Archivio Storico NEWSLETTER N. 26-27 OTTOBRE 2015 news In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Eventi Inventari / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche e Audiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità IN QUESTO NUMERO EDITORIALE IN PRIMO PIANO Intercettare sentimenti e bisogni dell’attualità “Salvi e intattissimi” Nelle carte dell’Archivio storico il salvataggio degli Ori di Taranto durante la Seconda guerra mondiale IN QUESTO NUMERO p. 1 FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE La sezione multimediale La collezione audio e video aperta al pubblico p. 6 CURIOSITÀ La Casa del Manzoni “ritrovata” Nel 1941 l’immobile fu donato dalla Cariplo al Comune di Milano p. 3 Francesca Pino In questo numero doppio presentiamo l’ultima Monografia prodotta dal documentarista Francesco Morra per l’Archivio storico su una vicenda rimasta sconosciuta per decenni fino all’avvincente narrazione odierna. È un capitolo che si inscrive nella tematica dei “Monuments Men”, attivi non solo nei settori specializzati dei beni culturali di allora, ma anche nel mondo bancario. È chiaro che anche oggi professionisti e cittadini possono cooperare per scongiurare improvvisi eventi negativi che mettano a rischio la continuità della tutela di testimonianze e beni culturali importanti; infatti anche in tempo di pace si pro- ducono, purtroppo, brusche battute di arresto. Legata all’oggi, e al benemerito restauro di Casa Manzoni a opera di Intesa Sanpaolo, è la ‘riscoperta’ di come la Cariplo donò l’immobile alla Città di Milano, sulla scorta di documenti in parte inediti. Meritano un adeguato rilievo anche gli avanzamenti interni del lavoro, come il decollo della sezione multimediale e la comparsa di un’attività didattica più strutturata rispetto alle lezioni e seminari tenuti dall’Archivio storico negli ultimi anni. Chiudono il numero le notizie sulle recenti campagne di riordino e inventariazione. IN PRIMO PIANO Didattica presso l’Archivio storico Il progetto di indicizzazione dei verbali Cariplo 1899-1908 p. 4 IN REDAZIONE Direzione Francesca Pino Coordinamento Barbara Costa Realizzazione editoriale Nexo, Milano Hanno collaborato a questo numero Giacomo M. Bassi Federica Brambilla Carla Cioglia Maura Dettoni Matteo Fratangeli Giulia Maffina Germano Maifreda Guido Montanari Francesco Morra Giuseppe Recchia Giovanni Secchi Davide Spinelli Newsletter a cura di Archivio Storico Intesa Sanpaolo Via Morone 3 - 20121 Milano IN PRIMO PIANO La Banca Commerciale Italiana e la protezione degli Ori di Taranto durante la Seconda guerra mondiale Francesco Morra Che fine hanno fatto i nostri Ori di Taranto? Era questo il senso di un’accorata missiva che giungeva sui tavoli del Ministero dell’Educazione nazionale dell’Italia Liberata, a Roma, il 2 agosto 1944. A spedirla un preoccupato soprintendente ai Beni archeologici di Taranto, Ciro Drago: dall’8 settembre 1943, data dell’armistizio, a causa delle comunicazioni impossibili tra nord e sud Italia, non si avevano più notizie sulla sorte degli Ori che dal 2 febbraio 1943 erano stati depositati presso il Centro contabile della Banca Commerciale Italiana a Parma. Il tesoro era stato trasportato in Emilia da un giovane funzionario della Soprintendenza tarantina, Valerio Cianfarani, su disposizione del ministro Giuseppe Bottai che riteneva i caveau della Comit il luogo più sicuro per resistere ai bombardamenti aerei Alleati che in quel momento stavano colpendo il Sud Italia. Ma ora, da quasi un anno, la sorte dei 222 gioielli dell’arte orafa della Taranto ellenistica, prodotti tra il IV e il II secolo a.C. - tra cui anche il diadema di Opaka dalla “Tomba degli Ori di Canosa di Puglia” - Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 2015 2 Napoli-Portici 22-23 ottobre 2015 Archivio storico Enel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa L’Archivista d’impresa. Corso di formazione. Modulo base. Il corso, giunto alla sua quarta edizione e per la prima volta proposto in una regione del Sud Italia, si pone l’obiettivo di fornire - a chi è già in possesso degli elementi base della formazione archivistica o a chi già opera in un’azienda e si occupa di organizzarne gli archivi - gli strumenti e le informazioni necessarie per operare all’interno di realtà per definizione attente all’efficienza organizzativa e al contenimento dei costi, senza trascurare gli obiettivi culturali e la specificità della professione. Docenti responsabili: Francesca Pino, Direttrice Archivio storico Intesa Sanpaolo e Coordinatrice GIAI-Gruppo Italiano Archivisti d’Impresa dell’ANAI; Augusto Cherchi, Alicubi srl, Vicepresidente ANAI. Lezioni di: Barbara Costa, Archivio Storico Intesa Sanpaolo; Lucia Nardi, Responsabile Archivio Storico ENI; Maria Emanuela Marinelli, Soprintendenza Archivistica per il Lazio; Paolo De Luce, Archivio Storico Enel; Ernesto Petrucci, Fondazione FS Italiane- Referente Biblioteca Archivi; Oreste Orvitti Fondazione FS Italiane. Entrata dal parco del Centro Contabile, cartolina postale, primi anni Quaranta (foto Libero Tosi) Info: www.anai.org era avvolta dal mistero. Gli Ori erano ancora a Parma? La Banca Commerciale aveva adempiuto al suo dovere di custodia e protezione? Il ministro Guido De Ruggiero, tramite il Ministero degli Esteri chiedeva i buoni uffici della Santa Sede, che attraverso il cardinale di Milano Ildefonso Schuster, confermava, nel novembre 1944, la presenza del tesoro presso la Banca Commerciale. Ma, contemporaneamente, anche il Ministero dell’Educazione Nazionale della Repubblica Sociale Italiana si interessava alla sorte degli Ori. Ispettore ministeriale della RSI era infatti Renato Bartoccini, già direttore del Museo di Taranto, che nel dicembre 1944 si presentava a Parma richiedendo la consegna del tesoro per “trasportarlo al nord” recando con sé una lettera del ministro Carlo Alberto Biggini. Il direttore della filiale emiliana, Giuseppe Allegri, si insospettiva e sceglieva di guadagnare tempo rimandando la consegna e informando prontamente la Direzione Centrale di Milano, nelle persone di Corrado Franzi e Antonio Rossi che, a partire da quel momento, prendeva in mano direttamente la situazione, adottando le massime tattiche dilatatorie per evitare la consegna dei preziosi alla RSI. Anche quando il Ministro Biggini faceva emanare, nel marzo 1945, un Ordine di consegna immediata. Un’incredibile storia che emerge dalla carte conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio storico Intesa Sanpaolo dunque: due Ministeri dell’Educazione nazionale contrapposti, le drammatiche vicende e avventure di due dei più importanti soprintendenti d’Italia - Bartoccini e Cianfarani - il Ministero degli Esteri dell’Italia Liberata, il Vaticano come intermediario per la ricerca di informazioni, per un’avvincente caccia al tesoro. E la ferrea volontà e determinazione della Direzione Centrale della Comit nell’adempiere al proprio impegno di difendere e tutelare uno dei più importanti tesori archeologici italiani: gli Ori di Taranto che alla fine della guerra sarebbero rimasti “salvi e intattissimi” nei caveau blindati di Parma. E che ancor oggi sono visitabili al MARTA di Taranto. Francesco Morra è autore della settima “monografia” dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo intitolata “Salvi e intattissimi”. La Banca Commerciale Italiana e la protezione degli ori di Taranto (1943-1945). La pubblicazione può essere richiesta inviando una mail a [email protected] Genova 12 novembre 2015, ore 9-17 Archivio di Stato, via Santa Chiara 28/R Un archivio per l’impresa. Problemi e prospettive di conservazione. Giornata di studi. La sessione pomeridiana, dedicata a “casi studio liguri”, sarà moderata da Francesca Pino, direttrice Archivio storico Intesa Sanpaolo e responsabile Gruppo Italiano Archivisti d’Impresa – GIAI. Info: www.bibliotecadisardegna.it Roma 2 dicembre 2015, ore 18 Palazzo Altieri – Sede ABI Piazza del Gesù 49 “Banche e Banchieri per la ricostruzione. I protagonisti della nuova ABI nel 1945”. Presentazione del volume rievocativo dei principali banchieri che nel mese di settembre 1945 decisero di dare nuovamente vita all’Associazione Bancaria Italiana (ABI). L’Archivio storico Intesa Sanpaolo ha partecipato al volume attraverso la redazione dei medaglioni biografici di Gian Luigi Dones, Camillo Giussani, Stefano Jacini, Giovanni Malagodi, Raffaele Mattioli, Franco Ratti di Desio, Stefano Siglienti. Il volume è in corso di stampa. Parma, succursale di Piazza Garibaldi 7, ante 1938 (foto Alberto Montacchini) Info: www.abi.it Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 2015 3 CURIOSITÀ TESTIMONIANZE La casa del Manzoni “ritrovata” «I progetti manzoniani di Mattioli» Alla vigilia della riapertura dopo i restauri, l’Archivio storico ricorda come la Cariplo donò l’immobile alla Città di Milano Barbara Costa Come ricordava nel 1988 Giancarlo Vigorelli, il poeta Delio Tessa, per sottolineare la sacralità di quel luogo, consigliava di entrarvi lasciando le scarpe fuori dalla porta: “anche le scarpe che scricchiolano infastidiscono. Bisognerebbe lasciarle alla porta e camminare in pantofole”. La casa in cui Alessandro Manzoni visse dal 1813 al 1873, a Milano fra piazza Belgioioso e via Morone 1, in questi mesi è stata oggetto di un radicale intervento di restauro finanziato da Intesa Sanpaolo. Ma forse non tutti sanno che il legame fra l’Istituto bancario odierno e questo storico edificio ha radici molto lontane. Messo in vendita dai discendenti appena dopo la morte dello scrittore, venne ceduto al conte Bernardo Arnaboldi Cazzaniga per 280.000 lire. Nel 1918, alla morte dell’Arnaboldi, passò ad Attilio Villa mentre il giardino fu scorporato e venduto a Benigno Crespi, che poi lo cedette nel secondo dopoguerra alla Banca Commerciale Italiana. Intanto la casa passò di mano in mano. Come ricordava Giovanni Titta Rosa in un testo tuttora inedito intitolato “Il Centro Manzoniano”, scritto pochi mesi dopo l’istituzione del Centro Nazionale di Studi Manzoniani, l’8 luglio 1937, la casa “era in mano di privati; c’era la sede d’una piccola banca, e a pianterreno persino un’associazione di fotografi “ [ASI-BCI, Carte di Giovanni Titta Rosa, cart. 2, fasc. 1]. Nella seduta della Commissione Centrale di Beneficenza (CCB) del 14 luglio 1938, anche per sollecitazione del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Bottai, la Cariplo diede esecuzione al r.d.l. 17 marzo 1938 n. 193 convertito in legge 4 giugno 1938 n. 887 “concernente l’acquisto da parte di questa Cassa di Risparmio, mediante espropriazione, della casa ove Alessandro Manzoni abitò in Milano, via Morone”. Il decreto del 17 marzo stabiliva che la Cassa di Risparmio potesse procedere all’acquisto “per causa di pubblica utilità”, e che l’edificio sarebbe stato assegnato “in perpetuo” al Centro Nazionale per gli Studi Manzoniani. La perizia, effettuata dall’ingegner Ferrini, valutò lo stabile un milione e quattrocentomila lire, somma che la Cariplo fu autorizzata dalla CCB a depositare presso la Cassa Depositi e Prestiti al fine di poter procedere con l’esproprio. Il 20 marzo 1941, con rogito del notaio Pedalino, si formalizzò la donazione al Comune di Milano “allo scopo di favorire la istituzione e l’attività del Centro di Studi Manzoniani costituito dallo Stato”, come si evince dal bilancio dell’esercizio 1941 della Cariplo. Giovanni Spadolini Si trascrive qui integralmente l’articolo del senatore Giovanni Spadolini uscito sul settimanale “Epoca” il 19 agosto 1973 a pochi giorni dalla scomparsa di Raffaele Mattioli, il 18 luglio. La facciata decorata in cotto e l’ingresso da piazza Belgioioso, 1987 (foto Nino de Angelis) A destra: l’accesso da via Morone 1, 1987 (foto Nino de Angelis) Nino Gutierrez, capo della segreteria di Presidenza, in un articolo pubblicato nel 1972 nella rivista «Ca’ de Sass» intitolato Le confidenze di un manzoniano raccolte nell’ambiente milanese, affermava che la cifra complessiva sborsata dalla Cassa per l’acquisto aveva raggiunto la cifra di lire 1.537.294, 55. Nel 1973, in occasione del 150° della fondazione della Cassa di Risparmio e del centenario della morte dello scrittore, l’istituto di credito finanziò un grande restauro della Casa a cui seguirono altri interventi nel 1987, in ricordo del cinquantesimo dell’istituzione del Centro. Nino Gutierrez, Le confidenze di un manzoniano raccolte nell’ambiente milanese, «Ca’ de Sass», n. 37, gennaio-marzo 1972, pp. 46-50 [riedizione dell’intervento apparso su “Diocesi di Milano”, febbraio 1972]. Gianfranco Vigorelli, La Casa del Manzoni, «Ca’ de Sass», n. 102, giugno 1988, pp. 73-79. È morto Raffaele Mattioli. Un mondo, un certo mondo milanese e non solo milanese, si è chiuso. Si volta pagina; ed è sempre peggio. Grande banchiere umanista; finanziere corretto dalla prudenza della storia; uomo dai larghissimi interessi culturali, nutrito da una religione, che era poi