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ROMANOBARBARICA 6
-
CoNTRIBUTI
ALLO
STUDIO
TRA MONDO LATINO
DEI RAPPORTI
CULTURALI
E MONDO BARBARICO
.a cura di
Bruno LuiseIli e Manlio Simonetti
HERDER EDITRICE' E; LIBRERIA
. ROMA' 1981-1982
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~ ; In' una pagina famosa dei Dialogi 2, per ' soddisfare la
richiesta del diacono Pietro che Vuole spiegazioni circa le
morti ~ per errore », Gregorio Magno cita la singolare esperienza di alcuni personaggi che, creduti morti a seguito di
grave malattia,' sono ritornati in vita dichiarando dìessere
stati nell'aldìlä/dove hanno potuto contemplare gli amoena
loca preparati per i beati e gli inferni supplieia cui sono
dannati i peccatori. A scopo di edificazione, il redivivo descrive particolari della visione, che saranno poi. 'spiegati
da Gregorio all'ingenuo Pietro': la dimora costruita per il
defunto con, l'oro delle sue, elemosine 3; lo, strette ponte
verso il paradiso, che serve da probatio per separare i giusti dagli ingiusti 4; il fiume infernale da cui esala una nuvola
di intollerabile fetore,' che' raggiunge e avviluppa' le" case
di ehi si èreso colpevoleçanche solo nel 'pensiero, di peccati carnali 5; il drammatico' certamen fra angeli e' diavoli
per il possesso dell'anima contesa tra la consuetudine alla
carità e le tentazioni della carne 6. >' ',,', ", i' 'h'; .v'
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'~~aurire' l'argomento;
vuole soltanto presentare alcuni, fra i testi che mi propongo di esaminare nell'ambito di una più vasta ricerca, concernente leVisiones
dell'aldilà,. che fioriscono numerose in Occidente tra il VII e l'VIII
sec. d.C. Il lettore troverà quindi nelle note tutta mia serle di rìman:di e confronti con altri testi, che forniranno materiale di studio
per successivi contributi alla ricerca.
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2 Dial. IV, 37-38,SCh 265 (a cura di Vogüé e Antin), pp. 12+38.
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menti in un contesto unitario, a formare, quasi. un, «: prototipo ~;di
visione, consiste la vera originalità di Gregorio Magno, che. si è ser-!
26
M. P. CICCARESB
La pronta diffusione e Ia popolarità di cui godettero i
Dialogi in tutto il mondo di lingua latina, nonchè l'ìndìscussa autorità del suo autore come maestro di spiritualità nei
monasterì, spiegano il fatto che le visioni raccontate nel
IV libro siano divenute ben presto il modello e lo stimolo
che ha dato il via a tutta una serie di narrazioni di visioni,
più o meno elaborate e fedeli all'originale 7. Assistiamo cosi
al rapido sviluppo di un vero e proprio filone letterario,
una letteratura delle visioni 8, che prende le mosse nella
prima metà del VII sec., si afferma verso la fine del secolo
vito peraltro di materiale preesistente, in cui si accenna variamente
ad una descrizione dell'aldilà (oltre i numerosi apocrifi sia veteroche neotestamentari, cfr. soprattutto Passio Perp. et Felie. 11-13,Flor.
Patr. 43; Agostino ep. 158.3,CSEL 44, p. 490 e de cura ger. pro mortuis 12,15,BA la s. 2, p. 498; Sulpicio Severo vita Mart. 7,6, SCh 133,
p. 118).L'esame dei rapporti fra Gregorio Magno e le sue fonti ed
un'analisi più approfondita di queste ultime saranno oggetto di studio in un articolo di prossima pubblicazione.
7 Nonostante le suggestioni desunte anche da altre fonti e le
innovazioni frutto di fantasia, a Gregorio Magno intendono restare
programmaticamente ancorati quegli autori successivi che riferiscono
visioni in cui sono descritti i luoghi oltremondani. Non solo essi
attingono ai Dialogi schema ed elementi per la loro descrizione, ma
all'autorità di Gregorio fanno volentieri ricorso, citandolo come garante della verosimiglianza del racconto (cfr. in particolare la Visio
Baronti 10.17.20, MGH, script. rerum merov. 5, pp. 384. 91. 94 e Beda
hist. eccl. V 13, ed. Colgrave p. 502).Addirittura, nella Visio Wettini,
4, MGH, poétae lat. aevl caro 2, p. 269, il monaco che ha ricevuto
una prima visione chiede ai due confratelli che lo assistono di leggergli dal principio il IV libro dei Dialogi, poi cade addormentato
ed ha un'altra visione, quasi che la precedente lettura gli sia servita
di ispirazione!
,
.
• Il termine è coniato sul corrispondente tedesco Visionsliteratur,
in uso presso gli studiosi che per primi si sono occupati dell'argomento. Per una visione panoramica su questo genere di letteratura,
cfr. soprattutto C. Fritzsche, Die Lateinischen Visionen des Mittelalters bis zur Mitte des 12 Jahrhunderts, Romanische Forschungen
1886, II, pp. 247-79 e III pp. 337-69; A. Rüegg, Die Jenseitsvorstellungen vor Dante, lo vol., Einsiedeln/Köln 1945;H. R. Patch, The Other
World according to äescriptions in medieval literature, Cambridge
1950.Tali studi sono però più o meno incompleti, presentando lacune
nella documentazione e affrontando solo parzialmente il problema
delle fonti e dei rapporti reciproci fra i vari testi.
LA VISIO BARONTI
27
e dal sec. IX in poi 9 si moltiplica ed arricchisce grazie anche all'apporto di tradizioni locali, per culminare in opere
di più ampio respiro, ormai alla vigilia della Divina Commedia.
L'evoluzione tematica e formale si evidenzia particolarmente in quella che potremmo chiamare la « sceneggiatura
della visione, che non soltanto tende ad acquistare vita autonoma lO seguendo uno schema prestabilito con sue proprie
norme 11 ma viene dilatandosi per l'accumularsi degli eleli)
.
9 Alla fine del IX sec. si è già formata una vera e propria tradìzione di questo genere letterario, come si desume dalla testimonìanza di Incmaro, autore di una Visio Bernoldi, in cui egli cita in
ordine come sue fonti i Dialogi di Gregorio Magno, l'Historia di
Beda, gli scritti di Bonifacio e la rivelazione di Wettino (PL 125,
insci
lO Mentre nelle fonti cui ha attinto Gregorio Magno e nello
stesso Gregorio la visione viene inserita nel contesto a mo' di esemplificazione e comunque occupa poco spazio nell'economia del racconto, successivamente essa acquista· importanza preponderante
(come nella Vita Eursei, AA 55 BolI. Ian. II, pp. 3641, dove alle
visioni avute dal santo, che dovrebbero costituire solo un episodio
.della sua vita, viene dedicata la maggior parte dell'opera) fino a
diventare l'unico scopo dell'autore (già nella seconda metà del
sec. VII nei Dicta ad beatum Donadeum scripta di Valerio di Bierzo,
ed. R. Fernandez Pousa, pp. U~21, le visioni, sebbene facciano parte
di un'opera più vasta, hanno assunto fisionomia propria e compiuta in se stessa); e a partire dagli ultimi anni del VII sec. fino
al tardo Medioevo troviamo una lunga serie di scritti (Visio Baronti,
Visio Wettini, Visio Bernoldi, Visio Tnugdali, per citarne solo alcuni)
esclusivamente dedicati alla descrizione di visioni dell'aldilà. .
11 In tutte le visioni successive a Gregorio Magno ricorrono, più
o meno sviluppati, i seguenti motivi: 1) malattia e morte apparente
del protagonista; costernazione dei presenti e veglia funebre; ìmprovviso ritorno alla vita; 2) racconto del redivivo con la descrìzione dei luoghi oltremondani visitati in compagnia di una guida;
personaggi incontrati; 3) rientro nel corpo; esortazioni ai lettori.
La prima testimonianza di questo schema, sia pure in forma pìuttosto stringata, sì trova nella visione di Salvio, riferita da Gregorio
di Tours, Hist. Franc. VIII, MGH, script, rerum merov. l,l, pp. 32426, se non si vuole addirittura risalire al famoso sogno di Girolamo
ep. 22,30, CCh 54, pp. 190-1,dove già s'incontrano parecchi elementi
dello schema, manca però una specifica descrizione dell'aldilà. .
28
; Me P. CICCARESE
menti 'di contorno,' che spesso trovano giustificazioné solo
'nel gusto del fantastico o nel piacere del racconto fìne a
se stesso. Cosi: all'essenzialità' della narrazione gregorìana,
che dipinge l'oltretomba a rapide pennellate, quasi del tutto
prive' di chiaroscuro, fa riscontro ladovizia di particolari
cui indulgono le visioni più tarde Il. Fanno inoltre comparsa
temi nuovi, èome la tripartizione dell'aldilà con l'aggiunta
del purgatorio acéanto alla tradizionale distinzione tra inferno eparadiso u, mentre altri, in origine non più' che un
accenno, vengono ripresi ed elaboratamente sviluppati, come
la presenza di un personaggio celeste che funge da guida 14
oIa descrizione sempre più dettagliata delle pene infernali.
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Colpisce soprattutto in Gregorio'l'assenza' di qualsivoglia descrizione dell'aspetto fisico dei diavoli (che in IV 37,12,ed. cit., p.' 132.
sono molto semplicemente definiti teterrimi viri), di contro alle fantasiose rappresentazioni' usuali nelle visioni pre-dantesche; o anche
la sobrietà nel riferire le pene dei dannati (appena un accenno in
IV 37,3, ed. cit., p. 126: ...quosdam huius saeculi potentes in eisdem
flammis suspensos se vidisse narravit e' 11: ':..Petrum ;.. deorsum
positum in locis teterrlmis magno ferri pondere religatum ac depressum vidisse coniessus est), su cui insisteva invece con ossessivo
compiacimento la letteratura' apocrifa (cfr. in particolare rAp. di
Pietro e rAp. di Paolo, quest'ultima assai nota in Occidente come
Visio"sanctiPauli;' M. Erbetta,' Gli Apocrifi del N.T.;Marietti 1969,
III,·pp.'208-33 e pp. 353-86).,"
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;; BLa nozione di un purgatorio è del tutto assente nelle più
antiche visioni, che del resto spesso Osilimitano o al solo inferno
(Sulp.' Sev.~VM 7,6; Greg. di Tours HF VIII,5; Greg. Magno dial.
