Voci dal Sud
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rw w w . s o s e d . eu
Anno X° - n. 1/2 - Febbraio - Marzo 2014
Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
OMAGG IO
Euro 1,55
Per la gente del Sud dov’è
l’inferno ?
... in cielo o in terra?
Voci dal Sud
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
Voci dal Sud
... ai quattro venti
Periodico indipendente di Attualità, Storia
e Cultura
Rassegna stampa dai mass media
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nr. 01/05 (fasc. 183/05) del 28/4/2005-2/05/2005
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
Sommario
pag 4 - Rosarno - Bimbo ucciso nel 1984 - Dopo 30 anni i familiari
attendono ancòra il risarcimento!
pag 5 - Rosarno - E’ crisi perciò il Comune riduca le tasse !
pag 6 - Rosarno Positiva - Koa, campione d’integrazione
pag 7 - Locri - S O S Amianto
pag 8 - Cinquefrondi - Radioattività alla Limina:
pag 9 - Gioia Tauro - «Fatti concreti oppure sarà protesta»
Addio eternit - Il poliambulatorio ritorna all’Ospedale
pag 10 - Locri - «Offese infamanti» il Sindaco Calabrese querela il
giornalista Stella, Fazio e la Rai
pag 11 - Polistena - Sequestrata un’area interna all’ospedale adibita a
deposito dei rifiuti ospedalieri o addirittura “speciali”
pag 12 - Piana Rosarno-Gioia Tauro , nuova terra dei fuochi ?
pag 13 - Armi chimiche - Il porto di Gioia Tauro viene scelto per il
trasbordo delle armi chimiche siriane!
pag 14 - Armi chimiche, i sindaci si rivolgono al Prefetto: ci aiuti
pag 15 - Armi chimiche: Un difetto ai containers blocca la patenza delle
navi verso il porto di Goia Tauro
pag 15 - «Armi chimiche, scelta da rivedere»
pag 16 - Ecco il neo bullismo - «Una vita pensata ma non vissuta»
pag 17 - Dieci anni di Facebook - La nuova era
pag 18 - Crisi - “Affitto gratis la mia Mivar a chi assume 1200 italiani”
pag 19 - Fisco - Riapertura delle rivalutazioni per terreni e partecipazioni
pag 21 - Agricoltura - Olio, arriva il registro unico per tutelare il vero
extravergine italiano
pag 22 - Agricoltura , dal passato rinasce la speranza
pag 24 - Medicina - L’anoressia si può sconfiggere
pag 25 - Medicina - L’erba magica che distrugge il 98% delle cellule
cancerogene in 16 ore
pag 26 - Medicina - Tutto il Wi-Fi in casa è pericoloso
Voci dal Sud
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
Rosarno
Bimbo ucciso nel 1984 Dopo 30 anni i familiari
attendono ancòra il risarcimento!
ANGELO SICILIANO - L’Ora della Calabria
Hanno scritto al Ministro della giustizia perché, a
30 anni dai fatti, la morte di un bambino non ha ancora avuto alcun risarcimento.
Un iter giudiziario di abnorme lentezza mette infatti in calendario nel marzo 2015 l’udienza per la
precisazione delle conclusioni, presso la Corte d’appello di Reggio.
Nel maggio del 1984 la tragedia di Angelo
Cirimele.
Il bambino ha tre anni, gioca sull’uscio di casa
lungo la provinciale Taurianova-Rosarno, viene ucciso da un’auto che corre e sbanda.
Escluse responsabilità penali, il conducente è condannato in sede civile a pagare 80 milioni di lire più
le spese.
Ricorsi, annullamenti di sentenze e rinvii impantanano il processo.
Il 1° febbraio scorso Aldo Abello, il responsabile
della provincia di Cuneo dell’Associazione italiana
familiari e vittime della strada, invia una lettera alla
ministra Cancellieri (pro tempore all’epoca) chiedendole di «intervenire per risolvere lo stallo, perché la
nostra associazione e i familiari del bambino non
lasceranno niente di intentato».
L’appello porta la firma della onlus cui si è rivolto
anni fa Luigi Cirimele, il maggiore dei fratelli, che vive
e lavora in Piemonte.
Nessuna risposta è ancora arrivata dal Ministero,
così come il silenzio aveva accolto la prima analoga
sollecitazione di Abello, che nel 2011 chiamava in
causa il Guardasigilli Alfano e il presidente della Corte di appello di Reggio.
Nella nota odierna il referente cuneese dell’organizzazione Vittime della strada sottolinea come non
si sia mosso nulla «nonostante la Corte di assise di
Catanzaro abbia intimato al ministero a risarcire
per questi anni che sono trascorsi senza giungere a
una soluzione».
La vicenda del bambino di contrada Testa dell’Acqua a Rosarno, la battaglia che madre e fratelli (il
padre di Angelo è morto nel 2008) portano avanti da
lunghissimo tempo, ha conosciuto alla fine del 2012
una notorietà mediatica vastissima.
Lanciato dall’Ora della Calabria e subito ripreso
dal Corriere della Sera, il caso è stato trattato da tele-
visioni nazionali, siti internet, periodici.
Ma quella triste e paradossale storia di giustizia
negata, non ha comunque trovato un’accelerazione
processuale. Rimane la data del 26 marzo 2015, sempre che non vi siano ulteriori rinvii, come prossima
tappa in vista della decisione di secondo grado.
E rimane come surplus di amarezza il fatto che una
sentenza, quella della Corte di Assise di Catanzaro,
abbia condannato il Ministero per i ritardi, senza che
i familiari di Angelo abbiano ancora visto un euro,
come racconta all’Ora della Calabria il fratello Luigi.
Contro la ruggine e l’irrazionalità del racconto sperimentato finora, i Cirimele si rivolgono oggi, di nuovo, al Ministro.
Ché a furia di guardare quella strada, trent’anni
non si sono spostati di un millimetro.
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Rosarno
E’ crisi perciò il Comune riduca
le tasse !
La proposta del laboratorio politico in una lettera alla Giunta
d.m. - L’ora della Calabria
Interventi di politica fiscale per dare una piccola giungere la scadenza del mese e assicurare anche il pagamento dei tributi senza ritrovarsi come
svolta all’economia rosarnese.
Il Laboratorio Politico, di recente costituito, ha spesso avviene all’interno delle proprie cassette
scritto alla giunta comunale, guidata da Elisabetta Tri- postali sconvenienti e scottanti richieste di pagamento da parte
podi, e agli esponenti
d’istituti riscossione
delle forze consiliari e
Stanno invece giungendo ai
credito».
cittadini notifiche di cartelle
sindacali, per proporre
per tributi passati (dal 2008)
Il merito della queuna serie di misure.
relativi alla nettezza urbana
stione, poi, si sposta su
«Visto l’attuale stache, come tutti sanno, è
temi squisitamente fiscato di grave crisi ecoassolutamente
assente
su
una
li.
nomica cui è tragicagrande
area
della
città
dove
si
«E’ opportuno che
mente coinvolto il novice immersi nell’immondizia,
codesta Amministrastro territorio – ha
tanto da sfiorare uno stato pre
zione compia un’atscritto il coordinatore
epidemico !
tenta analisi delPasquale Papaianni l’attuale clima di dedinanzi una disoccupazione nella piana ormai mostruosamente a due pressione economica cui è investito nello specificifre, riteniamo essenziale che l’Amministrazio- co il nostro paese e quindi tenga conto di valutane Comunale cerchi di incidere maggiormente re la possibilità e/o l’opportunità di potersi
con una chiara e tagliente azione di agevolazio- avvalere dell’art.13 legge 27.12.2002 al fine di
ne riguardante il tema della politica fiscale loca- provvedere all’istituzione di un condono fiscale
relativo ai tributi Ici e Tarsu».
le».
Il Laboratorio, infine, chiede «l’istituzione di un
Il primo tassello è dare ossigeno alle finanze dei
tavolo tecnico con le Organizzazioni Sindacali
singoli cittadini.
«Si ritiene necessario che l’attuale Amministra- Confederali, al fine di valutare l’esistenza o meno
zione debba vagliare la possibilità di margini con delle condizioni tali da provvedere alla diriferimento alla possibile attuazione di forme di minuizione dell’aliquota addizionale comunale e
aiuto e/o agevolazioni di carattere fiscale rivolte stabilirne inoltre forme e modi di esenzione per
ai tanti Rosarnesi che ogni giorno cercano labo- le classi più disagiate».
riosamente di sbarcare il lunario, i quali vivono
continue e convulse fasi disagiate al fine di rag-
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R o s a r n o Positiva
Koa, campione d’integrazione
La “particolare” squadra di calcio di Rosarno premiata quale realtà positiva del Sud Italia
VIVIANA MINASI - loradellacalabria.it
Il “Koa Bosco Rosarno” è campione per l’integrazione.
La squadra di calcio di terza categoria, nella quale
giocano i “fratelli di colore” rosarnesi, ha ricevuto il
simpatico premio nei giorni scorsi, consegnato a
Milano, a palazzo Marino, al direttore generale
Domenico
Bagalà.
Si tratta di
un riconoscimento di
rilevanza nazionale, che
rientra nell’evento Premio Campione, ideato
dal fondatore dei City
Angels, Mario Furlan,
che si tiene
ogni anno a
Milano e riconosce l’impegno di chi dedica il proprio tempo a chi nella vita non ha avuto la fortuna di
vivere serenamente.
Lo fanno ogni giorno, a Rosarno, il direttore generale del Koa Bosco, Domenico Bagalà, insieme
al presidente Mimmo Mammoliti ed al parroco don
Roberto Meduri, che insieme si dedicano alla crescita, sia agonistica che culturale, dei migranti africani che vivono nella vicina San Ferdinando.
Koa è l’acronimo di Knights of the Altar, i cavalieri dell’altare, nome di un gruppo gospel formato da migranti.
È un progetto, che mira all’integrazione dei “fratelli” africani che vivono lontani da casa, e che in
Calabria, e nello specifico nella Piana di Gioia Tauro,
ha trovato concretezza nella squadra di calcio.
In futuro potrebbe essere realizzato anche il progetto di in coro Gospel proprio nella chiesa di San-
t’Antonio di Rosarno.
Quest’anno la squadra partecipa al campionato
regionale di terza categoria, grazie alla maratona di
solidarietà di tanti piccoli imprenditori locali che hanno
creduto nel progetto e permesso al team di iscriversi
al campionato.
Non mancano, però, le difficoltà, che vanno dalle
condizioni in cui i “fratelli” sono costretti a vivere, a
quelle legate allo sfruttamento quotidiano nei campi,
durante la stagione della raccolta delle arance.
Ma la voglia di continuare in questo cammino di
integrazione è più forte, ed è per questo che il Koa
Bosco e la dirigenza non smettono di crederci e di
investire in progetti, per un futuro fatto di integrazione.
Oltre al progetto del coro parrocchiale Gospel, ci
sarebbe infatti in cantiere un’altra iniziativa che punta all’integrazione, che riguarderebbe il Koa ed una
associazione Onlus famosa a livello nazionale.