la religione del Risorgimento (respirata nel suo Abruzzo, rivissuta nel sodalizio con Croce). Il meglio di sé stesso Mattioli lo ha lasciato nella conversazione: un po’ come un liberale della vecchia scuola altrettanto amico di Croce, Alessandro Casati. Gran lettore e raccoglitore di libri, Mattioli; e perciò pudico, rattenuto, quasi perplesso davanti alla pagina bianca. Non molti manoscritti inediti; forse il testo più piccante, più rivelatore, sarà quell’ampio saggio di interpretazione e di scavo manzoniano sulla figura di don Ferrante cui stava lavorando da anni. L’ho rivelato a Perugia, inaugurando, con l’amico Valitutti, l’anno accademico dell’Università per stranieri; il tema è stato ripreso da Mario Soldati, sul Giorno, con altri toccanti particolari, sui colloqui dello scomparso col prefetto della Biblioteca Ambrosiana, sulla sua fame di documenti e di testi. Singolare assonanza fra il laico crociano e il grande cattolico liberale! Quasi una vita trascorsa da Mattioli nel palazzo della Banca Commerciale che guarda sui giardini della leg- Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 4 2015 IN PRIMO PIANO Didattica presso l’Archivio storico Il progetto di indicizzazione dei verbali della CCB Cariplo 1899-1908 Barbara Costa e Germano Maifreda La scorsa primavera l’Archivio storico ha ospitato dieci studenti della laurea magistrale in Storia dell’Università degli Studi di Milano per un modulo di venti ore del corso di Storia e documentazione d’impresa tenuto da Germano Maifreda. Gli studenti sono stati invitati, sotto la guida di Barbara Costa, a cimentarsi nell’indicizzazione di dieci anni di verbali della Commissione Centrale di Beneficenza della Cariplo, dal 1899 al 1908; un “memorabile tempo di prosperità”, come scrisse Riccardo Bachi nella Storia della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde 1823-1922, caratterizzato dalla “partecipazione della Cassa al rinnovamento della vita nazionale”, periodo che si chiuse con la crisi bancaria del 1907-1908. Agli studenti è stato richiesto un ruolo attivo: in coppia, hanno compilato direttamente sul database xDams le schede indice, che poi sono state uniformate e corrette a cura dell’Archivio storico prima di essere pubblicate on-line, cosa che avverrà tra breve. Gli indici dei verbali, già presenti per altre banche sul sito dell’Archivio storico, risultano essere uno strumento di grande utilità per i ricercatori. Il valore aggiunto dei verbali della Cariplo sta nella presenza degli atti istruttori insieme alle delibere. In questi volumi, rilegati in sequenza cronologica come brogliacci originali completi di allegati, si possono trovare lettere, telegrammi, opuscoli a stampa, relazioni e note che costituiscono un complemento fondamentale per ogni approfondimento. Al termine del modulo, gli studenti sono stati invitati a compiere una esercitazione su base volontaria volta ad approfondire una delibera o un argomento a scelta: l’obiettivo era quello di produrre un breve elaborato da offrire alla Newsletter. Prima di lasciare spazio ai primi tre approfondimenti prodotti - gli altri saranno pubblicati nei gendaria casa di Alessandro Manzoni, la casa che si affaccia sulla piazza Belgioioso. Una comunanza di ispirazioni, di letture, di esperienze. Una frequentazione, col mondo dei Promessi Sposi, in cui tornava sovrano il gusto dell’antiretorica dominante in tutta l’opera manzoniana, il senso geloso e riservato del rapporto fra la coscienza e Dio, la fuga da ogni ostentazione. Raffaele Mattioli ha portato con sé nella tomba i progetti e i propositi di studi manzoniani; ma lo spirito della sua lezione sopravvive alla scomparsa dell’uomo, in quella vicinanza non solo geografica ma anche spirituale che unì il senatore di via Morone al banchiere di via Morone, nel rispetto del mondo dei padri. Lo stesso mondo faceva dire a don Benedetto: “Io sono di coloro che si riaprono alla gioia quando trovano anche nel nuovo la compagnia dei padri e degli avoli”. CURIOSITÀ Il finanziamento del restauro del Castello Sforzesco Davide Spinelli Commissione Centrale di Beneficenza, volume dei verbali delle adunanze 1903-1904. Allegati A e B della seduta del 16 aprile 1903 prossimi numeri - ecco i nomi degli studenti che hanno affrontato con entusiasmo la sfida che è stata loro proposta: Silvana Antimi, Michele d’Auria, Matteo Fratangeli, Alice Lovati, Gabriel Oji, Chiara Maria Pozzati, Giuseppe Recchia, Martina Setti, Davide Spinelli, Francesco Testin. CURIOSITÀ Il notaio Stefano Allocchio Una personalità da riscoprire Giuseppe Recchia In tutto il nord d’Italia, il mese di gennaio del 1903 fu particolarmente freddo, con temperature sotto lo zero, per correnti provenienti da Est, che ne lambivano i confini orientali. “L’Eco del Popolo. Gazzetta di Crema” del giorno 10 di quel gennaio ci dà notizia della scomparsa improvvisa, alle 8,20 della mattina del giorno precedente, per “un insulto cardiaco” che lo ha colto nel suo stu- dio, dove era al lavoro, dell’illustre notaio cremasco Stefano Allocchio, operante nel capoluogo lombardo, membro della Commissione Centrale di Beneficenza della Cassa di Risparmio di Milano, dal 1883 fino al decesso. Allocchio, nato a Crema l’8 dicembre 1838, fu per anni il notaio di fiducia di illustri famiglie lombarde, ma anche di aziende e istituzioni culturali (rogò, ad Anche la Cariplo partecipò al grande restauro del Castello Sforzesco. Tra il 1891 e il 1905 la rocca milanese tornò allo splendore. La Commissione Centrale di Beneficenza approvò la concessione di un sussidio di ben 100.000 lire “per concorrere... nella spesa che il Comune di Milano deve incontrare per riedificare le due cortine fiancheggianti nel Castello Sforzesco l’erigenda Torre del Filarete, allo scopo di collocarvi le Scuole per l’insegnamento dell’Arte industriale”, si legge nei verbali della riunione del 18 maggio 1903; “la detta somma Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 5 2015 esempio, nel dicembre 1899, l’atto di costituzione della Casa di Riposo per Musicisti-Fondazione Giuseppe Verdi). Fu autore di diversi volumi sulla Cassa di Risparmio: Il Credito Fondiario e il suo ordinamento in Italia secondo la Legge 14 Giugno 1866 (Milano, Tipografia Perseveranza, 1867); Sullo sviluppo e sull’amministrazione della Cassa di Risparmio di Milano (Milano, Tipografia di Emilio Civelli e C., 1871); Il Credito Fondiario in Italia (Milano, Hoepli, 1880); La Cassa Centrale di Risparmio di Milano e le Provincie