#1
GENNAIO
2012
BIMBI
se il pannolino
rispetta
l’ambiente
Riciclo
ti
butto
o non ti butto?
è
recycled
moda
cool
Eventi
ArrivaBioFach
a Norimberga
al volante
se risparmiare
è non
inquinare
Bimbi
Green
Se il pannolino
rispetta l’ambiente
Il ritorno a vecchi metodi, fra tessuti lavabili e bioplastiche vegetali
S
ono sempre più numerose le mamme che optano per gli eco-pannolini
biodegradabili, ma non
ancora così tante da poter fare
la differenza per l’inquinamento ambientale. Abbandonati i
prodotti tradizionali usa e getta,
realizzati spesso con materiali
che non sono né
riciclabili né degradabili, anche i
bambini possono
essere sin dai primi giorni di vita
rispettosi dell’ambiente.
I pannolini, prima di essere
prodotti in cellulosa, erano in
tessuto, di cotone e ancora più
anticamente di lino, chiusi con
la spilla da balia. Recentemente
sono stati rispolverati, al posto
dei più diffusi pannolini in
cellulosa “usa e getta”, quelli
in tessuto, lavabili e riutilizzabili, dunque utili nella lotta
all’inquinamento come nella
riduzione dei rifiuti e per evitare un’altra uscita economica, non certo di poco conto,
nel bilancio mensile della famiglia. L’uso dei lavabili però
non garantisce grande praticità. E così si sta pian piano
affermando come un buon
connubio tra i ritmi quotidiani e il rispetto dell’ambiente
il pannolino biodegradabile, realizzato senza additivi
sintetici, con bioplastiche di
origine vegetale. Pronti a diventare compost con tanto di certificazione del Consorzio Italiano
Compostatori, questi pannolini
si possono infatti buttare nel cassonetto dei rifiuti organici. Le
giovani coppie sono sempre più
sensibili ai prodotti con un impatto ambientale ridotto e dunque
questi hanno grandi prospettive.
Se tutti i bambini
usassero pannolini biodegradabili
è stato stimato che
si potrebbe risparmiare circa una
tonnellata di emissioni di CO2
ogni giorno.
Si delinea, dunque, una nuova vita per i pannolini lavabili o
biodegradabili, per migliorare
il futuro dell’ambiente grazie ai
bambini che li indossano.
Lavabili
e riutilizzabili
per ridurre i rifiuti
Giochi ecologici
Alunni
ecosostenibili
Si chiama “pedibus” ed è un autobus
umano, formato da bambini, adulti
autisti e controllori che si muovono a
piedi. Un modo divertente ed ecologico di andare e tornare da scuola. Questa iniziativa favorisce la diminuzione
di traffico e inquinamento, aiuta i
bambini ad avere un primo approccio
con il senso dell’orientamento nel
proprio quartiere, oltre a scongiurare
l’obesità infantile. L’idea, nata in
Danimarca, oggi è diffusa anche in
Italia. Sul sito www.pedibus-italia.
it, che raccoglie la rete nazionale
pedibus, sono tanti i percorsi
segnalati. In Umbria quelli di Perugia
e Amelia; per la provincia della Spezia
la stessa città e Follo; per la Toscana,
Firenze e, in provincia, Borgo San Lorenzo, Calenzano, Sesto Fiorentino e
Scandicci, e ancora Pisa, Vicopisano
(Pi) e Prato.
Giocattoli “al naturale” e che fanno divertire i bambini senza causare danni all’ambiente. Qualche esempio? Si parte dal packaging, interamente eco, per proseguire
con oggetti realizzati in legno Fsc, un marchio che identifica prodotti contenenti
materiale proveniente da quelle foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Ed ecco, così,
aeroplanini e trenini con pezzi pensati a incastro in modo da risparmiare l’utilizzo
di colla, azionati da un motorino elettrico che riceve corrente da un piccolo pannello
fotovoltaico, ma anche la casa delle bambole da costruire con cartone riciclabile.
Molti altri sono i giochi eco che arginano la diffusione di quelli in plastica.
Un’idea pulita dedicata ai bebè
C’è anche un’azienda toscana specializzata nella produzione di pannolini biodegradabili e certificati compostabili. È la Wip (Wellness Innovation Project)
spa di Prato, con stabilimento produttivo in Casentino, che dal 2004 si occupa
della realizzazione e vendita di prodotti per uso igienico-sanitario ipoallergenici
e biodegradabili. La ricerca di Marco Benedetti, presidente di Wip, è partita
dalla consapevolezza che i prodotti tradizionali possono causare effetti negativi
su salute e ambiente. L’attenzione primaria si è concentrata sulla progettazione e produzione di pannolini per bambini che tenessero conto di entrambi
gli aspetti. Per garantirne la salubrità sono stati scelti materiali naturali che
non necessitano di additivi chimici, materie prime naturali derivate da risorse
rinnovabili e fibre provenienti dalla gestione agricola o forestale biologica. Il
risultato è un pannolino certificato dalla fondazione danese Astma-Allergi Dk
che garantisce come il prodotto minimizzi il rischio di dermatiti, irritazioni e
allergie; ma anche dal Consorzio Italiano Compostatori Cic, primo al mondo, che
lo rende assimilabile al rifiuti organici. La novità verrà illustrata oggi nel corso
del workshop “Comunicare è futuro” al Museo del Tessuto di Prato.
