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LETTURE DEL RISORGIME:STO.
LETTURE DEL RISORGIMENTO.
colla libertà nella sa la de' cinquecento. Fu P unica volta che
Napoleone impallidi: ma pochi anni dopo egli commentava. dolorosamente nelPisola. di Sant' Elena quel pallore proferendo le
memorande parole: J'ai heurté les idées du siècle, et j' ai tout pe1'dt~.
Sira! per quanto v' è di pia. sacro, fate senno di quelle paro le. Volete voi morir tutto, e vilmente ~ La fama ha narrato
che nel 1821 uno schiavo tedesco insultò al principe Cado Alberto fuggiasco salutandolo re d' Italia. QueU' onta, Rire, vuoI
sangue. Spargetelo in nome di Dio, e lo scherno amaro ripiombi sulla testa, de' nostri oppressori: prendete quella corona:
essa è vostra, pU'r ché vogliate.
Attendete le solenni promesse. Conquistate P amore dei milioni. Tra P inno de' forti e dei liberi e il gemito degli schiavi,
scegliete il primo. Liberate l'Italia dai barbari e vi vete eterno!
Aff~rrate il momento.
Un altro momento, e non sarete piu in tempo. Rammentate
la lettera di Flores-Estrada a re Ferdina.ndo; rammentate quella
di Potter a Guglielmo di Nassau!
Si re r io v' bo detto la verità. Gli uomini liberi aspettano la
vostra risposta nei fntti. Qualunque essa sia, tenete fermo cbe
};l posterità proclamerà. in voi il primo tra gli uomini, o
l'ultimo de' tiranni italiani -. Scegliete r
rata principe, d'aurea sagacità, d' alma presenza, d'energici
sguardi; egli augusto eroe, immortale per celeberrime gesta,
scritte in aurei volumi ». Oh « viva il salvatol' nostro, viva! »
Cantiamo il duca di Modena.
Egli con Guglielmo d'Olanda e con Carlo di Francia, so stegno de' troni legittimi, dopo mancata 1'« eroina senza macchia », la donna « sublimata oltre la natura umana », la donna
« idolatrata dai realisti come da un amante ('.he adora. l'amata,
idolatrata non come una persona. ma come una causa ». E veramente questa donna infelice fu causa di un certo effetto elle
nuocerebbe alquanto alla causa de' re legittimi, se a difenderla.
non bastassero gli «energici sguardi» del duca di Modena.
Cantiamo gli sguardi del duca di Modena.
Egli è che di Modena fece una. ~ benedetta e privilegiata
città. »j e fortificò la « magistratura sopra i costumi », cbe
« polizia si denomina» i e mise in moto «pattuglie continue
di dl·agoni per far osservare la festa » . Egli ha stupendamente
saputo conciliare la riverenza. dovuta al pontefice con le usurpazioni che sui diritti ecclesiastici fecero i principi, non permettendo che scritto del papa sia senza l'exequatur ne' loro
dominii promulgato. Questo irriverente exequatur al buon duca
non piacque i cbé l'esecuzione de' religiosi ordinamenti non
deve dipendere dalla volontà. di principe o irreligioso o sciocco
od errante. Ma ben piaceva al buon duca il diritto censorio,
senza il quale non può essere cosa tollerabile al mondo . E però
che fec' egIi ~ All' exequatur sosti tU! nihil obstat; scoperta degna
del!' aurea sagacità di tal principe. Né giova il dire che nihil
obstat è politica elissi, la qual si risolve nel seguente co:strutto, nihil obstat qtdn exequatur : non giova notar cavillando
che il secondo motto è piu ingiurioso, perché fa pensare alla
·possibilità de ll' ostacolo. Nihil obstat rimarrà nella storia. degli
accorgimenti gesuitici un' i mmortale scope rta; e gl' inventori
della. « quasi-legittimità» ne suderanno d'invidia.
Per le qua.li cose io venera forte il duca. di Modena j e la
sua figlia adottiva 1 la Voce della Veritù, che combatte contro
il « pantano degli svergognati », e contro il « nulla del
v.
Niccolò Tommasèo.
Modena.
Dal vol. I degli Opuscoli inediti di f . Girolamo Savonarola. [Cos!
il Tommasèo intitolò Ull suo libro di politica italiana composto e pubblicato in Parigi nel 1835 e 36].
