52 53 LETTURE DEL RISORGIME:STO. LETTURE DEL RISORGIMENTO. colla libertà nella sa la de' cinquecento. Fu P unica volta che Napoleone impallidi: ma pochi anni dopo egli commentava. dolorosamente nelPisola. di Sant' Elena quel pallore proferendo le memorande parole: J'ai heurté les idées du siècle, et j' ai tout pe1'dt~. Sira! per quanto v' è di pia. sacro, fate senno di quelle paro le. Volete voi morir tutto, e vilmente ~ La fama ha narrato che nel 1821 uno schiavo tedesco insultò al principe Cado Alberto fuggiasco salutandolo re d' Italia. QueU' onta, Rire, vuoI sangue. Spargetelo in nome di Dio, e lo scherno amaro ripiombi sulla testa, de' nostri oppressori: prendete quella corona: essa è vostra, pU'r ché vogliate. Attendete le solenni promesse. Conquistate P amore dei milioni. Tra P inno de' forti e dei liberi e il gemito degli schiavi, scegliete il primo. Liberate l'Italia dai barbari e vi vete eterno! Aff~rrate il momento. Un altro momento, e non sarete piu in tempo. Rammentate la lettera di Flores-Estrada a re Ferdina.ndo; rammentate quella di Potter a Guglielmo di Nassau! Si re r io v' bo detto la verità. Gli uomini liberi aspettano la vostra risposta nei fntti. Qualunque essa sia, tenete fermo cbe };l posterità proclamerà. in voi il primo tra gli uomini, o l'ultimo de' tiranni italiani -. Scegliete r rata principe, d'aurea sagacità, d' alma presenza, d'energici sguardi; egli augusto eroe, immortale per celeberrime gesta, scritte in aurei volumi ». Oh « viva il salvatol' nostro, viva! » Cantiamo il duca di Modena. Egli con Guglielmo d'Olanda e con Carlo di Francia, so stegno de' troni legittimi, dopo mancata 1'« eroina senza macchia », la donna « sublimata oltre la natura umana », la donna « idolatrata dai realisti come da un amante ('.he adora. l'amata, idolatrata non come una persona. ma come una causa ». E veramente questa donna infelice fu causa di un certo effetto elle nuocerebbe alquanto alla causa de' re legittimi, se a difenderla. non bastassero gli «energici sguardi» del duca di Modena. Cantiamo gli sguardi del duca di Modena. Egli è che di Modena fece una. ~ benedetta e privilegiata città. »j e fortificò la « magistratura sopra i costumi », cbe « polizia si denomina» i e mise in moto «pattuglie continue di dl·agoni per far osservare la festa » . Egli ha stupendamente saputo conciliare la riverenza. dovuta al pontefice con le usurpazioni che sui diritti ecclesiastici fecero i principi, non permettendo che scritto del papa sia senza l'exequatur ne' loro dominii promulgato. Questo irriverente exequatur al buon duca non piacque i cbé l'esecuzione de' religiosi ordinamenti non deve dipendere dalla volontà. di principe o irreligioso o sciocco od errante. Ma ben piaceva al buon duca il diritto censorio, senza il quale non può essere cosa tollerabile al mondo . E però che fec' egIi ~ All' exequatur sosti tU! nihil obstat; scoperta degna del!' aurea sagacità di tal principe. Né giova il dire che nihil obstat è politica elissi, la qual si risolve nel seguente co:strutto, nihil obstat qtdn exequatur : non giova notar cavillando che il secondo motto è piu ingiurioso, perché fa pensare alla ·possibilità de ll' ostacolo. Nihil obstat rimarrà nella storia. degli accorgimenti gesuitici un' i mmortale scope rta; e gl' inventori della. « quasi-legittimità» ne suderanno d'invidia. Per le qua.li cose io venera forte il duca. di Modena j e la sua figlia adottiva 1 la Voce della Veritù, che combatte contro il « pantano degli svergognati », e contro il « nulla del v. Niccolò Tommasèo. Modena. Dal vol. I degli Opuscoli inediti di f . Girolamo Savonarola. [Cos! il Tommasèo intitolò Ull suo libro di politica italiana composto e pubblicato in Parigi nel 1835 e 36]. C Cantiamo il duca di Modena. Egli « clementissimo sovrano padrc (parole adoperate dalla Voce della Verità); egli sospi- 54 LETTURE DEL RISORGIMENTO. fango ~, e contro la. « paIpabile impotenza », e contro r « imbecillità del criterio » : la. Gazzetta dell' Italia centrale, che trae dalP inferno le sue metafore, contro i «venduti anima e corpo al demonio della rivolta :>, contro