Green
Riciclo
Ti butto o non ti butto?
Come differenziare la carta
Tanti i virtuosi che sbagliano le modalità di raccolta senza saperlo
Raccogliere
la carta
in maniera
differenziata è
il modo migliore
per non pesare
sull’ambiente.
T
i butto o non ti butto?
Il dilemma di cosa può
andare a finire nei cassonetti della raccolta
differenziata affligge ancora migliaia di virtuosi che pur impegnandosi a fondo hanno ancora
qualche punto oscuro, anche
per quanto riguarda il corretto
conferimento di carta e cartone.
Sebbene infatti il riciclo della
carta sia quello che funziona in
modo più efficiente, sono diversi
gli errori commessi al momento
di selezionare i rifiuti da destinare al riciclo: eppure una corretta
differenziazione è fondamentale
per dare il via a un percorso di
riutilizzo o recupero.
Unire alla carta e al cartone
materiali non riciclabili rallenta,
o può addirittura compromettere,
l’intero ciclo produttivo. E allora
cosa gettare altrove e cosa riciclare? Giornali, riviste, quaderni,
vecchi libri, sacchetti di carta,
scatole da imballo di cartone o
cartoncino, opuscoli pubblicitari,
fotocopie e carta pulita
in generale sono tutti
materiali che possono
essere riciclati. Va invece gettata insieme ai
rifiuti indifferenziati la
carta oleata (per esempio quella che contiene
focacce, affettati, formaggi), insieme a quella sporca di cibo o di sostanze velenose (come
vernice o solventi) che
abbassano la qualità del
materiale recuperato.
Vietato l’accesso anche
a fazzoletti di carta usati, a carta plastificata,
autocopiante o termica, per caramelle, stagnola o vetrata, oltre
che a bicchieri e piatti di carta, che
vanno gettati insieme ai rifiuti indifferenziati.
Raccogliere la carta in maniera differenziata è il modo migliore per non pesare sull’ambiente:
produrre una tonnellata di carta
da materia riciclata permette infatti di salvare cinque alberi, dai
quali normalmente si produce la
carta vergine, e consente un risparmio anche in termini energetici e di inquinamento.
Importante
conoscere cosa
non gettare
con la carta.
Gli errori più comuni
Forse non tutti sanno che anche gli scontrini fiscali e persino i biglietti dell’autobus
possono essere un problema nel ciclo di riciclaggio della carta, perché non contengono
solo cellulosa ma sono spesso fatti di carta termica. Anche la carta bagnata può
risultare indigesta per il cassonetto, perché oltre a essere più pesante e difficile
da trasportare, ha fibre corte e meno resistenti che potrebbero compromettere la
qualità del materiale riciclato a fine lavorazione. È importante anche separare la carta
da involucri di cellophane o altri materiali, come le finestrelle delle buste per lettere o
i cellophane che spesso contengono i giornali, togliere punti metallici, nastri adesivi e
altri materiali non cellulosici. Occhio infine al cartone della pizza: controllare in primo
luogo che sia riciclabile e poi che risulti completamente pulito.
I dettagli fanno la differenziata
Ora che si ha perfettamente chiaro cosa può essere riciclato, è necessario avere presenti
alcune indicazioni per una raccolta differenziata impeccabile. Buona norma è schiacciare
le scatole e ridurre in pezzi gli imballaggi più grandi, oltre che evitare di accartocciare la
carta: diminuire il volume del materiale permette infatti di avere più spazio nei cassonetti e di lavorarlo meglio presso l’impianto di valorizzazione. Evitare anche di utilizzare una
busta di plastica per gettare la carta nel cassonetto: se proprio è l’unica a disposizione
basterà avere cura di svuotarla e di gettarla a parte, nel cassonetto apposito. Carta e
cartone da riciclare infine, vanno sempre depositati all’interno degli appositi contenitori
e non lasciati fuori. Ogni Comune ha regole leggermente diverse: è dunque importante
informarsi, anche leggendo le indicazioni riportate sui cassonetti.
Green
Eventi
Arriva BioFach
Tutti a Norimberga
Quattro giorni di eventi ed esposizioni con la fiera mondiale del settore
La manifestazione
ospiterà anche
due grandi eventi
dedicati all’olio
di oliva che
vedranno l’Italia
tra i protagonisti.
Futura Energy a Pesaro
Appuntamento dal 10 al 12 febbraio 2012 a Pesaro, con la prima edizione di
Futura Energy, una manifestazione specializzata nella presentazione di sistemi
innovativi e qualificati per la produzione di energia rinnovabile. Alla fiera, che ha
l’ambizione di diventare un appuntamento fisso per tutti gli operatori e i partner,
saranno presenti i più importanti produttori e installatori nazionali. Non mancheranno poi spazi espositivi specializzati, mostre a tema, convegni e workshop.
Una vetrina ideale per presentare tutte le tecnologie più innovative ed efficaci
per fotovoltaico e solare termico, biomasse, biogas e biocombustibili, energia
idroelettrica, eolica e geotermica, cogenerazione e trigenerazione, idrogeno e celle
combustibili, carburanti e veicoli alternativi e molto altro.
Agricoltura e rinnovabili a Fieragricola
A BioFach 2012,
nel settore
internazionale,
sarà presentata,
come nazione
dell’anno,
l’India che
vanta il primato
di maggiore
fornitore di
cotone biologico
del mondo.
D
al 15 al 18 febbraio, appuntamento a
Norimberga, in Germania, per gli appassionati del bio: tornano BioFach
(Salone mondiale dei prodotti
biologici) e Vivaness (Salone pilota della cosmesi naturale).
Durante la quattro giorni,
all’interno del Centro Esposizioni di Norimberga, si potranno
trovare alimenti biologici, prodotti tessili naturali e del commercio equosolidale, oltre che,
naturalmente, prodotti naturali
per la cura del corpo. Parallela-
mente, nell’ambito di circa 150
manifestazioni, esperti del settore informeranno sugli sviluppi
e i trend di mercato più attuali,
all’interno
di
diversi forum,
tra i quali quelli
dedicati al commercio specializzato, alla ristorazione, al tessile, al vino e alla
sostenibilità il cui tema chiave
sarà “Sostenibilità nel movimento biologico”. Cuore del BioFach
sono il “Bar dell’olio d’oliva” e il
“Concorso dell’olio d’oliva”, da
tempo meta dei conoscitori più
esperti. Nella scorsa edizione
l’oro verde è stato rappresentato
da 256 produttori
di 25 Paesi, conquistando così il
primato di più
vasta esposizione di olio d’oliva
prodotto ecologicamente. Il 2012
promette nuovamente alta qualità e piaceri mediterranei: il 97%
dell’intera produzione di olio
arriverà infatti da stati che si affacciano sul Mediterraneo e, per
buona parte, dall’Italia.
Alta qualità
e piaceri
mediterranei
Da oltre un secolo punto di riferimento nel panorama agricolo mondiale, si
tiene anche quest’anno a Verona Fieragricola, la manifestazione internazionale dedicata alle tecnologie e ai prodotti nel settore della meccanica agricola,
dell’allevamento, delle agro-forniture, delle energie rinnovabili e dei servizi per
l’agricoltura. Focus dell’edizione 2012 sarà l’agricoltura sostenibile a livello
ambientale ed economico. Tra le cinque aree tematiche non mancherà Bioenergy
Expo, segmento dedicato alle energie rinnovabili, concepito per offrire nuove
opportunità di reddito e risparmio agli imprenditori agricoli. L’appuntamento è
dal 2 al 5 febbraio negli spazi di Veronafiere.
Mediterre, cantiere di sostenibilità
Prenderà il via martedì 31 gennaio per proseguire fino al 4 febbraio, alla Fiera del
Levante a Bari, Mediterre, manifestazione nata con l’obiettivo di consolidare in
Puglia uno spazio d’incontro e confronto, per la conoscenza e la valorizzazione delle aree protette, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile. In programma,
cinque giorni densi di appuntamenti tra workshop, seminari, laboratori, eventi
culturali, mostre d’arte e convegni tecnico-scientifici di grande rilievo con relatori
nazionali e internazionali.
Green
Fashion
Ecco i tessuti
amici dell’ambiente
Arrivano da un team di under 40 gli abiti monouso e biodegradabili
Le fibre tessili
vegetali sono
coltivate
biologicamente,
o in maniera
naturale (canapa
e bamboo) e tinte
con coloranti
di origine
vegetale o
minerale.
I
l biologico va di moda, anche da indossare. Negli
ultimi anni, l’attenzione
all’ambiente è diventata glamour, spingendo molte griffe a
specializzarsi in questo campo.
In realtà confezionare un abito
ecologico non richiede necessariamente grande inventiva: è infatti sufficiente creare capi d’abbigliamento utilizzando tessuti
naturali ed evitando di sottoporli
a trattamenti chimici invasivi. Le
fibre tessili vegetali sono coltivate biologicamente e in maniera
naturale (canapa e bamboo), con
colori di origine vegetale o minerale. Tante le alternative possibili:
si parte dalla canapa, coltivabile
con tecniche a ridotto impatto
ambientale, resistente al calore,
alle muffe e agli insetti, per arrivare al bamboo, la cui fibra vegetale possiede uno speciale agente
anti-batterico, il bamboo kun,
che consente di non utilizzare
additivi chimici nella lavorazione. E ovviamente sul mercato
non mancano il cotone biologico,
la lana e la seta sempre bio.
Ma sono tante anche le curiosità. Ecco ad esempio il tencel,
un nuovo e bellissimo materiale,
simile alla seta, fatto dalla cellulosa degli eucalipti del Sudafrica.
Viene prodotto in sistemi a ciclo
chiuso, in modo da evitare la dispersione nell’ambiente delle sostanze chimiche, che possono poi
essere utilizzate più volte. Infine, un’innovazione tutta
italiana, che potrebbe rivoluzionare in senso ecosostenibile la
moda dei prossimi anni. Arriva
infatti da Treviso Wear&Toss (letteralmente “indossa e butta”) la
linea di vestiti che, una volta usati, si possono buttare direttamente nel cestino dell’organico per
essere riciclati (nella foto).
L’abbigliamento prodotto infatti, una volta smaltito nel terreno o tramite gli appositi canali, si
decompone in acqua e anidride
carbonica, elementi indispensabili per la fotosintesi clorofilliana
delle piante verdi, contribuendo
in questo modo a preservare l’equilibrio ecologico del pianeta.
Ad impatto ambientale zero,
insomma. Il tessuto, già brevettato, nasce da una miscela di
fibre ricavate da fonti rinnovabili quali cellulosa, barbabietola, amido di mais e canna da
zucchero. Inoltre, i capi d’abbigliamento confezionati con
Wear&Toss possono incapsulare
vaccini e antibiotici.
Piantala
con le sneakers!
Aria pulita
con il vestito
Si chiama “Herself” l’abito prodotto
da Catalytic Clothing che ha il merito di
assorbire l’inquinamento ambientale.
L’importante risultato è frutto di
una collaborazione tra l’Università di
Sheffield, il London College of Fashion
e l’Università di Ulster, grazie alla
quale è stato possibile realizzare un
abito da sera composto da tessuti in
grado di migliorare la qualità dell’aria
nell’ambiente domestico. Il segreto
del prototipo sta in una particolare
miscela di calcestruzzo flessibile
spruzzata sul tessuto con un metodo
innovativo denominato “tecnologia
di purificazione” che, usando la luce
solare come catalizzatore, permette di
rompere le molecole di smog, come nel
caso degli ossidi di azoto.
Si chiamano Oat Shoes le scarpe
più green del pianeta. Le originali
sneakers create da due giovani olandesi, Christiaan Maats e Oudshoorn
Dirk-Jan, sono infatti completamente
biodegradabili, cosa che le rende innocue per l’ambiente. Ma non è tutto.
Oltre infatti a essere realizzate in
materiali biocompatibili come cotone
“bio”, sughero, canapa ed elementi in
plastica biodegradabili, le scarpe della
collezione “Virgin” di Oat contengono
nella loro linguetta superiore una piccola tasca nella quale sono conservati
dei semi. Quando la scarpa ha esaurito
il suo ciclo vitale come capo d’abbigliamento non è destinata a finire
semplicemente nel cestino dei rifiuti,
ma può essere piantata nel terreno e
dare vita a un colorato bouquet di fiori
selvatici. Una proposta decisamente
innovativa che lo scorso anno ha valso
alla squadra di Oat il secondo premio
alla Green Fashion Competition della
Amsterdam Fashion Week.
Green
Bio-Food
Ingredienti naturali
per le star dei fornelli
Gli chef apprezzano le materie prime più semplici e puntano a nuove esperienze
Marc Veyrat,
nella foto a destra,
il primo a buttarsi
nel biologico.
I
l primo ad aprire il fronte è
stato lo chef francese Marc
Veyrat, uno dei più conosciuti al mondo. Su due
piedi, ha chiuso il suo ristorante
(top di gradimento nella Guida
Michelin) e si è buttato in una
nuova avventura. Ha preso le
distanze dalla cucina “artistica”
per aprire un piccolo locale biologico a prezzi accessibili. Un
ristorante rispettoso della natura
non solo per il cibo, ma anche per
il suo funzionamento, con tanto
di riciclo d’acqua. Una tendenza
che sta già dilagando. Altri chefartisti sono intenzionati a gettarsi
anima e corpo nel biologico low
cost. Sembra strano, il termine del
basso prezzo se si pensa a cuochi
per le prestazioni
dei quali servono
centinaia di euro,
ma questa è la
nuova frontiera.
Certo c’è grande
attenzione per
capire quali saranno i lavori degli
artisti-chef col cibo bio. Ed è sicuramente un’occasione importante
per promuovere gli alimenti biologici. Sperando che il tutto non si
riduca a tentativi maldestri di fare
notizia sfruttando i contenuti so-
ciali dell’alimentazione naturale.
Ovviamente il boom del cibo slow
ha contagiato anche la capitale di
tutte le mode, ovvero New York,
dove un tempo mangiare era
“fast” per eccellenza. Il punto di
riferimento è Brooklyn, non più
Manhattan, simbolo dell’edonismo anni ’80. A Williamsburg
spicca il mercato, simbolo della
nuova filosofia, che associa qualità e zero impatto ambientale.
Ogni “evento” di Smorgasburg,
che apre al pubblico tutti i sabati e le domeniche al Waterfront
Park di Williamsburg, è un successo, visto che si incontrano
produttori locali d’alimenti biologici e alcuni dei più grandi chef
della città. Ormai
si tratta di un vero
e proprio must,
con una selezione
di 1300 fornitori
sceltissimi. Non
mancano ovviamente neppure le organizzazioni
che seguono con attenzione le
dinamiche della filiera del cibo
come Food Coalition o la nostra
Slow Food. Vedremo chi sarà il
prossimo grande dei fornelli che
sceglierà il cibo bio.
Una tendenza
partita
dalla Francia
Occhio alle
falsificazioni:
riconoscere un
prodotto bio da
uno normale non è
così semplice.
Se il bio va di moda
occhio alla truffa
La Guardia di Finanza del comando di Verona ha sequestrato oltre 700mila
tonnellate di prodotti alimentari falsamente biologici che venivano commercializzati e scoperto un giro di fatture false per oltre 200 milioni di euro. È il risultato
dell’operazione “Gatto con gli stivali”, che ha portato anche all’arresto di sei
persone. L’indagine riguarda una gigantesca frode nel settore della vendita di
prodotti biologici e ha portato al sequestro di merce spacciata per biologica pur
non essendolo. Secondo le indagini, i sei arrestati avrebbero immesso sul mercato
una quantità di prodotti falsamente bio pari a circa il 10% dell’intero mercato
nazionale. L’inchiesta ha smascherato ben 22 aziende coinvolte nella mega truffa.