Lombarde (Milano, Hoepli, 1886); La beneficenza e le sovvenzioni a scopo di utilità pubblica presso La Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde (Milano, Hoepli, 1902), pubblicato pochi mesi prima della morte. Nella seduta del 5 febbraio 1903 il presidente Giuseppe Speroni ricorda l’illustre componente; il testo della commemorazione è conservato come allegato al verbale della seduta. Ne riproponiamo la trascrizione integrale in calce a questo pezzo. Ai funerali che si svolsero lunedì 12 alle ore 13 partecipò una delegazione composta da Adamo Degli Occhi, membro del Comitato Esecutivo, con il segretario Gerolamo Viganoni, “accompagnati da quattro portieri”. Nella seduta CCB del 26 febbraio 1903, vengono estesi a tutti i membri della Commissione i ringraziamenti della vedova Carlotta Zappa e del figlio Pietro, di cui si conserva documentazione nel fascicolo personale a lui intestato. Nella seduta CCB del 29 ottobre 1903, inoltre, troviamo memoria di un’iniziativa dell’Amministrazione di Crema a ricordo di Stefano Allocchio per il 1° novembre 1903 e della designazione a presenziare del commissario, avvocato, Alfonso Barinetti, presidente del Consiglio provinciale di Cremona, sostituto di Allocchio nella CCB, già membro del Comitato promotore dell’iniziativa stessa. L’estensore dell’articolo sulla “Gazzetta di Crema”, citato all’inizio, fu il conte Fortunato Marazzi, politico e scrittore cremasco, generale eroe della Prima guerra mondiale. Molto legato al suo territorio d’origine, egli, scrivendo dell’amico e maestro, volle mettere in evidenza soprattutto il suo impegno a favore della popolazione più povera, dei bambini indigenti, afflitti dalle malattie della miseria, la scrofolosi, la pellagra, il rachitismo, l’insufficienza alimentare; nei verbali della CCB, infatti, sono numerosi gli interventi di Allocchio per promuovere provvedimenti a favore di strutture che si occupavano di queste problematiche. Commemorazione del Comm.re D.r Stefano Allocchio* Assai mesta onorevoli colleghi è la prima parola che io debbo oggi rivolgervi, poiché essa rispecchia il dovere dell’animo mio e quello dell’animo vostro nel dover constatare che nell’odierna riunione manca la nobile e cara figura del collega ed amico D.r Stefano Allocchio, che ci venne improvvisamente rapito. Da più di vent’anni egli faceva parte della nostra Amministrazione, e voi siete con me concordi nel riconoscere come questa avesse in lui un autorevolissimo consigliere, una guida ardita e sicura nella ricerca di nuovi orizzonti. Uomo di vasta coltura, competentissimo in tutte le discipline che riguardano il nostro Istituto, egli pubblicò pregevoli lavori in materia e specialmente sul Credito Fondiario e sulla Beneficenza, facendosi con quelli antesignano di riforme e di progressi. Egli fu dell’Amministrazione anche valente difensore poiché non si peritò di scendere in lizza contro valorosi oppositori per difendere le tradizioni e le manifestazioni di questo Istituto. Ove egli in principal modo e con speciale amore ebbe da ultimo a volgere i suoi studi nel campo della beneficenza e della previdenza allo scopo preciso di renderle sempre più consertanee allo spirito dei tempi nuovi, studi che egli coronò in quella dotta ed apprezzatissima pubblicazione sulla beneficenza e le sovvenzioni di utilità pubblica presso la nostra Cassa di Risparmio. Ed è doloroso che la efficace sua cooperazione ci venga a mancare proprio in oggi,c he siamo qui convenuti per gettar la base di un opera importantissima di beneficenza che stavagli tanto a cuore e che egli anelava di veder discussa e deliberata [nella stessa seduta in cui si lesse la commemorazione, fu discussa la “proposta di costituzione di un fondo di cinque milioni di lire per sussidi agli Ospedali di Lombardia”]. Dolce di carattere, di modi affabili ed estremamente cortesi, egli seppe acquistarsi la universale considerazione, sì che tutti quanti qui sono a cooperare perl buon andamento dell’Istituto, lo ebbero sempre o valoroso collega od affettuoso superiore, poiché egli sapeva riconoscere ed apprezzare i meriti da qualunque parte venissero e scevro da preconcetti di sorta, patrocinava di buon grado le giuste ragioni d’ognuno. Non è perciò vana adulazione se affermo che oltre a piangere il collega ed amico, noi dobbiamo oggi amaramente deplorare la sventura toccata all’Istituto colla immatura dipartita di quell’uomo che rappresentava per esso tanta forza e tanto decoro, e dal quale ben era lecito sperare altre vittorie, altre compiacenze. Al suo spirito Eletto, alla venerata sua memoria vada il nostro rimpianto, il nostro mesto saluto. *Verbali della Commissione Centrale di Beneficenza, seduta del 5 febbraio 1903, allegato I. Particolare del busto di Stefano Allocchio in Palazzo Pretorio a Crema sarà versata al Comune di Milano quando saranno portati a buon punto i lavori di adattamento delle cortine stesse. La Commissione esprime il desiderio che venga ricordato in luogo l’elargizione della Cassa di Risparmio”. In quella lapide era inciso nella pietra il senso del contributo: perché “dai cimeli artistici raccolti in questo storico recinto traesse inspirazione la geniale operosità dei figli del popolo”. Per comprendere il valore dell’elargizione è utile il confronto con i salari di quegli anni: si aggiravano intorno a una lira al giorno. Con 100.000 lire la Cariplo sosteneva metà del costo per la riedificazione delle cortine - l’altra parte fu sostenuta dalla Società Umanitaria progettate come tutte le opere di recupero della fortezza dall’architetto Luca Beltrami. La riqualificazione del Castello Sforzesco fu una delle perle dell’Esposizione internazionale del 1906. La creazione di una nuova sede per l’istituto finalizzato all’insegnamento superiore delle arti decorative rispondeva alle esigenze di una città in pieno sviluppo industriale. La scuola esisteva dal 1882, ma nella rocca trovò una collocazione migliore, articolandosi in tre sezioni: pittura decorativa, architettura applicata e scultura decorativa. Iscritti al corso circa 300 studenti. Dal 1903 la Cariplo sostenne l’Istituto anche con un sussidio di 15.000 lire annue. Nel Castello la scuola ebbe accanto le diverse collezioni museali, inserite negli spazi della fortezza: “indubbiamente un grande miglioramento del senso artistico e della mano d’opera dei nostri artefici”, “indiscutibile vantaggio alla coltura professionale, oggetto sempre delle nostre cure assidue e così feconda di benefici per la popolazione operaia e per lo sviluppo delle industrie locali”, si argomenta nella deliberazione della CCB. Dopo una lunga decadenza, ridotto a caserma e carcere, il restauro del Castello non si configurò soltanto come la riscoperta di una bellezza perduta, ma dunque fu anche l’occasione per un miglioramento dell’’offerta formativa’ e quindi dell’economia milanese. Un’istituzione culturale tuttora esistente: la scuola d’arte ha sede in via Giusti. Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 6 2015 FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE CURIOSITÀ “Mille piccoli rivoli” La sezione multimediale dell’Archivio storico Barbara Costa e Giovanni Secchi Produzioni a carattere istituzionale si alternano a spot pubblicitari, riprese di eventi e convention a documentari legati al mondo della cultura e dell’economia. Non mancano poi numerosi servizi di telegiornale che permettono una rassegna stampa visiva di entità non indifferente. E ancora: home movies donati dagli eredi di personalità delle banche del Gruppo, materiale di repertorio, showreels di aziende pubblicitarie, materiale legato alla formazione del personale, testimonianze orali. Sono alcune delle tipologie di video presenti nella sezione multimediale dell’Archivio storico, che conserva materiale audio e audiovisivo prodotto nell’arco di molti decenni da alcuni degli istituti confluiti in Intesa Sanpaolo. La sezione verrà ufficialmente aperta al pubblico nel novembre prossimo nel corso della Settimana della Cultura d’Impresa organizzata da Museimpresa: l’obiettivo è infatti quello di rendere questo materiale, così eterogeneo per tipologia, storia e qualità, disponibile per l’utenza dell’Archivio storico e, in parte, su un canale YouTube di Intesa San- paolo. Si potranno così vedere, ad esempio, alcuni film diretti da un giovane Renzo Martinelli per la collana video della Cariplo dedicata a “Arti, mestieri e tradizioni della nostra gente”; o “Gli industriosi della domenica”, diretto nel 1987 da Pupi Avati e prodotto dalla Cassa di Risparmio di Bologna; “Il volatore di Aquiloni”, diretto sceneggiato e interpretato da Renato Pozzetto nel 1985 e prodotto dalla Cariplo; “Giochi perché”, documentario di Folco Quilici degli anni Settanta, ritrovato fra i video conservati dalla Cassa di Risparmio di Venezia. Databile dalla seconda metà del Novecento in poi, con qualche pezzo più vecchio (dagli anni Dieci) conservato in copie di anni successivi, il materiale conservato e compiutamente censito dall’Archivio storico è attualmente composto da circa 3.000 pezzi appartenenti ai patrimoni Comit (200 video circa fra il 1931 e il 2000), Bav (200 pezzi degli anni 1983-2000), Cariplo, l’istituto che ci ha trasmesso il maggior numero di filmati (circa 2000 dagli anni Cinquanta al 2000), ma anche all’Istituto San Paolo Le beneficenze ospedaliere della Cariplo Il caso dell’Ospedale di Merate Matteo Fratangeli Il contributo della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde alla sistemazione del servizio ospedaliero in Lombardia all’inizio del Novecento e negli anni tra le due guerre va ben oltre la semplice beneficenza. L’istituto fu infatti direttamente coinvolto nella questione del decentramento dell’assistenza ospedaliera e il suo apporto nella concessione di mutui e, in generale, in termini finanziari fu indispensabile per la buona riuscita del progetto del Governo e della Commissione ministeriale incaricata di portarlo a compimento. L’argomento può essere indagato a partire dal caso specifico dell’Ospedale di Merate, grazie all’approfondita documentazione conservata sia nell’archivio storico della Cariplo che in quello dello stesso Ospedale. Atti sulla trasformazione del nosocomio con notizie sulla costruzione dei padiglioni, la consistenza patrimoniale, la riforma dello statuto, richieste di sussidi o acconti, ricorsi, delibere e corrispondenze tra la Cassa di Risparmio, la Commissione ministeriale, la Prefettura di Como, la Congregazione di carità di Merate, i dirigenti dell’Ospedale e le ditte incaricate dei lavori, permettono di ricostruire con precisione gli anni tra la costituzione del Circolo ospedaliero di Merate (composto da 15 comuni) Milano “Mille piccoli rivoli”. Le collezioni multimediali “al plurale” dell’Archivio storico Intesa Sanpaolo. In occasione della XIV Settimana della cultura d’impresa organizzata dal 10 al 20 novembre prossimo da Museimpresa, l’Archivio storico presenterà la sua sezione multimediale e il nuovo canale YouTube dell’Archivio. Strumenti di scena: un ciak e un megafono sul set di “Lusciatt” di Renzo Martinelli (1988), film della serie “Arti, mestieri e tradizioni della nostra gente”. Il salone degli elaboratori del Centro Elettronico Cariplo durante le riprese del cortometraggio “Operazione Panorama”, diretto da Renzo Martinelli nel 1979. “Visto censura” originale per “Pappe, Peppe e Pippo in Giorno di Paga” di Giulio Questi (1956). La data e il luogo dell’evento saranno annunciati con un’apposita comunicazione a tutta la mailing list, sul sito www.archiviostorico.intesasanpaolo.com e sul sito di Museimpresa www.museimpresa.com. Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 2015 di Torino (circa 300 pezzi dal 1992 al 2006) e alla Cassa di Risparmio di Venezia, i cui video sono stati recuperati dall’Archivio storico di Gruppo. Fin dagli anni Ottanta, inoltre, si andava costituendo un’ulteriore collezione, quella dell’Archivio storico stesso: dapprima con una preziosa serie di testimonianze orali di membri della Banca Commerciale Italiana, poi con le riprese dei numerosi eventi organizzati dall’Archivio, oltre a materiale relativo a comunicazione interna ed esterna, fino a arrivare a produzioni documentaristiche promosse e realizzate dallo stesso Archivio storico quali “Una storia italiana” (2011) di Alessandro Varchetta e “L’Internazionale del Risparmio. Vita e pensiero di Filippo Ravizza (1875-1957)” (2014) di Giulia Ciniselli. Come tutti gli archivi di materiale multimediale, anche le nostre collezioni presentano delle difficoltà intrinseche e molto specifiche di conservazione, legate anche alla diversità e fragilità dei supporti: se buona parte del materiale conservato è in VHS - che, come noto, non si distingue per una particolare qualità o durata - la sezione conserva anche pellicole (in 35, 16 e 8 mm.), u-matic, betacam, pollici, musicassette e dvd, senza contare i “semplici” file digitali. In diverse fasi, essi saranno