Manuale didattico per i farmacisti Institut Klorane Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali – Federparchi Testi Istituto Pangea Onlus Giulia Sirgiovanni e Silvana Nesi Coordinamento redazionale Maria Villani Progetto grafico Cristina Marini il potere delle piante, il potere dei bambini. insieme per un’aria che respira Manuale didattico per i farmacisti Il progetto Vividaria I protagonisti Rivolto agli studenti della scuola primaria italiana, il progetto di educazione ambientale Vividaria è promosso dall’Institut Klorane (www.institut-klorane.org) una fondazione d’impresa senza fini di lucro creata dai Laboratoires Klorane nel 1994 e dalla Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali (www.federparchi.it, www.parks.it). Il progetto nasce nel 2007 e ha previsto corsi di aggiornamento per insegnanti, tutoraggi sul campo e on line, concorsi nazionali e, inoltre, il coinvolgimento di farmacisti in qualità di esperti. Sul sito www.vividaria.it si può ripercorrere la storia del progetto, conoscerne i protagonisti, accedere ai documenti e agli elaborati prodotti dalle scuole e consultare il ricco patrimonio di materiale didattico messo a disposizione di insegnanti e alunni. Alla voce materiali del sito, infatti, è possibile visionare e scaricare le schede di lavoro relative alle attività didattiche che gli insegnanti possono svolgere con la classe con la collaborazione di competenze esperte esterne come quelle del farmacista. L’obiettivo L’obiettivo centrale del progetto è quello di sensibilizzare ed educare i giovanissimi ai problemi ambientali, soprattutto a quelli inerenti al clima, all’emissione di CO2 e ai rapporti che questi aspetti hanno con la biodiversità degli ecosistemi della Terra, con particolare riguardo alla “diversità amica” delle piante. La fisiologia stessa delle piante, la loro importanza centrale sulla regolazione del clima e delle reti trofiche ha suggerito un approccio iniziale riservato soprattutto all’attività fotosintetica e, quindi, alle capacità di regolare l’equilibrio di CO2 e di O2 nell’atmosfera. La soluzione più immediata per contrastare l’aumento crescente dell’emissioni di CO2 che rischia di compromettere l’equilibrio climatico, e non solo quello, del nostro pianeta è, in linea teorica, di un’estrema semplicità. Basterebbe conservare in buona salute, o meglio ancora, potenziare, tutti i sistemi vegetali capaci di fissare il carbonio attraverso la fotosintesi, bloccando la deforestazione, aumentando il rimboschimento, salvaguardando la quantità di alghe fotosintetiche delle acque marine. La quarta edizione 4 La fase più recente del progetto affronta il tema centrale della biodiverstità sotto un’angolazione che è stata definita “la biodiversità che unisce”. Se è vero, infatti, che, soprattutto in passato, il mosaico di piante che provvedevano alle necessità fondamentali dell’uomo aveva soprattutto un carattere locale, oggi tutte le parti del mondo attingono allo stesso grande serbatoio di biodiversità. La farmacia, con la varietà e la molteplicità di prodotti che ospita, rappresenta molto bene il “crocevia” dove si incontrano le piante e i principi attivi vegetali che sono il risultato, in nazioni anche lontane, della selezione operata dalla natura e dell’uomo, e il farmacista può assumere il ruolo della guida esperta che aiuta a capire e ad orientarsi. Prendendo poi in esame il nostro paese, la biodiversità che “unisce” tutta l’Italia (e questo verbo ci sembra particolarmente incisivo nell’anno in cui celebriamo anche un’unità storica e politica) risulterà, una volta esaminata nelle varie regioni, una sintesi di tante diversità locali. È per questo motivo che il progetto invita al gemellaggio tra scuole, perché si attuino scambi capillari su quegli aspetti della cultura locale legati al patrimonio vegetale del proprio territorio. L’importante è che i ragazzi imparino a esaminare con interesse e curiosità il “diverso” sotto qualunque aspetto si presenti, e siano pronti non a una pura e semplice assimilazione rispetto ai modelli tradizionali, ma ad una effettiva integrazione che arricchirà le abitudini e la cultura preesistente. Le precedenti edizioni del Progetto Vividaria I problemi climatici e ambientali collegati con l’aumento di CO2 per cause antropiche, e i tentativi di regolamentazione internazionali delle emissione proposte dal protocollo di Kyoto, hanno costituito il filo conduttore di numerose attività didattiche ed educative. Esse miravano, in una prima fase del progetto, a portare il problema a conoscenza dei ragazzi e, in seguito, a renderli consapevoli della necessità di un cambiamento negli atteggiamenti e nei comportamenti individuali e collettivi come contributi indispensabili alla soluzione dei problemi ambientali. In un seconda fase del progetto le attività proposte sono state indirizzate verso una conoscenza più approfondita del mondo vegetale, e del ruolo delle piante come compagne partecipi della vita dell’uomo sul piano dell’alimentazione, della storia, della tradizione, del mantenimento della salute. Tutto ciò non poteva che essere strettamente collegato con la biodiversità, e con il rischio che essa sia danneggiata o diminuisca a causa di interventi umani sconsiderati. Il progetto ha preso in considerazione in modo particolare il potere curativo delle piante e dei loro derivati che (come è documentato nel papiro egizio di Ebers di oltre 6000 anni fa) ha accompagnato costantemente il cammino dell’uomo. L’utilità dell’osservazione e della conservazione delle piante officinali (a partire dagli erbari medioevali per arrivare ai nostri aggiornatissimi atlanti botanici), il loro sfruttamento, prima artigianale, e via via sempre più esteso e commercializzato sulla scia delle grandi scoperte geografiche, hanno permesso anche di delineare il ruolo e le caratteristiche degli erboristi e degli speziali, che si è evoluto nel tempo fino a raggiungere la professionalità complessa e articolata dei farmacisti dell’epoca moderna. 5 il farmacista e il suo ruolo nel progetto Obiettivi Fra gli obiettivi che si desidera raggiungere con la partecipazione di un farmacista all’attività di classe, il più semplice da realizzare, ma anche il più importante, è quello di stabilire un rapporto con i ragazzi in un ambiente diverso da quello in cui il farmacista esercita la sua attività professionale, collegata, necessariamente, all’esistenza di qualche malanno, piccolo o grande che sia. Se, con la sua preparazione in campo professionale e scientifico e con l’assistenza pratica e i chiarimenti su qualche semplice esperimento da svolgere in classe, il farmacista si farà conoscere ed apprezzare dai ragazzi, è probabile che si crei un saldo rapporto di confidenza, che può continuare anche al di fuori della scuola. Il rapporto con gli alunni Secondo i pedagogisti più accreditati, nel rapporto fra docente e discente non viene trasmesso soltanto “ciò che si sa”, ma anche “ciò che si è”. Interviene, infatti, nel dialogo, una “competenza esperta” che convoglia nella comunicazione tutto il vissuto delle esperienze professionali e umane, colorate spesso, come avviene nella vita di tutti i giorni, anche da sfumature umoristiche e divertenti. Il contatto e la comunicazione con i giovanissimi studenti potrebbe riservare al farmacista anche qualche piacevole sorpresa. Come gli insegnanti sanno bene, l’apprendimento scorre, infatti, in entrambe le direzioni, e le osservazioni e le domande dei ragazzi, con il loro carico di schiettezza e spontaneità, sono spesso in grado di aprire nuove prospettive che l’insegnante non sospettava. Nel caso specifico esse potrebbero servire a migliorare la qualità del rapporto professionale e la comprensione del farmacista anche rispetto al pubblico adulto. I materiali Per quanto riguarda specificamente gli interventi previsti in classe per il farmacista, ricordiamo che le schede farmacista hanno lo stesso titolo delle attività didattiche proposte nelle schede del progetto (www.vividaria.it). Nell’ambito di queste schede sono stati scelti gli aspetti ritenuti più adatti a una proficua collaborazione fra farmacista, insegnanti e studenti, senza escludere, ovviamente, altri possibili temi da concordare in sede di programmazione didattica. Il valore aggiunto 6 Gli interventi del farmacista in classe potrebbero avere, oltre all’ovvio ampliamento delle conoscenza degli studenti, anche un altro risultato positivo. “Andare in farmacia” non sarà più una “cosa da grandi” ma arriverà a rappresentare, per i ragazzi, una esperienza positiva. E chissà che il