Progetto RINAMED RINAMED Interreg IIIB - Spazio Medocc Rischi naturali nell’Arco Mediterraneo Occidentale Azione 6: Strategie di valutazione della percezione del rischio idrogeologico in aree esposte e linee guida per la comunicazione dei rischi naturali Progetto cofinanziato dall'Unione Europea PROGETTO RINAMED (INTERREG IIIB – SPAZIO MEDOCC) RISCHI NATURALI NELL’ARCO DEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE AZIONE 6 “STRATEGIE DI VALUTAZIONE DELLA PERCEZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN AREE ESPOSTE E LINEE GUIDA PER LA COMUNICAZIONE DEI RISCHI NATURALI” I risultati della ricerca OTTOBRE 2004 1 REGIONE LOMBARDIA - DIREZIONE GENERALE TERRITORIO E URBANISTICA RESPONSABILE POLITICO DEL PROGETTO Assessore Alessandro Moneta – Direzione Territorio e Urbanistica RESPONSABILE LEGALE DEL PROGETTO Bruno Mori RESPONSABILE TECNICO DEL PROGETTO Dario Fossati COMPONENTI GRUPPO DI LAVORO Raffaella Ratti G. Lodovica Bailo Giovanna Tortorella Cinzia Margiocco Domenico De Vita Chiara Padova ISTITUTO DI RICERCA PER L’ECOLOGIA E L’ECONCOMIA APPLICATE ALLE AREE ALPINE Vittorio Vaccari Claudio Novembre Paolo Zaggia Sofia Zecca Michela Fioroni Raffaella Gladio Maria Grazia Pedrana Lisa Garbellini Marco Brigatti UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO – DIP. SOCIOLOGIA Marco Lombardi Alfredo Agustoni Ilaria Beretta Roberta Cucca Chiara Fonio Nicoletta Pavesi Enrico M. Tacchi Un particolare ringraziamento al Sindaco del Comune di Ardenno, al Sindaco e all’Assessore agli Affari Generali del Comune di Colico per l’organizzazione degli incontri con la popolazione. Grazie anche ai volontari dei gruppi di protezione civile e alle altre forze operative (VVFF, Soccorso Alpino, Carabinieri) che hanno partecipato numerosi all’incontro di Morbegno. Un sentito ringraziamento anche ai colleghi della Struttura Rischi Idrogeologici e Sismici per la collaborazione offerta nella raccolta dei dati relativi al territorio lombardo e per i preziosi consigli. Un ricordo e un profondo ringraziamento va infine alla nostra collega scomparsa Daria Mazzoccola che ha collaborato alla definizione della nostra linea d’azione “Strategie di valutazione” durante la fase preparatoria del progetto. 2 INDICE Prefazione .................................................................................................. pag. Introduzione............................................................................................... pag. Attività svolte ............................................................................................ pag. 5 7 9 Rapporto di ricerca. Linee guida per la comunicazione dei rischi naturali Premessa .................................................................................................... pag. 21 Capitolo 1 .................................................................................................. pag. 25 Il campione e la percezione del rischio di Ilaria Beretta Capitolo 2 .................................................................................................. pag. 47 Le istituzioni e l’informazione sui rischi naturali di Enrico M. Tacchi Capitolo 3 .................................................................................................. pag. 71 Chiarezza, credibilità e competenza: una valutazione degli attori della comunicazione di Alfredo Agustoni Capitolo 4 .................................................................................................. pag. 83 Partecipazione sociale e competenza per la prevenzione del rischio naturale e la gestione degli eventi di Roberta Cucca Capitolo 5 .................................................................................................. pag. 97 La valutazione degli interventi formativo-informativi di Nicoletta Pavesi Capitolo 6 .................................................................................................. pag. 113 I media e la comunicazione di un disastro naturale: i casi del 1987 e del 2002 in Valtellina di Chiara Fonio Capitolo 7 .................................................................................................. pag. 133 Strategie di comunicazione nelle situazioni di rischio naturale di Marco Lombardi Capitolo 8 ................................................................................................. pag. 151 L’analisi comparativa internazionale di Marco Lombardi Allegati 1. Questionario .................................................................................... pag. 183 2. Descrizione dei siti campione ......................................................... pag. 193 3 PREFAZIONE Questa ricerca testimonia ancora una volta l’importanza che la Regione Lombardia e la Direzione Generale Territorio e Urbanistica, attribuiscono alla partecipazione ai progetti del programma europeo INTERREG III. Con questo programma la Comunità europea si propone di attivare la cooperazione transnazionale tra ampi raggruppamenti di regioni europee e paesi terzi al fine di promuovere una maggiore integrazione territoriale, per realizzare uno sviluppo sostenibile, armonioso ed equilibrato del territorio e per incentivare una più efficace coesione socio-economica. I programmi trovano attuazione mediante progetti volti allo scambio di dati ed esperienze e all'individuazione di metodologie comuni. E’ da sottolineare che i programmi INTERREG non finanziano interventi, infrastrutture, ma prevalentemente delle attività di studio e di ricerca. Per quanto riguarda più in particolare il progetto Rinamed, il coinvolgimento della Direzione Territorio e Urbanistica è legato al fatto che tramite questo progetto ed, in particolare, attraverso la ricerca che è stata realizzata nell’ambito della azione n. 6, si è avuta la possibilità di migliorare la conoscenza sulla percezione del rischio di popolazioni residenti in zone esposte a rischio idrogeologico (frane e alluvioni) e definire delle linee guida per rendere più efficaci le attività di sensibilizzazione e comunicazione sui rischi naturali. Fra le attività fondamentali della Direzione Generale Territorio e Urbanistica, vi è quella della Difesa del Territorio, considerata la vulnerabilità del territorio lombardo oggi enfatizzata dall’elevato livello di urbanizzazione e dall’aumento della frequenza di eventi atmosferici di forte intensità. La difesa del territorio inizia dalla conoscenza, si concretizza con l’emanazione di norme per una corretta pianificazione dell’assetto del territorio e con la programmazione di interventi strutturali per la mitigazione del rischio. Tuttavia è ormai chiaro come la prevenzione sia fortemente legata anche alle caratteristiche delle relazioni e dei comportamenti sociali nei contesti di rischio. Sappiamo bene che in molte situazioni, nonostante le risorse finanziarie ed umane impiegate, permane comunque un livello di rischio residuo. In questi casi la riduzione del danno atteso è anche legata ai comportamenti sociali: solo migliorando, attraverso un’efficace comunicazione, la conoscenza da parte della popolazione dei rischi esistenti nel loro territorio e dei comportamenti da adottare in caso di calamità, si può rendere ancora più efficace l’attività di prevenzione. Il responsabile legale Bruno Mori 5 INTRODUZIONE Per lo svolgimento delle attività previste nell’ambito dell’azione “Strategie di valutazione” (Azione 6 del progetto RINAMED), finalizzate principalmente all’esecuzione di un programma di ricerca denominato “Elaborazione di strumenti conoscitivi e operativi per la comunicazione (informazione/formazione) dei rischi naturali”si è provveduto a: - conferire apposito incarico ad IREALP (Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine), una fondazione della Regione Lombardia, con lettera a firma del Direttore Generale del 9 settembre 2003 prot. n. Z1.2003.0038296. La scelta di IREALP è stata motivata dalle competenze che l’Istituto ha in tema di monitoraggio e salvaguardia del territorio, dalla conoscenza del territorio scelto per l’indagine, nonché dall’esperienza in fatto di partecipazione a progetti comunitari; - istituire, con decreto del Direttore Generale della Direzione Territorio e Urbanistica n.15540 del 29 settembre 2003, un Gruppo di Lavoro interdirezionale fra la Direzione Generale Territorio e Urbanistica, la Direzione Generale Presidenza e la Direzione Generale Sicurezza, Polizia locale e Protezione Civile per garantire la trasversalità della tematica oggetto della ricerca. Il piano di lavoro e le linee operative della ricerca sono state sempre discusse e decise in seno al gruppo di lavoro che si è riunito in totale sette volte nel corso di un anno. 7 ATTIVITA’ SVOLTE La ricerca che è stata realizzata, si inserisce nell’ambito delle attività finalizzate all’implementazione delle conoscenze sul rischio idrogeologico, attitudini, resistenze e opportunità rispetto alle strategie di informazione, formazione e contenimento del rischio, allo scopo di rendere più efficace l’attività di prevenzione basandosi sulla percezione del rischio presso le popolazioni residenti. I risultati attesi erano: - fornire un quadro conoscitivo della dimensione (soggettiva e oggettiva) del rischio nelle zone campione; definire delle linee guida per gli operatori e amministratori, a supporto delle azioni d’informazione, formazione e comunicazione del rischio alla popolazione. Il piano di lavoro ha previsto varie fasi: - - - - elaborazione dello strumento di rilevazione (questionario), scelta delle aree campione e realizzazione delle interviste per la valutazione della percezione del rischio da parte della popolazione (settembre 2003 – marzo 2004), incontri informativi/formativi rivolti alla popolazione e ad alcune categorie specifiche quali amministratori, operatori della difesa del suolo e della protezione civile, mass media, ecc. (maggio 2004 – ottobre 2004), interviste in profondità dopo gli incontri informativi per verificare l’efficacia di queste campagne ed elaborazione dei risultati (settembre 2004), presentazione dei risultati della ricerca in un convegno dal titolo “Progetto RINAMED – Convivere con i rischi naturali” (9 ottobre 2004). ELABORAZIONE DELLO STRUMENTO DI RILEVAZIONE (QUESTIONARIO), SCELTA DELLE AREE CAMPIONE E REALIZZAZIONE DELLE INTERVISTE (SETTEMBRE 2003 – MARZO 2004). Per la valutazione della percezione del rischio da parte di popolazioni residenti in aree esposte ai rischi naturali, è stato elaborato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Gesù di MilanoDipartimento di Sociologia a cui IREALP ha conferito apposito incarico, un questionario (vedi allegato) strutturato in tre parti: la prima finalizzata alla valutazione della percezione dei rischi naturali da parte della popolazione, la seconda sulle modalità di comunicazione del rischio e le campagne informative e la terza sulle competenze della popolazione durante le emergenze. La versione definitiva, dopo alcune discussioni tra i membri del gruppo di lavoro, ha tenuto conto anche delle osservazioni fatte dagli altri partner al fine di ottenere un prodotto finale condiviso ed esportabile (con minime modifiche) alle diverse realtà europee, così come previsto dalla filosofia del progetto. Il questionario è stato poi tradotto nelle altre lingue del progetto (Castigliano, Catalano e Francese) e inviato ai partner per la validazione. Successivamente si è provveduto a selezionare due aree campione dove realizzare le interviste (una a potenziale rischio frana e una a potenziale rischio esondazione). Lo scopo dell’analisi era di verificare la percezione del rischio idrogeologico (frane ed esondazioni) da parte della popolazione che vive in condizioni di forte esposizione. Si è scelto questo tipo di rischio perché tra quelli che interessano il territorio lombardo è quello che ha una maggior 9 incidenza sia in termini economici che d’impatto sociale. Sono state selezionate due aree in zona montana, una per ciascun tipo di rischio: - il comune di Colico (LC) dove nell’anno 2001 si è riattivata un’ampia frana sul versante a monte dell’abitato (Loc. Bedolesso) - All.1 -; - alcuni comuni della Bassa Valtellina (SO) interessati dall’esondazione del fiume Adda durante l’alluvione dell’anno 1987 (Ardenno, Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine, Morbegno e Talamona) - All.2 -. Nella scelta delle due zone si sono adottati i seguenti criteri: 1) presenza, a livello comunale, di un Piano di Protezione Civile, 2) nel caso della frana, la presenza di un dissesto che pur rappresentando un pericolo per l’abitato, non avesse ancora provocato danni a persone o cose, 3) nel caso dell’esondazione che fossero trascorsi almeno dieci anni dall’ultimo evento, per evitare i problemi legati alla fase del post-emergenza. Si è poi provveduto ad acquisire i dati anagrafici dei residenti nelle aree selezionate, per la definizione del campione da intervistare. A tale scopo è stata inviata al Sindaco di ogni Comune interessato una lettera di presentazione del progetto RINAMED e della ricerca sulla percezione del rischio, chiedendo la disponibilità all’acquisizione dei dati anagrafici. Sulla base dei dati raccolti, con metodo probabilistico, è stato selezionato un campione rappresentativo di tutta la popolazione di età superiore ai 18 anni, stratificato per sesso e età (errore massimo ammissibile 4%). Ad ogni intervistato è stata anticipatamente trasmessa una lettera di presentazione del progetto e dell’attività di rilevazione, nonché l’invito a partecipare alle successive iniziative di informazione/formazione previste sul territorio a partire dal mese di maggio. Presso la sede comunale di uno dei comuni interessati al progetto è stata organizzata una giornata di formazione rivolta al personale incaricato delle interviste per guidarli nella compilazione dei questionari. Sono stati inoltre organizzati altri incontri per verificare l’avanzamento ed eventuali problematiche emergenti. In concomitanza con l’inizio delle rilevazioni è stato emanato un comunicato stampa sui media locali tra cui le principali testate giornalistiche nonché radio e TV. Inizialmente le interviste sono state fatte a casa degli intervistati, successivamente sono state messe a disposizione le sale consiliari dei Comuni. Al termine di ogni intervista è stato consegnata una brochure in cui si anticipava l’allestimento della mostra sui rischi naturali ideata dalla Regione Catalunya. La fase delle interviste, iniziata nel mese di dicembre, si è conclusa nel mese di marzo. Nei mesi di aprile e maggio l’Università Cattolica ha provveduto all’elaborazione dei dati. Delle 825 interviste realizzate, ne sono state ritenute valide per l’analisi 624; tale campione rappresenta il 5,5% della popolazione dei Comuni analizzati (pari a 11.372 abitanti) con un errore massimo stimato pari al 3,8%. - INCONTRI INFORMATIVI/FORMATIVI (MAGGIO 2004 – OTTOBRE 2004) I primi risultati ottenuti dall’elaborazione delle interviste sono stati presentati ad Ardenno il 26 maggio, in occasione della visita ai luoghi selezionati per le interviste organizzata per i partner e inserita nell’ambito della “Settimana del rischio”. L’incontro, aperto al pubblico, è stato pubblicizzato mediante invito ufficiale tramite lettera informativa spedito alle Province, Comunità Montane e Comuni interessati, alcune affissioni con locandine nei diversi Comuni e un comunicato stampa sui principali giornali locali. 10 Figure 1 e 2 – Alcune immagini del Comitato di Pilotaggio di RINAMED – Maggio 2004 Al termine dell’incontro è stato consegnato ai partecipanti un piccolo fascicolo illustrativo del progetto RINAMED e dei risultati della rilevazione. Un altro incontro, rivolto agli operatori della Difesa del Suolo e della Protezione Civile, è stato organizzato nel mese di Giugno a Morbegno (presenti rappresentanti VV.FF, Gruppo Volontari Protezione Civile, Carabinieri, Soccorso Alpino, Guardia di Finanza, Comuni e Comunità Montane). Scopo della serata, che si inseriva nell’ambito degli incontri informativi/formativi previsti dopo la prima rilevazione, era quello di illustrare i risultati delle interviste allo scopo di far conoscere i pareri, le opinioni e i comportamenti che la popolazione intervistata ha nei confronti sia dell’emergenza, sia degli operatori dell’emergenza e, soprattutto, dei rischi a cui è esposta nel territorio in cui risiede. Al termine della serata è stato definito il calendario dei due incontri con la popolazione previsti per il mese di Settembre da realizzarsi in collaborazione con le amministrazioni comunali e i volontari di Protezione Civile. L’incontro è stato pubblicizzato mediante invito ufficiale tramite lettera informativa spedita alle Province, Comunità Montane, Comuni interessati e ai gruppi associazioni e di volontariato, alcuni manifesti e contatti telefonici diretti con i responsabili dei gruppi locali di protezione civile e degli altri gruppi di volontariato. All’incontro hanno partecipato circa 50 persone. Nel mese di settembre sono state realizzate le altre due serate rivolte alla popolazione, finalizzate a fornire precise informazioni sulle problematiche esistenti sul territorio e all’illustrazione delle misure preventive che sia l’amministrazione che ogni singolo individuo deve mettere in atto per ridurre il danno in caso di emergenza. Entrambi gli incontri sono stati pubblicizzati con manifesti e un comunicato stampa su radio e TV locali. Il primo incontro è stato organizzato ad Ardenno (SO) il 3 settembre 2004. La scaletta ha previsto: - una breve introduzione sulle finalità della serata e una sintetica descrizione del progetto RINAMED; un intervento del geologo redattore dello studio geologico comunale per l’illustrazione delle problematiche legate ai rischi naturali presenti sul territorio; l’illustrazione, da parte del Sindaco, di un progetto per la costituzione di un consorzio di privati con funzioni di continuo monitoraggio del territorio a scopo preventivo. Come nei precedenti incontri al termine della riunione è stato lasciato a tutti i partecipanti un opuscolo sintetico sul progetto. I partecipanti sono stati in totale 40. 11 Il secondo incontro si è svolto a Colico (LC) il 10 settembre 2004. La scaletta ha previsto: - - una breve introduzione sulle finalità della serata e una sintetica descrizione del progetto RINAMED; illustrazione da parte del Sindaco degli interventi strutturali per la mitigazione del rischio finora realizzati e di quelli in fase di appalto; un intervento del geologo redattore dello studio geologico comunale per l’illustrazione delle problematiche legate ai rischi naturali presenti sul territorio e degli interventi strutturali per la mitigazione del rischio finora realizzati con il supporto di una ricca documentazione fotografica; l’illustrazione, da parte del redattore del piano d’emergenza comunale, delle procedure che l’amministrazione deve seguire in caso di emergenza e dei contenuti del piano. Anche in questo caso hanno partecipato all’incontro circa 50 persone. L’ultimo incontro, destinato ai mass-media e agli amministratori, si è svolto a Sondrio il 9 ottobre 2004. All’incontro sono state invitate, tramite lettera, le amministrazioni pubbliche di riferimento per il territorio oggetto dell’indagine – Comuni, Comunità Montane, Province, Prefetture – e gli operatori dei media locali – radio, stampa, televisione. Inoltre, si sono svolti una serie di incontri con i sindaci dei Comuni coinvolti nell’indagine, presso le loro sedi, per illustrare dettagliatamente l’iniziativa e stimolarne la partecipazione. All’incontro hanno partecipato n. 10 rappresentanti delle amministrazioni locali (sindaci, personale degli uffici tecnici, ecc.), n. 5 rappresentanti dei media locali e n. 1 rappresentante dell’associazionismo. La scaletta ha previsto: - Presentazione dei risultati delle rilevazioni fatte in Italia, in Spagna e in Francia. Indicazioni e suggerimenti, specifici per amministratori e mass media, per strategie comunicative efficaci che riescano ad accrescere la sicurezza dei cittadini in materia di rischio. - INTERVISTE IN PROFONDITA’ (SETTEMBRE – OTTOBRE 2004) ED ELABORAZIONE DEI RISULTATI Allo scopo di verificare l’efficacia degli incontri informativi/formativi si è provveduto a fare alcune interviste in profondità ad un campione selezionato dei partecipanti ai vari eventi. In particolare sono stati intervistati gli amministratori dei Comuni dove si sono organizzati gli incontri informativi/formativi. Si è inoltre utilizzata la tecnica dell’osservazione partecipante per cogliere in situ le reazioni agli interventi. In un’ottica di formazione/informazione globale, sono inoltre stati testati e valutati gli strumenti realizzati dai partner per potere avere una visione d’insieme del processo. Successivamente l’Università ha provveduto ad analizzare tutti i dati per l’elaborazione del report finale. - PRESENTAZIONE DEI RISULTATI (9 OTTOBRE 2004) A conclusione dell’attività svolta sul territorio, si è ritenuto opportuno illustrare i risultati della ricerca nelle stesse aree in cui sono state fatte le interviste e realizzati i momenti informativi/formativi, organizzando un Convegno dal titolo “Progetto RINAMED – Convivere con i rischi naturali” che si è tenuto presso il Policampus di Sondrio il 9 ottobre 2004. 12 Per migliorare la conoscenza su questa tematica si è pensato di utilizzare i primi prodotti disponibili del progetto quali la Mostra sui rischi naturali (ideata e realizzata dalla Regione Catalunya), il Cdrom (ideato e realizzato da ARPA Piemonte) e il Video (ideato e realizzato dalla Regione Liguria) per creare uno spazio interattivo di informazione/formazione sul tema “Convivere con i rischi naturali” aperto al pubblico. L’inaugurazione della mostra è avvenuta il 2 ottobre con una conferenza stampa. L’invito alla conferenza stampa è stato fatto tramite lettera, due comunicati stampa e recall telefonico. Lo spazio interattivo è rimasto aperto presso il Policampus di Sondrio fino al 12 ottobre. A tutti i visitatori della mostra è stato distribuito un pieghevole contenente una descrizione del progetto RINAMED, della ricerca realizza dalla Regione Lombardia tramite IREALP e l’Università Cattolica di Milano e un’illustrazione dei prodotti visibili all’interno dello spazio interattivo. All’interno del pieghevole è stata inoltre inserita una scheda descrittiva delle attività di prevenzione attuate dalla Regione Lombardia. Figura 3 - Lo spazio interattivo di informazione/formazione inaugurato a Sondrio il 2 Ottobre 2004 Per acquisire le opinioni dei visitatori su quanto osservato, al termine della visita è stato fatto compilare un questionario di valutazione predisposto dall’Università Cattolica di Milano. Nella settimana fra il 4 e l’8 ottobre è stato inoltre organizzato un torneo con il gioco di ruolo realizzato dal CME fra due classi della quinta elementare (“B. Credaro” di Sondrio e Istituto comprensivo di Ardenno), due classi della seconda media (“E. Vanoni” Ardenno e “Convitto G. Piazzi” Sondrio) e due classi della seconda superiore (Istituto Tecnico Agrario di Sondrio), per un totale di circa 200 studenti. Non potendo ancora disporre della versione definitiva del gioco è stato utilizzato il prototipo. A tutti i partecipanti è stata distribuita una maglietta con il logo RINAMED, alle classi una targa di partecipazione al torneo, mentre i migliori giocatori sono stati premiati con un trofeo. 13 Figure 4 e 5 – Alcune fasi del torneo del gioco di ruolo Figure 5 e 6 – Alcune fasi della premiazione Per le scuole sono state realizzate delle visite guidate alla mostra, con proiezione del video, consultazione del cd-rom e distribuzione di materiale inerente il tema dei rischi naturali. Il piano di comunicazione dell’evento ha previsto: - - 14 affissioni con manifesti e locandine in comuni delle province di Sondrio e Lecco; una serie di articoli sulle riviste ALPES e SLM; un passaggio televisivo su TUTTOMONTAGNA e uno speciale di 15 minuti su Teleunica; vari comunicati stampa su radio e TV locali; invito (in alcuni casi anticipato via e-mail) a tutti i partner, alle amministrazioni coinvolte (Regione, Province, Comunità Montane e Comuni interessati), a tutte le persone intervistate, ai gruppi di volontari che hanno partecipato all’incontro informativo a Morbegno, ad altre istituzioni di riferimento, associazioni di categoria, professionisti, associazionismo locale, ecc.; news sul sito web della Regione Lombardia, su sito web del progetto, sul sito web di IREALP e su diversi altri siti e portali tematici attinenti alle materie trattate. Il programma del convegno è stato così stabilito: - - apertura dei lavori da parte dell’Ing. Mario Rossetti (Direttore della D.G. Territorio e Urbanistica) sull’importanza dei progetti europei; illustrazione da del Progetto RINAMED e dei prodotti che verranno realizzati da parte del coordinatore del progetto Ing. Guamis (Regione Catalunya); intervento del Dr. Fossati (Dirigente Struttura Rischi Idrogeologici e Sismici) sul ruolo della Regione Lombardia nell’ambito del progetto RINAMED; presentazione da parte del Dr. Adalberto Notarpietro (Vicepresidente IREALP) delle attività svolte sul territorio; intervento del Prof. Lombardi (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) sui risultati della campagna sulla percezione del rischio dei cittadini e delle strategie di comunicazione elaborate; dibattito. Figura 7 – L’intervento del Prof. Marco Lombardi nel corso del Convegno del 9 Ottobre 2004 Nel pomeriggio è stata organizzata una visita guidata allo spazio interattivo d’informazione/formazione. A tutti i partecipanti è stata distribuita una cartellina contenente il pieghevole, la scheda, la brochure di presentazione della Direzione Territorio e Urbanistica e una sintesi dell’intervento del professor Lombardi. Lo spazio interattivo è stato visitato da un totale di circa 250 persone. Molte di esse hanno risposto alle domande del questionario di valutazione predisposto dall’Università Cattolica. Dalle risposte che sono state date risulta che più del 90% dei visitatori ha espresso un giudizio positivo sullo spazio interattivo, senza particolare differenze per quanto riguarda il sesso e l’età. 15 ALTRE ATTIVITA’ Nel corso del progetto la Regione Lombardia ha svolto anche altre attività di supporto alle azioni realizzate dagli altri partner. In particolare si ricorda: - - - - - la raccolta e invio del materiale richiesto dalla Regione Catalunya per la mostra sui rischi naturali; partecipazione di quattro rappresentanti della Regione Lombardia al primo Campus Internazionale sul rischio inondazione tenutosi ad Avignone nella settimana fra il 3 e il 7 Novembre 2003 ; raccolta e invio del materiale richiesto dall’ARPA Piemonte per il Cd-rom sui rischi naturali; trasmissione di dati per il sito web; partecipazione alla giornata di formazione sul gioco di ruolo (Genova, 21 Aprile) e successivo test del prototipo del gioco in alcune scuole di vario ordine e grado. Trasmissione al CME delle schede di valutazione compilate da alunni e professori e di alcune osservazioni scaturite dall’utilizzo del gioco; organizzazione, nell’ambito della “Settimana del rischio” (Maggio 2004), della visita dei partner del progetto ai luoghi dove sono state fatte le interviste e presentazione dei primi risultati della ricerca; traduzione in italiano di tutti i pannelli della mostra sui rischi naturali e suo allestimento; acquisizione ed elaborazione dei dati relativi alle interviste fatte in Francia e in Spagna, tramite il questionario elaborato dall’Università Cattolica, per la valutazione della percezione del rischio; organizzazione di un torneo del gioco di ruolo (Sondrio 5-7 ottobre 2004); partecipazione di tre rappresentanti al Forum dei Comunicatori (Barcellona 27-29 Ottobre); partecipazione di un rappresentante al Campus Internazionale di Comunicazione (Mont Serrat, 30 Ottobre). A questo si deve aggiungere la partecipazione a tutte le riunioni del progetto, comprese quelle preparatorie, alle videoconferenze e l’organizzazione di una riunione del Comitato di Pilotaggio tenutasi a Milano (27-28 Maggio 2004). 