costruire bene per vivere meglio Progetto Distretto della Bioedilizia - Treviso Coordinamento Angelisa Tormena Testi Arch. Paolo Giordano Concept ed editing Metacomunicatori - Treviso Grafica e illustrazioni Maurizio Giusto Stampa L’Artegrafica - Casale sul Sile Copyright © 2006 Distretto della Bioedilizia Finito di stampare nel mese di marzo 2006 E’ concessa la riproduzione per finalità didattiche, formative e informative, fatta salva la citazione degli autori e del Distretto della Bioedilizia di Treviso. costruire bene per vivere meglio presentazioni Il rispetto dell’ambiente è un problema strategico, e va sicuramente annoverato fra le priorità delle nostre società. Il degrado dovuto allo spreco di territorio, alle immissioni inquinanti, al progressivo esurimento delle fonti energetiche non rinnovabili, ha fatto maturare una nuova sensibilità nei confronti delle emergenze ambientali, determinando maggiori investimenti verso progetti e soluzioni abitative che privilegiano le tecnologie rispettose dell’ambiente. Il Distretto della Bioedilizia della provincia di Treviso, accomunando istituzioni, associazioni, operatori privati e cittadini attorno ad un unico obiettivo, è destinato a giocare un ruolo importante per il futuro del nostro territorio. E’ dunque con particolare soddisfazione che la Provincia di Treviso ha inteso sostenere la realizzazione e pubblicazione di questo manuale, rivolto a tutti i cittadini. Siamo convinti che insieme potremo recuperare il nostro ambiente, garantendo più sicurezza abitativa e una maggior qualità della vita. Mario Piovesan Assessore alle Attività produttive della Provincia di Treviso Il distretto della Bioedilizia nasce con un duplice intento: da una parte creare aggregazione imprenditoriale per sviluppare un nuovo e concreto polo di riferimento della qualità costruttiva; dall’altra operare per il recupero del territorio e per la qualità della vita dei suoi abitanti. Frutto della Legge Regionale 8/2003, il Distretto sta emergendo come luogo d’incontro fra più realtà, sede di proficue sinergie fra pubblico e privato, ottenendo in particolare l’attenzione e l’interesse di numerose Amministrazioni locali. Oggi il Distretto della Bioedilizia della Marca trevigiana può contare sull’adesione di oltre 200 aziende del settore, e sta attivamente adoperandosi per dare uniformità - con criteri di sostenibilità e compatibilità - al recupero e allo sviluppo abitativo. Con questa pubblicazione, il Distretto si propone di dare avvio a un dialogo diretto con il cittadino, consapevole che un serio e motivato progetto di qualità insediativa non può che partire dall’esplorazione delle concrete esigenze dell’utenza. Nei prossimi mesi, a sostegno di questa politica di sensibilizzazione, verrà inaugurato un apposito sito e proseguirà il lavoro informativo con strumenti e azioni mirate. Alessandro Conte Presidente CNA Provinciale Treviso cos’è la bioedilizia? La bioedilizia si occupa della qualità dell’abitare. Per questo è una cosa che riguarda tutti noi. Non è uno stile architettonico o una moda passeggera ma coinvolge tutti quelli che pensano che bio = vita, sia il valore attorno al quale devono essere costruiti gli ambienti che abitiamo. “La salute è uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, non semplicemente assenza di malattia” (OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità). Salute e bio-compatibilità non hanno significati così scontati: un edificio compatibile con il nostro diritto alla salute dovrebbe soddisfare le esigenze di benessere estese a tutte le componenti dello stare bene. Una casa non deve farci “ammalare”, certo, ma deve anche garantirci un ambiente sicuro, sereno e armonico. Preoccuparsi della propria casa significa anche prendere in considerazione la qualità dell’ambiente dell’intero “pianeta”. Anche perché è la ‘casa comune’ nei confronti della quale sentiamo spesso parlare di “sostenibilità”. “La sostenibilità riguarda la soddisfazione dei nostri bisogni senza precludere alle generazioni future la possibilità di soddisfare alle proprie necessità” (carta di Aalborg). Il raggiungimento del nostro benessere non può avvenire a discapito di chi verrà dopo di noi. E più andiamo avanti più appare evidente che le “prossime generazioni” non saranno i nostri nipoti ma i nostri figli; forse noi stessi tra qualche anno cominceremo a pagare il peso di uno sfruttamento dissennato non sostenibile delle risorse. Un uso sostenibile delle risorse implica la capacità di costruire azioni ecologicamente corrette. ll termine “ecologia” esiste da oltre un secolo ma solo ai giorni nostri è divenuto di uso comune. Ecologia è una scienza importante che studia come le piante, gli animali e l’uomo vivono insieme influenzandosi gli uni con gli altri e interagendo con l’ambiente che li circonda. Delle discipline scientifiche deve avere il rigore, l’indipendenza e la fermezza nella denuncia senza diventare una moda, una filosofia o una parte politica. Bioarchitettura è, alla fine, cercare di agire con un po’ di buon senso e responsabilità per migliorare e tutelare il nostro presente e il futuro di tutti coloro che verranno. 1.1 costruire in armonia con l’ambiente circostante Guardandoci attorno Passeggiando per uno dei bei centri storici delle nostre città ci sentiamo a nostro agio. Siamo circondati da splendidi edifici, da una architettura che definiamo di pregio. Lo stesso se andiamo a visitare una vecchia villa, una chiesa o un palazzo storico ma anche una vecchia casa di campagna o, magari, un moderno quartiere bioecologico. Immediatamente sentiamo che queste costruzioni, al di là della loro bellezza, sono integrate nell’ambiente naturale e creano esse stesse un ambiente gradevole, vivibile. Quel sottile senso di disagio Difficilmente riconosciamo queste qualità in gran parte delle costruzioni contemporanee, nelle moderne lottizzazioni o nelle periferie delle città. Gli edifici raramente appaiono in armonia con l’ambiente e con le persone che li abitano: istintivamente ci appaiono non “ecologici”. Non a caso il termine “ecologia” deriva dal greco oikos che significa, appunto, casa. Dall’ambiente spunti e risorse Immaginando la casa come un ecosistema non facciamo altro che esprimere qualcosa che nel passato appariva naturale: l’armonia casa-ambiente era istintiva e non occorreva certo codificarla. Le case erano radicate nel luogo: i materiali erano locali, l’energia proveniva dall’intorno, la forma degli edifici era adattata al clima. Oggi le case moderne, in tutte le parti del mondo, sembrano uguali: indifferenti al contesto se non ostili all’ambiente. Allearsi con la natura Costruire in armonia con l’ambiente significa quindi riconoscere che la casa fa parte di un ecosistema che si estende al di là delle pareti domestiche. Diventa allora molto importante andare oltre la quantità e privilegiare la qualità costruttiva individuando le specificità morfologiche del territorio, gli elementi naturali presenti, il clima , le caratteristiche storiche, culturali e materiali, i sistemi costruttivi e l’evoluzione edilizia. Occorre “guardarsi intorno” per trarre dall’ambiente spunti e risorse. comprendere l’ambiente Ecologia e dintorni Il termine “ecologia” esiste da oltre un secolo, ma solo ai giorni nostri è divenuto di uso comune. L’ecologia è la scienza che studia come le piante, gli animali e l’uomo vivono insieme influenzandosi gli uni con gli altri e con l’ambiente che li circonda. L’oggetto di studio dell’ecologia è la biosfera, ossia la porzione dellaTerra in cui è presente la vita. Una porzione di biosfera, delimitata naturalmente, costituisce un ecosistema. Quando invece l’ecologo si occupa di una sola specie vivente allora parleremo di nicchia ecologica. (Il termine ecologia fu coniato dal biologo tedesco Ernst Haeckel nel 1896). Materiali locali tra industria e globalizzazione. Fino a quando i trasporti sono stati difficoltosi i materiali edili venivano recuperati sul posto. La scelta e l’uso dei materiali era basata su una profonda conoscenza accumulata nel corso del tempo. Questa sapienza si tramandava di generazione in generazione e diventava la parte più nobile della tradizione popolare quando tutta la collettività collaborava per la realizzazione delle case. L’avvento dell’industrializzazione ed i progressi della chimica di sintesi hanno fornito all’edilizia centinaia di nuovi materiali, rendendo più complessa la verifica della loro conformità alle esigenze di benessere degli abitanti e indifferente la corrispondenza al contesto locale in cui vengono impiegati. Oggi, inoltre, la globalizzazione dei mercati sta comportando una sempre maggiore estraneità dei materiali e dei prodotti dal luogo del loro impiego. argilla foresta minerale sassi sabbia mattone legno chiodi calce vetro 1.2 scegliere il terreno, la posizione e l’orientamento La scelta del luogo dove insediarsi ha sempre rappresentato per l’uomo un’operazione di interesse vitale. Se un tempo, per gli antichi, tale scelta era sottoposta a precisi rituali e si confidava sulla benevolenza degli dei, oggi possiamo assumere decisioni più consapevoli sulla scorta di elementi misurabili e di fenomeni descrivibili. Ogni casa è essenzialmente un sistema di protezione degli abitanti dalle condizioni dell’ambiente esterno. Per realizzare una casa ecologica, in grado di reagire alle variazioni climatiche con il minimo dispendio energetico, si deve cercare di trarre dalle specificità locali il massimo delle risorse necessarie al suo funzionamento. Occorre quindi considerare: namento dell’edificio l’energia solare l’intorno naturale e artificiale e come esso influenza gli apporti climatici le fonti inquinanti che possono determinare la qualità della vita degli abitanti il contesto territoriale: aspetti urbanistici, infrastrutturali, viabilità e trasporti Lo studio di questi elementi e la conoscenza degli effetti che hanno sulle costruzioni e sulla vita degli abitanti determinano corrette scelte progettuali, fornendo utili indicazioni per la localizzazione dell’intervento, l’orientamento dell’edificio, la posizione e dimensione delle aperture, le schermature naturali o artificiali da predisporre, i materiali da utilizzare. il terreno e le sue caratteristiche morfologiche e geologiche il microclima meteorologico che condiziona il funzio- sistemi passivi diretti e indiretti Gli edifici che utilizzano la radiazione solare come fonte energetica sono definiti come sistemi passivi. Il sistema diretto si realizza disponendo la facciata principale dell’edifico secondo l’asse eliotermico orientata verso Sud e utilizzando ampie vetrate, aperte direttamente sull’ambiente interno, per accumulare calore. Il sistema indiretto affida l’accumulo termico a strutture specializzate quali il muro termico, il muro di Trombe e le serre. ottimizzare l’esposizione solare L’energia solare può risolvere o contribuire significativamente al fabbisogno energetico degli edifici. Un edificio correttamente progettato dovrà massimizzare gli apporti solari prestando la massima attenzione ai fenomeni di ombreggiamento e soleggiamento la captazione solare L’edificio deve essere concepito come se fosse un grande collettore solare, in grado di utilizzare al meglio la radiazione naturale attraverso il corretto orientamento delle pareti, la forma e disposizione delle aperture, tenendo conto dell’analisi delle ombre portate dagli edifici confinanti e dalle piante. Massima attenzione deve essere posta nel prevedere opportune schermature per mitigare la radiazione solare estiva l’accumulo termico Il calore captato deve essere accumulato per un uso differito. In una bella giornata, anche invernale, la quantità di energia solare termica può superare le domanda di calore nei momenti di picco. E’ quindi necessario che tale energia non venga sprecata nè immessa direttamente nell’edificio rischiando il surriscaldamento. Occorrerà privilegiare costruzioni con masse murarie pesanti dotate di grande inerzia termica, come le murature. la distribuzione del calore Il calore captato e immagazzinato deve essere poi trasferito all’interno dell’abitazione per scaldare i locali senza provocare la formazione di gradienti termici elevati tra superfici e aria. leggere i dati meteo-climatici La lettura dei dati microclimatici, costituisce la più preziosa fonte di indicazioni o prescrizioni per l’uso razionale delle risorse energetiche, condizionando le scelte progettuali, sia in relazione all’edificio che alla salvaguardia dell’ambiente. Gli elementi primari che determinano il microclima meteorologico di un sito sono: La temperatura esterna che influenza direttamente le dispersioni invernali e gli apporti estivi. Occorre estendere la misurazione alle “temperature” di picco e medie in relazione a ogni periodo dell’anno. L’umidità relativa che influenza le condizioni di condensazione superficiale - interstiziale e gli scambi di calore. I venti dominanti la cui direzione e intensità determinano l’entità degli scambi di calore. L’insolazione/ombreggiamento generali legati alla latitudine, alla struttura geologica e morfologica del territorio, alla vegetazione circostante, e all’intorno edificato con loro effetti di mitigazione o enfatizzazione dei fenomeni meteorologici (effetto barriera, ombre portate, isole di calore) La morfologia del territorio e i corpi d’acqua di superficie; mari, fiumi, torrenti, laghi, stagni etc, la loro presenza e caratteristiche. La frequenza delle precipitazioni e i parametri di altri fenomeni climatici In inverno il sole si presenta basso all’orizzonte e penetra facilmente nelle abitazioni. In estate, viceversa il sole è più alto per cui si possono facilmente ombreggiare le superfici con adeguati portici, sporti, murature spesse che tengano in ombra le superfici vetrate. 