906):
397-412; JThS 8 (1906-1907): 114.
Rassegna gregoriana per gli studi liturgici e per canto sacro 5 (1906): 270-271.
Theologische Revue 5 (1906): 464.
JThS 8 (1907): 526-535; nella stessa rivista (2-9) apparve anche “More Spanish Symptoms.
I. The date of some prayers in the Mozarabic Missal. II. The revision of the Toledan
Missal in the seventh century. III. A supposed Liber Officiorum of Hilary of Poitiers.”
Rassegna gregoriana per gli studi liturgici e per canto sacro 6 (1907): 322.
Revue bénédictine de critique, d’histoire et de littérature religieuses 24 (1907): 263266.
Revue biblique 4 (1907): 79-84. Contiene “1. S. Isicius”; “2. I frammenti esaplari del
Chronicon Paschale”; “3. Lo scritto Atanasiano de Azymis è spurio.”
Questi ultimi quattro contributi sono apparsi in Theologische Revue 6 (1907): 63-64;
126-127; 221-222; 385.
Revue biblique 7 (1910): 76-79.
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Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
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1456”35; “Zu Niceta von Remesiana”36; tre note biblico-patristiche37; “La
lettera di Severo di Antiochia su Matt. 23,35”38; “Intorno ad uno scolio
creduto di Evagrio.”39
La produzione di Mercati supera di molto i limiti cronologici imposti
alla presente rassegna e non se ne può dare pertanto ulteriore notizia.
Apparirà comunque chiaro che la scuola romana, se tale si può definire,
i cui massimi rappresentati all’inizio del Novecento furono Franchi de’
Cavalieri e Mercati, rimase fermamente ancorata a indagini di carattere
agiografico e paleografico-codicologico, produsse contributi di profonda
erudizione ed ebbe sempre viva l’attenzione per testi inediti o poco noti.
2) Torino: Paolo Ubaldi e Sisto Colombo
Promotore degli studi di letteratura cristiana antica e primo docente di
questa disciplina nelle università italiane fu Paolo Ubaldi (1872-1934).40
Apprese il greco presso i salesiani a Torino e fu ordinato egli stesso prete
salesiano il 9 marzo 1895. Conseguì la laurea in Lettere (1897) e in Filosofia
(1898) presso l’Università di Torino, dove ebbe come maestro Giuseppe
Fraccaroli (1849-1918), il quale polemizzò con la tendenza razionalistica
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Rheinisches Museum für Philologie 65 (1910): 331-338: il manoscritto trasmette l’Onomastico di Eusebio.
Theologische Revue 9 (1910): 191; tra le “Kleinere Mitteilungen” della stessa rivista
(527) vi è una nota di Mercati sull’antica versione latina del De reparatione lapsi ovvero
Ad Theodorum lapsum di Giovanni Crisostomo.
“On the Non-Greek Origin of the Codex Bezae,” “The Place of the Pastor in the Codex
Sinaiticus,” “Note on the Manuscripts of the Apostolic Constitutions Used in the Edition Princeps,” JThS 15 (1913-1914): 448-454. In precedenza erano apparse due note
sul Testamentum Job (Theologische Revue 11 [1912]: 157) e “Zu Isidor von Sevilla”
(Theologische Revue 12 [1913]: 389).
Orbis Christianus. Collana di testi medioevali e umanistici 4 (1914): 59-63.
Revue biblique 11 (1914): 534-542.
Su di lui cf. Camillo Cessi, “Sac. Paolo Ubaldi, salesiano,” Annuario. Università Cattolica del Sacro Cuore (1934-1935): 39-53 (ristampa in: Studi dedicati alla memoria di
Paolo Ubaldi [Milano, 1937], 1-16); Eugenio Valentini, “Don Paolo Ubaldi (1872-1934).
Biografia e bibliografia,” in “Humanitas” classica e “Sapientia” cristiana. Scritti offerti
a R. Iacoangeli (a cura di S. Felici; Roma, 1992), 397-416; Franco Luigi Pizzolato, “La
letteratura cristiana antica nell’Università Cattolica di Milano,” in La letteratura cristiana
antica nell’università italiana. Il dibattito e l’insegnamento (a cura di M. P. Ciccarese;
Letture patristiche 5; Fiesole, 1998), (69-123) 69-110. Bibliografia in Sisto Colombo,
“L’attività filologica di Paolo Ubaldi,” Convivium 6 (1934): 673-674. La prima cattedra
di Letteratura cristiana antica fu istituita nell’Università Cattolica del Sacro Cuore nel
1924 e affidata a Paolo Ubaldi. Per l’istituzione della cattedra in un’università statale
(Torino) bisogna attendere il 1948, quando Michele Pellegrino tenne per primo l’insegnamento; cf. Clementina Mazzucco, “Torino: la prima cattedra di letteratura cristiana
antica nell’università di stato,” in Ciccarese, La letteratura cristiana antica nell’università
italiana (vedi nota 40), 125-189.
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della filologia di stampo germanico e fu fautore di un approccio sensibile
ai valori estetici ed etici.41
Sin dall’inizio gli interessi scientifici di Ubaldi si concentrarono sulla
letteratura cristiana greca, senza però dismettere mai la frequentazione degli
autori classici.42 Alla tesi di laurea Sulle omelie antiochene di s. Giovanni
Crisostomo (1897) seguirono altri contributi sul vescovo di Antiochia:
“Sulla lettera Crisostomiana 233 ‘Ad episcopum Antiochenum,’” Bessarione. Pubblicazione periodica di studi orientali 6/1 (1901): 69-79; “Gli
epiteti esornativi nelle Lettere di S. Giovanni Crisostomo,” Bessarione.