16 RAPPORTO DI RICERCA LINEE GUIDA PER LA COMUNICAZIONE DEI RISCHI NATURALI 14 PREMESSA Il percorso di ricerca di cui si rende conto in questo rapporto, si inquadra in un complesso progetto di ricerca supportato dall’Unione Europea (Interreg III B– Medocc), che ha coinvolto partner in Francia e Spagna. Specificatamente questa unità di ricerca aveva come obiettivo generale la definizione della percezione dei rischi naturali e l’elaborazione di strategie di informazione e comunicazione alla pubblica amministrazione e alle popolazioni esposte ai rischi. La ragioni del lavoro si ritrovano nella necessità di investigare la problematica dell’accettabilità e percezione dei rischi in mancanza di studi e dati diffusi nelle diverse realtà europee ed in presenza di diversi approcci di gestione dei rischi. Pertanto, appariva necessario definire il livello di percezione ed accettabilità del rischio da parte delle popolazioni residenti e delle amministrazioni pubbliche locali in diverse aree e regioni europee per conoscere e mettere meglio a fuoco le strategie di comunicazione ed informazione finalizzate alla gestione dei rischi. Specificatamente, il gruppo di ricerca aveva il compito di: • • • • Definire la percezione e l’accettabilità dei rischi naturali; Sviluppare strategie di comunicazione ed informazione sul rischio per le aree individuate; Analizzare le modificazioni indotte nella percezione ed accettabilità del rischio dopo le campagne di informazione organizzate; Definire le strategie di comunicazione del rischio alla luce del confronto tra le diverse aree di indagine. La metodologia ha previsto l’utilizzo di questionari e interviste dirette e rilevazioni a campione per acquisire i dati direttamente dalle popolazioni e dalle pubbliche amministrazioni. La fase di rilevazione sul campo ha, prima, impiegato il questionario per acquisire la base di conoscenza su cui elaborare gli interventi comunicativi e informativi. In seguito, dopo la somministrazione dei prodotti comunicativi predisposti in tutte le sedi del progetto, una seconda fase sul campo è stata condotta con interviste e brevi questionari di valutazione per misurare l’efficacia di queste azioni. Il questionario utilizzato è stato destinato a popolazioni interessate da specifici rischi naturali (esondazione e frana) identificate in alcuni comuni della provincia di Sondrio: Ardenno, Morbegno, Talamona, Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine e Colico in provincia di Lecco. Il tipo di campionamento realizzato è stato casuale e stratificato, insistendo su una popolazione di 11.372 individui (solo i maggiorenni), di cui ne sono stati intervistati 624, pari al 5,5% con un errore stimato massimo del 3,8% (Varianza 0,25 – Confidenza 1,96). Si può pertanto affermare che la ricerca rientra nei parametri ottimali della qualità scientifica che è necessario rispettare. 21 Il campionamento realizzato Ardenno Sesso Anno nascita 1985-1978 1977-1958 1957-1938 1937 e oltre Totale Colico Sesso Anno nascita 1985-1978 1977-1958 1957-1938 1937 e oltre Totale Morbegno Talamona Sesso Anno nascita 1985-1978 1977-1958 1957-1938 1937 e oltre Totale Berbenno Buglio Colorina Forcola Fusine Sesso Anno nascita 1985-1978 1977-1958 1957-1938 1937 e oltre Totale 22 M Popolazione F Tot. 166 497 417 204 1284 M 89 313 285 207 894 194 632 616 336 1778 Popolazione F Tot. 23 112 79 37 251 M 310 955 820 538 2623 Popolazione F Tot. 105 319 331 129 884 M 144 458 403 334 1339 32 90 72 59 253 55 202 151 96 504 Popolazione F Tot. 323 1227 987 604 3141 323 1186 1006 811 3326 M 646 2413 1993 1415 6467 Campione F Tot. 9 27 23 11 70 M 8 25 22 18 73 17 52 45 29 143 Campione F Tot. 6 18 18 7 49 5 17 16 11 49 11 35 34 18 98 Campione M F Tot. 2 6 4 2 14 2 5 4 3 14 4 11 8 5 28 Campione M F Tot. 18 67 54 33 172 18 65 55 45 183 36 132 109 78 355 Il questionario impiegato è stato inoltre adattato per essere somministrato in Francia e Spagna. Gli adattamenti hanno riguardato, in particolare, la specificità dei rischi naturali a cui sono esposte tali popolazioni. In Francia la somministrazione ha coinvolto 138 persone su 3.200 abitanti del comune di Aubignan, di cui sono stati intervistati i capi famiglia corrispondenti a 54 individui. In Spagna, il questionario è stato somministrato nella municipalità di Carcaixent, intervistando 232 soggetti di almeno 16 anni di età, facenti parte di un campione probabilistico stratificato con un errore stimato pari al 6,6%. Come si può notare le metodologie di campionamento non sono omogenee, pertanto la possibile analisi comparativa richiede attenzione e non prevede un’automatica transitorietà di atteggiamenti e comportamenti rilevati. In ogni caso, la comparazione ha una sua intrinseca validità perché risulta essere uno dei pochissimi casi in cui è almeno possibile verificare le linee di tendenze, di fronte al rischio, che caratterizzano popolazioni di paesi differenti. Il rapporto che segue è focalizzato sui risultati della ricerca condotta in Italia e, tuttavia, fornisce delle indicazioni strategiche per la comunicazione del rischio che sono estendibili agli altri contesti mediterranei coinvolti nella ricerca. Ciò non solo sulla base delle rilevazioni empiriche, ma anche per la realizzazione di azioni informative e formative che hanno utilizzato i prodotti comunicativi preparati da tutti i partner internazionali e per le considerazioni rese possibili dalla lettura dei questionari somministrati. In appendice, infine, è disponibile il questionario impiegato, nella sua versione multilingue e con la presentazione dei risultati dell’analisi monovariata. 23 Capitolo 1 Il campione e la percezione del rischio Ilaria Beretta Il presente capitolo svolge una funzione introduttiva rispetto alle analisi condotte nel proseguo del lavoro e ha una duplice finalità. Da una parte, descrive le principali caratteristiche del campione intervistato (genere, età, professione, ma anche luogo di residenza, esperienze vissute, ecc.) che sarà poi oggetto di diversi approfondimenti nei capitoli successivi. Dall’altra, si sofferma sulla descrizione di un aspetto particolare (e particolarmente rilevante) della popolazione di riferimento osservata: la percezione del rischio. Questa, come si vedrà meglio in seguito, risulta l’elemento che maggiormente condiziona il livello di soddisfazione espresso dagli intervistati in riferimento alla zona di residenza, il loro desiderio di andarsene, il loro interesse per le attività di informazione e formazione svolte o da svolgersi in loco: in una parola, la qualità della vita. Più in particolare, dopo una breve descrizione delle caratteristiche anagrafiche e delle principali tipologie abitative del campione osservato, se ne è indagata l’esperienza rispetto al verificarsi di disastri naturali (§1.1). Nel §1.2 l’analisi si è concentrata sul grado di soddisfazione espresso dagli intervistati rispetto alla zona di residenza, nel §1.3 sulla loro intenzione (o non intenzione) di andarsene, e nel §1.4, infine, si sono esaminati i dati più propriamente relativi alla loro percezione del rischio. Di ogni variabile si è guardata non solo la distribuzione di frequenze tra le sue diverse modalità, ma anche la correlazione con altre variabili di volta in volta individuate come potenzialmente rilevanti. Nel §1.5, infine, si è tentato di riassumere ed evidenziare i risultati più rilevanti emersi dall’analisi. 1.1. Il profilo degli intervistati Il campione intervistato è rappresentato, in percentuali simili, da maschi (51,9%) e da femmine (48,9%), per lo più residenti nei comuni di Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine (57%). (Tab.1.1). Ha inoltre un’età compresa per lo più fra i 26 e i 65 anni (Tab.1.2). Tali caratteri sono attesi, in quanto coerenti con il piano di campionamento utilizzato. Tab. 1.1 Comune di residenza (V144) Frequenza Percentuale Percentuale valida Bebenno, Buglio, Colorina, Forcola. Fusine Ardenno Morbegno, Talamona Colico Totale 355 56,9 56,9 143 28 98 624 22,9 4,5 15,7 100,0 22,9 4,5 15,7 100,0 Tab. 1.2 Età per classi (V143) 18-25 26-45 46-65 65 e oltre Totale Frequenza Percentuale Percentuale valida 68 10,9 10,9 230 36,9 36,9 196 31,4 31,4 130 20,8 20,8 624 100,0 100,0 25 Più del 70% degli intervistati è coniugato o convivente e vive in famiglie composte da 2-4 persone. La quasi totalità del campione (94,2%) ha un’istruzione pari o inferiore al diploma di scuola media superiore, ed è rappresentato principalmente da pensionati (29%), casalinghe (14%), impiegati (13%) e operai specializzati (10%). Gli intervistati vivono per la grande maggioranza in case situate nell’ambito di centri abitati, benché per lo più essi non siano alloggiati in appartamenti di palazzine, ma in case “singole”. Quasi i due terzi del campione vive nel proprio comune di residenza dalla nascita; in effetti, sono poco numerose (meno del 10%) le persone che vi abitano da meno di 10 anni. Se quindi non sembrano molte le persone che si trasferiscono nei comuni considerati da altri luoghi, e anche vero, però, che più del 78% degli intervistati non ha alcuna intenzione di trasferirsi altrove (Tab. 1.3). Tab. 1.3 Ho pensato di abitare in altro comune (V32) Frequenza Percentuale Percentuale valida Sì, già deciso Sì, se ho occasione No, non voglio Totale valide Mancata risposta Totale 15 2,4 2,4 121 483 619 5 624 19,4 77,4 99,2 ,8 100,0 19,5 78,0 100,0 Tale poca propensione ad andarsene è anche confermata dall’altissimo grado di soddisfazione espresso rispetto alla zona di residenza: ben il 92,5% della popolazione ha infatti dichiarato di essere molto (51%) o abbastanza (41,5%) soddisfatto del luogo in cui vive. Se andiamo a indagare l’esistenza di una qualche forma di correlazione tra la tipologia di abitazione degli intervistati e l’opinione espressa in relazione allo stato dell’informazione sui rischi naturali, emergono alcuni risultati interessanti. Innanzi tutto si nota come una campagna di informazione riguardo i rischi naturali sia reputata “veramente necessaria” in particolare modo da coloro che vivono al piano terra di una palazzina (Tab. 1.4). Questi ultimi, inoltre, sono anche coloro che attribuiscono la maggiore importanza all’essere informati sull’identificazione delle zone a rischio (Tab. 1.5), e che più di tutti desidererebbero ricevere informazioni circa le attività di prevenzione del rischio di esondazione e/o di frana che si svolgono nel loro comune. (Tab. 1.6) 26 Tab. 1.4 Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Tipologia abitazione specifica Tipologia abitazione specifica Appartamento, PT Conteggio Necessaria Abbastanza importante Forse importante, ma altri problemi Non necessaria % entro Tipologia abitazione specifica Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica % entro Tipologia abitazione specifica Casa singola, PT Casa singola, altri piani 188 Total e 13 46 14 261 56,5% 39,7% 34,1% 7 57 20 30,4% 49,1% 48,8% 2 13 7 32 54 8,7% 11,2% 17,1% 7,4% 8,8% 1 8 9 4,3% 1,8% 1,5% 43,3% 42,5% 206 290 47,5% 47,2% 23 116 41 434 614 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0 % Conteggio Totale Appartamento, altri piani Tav. 1.5 Importanza informazioni su conseguenze e danni * Tipologia abitazione specifica Tipologia abitazione specifica Casa Appartamento, Appartamento, singola, PT altri piani PT Non impo. Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Casa singola, altri piani Totale 1 7 8 ,9% 1,6% 1,3% 1 1 13 15 ,9% 2,4% 3,0% 2,5% 1 13 4 46 64 4,5% 11,4% 9,8% 10,7% 10,6% 4 19 6 67 96 % entro Tipologia abitazione specifica 18,2% 16,7% 14,6% 15,7% 15,9% Massima Conteggio impo. % entro Tipologia abitazione specifica 17 80 30 295 422 77,3% 70,2% 73,2% 68,9% 69,8% 22 114 41 428 605 2 Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica 3 Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica 4 Totale Conteggio Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 27 Tav. 1.6 Interesse a ricevere info sul rischio esondazione * Tipologia abitazione specifica Tipologia abitazione specifica Appartamento, Appartamento, Casa PT altri piani singola, PT Nessuno Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Abbastanza Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Molto Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Totale Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Totale 5 2 25 32 4,9% 4,9% 6,0% 5,5% 1 10 7 38 56 4,8% 9,7% 17,1% 9,2% 9,7% 10 43 16 207 276 47,6% 41,7% 39,0% 49,9% 47,6% 10 45 16 145 216 47,6% 43,7% 39,0% 34,9% 37,2% 21 103 41 415 580 100,0% 100,0% 100,0% Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Poco Casa singola, altri piani 100,0% 100,0% Le informazioni sui piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche sono invece reputate assai rilevanti, in particolare modo, da coloro che vivono al pian terreno di case singole. (Tab. 1.7). Questi, tra i pochi a conoscenza dello svolgimento di una campagna di informazione sul rischio di esondazione e frana nella loro zona di residenza risultano i più soddisfatti della qualità delle informazioni ricevute (Tab. 1.8). Tav. 1.7 Importanza informazioni su fonti info in emergenza * Tipologia abitazione specifica Tipologia abitazione specifica Appartamento, PT Non impo. 10 2,4% 2,2% 1,7% 3 3 9 15 2,7% 7,3% 2,2% 2,5% 7 17 7 56 87 31,8% 15,2% 17,1% 13,4% 14,7% 2 18 5 58 83 9,1% 16,1% 12,2% 13,9% 14,0% 13 74 25 285 397 59,1% 66,1% 61,0% 68,3% 67,1% 22 112 41 417 592 100,0% 100,0% 100,0% % entro Tipologia abitazione specifica % entro Tipologia abitazione specifica Conteggio 4 % entro Tipologia abitazione specifica Conteggio Massima % entro Tipologia impo. abitazione specifica Conteggio Totale 28 % entro Tipologia abitazione specifica Totale Casa singola, altri piani 9 % entro Tipologia abitazione specifica Conteggio 3 Casa singola, PT 1 Conteggio Conteggio 2 Appartamento, altri piani 100,0% 100,0% Tab. 1.8 Le informazioni ricevute sono giudicate * Tipologia abitazione specifica Tipologia abitazione specifica Appartamento, PT Appartamento, altri piani Conteggio Buone % entro Tipologia abitazione specifica Conteggio Sufficienti % entro Tipologia abitazione specifica % entro Tipologia abitazione specifica Totale 6 2 11 19 30,0% 33,3% 20,8% 23,2% 6 4 24 34 30,0% 66,7% 45,3% 41,5% 6 8 17 100,0% 30,0% 15,1% 20,7% 2 10 12 10,0% 18,9% 14,6% 53 82 Conteggio Insufficienti % entro Tipologia abitazione specifica 3 20 6 100,0% 100,0% 100,0% Conteggio % entro Tipologia abitazione specifica Casa singola, altri piani 3 Conteggio Scarse Casa singola, PT 100,0% 100,0% Non sembra, invece, di potere rilevare alcuna forma di correlazione tra la tipologia di abitazione e la disponibilità a partecipare a iniziative varie. In merito alla sperimentazione diretta di un disastro naturale, tutti gli abitanti dei comuni considerati (99%) ricordano l’essersi verificato di una frana e/o di un’esondazione nel luogo in cui vivono (Tab. 1.9), coerentemente con la scelta di ricerca di campionare aree soggette a questi rischi. Tab. 1.9 Ultimo disastro naturale ricordato (V5) Frequenza Percentuale Percentuale valida Esondazione Frana Altro Totale valide Nulla è successo Mancata risposta Totale 248 39,7 48,9 257 2 507 92 25 624 41,2 ,3 81,3 14,7 4,0 100,0 50,7 ,4 100,0 I disastri naturali maggiormente rammentati si sono verificati nel 1987, nel 1998 e, più di recente, nel 2002. Di tutti gli intervistati, la grande maggioranza ha vissuto personalmente il disastro, con o senza danni, mentre rappresentano una netta minoranza coloro che ne hanno solo sentito parlare, da parenti, amici, gente locale o media. (Tab. 1.10). 29 Tab. 1.10 Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato (V7) Frequenza Percentuale Percentuale valida Sperimentato con danni Sperimentato senza danni Parenti Amici La gente locale I media Totale valide Mancata risposta Totale 147 23,6 27,7 304 26 5 34 15 531 93 624 48,7 4,2 ,8 5,4 2,4 85,1 14,9 100,0 57,3 4,9 ,9 6,4 2,8 100,0 Quando si è chiesto agli intervistati quanto ritenessero importante che in Lombardia venisse svolta un campagna di informazione sui rischi naturali, stupisce il fatto per cui coloro che hanno sperimentato personalmente un disastro naturale, diversamente da coloro che ne hanno solamente sentito parlare, non abbiano reputato l’iniziativa particolarmente rilevante (Tab. 1.11). Tab. 1.11 Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Sperimentato senza danni Parenti 71 129 7 3 9 6 225 48,3% 43,0% 26,9% 60,0% 26,5% 40,0% 42,7% 65 146 13 1 17 8 250 44,2% 48,7% 50,0% 20,0% 50,0% 53,3% 47,4% 10 20 6 1 7 1 45 6,8% 6,7% 23,1% 20,0% 20,6% 6,7% 8,5% 1 5 1 7 % entro Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato ,7% 1,7% 2,9% 1,3% Conteggio 147 300 26 5 34 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Conteggio Necessaria % entro Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Conteggio Abbastanza % entro Chi ha fornito importante informazione sul disastro naturale ricordato Conteggio Forse importante, % entro Chi ha fornito informazione sul ma altri disastro naturale problemi ricordato Conteggio Non necessaria Totale Totale Sperimentato con danni % entro Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Gente locale Amici I media 15 527 100,0% 100,0% Quando, però, si è chiesto di attribuire un grado di importanza alla ricezione di diverse tipologie di informazione (Tab. 1.12), coloro che hanno subito un danno personalmente, in maniera piuttosto 30 costante, sono risultati essere gli intervistati che più di tutti reputano apprezzabile ricevere informazioni, qualunque sia la tipologia di queste ultime considerata. Probabilmente su questi due risultati apparentemente contrastanti ha inciso la modalità di formulazione delle due domande, di cui la prima si riferiva genericamente a un’ipotetica iniziativa della Regione Lombardia (forse sentita troppo “lontana”), mentre la seconda chiamava in causa direttamente l’intervistato e il rischio cui potrebbe essere esposto. Tab. 1.12 Tipologie di informazioni riguardo alla cui ricezione è stato chiesto agli intervistati di esprimere un giudizio di importanza Identificazione delle zone a rischio Il grado di rischio cui gli intervistati sono esposti Le conseguenze e i possibili danni agli uomini, cose e ambiente che potrebbero verificarsi I piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche Le procedure di allarme della popolazione in casi emergenza I comportamenti da adottare in caso di emergenza Le misure preventive che la popolazione deve adottare per proteggersi La fonte di informazione in caso di emergenza Le modalità con cui posso avere informazioni sul rischio a cui sono esposto Il modo con cui la popolazione è tenuta al corrente dell’evolvere della situazione in caso di disastro Non sembra, infine, di poter rilevare una qualche correlazione tra il fatto di avere subito un danno personalmente o meno e l’interesse a ricevere informazioni circa le attività di prevenzione del rischio di esondazione e/o frana, il grado di conoscenza del Piano di Protezione Civile, e la disponibilità a fare qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione e/o frana. 1.2. Il grado di soddisfazione espresso rispetto alla zona di residenza Come accennato in precedenza, il campione di popolazione intervistato ha espresso un livello di apprezzamento altissimo rispetto alla propria zona di residenza; ben il 92,5% delle persone, infatti, ha dichiarato di essere abbastanza o molto soddisfatto di vivere nel proprio comune. (Tab. 1.13). Tab. 1.13 Soddisfazione per la zona di residenza (V4) Frequenza Percentuale Percentuale valida No Poco Abbastanza Molto Totale valide Mancata risposta Totale 15 2,4 2,4 24 259 318 616 8 624 3,8 41,5 51,0 98,7 1,3 100,0 3,9 42,0 51,6 100,0 In particolare il grado di apprezzamento manifestato è leggermente più concentrato tra coloro che vivono in centri abitati, mentre le valutazioni più severe sono state principalmente espresse da coloro che vivono ai primi piani di palazzine. Contro ogni aspettativa, sul livello di soddisfazione espresso non sembra incidere quasi per nulla l’avere o il non avere sperimentato personalmente un disastro naturale. Sembra invece più intuitivo il fatto che le persone meno contente della propria zona di residenza siano anche quelle che, da una 31 parte, non sono a conoscenza dello svolgimento di una campagna informativa sui disastri naturali (Tab. 1.14), e dall’altra sono le più disposte a raggiungere il massimo livello di impegno per la prevenzione del rischio, ad es. partecipando alle attività di un gruppo / associazione della PC (Tab. 1.15). Tab. 1.14 Svolgimento campagna info su R esondazione o frana nella sua zona * Soddisfazione per la zona di residenza Soddisfazione per la zona di residenza No Poco 22 43 66 4,2% 8,6% 13,7% 10,8% 9 14 159 188 370 60,0% 58,3% 62,1% 59,7% 60,7% 6 9 75 84 174 40,0% 37,5% 29,3% 26,7% 28,5% 15 24 256 315 610 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio No % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio Non so % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio Totale % entro Soddisfazione per la zona di residenza Totale Molto 1 Conteggio Sì Abbastanza Tab. 1.15 Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del R * Soddisfazione per la zona di residenza Soddisfazione per la zona di residenza No Conteggio Non disponibile % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio Sì, per incontri Sì, per formazione Sì, per esercitazioni % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza 8 83 122 219 46,2% 33,3% 34,2% 39,0% 36,9% 4 9 102 102 217 30,8% 37,5% 42,0% 32,6% 36,6% 1 18 29 48 7,7% 7,4% 9,3% 8,1% 3 16 28 47 12,5% 6,6% 8,9% 7,9% 2 4 24 32 62 15,4% 16,7% 9,9% 10,2% 10,5% 13 24 243 313 593 % entro Soddisfazione per la zona di residenza % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza Totale Abbastanza Molto 6 Conteggio Conteggio Sì, per PC Poco 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Risulta interessante, inoltre, la correlazione rilavata tra il livello di soddisfazione espresso e la frequenza con cui gli intervistati partecipano a gruppi di volontariato sociale e protezione civile: in linea generale, infatti, più regolare è la partecipazione, maggiore è il grado di soddisfazione espresso (Tab. 1.16). 32 Tab. 1.16 Frequenza partecipazione a gruppi/assoc. protezione civile * Soddisfazione per la zona di residenza Soddisfazione per la zona di residenza No Poco Molto 23 223 269 529 93,3% 100,0% 91,4% 91,2% 91,7% 1 18 10 29 6,7% 7,4% 3,4% 5,0% 3 16 19 1,2% 5,4% 3,3% 244 295 577 14 Conteggio Mai % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio Raramente % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio Regolarmente % entro Soddisfazione per la zona di residenza 15 Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza Totale Abbastanza 23 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 1.3. L’intenzione dichiarata di andare via dalla zona di residenza Così come il fatto di avere vissuto personalmente un disastro naturale non incide sul livello di soddisfazione espresso dagli intervistati sulla zona di residenza (vd. sopra), allo stesso modo ciò non ha influito sulla loro intenzione di andarsene. In effetti, sono risultate davvero poco numerose le persone che hanno dichiarato di volere cambiare zona di residenza: 78% degli intervistati, infatti, non ha alcuna intenzione di trasferirsi. (Vd. Tab. 1.3) Ciò è confermato anche dall’alto livello di soddisfazione espresso (cfr. tavola 7bis) e dalla stretta correlazione esistente fra le due variabili, per cui tanto maggiore è il livello di soddisfazione, tanto inferiore è l’intenzione di andarsene (Tab. 1.17). Quest’ultima risulta in qualche modo anche connessa con la tipologia di abitazione degli intervistati, per cui sono nuovamente gli abitanti a pian terreno di palazzine i più scontenti e quindi quelli che maggiormente hanno manifestato l’intenzione di andarsene. Tab. 1.17 Ho pensato di abitare in altro comune * Soddisfazione per la zona di residenza Soddisfazione per la zona di residenza No Poco Totale Abbastanza Molto 4 2 8 1 15 % entro Soddisfazione per la zona di residenza 26,7% 8,3% 3,1% ,3% 2,5% Sì, se ho Conteggio occasione % entro Soddisfazione per la zona di residenza 7 12 77 24 120 46,7% 50,0% 30,0% 7,6% 19,6% 4 10 172 290 476 26,7% 41,7% 66,9% 92,1% 77,9% 15 24 257 315 611 100,0% 100,0% 100,0% Sì, già deciso No, non voglio Totale Conteggio Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza 100,0% 100,0% 33 Altra interessante correlazione rilevata è quella col giudizio espresso sulla qualità della campagna di informazione svolta su frana ed esondazione. Il giudizio più severo, infatti, è stato espresso soprattutto da coloro che hanno già deciso di trasferirsi, risulta leggermente migliore in coloro che dichiarano di andarsene se ne avranno l’occasione; è infine positivo in coloro che non hanno intenzione di muoversi. (Tab. 1.18) Tab. 1.18 Se sì, le informazioni ricevute sono giudicate * Ho pensato di abitare in altro comune Ho pensato di abitare in altro comune Sì, già deciso Buone 17 20 18,8% 25,8% 24,1% 3 30 33 18,8% 45,5% 39,8% 6 11 17 37,5% 16,7% 20,5% 1 4 8 13 100,0% 25,0% 12,1% 15,7% 1 16 66 83 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Conteggio % entro Ho pensato di abitare in altro comune Scarse Conteggio % entro Ho pensato di abitare in altro comune Insufficienti Conteggio % entro Ho pensato di abitare in altro comune Totale Conteggio % entro Ho pensato di abitare in altro comune No, non voglio 3 Conteggio % entro Ho pensato di abitare in altro comune Sufficienti Totale Sì, se ho occasione 1.4. La percezione del rischio Come visto precedentemente, quasi tutti gli intervistati hanno vissuto personalmente l’esperienza di un disastro naturale, per lo più senza subire danni (57%), talvolta pagandone le conseguenze (vd. sopra) (27%). Tali disastri sono rappresentati quasi esclusivamente da frane ed esondazioni (vd. sopra), ed è a loro riguardo che la percezione del rischio risulta maggiormente elevata rispetto a un incendio boschivo o un terremoto (2%).(Tab. 1.19, Tab. 1.20, Tab. 1.21, Tab. 1.22). Tab. 1.19 Zona di residenza considerata a rischio esondazione (V8) Sì No Totale Frequenza Percentuale 233 391 624 37,3 62,7 100,0 Percentuale valida 37,3 62,7 100,0 Tab. 1.20 Zona di residenza considerata a rischio frana (V9) Frequenza Percentuale Percentuale valida Sì No Totale 34 355 56,9 56,9 269 624 43,1 100,0 43,1 100,0 Tab. 1.21 Zona di residenza considerata a rischio incendio boschivo (V10) Frequenza Percentuale Percentuale valida Sì No Totale 129 20,7 20,7 495 624 79,3 100,0 79,3 100,0 Tab. 1.22 Zona di residenza considerata a rischio terremoto (V11) Frequenza Percentuale Percentuale valida Sì No Totale 14 2,2 2,2 610 624 97,8 100,0 97,8 100,0 Tali risultati sono ulteriormente confermati dalle risposte alla domanda in cui si è chiesto al campione di dichiarare qual era il grado di rischio cui si sentiva esposto rispetto a diverse tipologie di incidenti e calamità naturali. Gli intervistati hanno dichiarato di correre il livello di rischio maggiore innanzi tutto rispetto agli incidenti stradali, quindi rispetto alle frane, all’inquinamento elettromagnetico e alle esondazioni (Tab. 1.23). Tab. 1.23 Percentuale di intervistati che pensa di correre un grado di rischio “massimo” rispetto a diverse calamità / incidenti (V12-V23) Tipologia di calamità / incidente Intervistati (%) Incidente stradale 13,5 Incidente nucleare 1,9 Incendio 3,5 Frana 8,5 Incidente sul lavoro 2,9 Incidente in casa 1,9 Esondazione 7,7 Terremoto 2,4 Inquinamento del suolo 2,6 Inquinamento atmosferico 5,1 Inquinamento elettromagnetico 8,2 Incidente aereo 1,9 Se si guarda all’esistenza di correlazione tra le variabili che si riferiscono alla percezione del rischio e altre variabili, non stupisce il fatto che la percezione del rischio di esondazione e frana sia più elevata in coloro che ne hanno già fatto esperienza personalmente. Ciò è particolarmente vero in riferimento all’esondazione, un po’ meno riguardo alla frana (Tab. 1.24, Tab. 1.25). 