1.3 guardarsi intorno per proteggersi dall’ambiente L’ambiente che ci circonda può rappresentare un pericolo per gli abitanti. E’ per questa ragione che la Bioedilizia presta particolare attenzione a quei fenomeni, naturali o artificiali, che possono compromettere i livelli di salubrità locali. Inquinanti fisici, chimici e biologici determinano microclimi specifici con caratteristiche peculiari. Ogni agente o elemento capace di modificare l’ambiente è potenzialmente pericoloso. Pur essendo tra gli inquinanti più studiati sono quelli per i quali è più difficile imporre un’azione di tutela perchè è spesso arbitrario stabilire alcuni valori di tolleranza: si parlerà quindi di limite di precauzione. L’inquinamento chimico può invece contaminare l’ambiente in tre modi: A seguito di incidenti Causato dai processi produttivi o dai trasporti Colposo, dovuto a comportamenti scorretti Questo è particolarmente rilevante per: L’inquinamento fisico i cui rischi sono legati semplicemente all’esposizione. Possiamo differenziare gli inquinanti analizzando i fenomeni fisici da cui derivano ad esempio: Acustica (suoni e rumori) Radiazioni (campi elettromagnetici e radioattività) Fibre e Particolati (amianto e residui di combustione) Nei primi due casi la tutela può essere esercitata soprattutto attraverso interventi legislativi e di controllo. Nell’ultimo caso occorre prevenzione, attenzione e cura da parte dei cittadini. L’inquinamento biologico è quello potenzialmente più pericoloso, perché agisce direttamente su tutti gli organismi viventi. Deve essere ben chiaro, però, che occorre combattere la proliferazione incontrollata e non gli organismi, perchè questi ultimi non sono di per sé inquinanti. L’acido butirrico, l’anidride carbonica, la piridina, il rurfurolo e il totale delle particelle sospese possono essere adottati come indicatori dell’intensità dell’attività umana e dell’efficienza con cui un sistema di ventilazione diluisce i contaminanti provenienti dall’attività umana negli spazi occupati Sostanza acido butirrico Limite di Limite negli riconoscimento ambienti dell’odore industriali Valore raccomandato per l’aria negli ambienti civili 0,001 ppm n.a. 0,002 ppm (m) CO2 n.a. 5.000 ppm 1,000 ppm (m) particelle sospese totali n.a. 10.000 g/m3 75 g/m3 (a) piridina 0,021 ppm 5 ppm 0,05 ppm (m) furfurolo 0,0002 ppm 2 ppm 0,002 ppm (m) 1,7 ppm 100 ppm 3 ppm (m) toluolo Legenda n.a. - non applicabile; m - concentrazione massima; a - media annuale. Fonte: tr. e rielab.da Woods, Morey-Rask, 1987, p. 15. conoscere i fattori d’ inquinamento Il microclima fisico Il microclima chimico Il microclima biologico La conoscenza dei principali fattori di inquinamento , la loro tipologia e le modalità di manifestazione è indispensabile per la progettazione biocompatibile. Gli inquinanti chimici appartengono a molteplici tipologie e corrispondono, a meno di rilasci accidentali in atmosfera, a quelli costantemente monitorati dalle agenzie ambientali istituzionali. Anche in questo caso è impossibile individuare una tipizzazione degli inquinanti biologici, a meno che non ci si riferisca agli allergeni che vengono comunque monitorati. l’acustica: il benessere degli abitanti è profondamente influenzato dall’inquinamento acustico. La raccolta dei dati necessita, per la natura stessa dei fenomeni acustici, di procedure articolate e ripetute nel tempo E’ importante sapere che, per quanto sia inquinato l’ambiente esterno, esso lo è sempre meno dell’ambiente interno. Se nella zona in cui risiediamo sono presenti corsi d’acqua è bene controllarne la qualità. le radiazioni ionizzanti: il Gas Radon. Pericoloso per la salute dell’uomo il Radon, gas naturale, è prodotto dal decadimento dell’uranio contenuto nei suoli e in molti materiali impiegati nell’edilizia (cementi, graniti, etc). L’Agenzia Internazionale di Ricerca sui Tumori lo classifica nella classe 1, ove sono indicati gli agenti per i quali è dichiarata la accertata cancerogenicità per l’uomo La nostra casa, che riteniamo tanto “sicura” presenta un livello di inquinamento spesso tre volte superiore a quello esterno. Tra i principali inquinanti chimici segnaliamo: il Biossido d’Azoto l’Ozono il Monossido di Carbonio l’Anidride Solforosa le radiazioni non ionizzanti: l’elettromagnetismo. L’aumento esponenziale di apparecchi elettrici ed elettronici, a seguito dell’enorme sviluppo tecnologico, desta preoccupazioni per i possibili effetti sulla salute umana. Queste apparecchiature provocano una modificazione dell’elettromagnetismo naturale determinando una fonte di pericolo per gli esseri viventi Anche per le proliferazioni biologiche si ricorda che l’inquinamento interno è largamente superiore a quello esterno. In ogni caso il rischio di contaminazione è associato a specifiche malattie. Per malattie si intendono: quelle direttamente provocate da agenti patogeni di origine biologica (batteri e virus) le affezioni, per esempio asma, legate alla presenza di microorganismi o residuati organici, funghi, alghe, acari etc.). inquinamento rischio malattia degrado ambientale 11 1.4 guardarsi intorno per proteggere il nostro ambiente Ogni costruzione è fondamentalmente non-naturale... ...essa obbedisce all’umana esigenza di abitare ma comporta una perdita dei caratteri originari del luogo, impiega materiali e utilizza energia. Tutto questo vale in rapporto alla costruzione, all’esercizio e alla dismissione dell’edificio. Siamo tutti chiamati a maturare una nuova consapevolezza nelle nostre azioni. A livello locale occorre fare in modo che il nostro intervento sia in armonia con l’ambiente e rispettoso delle preesistenze. in primo luogo prevedendo la miglior utilizzazione della risorsa suolo. poi verificando come esso modificherà l’ecosistema. infine preoccupandoci delle conseguenze sulla idrografia superficiale. Un momento delicato è quello della realizzazione dell’opera e delle attività di cantiere. Occorre quindi: rispettare gli elementi naturali esistenti salvaguardare le alberature e il loro apparato radicale limitare gli scavi inutili con attenzione ai materiali di riempimento vigilare sulla dispersione di materiale pericoloso Va attentamente monitorato anche il funzionamento della “macchina” abitativa. Aumentare l’efficienza energetica è utile per l’abitante e per l’ambiente in generale. Stessa attenzione occorre prestare all’acqua riducendo i consumi di questa preziosa risorsa. Occorre infine accertarsi che non sia l’edificio stesso a inquinare l’ambiente. Fortunatamente è possibile costruire in modo da mitigare questi effetti. Obiettivo della bioedilizia è: chiudere i cicli delle risorse avviare pratiche di riutilizzo dei rifiuti impiegare tecnologie efficienti utilizzare sistemi di smaltimento con tecnologie anche domestiche, di depurazione e riuso D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda... consumare responsabilmente É delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura... Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda” da: Le Città Invisibili di Italo Calvino H2O Nubi O2 Vapore H2O CO2 CO2 Pioggia H2O Luce Calore verso lo spazio Fotosintesi LEGNO CENERI H2O ciclo dell’acqua (H2O) SALI MINERALI ciclo dell’energia ciclo della CO2 ciclo dei sali minerali ciclo dell’ossigeno (O2) FABIUS - Una fonte rinnovabile a portata di mano; PMT Progetto Fuoco, Padova 2000 IL CICLO CHIUSO Comprendere i cicli naturali è fondamentale per garantire la riproducibilità delle risorse sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo. Occorre che il processo di trasformazione, consumo e dismissione delle materie prime sia “chiuso”, che ritorni cioè periodicamente al punto di partenza, per impedire che l’utilizzo delle risorse proceda in modo lineare senza alcuna possibilità di rigenerazione. Bisogna anche che il ciclo si ripeta nel tempo e nello spazio in maniera compatibile con la velocità di sfruttamento della risorsa per consentirne il reintegro e che esso risulti correttamente localizzato. 13 1.5 recuperare è meglio che costruire Ripristinare il patrimonio edilizio esistente utilizzando le risorse disponibili è oggi la migliore tra le economie possibili. E’ anche la più ecologica dato che se si realizza evita di compromettere territori già saturi sotto il profilo abitativo e ai limiti della vivibilità. Inoltre il riuso implica la necessità di ristrutturare l’esistente: per migliorare le condizioni di vita per realizzare le abitazioni qualitativamente migliori per aumentarne l’efficienza energetica La ristrutturazione, soprattutto se condotta secondo principi ecologici, richiede costi minori di quelli degli interventi correnti, proprio per le specifiche decisioni che il progettista può assumere nei confronti delle preesistenze e del recupero delle strutture tradizionali. Intervenire sul patrimonio abitativo potrebbe dunque configurarsi come il volano di una crescita economica rilevante e virtuosa, in grado di coniugare interessi multipli: produttivi, sociali e ambientali. L’edilizia storica, per le stesse tecnologie costruttive e distributive utilizzate, ben si presta a processi di rinnovamento, anche radicale, minimizzando gli sprechi. I vecchi edifici si sono continuamente evoluti nel corso degli anni. Tale processo è stato certamente favorito dalla semplicità strutturale dei manufatti e dalla qualità dei pochi materiali utilizzati: gli edifici possono essere “smontati” rendendo semplici le modifiche tipologiche e consentendo un’economica manutenzione o riparazione degli elementi ammalorati. Dal passato possiamo apprendere una grande lezione: che gli edifici devono essere adattabili. La società cambia e la stessa struttura della famiglia si trasforma nel breve arco dell’esistenza di una persona. Immaginare spazi sempre uguali per esigenze sempre diverse è come immaginare di non dover mai cambiar abito per tutta la nostra esistenza. L’adattamento del patrimonio immobiliare è il nostro primario obiettivo. Farlo in maniera ecologica è quello che serve ai nostri figli. Recuperare il patrimonio edilizio esistente significa ripristinare la qualità dell’ambiente, rivitalizzare i rapporti sociali, promuovere lo sviluppo di un’economia orientata alla sostenibilità investire in efficienza energetica “Gli investimenti finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica per ottimizzare il rapporto costi/rendimento hanno quasi sempre effetti positivi sull’occupazione. In tutti i casi, il numero di posti di lavoro creati è maggiore di quello risultante da investimenti alternativi analoghi, compresi gli investimenti nel settore dell’estrazione, trasformazione e distribuzione dell’energia. Molti investimenti (per il rinnovo degli edifici esistenti) presentano ulteriori vantaggi: sono ad alta intensità di lavoro, hanno ripercussioni percepite a livello locale e regionale e sono a bassa intensità di importazioni. La domanda di manodopera include spesso artigiani altamente qualificati. Molti altri investimenti diretti, ad esempio: nell’efficienza energetica dei processi di produzione dell’industria nell’installazione di caldaie efficienti nei servizi di manutenzione degli edifici possono ulteriormente contribuire allo sviluppo di un’occupazione qualificata.“ Numerosi studi di settore stimano che siano creati 12-16 anni di lavoro diretto per ogni milione di USD investito nell’efficienza energetica, contro 4,1 anni di lavoro per un investimento in una centrale al carbone e 4,5 anni di lavoro in una centrale nucleare. Fonte CE - Green Paper Book 2005 N° di unità per edificio Prima del 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1919 (n) (n) (n) (n) (n) (n) Dopo il 1991 (n) TOTALE (n) 1 2.123.130 10.603.833 1.078.215 1.316.985 1.362.696 637.166 337.208 7.915.783 (29,5%) 2 729.357 386.189 560.723 841.128 696.907 251.005 229.624 3.694.933 (13,8%) 3-4 698.638 306.984 453.344 625.611 561.516 234.240 190.285 3.061.618 (11,4%) 5-8 477.915 250.830 571.028 717.483 659.571 403.185 256.269 3.336.281 (12,4%) 9 - 15 274.569 239.987 568.144 927.693 712.127 419.540 295.776 3.437.836 (12,8%) 16 - 30 158.282 188.233 510.863 960.760 522.087 316.723 291.346 2.984.294 (11,0%) >30 96.246 127.945 288.842 651.245 375.527 236.980 184.520 1.961.305 (7,3%) Rurale 196.133 72.966 64.631 49.295 50.196 24.279 - 457.500 (1,7%) Totale 4.745.270 2.633.517 4.095.790 6.090.200 4.940.627 2.523.118 1.785.028 26.813.550 Recupero edilizio in crescita Il censimento del 2001 calcola 56,3 milioni di residenti che vivono in 10,9 milioni di edifici. Le abitazioni sono 26,5 milioni, quelle stabilmente occupate sono 21,3 milioni (80,4 %) mentre i restanti 5,2 milioni (19,6%) non sono occupate oppure sono occupate da non residenti. Gli edifici a uso non abitativo sono 1,9 milioni. Complessivamente, il 72% sono abitazioni di proprietà, mentre il 20% è in affitto e l’8% è concesso in usufrutto. Il CRESME (Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio) ha elaborato i dati ISTAT rilevando che, all’anno 2000, circa il 73% degli edifici residenziali risulta costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale. A partire dagli anni 80 si è assistito a una notevole crescita del mercato del recupero edilizio che assorbe oltre il 60% degli investimenti dell’intero comparto con la prospettiva di raggiungere l’ 80% nel 2020 (CRESME, 2000). Un’inchiesta CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali ) del 1999 stima in 3.575.000 (oltre il 30% del totale) gli edifici a rischio di crollo, il 36,5% dei quali per vecchiaia e il 63,5% per difetti di costruzione. 