C
Cantiamo il duca di Modena. Egli « clementissimo sovrano
padrc (parole adoperate dalla Voce della Verità); egli sospi-
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LETTURE DEL RISORGIMENTO.
fango ~, e contro la. « paIpabile impotenza », e contro r « imbecillità del criterio » : la. Gazzetta dell' Italia centrale, che
trae dalP inferno le sue metafore, contro i «venduti anima
e corpo al demonio della rivolta :>, contro gli «scandali di cui
si fa riso e festa in inferno », contro la« diabolica ispirazione »,
contro la « primogenita di Satanasso. » Presto, grida la Gazzetta dell' Italia centrale, deh presto « sia colma la misura
della di villa vendetta. Cesserà tosto, cesserà. l'esistenza di questi
iniqui. E tra noi molti e molti desiderano che il fuoco cope.l'to
sotto cenere ingannatrice metta finalmente le sue faville, perché
si possano spegnere l'ultima. volta nel sangu,e di quegl' impe,nitenti che ricevettero col bacio di Satanasso il pegno dell' infernale loro missione ». Le quali parole, in piana lingua recate,
significano: noi desideriamo chp. siano commessi delitti, perché
p ira nostra di delitti abbisogna : noi pl'ofetiamo con voluttà le
sventure, purchè sventure de' nostri nemici. Presto potremo perseguitarli e incatenarli ed ucciderli: deh che ristanno~ Noi siamo
assetati di giustizia e di sangue. Anime d'inferno, per pietà,
non vogliate essere model'ati; non ingannate la nostra cocente
speranza. O Vergine santissima, donaci una dozzina di teste
scomunicate, e noi ne faremo monile al verginale tuo coUo.
Siccome il cervo desidera alle fonti dell' acqua, e cosi noi,
anime sante, aneliamo a battaglia. Leggiadro e devoto spettacolo entrare nel tempio, e là. tra il vestibolo e l'altare vedere
strozzato un inviato di Satanasso i poi a mezzo il tempio una
forca a guisa di cero propiziatorio; e dinanzi al sacramento
poter con le proprie mani scannare un' ostia imprecata! Se in
nome di Dio le stragi si fanno, perché Don nel tempio di Di01
al suon festoso de' sacri bronzi ~ per le mani d'un vescov01 o
del duca istesso, del principe sospirato 1 Oh trionfatore delIa
diabolica progenie di Polonia, il tuo zelo è santo, la tua. religione è la nostra .. Or, perché tutti trucidar non possiamo questi
milioni d'iniqui, al1a tua Siberia, o Niccolò, li affidiamo. Sii
tu, piissimo} lo sghel'l'o nosh·o.
Cosi la Voce della Verità, decorata dall' « eccelso patrocinio
del duca» di Modena, onora gli oracoli divini che dicono
LETTORE DEL RISORGIM.ENTQ.
( Iacopo, ep. 11) « Giudizio senza misericordia a colui che non
fece misericordia ». E son questi che piangono su lla l"eligione
conculcata, son questi che accoppiano il nome di Francesco IV
al nome delle piu venerabili cose che faceiano grande l'umanità..
No: nel linguaggio d'ira si stolta, di si vile vendetta, non è la
verità, non è Dio. Voi siete atei di fatto, mentite a voi stessi.
Ma giova che dalla bocca di tali uomini tali parole si ascoltino. Chi mai crederebbe che umano pensiero possa degradarsi
tanto se questi documenti non fossero 1- Il principe di Canosa,
il baH Samminiatelli, il conte Leopardi, sono apostoli di libertà.
eloquentissimi: e se d'altra parte gli errori degli uomini a libertà devoti non isvogliassero molti buoni, basterebbe la. Voce
della Verità a convertirli a piu libel'ali pensieri. Oh lo stran o
rivolgimento che deve essersi compiuto negli animi e nelle
cose, perché dovessero i difensori dell' ordine porger l'esempio
d'una licenza COSl svergognata di dire i perché le due pal"ti
avverse dovessero non della propria ma delle altrui stoltezze
~iutarsi! E amici e nemici di libertà son festuche agitate in
verticosi giri dal vento, allnunziatrici della sovrastante tempesta.
Or alla Voce della Verità ritornand0 7 in altra guisa Don
possono ragionare uomini che chiamano inc orreggibili i popoli, e però Don trattabili se non con rimedii disperati j ed
esaltano la giustizia dell' impero ottomanno. Ma qui non sono
tutte le conseguenze legittime di quelle dottrine. Non basta che
il duca di Modena proscri va ogni libro dove ricorrano i nomi
di libertà, di patria., d'Italia; nOll basta che chiuda le scuole
dove s'acquista la terribile facoltà di leggere; gli è forza o
proibire o mutilare la Bibbia, dov' è parlato dei diritti de' popoli, de' delitti de' principi j gli è forza imporre una multa sulle
parole, una censura sui pensieri, pena di morte o di carcere
duro sui desiderii j gli è forza taglieggiare gli uomini a lui sospetti, come già. fece gli ebrei, proibire a ~ostoro la generazion e,
acciocché non n'escano figli dannati e ribelli.
