Sommario
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«All’ombra dei campanili cappuccini»
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Ad Assisi da Francesco e Chiara
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Itineranti con Francesco
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La più grande carità
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«All’ombra dei campanili cappuccini»
L’affiliazione dell’Istituto all’Ordine
«Non state sole»: scriveva il Padre
Giuseppe Maria nel lontano 1963,
nelle pagine di presentazione delle
Costituzioni. La nostra vita di consacrate secolari, di contemplative
nel mondo dovrà mantenersi «all’ombra dei poveri campanili cappuccini, dell’Ordine che, con maggior continuità, dà santi alla Chiesa». E più oltre ribadisce la stessa
preoccupazione riportando quanto
scrisse a un Consultore di Roma
coinvolto nella procedura di approvazione dell’Istituto: «Abbia la bontà di insistere affinché l’Istituto non
sia abbandonato a se stesso, ma resti
sempre sotto l’assistenza religiosa
dei Cappuccini».
Dopo la morte del fondatore, l’Istituto Santa Maria degli Angeli, continua ad avere un frate Cappuccino
come Assistente spirituale, come
prescrivono le Costituzioni, e fin
dagli inizi ha sempre fatto sì che
ogni sorella appartenesse a una fraternità dell’Ordine Francescano
Secolare.
L’OFS però, ritenendosi un movimento tipicamente laicale, ha approvato nelle nuove costituzioni una
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clausola con la quale si esclude ai consacrati la possibilità di farne parte.
Pertanto, andando alla ricerca di una
nuova collocazione nella famiglia
francescano-cappuccina, ci è sembrato il momento giusto per chiedere l’affiliazione all’Ordine dei
Frati Minori Cappuccini.
Padre Giuseppe Maria
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La domanda, inoltrata attraverso il
Ministro provinciale del Piemonte
fr. Stefano Campana, ha ottenuto
in breve tempo una felicissima risposta come si può leggere nel
decreto di affiliazione.
Ci siamo sentite accolte con sincera gioia dall’Ordine come “figlie
spirituali” e lo abbiamo capito dalle parole cordiali e paterne del
Rev.mo Ministro generale fr. John
Corriveau che, con squisita gentilezza, ci ha fatto pervenire insieme
alla sua particolare benedizione.
L’annuncio ufficiale
Per un evento così importante ci
voleva una data altrettanto importante! Niente di meglio del 2 agosto, data di nascita di Santa Maria.
Con la presenza e la parola di fr.
Stefano l’avvenimento ha acquistato una particolare solennità, esattamente quella che meritava.
Ci siamo ritrovate nel pomeriggio
di quel giorno a Casa Maria Regina per vivere attraverso la celebrazione dell’Eucaristia da parte del
Ministro provinciale e dell’attuale
Assistente spirituale fr. Nicolas
Gontier (che ha dato lettura del
decreto) il nostro ringraziamento e
la nostra gioia per il dono ricevuto.
Nell’introduzione alla Messa il Padre Provinciale ha giustamente
esordito dicendo che questo «è un
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giorno particolare e significativo per
voi, per il vostro Istituto. Attorno a
questa devozione è fiorito il vostro
Istituto e, al tempo stesso, è anche
al centro del nostro Ordine, l’Ordine francescano, e Santa Maria degli Angeli è proprio il luogo ispiratore, la propria devozione fondamentale. Questa festa di Santa
Maria degli Angeli è nostra e vostra, ci include tutti quanti. E allora
possiamo dire che è nostra. Quindi
ringraziamo il Signore».
Nell’omelia, ritornando in modo più
marcato su questa devozione, ne ha
spiegato l’origine e lo sviluppo in
seno all’Ordine: «Come ho detto all’inizio, questa festa comune di Santa Maria degli Angeli è un po’ un
ritornare alla culla del nostro Ordine. Questa devozione che San Francesco ha avuto, che risaliva quasi
certamente alla sua infanzia ed è
una devozione che ha trasmesso
anche ai suoi figli. Quindi è tradizione molto bella del nostro Ordine.
C’è un momento molto significativo nella vita di Gesù, nella vita della Chiesa, in rapporto alla figura di
Maria, quando sulla croce Gesù
vede sotto di sé Giovanni e dice a
Giovanni: “ecco Tua madre! E da
quel momento il discepolo la prese
con sé”. È un momento fondamentale perché nel momento in cui
Maria venne presa dai suoi fratelli
e si accompagnò con loro non solo
nell’esistenza terrena dei discepoli
in senso stretto, ma con tutti quelli
che poi si fecero discepoli di Gesù
attraverso i secoli, in questa frequentazione assidua, famigliare tra
i discepoli di Gesù e Maria, c’è
stata una conoscenza progressiva di
chi era Maria.