IV,32) o al solo paradiso (PP 11-13;Greg. di Tours HF VII,1; Vitas
5S. PP. Bmeretensium 14). Nei Dialogi non è fatta menzione esplicita
di un luogo di purgazìone, sebbene esista una specie di zona inter.
medìa,' costituita dalle case 'sulla riva' del fiume infernale, alcune
delle qtÌalisono raggiunte dalla nuvola 'di fetore, destinate a coloro
chein vita hanno compiuto molte opere buone ma nelpensiero si
sono macchiati di peccati carnali (IV 38,4). 11purgatorio vero e proprìòcompare soltanto con Beda HE V 12, ed. cit., p. 494, che lo
descrive come una vallis flammis [erventibus et frigoribu5 horrenda
rigidis, destinata a coloro che hanno rimandato pentimento e confessione fino in punto di morte.,'
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.. ' 14 Il motivo della guida che accompagna e protegge il visitatore
nell'aldilà' è probabilmente arrivato all'apocalitticacristianaattraverso la mediazione dell'Eneide vìrgìllana; nella letteratura delle
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29
LA VISIO BARONTI
;; ~,Il :primo anello i della, lunga; catena che. da' Gregorio
Magno conduce fino a Dante è costituito -; almeno per
quel che mi è dato sapere - da un'operetta di' areavisigotica, che porta il titolo di Vitas sanetarum Patrum Emereterisium (= VPE) e con ogni probabilità si colloca nella
prima metà del settimo secolo IS,' Oltremodo significativo è
il fatto che nella praefatio l'autore si inserisce programmaticamente nel solco' tracciato' da Gregorio Magno, con l'intento di proseguirne in certo modo l'opera, aggiungendo ai
miracula narrati nei Dialogi quelli che sono accaduti a Merida hodiernistemporibus ",
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visioni' si trova per la' prima .volta 'in pp '11,2 ( ... 'et exivimus 'de
carne et coepimus ferri a quattuor angelis in' orlentem, quarum
manus nos non tangebant); di qui passa in Gregorio di Tours HF VII
1, ed. cit., p. 325(...adpraehensus a duobus angelis in caelorum excelsa
sublatus sum)' e si amplia progressivamente in, Val. di Bierzo ad
Don. 1, ed. cit.; p. 111 e nella Vita Pursei 2-3.'Altrove; il ruolo di
guida è affidato ad un arcangelo (Michelein quasi' tutte leredazioni latine pervenuteci della Visio Pauli; Raffaele nella Visio Baranti) oppure agli. angeli custodi (nelle più tarde. Visio Wettini e
Visio Adamnan). Mentre inoltre nelle visioni più arcaiche la guida,
che espleta in silenzio' la sua funzione, appare'. come.' un motivo
puramente, convenzionale, essa viene successivamente' animandosi
fino a diventare parte integrante .ed essenziale' della .narrazione:
dialoga con il suo protetto, gli offre spiegazioni; lo difende e gli
facilita il cammino.
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.... 15 L'edizione critica, da cui cito, è di J. Garvin, The Vitas sanctorum Patrum Bmeretensium, Washington 1946.,Poichè i manoscritti
non riportano il nome dell'autore, nè vi .sono dati interni che possano illuminarci in proposito, si tende oggi a revocare in dubbio
l'attribuzione tradizionale ad un certo Paolo, diacono di Merida,
sotto il cui nome l'opera è riportata nell'edizione del Migne, PL 80,
cc.:·.115~3;tuttavia, 'l'autore della visione di: Augusto, .che qui ci
interessa, si identifica come levita (=. diacono) nella basilica di S. Eulalia, la martire di Merida celebrata da Prudenzio (cfr. Perist. ,.III,
CCh .126, pp. 278-85.
(
.16 VPE praef. '1-3: Virorum orthodoxerum
.maximeque
cathollcorum prorsus vera esse nullus ambigeat miracula quae sanctissimus egregiusque vates Romanae praesul urbis Gregorius, infiammatus paraclitl charisma te Spiritus, Diatogorum in libris veridico edidit
praenotationis styla ... Ne quolibet ab hoe dubietatis quispiam aestuet
animo quod priscis lam temporibus esse videantur ac fortassis fi~
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30
M. P. CICCARESE
Il primo dei prodigiosi eventi .riportati è proprio il
racconto di una visione dell'aldilà concessa ad un morente;
che non si discosta molto dai modelli tradizionali 17. Il protagonista è questa volta un ragazzino semplice e innocente,
addirittura analfabeta 18, di nome Augusto, che vive nel monastero annesso alla basilica di S. Eulalia, dove svolge piccole mansioni insieme con altri coetanei; all'improvviso cade gravemente ammalato e,' destatosi da un sonno profondo, confessa di aver visto l'autore della vita con gli angeli
e i santi; ripetuto il racconto della visione all'abate e ad
altri del monastero, riceve il sacramento della penitenza
e muore quella sera stessa. Sono dunque già presenti gli
elementi fondamentali di quello che diventerà lo schematipo di ogni visione; più ampio e dettagliato che in Gre:
gorio Magno, il racconto tuttavia conserva un suo carattere
arcaico, non potendosi ancora considerare un vero e proprio viaggio nell'aldilà per talune significative carenze 19 e
soprattutto perchè si limita alla visione del solo paradiso,
dem plenam minime accomodet ..• ea hodiernis temporibus in Emeritensi urbe [uisse narramus quae non relatu aliorum agnovimus
neque finctis fabulis didicimus sed quae ipsi eos relerentes auribus
nostris audivimus ... L'assicurazione di non raccontare cose inventate, o riferire notizie di seconda mano, ma di averle udite proprio
dal protagonista è topos ricorrente in questo genere di letteratura
(cfr. per es. Greg. di Tours HF VIII: Ego vero haec scribens vereor,
ne alicui legenti sit incredibile ... Nam testor Deum omnipotentem,
quia ab ipslus ore omnia quae rettuli audita cognovi; VB 20: lsta
et omnia superius memorata ego, qui scriptitare praesumpsl, non ab
alio dieta vel audita, sed per memet ipsum ad praesens probata
didici.)'
:
17 I temi della visione, come vedremo più in dettaglio, sono immediatamente desunti dalla visione del soldato in dial. IV 37,7-9,
mentre schema ed impostazione generale sono quelli riportati nella
n. 11, attestati già in Gregorio di Tours HF VIII.
18 Il particolare è degno di nota nella sua peculiarità.' tranne
qualche eccezione, il veggente è solitamente un monaco, un personaggio di cui è evidenziata la santità di vita e non di rado la culo
tura (cfr. per es. Salvio e Sunniulfo in Greg. di Tours; Massimo
in Val. di Bierzo; il protagonista dell'anonima Vita Fursei)..
.
19 Manca per es. la guida, l'incontro con qualche personaggio,
i particolari del viaggio di andata e di ritorno.
LA VISIO BARONTI
31
Sulla falsariga dei Dialogi, esso è definito locum amoenum
e rappresentato come un bellissimo giardino adorno di
fiori profumati, allietato da un fresco venticello ristoratore 31; una descrizione tutto sommato convenzionale, anche
per influenza di altri testi sicuramente ben conosciuti, la
Passio Perpetuae et Felicitatis (= PP) 21 e gli inni di Pruden31
VPE I 2: Fui in locum amoenum ubi erant multi oäoriferi
flores, herbae viridissimae, rosae ac liliae, et coronae ex gemmis
et auro multae, vela holoserica innnumerabilia et aer tenuis [lagrari
frigore flatu suo cuncta refrigerans. Il passo non è che un'amplificazione della corrispondente descrizione in dial. IV 37,8: amoena
erant prata atque virentia, odoriieris herbarum floribus exornata •..
tantusque in loco eodem odor suavitatis inerat, ut ipsa suavitatis
[ragrantia •••Il motivo sarà ulteriormente sviluppato da Val. di Bieno
nella visione di Massimo, con una sovrabbondanza addirittura barocca di pittoreschi particolari: ad Don. 1, ed. cìt., pp. 111-2: per-
ductus sum in amenissimum locum... diversarum namque erbarum
totus ille iucundissimus pagus varia inmarcesibilium florum specie
pictoratus: rosarum rutilante rubore, 1iliorum praemicante candore,
purpureo croceo discretoque indiscreto colore, cuncta praefulgebant
corusco radiante decore. Stupens cernebam hinc indeque perspicuos
argium multiplices per totum dispositos nemorum saltos venustissime admirationis vigore [ecunäos, Vernansque micabat universarum
ineffabüis pulcritudo eximiis praemicantibus radiabat ligustris, atque egregia reäolens mulcebat tlmiama suavitatis, nectareoque flamine aromatizans fraglabat ambroseus odor.
.'
,
21 Tanto più che quest'opera
deve essere annoverata fra le fonti
già di Gregorio Magno: nella visione del prigioniero Saturo. in
attesa di martirio, la sede dei beati è descritta proprio come un
giardino fiorito (cfr. pp 11,5: ... spatium grande, quod tale [uit quasi
viridarium, arbores habens rosae et omne genus flores). Che in questo caso non si tratti di una semplice reminiscenza letteraria, ma
sia forse da postulare una dipendenza diretta, mi sembra probabile
non solo per la somiglianza di molti particolari, ma soprattutto
per talune significative coincidenze verbali (per es. pp 4,8: vidi spa-
tium immensum horti/VPE I 3: eduxit me in hortum amoenissimum; PP 11,5 viridarium/VPE I 2 vivariolum; PP 4,8: candidati
milia multa/VPE I 2: ingens multitudo candidatorum). Le visioni
che si trovano in pp hanno esercitato influenza determinante sulle
successive passioni di martiri; cfr. soprattutto la descrizione del
giardino visto in sogno da Mariano dopo aver subito la tortura
(Passio Mariani et Iacobi, ed. Franchi de' Cavalieri, Studi e Testi 3,
p. 53: Iter autem nobis erat per locum pratis amoenum et viren-
\
32
M.' P. CICCARESB
zio n. Segue una scena tutta intessuta di .rèminìscenze dall'Apocalissi giovannea: un gran numero di seggi vuoti, che
sono· disposti ai due Iati di un trono collocato moltopiù
in' alto. riservato al Cristo glorioso; quindi l'arrivo :dei
beati, tutti vestiti' di bianco, incoronati e adorni di gioielli.
che si ' dividono' in due schiere, a sinistra e. a destra del
trono; infine l'apparizione del loro re, circonfuso di splen,
dorevche' tutti benedice e da tutti è adorato tre volte 23.