15 2.1 - il comfort abitativo I rapporti tra la salute e l’ambiente costruito non appartengono solo alle dottrine ambientalistiche, ma corrispondono a un “sentire” che accomuna tecnici e specialisti di diversa formazione non meno che i singoli cittadini. Siamo tutti abitanti e utilizzatori degli edifici, siano essi: le nostre case gli edifici dove lavoriamo le scuole dove studiano i nostri figli i luoghi del nostro tempo libero Non ha quindi più alcuna giustificazione una progettazione orientata al solo soddisfacimento quantitativo senza preoccuparsi anche della qualità di ciò che si edifica. Invece pare che il progettista sia maggiormente impegnato nello studio di soluzioni tecnologiche sempre più innovative e ardite, che consentano di piegare la materia a singolari “mode” architettoniche, sradicate dal contesto, ostili agli abitanti. Gli edifici contemporanei sono diversi da quelli del passato: sono variate le esigenze di comfort domestico e gli stili di vita e i progettisti sono chiamati a interpretare questi mutamenti. La prima conseguenza è che per bilanciare un pessimo progetto ci si deve affidare sempre più agli impianti tecnologici. Si arriva al paradosso che il riscaldamento e il condizionamento non servono per mitigare l’effetto dell’ambiente sull’uomo ma sono necessari per difendere gli abitanti dall’edificio stesso. Tutto questo, naturalmente, comporta costi sia sotto il profilo energetico sia a livello di salute. Il progresso delle ricerche mediche e fisiologiche ci consente oggi almeno di evitare gli errori di progettazione più macroscopici per costruire edifici che non ci facciano ammalare e ci garantiscano un ambiente sereno e appagante. Occorrono quindi committenti più consapevoli e progettisti più aggiornati, ma anche strumenti normativi più moderni, fondati sulle necessità degli uomini e non solo sulle tecnologie promosse dal mercato. La progettazione si misura oggi con gli stili di vita contemporanei e le variate esigenze di comfort domestico la casa come Terza Pelle E’ il concetto che sta alla base della bioarchitettura. prima pelle bambini: “bioindicatori” ambientali I bambini sono biologicamente più esposti ai rischi derivanti dall’inquinamento ambientale: si calcola che i due terzi di tutte le malattie originate dall’ambiente colpiscano l’infanzia. • Prima pelle: il tessuto cutaneo. Nell’uomo garantisce permeabilità, consentendo lo scambio fisiologico tra interno ed esterno, elasticità e resistenza alle pressioni, scarsa conducibilità termica, difesa contro aggressioni di agenti esterni, espulsione delle tossine dovute al metabolismo, traspirabilità. seconda pelle Questo avviene non solo perché i bambini hanno un sistema immunitario ancora in formazione ma per motivi legati alla loro fisiologia: è in atto una rapida crescita i processi metabolici sono più veloci. la quantità di aria respirata è maggiore, in rapporto al peso, di quella degli adulti. • Seconda pelle: gli indumenti. Gli indumenti, direttamente a contatto con la nostra pelle, devono garantire massima traspirabilità, scarsa conducibilità elettrica (causata dall’utilizzo di materiali sintetici), espulsione delle tossine prodotte dalla pelle. Gli indumenti naturali permettono la traspirazione e quindi garantiscono la salubrità della nostra pelle. terza pelle • Terza pelle: la casa. Dev’essere costruita in modo da assicurare respirabilità all’involucro, evitando l’utilizzo di materiali poco traspirabili o impermeabili; scambio d’aria tra interno ed esterno (vapore, umidità, ecc.); scarsa conducibilità elettrica; protezione da onde elettromagnetiche e da sostanze nocive; protezione dai disturbi esterni (inquinamento acustico); benessere e comfort (isolamento termico). è maggiore l’assorbimento nei tessuti ed e più marcata la vulnerabilità all’esposizione. Tutti processi moltiplicati dal fatto che i bambini respirano aria di peggiore qualità in quanto più vicina al terreno e più ricca dei residui di combustione dei carburanti, anche i più pericolosi inquinanti si depositano a livello del suolo. I numeri recentemente presentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono quanto mai indicativi: un bambino su tre, in Europa, muore a causa dell’inquinamento ambientale. L’identificazione della casa con la “terza pelle” è stata introdotta dall’architetto Carl Lotz nel 1975: per lo studioso tedesco la costruzione bioecologica di un edificio deve ricalcare il modo di funzionare del nostro organismo. 17 2.2 - il microclima interno Il microclima interno di un edificio influenza il nostro modo di vivere e la nostra salute. La scienza ha ormai assodato la dipendenza tra l’ambiente interno e il manifestarsi di malesseri che possono evolvere in vere e proprie patologie. In questo caso si parla di BRI (Building Related Illness – Malattia Provocata dagli Edifici) essendo certa la dipendenza di una patologia da contaminanti rilevabili. Esempi di BRI sono la Legionellosi, i tumori da Gas Radon, l’asma da polveri, il mesotelioma da amianto, le manifestazioni neuropsichiche da stress acustico. Il progettista dovrà quindi individuare i microclimi da analizzare e riconoscere il possibile effetto sulla salute umana. Così facendo si diminuiranno i fattori di rischio e contemporaneamente si realizzeranno ambienti confortevoli, dato che gli elementi da analizzare sono gli stessi che definiscono una casa bioecologica: Microclima Termico Acustico Visivo Psicologico e inquinato Paradossalmente questi fenomeni, per quanto gravi e talvolta mortali, sono facilmente individuabili data anche la corrispondenza tra causa ed effetto. Spesso, dopo la guarigione clinica, basta rimuovere la fonte contaminante, originata quasi sempre da errori nella progettazione o nella manutenzione, per far scomparire il fenomeno. Più problematica l’attribuzione di altre manifestazioni di malessere non patolgiche. In questo caso si parla di sindrome e si definisce il fenomeno come SBS (Sick Building Syndrome – Sindrome da Edificio Malato). Trattandosi di una sindrome, cioè di una situazione morbosa che non costituisce malattia definita, è estremamente difficile individuare strategie d’intervento specifiche che non siano quelle preventive legate al miglioramento della qualità dell’aria interna (IAQ –Indoor Air Quality). La ricerca internazionale, è comunque concorde nell’attribuire al microclima e alla presenza di inquinanti interni la responsabilità della SBS. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO SULLA SALUTE DEGLI INQUINANTI INDOOR NEGLI U.S.A. EFFETTI GRAVI E DIFFUSI INQUINANTE STIMA DELLA POPOLAZIONE ESPOSTA TIPO DI IMPATTO contaminanti biologici >10% 0,5 - 1 milioni di ricoveri radon >25% 5.000 - 20.000 K polmonari / anno fumo di tabacco >75% 3.000 - 5.000 decessi / anno benzene >50% >300 casi di leucemia formaldeide >20% >300 casi di cancro / anno riconoscere i nemici invisibili Legionella Radon Legionella spp è uno degli agenti eziologici di polmonite batterica. Le infezioni da Legionella sono un problema sanitario emergente, tanto che l’Istituto Superiore di Sanità ha istituito il Registro Nazionale della Legionellosi. La Legionella si sviluppa soprattutto negli impianti di condizionamento dell’aria a causa di molteplici fattori tra i quali si segnalano i ristagni d’acqua e la scarsa pulizia di filtri e serbatoi. Gas radioattivo naturale prodotto dal decadimento dell’uranio contenuto nei suoli e nei materiali edili che provengono dal sottosuolo (cementi, graniti, tufo, laterizi, pozzolane, etc). Essendo un gas nobile, cioè più leggero dell’aria, si disperde facilmente in atmosfera per cui è indispensabile controllarne la concentrazione in ambienti chiusi. Oltre alle azioni preventive legate all’analisi dei suoli (contenuto di uranio, permeabilità, morfologia) e dei materiali (certificazioni o misure) occorre intervenire sulla struttura edilizia garantendo una ventilazione sottopavimento (vespaio areato) e un microclima interno adeguato (ricambi d’aria naturali o forzati, apparecchiature, pressurizzazione etc.). E’ un cancerogeno acclarato ed estremamente pericolso. Amianto La Legionella deve il suo nome all’epidemia che si verificò tra i partecipanti ad una riunione dell’American Legion nell’estate del 1976 a Philadelphia: tra gli oltre 4000 veterani del Vietnam presenti, 221 si ammalarono e 34 di essi morirono. In seguito si scoprì che la malattia era stata causata da un “nuovo” batterio, denominato Legionella, che fu isolato nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato. Amianto è un termine generico che individua un insieme di fibre pietrificate di silicati. Proprio la fibrosità che lo rende cosi’ interessante ne costituisce il punto debole. Ottimo come isolante termico ed elettrico, indistruttibile, facilmente lavorabile, flessibile, non infiammabile etc. è stato utilizzato in oltre 3000 prodotti commerciali, molti dei quali impiegati in edilizia. E’ uno dei pochi elementi di riconosciuta cancerogeneita’ e di utilizzo vietato. Le patologie correlate all’amianto sono essenzialmente tre: Acaro L’acaro dermatofago è un microrganismo invisibile all’occhio umano appartenente all’ordine degli aracnidi che si nutre dei residui biologici causati dalla desquamazione della pelle e delle formazioni cornee. Si annida in colonie ovunque vi sia presenza di polvere (moquette, tappeti, letti ecc...), scarsa aerazione e limitato irraggiamento solare, umidità. L’acaro dermatofago facilita l’insorgere di allergie, causa disturbi alle vie respiratorie e costituisce una delle cause principali dell’inquinamento microbiologico degli ambienti confinati. Particolarmente pericolosa l’esposizione agli acari nel primo anno di vita a causa dei rischi di sensibilizzazione già rilevati e particolarmente diffusi negli ultimi anni tra i bambini. >carcinoma bronchiale >mesotelioma (tumore della pleura) >absestosi (fibrosi dei polmoni) Mentre i primi due sono tumori, la terza è un “infibramento” del tessuto polmonare che compromette le normali funzioni respiratorie e favorisce l’insorgenza del tumore polmonare. 19 2.3 - il comfort termico L’uomo è un meccanismo perfetto: consuma l’energia chimica contenuta nei cibi e la trasforma in altre forme di energia, prevalentemente termica. Per funzionare deve però mantenere pressoché costante la temperatura corporea interna intorno ai 37°C. La pelle, invece, può accettare variazioni più elevate della temperatura superficiale, comportandosi come uno scambiatore di calore: un sistema di termoregolazione che disperde nell’ambiente il calore in eccesso per irraggiamento e per evaporazione. Il corpo umano si regola in relazione alle condizioni ambientali in maniera automatica e dinamica. Il problema si pone quando le condizioni individuali (attività svolta, abbigliamento, fattori organici) e l’insieme dei parametri fisici fondamentali (temperatura, umidità, ventilazione e pressione) non consentono uno scambio termico ottimale, generando una situazione di malessere. Occorre quindi equilibrare: Temperatura dell’aria misura lo stato termico di un ambiente Temperatura media radiante delle superfici che delimitano l’ambiente. E’ il fattore che determina maggiormente la sensazione di calore perché attiva lo scambio diretto per irraggiamento tra corpo umano e superfici contigue. Velocità dell’aria, o ventilazione che influisce sul benessere termico favorendo la dissipazione per convezione (temperatura dell’aria inferiore a quella corporea) o per sudorazione (elevata temperatura e umidità relativa) Umidità relativa E’ il rapporto fra la quantità effettiva e massima di acqua contenuta in un Kg d’aria a temperatura costante. A livelli elevati di umidità relativa l’aria è satura e non è più in grado di assorbire la parte evaporativa dello scambio termico provocando un senso di malessere, come in estate, quando ad elevate temperature dell’aria si associano elevati valori di umidità relativa. Un aumento di UR del 10 % ha lo stesso effetto di un aumento di temperatura di 0,3°C. Temperatura, umidità, ventilazione e pressione possono alterare generando situazioni di malessere lo scambio termico nell’uomo, leggere i dati microclimatici 26 22 18 14 10 FREDDO INCONFORTEVOLE 12 16 20 24 28 32 50 100 40 80 30 20 40 20 0 0 12 16 20 24 28 32 CALDO INCONFORTEVOLE 60 10 Temperstura dell’aria interna °C FREDDO INCONFORTEVOLE 12 Temperstura dell’aria interna °C Triangolo del comfort I fattori sopra elencati interagiscono fra loro e determinano il comfort termico. E’ quindi impossibile ridurre la descrizione del benessere termico a qualche singolo parametro. Si è ricorsi alla valutazione statistica per descrivere numericamente le condizioni ambientali cui corrisponde la soddisfazione degli abitanti. • Umidità Relativa - UR < 20%; secchezza delle mucose e pericolo di infezione - UR > 70%: sensazione di malessere - UR = 100% impossibilità di rinfrescamento evaporativo Umidità relativa % CALDO INCONFORTEVOLE Percentuale prevedibile di insoddisfazione Temperstura radiante media °C 30 Velocità dell’aria cm/s • Ventilazione - fino a 0.30 m/s: impercettibile - 0.25-0.50 m/s: piacevole - 0.50-1.00 m/s: piacevole sensazione di aria in movimento - 1.00-1.50 m/s: corrente d’aria tollerabile - oltre 1.50 m/s: fastidiosa 16 20 24 28 32 Temperstura dell’aria interna °C % 80 60 40 30 20 10 8 6 5 -2,0 FREDDO -1,5 -1,0 -0,5 FREDDO MODERATO 0 NEUTRO -0,5 -1,0 -1,5 CALDO MODERATO -2,0 CALDO Voto Medio Prevedibile Uno dei metodi più utilizzati è il modello PMV (voto medio previsto - Predicted Mean Vote) sviluppato da P.O. Fanger. Dal 1984 il metodo del PMV è alla base della Norma Internazionale Standard ISO-7730 per la valutazione del comfort termico in un ambiente. 