Questa progressiva consapevolezza
di chi è Maria noi la acquistiamo
camminando insieme con lei. Io
sono sicuro che nei secoli si scopriranno ancora altri aspetti di Maria o li capiremo ancora meglio.
Questa devozione a Santa Maria degli Angeli ha aiutato l’Ordine a situarsi rispetto a Maria con l’atteggiamento particolarmente filiale ed
è quello che lo ha condotto poi a
sviluppare un suo pensiero teologico nell’ambito dell’Immacolata
Concezione. Che non è fiorito a
tavolino ma da questa frequentazione assidua».
Discendendo poi nel merito di questa affiliazione che abbiamo ricevuto, fr. Stefano ha tenuto a precisarne
il senso profondo: «L’affiliazione è
spirituale, quindi voi avete la vostra
piena autonomia di cui dovete fruire fino in fondo come avete sempre
fatto. Mentre prima eravate legate
alla Provincia dei Cappuccini piemontesi che vi deve garantire un’assistenza spirituale, ora voi avete
un’affiliazione all’Ordine come tale.
Questa è una grande cosa!
I meriti grandi o pochi che l’Ordine matura dentro di sé, questa grazia di Dio che passa attraverso la
fatica, la sofferenza, la santità di
tanti fratelli. Ci sono fenomeni
molto frequenti di santità, grazie a
Dio, tra di noi. Questa ricchezza di
meriti, comunque, ricchezza di grazia, si riversa anche su di voi. Perché voi siete figlie in qualche modo
di San Francesco sullo stesso piano nostro. Questa è una bellissima cosa».
Siamo perciò profondamente grate
ai nostri fratelli Cappuccini che ci
hanno così ben accolte e ci rendono spiritualmente partecipi del bene
che operano. Contiamo di poter
contraccambiare allo stesso modo,
comunicando loro ciò che di bello
e di buono il Signore vede in noi.
Renza G.
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Ad Assisi da Francesco e Chiara
Emozioni spirituali di un pellegrinaggio
Assisi, un nome che ha fatto il giro
del mondo e che attira pellegrini e
visitatori da ogni parte. Credenti e
non credenti, gente di tutte le religioni, sono attratti da questi luoghi dove ogni angolo è adatto ad
una sosta silenziosa. Ad Assisi anche il silenzio è eloquente. Il segreto della sua celebrità sta nell’essere stata terra calpestata da
santi. Lì Francesco e Chiara parlano la lingua che solo il cuore
percepisce. L’esperienza di Assisi
lascia sempre un qualcosa di nuovo, di bello, di giovane. Anche noi
siamo andate quest’anno, a piccoli
gruppi, per ringraziare e per attingere nuove energie spirituali.
Franca e Chiara ci raccontano.
Con quale spirito avete partecipato al pellegrinaggio ad Assisi e
alla Verna, e quale significato ha
avuto per voi?
FRANCA : L’ho vissuto proprio
come un pellegrinaggio, non come
una gita e neanche un viaggio turistico, infatti di Assisi ho visitato
quasi niente. È stato un momento
di fraternità e di preghiera comune,
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un andare insieme nella terra di
Francesco, nostro fondatore, a chiedere le grazie necessarie per noi e
per la nostra comunità.
CHIARA: È stato innanzitutto un
momento bello per rispolverare, rivivere la spiritualità francescana e
approfondirla, per respirare l’aria
che hanno respirato Francesco e
Chiara. Ed è stato anche un vero
momento di fraternità tra di noi.
Un Francesco che vivesse oggi, in
una nostra città, svolgendo un
qualsiasi lavoro, secondo voi come
vivrebbe il suo ideale, il suo ‘sogno’ in mezzo alla gente?
La tomba di San Francesco
Penso che non rinnegherebbe quello che ha vissuto nel
1200, lo attualizzerebbe nell’oggi.
Si farebbe povero tra i poveri, di
una povertà che è la povertà di oggi.
Cambierebbe soltanto il modo, perché si dovrebbe adattare al 2004.
Dovendo fare una scelta guarderebbe al Vangelo, Gesù ha abbracciato
tutti i tipi di povertà. Francesco non
ha mai scelto un tipo di povertà,
ma è vissuto nel suo tempo, cioè
ha abbracciato i poveri così come
gli si sono presentati.
