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Studio Bibliografico Pera s.a.s.
Corte del Biancone, 5 Lucca
Tel./Fax: +39 0583 955824
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Elenco Opere, con schede integrali, presentate alla:
Milano, 7 – 9 marzo 2014
Palazzo Mezzanotte, Piazza Affari
Stand n° 20
Pg. 2 Testi antichi e rari
Pg.44 Francesco Redi (Arezzo, 1626 – 1697), naturalista, medico e letterato
Pg.49 Medicina, Chimica, Alchimia, Ermetismo
Pg.57 Giochi
Pg.62 Grandi Opere (non presenti in Mostra)
Pg.76 Autografi
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Testi antichi e rari
110419 ALIGHIERI Dante. DANTE. Con una breve e sufficiente dichiarazione del
senso letterale diversa in più luoghi da quella degli antichi Comentatori. Alla Santità
di N.S. Clemente XII. In Lucca, per Sebastiano Domenico Cappuri, 1732.
Opera completa in tre volumi, contenenti le tre cantiche della "Commedia".
Cm.20x13,3. Pg.(20), 261, (3 non numerate con errata); 273, (4 non numerate); 294,
(5 non numerate). Legature coeve in piena pergamena rigida, con unghie, con titoli
manoscritti ai dorsi. Minima mancanza al piatto anteriore del terzo volume. Tagli
spruzzati. Alcuni cartigli e capilettera incisi. Fregio silografico al frontespizio del
primo volume. Capolettera xilografico animato alla dedicatoria. Fresco esemplare,
salvo fisiologiche lievi bruniture alle carte. Assai rara prima edizione, stampata a
Lucca, della "Commedia" dantesca annotata dal Padre gesuita Pompeo Venturi
(Siena, 1693-1752). L'opera venne stampata a spese della Compagnia del Gesù,
curata da Giovan Battista Placidi, anch'egli senese e gesuita. E' unanimemente
considerata come il primo commento moderno alla "Commedia", godendo di vasta
fama e numerose ristampe sino alla metà dell'Ottocento. Su di essa spesero positive
parole sia Vico (“difficil nesso di chiarezza e brevità”) che Croce. > Graesse, II, 330,
"C'est la première édition du comment. de Pompeo Venturi, jésuite, devenue assez rare:
on la trouve announcée aussi sous l'ddresse de G.Battista Placidi". Volpi / De Romanis,
"L'Autore di questa Dichiarazione è il P. Pompeo Venturi gesuita. Fu questa riprodotta
anonima nel 1739 in Venezia dal Pasquali, poi nel 1749 con varie giunte; e quindi col
titolo di "Comento" ricomparve in seguito più volte col nome dell'Autore, come
vedremo in appresso. Tutte le edizioni col detto "Comento" seguono sempre il famoso
testo degli Accademici; e forse è perciò che in Toscana si è spesso ristampato, e vi gode
ancora molta riputazione". Mambelli, 59. Melzi, I, 275, "Questa è la prima edizione di
Dante col commento del P.Pompeo Venturi, gesuita, miseramente ristretto dal P.
Giovanni Battista Placidi, correligioso del Venturi, che alcune poche cose di suo per
entro vi aggiunse...". Gamba, 3394, "In questa prima, e divenuta rara edizione, non
leggesi il nome del P. Pompeo Venturi, cui è la Dichiarazione o Comento attribuito....".
De Batines, I, 106. Graesse, II, 505.
€ 1.400
114341 ALMANACCO REALE PER L'ANNO 1830. Milano, dalla Reale Stamperia,
(1830). Cm.21,7x14,2. Pg.LXIV, 488. Legatura leggermente allentata in mz.pelle
coeva con titoli e fregi in oro al dorso e piatti marmorizzati.
€ 250
116048 ARALDI Lodovico. L'ITALIA NOBILE NELLE SUE CITTA', E NE'
CAVALIERI FIGLI DELLE MEDE[SI]ME. I quali d'anno in anno sono stati insigniti
della Croce di San Giovanni e di San Stefano. Opera di Lodovico Araldi dedicata alli
Nobilissimi Cavalieri delle sudette due Invittissime Religioni. In Venezia, Presso
Andrea Poleti, 1722.
Prima edizione. Cm.14,7x8,4. Pg.(16), 386. Legatura coeva in piena pergamena
semirigida con titoli manoscritti al dorso. Piccolo cartiglio inciso a piena pagina
all'inizio del testo. Interessante repertorio, in edizione originale, contenente un
dovizioso elenco delle famiglie aristocratiche italiane, suddivise con criterio
geografico e cronologico, che hanno espresso membri dell'Ordine di Santo Stefano e
di San Giovanni. > Spreti, 165, cita un'edizione successiva del 1792.
€ 300
116187 ARISTOTELE. ARISTOTELIS STAGIRITAE PARVA QUAE VOCANT
NATURALIA. Omnia in latinum conversa, & antiquorum more explicata a Nicolao
Leonico Thomaeo. Eiusdem opuscula nuper in lucem edita. Item eiusdem dialogi,
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quotquot extant. Parisijs, Ex Calcographia Ludovici Cyanii Gandavi, impensis
Simonis Colinaei, 1530.
"De Sensu & sensili. De Memoria & reminiscentia. De Somno & vigilia. De
Insomnijs. De Divinatione per somnia. De Animalium motione. De Animalium
incessu. De Extensione & brevitate vitae. De Iuventute & Senectute, Morte & Vita, &
de Spiratione". Testo latino. Cm.29,7x20,6. Pg.(16), 373, (3). Seguono i due testi del
Leonico, impressi sempre nello stesso anno dal medesimo tipografo, ma con
frontespizio e numerazione autonoma delle pagine: "Nicolai Leonici Thomaei
Opuscula nuper in lucem edita, scilicet Paraphrasis in Commentariolum Aristotelis de
Animalium motione. Paraphrasis in eiusdem Philosophi libellum de Animalium
Ingressu. Quaestiones quaedam naturales cum amatoriis problematibus XX.
Conversio mechanicarum quaestionum Aristotelis cun figuris et annotationibus
quibusdam. Procli Lycii Explicatio Platonis ex Timaeo, ubi de animorum generatione
agtur, in latinum conversa, cum numerorum harmoniarumque multiplici figura"
(pg.126, (2) e "Nicolai Leonici Thomaei Dialogi nunc primum in lucem editi,
Trophonius: sive de divinatione. Bembus: sive de animorum immortalitate. Alverotus:
sive de tribus animorum vehiculis. Peripateticus: sive de nominum inventione.
Sadoletus: sive de precibus. Sannutus: sive de compescendo luctu. Phoebus: sive de
aetatum moribus. Severinus: sive de relativorum natura. Bonominus: sive de alica.
Sannutus: sive de ludo talario. Bembus: sive de animoru essentia" (pg.83, (9).
Legatura in mz.pergamena che presenta forellini e tarlature al dorso. Tassello con
titoli e fregi in oro al dorso a quattro nervature. Piatti e fogli di guardia decorati.
Alcune figure incise nel testo. Capilettera ornati. Alone rossastro che interessa il
margine esterno nella parte centrale del volume. Minima, ininfluente tarlatura al
margine inferiore dall pg.293 alla pg.374. A ciascuno dei tre frontespizi marca
tipografica con satiro alato. Le presenti dissertazioni, dette "Naturalia parva",
dedicate alla comprensione del senso, della memoria, del sonno, dei sogni, etc., sono
da inserirsi negli scritti naturali di Aristotele. La presente, assai rara, edizione si
deve alle cure di Niccolò Leonico Tomeo e fu pubblicata la prima volta nel 1522 a
Venezia, presso Vitali. Il Leonico Tomeo (Venezia, 1456-1531) fu uno dei più
accreditati studiosi aristotelici, attivo a Padova e a Venezia, stimato da Erasmo da
Rotterdam. Di lui si hanno anche versioni dei "Moralia" di Platone, della
"Geographia" di Pausania e di alcune opere mediche di Galeno. > Adams, I, A, 1889
per i testo di Aristotele. Sempre Adams, I, L, 503 e 508, per i rimanenti due testi. € 2.300
107605 AZZONE. SUMMA AZONIS LOCUPLES IURIS CIVILIS THESAURUS.
Hactenus depravatissima, nunc autem iugi sedulitate & exquisito studio D.Henrici
Dresij L.L.Licentiati, in octies mille & amplius, locis ex fide emendata, ac suo
pristino nitore recens restituta. Quibus accedunt quarundam veterum Apostillarum et
Additionum castigationes, et quaedam Annotatiunculae marginales, ab eodem in
gratiam tyronum adiectae. Venetiis, Apud Franciscum Bindonum, 1566.
"Una cum quibusdam aliis commoditatibus, ut subiecta epistola latius declarat".
"Accessere insuper eiusdem Azonis quaestiones, quae Brocardicae appellantur, à
doctissimis diu desideratae, & è tenebris iam erutae, nunc primum in lucem editae".
"Adiectus quoque rerum, et verborum toto opere memorabilium, geminus index".
Opera in due parti in unico volume. Testo latino, su due colonne. Cm.32x21,6.
Pg.(80), 644 (con doppia numerazione per pagina), (8). Segue, con frontespizio
autonomo, "Brocardica Aurea Azonis bononiensis .... in quibus omnes fere iuris
antinomiae resoluuntur, atque concordantes leges sub suis locis collocantur. Nunc
demum postliminio restituta, & ad studiosorum commodum in lucem aedita. Accessit
tabula rubricarum & index omnium locorum communium, qui in hoc libro
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continentur, quo lectoribus facilissime succuratur". Venetiis, Apud Franciscum
Bindonum 1566. Pg.(4), 86 (con doppia numerazione per pagina). Legatura in piena
pergamena, rinforzata al dorso. Cartigli e capilettera incisi. I due frontespizi sono
caratterizzati da marca tipografica raffigurante un occhio aperto poggiato sopra uno
scettro sostenuto da una mano su cui è avvolto un serpente che si morde la coda. Ai
lati dello scettro due ramoscelli piegati in forma circolare. Assai fresco esemplare,
solo lieve alone alle ultime sei carte. Azzone (Bologna, 1150–1225) fu allievo del
celebre glossatore bolognese Giovanni Bassiano. "Il suo nome, qualificato come
legum doctor, compare in numerosi documenti pubblici e privati del Chartularium
Studii Bononiensis, l'archivio dell'università (chiamata Studium fin dal 1088, anno
della fondazione) di Bologna, spesso accompagnato a quello di Ugolino del Prete,
suo collega di insegnamento. L'ultimo documento in cui vi è traccia del nome di
Azzone è datato 1220. Scomparve qualche anno dopo, nel 1225 (alcune fonti
riportano il 1230 come data di morte). L'opera principale di Azzone è la "Summa
codicis", che ebbe un immenso successo e avrebbe rappresentato il manuale di diritto
romano per eccellenza nel Medioevo. La prima versione, Summa super Codicem, fu
scritta tra il 1208 e il 1210 e fu erroneamente attribuita a Rogerio. Con il nome di
Summa codicis e nella versione finale, per secoli fu considerata il manuale del
perfetto giurista per antonomasia: era obbligatoria la sua conoscenza per poter
accedere al collegio dei dottori di legge. Un aneddoto racconta che fu coniato
appositamente un motto molto diffuso negli ambienti giuridici: "Chi non ha Azzo, non
vada a palazzo", per significare che la mancata conoscenza della Summa era
condizione ostativa all'accesso alla carriera degli aspiranti dottori in legge.
Sull'esattezza del nome vi è incertezza: dalle fonti, ci è pervenuto in varie forme come
Azzone Soldanus, Azzone dei Porci, Azo, Azone, Azzo, Azzolenus e Azolino Porcius o
Portius" (da "wikipedia"). I "Brocarda" della seconda parte sono una sorta di
proverbi giuridici, sull'esempio di Ottone Pavese. > Sapori, 143-144, cita le edizioni
1572 e 1581. Adams, I, 2365.
€ 2.200
114299 BOCCACCIO Giovanni. DELLA GENEOLOGIA DE GLI DEI DI M.
GIOVANNI BOCCACCIO. Libri quindeci, ne' quali si tratta dell'Origine, &
discendenza di tutti gli Dei de' Gentili. Con la spositione de' sensi allegorici delle
Favole: & con la dichiaratione dell'Historie appartenenti à detta materia. Tradotta
già per M. Gioseppe Betussi, et hora di nuovo con ogni diligenza revista, & corretta.
In Venetia, Appresso la Compagnia degli Uniti, 1585.
"Aggiuntavi la vita di M. Giovanni Boccaccio, con le tavole de' Capitoli, & di tutte le
cose degne di memoria". Opera dedicata al Serenissimo S. Guglielmo Gonzaga Duca
di Mantova & di Monferrato. Cm.20,2x14. Pg.(40), 536 numerate solo al recto.
Legatura in piena pergamena molle con titoli manoscritti al dorso. Marca tipografica
con un sole che dirada le nuvole, con il motto "Frustra Oppositae", impresso al
frontespizio. Capilettera incisi. Notazioni manoscritte di proprietà al foglio di guardia.
La "Genealogia degli dei" ("De Genealogiis deorum gentilium") è una delle ultime
opere di Giovanni Boccaccio, composta in latino all'incirca tra il 1350 e il 1368. E'
un trattato "moderno" di mitologia, in cui l'Autore enuncia i prodromi della mitologia
greca e latina. La traduzione si deve all'umanista bassanese Giuseppe Betussi. >
Adams, I/B, 2176. Brunet, I, 986; e Graesse, I, 446, citano altre edizioni cinquecentesche,
sempre nella versione del Betussi.
€ 500
116213 BOIARDO Matteo Maria. ORLANDO INNAMORATO DEL SIGNOR
MATTEO MARIA BOIARDO CONTE DI SCANDIANO. Insieme con i tre Libri di
Nicolo degli Agostini, nuovamente riformato per M.Lodovico Domenichi, con gli
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Argomenti, le Figure accomodate al principio d'ogni Canto, e la Tavola di ciò, che
nell'opera si contiene. In Vinegia, appresso Girolamo Scotto, 1553.
Opera in due parti raccolte in unico volume, dedicata da Lodovico Domenichi a
Giberto Pio di Sassuolo. Cm.20,8x13,9. Pg.484; 362, numerate solo al recto. La
seconda parte comprende "Il Quarto Libro d'Orlando Innamorato ...". Legatura in
piena pergamena rigida, con tassello con titoli in oro al dorso e lievi spellature ai
margini. Fogli di guardia marmorizzati e tagli spruzzati. Testo in corsivo su due
colonne. Ciascuno dei due frontespizi consta di bella marca tipografica, con rami di
palma e di ulivo attorno ad un'ancora, in ricca cornice allegoria, e con il motto "In
tenebris fulget". In fine, a piena pagina all'ultima carta, assieme al registro, la
medesima impresa priva di cornice. In questa impressione dal tronco sottostante
fuoriesce un folto nugolo di api. Opera adorna da 102 graziose vignette xilografiche
nel testo, collocate all'inizio di ogni Canto, oltre a capilettera e finalini incisi. Restauri
cartacei ai margini della prima e dell'ultima carta. Limitata marginatura, specie alla
parte superiore. Alcune carte sono interessate da vecchia numerazione a sanguigna.
Lievi bruniture. "L'Orlando innamorato è un poema cavalleresco scritto da Matteo
Maria Boiardo. Narra una successione di avventure fantastiche, duelli, amori e
magie. Scritto in ottave (8 versi che rimano secondo lo schema ABABABCC), per
permettere lo sviluppo di un discorso piuttosto lungo, è diviso in tre libri: il primo di
ventinove canti, il secondo di trentuno e il terzo, appena iniziato, di otto canti e
mezzo; ogni canto è costituito da una sessantina di ottave. Il poema fu pubblicato per
la prima volta nel 1483, quando ancora l'autore non aveva messo mano al terzo libro.
La prima edizione comprendente anche i restanti canti uscì postuma nel 1495. Di
entrambe le stampe non è rimasta traccia. La più antica pubblicazione giunta sino a
noi è quella di Piero de Plasiis del 1487, in due libri, conservata alla Biblioteca
Marciana di Venezia. Dopo successive sedici edizioni, non fu più ripubblicato per
quasi tre secoli" (da wikipedia). La presente costituisce una importante edizione
cinquecentesca del celebre rifacimento in volgare moderno, ad opera di Lodovico
Domenichi (Piacenza, 1514 circa - Pisa, 1564), che vide la luce la prima volta nel
1545, sempre a Venezia, per i tipi proprio di Girolamo Scotto. L'"Orlando
innamorato" del Boiardo (Scandiano, 1441-1494) si compone di tre Libri, il primo di
29 Canti, il secondo di 31 e il terzo di 9, anche se l'ultimo di questi è incompiuto. Ad
essi, in questa edizione, si aggiungono i tre ulteriori Libri composti da Nicolò Degli
Agostini e riveduti dal Domenichi, articolati rispettivamente in 11, 15 e 7 Canti. Tale
continuazione fu pubblicata la prima volta a Venezia da Giorgio De' Rusconi nel
1506, e dal 1530 vennero abitualmente stampati assieme al testo dell'Innamorato. Al
Domenichi si devono nove libri di rime di diversi autori, e importanti versioni di
classici latini. Collaboratore del Giolito, del Marcolini e del Torrentino, scrisse
anche la commedia "Le due cortigiane" e il trattato "La nobiltà delle donne", e nella
revisione al presente testo fece uso abbondante di toscanismi. > Adams, I, B, 2317 e
2318, cita l'edizione 1545 dello Scoto. Graesse, I, 470. Brunet, I, 1050.
€ 1.000
114283 BRUNI Domenico. OPERA DI M. DOMENICO BRUNI DA PISTOIA
INTITOLATA DIFESE DELLE DONNE. Nella quale si contengano le difese loro,
dalle calumnie dategli per gli Scrittori, e insieme le lodi di quelle. Nuovamente posta
in luce. In Firenze, Appresso i Giunti, 1552.
Opera dedicata a Leonora de Medici di Toledo. Cm.13,9x8,5. Pg.174, numerate solo
al recto. Legatura ottocentesca in mz.pergamena con piatti marmorizzati. Tassello con
titoli in oro al dorso. Tagli spruzzati. Al frontespizio, ripetuta al colophon, marca
tipografica con serpente in muta attorcigliato ad un giglio fiorito. Capilettera incisi.
Alcune chiose d'epoca manoscritte, mozzate talvolta dalla rifilatura ottocentesca.
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Marginale alone che interessa l'intero volume senza inficiarne minimamente la
fruibilità. Nell'opera si rivendica, nel solco della polemica cinquecentesca in favore
delle donne, un ruolo decisamente positivo al "gentil sesso". Nelle bibliografie
consultate il presente testo viene segnalato come in prima edizione, e ciò contrasta
con la notazione al frontespizio "Nuovamente posta in luce". Ne dà forse una risposta
il Capponi: "Dotto giureconsulto e scrittore elegante, fiorito nella prima metà del
secolo decimosesto, Domenico Bruni era sacerdote, e fu dapprima Vicario Generale
dell'illustre Monsignor Benedetto Conversini Vescovo di Bertinoro, suo concittadino;
più tardi pretore di Cesena, sotto Paolo III. Nonostante l’aridezza delle occupazioni
dalle quali fu circondato per la natura del suo impiego, non trascurò il diletto degli
ameni studi, e scrisse la "Difesa delle Donne e insieme le lodi di quelle" (Milano
1549, e Firenze, 1552). È libro diventato piuttosto raro. L'Autore nel proemio,
considerando che “molti scrittori si hanno preso in uso ogni volta che loro occorre
parlare o scrivere di donne, quelle con tutte le forze dell’ingegno loro biasimare, et
non solo i communi biasimi et calunnie di quelle referire, ma anchora qualch'una di
nuovo aggiungervene si sforzano, ... per satisfatione et honore di sì degno sesso” ...
prese l'assunto generoso di voler mostrare a tutto il mondo, che “a torto fin qui le
donne sono state dalli scrittori basimate et vilipese”. L’opera è divisa in quattro libri,
in ciascuno dei quali, per meglio rafforzare gli argomenti propostisi a diverso genere
di difesa, ricorda e riferisce memorabili esempi di virtù muliebri mostrandole in ogni
professione in tutto e per tutto pari al sesso virile. Vogliono alcuni che al nostro
Bruni appartenga pure l’opera di Lodovico Domenichi intitolata "La Nobiltà delle
Donne", stampata la prima volta a Venezia dal Giolito nell’anno 1549: e raccontano
come il Bruni, comunicatala al Domenichi, questi con biasimevole ruberia se
l’appropriasse, e quindi la desse alla luce sotto il proprio nome (Mazzuchelli,
"Scrittori d'Italia", tomo 2° parte IV, pag. 2186). Rafforza la loro opinione il vedere
che il Domenichi nella lettera a Bartolomeo Gottifredi che sta alla fine del suo libro,
nella quale fa l’apologia di se stesso per avere preso a trattare un argomento già per
molti altri trattato, e nomina parecchi scrittori antichi e moderni, delle cui fatiche si è
giovato; tace poi affatto il nome del nostro Bruni. Del resto può anche darsi
benissimo che l’opera del Bruni "Della Difesa delle Donne", che è di quasi simile
argomento, abbia potuto far nascere un dubbio che non è stato ancora, e forse non
sarà mai risoluto. Quest’opera la ricorda anche Antonio Matani nel suo lavoro "De
Philosophicis Pistoriensum studiis": egli però sembra che la credesse latina, poiché
la riferisce con questo titolo: "De Nobilitate et pulcritudine mulierum", senz’altro.
Anche il Fioravanti dice in proposito “quale opera va sotto il nome dell’involatore”
(Capponi, "Bibliografia pistoiese")". Se ne trova conferma negli "Annali dei Giunti"
ove il testo viene seccamente indicato come "prima edizione". L'Opera fu poi
ristampata nel 1559 per i Tipi dell'Antoni a Milano. > Capponi, "Bibliografia
pistoiese", 67. Passano, "Novellieri italiani", I, 154. Graesse, I, 554. Gay, "Scenari inediti
della commedia dell'arte", 554. Papanti, 76. Brunet, I, 1295. Decia / Delfiol / Camerini,
"I Giunti tipografi editori di Firenze, 1497-1570: Annali", I, 284. Non segnalato
dall'Adams.
€ 2.500
116203 BUDAEUS Guillelmus. GULIELMI BUDAEI CONSILIARII REGII,
LIBELLORUMQUE MAGISTRI IN PRAETORIO. Altera Editio Annotationum in
Pandectas. Lugduni, apud Seb Gryphium, 1541 / ANNOTATIONES GULIELMI
BUDAEI PARISIENSIS, SECRETARII REGII, IN XXIIII PANDECTARUM LIBROS.
Ad Ioannem Deganaium Franciae Cancellarium. Lugduni, apud Seb Gryphium, 1541.
Due testi latini raccolti in unico volume, ciascuno con frontespizio e numerazione
autonomi. Cm.17,3x10,6. Pg.277, (19); 735, (65). Legatura in piena pergamena rigida.
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Piccola, vistosa menda al margine inferiore del primo frontespizio. Marca tipografica
con il grifone a ciascun frontespizio, con il motto "Virtute duce, Comite fortuna".
Sempre il grifone è impresso a piena pagina all'ultima carta di ciascun testo.
Curiosamente nelle quattro incisioni l'animale mitologico è raffigurato in posture e
posizioni diverse tra loro. Guillaume Bude, o Budeo (Paris, 1467-1540) fu grande
conoscitore della lingua greca. Segretario di Luigi XII, fu di seguito referendario,
bibliotecario e ambasciatore di Francesco I, cui suggerì la costituzione del Collegio
di Francia. Erasmo lo definì "prodigio di Francia". Il presente testo vide la luce nel
1508 a Parigi per i tipi del Badius, e costituisce un importante commento ai primi 24
Libri del digesto giustinianeo. > Sapori, I, 430-431, annota solo il primo testo, mentre
del secondo segnala l'edizione 1546. Graesse, I, 565, registra altre edizioni.
€ 700
109254 CAMERARIUS Georgius. EMBLEMATA AMATORIA. Venetiis, Sumptibus
P.P.Tozzii, Ex Typographia Sarcinea, 1627.
Delizioso piccolo album in formato oblungo, cm.9x11,7, composto da 204 pagine.
Legatura in piena pergamena. Gradevole frontespizio decorato con quattro puttini. Il
volumetto è dedicato a Domenico Molino e comprende 75 nitide incisioni a soggetto
amatorio, assai divertenti. Il volume, pur in buone condizioni gernerali, presenta
alcuni difetti: bruniture alla pg.8; fioriture alle pg.15-16, 19-20; lievi aloni alle pg.31,
35, 45, 47, 63, 109, 112. Inoltre la tavola a pg.99 è impressa nella parte superiore
della carta ed è presente uno strappo mendato alla pg.125-126. Le tavole sono ispirate
agli emblemi raffigurati in due opere di Crispijn van de Passe, il “Tronus Cupidinis”
ed il “Fons Amoris”, e traggono spunto dalle opere analoghe di Hensius e Otto
Vaenius. Gli emblemi sono intercalati da brevi odi latine, composte dallo stesso
Camerarius. La prima tavola raffigura lo stemma della famiglia Molino (o Molina), le
ultime quattro sono dedicate alle tombe del Re di Francia, del Vescovo di Ferrara, di
un amico e del padre. In fine all'album una ode latina del veronese Ottavio Boturini.
La presente fu l'unica edizione pubblicata, salvo una versione italiana di Alessandro
Adimari pubblicata solo nel 1898. > Gay, II, 93. Piantanida, 258. Landwer, "Roman
Emblems", 201.
€ 2.500
113954 CAPRIANO Giovanni Pietro. DI GIO. PIETRO CAPRIANO BRESCIANO,
DELLA VERA POETICA LIBRO UNO. Al Conte Ulisse Martinengo. In Vinegia,
Appresso Bolognino Zaltieri, 1555.
Prima edizione. Cm.20,7x14,4. Pg. 48 non numerate. Legatura in piena pergamena
chiazzata. Testo in carattere corsivo. Un capolettera in incisione xilografica.
Esemplare di notevole freschezza. Minimo forellino al margine esterno di cinque
pagine, una delle quali mendata. Esemplare di estrema rarità, non segnalato in
alcuna delle bibliografie consultate.
€ 1.200
120982 CAPRIATA Pietro Giovanni. DELL'HISTORIA DI PIETRO GIOVANNI
CAPRIATA. Libri dodici, Ne' quali si contengono tutti i movimenti d'arme successi in
Italia dal MDCXIII fino al MDCXXIV. In Genova, Nella Stampa di Pietro Giovanni
Calenzano, e Gio: Maria Farroni Compagni, 1638.
Prima edizione, dedicata a Ottaviano Raggi. Cm.20,7x14,7. Pg.(20), 850, (38).
Legatura in piena pergamena semirigida, con titoli manoscritti al dorso a quattro
scomparti. Testatine, finalini e capilettera incisi. La prima e l'ultima parte del volume
sono interessate da un alone diffuso, che non inficia la fruibilità del testo. Ex libris
nobiliare all'antiporta. Si tratta della edizione originale della prima parte della
"Historia" del Capriata, giurista e poligrafo genovese, che fu in seguito continuata in
due altri volumi, trattando rispettivamente fatti avvenuti negli anni 1634 e 1644 e poi
sino al 1650. Il figlio Giovanni curò una edizione con gli avvenimenti sino al 1660,
8
mentre Henry Montmouth curò una versione inglese. > Vinciana, 564, "Il Denina
chiamò questo scrittore genovese "il Guicciardini del secolo XVII" essendo il Capriata
scrittore imparziale con diligenza e con saggezza. Anche il Napiani lo ricorda tra i pochi
storici del Seicento degno d'essere particolarmente tenuto in istima". Brunet, VI, 25290.
Gamba, 1838. Graesse, II, 43. Lozzi, I, 51.
€ 550
114291 CARDUCCI Giosuè. ALLA CROCE DI SAVOJA I TOSCANI. Canto di
Giosuè Carducci. Firenze, Coi Tipi di M. Cellini e C., alla Galileiana, 1859.
Prima edizione. Cm.15,2x9,3. Pg.22, (2), compresa la coperta. Brossura editoriale.
Stemma savoiardo impresso al frontespizio e al verso dell'ultima carta. Esemplare di
notevole freschezza. > Parenti, "Rarità bibliografiche dell'Ottocento", II, 64, "Questa
edizione originale è assai rara".
€ 180
114807 CARDUCCI GIOSUE' A VITTORIO EMANUELLE II. Canzone di Giosuè
Carducci. Firenze, Barbera e Bianchi, 1859.
Prima edizione. Cm.24,4x16,2. Pg.16. Coperta muta color rosa. > Parenti, "Rarità
bibliografiche dell'Ottocento", II, 61, "Edizione originale, rarissima".
€ 200
124187 CARRÁ Carlo Dalmazzo. GUERRAPITTURA. Futurismo politico.
Dinamismo plastico. 12 disegni guerreschi. Parole in libertà. Milano, Edizioni
Futuriste di "Poesia", Stab.Tip, Taveggia, 1915.
Prima edizione, 4°migliaio. Cm.26,2x19. Pg.(34), 108, (6). Al foglio di guardia
dedica autografa dell'Autore "Alla signorina Teresita Giudici con simpatia vivissima,
omaggio futurista, Carrà". All'antiporta ritratto fotografico dell'Autore, opera di Mario
Nunes-Vais. Vistoso restauro al piatto anteriore. Il volume contiene: "12 Disegni
Guerreschi", in carta patinata, di cui uno in grande formato; 6 "Divagazioni
Medianiche", poesie in caratteristica impaginazione tipografica futurista. In fine il
manifesto del "Programma Politico Futurista" e una tavola ripiegata su la "Sintesi
Futurista della Guerra". Lievi bruniture e tracce d'uso. > Cammarota, 88.1. Salaris,
76. Falqui, 91.
€ 1.500
90537 CASSIODORO Flavio Magno Aurelio. CASSIODORI SENATORIS VIRI DEI
DE REGIMINE ECCLESIE PRIMITIVE HYSTORIA TRIPERTITA FELICITER
INCIPIT. Venalis habetur apud divum Claudium vici sancti Iacobi. Parisiis, in
aedibus Francisci Regnault universitatis parrhisiorum librarii, 1510 circa.
Testo latino. Cm.16,3x11,8. Pg.200 non numerate. Legatura coeva in piena pelle con
dorso a quattro scomparti. Impressioni a secco ai piatti. Doppia bordura a triplice
filetto, cornice fitomorfa, decorazione a losanga e impressione ornamentale agli
specchi. Fogli di guardia marmorizzati. Tagli in rosso. Mancano i nicchi di chiusura.
Frontespizio inciso in rosso e nero. Capilettera ornamentali xilografici. Testo in
caratteri gotici su due colonne. Al margine inferiore della seconda carta stemma
cardinalizio policromo dipinto a mano. Nato a Scyllacium nel Bruzio tra il 480 e il
490, Flavius Magnus Aurelius, in seguito Cassiodorus, fu celebre scrittore e uomo
politico ai tempi di Teodorico. Proveniente da una potente famiglia di funzionari di
origine siriana, iniziò assai presto la carriera amministrativa ricoprendo le cariche
di consigliere, questore, segretario, console ordinario, fino a giungere nel 533 al
grado di "praefectus praetorii", già ricoperto dal padre. Si ritirò in vecchiaia in
Calabria dedicandosi agli studi. Le sue opere, di argomento svariato, ebbero ampia
diffusione e influenza sulla letteratura latina medioevale e forniscono utilissimi spunti
per la conoscenza della vita e della cultura del tempo. Il presente testo costituisce una
sorta di antologia di tre autori greci, Socrate, Sozomeno e il vescovo Teodoreto di
Ciro, che qui viene chiamato Teodorico, e che sono interdipendenti tra di loro.
9
Cassiodoro, dopo una breve prefazione che presenta le opere dei tre scrittori, ne
sottolinea l'utilità per il lettore cristiano. Le sue versioni, proposte in una
sistemazione unica ed organica ("in unum collecte") sono condotte grazie all’opera di
Epifanio "scholasticus", un ellenista piuttosto mediocre. Ne viene fuori una specie di
"hystoria ecclesiastica", che praticamente è una continuazione di quella di Eusebio di
Cesarea. > Adams, 871. Choix 15932. ICCU, RMLE\015822.
€ 3.200
114297 CICERONE Marco Tullio. EPISTOLE FAMIGLIARI DI CICERONE.
Tradotte di nuovo, e quasi in infiniti luoghi corrette da Aldo Manutio. In Venetia,
1563.
Cm.13,5x8. Pg.746, numerate solo al recto fino alla n°379. Legatura ottocentesca in
mz.pergamena con piatti marmorizzati. Tassello con titoli e fregi in oro al dorso, che
presenta alcune tarlature. Tagli spruzzati. Esemplare a margini limitati. Al
frontespizio, ove compare antica notazione di proprietà manoscritta, la celebre
impresa aldina, con il delfino attorno all'ancora. > Graesse, II, 185, "C'est une
répétition de la version de G. Loglio, mais considérablement changée et corrigée par Paul
Manuce". Renouard, 189, "Cette édition, autre que celle de 1559, la copie si servilemnt
que les douze erreurs de numérotage y sont reproduites, de sort que le volume va de
même jusqu'au fol.379 quoique réellement il n'en ait que 367. La date est au dernier,
lequel est suivi d'un feuillet blanc". Brunet, II, 62, "Édition préférable à celles qui l'ont
précédée, parce qu'elle contient des corrections attribuées à Alde Manuce, qui, alors âgé
de 12 ans seulement, ne peut guère cependant en avoir été l'Auteur". Adams, I, C, 1987.
€ 400
120985 CICERONE Marco Tullio. M.TULLII CICERONIS EPISTOLAE AD
ATTICUM, AD M.BRUTUM, AD QUINCTUM FRATREM. Cum correctionibus Pauli
Manutii. Venetiis, Apud Paulum Manutium, Aldi Filium, 1558 (al colophon 1559).
Testo latino. Cm.16x10,2. Pg.(8), 664 numerate solo al recto, 28 non numerate.
Legatura in piena pergamena rigida. Frontespizio brunito, con vecchie notazioni di
proprietà. Bruniture anche alle ultime due carte. Marca tipografica, con l'ancora e il
delfino, al frontespizio, ripetuta al verso dell'ultima carta. Rara pubblicazione del
figlio di Aldo, realizzata dopo l'edizione paterna 1513 e dopo quella del 1521.
Interessanti le numerose note contenute nella "Scholia", a volte mancanti. >
Renouard, 174, 9, "Cette édition a une nouvelle préface de P. Manuce "ad Carolum
Pisaurium Leonardi filium", datée de 1558". Graesse, II, 169. Manca all'Adams e al
Brunet.
€ 650
116212 CODICE DI NAPOLEONE IL GRANDE PEL REGNO D'ITALIA. Edizione
originale e la sola ufficiale. Milano, Dalla Reale Stamperia (Stampato per cura di L.
Nardini, direttore della regia stamperia), 1806. Opera completa in due volumi. Testo
a fronte italiano - francese - latino. Cm.35,6x24. Pg.XXXVI, 2 bianche, 636, 8, 10.
Legature coeve in mz.pelle con titoli e fregi in oro ai dorsi e piatti marmorizzati. Tagli
spruzzati. Chiazze e spellature alle coperte, e abrasioni alle cerniere. Interno assai
fresco e marginoso su carta greve. Testo su due colonne. Si tratta di un monumento
giuridico, la prima edizione italiana del Codice Napoleonico, che corrisponde al
Codice Civile di Francia, emanato nel 1804, e raccoglie i principi universali sgorgati
in epoca illuminista, quali l'uguaglianza tra tutti i cittadini, la loro dignità individuale
intangibile e le separazioni dei poteri.
€ 600
120917 COLLEZIONE DELLE PIU' INTERESSANTI VEDUTE E MONUMENTI
DELLA CITTA' DI PISA. Disegnate dal vero da Giuseppe Rossi ed incise
10
all'acquarello da Angiolo Cappiardi, con illustrazione. Firenze, Presso Gaetano
Calamandrei, 1823.
Prima edizione, dedicata dall'Editore a Carlo Lasinio. Cm.32x22. Pg.68 complessive.
Sobria legatura moderna in mz.pergamena con titoli e filetti in oro al dorso e piatti
marmorizzati. Minime fioriture. Un bell'album che raccoglie 16 tavole nitidamente
incise all'acquaforte. Le tavole raffigurano altrettante vedute della città di Pisa:
Duomo, Interno del Duomo, Camposanto, Battistero di San Giovanni, Campanile,
Piazza dei Cavalieri moderna, Piazza dei Cavalieri antica, Piazza e Chiesa di Santa
Caterina, Veduta del Lungarno dalla parte di Tramontana, Ponte di Mezzo e
Fabbriche annesse, Piazza dell'Erba e Chiesa di San Pierino, Ponte alla Fortezza e
Palazzo Scotto, Chiesa della Spina, Arsenali mediceo e repubblicano, Ponte a Mare,
sostegno e Chiesa di San Paolo, Ponte a Mare di fuori alla Porta che conduce a
Livorno. Ad ogni tavola è abbinata una piccola descrizione esplicativa. Assai rara
raccolta, originale e completa, in eccellenti condizioni di conservazione. > Solo tre
esemplari completi segnalati in SBN.
€ 1.500
113976 Cospicuo carteggio ottocentesco, inedito, di grande rilevanza risorgimentale,
intercorso tra importanti personaggi, quali Giuseppe Garibaldi, Francesco Crispi,
Giovanni Nicotera, Felletti, Benigno Paraviso, Stirling Begbie, e alcuni membri della
famiglia Orlando.
Significativo lotto di 18 missive inedite, così articolato: a) un biglietto autografo di
Giuseppe Garibaldi (Nizza, 1807-1882), inviato da Roma in data 19 febbraio 1873, a
mò di lettera di presentazione di tal Semenza; b) 5 lunghe lettere autografe di
Francesco Crispi (Ribera, 1818-1901), quattro delle quali in busta affrancata e
viaggiata, inviate fra il 1872 e il 1874 a Luigi Orlando, in cui si parla di argomenti
personali, di questioni economiche e di investimenti e pagamenti bancari; c) 3 lettere
e un biglietto autografi, datati 1875 e 1883, di pugno di Giovanni Nicotera (Sambiase,
1828-1894) a Luigi Orlando; d) Due lettere autografe di Benigno Paraviso inviate a
Paolo Orlando in data 11 e 21 luglio 1860 (una affrancata e viaggiata); e) Cinque
missive autografe in lingua francese di Thomas Sterling Begbie, inviate da Londra (4,
Mansion House Place) tra il 19 giugno e il 27 luglio 1860; f) Una lettera autografa,
priva di data, inviata da tal Felletti [uomo di fiducia degli Orlando a Londra], in cui
parla di attrezzature idrauliche per bastimenti militari. Di particolare interesse le
corrispondenze di Paraviso, mercante italiano attivo a Birmingham, di Begbie, un
inglese assai influente a Londra e collegato alla "British Columbia" e di Felletti: in
esse si parla diffusamente di cospicui trasferimenti di armi dall'Inghilterra all'Italia.
Felletti è un uomo di fiducia di Orlando a Londra, mentre Paraviso e Begbie sono due
mercanti o mediatori, incaricati di trovare le armi necessarie all'impresa di Garibaldi.
Scrive Paraviso l’11 luglio 1860 a Paolo Orlando, che si trova a Londra: “La fabbrica
nel Yorkshire alla quale ordinai i 14 cannoni per bastimento ora mi scrive che la sola
specie che suole fare pel governo inglese sono di ferro fuso “Cast Iron” ….. Sempre
Paraviso scrive il 21 luglio a Orlando, che nel frattempo si è trasferito a Liverpool: “I
1250 fucili Enfield, le pistole e i coltelli d’abbordaggio partiranno da qui
[Birmingham] senza fallo la sera di mercoledi prossimo. Faccia grazia di significarmi
se per i detti fucili debbo pur’anche provvedere i fulminanti e che quantitativo?....”.
Intrigante anche la corrispondenza tra Begbie e Orlando: in particolare nelle missive
del 26 e 27 luglio 1860 Begbie cita G.G. [Giuseppe Garibaldi] e la Calabria, ed
esprime “grand regret que le général est blessé à Milazzo”. "Giuseppe Orlando di
Colosa è considerato il capostipite della famiglia. D’origine siracusana ma
palermitano d’adozione, possiedeva a Palermo un’officina meccanica a cui si
rivolgevano gli agricoltori dell’isola per la costruzione di mulini e altre macchine
11
agricole. Alla sua morte, avvenuta nel 1825, lascia la moglie Rosalia Castiglione e
sei figli giovani; Luigi Orlando (1814-1896), Salvatore (1818 - 1881), Giuseppe
(1820 - 1893), Paolo ( (1824 - 1891), Domenico (18.. - 1837) e Lucia (...). Nel 1834 il
primogenito Luigi Orlando aderisce alla Giovine Italia, seguito poi dagli altri fratelli.
Dopo un periodo in esilio a Malta e in seguito al fallimento dei primi moti
insurrezionali siciliani Luigi torna in patria e s’impegna attivamente nell’officina di
famiglia introducendo la forza del vapore nella costruzione dei mulini da grano, e
riscuote successo con la fabbricazione delle prime molle per materassi. Il carattere
imprenditoriale orientato all'innovazione della meccanica è spesso osteggiato dai
Borboni, vedendo essi nel progresso un possibile nemico. Luigi è più volte costretto a
lasciare la Sicilia. Nel 1847, trasferitisi a Roma, Luigi e Giuseppe dimostrano
entusiasmo verso la rivoluzione e la costituzione della Repubblica romana, portando
tra l'altro con sé un tricolore, dono degli insorti palermitani, e riportandolo poi nel
capoluogo siciliano. Luigi, in Campidoglio, sale in cima alla statua equestre di
Marco Aurelio issandovi la bandiera italiana. Alla notizia della momentanea
sconfitta del potere Borbonico a Palermo e in tutta la Sicilia in seguito ai moti del
1848, Paolo e Luigi rientrano subito e sono incaricati di recarsi in Francia per
comprare forniture di armi. Ma i francesi e gli inglesi, inizialmente parteggianti con
la causa risorgimentale raffreddano presto il loro ardore, mandando a monte il
progetto. Gli Orlando combattono a Catania ma nell’aprile 1849, dopo un anno ed
un giorno d’indipendenza, il Parlamento accetta le condizioni dei Borboni che
rientrano nella capitale. Gli Orlando assieme a molti altri patrioti sono costretti a
fuggire a Genova, dove trovano le condizioni favorevoli per creare una florida
attività cantieristica, siderurgica e meccanica. Gli Orlando nonostante l'impegno
industriale continuano a sostenere la causa dell'unità italiana. Sono in ottimi rapporti
sia con Mazzini (1805 - 1872) che con Cavour (1816 - 1861), che affida a Luigi la
direzione dell’Ansaldo. Alla fine degli anni '50 i fratelli Orlando si riaffacciano alla
politica come protagonisti diretti. Casa Orlando a Genova diventa centro di
cospirazione. Rosolino Pilo (1810 - 1860) ne è un assiduo frequentatore con
Francesco Crispi (1818 - 1901). È proprio Crispi a presentare Garibaldi agli
Orlando. La loro comunione di vedute e d'azione è oggi ancora confermata dalla
numerosa corrispondenza conservata dalla famiglia. Nel 1857 gli Orlando
sostengono con mezzi e denaro l'impresa meridionale di Carlo Pisacane (1818 1857). Giuseppe partecipa attivamente alla spedizione dei Mille al comando delle
macchine del “Lombardo” e del “Piemonte” (offerte dalla famiglia Rubattino), ma al
momento dello sbarco Garibaldi ordina a Giuseppe di rimanere a bordo del battello.