Pubblicazione periodica di studi orientali 6/2 (1902): 304-332,43 oltre ai
due lavori del 1900 ricordati in apertura del presente contributo. A questi
seguirono ancora le monografie La sinodo “ad Quercum” dell’anno 403
e, a breve distanza, gli Appunti sul “Dialogo storico” di Palladio.44
Ubaldi conseguì la libera docenza in Letteratura greca nel 1909 e da allora fino al 1913 presso l’Università di Torino tenne dei corsi di Letteratura
greca, nei quali leggeva gli autori cristiani.45 Questi corsi riscossero successo
e suscitarono una buona impressione nella Facoltà, che nel 1913 propose
l’accensione dell’insegnamento di Letteratura greca cristiana, che non venne
però approvata dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.46
Nel 1912 apparve il primo numero di Didaskaleion. Studi filologici di
letteratura cristiana antica. Fondatore della rivista, la prima che in Italia
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46
Cf. Pasquali, “Arti e studi” (vedi nota 11), 737s.; Augusto Rostagni, “Gli studi di letteratura greca,” in Cinquant’anni di vita intellettuale italiana. Studi in onore di B. Croce
per il suo ottantesimo anniversario 1 (a cura di C. Antoni e R. Mattioli; Napoli, 1950),
445-447; Sebastiano Timpanaro, “Il primo cinquantennio della Rivista di filologia e
istruzione classica,” Rivista di filologia e istruzione classica 100 (1972): 425-432; Degani,
“La filologia greca” (vedi nota 3), 1104-1108.
Cf. Il libro IV dell’ “Anabasi” di Senofonte (con note a cura di P. Ubaldi e C. Boselli;
Torino, 1901); “Osservazioni sulla collocazione del nome di Zeus in Eschilo,” Memorie
della R. Accademia delle Scienze di Torino 54 (1904); De septem quae supersunt Aeschyli
fabularum inscriptionibus (disseruit Paolo Ubaldi; Torino, 1908); Eschilo. Agamennone
(testo critico e commento a cura di Paolo Ubaldi; Torino, 1909); Eschilo. I Sette contro
Tebe (testo critico e commento a cura di Paolo Ubaldi; Torino, 1913).
Questi articoli furono ristampati con qualche ritocco nel volume Di due lettere attribuite
a S. Giovanni Crisostomo (S. Benigno Canavese, 1909).
Entrambe pubblicate nelle Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino (1902
e 1906). Sempre in questi anni nelle Memorie della stessa Accademia furono pubblicati
altri due studi d’argomento patristico: Piero Gribaudi, La geografia di S. Isidoro di
Siviglia (Torino, 1906); Ettore Provana, Blossio Emilio Draconzio. Studio biografico e
letterario (Torino, 1912). Inoltre negli Atti dell’Accademia apparve Alessandro Sepulcri,
“Gregorio Magno e la scienza profana,” Atti della R. Accademia delle Scienze de Torino
39 (1903-1904): 962-976.
La grecità di s. Marco fu oggetto di studio del primo corso, cui seguirono quelli sugli
Acta Martyrum e sugli Apologisti del II secolo.
Cf. Mazzucco, “Torino: la prima cattedra” (vedi nota 40), 128; Pellegrino, “Un cinquantennio” (vedi nota 1), 450. In quegli anni Ubaldi meditava di pubblicare un’edizione
critica del Nuovo Testamento che potesse essere di facile diffusione. Il progetto però non
trovò mai compimento, come inedita restò anche la revisione del vocabolario di greco del
Nuovo Testamento del Boatti. Questi curò tra l’altro la traduzione italiana del I e II libro
del Pedagogo di Clemente di Alessandria per la collana I Padri della Chiesa (1912).
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Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
187
si occupasse specificatamente di testi patristici, fu Ubaldi, coadiuvato dal
salesiano Sisto Colombo. La rivista si propose come uno strumento di
lavoro al fine di promuovere gli studi sugli autori cristiani antichi troppo
spesso disdegnati rispetto a quelli classici. Nelle intenzioni di Ubaldi Didaskaleion doveva ospitare esclusivamente contributi di carattere letterario e filologico, rifiutando quelli di impostazione speculativa, teologica o
filosofica.47 L’impresa, e in particolare gli articoli di Ubaldi apparsi sulla
rivista,48 incontrarono il plauso di Pasquali.49 Sempre nel 1912 Ubaldi,
con G. Stoissa, dava inizio alla pubblicazione mensile di traduzioni in
italiano intitolata I Padri della Chiesa, di cui apparvero in due anni una
dozzina di fascicoli.50 Ancora a Tornio nel 1913 fu stampata la traduzione
della Supplica pei cristiani di Atenagora, la cui edizione critica Ubaldi
pubblicherà nel 1919.51 Infine nel 1914 usciva “Il movimento letterario
d’ispirazione cristiana in Oriente nella prima metà del sec. IV” all’interno
delle Letture costantiniane.52
47
48
49
50
51
52
La rivista fu sospesa nel 1917 e ripresa nel 1923, con l’allargamento agli studi relativi
allo sviluppo della civiltà cristiana, per cessare definitivamente nel 1931.
“Idee pedagogiche di Giovanni Crisostomo,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura
cristiana antica 2 (1913): 463-491; 3 (1914): 49-63; “Note critiche alla ‚Supplica‘ di
Atenagora,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 4 (1915): 103107; 5 (1916): 47-52.
Pasquali, “Arti e studi” (vedi nota 11), 746: “Ubaldi, il quale ha anzi diretto, e tenta
ora di richiamare in vita, una rassegna speciale di patristica, dove, per vero, gli articoli
del direttore erano i migliori.”
Cf. per esempio Tertulliano, Della prescrizione Contro gli eretici (trad. di B. Cortassa;
Torino, 1912); Ambrogio, Esamerone. Libri I-III (trad. di E. Pasteris; Torino, 1912);
Giovanni Crisostomo, Discorsi pro reditu Flaviani e ad Eutropium (trad. di S. Sillano;
Asti, 1912); Tertulliano, L’Apologetico (trad. di G. Stoissa; Asti, 1912); Ignazio di Antiochia, Le lettere (trad. di M. Belli; Asti, 1913); Gregorio di Nazianzo, Discorso funebre
in onore di Basilio il grande, Vescovo di Cesarea in Cappadocia (trad. di P. Gazzola;
Asti, 1913); Gregorio di Nazianzo. Elogio funebre di suo fratello Cesario (trad. di P.