2.4 - il comfort acustico Nella valutazione sensoriale dei microclimi domestici sono molto importanti i fenomeni legati all’udito. Se i suoni gradevoli, come la musica o certe manifestazioni naturali, rafforzano lo spirito e appagano la mente, i rumori vengono invece percepiti come fastidiosi e sono potenzialmente pericolosi. Oltre ai danni provocati all’apparato uditivo, la molestia da rumori, legata a fenomeni a limitata intensità ma continui, influenza negativamente il benessere individuale provocando disturbi del sonno, riducendo la concentrazione, aumentando la tensione e creando disturbi neuropsichici anche di una certa gravità. I rumori che si propagano per via aerea provengono generalmente dall’esterno e sono in gran parte determinati dal traffico o da altre attività umane. Negli edifici vicini a zone trafficate, occorre operare nella distribuzione degli ambienti domestici: I suoni da impatto sono per lo più accidentali. Derivano dalla caduta di oggetti o dalla vibrazione, per esempio, di un elettrodomestico. In questo caso occorre provvedere con una strategia di assorbimento del rumore utilizzando isolanti termoacustici. I rumori secondari, originati da impianti, possono propagarsi a tutti gli appartamenti, se non si sono poste le necessarie attenzioni in fase di progettazione: giunti acustici tra le varie unità edilizie murature contigue separate piede delle murature isolato sospensioni acustiche negli strati della pavimentazione Ma, è bene ricordarlo, nessuna opera di insonorizzazione può sostituire una cultura rispettosa della quiete, che è soprattutto una cultura di rispetto per gli altri. collocando le camere da letto nell’area più riparata predisponendo barriere antirumore nella vicinanze dell’edificio (piante sempreverdi, siepi fitte) ponendo la massima attenzione alla scelta di materiali e posizionamento delle aperture. La musica e altri suoni gradevoli creano armonia nell’uomo; i rumori, al contrario, vengono percepiti come fastidiosi e sono potenzialmente pericolosi misurare il silenzio Pressione sonora Il decibel è l’unità di misura con la quale si indica il livello di un fenomeno acustico. E’ una misura convenzionale che prende a riferimento il minimo valore udibile. Nella sperimentazione pratica si è rilevato che la relazione che lega la sensazione sonora al fenomeno che l’ha generata sia di tipo esponenziale e non lineare: ad un incremento dell’intensità sonora di 3 decibel corrisponde circa un raddoppio della percezione soggettiva del rumore. DECIBEL 150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Soglia di udibilità Mormorio Vento tra le foglie 80 80 60 dB 60 40 40 20 20 0 0 20 100 1.000 Motore a reazione Soglia del dolore L’orecchio umano è sensibile alle frequenze comprese dai 16-20 Hz ai 16-20 kHz. Questi limiti variano da individuo a individuo e cambiano con l’età. Alle varie frequenze si verifica una diversa sensibilità alla pressione sonora che può essere descritta per mezzo di curve dette isofoniche, le quali individuano statisticamente i suoni puri che, alle diverse frequenze, danno la stessa sensazione uditiva. 100 100 Conversazione Musica animata Rock Aspirapolvere Sensazione sonora 120 120 Onde del mare 10.000 Hz 23 2.5 - il comfort visivo La vita dell’uomo dipende dal sole e dal ciclo della luce cui l’uomo e le altre creature viventi si sono adattate. I cicli biologici, gli schemi di comportamento, il succedersi delle stagioni: tutto dipende dal sole e dall’intensità della radiazione solare. della luce artificiale studiando attentamente: L’uomo contemporaneo, purtroppo, vive sempre meno in armonia con i cicli naturali e dipende sempre più da ambienti artificiali. Per questo dobbiamo pretendere che nelle nostre case l’illuminazione sia il più possibile naturale, non solo per risparmiare energia ma anche per recuperare il rapporto con gli elementi naturali. La luce influenza anche il colore che ha una importanza fondamentale per il benessere psicologico degli individui. Il colore infatti stimola direttamente la psiche e lo studio del cromatismo degli spazi produttivi è una disciplina codificata e ampiamente applicata. Per far questo, è importante calcolare il rapporto tra illuminazione esterna e interna, il cosiddetto Fattore di Luce Diurna (FLD) che misura l’effettivo apporto solare in funzione dell’orientamento e delle aperture. L’orientamento dell’edificio è quindi la prima scelta strategica per individuare l’ottimale disposizione dei vari ambienti della casa. Infine occorre integrare queste soluzioni con l’apporto l’intensità la tonalità il posizionamento delle fonti luminose. C’è da rilevare che il rapporto con il colore è estremamente soggettivo: dipende dalla sensibilità personale ma anche dall’età dell’individuo, dal suo stato di salute, dalle tradizioni socio-culturali. Potrebbe quindi apparire arbitrario suggerire una scala cromatica, indicandone i potenziali effetti su un individuo generico, ma è comunque possibile dare indicazioni generali che riflettono reazioni abbastanza diffuse, basate sulle conoscenze della fisiologia percettiva. La luce, che ha una diretta influenza anche sulla percezione del colore, ha una rilevante importanza per il benessere psicologico dell’uomo abitare a colori Ambienti della casa: a ciascuno la sua luce Il corretto posizionamento dei locali della casa: Sud-Ovest: lungo il lato maggiormente soleggiato avremo i locali di soggiorno per beneficiare della luce diretta o filtrata Est: camere da letto che possono in tal modo ricevere il sole mattutino Nord: luoghi di servizio o di lavoro, per poter fruire di luce indiretta, la migliore, non producendo ombre, per le attività di lavoro Le soluzioni più adatte all’ottimizzazione degli apporti solari: Le pavimentazioni esterne, soprattutto sotto le finestre, dovrebbero essere chiare per favorire il riverbero (Albedo) Le finestre più alte che larghe catturano una maggior porzione di cielo La profondità delle stanze deve tener conto della profondità raggiungibile dai raggi solari in inverno La profondità dei portici, degli sporti e degli oggetti deve evitare l’irraggiamento diretto in estate delle pareti a Sud-Ovest Per lo stesso motivo si dovrebbero porre alberature a foglia caduca in prossimità delle zone a sud e ovest, per mitigare il soleggiamento estivo senza impedire gli apporti invernali In ogni caso occorre valutare ogni elemento di illuminazione, naturale e artificiale, in funzione degli utilizzi dei vari ambienti e delle attività che vi si svolgono. Colori e sensazioni Gli effetti del colore sull’individuo sono soggettivi. Inoltre è evidente che, in un ambiente, non si è mai in presenza di una tonalità esclusiva ma piuttosto di un insieme di colori posti su materiali diversi che provocano sensazioni peculiari. Tuttavia è possibile dare alcuni suggerimenti. I colori chiari, a gradazione pastello, creano ambienti rilassanti perché evitano i contrasti eccessivi. Al contrario colori caldi e accesi, come il giallo e l’arancio, sono stimolanti e non dovrebbero mai essere impiegati su superfici estese; se usati con parsimonia, risultano ritempranti e tonici. I colori freddi come il blu e il verde risultano ai più rilassanti e riposanti. I colori hanno effetto sulla percezione degli spazi: i colori freddi allontanano le pareti, mentre quelli caldi le avvicinano. 25 3.1 - energia, fino a quando? La questione energetica è uno dei temi sui quali si gioca il futuro della nostra civiltà, la nostra stessa sopravvivenza. Oggi tale destino è affidato quasi esclusivamente a risorse energetiche destinate a terminare, soprattutto alla luce del continuo incremento dei consumi. Inoltre gran parte delle risorse che impieghiamo, i combustibili fossili: Petrolio Gas Carbone sono responsabili dell’effetto serra e alterano il clima producendo enormi quantità di anidride carbonica. Firmando il protocollo di Kyoto, l’Italia ha sottoscritto l’obiettivo di diminuire del 6,7%, rispetto al 1990, le sue emissioni di gas climalteranti entro il 2010. Nel frattempo, invece le ha già aumentate di circa il 11%, rendendo di fatto impossibile il rispetto di quanto firmato nel 2005! 6.7 = Obiettivo Italiano del protocollo di Kyoto La produzione di energia nelle sue varie forme, quando è realizzata utilizzando fonti fossili, comporta sempre una contemporanea produzione di emissioni gassose nell’atmosfera. Tali sostanze possono, mediante vari meccanismi, avere l’effetto di alterare il clima su scala locale e globale, con effetti disastrosi. Per scongiurare gli effetti di una mutazione radicale del clima terrestre dovuto all’aumento dell’effetto serra, nel 1997 si è tenuta in Giappone la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, la quale ha redatto un documento noto come Protocollo di Kyoto. Nel Protocollo sono indicati gli impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e perfluorocarburi) di cui si fanno carico i Paesi firmatari. Le Parti dovranno, individualmente o congiuntamente, assicurare che le emissioni antropogeniche globali siano ridotte di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento 2008-2012. E’ previsto che il documento entri in vigore solo nel momento in cui “venga ratificato, accettato, approvato o che vi abbiano aderito non meno di 55 Parti responsabili per almeno il 55% delle emissioni di biossido di carbonio (emissioni quantificate in base ai dati relativi al 1990).” Finalmente nel corso del 2004, dopo anni di rinvii e pretesti accampati da molti Paesi, questo quorum è stato raggiunto, grazie alla firma della Russia. Il 16 febbraio 2005 il Protocollo diverrà pienamente operativo. da “Vademecum lega ambiente” subire energie limitate e costose Sembra una competizione dell’assurdo: finiranno le risorse prima che il clima venga alterato definitivamente? In ogni caso già conosciamo chi perderà: se non noi, saranno i nostri figli, e questa non è certo una consolazione. E’ indispensabile invertire questa tendenza: operazione facilmente attuabile, purché si abbia un minimo di buon senso e di buona volontà. Scostamento dagli obiettivi di Kyoto - anno 2003; EEA 2005 Possiamo iniziare proprio dalle nostre case. Il settore dell’edilizia è quello più “energivoro”: rappresenta circa il 40% dei consumi energetici globali, percentuale che aumenta se consideriamo anche le produzioni industriali e i trasporti legati all’abitare. Le responsabilità di chi commissiona, progetta, costruisce e abita i moderni edifici è, quindi, enorme. Fortunatamente molto possiamo fare, soprattutto nelle nostre abitazioni, per utilizzare al meglio le risorse energetiche. Magari ricorrendo a energie rinnovabili che realizzano uno sviluppo economico e sociale durevole con immediati benefici ambientali, ma anche utilizzando la migliore, più disponibile, più conveniente, più ecologica ed inesauribile delle risorse: il risparmio energetico. Consumi energetici per settore consumo primario 3% usi non energetici 6% EMISSIONI DI GAS SERRA IN ITALIA 1990 - 2003 (Kton di CO2 equivalente) industria 36% terziario e residenziale 27% trasporti 28% 2003 1990 2003/1990 Produzione energia 170.969 146.752 +17% Trasporti 130.400 104.357 +25% Energia per usi civili e altro 88.665 81.125 +9% Energia per industria 86.854 86.730 0 Processi industriali e solventi 41.391 38.157 +8% Agricoltura 38.747 40.618 -5% Rifiuti 12.730 13.474 -6% Uso suolo -81.828 -60.726 +35% Totale netto (con uso del suolo) 487.928 450,488 +8% Totale lordo 569.756 511.214 +11% 27 3.2 - le fonti rinnovabili Oltre il 90% dell’approvvigionamento energetico mondiale deriva da fonti esauribili: petrolio gas carbone uranio che non si rigenerano e sono destinate a terminare. Le fonti rinnovabili invece sono potenzialmente infinite Un altro aspetto da non trascurare, quando si parla di queste fonti, è la possibilità, per alcune di esse, di installazione nello stesso luogo del consumo. La realizzazione, cioè, di una rete di microimpianti che realizzino l’indipendenza energetica dei singoli o delle realtà locali e riducano lo spreco derivante dalle perdite della rete di distribuzione. Altre energie • Geotermica ad alta temperatura: il calore della terra, una delle principali fonti di energia naturale, viene raccolto in forma di vapore e convogliato in turbine per la produzione di energia elettrica o per il teleriscaldamento. Si calcola che solo con gli acquiferi a vapore presenti in Toscana e Lazio si potrebbero produrre oltre 5 mila miliardi di kWh, una quantità sufficiente per il fabbisogno nazionale di elettricità per 70 anni. Attualmente, sono 14.000 gli appartamenti che nel ferrarese vengono riscaldati con la geotermia naturale. • Geotermica a bassa temperatura: è il più diffuso sistema di utilizzo del calore latente del sottosuolo a poca profondità, sfruttato mediante pompe di calore. Attualmente è considerato, soprattutto nella fase di raffrescamento estivo, tra le tecnologie meno inquinanti. Sono allo studio versioni sempre più perfezionate, come le geostrutture per l’accumulazione termica. • Eolica: il vento è una delle energie più utilizzata dall’uomo. Fa funzionare i mulini ma permette la navigazione a vela, essica i prodotti della terra ma può generare anche elettricità. E’ considerato attualmente il sistema più conveniente tra le fonti rinnovabili, e può già competere con i costi tradizionali dell’energia. La European Wind Energy Association e Greenpeace stimano che il potenziale mondiale d’energia eolica sarebbe il doppio della domanda d’elettricità mondiale prevista per il 2020. Il vento è abbondante, economico, inesauribile, ampiamente distribuito, non danneggia il clima ed è pulito eppure da molte parti del mondo ambientalista si contesta l’impatto ambientale delle turbine. Ancora una volta si tratta di scegliere: se privilegiare la tutela del paesaggio, certamente prevalente in certe localizzazioni, o se scegliere una fonte energetica sostenibile. scegliere energie illimitate e gratuite Tutta l’energia del sole La principale fonte energetica rinnovabile è il sole che irraggia sulla superficie del territorio italiano oltre 100 volte il fabbisogno energetico totale del Paese. Intercettarne una parte è cosa opportuna e conveniente. Diverse sono le tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare: • Collettori Solari: servono a produrre acqua calda per usi di riscaldamento e sanitario. Il costo ridotto e l’affidabilità ne fanno un prodotto ormai maturo per la diffusione su larga scala, e per renderne obbligatoria l’installazione come impianto standard negli edifici. Un impianto solare termico costa, oggi, poco più di una vasca idromassaggio. Un aspetto particolare della tecnologia del solare termico sono gli studi delle alte temperature. Si tratta di una tecnologia che mira a ottenere energia elettrica alimentando turbine a vapore mediante sistemi di specchi parabolici. L’Italia è stata all’avanguardia in questo settore di ricerca, grazie al Nobel Carlo Rubbia. • Moduli fotovoltaici: servono per trasformare la radiazione solare in corrente elettrica. E’ una tecnologia in continua evoluzione ma già ora, anche grazie agli incentivi del “conto Energia”, si propone come tecnologia conveniente. Tutta l’energia delle piante Un’altra fonte rinnovabile è rappresentata dalle biomasse. Il loro utilizzo è comunque inquinante, seppur in misura molto ridotta rispetto ai combustibili fossili. La differenza sta nel fatto che le emissioni delle biomasse sono bilanciate dalla