Nèl racconto viene inserita la descrizione' di uno' straordìnario 'cònvivium. una variante originale del bennötö'.·m~'
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-
..'
~. -,'.
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tlum nemorum laeta fronde vestitum ;..). Da notare anche che in
termini analoghi viene rappresentato il luogo promesso ìnpremio.
a coloro che hanno affrontato il martirio in un'operetta pseudociprianea,' De laude martyril 21, eSEL 3, 3, pp.: 4344, dove però la
descrizione' non è inserita in una visione dell'aldilà. ' '~
. ,.•)
, ..n Autore fra i più Ietti negli ambienti monastici, doveva essere
particolarmente noto in Spagna, suo paese di origine. In un passo
famoso del Cathemerinon, denso di echi virgiliani, le anime beate
si aggirano cantando dolcemente in un giardino fragrante del profumo dei fori (cfr. Cath. V 113-24, CCh 126,' p. 27: Illic purpureis
teeta rosarilslomnis flagrat humus caltaque pinguiaf et molles violas
et tenues crocos/fundit fonticuIis uda fugacibus./Illieet
gracili bat.
sanza surculofdesudata fluunt raraque cinnamalspirant et=iolium
[onte quod abdito/praelambens fluviusportat'
in' exitum./Feliees
animae prata per herbldaiconcentu: pariles suave sonantibusfhymnorum modulis dulee canunt melos,/ calcant et pedibus lilia eandidis.
Notare soprattutto la menzione delle rose e dei gigli,che ritornano
in VPE I 2): :
. . .. '.,:;) . " "
.
'.23 VPE I 2: 1bi etiamvidi
sedes innumerabiles positas ad 'üexteram laevamque. In medie vero sedis multosublimior positaprominebat .:. Subito 'advenit ingens multitudo eandidatorum, omnes
auro et lapidibus pretiosis ornati et coronis rutilantes redimiti ...
In medio autem eorum veniebat vir splendidissimus nimiumque pulcherrimus, forma decorus,' aspectu :gloriosus, 'statura procerior
cunctis, 'lucidior sole, candidior nive .: Statlm denique benedixit
omnes. At llli adoraverunt semel et iterum ac tertio.' Tra' i .vari
riscontri possibili nell'Apocalissi, cfr. in particolare le visioni di 7,9
e 4,4 dove i ventiquattro Seniori indossano vesti bianche ed hanno
le teste cinte di corone d'oro. Anche nel paradiso di Gregorio Magno
passeggiano schieredi beati biancovestiti (dial: IV 37,8: albatorum
hominum conventìcutau:'.
.. ,.; ;.. ~.\:: ",."
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LA VISIO BARONTI
33
tivo del banchetto escatologico riservato in cielo ai beati 24:
qui esso è allestito danna moltitudine di fanciullisplendidamente adorni, .che preparano Vivande del tutto particolarì, costituite esclusivamente di volatili e candide come
la neve. A questo banchetto celeste viene' ammesso! pure
ìlvisìtatore, che prende tanto diletto da quel cibo,' da non
desiderarne più alcun altro ID'seguito 25.' Consumato ìlpasto, i beati si allontanano.mentre Augusto vieneaccompa24 VPE I 2: Ibi namque adstabant pueri innumerabiles, omnes
ornati et pulchri, praeparantes mensas et conviviuméximium.
Non
de quolibet pecude sed tantum de altilia omnis parabatur [erculorum eopia et omne quod parabatur erat eandidum instar nivis.
Il tema del banchetto, cui saranno ammessi' a. partecipare tutti i
giusti dopo la morte, è diffusissimo nel Cristianesimo fin dalla prima
ora; avendo la sua base scritturistica in Le. 22,30,dove Cristo stesso
promette che i suoi discepoli mangerannoe berranno alla sua mensa
nel regno. La partecipazione al eonvivium celeste è il premio atteso
dai prigionieri in parecchiAtti dei martiri,come
ad es. in P. Mar.
Iac. 11,·p. 60, dove Giacomo in carcere raccontadi aver visto in
sogno Agapio a banchetto insieme con gli altri martiri (...ad Agapii
eeterorumque martyrum beatissimorum pergo convivium. Nam ista
nocte; [ratres, Agapium nostrum vldebam inter omnes alias laetiorem, quos una nobiscum Cirtensis carcer incluserat, solemne quodäam et laetitiae plenum celebrare conviviumi.' Per una documentazìonè iconografica di questo' motivo, cfr. G. Wilpert" Le pitture
delle catacombe romane, Roma 1903;' anche' alcune iscrizìoni ritrovate in Gallia ne testimoniano la diffusione a livello popolare (cfr.
per es. l'epitaffio di Eugenia exauriens tabulas ' tuas, E. Le' Blant,
Inscriptionsde la Gaule antérieures au VIII" slècle, Paris'1856, II,
p.'284 n.584). ",'
~,'.'" \', "";'.
'
::: 25 VPE 12: Ilico namque de eodem convivio eseam poculumque
qualem numquam -viäeram mihl tribuere iussù.. quoä ' suscipiens
amni iocundltate percepl: Et vere fateor me manere ita cibi illius
gratia reiectum ut deinceps alium nihil praeter illum desiderarem
cibum. 'Il tema della sazietà indotta dal' cibo celeste corrisponde
perfettamente a quello più tradizionale della' sazietà :indotta dal
profumo che aleggia nel paradiso (cfr. Greg.· di Tours :HF VII ~1:
... operuit me' odor nimiaei suavitatis, ita ut, ab' hac suavitate' re[ectusinullum adhuc cybum potumque desiderarem; e' Greg.Magno
dial. IV 37,8: ..: tantusque in Iaea eodem odor suavltatis inerat, ut
ipsa suavitatis flagrantia illie deambulantes habitantesque 'satiarit,
che sviluppano il motivo di' pp 13,8:' Universi odore' inenarrabili
alebamur, qui nos satiabat).'
',' - ',' "::"
:,!
et
34
M. P. CICCARESE
gnato personalmente dal Signore ad ammirare un magnifico vivariolum, in cui scorre un fiume di acqua limpida,
con le rive fiorite ed olezzanti di soavi profumì e; proseguendo il cammino, si ritrova di nuovo nel luogo in cui
giaceva ammalato XI. .
, ..
Si tratta, come già detto, di una visione parziale, in
quanto focalizza l'interesse del lettore sulla sorte riservata
ai beati 28; non c'è alcuna descrizione delle pene infernali,
:16 VPE I 3: ...eäuxit me in hortum amoentsstmum,
ubi erat
rivus quo erat aqua vitreique coloris et secus rivum ipsum flores
multi et silva aromatum fragrantes redolentesque diversis suavitatis odoribus. In verità, non si comprende bene il significato e la
funzione della distinzione fra i due giardini (v. n. 20), i quali, tranne
il particolare del fiume, sono descritti in termini analoghi. In questo secondo, però, non ci sono anime; è quasi un possedimento
privato del Signore, che si mette in cammino proprio per mostrarlo
al piccolo Augusto (cfr. I 2: ...aliam viam tu mecum proiecturus
eris ut tibi ostendam vivariolum meum quem habeo). Altre visioni
conoscono Ia distinzione fra il paradiso come sede dei beati ed
un luogo più interno, precluso ai visitatori, ove dimora Dio stesso
(per es. VB 11; Beda HE V 12, p. 494); ma è cosa ben diversa.
La descrizione del fiume dall'acqua vitrei coloris ricorda da vicino
Ap. 22,1: Et ostendit mihi fluvium aquae vitae splendidum tamquam crystallum; anche questo motivo ritorna nella visione di Massimo (Val. di Bierzo ad Don. 1, p. 112: _.pervenimus in medio eiusdem paradisi, ubi mire pulcritudinis almijicus decurrebat rivus. In
, quo venustissimi candoris aqua super argentea relucebat arena).
XI VPE I 3: Ac sie luxta rivum ipsum venientes pervenimus
ad locum quousque nunc in stratu meo iacens video. E' una chiusura quasi ex-abrupto, ancor più stringata che nella visione di Salvio
in Gregorio di Tours (HF VII 1, ed. eit., pp. 325-6: Tune relietus a
eomitibus mels, diseedens cum fletu, per portam quam lngressus
[ueram sum regressus); d'altronde anche Gregorio Magno non si
sofferma mai sul rientro nel corpo. Invece, già alla fine del VII sec.
il motivo del viaggio di ritorno si sviluppa in forma più ampia,
arricchendosi di particolari (cfr. VB 18-19;Vita Furs. 29; e soprattutto le visioni di Val. di Bìerzo, ed. cit., p. 114 e 120-1).
28 Anche la visione di Salvio in Gregorio di Tours si limita alla
descrizione del paradiso e presenta notevoli affinità di struttura
con il brano in esame; ciò peraltro non autorizza a dedurre che
l'autore di VPE la conoscesse, dato che le due visioni differiscono
sostanzialmente nel contenuto.
LA VISIO BARONTI
3S
il che stupisce non poco se si fa il confronto con il modello gregoriano, che ai giardini del paradiso affianca il
fiume dalle acque nere e puzzolenti, in cui sono immersi
i peccatori, e il pons probationis che le anime devono attraversare; temi che non potevano pertanto risultare sconosciuti al diacono di Merida. L'unico riferimento ad una punizione .per i peccatori si trova nella scena del giudizio: alcune persone esagitate e urlanti vengono trascinate davanti
al tribunale divino 29, dove ricevono la sentenza di condanna; ma dove essi siano poi condotti e come siano puniti,
non è detto. Anzi, a chi per curiosità gli domanda se nella
sua visione ha potuto riconoscere qualche personaggio famoso, Augusto spiega che nell'aldilà nessuno assomiglia più
agli uomini di questo mondo, avendo assunto aspetto ed
abito del tutto diversi; un silenzio 'che conferma il carattere arcaico della visione, se si pensa che l'incontrò con
personaggi già conosciuti in vita sarà motivo dominante
nella letteratura successiva, fino a diventare addirittura il
vero ed unico scopo per cui viene costruita la visione 30.