Gazzola; Asti, 1913). Alcune di queste traduzioni furono poi riprese nella Corona Patrum
Salesiana. Sempre a Torino (1900) era apparsa per i tipi di Paravia la traduzione in versi
Del ritorno di Rutilio Namaziano (Del ritorno. Carme in due libri, versione poetica con
introduzione e commenti [a cura di A. M. Mathis; Torino, 1900]).
Cf. in proposito le considerazioni di Pasquali, che pure di Ubaldi ebbe stima e fu amico:
“Il filologo italiano crede al testo dei manoscritti, anche quando i manoscritti si riducono,
come per Atenagora, a uno, e non riflette che, ogni qualvolta di un’opera si trova una
copia nuova indipendente, si scoprono e si correggono errori sino allora non sospettati.
Il filologo italiano preferisce una spiegazione sforzata, cioè errata, e sorride con scetticismo della congettura, né si ricorda quante volte proprio i papiri abbiano confermato
congetture ardite, e abbiano mostrato corrotto, se pure altrimenti corrotto non si credesse,
un passo che la critica conservatrice spiegava senza volerci scorgere difficoltà.” (“Arti e
studi” [vedi nota 11], 742)
Letture costantiniane. Promosse dal Consiglio superiore nominato da s. s. Pio 10. e dal
Comitato romano per il 16. centenario della proclamazione della pace della Chiesa (a
cura di A. Casamassa et al.; Roma, 1914), 113-136. Il volume, allestito in occasione del
sedicesimo anniversario dell’Editto di Milano, contiene i seguenti contributi: Antonio
Casamassa, “I documenti della ‘Vita Constantini’ di Eusebio Cesareense” (1-60); Felice
Grossi-Gondi, “La grande vittoria di Costantino” (61-90); Johann Peter Kirsch, “La
cristianità e la gerarchia di Roma sotto Costantino M.” (91-112); Giuseppe Toniolo,
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188
Alessandro Capone
Il merito di Ubaldi, la cui bibliografia è di dimensioni ridotte, a causa
dello spazio che egli diede sempre più all’attività didattica, fu quello di
considerare la letteratura cristiana antica come disciplina autonoma. Il
Salesiano intese studiare gli autori cristiani quali scrittori con un valore
letterario specifico e secondo un rigoroso metodo filologico, di contro a
chi li considerava un’appendice deteriore della precedente letteratura o
li relegava solo nel campo della teologia: negli scritti dei Padri egli vide,
per usare le sue parole, “la piena corrispondenza del linguaggio col ritmo dell’anima.”53 Nello scenario italiano degli inizi del Novecento, che
ignorava pressoché del tutto gli aspetti letterari delle opere cristiane dei
primi secoli, si può a buon diritto riconoscere a Paolo Ubaldi il titolo di
fondatore della letteratura cristiana antica.
Fin dagli inizi della sua attività anche Sisto Colombo (1878-1938) si
era dedicato allo studio della letteratura cristiana.54 Salesiano, ordinato
sacerdote nel 1903, dopo gli studi in Teologia si laureò in Lettere presso
l’università di Torino nel 1911 con il latinista E. Stampini. Fu collaboratore
di Ubaldi, cui successe sulla cattedra di Letteratura cristiana antica alla
Cattolica di Milano, e di riviste filologiche (Didaskaleion, Convivium e
Rivista di Filologia e Istruzione Classica). Nel 1910 pubblicò La poesia
cristiana antica I: La poesia latina (Roma, 1910), cui però non seguì il
volume sulla poesia greca.
Su Didaskaleion, che aveva fondato con Ubaldi, apparvero molti suoi
contributi e recensioni: “Il prologo del perˆ ƒerwsÚnhj di S. Giovanni Crisostomo” (Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 1
[1912]: 39-47); “Il dialogo del perˆ ƒerwsÚnhj di S. Giovanni Crisostomo
e la retorica” (Didaskaleion 1 [1912]: 173-200); “Appunti damasiani”
(Didaskaleion 1 [1912]: 361-372)55; “Sull’origine del concetto di ¢p£th in
un passo di S. Giovanni Crisostomo” (Didaskaleion 1 [1912]: 437-545);
“Forme e concetti nella lirica di Aurelio Prudenzio Clemente” (Didaska-
53
54
55
“Problemi e ammaestramenti sociali dell’età costantiniana” (137-190); Orazio Marucchi,
“Osservazioni storiche ed archeologiche sulle donazioni di Costantino alle basiliche di
Roma” (191-223). Con l’articolo di Ubaldi fa il paio quello di Sisto Colombo, “I caratteri
e le tendenze dell’antica letteratura cristiana,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 6 (1917): 249-280. Si tratta di due contributi programmatici che
sottolineano l’autonomia della letteratura cristiana antica e che individuano nel Nuovo
Testamento il documento fondante della nuova letteratura.
“Ai nostri lettori,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 1
(1912): 4.
Cf. Eugenio Valentini, “Don Sisto Colombo (1878-1938). Biografia e bibliografia,” in
“Humanitas” classica e “Sapientia” cristiana (vedi nota 40), 417-440.
Su Damaso cf. anche Orazio Marucchi, “Osservazioni storiche ed epigrafiche sulla iscrizione recentemente scoperta della madre del papa Damaso,” Nuovo bullettino di archeologia cristiana 9 (1903): 59-108; Orazio Marucchi, “Breve aggiunta all’articolo sulla
iscrizione della madre del papa Damaso,” Nuovo bullettino di archeologia cristiana 9
(1903): 196-198; Orazio Marucchi, Il pontificato del Papa Damaso e la storia della sua
famiglia secondo le recenti scoperte archeologiche (Roma, 1905); Giuseppe Bonavenia,
“Varii frammenti di carmi damasiani,” Nuovo bullettino di archeologia cristiana 16
(1910): 227-252.