sintesi che gli organismi hanno operato in vita sugli stessi inquinanti; infatti per biomassa sarebbe più corretto indicare quelle sostanze organiche che dipendono dalla fotosintesi clorofilliana. In pratica la combustione della biomassa, per esempio del legno, produce la stessa quantità di CO2 che la pianta ha assorbito in vita realizzando così un ciclo chiuso. Anche gli altri inquinanti corrispondono a quelli che deriverebbero dalla naturale decomposizione dei materiali organici. • Biogas: miscela di gas, con netta prevalenza di metano, che si forma nella fermentazione batterica di rifiuti organici • Olio Vegetale: l’uso di olio vegetale puro, solitamente di colza, per i motori diesel si sta rapidamente diffondendo. Al di là dell’aspetto giuridico (in Italia è illegale) si tratta di un combustibile che necessita di motori particolari o modificati. • Biodisel: a differenza dell’olio, si tratta di un carburante di origine vegetale appositamente trattato per l’uso combustibile • Etanolo: si tratta di un alcool che si ottiene dalla distillazione della canna da zucchero: presenta qualche rischio per la sicurezza • Legname: il legno è stato il primo combustibile usato dall’uomo. L’uso è sostenibile anche perché si utilizzano gli scarti legnosi. Altre biomasse che vengono utilizzate per alimentare stufe o caldaie (anche industriali) sono gli scarti vegetali di varia origine: noccioli, bucce, mais, graminacee, ecc. Tutta l’energia dall’acqua La fonte rinnovabile più diffusa, e di cui l’Italia è buona produttrice, è l’energia idraulica che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica attraverso un sistema di turbine. E’ il sistema, tra le rinnovabili, a più alto rendimento riuscendo a trasformare circa l’ 80/90% dell’energia. Occorre però prestare la massima attenzione allo sfruttamento dei corsi d’acqua perché un uso indiscriminato comporta la vera e propria “scomparsa” di interi torrenti con evidenti alterazioni ambientali. Oltre agli impianti a deflusso (dighe) o fluenti (lungo i corsi d’acqua) esistono ricerche innovative come quelle legate a impianti marini: nel mare vengono spostate enormi masse d’acqua. Lo sfruttamento di questa energia è ancora agli inizi, ma presenta possibilità di sviluppo molto promettenti: in linea di principio si tratta di trasformare in energia elettrica quella delle correnti, delle onde, delle maree, delle correnti di marea e del gradiente termico tra superficie e fondali. 29 3.3 - il risparmio energetico Tutti sappiamo quanto consuma la nostra auto ma pochissimi sanno quanto consuma annualmente l’edificio in cui abitano. Eppure è un calcolo semplice: basta sommare tutti i consumi e convertire le quantità in Kilowattora termici, tenendo conto che ogni litro di gasolio corrisponde a quasi 12 KW/h, mentre un metro cubo di metano vale 10 KW/ h. Calcolati i consumi totali, si divide il risultato per la superficie abitabile, ottenendo i dati di “consumo” effettivo al metro quadro per anno espresso in KW/h (m2a). Potrebbe essere istruttivo confrontarli con quelli degli amici, o paragonarli ai consumi massimi previsti dalla legge tedesca o alle prescrizioni di “CasaClima” della Provincia di Bolzano. Sorprendente ma utile sapere che, mentre la media dei consumi in Italia si attesta sui 150-200 KW/h(m2a), la Germania prescrive consumi inferiori ai 70 KW/h(m2a) e la classe energetica migliore di Bolzano, si attesta sui 30 KW/h(m2a). Un risparmio di oltre il 70% dei consumi energetici è possibile e doveroso anche per le nostre case, attraverso: il miglioramento dell’isolamento termico la sostituzione degli infissi l’impiego di bruciatori più efficienti il ricorso ai pannelli solari per l’acqua calda, ecc. Ne beneficerebbero l’ambiente, le nostre tasche, l’economia nazionale, gli individui e la società. Occorre una battaglia per l’ambiente e per la civiltà del Paese, per vincere sugli interessi economici di poche compagnie che realizzano enormi profitti: basti pensare che il prezzo della benzina verde quando arriva alla pompa costa 6 volte il costo all’estrazione. Ma sono necessarie scelte politiche coraggiose: a differenza dei carburanti il risparmio non si può tassare. Bisogna insomma iniziare a parlare, come fanno ormai gli economisti più accorti, di una nuova unità di misura per la salvaguardia dell’ambiente: quella del risparmio energetico, significativamente chiamata “negawatt”. La media dei consumi energetici, in Italia, va dai 150 ai 200 KW/h. La Germania prescrive consumi inferiori ai 70 KW/h. A Bolzano la classe energetica migliore si attesta sui 30 KW/h ritrovare l’energia “perdu ta” ... le ESCO - «Basta entrare a casa tua per capire che sprechi almeno la metà dell’energia che consumi per scaldarti d’inverno, rinfrescarti d’estate, far da mangiare, lavare i panni, conservare il cibo in fresco, illuminare le stanze. Il tuo giacimento nascosto di energia è lì in bella vista. Basta soltanto che tu apra gli occhi e ti decida a utilizzarlo. Ma c’è chi ha giacimenti di energia molto più grandi del tuo perché ne spreca molta di più, in valori assoluti e in percentuale. Pensa ai centri commerciali, agli ospedali, alle fabbriche... Non le conoscono in molti perché sono poche, ma esistono compagnie per lo sfruttamento dei giacimenti nascosti di energia». - «Ah, sì? E come operano?». - «Innanzitutto ... valutano accuratamente dimensioni e localizzazione del giacimento in modo da ricavare alcuni dati: con quali tecnologie si può estrarre e utilizzare l’energia che contiene, le spese d’investimento necessarie per avviare lo sfruttamento, quanto si può guadagnare annualmente dalla vendita dell’energia recuperata e riutilizzata, in quanti anni i guadagni previsti riescono ad ammortizzare le spese d’investimento e a fornire gli utili d’impresa. Se il gioco vale la candela propongono al proprietario del giacimento di stipulare un contratto così formulato: la società predispone e realizza a sue spese un progetto di ristrutturazione energetica finalizzato a ridurre al minimo le inefficienze, gli sprechi e gli usi impropri dell’energia. Per un numero di anni prefissato contrattualmente s’impegna a fornire al proprietario gli stessi servizi energetici (riscaldamento ed elettricità), di cui egli usufruiva prima dell’intervento di ristrutturazione e il proprietario s’impegna a pagarli allo stesso prezzo che li pagava. La durata del contratto viene fissata dalla società calcolando in quanti anni la differenza tra i costi energetici precedenti al suo intervento e i costi energetici successivi le consente di remunerare il capitale investito e il suo lavoro. Maggiore è l’efficienza che riesce a ottenere, maggiore è la quantità degli sprechi che riesce a eliminare, maggiore è la differenza tra i costi energetici precedenti e successivi alla ristrutturazione. Di conseguenza maggiori sono i suoi guadagni e minore la durata del tempo di rientro dell’investimento. Il proprietario del giacimento non deve pagare niente di più delle sue usuali bollette e al termine del contratto il risparmio economico conseguente al risparmio energetico è suo. Interessante, no? Il rischio è totalmente a carico della compagnia per lo sfruttamento dei giacimenti energetici nascosti, che però in questo modo allarga il suo giro d’affari creandosi nuovi clienti che altrimenti non avrebbe. Una società che agisca in questo modo viene definita Energy Service Company, da cui l’acronimo ESCO, perché sostituisce la tradizionale fornitura di prodotti energetici con la fornitura di un servizio energetico completo. Ma l’acronimo ESCO può essere espanso anche in Energy Saving Company, perché la sua modalità operativa si basa, tecnicamente ed economicamente, sul risparmio energetico». Maurizio Pallante, Un futuro senza luce?, Editori Riuniti, Roma, marzo 2004 – pag. 153 Evoluzione della domanda di energia primaria e di «negajoule» (UE-25) 3000 2500 Mtep 2000 1500 1000 Negajoule Blomassa Altre fonti di energia Nucleare Gas Petrolio Carbone 500 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 0 Negajoule: risparmio energetico calcolato sulla base dell’intensità energetica del 1971 Fonte: Enerdata (calcoli basati su dati Eurostat) 31 3.4 - casa risparmiosa: l’elettricità Nelle nostre case, negli uffici e negli esercizi commerciali viene consumato il 35% dell’energia elettrica impiegata nel Paese. La maggior parte viene utilizzata per il funzionamento degli elettrodomestici, degli apparati elettrici ed elettronici e per l’illuminazione. 15% per l’illuminazione. Il risparmio inizia dal buon senso: spegnere la luce quando non serve, tenere pulite le lampadine (si risparmia anche il 10%), preferire una sola luce forte piuttosto che molte deboli. Sostituire poi le lampadine a incandescenza con le fluorescenti compatte che consumano un quarto durando fino a dieci volte di più Capire come e quanto consumiamo ci può aiutare ad assumere una maggiore consapevolezza nei riguardi dell’energia. 13% per la lavatrice. Utilizzare la macchina a pieno carico selezionando attentamente temperature e programmi. Esistono lavatrici a micropulsazioni che consentono anche il lavaggio a freddo Fatto salvo che ogni consumatore ha propri comportamenti si possono comunque dare indicazioni generali: 25% fa funzionare vari apparecchi. Televisione (11%), stereo, computer, ecc. Evitate la funzione di stand-by sugli apparecchi utilizzando prese multiple comandate 5% per il forno. Aprirlo il meno possibile e spegnerlo qualche minuto prima della fine della cottura per sfruttare il calore latente 4% per la lavastoviglie. Utilizzarla solo a pieno carico ed evitare il programma di asciugatura. Lasciando aperto lo sportello si ottiene lo stesso risultato rispiarmando fino al 45% dell’energia 20% per lo scaldabagno elettrico. Istallare l’apparecchio vicino ai punti di utilizzo e provvedere alla manutenzione delle serpentine. Evitare lo spreco di acqua calda Se poi si dispone di un impianto di climatizzazione estiva, si deve aggiungere un buon 25% in più di consumi energetici. Nelle abitazioni la media di spesa per l’energia elettrica è di circa 650 € pari a un cosumo medio di 3.500 kWh. 18% per il frigorifero. È opportuno posizionarlo lontano dalle fonti di calore tenendolo a 10 cm. dal muro e aprirlo meno possibile. Risparmi nel consumo di energia elettrica e tendenze nel settore dell’uso domestico dell’UE-15 Risparmi di Consumo nel 2010 Consumo nel 2010 energia elettrica Potenziale disponibile Consumo nel 2003 (applicando le nel periodo (con politiche (TWh/anno) politiche attuali) 1992 - 2003 integative) (TWh/anno) (TWh/anno) (TWh/anno) Lavatrici 10 - 11 26 23 12 13 103 96 80 - 17 17 15,5 Stand-by 1-2 44 66 46 Illuminazione 1-5 85 94 79 Asciugatrici - 13,8 15 12 Scaldabagno (39) - 67 66 64 5,8 8,4 6,9 Frigoriferi e congelatori Forni elettrici Condizionatori d’aria Lavastoviglie Totale 14 0,5 16,2 16,5 15,7 24,5 - 31,5 377,8 401,9 333,1 Fonte: Wai 2004, Kem 2004 (40). Fonte: Wai 2004, Kem 2004 (40). Capire come e quanto consumiamo è indispensabile per contenere le spese con forme di risparmio intelligente dare una “scossa” ai consumi Come leggere un marchio Il mercato oggi offre una vasta gamma di prodotti, tecnicamente molto avanzati rispetto a qualche anno fa, che permettono di economizzare energia. Per orientarsi tra la miriade di prodotti e marchi di fabbrica abbiamo la possibilità di valutare le caratteristiche energetiche ed ecologiche dei prodotti attraverso le etichette energetiche e i marchi di qualità. Nel settore 1 viene identificato l’elettrodomestico, riportando il nome o il marchio del costruttore e il nome del modello. Nel settore 2 sono riportate le classi di efficienza energetica e si evidenzia a quale classe appartiene l’elettrodomestico in esame. Vi è riportata una serie di frecce di lunghezza crescente, ognuna di colore diverso e ognuna associata a una lettera dell’alfabeto (dalla A alla G). La lettera A (e la relativa freccia più corta) indica dunque, a parità di prestazioni, gli apparecchi con i consumi più bassi di energia. In questo spazio può essere anche riportato il simbolo dell’ECOLABEL, l’ecoetichetta assegnata dalla Unione Europea che indica un prodotto “più compatibile con l’ambiente”. Ha per simbolo la margherita con le stelle come petali e la “E” di Europa al centro. Nel settore 3 è indicato il consumo di energia, espresso in kWh/anno. Attenzione però: il consumo indicato è quello che si avrebbe in condizioni ottimali di funzionamento; ad esempio, nel caso di frigoriferi, può variare di molto se si apre spesso, quindi il consumo reale può essere molto maggiore. Nel settore 4 si trovano dati specifici riguardanti il tipo di elettrodomestico; per i frigo si hanno i volumi e le temperature relative, per le lavatrici si hanno le classi di efficacia di lavaggio ecc. Nel settore 5 è riportato il livello di rumorosità dell’ elettrodomestico (quando richiesto); ci possono essere anche altri settori a seconda dell’elettrodomestico specifico. 