rapporto di simpatia e fiducia con un adulto competente non possa portare, in un futuro, alla richiesta di un consiglio anche in una situazione un po’ delicata. Prove pratiche di preparazione di infusi, decotti & co. Chi meglio di un farmacista può spiegare le numerose operazioni collegate con le attività di realizzazione pratica di questo o quel preparato? Sminuzzare, triturare, pestare, premere, filtrare, decantare, far macerare, sono le operazioni più semplici, che richiedono soltanto un mortaio, un pestello, un setaccio, un quadrato di tela sottile e qualche recipiente di vetro o ceramica. Per mettere in infusione, distillare o preparare un decotto, è necessario l’uso del fuoco e qualche precauzione in più ma si tratta ugualmente di operazioni piuttosto semplici che ogni “cuoco” è in grado di fare. Sì, perché, in effetti, cucinare è soprattutto una questione di chimica, che si basa su trasformazioni ottenute con il calore (basti pensare alle marmellate o alle tisane). Non è un caso che lo stesso termine di “ricetta” possa essere usato sia nel campo medico sia in quello culinario; in entrambi i casi, sia pure con responsabilità e conseguenze molto diverse, è necessario osservare le indicazioni e le quantità prescritte. scheda Farmacista ricette in erba Può essere interessante portare in classe disegni che rappresentano gli antichi strumenti degli speziali, e, eventualmente, paragonarli con quelli usati ancora oggi per ottenere i preparati cosiddetti galenici. Qualche strumento sarà rimasto certamente lo stesso, anche se tecnicamente più sofisticato, come, ad esempio la bilancia. Altri sono addirittura sostituibili con piccoli elettrodomestici (frullatore e centrifuga). Dopo questa fase teorica il farmacista potrà seguire i ragazzi nell’esecuzione delle ricette proposte dalla scheda “Ricette in erba” e proporne altre di sua scelta. Potrà anche parlare dei preparati galenici e fare degli esempi di ricette e di medicamenti a base vegetale che ancora oggi un farmacista può preparare personalmente proprio come il suo collega speziale di una volta. Una seconda possibilità di intervento può riguardare il delicato campo della posologia. Si può cominciare con qualche considerazione di tipo storico. Nel passato, la ricetta, o meglio ancora la prescrizione medica, poteva essere anche alquanto generica e affidata all’interpretazione esperta dello speziale, anche se, nel caso di prodotti potenzialmente velenosi o ipnotici, era necessario che la comunicazione fra medico e speziale fosse molto chiara e che lo speziale fosse affidabile anche moralmente nella fase dell’esecuzione concreta della prescrizione. Emergeva di fatto, in questa situazione, uno degli aspetti tuttora fondamentali della professionalità del farmacista, ovvero il suo ruolo di me- 7 diazione rispetto al paziente che doveva e deve tuttora essere informato e responsabilizzato per quanto riguarda i modi e i tempi di assunzione dei farmaci. È evidente che, in tutto questo il livello generale di acculturazione e di consapevolezza del pubblico ha un peso notevole. Leggere con cura e comprendere le istruzioni dei foglietti illustrativi annessi alla medicina è importante soprattutto per i farmaci da banco che non sono necessariamente accompagnati dalla ricetta medica. Se si prova, però, a chiedere ai ragazzi che fine fanno i foglietti illustrativi si scoprirà che, di solito, vengono buttati via mentre, invece, sarebbe necessario conservarli con cura. Spesso un disegno o una serie di disegni (tipo fumetti) potrebbe essere molto utile per chiarire i passaggi dell’utilizzazione del farmaco (ad esempio per le persone anziane o che hanno difficoltà a leggere i caratteri piccoli). Anche le semplici ricette proposte ai ragazzi nella scheda “Ricette in erba” richiedono comunque una precisa modalità di esecuzione. Come farebbero se dovessero trasmettere una ricetta a un piccolo amico di un altro paese che non conosce la nostra lingua o che non sa leggere? Si può provare a chiedere di illustrare con dei disegni i diversi momenti dell’esecuzione delle ricette realizzate in classe. 8 Ricette in erba prove pratiche di preparazione di infusi, decotti & Co. Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Un bel mazzetto di rosmarino e di salvia, qualche rosa (meglio se coltivata biologicamente), un vasetto di miele, uno o più thermos contenenti acqua calda, 5-6 barattoli grandi di vetro, 5-6 colini da tè; una decina di quadrati di garza, 5-6 dischetti di carta da filtro e altrettanti imbuti, una bilancia, un orologio, 2-3 copie di un dizionario della lingua italiana, 1 copia per ogni bambino della scheda 19 A. C o sa fa r e OBIETTIVI i bambini alla fine dell’attività saranno in grado di: à manuali • Sviluppare le capacit are alcune tecniche • Apprendere e utilizz specifiche e le istruzioni fornite da • Seguire con precision una ricetta N.B. Prima di cominciare il lavoro in classe è necessaria qualche avvertenza preliminare: 1. Le materie prime da utilizzare (rametti di rosmarino, foglie di salvia o di menta, petali di rosa) devono essere pulite e prive di polvere o muffe. 2. Dal momento che, per alcuni procedimenti, è necessario usare acqua molto calda, è opportuno non solo portare un thermos (per non accendere il fuoco in aula) ma anche assistere i ragazzi mentre la versano. 3. Le quantità dettate delle ricette devono essere rispettate e, soprattutto, non devono essere aumentate (ricordate ai ragazzi che i principi attivi contenuti nelle piante sono pur sempre “farmaci”). 4. Le “pozioni” ottenute devono essere utilizzate abbastanza rapidamente e, comunque, devono essere tenute in frigorifero. Date inizio all’attività pratica spiegando ai ragazzi la tecnica dell’infusione, e dopo averli divisi in gruppi chiedete loro di seguire le istruzioni di una delle “ricette” nella scheda alunno (la stessa ricetta sarà proposta a più di un gruppo). 9 Considerazioni finali Fate riflettere i ragazzi sul fatto che le tecniche “magiche” di cui si sono serviti per secoli stregoni ed erboristi (decotti, infusi e così via) sono ancora usate comunemente. Anche la macerazione apparentemente meno comune è, in realtà molto diffusa. Basti pensare a molti prodotti alimentari conservati sott’olio: in alcune regioni italiane, ad esempio, il peperoncino piccante viene messo sott’olio in modo che il suo principio attivo, la capsicina, entri in soluzione; l’olio verrà poi usato, in piccole quantità, per dare un gusto particolarmente … vivace alle vivande. Si possono trovare altri esempi di macerati in campo alimentare? (Si pensi, fra gli altri ai liquori contenenti frutta). Incoraggiate i ragazzi a fare una piccola inchiesta presso gli anziani (e soprattutto le anziane!) della famiglia o del quartiere, per scoprire se conoscono e mettono in pratica dei modi di utilizzare erbe, piante o fiori per risolvere piccoli problemi di salute o di bellezza (infuso di camomilla freddo per occhi arrossati, “ maschere di bellezza” fatte con fragole schiacciate e così via). 10 Per evitare che i ragazzi, mentre aspettano il tempo necessario per l’infusione, si annoino e facciano confusione, suggerite loro di cercare sul dizionario il significato di termini come infusione, decotto, filtrazione, macerazione, impiastro, e di annotare le definizioni su un foglio di lavoro. Una volta trascorso il tempo per l’infusione, i ragazzi passeranno alla fase di filtrazione. Il procedimento può essere realizzato in vari modi: utilizzando semplicemente un colino (come si fa abitualmente per il tè o per le tisane in foglia) oppure facendo un sacchetto con qualche quadrato di garza o, infine, usando un apposito dischetto fatto di carta da filtro. Il dischetto deve essere pieghettato, inumidito con dell’acqua e disposto sulla superficie interna di un imbuto. Si fa colare lentamente la…”pozione” preparata e…il filtro è pronto! Ricette in erba SCHEDA ALUNNO Pe r un g inoc ch io co nt us o Preparare un infuso con 5g di rametti di rosmarino in 100 ml. di acqua. Lasciar raffreddare e filtrare. Con il liquido filtrato si potranno fare impacchi sulla parte dolorante. N.B. Se volete saperne di più sulle qualità del rosmarino, procuratevi la ricetta dell’acqua della regina d’Ungheria che aveva il rosmarino come ingrediente principale. Pare che facesse meraviglie! Per una b occ a f re sc hi ss i ma Preparare un infuso con 60g di foglie ben pulite di salvia, messe in 1l di acqua bollente per 10 minuti. Lasciar raffreddare e filtrare. Con il liquido ottenuto si fanno sciacqui della cavità orale ( in aggiunta all’uso costante del dentifricio). M i e l e ro s a t o p e r l a b b r a s cr e p o lat e d a l fr ed d o Mettere in infusione per 15 minuti 4g di petali di rosa (preferibilmente rose rosse coltivate biologicamente) in una quantità di acqua bollente sufficiente a ricoprirle. Lasciare raffreddare e macerare il tutto per 24 ore. Filtrare operando una leggera spremitura e aggiungere al liquido ottenuto 5g di miele per ogni grammo di filtrato. Lasciare riposare e mescolare bene. Tenere in frigorifero fra un’applicazione e l’altra. N.B. Poiché l’esecuzione di questa ricetta richiede tempi lunghi, l’esperienza dovrà essere completata in due giorni. 