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Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
189
leion 2 [1913]: 145-169); “Osservazioni sulla composizione letteraria e
sulle fonti dell’Octavius di M. Minucio Felice” (Didaskaleion 3 [1914]:
79-121). Inoltre aveva pubblicato la traduzione del Dialogo sul sacerdozio
di Giovanni Crisostomo (Torino, 1912) e, in collaborazione con Ubaldi,
i Saggi della Bibbia Vulgata (Torino, 1914).
La produzione scientifica di Colombo continuò abbondante negli anni
a seguire e diede un contributo significativo al progresso degli studi patristici.56 Egli condivise con Ubaldi il proposito di recuperare a piena dignità
le opere degli autori cristiani dei primi secoli e di studiarle dal punto di
vista filologico e letterario, portando così progressivamente alla luce le
caratteristiche distintive della nuova letteratura.
3) Camillo Cessi e Francesco Di Capua
Amico di Ubaldi fu Camillo Cessi (1876-1939), il quale si laureò nel 1898
presso l’Università di Padova sotto la guida di Giovanni Setti con una dissertazione su Callimaco, pubblicata l’anno dopo nella rivista di Girolamo
Vitelli.57 Dopo alcuni anni di insegnamento nelle scuole medie, nel 1909
vinse il concorso di Letteratura greca presso l’Università di Catania, che
lasciò nel 1918 per l’ateneo di Padova.
A Catania,58 come anch’egli ricorda, leggeva a lezione testi di autori
cristiani: “Io stesso, comprendendo la importanza degli studî promossi
dall’Ubaldi, formai nella mia scuola catanese un piccolo centro di studî
cristiani ed i miei scolari ebbero familiari anche Giustino e Clemente,
Erma ed Atenagora, la Didachè e Taziano.”59 Della sua produzione, che
Degani definisce “dotta ed impegnata, ma di scarso peso ed acume,”60
dedicata per la maggior parte alla poesia ellenistica, ricordiamo “Intorno
56
57
58
59
60
Cf. Pietro Gerosa, “Il contributo di Sisto Colombo alla conoscenza e all’apprezzamento
dell’antica letteratura cristiana,” Convivium 12 (1940): 66-84.
Camillo Cessi, “Studi Callimachei,” Studi italiani di filologia classica 7 (1899): 301-413.
Per la biografia di Cessi cf. Aristide Calderini, “Camillo Cessi,” Aevum. Rassegna di
scienze storiche, linguistiche e filologiche 13 (1939): 497-511 (bibliografia alle 511-535);
Piero Treves, “Cessi, Camillo,” Dizionario biografico degli Italiani 24 (Roma, 1980):
267-269. Su Giovanni Setti (1856-1900) cf. Degani, “La filologia greca” (vedi nota 3),
1089-1090.
Si suole collocare l’inizio della scuola di studi patristici catanese qualche decennio dopo,
quando Emanuele Rapisarda tenne per primo la cattedra di Letteratura cristiana antica: cf.
Grazia Rapisarda, “La storia della cattedra di letteratura cristiana antica a Catania,” in
Ciccarese, La letteratura cristiana antica nell’università italiana (vedi nota 40), 241-246.
Tuttavia va tenuto a mente come la presenza a Catania di Cessi, Ubaldi e Francesco Guglielmino (1872-1956: cf. Degani, “La filologia greca” [vedi nota 3], 1108-1109) abbiano
in qualche modo costituito un retroterra culturale favorevole al successivo sviluppo delle
ricerche cristianistiche.
Cessi, “Sac. Paolo Ubaldi” (vedi nota 40), 11.
Degani, “La filologia greca” (vedi nota 3), 1097.
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Alessandro Capone
alla seconda Apologia di Giustino” (Rivista di filologia e istruzione classica
50 [1912]: 64-86).
Francesco Di Capua (1879-1957) si era formato presso l’Università di
Napoli, dove però non ebbe un maestro e in seguito ottenne l’incarico di
Letteratura latina medievale.61 Visse sempre a Castellammare di Stabia e
solo nel 1948 fu chiamato a Bari per la cattedra di Letteratura cristiana
antica.
Ben presto cominciò a collaborare con alcune delle principali riviste
italiane, pubblicando contributi che misero in evidenza i suoi interessi per
la lingua e la compositio degli scrittori cristiani62: “Le clausole metriche
dell’Apologetico di Tertulliano e le varianti del ‘Codex Fuldensis,’” La
Scuola Cattolica 40/22 (1912): 249-259.550-564; 40/23 (1912): 126137; “Le clausole in S. Agostino con tre sillabe atone fra i due accenti,”
Bollettino di filologia classica 19 (1912): 12-16; “Osservazioni critiche
sul testo dell’Apologetico di Tertulliano,” Bollettino di filologia classica
19 (1912): 59-61; 20 (1914): 161-162, 255-257; “Cassiodoro: De institutione divinarum litterarum C. XV,” Bollettino di filologia classica
19 (1912): 89-90; “L’evoluzione della prosa metrica latina nei primi tre
secoli e la data dell’Ottavio di Minucio,” Didaskaleion. Studi filologici
di letteratura cristiana antica 2 (1913): 1-41; “Iovis ista sunt humana vestra,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 2 (1913):
89-93; “Minucio Felice, Octavius, 7,4,” Didaskaleion. Studi filologici di
letteratura cristiana antica 2 (1913): 175-179; “Tertulliano. Apologetico
47,6,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 3 (1914):
65-68; “Due finali da correggersi nel Sacramentarium Leonianum,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 3 (1914): 69-77;
“Il ‘Cursus’ nel De consolatione philosophiae e nei trattati teologici di
Severino Boezio,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana
antica 3 (1914): 269-303.