Il passaggio dalla visione come motivo occasionale, in':
.29 VPE I 2: ...trahebant ad tribunal eius nescio quos homines
vociferantes magnisque ululatibus eiulantes. Il particolare ricorda
la scena analoga nella Vita Mart. 7,6 (...referre erat solitus se corpore exutum. ad tribunal iudicis ductum, deputandumque obscuris
locis et vulgaribus turbis tristem excepisse sententiam ...) e quella
del 'sogno di Girolamo (ep. 22,30,ed. cit., p. 190: ....subito raptus in
spiritu ad tribunal iudicis pertrahor ...). Un' tribunale compare anche nella visione di Mariano (P. Mar. et Jac. 6, p. 53: Ostensum
est... tribunalis excelsi et candidi nimium sublime [astigium, in
quo ad vicem praesidis iuäex satis decora facie praesidebat).
30 Si tratta di un tipo particolare di visione che C.' Fritzsche,
op. cit., p. 263 ha denominato politica, perchèrisponde ad esigenze
per così dire propagandistiche: non diversamente da quanto avverrà
nella Divina Commedia, gliavversari politici sono' relegati nell'inferno a subire tormenti ammonitori, mentre i nomi dei compagni
di fede sono scritti nellibro della vita. Il primo esempio perspicuo
di questo genere è la Visio cuiusdam pauperculae mulieris (ed. H.
Houben, c Zeitsch. für die Gesch.des Oberrheins ,. 124,'1976),ma
già uno scopo politico persegue la visione che Gregorio diTours
attribuisce al re Gontrano di Burgundia (HF VIII 5).
36
Mo P. CICCARESE
serito a mo'· di esemplificazione in un contesto a carattere
edificatorio, alla visione accuratamente costruita e concepita come genere letterario a se stante, è testimoniato sul
finire del sec. VII dalla cosiddetta Visio Baronti (= VB) ~l~
Scritta nella Gallia dei Franchi ed ambientata nel monastero di Longoreto 32 costruito da Sigiramno e dedicato a
S.: Pietro, è il primo esempio conosciuto di composizione
letteraria riservata esclusivamente al racconto di una .visione,che riprende lo schema tradizionale nei suoi tratti fondamentali ma lo rielabora in maniera originale, con l'introduzione di temi ed elementi nuovi. L'autore scrive con dichiarato intento parenetico (c. 2 e 22) per tutta la chiesa
cattolica e per i suoi confratelli in particolare, richiamandosi espressamente all'esempio di Gregorio Magno (c. 20):
vuole alimentare la fede del lettore con la prospettiva del
premio eterno e spronarlo alla conversione con la descrizione dei supplizi infernali. Nulla di nuovo dunque rispetto
ai precedenti letterari; ma si tratta in questo caso di I un
mero pretesto, che lascia spazio alla fantasia del narratore,
il quale si abbandona liberamente al piacere dell'invenzione,
ricamando gustosi particolari, senz'altro scopo che tener
desto l'interesse dei lettori 33.La rappresentazione è vivace,
animata dalla presenza di numerosi personaggi; angeli e
diavoli sono' disegnati a' tutto tondo;' alcuni episodi.
hanno
~ ~~
,
,,~
:'.'
•.•
!
Edita da W. Levison, in MGH, script. rerum merov. 5, pp. \.
377-94; per le' notizie concernenti Ia composizione e la tradizione
manoscritta, ofr. l'ampia introduzione. La subscriptio aggiunta' al
. testo (Acta sunt haec omnia VIII KaI. April. in sexto anno regnante
Theoderico regem Franeorum) permette in questo caso di datare
con precisione la visione al 25 marzo del 678 o 79..
''''
• • 32 Oggi Saint-Cyran, nelle vicinanze di Bourges.
..
33Tali caratteristiche di libertà e freschezza immaginativa sono
messe in risalto soprattutto se si confrontano con il tono pedantemente' moralistico delle visioni inserite nella' pressocchè contemporanea Vita Fursei (= VF), dove i pochi elementi descrittivi offrono lo spunto per lunghe tirate ad edificazione del lettore.Tra
le due opere non sembra esserci alcun punto di contatto, tranne
forse qualche fonte incomune;
proprio per questo il confronto
può riuscire utile ai fini dell'analisi dell'evoluzione parallela delle
Visiones come genere' letterario. .:; ;;,
" '.:
... r '.
"
31
LA VISIO BARONTI
37
un sapore direi quasi popolaresco 34; il rimando alla testimonianza di Gregorio' Magno, piuttosto che confermare la
'dipendenza letteraria,' pare tradire il bisogno di unautorevcleavallo per unacostruzione un po'. troppo fantasiosa 35. Perciò, mentre nel caso già esaminato, del. diacono
-dì 'Merìda è d'obbligo il costante riferimento ai modelli
tradizionali .per una corretta analisi della, visione, invece
in questo' caso è preferibile insistere sull'apporto originale
dell'autore, che lo' qualifica a buon diritto come iniziatore
di un' nuovo genere letterario.'
r ,';,;,,'
." Soggetto della visione è un certo Barontus, di famiglia
nobile, chedopo una Vita non proprio esemplare 36; si è
ritirato' nel monastero di Longoreto,conducendo
con sè
il figlio Aglioàldo ancora fanciullo 37, e vi è stato da poco
.
..
!
•
."~)
:~..
'I'
,':
Basti per tutti ricordare la baruffa fra S. Pietro e i diavoli
contestatori (c. 12): poichè questi non vogliono sapeme di ubbì'dire, l'apostolo risolve la faccenda a modo suo, percuotendoli ripetutamente in' testa, con le tre chiavi che tiene', in mano; finchè i
poveri diavoli bastonati spalancano le ali e si danno ad una fuga
. precipitosa. La scena, dove i personaggi hanno perso' ogni' dignità,
assomiglia alquanto ad una macchietta, il cui autore pare divertirsi a calcare la penna sui particolari grotteschi. j! ,;,
, t • ,:
.. ,: 35 In effetti, dove VB' cita espressamente i Dialogi (c: lO) è
proprio, l'unico luogo in cui s'incontra un elemento (le case costruite con mattoni d'oro) preso in prestito' dalla rappresentazione
gregoriana del paradiso; e per di più un prestito forzoso,' artificiosamente introdotto in un contesto che potrebbe benissimo farne
a meno.',
',:. :
'
...
",,'
'.
"~c.
: ••.•
I,':, 36 VB 12: per: giustificare' le pretese. accampate
sull'anima di
Baronto, i diavoli gli rinfacciano tutte le colpe antecedenti la conversione;': tra l'altro lo' accusano; di :'aver avuto illegalmente tre
mogli e di aver commesso parecchi adulteri. 'Potrebbe ovviamente
trattarsi di' una tendenziosa esagerazione, se nonaddirittura
di
calunnie, come in situazione' analoga si verifica in VF, 14-18; qui
tuttavia;su esplicita' richiesta di S. Pietro, Baronto è pronto: ad
ammettere Ia ' verità delle accuse. ,. .: ; ,.',
.,
37 VB 1 e 19.:Il personaggio, per quanto accessorio e'non
essenziale ai fini 'del racconto, è vivacemente disegnato con attenzione
non comune ai suoi tratti psicologici: legatissimo al padre, si spaventa peril'suo improvviso malore e cum eiulato magno corre a
chiamare aiuto; Poi lo ritroviamo seduto al suo capezzale in'atteggiamento sconsolato, ma rischiando di essere sopraffattodal sonno
34
,
L.
38
,M.
P. CICCARESE
ordinato monaco. La scena iniziale è piuttosto movimentata, con particolari di sapore realistico che sono chiaramente attinti all'esperienza quotidiana: una mattina,di
ritorno dalla recita comunitaria in chiesa delle lodi, Baronto
,è colto da una febbre violenta e dilaniato dai dolori; manda
il figlio a chiamare in aiuto il diacono Eodone 38, ma subito
cade in preda al delirio, poi non riesce neanche a parlare,
irrigidisce le membra e chiude gli occhi, senza dar più alcun segno di vita. Cambia la scena 39: • i confratelli di, Baronto in lacrime sono radunati presso il suo capezzale, cantandosalmi per la salvezza spirituale del moribondo, per
il quale non sembra ormai esservi speranza di guarigione.
Trascorrono cosi l'intera giornata, finchè a sera si convincono che Baronto è spirato; la veglia funebre si protrae
per tutta la notte sino all'alba 010. Ed ecco, fra la generale
.,
",
.
e dal dolore, si sostiene il capo con la mano (tenentem manum
suam ad maxiIIam et prae tristitiam adque lassitudinem somnii
titubantem). L'introduzione nello schema tradizionale di personaggi
secondari (ricordiamo anche il diacono Eodone, l'abate Leodoaldo,
i beati Betoleno Ebbone e Framnoaldo) conferma il talento di
narratore dell'autore di questa visione.
38 Un altro personaggio gustoso, il cui· carattere è perfettamente delineato in poche righe; anche qui quasi una macchietta,
che serve a scaricare la tensione della scena. L'autore sembra voler
prendere bonariamente in giro la superstizione popolare, largamente
diffusa ai suoi tempi, che vedeva dappertutto l'intervento degli spio
riti maligni. Eodone infatti, invaso dal terrore alla vista dell'ammalato che emette suoni inarticolati, perde la testa e cerca aiuto
nel soprannaturale, ricorrendo a reiterati segni di croce come ad
cottidiana arma; poi, vista l'inutilità dei suoi sforzi, propone come
ultima risorsa di affidarsi agli esorcismi, aspergendo la casa di
acqua benedetta, ut turba malignorum spirltuum fugaret.
39 Non mi pare superfluo sottolineare Ia singolare modernità
della narrazione, che procede per scene successive, ognuna ben
caratterizzata da una quantità di elementi margìnalì.: Ancora una
volta, è significativo il confronto con la generale staticità, che
scade talvolta nella monotonia, cui sono improntate le visioni di VF.