11 scheda Farmacista A casa mia si fa così Vecchi rimedi casalinghi spesso hanno un fondamento scientifico Il ruolo del farmacista nella realizzazione didattica di questa scheda è, in un certo senso, quello “classico” che affonda le sue radici in epoche molto lontane. Si tratta di prendere atto di un piccolo malanno, di quelli per cui, spesso, non si fa ricorso al medico, di saper ascoltare pazientemente e di dare, se si ritiene opportuno, un consiglio utile. Oggi come ieri esiste tutta un’area di disturbi che viene curata con una gamma altrettanto vasta di rimedi casalinghi, tramandati soprattutto dalla componente femminile delle famiglie, secondo la migliore tradizione medioevale delle donne raccoglitrici di erbe e curatrici. Probabilmente questa area si è ampliata attualmente con la presenza di tate e babysitter provenienti da paesi lontani, che portano con sé un bagaglio tradizionale diverso ma altrettanto collaudato. Si può cominciare con una specie di intervista agli studenti fatta, magari, con l’aiuto della scheda “A casa mia si fa così”. Gli inconvenienti più comuni, (piccole bruciature, mal di orecchi, mal di pancia, lividi e contusioni) potranno essere scritti in colonna alla lavagna accanto al rimedio casalingo ritenuto utile. In un secondo tempo il farmacista potrà esaminare l’elenco e commentarlo, cominciando dalle cure che ritiene più o meno “accettabili”, per passare poi alle altre. Le erbe, o comunque, i componenti di origine vegetale faranno sicuramente la parte del leone. A proposito di rimedi domestici, può essere interessante, fra gli altri aspetti, chiedere come ci si possano procurare, ai giorni nostri, le materie prime, quali sono le precauzioni da prendere se si raccolgono in natura (lontano dal ciglio di strade frequentate, da luoghi a rischio di inquinamento ecc.) e come conservarle in modo da evitare le muffe o la polvere. Una semplice precauzione, ad esempio, può essere quella di appendere i mazzetti di erbe aromatiche “a testa in giù” ovvero per i gambi. In alcuni casi i rimedi proposti in famiglia possono essere inaccettabili, come, ad esempio, l’uso dell’olio o di una sostanza grassa su un’ustione; in casi come questo è opportuno spiegarne il perché fornendo in cambio il consiglio altrettanto semplice di usare il ghiaccio o l’acqua fredda, in attesa di procurarsi un farmaco più adatto. Parlando di cure casalinghe può essere opportuno affrontare il tema della posologia dei farmaci. Anche quando i farmaci ufficiali coincidono sostanzialmente con quelli casalinghi, offrono però la sicurezza di un dosaggio a concentrazione certa. L’esempio più semplice è quello dei bagni per gli occhi a base di camomilla, rispetto a un collirio basato sullo stesso principio attivo; o quello, storicamente più rilevante, degli antichi “beveroni” di acqua e corteccia di salice usati per contrastare la febbre e i dolori alle articolazioni rispetto alla piccola compressa di aspirina dall’assunzione sicuramente meno sgradevole. 12 Ma questi sono soltanto alcuni esempi. Non mancheranno certamente, nell’esperienza di vita e di lavoro di un farmacista altri esempi capaci di interessare e, possibilmente, di divertire i ragazzi. A casa mia si fa così Vecchi rimedi casalinghi spesso hanno un fondamento scientifico Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Fogli di carta, penna, lavagna, gessi, libri sulle erbe medicinali e/o postazione internet. C o sa fa r e OBIETTIVI i bambini alla fine dell’attività saranno in grado di: Fare interviste a due rimedi “casalinghi” • Raccontare almeno r pe ici parenti o am base di piante usati da curare piccoli malanni ivi di almeno due dei • Indicare i principi att rimedi casalinghi anza di trasmettere le • Riflettere sull’import conoscenze tradizionali • Chiedete alla classe se, ultimamente, qualcuno si è fatto una piccola bruciatura o una escoriazione o ha avuto altri piccoli fastidi che sono stati curati con un rimedio “fatto in casa”, non comprato in farmacia. Per aiutarli a ricordare, fate degli esempi: • mezza patata cruda, oppure olio, oppure ghiaccio su una bruciatura; • camomilla per pulire un occhio infiammato; • una foglia di menta o di salvia sfregata su un puntura di insetto per alleviare il prurito; • fette di cetriolo sulla tempia per alleviare il mal di testa; • spremute di arancia per il raffreddore; • limone per disinfettare; • tisana di finocchio o di camomilla per attenuare il mal di pancia. Coinvolgete la classe in una ricerca sui rimedi di famiglia a base … vegetale proponendo ai bambini di intervistare parenti, amici di famiglia, tate e babysitter. Spiegate che ai fini della ricerca è importante che gli intervistati da ogni bambino si dividano equamente fra maschi e femmine, che siano minimo 4 e che a tutti vengano fatte le seguenti domande: • Conosci uno più modi per alleviare un malanno o per disinfettare, a base di piante? 13 Per ogni rimedio chiedere: Considerazioni finali Dopo aver completato le ricerche ponete alcune domande alla classe per stimolare un confronto di gruppo: Consigliate ai bambini di utilizzare fogli diversi per ogni intervista e di scrivere su ogni pagina il nome dell’intervistato. • La maggior parte delle persone che conoscono rimedi casalinghi a base di erbe sono di sesso maschile o femminile? Leggete in classe tutte le interviste e fate una elaborazione dei dati per capire, per esempio, se sono più le donne o gli uomini a conoscere questi rimedi, o se, nella maggioranza dei casi, è noto il reale motivo per cui funzionano ecc. • Sapreste immaginare il motivo che ha portato a questo risultato? Per ogni rimedio, individuate la pianta responsabile della “cura” e coinvolgete ancora una volta le famiglie per fare una ricerca, utilizzando libri e internet, sui principi attivi delle piante citate nei rimedi “di casa”. • Secondo voi le piante utilizzate per alcuni rimedi sono legati al luogo dove vivono, o vivevano, le persone che lo usano? • Quanti di tali rimedi avevano un reale fondamento scientifico? • Secondo voi come hanno fatto le persone in tempi passati a scoprire le proprietà di determinate piante? 14 • Mi puoi descrivere la “ricetta” e le modalità di applicazione? • Per quale disturbo si usa? • Lo hai mai usato? • Lo hai usato di recente? • Lo usi solo se c’è un’emergenza o, potendo, lo preferisci a un preparato comprato in farmacia? • Ne conosci i principi scientifici attivi? • Chi te lo ha raccomandato (la mamma, la nonna, un amica, un dottore, un’infermiera, un libro, ecc.)? • Da quale luogo (regione o nazione) proveniva la persona che te lo ha raccomandato? • Vive o viveva in città o in campagna? Se lo ritenete opportuno, provate a verificare se esistono preparati farmaceutici che usano gli stessi principi contenuti in alcuni rimedi casalinghi per curare i medesimi disturbi. L’incontro con un farmacista permette di rievocare la storia della sua professione Le notizie che proponiamo sotto forma di risposte “all’intervista impossibile” potranno essere utili al farmacista per mettersi nei panni di un suo collega ed antenato speziale. Ciò non toglie, naturalmente, che possano essere arricchite a piacere per adattarsi alle conoscenze e alle esperienze locali, nonché al livello scolastico, alla preparazione e alla capacità di ascolto dell’uditorio. Su questo punto sarà preziosa la collaborazione dell’insegnante. scheda Farmacista L’intervista impossibile Cosa vuol dire speziale? Dal punto di vista etimologico, indica una persona che si occupa di “spezie” ovvero di sostanze con un principio attivo particolare di natura aromatica, usate in molti campi (alimentare, cosmetico, curativo). All’inizio lo speziale era semplicemente, un commerciante di questi prodotti; in molte città italiane (come, ad esempio, Pisa) erano compresi fra i “mercatores” (mercanti), e solo in seguito il termine viene utilizzato per indicare l’apotecario, che si può considerare come il vero antesignano del farmacista attuale. In quale periodo