Il contributo offerto da Di Capua agli studi patristici è stato spesso ridotto al campo del cursus, aspetto che di sicuro emerge in maniera evidente
61
62
Notizie bio-bibliografiche in Francesco Di Capua nel centenario della nascita (18791979) (Castellammare di Stabia, 1980); Antonio Quacquarelli, “Ricordando Francesco
Di Capua nel centenario della nascita (1879-1957),” Vetera Christianorum 17 (1980):
5-16; Antonio Cioffi, “L’œuvre de Francesco di Capua (1879-1957) dans le domaine des
études patristiques à l’occasion du centenaire de sa naissance,” Nicolaus 8 (1980): 375380 (pubblicato, con qualche modifica, in italiano in Studi Stabiani in memoria di Catello
Salvati. Miscellanea 1 (a cura di G. d’Angelo; Castellammare di Stabia, 2002], 261-266,
con il titolo “Francesco Di Capua [1879-1957] studioso dei Padri della Chiesa e del
ritmo prosastico”); Antonio Cioffi, “S. Agostino maestro di stile e di vita negli scritti di
Francesco Di Capua,” in L’Umanesimo di Sant’Agostino. Atti del congresso internazionale
Bari 28-30 ottobre 1986 (a cura di M. Fabris; Bari, 1988), 467-478; Marcello Marin,
“Bari: dagli studi di retorica patristica alla metodica interdisciplinare,” in Ciccarese, La
letteratura cristiana antica nell’università italiana (vedi nota 40), 229-240.
Gli scritti minori di F. Di Capua sono stati raccolti da lui stesso e pubblicati postumi a
cura di A. Quacquarelli in due volumi a Roma nel 1959 (Francesco Di Capua, Scritti
Minori [a cura di A. Quacquarelli; 2 volumi; Roma, 1959]).
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Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
191
dalle sue indagini, ma che non è il solo: “L’indagine sui testi, che mira
ad individuare in ogni autore le spinte interiori sottese alla disposizione
delle parole e all’onda ritmica del periodo, è in Di Capua sempre una
ricerca storica che sollecita un approccio interdisciplinare per chiarire usi
e costumi del passato.”63
4) Gli studi storico-religiosi: Ernesto Buonaiuti
Nel panorama degli studi storico-religiosi agli inizi del Novecento si distinsero due figure: Baldassare Labanca (1829-1913) e Ernesto Buonaiuti
(1881-1946).64 Furono anni segnati da una profonda crisi culturale e religiosa che ha suscitato nel mondo cattolico polemiche vivaci e l’intervento
dell’autorità ecclesiastica con l’enciclica Pascendi di Pio X (1907).65
Nel marzo del 1887 aveva assunto l’insegnamento di Storia del cristianesimo Baldassare Labanca, che nel 1892 divenne professore ordinario
della disciplina presso l’Università di Roma.66 I suoi interessi toccarono
però solo marginalmente gli studi patristici.67
Alla morte di Labanca, dopo un breve intervallo di Umberto Fracassini,
nel 1915 successe sulla cattedra romana Ernesto Buonaiuti.68 Nel 1895
era entrato nel Pontificio Seminario dell’Apollinare e divenne sacerdote
63
64
65
66
67
68
Marin, “Bari” (vedi nota 61), 233.
Sugli insegnamenti di Storia delle religioni e Storia del cristianesimo cf. Alberto Pincherle,
“Storia della Civiltà Cristiana,” in idem, Cristianesimo antico e moderno (Nuovi saggi
15/Pubblicazioni della Scuola di Studi Storico-Religiosi 3; Roma, 1956), 15-37; Paolo
Siniscalco, “Gli insegnamenti storico-religiosi nell’Università di Roma. Origini e primi
sviluppi,” in 'Agaq¾ ™lp…j. Studi storico-religiosi in onore di Ugo Bianchi (a cura di G.
Sfameni Gasparro; Roma, 1994), 149-170 (ristampa in: Ciccarese, La letteratura cristiana
antica nell’università italiana [vedi nota 40], 191-219).
Sulla modernismo cf. in sintesi Pietro Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico
in Italia (II ed.; Saggi 31; Bologna, 1975).
Nel 1903-1904 la cattedra fu aggregata alla Scuola Orientale, appena costituita. Nel 1907
appare il primo numero della Rivista degli studi orientali, nella cui introduzione (3) si
legge: “La Scuola Orientale annessa alla Facoltà di Filosofia e Lettere della R. Università
di Roma ha per iscopo suo primo ‘l’incremento e la diffusione degli studi orientali’”.
Firmatari del testo sono i componenti la Scuola: A. De Gubernatis, I. Guidi, B. Labanca,
L. Nocentini, C. Schiapparelli.
Bibliografia in Baldassare Labanca, Elenco delle pubblicazioni filosofiche e religiose dal
1857 al 1908 (Roma, 1908), 1-6. Si ricordi tra l’altro il volume Baldassare Labanca, Il
cristianesimo primitivo (2 vol.; Roma, 1886-1888) che rappresenta il primo tentativo in
Italia di “una ricostruzione critica complessiva del cristianesimo primitivo, fatta secondo
l’indirizzo e tenendo conto dei risultati del lavoro del secolo XIX. Era la prima volta che
il cristianesimo primitivo, nella sua interezza, veniva esposto come un fenomeno umano,
rilevante una propria evoluzione prodotta da cause naturali”: cf. L. Salvatorelli, “Gli
studi di storia del cristianesimo,” in Cinquant’anni di vita intellettuale italiana. Studi
in onore di B. Croce per il suo ottantesimo anniversario 2 (a cura di C. Antoni e R.
Mattioli; Napoli, 1950), 317f.