35 Tab. 1.24 Rischio esondazione * Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Sperimentato Sperimentato con danni senza danni Conteggio Minimo % entro Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Conteggio Medio % entro Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Conteggio % entro Chi ha fornito Massimo informazione sul disastro naturale ricordato Conteggio Totale 36 % entro Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Parenti Amici Gente I media locale Totale 47 143 7 1 19 6 223 32,9% 49,8% 28,0% 20,0% 57,6% 40,0% 43,9% 55 114 13 4 10 7 203 38,5% 39,7% 52,0% 80,0% 30,3% 46,7% 40,0% 41 30 5 4 2 82 28,7% 10,5% 20,0% 12,1% 13,3% 16,1% 143 287 25 33 15 508 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 5 Tab. 1.25 Rischio frana * Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato Conteggio Minimo % entro Chi ha fornito informazion e sul disastro naturale ricordato Conteggio Medio % entro Chi ha fornito informazion e sul disastro naturale ricordato Conteggio % entro Chi ha fornito Massimo informazion e sul disastro naturale ricordato Conteggio Totale % entro Chi ha fornito informazion e sul disastro naturale ricordato Gent e I media local e Totale Sperimentato con danni Sperimentato senza danni Parenti 53 104 10 2 11 4 184 37,6% 34,7% 41,7% 66,7% 32,4 % 26,7% 35,6% 52 127 12 1 17 6 215 36,9% 42,3% 50,0% 33,3% 50,0 % 40,0% 41,6% 36 69 2 6 5 118 25,5% 23,0% 8,3% 17,6 % 33,3% 22,8% 141 300 24 34 15 517 100,0 100,0% % 100,0% 100,0% Amici 3 100,0% 100,0% 100,0% Allo stesso modo, risulta abbastanza intuitivo il fatto per cui, tanto maggiore è la percezione del rischio, tanto maggiore è l’intenzione di andarsene (anche in tal caso la correlazione è più evidente per l’esondazione rispetto alla frana (Tab. 1.26, Tab. 1.27). 37 Tab. 1.26 Ho pensato di abitare in altro comune * Zona di residenza considerata a rischio esondazione Zona di residenza considerata a rischio esondazione Sì Sì, già deciso Conteggio % entro Zona di residenza considerata a rischio esondazione Conteggio Sì, se ho occasione % entro Zona di residenza considerata a rischio esondazione No, non voglio Conteggio % entro Zona di residenza considerata a rischio esondazione Conteggio Totale % entro Zona di residenza considerata a rischio esondazione Totale No 10 5 15 4,4% 1,3% 2,4% 59 62 121 25,8% 15,9% 19,5% 160 323 483 69,9% 82,8% 78,0% 229 390 619 100,0% 100,0% 100,0% Tab. 1.27 Ho pensato di abitare in altro comune * Zona di residenza considerata a rischio frana Zona di residenza considerata a rischio frana Sì Sì, già deciso Conteggio Sì, se ho occasione Conteggio No, non voglio Conteggio Totale % entro Zona di residenza considerata a rischio frana % entro Zona di residenza considerata a rischio frana % entro Zona di residenza considerata a rischio frana Conteggio % entro Zona di residenza considerata a rischio frana Totale No 7 8 15 2,0% 3,0% 2,4% 79 42 121 22,4% 15,8% 19,5% 267 216 483 75,6% 81,2% 78,0% 353 266 619 100,0% 100,0% 100,0% Da notare è poi il fatto che esista una correlazione inversa tra la percezione rischio di esondazione (correlazione stretta) e frana (correlazione meno stretta) e il livello di soddisfazione espresso (Tab. 1.28, Tab. 1.29), per cui, al crescere dell’una, diminuisce l’altro. 38 Tab. 1.28 Zona di residenza considerata a rischio esondazione * Soddisfazione per la zona di residenza Soddisfazione per la zona di residenza No Sì No Totale 108 103 230 53,3% 45,8% 41,7% 32,4% 37,3% 7 13 151 215 386 46,7% 54,2% 58,3% 67,6% 62,7% 15 24 259 318 616 100,0% 100,0% 100,0% Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza Totale Molto 11 Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza Abbastanza 8 Conteggio % entro Soddisfazione per la zona di residenza Poco 100,0% 100,0% Tab. 1.29 Zona di residenza considerata a rischio frana * Soddisfazione per la zona di residenza Soddisfazione per la zona di residenza No Conteggio Sì % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio No % entro Soddisfazione per la zona di residenza Conteggio Totale % entro Soddisfazione per la zona di residenza Poco Abbastanza Totale Molto 8 11 154 177 350 53,3% 45,8% 59,5% 55,7% 56,8% 7 13 105 141 266 46,7% 54,2% 40,5% 44,3% 43,2% 15 24 259 318 616 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Il grado di soddisfazione, invece, non sembra correlato al livello di rischio cui gli intervistati dichiarano di sentirsi esposti in riferimento alla frana/esondazione rispetto ad altri incidenti. Quasi volessero dire: “indipendentemente da quanto ci sentiamo minacciati, il solo fatto di esserlo basta a renderci insoddisfatti.” Infine, il livello di rischio che gli intervistati hanno dichiarato di correre in particolare relativamente alla frana è risultato strettamente connesso a numerose altre variabili concernenti la qualità delle informazioni, la disponibilità alla partecipazione e le attività delle istituzioni. In particolare, si rileva una certa correlazione tra grado di rischio frana cui gli intervistati ritengono di essere esposti e, da una parte, l’opinione espressa in riferimento alla necessità di una campagna informativa (Tab. 1.30), dall’altra l’interesse manifestato a ricevere informazioni sul rischio cui sono esposti (Tab. 1.31), per cui, al crescere della percezione del rischio, crescono sia la necessità sia l’interesse. 39 Tab. 1.30 Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Rischio frana Rischio frana Nessuno 2 3 4 5 6 Massimo Totale 59 25 20 40 47 31 34 256 Conteggio % entro Rischio Necessaria 41,00% 31,30% 27,40% 42,10% 52,80% 43,10% 65,40% 42,30% frana 67 41 45 49 31 36 18 287 Conteggio % entro Abbastanza Rischio importante 46,50% 51,30% 61,60% 51,60% 34,80% 50,00% 34,60% 47,40% frana 12 13 8 6 11 3 53 Forse Conteggio importante, % entro ma altri Rischio problemi 8,30% 16,30% 11,00% 6,30% 12,40% 4,20% 8,80% frana 6 1 2 9 Conteggio % entro Non Rischio necessaria 4,20% 1,30% 2,80% 1,50% frana 144 80 73 95 89 72 52 605 Conteggio % entro Rischio Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% frana Tab. 1.31 Interesse a ricevere info sul rischio frana * Rischio frana Nessuno 2 3 17 3 3 Conteggio % entro Rischio Nessuno 12,80% 3,90% 4,20% frana 9 9 7 Conteggio % entro Rischio Poco 6,80% 11,80% 9,90% frana 68 36 37 Conteggio % entro Rischio Abbastanza frana 51,10% 47,40% 52,10% 39 28 24 Conteggio % entro Rischio Molto 29,30% 36,80% 33,80% frana 133 76 71 Conteggio % entro Rischio Totale 100,00% 100,00% 100,00% frana Rischio frana 4 3 5 6 1 Massimo 2 Totale 29 4,00% 5,00% 41 3,30% 6 7 1,40% 3 6,70% 47 8,10% 40 4,30% 28 18 7,10% 274 52,20% 34 46,50% 39 40,00% 38 36,00% 30 47,60% 232 37,80% 90 45,30% 86 54,30% 70 60,00% 50 40,30% 576 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% Si nota anche una profonda correlazione tra il grado di rischio di frana cui gli intervistati ritengono di essere esposti e la loro disponibilità a fare personalmente qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione / frana (Tab. 1.32). 40 Tab. 1.32 Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del R * Rischio frana Nessuno 51 Conteggio % entro Non Rischio disponibile frana 36,40% 55 Conteggio % entro Sì, per Rischio incontri 39,30% frana 7 Conteggio % entro Sì, per Rischio formazione frana 5,00% 11 Conteggio % entro Sì, per Rischio esercitazioni frana 7,90% 16 Conteggio % entro Rischio Sì, per PC 11,40% frana 140 Conteggio % entro Rischio 100,00% frana 2 48 Rischio frana 3 34 26 Massimo 9 Totale 214 5 60,00% 21 48,60% 21 29,50% 29 19,10% 21 36,50% 218 26,30% 3 30,00% 5 33,00% 14 44,70% 3 37,20% 49 3,80% 4 7,10% 9 15,90% 7 6,40% 6 8,40% 47 5,00% 4 12,90% 1 8,00% 12 12,80% 8 8,00% 58 5,00% 80 1,40% 70 13,60% 88 17,00% 47 9,90% 586 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% La percezione del rischio influenza anche la valutazione delle conseguenze di diverse attività umane sul territorio per cui, più gli intervistati si ritengono a rischio frana /esondazione, più ritengono che le diverse attività elencate di seguito possano aumentare il pericolo cui sono esposti: o o o o o o o o il disboscamento, la costruzione non regolamentata di edifici, la costruzione non regolamentata di infrastrutture, la modifica del letto di un fiume, la costruzione di nuovi bacini per impianti di potenza, l’attività turistica, l’estrazione di materiali, l’abbandono dei fondi e dei percorsi rurali. Infine, maggiore è la percezione del rischio di frane ed esondazioni, migliori sono le valutazioni relative a un’eventuale attività di promozione, da parte della Regione, di leggi per la prevenzione dei rischi naturali. (Tab. 1.33, Tab. 1.34, Tab. 1.35, Tab. 1.36, Tab. 1.37) 41 Tab. 1.33 E' buono se Regione obbliga informazione su RN * Rischio frana Nessuno 4 Conteggio % entro Rischio Per nulla 2,80% frana 7 Conteggio % entro Rischio Poco 4,90% frana 24 Conteggio % entro Rischio Abbastanza frana 16,70% 109 Conteggio % entro Rischio Molto 75,70% frana 144 Conteggio % entro Rischio Totale 100,00% frana 2 Rischio frana 4 1 Massimo 1 Totale 7 6 4 1 1,40% 4 2,00% 2 1,20% 21 5,00% 26 1,10% 25 5,60% 17 3,90% 9 3,50% 150 32,50% 50 26,30% 69 23,90% 49 17,60% 39 25,00% 422 62,50% 80 72,60% 95 69,00% 71 76,50% 51 70,30% 600 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% Tab. 1.34 E' buono se Regione promuove leggi per predisporre piani intervento * Rischio frana Nessuno Conteggio % entro Rischio Per nulla frana Conteggio % entro Rischio Poco frana Conteggio % entro Rischio Abbastanza frana Conteggio % entro Rischio Molto frana Conteggio % entro Rischio totale frana 42 2 1,40% 5 Rischio frana 3 5 1 6 1,40% Massimo 1 1 1,40% 2,00% Totale 5 0,80% 6 3,50% 27 23 19 12 7 1,00% 129 19,00% 108 31,90% 48 21,60% 69 16,90% 58 14,00% 42 21,70% 454 76,10% 142 66,70% 72 78,40% 88 81,70% 71 84,00% 50 76,40% 594 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% Tab. 1.35 E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN * Rischio frana Nessuno 60 Conteggio % entro Rischio Per nulla 42,60% frana 37 Conteggio % entro Rischio Poco 26,20% frana 31 Conteggio % entro Rischio Abbastanza frana 22,00% 13 Conteggio % entro Rischio Molto 9,20% frana 141 Conteggio % entro Rischio Totale 100,00% frana Rischio frana 4 20 24 22 Massimo 20 Totale 204 25,30% 30 27,90% 25 33,80% 21 40,80% 15 35,20% 173 38,00% 17 29,10% 25 32,30% 13 30,60% 7 29,90% 133 21,50% 12 29,10% 12 20,00% 9 14,30% 7 23,00% 69 15,20% 79 14,00% 86 13,80% 65 14,30% 49 11,90% 579 2 100,00% 6 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% Tab. 136 E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti a rischio * Rischio frana Nessuno 1 Conteggio % entro Rischio Per nulla 0,70% frana 4 Conteggio % entro Rischio Poco 2,80% frana 20 Conteggio % entro Rischio Abbastanza frana 13,80% 120 Conteggio % entro Rischio Molto 82,80% frana 145 Conteggio % entro Rischio frana 2 3 Rischio frana 4 5 6 Massimo 1 Totale 2 3 2 2 1,40% 1 1 0,30% 13 3,80% 18 2,70% 20 21 2,30% 19 1,40% 10 1,90% 5 2,20% 113 22,50% 59 27,40% 51 22,60% 72 21,60% 67 14,10% 59 9,60% 46 18,80% 474 73,80% 80 69,90% 73 77,40% 93 76,10% 88 83,10% 71 88,50% 52 78,70% 602 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 43 Tab. 1.37 E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a rischio * Rischio frana Nessuno 2 Conteggio 2 3 Rischio frana 4 5 6 4 1 Massimo 1 Totale 8 % entro Rischio frana Conteggio 1,40% 13 5,10% 10 8 8 5 1,40% 2 % entro Rischio frana Conteggio 9,30% 21 12,70% 14 11,00% 21 8,50% 22 5,70% 19 2,90% 17 8 7,70% 122 % entro Rischio Abbastanza frana Conteggio 15,00% 104 17,70% 51 28,80% 44 23,40% 64 21,80% 63 24,30% 50 15,70% 42 20,50% 418 % entro Rischio frana Conteggio 74,30% 140 64,60% 79 60,30% 73 68,10% 94 72,40% 87 71,40% 70 82,40% 51 70,40% 594 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% Per nulla Poco Molto % entro Rischio frana 2,00% 1,30% 46 1.5. Conclusioni Alla luce di quanto visto finora, vengono di seguito elencati alcuni dei risultati che ci sembrano più interessanti al fine del presente lavoro. Uno degli elementi a nostro avviso maggiormente rilevante e che si riconferma lungo l’analisi di quasi tutto il questionario è rappresentato dal fatto che non è tanto l’avere o il non avere vissuto personalmente un disastro naturale che rappresenta un elemento significativo ai fini dell’interpretazione delle risposte, quanto la minore o maggiore percezione dello stesso. In effetti, l’esperienza di una frana o di un’esondazione non incide né sull’intenzione degli abitanti di andarsene, né sul loro livello di soddisfazione. Al contrario, queste ultime sono fortemente influenzate dalla percezione del rischio: se gli intervistati si sentono maggiormente minacciati, allora cresce l’insoddisfazione e cresce la voglia di andarsene. Ma non solo: aumenta anche la necessità di maggiore informazione, l’interesse per la stessa e la disponibilità a partecipare attivamente a iniziative diverse. In sostanza, è come se la percezione fungesse da trait d’union tra l’esperienza vissuta e le opinioni espresse: queste ultime non sembrano direttamente correlate al rischio effettivamente corso, ma alla percezione dello stesso. L’insoddisfazione deriva non tanto dall’essere minacciati, quanto dal sentirsi tali. Ciò, a nostro avviso, può rappresentare un’indicazione assai rilevante ai fini della definizione delle strategie di regolamentazione, formazione e comunicazione future. Infatti, anche se determinati disastri naturali non possono obiettivamente essere evitati (o possono esserlo solo in parte), tuttavia le autorità locali e i principali gruppi e associazioni rilevanti sul territorio, attraverso i diversi strumenti a propria disposizione, possono agire in modo tale che questi impattino il meno possibile sulla percezione del rischio e, quindi, in definitiva, sulla qualità della vita degli abitanti della zona. Ulteriori indicazioni sugli orientamenti da adottare derivano anche da altri risultati. Ad esempio, ricordiamo che livello di soddisfazione espresso è fortemente condizionato non solo dalla percezione del rischio, ma anche da altre variabili quali l’esistenza e la qualità di campagne informative, la partecipazione a diverse attività (più si partecipa, più si è soddisfatti!), e in misura leggermente inferiore, la tipologia di abitazione. Quest’ultima variabile risulta abbastanza rilevante 44 anche rispetto ad altre questioni. In effetti, le persone residenti al piano terra di palazzine sono risultate in linea generale le più desiderose di cambiare zona di residenza, le meno soddisfatte, le più interessate a ricevere informazioni sulle attività di prevenzione svolte nel comune e le più disponibili a partecipare maggiormente alle iniziative. Si noti infine, altro elemento a nostro avviso fortemente significativo al fine dell’organizzazione delle prossime iniziative di comunicazione e partecipazione sul territorio, che la qualità delle informazioni ricevute risulta una delle variabili analizzate che maggiormente influisce sull’intenzione manifestata dagli intervistati di trasferirsi. 45 Capitolo 2 Le istituzioni e l’informazione sui rischi naturali Enrico M. Tacchi In questo capitolo vengono presentati alcuni risultati dell’indagine, che riguardano le valutazioni degli intervistati sulle funzioni attribuite alle istituzioni e ai processi informativi riguardo ai rischi naturali. Si parte da una panoramica sulla situazione in Italia e si focalizza poi l’attenzione sulla Lombardia. Particolare enfasi è riservata alla prevenzione dei rischi, con vari approfondimenti sulle competenze istituzionali degli enti interessati e sulle caratteristiche dell’informazione prodotta, esplorando sia l’apprezzamento dei soggetti per la situazione attuale sia i loro auspici per il futuro. Tutte le variabili sono descritte a livello univariato, di regola con riferimento alle frequenze percentuali delle risposte valide. Sono state poi aggiunte le tabelle bivariate più significative rispetto al genere, al livello di istruzione e alle classi di età degli intervistati. In questo caso, come criterio generale per ritenere non trascurabile la relazione bivariata, si è assunto un valore del Coefficiente di contingenza di almeno 0,15 con una significatività inferiore a 0,15. Emerge in generale una maggiore capacità esplicativa dell’età rispetto alla scolarizzazione e una sostanziale analogia di risposte tra le donne e gli uomini. 2.1. I rischi naturali in Italia: le istituzioni e il sistema dei media Le variabili 33-36 riguardano il parere degli intervistati sul grado di preparazione del contesto istituzionale e massmediatico nazionale nel prevenire e mitigare gli effetti dei disastri naturali. Quattro sono i fattori esaminati in merito: l’adeguatezza della vigente normativa di prevenzione; l’efficacia dell’organizzazione di intervento; l’attenzione dedicata dalle istituzioni a questa problematica; la capacità del sistema di media di fornire informazioni oggettive. Ne emerge un quadro nel complesso piuttosto critico, dove quasi sempre oltre i tre quinti dei soggetti rispondenti manifesta insoddisfazione, salvo nel caso dell’organizzazione degli interventi in caso di disastro naturale, la cui adeguatezza in Italia viene valutata in genere positivamente. 2.1.1. Riguardo alla normativa di prevenzione vigente in Italia, le valutazioni raccolte non sono in genere molto positive: quasi sette soggetti su dieci, tra coloro che hanno risposto a questa domanda, dichiarano infatti che tale normativa è “poco” o “per nulla” adeguata, manifestando quindi un livello elevato di insoddisfazione (v. Tab. 1). Tab. 1 - V33 - Italia ha normativa di prevenzione adeguata Frequenza Validi Mancanti Totale Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancante di sistema 67 347 170 14 598 26 624 Percentuale 10,7 55,6 27,2 2,2 95,8 4,2 100,0 Percentuale valida 11,2 58,0 28,4 2,3 100,0 47 Nelle risposte fornite a questa domanda, qualche differenza di opinione emerge in funzione del genere degli intervistati (v. Tab. 2). Infatti, i soggetti maschi tendono con maggiore frequenza a polarizzare i loro giudizi sui valori estremi (quasi il 18% giudica la normativa italiana per la prevenzione dei rischi naturali “per nulla” o, all’opposto, “molto” adeguata), mentre le donne scelgono in oltre il 90% dei casi validi le modalità di risposta intermedie (“poco” o “abbastanza” adeguata). Il grado di istruzione e l’età manifestano invece, per questa variabile, un valore predittivo più modesto. Tab. 2 - Italia ha normativa di prevenzione adeguata * Sesso Sesso Italia ha normativa di prevenzione adeguata Maschio Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale 38 13,1% 162 55,7% 78 26,8% 13 4,5% 291 100,0% Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso Totale Femmina 29 9,4% 185 60,3% 92 30,0% 1 ,3% 307 100,0% 67 11,2% 347 58,0% 170 28,4% 14 2,3% 598 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,150 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 598 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,003 2.1.2. Quanto al livello di organizzazione attribuito all’Italia nell’intervento in materia di disastri naturali, le opinioni raccolte sono invece in genere molto più positive, tanto che oltre i tre quinti degli intervistati dichiarano che tale organizzazione è “abbastanza” o “molto” adeguata; in corrispondenza il totale degli insoddisfatti (ovvero quelli che giudicano l’organizzazione “poco” o “per nulla” adeguata) si ferma, anche considerando solo le risposte valide, al 38% del campione (v. Tab. 3). In questo caso, non emergono connessioni particolarmente significative con il genere, il grado di istruzione e l’età degli intervistati. Tab. 3 - V34 - Italia ha organizzazione di intervento adeguata Frequenza Validi Mancanti Totale 48 Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancante di sistema 23 206 323 48 600 24 624 Percentuale 3,7 33,0 51,8 7,7 96,2 3,8 100,0 Percentuale valida 3,8 34,3 53,8 8,0 100,0 Percentuale cumulata 3,8 38,2 92,0 100,0 2.1.3. Sempre con riferimento alla situazione nazionale italiana, si è domandato poi agli intervistati se le istituzioni fossero attente ai problemi dei disastri naturali. In questo caso le risposte tornano ad assumere una connotazione negativa, come dimostra il fatto che la quota di coloro che giudicano le istituzioni “abbastanza” o “molto” attente all’argomento corrisponde a poco più di un terzo delle risposte valide (v. Tab. 4). Tab. 4 - V35 - Italia ha istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali Frequenza Percentuale 52 318 199 20 589 35 624 Validi Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancanti Mancante di sistema Totale Percentuale valida 8,3 51,0 31,9 3,2 94,4 5,6 100,0 Percentuale cumulata 8,8 54,0 33,8 3,4 100,0 8,8 62,8 96,6 100,0 Il grado di attenzione delle istituzioni risulta valutato in modo significativamente diverso a secondo dell’età degli intervistati (v. Tab. 5), anche se i dati non consentono di mettere in evidenza una relazione chiara, perché in vari casi le percentuali dei più giovani sembrano avvicinarsi a quelle dei più anziani, differenziandosi invece dalle classi di età intermedie (dai 26 ai 65 anni). Tab. 5 - Italia ha istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali * Età per classi Età per classi Italia ha istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 18-25 26-45 Totale 46-65 65 e oltre 6 8,8% 26 12,0% 15 8,4% 5 4,0% 52 8,8% 40 58,8% 113 52,1% 86 48,0% 79 63,2% 318 54,0% 18 26,5% 72 33,2% 72 40,2% 37 29,6% 199 33,8% 4 5,9% 6 2,8% 6 3,4% 4 3,2% 20 3,4% 68 100,0% 217 100,0% 179 100,0% 125 100,0% 589 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,157 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 589 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,096 49 2.1.4. Infine, è stato richiesto un parere riguardo alla capacità del sistema nazionale dei media di fornire informazioni “oggettive” sui disastri naturali. Anche in questo caso la valutazione è generalmente critica, con due terzi dei rispondenti che giudicano i giornali e le televisioni nazionali come agenzie di informazioni “poco” o “per nulla” oggettive (v. Tab. 6). Le differenze di opinione in funzione del genere, del grado di istruzione e dell’età degli intervistati non risultano, per questa domanda, particolarmente significative. Tab. 6 - V36 - Italia ha sistema di media che fornisce informazioni oggettive sul problema Frequenza Validi Mancanti Totale Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancante di sistema 89 302 178 21 590 34 624 Percentuale 14,3 48,4 28,5 3,4 94,6 5,4 100,0 Percentuale valida 15,1 51,2 30,2 3,6 100,0 Percentuale cumulata 15,1 66,3 96,4 100,0 2.2. Prevenzione e gestione dei rischi naturali: competenze istituzionali e difficoltà operative Alle domande finalizzate a tracciare un identikit del contesto nazionale italiano ne seguono altre, che si propongono l’obiettivo di individuare quale livello di intervento istituzionale sia ritenuto più congruo, a parere degli intervistati, per prevenire i rischi e gestire le emergenze. Le variabili 4243, 4445 e 4647 raccolgono dunque le indicazioni degli intervistati sia riguardo agli enti pubblici che dovrebbero essere preferenzialmente preposti alla prevenzione e alla gestione dei disastri naturali sia riguardo al tipo di difficoltà che si ritengono prevalenti nell’ostacolare tali soggetti nell’attività di prevenzione. Il fatto che in questi casi gli intervistati potessero esprimere due scelte comporta qualche cautela nella lettura dei dati. Le percentuali infatti in questi casi sono state calcolate sul totale massimo delle risposte attese, anziché sul totale dei soggetti. Pertanto, visto che per queste variabili le frequenze cumulate non sono significative, si è sostituito a esse (nell’ultima colonna) l’indicazione delle percentuali raccolte per ogni voce sul totale dei soggetti, che appare più utile ai fini interpretativi (evidentemente la somma di tali percentuali ha scarso significato pratico e potrebbe raggiungere un valore teorico di 200). Nessuna variazione invece è stata introdotta nelle tabelle a doppia entrata. 2.2.1. Tra gli enti che, a parere degli intervistati, dovrebbero farsi carico delle iniziative di prevenzione dei disastri naturali emergono le amministrazioni locali: in primo luogo il Comune, segnalato dai due terzi dei soggetti, ma anche la Provincia (v. Tab. 7). La Regione e la Protezione civile sono state indicate da circa un quinto degli intervistati, mentre per il Governo nazionale la quota scende all’11% e della Prefettura si ricordano davvero in pochi. 50 Tab. 7 - V4243 - Soggetti che devono fare attività di prevenzione Frequenza Validi Mancanti Totale Comune Provincia Regione Governo Italiano Prefetto Protezione Civile Totale Mancante di sistema Percentuale 416 236 139 71 14 120 996 252 1248 Percentuale valida 33,3 18,9 11,1 5,7 1,1 9,6 79,8 20,2 100,0 41,8 23,7 14,0 7,1 1,4 12,0 100,0 Percentuale sul totale dei 624 soggetti 66,7 37,8 22,3 11,4 2,2 19,2 In questo caso, le differenze di risposta più significative si trovano tra le varie classi di età: in particolare, rispetto alla media i più giovani indicano di più la Protezione civile e di meno il Comune, mentre i più anziani indicano di più la Provincia e di meno la Regione (v. Tab. 8). Tab. 8 - Soggetti che devono fare attività di prevenzione * Età per classi Età per classi Soggetti che devono fare attività di prevenzione Comune Provincia Regione Governo It. Prefetto Protezione Civile Totale 18-25 26-45 46-65 Totale 65 e oltre Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio 38 36,2% 138 39,4% 137 44,2% 103 44,6% 416 41,8% 25 23,8% 76 21,7% 64 20,6% 71 30,7% 236 23,7% 13 12,4% 63 18,0% 47 15,2% 16 6,9% 139 14,0% 10 9,5% 27 7,7% 18 5,8% 16 6,9% 71 7,1% 1 1,0% 3 ,9% 5 1,6% 5 2,2% 14 1,4% 18 43 39 20 120 % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 17,1% 12,3% 12,6% 8,7% 12,0% 105 100,0% 350 100,0% 310 100,0% 231 100,0% 996 100,0% Misure simmetriche Valore E.S. asint.(a) ,171 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza -,069 Ordinale per ordinale Tau-c di Kendall 996 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,025 T appross.