Ciò contribuirà ad impedire la cattura delle due imbarcazioni: Giuseppe, infatti, al
sopraggiungere della flotta borbonica, aprì i boccaporti allagando ed affondando i
due bastimenti. Questo gli valse la medaglia di bronzo al valor militare. Nella
spedizione dei mille Luigi dona a Garibaldi una serie di cannoni fatti costruire
appositamente nelle fonderie dell'Ansaldo. Il successo della spedizione dei Mille nel
1860 Garibaldi fa sì che Paolo Orlando sia nominato Ministro dei Lavori Pubblici
del governo dittatoriale siciliano. Con la costituzione del Regno d'Italia l'attività
cantieristica si allarga con la costruzione dei cantieri navali di Livorno, sulla
concessione governativa dei cantieri San Rocco firmata dal Ministro delle Finanze e
della Marina, Quintino Sella (1827 – 1884). Alcuni sostengono che il "favore" fu fatto
agli Orlando per il contributo della famiglia alla causa risorgimentale. All'inizio del
Regno gli Orlando mantengono forti legami con Garibaldi, nonostante le
disavventure che il Generale ebbe nel corso dei primi anni (Aspromonte prima e
Mentana poi), tanto che, nel 1873, in occasione di una grave crisi finanziaria subita
12
dai Cantieri Orlando, lo stesso Garibaldi fece loro un prestito sulla parola di 100.000
lire dell’epoca, restituito dopo cinque anni senza interessi. Dopo la svolta del 1876,
con l'avvento della sinistra al governo, cresce il ruolo di molti degli storici amici
degli Orlando, in particolare di Crispi che fu presidente del Consiglio nell'ultima
decade dell'Ottocento. In questi anni tra ottocento ed inizio novecento gli Orlando
(figli di Luigi, 1814 - 1896) presero parte attiva alla vita politica nazionale e locale"
(da "wikipedia"). Carteggio di notevole importanza, che si riferisce ad uno degli aspetti
meno conosciuti dell'epopea dei Mille, cioè la fornitura di armi provenienti
dall'Inghilterra per il tramite degli uffici dei membri della famiglia Orlando. La parte
relativa al 1860 riguarda il periodo nevralgico compreso tra il 19 giugno e il 27 luglio, cioè
sostanzialmente il lasso di tempo intercorso tra la presa di Palermo e la battaglia di
Milazzo.
€ 3.000
113956 DANTI Vincenzio. IL PRIMO LIBRO DEL TRATTATO DELLE PERFETTE
PROPORZIONI DI TUTTE LE COSE CHE IMITARE, E RITRARRE SI POSSANO
CON L'ARTE DEL DISEGNO. In Firenze, 1567.
Prima edizione. Opera dedicata al Granduca Cosimo de' Medici. Cm.10,7x14,1. Pg.8
non numerate, 62, 2 bianche. Legatura in piena pergamena chiazzata. Frontespizio
riccamente decorato con cornice ornamentale manieristica retta da due figure
femminili, sormontata da stemma mediceo e con gradevole vedutina della città di
Firenze nella parte inferiore. Coloratura d'epoca, approssimativa, ad alcuni elementi
architettonici dell'apparato ornamentale. Capilettera e cartigli xilografici incisi. Fresco
esemplare ad ampi margini, solo con minime bruniture. Rarissima edizione originale
di questa importante opera di Vincenzo Danti (Perugia, 1530-1576), poliedrico
architetto, scultore, matematico, ingegnere civile, scrittore d'arte e rimatore. Il Danti
fu dapprima allievo del padre orafo, per poi divenire a Roma aiutante di
Michelangelo Buonarroti e di Daniele da Volterra. A Perugia scolpì nel 1555 la
statua in bronzo di Papa Giulio III, collocata all'esterno del Duomo. Nel 1571 si
trasferì definitivamente a Firenze, ove fu molto attivo, per poi rientrare nella città
natale. Il presente costituisce probabilmente il suo testo principale: progettato in 15
Libri, solo il primo è pervenuto a noi. "Secondo Danti la bellezza di un'opera si
ricava attraverso l'armonia delle parti, che si ottiene indagando l'ordine
dell'universo. Riunendo concetti aristotelici e platonici, constatando l'imperfezione
della realtà a causa della materia, Danti cercò di risalire alle forme della natura
perfette ed assegnò all'artista due compiti fondamentali, quello di ritrarre ed imitare.
Attribuisce alla scultura, di cui predilige canoni rigorosi, il primato delle arti, in
quanto in grado di esprimere il moto" (da wikipedia). Estremamamente controversa
l'attribuzione della paternità della stampa dell'Opera: Cicognara l'attribuisce ai
Giunti, Gamba al Torrentino (salvo poi citare egli stesso il Giunti), Brunet e Graesse
propongono "Torrentino ou Marescotti", mentre in SBN vengono segnalati i figli di
Lorenzo Torrentino e Bartolomeo Sermartelli. Il bello è che tutte le fonti concordano
che l'edizione perugina del Baduel del 1830 sia la seconda edizione! > Schlosser
Magnino, 386, "La prefazione contiene la sua professione di fede in Michelangelo [....] Il
suo intento è di spiegare le vere ed autentiche proporzioni del corpo umano quali sono
state determinate per la prima volta e solamente da Michelangelo, e precisamente per
mezzo di quello studio dell'anatomia che l'autore stesso aveva praticato, emulando il
grande maestro. [...] Alla fine del suo primo libro il Danti spiega il vasto programma
dell'opera sua, che, se compiuta, sarebbe stato uno dei più importanti documenti
spirituali del manierismo [...]". Cicognara, 317, "[....] senza nome di stampatore, ma dei
Giunti, esemplare magnifico in carta distinta. Questo Trattato doveva essere composto di
quindici libri, ed il primo soltanto vide la luce. Libretto prezioso e meritatamente raro, e
13
degno che sia ristampato; poichè non hanno forse le Arti un'opera più chiaramente, e
meglio scritta di questa. Ma chi sa ove siano sepolti gli altri quattrordici libri, che
probabilmente saranno stati estesi dall'Autore?". Gamba, 1343, "Senza nome di
stampatore (co' Tipi del Torrentino) [...] Assai raro. Operetta scritta con molta proprietà
e con non ordinaria scienza retorica, intorno spezialmente alla Statuaria e alla
Architettura. [...] Una seconda edizione di questo libricciuolo s'è fatta in Perugia, Baduel,
1830, per cura del prof. Vermiglioli, il quale seguì l'ortografia medesima dell'edizione
giuntina". Brunet, II, 518, "sans nom d'imprimeur, mais par Torrentino ou Marescotti".
Graesse, II, 335.
€ 2.500
113400 Da SANTA MARIA Onorato. DISSERTAZIONI STORICHE E CRITICHE
SOPRA LA CAVALLERIA SECOLARE E REGOLARE. Con Note, e molte Figure in
rame, da un Religioso dello stess'Ordine dal Franzese tradotte. In Brescia, Dalle
Stampe di Giammaria Rizzardi, 1761.
Opera dedicata al nobile bresciano Vincenzo Gaifami. Cm.26x18,5. Pg.(4), XXIV,
484. Legatura moderna in mz.pelle con piattie fogli di guardia marmorizzati. Titoli e
fregi in oro al dorso a quattro nervature. Ritratto del Gaifami in ovale inciso da
Domenico Cagnoni, cui si deve anche il cartiglio al frontespizio. Fuori testo dodici
tavole, anch'esse probabilmente realizzate dal Cagnoni, raffiguranti 81 decorazioni
cavalleresche, il ritratto di Costantino il Grande, una scultura metallica e il Gran
Maestro dell'Ordine di Costantino. Capilettera incisi. Freschissimo esemplare, ad
ampi margini. Si tratta della prima edizione italiana di un fondamentale testo di
araldica, pubblicato a Parigi nel 1718. Honoré de Saint Marie è lo nome assunto
entrando nell'Ordine dei Carmelitano Scalzi da parte del teologo, storico e studioso
di araldica Blaise Vauxelles (o Vauxelle o Vauzelle) (Limoges, 1651-1729).
Dichiaratamente antigiansenista e avverso a Cartesio, fu in gioventù missionario a
Malta ed in seguito docente di filosofia e teologia e ministro del culto. > Olschki
Choix, I, 762. Spreti, 3649.
€ 1.000
120969 DELLON Charles. RELATION DE L'INQUISITION DE GOA. Enrichi de
beacoup de Figures en Taille douces. A Lyon, Chez Jean Viret, Librairie, en Rue
Merciere, au coin de Rue Ferrandiere, 1701.
Testo francese. Pg.(4), 219, (15). Legatura coeva in piena pelle consunta, con dorso a
cinque nervature. Taglispruzzati. Leggera mancanza al capitello inferiore. Opera
adorna da sette tavole fuori testo, alcune in grande formato, raffiguranti con dovizia di
dettagli i particolari del processo inquisitorio. Lievi abrasioni lungo le piegature delle
tavole, strappetti ai margini. Ex libris nobiliare all'antiporta. Una delle prime rare
edizioni di un importante saggio in cui il medico francese Charles Dellon (1649 circa
- 1709 circa), originario dell'Agde, racconta degli esiti inattesi di un suo viaggio in
India nel XVII secolo. Accusato nel 1674 di blasfemia dal Governatore di Daman, fu
sottoposto al giudizio del Tribunale dell'Inquisizione, imprigionato e imbarcato su
una galera portoghese per cinque anni, per poi venire liberato dopo il processo
tenuto davanti al Santo Uffizio di Lisbona. Assai interessanti le note di viaggio, con
dettagliati riferimenti alle varie località toccate, quali Capo Verde, Capo di Buona
Speranza, Ceylon, Mozambico, Madagascar, etc. L'Opera fu messa all'Indice il 29
maggio 1690, e ad essa si ispirò parzialmente Voltaire nel suo "Candido". > Barbier,
IV, 210, cita la prima edizione del 1687, "il a exposé le résultat de ses observations avec
une impartialité et une modération qui lui sont honneur".
€ 700
114295 FONTANA Fulvio. I PREGJ DELLA TOSCANA NELL'IMPRESE PIÙ
SEGNALATE DE' CAVALIERI DI SANTO STEFANO. Opera data in luce da Fulvio
Fontana della Compagnia di Gesù, dedicata all'Altezza Reale di Cosimo III,
14
Granduca di Toscana e Gran Maestro dell'Ordine. In Firenze, Per Pier Mattia
Miccioni, e Michele Nestenus, 1701.
Prima edizione. Cm.34,2x24. Pg.(10), 260, XXIII, (1). Coperta cartonata coeva con
doppio rinforzo al dorso, il primo in carta marmorizzata, il secondo con pergamena.
Titoli manoscritti al dorso. Tagli spruzzati su tonalità di verde. Esemplare in carta
greve pressoché priva di fioriture. L'Opera si apre con "Brevi Notizie" dedicate alle
città di Pisa e di Livorno, cui seguono le regole e le tradizioni dell'Ordine, e l'elenco
dei Grandi Maestri, degli Ammiragli e l'Indice dei Cataloghi delle Prede e dei
Cavalieri. Bella antiporta calcografica incisa da Hubert Vincent, con grande stemma
mediceo. Dopo il frontespizio altra tavola di Theodor Verkruys, in riproduzione
fotostatica, con ritratto a piena pagina del Granduca Cosimo III, con una veduta
marina di Livorno sullo sfondo. Cartigli, capilettera, testatine e finalini incisi. L'Opera
è adorna di 37 tavole su rame, ognuna dotata di dettagliata legenda e spiegazione,
raffiguranti le principali imprese marinare dei Cavalieri di Santo Stefano,
segnatamente: I. "Presa di tre vascelli turchi / Il Porto di Livorno"; II. "Presa di due
galee turchesche (alle Bocche di Bonifacio)"; III. "Prese di due galee turchesche (nei
pressi dell'Isola del Giglio)"; IV. "Presa della capitana del famoso corsaro
Barbarossa"; V. "Presa di sei legni turcheschi / Ritorno delle galee in porto (di
Livorno) con la preda"; VI. "Presa di due galee turchesche (davanti a Favignana)";
VII. "Un vascello turchesco da guerra affondato (davanti la Fortezza di Malvagia)";
VIII. "Presa della galea di Simain Rais corsaro (dinnanzi la città di Paola)"; IX. "Presa
d'una galera barbaresca (nei pressi di Favignana)"; X. "Presa di cinque legni
turcheschi"; XI. "Presa di Scio"; XII. "Presa di due capitane e di due turchesche (di
Alessandria e di Napoli in Romania) / Ritorno delle galee in porto (di Livorno) con la
preda"; XIII. "Presa d'una galea di Tunisi assistita da altre cinque galee (alle Bocche
di Bonifacio); XIV. "Molti legni corsari abbrugiati nel Porto di Algieri"; XV. "Presa
di cinque vascelli turcheschi (di fronte al porto di Alessandria)"; XVI. "Presa della
padrona di Biserta (nel porto di Messina)"; XVII. "Presa della Prevesa"; XVIII. "Presa
di Laiazzo"; XIX. "Presa di Namur"; XX. "Presa di Finica"; XXI. "Presa di Bona";
XXII. "Presa di Sisto"; XXIII. "Presa di Chieremen"; XXIV. "Presa di Elimano";
XXV. "Presa di Bischen"; XXVI. "Presa di due galee turchesche, capitana e padrona
(di fronte all'isola di Negroponte)"; XXVII. "Presa d'una galea di Mustafà Bassa in
facciata alla fortezza di Schiatti"; XXVIII. "Presa della capitana di Biserta assistita da
altre tre galee (in fronte a Lampedusa); XXIX. "Presa della capitana di Negroponte
(nel porto di Messina); XXX. "Presa di un vascello barbaresco / (Rientro nel porto di)
Barcellona"; XXXI. "Presa di due galee di Biserta, capitana e padrona (Presso le isole
di Tavolara e Molara); XXXII. "Preda di sedici legni turcheschi (presso la Punta dello
Zambalo)"; XXXIII. "Presa d'un gran vascello barbaresco (innanzi San Giorgio
d'Albero)"; XXXIV. "Presa della capitana di Scio"; XXXV. "Liberatione di due galee
christiane (vicino Ustica)"; XXXVI. "Presa d'un vascello barbaresco (di fronte la
Fortezza di Sfaz)"; XXXVII. "Presa della padrona di Biserta (tra Piombino e l'Elba)".
Le tavole, di grande effetto e nitore, sono anch'esse di pertinenza di Hubert Vincent.
L'Ordine cavalleresco e religioso dei Cavalieri di Santo Stefano (papa e martire)
viene costituito con apposita Bolla pontificia il 1 febbraio 1562 da Pio IV, ed è
associazione riconosciuta giuridicamente sia sul versante civile che canonico. Ebbe
la sua prima sede all'Isola d'Elba, a Portoferraio, quindi definitivamente a Pisa, dove
è ricordata nel nome della celebre, appunto, Piazza dei Cavalieri. I suoi cavalieri
erano "nobili, militari, cavalieri di giustizia, serventi e fratelli d'armi". La cura della
presente Opera fu affidata Fulvio Fontana (1648-1723). Il sontuoso apparato
iconografico si deve all'opera di Hubert Vincent (che lavorò a Roma dal 1680 al
15
1730) e di Theodor Verkruys (? - 1739, attivo a Firenze all'inizio del XVIII secolo nel
laboratorio con Mogalli e Lorenzini). > Moreni I, 385, "Sonovi molte Figure in rame,
le quali rappresentano le Conquiste più segnalate della medesima Religione [....] Evvi in
principio una breve notizia della Città di Pisa, sede della sudd. Religione, e di Livorno,
come Teatro della medesima, mentre nel suo Porto prendeano l'imbarco i Cavalieri
dell'Ordine, ogni mossa dei quali era un corso di vittoria in vittoria". Inghirami, I, 288.
Olschki, Choix, 13976. Per gli incisori vedasi Benezit, VIII, 526 e 579.
€ 3.000
116054 GALILEI Galileo. LE OPERAZIONI DEL COMPASSO GEOMETRICO ET
MILITARE DI GALILEO GALILEI NOBIL FIORENTINO. Lettor delle Matematiche
nello Studio di Padova. Terza edizione. In Padova, Per Paolo Frambotto, 1649.
Opera dedicata a Antonio Maria Orsato. Cm.21,6x16. Pg.(8), 80. Legatura in piena
pergamena semirigida con titoli manoscritti al dorso. Al frontespizio marca
calcografica raffigurante Minerva che tende il braccio destro verso un albero e con il
sinistro sostiene uno scudo. Nella parte sinistra motto su nastro: "Pacis opus". Fuori
testo la celebre carta raffigurante il compasso, in riproduzione non coeva. Cartigli e
capilettera incisi. Svariate figure nel testo. "Il compasso proporzionale o di
proporzione è stato un importante strumento utilizzato dalla fine del XVI secolo sino
al XIX che può essere considerato «... il primo vero strumento di calcolo della storia
dell' umanità, dall'apparenza semplice, e tuttavia in grado di eseguire operazioni
matematiche e geometriche complesse» (Vergara Caffarelli). Galilei descrisse lo
strumento, da lui progettato e fatto costruire intorno al 1597 dal suo operaio
Marcantonio Mazzoleni, nell'opuscolo "Le operazioni del compasso geometrico et
militare", pubblicato a Padova nel 1606 e dedicato a Cosimo II. Il compasso
geometrico militare, come lo chiamò Galilei, permetteva di compiere in modo più
rapido e semplice complesse operazioni matematiche e geometriche per usi civili e
militari. Col suo compasso si misuravano distanze, altezze, profondità e pendenze; si
calcolava la balistica dei tiri d'artiglieria; si poteva ridisegnare una mappa con una
scala diversa; si calcolavano cambi di monete e interessi. Lo strumento, a metà tra il
goniometro e il regolo calcolatore consiste di due righelli di uguale lunghezza uniti
su un disco (nocella) come cerniera che ne permette l'apertura a compasso. Su i due
righelli sono riportate sette scale proporzionali (aritmetiche, geometriche,
stereometriche, tetragoniche, poligrafiche, scala dei metalli e linee aggiunte) e un
arco di cerchio graduato munito di scala dei gradi, scala delle pendenze e quadrato
delle ombre. Lo strumento si fondava teoreticamente sulla proporzionalità tra i lati
omologhi di due triangoli dimostrata da Euclide" (da wikipedia). > Riccardi, I, 506,
"Esatta riproduzione dell'edizione 1640". Piantanida, 1553, "Quest'opera, che interessa la
tecnica militare, fu scritta in italiano perché, come dichiara l'Autore, "venendo talhora il
libro in mano di persone più intendenti della militia, che della lingua latina, possa da loro
esser comodamente inteso". E' l'opera più rara del Galilei a trovarsi in prima e seconda
edizione ..... [la presente] è la quarta edizione, anche se al frontespizio si legge "terza
edizione" essendo una esatta riproduzione di quella [del 1640], di modo che questa
edizione, una volta assai comune, è ricercatissima e diventa di giorno in giorno più rara".
Olschki, Sciences Mathématiques, 737. Brunet, II, 1462, segnala l'edizione 1640. Graesse,
III, 16. Gamba, 470.
€ 1.500
116088 GALILEI Galileo. OPERE DI GALILEO GALILEI DIVISE IN QUATTRO
TOMI. In questa nuova Edizione accresciute di molte cose inedite. In Padova, Nella
Stamperia del Seminario, Appresso Gio. Manfré, 1744.
Opera completa in quattro volumi. Cm.24,6x17,8. Pg.(8), LXXXVIII, (4), 602; (4),
564; (4), 486; (8), 344. Sobrie legature in mz.pergamena con titoli e fregi impressi in
16
oro ai dorsi. Piatti e fogli di guardia decorati, tagli spruzzati. All'antiporta del primo
volume bel ritratto di Galileo inciso in ovale da F. Zucchi. Marche tipografiche ai
frontespizi (quello del primo volume in rosso e nero) raffiguranti una fenice con il
motto "Post fata resurgo". Cartigli, testatine, finalini e capilettera incisi. Numerose
incisioni geometriche e tecniche nel testo. Al primo volume una tavola in grande
formato raffigurante il "Compasso geometrico e militare". Eccellente esemplare, solo
lievi tarlature ai dorsi. Il primo volume comprende una "Vita di Galilei", "le
Operazioni del Compasso geometrico, e militare"; la "Difesa di Galileo contro alle
calunnie e imposture di Baldassar Capra milanese", il "Discorso intorno alle cose, che
stanno in su l'Acqua, o che in quella si muovono", "Della scienza meccanica", "La
Bilancetta", il "Trattato del modo di misurar colla vista". Il secondo volume contiene
il "Sidereus Nuncius", la "Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari", "Il
Saggiatore", il "Trattato della Sfera, o Cosmografia", oltre ad alcune lettere di Galileo
a Leopoldo di Toscana, a Cristoforo Griemberger, a Monsignor Dini, a Pietro Bardi e
a Paolo Gualdo. Nel terzo volume compaiono i "Dialoghi delle Scienze Nuove", le
"Considerazioni sopra il Gioco de' Dadi", e lettere, tra gli altri, al padre Castelli e a
Curzio Picchena. Nel quarto volume, infine, il "Dialogo dei massimi sistemi", la
"Sententia Cardinalium in Galileum et abjuratio ejusdem, excerptae", e la
"Dissertazione sovra il sistema del mondo degli antichi Ebrei", di Agostino Calmet. Si
tratta della terza edizione delle opere complete di Galilei (le precedenti erano del
1655 e del 1718), ma la prima comprendente il "Dialogo dei massimi sistemi", l'opera
che, dapprima approvata dalla Chiesa, condusse poi Galileo all'abiura dinnanzi al
Tribunale dell'Inquisizione, e che non fu rimossa dall'"Index Librorum Prohibitorum"
fino al 1835. L'Opera è a cura dell'abate Giuseppe Toaldo (Marostica, 1719-1798),
docente di astronomia nell'ateneo patavino. La stampa fu resa possibile dalla
autorizzazione concessa da Papa Benedetto XIV. Straordinaria "summa" del pensiero
galileiano, assai rara da trovare completa ed in condizioni più che buone. > Gamba,
484, "Questa edizione fu diretta ed illustrata con Note dall'astronomo abate Giuseppe
Toaldo, giovane all'ora di 25 anni. I nuovi Trattati, e le note che l'Autore della fiorentina
edizione [1718] non avea potuto disporre secondo l'ordine delle materie, sono in in
questa di Padova inseriti al loro posto nei primi tre volumi.... Il quarto volume contiene i
"Dialoghi dei due massimi sistemi", che era rimasto escluso nelle due edizioni
precedenti". Riccardi, I, 522-523, "... risulta molto più completa ed ordinata delle due
precedenti". Graesse, III, 15. Cinti, 176. Brunet, II, 1461. Carli / Favaro, 478.
€ 6.000
113209 GOUFFE' Jules. LE LIVRE DE CUISINE. Comprenant "La Cuisine de
Menage et la Grande Cuisine", avec 4 planches imprimées en chromolitographie et
182 gravures sur bois dessinées d'après nature par E. Ronjat. Paris, Librairie
Hachette, 1870.
Testo francese. 2^ edizione. Cm.27,7x17,2. Pg.XII, 844. Legatura in tela con titoli in
oro al dorso, con lievi abrasioni alle cerniere. Fondamentale testo di gastronomia
ottocentesca, qui in seconda edizione, apparso la prima volta nel 1867. Ne è autore
Jules Gouffè (1807-1877), figlio di un pasticciere e allievo di Carême che lo impiegò
in giovane età come capo-cuoco all'ambasciata austriaca di Parigi. Esercitò la
professione in seguito al Palazzo delle Tuileries ed al rinomato Jockey Club, ed infine
aprì in proprio una celebre pasticceria ubicata in Rue Fauburg St.Honoré. Lasciò
numerose opere assai stimate, quali "Le Livre des Conserves" (1869), "Le Livre de
Pâtisserie" (1873) e "Le Livre des Soupes et des Potages" (1875). Considerato il
padre della cucina decorativa, pose particolare attenzione all'apparato iconografico
delle sue opere, utilizzando per primo la cromolitografia per illustrare le sue
straordinarie pietanze. > Vicaire, 417, "Cet ouvrage culinaire est, avec ceux d'Urbain
17
Dubois, un des plus complets et des plus sérieusement traités qui existent; les recettes
que l'on y trouvent sont fort recherchées, mais il faut avoir un budget assez important,
affecté aux dépenses de table, pour pouvoir suivre les savants conseils de ce maître de
l'art culinaire". Oberlé, 226, cita la prima edizione. Golden Bitting, 195, "This work is
considered one of the most important and most sought, though due to the caried
materials required in the recipes, more suited to large establishment than to the ordinary
household".
€ 900
105695 GREGORY David. DAVIDIS GREGORII ASTRONOMIAE PHYSICAE &
GEOMETRICAE ELEMENTA. Secunda Editio revisa & correcta. Accesserunt
Praefatio Editoris; Cometographia Halleiana in modum Appendicis; brevis ad
Calcem Horologiorum Sciotericorum tractatus & duplex Index, primus Sectionum &
Propositionum, altre Rerum & Verborum copiosus. Genevae, apud Marcum
Michaelem Bousquet, 1726.
Opera completa in due tomi raccolti in unico volume. Seconda edizione.
Cm.24,5x19,5. Pg.(20), XCVI, 752, 76. Ottima legatura coeva in piena pergamena
con elementi decorativi impressi ai piatti. Titoli manoscritti al dorso a sei nervature.
Opera adorna di 48 tavole ripiegate, contenenti figure geometriche e astronomiche
(una da collocarsi nella Prefazione e 46 numerate, la n°XIX è doppia) e cinque a
soggetto gnomonico. Una bella tavola incisa su rame da G.Seiller all'antiporta. Ai due
frontespizi piccole vignette calcografiche incise da Chopy su bozzetti di De Poilly.
Ulteriore incisione calcografica di Seiller all'inizio della dedicatoria. Alcuni cartigli e
capilettera. Esemplare in condizioni di notevole freschezza, ottimamente conservato.
Si tratta del principale, fondamentale testo di astronomia, matematica e gnomonica di
David Gregory (Aberdeen, 1661-1708), docente a Oxford e Edinburgh, nipote del
matematico scozzese Jacopo Gregory e amico personale di Isaac Newton. L'Opera,
basata proprio sulle teorie newtoniane, vide la luce la prima volta nel 1702 ed è qui
in seconda edizione. Di particolare interesse la presenza nell'Appendice, con
numerazione araba, della prima ristampa della "Astronomiae Cometicae Synopsis" di
Edmund Halley, in cui l'Autore prevede il ciclo della cometa che avrebbe assunto poi
il suo nome, oltre al trattato di gnomonica. > DNB, VIII, 536, ".... Gregory"s principal
work. It was the first text-book composed on gravitational principles, and remodelling
astronomy in conformity with physical theory. Newton thought highly of the book, and
communicated, for insertion in it, his "lunar theory", long the guide of practical
astronomers in determining the moon's motions". Roller / Goodman, I, 484. Honeyman,
1552.
€ 1.800
116206 Jacopone da Todi. LE POESIE SPIRITUALI DEL B. IACOPONE DA TODI
FRATE MINORE. Accresciute di molti altri suoi Cantici novamente ritrovati, che non
erano venuti in luce; & distinti in VII. Libri, che sono; Satire, Cantici morali, Ode,
Inni penitentiali, Teorica del divino amore, Cantici amatorij, et per ultimo i suoi
secreti Spirituali. Con le scolie, et annotationi di Francesco Tresatti da Lugnano. In
Venetia, Appresso Niccolò Misserini, 1617.
"Di cui le fatiche, & diligenze usate in restituire al Mondo così antico, dotto & Santo
Poeta, nella seguente carta saranno descritte". "Ma chi vorrà informarsi del utile, che
dallo studio di questo Autore potrà ogni sorte di stato ricevere, pongasi riposatamente
à legger de' Cantici ad un ad uno almeno i semplici Argumenti, che sono brevissimi, e
compendiosi". Cm.22,6x15,3. Pg.(20, 1055, (9). Legatura ottocentesca in mz.pelle
con piatti marmorizzati. Titoli e fregi in oro al dorso a quattro nervature. Marca
tipografica al frontespizio, raffigurante una pianta di vite con il motto "Vinea mea
electa ego te plantavi". Cartigli e capilettera incisi. Due belle incisioni a piena pagina
18
raffiguranti l'Albero delle Gerarchie celesti e l'Albero delle Virtù. Saldo esemplare. >
Gamba, 580, "Questa edizione, più di tutte copiose e più di tutte scorretta, è la sola citata
nel Vocabolario [della Crusca]. Contiene Cantici 211 con lunghi Scolii e Annotazioni di
Frate Francesco Tresatti da Lugnano, il quale riordinò le poesie in altro modo,
distribuendole in Satire, Cantici, Ode, Inni penitenziali, ec.; e contuttoché le accrescesse
di molte altre, che non si trovano nelle antecedenti impressioni, ommise però quella delle
due che comincia "O Papa Bonifazio", giudicandola troppo disonorevole ed ingiuriosa".
Brunet, III, 485, "Cette édition, qui passe pour être la plus complète de toutes, est celle
qu'indique l'Académie de la Crusca". Graesse, III, 444.
€ 1.200
107533 JUVARRA Filippo. RACCOLTA DI VARIE TARGHE DI ROMA. Fatte da
Professori Primarj, disegnate,ed intagliate da Filippo Juvarra Architetto e dedicate
all'Eminentissimo e Reverendissimo Principe Card. Ottoboni, Vice Cancelliere della
Chiesa. In Roma, per Antonio De' Rossi alla Piazza di Ceri, 1711.
Cm.27x20. Pg.(122). Legatura in piena pergamena coeva, restaurata. Con 56 stemmi
nitidamente incisi da Filippo Vasconi su bozzetti di Giovan Battista Puccetti. 50
stemmi sono numerati, i primi sei privi di numerazione. Le prime due carte, con
frontespizio e dedicatoria al Principe Ottoboni, sono unite in riproduzione fotostatica
su carta d'epoca. Restauri ai margini inferiori esterni di alcune carte. Il volume
raccoglie splendide targhe realizzate in marmo, metallo dorato, pietra, stucco e stucco
dorato da Bramante (facciata della Cancelleria), Michelangelo Buonarroti (piedistallo
della statua equestre d'Antonino Pio in Campidoglio; Porta Pia; facciata di Palazzo
Farnese), Domenico Fontana (fontanone del Mosé a Termini), Bernini (Palazzo
pontificio di Castelgandolfo; piedistallo della Cattedra di San Pietro; facciata
principale del Palazzo di Propaganda Fide; colonnato di San Pietro; Sala Regia del
Palazzo Vaticano; altro piedistallo della Cattedra di San Pietro; facciata di S.Andrea a
Monte Cavallo; facciata di Palazzo Ghigi a SS.Apostoli; fontana di Piazza Navona
verso Tramontana; sopra la nicchia di S.Veronica in San Pietro; nel Deposito di
Alessandro VI in San Pietro; nella fontana di Piazza Navona verso Mezzogiorno; nel
Portico Reale di San Pietro; in un piedistallo della Confessione di San Pietro; nel Coro
di San Lorenzo e Damaso; nella Cappella di S.Teresa alla Vittoria; in uno dei Cantoni
del Palazzo di Propaganda Fide; nella fontana detta la Barcaccia di Piazza di Spagna;
nel Portone dello Spedale di S.Spirito verso la Lungara; nel colonnato di San Pietro),
Borromini (facciata principale di Palazzo Barberini; navata maggiore di S.Giovanni in
Laterano; porta della Chiesa di Propaganda Fide; angolo del Palazzo di Propaganda
Fide; parte interiore della navata di mezzo di S.Giovanni in Laterano; navata laterale
di S.Giovanni in Laterano), Pietro Berrettino da Cortona (facciata della Chiesa di San
Luca), Alessandro Algardi (Deposito di Leone XI; Cappella Panfili di S.Nicola di di
Tolentino; fontana del cortile di Palazzo Vaticano), Carlo Fontana (fontana di S.Maria
in Trastevere; facciata della Chiesa della Beata Rita), Francesco Fontana (Nicchione
del Belvedere; facciata interiore dei SS.Apostoli), Mattia Rossi (Deposito di Clemente
X), N.N. (Deposito di Gregorio XIV), Battista Soria (Porta dei PP. Barnabiti di
S.Carlo a' Catenari), Carlo Maratti (Deposito di Innocenzo XI), Martino Lunghi
(facciata di Palazzo Borghese), Rainaldi (facciata laterale del Campidoglio; navata
laterale di S.Pietro), Felice Della Grega (facciata di Palazzo Ghigi), Angelo Rossi
(Deposito di Alessandro VIII), Romano Cacapecchia (Palazzo Vaini a i Fontanoni),
Filippo Juvarra (nel porto di Messina). Prima edizione di un rarissimo testo del
principale architetto italiano del suo tempo. "Filippo Juvara o Juvarra (Messina, 7
marzo 1678 – Madrid, 31 gennaio 1736), architetto e scenografo, fu uno dei massimi
esponenti del Barocco ed operò per lunghi anni a Torino come architetto di casa
Savoia. La formazione del giovane Juvarra avvenne nella città natale, dove studiò
19
architettura sui trattati, e lavorò come scenografo e argentiere. La sua prima opera
architettonica fu il completamento, nel 1703, della Chiesa di San Gregorio, oggi
scomparsa per la quale progettò la sistemazione interna comprendente la
realizzazione del coro e dell'altare maggiore. Si trasferì a Roma nel 1704, dove fu
allievo di Carlo e Francesco Fontana ed ottenne un clamoroso successo al concorso
di disegno architettonico dell'Accademia di San Luca, che segnò l'inizio della sua
attività indipendente. Impiegato all'inizio come architetto teatrale dal cardinale
Pietro Ottoboni (nipote di Alessandro VIII e uno dei più importanti mecenati
dell'epoca), Juvarra in questo periodo progettò alcuni edifici a Lucca, come il
Palazzo della Repubblica e alcune ville del contado (villa Garzoni a Collodi e villa
Mansi a Segromigno). È datato al 1732 il progetto della cupola della Basilica di
Sant'Andrea a Mantova, a completamento di una delle opere più importanti di Leon
Battista Alberti, ed i lavori successivi furono a Caravaggio, Bergamo e Belluno. I
suoi principali lavori furono a Torino al servizio dei Savoia, segnatamente il salone
centrale di Stupinigi, la basilica di Superga, la facciata della chiesa di S. Cristina in
piazza San Carlo, le chiese di S. Filippo Neri e del Carmine, Sant'Andrea a Chieri,
Palazzo Madama, etc. Gli ultimi anni furono trascorsi a Madrid. > Graesse, III, 516,
cita l'edizione Salvioni del 1727. Una sola copia viene segnalata in SBN.
€ 950
116233 KELLER Jacob. LUDOVICUS QUARTUS IMPERATOR. Defensus; Bzovius
Jniuriarium postulatus, Quòd eundem Divae memoriae Imperatorem Serenissimorum
Bavariae Ducum progenitorem, contra ius, fas, aequum, verum in mendosissimis
annalibus suis infectatus, gravissimis calumnijs onerârit, ab Joanne Georgio
Heruuarto ab Hohenburg. Accessit mantissa aliorum Bzovij errorum. Monachii, Apud
Nicolaum Henricum, 1618.
Prima edizione. Testo latino. Cm.23x18. Pg.(22), VIII, 536. Legatura in
mz.pergamena con piatti marmorizzati. Tassello in pelle con titoli in oro al dorso.
tagli spruzzati. Capilettera ornati. Vistosa chiazza brunita che interessa la parte interna
dell'intero volume, senza limitarne la fruibilità. L'Imperatore Ludovico IV il Bavaro
(Monaco di Baviera, 1287 - 1347) "figlio di Ludovico II, duca di Baviera e conte
palatino del Reno, e di Matilde, figlia di Rodolfo d'Asburgo, fu scelto come
imperatore contro Federico III il Bello duca d'Austria. Ludovico entrò in conflitto con
papa Giovanni XXII, che non riconobbe la decisione in quanto avvenuta senza
giudizio pontificio e che lo scomunicò: disceso in Italia, Ludovico si fece incoronare
dal popolo romano (1328) e dichiarò deposto il papa. Nel 1338 proclamò la
legittimità di ogni elezione regia, anche se priva di approvazione pontificia, se decisa
dalla maggioranza dei principi elettori. Nel 1346 gli fu contrapposto Carlo, figlio di
Giovanni re di Boemia" (da wikipedia). Il presente testo confuta la rappresentazione
che di Ludovico il Barbaro viene data dallo storico domenicano polacco Abraham
Bzovius, nome latinizzato di Abraham Bzowski (1567–1637), nella sua continuazione
degli "Annales ecclesiastici" del Baronio. Ne è autore il gesuita tedesco Jacob Keller
(Säckingen, 1568-1631), che fu insegnante di filosofia e di teologia dogmatica a
Friburgo, Ingolstadt, Monaco e Ratisbona. L'anno successivo, il 1619, pubblicò "Pro
Ludovico quarto imperatore contra Bzovium pars altera" e "Mantissa sive contra
Bzovium pars tertia in qua per omnes Europae prouincias specimen exhibetur
Bzovianae in historia eruditionis". > British Library, "Catalogue of books printed in
German....", II, H 974.
€ 700
120965 La FONTAINE Jean De. CONTES ET NOUVELLES EN VERS. (Bouillon),
1777. Opera completa in due volumi. Testo francese. Cm.20x12. Pg.XIV, 200, 16;
VIII, 286. Sobrie legature in mz.pergamena con piatti marmorizzati. Tasselli con titoli
20
in oro ai dorsi. Tagli spruzzati. Due frontespizi decorati da Vidal, ritratto dell'Autore
inciso da Ficquet da un dipinto di Hyacinthe Rigaud, 80 planches fuori testo di
Charles Eisen e svariate testatine licenziose. Esemplare assai fresco in ogni sua parte,
in eccellenti condizioni di conservazione. Ex libris nobiliari alle antiporta. Si tratta di
una raffinata contraffazione della celebre edizione del 1762 nota come "'Fermiers Généraux". Non vi compare l'editore, ma la stampa è attribuita alla "Société
Typographique de Bouillon". I Racconti e le Novelle di Jean de La Fontaine (Château
- Thierry, 1621-1695) erano all'epoca persino più popolari delle Favole. Ispirati al
Boccaccio, al Machiavelli e all'Ariosto, con evidenti riferimenti alle "Mille e una
Notte" e ad altri classici della letteratura popolare francese, intrecciano modelli
modelli licenziosi ad allegorie e conclusioni moraleggianti. Il ricchissimo apparato
iconografico si deve ad uno maestri del rococo francese, Charles Dominique Joseph
Eisen (1720-1778), le cui tavole, predisposte per l'edizione del 1762, vengono qui
proposte in posizione speculare. Le incisioni delle stesse si devono a Aliamet,
Baquoy, Choffard, Delafosse, Flipart, Lemire, Leveau, De Longueil, etc. > Cohen De Ricci, 571. Graesse, IV, 75.
€ 700
121682 La QUINTINYE Jean Baptiste de. THE COMPLEAT GARD'NER. Or
Directons for Cultivating and right Ordering of Fruit -Gardens and Kitchen Gardens; with divers Reflections of several Parts of Husbandry. In six volumes, to
which is added His Treatise of Orange Trees, with the Raising of Melons, omitted in
the French Editions. Made in English by John Evelyn Esquire, illustrated with Copper
Plates. London, Printed for Matthew Gillyflower and James Partridge, 1693.
Testo inglese. Opera in due parti raccolte in unico volume. Cm.32x20. Pg.(44), 184,
(4); 204, (4), 80. Legatura in pelle con rinforzo cartaceo al dorso. Frontespizio in
doppia bordura, impresso in rosso e nero. All'antiporta ritratto dell'Autore inciso in
ovale da W. Elder da un dipinto di F. De La Mare Richart. Opera adorna da 11 tavole
fuori testo, due delle quali in grande formato, raffiguranti modelli di giardini, esempi
di piante e strumenti agricoli, otto vignette calcografiche a soggetto bucolico ed
alcune figure nel testo. L'Opera è divisa in sei parti, e contiene in fine "A Treatise of
Orange Trees", translated by John Evelyn; e "Reflections upon some Parts of
Agriculture". Minimo restauro al foglio di guardia posteriore. Prima edizione inglese
delle "Instruction pour les jardins fruitiers et potagers, avec un traité des orangers",
pubblicate postume a Parigi dal Barbin nel 1690. La Quintinye (Chabanais, 16241688) fu direttore dei giardini a Versailles dal 1670 al 1698, nel pieno del regno del
Re Sole Luigi XIV e collaborò in tale veste con quelli che oggi potremmo definire
architetti del verde, André La Notre e Louis Le Vau. Nel 1677 ricostruì interamente il
"potager" di Luigi XIII, l'orto che riforniva di primizie la corte, e nel presente testo
fornisce utili consigli in tema di produzione di verdure e di potatura degli alberi. La
traduzione si deve all'agronomo John Evelyn, che La Quintinie conobbe
personalmente durante un suo viaggio in Inghilterra. > Pritzel, 5075. Keynes, 103.
Hunt, 388.
€ 1.600
110774 LAZARILLO DE TORMES. La novella è illustrata da ventun legni originali di
Aligi Sassu. Milano, Edizioni della Conchiglia, 1943.
Cm.28,2x19. Pg.(8), 144, (84). Legatura in mz.marocchino bleu con titoli in oro al
dorso a cinque nervatura. Piatti e fogli di guardia marmorizzati. Le 21 tavole di Sassu
sono intercalate. In fine al volume "Studî di Aligi Sassu per le illustrazioni", e
"Ripetizione, degli studî, in colore". Gli stessi Studi compaiono di nuovo applicati.