CHIARA: Vivrebbe come viviamo
noi, farebbe un lavoro e nel suo
lavoro cercherebbe in semplicità di
amare Gesù e i fratelli che gli stanno davanti, lì dove si trova a vivere.
CHIARA: A me, che cosa colpisce
di Chiara è l’amore ardente al Signore, la cura per le sue sorelle e la
tenacia nel perseguire il suo ideale.
Credo che questi valori siano validi per tutti i tempi e per tutte le
condizioni di vita.
E Chiara? Quale può essere il suo
messaggio, il modello di vita da
proporre alla donna oggi, quella
che non vive chiusa in un monastero?
FRANCA: Mi piace pensare a quel
canto che dice: «Chiara, una donna
che lascia tutto per Dio ed è ancora
vera». Anzi, soprattutto perché fa
una scelta, rimane una donna vera.
La sua scelta, apparentemente di
rinuncia, l’ha resa pienamente donna: sposa, madre e sorella. Ha vissuto un po’ come la Madonna tutte
le caratteristiche femminili.
Laura R.
FRANCA:
Che cosa avete messo nello zaino
da portare a casa?
FRANCA: Oltre alla pietra raccolta
alla Verna, una carica di spirito francescano che solo ad Assisi si riesce
a percepire in modo così coinvolgente. Una nuova energia per fare
in modo semplice ed essenziale le
cose di ogni giorno.
CHIARA: Forse un po’ di più la voglia di stare con il Signore come
l’ebbero Francesco e Chiara.
San Damiano
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Itineranti con Francesco
per portare il Vangelo sulle nostre strade
Ho un poco compreso che cosa significhi il pellegrinare di Francesco attraverso le colline umbrotoscane, dai poveri sobborghi contadini ai castelli dei signorotti, dai
palazzi vescovili sino alla reggia del
Sultano, quando ho percorso, anch’io in pellegrinaggio, questi luoghi incontaminati. Vi traspare la
profondità della sua contemplazione, la sua intraprendenza apostolica ma pure la sua esperienza di
umanità vera e la sua travolgente
capacità di comunicare con quanti
incontrava.
Basti ricordare l’incontro con il
conte Orlando da Catani, che singolarmente colpito dalle parole di
Francesco gli volle donare la proprietà della Verna, così come ci raccontano i Fioretti:
«Andando passò a pié del castello
di Montefeltro nel quale si faceva
allora un grande convito a corte. E
udendo che vi erano radunati molti
gentili uomini di diversi paesi, dis-
La Verna
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se: andiamo quassù a questa festa
però che con l’aiuto di Dio noi faremo alcuno frutto spirituale».
Oppure l’incontro con il nobile Angelo Tarlati che affascinato dal Santo decise di seguirlo: «Venne a lui
un giovane nobile e gentile e
dissegli: Padre, io vorrei molto volentieri essere de’ vostri frati» (Fonti Francescane, 1858).
Particolarmente commovente è il
racconto della conversione dei
briganti nei pressi di Monte Casale
come si narra nella Leggenda
perugina. Sono tre successive
scenette di estrema semplicità e preziosi insegnamenti: «...andate, acquistate del buon pane e del buon
vino, stendete una tovaglia e serviteli con buon umore... Il secondo
giorno aggiungete al pane e al vino
uova e cacio... e chiedete a loro un
primo piacere... e un secondo... Toccati dal rispetto e dall’affetto ve lo
prometteranno... E i ladroni cominciarono a portare legna sulle loro
spalle e alcuni entrarono nell’ordine altri si convertirono...».
Non possiamo dimenticare il gesto
di grande attualità e imprevedibile
coraggio del viaggio tra i Saraceni,
fino alla presenza del Sultano, per
predicare il Vangelo di pace dove
altri impugnavano le armi.
Francesco aveva intuizioni inattese, fuori di ogni schema o regola, a
seconda delle circostanze sapeva
trarre dagli insegnamenti di Cristo
un modo di vivere nuovo, per essere segno, testimonianza e messaggio.
La triplice formula missionaria di
Santa Maria – presenza consacrante - presenza di testimonianza - presenza di informazione – ci pone sulla strada come Francesco, alla ricerca di chi si è allontanato dalla
fede o più non ha per essa interesse
alcuno, travolto dalla pressante vita
moderna.
Ci è motivo di gioia considerare la
validità e l’attualità della nostra missione e verificarne il vissuto nel
confronto con le linee propositive
del VII CPO dei frati Cappuccini
sul tema minorità e itineranza.