Il negozio? È alternativo
Per chi pensava che l’unica via di affermazione del biologico fosse la grande
distribuzione, arriva puntuale la smentita. Secondo l’Aiab infatti, al successo del
biologico ha contribuito senza dubbio anche la nascita e il consolidarsi di canali di
distribuzione di prodotti bio cosiddetti “alternativi”. Si tratta di quegli esercizi
commerciali che furono all’origine del primo boom del biologico, dopo gli scandali
alimentari iniziati con la “mucca pazza”. In quella stessa fase anche la grande distribuzione aprì i primi corner bio. Ma negli ultimi sei anni sono stati proprio i canali
di distribuzione alternativi ad essere cresciuti di ben il 76,4%. Ed è aumentata
anche, del 25%, la vendita diretta (spaccio) in azienda. Secondo l’Aiab, i consumi
di alimenti biologici in Italia rappresentano circa l’1,5% della spesa alimentare.
Green
Ambiente
Spendere meno?
Con il cippato si può
Costi ridotti e impatto ambientale limitato utilizzando il macinato di legno
Il termine
“cippato” deriva
dall’inglese
“chip”, ovvero
“pezzetto”.
L’
ultimo
ritrovato
nell’ambito del risparmio energetico è
il cippato, o macinato
di legno. Si tratta di un materiale
prodotto sminuzzando, grazie
ad apposite macchine, il legno in
scaglie di dimensioni variabili,
con lunghezza e spessore di pochi
centimetri, da immettere con più
facilità in una caldaia. Le più comuni cippatrici sono di due tipi:
quella a disco e quella a tamburo.
Le cippatrici, in base alle dimensioni e alla loro potenza, sono
in grado di lavorare ramaglie di
pochi millimetri di diametro, ma
anche piante intere con tronco e
chioma per modelli industriali,
con potenze di centinaia di kw.
Questo sistema può dunque alimentare sia impianti di piccola
taglia (pochi kw) che di grandi
dimensioni, fino a diversi MW.
Il termine “cippato” deriva
dall’inglese “chip”, che significa
scaglia, piccolo pezzo. Rispetto
agli altri tradizionali combustibili
fossili, questo materiale permette
notevoli risparmi economici e un
impatto ambientale decisamente
minore. Oltre quaranta piccole e
medie comunità toscane hanno
deciso di far uso di questa tecnologia, con notevoli vantaggi per
l’ambiente e per i consumi delle
famiglie. In crescita l’utilizzo anche in Umbria, Liguria e ancor
più nel Nord Italia. Sotto l’aspetto
ecologico, l’utilizzo del cippato
non determina effetto serra, poiché nella sua combustione viene
emessa nell’atmosfera la stessa
anidride carbonica che le piante
avevano assorbito.
Questo tipo di combustibile consente un risparmio anche
dell’80% sulle spese di riscaldamento domestico, rispetto ai
tradizionali combustibili fossili,
quali gas o gasolio. Gli impianti
a cippato, oltre che per le civili
abitazioni, sono particolarmente
indicati per il riscaldamento di
edifici di dimensioni medio-grandi come alberghi, scuole, ospedali
e centri commerciali.
In Val di Pesa, gli
allievi si scaldano
a legna, come
accadeva molti
anni fa.
Trucioli… a scuola
Un bell’esempio di utilizzo di energia alternativa, ricavata
dal materiale proveniente dal territorio, è quello del
plesso scolastico don Milani di Tavarnelle Val di Pesa (Fi).
Proprio come avveniva un tempo, infatti, da qualche mese
gli allievi si scaldano a legna grazie a una centrale termica a
biomasse collocata nell’area esterna del plesso scolastico,
destinata a bruciare scarti agricoli raccolti tra i boschi e le
rive della Pesa. Energia alternativa naturale che permette
di produrre acqua calda a costi e impatto ambientale pari
a zero, con notevoli vantaggi in termini di abbattimento di
produzione di anidride carbonica in atmosfera e di convenienza finanziaria. È il Consorzio di Bonifica della Toscana
Centrale a fornire gratuitamente la biomassa al Comune,
grazie a una convenzione che permette di dare valore agli
scarti forestali derivanti dalla pulitura delle aree boschive
del fiume Pesa. (Immagine di Lorenzo Bojola)
In fondo al mar…
Sotto al mare esiste un vero e proprio tesoro di energia data dal moto ondoso.
Si tratta di una fonte classificata tra le “alternative” e “rinnovabili” e, nel caso
specifico, deriva dallo sfruttamento dell’energia cinetica prodotta dalle onde. Una
fonte recentemente sperimentata in vari progetti europei di ricerca nel campo
energetico. In linea di principio, è possibile convertire almeno cinque tipi di energia
presenti nel mare: quella delle correnti, delle onde, delle maree, delle correnti di
marea e del gradiente termico tra superficie e fondali. Secondo alcune stime, in
Italia è lo stretto di Messina uno dei luoghi più promettenti per la produzione di
questo tipo di energia verde.
Green
Organizzazioni
Bio low cost
scegliendo i Gas
Tanti i gruppi presenti fra Toscana, Umbria e Liguria
Vivere
ecologicamente
anche tra le mura
domestiche: è
possibile, grazie
all’aiuto dei Gas.