Esemplare in barbe, ad ampi margini, in perfette condizioni di conservazione. Nel
volume compare un doppio colophon, il primo con le indicazioni editoriali, il secondo
21
con la giustificazione della tiratura: "La novella impaginata da Giampiero Giani per
l'Edizioni della Conchiglia, e stampata in torchio a mano da Carlo Losa, su carta alla
forma fabbricata in Pescia dalle Cartiere Enrico Magnani è composta in carattere
Paganini cirpo 18 tondo e corsivo. I fogli del volume recano, in filigrana alternata, le
diciture "I Novellieri" e "Santagostino"; questo l'Editore ha voluto in riconoscimento
all'opera prestata da Mario Santagostino Sandri, maestro legatore in Milano" (al primo
colophon); e "L'Editore ha così disposto l'allestimento dell'Opera: 1 esemplare
numerato "A" firmato da Aligi Sassu e Gian Galeazzo Severi con allegati, in
originale, tre illustrazioni, tutti gli studi e le prove d'artista ; una serie aggiunta delle
illustrazioni stesse e due degli studi completano il volume, rilegato in tutto
marocchino e seta, con custodia. 9 esemplari numerati da I a IX, firmati da Aligi
Sassu e Gian Galeazzo Severi, con allegati, in originale, due illustrazioni; una serie
aggiunta delle illustrazioni stesse e due degli studi completano i volumi rilegati in
mezzo marocchino con angoli e custodia. 100 esemplari numerati da 1 a 100, firmati
da Aligi Sassu con allegati una serie di studi, rilegati in mezzo marocchino con angoli
e custodia. 5 esemplari non numerati, fuori commercio, dei quali uno segnato con la
lettera "alfa" appositamente allestito per la Libreria Di Stefano di Genova" (al
secondo colophon). Il presente esemplare è il n°VI, e reca le firme autografe, a matita,
di Aligi Sassu, Gian Galeazzo Severi e Giampiero Giani. > Aeschlimann 1940-1952,
33.
€ 2.500
105728 LE GRAND DICTIONAIRE FRANÇOIS-FLAMEN. Augmenté en ceste
derniere Edition d'une infinité de Vocables, Dictions & Sentences tres-elegantes &
necessaires: Recueilli des Dictionaires les plus copieux. Item un abregé des lettres
qui ne se prononçent point. A Rotterdam, chez Iean Waesbergue, à l'enseigne de la
Fame, l'an 1618.
Opera dedicata a Hugo Grotius. Presentazione in lingua francese. Cm.18,8x14,2.
Pg.528. Legatura coeva, lievemente allentata, in piena pergamena rigida, con titoli
manoscritti al dorso. Frontespizio decorato da incisione calcografica a piena pagina
con figure allegoriche. Testo su due colonne. Capilettera ornati. Buone condizioni di
conservazione. In appendice "Le termes et manieres de parler appartenants a la marine
et navigation" e "Recueil des mots, dictions et manieres de parler en l'arte de venerie,
avec une brieve interpretation d'iceux, approprié à la langue Flamengue; Extraiçt des
Autheurs anciens & modernes". Si tratta della prima edizione del dizionario francesefiammingo curato da Ian van Waesberghe il Giovane, che si trasferì a Rotterdam per
continuare l'attività impiantata dal padre, Jan van Waesberghe il Vecchio, ad
Antwerp. Di particolare interesse i due brevi dizionari aggiunti in fine al volume,
dedicati ai termini della marina e della caccia e venatoria. > Un solo esemplare
censito in BNF.
€ 1.100
121782 LEOPARDI Giacomo. CANTI DEL CONTE GIACOMO LEOPARDI.
Firenze, Presso Guglielmo Piatti, 1831.
Prima edizione. Cm.15,8x10. Pg.165, (1). Legatura in pelle con titoli in oro al dorso.
L'opera si apre con una celebre dedicatoria originale, "Agli amici suoi di Toscana", ed
è costituita da 23 Canti, sei dei quali qui pubblicati per la prima volta: "Il
Risorgimento" (20 doppie quartine per un totale di 160 versi, composta a Pisa tra il 7
e il 13 aprile 1828), "A Silvia" (canzone libera in 63 versi composta a Pisa tra il 19 e
il 20 aprile 1828), "Le ricordanze" (endecasillabi sciolti in 173 versi, composti a
Recanati tra fine agosto e il 17 settembre 1829), "Canto notturno d'un pastore vagante
dell'Asia" (canzone libera in 143 versi composti da Recanati tra il 22 ottobre 1829 e il
9 aprile 1830), "La quiete dopo la tempesta" (canzone libera in 54 versi composta a
22
Recanati tra il 17 e il 20 settembre 1829), "Il sabato del villaggio" (canzone libera in
51 versi composta a Recanati, finita il 29 settembre 1829). "A Silvia", "La quiete dopo
la tempesta", "Il sabato del villaggio"! Bastano questi titoli, universalmente
conosciuti, a testimoniare l'importanza della presente edizione originale, un
caposaldo assoluto della letteratura italiana del XIX secolo. > Parenti, 308. Frati, 670.
Mazzatinti-Menghini, 670. Fondo Leopardiano, 99. Benedettucci, 36.
€ 4.500
113955 LIONARDI Alessandro. DIALOGI DI MESSER ALESSANDRO LIONARDI,
DELLA INVENTIONE POETICA. Et insieme di quanto alla istoria et all'arte oratoria
s'appartiene, et del modo di finger la favola. In Venetia, Per Plinio Pietrasanta, 1554.
Prima edizione. Opera dedicata a Papa Giulio III. Cm.20,5x13,8. Pg.2 non numerate,
84, 10 non numerate. Legatura in piena pergamena chiazzata. Al frontespizio marca
tipografica con albero fronduto cui è avvolto un nastro con il motto "Semper virens".
Gradevoli capilettera xilografici. Testo in carattere corsivo. Fresco esemplare ad ampi
margini. Il testo si articola su due dialoghi eruditi, in cui compaiono Marc'Antonio
Genova, professore di filosofia a Padova, M. Sperone, Giulio Parigiani, Vescovo di
Rimini e Torquato Bembo, figlio di Pietro. Prima e unica edizione di un raro libello
rinascimentale di "ars poetica" e di oratoria. Ne è Autore l'erudito padovano
Alessandro Lionardi, laureato in giurisprudenza e autore di vari testi letterari e
retorici. Fra le sue Opere si ricordano le "Rime" (Venezia, Gryphius, 1547), "Il
secondo libro de le rime" (Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1550), "Oratio latina
in laudem Pij Quarti Summi Pontificis" (in latino) e "Oratione volgare" (Padova,
Alciati, 1565). Si devono a lui i testi poetici "Vidi pianger madonna" e "Come dal ciel
seren rugiada sole" messi in musica dal madrigalista Alfonso Ferrabosco. > Graesse,
IV, 219. STC Italian, 379. Adams, I-L, 736.
€ 700
114300 MANNI Domenico Maria. DEGLI OCCHIALI DA NASO INVENTATI DA
SALVINO ARMATI GENTILUOMO FIORENTINO. Trattato istorico. In Firenze,
Nella Stamperia d'Antono Maria Albizzini, 1738.
Prima edizione. Opera dedicata a Andrea da Verrazzano, Cavaliere dell'Ordine di
Santo Stefano. Cm.21x14,8. Pg.XX, 84. Legatura in mz.pelle con titoli e filetti in oro
al dorso e piatti marmorizzati. Frontespizio stampato in rosso e nero con marca
tipografica in formato cm.6,3x8,4 incisa da V. Franceschini su disegno di Giovanni
Domenico Ferretti. Capilettera e cartigli incisi. Esemplare di grande freschezza.
Domenico Maria Manni (Firenze, 1690-1788) aveva iniziato ad aiutare il padre nella
tipografia di famiglia, che pubblicò tra l'altro la quarta edizione del Vocabolario
della Crusca, e divenne a sua volta stampatore senza tralasciare una feconda attività
letteraria che lo portò a scrivere numerose opere erudite e filologiche. Volto agli
studi di storia locale e alla ricerca del purismo linguistico, fu anche direttore della
Biblioteca Strozzi e Accademico della Crusca. Il presente testo analizza l'evoluzione
del prezioso supporto ottico. > Gamba, 2336, "Opera molto pregiata e non comune".
Moreni, II, 22. Waller, 14185. Graesse, IV, 366. Brunet, VI, 8420. Wellcome, IV, 45.
Inghirami, II, 15.
€ 900
114679 MANUZIO Paolo. ANTIQUITATUM ROMANARUM PAULI MANUTII.
Liber de Legibus. Index rerum memorabilium. Venetiis, (Paolo Manuzio), 1557.
Testo latino. Opera dedicata al Cardinale Ippolito d'Este. Cm.28x18,3. Carte (3), 1
bianca, LXXX numerate solo al verso, 2. Legatura tardo ottocentesca cartonata con
titoli e filetti in oro al dorso e piatti marmorizzati. Al frontespizio l'impresa
tipografica aldina con l'ancora con delfino in un festone di frutti e vegetali. Aloni e
fioriture diffusi. Restauro all'ultima carta. Esemplare, pur rifilato, a buoni margini.
Alcune chiose d'epoca manoscritte. Paolo Manuzio (Venenzia, 1512-1574), figlio di
23
Aldo, aveva concepito un opera in quattro parti sulle antichità romane. Di queste solo
il presente, dedicato alla legislazione, vide la luce prima della morte dell'umanista,
mentre i rimanenti, "De senatu", "De comitiis" e "De civitate Romana" furono
pubblicati in seguito. Renouard segnala la presenza di due esemplari pressochè
analoghi impressi nello stesso anno, annotandone una differenza solo al verso
dell'ultima carta con numerazione romana. L'ipotesi da lui avanzata è che la prima
edizione consti, a quella pagina, di 5 righe, mentre la seconda, "plus correcte, et
augmentée", di 33, come nel nostro esemplare, > Renouard, 172 / 18. Adams M-474.
Graesse, IV, 375. Brunet, III, 1384. Sapori, I, 1767, cita l'edizione 1559.
€ 2.000
120954 MANZONI Alessandro. IL CONTE DI CARMAGNOLA. Tragedia di
Alessandro Manzoni. Milano, Dalla Tipografia di Vincenzo Ferrario, 1820.
Prima edizione, dedicata a Carlo Claudio Fauriel. Cm.22x14,2. Pg.(8), 142, (2).
Buona legatura coeva in mz.pelle con piatti marmorizzati. Titoli e fregi decorativi
impressi in oro al dorso. Tagli spruzzati. Al verso dela prima carta bianca una
strisciolina con l'unica errata del volume. Esemplare su carta greve, ad ampi margini,
di notevole freschezza e nitore. Ex libris nobiliare all'antiporta. Buona edizione
originale della prima tragedia del Manzoni, scritta tra il 1816 e il 1819. Mai
rappresentata, come la successiva "Adelchi", è una tragedia in cinque atti, in
endecasillabi sciolti. L'azione si svolge tra il 1426 e il 1432, e in essa l'autore vuole
ammonire l'Italia a trovare una concordia nazionale. > Parenti, "Rarità bibliografiche
dell'Ottocento", I. 173-177, segnala la presenza di una edizione con il nome di "Giulio
Ferrario" al posto di Vincenzo. Lo stesso Parenti altresì, in "Prime edizioni italiane", 331,
censisce la presente edizione. Vismara, 275.
€ 1.600
113498 MANZONI Alessandro. I PROMESSI SPOSI. Storia milanese del secolo
XVII scoperta e rifatta. Milano, Fratelli Rechiedei, 1887.
4^ edizione illustrata. Cm.25,5x16,6. Pg.670. Legatura in mz.pelle con piatti
marmorizzati. Titoli e fregi in oro al dorso. Spellature ai capitelli. Ritratto del
Manzoni all'antiporta. Il testo, in cornicetta a doppia bordura, è arricchito di centinaia
di illustrazioni xilografiche di Gonin nel testo. Alcuni strappi e restauri cartacei.
Quarta edizione illustrata del capolavoro manzoniano, dopo quelle del 1840-1844,
1869 e 1875. La prima edizione illustrata era stata pubblicata da Redaelli, la cui
azienda, con l'intero magazzino, venne poi rilevata da Rechiedei. > Parenti, "Rarità
bibliografiche dell'Ottocento", I, 276, riferendosi all'edizione 1869, "..... Malgrado lo stato
deplorevole delle illustrazioni del 1840, gli editori si sono serviti, per la massima parte, di
queste ..... Poichè la frequenza delle illustrazioni non poteva consentirne la totale
soppressione, gli editori si videro costretti a sostituire, almeno in parte, quelle inservibili.
E l'incarico fu affidato a due giovani che dovevano, in seguito, se pur per merito e per
strade diversi, raggiungere una notevole fama: Tranquillo Cremona, la cui opera pittorica
ebbe larghissimo e meritato riconoscimento, e Luigi Borgomainerio, celebre, poi, come
caricaturista, sotto lo pseudonimo di Don Ciccio".
€ 300
121779 MARITI Giovanni. DELLA ROBBIA. Sua coltivazione e suoi usi. In Firenze,
Per Gaetano Cambiagi, 1776.
Prima edizione, dedicata al Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo. Cm.21,8x14,2.
Pg.XVI, 294. Legatura in piena pergamena rigida. Frontespizio calcografico con
stemma granducale coronato in tripla bordura decorativa. Esemplare in barbe, cone le
prime 28 carte interessate da vecchi aloni piuttosto marcati. In fine cinque tavole su
rame di Matteo Carboni, le ultime due in grande formato, raffiguranti tre
particolareggiati dettagli della pianta, la lavorazione delle radici tramite macina
attivata da un cavallo e i macchinari per la preparazione della tintura rosso robbia. La
24
seconda parte del volume (dalla pg.143 alla fine) contiene "Memoria sulla maniera di
tingnere di color rosso incarnato la bambagia, o sia il coton filato (“Dalle osservazioni
sul Commercio, e sulle Arti di Giovan Claudio Flachat, Direttore degli Stabilimenti
Levantini"). Si tratta dell'unica edizione pubblicata di questo raro testo, opera del
fiorentino Giovanni Mariti (1736-1806), eclettico antiquario, scienziato e geografo,
che durante un viaggio a Cipro compiuto nel 1760 ebbe modo di conoscere la pianta
della robbia, di grande importanza per le tecniche di tintoria dei tessuti su tonalità
rosso accese. La pianta veniva coltivata in Oriente e il Mariti ne auspicò l'utilizzo
anche in Toscana, dove era comunque già conosciuta in passato. Molteplici le
citazioni da altri autori, tra cui Antonio Mondaini. Il Mariti, socio corrispondente
dell'Accademia dei Georgofili, operò in ambienti assai vicini alla Massoneria. >
Lastri, 82-83 "La Robbia salvatica nasce in Toscana, e la domestica vi fu già coltivata per
piu' secoli con profitto. Il Sig. Mariti dà l'istoria di questa Pianta e la sua coltivazione,
come si pratica in Cipro, ricavata da una Memoria d'Antonio Mondaini. Quindi
un'Istruzione per macinarne le radiche, ed in ultimo la traduzione di una Memoria di Gio.
Claudio Flachat, Lione, 1766, sulla tintura della bambagia; il tutto con annotazioni". Re,
"Saggio di Bibliografia Georgica", 94. Parenti, "Prime edizioni italiane", 335.
€ 750
120961 MASCARDI Agostino. DELL'ARTE HISTORICA DI AGOSTINO
MASCARDI. Trattati cinque. Coi Sommarii di tutta l'Opera estratti dal Sig. Girolamo
Marcucci, e coi Privilegi di S.Santità, e d'altri Principi. In Roma, Appresso
GiacomoFacciotti, 1636.
Prima edizione, dedicata a Francesco Brignole. Cm.23,7x16,2. Pg.(12), 676, (32).
Sobria legatura in piena pergamena rigida. Tassello con titoli in oro al dorso a cinque
nervature. Tagli bruniti su tonalità bluastra. Doppio frontespizio, il primo, assai
decorativo, calcografico: su un cippo lapideo, ove sono indicati i titoli ed i dati
editoriali, San Giorgio uccide il drago, in una plastica immagine liberamente tratta da
un dipinto di Hans Von Aachen. Sullo sfondo una veduta prospettica del porto di
Genova, tra il faro di San Benigno e la punta di Sampierdarena. Al secondo
frontespizio e al colophon all'ultima carta marca tipografica con la Speranza assisa
che tiene in mano un'ancora. In nastro il motto "In te domine speravi non confundar in
aeternum". Capilettera ornati ed alcuni cartigli incisi. Leggere fisiologiche bruniture,
ma eccellente esemplare, con margini inusuali per una edizione seicentesca. Ex libris
nobiliare all'antiporta. L'opera principale, in edizione originale, dello storico ligure
Agostino Mascardi (Sarzana, 1591-1640), rispettivamente figlio e nipote dei
giureconsulti Alderano e Giuseppe. Mascardi fu Cameriere d'onore di Papa Urbano
VIII, e tenne la cattedra di retorica nel Collegio Romano, e passò alle cronache del
tempo per una non celata dedizione ai piaceri mondani. Il presente costituisce un
importante trattato, in cui l'Autore fornisce i prodromi per una corretta ricerca
storiografica, basandosi dichiaratamente sulla "Poetica" di Aristotele, rinvenuta nel
secolo precedente. Belloni definì il Mascardi "il primo teorico della storiografia
moderna". > Piantanida, 407, "Opera importantissima per i buoni consigli e per le
avvedute considerazioni di critica storica. Molte sono le eruditissime citazioni greche e
latine, tanto che ai contemporanei parve "troppo denso" il numero degli autori citati".
Parenti, 338. Gamba, 2003, "Opera importantissima per la bontà de' precetti, e per le
considerazioni piene di avvedimento". Graesse IV 436. British M.Cat. XVII Century
Italian Books, II, 553.
€ 800
116259 MATTIOLI Pietro Andrea. IL DIOSCORIDE. Con li suoi discorsi da esso
la terza volta illustrati, et copiosamente ampliati. Co'l sesto libro de gli antidoti
contra à tutti i veleni da lui tradotto, & con dottissimi discorsi per tutto commentato.
25
Aggiuntevi due amplissime tavole, nell'una delle quali con somma facilità si può
trovare ciò che in tutto 'l volume si contiene. In Vinegia, appresso Vincenzo Valgrisi
alla bottega d'Erasmo, 1551.
"Sonovi anchora aggiunte tre tauole poste in figura, le quali dichiarano tutti i pesi & le
misure delle cose, di cui fa memoria Dioscoride; accomodate à i pesi & à le misure
che hoggidì s'usano nelle speciarie". "Vi è ancho aggiunta un'altra Tavola di figure, la
qual brevemente dichiara ove si prendano i Semplici Medicamenti". "Vi sono poi
oltre molte altre aggiunte sparse per tutto 'l volume, due bellissimi discorsi aggiunti
sopra i prologhi del Primo & del Quinto libro; ove si tratta in uno, ciò che si può
desiderar intorno all'historia delle piante, & nell'altro, quel tutto, che alla generatione,
materia, & causa delle cose minerali s'appartiene". Opera dedicata a Christofano
Madruccio. Cm.20,8x14,8. Pg.(136), 845, (3); 144, (12). Legatura in piena pergamena
semirigida, con dozzinali titoli manoscritti al dorso. Tagli spruzzati. Capilettera incisi.
Il volume comprende anche, con frontespizio e numerazione autonomi, "Il sesto Libro
di Pedacio Dioscoride Anazarbeo, in cui si tratta de i Rimedi de i veleni mortiferi,
tanto preservativi, quanto curativi; Tradotto, & commentato in lingua volgare italiana
da M. Pietro Andrea Matthiolo Sanese medico; con gratia, & privilegio". In Vinegia,
alla Bottega d'Erasmo, appresso Vincenzo Valgrisi, 1551. Marca tipografia con
serpente arrotolato su bastone ripetuto ad ambedue i frontespizi. Fresco e saldo
esemplare. Celebre medico e umanista, Pietro Andrea Matthioli (Siena, 1501-1578) si
laureò in medicina a Venezia nel 1523. Trasferitosi in Trentino, in Val di Non,
divenne medico personale del vescovo Clesio. Fu nel 1533 che iniziò a lavorare alla
sua opera più conosciuta, appunto il "Dioscoride", che vide la luce a stampa nel 1544
per i tipi di Niccolò Bascarini. Mattioli ampliò a piante sino allora sconosciute le
ricerche di Dioscoride, e il suo testo divenne, per svariati secoli, un caposaldo nel
campo della botanica medicinale. La seconda edizione è del 1548, ed in questa si
trova il sesto libro, che tratta degli antidoti contro i veleni, da alcuni considerato
apocrifo. La rinomata edizione illustrata fu pubblicata, sempre dal Valgrisi, nel 1555.
Mattioli morì di peste nel 1578. > Ceresoli, 352. Graesse, IV, 446. Brunet, III, 1538.
Pritzel, 5986.
€ 2.800
116106 MICOTTI Anselmo. DESCRIZIONE CRONOLOGICA DELLA
GARFAGNANA PROVINCIA DI TOSCANA DI ANSELMO MICOTTI. Con alcuni
documenti del medesimo, ed altre notizie cavate da varj Autori spettanti al Dominio
della repubblica di Lucca. Originale manoscritto, XVIII secolo.
Bellissimo esemplare settecentesco, manoscritto in bella copia, di un celebre testo di
storia della Garfagnana del XVII secolo, composto da Anselmo Micotti.
Cm.28,2x20,2. Pg.4 non numerate, 202 numerate, 18 non numerate. Buona legatura
coeva in piena pergamena semirigida, con titoli manoscritti al dorso. Ogni carta è
finemente compilata in eccellente e ben comprensibile grafia, mediamente su 30 righe
per pagina. Il testo è compilato in lingua italiana, con numerose citazioni in lingua
latina, vergate in caratteri di corpo lievemente più piccolo. Uno spazio di pochi
centimetri è lasciato in bianco al margine sinistro, ed utilizzato per contrappuntare
l'evoluzione cronologica, i nomi di località e le citazioni bibliografiche delle fonti.
L'Opera è divisa in due parti, la Prima dalla pg.1 alla pg.126, la Seconda dalla pg.127
alla pg.212. In fine la "Tavola delle cose contenute nella presente storia". Alla prima
carta due notazioni, sempre manoscritte, di epoca diversa. La prima, settecentesca, ci
informa del proprietario del manoscritto "Di Gianantonio Pelligotti di Perpoli";
mentre la seconda, datata Lucca, 27 giugno 1912, annota probabailmente l'ultimo
passaggio di mano del volume: "Al Cav. Niccola Raffaelli in memoria di una buona
opera, Dom. Martini". Esemplare su carta forte filigranata, splendidamente
26
conservato, di fatto privo di bruniture e cancellature. Si tratta in tutta evidenza di una
bella copia del XVIII secolo del testo composto nel secolo precedente dall'erudito
garfagnino Anselmo Micotti, nato a Camporgiano nel 1630 e morto nel 1693.
L'Opera fu scritta nel 1671. Le informazioni più significative vengono tratte dalla
prefazione di Polimio Bacci all'ultima edizione a stampa, quella pubblicata a Lucca
nel 1980, in tiratura limitata di 500 esemplari numerati per i Tipi di Maria Pacini
Fazzi, che riproduce l'esemplare custodito presso la Biblioteca Estense di Modena
(Cod.IT. 188). Annota dunque il Bacci: "Il Micotti che aveva raccolto molte notizie e
documenti sulla Garfagnana, basandosi su queste scrisse poi la "Descrittione
Cronologica della Garfagnana" col più serio intento di dare notizie certe e "trarre
dal buio dell'antichità" alla luce le memorie della Patria, quasi sepolte
nell'oblovione" [...] Il Pacchi stesso nella sua opera "Ricerche istoriche sulla
Provincia di Garfagnana" pubblicata in Modena nel 1785 presso la Società
Tipografica, dirà di avere preso dal Micotti alcuni documenti e di averli distinti "col
suo stesso nome, per riconoscenza a chi prima di me si era presa la fatica di
raccoglierli e riportarli". Sempre Polimio Bacci fornisce lumi circa la discendenza
del Micotti: "I suoi antenati, ce lo fa sapere lui stesso, sarebbero i Michelotti di
Perugia i quali dovettero lasciare, per ragione di partito, la loro città e rifugiatisi in
un primo tempo a Bologna, di lì passarono in Garfagnana, stabilendosi a San
Romano e in seguito a Camporgiano". Il nostro esemplare, confrontato con la
suddetta edizione a stampa, presenta una serie di difformità: non vi compare alcuna
dedicatoria, né illustrazione, né albero genealogico, ed è quindi presumibilmente una
copia vergata a uso prevalentemente di studio e di referenza. Non disponiamo di
alcuna informazione circa l'estensore, sicuramente un provetto calligrafo, se non il
nome apposto alla prima carta e già segnalato: di solito la notazione suddetta "Di
Gianantonio Pelligotti di Perpoli" denota la proprietà, ma non è affato da escludere
che possa trattarsi anche dello stesso autore del manoscritto. A tale proposito il già
citato Polimio Bacci nella Prefazione dell'edizione a stampa ci ragguaglia circa gli
esemplari manoscritti conosciuti dell'opera del Micotti: "Di questo manoscritto se ne
conoscono altre copie. Una è presso la famiglia Micotti di Camporgiano ...... una
copia, già della famiglia Pesetti di Castelnuovo Garfagnana, fu donata dal Comune
di Camporgiano nel 1969 al Card. Paolo Bertoli ..... un'altra copia si troverebbe
nell'archivio privato dei Conti Poggi in Pian di Cerreto in Garfagnana". E'
presumibile che tali copie siano di mano del Micotti stesso o comunque seicentesche,
quindi il presente potrebbe essere una copia tarda, redatta su una delle precedenti.
Assai intrigante infine l'altra notazione manoscritta apposta alla prima carta. Essa ci
informa che il presente esemplare è stato donato nel 1912 a Lucca da Domenico
Martini a Niccola Raffaelli. Se il Raffaelli è sicuramente un discendente della nobile
famiglia originaria di Fosciandora, dalla cui biblioteca il presente volume proviene,
assai affascinante è la possibile individuazione del Martini. E' possibile infatti
trattarsi di quel Domenico Martini, architetto lucchese, che tra l'altro restaurò, su
commissione di Roberto di Borbone, nipote di Carlo Lodovico duca di Lucca, la
famosa Villa delle Pianore a Capezzano, a lungo residenza dei Savoia. L'aspetto più
intrigante è tuttavia il fatto che Domenico era il padre di Giuseppe Martini, nome
sconosciuto ai più, ma unanimemente considerato uno dei principali bibliofili, librai e
collezionisti del XX secolo. Contemporaneo dei vari Leo S.Olschki (1861-1940),
Ulrico Hoepli (1847-1935) e Tammaro De Marinis (1878-1969), Giuseppe Martini
(Lucca, 1870 - Lugano, 1944) fu attivitò nella città natale tra il 1898 e il 1910,
pubblicando otto Cataloghi di antiquariato oggi praticamente introvabili. I Cataloghi
successivi, dal n°9 al n°18, videro la luce a New York tra il 1912 e il 1922, dato che
27
egli si era trasferito oltreoceano agli inizi del nuovo secolo. Rientrato in Europa, si
stabilì a Lugano, ove pubblicò i Cataloghi dal n°19 al n°30. Presso l’Archivio
Arcivescovile e la Biblioteca Capitolare di Lucca viene oggi custodita la "Collezione
Martini", acquisita dall’Archivio nel 1945 a seguito delle disposizioni testamentarie
del proprietario: contiene circa 500 pergamene, divise tra diplomi imperiali e regi,
alcuni provenienti dalle cancellerie longobarde e carolingie, documenti pontifici e
atti privati, compresi tra l’anno 726 e il 1793, manoscritti, una raccolta d’archivio e
varie edizioni di interesse locale. Fu il Martini uno straordinario ricercatore e
studioso di incunaboli, manoscritti e rare edizioni a stampa, tanto da venire così
definito da Mario Armanni nella Introduzione alla "Bibliothèque bibliographique,
Vente aux enchères à Genève, salle Kundig, 1946": «fut vraiment l’homo
bibliographicus», con un apparato «si élaboré, le raisonnement si convaincu, qu’on
peut difficilement s’y opposer […] Il donne les détails les plus minutieux avec une
précision absolue et il parle des auteurs, qu’elle qu’en soit l’époque, comme de ses
contemporains». E' dunque possibile, anche se non provato, che il presente volume
sia appartenuto alla raccolta di quello straordinario personaggio! > Del Micotti parla
il Tiraboschi, "Biblioteca Modenese", III, 209, "Ei fu uomo ancora assai dotto nella
Giurisprudenza e nella Storia, e vien lodato dal Vallisneri nella Descrizione del suo
viaggio per le montagne modenesi". Pedreschi, "Per una bibliografia geografica della
Garfagnana", 57, cita l'edizione a stampa della Tipografia Rosa di Castelnuovo
Garfagnana del 1934 [che Polimio Bacci definisce "incompleta"], "Notizie di vario genere
di carattere eminentemente storico e amministrativo. Cenni sulle varie località della
Garfagnana nel XVII secolo". Opera sconosciuta a Moreni e Inghirami. Su Giuseppe
Martini vedansi "La Bibliofilia", XLVII, 1945, pg.128 e il contributo di Francesco Radaeli
"Sulla figura di Giuseppe Martini” che fa da introduzione al catalogo "Aspetti di cultura
veneziana del Cinquecento" (Bredford Libri Rari, 2000).
€ 2.800
108657 MISSALE ROMANUM. Ex Decreto Sacrosancti Concilii Tridentini restitutum.
Sancti Pii V. Pontificis Maximi jussu editum, Clementis VIII. et Urbani VIII.
auctoritate recognitum, in quo Missae novissimae Sanctorum accuratè sunt
dispositae. Imponente legatura in lamina d'argento sbalzata e velluto. Romae, Ex
Typographia Vaticana, 1735.
Testo latino. Cm.40,4x27,5. Pg. (64), 536, CVIII. Stupenda legatura ottocentesca in
velluto rosso rivestito con ricchissimo apparato di placche in argento sbalzato,
finemente lavorate con ricchi motivi ornamentali, applicate alla coperta. Due apparati
in argento vanno a formare una imponente bordura al piatto anteriore e al posteriore;
due sono collocati al centro degli specchi, con due figure di santi raffigurate, ed infine
un'ulteriore lastra va a rivestire il dorso, con al centro, in ovale, impressa una
notazione di proprietà: "Joseph. Rospigliosi 1810". Fogli di guardia decorati. Tagli
goffrati in oro. Doppio frontespizio, il primo inciso a piena pagina da Sebastiano
Conca, e cinque incisioni a soggetto religioso, sempre a piena pagina, nitidamente
incise da Carlo da Lovanio e da Antonio de Petris. Svariate parti musicali. Testo
impresso in rosso e nero, su due colonne, con bordura a doppio filo. Capilettera e
cartigli ornamentali incisi e marca tipografica, in formato cm.9,4x15,3, al secondo
frontespizio. Numerosi segnapagina in seta rossa. In fine sono aggiunte quattro carte
di feste mobili fiorentine. Il prezioso Messale è conservato in apposita custodia lignea,
in formato cm.47,7 x 36 x 15,5. La scatola consta di una laccatura policroma alla
parte esterna ed è internamente rivestira di velluto, in due lati apribili. Nessun
marchio, che possa aiutare per l'individuazione dell'artista, compare sulla legatura.
Bellissimo volume, in eccezionali condizioni di conservazione sia per la stampa, la
legatura e la custodia. La notazione incisa al dorso del volume segnala la proprietà
28
del medesimo, e di conseguenza la committenza della sontuosa legatura in argento,
del Principe Giuseppe Rospigliosi, Duca di Zagarolo e Principe del Sacro Romano
Impero (Roma, 11 novembre 1755 - Firenze, 1 gennaio 1833), che vantava una
straordinaria discendenza genealogica (Carlo Magno, Ugo Capeto e Guglielmo I
d'Inghilterra). Fu Presidente della Accademia dei Georgofili dal 1797 al 1801 e fu lui
che il 1 maggio 1814 prese possesso della Toscana per conto di Ferdinando III dopo
la restaurazione post-napoleonica.
€ 5.000
121674 MORBIO Carlo. CODICE VISCONTEO - SFORZESCO. Ossia Raccolta di
Leggi, Decreti e Lettere famigliari dei Duchi di Milano, con note e illustrazioni. Con
Appendice inedita del modo tenuto dal Capitano Bibboni nello ammazzare Lorenzino
de' Medici. Milano, Dalla Società Tipografica de' Classici Italiani, 1846.
Prima edizione. Cm.22,6x14,5. Pg.XII, 550. Legatura in mz.tela con piatti originali
applicati alla coperta. Esemplare in barbe. In appendice: "Morte di Lorenzo, di Pier
Francesco de' Medici. Racconto tratto da una relazione del Capitano Francesco
Bibboni, che l'uccise". Il presente testo contiene il dettaglio di lettere, decreti e leggi
del Ducato di Milano compresi tra il 1390 e il 1497. Ne è autore Carlo Morbio
(Novara, 1811-1881), antiquario e bibliofilo di nobili origini. L'Opera costituisce la
sesta parte delle "Storie de' Municipi Italiani", le altre riguardano nell'ordine
Ferrara e Pavia (1836), Novara, Faenza e Piacenza (1837), Milano (1838), Firenze
(1838) e la "Storia della città e diocesi di Novara" (1841). > Lozzi, I, 2653. Spreti,
"Enciclopedia storico- nobiliare italiana", Appendice II, 356. Frati, "Dizionario biobibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dei secoli XIV.XIX", 378. Parenti,
"Aggiunte al Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani di C. Frati",
II, 262. Graesse, IV, 602.
€ 350
121781 NELLI Giovanni. IL RE DEI CUOCHI. 1500 modi per cucinare le vivande.
Il trattato più completo di gastronomia universale. Firenze, Nerbini, 1930.
Cm.20,5x14,4. Pg.780. Legatura in mz.tela editoriale con piatto anteriore decorato in
policromia. Tracce d'uso. Svariate tavole xilografiche nel testo. Con 1416 succose
ricette. L'Autore fu Presidente della Società fra i Cuochi di Milano.
€ 180
120957 PETIT ATLAS MODERNE. Ou Collection de Cartes Elementaire, dedié a la
Jeunesse. A Paris, chez Delamarche, (1823).
Testo francese. Cm.22x15,6. Atlante costitutito da 28 tavole a doppia pagina, alcuen
delle quali in formato maggiore, e da 34 pagine di testo, contenenti la "Idée de la
Sphere". I confini degli stati, nelle varie carte, sono disegnati a mano a colori.
Legatura in mz.pelle con titoli in oro, sbiaditi, al dorso. Piatti decorati, con alcune
chiazze. Ex libris nobiliare all'antiporta.
€ 500
110764 Petrus de Vicentia. DE BEATE VIRGINIS CONCEPTIONE
DUCENTORUM: & SEXDECIM SANCTAE MATRIS ECCLESIAE DOCTORUM.
VERA. TUTA. ET TENENDA SENTENTIA. Venezia, Simone da Lovere, dopo il 1500.
Testo latino. Cm.14x9,6. Carte 24, l'ultima bianca. Legatura in piena pergamena
rigida moderna, con 14 carte bianche intercalate all'inizio e sei alla fine del testo.
Dorso a quattro nervature. Testo su due colonne. Eccellenti condizioni di
conservazione, impressione assai fresca. Petrus de Vicentia è il nome con cui è
conosciuto il religioso Pietro Menzi. Nativo di Vicenza, fu auditore generale della
Camera apostolica e Vescovo di Cesena dal 1487 fino alla morte, nel 1504. > SBN,
IT\ICCU\LO1E\010382, "Le note tipografiche ipotetiche sono desunte da
Gesamtkatalog der Wiegendrucke online" e IT\ICCU\RMLE\044369, "ISTC
ip00538600, IGI 7677 e BMC V, 418. Il nome dell'autore, Pietro da Vicenza, si rileva dal
29
colophon. Per le probabili note tip., Vicenza, Enrico da Ca' Zeno, c. 1500, cfr., IGI e/o
Venezia, Giovanni Rosso, 1494, cfr., ISTC e BMC (ibidem)".
€ 1.800
113208 PLAUTO Tito Maccio. M. ACCIUS PLAUTUS EX FIDE, ATQUE
AUCTORITATE COMPLURIUM LIBRORUM MANUSCRIPTORUM OPERA
DIONYS. LAMBINI MONSTROLIENSIS EMENDATUS: AB EODEMQUE
COMMENTARIIS EXPLICATUS. Adiecta sunt Plautina loca ex antiquis grammaticis
collecta: & ex commentarium antiquarum lectionum Iusti Lipsij multorum Plauti
locorum illustrationes & emendationes. Coloniae, Ex Officina Gulielmi Hetman,
1577.
"Nunc denuò plurimis quae in priorem editionem irrepserant mendis repurgatus,
multisque in locis in gratiam antiquariorum illustratus". "Cum gemino Indice: priore
verborum, locutionum & sententiarum: posteriore eorum quae Commentariis D.
Lambini continentur". Testo latino. Cm.33,5x20,7. Pg.(8), 792, (56). Legatura in
mz.pelle con piatti marmorizzati. Tassello con titoli e fregi in oro al dorso a quattro
nervature. Un bollino cartaceo applicato al piatto anteriore. Al frontespizio marca
tipografica raffifurante un serpente tra le fiamme che morde un mano divina, con il
motto "Neque mors, neque venenum". Cartigli e capilettera incisi. Pubblicata la
prima volta l'anno precedente, nel 1576, la versione del Lambino delle 20 commedie
di Plauto, con ricchissimo apparato di commentari e note, è opera di grande rarità. Il
presente testo ne costituisce una contraffazione assai stimata, al pari di quella
pubblicata nello stesso anno a Lione. Tito Maccio Plauto (Sarsina, tra il 255 e il 250
a.C. – 184 a.C.) fu uno dei principali commediografi romani, esponente del genere
teatrale della "Palliata" promosso da Livio Andronico, innovatore della letteratura
latina. Assai popolare ai tempi di Cicerone, ebbe straordinaria capacità di
rappresentare i caratteri umani, attingendo spesso alla letteratura classica greca.
Dionisio Lambino, nome italianizzato di Denis Lambin (Montreuil-sur-Mer, 1516–
1572) fu un apprezzato filologo. Compiuti gli studi ad Amiens ed a Tolosa, passò nel
1550 al servizio del Cardinale De Tournon, con cui compì numerosi viaggi in Italia,
segnatamente a Roma, Lucca e Venezia, ove tradusse dal greco in latino l'"Etica
Nicomachea" di Aristotele. Tradusse poi Orazio, Lucrezio, Cicerone, Cornelio nepote
e, appunto, Plauto. La prima edizione a stampa delle commedie plautiane risale al
1472, mentre la più diffusa, prima di quella del Lambino, fu quella del Camerarius
(1552). > Graesse, V, 328, "Contrefaçon très correcte". Graesse, IV, 708.
€ 1.800
116045 PONTANI GIOVIANO Giovanni. PONTANI OPERA. Venetiis, in Aedibus
Aldi, et Andreae Asulani Soceri, 1513 / IOANNIS IOVIANI PONTANI AMORUM
LIBRI II [....]. Venetiis, in Aedibus Aldi et Andreae Soceri, mense Februario 1518.
Due edizioni aldine raccolte in unico volume. 1513 / 1518.
Due rare edizioni aldine raccolte in unico volume. Cm.15,4x9,2. Legatura in piena
pergamena con titoli e fregi in oro al dorso. Fogli di guardia marmorizzati e tagli
spruzzati. Minime forellini alla parte inferiore del dorso ed alla parte interna delle
cerniere. 1) "Pontani Opera. Urania, sive de Stellis libri quinque. Meteororum liber
unus. De Hortis hesperidum libri duo. Lepidina sive postorales pompae Septem. Item
Meliseus Maeon Acon. Hendecasyllaborum libri duo. Tumulorum liber unus. Neniae
duodecim. Epigrammata duodecim. Quae vero in toto opere habeantur in Indice, qui
in calce est, licet videre". Venetiis, in Aedibus Aldi, et Andreae Asulani Soceri,
MDXIII. Testo latino. 255 carte numerate solo al recto, una carta bianca al recto e con
ancora aldina impressa al verso. 2) "Ioannis Ioviani Pontani Amorum libri II. De
amore coniugali libri III. Tumulorum II, qui in superiore aliorum poëma ton editione
desyderabantur. Lyrici I. Eridanorum II. Eclogæ duæ Coryle, & Quinquennius
30
superioribus quatuor additæ. Calpurnij Siculi Eclogæ VII. Aurelij Nemesiani Eclogæ
IIII. Explicatio locorum omnium abstrusorum Pontani authore Petro Summontio viro
doctissimo. Index rerum, quæ in his Pontani lusibus contineantur". Venetiis, in
Aedibus Aldi et Andreae Soceri, mense Februario 1518. Prefazione di Antonio
Mocenigo. Testo latino. Carte 170 numerate solo al recto, una carta con registro e
colophon al recto e bianca al verso, una carta bianca al recto e con impresa aldina al
verso. Le carte 144 e 165 sono bianche sia al recto che al verso. Anomala la
numerazione delle carte del poema "Lyrici". Dopo la carta 88 che chiude il
"Tumulorum libri II, tale numerazione presenta il seguente sviluppo, relativamente
alla numerazione araba: 97, 90, 99, 92, 101, 94, 103, 96, 97, 98, 99, 100, 101, 102,
103. Tale anolamia è parzialmente segnalata da Renouard, che specifica "sans
dérangement dans les signatures", come confermato dall'integrità e linearità del
registro dei quaderni interessati "m" e "n". Esemplare di significativa freschezza, con
margini plausibili e pressoché priva di bruniture. Solo l'ultima carta del secondo testo
presenta alcune marginali chiazze antiche d'inchiostro. Giovanni Pontano, in seguito
Giovanni Gioviano, nome latinizzato Ioannes Iovianus Pontanus, fu poeta, umanista e
uomo politico (Cerreto di Spoleto, 1429 - Napoli, 1503). Intellettuale di spicco della
corte aragonese (da lui prese il nome l'"Accademia Pontaniana"), usò un latino
duttile e moderno. Nella sua cospicua produzione emergono, oltre ai vivacissimi
dialoghi, il poema "Urania" (1476), e l'egloga "Lepidina" (1496), in cui una serie di
cortei di ninfe e numi minori rappresentano i bei luoghi di Napoli, con le
caratteristiche di usi e feste a questi luoghi congiunti. Originale poema della vita
familiare e suo capolavoro sono i tre libri di elegie "De amore coniugali", che
comprendono le 12 "Næniæ per il figlioletto Lucio. Fu mandato a studiare a Perugia,
ove dal 1441 fu cancelliere del Comune lo zio Tommaso, non oscuro discepolo del
Guarino; di poi, rinunciando in favore delle sorelle ai beni che gli restavano, andò in
cerca di fortuna. Condotto nel 1448 a Napoli da Alfonso il Magnanimo, protetto dal
Panormita, entrò nella «sodalitas» da questo fondata, che doveva poi diventare
l'Accademia Pontaniana, e in essa prese il nome di Gioviano. Dapprima alla corte gli
fu affidata l'educazione di due principini, Carlo di Navarra e Alfonso, figlio di
Ferdinando I; poi entrò e presto avanzò negli uffici della Segreteria Reale. Nelle lotte
che Ferdinando dovette sostenere (1458-1464) contro il pretendente angioino,
Pontano gli fu di valido aiuto con la penna e con la spada, e ne consacrò le gesta nel
"De Bello Neapolitano". Più tardi (1481) accompagnò Alfonso nell'impresa per la
riconquista di Otranto; negoziò la pace di Bagnolo (1484) nella guerra contro
Venezia, nel 1486 trattò l'accordo tra Ferdinando e il Papa, dal quale nello stesso
anno ebbe la laurea poetica. Giustiziato come ribelle Antonello Petrucci, Pontano gli
successe nell'ufficio di Segretario del Re, che tenne con grande tatto e fermezza e
acuto senso politico, in circostanze difficili. Morto Ferdinando, quando, dopo il breve
regno di Alfonso, Carlo VIII entrò in Napoli (febbraio 1495) e il nuovo re Ferdinando
II esulò sciogliendo i sudditi dal giuramento di fedeltà, Pontano, rimasto
consegnatario del potere reale, fece omaggio al conquistatore. Tornato re
Ferdinando (luglio 1495), Pontano naturalmente non rioccupò il suo ufficio, ma ebbe
ancora qualche incarico. Scrittore fecondissimo, in volgare lasciò solo un gruppetto
di lettere, di forte colorito dialettale, tra cui belle e robuste alcune dirette ai suoi
principi. Per il resto non usò che il latino: un latino agile, duttile, moderno,
personalissimo. In prosa scrisse numerosi trattati astrologici ("De rebus cælestibus")
e filosofici ("De prudentia"; "De fortitudine"; "De fortuna"; etc.) e, artisticamente più
importanti, dialoghi ("Aegidius", "Actius", "Asinus", "Antonius", "Charon"). Tra
questi, il lucianesco "Charon" è coraggiosa denuncia delle superstizioni popolari e
31
della corruzione degli ecclesiastici, e il bizzarro e vivacissimo "Asinus" (vi
s'introduce Gioviano impazzito d'amore per un asino, che, in compenso delle sue
moine, gli morde ambe le mani: il che lo fa rinsavire) è allegoria, si è detto,
dell'ingratitudine di Alfonso per il suo maestro. Dei poemi, il più vasto e più ricco di
fantasiosi miti, originali o originalmente ricreati, è l'"Urania" in cinque libri, sulle
costellazioni celesti e i relativi influssi. Continuazione dell'"Urania" è il "Meteororum
liber" sui fenomeni atmosferici. Altro poema didascalico sono i due libri "De hortis
Hesperidum, sive de cultu citriorum" sulla coltivazione dei cedri. Anche in questi
poemi si rivela il pagano e voluttuoso cantore della natura e del piacere e
l'inesauribile creatore di mitiche figurazioni. Ma il suo temperamento più
agevolmente si dispiega nei due libri "Parthenopei sive Amorum", che si chiudono
con la metamorfosi di Sebeto, cui si allaccia il più famoso dei suoi poemetti, l'egloga
"Lepidina", in cui Pontano, cantando le feste per le nozze del fiume Sebeto con la
ninfa Partenope, a cui partecipano i due sposi Lepidina e Macrone e cortei di ninfe e
altre divinità, rappresenta luoghi di Napoli con la loro caratteristica vita popolare.