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L o c r i
SOS
Amianto
Vivere assediati dall’ ”eternit”
ANNALISA COSTANZO - @loradellacalabria.it
I sindaci di Africo e Bovalino, nei giorni scorsi, con delle
«Ne va della salute dei cittadini, dice Versaci.
ordinanze hanno dichiarato “guerra” alle ondulate lastre di
Nella cittadina africese, in questi giorni, l’Arpacal ha
eternit ma il problema riguarda tutta la Locride.
avviato il monitoraggio per trovare la causa dell’alta
Tralasciando il terribile dramma delle fiumare diventate incidenza di tumori.
discariche abusive di eternit e non solo, basta percorrere la
Il male potrebbe venire anche dall’alto» dice un’anziastatale 106 per trovare pezzi di lastre grigie buttati a terra e na donna vestita a lutto per la morte, negli anni, della nipoche tra l’indifferenza generale fanno “bella” mostra sui tetti te e del marito, entrambi colpiti dal tumore.
o verande delle abitazioni private e peggio ancora nei ca«Guardate i nostri tetti» esclama con il dito puntato
pannoni di aziende regionaverso il cielo.
Negli anni ‘50 era divenuta la unica,
li.
Nella via Matteotti di
insostituibile copertura comune a tutte le
Dalla Vallata dello stilaro
Africo molte sono ancora
tipologie di costruzioni.a Palizzi, sono tante le granle coperture con le lastre
La “moda” durò circa 45 anni per cui vi
di strutture ricoperte di eterondulate e grigie, qualcuna
lasciamo immaginare la vastità del problema.
nit.
è anche divelta.
Oggi, divenuta illegale si impone la
Ci sono complessi indu«Andrebbe tolta, fa
sostituzione, ma la spesa è enorme per cui
striali, molti abbandonati a
male, dice il proprietario
pochissimi posso affrontarla.
sè stessi, altri invece ancoconsapevole del proble»
Voce particolarmente onerosa è lo smaltimento
ra in uso.
ma, ma sa quanti soldi ci
che va affidato a ditte specializzate.
A Bovalino, giungendo al
vogliono per togliere e
Per questo lo Stato DEVE intervenire almeno
chilometro 85 e guardando
sostituire tutte le lastre
con le spese di smontaggio e smaltimento
verso il mare, non passa
dal tetto? Dove li trovo
inosservato il capannone di
questi soldi?».
proprietà della Regione Calabria, a quanto pare dato in uso
Per di più sono pensionati, proprietari di quelle case.
all’ex Afor, azienda anche questa, regionale.
Gente che deve lottare per arrivare alla fine del mese.
La copertura del capannone è rotta, le lastre sono vec«Servirebbe un aiuto economico dalle istituzioni o se
chie, divelte e, dunque, pericolose per la salute della popo- non ci vogliono dare soldi che facciano un qualcosa per
lazione.
toglierli direttamente loro».
Sempre nella cittadina del sindaco Tommaso Mittiga, che
Si pensa e si spera in un aiuto che dovrebbe arrivare
con un’ordinanza “obbliga” i cittadini a censire le lastre in almeno dalla Regione che in alcuni paesi della Locride queeternit in loro possesso, ci sono almeno altri tre stabilimen- sta sembra essere un’istituzione lontana anni luce da loro e
ti di vaste dimensioni e, a quanto pare, almeno una di que- dai loro problemi.
sti è in attività e probabilmente quotidianamente alcuni opeA dare il benvenuto a Bianco è un complesso di capanrai, forse ignari del problema, lavorano dentro queste “fab- noni in eternit.
briche del cancro”.
Tanti, troppi solo lungo la statale 106 o le vie principali
Sembrano essere invece integre le “ondulate” con le quali provinciali per raggiungere i centri abitati.
è coperta la struttura di color rosso in uso all’Anas a Locri,
E le campagne? Non è da escludersi la possibilità, che
anche questa sulla statale 106, davanti al cimitero comuna- sembra esser più una certezza che fantascienza, che nelle
le.
campagne circostanti cittadine e paesi di marina o
Non migliora la situazione a Siderno, nelle contrade aspromontani possano ancora esserci presenti piccole
soprattutto, dove molte sono le piccole abitazioni private costruzioni realizzate con le vecchie e illegali coperture.
ricoperte con il silenzioso mostro che a volte può essere
L’amianto è considerato la sostanza killer del ‘900:
anche mortale.
l’inalazione di polvere di amianto che vola nell’aria può
Le lastre ondulate di eternit, un materiale costituito da provocare malattie croniche dei polmoni o tumori della
fibre di amianto e cemento, sono state bandite nel 1992, pleura e agisce anche a distanza di decenni.
perché dannose alla salute, eppure, dopo 22 anni, ancora il
Ci sono crisi ambientali clamorose, che esplodono, ucciproblema sembra esser ignorato dai più: istituzioni, cittadi- dono e fanno notizia, e ci sono catastrofi silenziose, che
ni, presidi sanitari e Regione.
mietono vittime e contaminano l’aria anno dopo anno, in
Ad Africo, il sindaco Domenico Versaci avvisa che se- silenzio.
gnalerà alle autorità chi non autodenuncerà il possesso di
E quella dell’eternit è tra queste.
coperture in eternit.
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Cinquefrondi
Radioattività alla Limina:
«Fatti concreti oppure sarà protesta»
L’ultimatum di Rinascita: entro un mese vogliamo le verifiche del caso
ANGELO SICILIANO - @loradellacalabria.it
“Se entro 30 giorni non avremo risposte certe su una presenza di
radioattività nella Limina e nel resto
del territorio comunale, ci mobiliteremo con presidi, manifestazioni, raccolta firme”.
Troppo grave la questione, secondo
Michele Conia, per esaurirla in una seduta di Consiglio Comunale o in un allarme condiviso da tutte le forze politiche locali ma che, a riflettori spenti, rischia di sgonfiarsi.
Così se l’assemblea consiliare è stata
unanime nel sollecitare Arpacal e Regione a far chiarezza sul pericolo per la
salute e l’ambiente, il leader del gruppo di minoranza Rinascita dà un tempo minimo per quelle verifiche e promette forme eclatanti di protesta, a cominciare dal blocco della Jonio-Tirreno.
D’altro canto era stato Conia il primo, all’indomani della trasmissione televisiva “Presa diretta”
(n.d.r.: Rai 3), a spingere Giunta comunale e Consiglio a una presa di posizione forte sul tema delle
scorie radioattive occultate nella Limina.
E da allora il capogruppo della sinistra va ribadendo che non basta una mobilitazione di facciata,
quella “dei comunicati stampa e delle passerelle”,
ma attorno alla faccenda vanno alimentate vigilanza
e determinazione.
Tanto più necessario quest’impegno a non
demordere dalla richiesta di verità, se si pensa che
martedì scorso la seduta di Consiglio comunale dedicata alla galleria della Limina e in generale al sospetto di inquinamento del territorio, è stata seguita
da pochi cittadini.
Conia al riguardo si interroga sulla capacità della
politica cinquefrondese di coagulare l’interesse dei
cittadini su faccende anche molto importanti. L’impressione, infatti, è che da tempo la società non rie-
sca più di tanto a essere coinvolta nel dibattito pubblico.
A ogni modo il capogruppo di Rinascita, oltre all’ultimatum dei 30 giorni, parla della necessità di costituire una short list cittadina di esperti di materie
ambientali da invitare alle riunioni dei capigruppo.
Quindi Conia - posizione condivisa da altri consiglieri - propone che le analisi sulla radioattività dell’acqua e le altre indagini compiute dall’Arpacal siano affiancate dal lavoro di tecnici di parte.
“Se non ci sono i soldi, usiamo le indennità di
consiglieri e assessori”, afferma.
Proprio sulle verifiche dell’acqua, il Consigliere provinciale Giuseppe Longo conferma che l’agenzia regionale effettuerà a breve i prelievi.
Come noto, infine, l’assemblea consiliare di
Cinquefrondi ha richiesto un tavolo in Prefettura per
discutere dell’ipotesi di interramento di materiali tossici e radioattivi, una mappatura dei possibili siti inquinati, la tracciabilità dei prodotti alimentari locali,
una commissione parlamentare d’inchiesta, la visita
della commissione antimafia.
Oggi intanto tornano a riunirsi i capigruppo.
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Gioia Tauro
Addio eternit - Il poliambulatorio
ritorna all’Ospedale
Il Commissario Asp Sarica annuncia il trasferimento dai locali di
via Venezia a quelli presso il plesso ospedaliero Potenziato il reparto di chirurgia
Francesco Russo - @loradellacalabria
Dopo tanti disagi e disservizi, una buona no- all’apparato cardio-circolatorio. Numerose,
tizia per la città di Gioia Tauro in tema di sani- negli anni, le proteste dei cittadini, a partà. Il “famigerato” poliambulatorio di via Vetire dalle numerose denunce del medico Vinnezia, quello tristemente noto per essere cir- cenzo Frangella. E poi i disagi per l’utenza lecondato da numerose tegole in eternit ma an- gati alle condizioni non ottimali dei locali. Fino
che per i suoi locali non idoappunto al nuovo impegno,
nei, verrà trasferito in dei
che dovrebbe mettere per
L’immobile in affitto
locali appositi al piano terra
sempre la parola fine a una
in via Venezia era
del nosocomio cittadino.
brutta pagina di storia cittadicircondato da tetti in
Mancano ancora gli atti ufna, mai chiarita fino in fondo
fibrocemento
ficiali, ma il trasferimento è
dall’azienda sanitaria. Ma non
già stato deciso, come ha annunciato ieri du- è tutto. Perchè durante la sua visita, il comrante un sopralluogo in città il commissario di missario Sarica ha assunto un altro impegno
fresca nomina dell’Asp provinciale Franco molto importante, e cioè il potenziamento di
Sarica, nominato appena lo scorso 30 genna- chirurgiacosì come previsto dal decreto regioio. Accompagnato da alcuni funzionari del- nale 106, inerente il riordino della rete
l’azienda sanitaria oltre che dal consigliere pro- ospedaliera calabrese. Adesso, certo, si attenvinciale Raffaele D’Agostino, Sarica ha in- dono i fatti, ma se l’impegno venisse davvero
contrato operatori e medici dell’ospedale, fa- realizzato si tratterebbe anche in questo caso
cendo il punto sulle numerose problematiche di una boccata d’ossidella struttura. Innanzitutto, appunto, dovrebbe
geno per un’ospedale gioie-se spesso al cenessere solo questione di tempo il trasferimento tro di polemiche ed aspre battaglie politiche.
del poliambulatorio. Un servizio che fino al
Pur essendone prevista gradualmente la chiu2006 era stato ospitato nell’edificio accanto sura, più volte la politica ha denunciato lo
l’ospedale, sempre all’interno del recinto, e che “smantellamento” anzitempo del nosocomio, e
poi fu trasferito in un immobile privato, con no- quindi i gravissimi disagi causati ad oggi ai cittevoli esborsi in affitti per l’azienda sanitaria e, tadini dell’intero territorio pianigiano visto che
soprattutto, disagi e rischi per gli utenti: a par- nel frattempo non si è provveduto a potenziare
tire appunto dal vero e proprio paradosso di l’ospedale di Polistena.
una struttura sanitaria circondata da edifici con
tetti in eternit, la micidiale lega in amianto-cemento in grado di causare malattie mortali
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«Offese infamanti» il Sindaco
Calabrese querela il giornalista
Stella, Fazio e la Rai
E’ bufera su alcune affermazioni
del giornalista ospite del Festival di Sanremo
RITA MARIA STANCA - @loradellacalabria.it
Il Comune di Locri querelerà la Rai,
il conduttore di Sanremo 2014 Fabio
Fazio ed il giornalista Gian Antonio
Stella.