Farmers market
V
olete fare acquisti
biologici e a chilometri zero, senza
spendere di più?
Una possibile risposta arriva dai
Gas (Gruppi di acquisto solidale), ovvero gruppi di persone
che si organizzano per trovare
un modo nuovo di consumare.
Il loro obbiettivo non è tanto il
risparmio (per il quale esistono
invece i Gap, Gruppi di acquisto popolare), ma un approccio
diverso agli acquisti, più attento
alla qualità, all’ambiente e alla
tracciabilità dei prodotti, ovvero
al percorso che compiono per
arrivare dal produttore al consumatore.
Dal 1994, anno di nascita del
primo gruppo a Fidenza (Parma), i Gas si sono moltiplicati
in modo esponenziale, fino a
raggiungere le attuali 839 unità
italiane (coordinate da 14 reti).
La Toscana (112 unità) è la seconda regione in Italia per Gas,
preceduta solo dalla Lombardia
(218) e seguita da Piemonte (90),
Lazio (72) ed Emilia Romagna
(69). Firenze, da sola, conta 50
Gas. Minori i numeri della Liguria, che conta 28 gruppi censiti, e
dell’Umbria, con 9 Gas.
Ma cosa cerca chi si iscrive a
un Gas? Soprattutto cibi biologici, frutta e verdura a km zero (cioè
coltivate nella stessa zona dell’acquisto), ma anche altre merci nate
nel rispetto della natura e dei lavoratori. Insomma prodotti sani
e naturali che, grazie al contatto
diretto con i produttori, possono
essere acquistati a prezzi accessibili, senza le maggiorazioni che
spesso caratterizzano il biologico.
I membri dei Gas raccolgono gli
ordini e si dividono il compito
di contattare i fornitori. Poi, una
o più volte a settimana, ciascuno
porta i prodotti acquistati nella sede del Gas, dove vengono
scambiati.
In questo modo si eliminano
anche i costi (economici e ambientali) di trasporto e imballaggio. L’unica controindicazione è
che questo metodo d’acquisto
richiede un po’ più di tempo e
dedizione, rispetto alla corsa
settimanale al supermarket per
riempire il carrello.
Ma come si fa ad aderire a un
Gas? Basta individuare quello
più vicino, attraverso il passaparola o mediante il sito www.
retegas.org. L’adesione è quasi
sempre gratuita: solo in pochi
casi, nei Gas più strutturati, è
prevista una piccola cifra annuale che serve a pagare le spese
della sede.
Un’altra idea, per chi è in cerca di prodotti sani a costi limitati sono i Farmers market,
ovvero i negozi in cui gli agricoltori vendono direttamente i loro prodotti senza intermediari. Il servizio nasce dall’idea di fornire al consumatore merci fresche che provengono
da aziende locali. Come nel caso dei Gas, si punta ad eliminare il trasporto per lunghe
distanze, evitando così inutili costi e alte emissioni di anidride carbonica. Inoltre, il taglio
dei costi di intermediazione permette anche prezzi più bassi. Nei Farmers market si possono trovare soprattutto prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento: frutta, verdura,
carne, uova e formaggi. Per chi cerca nuovi (e antichi) sapori, alcune aziende agricole si
sono specializzate anche in prodotti di nicchia, introvabili sui mercati tradizionali: dai
frutti di gelso alle carrube, fino al latte “crudo”, solo per fare alcuni esempi.
CO2 quanto mi costi
In pochi ci pensano, ma ogni chilo di verdura, frutta o altra merce che acquistiamo ha un
costo anche in termini di impatto ambientale. Anzi, per essere esatti, due costi diversi:
uno, dato dall’inquinamento atmosferico prodotto per trasportarlo e uno che si concretizza nel costo in più che l’utente finale deve pagare per coprire le spese del viaggio.
Un solo chilo di ciliegie provenienti dal Brasile, ad esempio, “pesa” in realtà anche 16,2
Kg di CO2, tanta è la quantità di anidride carbonica emessa per trasportarlo in camion
e aereo fino all’Italia. Secondo uno studio della Coldiretti, se una famiglia scegliesse
solo prodotti locali e di stagione, facendo attenzione agli imballaggi, potrebbe evitare di
emettere fino a 1000 chili di CO2 in un anno. E così facendo risparmierebbe fino a 100
euro al mese sulla spesa, senza contare i vantaggi per l’ambiente.
I membri dei Gas
raccolgono gli
ordini, contattano
i fornitori e
portano i prodotti
nelle loro sedi,
dove vengono
scambiati,
riducendo di fatto
anche il costo del
trasporto.
Al volante
Green
Se risparmiare
è non inquinare
Due azioni quasi sempre collegate quando si tratta di veicoli
La cura
dell’auto aiuta a
risparmiare e a
mantenere sano
l’ambiente.
S
e il costo della benzina e
il livello d’inquinamento
continuano ad aumentare, l’unica vera soluzione sembra essere quella di usare
meno l’auto e di limitare la velocità. Non sempre però è davvero
possibile.