Non basta. Il ducato di Modena non può godere in pace i
frutti del suo governo, se tutti gli stati circostanti non siena alle
medesime norme attemprati. Forza è dunque propagar il terrore,
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LE'I'TURE DEL RISORGIMENTO.
LETTURE DEL RISORGIMENTO.
tentar di convertire l'Italia intera. in un earcere duro, compire
con la parola, non potendo con l'opera, P uffizio di carnefice.
Non basta. Molte nazioni d'Europa, tal une all' Italia confinanti, sono contaminate di micidiale veleno. Converrebbe 3istruggerle: ma, poichè tanto al duca di Modena non è concesso,
cbe resta egli a fal'e? Mattina e sera volgersi a Dio clementissimo e pregare con lacrime cbe le uccida i maledire ogni ora
del giorno, maledire con serafica devozione i disprezzati nemici i supplicare il padre comune che renda agi' iniqui doppiamente rabbiosa la vita, doppiamente crudele la morte, fin nei
sacrarii della morte ,spargere la calunnia. e ]0 scherno.
Non sanno quel che si chieggano gli sciagurati, quando
chieggono sangue. Riesciranno a mietere poche teste j ma, purificata lo. causa de' popoli dalle follie che la velano e la deturpano, si mostrerà. tutt' a un tratto nella sua bella e terribile
nudità: il movimento che lieve e sparso pal'eva, apparrà. profondo e continovo: non si vedranno pochi forsennati che
simulano con lo scalpitare de' piedi il tremito della terraj sarà
la terra che trema, i monti che fumano al tocco di Dio.
contendevano il dominio d'ogni provincia, d'ogni città, d'ogni
comune. Odiavano e combattevano fraternamente. Combattevano
per frazioni, non ordinate a un piano generale d'azione. Le
alternative di vittoria e rovina erano frequenti, e la vittoria
degli uni cacciava una gente intera a ramingar per l'Italia. Il
papa e l' imperatore vegliavano su quelle gare, come lo sciacal
sulle guerre del Eone, presti a gittarsi sugli avanzi della battaglia per estendere il dominio sui cadaveri degli estinti.
Erano g uerre infami, - pure, non foss' altro, italiane. Erano
proscrizioni, ma proferite da gente italiana e sofferte in terra
italiana. Lo stnniero non aveva ancora il privilegio della persecuzione. Si moriva combattendo ferocemente, all' aria aperta,
senza lente torture. Traluceva da quei fatti da quelle stragi un
non so che di virile: un alito di potenza italiana che raCCODsolava il inori re all' anime generose.
Oggi, si more lentamente, penosamente e in silenzio, nel
profondo d' una prigione, con una catena austriaca al piede,
con una sentinella austriaca che veglia il sospiro ultimo, senza
conforto d'una parola italiana, senza un varco alla maledizione,
che il labbro mormora negli aneliti dell' agonia: o pure, in esilio
sovra una terra straniera, fra l'insulto della compa.ssione, e
l'orgoglio insoffribile della prosperità. altrui, bevendo a so rsi
la disperazione, pascendo l'animo d'una speranza e d'un v6to
che i g iorni rinforzano So:lnza soddisfarlo. È ventura, se un grido
di lib ertà, una voce alla patria non attirano persecuzioni al
proscritto, anche sulla terra consecrata dalla libertà. E ventura, s' egIi non deve tremar pei suoi cari, che il tiranno, irato
della vittima che gli è sottratta, sorveglia. e percote.
E le madri ~ - Quante maledizioni di madri fanno corona
alla testa di Metternicb~ quanto gemito di madri erra dall'Italia alla. Francia o dalla Francia all' Italia, perché anche
le madri sanno P esi1io~ Gemito secreto che nessuno può intendere, che non conosce parola, che non si rivela se non oell'occhio e nel labbro tremante: gemito inconfortato, che accusa
la bassa ferocia dell' oppressore e la codardia degli oppressi,
perché certo, se v' è tempo che l'icbiami a ul.e nte le parole di
VI.
Giuseppe Mazzini.
Enrichetta Castiglioni.
(1833). -
Dal voI.
ili
degli Scritti editi e inediti.
o fodunate!
E ciascuna era certa
Della sua sepoltura , ...
DANTE.
Quando Dante mandava quel gemito, l'Italia era campo,
eom' è in oggi, di proscrizioni) di persecuzioni, d' esili i. Nessuno
era certo di lasciare le sue ossa al terreno che ricopriva l'ossa
dei padri. Gli italiani erano divisi in sette, in fazioni che si
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52 Niccolò Tommasèo. - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli