Archivio Storico
NEWSLETTER N. 26-27
OTTOBRE 2015
news
In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Eventi
Inventari / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche e
Audiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità
IN QUESTO NUMERO
EDITORIALE
IN PRIMO PIANO
Intercettare sentimenti e bisogni dell’attualità
“Salvi e intattissimi”
Nelle carte dell’Archivio storico
il salvataggio degli Ori di Taranto
durante la Seconda guerra mondiale
IN QUESTO NUMERO p. 1
FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE
La sezione multimediale
La collezione audio e video aperta
al pubblico
p. 6
CURIOSITÀ
La Casa del Manzoni
“ritrovata”
Nel 1941 l’immobile fu donato dalla
Cariplo al Comune di Milano
p. 3
Francesca Pino
In questo numero doppio presentiamo l’ultima
Monografia prodotta dal documentarista Francesco Morra per l’Archivio storico su una vicenda
rimasta sconosciuta per decenni fino all’avvincente narrazione odierna. È un capitolo che si inscrive
nella tematica dei “Monuments Men”, attivi non
solo nei settori specializzati dei beni culturali di
allora, ma anche nel mondo bancario.
È chiaro che anche oggi professionisti e cittadini
possono cooperare per scongiurare improvvisi
eventi negativi che mettano a rischio la continuità
della tutela di testimonianze e beni culturali
importanti; infatti anche in tempo di pace si pro-
ducono, purtroppo, brusche battute di arresto.
Legata all’oggi, e al benemerito restauro di Casa
Manzoni a opera di Intesa Sanpaolo, è la ‘riscoperta’ di come la Cariplo donò l’immobile alla
Città di Milano, sulla scorta di documenti in parte
inediti.
Meritano un adeguato rilievo anche gli avanzamenti interni del lavoro, come il decollo della
sezione multimediale e la comparsa di un’attività
didattica più strutturata rispetto alle lezioni e seminari tenuti dall’Archivio storico negli ultimi anni.
Chiudono il numero le notizie sulle recenti campagne di riordino e inventariazione.
IN PRIMO PIANO
Didattica presso l’Archivio
storico
Il progetto di indicizzazione
dei verbali Cariplo 1899-1908
p. 4
IN REDAZIONE
Direzione
Francesca Pino
Coordinamento
Barbara Costa
Realizzazione editoriale
Nexo, Milano
Hanno collaborato
a questo numero
Giacomo M. Bassi
Federica Brambilla
Carla Cioglia
Maura Dettoni
Matteo Fratangeli
Giulia Maffina
Germano Maifreda
Guido Montanari
Francesco Morra
Giuseppe Recchia
Giovanni Secchi
Davide Spinelli
Newsletter a cura di
Archivio Storico Intesa Sanpaolo
Via Morone 3 - 20121 Milano
IN PRIMO PIANO
La Banca Commerciale Italiana e la protezione degli Ori
di Taranto durante la Seconda guerra mondiale
Francesco Morra
Che fine hanno fatto i nostri Ori di Taranto? Era questo il senso di un’accorata missiva che giungeva sui
tavoli del Ministero dell’Educazione nazionale dell’Italia Liberata, a Roma, il 2 agosto 1944. A spedirla un
preoccupato soprintendente ai Beni archeologici di
Taranto, Ciro Drago: dall’8 settembre 1943, data dell’armistizio, a causa delle comunicazioni impossibili
tra nord e sud Italia, non si avevano più notizie sulla
sorte degli Ori che dal 2 febbraio 1943 erano stati
depositati presso il Centro contabile della Banca
Commerciale Italiana a Parma.
Il tesoro era stato trasportato in Emilia da un giovane
funzionario della Soprintendenza tarantina, Valerio
Cianfarani, su disposizione del ministro Giuseppe Bottai che riteneva i caveau della Comit il luogo più sicuro per resistere ai bombardamenti aerei Alleati che in
quel momento stavano colpendo il Sud Italia.
Ma ora, da quasi un anno, la sorte dei 222 gioielli
dell’arte orafa della Taranto ellenistica, prodotti tra il
IV e il II secolo a.C. - tra cui anche il diadema di
Opaka dalla “Tomba degli Ori di Canosa di Puglia” -
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Napoli-Portici
22-23 ottobre 2015
Archivio storico Enel
Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
L’Archivista d’impresa.
Corso di formazione. Modulo base.
Il corso, giunto alla sua quarta edizione e per
la prima volta proposto in una regione del
Sud Italia, si pone l’obiettivo di fornire - a chi
è già in possesso degli elementi base della
formazione archivistica o a chi già opera in
un’azienda e si occupa di organizzarne gli
archivi - gli strumenti e le informazioni necessarie per operare all’interno di realtà per definizione attente all’efficienza organizzativa e
al contenimento dei costi, senza trascurare
gli obiettivi culturali e la specificità della professione.
Docenti responsabili: Francesca Pino, Direttrice Archivio storico Intesa Sanpaolo e Coordinatrice GIAI-Gruppo Italiano Archivisti
d’Impresa dell’ANAI; Augusto Cherchi, Alicubi srl, Vicepresidente ANAI.
Lezioni di: Barbara Costa, Archivio Storico
Intesa Sanpaolo; Lucia Nardi, Responsabile
Archivio Storico ENI; Maria Emanuela Marinelli,
Soprintendenza Archivistica per il Lazio; Paolo
De Luce, Archivio Storico Enel; Ernesto Petrucci, Fondazione FS Italiane- Referente Biblioteca
Archivi; Oreste Orvitti Fondazione FS Italiane.
Entrata dal parco del Centro Contabile, cartolina postale,
primi anni Quaranta (foto Libero Tosi)
Info: www.anai.org
era avvolta dal mistero. Gli Ori erano ancora a
Parma? La Banca Commerciale aveva adempiuto
al suo dovere di custodia e protezione? Il ministro
Guido De Ruggiero, tramite il Ministero degli Esteri chiedeva i buoni uffici della Santa Sede, che
attraverso il cardinale di Milano Ildefonso Schuster, confermava, nel novembre 1944, la presenza
del tesoro presso la Banca Commerciale.
Ma, contemporaneamente, anche il Ministero
dell’Educazione Nazionale della Repubblica Sociale Italiana si interessava alla sorte degli Ori. Ispettore ministeriale della RSI era infatti Renato Bartoccini, già direttore del Museo di Taranto, che nel
dicembre 1944 si presentava a Parma richiedendo
la consegna del tesoro per “trasportarlo al nord”
recando con sé una lettera del ministro Carlo
Alberto Biggini. Il direttore della filiale emiliana,
Giuseppe Allegri, si insospettiva e sceglieva di
guadagnare tempo rimandando la consegna e
informando prontamente la Direzione Centrale di
Milano, nelle persone di Corrado Franzi e Antonio
Rossi che, a partire da quel momento, prendeva in
mano direttamente la situazione, adottando le
massime tattiche dilatatorie per evitare la consegna dei preziosi alla RSI. Anche quando il Ministro
Biggini faceva emanare, nel marzo 1945, un Ordine di consegna immediata.
Un’incredibile storia che emerge dalla carte conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio storico Intesa Sanpaolo dunque: due Ministeri
dell’Educazione nazionale contrapposti, le drammatiche vicende e avventure di due dei più importanti soprintendenti d’Italia - Bartoccini e Cianfarani - il Ministero degli Esteri dell’Italia Liberata, il
Vaticano come intermediario per la ricerca di informazioni, per un’avvincente caccia al tesoro.
E la ferrea volontà e determinazione della Direzione
Centrale della Comit nell’adempiere al proprio
impegno di difendere e tutelare uno dei più importanti tesori archeologici italiani: gli Ori di Taranto
che alla fine della guerra sarebbero rimasti “salvi e
intattissimi” nei caveau blindati di Parma.
E che ancor oggi sono visitabili al MARTA di
Taranto.
Francesco Morra è autore della settima “monografia” dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo
intitolata “Salvi e intattissimi”. La Banca Commerciale Italiana e la protezione degli ori di Taranto
(1943-1945).
La pubblicazione può essere richiesta inviando
una mail a [email protected]
Genova
12 novembre 2015, ore 9-17
Archivio di Stato,
via Santa Chiara 28/R
Un archivio per l’impresa.
Problemi e prospettive di conservazione.
Giornata di studi.
La sessione pomeridiana, dedicata a “casi
studio liguri”, sarà moderata da Francesca
Pino, direttrice Archivio storico Intesa Sanpaolo e responsabile Gruppo Italiano Archivisti d’Impresa – GIAI.
Info: www.bibliotecadisardegna.it
Roma
2 dicembre 2015, ore 18
Palazzo Altieri – Sede ABI
Piazza del Gesù 49
“Banche e Banchieri per la
ricostruzione. I protagonisti della nuova
ABI nel 1945”.
Presentazione del volume rievocativo dei
principali banchieri che nel mese di settembre 1945 decisero di dare nuovamente vita
all’Associazione Bancaria Italiana (ABI).
L’Archivio storico Intesa Sanpaolo ha partecipato al volume attraverso la redazione dei
medaglioni biografici di Gian Luigi Dones,
Camillo Giussani, Stefano Jacini, Giovanni
Malagodi, Raffaele Mattioli, Franco Ratti di
Desio, Stefano Siglienti.
Il volume è in corso di stampa.
Parma, succursale di Piazza Garibaldi 7, ante 1938
(foto Alberto Montacchini)
Info: www.abi.it
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CURIOSITÀ
TESTIMONIANZE
La casa del Manzoni “ritrovata”
«I progetti manzoniani
di Mattioli»
Alla vigilia della riapertura dopo i restauri, l’Archivio storico ricorda
come la Cariplo donò l’immobile alla Città di Milano
Barbara Costa
Come ricordava nel 1988 Giancarlo Vigorelli, il
poeta Delio Tessa, per sottolineare la sacralità di
quel luogo, consigliava di entrarvi lasciando le scarpe fuori dalla porta: “anche le scarpe che scricchiolano infastidiscono. Bisognerebbe lasciarle alla
porta e camminare in pantofole”.
La casa in cui Alessandro Manzoni visse dal 1813
al 1873, a Milano fra piazza Belgioioso e via Morone 1, in questi mesi è stata oggetto di un radicale
intervento di restauro finanziato da Intesa Sanpaolo. Ma forse non tutti sanno che il legame fra
l’Istituto bancario odierno e questo storico edificio
ha radici molto lontane.
Messo in vendita dai discendenti appena dopo la
morte dello scrittore, venne ceduto al conte Bernardo Arnaboldi Cazzaniga per 280.000 lire. Nel
1918, alla morte dell’Arnaboldi, passò ad Attilio
Villa mentre il giardino fu scorporato e venduto a
Benigno Crespi, che poi lo cedette nel secondo
dopoguerra alla Banca Commerciale Italiana.
Intanto la casa passò di mano in mano. Come
ricordava Giovanni Titta Rosa in un testo tuttora
inedito intitolato “Il Centro Manzoniano”, scritto
pochi mesi dopo l’istituzione del Centro Nazionale di Studi Manzoniani, l’8 luglio 1937, la casa
“era in mano di privati; c’era la sede d’una piccola banca, e a pianterreno persino un’associazione
di fotografi “ [ASI-BCI, Carte di Giovanni Titta
Rosa, cart. 2, fasc. 1].
Nella seduta della Commissione Centrale di Beneficenza (CCB) del 14 luglio 1938, anche per sollecitazione del ministro della Pubblica Istruzione
Giuseppe Bottai, la Cariplo diede esecuzione al
r.d.l. 17 marzo 1938 n. 193 convertito in legge 4
giugno 1938 n. 887 “concernente l’acquisto da
parte di questa Cassa di Risparmio, mediante
espropriazione, della casa ove Alessandro Manzoni abitò in Milano, via Morone”.
Il decreto del 17 marzo stabiliva che la Cassa di
Risparmio potesse procedere all’acquisto “per
causa di pubblica utilità”, e che l’edificio sarebbe
stato assegnato “in perpetuo” al Centro Nazionale per gli Studi Manzoniani.
La perizia, effettuata dall’ingegner Ferrini, valutò
lo stabile un milione e quattrocentomila lire,
somma che la Cariplo fu autorizzata dalla CCB a
depositare presso la Cassa Depositi e Prestiti al fine
di
poter
procedere
con
l’esproprio.
Il 20 marzo 1941, con rogito del notaio Pedalino,
si formalizzò la donazione al Comune di Milano
“allo scopo di favorire la istituzione e l’attività del
Centro di Studi Manzoniani costituito dallo
Stato”, come si evince dal bilancio dell’esercizio
1941 della Cariplo.
Giovanni Spadolini
Si trascrive qui integralmente l’articolo
del senatore Giovanni Spadolini uscito
sul settimanale “Epoca” il 19 agosto
1973 a pochi giorni dalla scomparsa di
Raffaele Mattioli, il 18 luglio.
La facciata decorata in cotto e l’ingresso da piazza Belgioioso,
1987 (foto Nino de Angelis)
A destra: l’accesso da via Morone 1, 1987 (foto Nino de Angelis)
Nino Gutierrez, capo della segreteria di Presidenza, in un articolo pubblicato nel 1972 nella rivista
«Ca’ de Sass» intitolato Le confidenze di un manzoniano raccolte nell’ambiente milanese, affermava che la cifra complessiva sborsata dalla Cassa
per l’acquisto aveva raggiunto la cifra di lire
1.537.294, 55.
Nel 1973, in occasione del 150° della fondazione
della Cassa di Risparmio e del centenario della
morte dello scrittore, l’istituto di credito finanziò
un grande restauro della Casa a cui seguirono altri
interventi nel 1987, in ricordo del cinquantesimo
dell’istituzione del Centro.