Ecco
allora
alcuni
piccoli
trucchi per migliorare
costi
economici e ambientali. Il primo
accorgimento da
prendere è quello di controllare
la pressione degli pneumatici, già
prima di salire in auto. Per farlo,
basta fermarsi a un distributore
di benzina per far controllare e
gonfiare gratuitamente le gomme. Averle meno gonfie signifi-
ca infatti dover spingere di più
sull’acceleratore per ottenere la
stessa velocità. Si calcola che per
ogni 0,2 bar in meno rispetto alla
pressione raccomandata, il consumo di carburante aumenti di un
punto percentuale.
Per restare alla
fase pre-partenza,
evitate anche di lasciare il motore in
folle: in caso contrario consumerete
e inquinerete inutilmente (in tre minuti quasi quanto serve per percorrere
un chilometro a 50 km orari). Ci
sono poi alcuni accessori dell’auto
che aumentano i consumi. In questa lista nera rientrano portapacchi
e portasci, il tetto apribile (e in realtà
anche i finestrini aperti), sbrinatori,
Dai piccoli
accorgimenti
alle sperimentazioni
scientifiche
radio, caricabatterie e ovviamente
l’impianto di climatizzazione, sia
che lo si usi per riscaldare che per
rinfrescare l’abitacolo. Una volta in
viaggio, occhio a usare la marcia
giusta: quelle alte consumano sempre meno di quelle inferiori. Non
esitate quindi a cambiare “salendo” il più possibile. Infine, ci sono
ricerche e prodotti sperimentali per
aiutare a ridurre consumi ed emissioni. Fra questi, il Clever lube antifriction product (Clap) del gruppo
Italbrevetti, sperimentato in collaborazione con l’Università e il Cnr.
Prevede che i frammenti di una
particolare roccia (il serpentino) ridotta a nanopolveri, siano versati
in piccole dosi nell’olio lubrificante,
entrando così in circolo nel motore.
Le nanopolveri si legano prima alle
particelle inquinanti presenti nel lubrificante e poi alle superfici stesse
del motore, andando a “stuccare”
i punti usurati. Non una reazione
chimica, ma elettrica, che ha, secondo i ricercatori, effetti positivi
molteplici: purifica l’olio, migliora
la combustione, abbassa i consumi
di carburante e soprattutto la produzione di pm10.
Ricarica by night
L’ambiente ringrazia
Anche ricaricare l’auto elettrica inquina. Benché queste vetture siano nate proprio
per garantire un maggior rispetto dell’ambiente, hanno ovviamente un loro
impatto ambientale (anche se piccolissimo rispetto ai veicoli a carburante fossile).
Importante dunque provare a ridurre anche queste emissioni. Per farlo, secondo
uno studio dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e dell’Università del Texas, occorre ricaricare le batterie dell’auto di notte, quando le quantità
di ozono emesse diminuiscono. L’ozono è infatti il prodotto di una reazione
chimica tra idrocarburi, ossidi di azoto e luce del sole. Di notte, dunque, in assenza
di raggi, non può verificarsi. La ricarica “by night” ha infine il vantaggio di evitare
congestioni delle reti elettriche, più utilizzate durante il giorno.
Ecco la strada
mangiasmog
L’ultima trovata nel campo dell’edilizia (e dell’ecologia) è quella degli asfalti mangia
smog, in grado di abbattere gli inquinanti nell’atmosfera. Ne esistono in commercio
vari tipi, accomunati però dalla caratteristica di innescare una reazione fotocatalica con
i maggiori inquinanti atmosferici (fumi, sostanze chimiche aromatiche, pesticidi, ecc.).
Questa nuova tecnologia è in via di sperimentazione in molte città italiane e all’aeroporto
di Malpensa, con risultati al momento incoraggianti. La fotocatalisi permette di inglobare
e fissare al suolo le particelle che formano le polveri sottili, evitando la loro dispersione
nell’aria. Per funzionare e dare inizio alla reazione, questo speciale cemento ha bisogno
della luce, anche artificiale. Il difetto? Al momento costa più dell’asfalto normale, ma la
sua progressiva diffusione sul mercato potrebbe aiutare a contenere i prezzi.
Green
...in pillole...
La sinfonia
degli ortaggi
Mettete dei fiori
nei vostri… cd
Arriva da Vienna un’orchestra tutta speciale
che compra i propri strumenti dai migliori…
ortolani. Sì, perché la Vegetable Orchestra,
fondata nel 1998, si esibisce solo con strumenti realizzati con ortaggi freschi. Carote,
porri, carciofi, zucche, cetrioli, zucchine,
peperoni: questi gli ingredienti che rendono
incredibili le performance dell’orchestra
viennese composta da 12 elementi. Prima di
ogni concerto, i musicisti selezionano accuratamente al mercato, saggiandone le qualità
sonore, le verdure che vengono poi svuotate,
intagliate e assemblate per creare veri e
propri strumenti musicali biodegradabili che
danno vita a una musica dai suoni eterogenei
e particolarissimi. Per ovviare allo spreco
del cibo, alla fine di ogni concerto l’orchestra
offre ai suoi spettatori una gustosa zuppa
realizzata con le parti degli ortaggi non
utilizzate per la realizzazione degli strumenti.