In quell’occasione tenne una prolusione sul cristianesimo nell’Africa romana (= Ernesto
Buonaiuti, Saggi di Storia del Cristianesimo [Venezia, 1957], 259-281). Per un profilo
biografico e culturale cf. Ernesto Buonaiuti, Pellegrino di Roma. La generazione dell’esodo
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192
Alessandro Capone
nel 1903. La sua serie di scritti relativi alla storia del cristianesimo è
enorme, spaziando dalle origini all’età contemporanea, tanto da essere
considerato il fondatore degli studi storico-religiosi in Italia. In questa
sede è possibile ricordarne solo alcuni, in parte ristampati in seguito nel
volume dei Saggi sul Cristianesimo primitivo (a cura e con introduzione
di F. A. Ferrari; Biblioteca di cultura religiosa 1; Città di Castello, 1923):
“Clemente Alessandrino e la cultura classica,” Rivista storico-critica delle
scienze teologiche 1 (1905): 393-41269; “S. Agostino come teorico della
conoscenza,” Rivista storico-critica delle scienze teologiche 1 (1905): 574595; “Lucian of Samosata and the Asiatic and Syrian Christianity of his
Times,” The New York Review 2 (1906/1907): 49-65; “Una polemica
religiosa al terzo secolo,” Rivista storico-critica delle scienze teologiche 2
(1906): 832-850; “Il millenarismo di Ireneo,” Rivista storico-critica delle
scienze teologiche 2 (1906): 903-918; “A proposito di gnosticismo,” Rivista
storico-critica delle scienze teologiche 3 (1907): 365-377; Lo gnosticismo.
Storia di antiche lotte religiose (Roma, 1907); “Attraverso l’epistolario di
S. Basilio,” Rivista storico-critica delle scienze teologiche 4 (1908): 122132; “Sincretismo filosofico e religioso nei primi secoli cristiani,” Rivista
storico-critica delle scienze teologiche 4 (1908): 213-226; “Luciano martire, la sua dottrina e la sua scuola,” Rivista storico-critica delle scienze
teologiche 4 (1908): 830-836, 909-923; 5 (1909): 104-118; “La cristologia di Timoteo Eluro,” Rivista storico-critica delle scienze teologiche 4
(1908): 900-902; “Priscilliano e il priscillianismo,” Rivista storico-critica
delle scienze teologiche 5 (1909): 775-779; “Le origini cristiane della
Tripolitania e della Cirenaica,” Nuova Antologia 47 (1912): 349-359; Il
cristianesimo primitivo e la politica imperiale romana (Roma, 1913); Il
tramonto del millenarismo nella Chiesa d’Oriente. Memoria presentata al
Congresso di storia delle religioni, tenuto a Leida il 9-13 settembre 1912
(Roma, 1913); “Gli apocrifi nella primitiva chiesa africana,” Bollettino
di letteratura critico-religiosa 1 (1914): 106-114.
5) Riviste
Nei primi decenni del Novecento, se si eccettua il Didaskaleion,70 non
ci furono in Italia riviste dedicate agli studi patristici, sicché le ricerche
69
70
(Bari, 1964). Bibliografia completa in Bibliografia degli scritti di Ernesto Buonaiuti (a
cura di M. M. Ravà; Firenze, 1951).
La rivista (1905-1910) fu diretta per un breve periodo da G. Bonaccorsi e poi da Buonaiuti. Ricordiamo anche altre riviste di questo periodo: Studi religiosi (1901-1907); Il
Rinnovamento (1907-1909); La cultura contemporanea (1912-1913); Nova et Vetera
(1908, diretta da G. Quadrotta e E. Buonaiuti).
Tra gli articoli apparsi nella rivista ricordiamo ancora: Felice Ramorino, “Minucio Felice
e Tertulliano: nota biografico-cronologica,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura
cristiana antica 1 (1912): 125-137; Nicola Terzaghi, “Le clausole ritmiche negli opuscoli
di Sinesio,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 1 (1912): 205-225,
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Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
193
sull’argomento si trovano disseminate in vari periodici. Presentiamo di
seguito un ulteriore specimen dei contributi patristici apparsi nelle principali riviste.
Atene e Roma: Pietro Paolo Trompeo, “Intorno alla composizione degli
inni di Ambrogio,” vol. 10 (1913): 35-40.
Athenaeum. Studi periodici di letteratura e storia dell’antichità: Agostino Pennisi, “Le controversie penitenziali nei primi secoli e l’antico
monachismo,” vol. 1 (1913): 175-193; Olindo Ferrari, “Le allegorie del
poeta Aratore,” vol. 2 (1914): 417-434.
Bessarione. Pubblicazione periodica di studi orientali71: Umberto Benigni, “L’apocalisse del Testamentum Domini,” ser. 1, vol. 7 (1899-1900):
33-41; Giuseppe Gabrieli, “Fonti semitiche di una leggenda salomonica,”
ser. 1, vol. 7 (1899-1900): 42-68; Antonio Rocchi, “In Paracleticam Deiparae Sanctissimae s. Iohanni Damasceno vulgo tributam animadversiones,”
ser. 2, vol. 3 (1902-1903): 22-32, 194-210; Ignazio Guidi, “La traduzione
copta di un’omelia di S. Efrem,” ser. 2, vol. 4 (1903): 1-2172; Lodovico
Ciganotto, “Della preghiera. Saggio di ascetica origeniana ricavato dal
libro De oratione,” ser. 2, vol. 9 (1905): 193-204, 299-307; ser. 2, vol. 10
(1906): 137-150; ser. 3, vol. 1 (1906): 62-70; ser. 3, vol. 2 (1907): 46-62;
Aurelio Palmieri, “S. Giovanni Crisostomo nella antica letteratura russa,”
ser. 3, vol. 3 (1907-1908): 44-6373; Italo Pizzi, “Omelia di san Giacomo di
Sarugh in lode di Simeone Stilita,” ser. 3, vol. 4 (1908): 18-29; Giuseppe
Turturro, “Il trattato perˆ qe…wn Ñnom£twn dello Pseudo-Areopagita nei
mss. Laurenziani. Contributo a una futura edizione critica,” ser. 3, vol. 4
(1908): 93-138; ser. 3, vol. 5 (1908): 1-25; Carlo Giambelli, “Di Abdias
e degli Atti Apostolici apocrifi a lui attribuiti,” ser. 3, vol. 8 (1910-1911):
140-160.
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73
319-360 (ristampa: Nicola Terzaghi, Studia Graeca et Latina (Torino, 1963), 523-585);
Pier Luigi Ciceri, “Di alcune fonti dell’opera poetica di Commodiano e di Commodiano
come scrittore,” Didaskaleion. Studi filologici di letteratura cristiana antica 2 (1913):
363-422; Sisto Cucco, “La grammatica di Commodiano,” Didaskaleion. Studi filologici
di letteratura cristiana antica 3 (1914): 183-219.