33 3.5 - casa risparmiosa: il condizionamento L’edilizia Bioecologica è la risposta al bisogno di proteggersi dagli eventi climatici e meteorologici costruendo edifici con materiali naturali, biocompatibili e sostenibili e impiegando impianti efficienti, a basso consumo e minimo effetto inquinante. La progettazione bioclimatica è la prima delle strategie da attuare e spesso questa era già insita nella tradizione costruttiva. Basti osservare, nelle campagne venete, l’orientamento costante e l’uso generalizzato del porticato a sud di tutte le abitazioni contadine. Un’altra strategia è ridurre fabbisogni termici: un buon isolamento e un impianto orientato al risparmio migliorano la qualità della vita e si ammortizzano in breve tempo: il tetto le pareti i pavimenti i solai Una verifica importante riguarda l’efficienza dell’impianto di riscaldamento. Si possono prevedere: caldaie a più alta efficienza, magari a condensazione impiegare stufe a legna installare collettori solari isolare le tubazioni anche con interventi hobbistici, che costano poco e rendono tantissimo sul retro dei termosifoni e dei cassonetti delle tapparelle, veri e propri buchi energetici. Infine, anche in caso di ristrutturazione, va valutata l’opportunità di utilizzare tipologie d’impianto energeticamente molto efficienti e maggiormente salubri, magari istallando sistemi radianti a parete o a soffitto che possono assolvere anche alle esigenze di climatizzazione estiva. Questo deve e può essere ottenuto a costi accessibili a tutti per il benessere di tutti. sono le parti su cui è più conveniente intervenire avendo anche il vantaggio di poter essere affrontati per stralci, a seconda delle disponibilità economiche. Per le finestre è preferibile adottare infissi isolanti e vetri basso emissivi. Attenzione però a non sigillare la casa: isolanti e infissi devono sempre garantire la traspirabilità e il ricambio d’aria per evitare di aumentare l’inquinamento domestico. Ridurre i fabbisogni termici, monitorare l’efficienza dell’impianto di riscaldamento, installare sistemi radianti: l’edilizia bioecologica consente di ottenere benefici a basso consumo e minimo effetto inquinante abbracciare e conservare il calore Il Calore radiante Il riscaldamento radiante e il riscaldamento naturale che proviene dal sole e dalla massa terrestre sono sistemi simili, perfettamente adatti alla fisiologia umana. Questo aspetto, questa qualità del calore, è fondamentale per il benessere e la salute. Anche il corpo umano è un elemento scaldante radiante. Tutti noi emettiamo radiazioni infrarosse caratteristiche secondo precise regole, possiamo anche misurarle e scoprire che attraverso la superficie dell’epidermide produciamo lo stesso calore di una lampadina di 100 Watt. In effetti siamo dei caloriferi molto particolari e sostanzialmente perfetti: siamo autoalimentati e abbiamo una temperatura sostanzialmente stabile. Il benessere termico, lo raggiungiamo quando i nostri parametri vitali sono in equilibrio con l’ambiente che ci circonda. Spesso associamo questo benessere alla temperatura dell’aria. In realtà occorrerebbe parlare più semplicemente delle sensazioni termiche che proviamo. La sensazione di caldo e di freddo che sentiamo dipende in gran parte dalla temperatura radiante che hanno i corpi che ci stanno attorno. Quando siamo in prossimità di superfici con una temperatura fredda tendiamo a cedere il nostro calore: quindi proviamo un senso di freddo. Tanto più è elevata la differenza di temperatura tra noi e ciò che ci circonda, tanto più elevata sarà la sensazione di freddo che proviamo e tanto più il nostro organismo dovrà lavorare per compensare questa perdita di calore. Si pensi alla sensazione che proviamo in prossimità di una finestra a parità di temperatura interna della stanza. Un sistema ad irraggiamento funziona con un principio analogo. Il calore si trasmette, nella medesima maniera, sia al corpo umano sia alle pareti e ai solai. Tanto più questi elementi hanno massa, e una massa che consenta l’immagazzinamento del calore, tanto più questi corpi cooperano nel creare un ambiente confortevole diminuendo la differenza di temperatura tra loro e il nostro corpo. Una radiazione infrarossa che colpisce il nostro corpo si comporta in maniera analoga a quando colpisce un qualsiasi altro materiale. L’onda, a seconda della sua lunghezza, penetra attraverso la pelle per una profondità che è in funzione della sua lunghezza. Esiste una lunghezza d’onda ottimale? Intanto essa non deve essere troppo corta perché rischieremmo di scottarci senza riscaldarci. Ma neppure deve essere troppo lunga, perché penetrerebbe molto in profon- dità senza apportare molto calore. Tenuto conto che il sangue è un ottimo vettore di calore basterebbe raggiungere una sufficiente quantità di sangue per permettere una diffusa sensazione di calore in tutto il corpo. Circa un quarto del sangue umano circola appena sotto lo strato corneo, sotto cioè lo strato superficiale dell’epidermide. Basta quindi che la radiazione penetri per 1 mm per scaldarci sufficientemente dato che lo spessore della pelle varia dagli 0,5 mm del palmo delle mani ai 4 mm del calcagno. Tale profondità si raggiunge per lunghezze d’onda di circa 7/9μm, uguali a quelle emesse da stufe ad accumulo in pietra e in maiolica o dagli intonaci con inglobati impianti di riscaldamento a muro alle temperature superficiali di esercizio. Oltre a ciò occorre considerare che i raggi infrarossi hanno proprietà benefiche sul nostro corpo: stimolano la produzione di proteine e hanno un influsso positivo sulla produzione di enzimi, penetrano nella pelle con un benefico effetto vasodilatatorio senza creare problemi di circolazione. 35 4.1 - materiali naturali o artificiali? I palazzi dei nostri bei centri storici, le splendide dimore disseminate fra la pianura e le colline, le antiche chiese e perfino i vecchi opifici sono stati costruiti con pochissimi materiali. Così abbiamo legno fatto di plastica, mattoni che non contengono argilla, pietre fatte di resina. Abbiamo perso la prima regola degli artefici: conoscere quello che si usa. Si possono contare sulle dita di due mani: Molti studi sono stati fatti per capire cosa ci portiamo in casa, per valutarne e misurarne la pericolosità. Oggi per fortuna si è persa l’illusione di comprendere tutto e ci si sforza di approfondire e conoscere le cose di cui possiamo aver certezza a livello di sicurezza e piacevolezza. argilla per i mattoni legno per i solai ferro per qualche chiodatura calce e sabbia come leganti e intonaci pietre per i pavimenti e per qualche decorazione vetro Pochissimi, insomma. Assai meno di quelli utilizzati per la realizzazione di oggetti contemporanei, dalla semplice penna con cui scriviamo ai vestiti che indossiamo. Per non parlare degli edifici: esistono parecchie migliaia di moderni prodotti con i quali possiamo costruire le nostre case. Forse per questo costruiamo e abitiamo in case di qualità? Difficile sostenerlo. La maggior parte di noi non conosce neanche come è realmente fatta la propria casa, gli uffici o le fabbriche in cui lavoriamo, le scuole dove studiano i nostri figli. Siamo pieni di “simil-qualcosa”, le moderne tecnologie ci fanno identificare un prodotto con un materiale. La materia prima naturale per secoli è stata l’ingrediente unico di architetture uniche La natura ci ha dato dei materiali che sono biocompatibili, ecologici e sostenibili. E quasi sempre scopriamo che sono anche la soluzione tecnicamente migliore per le nostre esigenze costruttive. Questo non vuol dire rifiutare o rinunciare alla modernità. I prodotti di sintesi possono rappresentare la migliore risposta a particolari problemi tecnici e hanno certamente consentito a tutti di avere case sufficientemente confortevoli e dignitose. Ma usare materiali naturali significa tornare a mettere le cose al posto giusto, costruire un futuro sostenibile per la qualità delle nostre abitazioni. E per la qualità della nostra vita. 36 scegliere prodotti giusti Prodotti naturali. Sono poche le sostanze presenti sul nostro pianeta che possono essere utilizzate nella forma in cui si trovano in natura. L’acqua di sorgente, alcuni materiali edili, molti prodotti agricoli e poco altro. Il concetto di prodotto naturale deve essere quindi esteso fino a comprendere anche quelle sostanze naturali che l’uomo ha trasformato. Talvolta tali trasformazioni sono esclusivamente di carattere fisico (ad esempio, cuocendo l’argilla si ottengono i mattoni), altre volte le trasformazioni sono di tipo chimico (ad esempio con la distillazione). In ogni caso i prodotti sono da considerarsi naturali quando vengono ottenuti secondo alcuni principi: • Le materie prime devono essere di origine vegetale, minerale o animale preferendo materie rinnovabili • L’analisi della produzione deve contemplare l’intero ciclo di vita del prodotto. Dalle materie prime, alla produzione, all’utilizzo fino alla dismissione • La formazione delle sostanze deve fondarsi su processi quanto più naturali basandosi su metodi sviluppatisi e consolidatisi per lungo tempo • La ricerca di nuovi prodotti deve essere condotta studiando i processi naturali: la varietà e la complessità della natura ha quasi sempre risposte ai nostri problemi • I cicli produttivi devono essere chiusi Prodotti di sintesi Tutto ciò che ci circonda, e noi stessi, è formato da materia e, quindi, ha una sua composizione chimica. Occorre quindi stare molto attenti quando si analizzano le interazioni tra chimica e inquinamento ambientale per non rischiare di demonizzare una scienza che ha prodotto tante innovazioni positive nella vita dell’umanità. Se consideriamo la chimica in relazione ai prodotti occorre fare un distinzione fondamentale: gran parte dei prodotti che utilizziamo sono composti organici, composti cioè a base di carbonio. Tali composti vengono in gran parte creati a partire dal petrolio. Si potrebbe dire che quando parliamo di chimica ci riferiamo ormai quasi alla sola chimica del petrolio. E’ per questo che parliamo di “prodotti di sintesi”: della sintesi del petrolio. Di per sé questo non costuisce un giudizio di merito ma occorre chiedersi se comprando un qualsiasi tipo di prodotto conosciamo ciò che andremo a impiegare. Il semplice fatto che un prodotto sia in vendita é una garanzia sufficiente della sua sicurezza? Probabilmente questo prodotto non è mai stato testato nella sua tossicità perché i prodotti verificati sono pochissimi in relazione al numero totale di quelli disponibili e commercializzati. A ciò aggiungete il fatto che comunque molti composti paradossalmente non esistono perché li facciamo noi nel momento in cui li andiamo a porre in opera. Le reazioni che avvengono tra un prodotto e l’altro nel momento in cui noi lo utilizziamo non sono mai state provate in laboratorio. Ma anche se fossero stati testati, su chi é stata realizzata la sperimentazione? Molto probabilmente sullo standard per la tutela della salute dei lavoratori. Non sulle donne o sui bambini, non sugli anziani o sui malati, non, in definitiva, sui veri abitanti della casa. Anche i valori di tolleranza dei prodotti che sono certificati e quindi si presume siano abbastanza sicuri, non garantiscono certamente la parte debole della popolazione. Soprattutto viene poco considerato il tipo di esposizione che avviene in una casa, che non è una esposizione ad alte concentrazioni per periodi brevi di tempo, che sono le tipiche sperimentazioni che si fanno per questi prodotti, ma sono dosi basse prolungate nel tempo. 37 4.2 - materiali per costruire Ai materiali è affidato il compito di rendere sicuri e confortevoli gli spazi strutturati della nostra vita. Oltre a soddisfare esigenze di tipo tecnico, economico ed estetico, i materiali influiscono direttamente anche sulla salute e benessere degli abitanti. Si dovranno utilizzare, quindi, materiali biocompatibili, sostenibili ed ecologici, analizzandone il contenuto d’energia e materia prima, e prestando grande attenzione ad eventuali negative ricadute ambientali: emissione di sostanze tossiche inquinamento delle acque contaminazione dei terreni I materiali utilizzati in bioedilizia sono quelli che nel ciclo delle loro fasi di “vita”, cioè dalla produzione all’uso, dalla manutenzione fino allo smaltimento, creano meno danni possibili all’ecosistema ambientale. Possiamo suddividere i materiali in tre grandi famiglie: quelli che costituiscono la struttura dell’edificio: fondazioni, murature, solai, ecc. quelli che ne migliorano le prestazioni: isolanti, protezioni, infissi, ecc. le “finiture” che completano la struttura e sono più a diretto contatto con gli utilizzatori finali: pitture e vernici, colle, pavimenti, ecc. Nella realizzazione di una costruzione occorre tener ben presente che ogni materiale deve collaborare con gli altri per definire le prestazioni complessive dell’ edificio. Così, mentre è abbastanza facile trovare un materiale ecocompatibile, magari ricorrendo alle sempre più diffuse certificazioni, è spesso complicato comprendere come esso interagisca con gli altri. Spesso verifichiamo che materiali naturali vengono inseriti in sistemi costruttivi inadeguati, rendendo del tutto inutile, quando non addirittura dannoso, il loro impiego. Il materiale giusto al posto giusto deve essere quindi una priorità per ogni buon progetto. Un materiale non è “buono” o “cattivo”: è il suo impiego che può essere giusto o sbagliato. Una scelta attenta dei materiali da costruzione è indispensabile per scongiurare negative ricadute ambientali utilizzare tecnologie appropriate Strutture in laterizio Il laterizio è il principale materiale da costruzione nella nostra zona. È un composto formato da sabbia, argilla e acqua che viene impastato e cotto a circa 1.000° C. In base alla sagomatura, abbiamo varie tipologie di prodotto: tegole, mattoni, rivestimenti, pavimenti e pezzi decorativi. E’ un buon isolante termoacustico, ottima l’igroscopicità (la capacità di mantenere in equilibrio l’umidità degli ambienti) e la naturale traspirabilità. Il laterizio è considerato materiale ecologico, sebbene nella sua produzione si utilizzi molta energia, perché naturali e disponibili sono le sue materie prime. Occorre però prestare attenzione alla radioattività naturale (radon), che dipende dalle caratteristiche geologiche delle zone di approvvigionamento, e dalla possibilità che vengano aggiunti altri composti, talvolta addirittura fanghi tossici, all’impasto. I laterizi microporizzati sono quei mattoni semipieni, realizzati in blocchi mediante trafilatura, che si ottengono aggiungendo all’impasto farina di legno. Durante la cottura le farine bruciano liberando gas che generano micropori ed aumentano le capacità di isolamento della parete. In questo modo si possono realizzare pareti monostrato di grosso spessore, sopra i 35 cm., che costituiscono ottimi compromessi tra costo, prestazioni termiche, sicurezza strutturale e compatibilità bioecologica. Strutture in legno Il legno è uno dei più diffusi e antichi materiali di costruzione ed è, a ragione, considerato tra i più naturali tra quelli impiegabili. Possiede ottime caratteristiche come isolante termoacustico, è facilmente lavorabile (anche in cantiere), è robusto e duraturo se