Dare alla musica digitale una rappresentazione fisica. È questa, in termini molto
semplificati, l’idea di Data Garden, etichetta
di registrazione creata da Joe Patitucci e Alex
Tyson, entrambi musicisti, in collaborazione
col web designer Ian Cross. Il team, che si
propone in generale di ridefinire la tradizionale distribuzione della musica, ha pensato
(e realizzato) un’alternativa ai tradizionali
supporti fisici per la musica che permetta di
avere una rappresentazione tangibile della
propria libreria di iTunes. Come? Le tracce
musicali digitali possono essere scaricate
grazie a dei codici stampati con inchiostro a
base d’acqua su carta preseminata, ovvero
che contiene al suo interno dei semi: una volta effettuato il download dei brani, la carta
può essere piantata in giardino, dando vita a
un fiore che diventa così espressione fisica del
brano a cui il codice era associato.
Un mini cinema
a energia solare
Tower Bridge a Led
per le Olimpiadi
Si chiama The Sol Cinema il grande schermo
più piccolo del mondo e interamente alimentato con energia solare. Il progetto è dell’associazione non profit inglese Undercurrents,
che con il supporto degli artisti Ami Marsden
e Beth Marsden è riuscita a creare all’interno
di una vecchia roulotte del 1965 un piccolo
cinema itinerante, dotato di un proiettore a
Led e confortevoli divanetti, che può ospitare
fino a otto persone. L’aspetto più sensazionale del progetto sta però nel fatto che la sala
in movimento è alimentata esclusivamente a
energia solare, grazie a delle batterie a litio
che immagazzinano la luce del sole. Oltre
ad avere una propria raccolta di film comici,
musical e cortometraggi a tema ambientale,
il mini cinema può essere noleggiato in
occasione di party ed eventi.
Inaugurato l’hotel
per coccinelle e affini
Se è vero che ognuno ha diritto ad avere un
tetto sopra la propria testa, arriva da Londra
un’idea che estende questo concetto proprio
a tutti. Nel Cleary Garden, perla verde della
capitale inglese, è stato infatti installato il
primo Bug Hotel, un vero e proprio albergo
dedicato esclusivamente agli insetti. Il mini
resort è stato progettato da un team di
architetti del gruppo Arup e può contenere
centinaia di tipi diversi di insetti. Si tratta di
una parete verticale formata da diverse celle,
in ognuna delle quali è stato collocato un
materiale organico, come legno, foglie secche
o erba, che riproduce l’habitat ideale di ogni
ospite in modo da favorirne la riproduzione.
E allora via libera ai “clienti”: cervi volanti,
libellule, falene, api solitarie, ragni e coccinelle. L’obiettivo di Arup è quello di rendere
capillare la presenza dei Bug Hotel nei parchi
naturali in modo da ripopolarli con questo
tipo di fauna fondamentale per l’ecosistema.
Sta per illuminarsi di “verde” uno dei
monumenti simbolo di Londra. In occasione
delle Olimpiadi 2012, che si terranno
questa estate proprio sul suolo londinese, il
Tower Bridge si rinnova in senso green con
un’illuminazione più attenta ai problemi
dell’ambiente e del risparmio energetico. Il
progetto, reso possibile grazie a un accordo
tra il sindaco di Londra, la City of London
Corporation e General Electric e Edf, sponsor
dei Giochi Olimpici, usufruirà di un sistema di
illuminazione a Led sviluppato dalla General
Electric, mentre l’energia sarà fornita da Edf
Energy utilizzando fonti a basse emissioni.
Una combinazione “buona” e bella, visto
che permetterà di ridurre sensibilmente i
consumi di energia elettrica (fino al 40% in
meno rispetto a quelli attuali) ma anche di
godersi lo spettacolo dello splendido ponte
sul Tamigi sempre illuminato.
Se la sedia
odora di caffè
Vanta una schiera inesauribile di estimatori il caffè, la cui polvere però, dopo essere
stata utilizzata per produrre la bevanda dal
profumo e dal gusto inconfondibile, finisce
sistematicamente nel cestino. Ma non sempre. È di Re-worked, azienda inglese che fa
dell’unione tra design industriale e tecnologie
verdi il suo obiettivo, l’idea di utilizzare i fondi
per realizzare una serie di tavoli e sedie. Il
procedimento è abbastanza semplice: i fondi
di caffè, accumulati da uffici, caffetterie e
fabbriche, ma anche da aziende alimentari,
vengono lavorati e miscelati a plastica
riciclata. Il risultato è un nuovo materiale
ecosostenibile che prende il nome di curface,
dalla consistenza molto simile a un incrocio
tra la pelle e il legno, utilizzato per produrre
pezzi di arredamento di colore marrone e dal
piacevole aroma di caffè.
Casa più verde
con la canapa
Per una casa attenta all’ambiente fin dalla
nascita arriva il biomattone. Il rivoluzionario
prodotto per l’edilizia dalla composizione totalmente naturale, è stato realizzato da Equilibrium, azienda lecchese specializzata nel
settore della bioedilizia, che ha brevettato un
materiale edile realizzato con calce e steli di
canapa, dalle ottime proprietà di isolamento
termico e acustico. La vera notizia però è che
la sua composizione lo rende utile sia per
migliorare la qualità dell’aria dell’abitazione
che per mitigare l’effetto serra all’esterno
grazie alla capacità di assorbire l’anidride
carbonica dell’atmosfera, garantendo un
minore impatto ambientale
rispetto ai materiali tradizionali. Il
mattone amico dell’ambiente potrà
essere utilizzato sia per la ristrutturazione di edifici esistenti che nella
creazione di nuove costruzioni.
Per segnalazioni:
[email protected]
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