La rivista di studi orientali fu fondata da N. Marini e fu pubblicata fino al 1923. Nella
rivista (1909-1913) egli pubblicò alcuni studi sul Crisostomo, poi ristampati nel volume:
Le Macchie apparenti nel Grande Luminare della Chiesa greca, S. Giovani Crisostomo.
Saggio critico (Roma, 1910). In seguito pubblicò anche Il primato di San Pietro e de’
suoi successori in San Giovanni Crisostomo (Roma, 1919; II ed. accresciuta nel 1922).
Cf. Richard J. H. Gottheil, “Ignazio Guidi – Selected Bibliography,” Journal of the
American Oriental Society 55 (1935): 458-463.
Cf. Aurelio Palmieri, “San Giovanni Crisostomo nella letteratura russa,” in CHRYSOSTOMIKA. Studi e ricerche intorno a S. Giovanni Crisostomo a cura del comitato per
il XV centenario della sua morte 1 (Roma, 1908), 189-212. Nella stessa miscellanea
ricordiamo Nicola Turchi, “La figura morale di Giovanni Crisostomo,” 1-34; Ambrogio
M. Amelli, “S. Giovanni Crisostomo anello provvidenziale tra Costantinopoli e Roma”,
47-60; Francesco Sabatini, “L’opera sociale di San Giovanni Crisostomo,” 61-79; Enrico
Wüscher-Becchi, “Saggio d’iconografia di S. Giovanni Crisostomo,” 1013-1038; Antonio
Rocchi, “Lipsanologia o storia delle reliquie di S. Giovanni Crisostomo,” 1039-1040.
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Alessandro Capone
Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere, classe di lettere
e scienze morali e storiche: Pietro Rasi, “Saggio di alcune particolarità nei
distici di S. Ennodio,” N.S. 35 (1902): 335-353; Pietro Rasi, “Saggio di
alcune particolarità nei versi eroici e lirici di S. Ennodio,” N.S. 37 (1904):
957-979.74
Rivista di filologia e istruzione classica: Carlo Pascal, “Lucrezio e Cipriano,” vol. 31 (1903): 555-557; idem, “Emendationes Arnobianae,” vol.
32 (1904): 1-9; Augusto Mancini, “Osservazioni sulla Vita di Costantino
d’Eusebio,” vol. 33 (1905): 309-360; Almo Zanolli, “Il codice dei ‘Proverbi’ 158 conv. sopp.,” vol. 34 (1906): 467-471; idem, “Osservazioni sul
codice marciano di Nemesio (Zanetti CCLXVI),” vol. 34 (1906): 471-476;
Pietro Rasi, “De codice quodam Ticinensi quo incerti scriptoris carmen ‘De
Pasca’ continetur,” vol. 34 (1906): 426-459; Carlo Pascal, “Sopra alcuni
passi delle Metamorfosi ovidiane imitati dai primi scrittori cristiani,” vol.
37 (1909): 1-6; Lorenzo Dalmasso, “L’arcaismo nell’’Octavius’ di Minucio Felice,” vol. 37 (1909): 7-37; Gino Funaioli, “Su Giuliano Toletano,”
vol. 39 (1911): 42-7975; Francesco Stabile, “Il ‘Liber Baruch’ del ‘Codex
Cavensis’ inedito secondo una versione antichissima antegerolomitana,”
vol. 39 (1911): 361-38476; Vincenzo Ussani, “Questioni Flaviane,” vol.
39 (1911): 390-408; idem, “Di un preteso uso della Vulgata,” vol. 39
(1911): 550-557; Francesco Stabile, “Emendationes editionis Wölfflinianae
Benedicti Regulae,” vol. 40 (1912): 293-302; idem, “Questione critica ed
ermeneutica (super gustandi reddit),” vol. 40 (1912): 438-440; Pier Luigi
Ciceri, “Di un luogo corrotto dell’‘Octavius,’” vol. 41 (1913): 291-293;
idem, “Il capitolo ‘De Nilo flumine’ nel ‘De Natura rerum di Isidoro,’” vol.
41 (1913): 601-607; Francesco Stabile, “Studi sul testo e sulla lingua della
Regula di S. Benedetto,” vol. 42 (1914): 259-274; Vincenzo Ussani, “Su la
più antica storia del testo di Flavio Giuseppe,” vol. 42 (1914): 417-440;
Pier Luigi Ciceri, “Credenze e culti pagani nella polemica commodianea,”
vol. 42 (1914): 560-58177.
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Dello stesso cf. anche “Dell’arte metrica di Magno Felice Ennodio, vescovo di Pavia,”
Bollettino della Società Pavese di Storia Patria 2 (1902): 87-140; 4 (1904): 153-197.
Di Funaioli ricordiamo anche “De Paulini Pellaei Eucharisticos fontibus,” Le Musée
Belge 9 (1905): 159-179.
Prende le mosse dal volume di Ambrogio M. Amelli, De Libri Baruch vetustissima latina
versione usque adhuc inedita in celeberrimo codice Cavensi (Montecassino, 1902).