40 VB 2: Sicque pernoctantes
in psallentium, pervenerunt ad
pullorum cantum. Cfr. l'analogia anche verbale di VF 6: Tuncque
in pullorum cantu ... Del resto, il risveglio all'alba del creduto morto
è luogo comune in quasi tutte le visioni, che sviluppano un dato
LA VISIO BARONTI
39
costernazione, il defunto si rianima, sbadiglia, spalanca gli
occhi e rende grazie a Dio: un vero e proprio colpo di scena, ;obbligatorio in questo genere di letteratura, ma reso
qui con nuova vivezza di particolari. Segue il resoconto della visione, narrata secondo il solito in prima persona, che
occupa quasi tutto il rimanente spazio dell'opera (cc. 3-19);
essa si può schematicamente suddividere nelle parti seguenti: 1) viaggio verso l'aldilà (3-7); 2) descrìzìone del paradiso (8-11); 3) incontro con vari personaggi (12-16);4) descrizione dell'inferno (17); 5) viaggio di ritorno e rientro
nel corpo (18-19).
.
.
A Baronto profondamente addormentato (c. 3) si presentano due taetri homines 41, che tentano ferocemente di
strangolarlo e dilaniarlo a morsi,' per trascinarlo con loro
all'inferno; per tre ore lo percuotono, finchè arriva in suo
aiuto, risplendente di luce, l'arcangelo Raffaele 42, che proibisce aì diavoli di infierire oltre. Scoppia un alterco che
si trascina fino a sera: nella loro superbia i diavoli si rifiutano di abbandonare la preda, appellandosi al giudizio
implicito in Gregorio Magno (cfr. per es. Greg. di Tours HF VII 1
ed. cit., p. 324: mane facto; Val. di Bierzo de celeste revel., ed. cit.;
p. 120: exsurgente lucis crepusculo; Beda HE V 12 ed. cit.; p. 488:
diluculo; Bonif. ep. lO, MGH, epist. 3, p. 256: primo gallicinio).
41 ~.. venetunt duo tetri daemones, quorum aspectum tremebundus [erre non' poteram ... Cfr. Greg. Magno dial.: I 12,2, SCh 260,
p. 114: Taetri valde erant homines qui me ducebant, ex quorum
ore ac naribus ignis exiebat, quem tolerare non poteram.
.
42 Raffaele svolge il ruolo di guida insieme con altri angeli
accompagnatori già nel Libro di Enoch (c. 22, ed. R. H. Charles,
p. 202). Nella VI redazione latina della Visio Pauli l'arcangelo
Michele, al quale vengono affidate le anime dei giusti in tutte le
altre redazioni, viene sostituito proprio da Raffaele (cfr. Th. Sìlverstein, Visio sancti Pauli. The History 01 the Apocalypse in Latin,
together with Nine Text, St. and Doc. IV, London 193.5). Poichè
il solo testimone di questa sostituzione è un manoscritto di St. Gall
del IX sec., non sì può escludere la possibilità che il suo amanuense abbia assunto il nome dell'arcangelo proprio da VB, che
sappiamo aver goduto di larga diffusione già ìn epoca carolina
(cfr; F. Brunhölzl, Gesch: der lat. Literatur. des Mitt., München
1975, pp. 14~).
".,
40
Mo P. CICCARESB
di Dio 43. Allora Raffaele (c. 4) tocca con un dito la gola di
Baronto e prodigiosamente la sua anima si separa dal corpo, come un uccellino 'appena uscito dall'uovo '", pìccolissì; J:
.:J
-,
.:
;-ru'J
!E:",:.
obiciunt, quod numquam eam dimittunt, nisi Dei iudicùuÌt
priventur. Il ricorso al tribunale divino come definitiva soluzione
del -conflitto che oppone _i diavoli agli angeli per il possesso dell'animaè rìpetutamente invocato anche in VF 11.12.14(Sanctusongelus dixit: ludicemur ante Dominum).
,- " ;. : ;"'.~'.~'
.
.," '" ...ut :pullus aviculae, quando de ovo egreditur. La raffigurazione dell'anima che si allontana dal cadavere sotto forma di uccello è comune a tutti i popoli del bacino orientale del Mediterraneo; essa è attestata soprattutto nella mitologia' e nella filosofia
greca, affermandosi sull'esempio del Fedro di Platone (cfr. F. Cumont, Luxperpetua; Paris 1949, pp. 293sqq.), e passa quindi nella
letteratura cristiana (cfr. per es. la celebre visione di Antonio, che
vede le anime salire al cielo come esseri alati z &amp. ~pCl)lLivcn
in Atanasio, Vita Ant. 66, PG 26,937 e più chiaramente ~; tSpVCLç
in Palladio, Hist. Laus. 21,16ed. Bartelink p. 116). In Occidente,
l'uccello di gran lunga preferito per rappresentare l'aninÌa cristiana
è la colomba, uno dei simboli più frequentemente usati nell'iconografia sepolcrale(per la documentazione cfr. H.' Leclercq, s.v. time,
in Dict. d'arch. chrét. et de lit. I, 1485-88).Moltissimi gli esempi
nella letteratura agiografica, come il racconto del martirio di Eulalia,' la cui anima è vista abbandonare, il corpo uscendodalla
bocca in forma di colomba (cfr. Prudenzìo Perist. 111161-3,: CCh
126; p. 283: Emicat inäe columba repens I martyris os nive, candi~
dior I visa relinquere et astra sequi; .e Greg. di Tours, Gloria mart,
90, MGH, script, rerum merov. 1,2 p. 98: Quando eius passio'celebratur :.; ea die inlucescente caelo in moäum columbae alitis flores
proierunt suavitatis, scilicet quod sanctus eius spiritus in columbae specie penetraverit :caelos); analoga descrìzìone in due passi
dei Dialogi, dove Gregorio Magno racconta la morte di un certo pater
nomine Spes
IV 11,4, SCh 265, p. 48: Omnes vero [ratres,
qui aderant, ex ore 'eius exisse columbamviderunt, quae mox aperto tecto oratorii egresa, aspicientibus fratribus, penetravit caelum)
e quella della sorella di Benedetto,' Scolastica (dial. II 34,1, SCh 260,
p. 234: vidit eiusdem sororis suae animam, de eius corpore egressam, in columbae specie caeli secreta penetrare).' Dopo VB, il motivo dell'anima che si separa dal corpo sotto forma diuccelloè
presente anche nella" Vita Wigberti di, Lupo di Ferrières (c. '11,
MGH, script, 15, p. 41: Verum hora exltus illius admirationis pIena
res obtigit .. Circumstantibus namque iratribusvìsa
est avis quaedam specie'- pulcherrima 'supra eius corpuscutum' ter, advolasse
nusquamque posthac comparuisse. Quam fecisse indicium vitae
, - 43._
uua:
LA VISIO BARONTI
ma ma perfetta ed integra nelle sue' membra; ,le' manca
soltanto la parola; finchè non riceverà un corpo del tutto
simile a quello terreno,' ma' fatto di. aria 4S. Con rinnovato
vigore riprende la lotta per il possesso dell'anima contesa
fra il bene e il male 46: Raffaele tentadisollevarla
da terra,
-----
.>
illius' mundis;i~ae, cunctis haut dubie constitit); té' n~lla .'risione
raccontata' da' Bonifacio nell'ep. lO le anime dei peccatori che
precipitano nell'inferno sono' rappresentate come uccelli neri che
si lamentano con voce umana (MGH, epist. 3, p. 254:' ..• miserorum
hominum spiritus in similitudine nigrarum avium per flammam
plorantes .et ululantes et verbis et voce humana striäentes ,et tugentes proprla merita et praesens supplicium).,,'
,.),
;'_ ,
" ;' 4S ••: et ego miser statim sensi animam meam evuisam a corpore meo; Sed et ipse animam, in quantum mihi visum [uit, quam
parva sit, reieram. Sie mihi videbatur, similitudinem se parvitatem
haberet ut ,pullus .aviculae, quando de ovo , egreditur. Sie et i ipsa
parva , caput., oculis et' cetera membra, visum, auditum, .gustum,
odoratum et tactum ad integrum secum portavit; seä loqui minime
po test, donecad discussionem veniat et corpore de aeremrecipiat
similem, quem hic' reliquit. Singolare è questa descrizione cosi 'particolareggiata dell'anima al momento della sua dipartita dal corpo;
in tutte le visioni precedenti il distacco dal corpo è sempre menzionato, tuttavia il fenomeno' resta avvolto nel mistero, J rassomigliando talvolta ad un rapimentoestatico (cfr. pp 11,2: "exivimus
de carne; Gir. ep. 22,30:' raptus in spiritu; S. Sev. 7,6:'; corpore
exutus; Greg. Magno dial. IV 37,7: eductus e corpore; Val. di Bierzo
ad Don. l, p. 111: egressus e corpore; de Bonello monaco p.' 115:
in 'extasi raptusu, ',!
.'. : .. '.,',
.,:;
',< ""i _l ;;'
.: :', <46 .:; non parva iuit inter eos contentio,' Sanctus Raiaet ipugna.
bat. pro' animam meam elevare' ad caelum sursum et' daemones
cupiebant semper 'praecipitare deorsum .. Il passo deriva recta via
dalla nota scena di dial. IV' 37,12 (hoc luctamen .;..'ut hunc .boni
splritus sursum, mali deorsum traherent), in cui' angeli e' diavoli
si contendono il nobile Stefano mentre attraversa il pons probationis.' Qui però lo spunto è ampiamente' sviluppato, arricchito' di
elementi nuovi ed elaborato a più riprese in diversi episodi, slda
costituire il filo conduttore della prima parte della' visione;non
diversamente, tutta la seconda visione di VF è costruita intorno al
, tema centrale della battaglia fra le schiere angeliche' e i. seguaci
di Satana ..La contesa fra angeli e diavoli per il possesso dell'anima,
divenuta ormai luogo comune, non manca quasi mai nelle visioni
successive(cfr~ per es. Beda HEV ,13, ed. cit.;' p. 500;' Bonif.ep.
lO, p. 255; Visio Wettini II, ed. cit., p. 268.