Le delizie di Baia sono l'argomento dei voluttuosi due libri "Hendecasyllaborum seu
Baiarum", eleganti ma un po' monotoni. Originale poema della vita familiare e
capolavoro di Pontano sono i tre libri di elegie ("De amore coniugali"), che cantano,
con accenti che non escludono la sensualità, l'amore per la moglie Adriana (Adriana
Sassone, morta nel 1490), la sollecitudine per i figli, le gioie e le tristezze intime della
famiglia; deliziose, in particolare, le 12 "Næniëæ" per il figlioletto Lucio. Agli affetti
familiari sono anche dedicati gli "Iambici" e parte dei "Tumuli" (più di cento
epitaffî); mentre alla senile passione per una ferrarese di Argenta, Stella, da cui
aveva avuto un figlio, s'ispirarono i due libri di elegie dell'"Eridanus". Temperamento
poetico esuberante e padrone della lingua e del verso latini come forse nessun altro
umanista, Pontano non ebbe nel Rinascimento chi lo uguagliasse come prosatore;
alla sua poesia può essere accostata solo quella del Poliziano" (da "Enciclopedia
Treccani"). > Per il primo testo: Renouard, 63-64 / 7, "255 feuillets chiffrés, et l'ancre
sur un feullet blanc. Réimpression de l'édition de 1505, mais plus correcte, et augmentée
de 27 pages de vers depuis le feuillet 234 jusqu'à la fin. Il est singuliere que dans une
imprimerie aussi soignée, on ait, sur le titre de cette réimpression reproduit la faute
"postorales", qui se voit sur celui de 1505". Adams, P / 1858. Isaac, 12831. Graesse, V,
406, "Premier vol. des poésies de Pontanus [riferito all'edizione 1505]. En 1513 les Aldes
ont donné une seconde éd. augmentée de 27 pp. de vers et plus correcte". Brunet, IV,
807. Per il secondo testo: Renouard, 85 / 10, "164 feuillets dont l'antepéultième est cotè
170, à cause d'une lacune de huit après le fol.88, qui est suivi immédiatement du fol.97,
sans dérangement dans les signatures. Les deuz derniers feuillets non chiffrés
contiennent la souscription et l'ancre. le 144^ et le 165^ sont blancs. C'est le second
volume des poèsies de Pontanus: il n'a été imprimé que cette seule fois par les Alde".
Adams, P / 1864. Isaac, 12879. Graesse, V, 406, "Cette seconde partie des poésies de
Pontanus est plus rare que la prem. [...]. Les ff. du cah. "m", qui devaient être cotés 89 à
96, sont mal chiffrés, mais il n'y a pas de lacune". Brunet, IV, 808.
€ 4.400
116261 PRIVILEGGI BENIGNAMENTE CONCESSI PER LE FIERE DI BOLGIANO
DALLA SERENISSIMA ARCIDUCHESSA CLAUDIA D'AUSTRIA &c. Capitoli,
Regole, & Ordini che in quelle si debbono osservare, & sua Clementissima
Approbatione. In Bolgiano / Boken, Filippo Giacomo Khuen, 1699.
Due parti raccolte in unico volume, con il medesimo testo dei "Privilegi" prima in
lingua tedesca, poi in lingua italiana. Cm.18,2x14,2. Pg.32, (12); 27, (35). Legatura in
piena pergamena rigida con abrasione alla cerniera posteriore. Tagli in oro. Le due
Opere presentano numerazione di pagine e frontespizi autonomi. Ricca incisione
32
calcografica ripetuta ai due frontespizi, sia pure in formato lievemente diverso. Bella
incisione con un mappamondo in articolata cornice fitomorfa, anche questa ripetuta
nella parte tedesca e nella parte italiana, rispettivamente a pg.28 e a pg.16. Cartigli
ornamentali. L'Opera si articola in varie parti, che per comodità elenchiamo solo in
lingua italiana. La prima parte concerne il testo dei "Privilegi che l'Arciduchessa
concede alle Fiere di Bolzano, suddivise in 23 Articoli. Seguono: "Ordini, Regole et
Capitoli, fatti dalli Magistrati, & Università Trattanti delle Fiere di Bolgiano, &
confirmati da S.A. Serenissima, che per il buon governo di esse Fiere da ciascuno
doveranno essere osservati", suddivisi in 16 Articoli, datati 15 Settembre 1635, con
relativi "Indice delle Concessioni di Sua Altezza Serenissima" e "Tavola de' Capitoli
di Fiera". Quindi "Speciale Resolutione alli Deputati d'Austria sup. sopra il 13.
Articolo toccante li Mercanti di Corte, & di Vienna" (21 Agosto 1666); "Resolutione
posteriore alli Deputati dell'Austria Superiore, con la quale viene tagliata la sopradetta
Speciale Resolutione ottenuta dalli Mercanti di Corte, e di Vienna, & confirmato
l'Articolo XIII" (3 Settembre 1674); "Ordini diversi della Trattatione delle Fiere di
Bolgiano per correctione di alcuni abusi confirmati da Sua Altezza Serenissima
clementissimamente"; "Segue il Tenor della Parte"; "Segue la Confirmatione di
S.A.Serenissima Sigidmondo Francesco" (19 Luglio 1663). Fresco esemplare,
eccellente e nitida l'impressione. Rarissima edizione seicentesca che raccoglie la
versione tedesca e italiana del regolamento delle Fiere di Bolzano promulgato nel
1635 dall'Arciduchessa Claudia de' Medici (Firenze, 1604-1648), arciduchessa
d'Austria e contessa di Tirolo essendo la vedova, in seconde nozze, di Leopoldo V
d'Austria, fratello dell'imperatore Ferdinando II, e le successive normative in materia
emanate nel XVII secolo. "Il toponimo Bolzano è attestato già nell'VIII secolo come
"Bauzanum, Bauzana, Pauzana" e "Pozana", dai quali sono derivate l'odierna forma
tedesca "Bozen" (conosciuta già nel 1133, nell'età moderna scritta anche "Botzen" o
"Potzen") e quella italiana (nel 1223, nell'età moderna anche nella variante
"Bolgiano")" > Testo non segnalato in SBN né rintracciato in alcuna delle bibliografie
consultate.
€ 1.700
115683 RACCOLTA DEGL'IMPERATORI ROMANI INCISI IN RAME FINO A
COSTANTINO MAGNO. Cavati dai busti originali della Real Galleria di Firenze con
un estratto il più interessante delle loro vite. Opera nuova. Con privilegio di S.A.R. il
Gran Duca di Toscana l'anno MDCCLXXX. [In Firenze], Nella Stamperia Allegrini
alla Croce Rossa, Vendesi presso Pietro Pisani Scultore Veneziano Direttore di detta
Opera, (1780-1785).
Cartella in formato cm.42,5x28,8, pg.100, contenente le quattro parti che
compongono l'Opera. Sono contenute 50 brevi biografie di Imperatori romani, da
Cajo Giulio Cesare a Costantino, intercalate dai relativi ritratti sciolti, in formato
cm.46,4x32,7. Molto belle le tavole, incise da Carlo Lasinio e dedicate ciascuna ad un
nobiluomo italiano del tempo. Queste le tavole: Tomo primo: Cajo Giulio Cesare
(tavola dedicata a Orazio Rucellai), Ottaviano Augusto (Orazio Rucellai), Tiberio
Claudio Nerone (Annibale di Collalto), Cajo Caligola (idem), Claudio Tiberio Druso
(Giuseppe Sugana), Claudio Nerone Cesare (idem), Servio Sulpizio Galba (Guido
Guidi), Marco Silvio Ottone (idem), Aulo Vitellio (Ferdinando Filippo Conte
d'Harrsch), Flavio Vespasiano (idem), Tito Vespasiano (Giuseppe Manni), Flavio
Domiziano (idem). Tomo secondo: Nerva Coccejo (Massimiliano Taddeo d'Egger),
Ulpio Traiano (idem), Elio Adriano (Jacopo Tolomei Gucci), Tito Elio Antonino Pio
(idem), Marco Aurelio (Conte Donato Agucchi Legnani), Lucio Vero (idem), Marco
Aurelio Comodo (Agostino Dini), Publio Elvio Pertinace (idem), Didio Giuliano
(Andrea Leone Betti), Cajo Pescennio Negro (idem), Lucio Settimio Severo (Conte
33
Giacomo Spineda), Decimo Clodio Albino (idem). Tomo terzo: Settimio Geta
(Giovanni Nicolao Frediani), Antonino Caracalla (idem), Marco Opelio Macrino
(Orlando Malevolti Del Benino), Marco Antonino Diadumeniano (idem), Marco
Aurelio Antonino Eliogabalo (Silvestro Aldobrandini), Alessandro Severo (idem),
Giulio Massimino Trace (Tomaso Boscia Tommasi), Massimo (idem), Gordiano
Africano Padre (Ferdinando Capponi), Gordiano Africano Padre (idem), Celio
Balbino (Giovanni Giugni), Pupieno Massimo (idem). Tomo quarto: Gordiano Pio
(Marco Zen), Marco Giulio Filippo il Padre (idem), Marco Giulio Filippo il Figlio
(Conte Fioravante degli Azzoni), Trajano Decio (idem), Treboniano Gallo (Luigi
Cotti di Brusasco), Valente Ostiliano (idem), Valeriano (Francesco Picedi), Galieno
Idem), Claudio Secondo (Montanaro Bomben), Aureliano (idem), Probo (Filippo
Bathiani), Diocleziano (idem), Costanzo Cloro (Montanaro Bomben), Costantino
(idem). Nove tavole si presentano con margini ridotti. In fine, sempre sciolta, una
tavola in formato doppio, cm.46,8x64,3, incisa da Pietro Pisani su disegno di Carlo
Lasinio, raffigurante "L'Ara di Alceste aggiunta a questo R.Museo di Firenze l'anno
1779" e dedicata a Francesco di Colloredo Ajo. Coperta muta cartonata. Esemplare su
carta greve, ben marginoso. > Nessun riscontro bibliografico rinvenuto, nemmeno in
SBN.
€ 2.000
124310 RATTA Cesare / PETRI Stanislao (a cura di). GLI ADORNATORI DEL
LIBRO IN ITALIA. Raccolta di illustrazioni e decorazioni del libro e della rivista,
scelte e ordinate. Volume I. Bologna, Impresso nell'Officina della Scuola d'Arte
Tipografica del Comune di Bologna, 1923.
Rassegna di Stanislao Petri, Prefazione di Cesare Ratta. Cm.37x26. Pg.30, 112. Con
112 tavole e 3280 disegni. Minimi strappetti ai margini della coperta. Splendide
illustrazioni di De Carolis, Marussig, De Matteis, Passaglia, Celestini, Biasi, Martini,
Cervellati, Battaglini, Disertori, Ugonia, Pandolfi, Tofano, Porcheddu, Cambellotti,
Balsamo Stella, Aloy, Chiappelli, Guerrini, Boccolari, Wenter Marini, Zannacchini,
Mossa De Murtas, Biasi, Elmquist, Parigi, Cermignani, Cainelli, Guaccimanni,
Sinopico, Arnaldi, Sibilla, Malmerendi, Carandini, Ponti, D'Aloisio, Cisari,
Morbiducci, Paschetto, Zampini, Del Neri, Thayaht, Notte, Gamba, Arnaldi, Viner,
De Witt, Moroni, Sensani, Boccolari, Cusin, Dogliani, Sacchetti, Bernardini, Sartorio,
Mantelli, Vellani Marchi, Nonni, Betti, Di Giorgio, Bacci, Dudovich, Porcheddu,
Torelli, Kambo, Guarnieri, Viani, Cotti, Barbieri, Battigelli, Nasi, Nicco, Ricci, Terzi,
Pettinelli, Mazzoni, Carnevali, Gaudenzi, Wildt, Mateldi, Angoletta. Tiratura limitata
di 850 esemplari numerati. Esemplare n°328.
€ 500
121780 RATTA Cesare / PETRI Stanislao (a cura di). GLI ADORNATORI DEL
LIBRO IN ITALIA. Raccolta di illustrazioni e decorazioni del libro e della rivista,
scelte e ordinate. Volume II. Bologna, Impresso nell'Officina della Scuola d'Arte
Tipografica del Comune di Bologna, 1924.
Rassegna di Stanislao Petri, Prefazione di Cesare Ratta. Cm.37x26. Con 145 tavole e
340 disegni. Minimi strappetti ai margini e bruniture alla coperta. Splendide
illustrazioni di Doudelet, Cervellati, Gavaruzzi, Di Giorgio, Cermignani, Barbieri,
Porcheddu, Neri, Bernardini, Marussig, Lazzarini, Ricci, De Carolis, Parigi,
Bevilacqua, Paschetto, Persicalli, Baccio, Martini, Disertori, Carandini, Carlucci,
Galizzi, Morbiducci, Brunello, Setti, Gamba, Ugonia, Dessau-Goiten, Gallo,
Pettinelli, Moroni-Calsi, Brunelleschi, Pietra, Musa, Guerrini, Colucci, Guaccimanni,
Zannacchini, Carpanetto, Toschi, Edel, Anichini, Mannucci, Lovarini, Malmerendi,
Sartorio, Nomellini, Passaglia, Angoletta, De Witt, Bianco, Marchi, Rubino, Falorsi,
Cernivez, Vellani Marchi, Cozzani, Mazzoni, Reduzzi, Bologna, Pavone, Brugo,
34
Moroni, Cisari, Nicco, Bertuzzi, De Murtas, D'Aloisio, Boccolari, Bonazzi, Gaido,
Notte, Bignami, Chiostri, Gaudenzi, Busi, Vitali, Gallo, Sergi, Pinochi, Trombetti,
Lovarini, Dudovich, Romagnoli, Dagnini, Cotti, Burzi, Tomba, De Matteis,
Carpanetto, Nardi, Torelli, Marini. Tiratura limitata di 250 esemplari numerati.
Esemplare n°145.
€ 500
116051 ROBERTI Giovanbattista. LE FRAGOLE. Poemetto. In Milano, per
Giuseppe Marelli, 1754. Cm.18x12. Pg.56. Legatura cartonata coeva con rinforzo al
dorso e titoli manoscritti d'epoca al dorso e al piatto anteriore. Tre nitide incisioni
calcografiche di sapore bucolico, una collocata al frontespizio e le altre all'incipit di
ciascuno dei due Canti che compongono il poemetto. Testo in bordura a doppio filo.
Al foglio di guardia posteriore una vedutina di Volterra disegnata a matita da anonima
mano. Fresco e gradevole esemplare. Deliziosa pubblicazione del religioso
Giambattista Roberti (Bassano del Grappa, 1719–1786), apologista e trattatista. Si
occupò di rappresentazioni teatrali presso il Collegio dei Nobili di Parma e insegnò
filosofia al Collegio di Santa Lucia di Bologna, e il Leopardi lo inserì nella
"Crestomazia italiana". Il poemetto "Le Fragole" fu composto come "nuptialia"
durante un soggiorno bresciano. > Edizione sconosciuta al Melzi, I, 427, che
riferendosi alla edizione torinese del Martin del 1766, annota "E' questa la 2^ (o meglio
3^) edizione, nè si sa perché siavi stato ommesso il nome del P. Giovambattista Roberti,
gesuita, che trovasi nella dedica della prima edizione fatta in Bologna, pel Della Volpe nel
1752. Non ci ricordiamo da qual giornale abbiamo tratta la memoria, soltanto abbiamo
verificato in seguito che due sono le edizioni del medesimo anno 1752, cioè l'una di
Venezia e l'altra di Bologna". Paleari-Hennsler, 639. Westbury, 189. Lastri, 110, citando le
edizioni veneziana del 1752 e torinese del 1766, "Celebra le Fragole ordinarie, dette di
bosco, e ne dà la cultura".
€ 200
115448 SALLUSTIO Caio Crispo. C. CRISPI SALLUSTII CRISPI DE
CONIURATIONE CATILINAE. Euisdem de bello Iugurthino, Orationes quaedam ed
libris historiarum C.Crispi Sallustii, Eiusdem oratio contra M.T.Ciceronem,
M.T.Ciceronis oratio contra C.Crispii Sallustium, Eiusdem oratione quatuor contra
Lucium Catilina, Porcij Latronis declamatio contra Lucium Catilina. Venetiis, in
aedibus Aldi, et Andreae Soceri. mense Ianuario 1521.
"Quae omnia solerti nuper cura repurgata sunt, ac suo quaeque ordine optime
digesta". Testo latino. Cm.15,8x9,5. Pg.(16), 284 numerate solo al recto, (2). Legatura
in piena pergamena rigida, con titoli e fregi impressi in oro al dorso. Tagli spruzzati.
Marca tipografica aldina impressa al frontespizio e ripetuta al verso dell'ultima carta.
Piccolissimi fori di tarlo al dorso. Alcune minime sottolineature e chiose manoscritte
d'epoca. Al recto dell'ultima carta ripetuta manualmente a inchiostro di china l'ancora
con delfino. Doppia prefazione, la prima di Francesco di Asolo, la seconda dello
stesso Aldo a Bartolomeo Liviano, identica a quella apposta all'edizione del 1509.
Bella edizione aldina, pubblicata per le cure di Francesco d'Asolo come sorta di
seconda edizione ampliata della precedente del 1509. Ne esiste anche una
contraffazione dello stesso anno, sempre a Venezia, del De Gregori. > Renouard, 93,
"Debure se trompe en annonçant cette édition comme plus ample que celle de 1509; elle
no contient que les mêmes pièces, mais elle est beaucoup plus belle, imprimée avecun
caractère neuf, et un meilleur texte, corrigé avec soin par François d'Asola, qui en avertit
dans sa préface au lecteur". Adams, II, S-147. Graesse, VI/I, 238. Brunet, V, 84, "Édition
mieux exécutée et plus correcte que celle de 1509".
€ 2.300
35
116046 SARTI Cristofano. L'OTTICA DELLA NATURA E DELL'EDUCAZIONE
INDIRIZZATA A RISOLVERE IL FAMOSO PROBLEMA DI MOLINEUX. Lucca,
Presso Francesco Bonsignori, 1792.
Prima edizione. Opera dedicata a Angelo Fabbroni. Cm.20,4x13,4. Pg.XVI, 228.
Legatura cartonata coeva con rinforzo al dorso. Piatti decorati. Antiporta con vignetta
calcografica. In fine al volume, con numerazione autonoma "Appendice all'ottica
della natura e dell'educazione, Ossia Risposta alle censure di un professore anonimo"
(pg.48). Fresco esemplare, fioriture marginali. Si tratta della edizione originale di un
testo di ottica composto da Cristofano Sarti, docente nell'Università di Pisa,
esattamente cento anni dopo la esposizione del celebre "problema di Molineux". Il
filosofo naturalista William Molyneux (Dublin, 1656-1698) pose nel 1692, nel
"Dioptrica nova", un quesito all'epoca di notevole risonanza, segnalato anche da
Locke nel "An Essay Concerning Human Understanding": se cioè un cieco, cui
improvvisamente fosse donata la vista, fosse in grado di riconoscere rapidamente una
sfera da un cubo, cosa che aveva evidentemente sperimentato con facilità in assenza
dell'organo visivo. > Riccardi, II, V, 148, "E' opera rigorosamente classificabile fra le
fisiche, benché alcune teorie fisico - matematiche contenutevi ci scusino di averla
registrata nella nostra Biblioteca". Melzi, I, 78, in riferimento all'anonima appendice, "E'
questa una confutazione delle otto censure, che in una lettera anonima furono fatte
all'opera del prof. Cristoforo Sarti sopra simile argomento. Non può dubitarsi che non sia
uscita dalla penna del medesimo autore".
€ 800
121783 SNAPE Andrew. L'ANATOMIE GENERALE DU CHEVAL. Et quelques
observations Phisiques, Anatomiques & curieuses sur différentes parties du Corps &
sur quelques Maladies. Le tout enrichi de Figures. Traduit de l'Anglois par F.A. De
Garsault, Capitaine du Haras du Roy en survivance. A Paris, chez Robert Marc
D'Espilly, Rue Saint Jacques, dans la cour de la vieille Poste, 1734.
"Contenant Une ample et exacte description de la forme, situation & usages de toutes
ses parties. Leurs différences & leurs correspondances avec celles de l'homme. La
generation du Poulet & celle du Lapin. Un Discours du mouvement du Chile & de la
circulation du Sang. La maniere de disséquer certaines parties du Cheval difficiles à
anatomiser". Testo francese. Cm.25,3x19,9. Pg.XXVIII, 340, (4). Legatura coeva in
piena pelle. Tassello con titoli e fregi decorativi impressi in oro al dorso a cinque
nervature. Fogli di guardia marmorizzati e tagli spruzzati. Lievi aloni ai margini
esterni di alcune carte. L'opera è adorna di 22 tavole calcografiche fuori testo,
contenenti numerosi particolari anatomici minuziosamente descritti. Tali tavole sono
tratte da quelle di Carlo Ruini, predisposte per la prima edizione della "Anatomia del
cavallo, infermità, et suoi rimedii", Venezia, 1599. Si tratta di un importante testo
dell' inglese Andrew Snape, Maniscalco reale, pubblicato la prima volta a Londra nel
1687. La versione francese si deve a François Alexandre de Garsault (1691-1778),
eclettico erudito attivo presso la "Escuela de Veterinaria" di Madrid, autore di
curiosi testi quali "Le nouveau parfait maréchal" (1746), "Traité des voitures"
(1756), "Art du paumier - raquieter" (1767), "Art du perruquir" (1767), "Art du
tailleur" (1769), "L'art de la lingère" (1771), > Brunet, VI, 7730.
€ 900
121473 Stupendo disegno originale ottocentesco, a carboncino, raffigurante il
Maestro Giuseppe Verdi, firmato, databile attorno alla fine del XIX secolo.
Bel disegno originale a carboncino in formato cm.49x38, montato in passepartout. Il
musicista, in età già avanzata, viene ritratto a mezzo busto, in una tipica espressione
assorta. Nella parte inferiore la firma "Ada". Si tratta di un disegno di grande sapore
e di eccellente fattura, forse realizzato dal vero. Nessuna indicazione circa l'Autrice,
36
ma la mano è sicura ed assai capace. Il Maestro è raffigurato con perizia, e l'insieme
è di forte effetto estetico.
€ 1.600
116257 Superba raccolta di 22.439 Carte Figurate da Scatole di Fiammiferi, ritagliate
e raccolte in 23 Albums.
Notevolissima collezione di 22.439 Carte Figurate da Scatole di Fiammiferi, raccolte
in 23 modesti Albums cartacei, artigianali, principalmente in formato cm.33x22,5,
ciascuno contrassegnato a mano dalla sigla "C.F.S.F." ["Carte Figurate da Scatole di
Fiammiferi"] cui segue il tema iconografico di ogni raccolta: I: "Le origini: Le prime
e più rare figurine, 1840-1870" (1155 pezzi); II: "Cerini da scala e da sala" (914); III:
"Donne e Amore" (1150); IV: "Poemi, Romanzi, Storia" (993); VI: "Poemi e Rime,
Esposizioni e Congressi, Fiori" (1372); VII: "Parti del Mondo, Nazioni, Provincie,
Città, Popoli, Mode, Costumi" (1118); VIII: "Storia, Politica, Guerra, Marina, Savoia,
Garibaldi, Milizia" (1100); IX: "Fotografie" (1585); X: "Ragazzi, Cicli, Circhi, Sport"
(1228); XI: "Le Donne, i Cavalieri e il loro Amore" (1048); XII: "Stagioni, Zodiaco,
Mitologia, Nudo, Pornografia" (1004); XIII: "Bagni, Pesca, Caccia" (616); XIV:
"Animali" (691); XV: "Musica e danze (1539); XVI: "Figure religiose" ((303); XVII:
"Scene comiche, Caricature" (1155); XVIII: "Pubblicità" (283); XIX: "Busti e
Ritratti" (1144); XX: "Monogrammi e fregi d'oro su fondi colorati" (597); XXI:
"Ritratti e Busti maschili e femminili" (613); XXIII: "Miscellanea di Figure e
fabbriche diverse (Busti in rilievo, Specchi, Scatole metalliche)" (1200); XXIV:
"Fabbriche straniere" (1332); XXV: "Etichette e Duplicati" (1296). Le figurine, in
bianco e nero o in marcata policromia, alcune a rilievo, sono applicate in maniera non
omogenea alle singole carte fino ad un massimo di trenta per pagina, a costituire un
insieme di forte impatto visivo. L'intera raccolta è sicuramente databile nel XIX
secolo. La raccolta di scatole di fiammiferi, o parte di esse, detta "fillumenia"
costituisce una delle più datate e diffuse forme di collezionismo moderno. Fu il 7
aprile 1827 che il farmacista inglese John Walker mise in commercio "100
Suplhurata Hyperoxygenta", pezzetti di legno di circa 10 cm. con una estremità
imbevuta in una miscela di zolfo, potassio e gomma. Si deve al tedesco Jakob
Friedrich Kammerer, nel 1831, l'utilizzo del fosforo bianco, mentre nel 1850 lo
svedese Carl Frans Lunstrom brevettò i fiammiferi svedesi. Da lì a lanciare sul
mercato le scatole di fiammiferi il passo fu breve, e già verso la metà del XIX secolo
iniziarono straordinarie collezione di questi piccoli pezzetti di carta, vividamente
colorati, intriganti testimoni degli usi e delle mode del tempo. Moltissimi i temi
trattati, dalla satira politica alla letteratura, dalla storia alle esposizioni universali,
dalla musica agli animali, dai personaggi celebri alla geografia, etc., e tra questi non
poteva certo mancare l'uso abbondante di discinte (per il tempo, ovviamente) figure
femminili, essendo ovviamente quasi esclusivamente maschile il bacino di utenza del
prodotto.
€ 6.000
114678 SWIFT Gionatan. I VIAGGI DI GULLIVER NELLE LONTANE REGIONI
("Gulliver's Travels"). Versione dall'Inglese di Gaetano Barbieri. Con disegni di
Grandville. Milano, Vedova di A.F.Stella e Giacomo Figlio, 1842.
Cm.26x17. Pg.328. XXXVIII, (10). Coperta cartonata editoriale, illustrata, con
dozzinale rinforzo in tela al dorso. Bruniture ai piatti. Testo in doppia bordura, con le
gradevoli vignette di Grandville. In fine al volume una "Notizia biografica e letteraria
di Gionatan Swift tolta da Walter Scott", seguita da una dedicatoria ai lettori
dell'editore inglese Riccardo Sympson. Rara prima edizione italiana illustrata dal
Grandville (pseudonimo di Jean Ignace Isidore Gérard, Nancy, 1803–1847), del
capolavoro di Jonathan Swift (Dublino, 1667-1745) nella versione italiana di
37
Gaetano Barbieri (1770 circa - 1835). "I viaggi di Gulliver (Gulliver's Travels), fu
pubblicato anonimo nel 1726 e riscosse subito grande successo. Questo romanzo
satirico, inizialmente inteso dall'autore come aspro attacco allegorico alla vanità e
all'ipocrisia delle corti, dei partiti e degli uomini politici dell'epoca, nel corso della
stesura, durata parecchi anni, si arricchì delle più mature considerazioni di Swift
sulla società umana; pertanto la satira, spesso graffiante e a tratti scurrilmente
oltraggiosa, finì col toccare l'umanità intera. Acuto, ricco di spunti fantasiosi e al
tempo stesso scritto con semplicità, il romanzo è diventato un classico della
letteratura per l'infanzia. È importante segnalare il fatto che Swift, con quest'opera,
ma anche con "Una modesta proposta", si distingue come uno dei primi e più
importanti autori del linguaggio grottesco" (da wikipedia).
€ 350
120983 SYMMACHUS Quintus Aurelius. Q. AURELII SYMMACHI
EPISTOLARUM AD DIVERSOS LIBRI X. Iac. Lectius Ic. Secunda cura recensuit,
Notis, Emendationibus, Epistolis etiam auxit. Additae item Notae Fr. Iureti Ic. iam
antè vulgatae. Cum indice accuratissimo. [Ginevra], Sumptibus Haeredum Eustathij
Vignon, 1598.
Testo latino. Cm.17,3x10,2. Pg.(16), 574, (30). Unito, con frontespizio e numerazione
autonomi, stesso editore e stesso anno, "Francisci Iureti ad Symmachum Notae",
pg.(8), 184, (18). Legatura in piena pergamena rigida con unghie e titoli manoscritti al
dorso. Marca tipografica al frontespizio. Testatine e finalini calcografici. Minime
chiose manoscritte d'epoca. Doppio ex libris applicato al foglio di guardia. Quinto
Aurelio Simmaco (Roma, 340 circa – 402 circa), appartenente ad una ricca famiglia,
fu senatore, oratore e scrittore al declinare dell'Impero Romano. Sostenitore del
paganesimo, ebbe una celebre diatriba con i Cristiani, segnatamente con il vescovo di
Milano Ambrogio. Di lui rimane questo corposo epistolario, di grande interesse,
composto da dieci libri, il primo con lettere ufficiali e gli altri nove con lettere
private. L'edizione è a cura del giureconsulto Jacques Lectius (1558-1611), che fu a
più riprese primo cittadino di Ginevra, mentre le "Note" all'Epistolario di Simmaco si
devono al vescovo di Langres François Juret (1553-1626), traduttore anche di
Seneca. > Graesse, VI, I, 538, "Dans cette éd. Lectius a consulté trois nouveaux mss.:
aussi a - t- il corrigé le texte sur les conjectures de Gruter, Mercier, Scioppius et J.
Wouwer". Adams, II, S, 2200.
€ 500
114667 TANARA Vincenzo. L'ECONOMIA DEL CITTADINO IN VILLA. Libri VII.
Riveduta, ed accresciuta in molti luoghi Autore, con l'aggiunta delle qualità del
Cacciatore. In Venezia, Appresso li Prodotti, 1680.
Cm.22x16. Pg.544. Legatura in mz.pergamena con titoli manoscritti al dorso. Piatti
decorati. Al frontespizio marca tipografica in ovale con soggetto bucolico. Ulteriore
incisione in ovale, ma con altro soggetto, al termine del primo libro. Alcune vignette
calcografiche nel sesto libro. Nel volume: Libro I: "Il Pane e il Vino". II: "Le Viti e
l'Api". III: "Il Cortile". IV: "L'Horto". V: "Il Giardino". VI: "La terra". VII: "Il Sole e
la Luna". In fine è aggiunto "Quale debba essere il cacciatore". In appendice al sesto
libro "Tavola dei mali, à cui s'assegna rimedio, dovrà servire per ritrovar il nome di
ciò, che per medicina si propone". Vincenzo Tanara nacque a Bologna all'inizio del
XVII secolo, ed ivi cessò di vivere verso il 1667. Incline per vocazione alle opere di
guerra e alla caccia, si dedicò allo studio dopo aver conosciuto la biblioteca del
Cardinale Sforza. Compose parecchie Opere, ma "L'economia del cittadino in villa",
ristampata numerose volte, è l'unica pubblicata. La prima edizione è del 1644 in
Bologna per i tipi del Monti. "L’economia del cittadino in villa” (1644) di Tanara,
suddivisa in vari libri, fu concepita prendendo ispirazione dal suo soggiorno rurale e
38
dalla conduzione pratica della sua tenuta. “L’economia” è un testo importante,
perché ci racconta una nuova visione dell’agricoltura, non più votata alla
sussistenza, ma alle esigenze di mercato e ai calcoli di profitto. Particolarmente
interessanti si rilevano anche gli incisi ed i commenti sulle ricette: espliciti e diretti,
dettati dalle personali predilezioni gastronomiche del marchese e dalle sue funzioni
di buon padre di famiglia. Fra le citazioni riportate, noi vogliamo segnalarvi una
nota di “cronaca rosa” sul ruolo ricoperto delle dame in certi banchetti dell’epoca:
"Bologna, Carnevale 1643. “C’è stato un memorabile convivio al quale hanno
partecipato: il Cardinal Legato Antonio Barberini, nipote di papa Urbano VIII, e una
folta rappresentanza del patriziato cittadino. Curiosamente si segnala anche la
presenza di cinquanta dame, invitate per la grande festa da ballo in programma al
termine del banchetto. Questa leggiadra partecipazione è stata possibile solo grazie
ad una gentile concessione (affermatasi in questi anni a Bologna) che ha permesso
alle donne di fermarsi anche a cena, - per essere più unite e comode al seguito della
danza - come ha osservato il nobile Tanara. Per completare la cronaca, le dame non
hanno avuto il privilegio di prendere parte al pranzo ufficiale, riservato solo agli
uomini, ma hanno mangiato in una sala separata, servite dai mariti, da altri nobili e
dallo scalco del cardinale” (dal sito Taccuinistorici). "L’obiettivo di Vincenzo
Tanara è anche quello di fare del "cittadino in villa" un buon cacciatore ed a questo
dedica buona parte della lettera "al virtuoso e nobile lettore". Diviso in vari libri con
vari argomenti, "L’economia del cittadino in villa" ha inizio prospettando il tema
intitolato pane e vino; ma le prime pagine sono composte di precetti al padre di
famiglia, su come amministrare le proprie risorse: oltre a non cadere nel desiderio
sfrenato di ricchezza come fanno gli alchimisti che si "lasciano abbacinar", è
opportuno "lo spender meno di quello che l’uomo ha di rendita e il far conto del
poco". E’ più redditizio creare un piccolo costante risparmio e badare alla "sanità"
della famiglia occupandosi anche dell’"aria" del luogo di abitazione: l’"aria
mezana", tra mari e monti, con poco freddo e poca umidità, è quella più indicata. Per
osservare come Vincenzo Tanara entra con competenza negli argomenti, leggiamo
nel capitolo dedicato alla terra, la descrizione di tutti i tipi di castagna, la loro
coltivazione ed il loro uso. Troviamo anche citazioni storiche, come quella sulle
varietà di "maroni" già affrontata da Plinio, distinguendoli in "fronzole, rosole,
pastinesi e biancole "specie più gagliarda".. resiste di più ai freddi..". Seguono i
consigli per la conservazione ideale anche delle castagne e su come cuocerle ed
utilizzarle per l’alimentazione dell’uomo e degli animali. Nella tavola delle cose
notabili le ricette per la preparazione della carne animale sono tante che crediamo di
leggere un menù gastronomico, come è il caso dell’elenco delle varie cotture della
carne di bue, cioè in polpette, lessa, in aceto, stufata, arrosto, salata e via di seguito"
(dal sito Aboca Museum). > Lastri, 122. Westbury, 212. Rénault / Sassi, 56.
Enciclopedia della Caccia, 1380. Souhart, 452. Ceresoli, 508. Graesse, VII, 25, cita altre
edizioni. Melzi, I, 344, cita la prima edizione. Non segnalato da Simon, Golden Bitting,
Gamba e Lozzi.
€ 550
116200 TASSO Torquato. APOLOGIA DEL SIG. TORQUATO TASSO IN DIFESA
DELLA SUA GIERUSALEMME LIBERATA. Con alcune altre Opere, parte in accusa,
parte in difesa dell'Orlando furioso dell'Ariosto, della Gierusalemme istessa, e
dell'Amadigi del Tasso Padre. I titoli tutti si leggono nella seguente facciata. In
Ferrara, appresso Giulio Cesare Cagnacini, et Fratelli, 1585.
Prima edizione. Opera divisa in due parti, dedicata a Ferrante Gonzaga. Cm.15,2x9,4.
Pg.(16), (112), (228), tutte non numerate. Legatura coeva in piena pergamena molle
39
con titoli manoscritti al dorso. Minima mancanza al capitello superiore. Restauro
cartaceo al margine esterno della seconda carta. Tagli spruzzati. L'Opera si apre con la
dedicatoria dell'Autore a Ferrante Gonzaga, e due ulteriori dedicatorie "Al Lettore" di
Giovan Battista Licini e "Ai Lettori" dello Stampatore, cui seguono due sonetti in lode
del Tasso di Angello Grillo. Inizia quindi il testo vero e proprio, con la prima parte
che comprende "Degli Accademici della Crusca. Difesa dell'Orlando Furioso
dell'Ariosto, contra 'l Dialogo dell'Epica poesia di Cammillo Pellegrino", Stacciata
prima, dedicata a Orazio Rucellai da Bastiano De Rossi. Quindi la seconda parte, con
frontespizio autonomo, che comprende: "Apologia del Sig. Torquato Tasso"; "Lettera
diverse scritte dal Sig. Torquato Tasso et da altri in materia della Gierusalemme
Liberata. Con una del Tasso medesimo, in lode dell'Ariosto", dedicata a Mauritio
Cataneo; "Parere del Signor Francesco Patrici in difesa dell'Ariosto"; "Difese
dell'Orlando Furioso dell'Ariosto fatte dal Signor Horatio Ariosto". Su ambedue i
frontespizi marca tipografica raffigurante una salamandra tra le fiamme e il motto
"Illaesa estinguo". "Nel 1584 il letterato Camillo Pellegrino scrisse un dialogo (Il
Carrafa overo dell’epica poesia) in cui tesseva lodi altissime della Gerusalemme
liberata del Tasso, poema che veniva anteposto all’Orlando furioso dell’Ariosto. In
contrasto con le opinioni del Pellegrino i soci della Crusca fiorentina, cioè Lionardo
Salviati e altri, presero le difese dell’Ariosto, dichiarando di anteporre all’Amadigi di
Bernardo Tasso e alla Liberata del figlio Torquato non solo il Furioso, ma anche il
Morgante di Pulci, l’Innamorato del Boiardo e l’Avarchide di Alamanni. Torquato,
che era allora rinchiuso nella prigione di Sant’Anna, decise di rispondere,
componendo in pochi giorni, tra il marzo e l’aprile del 1585, l’Apologia in difesa
della Gerusalemme liberata. Ebbe origine in questo modo la polemica tra ariostisti e
tassiani, che fu una delle più fitte e convulse dell’intero Cinquecento" (dal Dizionario
Zanichelli on line). L'Opera fu pubblicata di nuovo nello stesso anno dall'Osanna a
Mantova. > Graesse, VI / II, 39.
€ 800
105724 TASSO Torquato. DELLE RIME DEL SIGNOR TORQUATO TASSO. Parte
prima (e seconda). Insieme con altri componimenti del medesimo. In Vinegia, (Aldo
Manuzio), 1582.
Opera completa in due volumi, dedicata al Sig.Francesco Melchiori e al Cavaliere
Hercole Cato. Cm.12,5x7. Pg.(24), 477, (3); (24), 477, (3). Legatura ottocentesca in
pergamena rigida. Doppi tasselli con titoli e filetti in oro ai dorsi. Con la celebre
ancora aldina impressa ai due frontespizi. Tassello cartaceo apposto al recto del
frontespizio del primo volume a mendare una minima mancanza. L'Opera comprende,
nella prima parte, numerose rime, l'"Aminta" (favola boschereccia), le "Conclusioni
amorose", "Romeo" (dialogo del Giuoco), "Paragone tra l'Italia, & la Francia",
"Lettera all'Eccellentiss. Sig.Duca di Urbino", "Dell'Amor Vicendevole tra 'l Padre, e
il Figliuolo", e "Forno, della nobiltà". Il secondo volume contiene, oltre ad altre rime:
"Tragedia non finita", "Rinaldo", "Lettione recitata nell'Accademia Ferrarese sopra il
sonetto di Monsig. Della Casa", "Questa vita mortal, etc.", "Il Padre di Famiglia,
all'Illustriss. Signor Scipione Gonzaga". Si tratta della seconda edizione delle "Rime"
tassiane, pubblicate la prima volta da Aldo il Giovane solo nell'anno precedente, il
1581. "Come in tutti i canzonieri del Cinquecento, anche in quello del Tasso il fondo
è petrarchesco, e alle liriche d'amore s'alternano quelle encomiastiche, d'occasione e
religiose, con la solita varietà di metri: sonetti, canzoni, ottave, madrigali. Le rime
amorose furono scritte in gran parte per Lucrezia Bendidio, per Laura Peperara e
per la Contessa di Scandiano, Leonora Sanvitale, ma neppure queste, che sono le
migliori, rivelano un sentimento profondo e tanto meno una passione ardente e
impetuosa...". > Renouard, 230, "Alde, au lieu de continuer cette édition in-8 [il
40
riferimento è alla "editio princeps" delle "Rime", edita da Aldo l'anno precedente, 1581]
la remplaça par l'in-12, qu'il imprima en 1582, et encore en 1583. Ces in-12 ont des
corrections et des changements que l'on peut attribuer à la visite qu'Alde fir à l'infortuné
Torquato Tasso, dans la prison de Ferrare, où il le trouva "in uno stato miserando, non
per lo seuno, del quale gli parve del lungo ragionar ch'egli ebbe seco, intero e sano, ma
per la nudezza e fame ch'egli pativa, prigione et privo della sua libertà". Et se furent sans
doute ces corrections qui déterminèrent Alde à abandonner son édition in-8, peut-ètre
même à en supprimer les exemplaires; ce qui expliqueroit son extrème rareté". Graesse,
VI (II), 32. Adams, 251 / 255. Gamba, 967. Brunet, V, 664.