Cf. anche Pier Luigi Ciceri, “Le instructiones commodianee e la tradizione biblica,”
Atti e Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova 30 (1913): 233252; idem, “Sopra alcuni acrostici ‘De Diis’ [Instr. 1],” in Studii critici offerti da antichi
discepoli a Carlo Pascal (Catania, 1913), 149-171; idem, “Le stelle soggette al giudizio
universale (Carm. apol. 1005 sgg),” Atene e Roma 16 (1913): 310-311; idem, “Un aspetto
della leggenda di Nerone,” Atene e Roma 17 (1914): 38-43; idem, “Il regno millenario
in Commodiano,” Athenaeum. Studi periodici di letteratura e storia dell’antichità 2
(1914): 195-210. Sulla stessa rivista cf. Achille Parravicini, “Le prefazioni di Claudio
Claudiano,” 183-194, del quale cf. anche Studio di retorica sulle opere di Cl. Claudiano
(Milano, 1905). Su Commodiano cf. ancora Giovanni S. Ramundo, “Commodiano e
la reazione pagana di Giuliano,” in E. Monaci, Scritti vari di filologia (Roma, 1901),
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Gli studi patristici in Italia (1900-1914)
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Rivista storico-critica delle scienze teologiche: Alfonso Manaresi, “Gli
Atti dei Martiri,” vol. 2 (1906): 351-352; Stefano Grossi “Evagrio e un
preteso nuovo documento su lo scisma Acaciano,” vol. 2 (1906): 470-476;
Giuseppe Nicolò Sola, “Il testo greco inedito della Leggenda di Teofilo di
Adana,” vol. 3 (1907): 835-848; Luigi Tonetti, “L’anima di Cristo nella
teologia del N. T. e dei Padri,” vol. 5 (1909): 511-526; Giorgio La Piana,
“Un’omelia inedita di S. Gregorio Nisseno,” vol. 5 (1909): 527-563; Vincenzo Ussani, “Per un codice ignoto del De bono mortis di S. Ambrogio,”
vol. 5 (1909): 934-943; Aurelio Palmieri, “Testi teologici greci inediti dei
secoli IV-XV,” vol. 6 (1910): 201-216.
Studi italiani di filologia classica: Francesco Dal Pane, “Sopra la fonte
di un passo di Arnobio,” vol. 9 (1901): 30; Nazareno Capo, “De S. Isidori
Pelusiotae epistularum recensione ac numero quaestio,” vol. 9 (1901):
449-466; Carlo Pascal, “Il poemetto ‘Contra orationem Symmachi’ in un
codice antichissimo di Prudenzio,” vol. 13 (1905): 75-81; idem, “Di un
opuscolo falsamente attribuito ad Isidoro,” vol. 14 (1906): 1-978; Vincenzo
Ussani, “La questione e la critica del così detto Egesippo,” vol. 14 (1906):
245-361; Nicola Terzaghi, “Due note sul testo di Minucio Felice,” vol.
15 (1907): 303-304; idem, “Synesiana 1. Due codd. Fiorentini degli opuscoli di Sinesio eliminabili per l’edizione critica,” vol. 18 (1910): 32-40;
idem, “Synesiana 3. Due codici ambrosiani degli Inni di Sinesio,” vol. 19
(1912): 1-7; Camillo Morelli, “Studia in seros latinos poetas,” vol. 19
(1912): 82-120; Giuseppe Procacci, “Intorno alla composizione alle fonti
di un Carme di Draconzio,” vol. 20 (1913): 438-449; Nicola Terzaghi,
“Synesiana 4. La tradizione manoscritta degli Inni di Sinesio,” vol. 20
(1913): 450-497.
Studi Medievali: Alessandro Sepulcri, “Le alterazioni fonetiche e morfologiche nel latino di Gregorio Magno e del suo tempo,” vol. 1 (19041905): 171-234.
In un clima internazionale che considerava gli autori cristiani degni
di un’autonoma trattazione, sebbene non mancasse qualche posizione di
retroguardia,79 agli inizi del Novecento in Italia questa consapevolezza va
crescendo, senza però concretizzarsi in iniziative corali che mettessero a
frutto in modo organico le energie degli studiosi. Se si eccettua, infatti,
l’impresa effimera del Didaskaleion, gli studi patristici si trovano disse-
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79
215-229; Giovanni S. Ramundo, “Quando visse Commodiano,” Archivio della Società
Romana di Storia Patria 24 (1901): 373-391; (1902): 137-168.
Di Pascal ricordiamo anche “A proposito della persecuzione neroniana dei cristiani,” Atene
e Roma 3 (1900): 376-381; “Carm. apol. 740 e segg.,” Bollettino di filologia classica 10
(1904): 205; “Sul carme De ave phoenice attribuito a Lattanzio,” Rendiconti della R.
Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti Napoli 18 (1904): 221-239. Sullo stesso
argomento Carlo Landi, “Il carme De ave phoenice e il suo autore,” Atti e Memorie della
R. Accademia Patavina de Scienze, Lettere ed Arti Padova 31 (1914-1915): 33-72.
Cf. Manlio Simonetti, “Novant’anni di filologia patristica,” in La filologia medievale e
umanistica greca e latina nel secolo XX 1 (Testi e studi Bizantino Neoellenici 7; Roma,
1993), 17.
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Alessandro Capone
minati in riviste di varia natura e si concentrano sugli aspetti letterari o
sulla tradizione testuale dei testi cristiani,80 di cui, a differenza dei paesi
di lingua tedesca, non si danno edizioni critiche; per queste bisognerà
aspettare ancora qualche anno. Si assiste nondimeno al benemerito lavoro
pioneristico di alcuni valenti studiosi, che con la loro dottrina e acribia
pongono le basi per i successivi sviluppi degli studi patristici e dei centri
di ricerca nel nostro Paese.
ABSTRACT
The aim of the research is to present the main studies and the personalities of the most
important scholars in the field of patristic studies in Italy at the beginning of the 20th
century. In Rome, remembering Pio Franchi de’ Cavalieri and Giovanni Mercarti is
necessary: they wrote many contributions of hagiographic and paleographic nature.
In Turin, there were Paolo Ubaldi and Sisto Colombo, both Salesians: the first one,
in particular, can be considered the founder of the early Christian literature studies in
Italy. In the same period we have to consider Camillo Cessi, Francesco Di Capua and,
regarding the historical-religious studies, Ernesto Buonaiuti. At the end of the research
there is a further specimen of the patristic contributions published in the main journals
in the considered period. On the whole it is possible to note the increasing awareness of
the Italian scholars in considering early Christian authors as worthy of specific studies,
but, except for Didaskaleion, there are no unanimous enterprises which started great
projects there are as in other countries.
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Per vari motivi legati alla temperie storica e culturale restano in secondo piano le indagini
di carattere teologico.
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