Una decisione, quella adottata dall’Amministrazione comunale guidata
da Giovanni Calabrese, a seguito delle dichiarazioni rilasciate dall’editorialista del Corriere della Sera nel
corso della kermesse musicale.
Sul popolare palco dell’Ariston,
prendendo spunto dalle dichiarazioni
di Fazio «le mafie hanno bisogno del
brutto», il giornalista Gian Antonio Stella citando mons. Giancarlo Bregantini,
già vescovo di Locri ha asserito: «un ragazzo che
cresce in un posto brutto è facile che cresca brutto».
Un’affermazione «infangante» ad avviso
dell’amministrazione comunale locrese.
«Respingiamo con sdegno le farneticanti dichiarazioni del giornalista Gian Antonio Stella
che - afferma il sindaco di Locri - manipolando
alcune affermazioni di Monsignor Bregantini
(n.d.r.: per molti anni Vescovo di Locri ove avviò
molte valide iniziative per l’occupazione dei giovani
locresi), ha offeso e mortificato in mondovisione
la dignità e l’onestà della città di Locri e dei suoi
cittadini».“Locri ha sicuramente tanti problemi - echeggia Calabrese su Facebook - ma non è quel “posto brutto” che vuol far credere Stella agli italiani.
Io sono orgoglioso di essere locrese.
W Locri.W i Locresi».
Uno spot gratuito e negativo promosso in prima
serata durante un appuntamento mondano di primissima importanza, da un palco storico, durante una
trasmissione seguita da milioni di italiani e da milioni
di cittadini europei, attraverso le parole di una persona influente e di maggior spessore del giornalismo
italiano.
Non è di certo la prima volta che la Città di Zaleuco,
il suo nome, il suo popolo, la sua storia, la sua cultu-
ra, balza agli onori della cronaca in ambito nazionale, nominata impropriamente con accezione negativa ed in favore di poter catturare ancora di più
audience.
Come ricordano gli amministratori locali locresi,
già nel lontano 2006, l’organizzazione del Festival di
Sanremo, dopo l’omicidio Fortugno avvenuto
nell’ottobre 2005, ha avuto la brillante idea di contattare i cosiddetti “Ragazzi di Locri” per invitarli
durante la kermesse, sempre in favore dell’audience
di sicuro successo, cercando di trattare la Città come terra di ‘ndrangheta e come posto orribile.
«Ma i veri ragazzi di Locri, quelli reali - afferma
congiuntamente l’amministrazione comunale - che
vivono quotidianamente la nostra Città e la nostra
realtà, e che ci rappresentano, si sono categoricamente rifiutati di salire sul palco dell’Ariston».
In riferimento a quanto accaduto e detto nella serata del Festival di Sanremo del 19 febbraio 2014,
l’Amministrazione Comunale di Locri intende tutelare la propria immagine su tutti i fronti e ieri pomeriggio ha comunicato agli organi di stampa che darà
mandato ai propri propri legali di querelare Fabio
Fazio e Gian Antonio Stella, oltre che l’emittente
televisiva Rai, per il danno causato alla città e ai cittadini.
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P o l i s t e n a
Sequestrata un’area interna
all’ospedale adibita a deposito
dei rifiuti ospedalieri o
addirittura “speciali”
I sigilli sono stati posti ieri mattina dal Corpo forestale della Stato
ANGELO SICILIANO - loradellacalabria.it
Quel cumulo di sacchi neri e
scatole di cartone che periodicamente si formava nell’area dell’ospedale di Polistena, pareva ormai un normale e osceno elemento
del paesaggio.
E invece ieri mattina il Corpo
Forestale dello Stato ha messo sotto sequestro penale l’enorme distesa di rifiuti.
Indagini sul campo guidate dal
nucleo investigativo provinciale di
polizia ambientale e forestale, insieme al comando
stazione di Cittanova, competente per territorio.
Presenti anche gli uomini della forestale di Laureana
di Borrello ed Oppido Mamertina .
Il deposito di rifiuti, sotto i quali si intravedono
appena i cassonetti, è stato posto in sequestro preventivo ai sensi dell’articolo 321 del codice di procedura penale.
La misura si applica, dice la norma, “quando vi è
pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione di
altri reati”.
Di più, procedendo essi stessi al sequestro, gli
uomini del Corpo forestale hanno valutato come urgente l’adozione del provvedimento.
Si può dunque ipotizzare che quell’ammasso di
buste e scatole smaltite dal personale ospedaliero
non fosse solo costituito da rifiuti urbani non pericolosi bensì potrebbe anche contenere rifiuti speciali.
Il Nipaf - che, sarà bene ricordare, effettua attività investigativa in particolare su fenomeni di rilievo
di criminalità ambientale - ieri mattina ha prima acquisito degli atti presso la direzione sanitaria, quindi
ha coordinato le verifiche sui rifiuti.
Aperti e controllati diversi sacchi di spazzatura,
impiegati anche dispositivi tecnologici.
A fine mattinata i sigilli.
Come si è detto, le montagne di sacchi neri a un
passo dai reparti del “Santa Maria degli Ungheresi” ormai da tempo non sono una novità.
Ciclicamente lungo uno dei viottoli del perimetro
ospedaliero, la spazzatura ingigantisce seppellendo i
pochi cassonetti presenti.
Siamo in territorio comunale, dunque la competenza per la raccolta è dell’ente locale.
Sennonché a Polistena da metà 2013 è partita la
differenziata porta a porta.
Così, a ogni ritorno di cumuli fuori del “Santa Maria” negli ultimi mesi, l’amministrazione Tripodi ha
risposto rimproverando l’azienda sanitaria e l’ospedale di non svolgere un’adeguata differenziazione dei
rifiuti.
La faccenda in questi anni ha raccolto l’attenzione
della stampa, della politica (qualche giorno fa l’intervento del Pd zonale).
Ieri, poco prima dell’intervento che ha portato al
sequestro, pare che alla Forestale sia arrivata una
segnalazione dell’associazione Codici.
Voci dal Sud
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
piana R o s a r n o Gioia Tauro
La Piana è la nuova
“ te r ra de i fuoc hi” ?
A Rosarno il convegno dell’associazione
“Lotta contro i tumori - Marisa Lavorato”
DOMENICO MAMMOLA - loradellacalabria.it
La nuova terra dei fuochi è in
Calabria, e nella Piana, dove si lotta
per non soccombere al tumore e
all’inquinamento. Ma c’è ancora
speranza. Nella mattinata di ieri, al liceo scientifico di Rosarno, l’associazione “lotta contro i tumori – Marisa
Lavorato” ha chiamato a raccolta il gotha della politica regionale e le istituzioni scientifiche per discutere dell’intreccio tra inquinamento e insorgenza
di neoplasie in Calabria e nella Piana.
L’associazione, presieduta da Arturo Lavorato, ha
incassato un sostegno molto ampio di tantissimi
presìdi e compagini che in tutto il territorio regionale
si battono contro i tumori e a favore delle bonifiche
ambientali. Due parole hanno tenuto alta la tensione
in sala: dramma e speranza. Entrambe legate nello
stesso filo dall’attesissimo intervento del procuratore capo della procura di Reggio, Federico Cafiero
De Raho. «La Calabria arriva da anni di disastri.
Capisco la preoccupazione, comprendo lo scoramento. Ma le cose stanno cambiando, grazie alle
associazioni ed i cittadini, anche le forze dell’ordine
sono meno sole, a combattere la mafia e l’illegalità.
Questa terra è bella ma appare sempre incompiuta,
quasi si voglia buttare via. La questione, enorme,
dell’inquinamento, dell’insorgenza di malattie legate
al traffico illegale dei rifiuti è ormai pronta ad esplodere. Potete stare sicuri che la procura e la magistratura andranno fino in fondo, utilizzando tutti gli
strumenti messi a disposizione dalla legge. Ma c’è
bisogno di ciascuno di voi, di un po’ del tempo di
ognuno per dare a questa terra la svolta». Un discorso agrodolce, quello di De Raho, che ha seguito la dura reprimenda del vescovo Francesco Milito, che ha invitato a non girarsi dall’altra parte, a
combattere chiamando con nome e cognome i mali
della Calabria senza ipocrisie. Il dibattito, moderato
a due voci dalla dirigente scolastica Maria Rosaria
Russo e dal giornalista Antonello Lupis, ha ospitato
gli interventi del presidente di “Lotta contro i tumori” Arturo Lavorato, del presidente della provincia
Giuseppe Raffa, dei coraggiosi rappresentanti delle
associazioni presenti – in evidenza “articolo 32” e la
“Piana ci mette la faccia” – che hanno invitato politi-
ci e istituzioni a muoversi per garantire servizi, cure e
maggiore oculatezza nelle spese sanitarie. Dalla politica sono arrivati segnali importanti di apertura da
parte di Salvatore Pacenza e Giuseppe Giordano,
presidente e componente della commissione regionale sanità, che
hanno spiegato come in queste settimane ci sia
stato un lavoro di ascolto e ora arriveranno i provvedimenti. Di salvaguardia ambientale ha discusso
Silvio Greco, dell’istituto superiore protezione ambientale, e soprattutto si è discusso del registro regionale dei tumori, e di quello reggino. Sul tema si
sono confrontati Filomena Zappia dell’Asp reggina,
Giacomino Brancati epidemiologo della regione, ed
Emanuele Cro-cetti dell’associazione italiana registro tumori. A breve, quindi, novità importanti su
questo strumento fondamentale non solo per la statistica ma per studiare il fenomeno tumorale nella sua
incidenza. A rilanciare l’impegno accanto a Rosarno
e la Piana, la direttrice dell’Arpacal Sabrina Santagati,
che ha raccontato la mole di dati raccolta sulla città
medmea, uno studio per cercare tracce di inquinamento e radioattività che proseguono in tutto il territorio regionale. Dunque la lotta contro il cancro è
una battaglia comune, che parte forte da Rosarno e
dalla Piana con l’arruolamento di tutte le componenti della società, dalla politica alle istituzioni alle
associazioni al mondo scientifico. Un segnale d’amore verso l’ambiente e la salute della Calabria libera
dalla criminalità e dall’angoscia della malattia.
Voci dal Sud
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
E una scelta lecita sulla nostra pelle ?
Il porto di Gioia Tauro viene
scelto per il trasbordo delle armi
chimiche siriane!
Una decisione assunta di nascosto dal Governo sulla
testa (e sulla pelle) degli abitanti della Piana
fra romo
Improvvisamente, non si sa come, una notizia terrificante si spande nella Piana di Rosarno/Gioia Tauro:
Dopo che quasi la totalità degli Stati mondiali si è rifiutato di ospitare il trasbordo delle armi chimiche di
distruzione di massa siriane dalle navi svedesi ad una unità americana che dovrà provvedere alla disattivazione
ed alla distruzione, avverrà con il consenso (e pare dietro lauta ricompensa allo Stato Italiano) nel porto di
Gioia Tauro !
Una decisione criminale presa in alte sfere di cui, PARE, i nostri big politici regionali e provinciali non ne
sapevano nulla!
La cosa ha giustamente allarmato la vasta popolatissima area della Piana circa 300 mila amime che
hanno sollecitato i propri Sindaci invitandoli ad opporsi e reagire all’inopinata decisione.