correttemente impiegato, è fortemente igroscopico. Dal punto di vista ambientale è biodegradabile e facilmente riutilizzabile o riciclabile. Infine è tra i più gradevoli materiali che si possano usare. In edilizia il legno trova infiniti impieghi: Il legno viene correntemente usato per la realizzazione delle strutture orizzontali (solai e tetti) assicurando ottime prestazioni. Può essere impiegato per le strutture verticali realizzando edifici anche prefabbricati secondo due diverse tecnologie: • Ballon frame: è la tecnologia a telaio di derivazione nordamericana. • Pannelli: è la tecnolgia che si basa su pannelli realizzati da assi incollate o inchiodate a croce. Si realizzano edifici antisismici fino a 6 piani di altezza. Vernici chimiche lo rovinano e ne rendono impossibile il riutilizzo anche come legna da ardere. Trattamenti naturali e legname coltivato sono amici del legno. Cemento Il cemento è un legante idraulico di origine naturale ottenuto dalla sinterizzazione a 1450 °C di calcari e/o argille. La resistenza al suo utilizzo in bioedilizia è dovuta al dispendio energetico in produzione e alle sostanze, scorie e additivi chimici che vengono spesso aggiunti per migliorarne l’impiego. In ogni caso il suo utilizzo deve essere giustificato evitando la diffusione della “monocultura” costruttiva oggi imperante. Trova il suo naturale utilizzo nelle fondazioni e in genere nei sotterranei. Altre Tecnologie Altre tecnologie edilizie trovano impieghi quantitativamente minori ma rappresentano alternative significative: • Edifici in pietra: le pietre naturali sono da sempre utilizzate nelle costruzioni e fanno parte della tradizione costruttiva di molte località. Accumulano calore ma non sono isolanti, sono naturali ma possono essere, anche fortemente, radioattivi. • Edifici in terra cruda: l’argilla è il materiale di costruzione più utilizzato al mondo. E’ certamente anche il più ecologico e sostenibile. Praticamente a costo energetico ed economico uguale a zero, crea un clima interno di qualità ineguagliabile. La sua diffusione nella nostra realtà è limitata dalla grande quantità di lavoro necessaria all’impiego, quasi limitata all’autocostruzione, e della scarsa tenuta strutturale. • Legno massiccio per travature, finiture e accessori • Legno lamellare per strutture portanti 39 4.3 - materiali per isolare Per soddisfare primariamente il bisogno di protezione degli abitanti, è necessario “isolare” l’edificio dagli agenti naturali e artificiali esterni. Gli elementi da cui dobbiamo principalmente salvaguardarci sono essenzialmente tre: umidità rumore elementi climatici Il problema acqua Si manifesta in forma liquida o in forma gassosa. Mentre nel primo caso occorrerà provvedere a una protezione meccanica, attraverso guaine o altri elementi di separazione, nel caso del vapore occorrerà evitare che esso si formi o favorirne l’allontanamento. Il vapore è uno dei peggiori nemici di una casa sana perché è terreno di coltura di inquinanti potenzialmente pericolosi (muffe, batteri ecc.), pregiudica la stabilità e durata delle strutture, condiziona il comportamento termico dei materiali che la compongono. Per le variazioni climatiche E’ necessario modificare il modo in cui differenti quantità di calore si propagano nell’ambiente interno per effetto delle variazioni esterne, impedendone la trasmissione diretta attraverso elementi strutturali non isolati (si pensi alle terrazze o ai ponti termici) e utilizzando materiali isolanti. In tal caso si cercherà di utilizzare un materiale ricco d’aria (quindi leggero) che non ritenga l’umidità dato che l’acqua è un ottimo conduttore. Un altro sistema attualmente poco diffuso è l’utilizzo di sistemi di isolamento attivo, realizzati tramite il riscaldamento a parete. Ci si scalda e si isola contemporaneamente. L’inquinamento acustico E’ particolarmente rilevante per gli effetti che può provocare sulla salute umana, determinando patologie del sistema uditivo e neurologico. Le strategie di isolamento acustico si realizzano soprattutto attraverso una corretta progettazione delle strutture, interrompendo i ponti acustici di propagazione dei rumori (solai) e mediante l’apposizione di opportuni isolanti. Vapori, rumori, variazioni climatiche esterne: sono i principali elementi da tenere in considerazione nelle operazioni di isolamento dell’edificio a protezione dei suoi abitanti isolare con i materiali naturali Umidità Umidità di risalita: proviene dal terreno per effetto della presenza di falde freatiche, per l’imbibimento del terreno per le piogge, per errori costruttivi o per perdite di impianti. Il problema si presenta generalmente con aloni e/o muffe lungo la base del muro. Gli interventi generalmente sono di tipo meccanico (taglio dei muri) o chimico-fisico (intonaci deumidificanti a base naturale). Umidità da condensa: deriva da errori di progettazione della struttura e della sua stratigrafia o da errori negli impianti di condizionamento dell’aria: spesso dalla somma di questi errori. Si localizza sempre in prossimità dei ponti termici, ove esiste una discontinuità dell’isolamento o delle strutture (es. struttura in cemento con tamponamenti in laterizio). La condensa si forma in presenza di raffreddamento superficiale o per un aumento dell’umidità assoluta (saturazione). Nel primo caso occorre valutare una diversa strategia di isolamento, provvedendo all’utilizzo di sistemi murari traspiranti, nel secondo caso attivando un’adeguata ventilazione. Materiali Isolanti termo-acustici Ecco alcuni possibili materiali isolanti e naturali da prendere in considerazione: SUGHERO Deriva dalla corteccia della quercia da sughero essiccata e bollita. E’ ignifugo. Si usa sfuso o in lastre per cappotti. JUTA Fibra ottenuta attraverso la macerazione della pianta. Può essere usata per il riempimento delle intercapedini. FIBRA DI CELLULOSA Si utilizza sciolta per insufflaggio di cellulosa o in pannelli per contropareti interne PERLITE Vetro vulcanico non cristallizzato di struttura sferica, con micropori e cellule chiuse. Utilizzato negli intonaci isolanti. Isolamento termo-acustico Isolamento esterno: la miglior forma di isolamento della struttura, la più agevole in fase di ristrutturazione e la più efficace in relazione all’inerzia della struttura. Gli isolanti possono essere posizionati in strutture autonome (pareti ventilate), applicati in maniera solidale alla muratura (cappotto) o integrati alle finitura (intonaci isolanti). Isolamento interno: si tratta della metodica più utilizzata per la semplicità di posa e non certo per le prestazioni. Riduce lo spazio interno e non sfrutta la massa inerziale delle murature per l’accumulo del calore. Crea problemi con la presenza di ponti termici in corrispondenza delle giunzioni parete-solaio. Da evitare l’utilizzo di materiali nocivi (insuflaggi) a base di formaldeide e clorofluorocarburi, e la posa di pannelli non traspiranti per il pericolo di condensa. Isolamento intelligente: non è una tecnologia ma una metodica. Invita a prestare la massima attenzione alla qualità degli isolanti e alla corretta posa del sistema prescelto. Una stanza acusticamente isolata è simile a una vasca piena d’acqua: se c’è un buco l’acqua esce. 41 4.4 - materiali per rifinire Le finiture sono componenti che completano l’edificio definendo l’aspetto esteriore delle strutture e garantendone un uso appropriato e gradevole. La scelta delle finiture degli edifici rappresenta quindi l’elemento più delicato dell’intera costruzione. Sia per i risultati estetici attesi che per l’impatto sulla qualità della vita degli abitanti. Basti pensare che i trattamenti superficiali sono quelli più direttamente a contatto con le persone. Siamo circondati da questi prodotti e in continuo contatto con estese superfici di essi. Per questo dobbiamo pretendere che sia garantita la salubrità e la sicurezza delle finiture. E’ una scelta da non prendere assolutamente sotto gamba, dobbiamo preoccuparci che i prodotti siano: naturali non tossici non radioattivi elettrostaticamente neutri traspiranti acusticamente corretti gradevoli alla vista, al tatto, all’udito e all’olfatto. Un prodotto di finitura influenza poi il microclima interno più di quanto si pensi. Da esso dipende in parte l’equilibrio di parametri ambientali quali: l’umidità la temperatura superficiale l’isolamento la ionizzazione dell’aria la sua contaminazione biochimica Dobbiamo, dunque, evitare di usare finiture che nascondono le “magagne”, che sigillano i problemi attraverso un uso massiccio di prodotti chimici, orientando la nostra scelta su prodotti naturali. E’ utile ricordare che, più di ogni altro elemento della costruzione, tutte le finiture sono periodicamente soggette a manutenzione, a rifacimento a sostituzione. I prodotti naturali, per la loro stessa essenza, sono facilmente rinnovabili e riparabili. Raramente si dovrà provvedere a rifacimenti completi o alla perdita totale del bene, più spesso si potrà procedere a interventi più ravvicinati, ma localizzati, magari effettuati dagli stessi abitanti data la gradevolezza dei prodotti. Estetica, benessere, durabilità e comfort sono affidati a intonaci, pitture, vernici, rivestimenti e pavimenti. I trattamenti superficiali sono quelli più direttamente a contatto con le persone: per questo è necessario sia garantita la salubrità e la sicurezza delle finiture completare per bene Intonaci Gli intonaci sono il principale prodotto di completamento delle murature e rivestono la superficie di quasi tutte le costruzioni, rendendo le pareti adatte alla pittura o ad altri trattamenti. L’intonaco tradizionale, di ineguagliabile qualità, è a base di sabbia e calce. E’ grazie a questo materiale, utilizzato da almeno 5.000 anni, se ancora oggi possiamo ammirare edifici e antiche opere monumentali. Alcuni produttori utilizzano ancora, sostanzialmente immutato, il procedimento produttivo affinato in millenni di esperienza, realizzando la medesima miscela che può essere subito utilizzata in cantiere oppure imballata in sacchi ermetici e conservata per anni. L’utilizzo degli intonaci a base di calce è consigliato per la qualità intrinseca del materiale, per le caratteristiche meccaniche, per la traspirabilità, per la regolazione dell’umidità, per la lunghissima durata e per la sua sostanziale naturalità. Intonaci particolari possono essere ottenuti anche miscelando negli impasti materiali inerti di varia natura, per aumentarne la coibenza o la igroscopicità. Pitture e vernici Pitture e vernici svolgono un’importante funzione decorativa e protettiva. Il loro impatto sulla qualità dell’aria interna è maggiore rispetto a tutti i materiali da costruzione per quantità della superficie interessata e potenzialità inquinante. Si ritiene che i solventi normalmente utilizzati siano i maggiori fattori di diffusione di idrocarburi dopo il traffico. Altri pericoli derivano dalla presenza di sostanze tossiche come metalli, pigmenti e funghicidi (presenti anche nelle vernici ad acqua). Nel mercato esiste però ormai una vasta scelta di prodotti a base naturale che garantiscono salubrità, sicurezza, gradevolezza e protezione coprendo tutti i possibili utilizzi: Pitture per parete: a base di calce, ai silicati naturali, a colla vegetale, alla caseina ecc. Sono traspiranti e hanno origine naturale, si distinguono in base alle caratteristiche di impiego Vernici naturali o a base essenzialmente naturale: comprende molte famiglie di prodotti specializzati per i vari impieghi (protettivi del legno, delle pietra, dei metalli). Le basi possono essere resine naturali, oli, solventi a basso impatto ambientale. Per il legno e le pietre preferire oli e cere naturali. Pavimenti I pavimenti naturali sono molti ed è impossibile consigliare una tipologia in quanto la scelta deve dipendere dal gusto personale e dall’utilizzo del locale. Una buona norma consiste nell’evitare di pretendere da un materiale naturale un comportamento estraneo alla sua natura. Un legno non deve essere “plastificato” con orrende vernici che lo vetrificano e lo rendono simile alla plastica. Una pietra non va saturata di prodotti chimici per renderla indifferente all’uso. Legno e pietre non vanno poi presi dove lo sfruttamento delle risorse naturali, e degli uomini produce sfaceli ambientali e umani, come nei paesi tropicali. Risorse locali a utilizzo controllato è la risposta. Colle In edilizia le colle vengono usate soprattutto per la posa in opera dei pavimenti siano essi in legno che in pietra o in altro materiale. Come le pitture e le vernici occorre prestare particolare attenzione ai solventi che vengono liberati in fase di essiccazione. E, come per le vernici, è consigliato ricorrere a collanti naturali ormai disponibili con ottime prestazioni. Un’altra strategia consiste nel ricorrere quanto più possibile alla posa a secco che garantisce la possibilità di levare le pavimentazioni recuperando il materiale 43 4.5 - materiali: impiego riutilizzo e riciclaggio Nei paesi industrializzati la maggior percentuale dei rifiuti proviene dell’industria edile. La maggior parte delle risorse energetiche e materiali impiegati non è rinnovabile o, perlomeno, non è riproducibile lo stato originario in cui si trovavano prima delle trasformazioni industriali. I costi ambientali di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti: dissesti idrogeologici riduzione della biodiversità scomparsa del paesaggio agrario, per limitarsi a quelle produzioni che non sono,di per sé, inquinanti “i rifiuti sono una risorsa giusta messa nel posto sbagliato” In Nord Europa si stanno positivamente sperimentando soluzioni che si basano sul concetto di riutilizzo In pratica sono stati organizzati Centri in cui raccogliere tutti quei prodotti finiti che possono essere riutilizzati: porte finestre ringhiere travi materiali di finitura etc In questo modo si riduce l’impatto dei rifiuti e si crea un sistema virtuoso di riutilizzo a favore delle fasce più deboli di utilizzatori. Per rendere effettive le politiche di riciclaggio e di riuso non si può prescindere da una considerazione fondamentale. La