., ,:: ,[.,')-. ',,:
42
Mo P. CICCARESB
sostenendola dal fianco destro, mentre uno dei diavoli l'incalza a' sinistra e l'altro la prende violentemente a calci
dal di dietro. Non può sfuggire la voluta antitesi fra 'la
calma dignità di cui l'arcangelo fa mostra per tutto il viaggio, finchè consegna il suo protetto sano e salvo a S.; Pietro, e il comportamento addirittura animalesco di questi
diavoli, che comprendono solo illinguaggio della violenza Q,
sfogando la propria rabbia sul malcapitato Baronto calcibus, dentibus et unguibus (c. 3.4.7). Questa parte del racconto, con la descrizione dettagliata degli attacchi da parte
deì diavoli, assume un'ampiezza inusitata, configurandosi
come un vero e proprio er viaggio versò l'aldilà »,' assente
nelle visioni più antiche; nuova e peculiare del nostro autore è soprattutto la digressione dei cc. 5-6, in cui i viaggiatori si concedono una sosta, per andare a visitare l'abate del monastero di Millebecco 48, ridotto in fin di vita 'da
una grave malattia di petto. Dopo l'intervento prodigioso
dell'arcangelo, che guarisce Leodoaldo tracciandogli un segno di croce sul petto 49, il viaggio riprende, con l'aiuto di
Più c ìntellettuali » i diavoli di VF, che ingaggiano con i loro
avversari una vera e propria battaglia verbale, ricorrendo alle più
sottili ed astute argomentazioni per sostenere l'accusa: tale è la
loro abilità oratoria e la loro ostinazione, che il contraddittorio
viene ripreso per ben sette volte e ha termine solo per giudizio
divino. ,
.
'
48 L'inserimento forzato dell'episodio di Millebecco nella trama
narrativa ha indotto W. Levison a formulare l'ipotesi che il redattore di VB appartenesse alla comunità di questo monastero,: su
cui sembra ben informato, piuttosto che a quella dello stesso Baronto. In effetti il c. 6, dove è riferita la miracolosa guarigione di
Leodoaldo, . si rifà, direttamente alla testimonianza dell'abate' di
Millebecco, interrompendo bruscamente il racconto in prima persona di Baronto, In senso contrario a questa ipotesi depone il
fatto che tutti i personaggi incontrati nel paradiso sono confratelli di Baronto, e l'orgoglio quasi campanilistico con cui si afferma chemaiildiavoloèriuscitoadintrappolareun.anima
del
monastero di Longoreto (c. 8).
, ' 49 A Raffaele è attribuita
la capacità di operare guarigioni in
base all'interpretazione del suo nome come Dei medicina" secondo
un'etimologia desunta dalle Homiliae in evo 34,9 (,PL 76,1251A) di
Gregorio Magno.
.'."
47
,
LA VISIO BARONTI
due angeli in alba veste et mirifico odore mandati a sconfiggere l'assalto dei diavoli (c. 7) finchè si giunge alle porte
del paradiso. '
L'originalità dell'autore diVE si riscontra pure nella
descrizione del paradiso, in cui si svolge gran parte dell'azione; sebbene i singoli elementi siano per lo più ripresi
dalla tradizione, affatto nuova e saldamente unitaria appare
la costruzione nel suo insieme. Il paradiso visitatoda Baronto consiste nella successione di quattro zone distinte,
alle quali si accede attraverso quattro porte so,il che vuole
significare vari gradi ascendenti di beatitudine, da un semplice stato di attesa al godimento della presenza di Dio;
un concetto non nuovo, ma sviluppato qui in forma nuova 51, e destinato a grande fortuna nel tardo Medioevo, a
giudicare dal suo esito nel poema di Dante. Peculiare del
,
soAnche nella visione di Salvio bisogna oltrepassare una porta
per entrare in paradiso, ma è naturale, dato che lì la sede dei beati
è rappresentata a guisa di abitazione celeste (Greg.' di Tours HF
VII 1: per portam luce ista elariorem introductus sum . in . illud
habitaculum M') similmente in VF. 20 gli angeli entrano nelle regioni
celesti quasi per ostium aethereum.E' possibile che il motivo delle
porte per passare da una regione all'altra del paradiso sia da ricondurre alla descrizione di Ap. 21,12dove dodici porte introducono
nella nuova Gerusalemme.'
"
51 In un passo che l'autore di VB aveva sotto gli occhi -lo
cita infatti al c. 17 - Gregorio Magno spiega Gv 14,2 Indomo
Patris mei mansiones multae sunt proprio nel senso della diversità
nel grado di retribuzione pur nell'identica beatitudine di cui godranno gli eletti (dial. IV 36,13,ed. cìt.," p. 124:' Si enim dispar
retributio in illa beatitudine aeterna non esset, una potius .manslo
quam multae essent ..• et una est beatitudo quam illie pereipiunt,
et dispar retributionis qualitas quam per opera diversa consequuntur). Si spiega dunque la distribuzione dei beati in. zone diverse,
a seconda dei loro meriti; questa rimane pero l'unica volta in' cui
il paradiso viene cosi suddiviso in quattro parti. Più tradizionale
è invece la tripartizione del paradiso, attestata per es. nella redazione lunga della Visio Pauli (la più vicina al testo greco originale)
e nell'ep. 112 inserita fra le lettere di Bonifacio (ed. Jaffé, BRG 3,
Mon. moguntina, p. 275); la quale non è altro che la libera interpretazione di un noto passo paolina (2 Coro 12,2: raptum huiusmodi
ad tertium caelum).
,i :,"
.,
-Òs
',',
'.'
Mo P. CICCARESB
nostro autore non è tanto 'la rappresentazione per così dire
« geografìca » dei luoghi oltremondanì, come per es.' nel
diacono di Merida o in Valerio di Bierzo, quanto: soprattutto l'attenzione ai personaggi che li popolano, fortemente
caratterizzati nella loro individualità.
.,'
. : l." -• ','" La più interessante fraIe quattro parti' checostituisconoil paradiso è senza dubbio la prima (c.B), ima specie
di anticamera, dove le anime si radunano' in attesa del giorno del giudizio, quando potranno godere pienamente delle
gioie eterne; non si tratta dunque del purgatorio, che l'autore di VB non mostra di 'conoscere, perchè le anime non
vi 'subiscono alcuna purificazione, aspettano soltanto di essere ammesse nel paradiso vero e proprio.' Qui Baronto
riconosée alcuni confratelli defunti, provenienti dal suo stes'so monastero 52,' i quali si affollano intorno! al visitatore,
stupiti e preoccupati per la presenza minacciosa. dei dìavoli chelo accompagnano, ed ottengono dall'arcangelo Raffaele la facoltà d'intrattenersi con lui. La scena. sembra
anticipare le, caratteristiche delle. rappresentazioni. dantesche, con questi personaggi così umani nel comportamento,
pronti a .manìfestare i loro. sentìmentì: . provano' 'spavento .
e 'dolore . (intrinsecus. tacti nimio' dolore ..: gemere coeperunt) meraviglia e curiosità (stupefacti sermocinare nobtscum voluerunt), non diversamente che se fossero ancora
vivi. Sempre, quando vengono messi in scena i personaggi,
l'andamento del . racconto si fa più .vìvace e movimentato
'mentre in loro assenza il tono' si appiattisce in brani merament~ descrìttìvì, come': sì può verificare nel passaggio
dalla prima alle successive zone del paradiso o nel contrasto fra i numerosi episodi che si svolgono nelle regioni celesti. e la descrizione, alquanto, sommaria 'e convenzionale
d l· luo hl infernali. "'.
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52 Vengono nominati sìngolarmente ' i presbiteri' Corboleno .e
Fraudoleno, il diacono Atistrulfo, i lettori Leodoaldo 'ed Ebbone,
e ad ogni nome è' aggiunta una breve annotazione biografica; il
'che dimostra' trattarsi di personaggi che dovevano essere ben noti
sia all'autore sia ai suoi lettori.
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LA VISIO BARONTI
45
-:Dietro la seconda porta (c. 9)si trovano gli innocenti,
una folla di bambini in bianche vesti; che in coro elevano
lodi a Dio 53; alla' 'zona successiva, si arriva, percorrendo
uno stretto sentiero, fiancheggiato da schiere innumérevoli
di vergini, che acclamano al trionfo di Cristo sul diavolo.
La terza porta, che ha la consistenza' del vetro,' introduce
nel regno dei santi (c. ,lO): ornati di corone e luminosi 'in
volto essi sono' rappresentati; seduti; in (case' di mattoni
d'oro destinate a ehi ha praticato l'elemosina, proprio come
si legge in dial. IV 37,9 e 1654• Scortato da 'martiri inneggianti che fanno ala al suo passaggio, il viaggiatore avanza
rapidamente fino alla quarta porta (c. '11),' dove' incontra
un confratello di nomeBetoleno 55, il quale: gli impedisce
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53 Tutte; le categorie dei beati iIi. VB 'cantano ìnnì o lodi' al
Signore, così come in VF 4,20 le moltitudini degli angeli suddivise
incori cantano .ìncessantemente, e appunto .nell'ascoltc ,di questi
canti ,consiste la beatitudine del paradiso. Il motivo del canto dei
beati.iche poi diventerà tradizionale, si trova per la prima' volta
nel già citato passo di Prudenzio (Cath. V 121-3,ed. cit.,' p. 27:
Felices animae prata per herbiäa I concentu pariles suave sonan:
tibus'] hymnorum modulis dulce canunt: melos). ',,:: :') 'Co;', .r;,o<
': 54 Cfr. n. 35. Il calco è quasi letterale... dial.: ,Ibi manslones
diversorum singulae magnitudine lucis plenae. Ibi quaedammirae
potentiae aedificabatur domus, quae aureis :videbatur laterculis
construi, sed cuius esset non potuit agnoscl: VB: quorum mansiones latercu1is aureis erant aediiicatae
aedijicabantur, in ' grande
claritatem et honore, quorum habitatores in' praesenti non vldebantur; dial.: quisquis ilZe est cui mansio ista construitur ;.. quoniam
lucis aeternae elemosinarum largitate promerebitur, 'nlmium constat quia auro aedificat mansionem suam. VB: mansiones in caelo
ille aedificat, qui esuriente panem tribuere non cessato Come Gregorio
Magno aveva insistito in particolare su una casa mirae potentiae,
cosll'autore di VB si soffermaa parlare di unacasa magno' honorè
constructa, preparata' per l'abate Francardo;: che 10 ha : educato
nell'infanzia. ',',
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. ; \ 55 Fra tutti i personaggi incontrati nel paradiso, questo è senza
dubbio il più Interessante per la funzione cheè incaricato di svolgere. Egli, qui aliquando iacuit ad portam monasterd nostri contractus in grande tribulatione, è posto a custode della' quarta porta
del paradiso quasi per una legge' del contrapasso; inoltre rivela' a
Baronto che per ordine di S. Pietro deve occuparsi' delle luci delle
chiese in tutto il mondo (una specie di santo protettore, dunque I).