Nino Gutierrez, Le confidenze di un manzoniano raccolte nell’ambiente milanese, «Ca’ de
Sass», n. 37, gennaio-marzo 1972, pp. 46-50
[riedizione dell’intervento apparso su “Diocesi
di Milano”, febbraio 1972].
Gianfranco Vigorelli, La Casa del Manzoni, «Ca’
de Sass», n. 102, giugno 1988, pp. 73-79.
È morto Raffaele Mattioli. Un
mondo, un certo mondo milanese e
non solo milanese, si è chiuso. Si
volta pagina; ed è sempre peggio.
Grande banchiere umanista; finanziere corretto dalla prudenza della
storia; uomo dai larghissimi interessi
culturali, nutrito da una religione,
che era poi la religione del Risorgimento (respirata nel suo Abruzzo,
rivissuta nel sodalizio con Croce).
Il meglio di sé stesso Mattioli lo ha
lasciato nella conversazione: un po’
come un liberale della vecchia scuola
altrettanto amico di Croce, Alessandro Casati. Gran lettore e raccoglitore di libri, Mattioli; e perciò pudico,
rattenuto, quasi perplesso davanti
alla pagina bianca. Non molti manoscritti inediti; forse il testo più piccante, più rivelatore, sarà quell’ampio saggio di interpretazione e di
scavo manzoniano sulla figura di don
Ferrante cui stava lavorando da anni.
L’ho rivelato a Perugia, inaugurando,
con l’amico Valitutti, l’anno accademico dell’Università per stranieri; il
tema è stato ripreso da Mario Soldati, sul Giorno, con altri toccanti particolari, sui colloqui dello scomparso
col prefetto della Biblioteca Ambrosiana, sulla sua fame di documenti e
di testi.
Singolare assonanza fra il laico crociano e il grande cattolico liberale!
Quasi una vita trascorsa da Mattioli
nel palazzo della Banca Commerciale che guarda sui giardini della leg-
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IN PRIMO PIANO
Didattica presso l’Archivio storico
Il progetto di indicizzazione dei verbali della CCB Cariplo 1899-1908
Barbara Costa e Germano Maifreda
La scorsa primavera l’Archivio storico ha ospitato
dieci studenti della laurea magistrale in Storia dell’Università degli Studi di Milano per un modulo di
venti ore del corso di Storia e documentazione
d’impresa tenuto da Germano Maifreda.
Gli studenti sono stati invitati, sotto la guida di Barbara Costa, a cimentarsi nell’indicizzazione di dieci
anni di verbali della Commissione Centrale di
Beneficenza della Cariplo, dal 1899 al 1908; un
“memorabile tempo di prosperità”, come scrisse
Riccardo Bachi nella Storia della Cassa di Risparmio
delle Provincie Lombarde 1823-1922, caratterizzato dalla “partecipazione della Cassa al rinnovamento della vita nazionale”, periodo che si chiuse
con la crisi bancaria del 1907-1908.
Agli studenti è stato richiesto un ruolo attivo: in
coppia, hanno compilato direttamente sul database xDams le schede indice, che poi sono state uniformate e corrette a cura dell’Archivio storico
prima di essere pubblicate on-line, cosa che avverrà tra breve.
Gli indici dei verbali, già presenti per altre banche
sul sito dell’Archivio storico, risultano essere uno
strumento di grande utilità per i ricercatori.
Il valore aggiunto dei verbali della Cariplo sta nella
presenza degli atti istruttori insieme alle delibere. In
questi volumi, rilegati in sequenza cronologica
come brogliacci originali completi di allegati, si possono trovare lettere, telegrammi, opuscoli a stampa,
relazioni e note che costituiscono un complemento
fondamentale per ogni approfondimento.
Al termine del modulo, gli studenti sono stati invitati a compiere una esercitazione su base volontaria volta ad approfondire una delibera o un argomento a scelta: l’obiettivo era quello di produrre
un breve elaborato da offrire alla Newsletter.
Prima di lasciare spazio ai primi tre approfondimenti prodotti - gli altri saranno pubblicati nei
gendaria casa di Alessandro Manzoni, la casa che si affaccia sulla piazza
Belgioioso. Una comunanza di ispirazioni, di letture, di esperienze. Una
frequentazione, col mondo dei Promessi Sposi, in cui tornava sovrano il
gusto dell’antiretorica dominante in
tutta l’opera manzoniana, il senso
geloso e riservato del rapporto fra la
coscienza e Dio, la fuga da ogni
ostentazione.
Raffaele Mattioli ha portato con sé
nella tomba i progetti e i propositi di
studi manzoniani; ma lo spirito della
sua lezione sopravvive alla scomparsa dell’uomo, in quella vicinanza
non solo geografica ma anche spirituale che unì il senatore di via
Morone al banchiere di via Morone,
nel rispetto del mondo dei padri. Lo
stesso mondo faceva dire a don
Benedetto: “Io sono di coloro che si
riaprono alla gioia quando trovano
anche nel nuovo la compagnia dei
padri e degli avoli”.
CURIOSITÀ
Il finanziamento del
restauro del Castello
Sforzesco
Davide Spinelli
Commissione Centrale di Beneficenza, volume dei verbali
delle adunanze 1903-1904. Allegati A e B della seduta del
16 aprile 1903
prossimi numeri - ecco i nomi degli studenti che
hanno affrontato con entusiasmo la sfida che è
stata loro proposta: Silvana Antimi, Michele d’Auria, Matteo Fratangeli, Alice Lovati, Gabriel Oji,
Chiara Maria Pozzati, Giuseppe Recchia, Martina
Setti, Davide Spinelli, Francesco Testin.
CURIOSITÀ
Il notaio Stefano Allocchio
Una personalità da riscoprire
Giuseppe Recchia
In tutto il nord d’Italia, il mese di gennaio del 1903 fu
particolarmente freddo, con temperature sotto lo
zero, per correnti provenienti da Est, che ne lambivano i confini orientali.
“L’Eco del Popolo. Gazzetta di Crema” del giorno 10
di quel gennaio ci dà notizia della scomparsa improvvisa, alle 8,20 della mattina del giorno precedente,
per “un insulto cardiaco” che lo ha colto nel suo stu-
dio, dove era al lavoro, dell’illustre notaio cremasco
Stefano Allocchio, operante nel capoluogo lombardo, membro della Commissione Centrale di Beneficenza della Cassa di Risparmio di Milano, dal 1883
fino al decesso.
Allocchio, nato a Crema l’8 dicembre 1838, fu per
anni il notaio di fiducia di illustri famiglie lombarde,
ma anche di aziende e istituzioni culturali (rogò, ad
Anche la Cariplo partecipò al grande restauro del Castello Sforzesco.
Tra il 1891 e il 1905 la rocca milanese tornò allo splendore. La Commissione Centrale di Beneficenza
approvò la concessione di un sussidio di ben 100.000 lire “per concorrere... nella spesa che il Comune di Milano deve incontrare per
riedificare le due cortine fiancheggianti nel Castello Sforzesco l’erigenda Torre del Filarete, allo scopo
di collocarvi le Scuole per l’insegnamento dell’Arte industriale”, si
legge nei verbali della riunione del
18 maggio 1903; “la detta somma
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esempio, nel dicembre 1899, l’atto di costituzione
della Casa di Riposo per Musicisti-Fondazione Giuseppe Verdi).