compare il termine speziale? Le prime norme statutarie riguardanti gli speziali e le loro attività sono contenute nell’Ordinanza Mediovale di Federico II di Sicilia (1240 circa) e, si diffusero rapidamente in tutta Italia attraverso la rete di relazioni esistente fra le città marinare italiane. Queste norme sfociarono nel “Capitolo dei Medici e degli Speziali” nato a Venezia nel 1258, che stabilisce i limiti rispettivi delle professioni dello speziale e del medico. In seguito varie città adottarono lo stesso tipo di regole. C’erano speziali donne? Anche se nel Medio Evo la medicina è stato un campo soprattutto maschile, si conoscono i nomi di famose donne medico come Trotula De Ruggiero che intorno al 1050 opera presso la Scuola medica Salernitana. Trotula scrive trattati di ostetricia e sulle malattie femminili, ma scrive anche un trattato di cosmesi “Come rendere belle le donne”, in cui sostiene il concetto (in verità assai moderno) che la cura della bellezza coincide con la prevenzione di molte malattie. Teodora Chighizola venne chiamata a Genova nel 1413 a curare il figlio del Doge, mentre Tommasina, donna medico di Rapallo, detta Vaticinatrix nel 1438 curò proprio il Doge. Non ci sono notizie certe riguardo a donne speziali veri e propri, ma una serie di romanzi ben documentati, che si ambientano nell’Inghilterra del 1368, hanno come protagonista una donna che gestisce una farmacia e suo marito (ex arciere) che ne è apprendista. Fra i personaggi ci sono anche un monaco erborista e una donna che è levatrice e guaritrice. È interessante che siano presenti nello stesso periodo storico e nella stessa città di York le tre figure legate alla guarigione e che collaborano fra loro (Candace Rob “La rosa del farmacista”). Fra le figure femminili che si interessavano di erbe, le coltivavano e le utilizzavano, vanno menzionate le religiose dei monasteri, corrispondenti femminili dei monaci che, oltre a coltivarle, avevano anche i loro dispensari aperti al pubblico. Hildegarda, vissuta nell’XI secolo, fu badessa di un convento benedettino, e si dedicò allo studio della medicina e dei rimedi a base di erbe, destinati soprattutto al popolo, e quindi facili da preparare, a volte addirittura un po’ semplicistici, senza una pre- 15 cisa indicazione sulle dosi. Sono citati rimedi per le “impurità della pelle” a base di salvia, o per “gli occhi infiammati” a base di fiori di violetta. Veniva consigliato anche il succo di fiori di calendula preparato nell’olio caldo che, una volta raffreddato, era conservato in recipienti di vetro; il filtro mischiato con il pane grattato e farina di segale formava una pasta da spalmare sulla testa, per guarire da croste e piccole lesioni. Era necessario fare studi particolari? Molte notizie relative agli studi degli speziali sono ricavabili dagli archivi di Genova e di Pisa e non c’è da meravigliarsi: la vocazione commerciale di queste città e la loro qualità di Repubbliche Marinare le mette in contatto con spezie e prodotti simili provenienti dall’Oriente e facilita la nascita delle “Spezierie”. Lo stesso si può dire per la Repubblica Marinara di Amalfi la cui presenza facilita la nascita della Scuola medica Salernitana. Risalgono al 1493 le regole della Corporazione genovese dei medici e degli speziali che indicano l’ingresso all’apprendimento del mestiere e i tempi necessari: viene quindi stabilito il numero di anni che l’apprendista doveva trascorrere presso la bottega (6 anni fino al 1471, fino a 8 anni nel 1518) e l’età minima per iniziare l’apprendistato. Concluso il periodo di apprendistato il giovane speziale doveva sostenere un esame e infine prestare giuramento davanti ad un notaio; dopo tale rito poteva essere iscritto nel “libro di matricola” e aprire la sua bottega che, però, doveva distare almeno 10 case da quella del maestro. Eravate vestiti in modo particolare? I medici e gli speziali avevano diritto di portare, come i nobili, le pellicce di ermellino e di vajo. Il termine vajo indica un tipo di pelliccia che si usa in araldica fatta da quattro file di pezza alternate di argento e di azzurro. Un particolare interessante: durante le epidemie, medici e farmacisti, per uscire in strada, indossavano spesso delle maschere a forma di testa di uccello, con il becco imbottito di erbe secche profumate, che si riteneva potessero proteggere dai cosiddetti miasmi. Prima degli speziali, come venivano chiamate le persone che procuravano i medicinali? Il termine precedente a “speziale” è “droghiere” che, probabilmente, ha sua volta a raccolto l’eredità dei commercianti e dei manipolatori dei medicamenti che gestivano le apothecae (antichi magazzini romani dell’epoca imperiale) sorte quando le funzioni di medico e di farmacista erano ancora riunite in una sola persona. Ancora oggi il termine tedesco per definire la farmacia è apotheke, e quello olandese è apoteek. In che forma venivano date le medicine? In forma di tisane, pomate, polveri, compresse, con l’aggiunta di pillole e sciroppi. Cosa aggiungevate ai principi attivi per farne pomate o compresse? Le pomate venivano preparate unendo il principio attivo, la cosiddetta “droga” a materie grasse, oleose, cerose (strutto, olio, cera d’api), che potevano essere facilmente spalmate. Per curare molte malattie si producevano pillole in polvere sistemate in cartine da sciogliere nell’acqua o avvolte nell’ “ostia” (una sottile cialda di farina) per facilitare la deglutizione. In altri casi, le erbe essiccate venivano mescolate a sostanze inerti come miele o sapone e confezionate in palline calibrate con il pilloliere; la loro superficie era poi cosparsa con polvere di licopodio o farina per impedirne l’adesione e renderle lisce. Quando la pillola presentava un odore o un sapore sgradevole si ricorreva alla confettatura con zucchero oppure la si ricopriva con un sottile strato di polvere d’oro: da qui il detto “indorare la pillola”. (Questa pratica venne introdotta dal medico arabo Avicenna). 16 Come rendevate dolci i medicinali se si rendeva necessario? Si mescolavano al miele. Dopo i contatti con l’Oriente e nel periodo posteriore alle crociate, si usava anche lo zucchero grezzo. Quali strumenti utilizzavate per preparare i medicinali? Sono diversi da quelli di oggi? Sui banconi erano disposti in ordine, quasi in “una catena di montaggio”, ampolle, storte, torchi, mortai con pestelli, lastrine di marmo bianco con spatole, alambicchi, flaconi di reagenti e di liquidi di varia natura. Non bisogna dimenticare, poi, la presenza costante di un forno, per essiccare, e l’indispensabile bilancia a bracci uguali. Come venivano conservate le medicine? I contenitori avevano nomi particolari? In vasetti e boccettine di pietra o di vetro, e scatoline di alabastro di colori anche molto vivaci. Questo variegato campionario di contenitori, di varie fogge e dimensioni, spesso era arricchito da eleganti decorazioni, attirava lo sguardo del potenziale acquirente, opportunamente suggestionato dai nomi dei preparati (unguento “degli Apostoli”, acqua “dei capelli di Venere”, scatole di “demoniaco”). Tutto questo, in verità, era destinato soprattutto ai consumatori ricchi. I rimedi più “essenziali” avevano anch’essi bisogno di contenitori “inerti” di vetro o di coccio, comunque costosi. Si pone, a questo punto, anche il problema del “dosaggio” che, per motivi di scarsa cultura, era completamente affidato allo speziale, che ne aveva la responsabilità. Volendo, si potrebbe fare un paragone con la situazione attuale, molto diversa (presenza di foglietti illustrativi, dosaggio dichiarato di ogni singola compressa, etc.) che si basa sulla capacità generale di leggere e comprendere delle istruzioni. Spesso un disegno chiarisce ulteriormente la modalità di assunzione del farmaco. Quando si cominciarono ad usare i flaconi, per una corretta chiusura era necessario che i tappi garantissero una buona tenuta d’aria. Si faceva perciò uso di apparecchi premisughero che permettevano di comprimere i tappi, i quali venivano poi infilati velocemente nel collo dei flaconi dove gradualmente, riprendevano il loro iniziale volume chiudendo ermeticamente la bottiglia. In tutte le farmacie, anche le più moderne, si possono vedere dei bellissimi vasi decorati sugli scaffali più alti. Sono il ricordo dei contenitori utilizzati nelle antiche farmacie per contenere le erbe e i liquidi da distribuire ai clienti. Alcuni, oltre essere molto belli, avevano anche nomi particolari come l’alborella (dal termine alberello) che presentava una base più stretta rispetto alla parte superiore e una silhouette variata che ricorda le potature degli alberelli decorativi dei giardini europei classici. La bottega era contraddistinta da un’insegna particolare? In genere era contraddistinta da immagini o statue raffiguranti lo speziale al lavoro, di solito con il pestello e il mortaio in mano. Il simbolo della corporazione degli speziali fiorentini è la statua realizzata da Simone Ferrucci che rappresenta la Madonna con il bambino in campo bianco. Che tipo di rapporto avevate con il medico? Lo speziale era farmacista, erborista e, addirittura, un po’ medico: perché era in grado di preparare farmaci, medicamenti e cosmetici, autonomamente o dietro prescrizione medica; sapeva misurarne l’efficacia, conosceva ogni singolo ingrediente dei suoi preparati ed era perfettamente capace di suggerirli per risolvere i piccoli problemi di salute. 