digitalizzati lavorando per primo non solo materiale più importante dal punto di vista documentario, ma anche quello più debole dal punto di vista conservativo. Contestualmente alla digitalizzazione, viene operata una catalogazione analitica, che prevede l’inserimento di descrizioni particolareggiate e parole chiave, al fine di rendere agevolmente ricercabile e fruibile la documentazione: sarà così possibile, ad esempio, fare ricerche mirate su personalità (non solo bancarie), interpreti, luoghi eccetera. Tenere il flusso di lavoro in house consente non solo di controllare tutte le fasi della lavorazione, ma permette modifiche in tempo reale di priorità e “tabelle di marcia” in base alle nuove esigenze che pos- 7 Riprese a Hong Kong per uno speciale sull’apertura dell’ufficio di rappresentanza Cariplo (1982). sono emergere, a volte repentinamente, da parte di uffici della banca o dell’Archivio stesso. Con una opportunità in più data dal contesto di Archivio storico in cui questi documenti nascono, in quanto testimonianza delle circostanze in cui sono stati pensati e realizzati. Così il valore documentario e informativo che è caratteristica della gran parte dei filmati viene esaltato dalla contestualizzazione storica e dalla possibilità di essere letti e spiegati attraverso altri documenti presenti nell’Archivio. FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE Uno sguardo sull’Istituto Bancario Italiano Completata l’inventariazione delle fotografie degli immobili IBI a seguito del D. R. del 6 novembre 1924 e l’effettiva apertura del nuovo e ampliato ospedale decretata dal prefetto di Como il 21 dicembre 1929. La Cassa di Risparmio - che fin dal 1903, come si evince dalla delibera della CCB, aveva stanziato ingenti somme a favore dei comuni lombardi interessati affinché potessero adeguare le loro strutture sanitarie così da risolvere la situazione ormai insostenibile gravante sull’Ospedale Maggiore di Milano, tenuto ad accogliere e ricoverare i malati poveri dell’ex Ducato - assegnò per l’occasione all’Ospedale di Merate un contributo di un milione e centomila lire, senza considerare i numerosi sussidi e i mutui accesi negli anni precedenti. Per far fronte alle mutate esigenze del circolo ospedaliero si provvide alla costruzione di un padiglione della capacità di 38 letti e di altre due piccole strutture da affiancare all’edificio esistente da rimodernare con nuove sale e macchinari efficienti. Da piccolo ospedale per i poveri del Comune, eretto nel 1845 in una residenza privata a seguito delle volontà testamentarie di Giovanni Battista Cerri (1832) e del figlio Felice (1841), dopo varie vicissitudini, lasciti e cambi di sede, l’Ospedale di Merate diventava così una struttura in grado di ospitare 807 degenti durante il corso del 1930, primo anno di attività in qualità di capo circolo; mentre soltanto tre anni prima i ricoverati si fermavano a 296. I rapporti con la Cassa di Risparmio (riconosciuti anche nello statuto dell’Ospedale) sarebbero proseguiti negli anni seguenti, in un’ottica di ulteriore crescita dei servizi offerti dal nosocomio e di una sempre più razionale opera di beneficenza che nulla aveva più a che vedere con quella registrata dai verbali delle riunioni di inizio secolo della Commissione Centrale di Beneficenza. Giulia Maffina La documentazione dell’Istituto Bancario ItalianoIBI è oggi conservata all’interno del patrimonio dell’Archivio storico Intesa Sanpaolo. L’istituto nacque il 30 dicembre 1967 dal Credito di Venezia e del Rio de la Plata, sorto nel 1956 dalla fusione tra Credito Industriale di Venezia (Venezia, 1918) e la filiale italiana del Banco de Italia y Rio de la Plata (Buenos Aires, 1872), che incorporò sette istituti di credito: Banco di Credito e Risparmio, Banca Torinese Balbis & Guglielmone, Istituto Bancario Romano, Credito Mobiliare Fiorentino, Banca di Credito Genovese, Banca Naef Ferrazzi Longhi & C., Banca Romana (ex Banca Scaretti). Il 31 dicembre 1971 l’IBI assorbì anche il Banco di Credito Generale di Bologna. Nel 1982 il pacchetto azionario fu interamente acquisito dalla Cariplo, che il 12 dicembre 1991 incorporò l’Istituto, che in quel momento aveva 79 sportelli tra sedi e filiali, alcuni dei quali posti in palazzi di pregio. Il lavoro di riordino, scarto, inventariazione e parziale digitalizzazione del patrimonio fotografico degli immobili di questa banca è stato recentemente portato a termine e costituisce una fonte di informazioni significativa a completamento dei verbali e dei bilanci dell’Istituto, anch’essi inventariati. Composto da oltre 3000 fotografie, il nucleo è costituto da due serie: la prima, più consistente, è dedicata agli stabili di proprietà; la seconda agli eventi e fiere a cui l’istituto ha partecipato (un centinaio di positivi, di diverso formato, in bianco e nero e a colori, che riguardano alcuni stand allestiti Particolare della facciata, ante 1930 Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 2015 8 IBI, Bologna: sede di via Indipendenza 4, 1990 (foto Filippo Occhino) dall’IBI nelle più importanti fiere tra il 1979 e il 1986). Il nucleo di immagini che ritrae sedi, agenzie e sportelli è costituto da positivi, diapositive e negativi di diverso formato a colori e in bianco e nero, originariamente raccolti in quaderni ad anelli. Sono state scattate in due diversi momenti: da un alto le fotografie prodotte dall’IBI tra gli anni Settanta e Ottanta; dall’altro le foto più recenti, prodotte dal Servizio Tecnico della Cariplo nei mesi appena precedenti l’incorporazione. Le fotografie degli anni Settanta e Ottanta testimoniano i lavori di ristrutturazione o ampliamento delle agenzie, oltre a riprendere lo stato di fatto degli esterni e degli interni degli stabili. Un elemento distintivo dei servizi è la presenza di personale al lavoro, della clientela e degli arredi interni, abbelliti anche da alcune opere d’arte, come l’interno della Sede di Bologna, ritratto dal noto Studio Villani, definito in una recente mostra organizzata dall’Archivio Alinari “il più importante atelier fotografico italiano del XX secolo”. All’interno di questo nucleo sono state ritrovate diverse fotografie più vecchie, che raffiguravano le stesse filiali IBI occupate da banche attive prima della creazione dell’istituto e poi confluite in esso. All’approssimarsi della fusione, fra 1990 e 1991, un fotografo che aveva già operato a più riprese per la Cariplo fu incaricato di produrre una sorta di reportage sul