(b) -2,724 Sig. appross. ,013 ,006 51 2.2.2. Le opinioni degli intervistati riguardo ai soggetti che dovrebbero svolgere attività di gestione dei disastri naturali si distribuiscono in percentuale secondo una classifica leggermente diversa dalla precedente (v. Tab. 9): infatti crescono notevolmente le indicazioni della Protezione civile, che risulta seconda in graduatoria, subito dopo il Comune. Aumentano un poco anche le segnalazioni del Governo, mentre quelle per la Regione sono sostanzialmente stabili. Le indicazioni per il Comune e la Provincia calano entrambe di quasi 10 punti percentuali. Tab. 9 - V4445 - Soggetti che devono fare attività di gestione Frequenza Validi Mancanti Totale Comune Provincia Regione Governo Italiano Prefetto Protezione Civile Totale Mancante di sistema 355 180 133 89 16 195 968 280 1248 Percentuale Percentuale valida 28,4 14,4 10,7 7,1 1,3 15,6 77,6 22,4 100,0 36,7 18,6 13,7 9,2 1,7 20,1 100,0 Percentuale sul totale dei 624 soggetti 56,9 28,8 21,3 14,3 2,6 31,3 La variabile indipendente che, tra quelle selezionate, risulta maggiormente esplicativa delle differenze di opinione riguardo alla gestione dei rischi naturali risulta essere il livello di istruzione (v. Tab. 10). In certi casi l’andamento è molto chiaro: per esempio, più aumenta la scolarità e meno si indica il Comune o il Governo nazionale. Per la Protezione civile invece la relazione è sostanzialmente opposta, anche se meno regolare. Per la Provincia si può dire che le indicazioni riferite ai vari titoli di studio sono ripartite in quote sostanzialmente analoghe, mentre per la Regione si nota una robusta crescita della percentuale di scelta tra i laureati. Tab. 10 - Soggetti che devono fare attività di gestione * Grado di istruzione ric. Grado di istruzione ric. Soggetti che devono fare attività di gestione Comune Provincia Regione Governo It. Prefetto Protezione Civile Totale 52 Elem M/Av/Pro MS/Tec Totale PD/Lau Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio 122 42,1% 123 35,9% 91 33,2% 18 30,5% 354 36,6% 52 17,9% 67 19,5% 50 18,2% 11 18,6% 180 18,6% 39 13,4% 51 14,9% 31 11,3% 12 20,3% 133 13,8% 30 10,3% 33 9,6% 23 8,4% 3 5,1% 89 9,2% 1 ,3% 4 1,2% 10 3,6% 1 1,7% 16 1,7% 46 65 69 14 194 % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. 15,9% 19,0% 25,2% 23,7% 20,1% 290 100,0% 343 100,0% 274 100,0% 59 100,0% 966 100,0% Misure simmetriche Valore E.S. asint.(a) ,162 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza ,079 Ordinale per ordinale Tau-c di Kendall 966 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. T appross.(b) ,026 Sig. appross. ,037 ,003 3,003 2.2.3. Passiamo ora all’analisi delle principali difficoltà che sono state individuate per la prevenzione dei disastri naturali. Dovendo scegliere non più di due voci tra le difficoltà di natura economica, organizzativa, politica o tecnologica, le risposte degli intervistati si sono distribuite anzitutto in misura quasi analoga (poco più della metà dei soggetti) sui fattori politici ed economici, citando comunque in misura di non molto inferiore anche i fattori organizzativi (v. Tab. 11). Quindi, l’indicazione emergente più chiara è che ben pochi soggetti (meno del 6% del campione) ritengono che per prevenire i disastri naturali vi siano difficoltà di tipo tecnologico. Tab. 11 - V4647 - Tipo di difficoltà per problemi di prevenzione dei disastri naturali Frequenza Validi Mancanti Totale Economiche Organizzative Politiche Tecnologiche Totale Mancante di sistema 318 295 329 36 978 270 1248 Percentuale Percentuale valida 25,5 23,6 26,4 2,9 78,4 21,6 100,0 32,5 30,2 33,6 3,7 100,0 Percentuale sul totale dei 624 soggetti 51,0 47,3 52,7 5,8 Tab. 12 - Tipo di difficoltà per problemi di prevenzione dei disastri naturali * Età per classi Età per classi Tipo di difficoltà per problemi di prevenzione dei disastri naturali 18-25 Economiche Totale Conteggio % entro Età per classi Organizzative Conteggio % entro Età per classi Politiche Conteggio % entro Età per classi Tecnologiche Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Totale 26-45 46-65 65 e oltre 4 8,0% 27 18,2% 28 21,1% 26 27,7% 85 20,0% 24 48,0% 41 27,7% 43 32,3% 21 22,3% 129 30,4% 20 40,0% 68 45,9% 52 39,1% 42 44,7% 182 42,8% 2 4,0% 12 8,1% 10 7,5% 5 5,3% 29 6,8% 50 148 133 100,0% 100,0% 100,0% 94 425 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,194 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 425 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,056 53 In questo caso, una variabile esplicativa di un certo interesse è costituita dalle fasce di età degli intervistati (v. Tab. 12), anche se la lettura di questi dati richiede molta cautela, in parte per la ricordata indicazione delle percentuali rispetto al totale delle risposte anziché dei soggetti, ma soprattutto per la distribuzione assai disomogenea delle mancate risposte. Tutto ciò conduce a una forte alterazione del sostanziale equilibrio, riscontrato a livello univariato, tra fattori politici, organizzativi ed economici, con un incremento sensibile delle quote dei primi due a discapito del terzo. Con tutto ciò risulta comunque evidente, all’avanzare dell’età, la propensione a indicare più spesso della media le difficoltà economiche e più raramente le difficoltà organizzative. 2.3. La prevenzione dei rischi naturali in Lombardia: iniziative legislative della Regione Come si è visto, oltre un quinto dei rispondenti segnala la Regione tra i soggetti che dovrebbero prevenire e gestire le emergenze ambientali: si tratta di una quota non elevatissima, ma nemmeno trascurabile, tanto più che è più alta tra i soggetti con elevato titolo di studio. Con l’obiettivo di focalizzare più precisamente gli auspici degli intervistati riguardo alle iniziative che la Regione Lombardia potrebbe promuovere in materia di prevenzione dei rischi naturali, sono state formulate le domande 37-41. Tali quesiti riguardano le importanti competenze legislative della Regione, in una prospettiva vincolistica: sia nei confronti degli enti locali (obblighi di informazione e di pianificazione) sia nei confronti della cittadinanza (obblighi assicurativi, inasprimento delle sanzioni per i comportamenti a rischio, restrizioni nel localizzare attività e insediamenti nelle zone a rischio). I dati raccolti dimostrano che gli intervistati sono “molto favorevoli” in misura massiccia (superiore al 70% dei casi validi) a quasi tutti gli interventi legislativi ipotizzati, con l’unica eccezione dell’assicurazione obbligatoria sui rischi naturali, dove tale quota crolla al 12%. 2.3.1. Quanto alla promozione di leggi regionali che prevedano l’obbligo per le istituzioni di informare i cittadini riguardo alla possibile esposizione a rischi naturali, i dati raccolti sono in linea con le aspettative: meno del 5% delle risposte valide infatti considerano “poco” o “per nulla” opportuni tali provvedimenti, che possono servire ai cittadini senza comportare per loro alcun onere (v. Tab. 13). Tab. 13 - V37- E' buono se Regione obbliga informazione su RN Frequenza Validi Mancanti Totale Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancante di sistema 9 21 151 428 609 15 624 Percentuale 1,4 3,4 24,2 68,6 97,6 2,4 100,0 Percentuale valida 1,5 3,4 24,8 70,3 100,0 Percentuale cumulata 1,5 4,9 29,7 100,0 L’età degli intervistati sembra connessa in misura non trascurabile alla distribuzione delle varie risposte, anche se le differenze risultano in sostanza circoscritte all’enfasi con cui si esprimono valutazioni che restano in ogni caso favorevoli: infatti, oltre i 45 anni circa tre intervistati su quattro si dichiarano “molto” d’accordo, mentre tra i più giovani circa un terzo si limitano a dichiararsi “abbastanza” d’accordo (v. Tab. 14). 54 Tab. 14 - E' buono se Regione obbliga informazione su RN * Età per classi Età per classi E' buono se Regione obbliga informazione su RN Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale 18-25 Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 26-45 46-65 Totale 65 e oltre 1 1,5% 1 ,5% 3 1,6% 4 3,1% 9 1,5% 2 3,0% 8 3,6% 8 4,2% 3 2,3% 21 3,4% 24 35,8% 65 29,3% 34 17,8% 28 21,7% 151 24,8% 40 59,7% 148 66,7% 146 76,4% 94 72,9% 428 70,3% 67 222 191 100,0% 100,0% 100,0% 129 609 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,163 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 609 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,053 2.3.2. Riguardo all’opportunità di leggi regionali che obblighino gli enti locali a predisporre piani di intervento per le emergenze naturali, la quota dei soggetti almeno parzialmente favorevoli è addirittura plebiscitaria: infatti, appena il 2% delle risposte valide cade sulle modalità “per nulla” o “poco” favorevole (v. Tab. 15). Le differenze che si riscontrano disaggregando il campione per genere, età e scolarità non risultano in questo caso particolarmente significative. Tab. 15 - V38 - E' buono se Regione promuove leggi per predisporre piani intervento Frequenza Validi Mancanti Totale Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancante di sistema 5 7 130 460 602 22 624 Percentuale ,8 1,1 20,8 73,7 96,5 3,5 100,0 Percentuale valida ,8 1,2 21,6 76,4 100,0 Percentuale cumulata ,8 2,0 23,6 100,0 2.3.3. Poiché l’Italia ha un territorio largamente esposto a una notevole varietà di rischi naturali, anche a livello nazionale sono state formulate proposte di assicurazione obbligatoria, sollevando comprensibili resistenze da parte di coloro che dovrebbero assumersene l’onere economico. Per quanto riguarda la Lombardia, un’iniziativa di legge regionale in merito è considerata “abbastanza” o “molto” favorevolmente solo da un terzo degli intervistati, a differenza di quanto accade per le altre iniziative prospettate (v. Tab. 16). 55 Tab. 16 - V39 - E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN Frequenza Validi Mancanti Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancante di sistema Totale 209 174 133 69 585 39 624 Percentuale 33,5 27,9 21,3 11,1 93,8 6,3 100,0 Percentuale valida 35,7 29,7 22,7 11,8 100,0 Percentuale cumulata 35,7 65,5 88,2 100,0 Due variabili indipendenti significativamente connesse alle risposte fornite a questo proposito risultano il livello di istruzione e le classi di età. Il rifiuto drastico del provvedimento (“per nulla favorevole”) è molto più diffuso tra chi ha istruzione elementare, raccogliendo quasi la metà delle risposte valide; invece i laureati scelgono più della media la risposta “poco favorevole”. Chi ha scolarizzazione intermedia manifesta in misura un poco più ampia una cauta apertura al provvedimento: circa un quarto si dichiarano “abbastanza favorevoli” (v. Tab. 17). Quanto all’età, si osserva con chiarezza che la quota di chi dichiara una contrarietà assoluta all’assicurazione obbligatoria (“per nulla favorevole”) aumenta progressivamente dal 18 al 44% con il crescere dell’età. Le altre modalità di risposta si distribuiscono invece in modo meno regolare (v. Tab. 18). Tab. 17 - E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN * Grado di istruzione ric. Grado di istruzione ric. E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN Per nulla Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Poco Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Abbastanza Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Molto Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Totale Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Elem Totale M/Av/Pro MS/Tec PD/Lau 79 47,6% 66 31,4% 51 29,5% 12 34,3% 208 35,6% 34 20,5% 66 31,4% 60 34,7% 14 40,0% 174 29,8% 32 19,3% 55 26,2% 41 23,7% 5 14,3% 133 22,8% 21 12,7% 23 11,0% 21 12,1% 4 11,4% 69 11,8% 166 100,0% 210 100,0% 173 100,0% 35 584 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,185 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 584 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. 56 ,015 Tab. 18 - E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN * Età per classi Età per classi E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale 18-25 26-45 Totale 46-65 65 e oltre 12 74 69 Conteggio % entro Età per 17,9% 34,4% 38,1% classi 31 69 39 Conteggio % entro Età per 46,3% 32,1% 21,5% classi 15 53 44 Conteggio % entro Età per 22,4% 24,7% 24,3% classi 9 19 29 Conteggio 8,8% 16,0% % entro Età per 13,4% classi 67 215 181 Conteggio % entro Età per 100,0% 100,0% 100,0% classi 54 44,3% 209 35,7% 35 28,7% 174 29,7% 21 17,2% 133 22,7% 12 9,8% 69 11,8% 122 585 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,209 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 585 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,002 2.3.4. Se consideriamo ora le dichiarazioni degli intervistati riguardo all’opportunità di leggi regionali che prevedano maggiore severità nel colpire i comportamenti a rischio, notiamo che anche su questo ipotetico provvedimento le opinioni sono in genere nettamente favorevoli: infatti, meno del 3% dei rispondenti si dichiara “poco” o “per nulla” d’accordo (v. Tab. 19). Il dato risulta interessante perché, sebbene si tratti di ipotizzare sanzioni che possono colpire i cittadini, non si ripete in questo caso quell’atteggiamento difensivo che probabilmente è sottostante al rifiuto delle assicurazioni obbligatorie contro i rischi naturali. Tab. 19 - V40- E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti a rischio Frequenza Validi Mancanti Totale Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancante di sistema 3 13 117 483 616 8 624 Percentuale ,5 2,1 18,8 77,4 98,7 1,3 100,0 Percentuale valida ,5 2,1 19,0 78,4 100,0 Percentuale cumulata ,5 2,6 21,6 100,0 Qualche differenza non trascurabile si osserva disaggregando il campione per classi di età: infatti, oltre i 45 anni la quota di coloro che si dichiarano “molto d’accordo” con la promozione di leggi più severe si eleva ulteriormente, superando l’80% dei casi validi, mentre la somma delle risposte “per nulla” e “poco” d’accordo non raggiunge il 2% (v. Tab. 20). 57 Tab. 20 - E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti a rischio * Età per classi Età per classi E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti a rischio Conteggio % entro Età per classi Poco Conteggio % entro Età per classi Abbastanza Conteggio % entro Età per classi Molto Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 18-25 26-45 65 e oltre 1 ,4% 1 ,5% 3 4,5% 7 3,1% 3 1,6% 13 19,4% 55 24,0% 26 13,7% 23 17,7% 117 19,0% 51 76,1% 166 72,5% 160 84,2% 106 81,5% 483 78,4% Per nulla Totale 46-65 Totale 67 229 190 100,0% 100,0% 100,0% 1 ,8% 3 ,5% 13 2,1% 130 616 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,151 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 616 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,111 2.3.5. Una propensione positiva quasi altrettanto corale della precedente si manifesta anche in merito ad iniziative legislative regionali più restrittive nell’ammettere attività o insediamenti in zone soggette a rischio naturale (v. Tab. 21). In questo caso però le opinioni “poco” o “per nulla” favorevoli sfiorano il 10% dei casi validi. Tab. 21 - V41 - E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a rischio Frequenza Validi Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale Mancanti Mancante di sistema Totale 8 47 123 423 601 23 624 Percentuale 1,3 7,5 19,7 67,8 96,3 3,7 100,0 Percentuale valida 1,3 7,8 20,5 70,4 100,0 Percentuale cumulata 1,3 9,2 29,6 100,0 Coerentemente con quanto osservato a proposito di una maggiore severità contro i comportamenti rischiosi, anche le misure più restrittive delle attività nelle zone a rischio sono condivise con maggiore forza (“molto d’accordo”) tra le persone di oltre 45 anni, che scelgono questa modalità in tre quarti dei casi, a fronte di circa il 65% dei soggetti più giovani (v. Tab. 22). 58 Tab. 22 - E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a rischio * Età per classi Età per classi E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a rischio Per nulla Conteggio % entro Età per classi Poco Conteggio % entro Età per classi Abbastanza Conteggio % entro Età per classi Molto Conteggio % entro Età per classi Totale Conteggio % entro Età per classi 18-25 26-45 Totale 46-65 65 e oltre 2 2,9% 1 ,5% 4 2,2% 1 ,8% 8 1,3% 8 11,8% 12 5,4% 14 7,6% 13 10,2% 47 7,8% 19 27,9% 58 26,2% 28 15,2% 18 14,1% 123 20,5% 39 57,4% 150 67,9% 138 75,0% 96 75,0% 423 70,4% 68 100,0% 221 100,0% 184 100,0% 128 100,0% 601 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,184 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 601 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,012 2.4. Ancora sulla prevenzione: sua utilità, enti preposti e campagne di informazione Come si è visto, la ricerca ha posto molta attenzione nell’analizzare fattori che riguardano tanto la prevenzione quanto la gestione dei rischi naturali. Si può considerare dunque tra le ipotesi di partenza che le misure preventive siano più efficaci e anche meno costose rispetto alle attività di gestione delle emergenze naturali. All’approfondimento di taluni aspetti relativi a questo argomento sono dedicate le variabili 48-51. 2.4.1. La convinzione che per una comunità costi economicamente di più gestire che prevenire i disastri naturali sembra saldamente condivisa anche dagli intervistati, che si dichiarano di questo parere nel 70% dei casi validi (v. Tab. 23). Tab. 23 - V48 - Secondo lei, cosa costa di più per una comunità Frequenza Validi Mancanti Totale Prevenire Egualmente entrambe Gestire Totale Mancante di sistema 103 81 436 620 4 624 Percentuale 16,5 13,0 69,9 99,4 ,6 100,0 Percentuale valida 16,6 13,1 70,3 100,0 Percentuale cumulata 16,6 29,7 100,0 59 Se disaggreghiamo i dati per classi di età, possiamo notare che - forse contrariamente alle aspettative - sono i soggetti più giovani quelli che sembrano in generale un po’ meno convinti dell’ipotesi che, a conti fatti, gestire i rischi naturali costi di più che prevenirli: infatti, questa opinione raccoglie una quota di consensi che cresce progressivamente con l’aumentare dell’età, passando dal 60,3 al 78,5% (v. Tab. 24). Tab. 24 - Secondo lei, cosa costa di più per una comunità * Età per classi Tavola di contingenza Età per classi Secondo lei, cosa costa di più per una comunità? 18-25 Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Prevenire Egualmente entrambe Gestire Totale 26-45 65 e oltre 46-65 Totale 13 44 26 20 103 19,1% 19,3% 13,4% 15,4% 16,6% 14 39 20 8 81 20,6% 17,1% 10,3% 6,2% 13,1% 41 145 148 102 436 60,3% 63,6% 76,3% 78,5% 70,3% 68 228 194 130 620 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,172 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 620 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,004 2.4.2. Sempre nell’ottica della prevenzione delle emergenze naturali, è stato poi domandato un parere riguardo alla ventilata prospettiva di istituire una specifica Agenzia che si interessi dei problemi del territorio montano (come l’“Osservatorio sulla Montagna”). In questo caso, contrariamente a quanto visto per altre risposte, può forse sorprendere il dato che la percentuale di quanti ritengono “molto utile” un’iniziativa del genere non arrivi alla metà del campione (v. Tab. 25). Si tratta infatti di un onere che ricade sulle amministrazioni senza colpire - almeno direttamente - i singoli cittadini e che potrebbe comunque offrire un contributo positivo alla soluzione delle problematiche territoriali. Tab. 25 - V49 - Utilità agenzia per il territorio montano Frequenza Validi Mancanti Totale 60 Sì, molto Abbastanza No Totale Mancante di sistema 281 238 88 607 17 624 Percentuale 45,0 38,1 14,1 97,3 2,7 100,0 Percentuale valida 46,3 39,2 14,5 100,0 Percentuale cumulata 46,3 85,5 100,0 Anche a proposito dell’agenzia per il territorio montano i dati disaggregati per fasce di età mostrano qualche elemento di interesse (v. Tab. 26). Infatti, i più disponibili a considerarla “molto utile” sono i soggetti fino ai 45 anni, con oltre la metà delle rispose valide, a fronte del 40% circa dei più anziani. Tab. 26 - Utilità agenzia per il territorio montano * Età per classi Tavola di contingenza Età per classi Utilità agenzia per il territorio montano 18-25 Sì, molto Abbastanza No Totale Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 26-45 65 e oltre 46-65 Totale 34 122 78 47 281 50,0% 53,7% 40,6% 39,2% 46,3% 27 68 88 55 238 39,7% 30,0% 45,8% 45,8% 39,2% 7 37 26 18 88 10,3% 16,3% 13,5% 15,0% 14,5% 68 227 192 120 607 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,158 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 607 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,017 2.4.3. Tra le misure più diffuse per prevenire i disastri naturali, la ricerca ha preso in particolare considerazione le campagne di informazione. Con riferimento puntuale ed esplicito alla Lombardia, le risposte si concentrano in nove casi su dieci tra coloro che considerano una campagna informativa di questo tipo “veramente necessaria” o almeno “abbastanza importante” (v. Tab. 27). Tab. 27 - V50 - Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia Frequenza Validi Mancanti Totale Veramente necessaria Abbastanza importante Forse importante, ma ci sono altri problemi Non necessaria Totale Mancante di sistema Percentuale Percentuale valida Percentuale cumulata 264 293 54 42,3 47,0 8,7 42,6 47,3 8,7 42,6 89,8 98,5 9 620 4 624 1,4 99,4 ,6 100,0 1,5 100,0 100,0 Anche per questa variabile l’età degli intervistati ha qualche influenza sulla ripartizione delle risposte, anche se con andamenti irregolari (v. Tab. 28). In ogni caso, i giovani fino a 25 anni sono inaspettatamente i più restii a considerare una campagna informativa “veramente necessaria”, 61 mentre la fascia dei 46-65 anni è l’unica in cui tale modalità di risposta raggiunge una quota più elevata (e con uno scarto dell’11,8%) rispetto alla risposta “abbastanza necessaria”. Tab. 28 - Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Età per classi Tavola di contingenza Età per classi Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia 18-25 Necessaria Abbastanza importante Forse importante, ma altri problemi Non necessaria Totale Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 26-45 65 e oltre Totale 46-65 18 93 101 52 264 26,5% 40,4% 51,8% 40,9% 42,6% 43 111 78 61 293 63,2% 48,3% 40,0% 48,0% 47,3% 6 24 14 10 54 8,8% 10,4% 7,2% 7,9% 8,7% 1 2 2 4 9 1,5% ,9% 1,0% 3,1% 1,5% 68 230 195 127 620 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,172 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 620 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,025 2.4.4. Le dichiarazioni degli intervistati riguardo alla ricezione di informazioni e alla partecipazione ad attività finalizzate alla prevenzione del rischio naturale possono essere considerate strategiche, per comprendere se e in quale misura i processi informativi abbiano funzionato. La prima impressione è che, su questo punto, ci sia ancora molto da migliorare: sette soggetti su dieci infatti dichiarano di non essere mai stati informati, e tra i restanti la grande maggioranza sostiene di avere avuto solo qualche informazione saltuaria (v. Tab. 29). Tab. 29 - V51 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio Frequenza Validi Mancanti Totale No, mai Sì, saltuariam. Sì, sistematicamente Sì, anche partecipato incontri Totale Mancante di sistema 443 143 13 22 621 3 624 Percentuale 71,0 22,9 2,1 3,5 99,5 ,5 100,0 Percentuale valida 71,3 23,0 2,1 3,5 100,0 Percentuale cumulata 71,3 94,4 96,5 100,0 Interessanti approfondimenti possono derivare dal fatto che questa variabile supera i parametri di significatività convenzionalmente stabiliti all’inizio per tutte e tre le variabili indipendenti 62 considerate: genere, scolarizzazione ed età. Se ne ricava una conferma della previsione che occorra soprattutto informare le donne, gli anziani e i soggetti con basso livello di istruzione. Per quanto concerne il genere, si osserva tra le donne una maggiore deprivazione informativa riguardo alla prevenzione dei rischi naturali: infatti, sommando le quote di chi ha ricevuto informazioni sistematiche e di chi ha partecipato anche a talune attività, le donne sono appena il 2,8% a fronte dell’8,6% degli uomini (v. Tab. 30). Dichiarano poi di non avere mai ricevuto alcuna informazione il 77,7% delle donne e il 64,6% degli uomini. Tab. 30 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio * Sesso Tavola di contingenza Sesso Femmina Maschio E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio No, mai Sì, saltuariam. Sì, sistematicamente Sì, anche partecipato incontri Totale 195 64,6% 81 26,8% 7 2,3% 19 6,3% 302 100,0% Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso Conteggio % entro Sesso 248 77,7% 62 19,4% 6 1,9% 3 ,9% 319 100,0% Totale 443 71,3% 143 23,0% 13 2,1% 22 3,5% 621 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,177 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 621 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,000 I dati correlati con il livello di istruzione vanno interpretati con maggiore cautela, a causa del modesto valore assoluto di alcune voci (v. Tab. 31). Tuttavia si conferma con chiarezza quanto meno l’ipotesi che a un livello di istruzione più elevato si associ una minore disinformazione anche sulla prevenzione dei rischi ambientali: non hanno mai ricevuto alcuna informazione l’82,8% dei soggetti con istruzione elementare, a fronte del 58,3% dei laureati (una quota, quest’ultima, che rimane tuttavia molto elevata). 