gli «scandali di cui si fa riso e festa in inferno », contro la« diabolica ispirazione », contro la « primogenita di Satanasso. » Presto, grida la Gazzetta dell' Italia centrale, deh presto « sia colma la misura della di villa vendetta. Cesserà tosto, cesserà. l'esistenza di questi iniqui. E tra noi molti e molti desiderano che il fuoco cope.l'to sotto cenere ingannatrice metta finalmente le sue faville, perché si possano spegnere l'ultima. volta nel sangu,e di quegl' impe,nitenti che ricevettero col bacio di Satanasso il pegno dell' infernale loro missione ». Le quali parole, in piana lingua recate, significano: noi desideriamo chp. siano commessi delitti, perché p ira nostra di delitti abbisogna : noi pl'ofetiamo con voluttà le sventure, purchè sventure de' nostri nemici. Presto potremo perseguitarli e incatenarli ed ucciderli: deh che ristanno~ Noi siamo assetati di giustizia e di sangue. Anime d'inferno, per pietà, non vogliate essere model'ati; non ingannate la nostra cocente speranza. O Vergine santissima, donaci una dozzina di teste scomunicate, e noi ne faremo monile al verginale tuo coUo. Siccome il cervo desidera alle fonti dell' acqua, e cosi noi, anime sante, aneliamo a battaglia. Leggiadro e devoto spettacolo entrare nel tempio, e là. tra il vestibolo e l'altare vedere strozzato un inviato di Satanasso i poi a mezzo il tempio una forca a guisa di cero propiziatorio; e dinanzi al sacramento poter con le proprie mani scannare un' ostia imprecata! Se in nome di Dio le stragi si fanno, perché Don nel tempio di Di01 al suon festoso de' sacri bronzi ~ per le mani d'un vescov01 o del duca istesso, del principe sospirato 1 Oh trionfatore delIa diabolica progenie di Polonia, il tuo zelo è santo, la tua. religione è la nostra .. Or, perché tutti trucidar non possiamo questi milioni d'iniqui, al1a tua Siberia, o Niccolò, li affidiamo. Sii tu, piissimo} lo sghel'l'o nosh·o. Cosi la Voce della Verità, decorata dall' « eccelso patrocinio del duca» di Modena, onora gli oracoli divini che dicono LETTORE DEL RISORGIM.ENTQ. ( Iacopo, ep. 11) « Giudizio senza misericordia a colui che non fece misericordia ». E son questi che piangono su lla l"eligione conculcata, son questi che accoppiano il nome di Francesco IV al nome delle piu venerabili cose che faceiano grande l'umanità.. No: nel linguaggio d'ira si stolta, di si vile vendetta, non è la verità, non è Dio. Voi siete atei di fatto, mentite a voi stessi. Ma giova che dalla bocca di tali uomini tali parole si ascoltino. Chi mai crederebbe che umano pensiero possa degradarsi tanto se questi documenti non fossero 1- Il principe di Canosa, il baH Samminiatelli, il conte Leopardi, sono apostoli di libertà. eloquentissimi: e se d'altra parte gli errori degli uomini a libertà devoti non isvogliassero molti buoni, basterebbe la. Voce della Verità a convertirli a piu libel'ali pensieri. Oh lo stran o rivolgimento che deve essersi compiuto negli animi e nelle cose, perché dovessero i difensori dell' ordine porger l'esempio d'una licenza COSl svergognata di dire i perché le due pal"ti avverse dovessero non della propria ma delle altrui stoltezze ~iutarsi! E amici e nemici di libertà son festuche agitate in verticosi giri dal vento, allnunziatrici della sovrastante tempesta. Or alla Voce della Verità ritornand0 7 in altra guisa Don possono ragionare uomini che chiamano inc orreggibili i popoli, e però Don trattabili se non con rimedii disperati j ed esaltano la giustizia dell' impero ottomanno. Ma qui non sono tutte le conseguenze legittime di quelle dottrine. Non basta che il duca di Modena proscri va ogni libro dove ricorrano i nomi di libertà, di patria., d'Italia; nOll basta che chiuda le scuole dove s'acquista la terribile facoltà di leggere; gli è forza o proibire o mutilare la Bibbia, dov' è parlato dei diritti de' popoli, de' delitti de' principi j gli è forza imporre una multa sulle parole, una censura sui pensieri, pena di morte o di carcere duro sui desiderii j gli è forza taglieggiare gli uomini a lui sospetti, come già. fece gli ebrei, proibire a ~ostoro la generazion e, acciocché