€ 1.300
113856 TERENZIO Afro Publio. IL TERENTIO LATINO. Commentato in lingua
toscana, e ridotto alla sua vera latinità, à i Generosi, e Magnanimi Signori Don
Francesco, e Don Giovanni Medici, da Giovanni Fabrini da Fighine Fiorentino. Il
qual commento espone parola per parola Latina in Toscano [...], Nel fine è aggiunto
la interpretatione de la lingua volgare e latina [...]. In Vinegia, Appresso
Giovambattista, e Marchio Sessa, 1556.
Cm.19,8x14,8. Pg.(6), 438, 66 numerate solo al recto, 166 numerate solo al recto.
Legatura in piena pergamena rigida con titoli e fregi decorativi in oro al dorso. Tagli
spruzzati. Testo su due colonne. Al frontespizio marca tipografica con avvoltoio
appollaiato sopra la carcassa di un cervo ed il motto "Virtute parta sibi non tantum".
Mancanza al capitello inferiore. Esemplare che soffre, come sovente accadeva al
tempo, di una grossolana marginatura superiore, che in talune carte arriva ad inficiare
minimamente la prima riga del testo. La prima parte dell'Opera comprende le
commedie "De l'Andria", "Eunuco", "L'Affannato", "Adelfi", "I Duoi Frategli", "La
Suocera" "Del Formione", mentre nella seconda compare "La interpretatione della
lingua volgare, e latina" composta dall'erudito umanista Giovanni Fabrini (Figline
Valdarno, 1516-1580), e le "Observationes in Terentium". > Graesse, VI, II, 57. Non
presente in Adams e Brunet.
€ 400
116211 TUTTI I TRIONFI, CARRI, MASCHERATE O CANTI CARNASCIALESCHI
ANDATI PER FIRENZE DAL TEMPO DEL MAGNIFICO LORENZO DE' MEDICI
FINO ALL'ANNO 1559. In questa seconda edizione corretti, con diversi MSS.
collazionati, delle loro varie lezioni arricchiti, notabilmente accresciuti, e co' ritratti
di ciascun poeta adornati. In Cosmopoli (ma Lucca, Benedini), 1750.
Opera completa in due volumi. Opera dedicata al Conte Giovan Maria Mazzucchelli,
patrizio bresciano. Cm.20,3x12,3. Pg.XL, 594, (2, con errata) complessive. Ricche
legature coeve con titoli e fregi decorativi impressi in oro ai dorsi a cinque nervature.
Piatti in tripla bordura in oro. Agli specchi stemma nobiliare impresso in oro, a
quattro comparti, con aquile coronate e torri contrapposte in cornice fitomorfa
ovaleggiante. Tagli in oro. Fogli di guardia marmorizzati. Spellature alle coperte e
minime mancanze ai capitelli. Due bei frontespizi decorati a piena pagina con figure
bacchiche e mitologiche. Opera adorna da 43 ritratti dei personaggi le cui opere
compaiono nel testo, due dei quali in grande formato. Bell'esemplare su carta greve,
assai nitida l'impressione, sia del testo che delle tavole. Rara seconda edizione di
questo sontuoso repertorio letterario e folclorico della Firenze medicea, edito in
prima impressione probabilmente dal Torrentino proprio nel 1559. La versione
originale si deve alle cure di Anton Francesco Grazzini, detto "Il Lasca", mentre la
presente stampa settecentesca è curata, come si evince dalla dedicatoria, da Neri Del
Boccia, pseudonimo di Rinaldo Maria Bracci (1710-1757). > Melzi, III, 181, segnala
altra edizione dello stesso anno stampata dall'Agnelli in Lugano. Gamba, 268, "Queste
moderne ristampe, adorne di 43 ritratti più o meno male intagliati in rame, non debbono
41
essere trascurate dai raccoglitori dei nostri testi di lingua; e tanto più che contengono
l'aggiunta di qualche Canto che manca nell'edizione del 1559". Brunet, V, 588, "... Il en a
été fait une réimpression sous la même date, et dont on a tiré des exemplaires in-4...". Le
successive spiegazioni confermano trattarsi della prima delle due edizioni. Graesse, VI /
II, 217, "Il existe une contrefaçon de l'éd. ci haut de 1750 sous la même date, dont on a
tiré quelques exempl. in 4°, mais avec des planches fatiguées". Ceresoli, 129, "Nei 341
canti di cui consta questa raccolta, ve ne sono diversi che trattano di argomenti di caccia,
ma quasi tutti allegorici, e con palese doppio senso; sono comunque, importanti per la
conoscenza delle modalità di caccia usate nel '4 - 500 che vi sono descritte e accennate".
Parenti, "Dizionario dei luoghi di stampa...", 64.
€ 700
120595 VIANI Lorenzo. ANGIÒ UOMO D'ACQUA. Romanzo con 25 disegni
dell'Autore. "Di questo volume sono stati citati 100 esemplari marginosi in carta a
mano bianca numerato dall'1 al 100". Milano, Alpes, 1928.
Si tratta di un rarissimo esemplare impresso, probabilmente come campione di
stampa, in tiratura limitatissima di soli 100 esemplari (il nostro è il n°98). Consiste in
una cartella muta priva di dorso, che contiene il piatto anteriore e posteriore, quelli
dell'edizione "normale", quindi una carta bianca, l'occhiello ove appare la notazione a
stampa "Di questo volume sono stati citati 100 esemplari marginosi in carta a mano
bianca numerato dall'1 al 100", il frontespizio e infine il testo integrale, composto da
216 pagine con numerazione araba e XXIV pagine con numerazione romana,
contenenti l'"Elenco alfabetico dei termini marinareschi e delle voci meno comuni
usate in questo romanzo". L'esemplare non è rifilato, alternando quindi, quaderno per
quaderno, carte in formato usuale, cm.19,5x13, ad altre ad amplissimi margini esterni,
in formato cm.19,5x19,5. Bruniture. Una firma di appartenenza, con datazione
"Piacenza, 1941". "Angiò, uomo d'acqua (1928) è il romanzo più famoso di Viani,
accompagnato da una serie di disegni dell'autore come compendio di un'arte unica. Il
personaggio di Angiò è una figura realmente esistita a Viareggio alla fine
dell'ottocento. Il suo nome vero era Angelo Bertuccelli, detto appunto Angiò, di
statura bassissima e di lineamenti grotteschi: di carattere tanto generoso quanto
litigioso e attaccabrighe. Un giorno una goletta in partenza da Viareggio trovò delle
difficoltà ad uscire perché la carena toccava praticamente il fondo. Il capitano chiese
agli uomini quale profondità vi fosse in quel preciso punto. Angiò si gettò in acqua e
riemergendo disse: 'C'è un uomo d'acqua'. Non riflettendo che la sua bassissima
statura era mezza altezza d'uomo. Questo è l'avvio, poi il personaggio di Viani è altra
cosa, compendio di caratteri e ossessioni e summa dell'arte letteraria dello
scrittore/pittore toscano. Un uomo (mezzo?) che rinuncia incredibilmente al mare,
facendo voto, dopo aver temuto per la propria vita in seguito ad una terribile
tempesta. Unico suo rifugio: una casupola in prossimità del mare lungo la sottile
linea della costa e arrivando a cibarsi solo della straccatura (cumuli delle cose
lasciate dal mare). Padrone assoluto del suo spazio allontana chiunque si avvicini
(non fa così il cane che, pur legato, abbaia in continuazione contro quegli sconosciuti
che hanno l'ardire di avvicinare la casa del padrone?) ma, nonostante la sua indole
rissosa e schizzinosa, è continuamente oggetto di scherzi e perfidie da parte dei suoi
concittadini (ragazzi ed adulti) di statura 'normale'. Angiò è un giullare potentissimo
e fragilissimo. Inevitabile che un reietto del genere possa confrontarsi solo ed
unicamente con un suo pari di isolamento: il gigantesco ed astato Fello che, seppur
respinto dopo qualche tempo, accorrerà in aiuto di Angiò quando questi, ripreso
dalla nostalgia del mare, è salvato da annegamento sicuro. Angiò, uomo d'acqua non
è lettura facile: ricca di idiomi dialettali (in soccorso del lettore un glossarietto finale
di termini marinareschi e vocaboli meno comuni scelti appositamente dall'autore)
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s'innesta in una tradizione letteraria di sperimentazione linguistica e dove, al dire del
postfatore Marcello Ciccuto [nella edizione Rizzoli, 1982], è anche palpabile quanto
la rabbia anarchica del giovane Viani si sia depurata a quest'altezza in un eccesso di
espressività densa, magmatica, tutta in incontrollata antitesi così al silenzio
metafisico come all'ironica leggerezza dei futuristi" (Alfredo Ronci). > Esemplare di
estrema rarità, non segnalato, nella presenta tiratura limitata, né da Spaducci, 304; né da
Gambetti / Vezzosi, 500, e nemmeno in SBN.
€ 850
116232 VIVIANI Niccolò. ERO, E LEANDRO. Poema del Marchese Niccolò
Viaviani Patrizio Fiorentino. Parma, nel Regal Palazzo, cò Tipi Bodoniani, 1794.
Opera dedicata alla Principessa di Parma Maria Luisa. Cm.17,5x12. Pg.40. Buona
legatura coeva in cartoncino marmorizzato policromo, di grande sapore. > Brooks,
549-551. Brunet, V, 1335. Graesse, VI / II, 381.
€ 300
121496 VOLATERRANORUM NOBILIUM GENTILITIA STEMMATA EX
LAPIDIBUS, CODICIBUS, CAETERISQUE PUBLICIS ET PRIVAT: MONUMENTIS
UNDECUMQUE REPERTIS COLLECTA PHILIPPUS CAESAR SALVETTI. In hoc
volumine adolescentiae inter otia depinxit inde parenti optimo Ioan. Bapt. Nicolao
Salvetti Patricio florentino ac nobili viro volaterrano heraldicae rei cultori dicavit.
Manoscritto originale, 1793.
Stupendo manoscritto settecentesco, con deliziose illustrazioni araldiche policrome.
Cm.28,5x22. Pg.38, interamente compilate a mano in ottima grafia e gradevoli
disegni. Legatura ottocentesca in mz.pelle con leggere spellature ai piatti
marmorizzati. Il volume si apre con un frontespizio in bordura azzurra, contenente
nella parte inferiore lo stemma della famiglia Salvetti, sormontato da cimiero e
affiancato da due putti alati. Verso bianco. La seconda carta è divisa in due parti, la
superiore con tre stemmi raffiguranti le "Armi antiche della Città di Volterra",
l'inferiore con emblema della "Arme moderna", con grifone che sovrasta un drago.
Verso bianco. Seguono 23 pagine, con numerazione romana, contenenti gli "Stemmi
delle Famiglie Nobili Volterrane estinte ed esistenti". Il titolo compare in un bel
cartiglio allegorico, cui seguono i primi sei stemmi nobiliari, segnatamente delle
famiglie Acconci, Accettanti, Accianti, Affricanti, Agnolini, Aladesi. Le successive
22 pagine contengono ciascuna 9 stemmi, sempre finemente colorati a mano,
raffiguranti le armi delle famiglie Alducci, Aliotti, Allegretti, Ardinghelli, Arrighi,
Baldinotti, Baccioni, Bibboni, Baldassarrini, Barlettani, Babbi, Barzoni, Barzetti,
Bartolini Salimbeni, Bardi, Del Bava, Bardini, Baldassarrini, Belforti, Bindi, Bindini,
Botticelli, Borgucci, Borselli, Dal Borgo, Bonaguidi, Buonparenti, Buonvicini,
Buonafidanza, Buonamici, Brandini, Broccardi, Balducci, Cagnazza, Cafferecci,
Cappelli, Cavalcanti, Castelli, Cepparelli, Cecina, Cecchi, Contugi, Ciardi, Coovazzi,
Ciafferoni, Cianciotti, Cinatti, Ciacchi, Codi, Compagni, Corsini, Comucci, Cortinovi,
Conti, Coppini, Ciupi, Campana, Cangini, Cerri, Docci, Desideri, Dini, Fanucci,
Falconcini, Fazzi, Falchi, Farnese, De Forti, Figliattini, Fei, Del Fede, Franceschini,
Gratella, Guidi, Gherardesca, Gotti, Guarnacci, Giovannini, Gragnani, Gualfreducci,
Guardavilli, Guidi, Gherarducci, Gherardi, Gabretani, Guglielmi, Galluzzi, Giorgi,
Incontri, Inghirami, Lancia, Leonori, Lambardi, Landini, Lupacci, Leostelli, Lottini,
Luparelli, Lisci, Marchesi, Maffei, Maltraghi, Mattonari, Minucci, Medici, Mazzoni,
Mammaccini, Macciorini, Migliori, Mariscotti, Malavolti, Magalotti, Mannucci,
Maniscalchi, Marchi, Nardi (stemma non disegnato), Nobili, Neri Badìa, Naldini,
Ormanni, Picchinesi, Pannocchieschi (stemma non disegnato), Pucci, Parelli, Pagnini,
Passetti, Palmerini, Puccini, Pagnini, Piccolomini, Pinucci, Rapucci, Ricci,
Ricciarelli, Ruggieri, Ranucci, Santi, Della Sassetta, Seghieri, Saladini, Dello Spera,
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Sozzi, Serguidi, Sermolli, Salvetti, Tani, Topi, Tignoselli, Tanaglia, Turini, Verani,
Visconti, Useppi, Vinta, Verzani, Vantaggini, Usimbardi, Vermicelli, Vivenzi,
Zacchi, Zucca, Zucchini, Colaini, Giusti, Bacci, Ganucci, Guelfucci, Gesti, Fantozzi,
Baldinotti, Bani. In totale si tratta di 105 stemmi disegnati a mano a colori e 29
lasciati in bianco per eventuali aggiunte. Alcuni nomi com'paiono due volte, ma con
emblemi diversi, riferentisi probabilmente a diversi rami rami della famiglia. Il verso
della pg.XXIII è bianco, come pure la carta successiva. Seguono in fine 5 pagine di
"Indice" dettagliato, con il verso dell'ultima carta bianco. Originale documento
settecentesco di straordinario sapore. Si tratta di un dettagliatissimo repertorio
araldico della città di Volterra, con stemmi nobiliari disegnati e colorati in vivide
policromie. Il lavoro è opera del patrizio volterrano Filippo Cesare Salvetti, mentre
la parte iconografica è curata dal congiunto Giovanni Battista Nicolao. La famiglia
volterrana dei Salvetti viene così segnalata nell'edizione 1932 del "Libro d'oro dellla
Nobiltà Italiana": "Famiglia di Volterra, residente Padova. Inscritta nell'elenco
ufficiale nobiliare italiano con i titoli di patrizio fiorentino e nobile di Volterra.
Arma: d'oro al toro furioso di rosso". Lo spirito che ha ispirato il bel manoscritto è
magnificamente riassunto in quel "adolescentiae inter otia depinxit....."!!!!!! € 2.500
120991 ZOSIMI COMITIS ET EZADVOCATI FISCI HISTORIAE NOVAE LIBRI VI
NUMQUAM HACTENUS EDITI. Quibus additae sunt historiae, Procopii
Caesariensis, Agathiae Myrrinaei, Iornandis Alani. Zosimi libros Io. Leunclaius
primus ab se repertos de Graecis Latinos fecit, Agathiam redintegravit, ceteros
recensuit. Basileae, Ex Officina Petri Pernae, (1576).
"Adiecimus & Leonardi Aretini rerum Gothicarum commentarios, de Graecis
excriptos". "Omnia cum Indicibus copiosis". Testo latino. Cm.31,3x20,5. Pg.(36),
700, (36). Legatura allentata in piena pelle coeva. Tassello con titoli e fregi decorativi
impressi in oro al dorso. Vistose abrasioni lungo le cerniere ed al capitello superiore.
Tagli spruzzati. Marca tipografica, in cornice allegoria, con figura femminile che
regge una lampada su piedistallo con il motto "Lucerna pedibus meis verbum tuum".
L'impresa è ripetuta, in formato più piccolo, al verso dell'ultima carta. Piccola
tarlatura trasversale alle carte dell'Indice, con minima mancanza di testo. Si tratta di
una raccolta cinquecentesca di testi antichi e umanistici, segnatamente: "Agathias
interpolatus", "Zosimi Historiae", "De Bello Persico", "De Bello Vandilico", "De
Bello Gothorum", "De Iustiniani Ceasaris aedificijs Orationes sex" (tutti di Procopio
di Cesarea), "De Bello Gothorum" di Agazia, "De Regnorum ac Temporum
successione" di Jornandus, "De Bello italico adversus Gothos" di Leonardo Bruni
(Leonardo Aretino). Il volume si deve alle cure di Giovanni Leunclavio, in tedesco
Loewenklau (Amelbeuern, 1533-1593), erudito assai esperto di antichità. Le opere da
lui scelte sono tutte di storici bizantini vissuti in epoca giustinianea, tra il V e il Vi
secolo d.c., Zosimo, Procopio di Cesarea e Agazia, salvo l'ultima, di Leonardo Bruni,
importante umanista del XV secolo. La stampa è curata dal domenicano lucchese
Pietro Perna Calcei (Villa Basilica, 1519 – Basilea, 16 agosto 1582) assai attivo a
Basilea in piena epoca riformistica. Fi allievo di Pietro Martire Vermigli, e si trasferì
in terra elvetica nel 1542, ivi pubblicando opere di Bernardino Ochino, Celio
Secondo Curione, Pier Paolo Vergerio, Jacopo Acconcio, Lelio Sozzini, Niccolò
Machiavelli, Jean Bodin, Lodovico Castelvetro, Francesco Guicciardini, Francesco
Petrarca, Paracelso, etc. Adams, II, Z, 188. STC German Books, 935.
€ 450
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Francesco Redi (Arezzo, 1626 – 1697), naturalista, medico e letterato
116181 REDI Francesco. OSSERVAZIONI INTORNO ALLE VIPERE. Fatte da
Francesco Redi gentiluomo aretino, Accademico della Crusca. E da lui scritte in una
lettera all'Illustrissimo Signor Lorenzo Magalotti Gentiluomo della Camera del
Ser.mo G.Duca di Toscana. Firenze, All'Insegna della Stella, 1664.
Cm.23,6x17. Pg.91, (5). Legatura in piena pergamena semirigida, con minime
tarlature ai margini. Tagli spruzzati. Frontespizio impresso in rosso e nero, con tavola
calcografica che riporta il motto della Crusca "Il più bel fior ne coglie", ripetuta in
xilografia al verso della carta L4. Le ultime due carte non numerate contengono
l'imprimatur e l'errata. Fresco esemplare, a buoni margini. Francesco Redi (Arezzo,
1626 – 1697), naturalista, medico e letterato, compì gli studi a Firenze e a Pisa,
laureandosi in Filosofia e Medicina, per poi entrare al servizio dei Medici. Fu
arciconsolo della Crusca dal 1678 al 1690, partecipando ai lavori della terza
edizione del "Vocabolario" e fu tra i fondatori dell'"Accademia del Cimento".
Nominato archiatra del Granduca Ferdinando II, lasciò vari importanti studi tanto
letterarari quanto scientifici, e morì a Pisa nel 1697. "I suoi studi, fra i quali quelli
intorno alla generazione spontanea e al veleno delle vipere, rivestono particolare
importanza nella storia della scienza moderna, per la loro opera di demolizione di
alcune teorie di stampo aristotelico a favore di un'attività sperimentale e per la loro
applicazione in campo medico di una pratica terapeutica di impostazione ippocratica,
costruita su regole di prevenzione e sull'uso di rimedi esclusivamente naturali e su
precetti di vita equilibrata. Pubblicò un gran numero di ricerche naturalistiche, che
destarono grande interesse in tutta Europa. Nelle "Osservazioni Intorno alle Vipere"
dimostrò che il veleno di questi animali, contrariamente alla comune opinione
dell'epoca, è dannoso solo se inoculato nella ferita e non se ingerito. Nel lavoro
scientifico di Redi più ancora dei risultati ottenuti è essenziale il metodo usato, che
gli assicura un posto di grande rilievo nella storia del metodo sperimentale" (da
wikipedia). > Garrison-Morton, 2102, "The first methodical work on snake-poison. Redi
demonstrated for the first time that, for the poison to produce effects, it must be injected
under the skin". Piantanida, 1742, "Lunga dissertazione sulle vipere, sul loro veleno, sulle
leggende create dalla fantasia della mitologia classica, nonché sulle qualità terapeutiche e
farmaceutiche". Gamba, 818. Prandi, "Redi", 1. Brunet, IV, 1174. Graesse, VI, 58.
Hirsch, VI, 744.
€ 700
116264 REDI Francesco. LETTERA DI FRANCESCO REDI GENTILUOMO
ARETINO, SOPRA ALCUNE OPPOSIZIONI FATTE ALLE SUE OSSERVAZIONI
INTORNO ALLE VIPERE. Scritta alli Signori Bourdelot, Sig. di Condè e di S.Leger e
Alessandro Moro. In Firenze, Nella Stamperia della Stella, 1670.
Prima edizione. Cm.24,3x17. Pg.48. Legatura in mz.pergamena con piatti
marmorizzati. Francesco Redi (Arezzo, 1626 – 1697), naturalista, medico e letterato,
compì gli studi a Firenze e a Pisa, laureandosi in Filosofia e Medicina, per poi
entrare al servizio dei Medici. Fu arciconsolo della Crusca dal 1678 al 1690,
partecipando ai lavori della terza edizione del "Vocabolario" e fu tra i fondatori
dell'"Accademia del Cimento". Nominato archiatra del Granduca Ferdinando II,
lasciò vari importanti studi tanto letterarari quanto scientifici, e morì a Pisa nel
1697. "I suoi studi, fra i quali quelli intorno alla generazione spontanea e al veleno
delle vipere, rivestono particolare importanza nella storia della scienza moderna, per
la loro opera di demolizione di alcune teorie di stampo aristotelico a favore di
un'attività sperimentale e per la loro applicazione in campo medico di una pratica
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terapeutica di impostazione ippocratica, costruita su regole di prevenzione e sull'uso
di rimedi esclusivamente naturali e su precetti di vita equilibrata. Pubblicò un gran
numero di ricerche naturalistiche, che destarono grande interesse in tutta Europa.
Nel lavoro scientifico di Redi più ancora dei risultati ottenuti è essenziale il metodo
usato, che gli assicura un posto di grande rilievo nella storia del metodo
sperimentale" (da wikipedia). Nel presente testo il Redi risponde alle critiche che
Bourdelot e Moro avevano sollevato sull'opera "Osservazioni intorno alle vipere"
(Firenze, all'Insegna della Stella, 1664). > De Renzi, IV, 521, "A.Moro e l'ab.di
Bourdelot attaccarono le esperienze del Redi, sostennero che le vipere non abbiano un
organo secernente veleno, ma che il veleno risultasse dalla stizze in che entravano
allorchè mordevano; le quali cose e altre molte il Redi confutò". Piantanida, 1743, "Prima
edizione non comune". Poggiali, I, 570. Parenti, 425. Haym, 517, 1. Gamba 820. Brunet,
IV, 1175. Graesse, VI, 58.
€ 800
116182 REDI Francesco. ESPERIENZE INTORNO A DIVERSE COSE NATURALI, E
PARTICOLARMENTE A QUELLE, CHE CI SON PORTATE DALL'INDIE. Fatte da
Francesco Redi e scritte in una lettera al reverendissimo Padre Atanasio Chircher
della Compagnia di Giesù. In Firenze, All'Insegna della Nave, 1671.
Cm.24,3x17. Pg.(8), 152. Legatura in piena pergamena molle, con alcune abrasioni ai
margini. Frontespizio impresso in rosso e nero, con tavola calcografica raffigurante lo
stemma mediceo. Contiene sei tavole fuori testo, con dettagli di "Pietre del serpente
cobra de Cabelo; Pepe di Ciapa; Finocchio della China; Pietra de' serpenti di
Mombazza; Pietre de' serpenti chiamate iguane; Radice della manique; Radice di Gio.
Lopez Pegneiro; Vainiglie o vero Lombi lunghi aromatici del Clusio; Foglie
dell'albero delle vainiglie; Semi neri delle vainiglie veduti col microscopio; Nidi delle
rondini della Coccincina nella loro natural grandezza; Foglia dell'albero della scorza
chiamata Chinachina"; Frutto dell'albero chiamato Araticù". Cartigli e capilettera
incisi. Una buona copia. Francesco Redi (Arezzo, 1626 – 1697), naturalista, medico e
letterato, compì gli studi a Firenze e a Pisa, laureandosi in Filosofia e Medicina, per
poi entrare al servizio dei Medici. Fu arciconsolo della Crusca dal 1678 al 1690,
partecipando ai lavori della terza edizione del "Vocabolario" e fu tra i fondatori
dell'"Accademia del Cimento". Nominato archiatra del Granduca Ferdinando II,
lasciò vari importanti studi tanto letterarari quanto scientifici, e morì a Pisa nel
1697. "I suoi studi, fra i quali quelli intorno alla generazione spontanea e al veleno
delle vipere, rivestono particolare importanza nella storia della scienza moderna, per
la loro opera di demolizione di alcune teorie di stampo aristotelico a favore di
un'attività sperimentale e per la loro applicazione in campo medico di una pratica
terapeutica di impostazione ippocratica, costruita su regole di prevenzione e sull'uso
di rimedi esclusivamente naturali e su precetti di vita equilibrata. Pubblicò un gran
numero di ricerche naturalistiche, che destarono grande interesse in tutta Europa.
Nel lavoro scientifico di Redi più ancora dei risultati ottenuti è essenziale il metodo
usato, che gli assicura un posto di grande rilievo nella storia del metodo
sperimentale" (da wikipedia). Nel presente testo Redi confuta alcune teorie correnti,
diffuse principalmente dai missionari, circa strane virtù soprannaturali attribuite alle
sostanze studiate. Di notevole interesse, ad esempio, le parti dedicate al tabacco, alle
acque di ogni tipo, al mal di denti, agli animali esotici, etc. > Vinciana, 1750, "Prima
edizione originale rara". Poggendorf, II. 584. Prandi, "Redi", 16. Gamba, 816. Mottelay,
135. Graesse, VI, 58. Poggiali, I, 554. Parenti, 426. Brunet, IV, 1175.
€ 1.200
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116183 REDI Francesco. LETTERA INTORNO ALL'INVENZIONE DEGLI
OCCHIALI. Scritta da Francesco Redi all'Illustrissimo Signor Paolo Falconieri. In
Firenze, Per Francesco Onofri Stampatore Granducale, 1678.
Prima edizione. Cm.25,4x18,4. Pg.14 + 2 bianche. Legatura in cartoncino rigido
marmorizzato. Allo specchio anteriore tassello in pelle bleu con il titolo dell'opera
impresso in oro. Al frontespizio incisione calcografica con stemma della Crusca e il
relativo motto "Il più bel fior ne coglie". All'inizio del testo stemma mediceo su rame.
Esemplare di buon sapore. Francesco Redi (Arezzo, 1626 – 1697), naturalista, medico
e letterato, compì gli studi a Firenze e a Pisa, laureandosi in Filosofia e Medicina,
per poi entrare al servizio dei Medici. Fu arciconsolo della Crusca dal 1678 al 1690,
partecipando ai lavori della terza edizione del "Vocabolario" e fu tra i fondatori
dell'"Accademia del Cimento". Nominato archiatra del Granduca Ferdinando II,
lasciò vari importanti studi tanto letterarari quanto scientifici, e morì a Pisa nel
1697. "I suoi studi, fra i quali quelli intorno alla generazione spontanea e al veleno
delle vipere, rivestono particolare importanza nella storia della scienza moderna, per
la loro opera di demolizione di alcune teorie di stampo aristotelico a favore di
un'attività sperimentale e per la loro applicazione in campo medico di una pratica
terapeutica di impostazione ippocratica, costruita su regole di prevenzione e sull'uso
di rimedi esclusivamente naturali e su precetti di vita equilibrata. Pubblicò un gran
numero di ricerche naturalistiche, che destarono grande interesse in tutta Europa.
Nel lavoro scientifico di Redi più ancora dei risultati ottenuti è essenziale il metodo
usato, che gli assicura un posto di grande rilievo nella storia del metodo
sperimentale" (da wikipedia). > Gamba, 825, "Prima e rara edizione". Graesse, VI, 58.
"Cette édit. est plus rare et plus recherchée que la réimpr. augmentée". Prandi, "Redi", 5.
Brunet, IV, 1175. Parenti, "Prime edizioni italiane", 426.
€ 800
116184 REDI Francesco. OSSERVAZIONI DI FRANCESCO REDI ACCADEMICO
DELLA CRUSCA, INTORNO AGLI ANIMALI VIVENTI CHE SI TROVANO NEGLI
ANIMALI VIVENTI. In Firenze, Per Piero Matini, all'insegna del Lion d'Oro, 1684.
Prima edizione. Cm.24x16,7. Pg.(8), 253, (1). Legatura in piena pergamena rigida,
con titoli manoscritti al dorso a cinque nervature. Al frontespizio, impresso in rosso e
nero, incisione calcografica con stemma della Crusca e il relativo motto "Il più bel
fior ne coglie". Fuori testo ritratto del Redi inciso da Adrianus Halluech su un dipinto
di Justus Supterman. In fine 26 tavole, due delle quali in grande formato, con
numerose figure di raccapriccianti parassiti o organi di animali. Minime spellature ai
margini. Tagli spruzzati. Buon esemplare, su carta greve. Le prime e le ultime carte
sono interessate da pronunciati aloni bruniti. Volume di particolare interesse in quanto
completo del ritratto dell'Autore, sovente mancante. Francesco Redi (Arezzo, 1626 –
1697), naturalista, medico e letterato, compì gli studi a Firenze e a Pisa, laureandosi
in Filosofia e Medicina, per poi entrare al servizio dei Medici. Fu arciconsolo della
Crusca dal 1678 al 1690, partecipando ai lavori della terza edizione del
"Vocabolario" e fu tra i fondatori dell'"Accademia del Cimento". Nominato archiatra
del Granduca Ferdinando II, lasciò vari importanti studi tanto letterarari quanto
scientifici, e morì a Pisa nel 1697. "I suoi studi, fra i quali quelli intorno alla
generazione spontanea e al veleno delle vipere, rivestono particolare importanza
nella storia della scienza moderna, per la loro opera di demolizione di alcune teorie
di stampo aristotelico a favore di un'attività sperimentale e per la loro applicazione
in campo medico di una pratica terapeutica di impostazione ippocratica, costruita su
regole di prevenzione e sull'uso di rimedi esclusivamente naturali e su precetti di vita
equilibrata. Pubblicò un gran numero di ricerche naturalistiche, che destarono
grande interesse in tutta Europa. Nel lavoro scientifico di Redi più ancora dei
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risultati ottenuti è essenziale il metodo usato, che gli assicura un posto di grande
rilievo nella storia del metodo sperimentale" (da wikipedia). Nel presente testo
riporta le esperienze personali in campo anatomico, analizzando ben 108 diversi tipi
di parassiti. > Vinciana, 1752, riferendosi al ritratto del Redi, "Questa ritratto manca
quasi sempre"; "Altra opera molto importante per la storia delle scoperte sui parassiti, sui
vermi, ecc. Le tavole sono incise con particolare finezza". Gamba, 825. "Prima e rara
edizione". Graesse, VI, 58. Garrison-Morton, 2448.1. Prandi, "Redi", 26. Brunet, IV,
1175. Parenti, "Prime edizioni italiane", 426.
€ 1.100
116185 REDI Francesco. ESPERIENZE INTORNO A DIVERSE COSE NATURALI, E
PARTICOLARMENTE A QUELLE, CHE CI SON PORTATE DALL'INDIE. Fatte da
Francesco Redi, Aretino, Accademico della Crusca, e scritte in una lettera al
reverendissimo Padre Atanasio Chircher della Compagnia di Giesù. In Firenze, Per
Piero Matini all'Ins. del Leone, 1686.
Seconda edizione. Cm.26x19. Pg.(6), 122. Legatura cartonata coeva, con unghie.
Esemplare in barbe. Frontespizio impresso in rosso e nero, con tavola calcografica
raffigurante il frullone della Crusca con il motto "Il più bel fior ne coglie". Fuori testo
sei tavole, con dettagli di "Pietre del serpente cobra de Cabelo; Pepe di Ciapa;
Finocchio della China; Pietra de' serpenti di Mombazza; Pietre de' serpenti chiamate
iguane; Radice della manique; Radice di Gio. Lopez Pegneiro; Vainiglie o vero
Lombi lunghi aromatici del Clusio; Foglie dell'albero delle vainiglie; Semi neri delle
vainiglie veduti col microscopio; Nidi delle rondini della Coccincina nella loro natural
grandezza; Foglia dell'albero della scorza chiamata Chinachina"; Frutto dell'albero
chiamato Araticù". Fresco esemplare, ampi i margini. Francesco Redi (Arezzo, 1626 –
1697), naturalista, medico e letterato, compì gli studi a Firenze e a Pisa, laureandosi
in Filosofia e Medicina, per poi entrare al servizio dei Medici. Fu arciconsolo della
Crusca dal 1678 al 1690, partecipando ai lavori della terza edizione del
"Vocabolario" e fu tra i fondatori dell'"Accademia del Cimento". Nominato archiatra
del Granduca Ferdinando II, lasciò vari importanti studi tanto letterarari quanto
scientifici, e morì a Pisa nel 1697. "I suoi studi, fra i quali quelli intorno alla
generazione spontanea e al veleno delle vipere, rivestono particolare importanza
nella storia della scienza moderna, per la loro opera di demolizione di alcune teorie
di stampo aristotelico a favore di un'attività sperimentale e per la loro applicazione
in campo medico di una pratica terapeutica di impostazione ippocratica, costruita su
regole di prevenzione e sull'uso di rimedi esclusivamente naturali e su precetti di vita
equilibrata. Pubblicò un gran numero di ricerche naturalistiche, che destarono
grande interesse in tutta Europa. Nel lavoro scientifico di Redi più ancora dei
risultati ottenuti è essenziale il metodo usato, che gli assicura un posto di grande
rilievo nella storia del metodo sperimentale" (da wikipedia). Seconda edizione del
testo in cui Redi confuta alcune teorie correnti, diffuse principalmente dai missionari,
circa strane virtù soprannaturali attribuite alle sostanze studiate. Di notevole
interesse, ad esempio, le parti dedicate al tabacco, alle acque di ogni tipo, al mal di
denti, agli animali esotici, etc. > Vinciana, 1751, "Questa 2^ edizione più
frequentemente usata dai vocabolaristi della Crusca che non la prima, è abbastanza rara".
Gamba, 817. Thorndike, VIII, 28. Graesse, VI, 58. Sabin, 68516.
€ 900
116265 Del PAPA Giuseppe. DELLA NATURA DELL'UMIDO E DEL SECCO.
Lettera all'Illustrissimo Sig. Francesco Redi. In Firenze, Per Vincenzo Vangelisti,
1681.
Prima edizione. Cm.23,5x17. Pg.220. Legatura coeva in piena pelle bruna. Tassello
con titoli e fregi in oro al dorso a quattro nervature. Tagli spruzzati. Fuori testo un
48
ritratto del Redi inciso da Adrianus Halluech da un dipinto di Justus Supterman. In
fine due tavole incise, contenenti dieci figure a soggetto scientifico. Buon esemplare,
ad ampi margini. Edizione originale in cui il Del Papa (Empoli, 1648-1735), già
allievo del Redi, protomedico alla corte medicea e docente di Medicina Pratica
all'Università di Pisa, confuta l'opera di Daniello Bartoli (Ferrara, 1608-1685) "Del
ghiaccio e della coagulazione", trattando argomenti medici, naturalistici e anche
alchemici. Esemplare di notevole rarità in quanto corredato dal ritratto del Redi,
opera di Halluech. > Gamba, 2244, "Rari sono gli esemplari corredati del ritratto del
Redi inciso da Halluech". Piantanida, "Testo di lingua e di Crusca". Razzolini, 258.
Olschki, Choix, VI, 6445.
€ 900
116252 SAGGI DI NATURALI ESPERIENZE FATTE NELL'ACCADEMIA DEL
CIMENTO. Sotto la protezione del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e
descritte dal Segretario di essa Accademia. In Firenze, Nella Nuova Stamperia di
Gio: Filippo Cecchi, 1691.
2^edizione, dedicata "al Serenissimo Cosimo III Granduca di Toscana". A cura di
Lorenzo Magalotti, Segretario dell'Accademia. Cm.36x23,7. Pg.(16), CCLXIX, (23).
Legatura coeva in piena pergamena rigida. Tassello in pelle con titoli in oro al dorso a
quattro nervature. Abrasioni alle cerniere e minimi forellini al dorso. Ritratto del
Granduca inciso in ovale, in cornice decorativa, da Arnold Vasn Westerhout. Sontuosi
capilettera incisi, oltre a svariate testatine e finalini calcografici assai elaborati. Nel
testo 75 tavole scientifiche, ad illustrare i vari esperimenti. L'Opera comprende:
"Dichiarazione d'alcuni strumenti per conoscer l'alterazioni dell'aria derivanti dal
caldo, e dal freddo", "Dichiarazione d'un altro strumento che serve per conoscer le
differenze dell'umido nell'aria", "Dichiarazione d'alcuni strumenti adoprati per
misuratori del tempo", "Esperienze appartenenti alla natural pressione dell'aria",
"Descrizione degli strumenti dimostratori delle varie mutazioni che accaggiono nello
stato di natural compressione dell'aria", "Esperienze varie fatte nel v[u]oto",
"Racconto degli accidenti vari di diversi animali messi nel v[u]oto", "Esperienze
intorno agli artificiali agghiacciamenti", "Esperienze intorno al ghiaccio naturale",
"Esperienze intorno a un effetto del caldo, e del freddo nuovamente osservato circa il
variare l'interna capacità de' vasi di metallo, e di vetro", "Esperienze intorno alla
compressione dell'acqua", "Esperienze per provare che non v'è leggerezza positiva",
"Esperienze intorno alla calamita", "Esperienze intorno all'ambra, ed altre sustanze di
virtù elettrica", "Esperienze intorno ad alcuni cambiamenti di colori in diversi fluidi",
"Esperienze intorno ai movimenti del suono", "Esperienze intorno ai proietti[li]",
"Esperienza per conoscer il peso assoluto dell'aria rispetto all'acqua", "Esperienze
intorno ad alcuni effetti del caldo, e del freddo", "Esperienze per venir in cognizione
se il vetro, e'l cristallo siano penetrabili dagli odori, e dall'umido", ""Esperienze
intorno alla luce e suoi effetti", "Esperienze intorno alla digestione degli animali".
Eccellente, fresco esemplare su carta greve, a buoni margini, pressoché privo di
bruniture. Seconda edizione del principale risultato tipografico prodotto dalla celebre
Accademia seicentesca. L'Accademia del Cimento (oggi si direbbe "Esperimento"),
fondata dal Principe Leopoldo de' Medici e dal Granduca Ferdinado a Firenze nel
1657, fu la prima associazione scientifica a utilizzare il metodo sperimentale
galileano. Suoi principi fondanti furono la sperimentazione, il rifiuto delle
speculazioni, la creazione di strumenti di laboratorio e le regole di misurazione. Le
riunioni si tenevano abitualmente a Palazzo Pitti, e tra gli altri di essa fecero parte, a
vario titolo, Vincenzo Viviani, Lorenzo Magalotti, Antonio Uliva, Paolo e Candido
Del Buono, Giovanni Alfonso Borelli, Carlo Rinaldelli, Alessandro Marsili,
Francesco Redi, Niccolò Stenone, etc. Cessò l'attività ala morte del Granduca
49
Ferdinando. La prima edizione del presente testo è del 1666. > Riccardi, II, 407,
Edizione non meno bella della prima". Gamba, 853, "Non è quest'edizione men bella
della precedente". Melzi, III, 6, "La dedicatoria dell'edizione del 1691, benché porti il
nome dello stampatore Gio. Filippo Cecchi, è anch'essa lavoro di Lorenzo Magalotti".
Brunet, V, 29. Cinti, 163. Michel, V, 76. Graesse, VI/I, 216.
€ 1.400
MEDICINA, CHIMICA, ALCHIMIA, ERMETISMO
113958 ALMANACCO PERPETUO DI RUTILIO BENINCASA COSENTINO.
Illustrato, e diviso in Cinque Parti, da Ottavio Beltrano di Terranova di Calabria
Citra, come segue nella seguente Pagina. Con due copiosissime Tavole di tutto
quello, che si contiene nel presente Almanacco. In Venetia, per Gio: Francesco
Valuasense, 1671.
"Opera molto necessaria, e dilettevole, come anco di gran giovamento, & utile à
ciascheduno, e particolarmente ad Astrologi, Fisonimici, Medici, Fisici, Chirurgi,
Barbieri, Distillatori, Alchimisti, Agricoltori, Pittori, Nocchieri, Viandanti, Mastri di
Campo, Sargenti Maggiori, Aiutanti, e qualunque altra persona curiosa". Cm.15,1x10.
Pg.(24), 516. Vecchie mende con carta trasparente alle pg.219-220, 243-244, 270271. Legatura in piena pergamena rigida. Svariate incisioni nel testo a raffigurare le
fasi della Luna, i segni zodiacali, le posizioni del Sole, la rosa dei Venti, astrologia,
cabala, chiromanzia, gnomonica, fisiognomica, etc. In fine al volume è aggiunto:
"Quinta parte dell'Almanacco perpetuo, fisico trattato d'aritmetica. Ove con facilità
s'insegna il vero modo d'apprenderla da se medesimo in breve tempo, coi suoi
esempij, e demostrationi chiari, & intelligibili. Diviso in cinque opuscoli, nel I.