63 Tab. 31 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio * Grado di istruzione ric. Tavola di contingenza E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. Conteggio % entro Grado di istruzione ric. No, mai Sì, saltuariam. Sì, sistematicamente Sì, anche partecipato incontri Totale Grado di istruzione ric. PD/Lau Elem M/Av/Pro MS/Tec Totale 149 158 114 21 442 82,8% 69,9% 64,0% 58,3% 71,3% 28 53 52 10 143 15,6% 23,5% 29,2% 27,8% 23,1% 1 4 7 1 13 ,6% 1,8% 3,9% 2,8% 2,1% 2 11 5 4 22 1,1% 4,9% 2,8% 11,1% 3,5% 180 226 178 36 620 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,210 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 620 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,001 Anche la relazione con l’età risulta di chiara e convincente lettura solo a proposito delle dichiarazioni di assoluta mancanza di informazioni: fino a 25 anni la quota corrispondente è inferiore al 60%, dopo i 64 anni essa sale a oltre l’80% (v. Tab. 32). Tab. 32 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio * Età per classi Tavola di contingenza Età per classi E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio 18-25 No, mai Sì, saltuariam. Sì, sistematicamente Sì, anche partecipato incontri Totale 64 Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 26-45 65 e oltre Totale 46-65 39 152 147 105 443 59,1% 66,1% 75,4% 80,8% 71,3% 25 62 32 24 143 37,9% 27,0% 16,4% 18,5% 23,0% 8 4 1 13 3,5% 2,1% ,8% 2,1% 2 8 12 22 3,0% 3,5% 6,2% 3,5% 66 230 195 130 621 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore Sig. appross. ,215 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza 621 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,000 2.5. I contenuti dell’informazione sui rischi naturali e il loro grado dichiarato di importanza Sempre con riferimento ai rischi naturali, è stata proposta agli intervistati una batteria di 10 domande (variabili 52-61), chiedendo di indicare quanto fosse considerato importante avere informazioni su vari aspetti di prevenzione dei rischi stessi e di mitigazione dei loro danni (v. Tabb. 33 - 42). I risultati della ricerca pongono qualche problema di interpretazione, a cominciare dal fatto che in tutte le domande si osserva una quota assai elevata di scelte per un giudizio di “massima importanza”, da un minimo del 61,5% (per le informazioni sui modi in cui si possa venire a sapere dei rischi a cui si è esposti) a un massimo del 77,6% (per le informazioni circa l’identificazione delle zone a rischio). Questi risultati singolarmente omogenei possono essere dovuti in parte alla difficoltà per gli intervistati di discriminare nettamente tra tutti e dieci i fattori in esame, in parte per l’assenza di validi motivi per negare a qualunque informazione sul tema il rango della massima rilevanza. L’analisi bivariata (di cui non riportiamo le tabelle) indica che in genere le opinioni degli uomini non si discostano significativamente da quelle espresse dalle donne. Spesso la percentuale delle valutazioni di “massima importanza” cresce in rapporto diretto con l’aumento dell’età, mentre per il titolo di studio in molti casi si osserva una relazione inversa: con l’aumento della scolarizzazione diminuisce la quota delle valutazioni di massima importanza, eccezion fatta per il sottocampione dei laureati, dove si osservano quasi sempre percentuali elevate. Tab. 33 - V52 - Importanza informazioni su identificazione zone R Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 7 13 41 77 479 617 7 624 Percentuale 1,1 2,1 6,6 12,3 76,8 98,9 1,1 100,0 Percentuale valida 1,1 2,1 6,6 12,5 77,6 100,0 Percentuale cumulata 1,1 3,2 9,9 22,4 100,0 Tab. 34 - V53 - Importanza informazioni su grado R cui esposto Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 9 6 42 84 467 608 16 624 Percentuale 1,4 1,0 6,7 13,5 74,8 97,4 2,6 100,0 Percentuale valida 1,5 1,0 6,9 13,8 76,8 100,0 Percentuale cumulata 1,5 2,5 9,4 23,2 100,0 65 Tab. 35 - V54 - Importanza informazioni su conseguenze e danni a persone e cose Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 8 15 64 97 427 611 13 624 Percentuale 1,3 2,4 10,3 15,5 68,4 97,9 2,1 100,0 Percentuale valida Percentuale cumulata 1,3 2,5 10,5 15,9 69,9 100,0 1,3 3,8 14,2 30,1 100,0 Tab. 36 - V55 - Importanza informazioni su piani emergenza Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 15 15 77 88 404 599 25 624 Percentuale 2,4 2,4 12,3 14,1 64,7 96,0 4,0 100,0 Percentuale valida Percentuale cumulata 2,5 2,5 12,9 14,7 67,4 100,0 2,5 5,0 17,9 32,6 100,0 Tab. 37 - V56 - Importanza informazioni su procedure allarme Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 4 7 50 107 443 611 13 624 Percentuale ,6 1,1 8,0 17,1 71,0 97,9 2,1 100,0 Percentuale valida Percentuale cumulata ,7 1,1 8,2 17,5 72,5 100,0 ,7 1,8 10,0 27,5 100,0 Tab. 38 - V57 - Importanza informazioni su comportamenti emergenza Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 9 7 29 97 454 596 28 624 Percentuale 1,4 1,1 4,6 15,5 72,8 95,5 4,5 100,0 Percentuale valida 1,5 1,2 4,9 16,3 76,2 100,0 Percentuale cumulata 1,5 2,7 7,6 23,8 100,0 Tab. 39 - V58 - Importanza informazioni su misure preventive Frequenza Validi Mancanti Totale 66 Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 12 11 52 98 430 603 21 624 Percentuale 1,9 1,8 8,3 15,7 68,9 96,6 3,4 100,0 Percentuale valida 2,0 1,8 8,6 16,3 71,3 100,0 Percentuale cumulata 2,0 3,8 12,4 28,7 100,0 Tab. 40 - V59 - Importanza informazioni su fonti info in emergenza Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 10 15 87 84 402 598 26 624 Percentuale Percentuale valida 1,6 2,4 13,9 13,5 64,4 95,8 4,2 100,0 Percentuale cumulata 1,7 2,5 14,5 14,0 67,2 100,0 1,7 4,2 18,7 32,8 100,0 Tab. 41 - V60 - Importanza informazioni su modalità info su R Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 13 21 97 103 374 608 16 624 Percentuale Percentuale valida 2,1 3,4 15,5 16,5 59,9 97,4 2,6 100,0 Percentuale cumulata 2,1 3,5 16,0 16,9 61,5 100,0 2,1 5,6 21,5 38,5 100,0 Tab. 42 - V61 - Importanza informazioni su come si è tenuti al corrente evoluzione Frequenza Validi Mancanti Totale Non importante 2 3 4 Massima importanza Totale Mancante di sistema 11 16 70 107 407 611 13 624 Percentuale Percentuale valida 1,8 2,6 11,2 17,1 65,2 97,9 2,1 100,0 1,8 2,6 11,5 17,5 66,6 100,0 Percentuale cumulata 1,8 4,4 15,9 33,4 100,0 2.6. Strumenti ritenuti più utili per informare sui rischi naturali Dopo avere messo in evidenza le funzioni importanti che gli intervistati riconoscono alle attività di prevenzione dei disastri naturali, la ricerca approfondisce il grado di utilità attribuito ad alcuni strumenti operativi per l’informazione sui rischi. Le variabili 110-112 consentono agli intervistati di scegliere fino a tre modalità informative o formative considerate più utili da un elenco di sette; pertanto, ai fini di una più soddisfacente lettura dei dati, si è proceduto in analogia con quanto già visto nel § 2. Accanto alle percentuali calcolate, come di consueto, sul totale delle risposte sono state aggiunte anche le percentuali sul totale dei soggetti. L’uso più appropriato di queste ultime percentuali consiste nel valutarle individualmente, in quanto la loro somma potrebbe raggiungere un valore teorico di 300, qualora tutti i soggetti esprimessero tutte e tre le scelte. Infine, trattandosi di variabili nominali, le percentuali cumulate non sono utili per l’interpretazione, quindi sono state omesse. 67 Tab. 43 - VV110+111+112 - Strumenti o attività informative reputate utili per i RN Frequenza Validi Incontri informazione Incontri formazione Esercitazioni Materiali stampati Audiovisivi Mostre Dimostrazioni esperti Totale Mancanti Mancante di sistema Totale 282 167 210 203 74 27 326 1289 583 1872 Percentuale 15,1 8,9 11,2 10,8 4,0 1,4 17,4 68,9 31,1 100,0 Percentuale valida 21,9 13,0 16,3 15,7 5,7 2,1 25,3 100,0 Percentuale sul totale dei 624 soggetti 45,2 26,8 33,7 32,5 11.9 4,3 52,2 A prima vista, si osserva che nessuna modalità di informazione tra quelle indicate raccoglie consensi prossimi all’unanimità (v. Tab. 43). Tuttavia, circa un soggetto su due sceglie gli incontri o dibattiti di informazione e, soprattutto, le dimostrazioni pubbliche degli esperti: probabilmente questo indica un’esigenza reale di conoscere meglio e da fonte sicura i rischi naturali e i modi per limitare i loro danni, limitando peraltro l’impegno personale. È altrettanto vero però che un soggetto su tre sceglie anche modalità un poco più impegnative, come le esercitazioni e gli stampati, che comportano comunque l’attenzione della lettura. Gli incontri di formazione sono indicati da circa un quarto del campione, mentre le scarse scelte manifestate per gli audiovisivi e per le mostre sono forse dovute a un’abitudine non ancora radicata a queste modalità di informazione. Anche in questo caso, tra le variabili indipendenti considerate, l’età appare quella più discriminante rispetto alla scelta delle modalità informative, anche se non per la più segnalata (le dimostrazioni degli esperti, che appaiono apprezzate in misura quasi analoga a tutte le età). Se utilizziamo come linea convenzionale di separazione i 45 anni, si osserva (come forse era prevedibile) che le scelte per gli incontri di informazione sono più diffuse tra gli anziani, mentre quelle per gl incontri di formazione e per le esercitazioni sono un poco più frequenti tra i più giovani (v. Tab. 44). Nonostante la cautela necessaria a motivo dei modesti valori assoluti, sembra tuttavia confermata l’ipotesi di una maggiore propensione degli anziani a ritenere utili i materiali stampati, mentre una più elevata quota di giovani segnala gli audiovisivi e le mostre. 68 Tab. 44 - Strumenti o attività informative reputate utili per i RN * Età per classi Età per classi Strumenti o attività informative reputate utili per i RN 26-45 46-65 65 e oltre 27 90 108 57 282 % entro Età per classi Conteggio 16,7% 18,2% 26,5% 25,2% 21,9% 23 76 48 20 167 % entro Età per classi Esercitazioni Conteggio % entro Età per classi Materiali stampati Conteggio % entro Età per classi Audiovisivi Conteggio % entro Età per classi Mostre Conteggio % entro Età per classi Dimostrazioni Conteggio esperti % entro Età per classi Conteggio % entro Età per classi 14,2% 15,4% 11,8% 8,8% 13,0% 27 16,7% 100 20,2% 59 14,5% 24 10,6% 210 16,3% 23 14,2% 68 13,8% 60 14,7% 52 23,0% 203 15,7% 15 9,3% 34 6,9% 17 4,2% 8 3,5% 74 5,7% 5 3,1% 10 2,0% 8 2,0% 4 1,8% 27 2,1% 42 116 107 61 326 25,9% 23,5% 26,3% 27,0% 25,3% Incontri informazione Incontri formazione Totale 18-25 Totale Conteggio 162 494 407 100,0% 100,0% 100,0% Misure simmetriche Valore E.S. asint.(a) ,185 Nominale per nominale Coefficiente di contingenza -,019 Ordinale per ordinale Tau-c di Kendall 1289 N. di casi validi a Senza assumere l'ipotesi nulla. b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla. ,023 226 1289 100,0% 100,0% T appross.(b) -,837 Sig. appross. ,000 ,403 69 Capitolo 3 Chiarezza, credibilità e competenza: una valutazione degli attori della comunicazione Alfredo Agustoni “Le idee, una volta diffuse tra le masse, agiscono alla stregua di forze materiali” – scriveva, nel 1843, il giovanissimo Marx. “Le definizioni del mondo, per il semplice fatto di produrre effetti reali, possono essere considerate reali”1, gli faceva eco, una sessantina d’anni dopo, il sociologo William Thomas2, sensibile alle coeve suggestioni dei suoi connazionali pragmatisti (a loro volta centrate sui rapporti tra verità ed efficacia, con una spiccata tendenza a schiacciare la prima su quest’ultima). Non manca tuttavia, ancora ai nostri giorni, chi sostiene che i “fatti” contino più delle “parole”. Si tratta di un’argomentazione indiscutibilmente persuasiva. Nell’ambito di un comizio politico, per esempio, essa suscita facilmente l’entusiasmo dei presenti, al punto da smentire se stessa: anche le “parole” sono “fatti” e, come tutti gli altri fatti, producono tangibili ripercussioni sul cosiddetto “mondo reale”. Detto questo, è giunto il momento di porci qualche interrogativo circa la possibilità di prevedere l’impatto dei nostri atti comunicativi sulle coscienze individuali e sui contesti sociali. Quando, negli anni trenta del secolo passato, Orson Wells annunciava alla radio l’invasione dei marziani, voleva davvero scatenare una rovinosa crisi di panico attraverso gli Stati Uniti? E, se non era questo il suo obiettivo, come mai ci è così mirabilmente riuscito? Ci rendiamo immediatamente conto dell’estrema complessità del problema, in ragione della grande quantità di variabili coinvolte. Negli anni quaranta, proponendo un modello forse un po’ troppo schematico, Harold Lasswell3 sperava di sintetizzare tali variabili attraverso le celebri quattro “W” (Who, What, Whom, Where: “chi dice che cosa, a chi e con quale mezzo?”), con cui spiegare la quinta (What effect: “con quale effetto?”). Una delle variabili più significative, quella che analizzeremo nel presente capitolo, concerne l’immagine socialmente costruita e diffusa di chi trasmette il messaggio, con tutto il complesso dei corollari connessi (Di chi ci si può fidare e di chi no? Quali sono le intenzioni retrostanti ai messaggi dei diversi attori sociali? Da chi si preferisce essere informati e perché?). Abbiamo in particolare preso in considerazione, attraverso il nostro questionario, tre aspetti dell’immagine dei comunicatori. La loro chiarezza, in primo luogo, cioè la loro capacità di comunicare, ma anche la misura in cui l’interlocutore li percepisce vicini ai propri codici e ai propri schemi cognitivi (“quelli lì della politica fanno sempre discorsi astrusi, che io non riesco proprio a capire …”). La scarsa chiarezza, peraltro, può essere voluta e può nascondere, dietro di sé, l’intenzione di dire e non dire, di trascinare il proprio interlocutore nel farraginoso regno dell’indefinito. E’ nota, a questo proposito, la predilezione che Napoleone nutriva per le costituzioni “brevi ed oscure”, tali da accrescere gli spazi d’arbitrio per i detentori del potere. Entra, in questo modo, in gioco il secondo aspetto, relativo alla credibilità dei diversi attori della comunicazione. La credibilità chiama in causa, anzitutto, la sfera delle intenzioni attribuite al comunicatore – quindi i suoi interessi, il suo coinvolgimento complessivo all’interno della realtà comunicata. Chiama in causa, d’altro canto, anche il terzo aspetto, cioè la competenza che i nostri intervistati attribuiscono agli attori della comunicazione. Prenderemo quindi in esame, nei paragrafi seguenti, chiarezza, credibilità e competenza di questi ultimi, servendoci in particolare della media ponderata delle valutazioni espresse dagli intervistati, a partire da una scala che va da uno a sette. Occasionali ulteriori considerazioni riguarderanno i 1 K. Marx, La questione ebraica, in Opere filosofiche giovanili, Roma, Editori Riuniti, 1969. W. J. Thomas, The Source Book for Social Origins, Chicago, Chicago U. P., 1909. 3 H. Lasswell et Al., Propaganda, communication and public opinion, Princeton, Princeton U. P., 1946. 2 71 legami tra i tre aspetti qui presi in esame e alcune delle più consuete variabili personali (genere, età e titolo di studio). 3.1 Esposizione dei risultati Per consentire un sintetico confronto tra i diversi attori, abbiamo provveduto a costruire un indice generale di valutazione degli stessi, tale da riassumere comprensibilità, credibilità e competenza attribuita loro dai nostri intervistati4. Protezione civile Vigili del fuoco Esperti Sindaco Comunità montana Associazioni volontariato Forze dell'ordine Polizia locale Associazioni ambientaliste Amici Regione Insegnanti di scuola Parroco Politici locali Giornalisti Politici nazionali Valori medi Chiarezza Credibilità Competenza Indice generale di valutazione 4,7 4,8 4,1 4,3 3,9 3,9 3,9 3,8 3,6 3,7 3,3 3,6 3,2 2,7 3,2 2,4 3,7 5,1 5,1 4,7 4,5 4,2 4,1 4,3 4,2 3,7 3,9 3,5 3,7 3,6 2,7 2,6 2,5 3,9 5,3 5,1 5,3 4,2 4,4 3,9 3,8 3,8 3,9 3,4 3,7 3,2 2,8 2,7 2,4 2,4 3,8 5,0 5,0 4,7 4,3 4,2 4,0 4,0 3,9 3,7 3,7 3,5 3,5 3,2 2,7 2,7 2,4 3,8 La stretta correlazione sussistente tra le tre variabili (gli attori più chiari, in linea di massima, sono anche i più credibili e i più competenti) lascia spazio al sospetto che, in molti casi, la differenza tra le tre variabili non sia stata pienamente recepita dai nostri intervistati. Ciò nondimeno, possiamo facilmente osservare come i nostri intervistati apprezzino maggiormente, sia pur in lieve misura, la credibilità che non la competenza e la chiarezza degli attori proposti. Le figure indicate, in poche parole, appaiono più credibili (ma anche più competenti) di quanto non risultino capaci di comunicare. La comprensibilità, in breve, sembra costituire la principale pecca di quelli che, pure, abbiamo qualificato come “attori della comunicazione”. Maggiormente chiari che credibili risultano esserlo solo i giornalisti (poco credibili, a dire il vero, piuttosto che molto chiari). Oltre agli stessi giornalisti, invece, anche il sindaco, le forze dell’ordine, gli amici, gli insegnanti e il parroco risultano più chiari che competenti: si tratta di figure del tutto estranee alla gestione delle problematiche di nostro interesse, che tuttavia, per lo più, parlano lo stesso linguaggio dei nostri intervistati – e che per questo, come vedremo più avanti, tendono ad essere maggiormente apprezzati da parte delle persone più anziane e meno istruite. Solo due degli attori considerati, con riferimento all’indice generale, raggiungono un punteggio pienamente positivo, pari a 5. Si tratta, per l’esattezza, dei vigili del fuoco e della protezione civile.Essi distaccano tutti gli altri, soprattutto con riferimento alla chiarezza (con riferimento a credibilità e competenza, invece, sono avvicinati e raggiunti dagli esperti). Li caratterizza un’azione comunicativa intimamente legata alle situazioni d’emergenza, con tutte le conseguenze che questo comporta in termini di crucialità di una 4 L’indice è stato, molto semplicemente, ricavato dalle medie aritmetiche del punteggio conseguito da ciascuno degli attori con riferimento alle tre variabili in questione. 72 tempestiva efficacia comunicativa (“scusi il disturbo, signor Rossi, ma le sta franando la montagna sulla testa!”). In linea di massima, pertanto, gli operatori dell’emergenza (con l’eccezione delle forze dell’ordine) sembrano prevalere nell’apprezzamento dei soggetti del nostro campione. M F Chiar. 4,6 4,8 Credib. 5 5,2 5,2 5,4 Compet. Protezione civile per genere Elem. Medie 4,5 4,8 Chiar. 5 5,1 Credib. 5,1 5,4 Compet. Protezione civile per titolo di studio Super. 4,7 5,1 5,3 Laurea 4,8 5,1 5,3 18-25 4,4 5 26-45 4,8 5 46-65 4,8 5,2 66+ 5,3 5,3 5,3 Elem. Medie 4,7 4,9 Chiar. 5,2 5,2 Credib. 5,2 5,2 Compet. Vigili del fuoco per titolo di studio Super. 4,7 5,1 5,1 Laurea 4,8 5,1 5 18-25 4,5 Chiar. 4,9 Credib. 4,9 Compet. Vigili del fuoco per età 46-65 4,9 5,2 5,3 66+ 4,9 5,3 5,3 Chiar. Credib. 5,2 Compet. Protezione civile per età Chiar. M F 4,6 4,9 4,5 5,2 5 5,2 Credib. 5,1 5,2 Compet. Vigili del fuoco per genere 26-45 4,7 5,1 5,1 La protezione civile appare più credibile, chiara e competente ai soggetti di genere femminile che non ai maschi, più che altro come riflesso della maggior benevolenza che le donne del nostro campione rivelano nei confronti di tutti gli attori considerati. Il titolo di studio non sembra, nel caso della protezione civile, spiegare granché, così come l’età. Molto simile sembra il caso dei vigili del fuoco i quali, tuttavia, riscuotono un maggior livello di fiducia, con riferimento alle tre variabili considerate, prevalentemente nei soggetti d’età più anziana. Con riferimento alla comprensibilità, dicevamo, gli esperti seguono vigili del fuoco e protezione civile con un certo distacco, che si riduce però quando si passa a trattare della credibilità e si annulla, a tutti gli effetti, quando si chiama in causa la competenza. Rispetto all’immagine dei vigili 73 del fuoco e della protezione civile, evidentemente, quella dello scienziato e del tecnico sembrano caratterizzarsi per un linguaggio difficile, al di fuori della portata dei più, soprattutto dei soggetti meno istruiti. Questo non toglie loro, nel complesso, un elevato livello di considerazione da parte degli intervistati, soprattutto con riferimento alla competenza, ma anche alla credibilità. Conformemente alle attese, la variabile indipendente che maggiormente incide sulla fiducia tributata agli esperti è il titolo di studio. I più istruiti ritengono più comprensibile il parere degli esperti, anche perché, meglio di tutti gli altri, padroneggiano i codici per decifrarne i messaggi. Ancora di più, li ritengono credibili e, soprattutto, competenti. Tra i soggetti provvisti di un’istruzione di livello universitario, la competenza attribuita agli esperti sopravanza di un punto quella attribuita a protezione civile e vigili del fuoco, mentre per le fasce provviste di un livello d’istruzione più basso il rapporto appare invertito. Anche l’età non sembra irrilevante, soprattutto con riferimento alla competenza (rimangono, tuttavia, da verificare i suoi legami con il titolo di studio). M F Chiar. 4,1 4,1 Credib. 4,6 4,8 5,2 Compet. Esperti per genere 5,4 Elem. 3,8 Chiar. 4,4 Credib. 4,9 Compet. Esperti per titolo di studio Chiar. Credib. Compet. Esperti per età 18-25 4,3 5 5,8 Medie 4 4,7 5,2 Super. 4,3 4,9 5,6 Laurea 4,8 5,2 6 26-45 4,2 4,8 5,4 46-65 4,1 4,7 5,3 66+ 3,9 4,5 4,9 Anche il sindaco risulta assimilabile a questo primo gruppo di soggetti dotati di un’immagine complessivamente positiva, anche se, rispetto agli altri, si vede attribuire una minore competenza. Può quindi stupire il baratro che separa la figura del sindaco dalla più generica categoria dei politici locali – al cui interno, pure, lo stesso sindaco dovrebbe rientrare a pieno titolo. Si ha come l’impressione che il sindaco, rappresentante della piccola comunità locale, complice anche l’elezione diretta, venga in qualche modo avvertito come un in-group, come “uno dei nostri”, che parla la stessa lingua degli intervistati e che riveste, ai loro occhi, una relativa credibilità. Al contrario, i politici locali sembrano assimilati alla più generale categoria dei “politici”, con i loro codici ambigui piuttosto che con la loro incomprensibilità almeno parzialmente voluta. M F Chiar. 4,3 4,3 Credib. 4,4 4,5 4,2 Compet. Sindaco per genere 4,3 Questa figura di politico un po’ meno “politico” degli altri, rispetto ai quali si caratterizza per una maggiore tangibilità e vicinanza quotidiana, sembra riscuotere soprattutto la fiducia dei soggetti caratterizzati da un livello d’istruzione medio-basso e di età medio-alta. 74 Elem. 4,3 Chiar. 4,4 Credib. 4,2 Compet. Sindaco per titolo di studio Chiar. Credib. Compet. Sindaco per età 18-25 3,4 3,9 3,5 Medie 4,5 4,6 4,3 Super. 4,2 4,5 4,2 Laurea 3,7 3,8 3,7 26-45 4,3 4,5 4,3 46-65 4,6 4,7 4,4 66+ 4,4 4,5 4,3 La comunità montana, considerata depositaria di un discreto livello di competenze, segue gli attori appena considerati, ma non appare altrettanto capace di farsi promotrice di un’adeguata azione comunicativa. Le variabili indipendenti considerate non sembrano incidere in maniera chiara e significativa sulla sua immagine, fatta salva una maggior fiducia che, come in molti altri casi, caratterizza gli intervistati di genere femminile. Chiar. M F 3,9 3,95 4,1 4,3 Credib. 4,2 4,5 Compet. Comunità montana per genere Elem. Medie 3,9 4 Chiar. 4,2 4,2 Credib. 4,3 4,5 Compet. Comunità montana per titolo di studio Super. 3,8 4,4 4,3 Laurea 3,8 4,2 4,2 18-25 26-45 3,7 4 Chiar. 4,4 4,3 Credib. 4,5 4,5 Compet. Comunità montana per età 46-65 3,9 4,2 4,3 66+ 4 4,2 4,3 Più credibili che chiare e competenti sembrano esserlo, invece, le associazioni di volontariato, le forze dell’ordine e la polizia locale. Le prime, in particolare, sembrano godere di una maggiore considerazione da parte dei più giovani, ma non per forza dei più istruiti. M F Chiar. 3,8 4 Credib. 4,2 4,1 3,9 3,9 Compet. Ass. volontariato per genere Elem. Medie 3,5 4,1 Chiar. 4 4,2 Credib. 3,7 3,8 Compet. Ass. volontariato per titolo di studio Super. 4 4,2 4,1 Laurea 3,9 3,8 3,9 75 18-25 4 Chiar. 4,2 Credib. 4,2 Compet. Ass. volontariato per età 26-45 4 4,2 3,9 46-65 4 4,1 3,9 66+ 3,4 4 3,6 Le forze dell’ordine, come d’altro canto la polizia locale, godono invece di un maggior prestigio presso le persone meno istruite ma, soprattutto, tra gli intervistati più anziani, forse più propensi a riconoscere in loro un punto di riferimento e una figura rassicurante. I soggetti di genere femminile si mostrano più fiduciosi verso entrambe. M F Chiar. 3,75 4 Credib. 4,2 4,4 3,6 4 Compet. Forze ordine per genere Elem. Medie 4 4 Chiar. 4,5 4,3 Credib. 4 3,9 Compet. Forze ordine per titolo di studio 18-25 3,2 Chiar. 3,9 Credib. 3,4 Compet. Forze ordine per età Chiar. M F 3,7 4 Super. 3,7 4,2 3,6 Laurea 3,6 3,7 3,5 26-45 3,8 4,2 3,8 46-65 4,1 4,4 3,7 66+ 4,1 4,6 4,4 Medie 4 4,2 Super. 3,6 4,1 Laurea 3,3 3,7 3,7 3,4 46-65 4,1 4,2 3,8 66+ 4 4,6 4,2 4 4,3 Credib. 3,7 3,9 Compet. Polizia locale per genere Chiar. Credib. Elem. 4 4,4 3,9 3,9 Compet. Polizia locale per titolo di studio 18-25 3,1 Chiar. 3,8 Credib. 3,2 Compet. Polizia locale per età 26-45 3,7 4,1 3,9 Come la comunità montana, anche le associazioni ambientaliste sono maggiormente apprezzate per la loro competenza che per le loro qualità comunicative, mentre, al contrario, nel caso degli amici la chiarezza e la credibilità sopravanzano di una certa misura le competenze. Relativamente carente su di un piano comunicativo sembra esserlo la Regione, mentre gli insegnanti di scuola mostrano particolari deficienze sul piano delle competenze. I soggetti di genere maschile ritengono le associazioni ambientaliste più chiare di quanto non facciano le nostre intervistate. Per quanto 76 concerne, invece, la credibilità e la competenza, la situazione si rovescia e, di nuovo, sono le donne ad attribuire agli ambientalisti un punteggio più elevato. Conformemente alle attese, sono le categorie maggiormente esposti ad influenze culturali di carattere “post-materialistico”, cioè i più giovani e i laureati, i più propensi ad esprimere un elevato livello di fiducia nei confronti delle associazioni ambientaliste. Chiar. M F 4 3,7 3,6 3,9 Credib. 3,7 4,1 Compet. Associazioni ambientaliste per genere Elem. Medie Super. 3,2 3,6 3,8 Chiar. 3,5 3,7 3,9 Credib. 3,6 3,8 4,2 Compet. Associazioni ambientaliste per titolo di studio 18-25 26-45 3,8 3,7 Chiar. 4,3 3,8 Credib. 4,4 3,8 Compet. Associazioni ambientaliste per età 46-65 3,5 3,7 3,9 Laurea 4 4,2 4,4 66+ 3,2 3,4 3,5 Gli amici sono esattamente equivalenti, sotto tutti gli aspetti considerati, agli occhi di maschi e femmine. Maggior fiducia viene riposta in loro da parte dei soggetti meno istruiti e dei più anziani. Gli uni e gli altri sono, probabilmente, più propensi a valorizzare la dimensione relazionale quotidiana di quanto non lo siano i più giovani e i più istruiti – anche per le minori opportunità d’accesso ad altri canali informativi caratterizzati da una minore prossimità esistenziale. M F Chiar. 3,7 3,7 Credib. 3,9 3,9 3,4 Compet. Amici per genere 3,4 Elem. 3,9 Chiar. 4,2 Credib. 3,9 Compet. Amici per titolo di studio Chiar. Credib. Compet. Amici per età 18-25 3 3,5 2,6 Medie 3,9 4 3,5 Super. 3,4 3,7 3 Laurea 3,1 3,7 3 26-45 3,7 3,8 3,3 46-65 3,9 4 3,6 66+ 3,8 4,3 3,9 Le variabili indipendenti non sembrano incidere più di tanto sull’immagine della regione, salvo una credibilità lievemente maggiore attribuitale da parte delle donne e dei soggetti più istruiti (in 77 particolare dei diplomati, più ancora che dei laureati) ed un minor livello di competenza riconosciutole dagli anziani. M F 3,2 3,4 3,4 Credib. 3,6 Compet. Regione per genere 3,6 3,8 Chiar. Elem. 3,1 Chiar. 3,3 Credib. 3,3 Compet. Regione per titolo di studio Chiar. Credib. Compet. Regione per età 18-25 3,2 3,7 3,7 Medie 3,3 3,5 3,7 Super. 3,4 3,7 3,9 Laurea 3,4 3,6 3,5 26-45 3,3 3,5 3,6 46-65 3,3 3,5 3,8 66+ 3,1 3,5 3,4 Gli insegnanti riscuotono maggiormente la fiducia dei soggetti di genere femminile, per ragioni che potrebbero rispondere alla maggiore dimestichezza con le strutture scolastiche che, nella divisione del lavoro familiare, caratterizza generalmente la madre rispetto al padre – ma anche alla preponderanza numerica di insegnanti femmine all’interno del corpo docente. La maggiore considerazione tributatagli da parte delle persone più anziane, probabilmente, riflette la memoria del più elevato prestigio goduto dagli insegnanti nella scuola da loro frequentata. M F Chiar. 3,4 3,8 Credib. 3,5 3,9 2,9 Compet. Insegnanti per genere Chiar. Credib. 3,4 Elem. 3,6 3,7 3,3 Compet. Insegnanti per titolo di studio 18-25 3,3 Chiar. 3,8 Credib. 3 Compet. Insegnanti per età Medie 3,6 3,6 Super. 3,5 3,8 Laurea 3,4 3,8 3,2 3,2 3 26-45 3,5 3,8 3,3 46-65 3,6 3,6 3,1 66+ 4 3,9 3,5 Il parroco, relativamente credibile ma non altrettanto chiaro e competente, è seguito solo da tre categorie di attori più marcatamente “politici”, che si collocano a tutti gli effetti in fondo alla nostra classifica. Conformemente alle attese, come tutti gli altri soggetti che popolano la quotidianità immediata e “locale”, il parroco risulta più chiaro, credibile e competente agli occhi dei soggetti più anziani e di quelli meno istruiti. 78 M F 3,1 3,4 3,4 Credib. 2,7 Compet. Parroco per genere 3,7 3 Chiar. Elem. 3,6 Chiar. 3,8 Credib. 3,2 Compet. Parroco per titolo di studio Chiar. Credib. Compet. Parroco per età 18-25 2,6 3,4 2,5 Medie 3,3 3,6 2,9 Super. 2,9 3,4 2,6 Laurea 2,9 3,4 2,5 26-45 3,1 3,5 2,8 46-65 3,5 3,6 2,9 66+ 3,5 3,9 3,2 Nell’ultimo girone, quello dei soggetti “politici”, incontriamo anzitutto i giornalisti. Per questi ultimi, la rilevata mancanza di competenze scientifiche non costituisce, probabilmente, una nota di demerito di particolare gravità. Al contrario, la scarsa credibilità che viene loro attribuita richiede una riflessione sul rapporto fiduciario che esiste tra questa categoria di comunicatori e il suo pubblico. I giornalisti, in ogni caso, appaiono leggermente più chiari agli occhi dei soggetti di sesso femminile e, soprattutto, di quelli che, probabilmente, hanno maggiore dimestichezza con la carta stampata (le persone più istruite e i più giovani). Tale gap, in ogni caso, si riduce sensibilmente allorché si prende in considerazione la credibilità, per annullarsi a tutti gli effetti a proposito della competenza. Chiar. M F 3,1 3,4 2,6 Credib. 2,3 Compet. Giornalisti per genere 2,5 2,5 Elem. Medie 3 3,2 Chiar. 