Fu autore di diversi volumi sulla Cassa di Risparmio: Il
Credito Fondiario e il suo ordinamento in Italia secondo la Legge 14 Giugno 1866 (Milano, Tipografia Perseveranza, 1867); Sullo sviluppo e sull’amministrazione della Cassa di Risparmio di Milano (Milano, Tipografia di Emilio Civelli e C., 1871); Il Credito Fondiario in Italia (Milano, Hoepli, 1880); La Cassa Centrale
di Risparmio di Milano e le Provincie Lombarde (Milano, Hoepli, 1886); La beneficenza e le sovvenzioni a
scopo di utilità pubblica presso La Cassa di Risparmio
delle Provincie Lombarde (Milano, Hoepli, 1902),
pubblicato pochi mesi prima della morte.
Nella seduta del 5 febbraio 1903 il presidente Giuseppe Speroni ricorda l’illustre componente; il testo
della commemorazione è conservato come allegato
al verbale della seduta. Ne riproponiamo la trascrizione integrale in calce a questo pezzo.
Ai funerali che si svolsero lunedì 12 alle ore 13 partecipò una delegazione composta da Adamo Degli
Occhi, membro del Comitato Esecutivo, con il segretario Gerolamo Viganoni, “accompagnati da quattro
portieri”. Nella seduta CCB del 26 febbraio 1903, vengono estesi a tutti i membri della Commissione i ringraziamenti della vedova Carlotta Zappa e del figlio
Pietro, di cui si conserva documentazione nel fascicolo
personale a lui intestato. Nella seduta CCB del 29 ottobre 1903, inoltre, troviamo memoria di un’iniziativa
dell’Amministrazione di Crema a ricordo di Stefano
Allocchio per il 1° novembre 1903 e della designazione a presenziare del commissario, avvocato, Alfonso
Barinetti, presidente del Consiglio provinciale di Cremona, sostituto di Allocchio nella CCB, già membro
del Comitato promotore dell’iniziativa stessa.
L’estensore dell’articolo sulla “Gazzetta di Crema”,
citato all’inizio, fu il conte Fortunato Marazzi, politico
e scrittore cremasco, generale eroe della Prima guerra mondiale. Molto legato al suo territorio d’origine,
egli, scrivendo dell’amico e maestro, volle mettere in
evidenza soprattutto il suo impegno a favore della
popolazione più povera, dei bambini indigenti, afflitti dalle malattie della miseria, la scrofolosi, la pellagra, il rachitismo, l’insufficienza alimentare; nei verbali della CCB, infatti, sono numerosi gli interventi di
Allocchio per promuovere provvedimenti a favore di
strutture che si occupavano di queste problematiche.
Commemorazione del Comm.re D.r Stefano Allocchio*
Assai mesta onorevoli colleghi è la prima parola che io
debbo oggi rivolgervi, poiché essa rispecchia il dovere
dell’animo mio e quello dell’animo vostro nel dover
constatare che nell’odierna riunione manca la nobile e
cara figura del collega ed amico D.r Stefano Allocchio, che ci venne improvvisamente rapito. Da più di
vent’anni egli faceva parte della nostra Amministrazione, e voi siete con me concordi nel riconoscere
come questa avesse in lui un autorevolissimo consigliere, una guida ardita e sicura nella ricerca di nuovi
orizzonti.
Uomo di vasta coltura, competentissimo in tutte le
discipline che riguardano il nostro Istituto, egli pubblicò pregevoli lavori in materia e specialmente sul Credito Fondiario e sulla Beneficenza, facendosi con quelli antesignano di riforme e di progressi.
Egli fu dell’Amministrazione anche valente difensore
poiché non si peritò di scendere in lizza contro valorosi oppositori per difendere le tradizioni e le manifestazioni di questo Istituto.
Ove egli in principal modo e con speciale amore ebbe
da ultimo a volgere i suoi studi nel campo della beneficenza e della previdenza allo scopo preciso di renderle sempre più consertanee allo spirito dei tempi
nuovi, studi che egli coronò in quella dotta ed apprezzatissima pubblicazione sulla beneficenza e le sovvenzioni di utilità pubblica presso la nostra Cassa di
Risparmio.
Ed è doloroso che la efficace sua cooperazione ci
venga a mancare proprio in oggi,c he siamo qui convenuti per gettar la base di un opera importantissima
di beneficenza che stavagli tanto a cuore e che egli
anelava di veder discussa e deliberata [nella stessa
seduta in cui si lesse la commemorazione, fu discussa
la “proposta di costituzione di un fondo di cinque
milioni di lire per sussidi agli Ospedali di Lombardia”].
Dolce di carattere, di modi affabili ed estremamente
cortesi, egli seppe acquistarsi la universale considerazione, sì che tutti quanti qui sono a cooperare perl
buon andamento dell’Istituto, lo ebbero sempre o
valoroso collega od affettuoso superiore, poiché egli
sapeva riconoscere ed apprezzare i meriti da qualunque parte venissero e scevro da preconcetti di sorta,
patrocinava di buon grado le giuste ragioni d’ognuno.
Non è perciò vana adulazione se affermo che oltre a
piangere il collega ed amico, noi dobbiamo oggi amaramente deplorare la sventura toccata all’Istituto colla
immatura dipartita di quell’uomo che rappresentava
per esso tanta forza e tanto decoro, e dal quale ben
era lecito sperare altre vittorie, altre compiacenze.
Al suo spirito Eletto, alla venerata sua memoria vada il
nostro rimpianto, il nostro mesto saluto.
*Verbali della Commissione Centrale di Beneficenza,
seduta del 5 febbraio 1903, allegato I.
Particolare del busto di Stefano Allocchio
in Palazzo Pretorio a Crema
sarà versata al Comune di Milano
quando saranno portati a buon
punto i lavori di adattamento delle
cortine stesse. La Commissione
esprime il desiderio che venga
ricordato in luogo l’elargizione
della Cassa di Risparmio”.
In quella lapide era inciso nella pietra il senso del contributo: perché
“dai cimeli artistici raccolti in questo storico recinto traesse inspirazione la geniale operosità dei figli
del popolo”.
Per comprendere il valore dell’elargizione è utile il confronto con i
salari di quegli anni: si aggiravano
intorno a una lira al giorno. Con
100.000 lire la Cariplo sosteneva
metà del costo per la riedificazione
delle cortine - l’altra parte fu sostenuta dalla Società Umanitaria progettate come tutte le opere di
recupero della fortezza dall’architetto Luca Beltrami. La riqualificazione del Castello Sforzesco fu una
delle perle dell’Esposizione internazionale del 1906.
La creazione di una nuova sede per
l’istituto finalizzato all’insegnamento superiore delle arti decorative rispondeva alle esigenze di una
città in pieno sviluppo industriale.