patrimonio immobiliare dell’IBI: si tratta di Filippo Occhino, un professionista che si era diplomato all’Istituto di Stato di Fotografia e Cinematografia di Roma e aveva lavorato a Milano, a Roma e in alcune città europee. Nei suoi servizi compaiono per ciascuna filiale l’entrata, il salone del pubblico, gli uffici e, quando presenti, la Direzione, i locali archivio, il caveau. In essi vi è la testimonianza dei lavori, con particolari strutturali degli stabili in seguito venduti o utilizzati da Cariplo. Sono qui documentate le diverse fasi di cantiere, dagli scavi per le fondazioni alle decorazioni degli interni. …e ora tocca a voi! Chiediamo l’aiuto dei nostri lettori per la raccolta di documenti, fotografie, oggetti, video che possano integrare il patrimonio archivistico dell’IBI, così da aggiungere informazioni a quelle possedute fino ad oggi. Scrivete a: [email protected] oppure [email protected] Banca Torinese Balbis e Guglielmone, Ivrea: sede di corso Costantino Nigra 60, metà anni ‘60 (foto Italfoto) Banco de Italia y Rio de la Plata, Genova: sede di Piazza Fontane Marose 1, ante 1935 Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 2015 9 INVENTARI TESTIMONIANZE La gestione degli ammassi alimentari durante la Seconda guerra mondiale Memorie sul Museo Lombardo di storia dell’agricoltura Le carte del Servizio Filiali Italiane permettono di approfondire il ruolo della Comit Giacomo M. Basssi Ricercatore in storia dell’agricoltura Carla Cioglia e Guido Montanari Si è recentemente conclusa l‘inventariazione dell’Archivio della Segreteria del Servizio Filiali Italiane, al cui interno vi è un consistente nucleo (175 faldoni) di carte relative alla Seconda guerra mondiale, concernenti l’applicazione delle leggi di guerra, la gestione degli ammassi dei generi alimentari e, di grande rilevanza storica, le pratiche relative alla confisca dei beni ebraici e alla cessione alla Jugoslavia nell’immediato dopoguerra delle filiali istriane. Nato alla fine degli anni Venti in forma volontaria e a difesa dei piccoli produttori, l’istituto dell’ammasso venne sancito per la prima volta nella legislazione italiana nel 1935, solo per il grano, e assunse carattere obbligatorio nel 1936. La concentrazione dei prodotti agricoli garantiva, da un lato, la sicurezza nello smercio delle produzioni e dall’altro forniva la possibilità ai produttori di incassare, subito dopo il raccolto e alla consegna della merce ai Consorzi agrari provinciali, un anticipo a un prezzo provvisorio con diritto di conguaglio. I Consorzi agrari, “fascistizzati” nel 1938 nei Consorzi provinciali dei produttori, contribuirono alla costruzione nel paesaggio agrario di tutto il Paese di diverse centinaia di moderni silos per l’immagazzinamento dei prodotti alimentari, ancora oggi presenti diffusamente nel territorio. Se nei primi anni gli ammassi erano solo relativi ai cereali, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale si estesero a svariati prodotti, da quelli di uso più comune, come olio, lana, latte e latticini, noci e nocciole, canapa e bozzoli da seta, a quelli più particolari e meno utilizzati come bergamotto, ginestre, manna, paglie di linosa, pinoli, pistacchi e zafferano. Via via che le condizioni economiche peggioravano in Italia - compresa la produzione di generi alimentari che nel 1943 subì un vero proprio crollo - l’istituto degli ammassi venne sempre più considerato dai contadini come uno strumento burocratico e oppressivo; così venne spesso aggirato, non consegnando molte derrate alimentari che, oltre al sostentamento dei singoli, in molti casi finirono ad incrementare i primi fenomeni di “borsa nera”. Nelle zone liberate e, in generale, nell’immediato dopoguerra, gli ammassi vennero comunque mantenuti per sopperire alla drammatica penuria di cibo per la popolazione, ma con la ripresa della produzione interna e degli scambi internazionali vennero sempre più ridotti fino alla loro scomparsa nei primi anni Cinquanta. Nelle carte del Servizio Filiali Italiane si trova testimonianza della partecipazione della Comit al Manifesto sull’ammasso dell’olio prodotto nella campagna 1943-44, 11 ottobre 1943 finanziamento a favore dei Consorzi provinciali per gli anticipi sugli ammassi (35 faldoni), e del lavoro svolto per estendere alle banche di interesse nazionale (BIN) questa attività affidata inizialmente agli istituti autorizzati all’esercizio del credito agrario, come le Casse di risparmio e i Monti di pietà. Dopo una parte generale, sono state ordinate alfabeticamente le pratiche relative ai singoli ammassi in cui prevalgono i cereali insieme alla lana e all’olio: per ogni singolo prodotto si trova una parte dedicata alla normativa generale ed una seconda parte di corrispondenza tra la Segreteria del Servizio Filiali Italiane e le singole filiali della Comit che offre uno spaccato della portata dei finanziamenti per le singole regioni. Segue la documentazione relativa ad altre forme di controllo della produzione alimentare (ad esempio i vincoli su patate e legumi, la distribuzione del vino), e agli enti che si occupano di produzione, lavorazione e di allevamento e macellazione del bestiame. La mia collaborazione con il Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura di Sant’Angelo Lodigiano iniziò nell’autunno 1979 all’atto di destinare a nuova collocazione i materiali raccolti nel “Museo della Civiltà contadina per il Lodigiano” di Zorlesco di Casalpusterlengo, dismesso dopo circa tre anni dall’apertura. Grazie ad un rapporto di cordiale amicizia che già da anni mi legava ai professori Giuseppe Frediani e Gaetano Forni, divenne logico e naturale il riferimento con il Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura, fondato nel 1975, che aveva a disposizione vari spazi presso il Castello Morando Bolognini in Sant’Angelo Lodigiano. Ricordo il professor Elio Baldacci, presidente (già preside della facoltà di Agraria, ente promotore del Museo), il professor Frediani, anima e motore dell’iniziativa, il professor Forni, consulente scientifico che si occupava fattivamente della raccolta dei documenti e materiali, la dottoressa Francesca Pisani, infaticabile organizzatrice che seguiva le varie fasi dell’allestimento del Museo. Fra gli istituti di credito che collaborarono alla realizzazione vi era la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, sezione di Credito Agrario, che intervenne a varie riprese non soltanto nella fase di preparazione ed allestimento