2,6 2,5 Credib. 2,4 2,3 Compet. Giornalisti per titolo di studio Super. 3,4 2,7 2,5 Laurea 3,6 2,9 2,4 18-25 3,4 Chiar. 3,4 Credib. 2,6 Compet. Giornalisti per età 46-65 3,2 3,2 2,3 66+ 3 3 2,5 26-45 3,4 3,4 2,4 La scarsa fiducia nei confronti dei politici locali e nazionali caratterizza in modo relativamente omogeneo il nostro campione, non rilevandosi differenze di particolare rilievo tra le varie categorie di soggetti. Solo il sottocampione femminile si mostra lievemente meglio disposto verso gli uni e gli altri, mentre i soggetti più anziani (la cui “socializzazione politica” ha avuto luogo in una fase storica caratterizzata dalla centralità della forma partito come veicolo della partecipazione 79 collettiva) esprimono una valutazione leggermente più generosa a proposito dei politici nazionali, per lo meno a proposito della competenza. Chiar. M F 2,6 2,7 2,6 2,8 Credib. 2,5 2,9 Compet. Politici locali per genere Elem. Medie 2,5 2,8 Chiar. 2,7 2,8 Credib. 2,7 2,8 Compet. Politici locali per titolo di studio Super. 2,6 2,7 2,7 Laurea 2,4 2,5 2,7 18-25 2,4 Chiar. 2,7 Credib. 2,6 Compet. Politici locali per età 26-45 2,6 2,7 2,7 46-65 2,7 2,8 2,8 66+ 2,7 2,7 2,8 Elem. Medie 2,5 2,4 Chiar. 2,5 2,5 Credib. 2,6 2,4 Compet. Politici nazionali per titolo di studio Super. 2,4 2,5 2,4 Laurea 2,2 2,2 2,5 18-25 2,4 Chiar. 2,4 Credib. 2,2 Compet. Politici nazionali per età 46-65 2,5 2,5 2,4 66+ 2,6 2,6 2,6 M F Chiar. 2,3 2,6 Credib. 2,3 2,6 2,2 2,6 Compet. Politici nazionali per genere 26-45 2,4 2,4 2,4 3.2 Un breve confronto, a modo di conclusione Abbiamo provato a confrontare i dati utilizzati in questo capitolo con alcune analoghe risultanze, provenienti da un questionario utilizzato una decina di anni or sono in una ricerca svolta per l’Unione europea che aveva, però, come oggetto la percezione del rischio industriale5. Anche per le specificità di tale categoria di rischio, gli attori considerati non si trovano sempre a coincidere. Il campione, costituito da 400 soggetti, era considerato rappresentativo della popolazione del comune di Rho. Al tempo intercorso e alla diversa natura del rischio considerato si uniscono, pertanto, le 5 Vedi in M. Lombardi, Rischio ambientale e comunicazione, Angeli, Milano, 1997. 80 differenti peculiarità del contesto ecologico: si tratta di piccoli comuni di area alpina e prealpina nel caso della ricerca Rinamed, di un grosso comune della cintura milanese nel secondo caso. Passando in ogni caso a confrontare la valutazione degli attori della comunicazione, osserviamo che le associazioni ambientaliste erano ritenute molto più credibili, chiare e competenti dagli intervistati della ricerca dell’Unione europea di quanto non lo siano da parte dei nostri. La ricerca dell’Unione europea, tra l’altro, prendeva anche in considerazione i movimenti ecologisti, la cui affidabilità risultava solo leggermente inferiore rispetto a quella delle associazioni (molto superiore, in ogni caso, rispetto alla valutazione che gli intervistati Rinamed attribuiscono a queste ultime). Le associazioni di volontariato, al contrario, si discostano minimamente nelle valutazioni fornite dagli intervistati delle due ricerche. Nella valutazione degli esperti, anche in relazione alle diverse caratteristiche dei rischi considerati (ma, forse, anche alle differenze socio-culturali dei due contesti), gli intervistati della vecchia ricerca si mostrano assai meglio disposti. Se nella valutazione della protezione civile non ci sono differenze di rilievo, gli intervistati Rinamed sembrano, invece, maggiormente propensi ad esprimere valutazioni positive di forze dell’ordine e vigili del fuoco: la spiegazione può, di nuovo, risiedere nella diversa natura del rischio in questione e delle esperienze accumulate da questo specifico campione con questa tipologia di soccorritori. I giornalisti, nel caso della ricerca su Rho, anche se complessivamente con punteggi più elevati, tuttavia già ponevano evidente la questione della credibilità, cioè del rapporto fiduciario con il loro pubblico. I politici nazionali e locali, che ottenevano una valutazione grossomodo analoga nella precedente ricerca da parte degli intervistati, già evidenziavano la frattura esistente tra loro e i cittadini. Amici Associazioni ambientaliste Associazioni volontariato Associazioni consumatori Comunità montana Esercito Esperti Funzionari comunali Forze dell'ordine Giornalisti Insegnanti di scuola Medico famiglia Movimenti ecologisti Operai aziende a rischio Chiarezza Rinamed Un. Eur. 3,7 3,6 4,85 3,9 3,9 3,2 3,9 2,8 4,1 5,2 3 3,9 3,25 3,2 4,2 3,6 3,2 4,4 4,4 Credibilità Rinamed Un. Eur 3,9 3,7 4,9 4,1 3,5 3,2 4,2 2,9 4,7 5,7 3 4,3 3,1 2,6 3,5 3,7 3,2 4,5 4,4 3,2 3,6 Parroco 2,7 2,7 2,7 2,8 Politici locali 2,4 2,4 2,5 2,6 Politici nazionali 3,8 4,2 Polizia locale 4,7 4,75 5,1 5,0 Protezione civile 3,7 4,8 Rappres. aziende a rischio 3,3 3,5 Regione 3,8 4,2 Servizio sanitario 3,1 3,1 Sindacato 4,3 4,5 Sindaco 4,8 4,15 5,1 4,2 Vigili del fuoco Chiarezza, credibilità e competenza: confronto tra la ricerca Unione europea e la ricerca Rinamed Competenza Rinamed Un. Eur 3,4 3,9 4,8 3,9 3,9 3,25 4,4 3,0 5,3 5,25 2,9 3,8 3,4 2,4 3,5 3,2 3,2 4,2 4,5 2,8 2,7 2,4 3,8 5,3 3,7 4,2 5,1 2,5 2,3 4,8 3,4 3,8 3,0 4,2 81 Capitolo 4 Partecipazione sociale e competenze per la prevenzione e del rischio naturale e la gestione degli eventi Roberta Cucca Numerose esperienze passate hanno dimostrato che, di fronte ad un disastro naturale, le possibilità di sopravvivenza dei soggetti coinvolti dipendono più dalla capacità di reazione agli imprevisti sviluppate dalla comunità e dalle organizzazioni, piuttosto che dalle abilità e dalle competenze caratterizzanti i singoli individui6. Se, in presenza di disastri industriali, il problema dell’organizzazione e della competenza è indiscutibilmente cruciale, vista la necessità di utilizzare apparecchiature tecnologicamente sofisticate per intervenire sugli impianti, non meno centrale è il ruolo che gioca la partecipazione e la preparazione delle comunità ad affrontare circostanze impreviste in presenza di eventi naturali, come nel caso di frane ed esondazioni. Per questo motivo, nelle nostre società contemporanee, sono stati istituiti dei “sistemi sociali d’emergenza”, che comprendono risorse fondamentali (aiuti medici, tecnici, sociali e finanziari) per ricostruire il tessuto sociale danneggiato e che, per funzionare al meglio, necessitano della preparazione e del coinvolgimento della comunità esposta al rischio. Uno strumento per favorire la partecipazione è la promozione di campagne informative e formative, che spesso sollecitano i cittadini a elaborare forme di autoprotezione corrette in presenza di un evento in corso e, allo stesso tempo, permettono di elaborare forme preventive del rischio maggiormente efficaci. Il coinvolgimento della comunità locale nell’elaborazione di politiche d’intervento può consentire ai cittadini di mettere in campo una particolare expertise, distinta da quella ufficiale e costituita da competenze e informazioni che generalmente non vengono considerate dal modello scientifico-razionale per l’individuazione dei rischi, come aneddoti e percezioni soggettive7. L’impiego di queste competenze può, inoltre, portare a un miglioramento delle decisioni, in quanto basate sulle conoscenze proprie di chi su un determinato territorio ci vive da sempre8 ed è in grado di sollecitare una partecipazione più sentita e meglio orchestrata degli interventi in caso di necessità. L’obiettivo di questo capitolo è, in prima battuta, quello di analizzare il grado di coinvolgimento e il livello di partecipazione alle problematiche riguardanti il rischio naturale che è stato dichiarato dagli abitanti delle zone interessate e, in un secondo momento, di valutare alcune competenze dichiarate dagli intervistati rispetto alla prevenzione del rischio e alla gestione degli eventi in caso di necessità. 4.1. La partecipazione In questo paragrafo analizziamo la disponibilità dichiarata dagli intervistati a partecipare alle attività di formazione e informazione proposte e, in particolare, quali sono le tipologie di iniziative nelle quali preferirebbero essere coinvolti. Un dato che ci aiuta a capire il livello di partecipazione sociale generale, ovvero alla vita relazionale e di comunità dei soggetti interpellati, sono le frequenze relative all’associazionismo (Graf.1). Dai 6 Battisti F.M., Villa F. (1994), voce “Protezione Civile” in “Nuovo dizionario di sociologia”, a cura di Franco Demarchi, Aldo Ellena e Bernardo Cattarinussi, Milano, Edizioni paoline, 1994. 7 Irwin A. (1995), Citizen Science. A study of people, expertise and sustainable development, Routledge, London & New York 8 Pellizzoni L., (1998) Conoscenza, deliberazione e cooperazione, in “Rassegna italiana di sociologia”, a XXXIX, n. 4, ottobre-dicembre 1998. 83 dati emerge che più del 28% degli intervistati fa parte di associazioni ecclesiastiche, altrettanti frequentano società sportive, quasi 1 persona su 4 presta la sua opera in attività di volontariato presso un ente non-profit, mentre il 21% partecipa alla vita di un’associazione culturale. Quanto all’associazionismo che in questo contesto più ci interessa, si può notare che più dell’8% e’ coinvolto nelle attività promosse dalla Protezione Civile e quasi il 5% partecipa alle iniziative organizzate dalle associazioni ambientaliste. Graf. 1.- Partecipazione rara o frequente ad attività associazioni (%V.121-129) Associazione Frequenza% Ecclesiastica Sportiva Volontariato sociale Culturale Altro Sindacato Partito Politico Protezione Civile Associazione ambientalista 28,4 28,3 24,2 21,2 17,3 10,8 8,8 8,2 4,8 Passando ad analizzare il più diretto coinvolgimento dei soggetti nelle attività di prevenzione dei rischi naturali (Graf. 2), è innanzitutto importante segnalare che quasi 4 intervistati su 10 si sono dichiarati non interessati a partecipare a tali iniziative. La maggiorparte (37%) dei soggetti che, al contrario, hanno dimostrato una certa disponibilità a partecipare a tali attività è interessata a incontri specifici di informazione (come dibattiti), 1 intervistato su 10 prenderebbe parte ad attività di gruppo come gli incontri della protezione civile, l’8% parteciperebbe a corsi od altre iniziative di formazioni e altrettanti ad esercitazioni non meglio specificate. Graf. 2. - Disponibilità a fare qualcosa per prevenzione del rischio (% V. 120) 10% Non disponibile 8% 37% 8% Sì, per incontri Sì, per formazione Sì, per esercitazioni Sì, per P .Civile 37% Se analizziamo più nel dettaglio quest’informazione (Tab. 3) notiamo come siano soprattutto le donne a non mostrare interesse nei riguardi di queste iniziative, se non per incontri informativi che, probabilmente, vengono percepiti come meno impegnativi. La tabella infatti mostra che ben il 45,6% delle intervistate non è disponibile a prendere parte alle iniziative rispetto al 27,1% degli uomini. Inoltre solo il 4,9% delle donne parteciperebbe alle attività della Protezione Civile rispetto al 16,1% degli intervistati di sesso maschile che dichiarano la loro disponibilità. 84 Tab. 3 - Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del Rischio per Sesso (%) Non disponibile Sì, per incontri Sì, per formazione Sì, per esercitazioni Sì, per PC Totale Maschio 27,1 37,3 9,9 9,6 16,1 100 Femmina 45,6 36,6 6,5 6,5 4,9 100 Tot 36,6 36,9 8,2 8,0 10,3 100 Un altro elemento che determina l’interesse a prendere parte a queste attività è il livello di istruzione degli intervistati (Tab.4). Chi non ha un titolo di studio elevato si rivela meno disponibile: se quasi 1 intervistato su 2 (48,3%) in possesso di licenza elementare non è interessato a partecipare, la percentuale si dimezza se si prendono in considerazione le risposte dei laureati (20,6%). Tab. 4. - Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del Rischio per Grado di istruzione (%) Elem M/Av/Pro MS/Tec PD/Lau Tot Non disponibile 48,3 38,2 25,9 20,6 36,7 Sì, per incontri 37,5 31,4 42,4 44,1 37,0 Sì, per formazione 5,1 8,6 9,4 14,7 8,2 Sì, per esercitazioni 5,1 8,6 9,4 14,7 8,2 Sì, per PC 7,4 11,8 11,8 8,8 10,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Se consideriamo le risposte sulla base dell’età degli intervistati (Tab. 5), scopriamo che i più disponibili sono i soggetti d’età compresa fra i 26 e i 65 anni, mentre fra i più giovani (40,3%) e i più anziani (58,3%) si denota un certo disinteresse. Inoltre si sottolinea come gli intervistati che partecipano raramente o spesso alle attività di un’associazione ambientalista dichiarano una disponibilità indubbiamente maggiore: il 40% parteciperebbe a incontri formativi, il 18,5% alle attività della Protezione Civile, altrettanti a incontri formativi, il 7% ad esercitazioni e solo il 15% non è interessato a nessuna iniziativa. Tab. 5 - Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del Rischio per classi d’età (%) 18-25 26-45 46-65 65 e oltre Non disponibile 40,3 28,3 30,3 58,3 Sì, per incontri 34,3 36,1 42,6 31,5 Sì, per formazione 6,0 11,9 8,0 3,1 Sì, per esercitazioni 10,4 12,8 5,9 1,6 Sì, per PC 9,0 11,0 13,3 5,5 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 Tot 36,6 36,9 8,2 8,0 10,3 100,0 Quanto al desiderio di essere comunque informati sulle iniziative di prevenzione del rischio promosse (Tab.6), se viene prestato specifico riferimento alla condizione della zona di residenza e se si focalizza l’intervento su un particolare rischio (esondazione o frana), l’interesse suscitato dagli interventi sembra essere di gran lunga superiore. Infatti solo il 5-6% dichiara di non voler neppure essere informato riguardo alle attività che si svolgono sul territorio e il 7-10% è poco interessato, mentre quasi la metà degli intervistati (47%) si dice abbastanza interessata e quasi il 40% (37% per esondazione -41% per frana) lo è addirittura molto. Si tratta quindi di persone che, almeno a nostro avviso, se opportunamente stimolate potrebbero partecipare più attivamente alla prevenzione dei rischi naturali della zona. 85 Tab.6 - Interesse ad essere informato sulle attività di prevenzione esondazione e/o frana che si svolgono nel Comune (% V.113114) Esondazione Frana Non sono interessato 6 5 Sono poco interessato 10 7 Sono abbastanza interessato 47 47 Sono molto interessato 37 41 Totale 100 100 In particolare sono molto interessati a essere informati sulle attività di prevenzione gli intervistati in possesso di un titolo di studio superiore, soprattutto se laureati: fra quest’ultimi almeno 6 soggetti su 10 (64,5% per attività su esondazione e 60% su frana) vorrebbero essere sempre a conoscenza delle iniziative promosse sul territorio e nessuno si dichiara disinteressato. Un’altra variabile che incide su quest’aspetto è l’età degli intervistati: anche in questo caso sono i soggetti d’età compresa fra i 26 e i 64 anni a essere più disponibili. Se in generale il grado d’interesse a ricevere informazioni è piuttosto elevato, è necessario specificare che non tutte le metodologie proposte sembrano riscuotere lo stesso successo. Graf. 7 – Iniziative di informazione in ordine di utilità (V. 110-112) 50 45 40 35 30 prima 25 seconda 20 15 terza 10 5 0 Incontri di informazione Incontri di formazione Eercitazioni Materiali stampati Audiovisivi Mostre Dimostrazioni di esperti Quando agli intervistati è stato chiesto di indicare in ordine di importanza le iniziative che ritengono maggiormente utili (Graf.7), l’attività che più frequentemente è stata indicata per prima è risultata l’organizzazione di incontri di informazione (35,7%), seguita dalla distribuzione di materiali stampati (18,4%), dimostrazioni di esperti (17,9%), esercitazioni (12%), incontri di formazione (11,5), audiovisivi (3,1%) e mostre (1,5%). Se invece si analizzano le risposte in base alla frequenza di risposta (Tab.8) (Nota: il valore delle percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali. Lo stesso metodo è usato nel ricalcalo delle percentuali relative alle domande multiple che seguono), senza tenere in considerazione l’ordine d’importanza dato alle stesse, l’iniziativa che più di tutte sembra destare la curiosità degli abitanti della zona è assistere ad una dimostrazione pubblica degli esperti, per esempio dei volontari della protezione civile, in quanto il 25% degli interpellati ritiene efficace tale strumento informativo. Come anticipato, seguono i dibattiti, le tavole rotonde e altri incontri 86 d’informazione (22%), la partecipazione a esercitazioni (16%), il 13% pensa che i corsi di formazione possano rappresentare una metodologia adatta. Quanto ai supporti all’attività informativa, il 16% distribuirebbe volantini o documenti cartacei, il 6% proietterebbe pubblicamente filmati, il 2% ritiene utile allestire una mostra sulle inondazioni o frane. Tab.8 - Strumenti o attività informative sui rischi naturali più utili. Tipologia Dimostrazioni pubbliche degli esperti (es.: protezione civile) Incontri di informazione (es.: dibattiti) Esercitazioni pratiche Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire Incontri di formazione (es.: corsi) Materiali audiovisivi Mostre % frequenza 25 22 16 16 13 6 2 Quasi 1 intervistato su 3 (29%) dichiara di non sapere se viene svolta o meno una campagna d’informazione sul rischio di esondazione o frana nella zona, il 60% ritiene non sia stata effettuata, solo l’11% ne conosce l’esistenza. In generale la campagna d’informazione sembra aver maggiormente raggiunto il pubblico maschile (il 14,2% di quest’ultimo ne conosce l’esistenza rispetto al 7,9% delle intervistate) e le persone in possesso di un diploma di laurea (19,4%). Quanto alla variabile età, i meno informati e più disinteressati sono senz’altro i giovani, in quanto più di 1 intervistato su 2 (54,4%) d’età inferiore ai 26 anni non esprime giudizio. Graf.9 - Informazioni ricevute durante la campagna di informazione (%) 16% 24% Buone Sufficienti Scarse 20% Insufficienti 40% Gli intervistati che hanno avuto modo di partecipare a questa campagna esprimono pareri positivi riguardo ai suoi esiti e alla sua utilità (Graf. 9): quasi 1 su 4 si ritiene molto soddisfatto delle informazioni ricevute, il 40% le giudica comunque sufficienti, più di 1 intervistato su 3 le valuta invece scarse o insufficienti. Passiamo invece ad analizzare la domanda di informazione rilevata, in primo luogo scoprendo da chi vorrebbero essere informati i cittadini riguardo alle attività di prevenzione dei rischi naturali (Tab. 10). 87 Tab.10 - Soggetti da cui vorrebbero essere informati sulle attività di prevenzione dal rischio frana e/o esondazione che si svolgono nel Comune (%) Soggetto % frequenza Il suo Sindaco 38 I rappresentanti della Protezione Civile 23 Gli esperti (scienziati e tecnici) 14 I rappresentanti della Comunità Montana 5 I Vigili del Fuoco 5 I giornalisti (radio, tv, giornali) 3 Gli esponenti delle associazioni ambientaliste 3 Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) 3 L’Amministrazione regionale (STER) 2 La polizia locale (ex vigili urbani) 2 I politici locali 1 I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato 0 Gli insegnanti di scuola 0 Il suo parroco 0 I politici nazionali 0 I suoi amici 0 Quasi 4 cittadini su 10 (38%) desiderano essere informati dalla prima figura istituzionale della comunità, ovvero il sindaco del comune; seguono i volontari della protezione civile (23%), mentre il 24% degli intervistati è interessato a conoscere il parere del “sapere esperto”, ovvero tecnici e scienziati (benché questi interlocutori si collochino al terzo posto). Seguono i rappresentanti della comunità montana (5%) e i vigili del fuoco (5%), molto più ridotta la richiesta d’informazione nei riguardi degli altri soggetti (polizia, mass media, mondo dell’associazionismo, altri) (Nota: il valore delle percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali). Cerchiamo di verificare un po’ più nel dettaglio queste informazioni, analizzando i soggetti su cui sono ricadute le prime preferenze, alla luce del titolo di studio (Tab. 11) e dell’età degli intervistati (Tab. 12). Il desiderio di essere informati dal Sindaco è più alto fra le persone con un grado d’istruzione basso, in quanto riguarda più di 7 cittadini su 10 in possesso al massimo della licenza elementare. I volontari della Protezione Civile, invece, raggiungono il massimo livello di popolarità fra gli intervistati con licenza media o diploma, mentre, il parere del “sapere esperto” è maggiormente richiesto dai laureati. Gionalisti Assoc. ambiente Assoc. volontariato Esperti Protezione civile Forze ordine Vigili fuoco Polizia locale Sindaco Comunità Mon. Regione Politici loc. Insegnanti Amici Tot Tab. 11 - Da chi vuole essere informato per Grado di istruzione (%) Elem M/Av/Pro MS/Tec PD/Lau ,6 5,3 1,9 1,3 2,6 5,2 5,9 ,5 ,6 4,5 16,3 24,5 38,2 8,4 20,5 25,8 11,8 1,3 1,6 2,6 4,5 2,6 1,9 2,9 1,9 1,6 1,3 71,6 42,1 32,9 38,2 5,2 2,6 1,9 2,9 ,6 3,2 1,3 ,5 ,5 100 100 100 100 Tot 2,6 3,2 ,4 16,7 18,0 1,7 3,0 1,5 47,8 3,2 1,3 ,4 ,2 ,2 100 Se consideriamo le risposte in base all’età degli intervistati scopriamo invece che la figura del Sindaco è più popolare fra le persone d’età superiore ai 46 anni, il parere della Protezione Civile è meno interessante per gli ultra-sessantacinquenni, le spiegazioni degli esperti sono più seguite dagli intervistati giovani e comunque d’età inferiore ai 45 anni, che sono anche i soggetti che, più degli 88 altri, desidererebbero essere informati dai giornalisti e dai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Tab. 12 – (Se almeno un po' interessato) da chi vuole essere informato per classe d’età (%) 18-25 26-45 46-65 65 e oltre Gionalisti 4,9 4,8 1,2 Assoc. ambiente 4,9 4,2 2,9 ,9 Assoc. volontariato 1,6 ,6 Esperti 29,5 24,3 11,6 4,5 Protezione civile 26,2 18,5 21,5 7,1 Forze ordine 1,6 1,6 2,3 ,9 Vigili fuoco 1,6 4,2 1,2 4,5 Polizia locale ,5 1,7 3,6 Sindaco 23,0 38,1 51,2 72,3 Comunità Mon. 6,6 1,1 2,9 5,4 Regione 1,6 1,7 ,9 Politici loc. 1,2 Insegnanti ,5 Amici ,5 Tot 100 100 100 100 Tot 2,6 3,2 ,4 16,7 18,0 1,7 3,0 1,5 47,8 3,2 1,3 ,4 ,2 ,2 100 4.2. Competenze Veniamo alle competenze dichiarate dagli intervistati riguardo alla prevenzione del rischio naturale e ai comportamenti pratici da tenere in caso di evento in corso. Solo il 5% dei cittadini dichiara una conoscenza piuttosto approfondita del Piano di Protezione civile (Graf. 13), mentre la grande maggioranza delle persone (65%) afferma di ignorarne l’esistenza e i contenuti. Quasi 1 cittadino su 3 afferma di conoscerlo poco, perché non gliene hanno mai parlato (16%) o perché non si ricorda (14%). Graf. 13 -Conoscenza del Piano di Protezione Civile predisposto dal Comune (V 117) No 14% 5% Sì, poco (non me ne hanno parlato) Sì, poco (non ricordo) 16% 65% Si, lo conosco Quanto alla prevenzione dei rischi, ovvero quali sono le azioni da evitare per non aggravare la situazione e creare pericolo (Tab. 14), notiamo alcune affermazioni piuttosto discutibili. Quanto al disboscamento, la maggioranza assoluta degli intervistati ritiene gli effetti dell’opera negativi soprattutto per quanto concerne il rischio di frana, mentre conosciamo i risvolti negativi anche per il rischio di esondazione, come fra l’altro convalidato dall’opinione di più di 1 intervistato su 5. 89 Quasi la metà degli intervistati (46,1%) ritiene che l’abusivismo edilizio non contribuisca ad aumentare il pericolo, tanto in caso di esondazione che in caso di frana, mentre sono ben noti gli effetti devastanti che tali condotte possono avere sull’ambiente naturale e le condizioni di insicurezza, soprattutto in caso di esondazione, a cui sono sottoposti i residenti in aree urbanizzate senza regolari permessi e studi di fattibilità. L’analisi dei dati ci rivela che 1 intervistato su 3 ritiene l’abusivismo pericoloso solo in caso di frana, il 6% in caso di esondazione, mentre solo il 15% degli intervistati ritiene pericolosa la costruzione non regolamentata di edifici in entrambi i casi. La costruzione “selvaggia” di infrastrutture viene valutata con una cautela leggermente maggiore, in quanto quasi 1 intervistato su 5 ritiene l’opera pericolosa per entrambe le problematiche, l’11% in caso di esondazione e il 28% in caso di frana. Rimane comunque molto alta la percentuale degli intervistati che non reputa pericolosa quest’attività per le condizioni di sicurezza dell’ambiente. La modifica del letto del fiume viene giustamente ritenuta un aggravante del pericolo esondazione da quasi 1 persona su 2, anche se un terzo degli intervistati non si dichiara preoccupato per nessun fenomeno connesso. Più del 60% della popolazione non è spaventata dalla costruzione di bacini per centrali elettriche e ancora meno (81% ) dagli effetti dell’attività turistica sull’ambiente. Quanto all’estrazione di materiali, il 36% e’ dell’opinione che possa causare un aumento del rischio frane, anche se la maggioranza assoluta degli intervistati non ritiene l’attività particolarmente dannosa, mentre è più consapevole dei problemi legati all’abbandono dei fondi e dei percorsi rurali, soprattutto per il rischio frane (41%) ma anche riguardo ad entrambe le problematiche (35%). In sostanza si può affermare che la consapevolezza degli effetti negativi che alcune attività umane rivelano sulle condizioni di sicurezza dell’ambiente naturale si può giudicare piuttosto diffusa e corretta, escludendo però le valutazioni sul fenomeno dell’abusivismo edilizio, che, a parere di chi scrive, è ampiamente sottovalutato. Tab. 14 - Valutazione effetti delle attività umane sul rischio naturale. (% risposte, V 24-31) Esondazione Frana Entrambi 2,7 61,4 22,3 Disboscamento Costruzione non regolamentata di edifici 5,9 33,4 14,5 Costruzione non regolamentata di infrastrutture ) 11,1 28,1 19,0 Modifica del letto del fiume 47,7 5,9 13,5 Costruzione di nuovi bacini per impianti di potenza 23,5 10,1 9,2 Attività turistica 1,1 14,5 3,1 Estrazione di materiali (cave) 1,3 36,8 5,0 Abbandono dei fondi e dei percorsi rurali 5,0 41,2 35,2 Nessuna 13,3 46,1 41,8 32,8 57,2 81,4 56,9 18,6 Analizzando i dati alla luce di alcune variabili strutturali, si possono notare correlazioni interessanti. In primo luogo, ad essere generalmente meno preoccupati per gli effetti che le attività dell’uomo possono avere sull’ambiente sono gli intervistati più anziani e con un livello scolastico poco elevato, mentre non si riscontrano particolari divergenze d’opinione fra i generi. Solo a titolo d’esempio mostriamo le risposte relative all’edilizia non regolamentata, disaggregando i dati per il titolo di studio dichiarato dagli intervistati (Tab. 15). Tab. 15 -Edilizia non regolamentata edifici aumenta il rischio per Grado di istruzione (%) M/Av/Pro MS/Te PD/Lau Elem Sì, esondazione 2,2 6,7 10,0 Sì, frana 32,6 24,6 42,8 47,2 Sì, entrambi 17,7 12,9 12,2 19,4 No 47,5 55,8 35,0 33,3 Tot 100 100 100 100 90 Tot 6,0 33,5 14,5 46,1 100 Dalla lettura della tabella emerge una chiara spaccatura fra le opinioni dei soggetti in possesso almeno di un titolo di scuola superiore rispetto agli altri intervistati: il 47,5% delle persone con licenza elementare e il 55,8% degli intervistati con licenza di scuola media (o similare) non ritengono che l’abusivismo aumenti il rischio di alluvione o di frana, mentre la percentuale si abbassa se si prendono in considerazione i soggetti diplomati (35%) o laureati (33,3%). Quanto al rapporto fra l’età e l’opinione dell’intervistato (Tab. 16) possiamo considerare il fenomeno dell’edificazione non regolamentata di infrastrutture, riscontrando un risultato del tutto simile. Infatti mentre nemmeno 1 intervistato su 4 (23,5%) di età compresa fra i 18 e i 25 anni ritiene che l’abusivismo non incida sul rischio naturale, più di 1 intervistato su 2 (53,8%) che rientra nell’ultima classe d’età è convinto che non si tratti di un problema rilevante. Tab. 16 - Edilizia non regolamentata infrastrutture aumenta il rischio per classe d’età (%) Sì, esondazione Sì, frana Sì, entrambi No Tot 18-25 17,6 35,3 23,5 23,5 100 26-45 11,4 27,1 21,0 40,6 100 46-65 11,3 25,6 21,5 41,5 100 65 e oltre 6,9 30,0 9,2 53,8 100 Tot 11,1 28,1 19,0 41,8 100 Per terminare questa parte del lavoro dedicata alle competenze dichiarate dai soggetti intervistati analizziamo inoltre i comportamenti che, in caso di disastro naturale, gli abitanti dei due paesi metterebbero in pratica. Agli intervistati è stato chiesto in particolare di indicare, in ordine di importanza, 3 azioni fra le 12 da noi segnalate da evitare o da mettere in pratica in caso di frana o di esondazione. Il grafico n.17 ci aiuta a leggere le risposte relative all’evento frana. Se concentriamo la nostra attenzione sul comportamento che, secondo il parere dei nostri intervistati, è il più importante da mettere in pratica fra quelli segnalati, scopriamo che più di 1 persona su 3 (34%) ritiene fondamentale scappare fuori dall’edificio in cui si trova per mettersi in condizione di sicurezza. Una percentuale rilevante (23,3%) ritiene invece più importante staccare la corrente elettrica in casa, quasi il 19% cercherebbe di seguire le indicazioni delle autorità preposte alla gestione dell’emergenza, quasi il 12% invece chiuderebbe il rubinetto del gas in casa. All’incirca il 5% degli intervistati metterebbe in pratica invece un comportamento un po’ pericoloso in caso di frana, ovvero salirebbe ai piani alti per riporre oggetti di valore, mentre il 2% ritiene corretto scappare sul tetto per mettersi in condizioni di sicurezza. Poche persone invece si affretterebbero a riporre le cose più importanti in cantina (1,3%), ancor meno scapperebbero nei sotterranei (0,4%) o in montagna (0,6%). 