La scuola esisteva dal 1882, ma
nella rocca trovò una collocazione
migliore, articolandosi in tre sezioni: pittura decorativa, architettura
applicata e scultura decorativa.
Iscritti al corso circa 300 studenti.
Dal 1903 la Cariplo sostenne l’Istituto anche con un sussidio di
15.000 lire annue.
Nel Castello la scuola ebbe accanto
le diverse collezioni museali, inserite negli spazi della fortezza:
“indubbiamente un grande miglioramento del senso artistico e della
mano d’opera dei nostri artefici”,
“indiscutibile vantaggio alla coltura
professionale, oggetto sempre
delle nostre cure assidue e così
feconda di benefici per la popolazione operaia e per lo sviluppo
delle industrie locali”, si argomenta
nella deliberazione della CCB.
Dopo una lunga decadenza, ridotto a caserma e carcere, il restauro
del Castello non si configurò soltanto come la riscoperta di una bellezza perduta, ma dunque fu
anche l’occasione per un miglioramento dell’’offerta formativa’ e
quindi dell’economia milanese.
Un’istituzione culturale tuttora esistente: la scuola d’arte ha sede in
via Giusti.
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FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE
CURIOSITÀ
“Mille piccoli rivoli”
La sezione multimediale dell’Archivio storico
Barbara Costa e Giovanni Secchi
Produzioni a carattere istituzionale si alternano a
spot pubblicitari, riprese di eventi e convention a
documentari legati al mondo della cultura e dell’economia. Non mancano poi numerosi servizi di
telegiornale che permettono una rassegna stampa
visiva di entità non indifferente. E ancora: home
movies donati dagli eredi di personalità delle banche del Gruppo, materiale di repertorio, showreels
di aziende pubblicitarie, materiale legato alla formazione del personale, testimonianze orali.
Sono alcune delle tipologie di video presenti nella
sezione multimediale dell’Archivio storico, che
conserva materiale audio e audiovisivo prodotto
nell’arco di molti decenni da alcuni degli istituti
confluiti in Intesa Sanpaolo.
La sezione verrà ufficialmente aperta al pubblico
nel novembre prossimo nel corso della Settimana
della Cultura d’Impresa organizzata da Museimpresa: l’obiettivo è infatti quello di rendere questo
materiale, così eterogeneo per tipologia, storia e
qualità, disponibile per l’utenza dell’Archivio storico e, in parte, su un canale YouTube di Intesa San-
paolo. Si potranno così vedere, ad esempio, alcuni film diretti da un giovane Renzo Martinelli per
la collana video della Cariplo dedicata a “Arti,
mestieri e tradizioni della nostra gente”; o “Gli
industriosi della domenica”, diretto nel 1987 da
Pupi Avati e prodotto dalla Cassa di Risparmio di
Bologna; “Il volatore di Aquiloni”, diretto sceneggiato e interpretato da Renato Pozzetto nel 1985
e prodotto dalla Cariplo; “Giochi perché”, documentario di Folco Quilici degli anni Settanta, ritrovato fra i video conservati dalla Cassa di Risparmio
di Venezia.
Databile dalla seconda metà del Novecento in poi,
con qualche pezzo più vecchio (dagli anni Dieci)
conservato in copie di anni successivi, il materiale
conservato e compiutamente censito dall’Archivio
storico è attualmente composto da circa 3.000
pezzi appartenenti ai patrimoni Comit (200 video
circa fra il 1931 e il 2000), Bav (200 pezzi degli anni
1983-2000), Cariplo, l’istituto che ci ha trasmesso il
maggior numero di filmati (circa 2000 dagli anni
Cinquanta al 2000), ma anche all’Istituto San Paolo
Le beneficenze
ospedaliere
della Cariplo
Il caso dell’Ospedale
di Merate
Matteo Fratangeli
Il contributo della Cassa di Risparmio
delle Provincie Lombarde alla sistemazione del servizio ospedaliero in
Lombardia all’inizio del Novecento e
negli anni tra le due guerre va ben
oltre la semplice beneficenza. L’istituto fu infatti direttamente coinvolto
nella questione del decentramento
dell’assistenza ospedaliera e il suo
apporto nella concessione di mutui
e, in generale, in termini finanziari fu
indispensabile per la buona riuscita
del progetto del Governo e della
Commissione ministeriale incaricata
di portarlo a compimento.
L’argomento può essere indagato a
partire dal caso specifico dell’Ospedale di Merate, grazie all’approfondita documentazione conservata sia
nell’archivio storico della Cariplo che
in quello dello stesso Ospedale.
Atti sulla trasformazione del nosocomio con notizie sulla costruzione dei
padiglioni, la consistenza patrimoniale, la riforma dello statuto, richieste di sussidi o acconti, ricorsi, delibere e corrispondenze tra la Cassa di
Risparmio, la Commissione ministeriale, la Prefettura di Como, la Congregazione di carità di Merate, i dirigenti dell’Ospedale e le ditte incaricate dei lavori, permettono di ricostruire con precisione gli anni tra la
costituzione del Circolo ospedaliero
di Merate (composto da 15 comuni)
Milano
“Mille piccoli rivoli”. Le collezioni
multimediali “al plurale” dell’Archivio
storico Intesa Sanpaolo.
In occasione della XIV Settimana della cultura d’impresa organizzata dal 10 al 20
novembre prossimo da Museimpresa,
l’Archivio storico presenterà la sua sezione
multimediale e il nuovo canale YouTube
dell’Archivio.
Strumenti di scena: un ciak e un megafono sul set di “Lusciatt” di Renzo Martinelli (1988), film della serie
“Arti, mestieri e tradizioni della nostra gente”.
Il salone degli elaboratori del Centro Elettronico Cariplo durante le riprese del cortometraggio “Operazione Panorama”,
diretto da Renzo Martinelli nel 1979.
“Visto censura” originale per “Pappe, Peppe e Pippo in Giorno di Paga” di Giulio Questi (1956).
La data e il luogo dell’evento saranno
annunciati con un’apposita comunicazione a tutta la mailing list, sul sito
www.archiviostorico.intesasanpaolo.com
e sul sito di Museimpresa www.museimpresa.com.
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di Torino (circa 300 pezzi dal 1992 al 2006) e alla
Cassa di Risparmio di Venezia, i cui video sono stati
recuperati dall’Archivio storico di Gruppo.
Fin dagli anni Ottanta, inoltre, si andava costituendo un’ulteriore collezione, quella dell’Archivio storico stesso: dapprima con una preziosa serie di testimonianze orali di membri della Banca Commerciale
Italiana, poi con le riprese dei numerosi eventi organizzati dall’Archivio, oltre a materiale relativo a
comunicazione interna ed esterna, fino a arrivare a
produzioni documentaristiche promosse e realizzate
dallo stesso Archivio storico quali “Una storia italiana” (2011) di Alessandro Varchetta e “L’Internazionale del Risparmio. Vita e pensiero di Filippo Ravizza (1875-1957)” (2014) di Giulia Ciniselli.