dismissione di un edificio deve essere fin dall’inizio contemplata. Significa, cioè, prevedere soluzioni costruttive e durabilità dei materiali che consentano successive operazioni di recupero. I sistemi di costruzione a secco sono gli unici che garantiscono una reale possibilità di separazione delle materie prime. L’utilizzo di finiture naturali consente un reimpiego e una riparazione degli elementi costruttivi. La semplificazione dei processi costruttivi rende possibili interventi non distruttivi, ma conservativi dei materiali. Tutto deve concorrere a rendere possibile un approccio più consapevole alla responsabilità che, come progettisti, costruttori e utilizzatori abbiamo nell’atto dell’edificare. “il recupero va contemplato all’atto della progettazione, prevedendo soluzioni costruttive e durabilità dei materiali adeguate per un loro futuro riutilizzo” In Europa si stanno sperimentando innovative soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti basate sul concetto di riutilizzo collocare le risorse al loro posto LCA Life Cycle Assessment I IT LIM INITIATION Definizione degli obiettivi NE IO L VA US SI INVENTORY Bilancio ambientale e analisi dei flussi FL IMPACT Classificazione e valutazione degli impatti I SS AZ UT Analisi Valutazioni Conclusioni E OC CA RA TT ER IST ICH E INTERPRETATION PR Si tratta di una metodologia utilizzata prevalentemente a livello industriale per valutare da un punto di vista dell’energia e dell’ambiente i processi produttivi lungo l’intero ciclo della loro vita. Le origini della LCA, impiegata attualmente anche in settori non propriamente produttivi come quello delle costruzioni o dei servizi, si possono far risalire alla fine degli anni ‘60 quando si elaborarono le prime ricerche sul problema della sostenibilità ambientale, in particolare del consumo delle risorse energetiche. Una LCA si compone essenzialmente di valutare l’impatto ambientale di un prodotto a partire dalle materie prime alla produzione, dall’utilizzo fino alla dismissiome Rifiuti in Provincia SC OP I PROCEDURE CLASSIFICAZIONE DATI Schema della Life Cycle Assessment secondo la norma ISO 14043 Produzione di rifiuti urbani in Provincia di Treviso suddivisa per tipologia di rifiuto (2002-2003), in tonnellate: Fonte: Provincia di Treviso – Osservatorio sui rifiuti, ARPAV FORSU Verde Carta e Cartone Multimateriale Vetro Plastica Metalli Totale Provincia 2002 45.738,7 28.328,3 32.911,5 23.474,6 10.565,9 3.783,4 7.537,1 Totale Provincia 2003 50.971,1 30.412,9 35.740,9 24.439,5 14.322,0 5.566,7 8.200,1 Legno Inerti Indumenti usati stracci Beni durevoli Totale Provincia 2002 2.503,8 7.355,2 1.238,9 1.952,0 275,8 389,5 108,6 Totale Provincia 2003 3.488,1 7.709,1 1.107,7 2.031,1 314,9 460,3 158,,1 Oli minerali Rifiuti particolari Rifiuti Urbani Residui Rifiuti a recupero* Rifiuti non recuperabili** Totale Provincia 2002 53,1 210,8 12.381,6 129.831,1 166.427,2 166.427,2 147.903,3 Totale Provincia 2003 66,5 311,8 11.653,0 6.864,3 107.656,0 185.300,8 126.173,4 Ingombranti Spazzamento eterogenei Pneumatici Accumulatori Oli e grassi fuori uso al piombo commestibili 45 le aziende aderenti al distretto costruzioni Abetone srl Andreola Costruzioni Generali spa Asolo Costruzioni e Restauri Baggio Leonzio Begaj Visar Bekiri Fadil Biasucci Vittorino Bizzotto Paolo Bonato Roberto Bordin Claudio Bordin Gianni Bosnedil di Muratovic Esmir Bozza Bruno & C. snc Bruschetta Mario C.G.M. srl Costruzioni Generali Monselice Caele Sc Calabretto Guido Caon F.lli di Caon Elio & C. snc Caron Renzo Carretta Lino Da Carron Cav. Angelo spa Castellana Restauri Cecchin e Bordignon snc COIPES Coop spa CO.SA. Costruzioni Sala srl Complet Edil 3 scarl Consorzio Stabile Globus scarl Coop Bioedilizia Costruzioni Edili Montello Costruzioni Colbertaldo Costruzioni Edili Immobiliare srl Costruzioni Edili Sole srl Costruzioni Monfenera sas Costruzioni Scilla srl DN Costruzioni Edili A Ecodomus srl Edil P2 di Pesce Paolo Edil Quattro snc Edile Villa d’Asolo snc EdilMarca Costruzioni di Danieli Elvio EdilStrada Edilveneta srl Edilvi spa Emel Edili di Sejadinoski llber Euro Costruzioni srl F.lli Buratto snc F.lli Moretto costruzioni edili F.lli Paccagnan spa Fanelli Cosimo ditta di intonaci Favaro Costruzioni srl Fighera Romeo Floriani Roberto Foges srl Forner Fabrizo Galiazzo srl Gazzola Giovanni Geo Group srl Geremia Ermenegildo Gobbo Giuseppe Gomierato snc Impresa Edile Basso Fabio Impresa Edile di Bytypi Besnik Impresa Da Ruos Primo Impresa Costruzioni CEV spa Impresa Edile 2V snc Impresa Edile Artigiana snc di Vanin Giancarlo Impresa Edile Campagnola Corrado Impresa Edile Caon Lucio Impresa Edile CSP di Geromin & C snc Impresa Edile Pilotto Danilo Impresa Edile snc di Bordin L. e Cadorin P. Impresa Edile Tomasi G. & S. Impresa Edile Tosello Danilo Impresa Edile Zago Giannino e Diego & C. Impresa Favore Giuseppe Impresa La Mela di Samorì Montaguti Adamo Impresa Montesel Tiziano srl Impresa Tombacco Ingegneria delle Costruzioni srl Intonak Edil di Priore Onofrio 46 le aziende aderenti al distretto L.F. Costruzioni srl La Vecchia Malta di Cecchel C. Lavori Edili Bordin Solideo Leonardo snc Lucato Gino Luisato Filippo Marcon Adriano Mark Color spa Masut Claudio Menegazzo Eugenio Milani Daniele Palamin Mauro Palamin Renato Panazzolo Augusto & Davide snc Pavan Costruzioni spa Priarollo Luciano Promedil srl Restauri edili di Bytyqi Naser Rexhep Spahija SA-FRA scarl San Gabriele srl SB di Bardin Fabio Soimper srl Soligo Mario Soligo Sergio Tecno Isolamenti srl Tessaro Mirco Tieppo Flavio & Regianto Rinaldo snc Triveneta Costruzioni Uniedil srl Varaschin Giovanni Zuccarello Pierluigi finiture Antonello Tiziano e Luca srl Baldin Livio Beton Stamp di Zaletto Giuseppe Bieffe di Bertolo Franecsco Boin Candido Boin Fiorenzo Braido Bruno B Campagner Enzo e Mazzocca Oriano snc Cenedese Doriano e figlio Cervellin Giuseppe Colomberotto Davide Colorificio Intercolor Contarin Lino & c. snc Cuccurullo Gennaro Di Stazio Angelo Lucio Edil Color S. Marco Edilfrem snc Edilposa EdilSystem snc Elshani Sami Èssenza Ecofalegnameria di Corrò Stefano Fabbio Design srl Ferrari Renato Filippin Renzo F.lli Fabris snc For.Mec. srl Gallina Francesco Gasparin Paolo Gazzola Silvano Graziotto Primo & Valentini Giuseppe snc Ideaspazio Arredamenti snc Impresa Edile Celec C.C. snc Ital Costruzioni sas Mak Intonaci snc Michielon Marco Niero Gianluca Piovesan Massimo Pozzebon Gianluca Quagliotto & Saretta snc Roberto Covolan S.A. Frezza di Frezza Sergio S.C. F.lli Dametto S. e C. snc Silvestrin Mauro Silvcolor Stefanelli Carmelo T.F. Pavimenti e rivestimenti Tonon Ebanisteria Zaia sas di Zaia Ivano & c. 47 le aziende aderenti al distretto impianti Basso Giannino Buosi Ivano Impianti Elettrici Contro Corrente snc Due Esse Impianti Impianti Elettrici Pasqualin RTVE Impianti snc Tecnoimpianti sas Tecno Isolamenti srl Termoidraulica Climatizzazione Ponte Marco Termoimpianti R2 C prodotti AlterEco srl Ape Rosa di Righetto Lucio Adrea Asso.Co.S.Ma. B.F. Plastosil srl Bio Edilizia Campion snc C & P Costruzioni Cadel Ugo&Figli sas Cedis Group scrl Celenit srl De Biasi snc di Massimo De Biasi & C Delta Refrattari spa Desanzuane Vittorio D.F Ceramiche di Dalle Fratte Alberto&Paola snc EdilSerrajotto snc Energy4Evolution Fassa Bortolo srl Formedil sas Heres srl J.Com. srl La Stufa di Rosolen Valentino Morandi Bortot srl Ofen di De Luca Dino Pajusco Kachelofen di Pajusco Andrea & C sas Poli Blok srl Qmax srl RRI srl D Sape srl Service Legno srl Soc. Coop. Arcadia arl Sotedi srl Spark Energy spa System Service srl Tetro Nicola Warm di Starc Damir progetti Arch. Claudia Col Arch. Firminio Dell’Aglio Arch. Fabio Tirelli Geom. Busolin Novella Ing. Giancarlo Casetta Consorzio Veneto Cooperativo RDS Studio Studio Progettazione Brugnera OdAI officina di Architettura ed Ingegneria E altre attività Banca Popolare Etica scarl Bianchin Tiziano Carra Depurazioni Comitel di Comin Armando Comune di Povegliano Comune di Volpago del Montello Econord snc Fenice sas di Zanin F. GU & GI Equipe sas Ing. Fioretti Luigi PMT srl Speedy Clean Treviso srl Stonehenge editore srl F 48 promotori e partner i partner progetti Banca Popolare Etica scarl Cadel Ugo&Figli sas COIPES Coop spa Èssenza Ecofalegnameria di Corrò Stefano Costruzioni Monfenera sas De Biasi snc di M. De Biasi & C Delta Refrattari spa Desanzuane Vittorio Energy4Evolution Essenza Ecofalegnameria di Fabbio Design srl Impresa CEV Spa La Stufa di Rosolen Valentino Morandi Bortot srl Ofen di De Luca Dino Pajusco Kachelofen di Pajusco A. & C sas Qmax srl Ape Rosa di Righetto Lucio Adrea i promotori del distretto provincia di treviso Viale C. Battisti, 30 31100 Treviso Cgil Via Dandolo 2d/4 31100 Treviso C.c.i.a.a Piazza Borsa 31100 Treviso Cisl Via Cacciatori del Sile 31100 Treviso Comunità montana del grappa Via Molinetto, 15 31017 Crespano del G. Tv uil Via Saccardo, 27 31100 Treviso CNA Viale della Repubblica 31100 Treviso TV federconsumatori Via Dandolo, 2d/4 31100 Treviso unascom Via Venier, 55 31100 Treviso ADICONSUM Via Cacciatori del Sile 31100 Treviso COnfesercenti Via Santa Bona Vecchia, 49 31100 Treviso ANAB Via Masetto, 26 31040 Povegliano tv Confederazione nazionale coltivatori diretti Via Castellana, 17 31100 Treviso BIOARCHITETTURAIstituto Nazionale Via Marignana, 118/1 31021 Mogliano Veneto TV unione provinciale degli agricoltori Viale Cadorna, 10 31100 Treviso Collegio ingegneri provincia di treviso Via Prato della Fiera, 21 31100 Treviso Confcooperative Corso del Popolo, 34 31100 Treviso fond.geometri della marca trevigiana Via Piave, 15 31100 Treviso lega regionale delle cooperative e mutue del veneto Via Ulloa, 5 30175 Marghera VE ist. tecnico statale a. palladio Via Tronconi 31100 Treviso RRI srl Service Legno Srl 49 indice pag 6 1.1 costruire in armonia con l’ambiente circostante comprendere l’ambiente pag 8 1.2 scegliere il terreno, la posizione e l’orientamento ottimizzare l’esposizione solare pag 10 pag 12 pag 28 3.2 - le fonti rinnovabili scegliere energie illimitate e gratuite pag 30 3.3 - il risparmio energetico ritrovare l’energia “perduta”... pag 32 3.4 - casa risparmiosa: l’elettricità dare una “scossa” ai consumi 1.3 guardarsi intorno per proteggersi dall’ambiente conoscere i fattori d’inquinamento pag 34 3.5 - casa risparmiosa: il condizionamento abbracciare e conservare il calore 1.4 guardarsi intorno per proteggere il nostro ambiente consumare responsabilmente pag 36 4.1 - materiali naturali o artificiali? scegliere prodotti giusti pag 14 1.5 recuperare è meglio che costruire investire in efficienza energetica pag 38 4.2 - materiali per costruire utilizzare tecnologie appropriate pag 16 2.1 - il comfort abitativo la casa come Terza Pelle pag 40 4.3 - materiali per isolare isolare coi materiali naturali pag 18 2.2 - il microclima interno riconoscere i nemici invisibili pag 42 4.4 - materiali per rifinire completare per bene pag 20 2.3 - il comfort termico leggere i dati microclimatici pag 44 4.5 - materiali: impiego riutilizzo e riciclaggio collocare le risorse al loro posto pag 22 2.4 - il comfort acustico misurare il silenzio pag 46 le aziende aderenti al distretto, i partner, i promotori 2.5 - il comfort visivo abitare a colori pag 51 il decalogo pag 24 pag 26 3.1 - energia, fino a quando? subire energie limitate e costose decalogo del bio costruire Le dieci regole che suggeriamo non appartengono esclusivamente alla bioedilizia ma sono alla base di qualsiasi architettura che vuole essere di qualità. Il fine ultimo della Bioedilizia è infatti di cessare di esistere come disciplina autonoma per identificarsi con il concetto stesso di architettura al servizio della società. Innanzitutto perchè mette l’uomo e le sue esigenze al centro del progetto individuando obiettivi di rispetto estesi a tutti i cittadini, con particolare riguardo dei più deboili. Poi perchè mira alla realizzazione di edifici costruiti in armonia con il territorio e con le sue tradizioni riconoscendo a ogni attore del processo edilizio la propria dignità professionale. Solo in questo modo la somma delle differenti competenze può operare per realizzare edifici nei quali viene moltiplicato il valore di ogni componente. Infine perchè si preoccupa che la maggior attenzione verso le tematiche della qualità ambientale venga promossa e diffusa. Solo un processo edilizio equo e solidale può fare in modo che i miglioramenti vadano a beneficio della collettività. E l’ambiente è, più di qualsiasi altra cosa, di tutti e tutti sono chiamati a partecipare alla sua conservazione. 1 - Rispettare 2 - Rispettare 3 - Rispettare 4 - Realizzare 5 - Realizzare 6 - Realizzare 7 - Promuovere 8 - Promuovere 9 - Promuovere 10 - Partecipare l’Uomo costruendo edifici che garantiscano a tutti il benessere fisico, sociale e mentale e non semplicemente l’assenza di pericolosità le risorse materiali e immateriali ponendo la sostenibilità alla base delle proprie scelte e tutelando le generazioni future il territorio promuovendo uno sviluppo armonioso dell’ambiente naturale in ogni sua forma e dell’ambiente costruito in ogni sua opera ogni edificio tenendo conto della cultura del luogo salvaguardandone i caratteri tipologici e le tradizioni materiali e tecnologiche ogni edificio tenendo conto delle altrui attitudini, saperi e competenze in una visione interdisciplinare e collaborativa ogni edificio esaltando il valore della totalità dell’organismo edilizio rispetto alla semplice somma delle parti la consapevolezza delle responsabilità che ciascuno di noi assume nell’atto del costruire e dell’abitare le tematiche dell’abitare attraverso la ricerca, lo studio, la trasmissione delle conoscenze e la formazione professionale l’accesso diffuso alle abitazioni costruite secondo principi di equità e di sosteni- bilità economica e sociale alle trasformazioni territoriali intervenendo nei processi decisionali e imponen- do una maggiore qualità nelle costruzioni pubbliche e collettive Distretto della Bioedilizia viale della Repubblica, 154 - 31100 Treviso Tel 0422 3155 - Fax 0422 315666 www.distrettobioedilizia.it - [email protected]