In un momento in cui si sta facendo il diavolo a quattro per “la terra dei fuochi” campani, in un momento
che le inchieste calabresi su intere navi e Tir carichi di rifiuti inquinanti ad alto rischio sono spariti nel nulla,
nel momento in cui ci si sta ribellando all’amianto ed alla emissione di fumi tossici (Taranto), sapere che
qualcuno ha deciso di fregarsene della salute della popolazione calabrese è veramente una notizia sconvolgente.Pare che la decisione sia stata presa dopo che una “informativa” da parte di un qualche Organo di
informazione ufficiale ha riferito che qui si sarebbe potuto operare “dal momento che il porto di Gioia
Tauro era di diffile eventuale blocco e la popolazione era la più paziente e la meno virulenta e
reattiva”!
Per la cronaca chiariamo che si tratta di gas asfisianti e paralizzanti quale il tristemente noto “Gas Nervino”!
Si sono susseguiti molti sterili incontri ma senza rsultato.
E’ stato fatto notarte inoltre che in maleaugurato caso di un incidente ( o di un sabotaggio ) non ci sono
nemmeno attrezzaturre sanitarie sufficenti in un raggio di moltissimi kilometri.
I si sono allarmati giustamente i tre sindaci direttamente interessati (Gioia Tauro, San Ferdinando e
Rosarno), ma anche i gli altri 30 sindaci della “Piana”.
Adesso nulla si sa perchè, more solito, si è teso a far decantare la notizia per farle perdere attualità e,
quindi, virulenza.
Si è appreso, comunque, una notizia molto preoccupante : il porto di Gioia Tauro ha ospitato solo nel
2013 circa 300 trasbordi pericolosi ! E tutto è avvenuto nel più assoluto segreto senza che le ignare
popolazioni sapessero che grossi pericoli stavano correndo!
Intanto Nella nostra piana ed in tutta la Calabria continua la triste tiritera di morte per Tumori e patalogie
similari dovuti senza dubbio a rifiuti inquinanti di cui tutti ci si riempie la bocca, ma nessuno fa nulla per
eliminare.
Voci dal Sud
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
E una scelta lecita sulla nostra pelle ?
Armi chimiche, i sindaci si
rivolgono al Prefetto: ci aiuti
I primi cittadini di Gioia, Rosarno e San Ferdinando scrivono a Sammartino
DOMENICO MAMMOLA - @loradellacalabria.it
I sindaci invocano l’intervento del Prefetto
nell’ingarbugliatissima vicenda del trasbordo delle armi
chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro.
Attraverso una missiva, firmata da Renato Bellofiore,
Elisabetta Tripodi e Domenico Madafferi, i tre sindaci
dell’aera portuale chiedono al prefetto Claudio Sammartino
«di voler considerare questo stato di profondo disagio che interessa le Istituzioni locali e la popolazione tutta, al fine di poter
trovare soluzioni condivise o quantomeno delle
maggiori forme di tutela.
Prima fra tutte, siamo a
proporre l’istituzione proprio a Gioia Tauro del Centro Operativo che, con il
coinvolgimento dei vertici
delle forze militari e civili
impiegate nelle operazioni
- e con la presenza dei
sindaci e auspichiamo anche del ministro Lupi
(c.d.r.: Ministro con Letta
all’epoca della missiva)
eserciti il monitoraggio e
il controllo costante sulle operazioni in corso.
Riteniamo che la predisposizione a Gioia Tauro di tale
organismo potrebbe contribuire fattivamente
all’instaurazione di un clima di maggiore serenità e
coinvolgimento nei confronti della popolazione.
Si tratterebbe di un segnale forte da parte dello Stato
che riconoscerebbe la giusta importanza alle istanze della popolazione che - proprio nel caso di specie, poiché
attinenti alla sicurezza e alla salute pubblica - riteniamo
siano rivestite di un’autorevolezza costituzionale».
Tutto questo, i sindaci di Gioia, Rosarno e San
Ferdinando, lo precisano solo dopo aver chiarito, con fermezza, la loro contrarietà all’operazione.
«Non possiamo che evidenziare, come già fatto nell’incontro tenutosi in Roma presso la Presidenza del Consiglio (n.c.r.: Letta), come le operazioni programmate non
tengono in considerazione alcuna alternative che invece, a nostro parere, potrebbero costituire una valida soluzione alle problematiche sottese alla vicenda.
Primo fra tutti, la possibilità di scegliere come sede
dell’operazione di trasbordo un porto militare,
logisticamente più idoneo a tale tipo di attività e
sicuramente meglio attrezzato per tutto ciò che attiene la
messa in sicurezza dei siti.
Tale alternativa consentirebbe di annullare ogni rischio per la popolazione.
In secondo luogo, non
si può non evidenziare la
assoluta carenza di una
struttura ospedaliere idonea a far fronte ad una situazione di emergenza
che, seppur definita minima, non è esclusa neppure
dalla Autorità competenti».
Il che vuol dire che i sindaci invitano il Prefetto a
farsi portavoce di queste
proposte, mirate innanzitutto a fare di tutto per
mandare la nave con le armi
chimiche fuori dalla rotta di
Gioia Tauro e verso un porto militare, e quindi di chiedere l’operatività di un tavolo tecnico Governo-autorità locali, per come promesso da Palazzo Chigi.
«Il rischio alla salute che potrebbe discendere da una
eventuale dispersione di materiale chimico richiede infatti la presenza in loco di personale medico e paramedico altamente specializzato, nonché di strutture di ricezione e di apparecchiature che il nostro territorio non possiede.
È evidente pertanto che - considerato che solo tra Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando risiedono 40 mila
persone e che il Porto è praticamente posto a poche centinaia di metri dai centri abitati di San Ferdinando e
Gioia Tauro - i timori della popolazione non appaiono
infondati e ci impongono di richiedere una forte attenzione
sulle eventuali conseguenze della scelta presa dal Governo».
La vicenda porta con sè ancora parecchi punti oscuri ed
i sindaci, che ormai non sanno più a che santo votarsi, si
mettono nelle mani del Prefetto reggino.
Voci dal Sud
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
E una scelta lecita sulla nostra pelle ?
Armi chimiche: Un difetto ai
containers blocca la patenza delle
navi verso il porto di Goia Tauro
E’ verità oppure si è voluto prendere tempo per fare calmare l’opinione pubblica
della Piana che era in fibrillazione?
Sarebbero dovute giungere in febbraio, queste navi che trasportano un carico pericolosissimo capace di sterminare
ogni forma di vita in pochi minuti, quale ad esempio il tristemente noto “Gas Nervino”, ma la partenza è stata rinviata
improvvisamente in quanto all’ultimo momento sono stati riscontrati gravissimi difetti nei contenitori per cui il rischio
sarebbe aumentato sensibilmente.
La domanda che ci poniamo e he lascia sempre più sgomenti tutti è ma che tipo di controlli erano stati fatti prima? solo
sul colore dei continers? Si stava facendo girare per il mondo e giungere in una zona altamente popolata, ma senza
adeguate attrezzature, un’ arma di ditruzione di massa che avrebbe potuto rendere una landa di morte una intera area della
Calabria? Chi avrebbe dovuto controllare prima? che provvedimenti saranno presi verso questi “leggeroni” che avevano datro il loro assenzo?
IL DUBBIO che nasce spontaneo è che stante l’allarme che si era creato in zona e che aveva visto già mobilitarsi
opinione pubblica e Sindaci, si sia voluto adesso congelare il tutto in attesa che “il tempo medico di tutti i mali”, faccia
calmare gli animi giustamente infiammati e che la opposizione si sgonfi per cui le navi della morte potranno arrivare in
sordina per operare il trabordo “a luci spente”.-
«Armi chimiche, scelta da rivedere»
L’appello del consigliere provinciale Longo dopo i dubbi emersi sulla sicurezza
FRANCESCO RUSSO - loradellacalabria.it
«Il Governo e gli enti locali hanno il dovere di riconside- l’attrezzatura dei Vigili del Fuoco di Catanzaro – incaricati di
rare, alla luce soprattutto di queste ultime rivelazioni seguire l’operazione – è “impolverata, con filtri scaduti da
(container difettosi e attrezzature di sicurezza inadeguate), quattro anni e macchine con batterie scariche”, secondo la
la scelta del Porto di Gioia Tauro come piattaforma per ope- denuncia dello stesso sindarazioni così rischiose». Anche se il dibattito si è relativacato Usb. Sono ancora i vigili del fuoco, a cui è stata
mente “assopito” nelle ultime settimane, ma senza di- affidata la sicurezza del trasbordo, ad ammettere che “l’ultimenticare un intervento a livello nazionale dei Cinque Stel- ma esercitazione del reparto incaricato, almeno in Calabria,
le nei giorni scorsi, è il consigliere provinciale Giuseppe risale a ben sei anni fa”, e che i colli in arrivo contemplano
Longo a tornare sulla vicenda del trasbordo delle armi chi- gas capaci di uccidere un uomo per contatto in 3-5 minuti. Il
miche siriane al porto di Gioia Tauro.
piano di evacuazione, in caso di incidente, prevede un rag«Hanno provato a venderci il trasferimento delle sostan- gio di un chilometro – il che, in linea d’aria, include la vicize chimiche della nave della flotta danese-novergese a quella nissima cittadina di San Ferdinando – e la presenza di un
americana- afferma Longo in una nota-come un “motivo di gran numero di ambulanze medicalizzate».
orgoglio” e una occasione “per il porto di Gioia Tauro di
Per Longo «le domande sorgono dunque spontanee: il
dimostrare alla comunità internazionale di essere all’avan- nostro territorio è pronto per affrontare una operazione del
guardia in campo mondiale”. L’unica cosa che l’Italia sta genere? Perché, con opuscoli e uscite pubbliche, il gover“dimostrando” in questi giorni al mondo intero è invece no e gli amministratori calabresi continuano a sostenere
l’incredibile livello di inaffidabilità dei nostri amministrato- irresponsabilmente una “assoluta non pericolosità” del trari, sia in ambito operativo che in quello comunicativo. A sbordo quando dagli stessi vigili del fuoco provengono le
poche settimane dal trasbordo – da poco ritardato perché, indicazioni più allarmanti? Il nostro territorio- conclude il
secondo fonti siriane, i 60 container “non rispettano i para- consigliere provinciale tentando di tenere viva una quemetri di sicurezza internazionali” ed è quindi nestione che sembra a livello nazionale ampiamente archiviatacessario costruirne di nuovi e appositi – non sappiamo è stanco di essere trattato alla stregua della discarica d’Itaancora come e se le autorità si stanno preparando a questa lia, a cui affidare rifiuti e investimenti imprudenti, e deve
pericolosissima operazione». E in questo senso Longo si anzi rimettersi in piedi e respingere con forza lo status di
sofferma sulle prime “crepe” emerse pubblicamente: «Per fanalino di coda della nazione».
esempio, il piano operativo sanitario in caso d’incidente,
pur annunciato, non è stato ancora presentato. Sappiamo
inoltre che il centro di rianimazione più vicino al porto si
trova a circa 20 chilometri di distanza, a Poli-stena, e che
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
Ecco il neo bullismo - «Una vita
pensata ma non vissuta»
La realtà simulata in grado di formattare le coscienze nell’analisi di Vincenzo
Stranieri cultore di etnologia presso la Unical
loradellacalabria.it
È chiaro che il neo-bulli-smo è alimentato anche dalle
forti sollecitazioni del web, della rete, insomma. L’importante (vedi - ad esempio- la violenza subìta da una giovane studentessa di Bollate ad opera di una sua coetanea tra
l’indifferenza dei compagni presenti impegnati a filmare
passivamente la grave aggressione) è che tutto corra sul
filo invisibile del web, dove le informazioni prendono strade multiformi. Una gigantesca mole di notizie tambureggia
la mente degli utenti, una moltitudine senza fine vittima di
un presente connesso a un mondo sempre più virtuale e
molto meno vivo e concreto. Fa pena e anche tanta paura
questo imperante modus vivendi improntato su una vita
pensata ma non vissuta. Le neo-emozioni non hanno dietro un tempo normale. Si è immersi nel solo presente, non si
ha memoria del passato, tutto è stato sempre così, il mondo
non è il risultato di un processo storico lento quanto faticoso, la vita sembra essere stata così, le sue fattezze non
sono mai state immerse nella storia, cosìcché il linguaggio
dei padri non produce alcuna eco in questo perenne presente-assente.
Il cuore subisce accelerazioni improvvise quando il telefonino rimane muto, non squilla in una qualsiasi ora del
giorno e della notte, non scandisce il trascorrere del tempo.
La vita è dettata dall’esterno, il nostro mondo interiore è
stato formattato e la nostra mente-hard disk è governata da
moderni software che aggiornano in tempo reale le nostre
coscienze di quanto avviene nel mondo globalizzato.
Sappiamo di alluvioni, incendi, colpi di stato, scontri sanguinosi per una partita di calcio. Cosìcché tutto si trasforma in un film la cui visione diviene pericolosamente perpetua. Per questo motivo ho pensato alla trama di un mio
possibile racconto: una sorta di viaggio dentro il mondo
dei computer. La storia è questa. Stefano, anni trenta, con
una spiccata vocazione letteraria, spinto dalla necessità
morbosa di apprendere i sistemi che stanno alla base del
mondo dell’informatica, smette di scrivere.
Passano gli anni, Stefano ha acquisito molte conoscenze
su tale mondo, ne comprende la natura e le sofisticatissime
tecniche. E’ uno scavo, il suo, dentro le pieghe di un neolinguaggio che, alla fine, s’impossessa della sua mente:
ormai profondamente svuotata, incapace di sollecitargli il
dono della scrittura. Il computer (la rete, in particolare) si è
trasformato in interlocutore umano, una sorta di compagno
segreto. Il giovane ha sacrificato tutti i suoi risparmi per
l’acquisto di prodotti tecnologici di ultima generazione in
grado di farlo entrare nei meandri fascinosi della “realtà
virtuale”, una realtà quasi perfetta, anche se simulata. Ha
smesso di amare la sua ragazza. Ama morbosamente Open,
il programma che simula orgasmi proibiti, le forme di ragaz-
ze dai corpi giunonici che, all’occorrenza, inscenano strane
danze tribali, riti sessuali che richiamano motivi esotici. Ha
pure smesso di sognare. È il computer a sognare per lui,
trasmettendo alla sua lacerata coscienza immagini sempre
più ipnotiche. Specie nei giorni di crisi, s’accanisce a modificare i file dell’hard disk, brandello dopo brandello, come
se si trattasse di carne lacerata, di materia viva.
No, l’idea non mi piace, mi lascia una grande amarezza
dentro. È un essere disumano, Stefano. Mi viene difficile
pensare che il suo futuro possa essere deciso da una tecnologia così devastante. Non si tratta di proporre modelli
umani di tipo elegiaco, le forme di una civiltà, quella contadina, ormai inghiottita dal cosìddetto progresso. È che l’uomo non è più al centro delle vicende, non è più il punto
d’arrivo degli attuali progetti di sviluppo scientifico. Nella
fase dell’Umanesimo, invece, l’uomo celebra se stesso per
mezzo dell’arte.
Non è difficile immaginare le botteghe fiorentine di quel
periodo, comprendere l’ansia intellettuale che dominava
uomini protesi a costruire modelli di inimitabile bellezza
creativa. Si tratta di capire, però, che da una realtà vissuta e
progettata dall’uomo per l’uomo, siamo approdati ad una
realtà simulata (la realtà della realtà), col rischio che tutti
noi si diventi ubriachi già di primo mattino, sorpresi (come
il Gre-gor Samsa kafkiano?) dal dubbio che immagini a più
dimensioni si fisseranno nelle nostre coscienze tradite, ormai incapaci di percepire ciò che un tempo era “certo” e
“vero”.
Sarà mai possibile riavvolgere il nastro, riprenderci un
po’ di vita vera? Non lo so. So di certo che così facendo
andremo a sbattere contro il muro dell’indifferenza, la stessa di cui tanto parla Papa Francesco. E non sarà facile
riconquistare i valori di un tempo quando il cuore umano e
la fantasia imperavano. Non si tratta di pessimismo fine a
sè stesso. È che non si può accettare che la solitudine
divenga la sola certezza umana cui oggi è possibile aspirare.
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
Dieci anni di Facebook
La nuova era
C’è chi parla di un vero e proprio “avvento” e chi di “infezione virale”...
L’ora della Calabria
Certo, una parte di costoro sono utenti occasionali.
Viviamo nell’anno “10” dell’èra A.F.: “after
Ma in un giorno qualsiasi, 757 milioni di persone
Facebook”, dopo l’avvento di Facebook.
Celebrando il decimo anniversario del social vanno effettivamente a consultare la propria pagina
network, Usa Today fa della sua nascita uno spartiac- di Fb o quella di amici.
L’azienda fondata dal gruppetto di studenti, che
que... paragonabile alla nascita di Cristo?
E gli accostamenti con la religione non si fermano rapidamente abbandonò Harvard per trasferirsi sull’altra costa nella Silicon Valley californiana, oggi ha
qui.
Un membro del consiglio di amministrazione di più di 6.300 dipendenti.
E se nel maggio scorFacebook ha detto che
E’
senz’altro
uno
utilissimo
strumento
so
il suo collocamento
«la Chiesa cattolica ci ha
di
comunicazione
e
di
espressione
iniziale in Borsa fu
messo duemila anni per
libera
fra
genti
diverse
con
cui
ci
si
può
accidentato e deludente,
raggiungere il miliardo e
confrontare senza censure,
il ricordo è svanito gra200 milioni di fedeli, noi
MA
ATTENZIONE
zie alle performance sucabbiamo centrato lo
perchè
se
dall’uso
se
ne
fa
un
abuso
e
cessive del titolo.
stesso obiettivo in dieci
lo
si
fa
divenire
uno
strumento
di
Zuckerberg, a 29 anni,
anni».
oscenità,
calunnie
ed
inguirie
Fb
si
“vale” 30 miliardi di dolInsomma, Fb forse
avvia ineluttabilmente ad essere
lari.
non è una religione, ma
censurato
o
ad
avere
una
naturale
Uno studio recente
si può capire il loro ordecrescenza
che
potrebbe
essere
nolto
dell’università
di
goglio, anche se sconsimile
all’estinzione
Princeton ha analizzato
fina con l’arroganza: i
Fb con la stessa
numeri sono impressiometodologia con cui i
nanti.
Il 4 febbraio 2004, in un pensionato universitario biologi studiano le infezioni virali.
Proprio come una pandemia d’influenza, Fb ragdi Harvard, Mark Zuckerberg, Chris Hughes e
Eduardo Savarin, hanno ideato “The Facebook” giungerà il suo apice e poi crollerà velocemente fino
a perdere l’80% dei suoi utenti.
(all’inizio aveva l’articolo).
I giovani hanno appreso a proprie spese che cosa
Quel giorno nessuno davvero può immaginare che
avrebbe conquistato il mondo alla velocità della luce. significa la perdita di ogni intimità.
Alcune sciocchezze, o foto imbarazzanti, messe
All’origine questo sito era pensato per soli stusu Fb sono diventate strumento per bocciare la
denti universitari.
Aveva modalità di accesso simili a un club esclusi- domanda di ammissione nelle selettive università
americane.
vo.
Ma lo stesso quartier generale di Fb ha reagito
Nella prima versione doveva servire a legare con
allo
studio pubblicando una sorta di parodia: in cui si
amici nel mondo universitario, e molto spesso con
una semi-ossessione sul... rimorchio delle ragazze. descrivono le iscrizioni all’università di Princeton
Prima ancora di aver compiuto un anno di vita - come un’infezione virale, destinata a scomparire del
nel dicembre 2004 - il social network aveva un mi- tutto entro il 2021.
lione di utenti, l’anno successivo raggiungeva e connetteva tra loro 800 college americani, il 4 ottobre
2012 sorpassa la fatidica soglia del miliardo.
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
C r i s i
“Affitto gratis la mia Mivar a chi
assume 1200 italiani”
La storica azienda di televisori, fondata nel 1945, è stata stritolata dalla
concorrenza dei colossi asiatici - La Rai filma l’ultimo giorno di vita della fabbrica
mentre il proprietario e fondatore, Carlo Vichi, lancia la strabiliante offerta
di VALENTINA CONTE - R.it – Economia & finanza
ROMA - Le operaie sfilano una ad una.
Con il pennarello scrivono sul retro di un televisore.
È l’ultimo giorno della Mivar e vogliono fare una sorpresa al loro padrone.
“Questo è per lei, ci sono le firme di tutti”, gli dicono
porgendo quell’ultimo esemplare prodotto dalla storica e
unica fabbrica italiana di apparecchi televisivi (e anche
radiofonici), fondata nel 1945.
Carlo Vichi, 90 anni, si commuove. “Ma ci sono anche i
nomi degli uomini.
“Voglio solo i vostri!”, esclama scherzando.
Perché qui, in via Dante 45, Abbiategrasso, erano loro,
le donne, a costruire - non assemblare - pezzo per pezzo i
televisori.
Quelli col tubo catodico in bianco e nero e la scheda.
Gli schermi piatti, negli anni recenti.
Poi la concorrenza spietata di coreani e giapponesi, i
debiti, la chiusura due mesi fa.
“Ho un sogno. Poter dire ricominciamo a quanti ho
detto: è finita, ripete ora Carlo Vichi, e per farlo, un’idea
segreta c’è.
Se una società di provata serietà accetta di fare televisori in Italia, io gli offro la mia nuova fabbrica, pronta
e mai usata, gratis.
Non voglio un centesimo. Ma chiedo che assuma mille
e duecento italiani, abbiatensi, milanesi.
Questo chiedo. Veder sorridere di nuovo la mia gente”.
Vichi cammina piano nella sua fabbrica, la seconda.
Non lontana dalla “casa madre” di via Dante, è stata
pensata, progettata, disegnata da lui stesso.
Due piani, 120 mila metri quadri totali, parcheggi, grande
mensa, presidio medico.
“Insuperabile, qui ci possono lavorare in 1.200, tutto
in vista senza ufficetti; vede com’è luminosa?” dice a
Domenico Iannacone, giornalista e autore dei “Dieci comandamenti”, la fortunata serie di inchieste e storie italiane che riparte questa sera su Raitre proprio dalla Mivar (ore
23,15).
La fabbrica è finita ormai da dieci anni. Costruita senza
mutuo, costata milioni di euro, mai inaugurata. “Molti pensavano che con i risparmi mi facessi una casa.
Ma io ho fatto questo, immaginando tanta gente muoversi e che mi sorridesse”.
Da allora, Vichi ha tenuto questi immensi locali sempre
curati, accende e spegne le luci, verifica ogni angolo.
E paga l’Imu (!).
Ma la produzione quella no, non è mai partita.
Anzi, anche l’altra sede a Natale ha chiuso.
Per tenerla aperta, dal 2000 in poi Vichi ha speso 100
milioni.
”Eravamo in novecento e facevamo 5.460 televisori al
giorno, un milione all’anno.
Ora è tutto vuoto, solo qualche scrivania.
I grossi colossi c’hanno calpestato”, riflette amaro Rocco.
“Ho disegnato televisori per venticinque anni.
Anche se il vero designer è il signor Vichi, io la mano.
È rimasto sempre in trincea, al suo tavolo con le rotelle in
mezzo a noi, la sua morsa, le sue idee, il suo compasso.
“Lavorando anche di sabato e domenica e in tutte le
feste comandate, Natale e Pasqua, la sua casa è la fabbrica, da sempre, aggiunge Anna Vichi, la moglie, abbiamo
iniziato da sposini, in una cameretta.
Avevamo 18 anni e Carlo, geniale meccanico, progettava notte e giorno sopra un banco, in un angolo che ci
stava appena appena.
Poi ha cominciato ad assumere.
Si è preso tutti quelli delle case popolari”.
Lei è fiero di questa fabbrica?, chiede Iannacone a Vichi.
“Beh insomma, questo sono io”.
Storie italiane di tenacia, ma anche di un modo di fare
impresa d’altri tempi.
Che stride con l’ultima parte del racconto di Iannacone.
Quella dedicata all’Ilva di Taranto, la fabbrica cattiva.
Vista con gli occhi, anzi con la voce di Mario, ex campione mondiale di karate contact, medaglia d’oro nel 2007, operaio Ilva e ora malato di cancro all’esofago e alla lingua.
Cinque operazioni, ma il male si espande, anche alla laringe e alla tiroide. “Posso parlare solo con la macchinetta”, spiega tenendo per mano Felicetta, la moglie. “Ma non
odio la fabbrica, perché c’ha dato il pane.
Io invece la odio con tutta me stessa, lo corregge
Felicetta.
La fabbrica ti abbandona, ti fa firmare il licenziamento
e via. Diventi scarto, ma la vita che c’hanno tolto, chi ce
la ridà?”.
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Anno X° nr. 2/3 Febbraio/Marzo 2014
F i s c o
Riapertura delle rivalutazioni per
terreni e partecipazioni
di Pierluigi De Benedittis - loradellacalabria.it
Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Cosenza - Pagina a cura della Commissione Stampa
Resp.: dott.ssa Renata Carrieri dott. Pierluigi De Benedittis email: [email protected] - Consiglio Direttivo Unione Giovani Commercialisti
Pierluigi De Benedittis - Presidente Chiara Bertero - Vice Presidente Massimo Sposato - Segretario Paolo Florio - Tesoriere Renata Carrieri - Consigliere - Francesca Riso - Consigliere Monica
Trozzo - Consigliere Collegio dei Probiviri Saverio Marasco - Presidente Osvaldo Piacentini - Component
La manovra finanziaria per il 2014 (Legge 27 dicembre 2013, n. 147), all’art. 1, comma 156 dispone per l’ennesima volta la possibilità di effettuare
la rideterminazione del costo di acquisto dei terreni
edificabili e agricoli posseduti a titolo di proprietà,
usufrutto, superficie ed enfiteusi e delle partecipazioni non quotate in mercati regolamentati, possedute a titolo di proprietà e usufrutto, detenute non in
regime di impresa, da parte di persone fisiche, società semplici, associazioni professionali ed enti non
commerciali. Tale rivalutazione va ad innalzare il costo storico da utilizzare per la determinazione delle
plusvalenze di cui all’articolo 67 del Tuir
rideterminando il valore fiscalmente riconosciuto di
tali beni in caso di vendita a terzi. Trattasi, di fatto, di
una norma “quasi” a regime, che viene periodicamente riproposta (e recentemente addirittura con una
frequenza oltremodo ravvicinata). L’intervento
normativo fissa i nuovi termini da dover tener presente: i terreni e le partecipazioni rivalutabili sono
quelle detenute alla data del 1° gennaio 2014;
le imposte sostitutive possono essere rateizzate fino
ad un massimo di tre rate annuali di pari importo, a
decorrere dalla data del 30 giugno 2014; sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli
interessi nella misura del 3 per cento annuo, da versarsi contestualmente; la redazione e il giuramento
della perizia devono essere effettuati entro la predetta data del 30 giugno 2014.
Gli aspetti principali
Interessati alla disposizione sono sempre le persone fisiche, società semplici e associazioni professionali, nonché gli enti non commerciali, che alla data
del 1° gennaio 2014 possiedono non in regime di
impresa: edificabili e agricoli posseduti a titolo di
proprietà, usufrutto, superficie ed enfiteusi; partecipazioni non quotate in mercati regolamentati, possedute a titolo di proprietà e usufrutto. Anche la mi-
sura dell’imposta sostitutiva non è mutata, dovendo
applicare al valore del terreno/partecipazione risultante dalla perizia, le seguenti aliquote:
2% per le partecipazioni non qualificate;
4% per le partecipazioni qualificate e per i terreni.
Si rammenta che è possibile eseguire una nuova rivalutazione per i terreni e le partecipazioni
già oggetto di una precedente rivalutazione presentando una nuova perizia di stima. Quanto all’imposta sostitutiva, l’alternativa è: detrarre dall’imposta sostitutiva dovuta per la nuova rivalutazione
l’importo relativo all’imposta sostitutiva già versata;
chiedere il rimborso della imposta sostitutiva già
pagata. Il termine di decadenza di 48 mesi per la
richiesta di rimborso decorre dalla data del versamento dell’intera imposta o della prima rata relativa
all’ultima rideterminazione effettuata. L’importo richiesto a rimborso non può eccedere quanto dovuto a titolo di imposta sostitutiva per la nuova
rivalutazione.
La perizia
Ad individuare il valore di riferimento su cui calcolare le imposte sostitutive è la perizia rilasciata da
un tecnico abilitato. Ai fini dell’asseverazione la perizia può essere presentata presso la Cancelleria
del Tribunale, un ufficio del Giudice di pace o
ancora da un notaio. La perizia ed i dati
dell’estensore della stessa devono essere conservati dal contribuente ed esibiti o trasmessi all’Amministrazione finanziaria in caso di richiesta. In merito è utile rammentare che:
per i terreni, la perizia deve essere rilasciata da
un iscritto all’Albo degli ingegneri, degli architetti, dei
geometri, dei dottori agronomi, degli agrotecnici, dei
periti agrari e dei periti industriali edili, o da un perito
iscritto alla CCIAA ex RD n. 2011/34. Il costo della
perizia può essere portato ad incremento del costo
rivalutato, qualora effettivamente sostenuto e rima-
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sto a carico del contribuente; per la partecipazio- del 3% di interessi sulle rate successive). Nel moni, abilitati sono gli iscritti all’Albo dei dottori com- dello Unico saranno richiesti i dati per verificare la
mercialisti e esperti contabili, gli iscritti nell’elenco correttezza dell’operato;
pagamento dell’intera sostitutiva e rimborso
dei revisori legali dei conti o i periti iscritto alla CCIAA
ex RD n. 2011/34. La perizia deve essere riferita della precedente. Si paga l’intera sostitutiva (o la
all’intero patrimonio sociale. Il valore della parteci- prima rata) al prossimo 30 giugno 2014 e vi sarà
pazione all’1 gennaio 2014 va individuato avendo tempo fino al 30 giugno 2018 per chiedere il rimriguardo alla frazione di patrimonio netto della so- borso delle imposte riferite alle precedenti
rivalutazioni (nelcietà/associazione. Il col’esempio precedente
sto della perizia è
I terreni e le partecipazioni rivalutabili
20 mila euro). La nordeducibile dal reddito
sono quelle detenute alla data del
ma però effettua una
d’impresa della so1° gennaio 2014
particolare precisaziocietà in quote costanti
ne, stabilendo che l’imnell’esercizio e nei 4 sucporto di quanto chiecessivi, qualora la periLa rivalutazione deve essere
sto a rimborso non
zia sia stata predisposta
perfezionata con il versamento in unica
può eccedere quanto
per conto della società,
soluzione (o della prima rata),
dovuto a titolo di imovvero, se predisposta
al 30 giugno 2014;
posta sostitutiva per
per conto del socio, inla
nuova
crementa il costo rivaluIn
caso
di
versamento
della
prima
rata
e
rivalutazione. Pertantato.
di omesso versamento delle rate
to, se ad esempio la
Il pagamento delsuccessive, la rivalutazione resta valida e
nuova rivalutazione ha
l’imposta sostitutiva
l’Ufficio
provvede
un costo di 15 mila euro,
Il pagamento dell’inteall’iscrizione a ruolo delle stesse.
il contribuente paga detra imposta sostitutiva o
I
dati
relativi
alla
rivalutazione
dei
to importo e potrà chiedella prima rata perfezioterreni e delle partecipazioni devono
dere il rimborso della
na la rivalutazione e il
essere indicati
vecchia sostitutiva ma
contribuente può immenel
mod.
Unico,
rispettivamente
nei
sempre fino a 15 mila
diatamente avvalersi del
quadri RM e RT
euro. È abbastanza evimaggior valore determidente, comunque, che il
nato. In caso di versarimborso rappresenta
mento della prima rata e
di omesso versamento delle rate successive, la solo un’ipotesi residuale.
L’indicazione in Unico
rivalutazione resta valida e l’Ufficio provvede all’iscriI dati relativi alla rivalutazione dei terreni e delle
zione a ruolo delle stesse. È da considerare inoltre
che, coloro che devono ancora effettuare versamenti partecipazioni devono essere indicati nel mod. UNIrateali per l’ultima rivalutazione eseguita, possono CO, rispettivamente nei quadri RM e RT. L’omessa
interrompere tali versamenti e procedere al paga- indicazione degli stessi, come già chiarito dall’Agenzia
delle Entrate, non pregiudica gli effetti della
mento della nuova sostitutiva.
rivalutazione, che rimane pertanto valida, ma costiIn termini pratici, queste le due possibilità:
scomputo. Contribuente che ha pagato per una tuisce esclusivamente una violazione formale.
precedente rivalutazione un’imposta sostitutiva di
20.000 euro, dovendone adesso 65.000 euro, potrà direttamente procedere al pagamento della sola
differenza di 45.000 euro, comunque rateizzabi-le
(tre rate di 15.000 euro ciascuno, con maggiorazione
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Agricoltura .
Olio, arriva il registro unico per
tutelare il vero extravergine italiano
www.georgofili.info (Da:
Dopo molte truffe perpetrate nel
comparto dell’olio di oliva, arriva il registro unico informativo per tracciare l’olio
di oliva nazionale e garantire maggiore trasparenza e valore al vero extravergine made
in Italy.
Le novità arrivano dall’applicazione del
Regolamento di esecuzione Ue n. 299/
2013 della Commissione del 26 marzo
2013 (che modifica il Reg. Cee 2568/91)
che tutti gli stati membri sono tenuti ad
osservare.
Tale regolamento, recepito a livello nazionale con il Decreto numero 16059 del
23 dicembre 2013, prevede un rafforzamento dei controlli e dispone che dal 1°
gennaio 2014 tutti coloro che producono,
detengono o commercializzano olio di oliva e olio di sansa devono tenere un registro di carico e scarico in modalità telematica direttamente sul Sistema Informativo Agricolo Nazionale (Sian).
Le nuove disposizioni estendono gli obblighi relativi alla tenuta dei registri anche
alle raffinerie, ai contoterzisti, ai sansifici,
ai commercianti di olive, di sansa di olive
e agli olivicoltori, che si aggiungono, quindi, agli operatori già previsti dalle precedenti norme: i frantoi, i commercianti di
olio sfuso e i confezionatori.
Per quanto riguarda le tipologie di prodotto, alle due categorie già previste dalle
precedenti disposizioni normative, quali
l’olio extravergine di oliva e l’olio di oliva
Notiziario A.S.A. 17/02/2014)
vergine, l’obbligo di registrazione si estende anche agli oli Dop e Igp, alla sansa di
olive, all’olio lampante, all’olio di oliva
raffinato, all’olio di oliva composto di oli
di oliva raffinati e oli di oliva vergini, all’olio di sansa di oliva greggio, all’olio di
sansa di oliva raffinato e all’ olio di sansa
di oliva.
Dal 1° gennaio 2014 anche gli olivicoltori
che detengono in azienda olio di oliva
sfuso, derivante da olive proprie e destinato alla commercializzazione devono tenere un registro nel quale annotare i relativi carichi e scarichi.
Sono esentati solo gli olivicoltori che
producono olio destinato esclusivamente
all’autoconsumo, oppure quelli che detengono esclusivamente olio di oliva
preconfezionato ed etichettato.
Gli operatori della filiera, oltre a detenere il registro di carico e scarico, devono
iscriversi al Sian e devono costituire e aggiornare il fascicolo aziendale.
Il sistema di registrazione consentirà di
tracciare tutto l’olio di oliva prodotto e
commercializzato sul territorio italiano,
contribuendo a rafforzare la trasparenza
del settore e la certezza di scelta che ad
oggi mancano al consumatore.
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Agricoltura .
Agricoltura , dal passato
rinasce la spera
nza
speranza
Dalla Piana al mondo globalizzato un settore da decenni in crisi d’identità
Giuseppe Mazzù - L’Ora della Calabria
Abbiamo percorso, in un anno di itinerari speciali, le
strade della Piana alla ricerca delle potenzialità manifeste o
nascoste che il territorio possiede, sia attraverso gli itinerari archeologici che quelli naturalistici.
Abbiamo toccato le nuove risorse come quelle del porto
industriale, nonché quelle tradizionali del turismo, dell’ambiente dei percorsi tra le antiche testimonianze dell’archeologia industriale, tra mulini, frantoi e palmenti che rappresentavano l’aspetto tecnologico e industriale delle attività legate all’agricoltura che , per molti aspetti non c’è
più.
Il mondo cambia, la gente vuole sicurezza dal punto di
vista economico e occupazionale, che oggi non trova sul
suo territorio e si sposta.
C’è tutto un mondo in movimento e quello che non va
più bene per chi è vissuto sul territorio, è motivo, invece,
di attrazione per forze di lavoro provenienti da aree più
depresse, non necessariamente dai sud del mondo, ma anche dal dissolto universo dell’est europeo.
Le nazioni dell’est sono, infatti, un mondo in movimento, che oggi è facile trovare nelle campagne e nelle montagne della Calabria, a sostituire la manodopera locale che
non accetta più di fare certi lavori, specialmente in agricoltura.
Da quale nazione vengono i “nuovi” pastori della Piana?
E i braccianti delle campagne, da Rosarno
all’Aspromonte?
Oggi il mercato del lavoro è anch’esso una realtà in movimento e sommersa, che solo nei momenti di gravi tensioni sociali emerge in tutta la sua drammaticità.
L’agricoltura della Piana è stata sempre una grande ammalata attorno al cui capezzale si sono affannati medici
buoni e cattivi.
Fino a quando i prodotti della terra venivano destinati,
quasi completamente, al consumo locale, le coltivazioni si
sviluppavano nel raggio di pochi chilometri, poiché le persone si muovevano a piedi e, nella migliore delle ipotesi,
con animali destinati più al trasporto dei prodotti che allo
spostamento delle persone.
Poiché i contadini non potevano permettersi il lusso di
avere se non bestie da soma.
Oggi gli animali sono stati sostituiti dai mezzi a motore e
la manodopera viene trasportata da un capo all’altro del
territorio.
Ma i problemi non sono stati risolti.
Fallite le cooperative degli anni ’80, si è ancora alla ricerca di un nuovo modello di impresa agricola che, ormai, non
è a misura del territorio , ma nasce sui tavolini della comunità europea ed è sempre alla ricerca di un difficile equilibrio
tra le diverse realtà territoriali dell’UE.
Da una parte si destinano risorse per mantenere le radici,
dall’altra si spendono risorse per distruggere le specificità
del territorio.
Fino a pochi decenni fa, le forme di coltivazioni erano
prevalentemente legate alla coltivazioni di orti , di colture
estensive, come il grano, la segala, l’avena, i legumi, le vigne, e poi le piantagioni di ulivi che permettevano anche di
condurre altre coltivazioni associate, sia estensive come le
fave, che arboree come gli agrumi.
La presenza di grandi estensioni di terreno dedicate a
bosco, costituiva una risorsa per le numerose specie arboree
che venivano coltivate e il cui sfruttamento era spesso complementare alle altre attività.
Ma questa molteplicità di coltivazioni, facevano della
Piana (n.d.r.: Piana di Rosarno-Gioia Tauro composta da
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Agricoltura .
33 Comuni) ricca di acque, un vero e proprio serbatoio di
prodotti agricoli, destinati al rifornimento dei centri abitati
più popolosi ed, al tempo stesso, una grande opportunità
occupazionale poiché la presenza di una massa di persone
prive di reddito sul territorio, consentiva di avere una manodopera a buon mercato che veniva utilizzata, indifferentemente, dai grandi proprietari che avevano a disposizione grandi estensioni di terreno per lo più adibite
alla coltura dell’ulivo , della vite o a quella estensiva del
grano, ma anche dai piccoli proprietari, con piccole estensioni di ortaggi associate anche a piccole piantagioni di
agrumi o alla realtà estremamente frammentata
dell’olivicoltura o dell’agrumicoltura.
Lo scenario che stiamo descrivendo era attivo fin dal
1700, secolo nel quale si cominciò a porsi il problema di
come incrementare il reddito della coltivazione della terra.
Gli esempi più famosi sono stati quelli della fine del 1700
quando sia la Corte del Regno di Napoli che i nobili del
tempo, che possedevano estesi feudi dai quali prelevavano reddito senza badare ad effettuare investimenti adeMa il programma non ebbe un lieto fine.
guati.
La Nobildonna nel febbraio del 1783 era giunta in CalaAd un certo punto hanno incominciato ad inviare esperti di agricoltura per trovare sistemi innovativi per rilanciare bria con la corte ed i familiari, quando il 5 di quel mese, un
devastante terremoto, dee far rendere di più le loro
nominato poi il “flagello”
terre e le loro piantagioni.
distrusse cancellandoli adIl caso più eclatante e
Molte le ragioni che hanno
dirittura i centri abitati delpiù sfortunato fu quello
generato il crollo
la piana, seppellendo sotdella principessa Grimaldi
dellagricoltura in Calabria e
to le macerie o ingoiando
i cui possedimenti si estendevano specialmente tra
molte sono da attribuire ai falsi addirittura case ed abitanti.
Cittanova, Terranova,
benefettari che hanno
La sfortunata principesTauriana, Amato, Cannavà
e Cirello oggi frazione di
promesso paradisi nelle grandi sa, i suoi familiari ed i suoi
servitori trovarono la morRizziconi.
fabbriche del nord creando un
te nella residenza di
La nobildonna, infatti,
flusso migratorio da sud a nord Cittanova
(allora
aveva compreso che lo
Casalnuovo).
stato florido delle sue teche ha impoverito le nostre
Ma il cambiamento vero
nute non corrispondeva ad
fertili terre invece di far si che
avvenne nella seconda
un’adeguata resa dal punmetà del 1900.
to di vista economico.
migliorassero le condizioni di
Meccanizzazione, nuovi
Specialmente il fondo
vita del sud e non si
sistemi di lavoro nei campi
Santa Teresa di Cannavà
sradicassero intere
determinò la svolta che
che era tra i meglio coltiavrebbe dovuto assicurare
vati ed i più floridi della
generazioni.
la modernizzazione ma che
Piana, l’aveva convinto a
invece provocò abbandochiamare l’Arnolfini per un
no delle terre, esodo della
esame approfondito del
territorio, esaminare lo stato dei luoghi e le cause della man- manodopera e la crisi della piccola proprietà contadina.
Ora, facendo i conti con la nuova realtà dell’Europa si sta
cata resa delle coltivazioni.
Giovambattisa Arnolfini fece un ottimo lavoro, visitando cercando di ritrovare l’identità perduta e noi ripartiremo da
paesi, borghi e villaggi; esaminando le campagne e le carat- qui percorrendo la Piana per riscoprire vecchie e nuove
teristiche del terreno, dando alla sua committente che veni- risorse che i nuovi agricoltori stanno rimettendo in gioco.
va indicata come una feudataria illuminata dai suoi cittadini, un quadro abbastanza esauriente sia dei mali che delle
cause.
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Medicina
L’anoressia si può
sconfiggere
Presentato “La luce in fondo al tunnel” lavoro autobiografico della
giovane Greta Sollazzo
EVA SALTALAMACCHIA - L’Ora della Calabria
«Con questo racconto, che è poi la mia vita,
vorrei far capire che, sì, si guarisce da questa
malattia, perché è una malattia, però la vita cambia, non sarà mai una vita totalmente tranquilla.
C’è sempre l’ombra di un passato difficile, fatto
di lotte, di paure».
Sono le parole di Greta Sollazzo, la giovane autrice calabrese di “La luce in fondo al tunnel”.
E la malattia di cui parla è l’anoressia, tema del
libro, edito da Book Sprint edizioni, e presentato
nei giorni scorsi al Palafiori di Sanremo.
Greta é una giovane insegnante di Galatro (provincia di Reggio Calabria) che ha vissuto male il periodo adolescenziale della sua vita.
«C’è stato un momento buio, intorno ai 15
anni, in cui ho sofferto di anoressia - ha spiegato
l’autrice.
È una malattia molto brutta, sia da vivere che
da raccontare».
Eppure la forza per superare quel momento e descriverne i particolari attraverso le pagine di un libro, Greta l’ha trovata, «nella speranza di aiutare
chi ancora ne soffre, per far scattare quella molla che è scattata in me».
Una tematica sicuramente non semplice da affrontare, ma che può riguardare chiunque.
Per questo la scrittrice, classe ’86, ha deciso di
parlarne, anche per svelare aspetti sconosciuti.
«Non pensate che l’anoressia sia un capriccio
o sia una malattia semplice da superare - ha detto - comporta non solo problemi fisici ma anche
mentali, che talvolta sfociano in lati davvero
drastici.
Io per fortuna posso dire di esserne uscita - ha
aggiunto - sono qui a scrivere e raccontare la
mia situazione con la speranza di dare una spin-
ta a chi ne soffre e far riflettere tutti coloro che
leggono queste poche righe».