Come tutti gli archivi di materiale multimediale,
anche le nostre collezioni presentano delle difficoltà intrinseche e molto specifiche di conservazione,
legate anche alla diversità e fragilità dei supporti:
se buona parte del materiale conservato è in VHS
- che, come noto, non si distingue per una particolare qualità o durata - la sezione conserva anche
pellicole (in 35, 16 e 8 mm.), u-matic, betacam,
pollici, musicassette e dvd, senza contare i “semplici” file digitali.
In diverse fasi, essi saranno digitalizzati lavorando
per primo non solo materiale più importante dal
punto di vista documentario, ma anche quello più
debole dal punto di vista conservativo. Contestualmente alla digitalizzazione, viene operata una
catalogazione analitica, che prevede l’inserimento
di descrizioni particolareggiate e parole chiave, al
fine di rendere agevolmente ricercabile e fruibile la
documentazione: sarà così possibile, ad esempio,
fare ricerche mirate su personalità (non solo bancarie), interpreti, luoghi eccetera.
Tenere il flusso di lavoro in house consente non solo
di controllare tutte le fasi della lavorazione, ma permette modifiche in tempo reale di priorità e “tabelle di marcia” in base alle nuove esigenze che pos-
7
Riprese a Hong Kong per uno speciale sull’apertura dell’ufficio di rappresentanza Cariplo (1982).
sono emergere, a volte repentinamente, da parte di
uffici della banca o dell’Archivio stesso.
Con una opportunità in più data dal contesto di
Archivio storico in cui questi documenti nascono,
in quanto testimonianza delle circostanze in cui
sono stati pensati e realizzati. Così il valore documentario e informativo che è caratteristica della
gran parte dei filmati viene esaltato dalla contestualizzazione storica e dalla possibilità di essere
letti e spiegati attraverso altri documenti presenti
nell’Archivio.
FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE
Uno sguardo sull’Istituto Bancario Italiano
Completata l’inventariazione delle fotografie degli immobili IBI
a seguito del D. R. del 6 novembre
1924 e l’effettiva apertura del nuovo
e ampliato ospedale decretata dal
prefetto di Como il 21 dicembre
1929.
La Cassa di Risparmio - che fin dal
1903, come si evince dalla delibera
della CCB, aveva stanziato ingenti
somme a favore dei comuni lombardi interessati affinché potessero adeguare le loro strutture sanitarie così
da risolvere la situazione ormai insostenibile gravante sull’Ospedale
Maggiore di Milano, tenuto ad accogliere e ricoverare i malati poveri dell’ex Ducato - assegnò per l’occasione
all’Ospedale di Merate un contributo
di un milione e centomila lire, senza
considerare i numerosi sussidi e i
mutui accesi negli anni precedenti.
Per far fronte alle mutate esigenze
del circolo ospedaliero si provvide
alla costruzione di un padiglione
della capacità di 38 letti e di altre due
piccole strutture da affiancare all’edificio esistente da rimodernare con
nuove sale e macchinari efficienti. Da
piccolo ospedale per i poveri del
Comune, eretto nel 1845 in una residenza privata a seguito delle volontà
testamentarie di Giovanni Battista
Cerri (1832) e del figlio Felice (1841),
dopo varie vicissitudini, lasciti e
cambi di sede, l’Ospedale di Merate
diventava così una struttura in grado
di ospitare 807 degenti durante il
corso del 1930, primo anno di attività in qualità di capo circolo; mentre
soltanto tre anni prima i ricoverati si
fermavano a 296.
I rapporti con la Cassa di Risparmio
(riconosciuti anche nello statuto dell’Ospedale) sarebbero proseguiti
negli anni seguenti, in un’ottica di
ulteriore crescita dei servizi offerti dal
nosocomio e di una sempre più
razionale opera di beneficenza che
nulla aveva più a che vedere con
quella registrata dai verbali delle riunioni di inizio secolo della Commissione Centrale di Beneficenza.
Giulia Maffina
La documentazione dell’Istituto Bancario ItalianoIBI è oggi conservata all’interno del patrimonio
dell’Archivio storico Intesa Sanpaolo.
L’istituto nacque il 30 dicembre 1967 dal Credito
di Venezia e del Rio de la Plata, sorto nel 1956
dalla fusione tra Credito Industriale di Venezia
(Venezia, 1918) e la filiale italiana del Banco de Italia y Rio de la Plata (Buenos Aires, 1872), che incorporò sette istituti di credito: Banco di Credito e
Risparmio, Banca Torinese Balbis & Guglielmone,
Istituto Bancario Romano, Credito Mobiliare Fiorentino, Banca di Credito Genovese, Banca Naef
Ferrazzi Longhi & C., Banca Romana (ex Banca
Scaretti). Il 31 dicembre 1971 l’IBI assorbì anche il
Banco di Credito Generale di Bologna.
Nel 1982 il pacchetto azionario fu interamente
acquisito dalla Cariplo, che il 12 dicembre 1991
incorporò l’Istituto, che in quel momento aveva 79
sportelli tra sedi e filiali, alcuni dei quali posti in
palazzi di pregio.
Il lavoro di riordino, scarto, inventariazione e parziale digitalizzazione del patrimonio fotografico degli
immobili di questa banca è stato recentemente portato a termine e costituisce una fonte di informazioni significativa a completamento dei verbali e dei
bilanci dell’Istituto, anch’essi inventariati.
Composto da oltre 3000 fotografie, il nucleo è
costituto da due serie: la prima, più consistente, è
dedicata agli stabili di proprietà; la seconda agli
eventi e fiere a cui l’istituto ha partecipato (un centinaio di positivi, di diverso formato, in bianco e
nero e a colori, che riguardano alcuni stand allestiti
Particolare della facciata, ante 1930
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IBI, Bologna: sede di via Indipendenza 4, 1990
(foto Filippo Occhino)
dall’IBI nelle più importanti fiere tra il 1979 e il
1986).
Il nucleo di immagini che ritrae sedi, agenzie
e sportelli è costituto da positivi, diapositive e
negativi di diverso formato a colori e in bianco e nero, originariamente raccolti in quaderni ad anelli. Sono state scattate in due
diversi momenti: da un alto le fotografie prodotte dall’IBI tra gli anni Settanta e Ottanta;
dall’altro le foto più recenti, prodotte dal Servizio Tecnico della Cariplo nei mesi appena
precedenti l’incorporazione.
Le fotografie degli anni Settanta e Ottanta
testimoniano i lavori di ristrutturazione o
ampliamento delle agenzie, oltre a riprendere lo stato di fatto degli esterni e degli interni degli stabili. Un elemento distintivo dei servizi è la presenza di personale al lavoro, della
clientela e degli arredi interni, abbelliti anche
da alcune opere d’arte, come l’interno della
Sede di Bologna, ritratto dal noto Studio Villani, definito in una recente mostra organizzata dall’Archivio Alinari “il più importante
atelier fotografico italiano del XX secolo”.