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H'
M. P. CICCARESE
di procedere oltre, verso un luogo più interno da cui promana una luce così intensa da abbagliare la vista 56.
, Siamo arrivati al punto centrale della visione, che può
considerarsi suddivisa esattamente in due parti: l'una (cc.
1-11) per il viaggio di andata, sotto la guida dell'arcangelo
Raffaele, fino alle soglie della dimora di Dio; la seconda
(cc. 12-22)per il viaggio di ritorno, attraversando l'inferno,
fino al monastero e al rientro nel corpo. Terminata la sua
missione,. Raffaele passa le consegne a S. Pietro (c. 12),
mandato a chiamare per mezzo di un angelo, perchè risolva il contrasto con i due neri diavoli, che non hanno mai
cessato di seguire la loro preda, molestandola di continuo.
L'apostolo, cui Baronto si è specialmente votato all'atto dell'ordinazione, ne assume la difesa nel dibattito che vede
opposte colpe e meriti del monaco; finchè, spazientito per
l'ostinata resistenza 'degli avversari, fa ricorso alle maniere
forti e li mette in fuga, percuotendoli con le chiavi che ha
in mano (cfr. n. 34). Dopo aver imposto al peccatore un'adi:
E ha preso molto sul serio l'incombenza affidatagli, se non perde
occasione di redarguire severamente il confratello perchè proprio
nella loro chiesa, costruita in onore di S. Pietro, il lume non arde
perpetuamente, ma è lasciato estinguersi di notte.
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56 VB 11: _.non habuimus amplius comiato introeundi, sed
mirum splendorem et claritatem in totas partes vidi, quam cernere
vix parumper reverberatis oculis potui. La luce più potente di ogni
luce naturale, come segno tangibile della presenza di Dio,"è elemento essenziale nella descrizione della Gerusalemme escatologica
(Is. 60,19-20; Ap. 21,23), che viene ereditato nella maggior parte
delle visioni (cfr. Greg. di Tours HF VIII: pervenlmus ad locum
in quo superpendebat nubs omne luce lucidior, in quo non sol,
non luna, non astrum cerni poterat, sed super his omnlbus naturali
luce splendidius effulgebat; Val. di Bierzo ad Don. l, ed. cit., p. 111:
praeclara lux lnenarrabili splendifui candoris ibidem praefulgurabat claritate; VF 19-20: immensa claritate vir sanctus circumfusus
est ... erumpente circa illos mira magnitudine claritatis; Beda HE
V,12, ed. cit., p. 492: Tanta autem lux cuncta ea loca periuäerat,
ut omnl splendore diei sive solis meridiani radiis videretur esse
praeclarlor; Bonif. ep. lO, ed. cit., p. 255: tam magna inmensi luminls claritate et fulgore splendentes esse dixit, ut, reverberatls
oculorum pupillls, pro nimio splendore in eos nullatenus aspicere
potuisset).
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47
LA VISIO BARONTI
guata penitenza ST ammonendoloseveramente
a non più ricadere nel suo errore (c. B), S. Pietro lo affida a due fanciulli biancovestiti perchè lo riaccompagnino di nuovo fino
alla prima porta; qui lo accolgono festanti i suoi confratelli
(c. 14), che demandano a Framnoaldo I'ìncarico di guidarlo
alla patria terrena. Ancora una volta il confronto con le
altre visioni, così povere di personaggi e comunque ad essi
poco interessate, vale a meglio apprezzare l'abilità con cui
l'autore' di VB introduce e manovra I. suoi personaggi 58,
servendosene .per :inventare gustose seenette che conferiscono vivacità al racconto, ogni volta che esso rischia di
cadere nel convenzionale. Invece di procedere dritto al suo
scopo, che secondo i dettami della tradizione è quello di
edificare il lettore con la rappresentazione del destino dell'anima dopo la morte 59, questo autore fa sfoggio di proli.
ST.
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La: colpa che Baronto deve scontare non è fra quelle di cui
lo hanno accusato i diavoli, bensiconsiste
nell'aver trattenuto per
sè una certa somma al momento della conversione, senza il permesso dell'abate; la penitenza assegnatagli pertanto prevede l'elargizione di 12 solidi, uno ogni primo del mese, ai poveri. Le regole
monastiche erano particolarmente
severe nel punire il possesso
clandestino di beni non denunziati al capo della comunità; cfr.
per es. la notizia di Gregorio Magno sul monaco Giusto, colpevole
di aver tenuto tre monete d'oro nascoste tra le sue medicine, il
quale viene lasciato morire in completa solitudine e seppellito poi
con il suo tesoro (dial. IV 57,9-11,ed. cit., pp. 188-90).':
58 Particolarmente
riuscita appare qui la rappresentazione dei
monaci confratelli di Baronto, che mantengono intatto nell'aldilà
un singolare c spirito di corpo lt. Davvero il loro comportamento
si addice ben poco a spiriti disincarnati alle soglie del paradiso,
ma risultano cosi umanamente simpatici nell'attaccamento alle antiche abitudini, quando tengono consiglio per prendere la più piccola decisione; o quando cercano di sfruttare al massimo la situazione, stringendo un patto con Baronto in cambio del loro aiuto,
e si lasciano prendere dalla diffidenza, esigendo da lui solenne promessa sotto minaccia di spergiuro, prima di lasciarlo finalmente
proseguire.
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".59 In effetti, le esortazioni al lettore inserite qua e là nel contesto sembrano aggiunte- frettolose, frutto di consuetudine piuttosto che di effettiva convinzione; e i due capitoli finali, una specie
di centone di citazioni scritturlstiche e gregoriane di tono fiacca-
48
M. P. CICCARESB
fica fantasia moltiplicando gli episodi ad ogni occasione,
indulge sovente a digressioni e non trascura di' curare il
minimo particolare della sua narrazione. Ecco alloracha
i 'cc. 15 e 16 sono, dedicati ad un personaggio nuovo di
nome Ebbone, un nobile assai noto che aveva elargito aì
poveri ogni suo bene per dedicarsi al servizio di Cristo;
a lui i viaggiatori prima di incamminarsi devono portare
un" cero perchè 'lo benedica con il segno della croce, onde
usarlo come arma contro le insidie dei diavoli lungo il percorso .. La benedizione è descritta' con -Ia. solennità di. un
rituale, in cui ogni gesto si carica di significato; quindi, il
viaggio proseguesino al confine tra paradiso e inferno dove
ha il suo trono un vecchio di bellissimo aspettoconuna
lunga barba, 'che a Baronto viene indicato come il patriarca Abramo, a significare che è quello il luogo ove riposano
i giusti eil.
A differenza del paradiso, dettagliatamente, rappresen.
tato con freschezza e novità d'idee, la descrizione dell'inferno, cui è riservato il solo c. 17, è invece svolta in manìera
piuttosto sbrigativa e convenzionale, con frequenti rimandi
alle opere di Gregorio Magno; l'autore si giustifica' dìchìa;
rando di non essere riuscito a distinguere i partìcolarì
causa della folla e' dell'oscurità ~1. I peccatori sono suddìvìsì
a
mente moralìstìco, sono' soltanto un'appendice senza' connessioni
con il resto dell'opera.'
, ,
,') eil VB 16: •••oportet te semper Dominus rogare, ut cum te a
corpore iusserit migrare, in sinù ipsius Abrahae te [aciat quietem
habitare: L'espressione sinus Abrahae, di uso comune per indicare
il riposò eterno in opposizione ai tormenti infernali, rimanda 'chiaramente 'a Le 16,22, la parabola del mendico Lazzaro (per l'esatta
accezione del termine in tale contesto, cfr. A. Stwöer,' Refrigerium
interim. Die Vorstellungen vom Zwischenzustand und die frühchristisehe Grabeskunst. Bonn 1957).
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61 VB 17: Deinde iter agentes pervenimus
ad' infernum, sed
non vidimus, qulä intus ageretur propter tenebrarum caliginem
et fumigantium multitudinem. n motivo delle tenebre che impediscono' di vedere' ricorre in' svariate visioni come' 'caratteristica
dei luoghi infernali: cfr. Val. di Bierzo ad Don. 2, p. 113: inclinans
me ad illud horrendissimum profundum, nihil poteram vldere, quia
nebula tenebrosa 'ascendebat inäe in altum; Seda HE V 12; p.490:
I
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49
LA VISIO BARONTl
per categorie \ secondo l'insegnamento di; Gregorio tf,:e· te-.
nuti.Insìeme' strettamente legati sotto la custodiadei dìa-.
voli, che Ii trascinano in giro fra gemiti e lamenti, castrino.
gendoli' a' sedersi sopra seggi di piombo 63." Fra, i :condan-;
nati ai tormenti infernali sono ricordati i chieriei che hanno
violato i lorovoti unendosi con donne e 'le vergini scìocche chehanno menato vanto della lorovergìnìtàsenza curarsi di compiere buone' opere; ;in particolare. si fa menzione di due vescovi 'da poco defunti, Vulfoleodo ~4 e Didone..
Se ben poco di notevole si può trovare nell'inferno, di VB,'
.
'
j-(!.,~L·\i~-;;1 t_.:,: .. ~.t(.y!{~.)
vidi subito ante nos obscurari incipere loca; et tenebris omnia re-,
pleri. .., ut nihil praeter ipsas aspicerem; VF,8: [acies eorum~(sci1.
äaemonum) numquam potuit viäere propter horrorem tenebrarum.