Opuscolo si tratta dell'Antichità, e Magnificenza dell'Aritmetica, suoi Inventori, e
dell'uso antico, e moderno. Della deffinitione dell'Aritmetica, e de numeri, ordinata
con Tavole, Regole, & Essempi. Et delli cinque arti necessarij all'Aritmetica. Nel II
dell'Aritmetica Mercantile. Nel III dell'Aritmetica Geometrica. Nel IV dell'Aritmetica
Militare per l'ordinanza degli Esserciti. Nel V dell'Aritmetica Astrologica, e Tavola
sessagenaria" di Ottavio Beltrano di Terranova di Calabria Citra". "Opera utile, e
necessaria, à Generali d'eserciti, à Sargenti, & Aiutanti Maggiori, Mastri di Campo, e
Collonnelli; à Matematici, Astrologi, Geometrici, Mercadanti, Artisti, & à qualunque
desidera far regolatamente le sue attioni". In Venetia, per Gio: Francesco Valvasense,
1671. Pg.142. Il celebre testo si articola in cinque parti: la prima tratta del
Calendario, della Terra, di astronomia e dello zodiaco; la seconda della Luna e della
circolazione sanguigna; la terza di agricoltura; la quarta dell'arte di navigare; la
quinta dell'aritmetica pura, mercantile, geometrica, militare e astrologica. Ne è
Autore Rutilio Benincasa (Torzano, oggi Borgo Partenope, in Calabria, 1555-1626),
cultore di astronomia e ricercatore dei misteri della Cabala (per cui venne
considerato al tempo una sorta di stregone), che compilò questo almanacco
originalissimo e complesso, che godette di larga fortuna. Venne pubblicato per la
prima volta a Napoli per il Carlino nel 1593, affascinante compendio delle
conoscenze popolari e cognizioni scientifiche all'autunno del Rinascimento, e fu
pubblicato fino al XIX secolo, grazie, inizialmente, alle cure di Ottavio Beltrano.
Curiose le sue tavole numeriche, che nell'immaginario popolare dovevano servire
alla previsione dei numeri del lotto. Molte volte il Benincasa fa riferimento alla
Calabria citando alcune fonti ed in particolare quella di Sibari "le quali fanno i
capelli da oro", e, sempre nell'aurea da leggenda che lo circonda, gli viene attribuita
la partecipazione alla congiura del Campanella, che gli avrebbe causato l'esilio.
L'Opera viene tra l'altro citata ne "Il gattopardo" di Tomasi di Lampedusa. A
50
tutt'oggi questo libro viene studiato per la sua originalità e la complessa
organizzazione delle previsioni astrali. > Graesse, I, 336, cita la prima edizione del
1593, attribuendone la paternità all'astronomo palermitano Sebastiano Ansaloni. Inoltre
attribuisce al 1602 la prima stampa della quinta parte a cura del Beltrano. Riccardi, I, 114.
Zavarroni, "Bibliografia calabra", 109. Melzi, I, 124, contraddice in parte il Graesse: "Se
devesi credere a quanto riferisce il Mongitore che trasse da manoscritti e sentì da soggetti
degni di fede tale notizia, il Benincasa, essendo al servigio di Sebastiano Ansaloni, celebre
astronomo ed astrologo di Palermo, si approfittò del sapere del suo padrone
coll'apprendere varie cognizioni sì astronomiche che naturali, e questi, sotto il nome del
suo servitore, pubblicò il mentovato almanacco".
€ 650
116210 AUDA Domenico. PRATICA DE' SPECIALI. Che per modo di Dialogo
contiene gran parte anco di Theorica. Opera utile, e necessaria per quelli che
desiderano ben comporre li medicamenti. Con un Trattato delle confettioni nostrane
per uso di Casa, et una nuoua aggiunta di segreti utilissimi. In Venetia, Per Zaccaria
Conzatti, 1678. Opera dedicata a Nicolò Corradi. Cm.12,5x6,7. Pg.329, (4). Legatura
in piena pergamena rigida, con titoli dozzinali manoscritti al dorso. Fogli guardia
marmorizzati e tagli bruniti. Restauri cartacei al frontespizio, comunque integro, con
lievi spellature. Il "Trattato delle confettioni nostrane per uso di Casa" presenta
frontespizio autonomo, anche se la numerazione delle pagine prosegue dal precedente
testo. Esemplare privo dell'ultima carta dell'Indice delle "Confettioni". Gustoso
compendio seicentesco sull'arte degli speziali, con specifiche dedicate a aloe, assa
fetida, ambra grigia, acqua di canella, china, alchermes, fiori cordiali, herbe
capillari, laudano, oppio, macis, vari tipi di olio, di pillole, di sciroppi, di unguenti.
La seconda parte è maggiormente incentrata su rimedi a vari mali, quali acqua per
far dormire, acqua per la quartana, far neri i capelli, bevanda per la gonorrea,
digestivo di Galeno, hemoroidi, etc. > Un solo esemplare, oltretutto mutilo del
frontespizio, presente in SBN presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Piantanida, 1827,
cita la successiva edizione del Conzatti del 1683.
€ 600
113961 BECHER Johann Joachim. OPEDIPUS CHIMICUS. Institutiones Chimicae
Prodromae. Obscuriorum Terminorum & Principiorum Chimicorum, Mysteria
Aperiens & resolvens. Opusculum, omnibus Mediciane, & Chimiae Studiosis, lectu
perquàm utile & necessarium. Francofurti, Apud Hermannum à Sande, 1664.
Testo latino. Cm.13x7,7. Pg.(12), 192, (8). Legatura in piena pergamena rigida con
unghie e laccetti di chiusura, sempre pergamenacei. Titotli manoscritti al dorso. La
seconda carta del volume è collazionata su carta diversa dalle altre: al recto vi
compare una vignetta allegorica raffigurante Edipo e la Sfinge, al verso l'incipit della
Dedicatoria al Sig. "Francisco De Le Böe, dicto Sylvio". Una carta fuori testo
raffigurante la "Divina Metamorphosis" (medaglia di Praga, 1648). Cartiglio
decorativo inciso in fine al testo. Al foglio di guardia antica notazione di proprietà
manoscritta, con timbro in ceralacca e piccolo cartiglio ritagliato e incollato. Figlio di
un ministro luterano, il medico e matematico Johann Joachim Becher (Speyer, 16351682) fu in gioventù al servizio dell'Elettore di Mainz in qualità di docente di
medicina presso il locale ateneo. Ebbe vita assai avventurosa, svolgendo importanti
mansioni in Baviera, a Vienna, in Olanda e a Londra. Il presente costituisce il suo
testo più conosciuto. Si tratta di un approfondito studio di chimica e di alchimia, in
cui il Becher (nome latinizzato Becherius) tratta delle principali sostanze e operazioni
chimiche. In particolare si spinge a confutare la fondatezza dei quattro elementi
aristotelici (aria, acqua, terra e fuoco) e dei tre principi della qualità di Paracelso
(zolfo, sale, mercurio) dando così impulso alle nuove teorie già esposte dall'Helmont
51
e dal Boyle. Così il Neville dipinge l'Opera: "an important book that contains the
germs of the ideas that were later (by G.E. Stahl) developed into the theory of
phlogiston". Ancora si legge in "Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma
barocca" (Dedalo Editore): "Nel 1664 Becher aveva pubblicato il suo "Oedipus
Chimicus", nel quale non solo era ripresa tutta la problematica ermetico paracelsiana relativamente alla chimica ed ai suoi concetti fondamentali, ma anche
quella dei diversi tipi di linguaggio usati dai chimici, che dimostravano che lo studio
della chimica era antichissimo. La Monade geroglifica di John Dee, le ricerche di
mitologia alchemica di Michael Maier, e quelle di Kircher, i caratteri cinesi e i
geroglifici egiziani erano gli strumenti per svelare i modi attraverso i quali, in
passato, era stato trasmesso il sapere alchemico". Per meglio individuare la
complessità del messaggio del Becher, si riporta integralmente l'Indice dei Titoli
dell'Opera: "Prima Materia; Duo Principia substantiae: Sulphur & Sal; Tria
Principia qualitatis: sal, sulphur & Mercurius; Quatuor Elementa: Ignis, aër, aqua,
terra Chimicè sumpta; Quinque requisita generationis: Calor, sperma Menstruum,
Matrix, pondus; Sex Operationes reales: Accretio, Decretio, Solutio, Coagulatio,
Destructio, plusquamperfectio; Septem requisita Artificis: Termini, instrumenta,
materiae, operationes, scripta Chimica, Methodus Chimiae studendi, Methodus
Chimicè Philophandi". L'Opera è dedicata a Franz Le Böe, noto con lo pseudonimo
di Sylvius (1614-1672), fondatore a Leida del primo laboratorio universitario di
chimica. Esistono due edizioni del 1664 della presente Opera, ed a tutt'oggi non è
chiarita la diatriba su quale di esse abbia visto la luce per prima: oltre alla presente
di Francoforte l'altra fu stampata a Amsterdam da Elizeum Weyerstraten. > Novotny,
482. Osler, 1976. Duveen, 55. Ferguson I, 87.
€ 1.200
116209 Dal BOSCO Francesco.
LA PRATTICA DELL'INFERMIERO DI
F.FRANCESCO DAL BOSCO DI VALDEBIADENE DETTO IL CASTAGNARO,
MINORITA CAPUCCINO. Nella quale con Osservationi fondate nell'uso di
moltissimi anni s'addottrina l'assistente, e caritativo Infermiere per ben conoscere, e
ne' casi repentini applicar i rimedij proportionati a' mali de' suoi infermi. Venetia,
Presso Gio: Giacomo Hertz, 1676.
"Con indice duplicato, uno delle Osservationi, e l'altro delle cose notabili". Opera
dedicata al "Capitanio di Verona" Tadio Morosini. Cm.14,2x8. Pg.(40), 460, (4).
Legatura in pergamena semirigida, lievemente allentata, con titoli manoscritti al
dorso. Marca tipografica con un galeone a vele spiegate al frontespizio, in cornicetta a
doppia bordura. Minime, ininfluenti tarlature ai margini. Una delle varie edizioni
seicentesche di questo curioso manuale di rimedi empirici del frate francescano
Francesco Dal Bosco (Valdobbiadene, 1588-1640). Vi sono elencati sintomi di
malattie particolarmente rari per il tempo. > Krivatsy, 1596, cita altre edizioni.
Piantanida, 1891, citando la precedente edizione dell'Hertz del 1669, "L'operetta, divisa in
sei trattati, contiene la descrizione sommaria delle malattie, alla quale seguono i relativi
rimedi. Sconosciuta alle principali biobiografie".
€ 550
116186 DURANTE Castore. IL TESORO DELLA SANITA' DI CASTOR DURANTE
DA GUALDO, MEDICO, & CITTADINO ROMANO. Nel quale s'insegna il modo di
conservar la Sanità & prolonga la vita. Et si tratta della natura de' cibi, & de'
Rimedij de' nocumenti loro. Con la Tavola delle cose più notabili. In Venetia,
Appresso Domenico Imberti, 1643.
Opera dedicata alla Signora Donna Camilla Peretta. Cm.15,2x10,4. Pg.(16), 324.
Legatura in piena pergamena, con titoli sbiaditi al dorso. Al frontespizio marca
tipografica con una donna che sorregge due emblemi e il motto "Spes mea in Deo
52
est". Si tratta di una delle ristampe seicentesche di un intrigante testo di medicina
alimentare dovuto alle cure del medico e naturalista Castore Durante (Gualdo
Tadino, 1529 – 1590), figlio del giurista Giovanni Diletto. Dopo gli studi compiuti a
Perugia, Durante si trasferì a Roma, ove insegnò presso l'Archiginnasio della
Sapienza e divenne archiatra di Papa Sisto V. Nell'opera, pubblicata la prima volta in
latino a Pesaro nel 1565 con il titolo "De bonitate et vitio alimentorum", si enunciano
i pregi e i difetti di una gran quantità di cibi, dal frumento, ai vegetali, dalle erbe alle
carni e ai pesci, dai condimenti ai vini. > Westbury, 84, cita dell'Imberti le edizioni
1611, 1629 e 1646. Golden Bitting, 137, cita altre edizioni.
€ 450
106105 L'IDEA DEL THEATRO DELLO ECCELLENTE M.GIULIO CAMILLO. In
Vinegia, Appresso di Agostino Bindoni, 1550.
Dedicatoria di Lodovico Domenichi a Don Diego Hurtado di Mendoza. Cm.14,7x9,5.
Pg.88, numerate solo al recto. Legatura in piena pergamena rigida. Tagli spruzzati.
Marca tipografica, raffigurante la Giustizia con spada e bilancia, al frontespizio.
Esemplare in accellenti condizioni di conservazione, fresca impressione. Si tratta di
una rara edizione curata da Lodovico Domenichi dello stesso anno della prima,
pubblicata postuma in Firenze da Lorenzo Torrentino nell'aprile del 1550. "Giulio
Camillo detto "Delminio" (Portogruaro, 1480–1544) è stato un umanista e filosofo
italiano. Letterato, erudito e insegnante, è famoso per il suo trattato sulla Imitazione
nell'arte e per il vagheggiato progetto utopistico del Teatro della Memoria o Teatro
della Sapienza, edificio ligneo costruito secondo il modello vitruviano in cui avrebbe
dovuto essere archiviato, tramite un sistema di associazioni mnemoniche per
immagini, tutto lo scibile umano, precursore delle moderne enciclopedie. Le fonti
sulla sua vita sono due biografie scritte nel XVIII secolo da Federigo Altan e Giorgio
Liruti. Nato attorno al 1480 (altre fonti attestano 1484), è possibile che il suo nome di
battesimo fosse, in realtà, Bernardino, mentre Giulio Camillo sarebbe uno
pseudonimo di sapore latineggiante, adottato secondo il costume degli umanisti
dell'epoca. Studiò presso l'Università di Padova e si dedicò quindi all'insegnamento
di eloquenza e logica. Nel 1508 fondò con altri, a Pordenone, l'Accademia Liviana;
trasferitosi a Venezia, conobbe tra gli altri Pietro Bembo, Pietro Aretino e Tiziano, e
strinse amicizia con Erasmo da Rotterdam, che lo ricorda nella sua opera
Ciceronianus, attribuendogli eccellenti doti di oratore. Nel 1515 si trova a Udine,
quale "maestro d'umanità". Qui tenta di ottenere "l'officio di Cancelliere della
Comunità". Dedicatosi allo studio della lingua ebraica e delle lingue orientali, della
cabala, del pitagorismo e della filosofia neoplatonica, nel 1519, in occasione di un
viaggio a Roma, ebbe probabilmente occasione di confrontarsi con il cardinale
Egidio da Viterbo, uno dei massimi cabalisti cristiani. In quegli anni andava
sviluppando l'idea di un teatro di nuova concezione, in cui, a differenza che nel teatro
tradizionale, in cui lo spettatore si trova in platea e lo spettacolo si svolge sul palco,
era lo spettatore a trovarsi al centro del palco e lo spettacolo gli si dispiegava
intorno. Dal palco, infatti, si dipartivano 7 gradini, ognuno dei quali contrassegnato
con una diversa immagine (Primo grado, Convivio, Antro, Gorgoni, Pasifae, Talari,
Prometeo) e ognuno suddiviso in sette parti, corrispondenti ai sette pianeti (Luna,
Mercurio, Marte, Giove, Sole, Saturno, Venere). Ognuna delle quarantanove
intersezioni che risultavano era contrassegnata da un'altra immagine mnemonica
desunta dalla mitologia, che rappresentava una parte dello scibile umano. In pratica,
il suo Teatro era un edificio della memoria, rappresentante l'ordine della verità
eterna e i diversi stadi della creazione, un'enciclopedia del sapere e l'immagine del
cosmo. In questo progetto si avvertono la tensione tipicamente rinascimentale verso il
sapere universale e la conoscenza del cosmo, nonché gli influssi della filosofia
53
ermetica e cabalistica iniziata da Pico della Mirandola e studiata nel Novecento da
Frances Yates. Delminio espose le sue teorie nel trattato "Idea del Theatro"
(pubblicato postumo a Venezia nel 1550) e trovò un sostenitore e mecenate nel
sovrano francese Francesco I, che incontrò a Milano, ma non è chiaro se un
prototipo di tale teatro sia stato effettivamente costruito. La sua figura non
convenzionale e le sue idee particolarissime gli attirarono l'ammirazione di molti ma
anche l'ostilità di altri, ed egli venne definito sia un genio sia un ciarlatano. La sua
stessa persona era circondata da un alone di mistero, e anche la morte, attorno al
1544, avvenne in circostanze poco chiare" (da "Wikipedia"). > Adams, I / 458;
Cicognara, 753; Schlosser, 244; Graesse, II, 26 citano l'"editio princeps".
€ 1.400
113963 MYNSICHT Adrian Von. HADRIANI A MYNSICHT THESAURUS, ET
ARMAMENTARIUM MEDICO-CHYMICUM. In quo selectissimorum contra quosis
morbos Pharmacorum conficiendorum secretissima ratio aperitur, unà cum
eorumdem Virtute, Usu, & Dosi. Cui in fine adiunctum est Testamentum Hadrianeum
de aureo philosophorum lapide. Accessit etiam Caroli Musitani Mantissa atque
Andreae Battimelli. Neapolis, Troyse & Petriboni, 1697.
Testo latino. Cm.16,6x10,7. Pg.(24), 490, (68). Legatura in piena pergamena
semirigida con titoli manoscritti al dorso. Marca tipografica con vedutina di città
marittima al frontespizio. Testatine e finalini calcografici. Il volume comprende
anche, con numerazione consecutiva del testo principale "Thesauri, et Armamentarij
Medico Chymici Appendix philosophico poetica videlicet; Testamentum Hadrianeum,
quo suam de Aureo Philosophorum Lapide sententiam, adeòque ultimae voluntatis
suae dispositionem, sapientiae, & doctrinae filijs revelat Author". In fine al volume i
due ulteriori testi, con frontespizio ed autonoma numerazione delle pagine: "Ad
Thesaurum, et armamentarium medico chymicum Hadriani a Mynsicht, medici
Germanici Praestantissimi, Mantissa rev D. Caroli Musitani" (Neapoli, Ex
Typographia Caroli Troyse, & Io: Dominici Petriboni, 1697; (pg.(6), 60); e "In
Hadriani a Mynsicht Thesaurum, et armamentarium medico chymicum Dom. Andreae
Battimelli, Spagyrici celeberrimi" (Neapoli, Ex Typographia Caroli Troyse, & Io:
Dominici Petriboni, 1697 (pg.(4), 40). Mynsicht è lo pseudonimo adottato dal celebre
alchimista tedesco Adrian Seumenicht (1603-1638), conte palatino e adepto dei
Rosacroce. Dopo aver compiuto gli studi di medicina a Helmstedt (laureandosi con il
nome di Tribudenius), divenne medico personale del duca Federico di Mecklenburg e
si dedicò agli studi di chimica e di alchimia, studiando Paracelso scoprendo il
"Tartaro ermetico 22". "Suoi sono alcuni simboli incisi presenti sulla porta magica a
Roma, unico resto della famosa Villa del Marchese Palombara, e possono essere
facilmente rintracciati tra le illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica che
circolavano nella seconda metà del Seicento e che presumibilmente erano in possesso
dei frequentatori del circolo di Villa Palombara. In particolare il disegno sul
frontone, con i due triangoli sovrapposti e le iscrizioni in latino, compare quasi
esattamente uguale sul frontespizio del libro "Aureum Seculum Redivivum" di
Henricus Madatanus (anagramma di Adrian von Mynsicht)" (da wikipedia). La
presente costituisce una delle primissime edizioni italiane del suo testo più
conosciuto, pubblicato la prima volta ad Hamburg nel 1631, e contiene tre saggi
prettamente alchemici, il "Testamentum" e i due saggi del Musitano e del Battimelli.
Carlo Musitano (Castrovillari, 1635-1714) fu un celebre chimico e medico
specializzato in malattie veneree, feroce avversario della Scuola medica salernitana e
del galenismo. > Krivatsy, 6502; Schelenz, 482; Rosenthal, 620; Ferguson II, 122, citano
altre edizioni. Della presente edizione napoletana un solo esemplare, mutilo, è segnalato
in SBN.
€ 800
54
94220 Saint MARTIN Louis Claude De. TABLEAU NATUREL DES RAPPORTS
QUI EXISTENT ENTRE DIEU, L'HOMME ET L'UNIVERS. A Edimbourg (ma
Lione), 1782. Prima edizione. Opera completa in due volumi. Testo francese.
Cm.20x11,7. Pg.276; 246. Legature coeve in mz.pelle con titoli e filetti in oro ai dorsi
e piatti marmorizzati. Spellature ai dorsi e mancanza alla cuffia superiore del secondo
volume. Opera articolata in 22 capitoli, corrispondenti ai 22 arcani. Louis-Claude de
Saint Martin (Amboise, 1743-1803), meglio conosciuto come il “filosofo incognito”
(“le philosophe inconnu”) frequentò la facoltà di giurisprudenza a Parigi tra il 1759
e il 1762, divenendo avvocato del Re al seggio presidenziale di Tours, ma dopo
solamente sei mesi si dedicò alla carriera militare. Nel 1769 conobbe il suo maestro
ed iniziatore, il nobile Jacques de Livron de la Tour de la Case Martines de
Pasqually, fondatore del “martinismo”, insieme al quale elaborò il rituale dei tre
gradi azzurri, desunto dai tre gradi della Massoneria Universale, e il rituale del
Grande Architetto dell’Universo. Trasferitosi a Lione, quivi pubblicò il suo primo
lavoro nel 1775, “Des Erreurs et de la Verité”. Avverso all’ateismo filosofico, e in
seguito anche al materialismo rivoluzionario, fu attratto dal problema dell’origine
del bene e del male. Partecipò alle operazioni teurgiche di Rosacroce, rifiutò di
aderire al Convento dei Filaleti, e quindi si trasferì a Parigi, dove scrisse il presente
“Tableau naturel des rapports que existent entre Dieu, l’Homme et l’Univers”, in cui
ribadisce i principi del martinismo. “In quest’opera egli postula nell’uomo l’esistenza
di facoltà superiori a quelle puramente sensoriali. L’uomo dipende sì dal mondo
fisico da cui elabora le idee determinate dall’impressione esercitata sui suoi sensi,
ma nello stesso tempo conserva in sé idee di legge, di ordine, di unità e di giustizia; la
sua vita interiore ed esteriore si forma sia dalle sue idee intellettuali ed archetipe, sia
dalle idee elaborate attraverso l’esperienza sensibile. La sua dipendenza da queste
ultime è stata causata da un disordine inferiore che si è opposto ad una legge
superiore, determinandone la caduta. Il suo principio superiore si è così
“sensibilizzato” e sono apparsi gli effetti dell’ordine e del disordine, del bene e del
male, che non sarebbero certamente apparsi se l’uomo si fosse uniformato all’ordine
dato da Dio. Ma poiché tutto tende a ritornare all’Unità che tutto ha emanato, l’uomo
con il suo desiderio può reintegrarsi nell’unità primitiva attraverso il sacrificio del
Riparatore” (Pietro Turchetti). > Caillet, Manuel Bibliographique des Sciences
Psychiques ou Occultes, 9785, "Ouvrage assez peu commun du théosophe Claude de
Saint-Martin. C'est son deuxième en date; j'en connais trois éditions différentes publiées
toutes trois sous l'indication trompeuse d'Edimbourg (Lyon), et le millésime 1782. La
collation de ces trois éditions est rigoureusement identique; la première édition comporte
l'ancien caractère typographique de l's allongée f et quelques fautes, corrigées pour cette
édition où l'on retrouve des s du style moderne [il nostro esemplare presenta la "s" in
caratteri tipografici moderni]. Cet ouvrage divisé en 22 chapitres qui correspondent aux
22 arcanes est certainement le chef-d'oeuvre du Philosophe inconnu dont il contient
toute la doctrine. Basé tout entier sur les 22 clefs du tarot et sur la grande loi de
l'analogie, il a surtout pour but "d'expliquer les choses par l'homme autrement dit
d'étudier l'Univers ou Macrocosme par le microcosme". Fesch, 1265. Barbier, IV, 650,
Cioranescu, 58613.
€ 1.000
116089 SAVI Gaetano. MATERIA MEDICA VEGETABILE TOSCANA. Del Dottor
Gaetano Savi, Professor di Fisica nell'Università di Pisa. Firenze, Presso Molini,
Landi e C., 1805.
Prima edizione. Cm.37x24. Pg.(8), 56. Seguono 60 tavole botaniche nitidamente
incise su rame da G. Canacci su disegni di Baldovino Benvenuti. Legatura in mz.pelle
con spellature ai piatti marmorizzati. Tassello con titoli e filetti in oro al dorso. Tagli
55
spruzzati. Il volume presenta doppio frontespizio, cui seguono due dedicatorie, la
prima degli Editori "Ai studiosi di Botanica", la seconda dell'Autore alla Signora
Elena Brunacci Mastiani nata Amati. Quindi l'Introduzione, con doviziose descrizioni
naturalistiche, e l'Indice. Il presente esemplare contiene il quaderno [2 pi greco], che
comprende il secondo frontespizio e la dedicatoria degli editori, sovente mancante.
Assai nitide, su carta greve, e praticamente prive di fioriture le 60 tavole botaniche. Il
naturalista Gaetano Savi (Scarperia, 1769-1844), allievo del medico mugellano
Antonio Cocchi, frequentò l'Università di Pisa dove si laureò in medicina nel 1795, e
dove nel 1802 gli fu conferita la cattedra di fisica sperimentale e successivamente, nel
1810, quella di botanica. Fu anche direttore dell'Orto botanico dell'Ateneo, e la sua
opera naturalistica fu continuata dall'insigne figlio Paolo (Pisa, 1798-1871).
"Veramente notevole quest’opera di Gaetano Savi sulla flora medicinale toscana sia
per la bellezza delle calcografie sia per la minuzia delle descrizioni. Insigne botanico,
professore all’Università di Pisa, conosceva bene tutta la fisiologia delle piante che
troveremo diligentemente descritta nel compendio "Istituzioni botaniche". In questa
Flora invece l’autore si limita a presentarci e darci una descrizione fisica di tutte le
parti della pianta, a descrivercene le virtù e a proporci alcuni importantissimi
riferimenti bibliografici. Vengono citati molto spesso il Ricettario Fiorentino e il
Ricettario Senese, nei quali erano stato prese in considerazione le stesse piante
endemiche tre secoli prima. Nell’elencazione dei pregi medicinali si può notare che
Gaetano Savi fa un costante uso dell’ipotetico e non manifesta convinzioni personali
sull’uso popolare medicamentoso: al radicchio, dice, "è stata attribuita la qualità di
antisterico, antipocondriaco", La viola "produsse una volta il vomito e cinque o sei
mosse di corpo", la saponaria "è stata lodata come diuretica", etc. Sono presentate
anche piante soprattutto ornamentali come lo splendida "Iris fiorentina" (dal sito
"Aboca Museum"). > Pritzel, 8061. Nissen, 1733. Dei 14 esemplari presenti nelle
biblioteche italiane segnalati in SBN, ben otto risultano mutili del suddetto quaderno [2
pi greco].
€ 4.500
109238 SCHRÖDERS Iohann. IOHANIS SCHRÖDERI PHARMACOPOEIA
MEDICO-CHYMICA sive THESAURUS PHARMACOLOGICUS. Quo composita
quaeque celebriora; hinc Mineralia, Vegetalia & Animalia Chymico - Medicè
describuntur, atque insuper Principia Physicae Hermetico - Hippocraticae candidè
exhibentur. Opus non minus utile Physicis, quàm Medicis. Editio tertia, plurimis in
locis auctum ac emendatum. Ulmae Svevorum, Impensis Johannis Gerlini, Bibliop.,
1649.
Testo latino. 3^edizione. Cm.18,7x15,2. Pg.(28), 516, 348, (58). Sobria legatura in
piena pergamena rigida con titoli e fregi impressi in oro al dorso. Tagli spruzzati.
Doppio frontespizio: il primo è riccamente decorato a piena pagina, con ritratto
dell'Autore, scene di preparazioni farmaceutiche, vedute bucoliche e di animali e
stemma allegorico in ovale con il motto "Ditabit servata Fides". In esso è riportata la
dizione "Iohanis Schröderi M.D. Pharmacopoeia Medico - Chymica. Plurimis locis
correcta, multisque novis Hosculiis adornata. Divulgata sub Censura Ampl. Collegij
Medici Ulmensis. Sumptibus Johannis Gerlini Bibliopolae ibidem 1650". Il secondo
frontespizio, che riporta la datazione 1649, presenta una marca tipografica in ovale
con l'impresa editoriale ed è interessato da due piccole mende cartacee d'epoca,
probabilmente a rimuovere antica notazione di proprietà. Alcuni cartigli e capilettera
incisi. Bruniture diffuse. Il volume, dopo la dedicatoria, si apre con alcune odi
apologetiche in onore dell'Autore, opera di Johannes Barcehausen, Petrus de Spina,
Ludovico von Hörnigs, Petrus Lotichius, Joannes Sebastian Blosius, Anton
Boxbarterus, Johannes Tilemannus, Georg Scrhöder, Johann Guilielmus Hochstatt,
56
Johannes Loofherus Florimontanus, Antonius Itterus, Balthasar Stutenius, Joannes
Pfautz. Il testo, su due colonne, è diviso in due parti, ciascuna con numerazione
autonoma: la prima (pg.516) comprende i primi tre Libri della "Pharmacopoeia
Medico - Chymica" ("De Isagoge", "De Officina", "De Mineralogia"), la seconda
parte contiene i rimanenti ("De Phytologia", "Classis de Animalibus perfectioribus").
L'indice, oltreché in latino, è apposto anche in tedesco in caratteri gotici. Nato in
Westfalia, Iohann Schröders (Sazurffeln, 1600-1664) dopo gli studi di medicina
praticati a Rostock e a Copenhagen, divenne medico chirurgo nell'esercito svedese.
Compì numerosi viaggi in Europa per poi stabilirsi a Francoforte sul Meno ove
esercitò la professione medica. Compì approfonditi studi di farmacologia e di
botanica, sia dal punto di vista storico che della ricerca. In particolare si dedicò alla
ricerca dei rimedi in medicina, dividendoli in due tipi, alimentari e farmaceutici. "Dei
primi fa una descrizione dettagliata nell’arte culinaria; distingue i secondi in
medicamenti semplici e composti, tenendo conto della costituzione (odore, sapore,
figura) della usurpazione (modo di somministrazione) e della signatura (modo di
conoscerne le virtù). Prende in considerazione l’astrologia e la meteorologia
prendendo spunti dai paracelsisti e galenisti. Particolare il metodo suggerito per
raccogliere le erbe: ci fornisce tabelle, novene, orari per l’eradicazione e la
conservazione; ricette e rimedi proposti sono a dir poco "fantasiosi" e ripropongono
le antiche credenze popolari in materia di medicina" ( dal sito "abocamuseum"). A
lui si ispirò in seguito il Boerhaave, ridimensionandone tuttavia l'influenza alchemica
e astrologica. Il presente testo fu pubblicato in prima edizione nel 1641. > Non
segnalato dal Pritzel.
€ 1.300
114668 SYDENHAM Thomas. OPERA MEDICA IN TOMOS DUOS DIVISA. Editio
novissima, aliis omnibus quae pracessunt multò emaculatior, & novis Additamentis
ditior. Imò Indice Alphabetico locupletissimo in locum Elenchi Rerum suffecto,
utilissimè ornata. Genevae, Apud Fratres de Tournes, 1769. Opera completa in due
volumi. Testo latino. Cm.22,6x17,5. Pg.(4), 712; (4), 496. In fine al secondo volume
sono aggiunte due Opere di Musgrave: "Guilhelmi Musgrave De Arthritide anomala,
sive interna, Dissertatio" (pg.(8), 168) e "Guilhelmi Musgrave De Arthritide
symptomatica, Dissertatio" (pg.(8), 88). Legature in piena pelle. Titoli e fregi
decorativi impressi in oro ai dorsi a cinque nervature. Tagli in rosso e fogli di guardia
marmorizzati. Piccola tarlatura alle ultime carte del secondo volume che interessa solo
il margine superiore esterno senza ledere il testo. Thomas Sydenham (Wynford Eagle,
1624–1689), reputato uno dei padri della medicina inglese, e addirittura conosciuto
come l'"Ippocrate inglese", dedicò i suoi studi in particolare alla cura del vaiolo,
introducendo l'uso del laudano e della tintura di oppio. > Dezeimeris, IV, 242-244.
Brunet, V, 604, e Graesse, VI, I, 536, citano altre edizioni.
€ 500
114286 TESORO DI SECRETI NATURALI. Raccolti da Fedele Honofrij; e posti in
luce à commune benefitio di ciascuno. In Fiorenza, in Siena, & in Viterbo, Appresso i
Discepoli, 1616.
Cm.13x9,3. Pg.(16). Coperta muta. Minimo forellino al frontespizio. Vecchio alone di
umidità che interessa l'intero volumetto senza inficiarne la fruibilità. Frontespizio in
cornicetta decorativa. Divertente libercolo seicentesco, di grande rarità, contenente
una serie di intriganti rimedi empirici e fitoterapici, quali "Segreto che sana la
sordità; Rimedio perfettissimo per il dolore de' denti; Per un putto al quale gli
uscissero fuori le budella; Pomo, che quante volte l'odorerai, tante anderai del corpo;
Per far nascere i peli à quelli, che sono pelati per la tigna" etc. Ne è Autore il
bolognese Fedele Onofri, prolifico scrittore del XVII secolo, autore anche di
57
"Sommario historico [...] delle sei età del mondo", di "Fioretto delle croniche", di
"Historia della morte, e del vivo", di "Cronologia Felsinea", di "Cronologia veneta",
di "Metheorologico discorso", di "Breve compendio della nascita di Christo".
L'Operetta vide la luce la prima volta quattro anni prima, nel 1612, sotto il titolo di
"Le maravigliose esperienze di secreti naturali. Esperimentati da me Fedele Honofri.
Et à preghi di molti posti in luce", sempre a cura del Discepoli, anche se il nome non
viene ivi menzionato. > SBN segnala un solo esemplare presente in biblioteche italiane
dell'edizione del 1612, mentre del presente testo non compare alcuna copia.
€ 200
92651 VILLARS Nicolas Pierre Henri Montfaucon de. LE COMTE DE GABALIS.
Ou Entretiens sur les Sciences Secretes. Nouvelle Edition, augmentée des Genies
assistants & des Gnomes irréconciliables. A Londres, chez les Freres Vaillant, 1742.
Opera completa in due volumi. Testo francese. Cm.15,8x8,9. Il primo volume
contiene la prima parte dell'Opera, con in fine una "Lettre a Monseigneur***" e il
"Reponse alla Lettre de Monsieur***" (pg.194), e le prime cinque "Entretiens sur le
Sciences Secretes, touchant la Nouvelle Philosophie" della seconda parte (pg.156); il
secondo volume comprende le ultime due "Conversazioni" della seconda parte
(pagine numerate da 157 a 212) e i due saggi "Le Genies assistans" e "Le Gnome
irreconciliable" (pg.236). Ottime legature coeve in piena pelle. Doppi tasselli con
titoli e fregi decorativi impressi in oro ai dorsi a cinque nervature. Fogli di guardia
marmorizzati e tagli spruzzati. Cartigli, testatine, finalini e capilettera incisi.
Marginale restauro cartaceo all'angolo superiore delle carte F2 e F3 del primo volume.
Esemplari assai freschi, con buoni margini, ottimamente conservati. Si tratta di un
celebre e curioso testo, composto dal letterato francese Nicolas Montfaucon de
Villars (Toulon, 1635-1673) nel 1670 e pubblicato dal Barbin a Parigi. In esso
l'abate Villars si scaglia sia contro la tradizione dell'antico testamento cristiano sia
contro la cabala giudaica, esplicando diffusamente i rituali segreti dei Rosacroce.
Alla diffusione di tali misteri fu attribuito il suo assassinio, avvenuto sulla strada per
Lione in pieno giorno. La presente edizione è la prima in cui appaiono i due scritti
"Le Genies assistans" e "Le Gnome irreconciliable". > "Bibliographie française de la
Sorcellerie", 501. Brunet, VI, 8852. Caillet, 7704. Graesse, VI, 320.
€ 700
GIOCHI
114281 BERNARDI Luigi. REGOLE GENERALI DEL GIUOCO DELLE
MINCHIATE. Con diverse istruzioni brevi, e facili per bene imparare a giuocarlo.
Firenze, Si vende dal Dispensatore della Gazzetta Universale presso le Scalere di
Badia, 1807. Cm.14,9x10,1. Pg.64. Coperta in cartoncino marmorizzato coevo.
Divertente operetta su un tradizionale gioco matematico toscano con le carte. La
prima edizione fu stampata a Roma dal Peveroni nel 1728. Seguirono quattro
ristampe, una sempre a Roma nel 1742 e tre a Firenze nel 1781, 1807 e 1820. Il nome
dell'Autore non vi appare indicato ma lo si desume dal Melzi, che cita appunto il
fiorentino Bernardi, autore fra l'altro di un necrologio di Luigi Ademollo
Lambruschini. "Quello conosciuto come Germini, o Minchiate fiorentine, è uno dei
giochi più affascinanti che siano mai stati ideati. Le sue origini risalgono all'età
rinascimentale ed è stato a lungo praticato nell'area geografica compresa fra l'Emilia
e il Lazio, alla corte di Parigi, in qualche circolo viennese e, con qualche variante, in
Liguria e in Sicilia. Poi, sul finire dell'Ottocento, le Minchiate sono finite nel
"ripostiglio dei giochi vecchi", soppiantate da altri giochi rispondenti alle mode
dell'epoca. Le Minchiate fiorentine sono una variante del gioco dei Trionfi, i tarocchi
58
tradizionali. Il mazzo è composto da 97 carte: 56 a semi italiani (Coppe, Denari,
Spade, Bastoni) e 41 Trionfi, distinti con numeri romani. Si ignora il momento e il
luogo esatto in cui venne prodotto il primo mazzo di carte con tali caratteristiche. Si
sa che in una "provvisione" del Comune di Firenze del 1477, insieme con il "giuocho
de Triomphj" ed altri passatempi popolari, fra quelli permessi compare anche il
"giuocho delle Minchiate". Nel corso del XVI secolo le Minchiate vengono spesso
chiamate Germini; i due nomi compaiono come sinonimi nel dizionario
italiano/inglese di John Florio, "A World of Wordes" (Londra, 1598). Il più antico
riferimento cinquecentesco al gioco delle Minchiate è contenuto nel Capitolo del
Gioco della Primiera (Roma, 1526), una scanzonata parodia letteraria, composta dal
poeta fiorentino Francesco Berni (ca. 1497-1535) per esaltare il gioco della
primiera, un antenato del poker, e per denigrare, allo stesso tempo, tutti gli altri
giochi, compresi Tarocchi e Minchiate" (Giordano Berti). > Melzi, II, 419. Un solo
esemplare della presente edizione segnalato in SBN.
€ 180
116047 BISTEGHI Raffello. IL GIUOCO PRATICO. O sieno Capitoli diversi che
servono di regola ad una Raccolta di Giuochi più praticati nelle Conversazioni
d'Italia. Quarta edizione. In Bologna, Nella Stamperia di San Tommaso d'Aquino,
1785 circa.
Cm.17,4x10. Pg.156. Modesta coperta muta cartonata coeva, con titoli manoscritti al
dorso. Esemplare in barbe. Divertente pubblicazione, che descrive con dovizia di
particolari 28 giochi: "Bigliardo, Trucco da Re, Giuoco della Guerra, del Trucco da
Terra, delle Bocchie, Pallone, Racchetta, Scacchi, Dama, Minchiate, Tarocchini,
Milloni, Ombre, Tressette, Tressette lucchino, Baziga, Galinella, Primiera, Cucù,
Pentolino, Bestia, Faraone, Trionfo, Alla Veneziana, Pichetto, Biribisso, Cavagnola,
Garilè". > Solo due esemplari censiti in SBN nelle biblioteche italiane.
€ 400
106162 BUGANZA Gaetano. POESIE LATINE DELL'ABATE GAETANO
BUGANZA MANTOVANO. Scritte sopra argomenti di costume moderno e familiare
non trattati in prima da altro poeta latino. Pubblicate per la prima volta e corredate
d'annotazioni dal D.A.R.M.F. Firenze, Nella Stamperia di Anton Giuseppe Pagani, e
Comp., 1786.
Prima edizione. Opera dedicata al patrizio fiorentino Pietro Leopoldo Bartolommeio.
Cm.17x11,8. Pg.XII, 194. Legatura in mz.pergamena con piatti marmorizzati.
Spellature al dorso. Con 21 gradevolissime testatine calcografiche disegnate da
Antonio Fedi e incise da Gaetano Vascellini. Assai divertenti gli argomenti trattati
nelle poesie latine: dagli uccelli da allevare, agli usi del latte in primavera, dal caffé
al tabacco, dalle feste tradizionali fiorentine ai giochi per l'infanzia, etc.
€ 170
106251 CELNART (Madame). MANUEL COMPLET DE JEUX DE SOCIÉTÉ.
Renfermant tous les jeux qui conviennent aux jeunes gens des deux sexes, tels que
Jeux des Jardins, Rondes, Jeux-Rondes, Jeux publics, Montagnes russes et autres,
Jeux de Salon, Jeux Préparés, Jeux-Gages, Jeux d'attrape, d'action, Charades en
action: Jeux de mémoire, d'esprit, Jeux de mots, Jeux-Proverbes, Jeux-Pénitences, et
toutes les Pénitences appropriées à ces diverses sortes de Jeux. Paris, Roret, 1836.
"Avec des Poèsies fugitives, Enigmes, Charades, Narrations, Exemples
d'improvisation et de Déclamation, la plupart inédits; et suivi d'un Appendice
contenant tous les Jeux d'enfans". "Troisième Édition, revue, corrigée et augmentée de
plusieurs Jeux nouveaux". Testo francese. Cm.15x9. Pg.360, 32. Legatura in piena
pergamena semirigida, con titoli manoscritti al dorso. Esemplare in barbe.
€ 140
59
115444 ENIMMI DI MODERNO AUTORE. Firenze, Nella Stamperia Pagani e
Compagni, 1798. 2^ edizione. Cm.19,7x10,8. Pg.184. Legatura in piena pergamena.
Esemplare in barbe. Condizioni di conservazione buone. Interessante e rara anonima
raccolta di 152 sonetti a indovinello, con in fine le relative spiegazioni. > Santi cita
l'edizione 1806. Manca al Melzi e al Barbier.
€ 280
114285 IL NOBILE GIUOCO DELL'OMBRE. Spiegato a quelli, che vogliono entrare
nelle più civili Radunanze per un onesto divertimento. In Venezia, Presso Leonardo
Pittoni, 1725. Cm.14,5x8. Pg.48. Legatura in mz.tela con piatti marmorizzati.