All’interno di questo nucleo sono state ritrovate diverse fotografie più vecchie, che raffiguravano le stesse filiali IBI occupate da banche attive prima della creazione dell’istituto e
poi confluite in esso.
All’approssimarsi della fusione, fra 1990 e
1991, un fotografo che aveva già operato a
più riprese per la Cariplo fu incaricato di produrre una sorta di reportage sul patrimonio
immobiliare dell’IBI: si tratta di Filippo Occhino, un professionista che si era diplomato
all’Istituto di Stato di Fotografia e Cinematografia di Roma e aveva lavorato a Milano, a
Roma e in alcune città europee. Nei suoi servizi compaiono per ciascuna filiale l’entrata, il
salone del pubblico, gli uffici e, quando presenti, la Direzione, i locali archivio, il caveau.
In essi vi è la testimonianza dei lavori, con
particolari strutturali degli stabili in seguito
venduti o utilizzati da Cariplo. Sono qui
documentate le diverse fasi di cantiere, dagli
scavi per le fondazioni alle decorazioni degli
interni.
…e ora tocca a voi!
Chiediamo l’aiuto dei nostri lettori per la raccolta di documenti,
fotografie, oggetti, video che
possano integrare il patrimonio
archivistico dell’IBI, così da
aggiungere informazioni a quelle
possedute fino ad oggi.
Scrivete a: [email protected] oppure [email protected]
Banca Torinese Balbis e Guglielmone, Ivrea:
sede di corso Costantino Nigra 60, metà anni ‘60
(foto Italfoto)
Banco de Italia y Rio de la Plata, Genova: sede
di Piazza Fontane Marose 1, ante 1935
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INVENTARI
TESTIMONIANZE
La gestione degli ammassi alimentari
durante la Seconda guerra mondiale
Memorie sul Museo
Lombardo di storia
dell’agricoltura
Le carte del Servizio Filiali Italiane permettono di approfondire
il ruolo della Comit
Giacomo M. Basssi
Ricercatore in storia dell’agricoltura
Carla Cioglia e Guido Montanari
Si è recentemente conclusa l‘inventariazione
dell’Archivio della Segreteria del Servizio Filiali
Italiane, al cui interno vi è un consistente nucleo
(175 faldoni) di carte relative alla Seconda guerra
mondiale, concernenti l’applicazione delle leggi di
guerra, la gestione degli ammassi dei generi
alimentari e, di grande rilevanza storica, le pratiche
relative alla confisca dei beni ebraici e alla cessione
alla Jugoslavia nell’immediato dopoguerra delle
filiali istriane.
Nato alla fine degli anni Venti in forma volontaria
e a difesa dei piccoli produttori, l’istituto
dell’ammasso venne sancito per la prima volta
nella legislazione italiana nel 1935, solo per il
grano, e assunse carattere obbligatorio nel 1936.
La concentrazione dei prodotti agricoli garantiva,
da un lato, la sicurezza nello smercio delle
produzioni e dall’altro forniva la possibilità ai
produttori di incassare, subito dopo il raccolto e
alla consegna della merce ai Consorzi agrari
provinciali, un anticipo a un prezzo provvisorio con
diritto di conguaglio. I Consorzi agrari, “fascistizzati” nel 1938 nei Consorzi provinciali dei
produttori, contribuirono alla costruzione nel
paesaggio agrario di tutto il Paese di diverse
centinaia di moderni silos per l’immagazzinamento dei prodotti alimentari, ancora oggi
presenti diffusamente nel territorio.
Se nei primi anni gli ammassi erano solo relativi ai
cereali, con lo scoppio della Seconda guerra
mondiale si estesero a svariati prodotti, da quelli di
uso più comune, come olio, lana, latte e latticini,
noci e nocciole, canapa e bozzoli da seta, a quelli
più particolari e meno utilizzati come bergamotto,
ginestre, manna, paglie di linosa, pinoli, pistacchi
e zafferano. Via via che le condizioni economiche
peggioravano in Italia - compresa la produzione di
generi alimentari che nel 1943 subì un vero
proprio crollo - l’istituto degli ammassi venne
sempre più considerato dai contadini come uno
strumento burocratico e oppressivo; così venne
spesso aggirato, non consegnando molte derrate
alimentari che, oltre al sostentamento dei singoli,
in molti casi finirono ad incrementare i primi
fenomeni di “borsa nera”. Nelle zone liberate e, in
generale, nell’immediato dopoguerra, gli ammassi
vennero comunque mantenuti per sopperire alla
drammatica penuria di cibo per la popolazione,
ma con la ripresa della produzione interna e degli
scambi internazionali vennero sempre più ridotti
fino alla loro scomparsa nei primi anni Cinquanta.
Nelle carte del Servizio Filiali Italiane si trova
testimonianza della partecipazione della Comit al
Manifesto sull’ammasso dell’olio prodotto
nella campagna 1943-44, 11 ottobre 1943
finanziamento a favore dei Consorzi provinciali per
gli anticipi sugli ammassi (35 faldoni), e del lavoro
svolto per estendere alle banche di interesse
nazionale (BIN) questa attività affidata inizialmente
agli istituti autorizzati all’esercizio del credito
agrario, come le Casse di risparmio e i Monti di
pietà.
Dopo una parte generale, sono state ordinate
alfabeticamente le pratiche relative ai singoli
ammassi in cui prevalgono i cereali insieme alla
lana e all’olio: per ogni singolo prodotto si trova
una parte dedicata alla normativa generale ed una
seconda parte di corrispondenza tra la Segreteria
del Servizio Filiali Italiane e le singole filiali della
Comit che offre uno spaccato della portata dei
finanziamenti per le singole regioni. Segue la
documentazione relativa ad altre forme di
controllo della produzione alimentare (ad esempio
i vincoli su patate e legumi, la distribuzione del
vino), e agli enti che si occupano di produzione,
lavorazione e di allevamento e macellazione del
bestiame.
La mia collaborazione con il Museo
Lombardo di Storia dell’Agricoltura
di Sant’Angelo Lodigiano iniziò
nell’autunno 1979 all’atto di destinare a nuova collocazione i materiali raccolti nel “Museo della Civiltà contadina per il Lodigiano” di
Zorlesco di Casalpusterlengo,
dismesso dopo circa tre anni dall’apertura.
Grazie ad un rapporto di cordiale
amicizia che già da anni mi legava
ai professori Giuseppe Frediani e
Gaetano Forni, divenne logico e
naturale il riferimento con il Museo
Lombardo di Storia dell’Agricoltura, fondato nel 1975, che aveva a
disposizione vari spazi presso il
Castello Morando Bolognini in
Sant’Angelo Lodigiano.
Ricordo il professor Elio Baldacci,
presidente (già preside della facoltà
di Agraria, ente promotore del
Museo), il professor Frediani,
anima e motore dell’iniziativa, il
professor Forni, consulente scientifico che si occupava fattivamente
della raccolta dei documenti e
materiali, la dottoressa Francesca
Pisani, infaticabile organizzatrice
che seguiva le varie fasi dell’allestimento del Museo.