91 Graf.17 – Comportamenti corretti in caso di frana (in ordine di importanza) 40 35 30 25 prima 20 seconda 15 terza 10 5 0 Cose importanti piani alti Staccare corrente Staccare gas Scappare fuori Usare telefonino Scappare montagna Seguire indicazioni Aspettare in casa Procediamo quindi a comentare le indicazioni riguardo all’azione che gli intervistati considerano invece altamente sconsigliabile in caso di frana (Graf. 18). Graf. 18 – Comportamenti da evitare in caso di frana (in ordine di importanza) 35 30 25 prima 20 seconda 15 terza 10 5 0 Scappare cantina Cose importanti in cantina Riparo ponte Aspettare in casa Scappare montagna Scappare su tetto Cose importanti piani alti Scappare fuori Usare telefonino In generale i soggetti ritengono piuttosto pericoloso recarsi in cantina per rifugiarsi (30,4%) o per mettere al sicuro oggetti preziosi (22,2%), segue cercare riparo sotto un ponte (13,3%), aspettare in casa (9,4%) o scappare in montagna (7,4%). Anche recarsi ai piani alti della casa (4,1%) o sul tetto (7,2%) è considerato decisamente sconsigliabile dai soggetti che abbiamo intervistato. Un numero non elevato di persone (4,2%) ritiene poco sicuro scappare fuori di casa, mentre il 2,5% del nostro campione considera sconsigliabile l’utilizzo del cellulare per contattare parenti e amici. L’1,8% pensa stare in casa ad aspettare sia un comportamento assai rischioso, altri non si dirigerebbero mai in cantina o ai piani alti per riporre cose preziose (0,7%) o tanto meno cercherebbero rifugio nei sotterranei o sotto un ponte (0,2%). La tabella n.19 ci aiuta a mettere a confronto, senza riferimento all’ordine di importanza, le risposte relative ai comportamenti da tenere o evitare in caso di frana segnalate dai nostri intervistati (Nota: 92 il valore delle percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali). Su alcuni comportamenti vige una pressoché sostanziale unanimità di opinione. Si considera corretto e consigliabile seguire le indicazioni provviste dall’autorità, staccare il gas e la corrente, mentre ripararsi sotto un ponte, mentre scappare in cantina o riporvi oggetti preziosi è ritenuto pericoloso. Su altre condotte però i pareri non sono così concordi. Scappare fuori di casa è considerato corretto ma il 3% lo considera sconsigliabile; allo stesso modo, aspettare aiuto in casa è considerato da evitare da quasi 10 intervistati su 100, mentre ancora il 3% lo considera un comportamento corretto. Non vi è per nulla accordo invece sull’uso del telefonino per contattare parenti e amici, che è consigliabile e da evitare per lo stesso numero di soggetti. Tab 19 – Comportamento in caso di frana (% di risposta) Comportamento Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità Scappare subito fuori di casa In casa, staccare il gas In casa, staccare la corrente Chiamare con il telefonino amici e parenti Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi Scappare sul tetto di casa In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati In casa, mettere le cose più importanti in cantina Scappare in cantina Ripararsi sotto un ponte Da fare 23 23 20 18 4 3 2 2 2 1 0 0 Da NON fare 0 3 0 0 4 9 10 6 11 16 24 16 Veniamo a commentare le risposte relative ai comportamenti da seguire in caso di esondazione (Graf. 20), che si concentrano fondamentalmente su poche azioni, come dimostra il grafico. Graf. 20 – Comportamenti corretti in caso di esondazione (in ordine di importanza, V 130-135) 35 30 25 prima 20 seconda 15 terza 10 5 0 Cose importanti piani alti Staccare corrente Staccare gas Scappare fuori Scappare su Usare tetto telefonino Scappare montagna Seguire indicazioni Aspettare in casa La prima reazione di quasi un intervistato su 3 (29,4%) sarebbe quella di staccare l’energia elettrica, il 15,3% scapperebbe fuori di casa, il 14,5% aspetterebbe indicazioni, altri si recherebbero ai piani alti dell’edificio per mettere al riparo gli oggetti più importanti (13,2%) o per salire sul tetto (13,4%). Quasi 9 intervistati su 10 (8,7%) scapperebbero invece verso la montagna.Quanto invece 93 ai comportamenti da non seguire in caso di esondazione (Graf. 21), si può ancora di più notare come esse si concentrino su un numero assai limitato di azioni, in particolare tre. Graf.21 – Comportamenti da evitare in caso di esondazione (in ordine di importanza, V 130-135) 40 35 30 25 prima 20 seconda 15 terza 10 5 0 Cose Cose importanti importanti in cantina piani alti Scappare fuori Scappare cantina Scappare su Usare tetto telefonino Scappare montagna Riparo ponte Aspettare in casa In primo luogo, non si dirigerebbero in cantina, né per cercarvi riparo (36,6%), né per mettervi al sicuro oggetti preziosi (29,1%). Allo stesso modo quasi 1 intervistato su 5 (19,1%) dichiara che ripararsi sotto un ponte è in assoluto l’azione meno indicata da intraprendere. Anche aspettare in casa è considerato dal 5,9% degli intervistati altamente sconsigliabile. Anche nel caso di esondazione, la sintesi delle risposte rileva alcuni elementi di criticità (Nota: il valore delle percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali). Pressoché assoluto accordo nell’evitare l’accesso a locali sotterranei per qualsiasi motivo o cercare riparo sotto un ponte; positivo invece il giudizio sull’interruzione della corrente elettrica e il gas in casa, e l’ascolto delle indicazioni provenienti dall’autorità. Infine, anche in questo caso, la popolazione da noi interpellata sembra quasi dividersi in due fazioni sull’uso del telefonino, consigliato o considerato pericoloso dallo stesso numero di intervistati. Tab. 22 – Comportamento in caso di esondazione (% di risposta) Comportamento In casa, staccare la corrente Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità Scappare sul tetto di casa In casa, staccare il gas Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati Scappare subito fuori di casa In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori Chiamare con il telefonino amici e parenti Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi Scappare in cantina In casa, mettere le cose più importanti in cantina Ripararsi sotto un ponte 94 Da fare 21 18 15 13 12 11 7 3 3 0 7 0 Da NON fare 0 0 1 0 1 5 2 3 8 32 2 25 4.3. La partecipazione e le competenze in sintesi L’analisi delle risposte degli intervistati permette di avanzare alcune riflessioni che sinteticamente esponiamo in questo paragrafo conclusivo. Come abbiamo avuto modo di valutare inizialmente, quasi la metà degli abitanti intervistati non esprime una particolare disponibilità a partecipare alle attività di prevenzione del rischio naturale, mentre sembrerebbe decisamente più interessata a essere sempre informata sulle iniziative promosse nella zona di residenza, con particolare attenzione agli incontri di informazione, esercitazioni pubbliche e dimostrazioni della protezione civile, che poi risultano essere anche le attività considerate più utili ed efficaci. Mentre il grado di partecipazione non sembrerebbe dipendere dalla sperimentazione diretta di un disastro naturale, in quanto non sono state segnalate correlazioni significative fra i due fenomeni, è invece da segnalare come siano altre caratteristiche personali, come il genere, il titolo di studio e l’età ad incidere sull’interesse e la disponibilità dichiarata. Abbiamo visto che le donne si dimostrano meno interessate alle iniziative di prevenzione del rischio, ma soprattutto è stato appurato che sono gli intervistati più anziani (oltre i 65 anni) e più giovani (meno di 25 anni) a dichiararsi poco disponibili. Anche il grado d’istruzione sembra incidere profondamente sulla partecipazione, considerato che chi ha un titolo di studio medio (diploma) o alto (laurea) è generalmente più interessato. Risulta pertanto importante riuscire a raggiungere quella fascia di popolazione poco sensibile alla problematica attraverso una campagna informativa mirata alle diverse esigenze manifestate dai cittadini intervistati, in parte determinate dall’età, in parte dal diverso grado d’istruzione. Quanto invece alle competenze dichiarate, sia riguardo alla prevenzione del rischio che ai comportamenti da seguire in caso di evento in corso, si denota una discreta e diffusa conoscenza delle pratiche corrette, nonostante alcune leggerezze e indecisioni. Riguardo ai comportamenti da tenere in caso di evento in corso si nota una discreta indecisione nella valutazione di due particolari azioni, ovvero il dirigersi verso l’esterno dell’edificio in cui ci si trova ad essere o, al contrario, rimanervi dentro per attendere soccorsi. Inoltre, all’incirca 10 intervistati su 100 cercherebbero di rintracciare subito parenti o amici sul telefono cellulare, mentre sappiamo che questa pratica risulta generalmente sconsigliata per evitare il mal funzionamento delle linee in caso di reale urgenza. Quanto invece alla consapevolezza riguardo agli effetti che le attività umane possono avere sull’ambiente naturale, si segnala che un numero consistente di intervistati considera il fenomeno dell’abusivismo edilizio non particolarmente rilevante per quanto concerne l’aggravamento del rischio frana o esondazione, mentre, è noto che la costruzione non regolamentata di edifici ed infrastrutture rappresenta un fattore aggravante, come fra l’altro dimostrato dai disastri idrogeologici che, in tempi non molto lontani, hanno segnato duramente il nostro Paese. 95 Capitolo 5 La valutazione degli interventi formativo-informativi Nicoletta Pavesi 5.1. Premessa: un modello per l’educazione ambientale Misurare in termini valutativi l’educazione ambientale richiede prima di tutto di definire con chiarezza cosa sia educazione ambientale, proprio per evitare di utilizzare un termine che, potendo configurarsi concettualmente in molteplici modi, rischia di perdere di significatività concreta diventando un contenitore vuoto. In questo contesto accettiamo la definizione fornita da Cerovsky, secondo il quale l’educazione ambientale, per essere tale, deve comprendere tre componenti chiave: “partire dall’ambiente, studiare l’ambiente, agire in favore dell’ambiente”9. In tempi più recenti questa definizione di Cerovsky ha trovato un’ ulteriore formulazione, secondo la quale l’educazione ambientale è un processo che si articola in, about e for l’ambiente10. Ciò significa che un percorso di educazione ambientale deve articolarsi in un sistema complesso che tenga conto dell’oggetto (l’ambiente, appunto) sul quale verte la formazione, del contesto esperienziale che accompagna la formazione (educazione situata che prevede un contatto diretto con l’oggetto), dell’obiettivo formativo che si intende raggiungere (in senso generale, potremmo definirlo l’acquisizione della consapevolezza della necessità di attivare pratiche di prevenzione e di conservazione). FORMAZIONE Æ IN = contesto di vita (dove) ABOUT = oggetto dell’educazione (cosa) FOR = obiettivo formativo (perché) Appare indispensabile sottolineare che le tre componenti dell’azione formativa non vanno intese in termini alternativi, ma rappresentano tre condizioni indispensabili per una formazione veramente olistica. A ben vedere, del resto, esse rappresentano tre momenti di qualsiasi percorso di formazione efficace, indipendentemente dalla disciplina. Fare formazione efficace, infatti, richiede prima di tutto partire dal soggetto, dal suo contesto, dal suo mondo: educare all’ambiente deve tradursi prima di tutto nella consapevolezza di dove vivo, delle problematiche che il mio territorio (più o meno vasto) deve affrontare, della ricaduta delle mie scelte, del legame tra locale e globale,…. Non solo; fare formazione in un contesto definito significa renderla concreta, tangibile, emotivamente vicina: un’esperienza che altrimenti, se vissuta in termini esclusivamente cognitivi, potrebbe vedere ridotta la sua efficacia. La riflessione sulle tecniche di formazione, infatti, evidenzia sempre di più la necessità di sperimentare in situazione i contenuti della formazione stessa. In particolare va dunque sottolineata la centralità dell’esperienza: “è oggi importante legittimare l’importanza di una sensibilizzazione culturale e pedagogica alla conoscenza diretta, tramite l’esperienza vissuta, dello spazio territoriale e dell’ambiente urbano in cui ciascun soggetto vive…perché lo spazio vissuto continui ad alimentare esperienze, tali da mantenere mobile e ricco il mondo delle rappresentazioni, delle immagini e dei simboli, che animano la conoscenza e sviluppano le azioni ed i comportamenti”11. Per quanto riguarda il “for”, è pleonastico affermare che la formazione senza obiettivi non è formazione: qualsiasi progetto deve avere ben chiaro dove si voglia arrivare. Tale 9 CEROVSKY J., Les ressources didactiques de l’éducation relative à l’environnemnt, in:AA. VV., Tendences de lìéducation relative à l’environnement, Unesco, Paris, 1977, pag. 80 10 Vedi: MORTARI L., Per una pedagogia ecologica. Prospettive teoriche e ricerche empiriche sull’educazione ambientale, La Nuova Italia, Milano, 2001 11 COGLIATI DEZZA V., Alcuni problemi dell’educazione ambientale, http://labter.unimi.it/proget/documenti/92meneco.htm (13.09.04), pag. 5 97 obiettivo, peraltro, non può essere genericamente identificato come “l’acquisizione di una coscienza ecologica”, ad esempio: la genericità non aiuta la formazione. Gli obiettivi vanno chiariti, specificati, articolati, concretizzati. Infine, l’”about”: anche in questo caso occorre chiarezza. L’ambiente di per sé è un concetto che si presta a molteplici interpretazioni: nel fare formazione esso va articolato, reso concreto. Fig. 1. Il modello di educazione ambientale dove cosa perché Come appare evidente nella figura sopra, le tre componenti vanno considerate in modo relazionale, sistemico: le scelte in un settore coinvolgono necessariamente quelle negli altri due. Alle tre componenti sopra evidenziate, va aggiunto un quarto elemento, centrale nella formazione: il “who”, declinato sia in termini di soggetto della formazione (chi forma), che di oggetto della formazione (a chi è diretta). Dunque, possiamo proporre il seguente modello: Fig 2. Il modello olistico di formazione ambientale dove chi cosa perché 5.2. La formazione in Valtellina: il modello Sulla scorta dei dati emersi dalla ricerca di cui si rende conto nelle pagine precedenti, è stato predisposto un ricco progetto di formazione ambientale, articolato in interventi di vario genere, rivolti a target diversi. Del resto, già la dichiarazione di Tbilisi del 1977 sottolineava come non sia possibile identificare un destinatario privilegiato per l’educazione ambientale, ma anzi: “l’educazione all’ambiente deve essere impartita a tutte le età e ad ogni livello di educazione, formale ed informale”12. Nel 1997 Michela Mayer affermava che “in futuro, forse, la formazione in educazione ambientale dovrà (…) pensare a come coinvolgere un pubblico sempre più ampio, a proporsi come formazione per tutti i cittadini, che all’interno della loro professione, qualunque essa 12 Unesco – Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, Dichiarazione di Tbilisi, 1977, http://labter.unimi.it.proget/documenti/tbli.htm (10.09.04) 98 sia, vogliano soffermarsi a ripensare ai rapporti tra uomo e ambiente, e vogliano mettere in comune con altri le proprie esperienze”13. Sembra di poter affermare che queste indicazione abbiano trovato applicazione nel caso oggetto di questo studio: il progetto di formazione sperimentato in Valtellina, infatti, ha tenuto conto del bisogno di considerare l’educazione ambientale come una necessità di formazione permanente, dunque non limitata alla formazione scolastica, ma aperta alle diverse fasi del corso di vita. Per quanto riguarda la dimensione del “contesto” la scelta è ovviamente caduta sulla dimensione locale, proprio per mantenere il radicamento esperienziale quale elemento formativo strategico. L’oggetto della formazione sono stati i rischi naturali (in particolare i rischi idrogeologici), mentre l’obiettivo può essere identificato come l’acquisizione di conoscenze/competenze sulla prevenzione e gestione del rischio naturale in uno specifico ambiente territoriale. I soggetti erogatori della formazione sono stati in prima istanza gli specialisti, che hanno assunto come destinatari gli amministratori, i gruppi e le associazioni di volontariato, le forze operative di soccorso e gli operatori della comunicazione. In seconda istanza i destinatari si sono trasformati in erogatori della formazione, secondo un modello mediato di comunicazione che approfondiremo nel prossimo paragrafo. In senso generale, comunque, identifichiamo come soggetti/destinatari della formazione tutti gli attori sociali presenti sul territorio. Fig. 3. Il modello di formazione applicato in Lombardia Aree di: Colico, Morbegno, Berbenno/Fusine Attori sociali Rischi naturali Acquisizione di conoscenze/competenze sulla prevenzione/gestione dei rischi naturali 5.3. La strategia comunicativa nel processo di formazione Quando si fa formazione è opportuno tenere sempre presenti due dimensioni fondamentali: quella dei contenuti e quella della relazione comunicativa che si instaura fra gli attori del processo. “Nella formazione (…) esiste sempre anche un contesto ‘implicito’, formato dal tessuto di relazioni, emozioni ed esperienze che si costruisce (…) durante la formazione. Questo secondo contesto è il più difficile da ‘controllare’ e ‘prevedere’, ma è anche quello che costituisce l’indicatore di qualità della formazione, che ne definisce l’atmosfera”14. Sulla scorta di queste riflessioni, è stato scelto un modello comunicativo per la formazione basato sulla teoria della comunicazione a due livelli (twostep flow of communication). Secondo questo paradigma (nato nell’ambito degli studi sui mass media, ma trasferito nella comunicazione interpersonale) l’efficacia della comunicazione può essere 13 MAYER M., Quale formazione per una società sostenibile, Atti del seminario di aggiornamento “A scuola d’ambiente. Educazione e formazione per lo sviluppo sostenibile”, Fiuggi 21-24 aprile 1997 14 MAYER M., cit., pag. 6. 99 incrementata dall’intervento di un mediatore, la cui leadership (di contenuto o di relazione) è riconosciuta dai destinatari. Il modello di formazione proposto nell’ambito del progetto ha messo in atto questo modello comunicativo “a valanga” nel momento in cui si è scelto di operare un primo step formativo rivolgendosi ad amministratori locali, membri di gruppi o associazioni di volontariato radicati sul territorio, forze operative del soccorso e operatori della comunicazione, con particolare attenzione ai media locali. Si tratta in tutti i casi di soggetti che sono “vicini” alla popolazione (ovviamente con diverse declinazioni di questa prossimità) e che dunque possono utilizzare la loro influenza in termini formativi15. A loro volta, poi, essi sono stati investiti del compito di formare la popolazione, attraverso le modalità più consone rispetto al ruolo ed alle competenze. Poiché la formazione è un processo complesso, si è anche scelto di utilizzare strumentazioni di supporto di varia natura: dalla comunicazione interpersonale in un contesto frontale, all’utilizzo di supporti multimediali, alla simulazione. In particolare gli interventi di formazione/informazione sono stati i seguenti: • • • • • • seminari di formazione per i “mediatori”; incontri assembleari con la popolazione; mostra con pannelli; cd-rom; video; gioco di ruolo. E’ importante sottolineare come il modello di formazione scelto abbia implicitamente accolto l’indicazione dell’Isfol a considerare i tre livelli dell’educazione ambientale: studio dell’ambiente; attività nell’ambiente; attività per l’ambiente. “Un primo livello è lo studio dell’ambiente. Il suo obiettivo è la conoscenza degli elementi, delle relazioni e dei meccanismi che lo caratterizzano”16. In questo senso il progetto ha avuto come obiettivo di base la conoscenza del proprio territorio, dei rischi idrogeologici che esso presenta, le attività messe in atto dalle amministrazioni per la prevenzione e la gestione degli stessi. L’attività nell’ambiente è invece basata sull’esperienza: “l’aspetto cognitivo è importante, ma non esaurisce l’insieme delle opportunità formative”17. Sotto questo aspetto il progetto ha interpretato il radicamento esperienaziale a due livelli: un primo livello riguarda la forte connotazione locale data agli interventi, che si è declinata nella valorizzazione dei vissuti della popolazione relativamente al rischio/emergenza; il secondo livello, invece, riguarda l’esperienza vicaria realizzata attraverso il gioco di ruolo. Esso infatti, come avremo modo di spiegare meglio più avanti, permette ai giocatori di “mettersi nei panni di”, di sperimentare delle situazioni attraverso la dinamica della simulazione. Infine, abbiamo l’attività per l’ambiente: “al centro dell’interesse sono i comportamenti e, conseguentemente, i valori da cambiare e i cambiamenti da proporre. (…) Qui le attività di conoscenza e di contatto diretto con l’ambiente sono finalizzate a una sua trasformazione, la cui direzione è inevitabilmente segnata da valori, mentre i comportamenti ai quali si riferisce possono essere sia quelli individuali sia quelli collettivi”18. In questo senso il progetto ha previsto degli obiettivi articolati: l’acquisizione della consapevolezza della necessità di convivere con il rischio, la conoscenza dei comportamenti individuali, sociali ed organizzativi che minimizzano il danno atteso, le modalità di gestione delle emergenze. Come appare evidente dalla descrizione, il progetto di formazione proposto è molto articolato sia nei contenuti che nelle metodologie; soprattutto queste ultime devono tenere conto del sistema 15 Vedi a questo proposito il saggio di Agustoni in questo lavoro. Isfol, Il sistema di qualità nei processo agroalimentari ecocompatibili, Angeli, Milano, 1997, pag. 80. 17 Ibidem. 18 Ibidem. 16 100 complesso dei processi da attivare, processi che vivono della doppia dimensione cognitivo-emotiva. “Conoscere l’ambiente ha una sua specificità, molto lontana dal nozionismo delle discipline, che si realizza attraverso al costruzione di alcune strutture concettuali che organizzano e strutturano le informazioni provenienti dall’esperienza e attraverso cui interpretiamo il mondo e orientiamo i nostri comportamenti. Queste strutture non sono elementi isolati ma vengono pensate come reti di elementi diversi: concetti, immagini, esperienza, ricordi, emozioni e lungo questa strada incontriamo strutture come sistema di relazioni, locale-globale, diversità unicità incertezza, limite, imprevedibilità-aleatorietà, ecc.”19. A fronte della complessità contenutistica, metodologica e di strumentazione del progetto, appare indispensabile articolare anche il processo di valutazione, che assumerà come oggetto tanto le azioni quanto gli strumenti e si avvarrà di metodologie eterogenee, quanti-qualitative. 5.4. La valutazione delle azioni formative 5.4.1 Gli incontri con i mediatori e con la popolazione Il progetto formativo-informativo ha previsto anzitutto la formazione di quelli che più sopra abbiamo definito i “mediatori” della comunicazione: ossia gli operatori della difesa del suolo e della Protezione civile. A tale scopo è stato realizzato un incontro cui hanno partecipato rappresentanti dei VVFF, del Gruppo volontari della PC, dei Carabinieri, del Soccorso Alpino, della Guardia di Finanza, dei Comuni e delle Comunità Montane. Obiettivo della serata è stata la presentazione ai partecipanti degli esiti della ricerca soprattutto riguardo alla percezione del rischio e ai comportamenti da tenere in caso di emergenza. In seconda istanza si sono definite le modalità di incontro con la popolazione. La valutazione dell’incontro è di tipo qualitativo, basata sulle osservazioni dei partecipanti. Anzitutto va sottolineata la vivace partecipazione, indicatore di un coinvolgimento personale riguardo alla tematica ed agli obiettivi. E’ diffusa, tra gli operatori, la percezione dell’importanza di educare la popolazione sulle tematiche in oggetto, così come sembra di poter affermare che gli operatori coinvolti sono consapevoli di essere interlocutori privilegiati per il grande pubblico. L’efficacia di questo incontro sembra essere determinata in primo luogo dal senso di responsabilità, dall’assunzione in prima persona dell’onere dell’intervento (anche in termini di prevenzione) che si è dimostrato molto marcato nei partecipanti. Il secondo step del processo di informazione-formazione, che prevedeva la ricaduta dei contenuti sugli abitanti del territorio, attraverso incontro programmati nelle località coinvolte nel progetto, ha visto una buona partecipazione, forse perché, come ha sottolineato un assessore alla Protezione Civile, “quando hai già avuto esperienze di disastri naturali sulla tua pelle, e magari hai una frana che sta per caderti in testa, sei molto sensibile a questi temi”. La consuetudine a partecipare a incontri di questo tipo ha rappresentato un altro fattore di successo dell’iniziativa: “il nostro è un territorio a rischio – spiega un amministratore locale – e dunque periodicamente noi già facciamo incontri per aggiornare la popolazione sullo stato delle cose, sulle iniziative che abbiamo già fatto o che abbiamo in cantiere”. Se la competenza legata all’avere vissuto un’emergenza o all’essere in situazione di rischio rappresenta dunque un fattore motivante alla partecipazione, questo stesso elemento può essere interpretato anche come causa di un alto livello di attenzione critica rispetto all’ iniziativa. “Sono soddisfatto della partecipazione in termini quantitativi – commenta un amministratore locale – capita infatti di rado di vedere la sala piena di gente. Devo però dire che tutta la parte introduttiva sui rischi, la gente già la conosce. Infatti le persone si sono dimostrate più attente ed hanno anche fatto molte domande quando abbiamo parlato del progetto di intervento del 19 COGLIATI DEZZA V., cit. pag. 3. 