non n'escano figli dannati e ribelli. Non basta. Il ducato di Modena non può godere in pace i frutti del suo governo, se tutti gli stati circostanti non siena alle medesime norme attemprati. Forza è dunque propagar il terrore, 56 57 LE'I'TURE DEL RISORGIMENTO. LETTURE DEL RISORGIMENTO. tentar di convertire l'Italia intera. in un earcere duro, compire con la parola, non potendo con l'opera, P uffizio di carnefice. Non basta. Molte nazioni d'Europa, tal une all' Italia confinanti, sono contaminate di micidiale veleno. Converrebbe 3istruggerle: ma, poichè tanto al duca di Modena non è concesso, cbe resta egli a fal'e? Mattina e sera volgersi a Dio clementissimo e pregare con lacrime cbe le uccida i maledire ogni ora del giorno, maledire con serafica devozione i disprezzati nemici i supplicare il padre comune che renda agi' iniqui doppiamente rabbiosa la vita, doppiamente crudele la morte, fin nei sacrarii della morte ,spargere la calunnia. e ]0 scherno. Non sanno quel che si chieggano gli sciagurati, quando chieggono sangue. Riesciranno a mietere poche teste j ma, purificata lo. causa de' popoli dalle follie che la velano e la deturpano, si mostrerà. tutt' a un tratto nella sua bella e terribile nudità: il movimento che lieve e sparso pal'eva, apparrà. profondo e continovo: non si vedranno pochi forsennati che simulano con lo scalpitare de' piedi il tremito della terraj sarà la terra che trema, i monti che fumano al tocco di Dio. contendevano il dominio d'ogni provincia, d'ogni città, d'ogni comune. Odiavano e combattevano fraternamente. Combattevano per frazioni, non ordinate a un piano generale d'azione. Le alternative di vittoria e rovina erano frequenti, e la vittoria degli uni cacciava una gente intera a ramingar per l'Italia. Il papa e l' imperatore vegliavano su quelle gare, come lo sciacal sulle guerre del Eone, presti a gittarsi sugli avanzi della battaglia per estendere il dominio sui cadaveri degli estinti. Erano g uerre infami, - pure, non foss' altro, italiane. Erano proscrizioni, ma proferite da gente italiana e sofferte in terra italiana. Lo stnniero non aveva ancora il privilegio della persecuzione. Si moriva combattendo ferocemente, all' aria aperta, senza lente torture. Traluceva da quei fatti da quelle stragi un non so che di virile: un alito di potenza italiana che raCCODsolava il inori re all' anime generose. Oggi, si more lentamente, penosamente e in silenzio, nel profondo d' una prigione, con una catena austriaca al piede, con una sentinella austriaca che veglia il sospiro ultimo, senza conforto d'una parola italiana, senza un varco alla maledizione, che il labbro mormora negli aneliti dell' agonia: o pure, in esilio sovra una terra straniera, fra l'insulto della compa.ssione, e l'orgoglio insoffribile della prosperità. altrui, bevendo a so rsi la disperazione, pascendo l'animo d'una speranza e d'un v6to che i g iorni rinforzano So:lnza soddisfarlo. È ventura, se un grido di lib ertà, una voce alla patria non attirano persecuzioni al proscritto, anche sulla terra consecrata dalla libertà. E ventura, s' egIi non deve tremar pei suoi cari, che il tiranno, irato della vittima che gli è sottratta, sorveglia. e percote. E le madri ~ - Quante maledizioni di madri fanno corona alla testa di Metternicb~ quanto gemito di madri erra dall'Italia alla. Francia o dalla Francia all' Italia, perché anche le madri sanno P esi1io~ Gemito secreto che nessuno può intendere, che non conosce parola, che non si rivela se non oell'occhio e nel labbro tremante: gemito inconfortato, che accusa la bassa ferocia dell' oppressore e la codardia degli oppressi, perché certo, se v' è tempo che l'icbiami a ul.e nte le parole di VI. Giuseppe Mazzini. Enrichetta Castiglioni. (1833). - Dal voI. ili degli Scritti editi e inediti. o fodunate! E ciascuna era certa Della sua sepoltura , ... DANTE. Quando Dante mandava quel gemito, l'Italia era campo, eom' è in oggi, di proscrizioni) di persecuzioni, d' esili i. Nessuno era certo di lasciare le sue ossa al terreno che ricopriva l'ossa dei padri. Gli italiani erano divisi in sette, in fazioni che si