Greta si ritiene fortunata.
Ha avuto una mamma ed un papà che hanno saputo
aiutarla, e sorreggerla fino a farle rivedere la luce in
fondo al tunnel.
Ed é anche ai genitori quindi che si rivolge.
«Guardate i vostri figli negli occhi e leggete
nella loro anima - ha detto - se il loro sorriso è
spento, non è più lo stesso, allora parlate con
loro, fatevi spiegare i loro problemi».
Si tratta insomma di un libro scritto per aiutare chi
soffre. Ma soprattutto scritto da chi ha già sofferto e
continua a farlo, perché l’anoressia é una malattia
da cui si può guarire, ma lascia dentro i brutti ricordi
di una vita difficile.
Contro quelli Greta continua a lottare con coraggio e a dare sostegno a chi si trova nella sua stessa
condizione.
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Medicina
L’erba magica che distrugge il 98%
delle cellule cancerogene in 16 ore
L’Artemisia Annua, per lo più ignorata dalla comunità medica, avrebbe effetti
notevoli per la cura del cancro - Veniva usata nell’antichità nella medicina cinese
http://www.wallstreetitalia.com
NEW YORK (WSI) - Il cancro può essere
considerata come una delle malattie più mortali sul nostro pianeta, dove si sono spesi molti
soldi per la ricerca medica, cercando di trovare una cura definitiva.
Una delle tante cure è quella nota
come “erba magica”, per lo più
ignorata dalla comunità medica, ma
che in realtà distrugge fino al
98% delle cellule cancerogene
in sole 16 ore.
Secondo quanto riporta “Spirit
Science and Metaphysic“ questa
tecnica veniva usata nella medicina cinese e il
solo utilizzo dell’erba, chiamata Artemisia Annua, riduceva le cellule tumorali del polmone
del 28% e, in combinazione con il ferro, sconfiggeva il cancro.
In passato l’artemisinina è stata utilizzata
come un potente rimedio antimalarico ma ora
è dimostrato che questa cura è efficace anche
nella lotta contro il cancro.
Questo perché quando si aggiunge del ferro
al le cel lu le tumorali infet tat e, a ttac ca
selettivamente le cellule “cattive”, e lascia quelle “buone” intatte.
Gli scienziati che seguono le ricerche, condotte presso l’Università della California, hanno dichiarato: “In generale i nostri risultati
mostrano che l’artemisinina ferma il fatto-
re di trascrizione ‘E2F1’ e interviene nella
distruzione delle cellule tumorali del polmone, il che significa che controlla la crescita
e la riproduzione delle cellule del cancro”.
Utilizzando una varietà resistente alle radiazioni delle cellule del cancro al seno (che aveva anche una elevata propensione per l’accumulo di ferro) l’artemisinina si è dimostrata
avere un tasso di uccisione del cancro del 75%
dopo appena 8 ore, e uno del quasi 100% dopo
appena 24 ore.
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Medicina
Tutto il Wi-Fi in casa è pericoloso
Che il Wi-Fi influenzasse negativamente la salute umana è stato reso
noto chiaramente da noi medici per la prima volta nel 2002 con l’Appello di Friburgo.
Sulla base delle nostre osservazioni ed esperienze ci opponiamo
fortemente all’uso in tutto il mondo della comunicazione senza fili indipendentemente dal fatto che si usino campi elettromagnetici pulsati o
meno.
Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad un rapido aumento di
connessioni wireless (WLAN o Wi-Fi) e questo ci preoccupa molto.
Si trovano hot-spot wireless in molte case private, edifici pubblici
(scuole, biblioteche, ospedali, alberghi, aeroporti, stazioni ferroviarie),
internet caffè e nei luoghi pubblici delle grandi città.
I treni passeggeri internazionali sono dotati di Wi-Fi.
Le compagnie possono consentire ad altre compagnie o ad uffici di
connettersi alla loro rete.
In Germania le reti wireless operano ad una frequenza di circa 2450
MHz e si possono usare frequenze anche tra 5000 e 6000 MHz.
In modalità standby, quando non si trasmettono dati, il segnale viene
acceso e spento con una frequenza di 10 Hz.
In questa stessa frequenza si trovano le onde alfa del cervello.
La distanza media dell’utente dall’hot-spot negli ambienti esterni è
generalmente di 300 metri, ma sebbene oppongano qualche attenuazione, le pareti lasciano comunque passare le radiazioni.
Il livello di esposizione effettivo in un luogo dipende da vari fattori,
compresa la distribuzione dei cosiddetti punti di accesso (trasmettitori),
la caratteristiche dello spazio interno (per esempio: effetti di riflettenti o
di schermatura delle strutture degli edifici) e la distanza da computer
portatili.
Sono stati misurati livelli allarmanti di radiazioni nelle vicinanze di
router Wi-Fi, dei punti di accesso Wi-Fi e di computer portatili connessi
al Wi-Fi: ad esempio a 2 m di distanza sono stati riportati da W.
Maes1 livelli fino a 3.000 ìW/m² , nel 2010 la Ecolog Institute2 ha
riscontrato, a 0,2 m da un router Wi-Fi 8,8 V/m = 205,000 ìW/m², da un
punto di accesso Wi-Fi, 7,5 V/m = 149,000 ìW / m²; lo studio IMST3 ha
misurato 27,000 ìW/m² a 0,5 m di distanza da un computer portatile.
Secondo Le Linee Guida della Building Biology Evaluation 4, questi
livelli (oltre 1.000 ìW/m²) sono classificati come una “estrema preoccupazione.” In presenza di molti utenti (ad esempio, 20 studenti in una
classe) i livelli di esposizione sono ancora più alti.
La radiazione da Wi-Fi viene percepita come particolarmente stressante e non sono solo le persone elettrosensibili a dirlo, ma anche persone sane segnalano il loro disagio in presenza di Wi-Fi. Lamentano numerosi sintomi e problemi di salute, in particolare mal di testa, irregolarità
cardiaca, difficoltà di concentrazione, nausea e vertigini, stanchezza.
Come riportato nell’Appello di Friburgo possono verificarsi anche
spasmi muscolari spontanei, astenia e altri sintomi.
In considerazione della vasta letteratura scientifica sugli effetti non
termici delle radiazioni da cellulare è sorprendente che ci siano solo pochi
studi che trattano specificatamente delle radiazioni da Wi-Fi.
Magda Havas: studio inedito 20105
Papageorgiou, C.C. et al. (2011) hanno rilevato, in presenza di WiFi6, ridotta attività elettrica e livello di attenzione nei giovani.
Maganioti, A.E. et al. (2010) hanno osservato che l’attività dell’EEG
in giovani donne esposte a radiazioni Wi-Fi si è modificata nel corso di
test sulla abilità cognitiva.7
Avendano, C. et al. (2010) hanno dimostrato danni allo sperma quando è stato posto un portatile abilitato alla connessione Wi-Fi vicino ad un
soggetto.8
Grigoriev, Y. (2011): dichiarazione generale sugli effetti dei dispositivi
di comunicazione senza fili su bambini: in uno studio condotto su bambini di età compresa tra 7 e 12 anni si è osservata una diminuzione di
segnali importanti delle loro prestazioni cerebrali.9
Avvertenze sulle radiazioni da Wi-Fi sono state pronunciate da anni,
ad esempio da :
2003: Swisscom ha sviluppato un dispositivo Wi-Fi che consente di
disattivare il segnale ad impulsi di 10 Hz in modalità di attesa. Nel
fascicolo di brevetto (pubblicato 2004), Swisscom ha indicato, come
ragionevole, per la domanda di brevetto, che il materiale genetico può
essere danneggiato a causa di effetti non termici.10
2006: Il distretto scolastico di Francoforte sul Meno respinge l’uso di
Wi-Fi nelle scuole su sollecitazione del Sindacato dei Lavoratori dell’Educazione e della Scienza.11
2007: Il governo federale di Germania raccomanda di evitare l’uso di
Wi-Fi.12 La Commissione della Pubblica Istruzione e protezione dei
consumatori del Parlamento bavarese raccomanda che le scuole preferiscano le soluzioni cablate piuttosto che quelle wireless.13
2007: La città di Parigi disattiva la connessione Wi-Fi appena installata nelle sue librerie dopo denunce presentate dagli impiegati.14
2008: L’unione degli insegnanti nel Regno Unito mette in guardia
contro l’installazione di Wi-Fi nelle scuole.15
2009: L’Ufficio Federale per la Protezione dalle Radiazioni della
Germania: “Le fonti più potenti di radiazioni elettromagnetiche in case
private sono i telefoni cellulari, telefoni cordless DECT e Wi-Fi. Per
motivi precauzionali, si raccomanda ai consumatori di usare il telefono
cellulare il meno possibile e preferire il telefono fisso cablato.16
2009: La città francese di Hérouville-St.Claire decide di rimuovere la
connessione Wi-Fi dalle scuole; la decisione si basa sul principio di
precauzione.17
Giugno 2012: Yuri Grigoriev del Comitato Nazionale Russo per Le
Radiazioni Non Ionizzanti (RNCNIRP) dice che le radiazioni emesse
dalle reti wireless, telefoni cellulari, e ripetitori sono un pericolo per la
salute dei bambini; l’OMS e le agenzie sanitarie nazionali devono
regolamentarle.18
Sono state emesse avvertenze sulle reti wireless e le richieste di
persone esposte a queste radiazioni sono state accolte e le reti rimosse e
non sono state etichettate, come spesso accade quando si segue la raccomandazione dell’OMS,19 come persone con problemi psicologici. Ci
sono sufficienti prove scientifiche di ricercatori indipendenti che indicano gli effetti dannosi delle tecnologie wireless.20
Per motivi precauzionali, noi medici consigliamo vivamente di rinunciare all’uso delle applicazioni wireless. Sebbene spesso considerate
innocue, tecnologie come la Power Line (PLC) o la dLAN non rappresentano delle alternative al Wi-Fi perché utilizzano la rete elettrica di un
edificio per trasmettere dati e, così, l’intero cablaggio elettrico della casa
con la rete di cavi, le lampade e tutte le altre apparecchiature elettroniche
emetterà – a livelli di potenza inferiori di una rete Wi-Fi – delle onde radio
e, nel campo vicino, ci saranno un campo elettrico e uno magnetico, alla
cui esposizione gli occupanti dell’edificio non potranno sottrarsi.21
I bambini, le persone malate, i disabili, e gli anziani, sono particolarmente a rischio a causa dei campi elettromagnetici. I bambini, dal momento che i loro corpi e cervelli sono ancora in via di sviluppo, sono
particolarmente sensibili alle condizioni ambientali non fisiologiche. Esplicando la loro gioia di scoprire e seguendo il loro istinto del gioco, i
bambini percepiscono questi dispositivi elettronici senza fili come un
attraente giocattolo, completamente ignari di qualsiasi rischio. Come
genitori e tutori, abbiamo la responsabilità di tutelare i bambini che
rappresentano il nostro futuro.
Si consiglia pertanto di rinunciare all’uso del Wi-Fi scegliendo invece
soluzioni cablate, sicuramente a casa così come nelle scuole e nelle scuole
dell’infanzia, insomma, in tutti i luoghi in cui i bambini trascorrono lunghi
periodi di tempo.
Fonte: infoamica.it
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