Vignetta calcografica al frontespizio, in formato cm.4x5, raffigurante una figura
incoronata che da una nuvola scocca un dardo verso un mostro marino, con il motto
"Non nisi Numen Apollo". All'antiporta gradevole incisione a piena pagina
raffigurante quattro gentiluomini intenti al gioco delle carte. In fine al volume "Libri
curiosi moderni stampati nuovamente, che si vendono in Venezia in Casa di Leonardo
Pittoni Libraro a San Giuliano in Corte del Vino vicino la Corte del Forno". Operetta
di estrema rarità, non segnalata in alcuna delle bibliografie consultate. > SBN non
individua alcun esemplare della presente edizione, segnalandone solo uno della edizione,
sempre del Pittoni, del 1714.
€ 500
114282 IL PASSATEMPO. O sia Raccolta di Giuochi e Burle per divertire
onestamente le conversazioni nelle veglie. Firenze, Nella Stamperia del Giglio, 1816.
Cm.14,5x9,8. Pg.64. Coperta muta cartonata, con abrasioni al dorso.
€ 80
115847 IL SAPUTELLO IN CONVERSAZIONE. Ovvero Giuochi di sala e passatempi
curiosi. Firenze, Salani, 1910.
Cm.19x12,7. Pg.288. Legatura in mz.tela. Vignette xilografiche nel testo, ad illustrare
i vari giochi. L'Opera è così articolata: Giuochi di sala, Penitenze, Giuchi di Calcoli,
Giuochi di Carte, Giuochi chimici e fisici, Giuochi per Passatempo.
€ 90
110188 L'ALBERGO DELLA FORTUNA APERTO AI DILETTANTI DEL GIUOCO
DEL LOTTO. Ossia il più dovizioso Libro dei Sogni che sino adesso abbia visto la
luce. Opera nella quale trovansi fedelmente annessi tutti i numeri, che a ciascuna
voce per ragione cabalistica appartengono, preceduta dai Supremi Regolamenti
vigenti in Toscana sulla relativa materia corredata delle Smorfie romana e toscana
nuovamente incise. Livorno, Libreria in Piazza del Villano, 1855.
"Susseguita da una Raccolta di preziosissime Cabale sin'ora inedite, e dall'Istorico
Elenco di tutte l'Estrazioni, cominciando dalla prima che ebbe luogo in Firenze il dì
23 Decembre 1739 fino all'ultima di Decembre 1854". 2^ edizione con aumenti, e
correzioni. Cm.18x12,3. Pg.372. Legatura in mz.pelle coeva con spellature ai piatti
marmorizzati. Tagli spruzzati. Pubblicazione di notevole rarità, non segnalata in
alcuna bibliografia consultata.
€ 300
115993 LIBRO DEI SOGNI. O sia Lista generale di tutte le voci relative a persone,
animali, piante, frutti, fiori, arti, mestieri e città; con aggiunta di molti nomi ebraici e
mitologici. Sesta edizione accresciuta di 3000 e più voci e moltissime cose
interessanti. Livorno, Tip. Vignozzi, 1828. Cm.19x10,8. Pg.270. Legatura in
mz.pergamena con piatti originali applicati alla coperta. Esemplare in barbe. Lievi
bruniture alla parte finale del volume. 21 tavole calcografiche nel testo, una delle
quali collocata all'antiporta e raffigurante la "Cabala della Sibilla". Il volume
comprende, tra gli altri capitoli, "I giorni buoni e i giorni cattivi della Luna sopra
dell'esposizione, o sian sogni e significati del sognato", "Cabala della Sibilla",
"Osservazioni cabalistiche sopra le estrazioni del Lotto di Roma, Firenze, Livorno,
Siena, Arezzo, ed altre città", "Cabala di Zoroastro", "Smorfia toscana" (con la
60
raffiguranzione in dieci tavole calcografiche delle 90 figure relative), "Voci ebraiche
coll'aggiunta di quelle di Leone Romano cabalista", "Proverbi", "Smorfia romana"
(anche qui con le 90 figure), "Cabulam Novilunium di Rutilio Benincasa messa in
chiaro per l'operazione dall'Astronomo matematico cabalista Michel Pietro Romano",
"Spiegazione della figura pentagona" (con relativa tavola), "Interpretazione e
spiegazione de' sogni", etc. > Nessun esemplare segnalato in SBN.
€ 350
114284 MANUALETTO DEI GIUOCHI DI CARTE. Nonché del Bigliardo, degli
Scacchi, della Dama, Dominò, etc. Milano, Edoardo Sonzogno, (1866).
Cm.14,8x9,8. Pg.104. Brossura editoriale. Esemplare mancante della Prefazione. In
fine il "Calendario pel 1866". Sonzogno aveva iniziato nei primi anni '60
dell'Ottocento la pubblicazione di queste piccole strenne dedicate ai giochi,
intitolandole dapprima "Almanacchi" e in seguito "Manualetti".
€ 80
78238 MOORON Carlo. L'AVVENIRE SVELATO DALLE CARTE. Manuale pratico
di cartomanzia: carte francesi, romane, tarocchi. Milano, Società Editoriale
Milanese, 1920 circa. Cm.17,7x12,7. Pg.256. Illustrazioni.
€ 50
112887 MURATORI Lodovico Antonio. DELLA PUBBLICA FELICITÀ,
OGGETTO DE' BUOI PRINCIPI. Trattato. Lucca, 1749.
Prima edizione. Cm.19x12,5. Pg.(16), 460. Legatura in mz.pergamena. Esemplare in
barbe. Il Muratori (Vignola, 1672-1750), di umili origini, compì gli studi letterari a
Modena presso i Gesuiti, ordine al quale si ascrisse. Laureatosi anche in diritto civile
e canonico, si trasferì a Milano presso il Conte Carlo Borromeo all'Ambrosiana, per
poi divenire Bibliotecario del Serenissimo Duca di Modena e lasciare una sterminata
produzione erudita. La presente costituisce la sua ultima opera, quasi una sorta di
testamento spirituale in tema di morale, politica ed economia. Vi si tratta, fra l'altro,
di Medicina, Matematica, Agricoltura, Giuochi, Caccia, Pesca, etc. > Parenti,
"Dizionario dei luoghi di stampa falsi, inventati o supposti", 1749, "Opera stampata a
Venezia". Menger, 711. Palgrave, II, 841.
€ 180
97606 OZANAM Jacques. RECREATIONS MATHEMATIQUES ET PHYSIQUES.
Qui contiennent plusieurs problêmes d'Aritmetique, de Geometrie, de Musique,
d'Optique, de Gnomonique, de Cosmographie, de Mecanique, de Pyrotechnie, & de
Physique. Avec un Traité des Horloges Elementaires. Nouvelle Edition, revue,
corrigée & augmentée. A Paris, Rues S.Jacques, Chez Charles Antoine Jombert, visà-vis la rue des Mathurins, à l'Image Notre-Dame, 1741.
Testo francese. Opera completa in quattro volumi. Cm.19,5x12,2. Pg.(16),460,(20);
(4),462,(14); 482,14; (8),446,(6). Legature coeve originali in piena pelle. Tasselli con
titoli e fregi decorativi impressi in oro ai dorsi a cinque nervature Fogli di guardia e
tagli marmorizzati. Alcuni piccoli cartigli incisi. Opera adorna da 136 nitide incisioni
fuori testo, alcune in grande formato: 32 al primo volume, 56 al secondo (55
numerate, la n°17 doppia), 31 al terzo (30 numerate, la n°7 doppia), 17 al quarto
volume. Le tavole raffigurano strumenti scientifici, esperimenti, oggetti particolari,
etc. Il quarto volume comprende "Traité des Phosphores Naturels & Artificiels, & des
Lampes Perpetuelles. Dissertation Physique & Chimique, avec l'explication des Tours
de Gibeciere, de Gobelets, & autres recréatifs & divertissans". Opera in eccellenti
condizioni di conservazione, con fresca impressione e buoni margini. Buona edizione
della fondamentale opera scientifica di Jacopo Ozanam, nato a Bouligneux, nel
Principato di Dombes, nel 1640, pubblicata la prima volta nel 1694 dal Jombert a
Parigi in due volumi. Lasciato il seminario alla morte del padre, Ozanam si trasferì a
Lione, dove iniziò gli studi scientifici, dedicandosi contemporaneamente al gioco.
61
Passato a Parigi ebbe larga fama in molti campi scientifici, tanto da essere accolto
nella Accademia delle Scienze. Morì nel 1717. Il presente testo costituisce la sua
opera principale, ed ebbe grande fortuna. Il primo volume tratta di aritmetica,
geometria, musica, gnomonica, ottica e cosmografia, il secondo di meccanica,
pirotecnia e fisica. Nel terzo volume si studiano i vari tipi di orologi, con teorie
basate sugli studi dell'"orologio elementare" di Domenico Martinelli. Nel quarto si
tratta di chimica, lampade e teorie empiriche varie. E' un'opera basata su teorie
scientifiche ed esperimenti anche divertenti, e si occupa tra l'altro di di trucchi,
fuochi d'artificio, acustica, camera oscura, calendari, magnetismo, giochi con specchi
e numeri, lanterna magica, oltre ad ogni tipo di studio sugli orologi, il tutto corredato
da un ricchissimo ed esaustivo apparato iconografico. > Poggendorff, II, 341.
Graesse, V, 99. Brunet, IV, 302 citano altre edizioni.
€ 900
116274 PARIBONA Innocenzo. INDOVINALA GRILLO CIOE' FINTE SORTI
D'INNOCENZO PARIBONDA. Opera curiosa, onesta e bella, di settanta Dimande
alle quali per via d'Aritmetica sono fatte ventidue Risposte a ciascheduna Dimanda in
versi Poetici, per passare il tempo in Veglie, ed onorate Conversazioni.
Diligentemente corretta. Bologna, 1836.
Cm.14,3x10,2. Pg.70. Legatura in mz.pergamena. Al frontespizio gradevole incisione
calcografica raffigurante un gatto. La curiosa operetta si apre con il "Modo di
praticare questa operetta delle finte sorti". Segue la "Tavola delle Finte Sorti", ed una
"sfera" o "ruota", incisione circolare con 22 numeri ed una artigianale lancetta
metallica applicata al centro, atta a determinare le fasi del gioco. "È frequente la
locuzione "indovinala grillo!", derivata da un gioco di ragazzi, oggi non più praticato
(consistente nel trarre pronostici dai movimenti di un grillo su una specie di circolo
disegnato con parecchi numeri, di cui ciascuno con un preciso significato), e usata
per dire che non si sa proprio come sarà, come riuscirà qualche cosa, o come stia
realmente un fatto: "Chi vincerà la partita? indovinala grillo!; "Si rammentava poi
anche, in confuso, d’aver, dopo la partenza dello spadaio, continuato a cicalare; con
chi, indovinala grillo (Manzoni)" (dal Vocabolario online della "Enciclopedia
Treccani"). Nelle istruzioni viene dato un piccolo esempio delle domande che
caratterizzano il gioco: "Se sarà abbondanza, o carestia quest'anno. Se guadagnerai,
o perderai nella mercanzia. Se la donna è gravida o no". > In SBN vengono segnalate
nove varianti del gioco antecedenti la presente edizione: "Indovinala grillo", con titoli o
sottotitoli leggermente variati: Todi (1628), Treviso (1651), Macerata (1656), Padova
(verso la metà del XVII secolo), Firenze (verso la metà del XVII secolo), Milano (1667
circa), Venezia e Bassano (Remondini, 1669), Bologna (1678), Venezia (1795),
€ 300
114287 REGOLE PER IL GIOCO DEI TRE SETTE QUADRIGLIATI. Con le quali si
insegna il modo di ben giocare e la maniera di tassare le mance. Quarta Edizione,
rivista e corretta, ed accresciuta di notizie interessanti. Firenze, Presso Antonio
Giuseppe Pagani, 1790. Cm.17,5x10,6. Pg.36. Coperta muta. Minimo alone di
umidità ininfluente. Probabile prima edizione. "Il tressette, o tresette, è un gioco di
carte italiano, probabilmente di origine spagnola o napoletana, che conta moltissime
varianti a seconda della località in cui viene giocato. Il documento più antico che cita
questo gioco è il "Ludus vulgo dictus Tresette", un poema allegorico in latino
composto da 290 esametri edito nel 1726 dal letterato e poeta piacentino Gaetano
Biondelli. L'origine del nome non è chiara" (da wikipedia).
€ 140
116173 RINGHIERI Innocentio. CENTO GIUOCHI LIBERALI, ET D'INGEGNO.
Novellamente da M. Innocentio Ringhieri Gentilhuomo Bolognese ritrovati, & in dieci
Libri descritti. In Bologna, Per Anselmo Giaccarelli, 1551.
62
Prima edizione, dedicata alla Regina di Francia Caterina de' Medici. Cm.21,6x15,8.
Pg.(8), 264, (2). Legatura in piena pergamena rigida. Al frontespizio marca
tipografica in formato cm.10,5x9, raffigurante Ercole che uccide l'idra, in bordura
fitomorfa, con il motto "Affectus virtute superantur". Capilettera decorati. Al recto
dell'ultima carta, non numerata, cartiglio inciso con fenice al rogo, rivolta al sole, con
il motto in nastro "Io gloria in lui et esso in me virtute". Il volume, diviso in dieci
Libri, contiene la descrizione di cento giochi di vario genere. L'impostazione è
accademica, la descrizione dei giochi è improntata ad un taglio letterario, a
rispecchiare i gusti dell'aristocrazia europea in epoca rinascimentale. C'è sempre una
figura che comanda il gioco, ed i partecipanti che si adeguano alle regole dettate di
volta in volta. Fresca impressione, esemplare sostanzialmente privo di bruniture. >
Adams, II, R, 564. Riccardi, I, 377, "Raro". Parenti, "Prime edizioni italiane", 429.
Olschki Choix, 2627, "Premiè•re èdition de cet ouvrage curieux et rare, qui fait
connaitre le bon ton et le divertissement de la societè aristocratique en Italie et en France
au XVIe siècle". Sorbelli, "Primordi della stampa in Bologna", 103. Sanvito, "Bibliografia
italiana degli scacchi", 1110. Brunet, IV, 1268. Graesse, VI, I, 104.
€ 1.600
31852 ROSSINI Angelo (Galeno). MANUALE DELL'ENIGMOFILO. Guida alla
soluzione di tutti i giochi enigmatici (Enigmi, sciarade, incastri, logogrifi,
anagrammi, scambi, rebus, crittografie, etc.). Roma, Tip.Tiberina di F.Setth, 1895.
16°,pg.132.
€ 70
GRANDI OPERE (NON PRESENTI IN MOSTRA)
109438 ANNALI DELLA GIURISPRUDENZA ITALIANA. Raccolta generale delle
decisioni delle Corti di Cassazione e d'Appello in materia, civile, criminale,
commerciale, di diritto pubblico e amministrativo, e di procedura penale. Compilata
per cura di una Società di Magistrati, Professori di diritto, e Giureconsulti del Regno.
Firenze, Tipografia di Luigi Niccolai, 1866-1902.
Disponibile un'ampia raccolta composta da 49 volumi, dall'anno I (1866-1867)
all'anno XXXVI (1902). Ogni annata è suddivisa in sei parti, ciascuna con
numerazione propria: "Decisioni in materia civile della Corte di Cassazione;
Decisioni in materia penale della Corte di Cassazione; Giurisprudenza speciale della
Corte di Cassazione di Roma; Corti d'Appello; Rivista di legislazione e
giurisprudenza; Indici". Le annate dal 1866 al 1884 sono rilegate in due volumi, le
succesive in unico volume. Disponibili: 1866-1867 (anno I, pg.1696 complessive);
1868 (pg.1588); 1869 (pg.1692); 1870 (pg.1700); 1871 (pg.1668); 1872 (pg.1676);
1873 (pg.1672); 1874 (pg.1676); 1875 (pg.1776); 1876 (pg.1696); 1877 (pg.1680);
1878 (pg.1680); 1879 (pg.1696); 1880 (pg.1680); 1881 (pg.1504); 1882 (pg.1580);
1883 (pg.1660); 1884 (pg.1660). 1892 (anno XXVI, pg.1816); 1893 (pg.1684); 1894
(pg.1684); 1895 (pg.1692); 1896 (pg.1676, da rilegare); 1897 (pg.1680); 1898
(pg.1676); 1899 (pg.1684); 1900 (pg.1728); 1901 (pg.1668); 1902 (pg.1672). Sono
uniti due volumi contenenti le "Tavole dodecennali dall'anno 1866-1867 all'anno
1878" (pg.2264 complessive). Buone legature coeve in mz.pelle con piatti
marmorizzati. Titoli e filetti in oro ai dorsi a quattro nervature. Dorsi trattati con
trasparente protettivo. il lotto (49 volumi)
€ 900
111949 AUDOT Lousi Eustache (Audot Padre). L'ITALIA, LA SICILIA, LE ISOLE
EOLIE, L'ISOLA D'ELBA, LA SARDEGNA, MALTA, L'ISOLA DI CALIPSO ECC.
Secondo le inspirazioni, le indagini, i lavori de' Signori Visconti di Chateaubrinad,
Lamartine, Raoul Rochette, Conte di Forbin, Piranesi, Mazara, Napoleone, Denon,
63
Saint Non, Byron, Goethe, Visconti, Cicognara, Lanzi, Orioli, Bertolotti, Dandolo,
Balbi, Bonstetten, Swinburne, ecc. Torino, Presso Giuseppe Pomba, 1834-1838.
"Siti, monumenti, scene e costumi secondo la Signora Haudebourt - Lescot, i signori
Orazio Vernet, Granet, Isabey, Ciceri, Mazzara, il Maggiore Light, il Capitano Batty,
Cooke, Gell e Gandy, Pinelli, Ferrari, e molti altri artisti italiani". "Raccolti e
pubblicati da Audot Padre, Membro della Società Geografica". "Prima edizione
italiana con aggiunte e correzioni". Opera completa in sette parti raccolte in cinque
tomi. Cm.25,5x16,8. Legature leggermente allentate in mz.pelle coeva, con titoli e
fregi in oro ai dorsi. Spellature ai piatti marmorizzati. Fioriture fisiologiche. Piano
dell'Opera: Tomo I: "Granducato di Toscana" (pg.4, VIII, 108. Con 26 tavole di cui
due in doppia suite); Tomo II (pg.378): Parte I: "Regno di Napoli" (con 68 tavole di
cui 27 in doppia suite ed una in quadrupla); Parte II: "Sicilia e Malta" (con 29 tavole
di cui 10 in doppia suite ed una in quadrupla); Tomo III, parte I e II: "Roma" (pg.VI,
368. Con 88 tavole di cui 37 in doppia suite, una in tripla ed una in quadrupla. I due
frontespizi collazionati all'inizio del volume); Tomo IV: "Regno Lombardo-Veneto e
minori stati vicini" (pg.(4), 320. Con 60 tavole di cui 23 in doppia suite, uno in tripla e
due in quarta. I "minori stati vicini" sono i Ducati di Parma, Modena, Lucca e l'Isola
di Corsica); Tomo V: "Stati del Re di Sardegna". Pg.(4), 328. Con 53 tavole di cui 25
in doppia suite). Alcune tavole risultano staccate, con relativi logici segni di usura ai
margini sporgenti. Come sovente accade nell'editoria ottocentesca, il ridondante
apparato iconografico dell'opera ne rende un pò complicata la collazione.
Fortunatamente il testo dell'Audot è fornito, ad ogni volume, di una "Tavola delle
stampe in acciajo ed indicazione delle pagine a cui van collocate" che facilita il
compito. Nel nostro esemplare, dunque, risultano mancanti cinque tavole,
segnatamente quattro al quarto tomo (Galbiate e i monti di Lecco, il porto di Como, i
Bagni di Bormio, la Strada della Spluga nella valle di San Giacomo) ed una al quinto
(Golfo di La Spezia) in cui però compare una tavola in più (Castello di Torino). Nel
complesso l'opera consta di 324 incisioni su acciaio fuori testo, molte delle quali con
accostamento multiplo, per un totale di 473 tavole. Fu notoriamente mastodontico il
lavoro cui si sottopose Louis Eustache Audot (1783-1870) nella stesura della presente
opera, che nell'edizione francese fu pubblicata in un formato più grande.
Personaggio eclettico, Audot fu geografo, editore, esperto di arte culinaria e
agronomo. Assai dettagliato, come evidenziato dal sottotitolo, il lavoro di ricerca
sulle fonti, e sontuoso l'apparato iconografico. > Olscki, "Choix", 1108, "Ouvrage
monumental qui conservera toujours une grande valeur ". Menichelli, 846. FossatiBellani, I, 522.
€ 2.200
66764 BELLINZONI Luigi. USI E COSTUMI ANTICHI E MODERNI DI TUTTI I
POPOLI DEL MONDO. Roma, Perino, 1884.
Opera completa in quattro volumi. Cm.27,6x19. Pg.1440 complessive. Legature
coeve in mz.pelle con piatti marmorizzati. Titoli e filetti in oro ai dorsi. Opera adorna
di 179 tavole fuori testo, in cromolitografia Bruno e Salomone o in xilografia. La
tavola n°48 dell'Europa è collazionata nel primo volume anzichè nel secondo. Le
tavole n°6 e n°11 dell'Asia hanno la numerazione invertita. Ogni volume consta di
frontespizio in cromolito, eseguito da Gino De Bini. Marginali bruniture. Bella
edizione divulgativa, assai rara in quanto completa di tutte le illustrazioni. >
ICCU\IEI\0136862.
€ 800
110441 BUFFON George Louis Leclerc (Comte de). STORIA NATURALE.
Classificata giusta il sistema di Carlo Linnèo da Renato Riccardo Castel, autore del
64
poema "Le piante" e proseguita da altri ch. scrittori. Edizione completa con rami.
Firenze, per V. Batelli e Figli, 1830-1837.
Opera completa in 41 volumi. Cm.14,7x9,2. Sobrie legature coeve in mz.pelle con
titoli e filetti in oro ai dorsi e piatti marmorizzati. Opera adorna da 667 incisioni a
soggetto naturalistico fuori testo su carta greve, tutte con delicata acquarellatura a
mano d'epoca, salvo le tavole degli ultimi due volumi. Sono inoltre unite quattro
tabelle sistematiche in grande formato, più volte ripiegate. Le incisioni sono opera di
Conti, Verico, Devegni, Carini, etc. Piano dell'Opera: Tomo I: Prefazione dell'Editore;
"Vita di Giorgio Luigi Leclerc Conte di Buffon" scritta da Davide Bertolotti; "Vita di
Carlo Linneo", scritta da Cesare Arici; Discorso di Giorgio Luigi Leclerc Conte di
Buffon; "Prima - Settima Epoca"; "Discorsi generali" (Pg.532, ritratti del Conte di
Buffon e di Carlo Linneo incisi da Corsi, con ulteriori otto incisioni fuori testo
contrassegnate dai n°13, 69, 56, 12, 5, 6, 7, 1); Tomo II: "Discorsi generali"; "Della
natura dell'uomo" (Pg.540, con 10 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 8, 2,
3, 4, 11, 15, 10, 9, 20, 21); Tomo III: "Seguito delle Varietà nella Specie Umana";
"Varietà della Specie Umana nel Nuovo Continente"; "Isolani del Mare del Sud";
"Abitanti delle terre Australi"; "Scimmia, Maki, Pipistrello, Rinoceronte, Elefante,
Odobene o Morso, Pigro, Formichiere, Folidoto, Tatou, Foca, Cane, Gatto" (Pg.536,
con 11 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 19, 21*, 4*, 2*, 3*, 5*, 4*, 3*,
1*, 24, 23); Tomo IV: "Cevetta, Donnola, Orso, Sarigua, Talpa, Topo-Ragno,
Porcospino, Cavia, Castoro, Topo, Marmotta, Scoiattolo, Ghiro, Gerboa, Lepre,
Damano, Cammello, Mosco, Giraffa, Cervo, Gazzella" (Pg.536, con 12 incisioni fuori
testo contrassegnate dai numeri 25, 22, 18, 17, 16, 14, 26, 28, 27, 29, 33, 30); Tomo
V: "Continuazione e Aggiunte alla Storia naturale dei Quadrupedi" (Pg.752, con 26
incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 34, 31, 37, 36, 38, 35, 32, 40, 41, 39,
43, 45, 42, 44, 49, 48, 46, 47, 52, 53, 58, 57, 54, 55, 50, 51); Tomo VI: "Uccelli"
(Pg.540, con 14 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 59, 60, 61, 63, 64, 62,
65, 66, 70, 67, 71, 72, 73, 68); Tomo VII: "Uccelli" (Pg.540, con 10 incisioni fuori
testo contrassegnate dai numeri 74, 73*, 75, 76, 80, 79, 77, 78, 83, 84); Tomo VIII:
"Uccelli" (Pg.540, con 10 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 82, 85, 85
(bis), 86, 88, 87, 91, 89, 92, 90); Tomo IX: "Uccelli" (Pg.540, con 10 incisioni fuori
testo contrassegnate dai numeri 95, 96, 93, 94, 97, 100, 98, 99, 101, 102); Tomo X:
"Uccelli" (Pg.540, con 12 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 104, 103,
105, 108, 106, 107, 109, 110, 111, 112, 114, 113); Tomo XI: "Uccelli" (Pg.540, con
10 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 116, 115, 117, 118, 119, 120, 122,
121, 123, 124); Tomo XII: "Uccelli" (Pg.624, con 12 incisioni fuori testo
contrassegnate dai numeri 125, 128, 126, 127, 132, 130, 131, 129, 134, 133, 135,
136); Tomo XIII: "Aggiunte agli Uccelli" (Pg.500, con 10 incisioni fuori testo, sei
non numerate e quattro, riferite ai "Rettili", contrassegnate dai numeri 1, 2, 3, 4);
Tomo XIV: "Rettili, con figure disegnate al naturale del C.S. Sonnini e del
P.A.Latrelle" (Pg.532, con 12 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 7, 6, 5, 8,
10, 9, 11, 12, 13, 14, 15, 16, oltre a una tabella in grande formato); Tomo XV:
"Rettili" (Pg.596, con 10 incisioni fuori testo, quattro non numerate e sei
contrassegnate dai numeri 17, 18, 19, 20, 21, 22); Tomo XVI: "Storia naturale degli
Insetti, desunta da Linneo, Fabricius, Rèaumur, Geoffroy, Dègeer, Roesel, redatta
giusta il metodo di Olivier con note e osservazioni, recata in lingua italiana da
D.A.Farini" (Pg.604, con 24 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 23, 24, 25,
26, 28, 27, 29, 30, 31, 32, 33, 40, 41, 42, 38, 39, 34, 35, 37, 36, 43, 44, 45, 46); Tomo
XVII: "Insetti" (Pg.540, con 12 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 2, 3, 1,
4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12); Tomo XVIII: "Insetti" (Pg.540, con 14 incisioni fuori testo
65
contrassegnate dai numeri 13, 14, 15, 16, 17, 19, 20, 18, 21, 22, 29, 31, 32, 30); Tomo
XIX: "Insetti" (Pg.528, con 18 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 27, 26,
25, 28, 31, 29, 30, 32, 35, 33, 34, 36, 39, 37, 38, 40, 41, 42); Tomo XX: "Insetti"
(Pg.644, con 22 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 44, 43, 47, 45, 46, 48,
51, 49, 50, 52, 53, 55, 56, 54, 57, 59, 60, 58, 65, 67, 68, 66); Tomo XXI: "Storia
naturale dei Minerali, contenente la lor descrizione, quella del lor giacimento, la storia
della lor formazione, le relazioni che hanno con la geologia o storia della terra,
l'esposizione delle loro proprietà, e dei loro usi, la loro analisi chimica, etc., di
Eugenio Melchiorre Luigi Patrin" (Pg.580, con 24 incisioni fuori testo contrassegnate
dai numeri 61, 63, 64, 62, 69, 71, 72, 70, 73, 75, 76, 74, 77, 79, 80, 78, 81, 84, 83, 82,
89, 91, 92, 90); Tomo XXII: "Minerali" (Pg.624, con 22 incisioni fuori testo
contrassegnate dai numeri 85, 87, 88, 86, 93, 95, 96, 94, 103, 101, 102, 104, 105, 106,
107, 108, 97, 99, 109, 110, 100, 98); Tomo XXIII: "Storia naturale dei Crostacei,
contenente la loro descrizione e abitudini con disegni tratti dal naturale di L.A.G.
Bosc; traduzione dal francese di D.A.Farini" (Pg.500, con 18 incisioni fuori testo
contrassegnate dai numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 9, 11, 12, 10, 8, 17, 15, 14, 13, 16, 18);
Tomo XXIV: "Storia naturale dei Vermi, contenente la loro descrizione e le loro
abitudini, con disegni tratti dal naturale di L.A.G.Bosc; traduzione di D.A.Farini"
(Pg.424, con 16 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 1, 3, 4, 2, 9, 11, 12, 10,
5, 7, 8, 6, 13, 15, 16, 14, oltre a una tabella in grande formato); Tomo XXV: "Vermi"
(Pg.660, con 18 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 17, 19, 20, 18, 21, 23,
24, 22, 25, 27, 28, 26, 31, 29, 30, 32, 3, 4); Tomo XXVI: "Conchiglie" (Pg.528, con
20 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 5, 7, 8, 6, 9, 11, 12, 10, 13, 15, 16,
14, 17, 19, 20, 18, 23, 21, 22, 24); Tomo XXVII: "Conchiglie" (Pg.540, con 10
incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 25, 26, 29, 30, 31, 32, 35, 36, 35 bis,
36 bis); Tomo XXVIII: "Conchiglie" (Pg.492, con 12 incisioni fuori testo
contrassegnate dai numeri 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 1, 3, 4, 2); Tomo XXIX:
"Storia naturale de' Pesci di Bloch, colle figure disegnate al naturale: opera
classificata per ordini, generi, e specie giusta il sistema di Linneo, coi caratteri
generici daRenato Riccardo Castel" (Pg.552, con 10 incisioni fuori testo
contrassegnate dai numeri 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14); Tomo XXX: "Pesci"
(Pg.540, con 18 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 15, 16, 19, 17, 18, 20,
23, 21, 22, 24, 25, 27, 28, 26, 31, 29, 30, 32); Tomo XXXI: "Pesci" (Pg.576, con 28
incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 33, 35, 36, 34, 37, 39, 40, 38, 41, 43,
44, 42, 45, 47, 48, 46, 49, 52, 51, 50, 53, 55, 58, 59, 60, 57, 56, 54); Tomo XXXII:
"Pesci" (Pg.540, con 24 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 61, 63, 64, 62,
65, 67, 68, 66, 70, 71, 72, 69, 74, 76, 77, 79, 80, 78, 75, 73, 83, 81, 82, 84); Tomo
XXXIII: "Pesci" (Pg.636, con 28 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 87,
85, 86, 88, 91, 90, 89, 92, 94, 96, 95, 93, 99, 98, 97, 100, 101, 103, 104, 102, 110,
111, 106, 107, 108, 105, 112, 109); Tomo XXXIV: "Storia naturale de' Vegetabili,
classificata per famiglie, con la citazione della classe e dell'ordine di Linneo, e
l'indicazione dell'uso che si può far delle piante, nelle arti, nel commercio,
nell'agricoltura, nei giardinaggi, nella medicina, etc.: con disegni tratti dal naturale, e
un genere completo, secondo il sistema linneano, con de' rinvii allefamiglie naturali;
di A.L. De Jussieu, da G.B.Lamarck e da B.Mirbel" (Pg.52, con 20 incisioni fuori
testo contrassegnate dai numeri 115, 114, 113, 116, 118, 119, 120, 117, 121, 123, 124,
122, 127, 125, 126, 128, 132, 130, 129, 131, oltre a due tabelle in grande formato);
Tomo XXXV: "Vegetabili" (Pg.460, con 20 incisioni fuori testo contrassegnate dai
numeri 133, 136, 135, 134, 137, 139, 140, 138, 143, 141, 142, 144, 151, 149, 153,
155, 156, 154, 150, 152); Tomo XXXVI: "Piante" (Pg.600, con 20 incisioni fuori
66
testo contrassegnate dai numeri 159, 157, 158, 160, 3, 1, 2, 4, 7, 5, 6, 8, 11, 9, 10, 12,
13, 15, 16, 14); Tomo XXXVII: "Vegetabili" (Pg.536, con 18 incisioni fuori testo
contrassegnate dai numeri 18, 19, 20, 17, 22, 24, 25, 23, 28, 27, 26, 21, 29, 31, 32, 30,
33, 34); Tomo XXXVIII: "Vegetabili" (Pg.540, con 14 incisioni fuori testo
contrassegnate dai numeri 35, 36, 37, 39, 40, 38, 41, 44, 43, 42, 45, 46, 48, 47); Tomo
XXXIX: "Vegetabili" (Pg.540, con 16 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri
49, 50, 52, 53, 55, 56, 54, 51, 58, 60, 59, 57, 61, 62, 64, 63); Tomo XL: "Vegetabili"
(Pg.536, con 16 incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 65, 67, 68, 66, 72, 69,
70, 71, 74, 73, 75, 76, 79, 77, 78, 80); Tomo XLI: "Vegetabili" (Pg.500, con 20
incisioni fuori testo contrassegnate dai numeri 84, 81, 82, 83, 85, 86, 87, 88, 100, 96,
99, 98, 95, 97, 89, 94, 92, 91, 93, 90). Esemplari in eccellenti condizioni di
conservazione. Raccolta completa, rilegata in 41 volumi, dei 212 fascicoli a dispense
della monumentale opera del Conte di Buffon, in una edizione italiana edita tra il
1830 e il 1837 in Firenze per i Tipi del Batelli nella traduzione del Farini. Georges
Louis Leclerc, conte di Buffon (Montbard, 1707-1788), naturalista, biologo, zoologo,
matematico e cosmologo, fu uno degli esponenti di spicco dell'epoca illuministica,
influenzando non poco le successive teorie evoluzionistiche, da Lamarck fino allo
stesso Darwin. Discendente da una famiglia della piccola aristocrazia, assunse il
titolo di Conte di Buffon, con il quale è universalmente noto, solo nel 1773. La
presente costituisce la sua opera fondamentale. L"'Histoire naturelle, générale et
particulière", stampata presso l'"Imprimerie Royale", apparve tra il 1749 e il 1789 in
36 volumi, di cui gli ultimi otto postumi curati da Bernard Lacépède, ed ebbe un
ruolo essenziale nei primi studi di anatomia comparativa, grazie anche ad un
ricchissimo apparato iconografico. Ebbe validissimi collaboratori, quali Daubenton,
Guéneau de Montbeillard, Faujas de Saint-Fond, Bexon, Sonnini de Manoncourt, etc.
Tra l'altro alcune sue teorie astronomiche gli causarono non pochi problemi con la
Chiesa francese. L'Opera riscosse immediato straordinario successo, tradotta in
moltissime lingue. In Italia fu pubblicata, tra gli altri, a Milano dal Galeazzi (13
volumi, 1770-1773), a Napoli dal Raimondi (31 volumi, 1772-1792), a Venezia dai
Bassaglia (90 volumi, 1782-1789), a Piacenza dal Maino (90 volumi, 1812-1832), a
Venezia dal Molinari (40 volumi, 1820-1824), a Venezia dal Missaglia (40 volumi,
1820), a Livorno dal Vignozzi (101 volumi, 1829-1841), a Napoli dal Tramater (19
volumi, incompiuta, 1830-1834), a Napoli dal "Nuovo Gabinetto Letterario" (106
volumi, 1830-1835) e appunto dal Batelli a Firenze. Un capitolo a sé merita la
collazione delle incisioni inserite nella presente edizione. E' nota la "disinvoltura" del
Batelli nell'inserimento delle tavole nei volumi da lui pubblicati. In questo caso una
corretta collazione è impresa estremamente ardua: le tavole sono inserite in ordine
sparso, senza la benchè minima cronologia, con numerazioni che si ripetono e, a
volte, con l'uso di asterischi. Spessissimo le incisioni non corrispondono al tomo in
cui sono rilegate, ed anche l'"Avviso dove dovranno esser collocate le Tavole",
inserito al termine di alcuni volumi, è pressochè inutile. Ciò premesso, si è ritenuto
corretto inserire nella presente scheda la collazione integrale delle tavole, in modo
da fornirne un quadro esauriente. Il loro numero totale, 667, corrisponde comunque
a quello più completo rinvenuto nei pochi riscontri accessibili, per cui, con sufficiente
approssimazione, la presente edizione è da ritenersi come completa. > Ceresoli, 116,
"In questa edizione la materia è stata rimaneggiata: alcuni capitoli sono stati omessi e
alcuni tagliati e in altri anche svisato il testo originale da parte del traduttore". Graesse, I,
567.
€ 2.800
104933 CHEVIGNY (Sieur de). LA SCIENZA DELLE PERSONE DI CORTE, DI
SPADA E DI TOGA DEL SIGNORE DI CHEVIGNI. Accresciuta di varj Trattati da
67
H.P.De Limiers, Dottore di Legge, ed arricchita di molte Figure in Rame. Traduzione
dal Francese di Selvaggio Canturani. Venezia, Nella Stamperia Baglioni, 1734.
Opera completa in quattro volumi. Cm.15,6x9,3. Pg.XXIV,444; 516; 408; 432. Buone
legature in piena pergamena rigida coeva, con titoli manoscritti ai dorsi. Marche
tipografiche ai frontespizi. Con 67 tavole incise fuori testo, in gran parte in grande
formato e ripiegate, raffiguranti carte astronomiche, geografiche e storiche,
genealogie, scene militari e marine. Opera completa, rara, in ottime condizioni di
conservazione. Stimata Opera, più volte tradotta (la prima edizione italiana è del
1716) composta dall'erudito francese De Chevigny (o Chevigni) e ultimata da De
Limiers, che rappresenta una "Summa" del sapere settecentesco. Al primo volume
sono elencati i principali argomenti trattati: "Religione, astronomia, geografia,
cronologia, storia, logica, interessi dei principi, leggi, maneggio o arte di cavalcare,
guerra, fortificazioni, architettura, marina, blasone, favole, massime di corte". >
Brunet, VI, 31847, cita l'edizione di Amsterdam del 1752.
€ 850
100559 ENCICLOPEDIA ITALIANA E DIZIONARIO DELLA CONVERSAZIONE.
Opera originale corredata di tavole illustrative incise su rame. Venezia, dallo
Stabilimento Enciclopedico di Girolamo Tasso, 1838-1853.
Prima edizione. Opera completa in 12 volumi, raccolti in 15 tomi, diretta da
A.F.Falconetti (13 tomi di testo + 2 di tavole). Cm.23,7x15,4. Pg.17684 complessive
di testo. Buone legature in mz. pelle rossa, con titoli e fregi in oro ai dorsi. Piatti
marmorizzati color verde. Il decimo volume comprende l'"Appendice" e il
"Supplemento all'Appendice". Testo su due colonne. Al quarto volume ritratto a
mezzobusto di Ottone I, Re della Grecia, inciso da A.Viviani su disegno di G.Barsato.
Opera compilata dai Signori Albrizzi, Asson, Balbi, Benvenuti, Bizio, Boxich,
Branzolfo-Toja, Brera, Brofferio, Callegari, Camozzi, Cantù, Catullo, Cenedella,
Dembsher, Coen, Cortese, Dall'Ongaro, Dal Negro, Dandolo, De Boni, De Castro,
Dembsher, De Visiani, Diedo, Fagnani, Falconetti, Fario, Fava, Francini, Galluppi,
Marchesi, Martini, Montan, Nardi, Nardo, Orti, Paoletti, Parma, Parolari, Pianton,
Poli, Ponzoni, Sacchi, Sartorio, Vacani, Zamboni, Zanardini, Zandomeneghi, Zanotto,
Zescevich. L'Opera consta di 329 tavole incise in rame, raccolte nei due appositi
volumi, alcune a doppia pagina e alcune con acquarellatura a mano coeva, così
suddivise: Agricoltura (5 tavole), agrimensura (1), anatomia (19), antichità (10),
antropologia (2), antropotomia (1) apparati (3), architettura (24), arte militare (4), arti
del disegno (4), astronomia (10), blasone (4), botanica (28), chimica (9), chirurgia
(10), costumi (5), cranioscopia (1), economia politica (5), economia rurale (4), fisica
(28); geografia (25), istrumenti chirurgici (2), marina (6), matematica, ottica e
geometria (9), meccanica (12), mineralogia (3), mitologia (12), musica (3), ritratti
(18), scultura (5), scrittura (12), zoologia (43). Monumentale Opera, completa ed in
eccellenti condizioni di conservazione.
€ 2.000
109351 FONTANI Francesco. VIAGGIO PITTORICO DELLA TOSCANA. Firenze,
per Vincenzo Batelli e Comp., 1827.
3^ edizione. Opera completa in sei volumi. Cm.14,9x9. Pg.1928 complessive. Sobrie
legature in mz.pelle, con piatti marmorizzati. Tasselli con titoli e fregi in oro ai dorsi.
All'antiporta del primo volume ritratto dell'Autore inciso in ovale da E.Fournier.
Intercalate nei volumi 217 nitide vedute toscane. Oltre alle tavole collazionate negli
Indici, tutte presenti, sono presenti sei ulteriori tavole: Veduta della Porta alla Croce
di Firenze, Veduta della Porta al Prato di Firenze, Veduta del Gran Viale del I. e
R.Giardino di Boboli, Veduta della Piazza di S.Marco, Facciata del Palazzo del
Principe Borghese (al primo volume) e Veduta della Ghiacciaja delle Cascine (al
68
secondo volume). Cinque le tavole a doppia pagina: Carta corografica della Toscana e
Pianta di Firenze (al primo volume), Pianta della Città di Pisa e Pianta della Città e
Porto di Livorno (al terzo volume), Pianta della Città di Siena (al quinto volume).
Celebre opera, qui in terza edizione, che costituisce uno straordinario affresco
iconografico dell'intera Toscana. L'abate Francesco Fontani (Firenze, 1748-1818),
dotto erudito, dopo gli studi compiuti nel seminario del Collegio Eugeniano si trasferì
a Roma ove insegnò eloquenza nel Collegio Bandinelli. Si dedicò agli studi artistici e
archeologici e, rientrato a Firenze, divenne Bibliotecario alla Riccardiana,
occupandosi anche della Accademia della Crusca. Fu parroco nella chiesa di Santa
Lucia dei Magnoli. Oltre alla presente monumentale opera, si devono a lui il
"Florilegium ex Grecis Scriptoribus" (Roma, 1778), le "Novae Eruditorum deliciae"
in tre volumi (Firenze, 1785-1793) in confutazione delle "Deliciae" del Lami, "I riti
nuziali dei Greci" (1789), la "Lettera al Sig.Proposto Lastri" (1789), le "Pitture dei
vasi antichi posseduti da S.E. il Sig.Cav. Hamilton" in quattro volumi (Firenze, 18001803), il "Viaggio nel Basso e Alto Egitto illustrato dietro alle tracce e ai disegni del
Sig.Denon" in due volumi (Firenze, 1808), la "Dissertazione sui riti religiosi e politici
dei greci nel puerperio", etc. "Il viaggio pittorico della Toscana" costuisce tuttavia la
sua opera più rinomata. Riproducendo fedelmente le tavole incise dai fratelli Terreni
durante il loro viaggio del 1801, fu pubblicata la prima volta tra il 1801 e il 1803 per
i tipi del Tofani a Firenze e in seguito dal Marenigh nel 1817-1818 e nel 1822. >
Fossati Bellani, II, 3377, "Nella stragrande maggioranza vedute; poi, qualche spaccato,
piante, ecc.". Lozzi, 5462, cita l'edizione 1822. Bigazzi, 1341 e 1342, cita le edizioni 18011803 e 1817.