Per risvegliare il bisogno di Dio sulle strade di ogni giorno ci è chiesto
di essere innanzi tutto una presenza
che interpella, presenza di minorità
di fronte alla prepotenza, di gioia
di fronte all’insoddisfazione e all’angoscia, di disponibilità di fronte alla fretta di un mondo in corsa.
Ci è chiesta una conversione continua per vivere nelle situazioni più
diverse, scendere sulla strada, gomito a gomito con la gente comune, senza lasciarci svuotare dalla secolarizzazione corrente e andare,
con il cuore di Dio, verso i poveri
più poveri, cioè quelli che speri9
mentano una vita senza Dio.
Proprio vivendo in mezzo a loro,
condividendo le stesse ansie e le
stesse difficoltà noi abbiamo modo
di «conoscere il dono della fede e
considerarlo non un fatto abituale
ma un tesoro straordinario e gratuito
da condividere» (Madeleine Delbrêl),
senza preferenza di persone.
È la compassione per l’uomo che
ha ispirato molti uomini e donne
del ventesimo secolo a scegliere la
strada come luogo di missione, che
ha portato P. Foucauld tra i Tuareg,
P. Voillaume tra gli scaricatori del
porto, M. Delbrêl tra gli operai della
periferia di Parigi, che ha ispirato a
P. Giuseppe Maria la nostra formula missionaria: contemplative come
la trappista e la certosina, testimoni di Cristo per parlare di Lui nella
scuola, nell’ufficio, nel commercio,
nel mondo del turismo...
Sono queste le nostre strade, qui è
la nostra presenza: un sorriso, una
parola amica un breve messaggio
che dischiude orizzonti di speranza.
«Per questo ci saranno per noi strade di ogni sorta di lunghezza e di
ogni genere:
– strada la via da attraversare
– strada il metrò che si prende insieme
– strada la professione che si conduce
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– strada la tecnica di curare e di
guarire...» (M. Delbrêl).
E oggi per noi è strada ogni massmedia, dal manifesto che ti interpella da una vetrina o nella hall di
un albergo, all’attesa del tram o al
semaforo di un incrocio. Strada è
un sms, un’informazione trovata per
caso navigando in internet, il numero telefonico dell’Associazione
InformaCristo che ti offre un dialogo amico.
Tere T.
Un messaggio di InformaCristo
per le vie di Roma
La più grande carità
«La più grande carità è annunciare il Cristo risorto» dice Santa
Teresa di Calcutta. È sintomatico
che Madre Teresa, l’eroina della
carità nei suoi molteplici aspetti, ne
faccia consistere il vertice nella conoscenza di Cristo.
Dal canto suo il Vangelo afferma:
«Questa è la vita, che conoscano
Te, unico vero Dio e Colui che hai
mandato: Gesù Cristo». (Gv 17,3)
Questo lo scopo, il perché profondo dell’Associazione Informazioni
su Cristo.
Da trent’anni infatti l’Associazione cerca di realizzare questo unico
obiettivo, sia pure con modalità e
iniziative diverse.
Di questi trent’anni, quindici li ho
passati presso la sede di Torino.
Quanti “incontri” il Signore mi ha
regalato. Dico regalato, perché ogni
contatto profondo con una persona
è sempre un dono e un arricchimento. Quando credi di donare qualcosa, sei tu che ricevi molto di più.
Sento la gioia e la responsabilità di
essere una presenza accanto ad altre per accogliere coloro che, spinti
dal bisogno profondo di trovare un
senso alla vita, o semplicemente dal
desiderio di essere ascoltati, si presentano per un colloquio, oppure
scrivono o telefonano.
Spesso mi dimostrano una fiducia
che mi commuove. Mi vedo messa
a parte dei loro problemi, delle loro
angosce, dei loro dubbi e paure. Sì,
oggi serpeggia tra la gente un grande senso di paura. Non si è più sicuri di niente, non si ha più il coraggio di sperare. Trovi della gente
cui pare manchi il coraggio sia di
vivere che di morire.
È bello allora poter offrire qualche
goccia si speranza.
In certi casi è opportuno cercare insieme la risposta nel Vangelo. Anche chi dice di non credere – l’ho
sperimentato – accoglie positivamente la parola di Dio. Sì, perché
essa non è semplice parola umana
ma è Gesù che sa andare diritto al
cuore.
Lidia B.
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Punti di esposizione e distribuzione per manifesti, opuscoli e dépliant
dell’Associazione Informazioni su Cristo.
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Ass. Informazioni su Cristo Genova
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dell’Istituto.
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Palestrina
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2004 - Santa Maria degli Angeli