17 Quale autonomia avevate nel proporre le medicine? Gli speziali non potevano vendere oppiacei o veleni senza una prescrizione medica, dovevano produrre i farmaci all’interno della loro bottega, raccogliere personalmente le erbe medicinali, produrre pillole, sciroppi e unguenti in piena autonomia Erano generalmente in subordine ai medici, che preparavano e vendevano a loro volta medicine, di solito solo quelle contenenti i principi attivi più tossici. Oltre le medicine cosa vendevate? Gli speziali vendevano anche profumi, essenze e colori per tintori e pittori. E inoltre candele inchiostro e carta, un po’ come avviene nei moderni drug store. Vendevate anche qualche cibo salutare così come adesso si vendono alcuni prodotti alimentari in farmacia? Non venivano venduti “alimenti” veri e propri, ma si davano certamente consigli a questo proposito (come quello molto particolare di bere latte di animali, in genere capre, che erano state nutrite con erbe salutari, ad esempio il rosmarino, per chi aveva problemi di reumatismi). In alcuni casi, però si vendeva un riso nero usato per situazioni alimentazioni delicate o per convalescenti oltre che per uso cosmetico e, spesso, si vendevano prodotti “dolci” come l’uvetta o dolcetti già cotti. La cultura medica e farmaceutica, dal Medio Evo in poi, si rifaceva alle norme del Regimen Salernitanum (le regole della Scuola di Salerno). Questa importantissima Scuola (che risale al IX secolo) consigliava, infatti, un comportamento alimentare basato su una dieta che prevedeva cibo giornaliero variato e un vitto semplice e sano. Fra i detti più noti troviamo “Se non puoi avere medico, ti siano medico l’animo tranquillo, l’aria pulita e un cibo moderato” e, in relazione alle apprezzatissime qualità della salvia, “Come si può morire se si ha la salvia in casa?” Qualche notizia interessante che esula dalle domande elencate Lo speziale doveva avere determinate caratteristiche civili e morali: doveva appartenere a una famiglia rispettabile, agiata, (non dimentichiamo, ad esempio, che le copie degli erbari erano molto costose, giacché, fino al 1500 dovevano essere trascritte e miniate a mano), saper scrivere bene, conoscere il latino, essere un buon cristiano ed avere un comportamento moralmente corretto. Poteva essere sostituito, nelle sue mansioni, solo in caso di grave colpa riconosciuta. La vedova di uno speziale poteva ereditane la bottega ma doveva essere assistita da un altro speziale. Tutte queste conoscenze teoriche dovevano avere anche un versante pratico, che si manifestava in primo luogo nella coltivazione delle erbe necessarie per i farmaci e, poi, nella estrazione e nella preparazione dei farmaci stessi. Fra gli iscritti più celebri all’Arte dei medici e degli speziali fiorentini sono presenti anche Dante Alighieri e Giotto! 18 L’INTERVISTA IMPOSSIBILE L’incontro con un farmacista permette di rievocare la storia della sua professione Collaborazione necessaria: Un farmacista Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE OBIETTIVI i bambini alla fine dell’attività saranno in grado di: llo speziale • Descrivere il ruolo de l farmacista • Descrivere il ruolo de oe e strumenti che venivan • Descrivere almeno du are lmente per realizz vengono impiegati attua i preparati nduti articoli che venivano ve • Elencare almeno tre parati medicinali dallo speziale oltre i pre oi cosmetici che utilizzan • Individuare i prodotti nte principi attivi delle pia Chiedete al farmacista di portare con sé se è possibile piccoli strumenti antichi e moderni come un mortaio, i filtri ecc. La buona riuscita di questa attività dipende dalla possibilità di collaborare con un farmacista disponibile a interagire con la classe. L’obiettivo principale, infatti è quello di conoscere meglio il lavoro del farmacista e il suo ruolo sociale, nel collaborare alle scelte dei cittadini nel campo della salute, partendo dalle origini della professione, quando le materie prime per le medicine provenivano dal mondo vegetale. Per questo motivo cercate la collaborazione del farmacista del paese o del quartiere o, meglio ancora, verificate se fra i genitori o fra i parenti degli alunni si trova questa professionalità. Quando avete individuato la persona giusta concordate le modalità dell’incontro, spiegandogli che vi piacerebbe fare una sorta di “intervista impossibile” a uno speziale e una “reale” a lui e che gli farete avere la lista delle domande prima dell’incontro con la classe. Chiedetegli la cortesia di rispondere a ogni singola domanda senza “sconfinare” in quella successiva in modo che i bambini abbiano la possibilità di porle in prima persona. Proponetegli anche di portare, oltre a delle immagini, qualche strumento che viene ancora utilizzato in farmacia. Spiegate ai bambini che potranno intervistare un farmacista sul proprio lavoro e su quello del suo “antenato professionale”, lo speziale. 19 CONSIDERAZIONI FINALI Al termine dell’intervista fate in modo che ogni bambino dica cosa gli è rimasto maggiormente impresso di quanto è emerso dall’intervista e chiedetegli di scriverlo su un foglio. Fategli aggiungere sotto due disegni che rappresentino la propria idea della bottega dello speziale e la riproduzione della farmacia che conoscono meglio. Invitate i bambini a guardarsi attentamente intorno la prossima volta che accompagnano un adulto in farmacia e lanciate una sfida. Devono individuare: • il simbolo dei farmacisti; • un elemento che ricordi le vecchie botteghe degli speziali; • almeno tre prodotti, fra quelli messi in vendita, che possiedano principi attivi provenienti dalle piante (ad esempio, lo shampoo al papiro, la crema alla calendula ecc.). 20 Descrivete a grandi linee il ruolo dello speziale e del farmacista e poi invitate i bambini a stilare una serie di domande da porre all’uno e all’altro per saperne di più o per chiarire punti poco chiari. Quando avete fatto gli elenchi confrontateli con quelli della tabella 1 e 2 e, se è il caso, integrateli. Numerate le domande e attribuitene una a ogni bambino diverso, spiegando che devono porle in ordine. L’INTERVISTA IMPOSSIBILE SCHEDA ALUNNO Tabella 1 Le domande per l’intervista impossibile allo speziale ● Cosa vuol dire speziale? ● In quale periodo viene usato per la prima volta questo termine? ● C’erano speziali donne? ● Era necessario fare studi particolari? ● Eravate vestiti in modo particolare? ● Prima degli speziali, come venivano chiamate le persone che procuravano i medicinali? ● In che forma venivano date le medicine? (tisane, pomate, polveri, compresse?) Cosa aggiungevate ai principi attivi per farne pomate o compresse? ● ● Come rendevate dolci i medicinali se si rendeva necessario? Quali strumenti utilizzavate per preparare i medicinali? Sono diversi da quelli di oggi? ● Come venivano conservate le medicine? I contenitori avevano nomi particolari? ● ● La bottega era contraddistinta da un’insegna particolare? ● Che tipo di rapporto avevate con il medico? ● Quale autonomia avevate nel proporre le medicine? ● Oltre le medicine cosa vendevate? Vendevate anche qualche cibo salutare così come adesso si vendono alcuni prodotti alimentari in farmacia? ● 21 Tabella 2 Le domande per l’intervista possibile al FARMACISTA ● Quando ● ● ● ● ● ● ● ● 22 compare la professione del farmacista? È necessario fare studi particolari per diventare farmacista? Se sì quali? Perché portate un camice? Quale è il vostro simbolo? Che significato ha? Perché fuori dalle farmacie c’è una croce verde? Quale autonomia avete nel consigliare i medicinali? Vi capita ancora di preparare dei medicinali? Se sì, fra gli ingredienti ci sono elementi derivati dalle piante? Sono ancora molte le medicine o i rimedi cosmetici che utilizzano principi derivanti dal mondo vegetale? La farmacia è il crocevia della biodiversità vegetale La farmacia può rivelarsi il luogo adatto per illustrare adeguatamente la ricchezza dei principi vegetali provenienti dalle piante di tutto il mondo, e il farmacista può assumere il ruolo di guida in una vera giungla di prodotti di origine vegetale di ogni tipo. L’attività suggerita in questa scheda prevede che la classe faccia una “ricerca sul campo” spostandosi in farmacia, dove la presenza di molti ragazzi può creare qualche problema logistico. Sarà utile, quindi, un incontro preliminare in classe con il farmacista per organizzare, insieme all’insegnante, dei piccoli gruppi di lavoro in grado di muoversi autonomamente, dopo aver ricevuto le dovute istruzioni e i necessari chiarimenti. Prima di uscire dalla classe bisogna, infatti, spiegare agli alunni quali sono i farmaci e, in generale, i prodotti contenenti i principi vegetali attivi, nonché il significato del termine fitofiliera, ovvero di quella serie di attività che, a partire dalla coltivazione della pianta interessata per arrivare all’estrazione e alla commercializzazione del suo principio attivo, permettono di individuare la tracciabilità del prodotto. Per rendere più chiaro il concetto, il farmacista potrebbe illustrare la differenza rispetto a un farmaco di sintesi, senza dimenticare di accennare al fatto che molti di questi medicinali (aspirina, chinino o altro) hanno “copiato” le molecole vegetali attive. Per i ragazzi, inoltre, potrebbe essere interessante sapere perché si può eventualmente preferite un prodotto proveniente da una determinata fitofiliera rispetto ad uno sintetico. Chiarite, inoltre, che per motivi di sicurezza le confezioni di prodotti più in vista e facilmente accessibili non appartengono a farmaci veri e propri (può trattarsi, infatti, di prodotti per il benessere, di caramelle alle erbe aromatiche per la tosse, di lozioni per allontanare gli insetti o lenire le punture e così via). Provate a chiedere ai ragazzi quali caratteri distintivi esterni potrebbero essere d’aiuto per riconoscere un prodotto proveniente da una fitofiliera (immagini presenti sulla confezione, oppure nomi “evocativi” che alludono alla loro natura ecc.) e cercate di definire insieme un metodo per “scovarne” il maggior numero possibile. Usate come esempio alcuni prodotti ben noti per stabilire una linea da seguire per l’individuazione. scheda Farmacista il mondo in farmacia Nel leggere la composizione e le caratteristiche scritte sull’esterno delle confezioni, o (se il farmacista lo ritiene opportuno) sui foglietti illustrativi al loro interno, i ragazzi incontreranno certamente termini particolarmente difficili. Aiutateli a sceglierne uno o al massimo due che definiscono meglio le caratteristiche curative del prodotto (ad esempio lenitivo, antipiretico, colagogo, ecc.) e costruite, insieme all’insegnante e ai ragazzi, un glossario specifico. Se lo ritenete opportuno, fate annotare anche il nome del principio vegetale attivo e quello della parte della pianta (fiore, seme, foglia o radice) in cui esso si trova (vedi anche scheda “Fiori e foglie attacca e stacca”). Fra i termini particolarmente difficili comparirà certamente il nome scientifico della pianta utilizzata, che di solito è riportato in latino e non è necessariamente simile al nome comune con cui è conosciuta. Per aiutare i ragazzi nella loro catalogazione, il farmacista potrebbe fare un elenco delle piante utilizzate più di frequente in farmacopea o in cosmetica con il loro nome scientifico. L’insegnante si accerterà che i ragazzi ne capiscano l’utilità e ne farà una copia per ogni gruppo di lavoro. Quando tutte le attività suggerite saranno state svolte, la classe avrà certamente una visione articolata della grande varietà delle piante contenenti principi attivi che, provenendo da paesi geograficamente diversi, trovano sugli scaffali della farmacia il loro punto d’incontro. 23 IL MOndo in farmacia 1 La farmacia è un luogo di raccolta della biodiversità vegetale Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Carta e penna, dizionario, allegati, manuali di riconoscimento per piante medicinali o accesso a internet, oppure un repertorio di immagini scientifiche di piante e fiori. COSA FARE Sugli scaffali delle farmacie, si trovano spesso in bella mostra linee di prodotti cosmetici per i capelli, per il corpo, per l’igiene dei denti, per il benessere nel senso più ampio del termine (integratori alimentari, alimenti i bambini alla fine dell’attività probiotici, depuratori dell’organismo, regolatori delsaranno in grado di: l’attività intestinale). Non mancano, inoltre, anche veri e propri prodotti curativi e medicinali a base di erbe. cia di ente presenza in farma • Constatare la consist Ma quante delle piante che sono alla base di questi ncipi attivi di origine prodotti contenenti pri progetti sono nostre “connazionali”? E quante, inelli che non li hanno vegetale accanto a qu vece, testimoniano con la loro presenza in numerosi ropee utilizzate eu nte pia e du o en prodotti di ogni genere l’entità degli scambi com• Nominare alm medicinali merciali con paesi geograficamente assai lontani? In in prodotti cosmetici o ate lizz uti un certo senso, la farmacia, che ospita fianco a e piante esotiche • Nominare almeno du li fianco i più vari prodotti, si configura come il punto ina ai fini cosmetici o medic d’incontro di quella parte della biodiversità vegetale lla del carattere globale de • Prendere coscienza mondiale che contribuisce a migliorare la nostra sabiodiversità vegetale lute. L’aspetto degli scambi commerciali internazionali può, inoltre, offrire l’opportunità di alcune interessanti considerazioni di tipo storico. Nell’“antichità” (termine assai generico di cui sarà bene definire, invece, di volta in volta i momenti salienti), esistevano già notevoli scambi fra paesi geograficamente lontani, anche se non riguardavano certamente i contadini e gli abitanti dei piccoli centri, che conoscevano e controllavano solo le coltivazioni locali (in compenso, però, essi sapevano tutto sulle parti utilizzabili delle piante, sul momento migliore per la raccolta e così via). Non dimentichiamo, però, ad esempio, che le imprese guerresche di Alessando Magno portarono in Occidente una spezia importante come lo zenzero, oppure che dobbiamo ai successi militari di Lucullo, in epoca romana, l’introduzione delle prelibate ciliegie. Anche nel Medio Evo, che troppo spesso viene considerato a torto un periodo “buio” e, per così dire, “spento”, fervevano, invece, i traffici, per terra e per mare delle carovane dei mercanti. Al di là del remunerativo e ben noto commercio delle spezie, ricordiamo, che i Crociati riportarono dalla Terra Santa piante come l’aromatico arancio amaro e che, a metà circa del 1200, i soldati francesi che morivano per le fetide esalazioni della città di Tunisi, trovarono sollievo alle loro sofferenze, in un liquore profumato con l’essenza dei chiodi di garofano. Invitate gli studenti a individuare i prodotti a base vegetale presenti in farmacia (con il permesso, si intende, del farmacista) utilizzando semplici criteri concordati precedentemente: disegno o descrizione della pianta sul contenitore, nome “evocativo”, ecc. Chiedete di prenderne nota su un quaderno. OBIETTIVI 24 Considerazioni finali Con l’aiuto di un insegnante o di un esperto (ad esempio un farmacista) i ragazzi ricaveranno dalla lettura della descrizione all’esterno del prodotto (o, se il farmacista lo consente, dalla consultazione del foglio illustrativo posto all’interno) un termine, o al massimo due, che esprima meglio le sue caratteristiche funzionali, ad esempio aggettivi come lenitivo, tonico, antinfiammatorio, colagogo ecc. e lo scriveranno accanto al nome del prodotto in questione. Una volta ritornati in classe, i ragazzi compileranno due elenchi dei prodotti a base vegetale “scovati”: in uno compariranno piante italiane ed europee, nell’altro quelle esotiche. Fate scrivere accanto ad ogni pianta il suo nome scientifico, il nome comune, e, se lo conoscono, anche il nome dialettale con cui sono note le piante locali. Prendendo poi in considerazione l’elenco degli aggettivi che descrivono le proprietà di ogni prodotto, fatene cercare il significato, con l’aiuto di un vocabolario o di un esperto, in modo da definire un glossario specifico, che potrà essere utile anche in altre circostanze. Per saperne di più su alcune delle piante incontrate in farmacia potete leggere in classe gli allegati della scheda alunno “L’amaro che guarisce”. Il momento conclusivo di questa attività potrà consistere nella ricerca di immagini delle singole piante, finalizzate non a un risultato estetico ma ad una raffigurazione schematica di tipo scientifico. Nella legenda acclusa ai disegni i ragazzi potranno aggiungere anche alcuni particolari, ad esempio la parte della pianta che fornisce il principio attivo, nonché l’aggettivo scelto in precedenza che ne identifica meglio le qualità. Una raccolta di questi disegni potrà essere di valido aiuto anche per un’attività da svolgersi successivamente e precisamente per l’allestimento di un erbario (relativo, naturalmente, alle piante che i ragazzi possono raccogliere o vedere nel loro territorio). Fate riflettere i ragazzi sugli aspetti storici del progresso delle scienze (in particolare della Chimica) che hanno accompagnato lo sviluppo dei farmaci di sintesi. Ricordate ancora una volta che, spesso, le molecole realizzate in laboratorio copiano quelle naturali, ampliandone l’efficacia ed eliminando qualche effetto collaterale (vedi scheda alunno “L’amaro che guarisce”). Favorite un dibattito ponendo le seguenti domande. • In quali settori della farmacia si trova la maggiore quantità di prodotti a base vegetale? • Per quale motivo un numero sempre crescente di persone si rivolge ai prodotti naturali? • Ci sono solo ragioni di natura pratica (la facile accessibilità, il fatto che di solito non ci sia bisogno di prescrizione medica) o ci sono anche ragioni di altro genere? Invitate i ragazzi a riflettere sull’influenza che il progresso della commercializzazione e dei mezzi di trasporto ha avuto sulla biodiversità vegetale complessiva ponendo alcune domande. • L’esportazione di specie vegetali prelevate dal loro luogo di origine deve essere valutata positivamente? • Che effetto può avere sulla diversità il mantenimento delle tradizioni locali (in campo medico e cosmetico)? • In quale altri campi è possibile vedere riunito un vasto campionario di biodiversità mondiale? 25 Il MONDO IN FARMACIA 1 SCHEDA ALUNNO L’amaro che guarisce Nella seconda metà del XVII secolo, si diffuse in Europa la storia di una bellissima spagnola, la contessa di Chincòn: colpita dalle febbri malariche mentre si trovava a Lima, in Perù, la dama sarebbe stata curata con una amarissima ma efficace medicina estratta, dalla corteccia di un albero della foresta pluviale andina, che era chiamata, nella lingua indigena, “quina quina” o, più semplicemente, “quinquina”. La contessa, guarita, avrebbe poi diffuso il prezioso rimedio in Europa. In seguito si scoprì che questa sostanza oltre ad avere un potere terapeutico sulle febbri malariche ha anche proprietà stimolanti della circolazione superficiale della pelle in particolare quella del cuoio capelluto. La storia del chinino (che in effetti fu portato per la prima volta a Roma dai gesuiti) non corrisponde alle vicende reali della vita della Contessa, ma ispirò, tuttavia, a Linneo il nome scientifico di Cinchona, dato all’albero della China. Verso la metà del 1800, la domanda di chinino era in rapida crescita, per la presenza diffusa della malaria in tutto il mondo, ma il ritmo di abbattimento degli alberi di China delle foreste sudamericane era così alto, da far temere una loro possibile estinzione. Le nazioni come l’Olanda e l’Inghilterra, che avevano colonie in tutto il mondo, cominciarono quindi a porsi il problema (in parte umanitario, ma in parte ancora maggiore economico) di trapiantare gli alberi di China in altri paesi dal clima adatto, come ad esempio l’India, che era una colonia inglese. Trasportare le piante dal loro habitat naturale verso l’India o l’Estremo Oriente diventò, quindi, una vera e propria sfida. Dall’Inghilterra partirono contemporaneamente verso il Sudamerica diverse spedizioni, così da garantire il successo di almeno una di esse, nonché la necessaria rapidità di azione prima (così fu scritto testualmente) “che si risvegliasse la meschina gelosia delle popolazioni delle repubbliche sudamericane”. Per la verità, le obiezioni dei governi locali ci sembrano oggi più che giustificate, anche se dobbiamo dire che, di fatto, l’operazione di “asporto” delle piantine di Cinchona non era illegale, giacché non esisteva nessuna legge che la impedisse (il governo dell’Ecuador si affrettò a farla, anche se troppo tardi, appena si rese conto della situazione). Il resoconto dell’unica spedizione inglese che ebbe successo non ha niente da invidiare ad un romanzo di avventura. Per prelevare e trasportare i semi e le giovani piantine di Cinchona fu necessario navigare lungo fiumi impetuosi e andare a dorso d’asino per impervi sentieri di alta montagna, curandole costantemente e proteggendole in apposite cassette di vetro. Alla fine, le piantine riuscirono a superare anche il viaggio per mare fino all’Inghilterra, per poi proseguire verso l’India, lungo un percorso che comportava cambiamenti di clima e numerosi carichi e scarichi in vari porti. Le cure e le attenzioni dei botanici e dei giardinieri inglesi permisero, tuttavia, a 463 piantine di albero della China di arrivare in India. Solo cinque anni più tardi le piantagioni indiane ospitavano ben 244.000 esemplari di Cinchona: il problema del fabbisogno mondiale di chinino era così avviato verso una soluzione positiva. Due “parenti” molto diverse: la peonia europea e la peonia cinese 26 I poteri curativi della peonia erano ben conosciuti fra i Greci e dei Romani. Il mito, infatti, fa risalire il suo nome al medico greco Peone, che usò il succo di una pianta fino a quel momento senza nome, per curare il piede del dio Plutone, ferito da Ercole. Il fiore in seguito prese il nome dal medico che l’aveva usato per primo. In Estremo Oriente, e soprattutto in Cina, la peonia, invece, era nota anticamente soprattutto per la sua bellezza, apprezzata al punto che un singolo fiore perfetto poteva raggiungere il prezzo di cento pezze di seta. Malgrado questo aspetto frivolo, anche i cinesi, però, apprezzavano i principi curativi della pianta contenuti soprattutto nelle radici. Del resto anche in Europa, in epoca medioevale se ne metteva un pezzetto al collo dei bambini per proteggerli dai disturbi nervosi (ma pensate davvero che si trattasse di una pratica efficace?). La tradizione medicinale cinese, più realisticamente, la prescriveva nel trattamento delle malattie febbrili e come farmaco antinfiammatorio, soprattutto per le malattie della pelle in generale e del cuoio capelluto in particolare. In Cina la peonia fiorisce a maggio, ma l’intera pianta è raccolta in autunno. Le radici essiccate al sole e lavate, vengono poi inviate ai laboratori farmaceutici per l’estrazione dei principi attivi. Il papiro, un pianta ...che cita se stessa. Non è facile trovare una pianta che ...parli di sé stessa, ma è quello che avviene, invece, per il papiro, le cui fibre, come è noto, furono sfruttate in Egitto per farne un particolare tipo di “carta” su cui scrivere. Il rotolo più antico che esista, il famoso papiro di Ebers, datato a più di 6.000 anni fa, cita fra le altre piante contenenti principi cosmetici e medicamentosi, anche il papiro, dai cui tubercoli (posti sulle radici), si estraeva un latte cosmetico da mettere sui capelli. Già a quell’epoca le dame egiziane ne apprezzavano le qualità nutrienti e, soprattutto, liscianti, sui capelli crespi, secchi e difficili da pettinare. Originaria dell’Africa Orientale, la pianta del papiro è stata portata dagli Arabi in Europa e, in particolare, in Sicilia, dove ancora oggi si possono trovare alcuni esempi spontanei, su terreni sabbiosi e umidi. Oltre ad avere le qualità dermatologiche già citate, le foglie di papiro vengono anche usate tradizionalmente per calmare il mal di testa; la pianta, inoltre, è anche commestibile e può servire per preparare delle bevande. Il piretro, un crisantemo che uccide gli insetti. Fra i tanti prodotti di origine vegetale utilizzati dall’uomo, c’è anche il piretro, contenuto nei fiori di alcuni tipi di crisantemo. Le molecole che lo compongono hanno una buona capacità insetticida e essendo biodegradabili, (sono demolite in particolare dai raggi ultravioletti) non si accumulano nell’ambiente. Il piretro, conosciuto anche come “polvere persiana” perché noto ai Persiani e ai Cinesi già qualche secolo fa, è arrivato nel 1700 in Europa, dove l’inevitabile presenza di parassiti del corpo e dei vestiti, dovuta alle scarse condizioni igieniche, lo rendeva prezioso. Questa polvere vegetale, cosparsa sul corpo e sugli abiti, dava infatti, buoni risultati disinfestanti. Ancora durante la Seconda Guerra Mondiale, i soldati americani impegnati sul fronte del Pacifico ricevevano in dotazione un sacchetto dell’utilissima polvere, proveniente dalle piantagioni delle Filippine, per combattere i parassiti che li divoravano. Quando le coltivazioni che davano il piretro caddero nelle mani dei giapponesi, gli americani dovettero mettersi alla ricerca di una soluzione alternativa. Nel frattempo, nel corso di uno studio sulle possibili sostanze insetticida, uno studioso svizzero si era imbattuto in un composto che era stato scoperto più di un secolo prima, ma non aveva trovato, fino a quel momento, una valida utilizzazione. La molecola di sintesi, che si rivelò capace, agendo per contatto, di superare la dura corazza degli insetti, aveva un complesso nome chimico, ma fu ben presto nota come DDT. La sua capacità di risolvere il problema dei parassiti era indubbia ma altre sue caratteristiche, come, ad esempio, la scarsa biodegradabilità, si rivelarono ben presto molto pericolose per l’ambiente. Ma questa è un’altra storia! 27 il mondo in farmacia 2 La conoscenza di una fitofiliera aiuta il consumatore a fare una scelta consapevole Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Elenco delle piante officinali europee ed extraeuropee in allegato nel manuale insegnanti, scheda alunno de “Il mondo in farmacia”, accesso a internet, depliant di case farmaceutiche o altri depliant reperibili in farmacia, cartoncini, fogli di acetato, infuso di tè, o caffé forte. Cosa fare OBIETTIVI i bambini alla fine dell’attività saranno in grado di: Una visione più completa delle piante come protagoniste di un processo globale di utilizzazione e di commercializzazione può passare anche attraverso la conoscenza delle fasi delle fitofiliere che portano al prodotto che troviamo in farmacia. era icato del termine fitofili • Comprendere il signif era fili fito varie fasi di una • Sapere identificare le teristiche e distinguerne le carat della vastità delle • Prendere coscienza i e della loro risorse vegetali mondial ica localizzazione geograf lla necessità di un • Essere consapevoli de patibile nei confronti comportamento ecocom le della biodiversità globa atica tem • Realizzare una carta La prima parte del procedimento riguarda soprattutto l’esplorazione a tutto campo della biodiversità mondiale e la ricerca delle piante di cui si sa (o si presume) che contengono principi attivi utili all’uomo. Questa prima fase deve essere accompagnata da una buona conoscenza delle caratteristiche dell’ecosistema delle piante e in generale della loro ecologia. Particolarmente preziosa, quindi, si è rivelata e si rivela tuttora l’antica sapienza degli sciamani e dei “curanderos” (guaritori) dei paesi dell’area amazzonica che, in molti casi collaborano direttamente con gli studiosi impegnati nei laboratori di ricerca delle industrie farmaceutiche e cosmetiche. 28 La seconda parte della filiera riguarda invece l’estrazione e l’elaborazione dei principi attivi vegetali, che vengono effettuate attraverso il procedimento industriale adatto. In tutti i momenti della fitofiliera, comunque, è indispensabile adottare un’etica comportamentale corretta. Il rischio fondamentale, per quanto riguarda le piante esotiche, è, infatti, quello di “depredare” il patrimonio vegetale di molte popolazione indigene, soprattutto del Sud America che vivono tuttora quasi esclusivamente dei prodotti spontanei locali. La forma più ecocompatibile di utilizzazione di queste piante consiste nella loro coltivazione in loco in terreni idonei acquistati o affittati a questo scopo, in modo da evitare che la popolazione di piante spontanee possa essere impoverita o, perfino, scomparire, come purtroppo è già accaduto. Anche in Europa esistono varie distese di campi coltivati per scopi cosmetici e gastronomici: lavanda in Provenza, gelsomino e bergamotto nel sud della Calabria, rose in Bulgaria e perfino ortica nei paesi dell'Est. Nella fasi finali della filiera, che si svolgono nei paesi tecnologicamente avanzati, è ugualmente necessaria l’adozione di un comportamento responsabile, rispettoso degli standard di sicurezza ambientale, soprattutto per quanto riguarda i prodotti chimici utilizzati nell’estrazione e nella depurazione delle sostanze prime. Chiedete ai ragazzi di riesaminare l’elenco delle piante officinali europee ed extra europee che hanno preparato nel corso dell’attività “Il mondo in farmacia” e di riepilogare per ognuna di esse le caratteristiche più importanti. Se non avete svolto questa attività potete limitarvi ad utilizzare le schede in allegato aggiungendovi altre notizie tratte da varie fonti. Non sarà certamente facile ricostruire per ogni pianta presa in esame le prime fasi della fitofiliera (ecosistema di partenza, caratteristiche ambientali ecc.). È possibile tuttavia ricavare informazioni consultando internet e gli opuscoli e i depliant informativi delle più importanti case di produzione. Per visualizzare concretamente la biodiversità complessiva delle piante e la loro distribuzione geografica i ragazzi potranno preparare dei grande cartelloni rappresentanti i diversi continenti, sui quali riporteranno il disegno della pianta in questione collocata visivamente nel suo luogo di origine. Il cartellone potrà essere corredato da una legenda esplicativa contenente le caratteristiche essenziali della pianta. In alternativa, gli studenti, singolarmente o in piccoli gruppi potranno preparare un piccolo atlante personalizzato fatto di carte geografiche con i luoghi di origine delle diverse piante messi in evidenza. Una soluzione più economica può essere quella di una carta geografica di base sulla quale sovrapporre, di volta in volta, altre carte disegnate su fogli di acetato con il solo contorno dell’area di distribuzione ma contenente all’interno, ingrandito a volontà, il disegno della pianta in questione. Qualche gruppo potrebbe interessato a un’elaborazione artistica delle mappe in modo da produrre un album di carte anticate simili a quelle in possesso degli antichi esploratori. Per anticare la mappa preparate del tè forte e del caffè e quando saranno freddi, utilizzateli per imbibire uno straccio che poi passerete sul foglio di carta. Fate attenzione a non esagerare con il “colorante” e dosate i chiaroscuri. Quando si sarà asciugato, il foglio avrà l’aspetto di una vecchia pergamena, ma potrete accentuare l’aspetto vetusto praticando dei piccoli strappi laterali: con una mano tenete fermo il foglio e con l’altra date delle piccole “schicchere” (facendo scattare il dito medio trattenuto dal pollice) subito sotto la presa. Anche la legenda potrebbe essere scritta in caratteri corsivi simili a quelli di una vecchia mappa del tesoro. Questa è evidentemente la fase finale di un lavoro di ricerca che può risultare piuttosto impegnativo soprattutto se, per ogni pianta considerata, si metterà a punto una scheda contenente, oltre alle caratteristiche morfologiche e ambientali, anche elementi storici e aneddotici (per approfondimenti vedi anche allegati). CONSIDERAZIONI FINALI Invitate i ragazzi a riflettere sulle diverse fasi delle fitofilere e sul fatto che, sebbene le piante possano avere fisicamente una diversa localizzazione, i principi generali di sostenibilità e di rispetto dell’ambiente si basano sempre sulle stesse regole generali. La conoscenza della filiera che porta alla produzione di un determinato prodotto, può far riflettere i ragazzi sulla possibilità da parte del consumatore di fare una scelta mirata qualora sia messo in grado di sapere cosa c’è “dietro” al prodotto che acquista. Se lo ritenete opportuno, o se non avete affrontato ancora l’argomento, approfondite il concetto di sostenibilità. Chiedete ai ragazzi di fare una ricerca per scoprire se esistono dei trattati internazionali che regolamentano lo sfruttamento della biodiversità delle piante esotiche (se utilizzano internet fate inserire le parole chiave biodiversità, convenzione, commercio). I ragazzi ritengono che, ancora oggi, sia possibile comportarsi come fecero gli inglesi alla fine del 1800 a proposito delle piante dell’albero della china? Uno spunto interessante di riflessione potrebbe essere il problema della disponibilità di farmaci essenziali alla sopravvivenza nei paesi del Terzo Mondo e il nostro impegno morale ad ottenere dalle case di produzione una distribuzione a un prezzo simbolico. 29 viviDARIA il potere delle piante, il potere dei bambini. insieme per un’aria che respira Vividaria presenta: Via Nazionale 230 - 00184 Roma tel: 06 51 604 940 - fax: 06 51 38 400 e-mail [email protected] www.vividaria.it