€ 2.800
91948 GALLERIA DELLE PIU' BELLE INCISIONI IN ACCIAIO. Prima versione
dall'Inglese, col testo a fronte, arricchita di scritti originali sopra i soggetti italiani.
Firenze, nello Stabilimento di F.Fumagalli, tipografo e calcografo posto nei
Fondaccini Santo Spirito, 1839-1844.
Opera articolata in 225 brevi testi letterari con testo a fronte inglese-italiano, ognuno
illustrato da una bella incisione in acciaio, protetta da velina originale. Tre volumi.
Cm.32,2x24. Pg.188; 172; 168. Legature coeve in mz.pelle con titoli e fregi in oro ai
dorsi e piatti marmorizzati. Spellature al piatto anteriore del primo volume. 224
incisioni in acciaio fuori testo (mancante la tavola n°181). Testi italiani di Giacinto
Battaglia, G.Battista Bazzoni, Cesare e Ignazio Cantù, Giunio Carbone, Giulio
Carcano, Antonio Cazzaniga, Pietro Contrucci, Francesco Cusani, Domenco Gazzadi,
Tommaso Grossi, Andrea Maffei, Giovanni Marchetti, Achille Mauri, Luigi Muzzi,
G.La Farina, Giovan Battista Niccolini, Antonio Piazza, Giuseppe Revere,
Defendente e Giuseppe Sacchi, Michele Sartorio, Giovanni Sorbi, Luigi Toccagni,
Luigi Tonti, Domenico Valeriani, etc. Superba edizione.
€ 1.300
109482
GRATIANUS
Stephanus.
DISCEPTATIONUM
FORENSIUM
IUDICIORUM STEPHANI GRATIANI ROMANI V.I.D. Ad Clarissimum Dominum
D.Nicolaum Bonfadenum, Superiorum permissu, et Privilegiis. Venetiis, Apud Iuntas,
Ex Typographia Francisci Baba, 1629.
Opera completa in cinque volumi, cui ne sono aggiunti due ulteriori, contenenti le
"Decisiones Rotae Provinciae Marchiae ...." e il "Repertorium, seu clavis rerum
notabilium ....". Testo latino su due colonne. Cm.31,7x22. Pg.(28), 488, (56); (36),
572, (100); (52), 780; (36), 556, (88); (36), 578, (58). Buone legature in
mz.pergamena con titoli manoscritti ai dorsi a cinque nervature. Piatti marmorizzati.
Frontespizi con marca tipografica giuntina impressa. Cartigli e capilettera
ornamentali. Mancano i frontespizi ai tomi I, III, VI e VII. Piano dell'Opera: 1)
69
"Tomus primus. In quibus, quae in controversiam quotidie veniunt secundum
doctorum receptas sententias, & veram praxim praecipue Sacrae Rotae Romanae
definiuntur"; 2) "Tomus secundus. In quo continentur definitiones variarum
quaestionum in iure canonico, & civili quotidie occurrentium iuxta communes, et
approbatas doctorum sententias, ac receptam & veram praxim, praecipuae Sacrae
Rotae Romanae. Nunc primum Venetijs editus cum duplici indice ..."; 3) "Tomus
tertius. In quo praeter explicationes quaestionum ad utrumque ius pertinentium, quae
iuxta praxim Sacrae Rotae Romanae, scriptorumque nobilium doctrinam traduntur,
multa etiam tractantur necessaria uberiori cognitioni eorum, quae reliquis tomis antea
editis sunt definita. Quae omnia, non antehac Venetijs excusa, cum Indicibus Rerum
& Argumentorum prodeunt in lucem"; 4) "Tomus quartus. In quo praeter varias, et
quotidianas controversias ad utrumque ius spectantes, iuxta celebres doctorum
sententias, & Sacrae Rotae Romanae authoritatem, & observantiam definitas, multa
etiam adducuntur necessaria planiori, & pleniori expositioni eorum, quae in tribus
tomis, & decisionibus antea impressis continentur. Nunc primum Venetijs editus cum
duplici indice ..."; 5) "Tomus quintus. In quo praeter varias, & discrepantes utriusque
iuris sententias iuxta Sacrae Rotae Romanae decreta, et probatorum auctorum
documenta terminatas, multa quoque accesserunt necessaria perfectae scientiae
eorum, quae in quatuor tomis, et decisionibus antea editis explicantur. Nunc primum
Venetijs editus cum duplici indice ...". 6) "Stephani Gratiani Romani J.U.D.
Decisiones Rotae Provinciae Marchiae, in quibus quamplura, juxta doctorum receptas
sententias, & veram praxim, praecipue Sacrae Rotae Romanae, definiuntur. Tomus
sextus. Cum Additionibus ejusdem authoris, necnon Scholiis D. Caroli Antonii De
Luca ... Adjectis indicibus argumentorum, et rerum, quae in Decisionibus,
Additionibus, ac Scholiis continentur"; 7) "Repertorium, seu clavis rerum notabilium,
quae continentur in Disceptationibus Stephani Gratiani a Joanne Andrea Cadaeo
elaboratum. Accedit index generalis rerum notabilium, quae in Animadversionibus d.
Caroli Antonii De Luca ....". L'Opera principale del giureconsulto romano Stefano
Graziani. > Sapori, 1454-1457, cita altre edizioni.
€ 1.500
78243 HUGO Victor. LES MISERABLES. Bruxelles, A.Lacroix, Verboeckhoven &
C., 1862.
Prima edizione. Testo francese. Opera completa in dieci volumi. Cm.21,7x13,2.
Pg.4080 complessive. Buone legature coeve in mz.pelle con titoli e filetti in oro ai
dorsi a quattro nervature. Tagli spruzzati. Eccellenti condizioni di conservazione. Si
tratta della prima edizione assoluta del capolavoro di Hugo, pubblicato alla fine di
marzo del 1862 pochi giorni prima dell'edizione parigina. Non è chiaro se la scelta
dell'editore belga fosse dovuta alla necessità di sollecitare i colleghi francesi o a
motivi economici. "L'idea del romanzo risaliva la 1830; poi vi era stata la stesura
delle "Misères" nel 1845-1848 (pubblicate nel 1937); ma intanto si era fatta strada
l'esperienza balzachiana di cui Hugo volle tener conto, come pure del romanzo dei
bassifondi di Sue; le tendenze socialiste gli si erano accentuate ..... il romanzo dei
"Misèrables" è il libro più popolare forse della letteratura europea ......" (M.Zini). >
Michaux, "L'edition originale des "Misérables", 110-116.
€ 1.800
100689 IL PERFETTO LEGGENDARIO ovvero VITE DE SANTI PER CIASCUN
GIORNO DELL'ANNO. Ornate ed arricchite di altrettante Tavole all'acquarello.
Roma, Tipografia della Minerva (Prima Edizione Premiata), 1841.
Opera completa in dodici volumi. Prima edizione. A cura di Romualdo Gentilucci.
Cm.25,8x18,6. Pg.2924 complessive. Buone legature in mz.pelle rossa con titoli e
fregi in oro ai dorsi. Piatti marmorizzati. L'Opera contiene dettagliate biografie,
70
scritte da diversi Autori, di tutti i Santi per ogni giorno dell'anno. Ogni biografia é
arricchita di una nitida tavola all'acquatinta, color seppia, rappresentante il Santo in
questione. Le tavole sono opera di Giovanni Wenzel su disegni di Filippo Bigioli.
Ogni frontespizio in cornicetta decorativa, sempre all'acquatinta. Si tratta di un
"leggendario" agiografico di grande gusto ed equilibrio, completo dei 366 ritratti e
relative biografie, come è estremamente difficile da reperire. L'esemplare è in
eccezionali condizioni di conservazione, estremamente fresco e privo di bruniture.
Filippo Bigioli (San Severino Marche, 1798-1878) fu un rinomato pittore neoclassico
attivo principalmente a Roma sotto la protezione dei Conti Torlonia, per i quali
affrescò parte del palazzo e della villa di campagna. Il fratello Venanzio fu a sua
volta scultore e intagliatore. Giovanni Wenzel, specializzato nell'incisione al bulino,
fu attivo a Roma a cavallo della metà del XIX secolo, lavorando soprattutto su
soggetti religiosi, principalmente da opere di Michelangelo e di Raffaello. > Nessun
esemplare è censito in SBN.
€ 2.000
115341 INGHIRAMI Francesco. STORIA DELLA TOSCANA. Compilata ed in sette
epoche distribuita. Firenze, Poligrafia Fiesolana, 1841-1843.
Prima edizione. Opera completa in 16 tomi, raccolti in otto volumi, + 1 Album di
tavole. Cm.20,2x11,6. Pg.9016 complessive. Salde legature in mz.pergamena con
titoli manoscritti ai dorsi. Spellature ai piatti marmorizzati. Tre volumi raccolgono
dettagliate biografie di personaggi toscani, mentre due sono dedicati ad un'ampia
bibliografia, che riprende e amplia quella del Moreni. L'Album, in formato oblungo
cm.18,5x25, contiene i "Monumenti per l'intelligenza della Storia della Toscana,
compilata ed in sette epoche distribuita", è impresso nel 1843, e consta di 159 tavole,
alcune con gradevole coloritura a mano, e di 64 pagine, con testo su due colonne, con
la "Spiegazione delle Tavole". Nelle tavole sono raffigurate carte geografiche,
costumi, antichità, numismatica, scene di vita quotidiana, etc. Eccellenti condizioni di
conservazione. Edizione originale, assai difficilmente reperibile completa delle
tavole, della principale opera dell'antiquario Francesco Inghirami (Volterra, 17721846). Fratello dell'astronomo Giovanni (1779-1851), dopo essere stato avviato alla
carriera militare, ed aver partecipato alla rivoluzione napoleonica, compì
approfonditi studi archeologici, dedicandosi contemporaneamente all'arte del
disegno sotto la guida di Francesco Hackert. Fu Direttore della Biblioteca e del
Museo Guarnacci a Volterra, istituì il Collegio fiesolano e contribuì alla
organizzazione del Museo Etrusco di Chiusi. Oltre alla presente Opera, rimasta
incompiuta, si devono a lui la "Illustrazione dei Monumenti etruschi" (1821-1826, in
dieci volumi), la "Galleria omerica" (1829-1851, in tre volumi), e le "Pitture di vasi
fittili" (1835-1837, in quattro volumi). > Graesse, III, 423.
€ 2.300
105675 MARMOCCHI Francesco Costantino. CORSO DI GEOGRAFIA
UNIVERSALE. Sviluppato in cento lezioni e diviso in tre grandi parti / ATLANTE DI
GEOGRAFIA UNIVERSALE. Per servire al Corso di Geografia Universale. Firenze,
per V.Batelli e Compagni, 1837-1843.
Opera completa in sei volumi di testo + un Atlante. Cm.25,2x17,8. Pg.XII,344; 712;
404; 588; 432; 508. I sei volumi di testo presentano legature coeve in mz.pelle con
titoli e fregi in oro ai dorsi e piatti marmorizzati. Il testo si suddivide in tre parti: la
prima parte tratta del rapporto tra la Terra e l'Universo e della Cosmografia, la
seconda tratta della Geografia fisica e la terza della Storia dell'Umanità. Anche
l'Atlante, in formato cm.43,5x28, è legato in mz.pelle, con spellature alla
marmorizzatura dei piatti. Esso è "preceduto da un vocabolario de' nomi tecnici della
geografia, corredato di specchi statistici delle divisioni politiche della terra, ed
71
arricchito d'illustrazioni e di una bilancia politica del globo" e contiene 65 carte a
piena pagina oppure doppie, triple o quadruple, quasi tutte acquarellate a mano. La
prima parte, "Cosmografia", consta di 14 carte; la seconda, "Geografia fisica",
contiene 15 carte ed è così suddivisa: "Disegni del globo o mappamondi, in proiezioni
diverse", "Tratti diversi della superficie dei continenti e la comparata altezza dei
monti e la lunghezza delle correnti dei fiumi", "Ordine e stato dei terreni e delle roccie
componenti la corteccia del globo", "Ipotetico stato del globo nelle sue diverse età e
geografia dei vulcani accesi ed estinti", "Rosa dei venti". Segue la "Storia della
geografia dai tempi biblici ed omerici infino alla scoperta del Nuovo Continente", con
nove carte suddivise in: "Sistemi geografici di Eratostene, Strabone, Tolomeo,
Pomponio", "Terra secondo gli Arabi, cognizioni geografiche dei Cristiani circa il
1300, itinerari delle Crociate". La quarta parte comprende "Geografia Statistica:
Bilancia politica del globo e saggio di statistica di alcuni reami d'Europa", con 30
carte geografiche con bandiere dei vari paesi colorate a mano. La tavola della Rosa
dei venti" è realizzata manualmente. Gli Atlanti del Batelli presentano spesso
difficoltà di collazione, ma un provvidenziale "Indice dell'Atlante ed Avvertimento
per il rilegatore del medesimo" in fine al volume ne attesta la reale collocazione. Si
tratta probabilmente dell'opera più compiuta di Francesco Costantino Marmocchi
(Poggibonsi, 1805-1858), rinomato geografo e cartografo. Di simpatie mazziniane,
partecipò ai moti del 1831, quando venne incarcerato. Nel 1848 divenne Deputato nel
Parlamento toscano, per poi ricoprire la carica di Segretario agli Interni sotto
Guerrazzi. Viaggiò a lungo assieme al Gregorovius in Corsica, ove compì molti studi
geografici.
€ 1.300
121402 MAZZINI Giuseppe. SCRITTI EDITI ED INEDITI DI GIUSEPPE MAZZINI.
Edizione Nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini. Imola, Galeati, 1906-1976.
Prima edizione. Opera in 112 volumi. Cm.22x13,4. Pg.450 circa per volume. Alcune
illustrazioni e facsimili fuori testo, anche in grande formato. Legature in mz.pelle
rossa. Alcune chiose a matita. Piano dell'Opera: I. "Scritti", 94 volumi, Vol.I-XCIV,
1906-1943. II. "Protocollo "Giovane Italia", 6 volumi, Vol. XCV-C, 1916-1922. III.
"Zibaldone", 2 volumi, Vol.CI-CII, 1965-1967. IV. "Appendice", 6 volumi, Vol.CIIICVIII, 1938-1943. V. "Indici", 3 tomi in 4 volumi, Vol.CIX-CXII, 1961-1976.
Monumentale Opera, in ben 112 volumi, che raccoglie nella "Edizione Nazionale" la
sterminata produzione letteraria, politica ed epistolare dell'"Apostolo d'Italia". Il
presente esemplare è appartenuto a Guglielmo Macchia, curatore degli Indici
dell'opera, cui si devono appunto le chiose manoscritte, predisposte proprio nella
stesura degli Indici.
€ 1.600
107569 PASTOR Ludovico Von. STORIA DEI PAPI. Dalla fine del Medioevo.
Compilata col sussidio dell'Archivio segreto pontificio e di molti altri Archivi. Nuova
versione italiana sulla quarta edizione originale di Angelo Mercati e Pio Cenci.
Roma, Desclée, 1908-1934.
Opera completa in 17 volumi raccolti in 21 tomi. Il 21° tomo costituisce il
"Supplemento ai volumi I e III secondo l'ultima edizione tedesca". Presentazione di
Amato Pietro Frutaz. A cura di Angelo Mercati. Versione italiana di Pio Cenci.
Cm.24x15,5. Pg.18008 complessive. Legature in mz.tela con piatti originali applicati
alle coperte. Ritratti dell'Autore in fototipia all'antiporta del primo e dell'undicesimo
volume. I volumi IV e XIV sono in due tomi, il volume XVI è in tre tomi. Buone
condizioni di conservazione. Celebre, monumentale Opera.
€ 2.500
111320 PLANCHES POUR L'ENCYCLOPÉDIE OU POUR LE DICTIONAIRE
RAISONNÉ DES SCIENCES. DES ARTS LIBÉRAUX ET DES ARTS
72
MÉCHANIQUES, AVEC LEUR EXPLICATION. Lucques, Giuntini, 1766/ RECUEIL
DE PLANCHES SUR LES SCIENCES, LES ARTS LIBÉRAUX, ET LES ARTS
MÉCHANIQUES, AVEC LEUR EXPLICATION. Livourne, 1775-1776.
Raccolta di undici volumi, solo quelli di Tavole, della seconda e terza edizione della
straordinaria "Encyclopedie" di Diderot e d'Alembert. Testi francesi. Legature coeve
in piena pergamena rigida, con tasselli e titoli in oro ai dorsi. La raccolta comprende
2630 planches, alcune a piena pagina, alcune doppie, alcune triple. Alcuni volumi
sono da rilegare. Mancano i volumi di testo e 26 tavole. I primi sei volumi
appartengono alla seconda edizione, edita a Lucca per i Tipi del Giuntini sotto la
direzione di Ottaviano Diodati, mentre i rimanenti cinque appartengono alla
successiva terza edizione, quella livornese. In dettaglio questa la collazione delle
tavole disponibili: Tomo n°I (1765, da rilegare): "Agriculture et economie rustique
(80 planches, 3 mancanti), Auiguillier (4 pl.), Anatomie (33 pl., con marginali
tarlature), Antiquités (11 pl.), Architecture (54 pl., 14 mancanti), Arquebusier (5 pl., 1
mancante), Art militaire (38 pl.), Artificier (7 pl.), [mancano 4 planches, così
suddivise: Argenteur (2 pl.), Armurier (2 pl.)]". Tomo n°II (1766): "Balancier (5 pl.);
Faiseur de métier a bas, et Faiseur de bas au métier (11 pl.); Batteur d'or (2 pl.);
Blanc de baleine (1 pl.); Blanchissage des toiles (2 pl.); Blason ou Art héraldique (27
pl.); Boissellier (2 pl.); Bonetier de la Foule (2 pl.); Boucher (2 pl.); Bouchonnier (1
pl.); Boulanger (1 pl.); Bourrelier et Bourrelier - Bastier (7 pl.); Boursier (3 pl.);
Boutonnier (6 pl.); Boyaudier (1 pl.); Brasserie (5 pl.); Brodeur (2 pl.); Fonderie en
caracteres d'imprimerie (8 pl.); Caracteres et alphabets (25 pl.); Ecritures (16 pl.);
Cardier (1 pl.); Cartier (6 pl.); Cartonnier et Gaufreur en carton (2 pl.); Ceinturier (2
pl.); Chainetier (3 pl.); Chamoiseur et Megissier (5 pl.); Chandelier (2 pl.); Chapelier
(3 pl.); Charpenterie (52 pl.)". Tomo n°III (1767): "Charron (7 pl.), Chasses (23 pl.),
Chaudronnier (4 pl.), Chimie (24 pl.), Chirurgie (39 pl.), Choreographie (2 pl.),
Blanchissage des Cires (3 pl.), Cirier (4 pl.), Fabrique de la Cire d'Espagne ou a
cacheter (2 pl.), Ciseleur et damasquineur (2 pl.), Cloutier grossier (2 pl.), Cloutier
d'epingles (2 pl.), Coffretier - Malletier - Bahutier (3 pl.), Confiseur (5 pl.), Corderie
(4 pl.), Cordonnier et cordonnier - bottier (2 pl.), Corroyeur (2 pl.), Coutelier (2 pl.),
Decoupeur et gaufreur d'etoffes (3 pl.), Dentelle et façon du point (3 pl.), Dessein (39
pl.), Diamantaire (2 pl.), Distillateur d'eau de vie (1 pl.), Doreur (4 pl.), Draperie (11
pl.)". Tomo n°IV (1768): "Ebénisterie - Marqueterie (11 pl.), Emailleur a la Lampe, et
Peinture en Email (5 pl.), Eperonnier (16 pl.), Epinglier (3 pl.), Escrime (15 pl.),
Éventailliste (4 pl.), Fayancerie (12 pl.), Ferblantier (2 pl.), Fil et Laine (5 pl.),
Fleuriste artificielle (8 pl.), Forges ou Art du fer (52 pl.), Formier (4 pl.), Fourbisseur
(10 pl.), Fourreur (6 pl.), Gainier (6 pl.), Gantier (5 pl.), Manufacture des Glaces (46
pl.), Horlogerie (64 pl.). Tomo n°V (1769): "Sciences mathématiques (5 pl.);
Trigonometrie (2 pl.); Arpentage & Nivellement (3 pl.); Algebre (2 pl.); Sections
coniques (3 pl.); Analyse (2 pl.); Mechanique (5 pl.); Hydrostatique, hydrodinamique
& hydraulique (29 pl.); Optique (6 pl.); Perspective (2 pl.); Astronomie (26 pl.);
Geographie (3 pl.); Gnomonique (2 pl.); Navigation (1 pl.); Fabrication des
instruments mathématiques (3 pl.); Physique (5 pl.); Pneumatique (3 pl.), Fonte des
canons (25 pl.); Fonte des cloches (8 pl.); Fonte de l'or, de l'argent et du cuivre (6 pl.);
Fonte de la Dragée fondue à l'Eau (3 pl.); Gravure (9 pl.); Gravure en pierre fines (83
pl.); Gravure en lettres, en geographie et en musique (2 pl.); Gravure en medailles et
en cachets (4 pl.); Gravure en bois (3 pl.); Layettier (2 pl.); Lunettier (4 pl.); Lutherie
(34 pl.); Marbreur de papier (2 pl.); Marbrerie (14 pl.); Papeterie (14 pl.)". Tomo n°VI
(1774): "Histoire naturelle (262 pl., 3 mancanti)". Tomo n°VII (1775, da rilegare):
"Hongroyeur (3 planches); Imprimerie en Caracteres (19 pl.); Imprimerie en Taille-
73
Douce (2 pl.); Manége & Equitation (33 pl.); Maréchal Ferrant (7 pl.); Maréchal
Grossier (10 pl.); Marine (35 pl., manca la n°VIII); Evolutions navales (7 pl.); Forge
des Ancres (13 pl.); Maroquinier (5 pl.); Menuiserie en Batimens (38 pl.);
Menuiseries en meubles (20 pl.); Menuiseries en voitures (30 pl.); Musique (19 pl.)".
Tomo n°VIII (1776): "Miroitier (8 pl.), Monnoyage (19 pl.), Mosaïque (5 pl., una
semistrappata), Orfevre grossier (19 pl.), Orfevre - bijoutier (7 pl.), Orfevre jouaillier, metter en oeuvre (11 pl.), Parcheminier (7 pl.), Patenôtrier (2 pl.), Pâtissier
(1 pl., 1 mancante), Paumier (9 pl.), Perruquier, barbier, baigneur - etuviste (12 pl.),
Peches, peches de mer, peches de rivieres, fabrique des filets (35 pl.), Peinture en
huile, en miniature et en caustique (8 pl.), Plombier (7 pl.), Laminage du plomb (12
pl.), Plumassier panachier (5 pl.), Potier de terre (18 pl.), Potier d'Etain (9 pl.), Potier
d'Etain bimblotier (6 pl.), Relieur (6 pl.), Sculpture en tous genres (24 pl.), Sculpture
fonte des statues equestres (6 pl.)". Tomo n°IX (1776, vistose abrasioni alla coperta):
"Savonnerie (5 pl.); Sellier - Carrossier (25 pl.); Serrurier (57 pl., vistosa mancanza
alla pl. n°XVI): Piquer de tabatieres, incrusteur et brodeur (2 pl.); Tabletier Cornetier (16 pl.); Tabletier (4 pl.); Taillandier (12 pl.); Tailleur d'habits et tailleur de
corps (24 pl.); Tanneur (12 pl., mancanza al margine della pl.n°II); L'art de faire des
tapis de pié façon de Turquie (8 pl.); Tapissier (14 pl.); Tapisserie de haute-Lisse des
Gobelins (13 pl.); Tapisserie de basse-lisse de Gobelins (18 pl.)". Tomo n°X (1776):
"Teinture des Gobelins (11 pl.); Teinturier en soie ou Teinturier de Riviere (8 pl.);
Theatres (29 pl.); Machines de Theatre (49 pl.); Tireur et Fileur d'or (12 pl.);
Tonnelier (8 pl.); Torneur et tour a figure (87 pl.); Vannier (3 pl.); Verrerie (54 pl.);
Vitrier (4 pl.)". Tomo n°XI (1778, le prime 13 planches sono interessate da piccole
tarlature al margine inferiore): "Tisserand (8 pl.), Passementier (29 pl.), Metier a faire
du Marli (8 pl.), Gazier (4 pl.), Rubanier (10 pl.), Soierie (135 pl.)". Raccolta mutila
di uno dei testi fondamentali della storia dell'umanità! il lotto (11 volumi)
€ 7.000
115340 RICHA Giuseppe. NOTIZIE ISTORICHE DELLE CHIESE FIORENTINE.
Divise ne' suoi Quartieri, Opera di Giuseppe Richa della Compagnia di Gesù. In
Firenze, Nella Stamperia di Pietro Gaetano Viviani in Via de' Servi, all'Insegna di
Giano, 1754-1762.
Prima edizione. Opera completa in dieci volumi. Cm.27x19,5. Pg.3804 complessive.
Legature coeve in cartoncino semirigido, con titoli manoscritti ai dorso. Esemplari in
barbe. Opera adorna da 40 tavole incise fuori testo, principalmente in grande formato,
raffiguranti vedute e scorci della città e particolari artistici. Le tavole sono incise da
Vincenzo Tarchi, J, Verkruysse, A.L. Galassi, Andrea Scacciati, etc. Figure
calcografiche nel testo, capilettera e cartigli ornamentali incisi. All'antiporta del primo
volume ritratto dell'Autore inciso in ovale da Francesco Allegrini su bozzetto di
Giuseppe Zocchi. L'Opera tratta, con dovizia di particolari, degli edifici religiosi
fiorentini, suddivisi nei quattro principali quartieri: Santa Croce, Santa Maria Novella,
San Giovanni e Santo Spirito. Il decimo volume uscì postumo. Il padre Giuseppe
Richa (Torino, 1693 – Firenze, 1761) studiò nel Collegio Cicognini a Prato sotto i
padri gesuiti, ordine cui si ascrisse nel 1747. Trasferitosi a Firenze tenne orazioni
nella chiesa di San Giovannino della Congregazione di Santa Maria Maddalena
penitente. La presente, monumentale, è frutto di approfondite ricerche. "Si tratta una
ricostruzione storica e di una puntuale descrizione dello stato degli edifici sacri e dei
loro possedimenti, anche artistici, all'epoca, estremamente preziosa per risalire alle
origini di tanto patrimonio fiorentino alla vigilia delle dispersioni che seguirono le
soppressioni monastiche. In gran parte si basò sulla lettura dell'opera in gran parte
inedita di Ferdinando Leopoldo Del Migliore, composta di ben 120 spogli sulla storia
fiorentina conservati nella Biblioteca Magliabechiana di Firenze, che Richa arricchì
74
con ricerche in archivi pubblici e privati e con sopralluoghi appositamente
programmati. L'idea della pubblicazione era nata grazie al sostegno di un pubblico
ampio e colto che affollava San Giovannino, tra cui spiccò Ignazio Orsini, che si
assunse l'onere delle spese tipografiche. Richa fu socio dal 1754 dell'Accademia
fiorentina e della Società Colombaria (per la quale scelse il nome di "Agguagliato"),
che sostennero il suo progetto (da wikipedia)". > Moreni, II, 249, "Vi sono degli sbaglj,
pur non ostante nulla di meglio si avea in stampa prima, che comparissero queste Lezioni
[...]. Cicognara, "Opera copiosa di memorie e documenti estratti dagli archivj", 4079.
Inghirami, II, 131. Bigazzi, 2279. Graesse VI/I, 111. Brunet IV, 1280.
€ 3.500
66684 SAVELLI Marco Antonio. MARCI ANTONII SABELLI I.C.
MUTILIANENSIS SERENISSIMI MAGNI ETRURIAE DUCIS, ROTAE CRIMINALIS
AUDITORIS, SUMMA DIVERSORUM TRACTATUUM. Venetiis, apud Paulum
Balleonium, 1697. "In quibus quamplurimae universi juris Selectiores, Methodicae,
Practicae, ac Decisivae Conclusiones circa Iudicia, Contractus, Ultimas voluntates, &
Delicta, ad Forum Saeculare, Ecclesiasticum, & Conscientiae spectantes, ordine
alphabetico ad instar uberrimi Repertorii habentur, ab Auctore probatissimis, &
Decisionibus, praecipuè Sacrae Romanae Rotae Urbis, & Orbis Areopagi confirmatae,
cum locis ubi Materiae distictè, ac plenius pertractantur". "Opus omnibus iudicibus,
advocatis, procuratoribus, caeterisque Iurisprudentiae Professoribus, maximè utile, &
ad allevandos labores apprimè necessarium; dum veluti in Promptuario ferè omnia ad
Fori, Polique praxim, & usum quotidianum pertinentia, summo studio, ac diligentia
adnotata exhibentur, unà cum Discursu de prohibita munerum, & precum datione, ac
receptione Iudicibus, caeterisque Officialibus publicis, & Compendio Iudicis
perfecti". "Editio Veneta, innumeris accessionibus, à Guido Antonio Sabello I.C.
Auctoris Filio diligenter collectis .....". Opera in quattro volumi, dedicata al Cardinale
Francesco Barberini. Testo latino. Cm.33,5x23. Pg.2844 complessive. Legature in
piena pergamena rigida coeva con titoli manoscritti ai dorsi a cinque nervature.
Mancano la pergamena al dorso del primo volume e i capitelli al secondo. Marche
tipografiche ai frontespizi, impressi in rosso e nero. Stemma del Barberini in formato
cm.7,5x17,8 inciso da Suor Isabella Piccini all'inizio della dedicatoria. Cartigli e
capilettera incisi. In fine ad ogni volume sono aggiunte "Novae novissimae Summae
Sabellae Tomum Additiones, varias Diversorum Iuris Procerum Decisiones, &
Allegationes continentes per Guidum Antonium Sabellum I.U.D., Recollectae, atque
Argumentis, & Summarijs ornatae, In quibus frequentes, & utilissimae agitantur
Quaestiones in confirmationem plurium conclusionum in eadem Summa perstictè de
more impresarum, & signanter". In fine al quarto volume è unito, con frontespizio e
numerazione autonomi, "Marci Antonii Sabelli Variae Resolutiones et Responsa, in
quibus sub centum capitibus, quamplures Quaestiones forenses, quotidiè occurrentes
perstrictè, & summatim iuxtà veriores, ac approbatas Doctorum opiniones, &
praecipuè Sacrae Rotae Romanae deciduntur". Tomo I: pg.(24),510, (62),150; Tomo
II: pg.(4),464, (70),178; Tomo III: pg.(4),448, (68),116; Tomo IV: pg.(4),442,(46),
(12),200,(40). Alcune carte bianche intercalate al terzo volume. Abrasioni ai margini
e alcuni fogli di guardia mancanti. Importante testo giuridico la cui prima edizione
era stata pubblicata a Bologna dalla Tipografia Manolessiana tra il 1685 e il 1686. >
ICCU cita edizioni veneziane, sempre del Baglioni, successive. Sapori, 2720.
€ 1.200
113401 SPRETI Vittorio. ENCICLOPEDIA STORICO - NOBILIARE ITALIANA.
Famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R° Governo d'Italia. Compresi:
città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati
riconosciuti. Milano, Ed.Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana, 1928-1935.
75
Opera in otto volumi, due dei quali d'appendice. Cm.28,8x20,7. Pg.6260 complessive.
Legature parzialmente allentate in brossura editoriale. Numerosissime illustrazioni,
stemmi, ritratti e facsimili in nero nel testo e 60 tavole di stemmi a colori fuori testo.
Esemplari parzialmente intonsi. Il quarto e il sesto volume sono in prima ristampa.
Brossure generalmente consunte, specie ai dorsi. Piatto posteriore staccato al quinto
volume. Restauro al piatto anteriore del secondo volume di Appendice. Questo il
dettaglio degli stemmi policromi fuori testo: Vol.I: "Arma di Casa Savoja alla
Restaurazione; Sua Maestà il Re; Sua Maestà la Regina; Ajroldi di Robbiate; Antici
Mattei; Archinto; Bagnesi Bellincini; Balbi di Piovera (Genova). Vol.II: "Bertucci (di
Cingoli); Besozzi; Bettoni Cazzago; Boschetti; Brivio; Campi (Modena); Cattaneo di
Proh; Cattania; Colleoni (Bergamo); Confalonieri di Milano; Cremona Casoli; Durini
di Monza (ramo collaterale)". Vol.III: "Elia; Ferretti di Castel Ferretti; Giulini (ramo
di Torno); Gonzaga; Gosetti; Grimaldi (di Serravalle); Vol.IV: "Lazzaroni; Marazzi;
Maresca Donnorso Correale Revertera; Mazzotti Biancinelli; Monti Della Corte;
Negri (di Oleggio); Odescalchi; De Orchi (ramo primogenito); Ordoño de Rosales
Cigalini; Ottolenghi di Vallepiana". Vol.V: "Paolucci di Calboli Barone; Persichetti
Ugolini; Peruzzi de' Medici; Piatti (di Bergamo); Pio di Savoia; Platamone; a Prato di
Segonzano; Quartara; Ricci Crosolini; Rossi di Monte Lera; Ruffo (della Scaletta);
Rusconi; Ruspoli". Vol.VI: "Spreti; Trossi; De Vargas Machuca; Vimercati
Sanseverino". Appendice, parte I: "Grande stemma dello Stato (Modello A);
Bombrini; Branca; Buttafava; Cambiaghi". Appendice, parte II: "Guasco Gallarati;
Pasquini; Sarteschi". Fondamentale e celebre testo di araldica, con la descrizione
delle armi e dei motti delle maggiori famiglie italiane. > Le copie segnalate in SBN
(ICCU\RAV\0067547) constano di 54 tavole policrome fuori testo, il nostro esemplare
ne contiene 60.
€ 1.800
116044 VASARI Giorgio. LE OPERE DI GIORGIO VASARI. Con nuove annotazioni
e commenti di Gaetano Milanesi. Firenze, Sansoni, 1878-1885.
Opera completa in nove volumi. Cm.23x14,7. Pg.5788 complessive. Legature in
mz.pelle con titoli e filetti in oro ai dorsi a quattro nervature. Piatti marmorizzati.
Fuori testo alcuni alberi genealogici, anche in grande formato. Alcuni dorsi rinforzati
in tela, alcuni con leggere spellature. Bruniture alla parte inferiore dei dorsi del quinto
e sesto volume. Piano dell'Opera: Vol.I-VII: "Le Vite de' più eccellenti pittori, scultori
ed architettori scritte da Giorgio Vasari, pittore aretino, con nuove annotazioni e
commenti di gaetano Milanesi"; Vol.VIII: "I Ragionamenti e le Lettere edite e inedite
di Giorgio Vasari, pittore aretino, e La Descrizione dell'Appartao per le Nozze del
Principe Francesco de' Medici d'anonimo". Vol.IX: "Indici, Aggiunte e Correzioni". Il
primo volume si apre con: "Prefazione"; "Lettera dedicatoria la Duca Cosimo de'
Medici"; "Altra allo stesso"; "Agli artefici del disegno"; "Lettera di Giovanbatista
Adriani"; "Proemio di tutta l'opera", "Introduzione alle tre arti del disegno:
dell'Architettura, della Scultura, della Pittura" e "Proemio delle vite".
€ 900
111096 VISCONTI Ennio Quirino. OEUVRES DE ENNIUS QUIRINUS VISCONTI.
MUSÉE PIE-CLEMENTIN. Traduit de l'Italien par Sergent Marçeau / MONUMENS
DU MUSÉE CHIARAMONTI. Décrits et expliqués par Philippe Aurèle Visconti et
Joseph Guattani au Musée Pie-Clémentin, traduit de l'Italien par A.F. Sergent Marçeau. Milan, Giegler, 1819-1822.
Otto volumi, sette per la prima parte e uno per la seconda. Cm.39,5x22. Pg.2944
complessive. Coperte editoriali color azzurro con robusti rinforzi marmorizzati ai
dorsi. Esemplari intonsi, in barbe. L'Opera è adorna da 696 illustrazioni raggruppate
in 504 tavole fuori testo, incise al tratto, alcune in grande formato, che raffigurano
76
figure mitologiche e particolari archeologici, oltre a tre ritratti incisi al primo e
all'ottavo volume (Ennio Quirino Visconti, Pio V e Pio VII). Si tratta dell'opera
principale dell'archeologo e antiquario Ennio Quirino Visconti (Roma, 1751-1818).
Essa fu iniziata dal padre Giovanni Battista Antonio, Prefetto pontificio per le
Antichità, ed il figlio subentrò nell'impresa a cominciare dal secondo volume,
divenendo poi Conservatore dei Musei Capitolini e Console della Repubblica romana
sul finire del XVIII secolo. Trasferitosi a Parigi, qui ricoprì l'incarico di esperto di
antichità al Museo del Louvre, divenendo nel 1803 membro dell'"Institut de France".
> Gamba, 2687, "Il primo volume di questa grandiosa opera venne scritto da
Giambattista Visconti, padre d'Ennio Quirino, ed il volume ultimo ha le descrizioni di
Filippo Aurelio, suo fratello e di Giuseppe Guattani. É l'opera più classica ch'abbia dato
la scienza antiquaria in Italia..... Sono scritte in italiano tutte quelle che vennero in luce
sino al 1799, in cui le procelle politiche lo trassero a Parigi, dove sostituì alla sua, la lingua
francese nei libri che stampò sin che gli venne meno la vita; il che seguì nell'anno 1818".
Brunet, V, 1313: "Excellent ouvrage, tant pour le texte que pour les planches". Olschki
Choix, XI, 18246. Graesse, VII, 370.
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Selezione di lettere, cartoline, fotografie e documenti autografi di vario genere, in
visione presso lo stand n°20. Per le schede integrali e foto richiedere a
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LETTERATI. Fra di essi Alphonse De Lamartine, Madame de Staël, Niccolò
Tommaseo, Edmondo De Amicis, Ruggero Bonghi, Antonio Fogazzaro, Marco Praga,
Michele Barbi, Francesco Corazzini, Giovanni Marradi, Ferdinando Martini,
Giuseppe Pitré, Pio Rajna, Giuseppe Rigutini, Augusto Alfani, G.Battista Niccolini,
Luigi Motta, Ken Follett, Tom Clancy, William Peter Blatty, Paulo Coelho, etc.
ANTIQUARI E GIORNALISTI. Fra di essi Francesco Leopoldo Cicognara,
Ippolito Rosellini, Karl Lepsius, Ermenegildo Pistelli, Ugo Ojetti, Roberto Paribeni,
Franco Ciarlantini, etc.
SCIENZIATI. Fra di essi Giacomo Barzellotti, Vittorio Fossombroni, Maurizio
Bufalini, Giuseppe Gazzeri, Carlo Matteucci, Ulderigo Somma, Luigi Santarella, etc.
FILOSOFI, ECONOMISTI, EDUCATORI. Fra di essi Francesco Orestano, Ernesto
Codignola, Jacopo Mazzei, Augusto Conti, Fedele Lampertico, Pietro Dazzi, etc.
ARTISTI. Fra di essi Jean Auguste Ingres, Paul Lemoyne, Giuseppe Bezzuoli,
Pietro Benvenuti, Lorenzo Bartolini, Ulisse Cambi, Giovanni Dupré, Carlo Lasinio,
Romano Romanelli, Corrado Sarri, Pietro Annigoni, Helmut Newton, etc.
GIURECONSULTI, STORICI. Fra di essi Isidoro Del Lungo, Giovanni Sforza,
Atto Vannucci, Pasquale Villari, Pietro Giovanni Block, Gaspare Ambrosini, etc.
REALI, GOVERNANTI E POLITICI. Fra di essi Elisa e Felice Baciocchi, Leopoldo
II di Lorena, Maria Luisa di Borbone, Giovanni di Sassonia, M.Antonietta delle Due
Sicilie, Neri Corsini, Roberto D’Azeglio, Gino Capponi, Cosimo Ridolfi, Ubaldino
77
Peruzzi, Terenzio Mamiani, Umberto II di Savoia, Paolo Boselli, Luigi Federzoni,
Ivanoe Bonomi, etc.
MILITARI. Fra di essi Alberto Lamarmora, Agostino Petitti di Roero, Diego
Angioletti, etc.
RELIGIOSI. Fra di essi Pio IX e i cardinali Maria Cagiano De Azevedo, Carlo
Vizzardelli, Angelo Mai, etc.
IMPRENDITORI. Fra di essi James Rothschild, G.Giacomo Trivulzio, Giuseppe
Molini, Gasparo Barbera, Pietro Fraticelli, Ugo Yung, Aldo Borletti, etc.
ATTORI. Fra di essi Gustavo Salvini, Bocage, Rossano Brazzi, Debbie Reynolds,
Julie Christie, Anouk Aimée, Giuliano Gemma, Gina Lollobrigida, Massimo Girotti,
Ralph Fiennes, Samuel Leroy Jackson, Deborah Kerr, etc.
SPORTIVI. Fra di essi Sante Gaiardoni, Adriano Panatta, Nadia Comaneci, Boris
Becker, Max Biaggi, etc.
MUSICISTI. Fra di essi Gustav Mahler, Jules Massenet, Pietro Mascagni, Lorenzo
Perosi, Ludovico Rocca, Gian Francesco Malipiero, Salvatore Accardo, etc.
CANTANTI LIRICI. Fra di essi Erminia Frezzolini, Matilde Marchesi, Gina Cigna,
Rosetta Pampanini, Beniamino Gigli, Tito Gobbi, Tito Schipa, Maria Caniglia, Mario
Del Monaco, Boris Christoff, Gianna Pederzini, Mirella Freni, Montserrat Caballé,
Ghena Dimitrova, Giuseppe Lugo, Fedora Barbieri, Gianni Raimondi, Raina
Kabaivanska, Renée Fleming, José Carreras, Giuseppe Lugo, Aldo Protti, Renata
Tebaldi, Kiri Te Kanawa, etc.
CANTANTI LEGGERI. Fra di essi Paul Anka, Dionne Warwick, Milva, Pat Boone,
Giorgio Gaber, Nilla Pizzi, Bobby Solo, Claudio Villa, Mirelle Mathieu, Franco
Califano, Ornella Vanoni, Petula Clark, Adriano Celentano, etc.
RICCO REPERTORIO DI MATERIALE AUTOGRAFO E FOTOGRAFICO
INERENTE IL MUSICISTA GIACOMO PUCCINI (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924)
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