,:: 62 An.'cora 'una 'citazione quasi letterale da' dial. 'IV 36,14,''ed.
cit.,'p: 124::.:paresparibUs.in
tormentis=similibus sociant; ut suo,
perbi cum .superbis, luxuriosi cum tuxuriosis, avari cum . avaris,
fallaces cum ,[allacibus, invidi cum invidis, infideles .cum. infide~
libus ardeant •.. '
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63 VB 17: ...a daemonibus ligati et constricti nimium tenebantur, graviter, et cum merore gementium et quasi aplum similitudlnem recurrentium ad vascula sua. Sic daemones animas laqueatas
in peccatis ad inferni tormenta trahebant .et superiplumbeas sedes
in giro sedere imperabant. La similitudine - di origine virgiliana -i
con le api che si rifugiano nell'alveare rimanda ad una visione dell'inferno narrata da Gregorio di Tours, dove alle api sono paragonati
Lpeccatori 'che si immergono nel fiume di fuoco (HF IV 33,' ed. cit.,
p. 166: concurrentes populi ceu apes ad alvearia mergebantur). Il
particolare dei seggi di piombo ricorda invece la VI redazione 'della
Visiö Pauli,' di cui si è parlato alla n. 42 (Th .. Silverstein, op: cit.,
p.' 216); anche qui alla pena del' piombo sono condannati vescovi e
presbiteri che hanno trasgredito il votodì castità. ;, _'~r",:,;:,\/-;'l
C! 64,VB 17: JVulfoleodUs. episcopus, "äeceptione damnatus,
turn
turpissima 'veste similitudinem mendici sedebatz. Vescovo di Bourges, mortoversoil'
672, 'questo' personaggio godeva cattiva fama
per essersi reso colpevole di prevaricazione,-:quando 'aveva, risolto
a suo' favore una causa' intornoa certi possedimenti;convocando
i vescovi a concilio ad insaputa dello stesso re Sigeberto, che aveva
tenùto . all'oscurò ,I della . faccenda; \'cosi' almeno, ci ~'.tramanda una
VitaSulpiciiep.
','Biturigi, MGH, script.' rerum merov; '4,'. p. 365.
Originale; è la, punizione' escogitata per. lui dall'autore,' quasi in
obbedienza ad una legge del èontrapasso:' è ridotto inmiseria per
l'eternità, nei 'panni di un 'mendicante, egli che in vita si è arricchito a spese degli altri con la frode.
,:'!
50
M. P. CICCARESE
singolarmente nuova appare la concezione deUatregua con.
cessa solo a quelli fra i peccatori che in vita abbiano fatto
almeno qualcosa di buono; una versione originale dell'antica credenza giudaica nel riposo sabbatico dei dannati.·
diffusa anche in area cristiana a partire dal IV sec.65• Qui
alcuni personaggi vestiti di bianco a mo' di sacerdoti verso
l'ora sesta offrono ai dannati più meritevoli la manna presa
dal paradiso la quale, simile a nuvoletta,· viene posta loro
dinanzi al naso e alla bocca, sì che essi possano trarne refrigerio; un modo per accrescere il tormento degli altri peccatori, che rimpiangono ora amaramente di aver perso da
vivi ogni occasione di bene.
.
Con la visione delle regioni infernali ha termìne il vero
é proprio viaggio nell'aldilà; non rimane che il ritorno al .
monastero di Longoreto e il prodigioso rianimarsi del corpò che già tutti piangono morto (cc. ·18-19). L'attenzione
con cui sono disegnate le scene finali del viaggio e la cura
65 Cfr. I. Lévi, Le repos sabbatique des émes damnées, c Revue
des Etudes [uìves » 25,49 (1892), pp. 1·13.La convinzione che alle
anime dannate fosse accordata una sospensione delle pene per tutta
la durata del sabato è largamente attestata nel mondo giudaico
almeno dal III sec. d.C.; di qui essa è stata ereditata dai Cristiani,
naturalmente dopo la sostituzione del. sabato con la domenica;
come dimostra il giudizio esplicito di Agostino in proposito (Enchir.
12, PL 40,284-5).Si può affermare con una certa sicurezza che il
tramite di questo passaggio è costituito dalla Visio Pauli, il cui
autore sembra molto ben informato circa le usanze dei Giudeì del
suo tempo; il vastissimo influsso che quest'opera esercitò su tutto
l'Occidente nei secoli successivi (ne fanno fede le molteplici versioni e rimaneggiamenti del testo in latino) spiega la diffusione
della credenza nel riposo infernale, specie negli ambienti monastici
irlandesi, e il suo impiego nelle visioni dell'aldilà redatte in quel.
l'area. La prima testimonianza del genere sì trova in Prudenzio
(Cath. V 125-36,ed. cit., p. 27: Sunt et spirltibus saepe nocentibus I
poenarum celebres sub Styge [eriae I illa nocte sacer qua rediit
deus I stagnis ad supetos ex Acherunticis I ...I Marcent suppliciis
tartara mitibus I exultatque sui carceris otio I umbrarum populus
tiber ab ignibus J nec [ervent solito flumina sulpure), dove però
è concessa una tregua ai dannati solo una volta l'anno, la vigilia
di Pasqua, per commemorare la vittoriosa discesa di Cristo agli
inferi.
LA VISIO BARONTI
51
ininuziosa di ogni particolare sono un'ennesima prova che
tutto sommato l'interesse dell'autore è polarizzato sulle
realtà terrene, che egli conosce ed ama rappresentare nell'immediatezza del quotidiano 66. Al termine del suo' viaggio
oltremondano Baronto è accompagnato da un gruppo di
conviatores in pellegrinaggio verso la Poitiers di S. Ilario,
dai quali si accomiata una volta giunto sulla terra, in amoenia campania; a fargli da guida fino al monastero rimane
soltanto Framnoaldo, il confratello alla cui tomba Baronto
ha promesso di provvedere tutte le domeniche (v. n. 58).
Insieme entrano a pregare nella Chiesa di S. Pietro, le cui
porte si sono prodigiosamente spalancate davanti a loro,
e infine Baronto si ritrova solo e senza aiuto. privo del
cero benedetto e del corpo aereo ricevuto da Raffaele alla
partenza. Assalito dallo sgomento senza saper più cosa fare
- ed è tratto umano digrande veridicità, per uno che si
è visto così ben protetto fino a quel momento! - comincia
a trascinarsi per terra verso il proprio corpo; ma ecco un
colpo di vento lo solleva in alto sul' tetto, da dove può
contemplare la scena sottostante dei monaci che lo veglia:
no in preghiera; un secondo colpo di vento, per rientrare
nel corpo attraverso la bocca ", e finalmente può parlare,
per riferire ai confratelli .la sua incredibile avventura.
'.
n.
66 Come già detto nella
27, lo sviluppo dell'ultima parte della
visione con la descrizione del rientro nel corpo può essere preso
a testimone dell'evoluzione subita da' questo genere letterario da
Gregorio Magno a VB. Anche VF 31-32si sofferma su questo punto
con una certa ricchezza di particolari, ma con finalità assolutamente diverse: vuole infatti sottolineare la riluttanza del' protagonista a riprendere possesso del suo corpo, che. sente ' ormai
estraneo a sè, e la persistenza visibile degli effetti della 'visione
anche dopo il risveglio. Mentre in genere le altre visioni mostrano
punte più o meno accese di contemptus mundi (basti citare: per
tutte Val. di Bierzo ad Don. 1; p. 112: Volo, Domine, hic tecum
semper permanere, quia terra mea execrabilis et infanda est, nichil
in se bonum habens, nisi scandalum et perditionem), presentando
il protagonista in lacrime, tormentato dal rimpianto per la beatitudine gustata, al contrario Baronto non si mostra affatto dispiaciuto di riprendere la normalità della' sua esistenza corporea .:. :
67 Un altro particolare interessante e assolutamente originale,
M. P. CICCARESE
52
" :.. Si, conclude così (c.' 20) il; racconto' della, visione. .del
monaco Baronto: l'autore stesso dovette rendersi conto che
il suo opuscolo, rappresentava un quid novum rispetto, al
passo" di Gregorio Magno cui si era ispirato,' pertanto ID
tono .solenne ribadisce di essersi attenuto fedelmente alla
verità, pur+senza negareIa rusticità del suo linguaggio EIl.
Dappertutto in queste pagine si può scorgere l'impronta' di
una personalità non comune, dotata di autentico talento
narrativo, che. sa organizzare una vicenda' ricca' di personaggi e situazioni ben disegnati; Ia sua opera da una parte
tradisce un' carattere marcatamente popolare nell'immediatezza del' linguaggio rozzo e colorito,' dall'altra si inserisce
volutamente nel solco di tutta una, tradizione letteraria,
che' sì esempla sul modello dellevìsionì gregoriane. ! oi:»
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Università di Roma ; :' ; ",
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From the beginning of the VII century A.D. a new
literary genre makes itself increasingly more evident in the West.
It has as its theme the description of Visiones ofthe other world,
based on the visions related in the Dialogi of Gregory the Great.
Such literary dependence is visible,'for example, in the description
of paradise inserted into the vision of the little Augustus (Vitas
Sanctorum Patrum' Bmeretensium I, '14). I More original, however,
is the so-calledVisio Baronti, the first example of a vision conceived
as a literary genre in its own right:a1thoughit, retains thestyle
and themes that had by then become traditional,: the work offers
a lot of new ~cìntributions,the fruit of the author's fervid ìmagìnatìon,
he being gifted with a genuine narra~ive talent:1'~;' ',: .,. , ,- ;')
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SUMMARY.
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che rivela' lapreoccupaziòne dell'autore di render~ il ~~ò~~é~o~t~
verosimile inogni dettaglio; le altre, visioni tengono piuttosto
sottolineare l'aspetto misterioso' e jnlracoloso dell'evento. ..
:.:, ~ VB 20:. Si quls aliquis hunc opusculum ~ me [actum legen~
dum' in manibus acciperit, potest me de rusticitatem verbi reprehenäere; non potest de mendacii culpam redarguere. In effetti, il
latino di' questo autore è già una lingua barbarica, che non rispetta
neppure le norme più elementari della sintassi. classica:. le .desio
nenze sono alterate, declinazioni e conìugazìonì spesso scambiate
fra loro, raramente, osservati gli accordi in genere numero e caso.
Per l'esemplificazione, rimando alla già citata introduzione 'di W.
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Levìson..
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ROMANOBARBARICA 6