del Museo (anni 1978-1981) ma anche, dopo l’apertura al pubblico, nelle opere di recupero di attrezzature, nella manutenzione e nei nuovi allestimenti espositivi. Probabilmente la Cassa di Risparmio intervenne per l’acquisto del mezzo furgonato FIAT 238 utilizzato per il recupero ed il trasporto dei reperti agricoli e sostenne l’edizione del Archivio Storico News N. 26-27 OTTOBRE 2015 10 INVENTARI Le carte e le fotografie del Centro per l’incremento della orto-floro-frutticoltura di Minoprio L’intervento della Cariplo a favore della formazione e ricerca scientifica in agricoltura Federica Brambilla e Maura Dettoni Minoprio, particolare di un laboratorio, anni 1960 (Publifoto) È appena terminato il lavoro di ordinamento e inventariazione delle carte e delle fotografie relative al “Centro per l’incremento della orto-floro-frutticoltura” di Minoprio. La ‘riscoperta’ di questo archivio aggregato all’interno del patrimonio archivistico della Cariplo contribuisce a gettare luce sul ruolo della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde nello sviluppo e nella crescita dell’agricoltura lombarda, partendo dalle fondamentali attività della formazione e della ricerca. Il Centro di Minoprio fu costituito dalla Sezione di Credito agrario della Cariplo nella seduta del Consiglio di Amministrazione del 29 dicembre 1961 con lo scopo di istituirvi “corsi di qualificazione e perfezionamento di tecnici nei settori floricolo, frutticolo e orticolo”. Obiettivo primario del progetto era infatti l’attuazione di “un programma per la formazione di tecnici specializzati... di cui si avvertiva la penuria nella regione lombarda, ed in genere nell’intero Paese”. La sua sede, collocata nella settecentesca Villa Raimondi all’interno di una grande tenuta di circa 60 ettari, diventò dunque un centro di didattica e ricerca, ospitando non solo una scuola di durata triennale, ma anche l’Istituto di ricerche orticole che, a partire dalla sua costituzione del 1965, si distinse per la ricerca scientifica soprattutto in campo genetico e patologico. L’archivio del Centro lombardo è composto da 6 serie che raccolgono i registri verbali del Consiglio di Ammi- nistrazione, del Comitato Esecutivo, della Presidenza, dei Revisori dei Conti; i bilanci e la documentazione varia. Le serie sono pressoché complete e illustrano tutta la vita del Centro dalla sua costituzione alla cessione nel 1981 a Regione Lombardia, che attualmente lo gestisce attraverso la Fondazione Minoprio. Accanto alle carte amministrative, particolarmente interessanti risultano i fascicoli sulla organizzazione della scuola: la documentazione mette in luce gli aspetti più concreti della didattica e della gestione della struttura, non tralasciando i rapporti con il Provveditorato e il lavoro di raccolta fondi e assegnazione di borse di studio per gli alunni. Anche le visite al Centro, le collaborazioni con altri enti e il lavoro dell’Istituto di ricerche orticole trovano spazio all’interno del fondo che si chiude con le pratiche di cessione del complesso e la creazione, dopo lunghe trattative, di una Fondazione. Il Centro di Minoprio ha costituito un’eccellenza anche per la sua dotazione: i terreni comaschi sono stati allestiti con serre e strutture ad alta tecnologia e per la ricerca sono stati messi a disposizione laboratori molto attrezzati e all’avanguardia. Le fotografie del Centro costituiscono una significativa fonte complementare alle carte; sono anch’esse state oggetto di catalogazione e mostrano una struttura scientifico-didattica viva e prestigiosa. Nella serie, composta da circa 300 fotografie tra positivi in bianco e nero e diapositive di diverso formato, sono infatti conservate fotografie delle aule, della segreteria e del dormitorio in cui possono essere visti gruppi di studenti durante i diversi laboratori; un nucleo rilevante è rappresentato dalle fotografie delle serre, dei campi coltivati e dalle strutture annesse al complesso scolastico. La presenza del personale docente e di numerosi alunni rende queste immagini particolarmente interessanti per la ricostruzione della vita quotidiana della scuola. Scattate negli anni Sessanta, sono state per la maggior parte eseguite dagli studi fotografici Publifoto e Elle2 di Milano; di quest’ultimo sono da segnalare alcuni scatti raffiguranti gli studenti durante diverse attività nei campi e nelle serre, apprezzabili per l’uso della luce e per la composizione delle inquadrature. Un piccolo nucleo è dedicato agli eventi: fiere, corsi di aggiornamento professionale e partecipazione o organizzazione di mostre (tra cui la Mostra Nazionale del Crisantemo, ben nota agli appassionati di floricoltura); occasioni internazionali quale, ad esempio, il convegno di studi per i divulgatori di base dei paesi dell’area mediterranea (marzo 1969), di cui le fotografie sono preziosa testimonianza visiva. catalogo-guida del Museo e dei successivi aggiornamenti, dove era elencata tra gli Enti sostenitori. Molto probabilmente, nel 1982, intervenne sulla realizzazione della copertura dello spazio del deposito aratri e attrezzi per la lavorazione del latte. Nella primavera del 1984 partecipava al finanziamento della mostra “Acque chiare e terre feconde” (storia della marcita lombarda) presso l’Abbazia di Chiaravalle di Milano; nel 1986 sostenne la pubblicazione dell’opuscolo “Idee e programmi per un moderno museo dell’agricoltura” e nel 1988 la pubblicazione “Gli strumenti di lavoro tradizionali lodigiani e la loro storia: l’aratro e il carro lodigiani nel contesto storico padano” di Giacomo Bassi e Gaetano Forni Il 15 maggio 2004, in occasione delle celebrazioni del venticinquesimo anniversario di fondazione del Museo, a ricordo delle varie attività di finanziamento, venne conferita al presidente della Fondazione Carplo un diploma di benemerenza con medaglia. Le carte riguardanti il Museo Lombardo di storia dell’agricoltura sono conservate nella serie dei documenti della segreteria del Credito agrario della Cariplo. Sono raccolte in due fascicoli che parlano della costituzione del “Centro di studi e ricerche di museologia agraria”, nucleo che darà vita nel 1979 al museo. Oltre alle carte amministrative costituite dalle nomine del membro rappresentante la Cariplo nel CdA del Centro, si segnala un articolo di giornale che parla del congresso mondiale dei musei agricoli, organizzato dall’Associazione Italiana Musei Agricoli AIMA del 1992 e ospitato dal museo di Sant’Angelo Lodigiano.