Fra gli istituti di credito che collaborarono alla realizzazione vi era la
Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde, sezione di Credito
Agrario, che intervenne a varie
riprese non soltanto nella fase di
preparazione ed allestimento del
Museo (anni 1978-1981) ma
anche, dopo l’apertura al pubblico,
nelle opere di recupero di attrezzature, nella manutenzione e nei
nuovi allestimenti espositivi.
Probabilmente la Cassa di Risparmio
intervenne per l’acquisto del mezzo
furgonato FIAT 238 utilizzato per il
recupero ed il trasporto dei reperti
agricoli e sostenne l’edizione del
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INVENTARI
Le carte e le fotografie del Centro per l’incremento
della orto-floro-frutticoltura di Minoprio
L’intervento della Cariplo a favore della formazione
e ricerca scientifica in agricoltura
Federica Brambilla e Maura Dettoni
Minoprio, particolare di un laboratorio, anni 1960
(Publifoto)
È appena terminato il lavoro di ordinamento e
inventariazione delle carte e delle fotografie relative
al “Centro per l’incremento della orto-floro-frutticoltura” di Minoprio.
La ‘riscoperta’ di questo archivio aggregato all’interno
del patrimonio archivistico della Cariplo contribuisce a
gettare luce sul ruolo della Cassa di Risparmio delle
Provincie Lombarde nello sviluppo e nella crescita dell’agricoltura lombarda, partendo dalle fondamentali
attività della formazione e della ricerca.
Il Centro di Minoprio fu costituito dalla Sezione di Credito agrario della Cariplo nella seduta del Consiglio di
Amministrazione del 29 dicembre 1961 con lo scopo
di istituirvi “corsi di qualificazione e perfezionamento
di tecnici nei settori floricolo, frutticolo e orticolo”.
Obiettivo primario del progetto era infatti l’attuazione
di “un programma per la formazione di tecnici specializzati... di cui si avvertiva la penuria nella regione
lombarda, ed in genere nell’intero Paese”.
La sua sede, collocata nella settecentesca Villa Raimondi all’interno di una grande tenuta di circa 60
ettari, diventò dunque un centro di didattica e ricerca, ospitando non solo una scuola di durata triennale, ma anche l’Istituto di ricerche orticole che, a partire dalla sua costituzione del 1965, si distinse per la
ricerca scientifica soprattutto in campo genetico e
patologico.
L’archivio del Centro lombardo è composto da 6 serie
che raccolgono i registri verbali del Consiglio di Ammi-
nistrazione, del Comitato Esecutivo, della Presidenza,
dei Revisori dei Conti; i bilanci e la documentazione
varia. Le serie sono pressoché complete e illustrano
tutta la vita del Centro dalla sua costituzione alla cessione nel 1981 a Regione Lombardia, che attualmente lo gestisce attraverso la Fondazione Minoprio.
Accanto alle carte amministrative, particolarmente
interessanti risultano i fascicoli sulla organizzazione
della scuola: la documentazione mette in luce gli
aspetti più concreti della didattica e della gestione
della struttura, non tralasciando i rapporti con il
Provveditorato e il lavoro di raccolta fondi e assegnazione di borse di studio per gli alunni. Anche le
visite al Centro, le collaborazioni con altri enti e il
lavoro dell’Istituto di ricerche orticole trovano spazio
all’interno del fondo che si chiude con le pratiche di
cessione del complesso e la creazione, dopo lunghe
trattative, di una Fondazione.
Il Centro di Minoprio ha costituito un’eccellenza
anche per la sua dotazione: i terreni comaschi sono
stati allestiti con serre e strutture ad alta tecnologia
e per la ricerca sono stati messi a disposizione laboratori molto attrezzati e all’avanguardia.
Le fotografie del Centro costituiscono una significativa fonte complementare alle carte; sono anch’esse
state oggetto di catalogazione e mostrano una
struttura scientifico-didattica viva e prestigiosa.
Nella serie, composta da circa 300 fotografie tra
positivi in bianco e nero e diapositive di diverso formato, sono infatti conservate fotografie delle aule,
della segreteria e del dormitorio in cui possono essere visti gruppi di studenti durante i diversi laboratori; un nucleo rilevante è rappresentato dalle fotografie delle serre, dei campi coltivati e dalle strutture annesse al complesso scolastico. La presenza del
personale docente e di numerosi alunni rende queste immagini particolarmente interessanti per la
ricostruzione della vita quotidiana della scuola.
Scattate negli anni Sessanta, sono state per la maggior parte eseguite dagli studi fotografici Publifoto e
Elle2 di Milano; di quest’ultimo sono da segnalare
alcuni scatti raffiguranti gli studenti durante diverse
attività nei campi e nelle serre, apprezzabili per l’uso
della luce e per la composizione delle inquadrature.
Un piccolo nucleo è dedicato agli eventi: fiere, corsi
di aggiornamento professionale e partecipazione o
organizzazione di mostre (tra cui la Mostra Nazionale del Crisantemo, ben nota agli appassionati di floricoltura); occasioni internazionali quale, ad esempio, il convegno di studi per i divulgatori di base dei
paesi dell’area mediterranea (marzo 1969), di cui le
fotografie sono preziosa testimonianza visiva.
catalogo-guida del Museo e dei successivi aggiornamenti, dove era
elencata tra gli Enti sostenitori.
Molto probabilmente, nel 1982,
intervenne sulla realizzazione della
copertura dello spazio del deposito
aratri e attrezzi per la lavorazione
del latte. Nella primavera del 1984
partecipava al finanziamento della
mostra “Acque chiare e terre feconde” (storia della marcita lombarda)
presso l’Abbazia di Chiaravalle di
Milano; nel 1986 sostenne la pubblicazione dell’opuscolo “Idee e
programmi per un moderno museo
dell’agricoltura” e nel 1988 la pubblicazione “Gli strumenti di lavoro
tradizionali lodigiani e la loro storia:
l’aratro e il carro lodigiani nel contesto storico padano” di Giacomo
Bassi e Gaetano Forni
Il 15 maggio 2004, in occasione
delle celebrazioni del venticinquesimo anniversario di fondazione del
Museo, a ricordo delle varie attività
di finanziamento, venne conferita
al presidente della Fondazione Carplo un diploma di benemerenza
con medaglia.
Le carte riguardanti il Museo Lombardo di storia dell’agricoltura
sono conservate nella serie dei
documenti della segreteria del Credito agrario della Cariplo. Sono
raccolte in due fascicoli che parlano della costituzione del “Centro
di studi e ricerche di museologia
agraria”, nucleo che darà vita nel
1979 al museo. Oltre alle carte
amministrative costituite dalle
nomine del membro rappresentante la Cariplo nel CdA del Centro, si
segnala un articolo di giornale che
parla del congresso mondiale dei
musei agricoli, organizzato dall’Associazione Italiana Musei Agricoli AIMA del 1992 e ospitato dal
museo di Sant’Angelo Lodigiano.
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