101 Comune. La gente sa di essere in una situazione a rischio: quello che le interessa è sapere cosa stiamo facendo per proteggerla”. L’essere fisicamente sul posto rappresenta un fattore strategico nella formazione: un incontro sui rischi naturali svolto a Sondrio e rivolto alla popolazione in generale, ha avuto una scarsissima risposta. Gli amministratori presenti hanno suggerito come sia opportuno ”andare a casa della gente, perché così la gente si sente importante. Sei tu che ti scomodi ad andare da loro, quindi ti danno retta”. Il radicamento sul luogo, che dovrebbe essere garanzia di concretezza della comunicazione, è dunque un altro elemento per un processo informativo-formativo potenzialmente efficace, soprattutto nel caso di un rischio naturale con il quale il cittadino sta già facendo i conti. Il radicamento sul locale, inoltre, permette di indurre un certo protagonismo nei partecipanti, favorendo l’assunzione di conseguenti comportamenti consoni: “In parte gli incontri hanno rafforzato conoscenze già possedute – afferma un amministratore – ma soprattutto hanno aiutato le persone a capire che sono loro i primi responsabili e che quindi devono collaborare con le istituzioni nella prevenzione e nel controllo”. Per quanto riguarda la metodologia dell’incontro con la popolazione, è stato messo in atto un modello comunicativo integrato, nel quale si sono unite le competenze degli esperti (tecnici) alla vicinanza relazionale propria del sindaco del Comune. Tale modalità è stata suggerita dai risultati della ricerca presentata nelle pagine precedenti. Uno dei partecipanti agli incontri ha sottolineato infatti che: “il tecnico sa tante cose, ma è il sindaco che vive qui”. La mediazione di chi percepisco come relazionalmente “vicino”, perché vicino a me fisicamente (vive dove vivo io), ma anche simbolicamente (vive le mie stesse problematiche legate al rischio naturale) si presenta dunque come una strategia comunicativa utile relativamente alla trasmissione di contenuti riguardanti la prevenzione e la gestione del rischio. La comunicazione tecnica è “scientifica”, dunque percepita come oggettiva e “vera”, tuttavia porta con sé anche i caratteri della freddezza e della distanza, della mancanza di empatia: se questa freddezza viene mitigata dal calore della vicinanza, le indicazioni offerte hanno buona probabilità di essere valutate positivamente ed accolte. L’elemento di criticità in questo ambito è stato rappresentato dal seminario di informazioneformazione per i giornalisti, al quale hanno partecipato soltanto tre operatori. Non è dunque possibile valutare l’iniziativa, se non in termini problematici per la mancata risposta. Un ulteriore dato di cui tenere conto è relativo all’età del pubblico, formato esclusivamente da adulti. Evidentemente l’assemblea pubblica, basata su di una comunicazione prevalentemente monodirezionale, non è adatta al pubblico giovanile. In conclusione, è possibile affermare che la modalità comunicativa tipicamente frontale dell’assemblea pubblica si può rivelare efficace se tiene conto di alcune avvertenze: • • • • essere “portata” a casa dei destinatari: il dove non è solo un riferimento di contenuto, è un luogo fisico nel quale ritrovarsi; essere destinata ad un pubblico adulto; fornire ai partecipanti un plus rispetto alle conoscenze pregresse; essere articolata in un processo comunicativo capace di integrare due piani: la competenza dell’esperto (quindi la comunicazione “scientifica”) e la vicinanza relazionale dell’amministratore locale. 5.4.2 Lo spazio interattivo Dal 2 al 12 ottobre presso una struttura di Sondrio è stato realizzato una spazio interattivo di informazione e formazione, che ha attivato modalità comunicative di varia natura. Lo spazio ha infatti previsto un percorso di visita della mostra “Convivere con i rischi naturali” realizzata dalla Generalitat de Catalunya (Spagna), la possibilità di visionare il cd-rom (in versione demo) realizzato da Arpa Piemonte (Italia) e il video, realizzato dalla Regione Liguria (Italia). In 102 concomitanza con l’esposizione è stato realizzato un torneo fra le scuole elementari, medie inferiori e superiori che ha avuto come oggetto il gioco di ruolo realizzato dal Centre Mediterranéen de Environnement, del quale rendiamo conto più avanti. La valutazione dello spazio espositivo e degli strumenti formativo-informativi proposti è stato realizzato attraverso l’uso di un questionario strutturato autocompilato dai visitatori. I questionari restituiti compilati sono stati 61; 42 appartengono a uomini, 19 a donne. L’età media è abbastanza bassa, anche perché lo spazio interattivo è stato visitato da alcuni alunni di scuole superiori. Quasi i tre quarti dei rispondenti ha infatti meno di 19 anni, mentre sono più presenti gli uomini (68,9 %) delle donne. Nella maggior parte dei casi (ovviamente, vista la distribuzione di età) si tratta di persone dotate di titolo di scuola media inferiore (74,6%). Se analizziamo il titolo di studio incrociato con l’età, possiamo vedere che entro il gruppo degli “adulti” (persone con 20 o più anni) c’è una maggioranza di soggetti in possesso della laurea (53,3%), ed un 40% di soggetti in possesso del diploma di scuola superiore. Sembra quindi di poter dire che l’iniziativa ha incuriosito maggiormente quegli adulti in possesso di un titolo di studio medio-alto. Fig. 4. Titolo di studio degli adulti licenza media 7% laurea 53% licenza media diploma superiore 40% diploma superiore laurea I visitatori della mostra sono concordi nell’affermare che è importante essere informati circa i rischi naturali: il 23% lo ritiene abbastanza importante, mentre il 77% molto importante. I maschi ed i giovani sono maggiormente proponesi ad indicarlo come “abbastanza importante” (rispettivamente 26,2% e 25,6%), mentre le donne e gli adulti lo indicano come “molto importante” (84,2% e 82,4%). In generale lo spazio interattivo è stato giudicato positivamente dai visitatori: la variabile sintetica riguardante il giudizio complessivo della mostra indica infatti che nessuno la giudica per nulla interessante, il 4,9% la giudica poco interessante, il 45,9% la giudica abbastanza interessante, ed il 49,2 la giudica molto interessante. Possiamo dunque affermare che più del 90% dei visitatori esprime un giudizio positivo sulla manifestazione. Se analizziamo i dati suddivisi per classi di età, vediamo come da parte degli adulti ci sia una corale valutazione positiva, mentre il 7% del gruppo dei giovani dà una valutazione negativa. In questa analisi va tenuto presente che i ragazzi hanno visitato la mostra in gruppo con l’insegnante: dunque, non sempre può essere stata una scelta personale ed autonoma. 103 Fig. 5. Valutazione complessiva della mostra per gruppi di età 53% 46,50% molto 47,00% 46,50% abbastanza giovani poco per nulla adulti 7% 0 La differenza di genere non appare particolarmente significativa: il 47,6% degli uomini ed il 52,6% delle donne esprime un giudizio pienamente positivo, mentre il 47,6% degli uomini ed il 42,1% delle donne esprime un giudizio abbastanza positivo. Il titolo di studio appare una discriminante significativa per quanto riguarda la distribuzione dei giudizi positivi: è infatti dominante una valutazione di media positività nei diplomati e invece di piena positività nei laureati. Gli unici giudizi negativi sono presenti nei possessori di diploma di scuola media inferiore. E’ tuttavia opportuno ricordare che la maggior parte dei diplomati di scuola media inferiore sono studenti, che, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, sono stati condotti alla mostra. Fig. 6. Giudizio complessivo per titolo di studio 75% 71,40% nessun dip. 47,80% 45,40% 25% 0 0 0 0 0 poco 6,80% 0 0 0 0 per nulla 0 0 abbastanza 28,60% lic.el. lic. Media dip. Sc. Sup. 0 0 molto laurea In media, lo spazio interattivo ha ottenuto un punteggio di 12,27 su un massimo di 16: se consideriamo che la valutazione “molto positivo” può assumere un valore compreso fra 13 e 16, vediamo che siamo molto vicino alla piena positività. La variabile sintetica “giudizio complessivo sulla mostra” consta al suo interno di quattro variabili: l’interesse, la facilità di comprensione, la novità rispetto ai contenuti e l’utilità delle informazioni. Vediamole analiticamente, tenendo conto del fatto che il giudizio poteva espresso su una graduazione in 4 possibilità: per nulla (1), poco (2), abbastanza (3) e molto (4). Ora, il giudizio maggiormente positivo (media di 3,34) è stato attribuito alla semplicità di comprensione, seguito dall’utilità dei contenuti rispetto ai comportamenti di tenere in caso di emergenza (3,13) dall’interesse destato (3,00) e dalla novità dei contenuti (2,80). La validità dell’iniziativa è confermata dal fatto che più dell’80% degli intervistati consiglierebbe ad un amico di visitare lo spazio interattivo, con una distribuzione per classi di età e per genere che non rivela particolari differenze. Vediamo ora di analizzare i diversi prodotti presenti nello spazio interattivo, prendendo le mosse dai pannelli. In generale il giudizio è positivo, con un’accentuazione sull’”abbastanza positivo” (58,9%). 104 Fig. 7. Giudizio complessivo sui pannelli 58,90% 39,50% 1,60% 0 per nulla poco abbastanza molto La variabile “classe di età” ci dà qualche indicazione interessante: mentre nessuno degli adulti esprime un giudizio negativo, esso è presente, anche se in percentuale minima (2,3%) nei under 20. Il giudizio “abbastanza positivo” è più presente negli adulti (64,7%) che nei giovani (58,2%), mentre la situazione si ribalta nel giudizio di piena positività (39,5% nei giovani e 35,3% negli adulti). Fig. 8. Giudizio sui pannelli per gruppi di età 64,70% 58,20% 39,50% 35,30% giovani adulti 0 2,30% 0 0 per nulla poco abbastanza molto Anche l’analisi dei giudizi per genere ci rivela alcune differenze: le donne, anzitutto, non hanno espresso giudizi negativi e si sono suddivise abbastanza equamente fra il giudizio di “abbastanza” e quello di “completamente” positivo, mentre gli uomini si sono concentrati maggiormente sul giudizio”abbastanza positivo”. Non è invece significativo il titolo di studio. Fig. 9. Giudizio sui pannelli per genere 61,90% 52,60% 47,40% 35,70% uomini molto donne abbastanza 2,40% 0 poco per nulla 0 0 105 Il giudizio complessivo sui pannelli è comunque abbastanza positivo, avendo raggiunto una media di 11,95. Possiamo ora analizzare le singole variabili che hanno portato alla costruzione della variabile sintetica di giudizio complessivo: la facilità di comprensione, la capacità di catturare l’attenzione, l’utilità per imparare cose nuove, la completezza nello spiegare i fenomeni. Anche in questo caso il giudizio poteva essere espresso con valori compresi fra 1 e 4 (dove 1 è il giudizio di negatività completa e 4 quello di completa positività). Ora, il punteggio medio maggiore (3,23) è stato raggiunto dalla variabile “completezza”: i pannelli sono infatti molto articolati, ricchi di immagini e di testo. La variabile “facilità di comprensione” ha ottenuto un punteggio medio di 3,18, quindi molto positivo. Valori più bassi, ma sempre nell’ambito della positività, sono stati attribuiti alla capacità di catturare l’attenzione (2,74) e all’utilità per imparare cose nuove (2,80). Il video dedicato ai rischi naturali ha ottenuto una valutazione nel complesso positiva, superiore a tutti gli altri strumenti proposti nello spazio interattivo: la media della variabile sintetica è infatti di 12,95. La maggior parte dei visitatori (59,6%) esprime un giudizio di piena positività, mentre il 36,9% giudica il video abbastanza positivamente. Appare significativo, tuttavia, analizzare il giudizio per gruppi di età. Se infatti i giovani si dividono abbastanza equamente fra le due gradazioni di positività, gli adulti si concentrano maggiormente nel giudizio pienamente positivo. Fig. 10. Giudizio sul video per gruppi di età 85,80% 45,20% 50% giovani adulti 0 0 poco 4,80% 0 per nulla 14,20% abbastanza molto Anche la distribuzione per genere presenta alcune interessanti peculiarità: mentre c’è un 5,3% di maschi che dà un giudizio abbastanza negativo del video, ciò non avviene per le donne; inoltre, mentre gli uomini si distribuiscono in modo abbastanza uniforme nelle due modalità di giudizio positivo, le donne si concentrano in maniera massiccia nel giudizio pienamente positivo. Fig. 11. Giudizio complessivo sul video per genere 79% 44,80% 50% uomini donne 21% 0 0 per nulla 5,30% 0 poco abbastanza molto Anche in questo caso scomponiamo la variabile sintetica nelle sue componenti: la chiarezza dei contenuti, la dimensione accattivante delle immagini, l’utilità nel comprendere i fenomeni e la facilità di comprensione. In tre casi la media riportata dalle variabili è superiore al 3: 3,65 la facilità di comprensione, 3,46 la chiarezza, 3,23 l’utilità. Inferiore al 3, invece, la valutazione media che riguarda le immagini: 2,61. Questo giudizio appare quantomeno strano: le tre caratteristiche che hanno ottenuto il punteggio più alto, infatti, poggiano sulle immagini, sulla loro qualità, sulla loro 106 capacità di comunicare. Invece, in questo caso, sembra che il pubblico dica: “Il video è molto chiaro, utile e di facile comprensione, anche se le immagini non sono quel granchè”. Infine, analizziamo la valutazione del cd-rom, tenendo conto di due aspetti che rendono problematica l’interpretazione dei dati: nello spazio espositivo erano presenti due cd-rom di diverso contenuto finalità e provenienza, quindi non è possibile sapere a quale dei due sia riferita la valutazione fornita; il cd-rom del quale si intendeva raccogliere la valutazione era presente solo in versione demo, con la quale dunque non era possibile interagire. Forse le due osservazioni sopra riportate rendono ragione di una valutazione mediamente più bassa di questo supporto formativo rispetto agli altri, con un valore medio di giudizio di 9,65. Infatti un 17,4% di persone esprime un giudizio assolutamente negativo, ed un 8,7% lo esprime abbastanza negativo. Il 52% si attesta invece su una valutazione di media positività, mentre il 21,8% giudica il cd rom molto valido. La differenza di genere non si rivela sotto questo aspetto significativa, mentre appare molto significativa la discriminante anagrafica. Tutti gli adulti valutano lo strumento negativamente, mentre i giovani valutano lo strumento nel complesso in modo positivo. Seppure è rischioso operare delle generalizzazioni, ci sembra di poter affermare che in questo caso la contiguità generazionale con lo strumento tecnologico possa avere influenzato la valutazione. Fig. 12. Giudizio sul cd-rom per gruppi di età 66,70% 60% giovani 33,30% 25% 10% per nulla anziani 5% poco abbastanza molto Il giudizio mediamente più basso riservato a questo supporto è testimoniato ovviamente anche dai valori medi attribuiti alle quattro variabili che compongono la variabile sintetica dello strumento, comprese fra un minimo di 2,17 attribuito alla dimensione “accattivante nelle immagini” ad un massimo di 2,65 attribuito all’utilità per comprendere i fenomeni. In conclusione è possibile affermare che in generale lo strumento dello spazio interattivo si è dimostrato gradito ai destinatari, senza particolari differenze per quanto riguarda il genere e l’età. L’unica differenza significativa si segnala nel momento in cui si analizza la funzionalità di un supporto abbastanza “nuovo” nella formazione, il cd-rom. Esso infatti appare sgradito al pubblico adulto, mentre riscontra il favore del pubblico più giovane, abituato all’utilizzo delle nuove tecnologie sia nel tempo libero che nella formazione. 5.4.3 Il gioco di ruolo Il gioco di ruolo è stato sperimentato in tre ordini di scuole: scuola primaria, scuola media inferiore, scuola media superiore (Istituto tecnico), per un totale di circa 200 studenti. La metodologia di gestione dei gruppi, pur con alcune differenze legate all’età, è stata indicativamente la stessa. Ogni incontro di sperimentazione è stato suddiviso in 4 fasi: 107 • Spiegazione del progetto Rinamed nel suo complesso, per permettere agli alunni di contestualizzare lo strumento in un processo più ampio e al tempo stesso per far comprendere l’importanza del loro ruolo di tester. Presentazione del gioco: spiegazione delle regole generali, illustrazione delle dotazioni, attribuzione dei ruoli. In questa fase si è rivelato strategico, per una migliore immedesimazione dei giocatori nei ruoli prescritti, il richiamo ad esperienze direttamente vissute dai ragazzi, al loro contesto ambientale (sia naturale che sociale), alle attività ed ai contenuti previsti dal percorso formativo. Ovviamente è stata indispensabile per il buon esito dell’incontro la collaborazione degli insegnanti. Sperimentazione del gioco. Conclusione del gioco, che ha rappresentato un primo momento di valutazione e verifica non strutturata. In questa fase, inoltre, è stato possibile fare una sintesi di ciò che i ragazzi hanno potuto apprendere durante il gioco stesso e ricondurre la concretezza dell’esperienza a dei saperi generali. • • • La sperimentazione del gioco ha condotto ad alcune osservazioni valutative, nate dall’integrazione fra: • • • le osservazioni espresse “a caldo” da insegnanti e studenti; le osservazioni svolte dai valutatori; le osservazioni redatte su questionario a domande aperte. In senso generale è possibile affermare che emerge una valutazione positiva dello strumento, in linea con quanto sostenuto da Cerovsky: “in particolare viene sottolineato il potenziale formativo di quelle strategie didattiche che fanno ricorso alla simulazione e al gioco, poiché questi consentirebbero ai soggetti educativi di confrontarsi, in un contesto ludico, con le varie difficoltà che si presentano nelle situazioni conflittuali, in cui occorre operare scelte rilevanti sul piano delle politiche ambientali. Inoltre, approcci di tipo ludico consentirebbero di coinvolgere anche gli allievi più giovani nel compito, difficilmente proponibile al di là di un contesto di gioco, di discutere sul senso e sull’opportunità di praticare certi stili di vita (…) o sulle difficoltà connesse alla necessità di modificare certi comportamenti acquisiti”20. Effettivamente il gioco di ruolo sperimentato ha dimostrato una serie di punti di forza collocati su più livelli: • • • contenuti: metodologia: possibilità di elaborazione. Vediamo analiticamente questi ambiti. Per quanto riguarda il contenuto il gioco è stato giudicato istruttivo tanto dagli insegnanti quanto dagli allievi. “Ha stimolato a pensare e riflettere sulla tipologia del proprio territorio, sugli interventi effettuati o che si possono effettuare, sul corretto utilizzo dello stesso”, afferma un’insegnante di scuola media; mentre un’insegnante di scuola superiore sottolinea che lo strumento è molto istruttivo “perché non solo favorisce la conoscenza dei rischi del territorio, ma insegna a riflettere sempre prima di agire e che ogni gesto ha delle conseguenze”. Anche gli studenti sottolineano la dimensione istruttiva del gioco: “Unisce il divertimento al lato istruttivo” (18 anni); “E’ un modo divertente per imparare cose nuove, o per ricordare cose che abbiamo già studiato” (16 anni). Articolando meglio quanto sopra affermato, possiamo dire che il gioco fornisce: 20 Vedi: MORTARI L., 2001, cit., pag. 270 108 • • • • • • Conoscenze generali sui rischi ambientali (cosa è un rischio ambientale, quali tipologie esistono, ecc). “Favorisce la conoscenza dei fenomeni di dissesto e dei potenziali effetti sul territorio”, osserva un docente di scuola superiore. In maniera più semplice, anche gli studenti affermano: “Informa sui possibili problemi del territorio” (15 anni); “Ti insegna le varie catastrofi” (16 anni); “Ho preso coscienza dei rischi del territorio” (9 anni). Conoscenza sulla correlazione fra rischio ambientale ed attività umana: “Ho imparato che prima di costruire dovrò guardare i pericoli che ci sono” (12 anni); “Ho imparato che non posso costruire dove voglio gli edifici, ma bisogna scegliere il posto giusto. Ho imparato anche che bisogna stare attenti ai rischi ambientali” (12 anni); “Il gioco insegna dove posso costruire case, alberghi, ecc.” (9 anni). Consapevolezza della impossibilità di un controllo completo dei fenomeni: “Ho capito che, anche se il territorio si può tutelare, non si è mai sicuri di nulla” (12 anni), “Anche se si possono cercare di prevenire, certi rischi non sono del tutto prevedibili” (12 anni). Consapevolezza della necessità di rispettare le regole per tutelare l’ambiente: “Il territorio deve essere rispettato, perché se si pensa al solo interesse, prima o poi l’ambiente si ribella” (12 anni), “Il gioco favorisce la nascita di una coscienza ambientale, con tutto ciò che questo significa” (insegnante di scuola elementare); “Bisogna rispettare la natura, proteggersi dagli eventi naturali e artificiali, controllare gli ambienti, conoscere e rispettare le regole” (10 anni). Consapevolezza della complessità implicita nella gestione amministrativa del territorio e della necessità di una sinergia fra pubblico e privato. “Ho capito che non è facile fare il sindaco…” (10 anni), “Ho capito cosa significa amministrare un comune” (12 anni), “Ho capito quali sono le fatiche del sindaco e degli altri personaggi” (9 anni). Un’insegnante della scuola media sottolinea che il gioco “stimola a comprendere le interazioni tra pubblico e privato”. Infine, attraverso il gioco i ragazzi (soprattutto nella scuola elementare) hanno avuto modo di imparare nuovi termini, arricchendo così il vocabolario. Per quanto riguarda la metodologia il gioco si rivela efficace proprio per la sua struttura che richiede immedesimazione nel ruolo assegnato, competitività e collaborazione, riflessione ed utilizzo di conoscenze e competenze pregresse. La dimensione del coinvolgimento, sottolineata da molti studenti, è quella che permette di entrare nel gioco attraverso l’assunzione di un ruolo: “Mi sono molto divertita a giocare, perché mi sono calata nei panni del sindaco e ho dovuto gestire un comune” (12 anni), “Ti immedesimi in personaggi diversi dal tuo, è come diventare adulto” (16 anni). La possibilità di rivestire un ruolo permette un migliore apprendimento dei contenuti, perché sfrutta la nota tecnica formativa del “come se”, ossia permette di concretizzare la dimensione teorica, favorendone l’interiorizzazione: “Giocando si conoscono e si capiscono più cose” (14 anni), “E’ un gioco realistico, con eventi che ti possono capitare veramente, ed è per questo che è interessante e divertente” (16 anni). La dimensione cooperativa è un’altra cifra significativa di questo strumento, sia in termini di risorsa positiva, che in termini di difficoltà che i giocatori si trovano a dover affrontare: “Ho dovuto dare retta anche al vicesindaco: non potevo decidere io da solo” (10 anni); “Abbiamo giocato tutti insieme e non divisi” (11 anni). La stessa competitività stimolata dalla possibilità di vincere è un elemento positivo, in quanto favorisce la elaborazione delle conoscenze già possedute finalizzandole ad interventi efficaci, come sottolinea un insegnante di scuola superiore: “La competizione favorisce la ricerca di interventi idonei”. La terza dimensione stimolata dal gioco è legata alla elaborazione. Infatti, per la sua struttura, il gioco stimola la rielaborazione ed utilizzazione di conoscenze già possedute dall’alunno, consente di richiamare esperienze vissute che vanno poi ricondotte da un sapere prescientifico ad una dimensione scientifica e multidisciplinare. “Stimola ad utilizzare le conoscenze già patrimonio dell’alunno” (insegnante di scuola media); “Consente di passare dal gioco alla realtà territoriale di appartenenza” (insegnante di scuola superiore); “Favorisce spunti di riflessione multidisciplinari” (insegnante di scuola superiore). Le criticità rilevate riguardano la dimensione formale del gioco 109 (ed in particolare il supporto fisico), ma non quella sostanziale. La stessa complessità che appare nella fase di spiegazione delle regole, si dissolve nel momento in cui i ragazzi iniziano a giocare. In conclusione, è possibile sottolineare il valore formativo dello strumento, che, come hanno sottolineato coralmente gli insegnanti, esprimerebbe il massimo della sua efficacia se inserito in un percorso di formazione all’ambiente articolato e basato su metodologie varie. Riconducendo questo strumento all’interno del nostro modello di formazione ambientale, possiamo vedere che esso con chiarezza risponde ai tre requisiti: dove, perché, cosa. Il “dove” è chiaramente rappresentato dall’ambiente fisico disegnato sulla carta del gioco, ma è anche rappresentato dall’ambiente reale nel quale vivono i ragazzi: spesso, durante il gioco, gli alunni hanno fatto riferimento ad elementi presenti sul loro territorio (es. i paravalanghe, le strade tagliafuoco, ecc.) o ad eventi cui hanno assistito o di cui hanno sentito raccontare in famiglia (una frana, un’esondazione, ecc.). Il “cosa” è stato ampiamente sviluppato più sopra, laddove abbiamo discusso della dimensione contenutistica del gioco, che ci sembra rispondere alla necessità di chiarezza e precisione. Infine, il perché: l’obiettivo del gioco è ovviamente quello di far acquisire consapevolezza dello stretto legame fra rischio ed attività umana, pur con un margine di imponderabilità che i ragazzi hanno chiaramente compreso. 5.5. In conclusione Uno sguardo d’insieme all’intero e complesso progetto di formazione-informazione testato in Valtellina ci permette di ricondurlo all’interno dello schema di processo formativo che abbiamo proposto poco sopra e di evidenziarne alcune specificità. Anzitutto il radicamento territoriale che, in maniera esplicita o implicita, diretta o vicaria, ha comunque caratterizzato tutti gli strumenti della formazione: il video ha utilizzato la verosimiglianza dell’immagine in movimento per indurre ad una rappresentazione realistica dei fenomeni, il gioco di ruolo ha fatto vivere – seppure in una situazione simulata – dei dati di realtà, gli incontri sono stati realizzati “a casa” dei destinatari, …. Un altro elemento di eccellenza del progetto ci sembra l’articolazione in varie metodologie di intervento, che rispondono all’esigenza di adattare gli strumenti della formazione al target. L’assemblea pubblica può essere efficace se rivolta ad un pubblico adulto, in parte già competente, al quale si forniscono informazioni di approfondimento rispetto a quanto già posseduto. Numerosi studi di matrice psicologica, già alla fine degli anni Quaranta avevano infatti evidenziato come di fatto sia disponibile ad apprendere chi già possiede competenze su di un certo argomento: “C’è dunque qualcosa nei non informati che li rende difficili da raggiungere, qualunque sia il livello o la natura dell’informazione”21. Rimane dunque aperto il problema di studiare e sperimentare una strategia comunicativa che sia in grado di coinvolgere anche il pubblico non previamente informato sull’argomento, perché non ha ancora sperimentato direttamente un’emergenza. Lo spazio espositivo si è dimostrato gradito alle diverse fasce d’età , così come il video: entrambi sono strumenti informativo-formativo ormai “classici”, che dunque non richiedono particolari competenze per approcciarsi ad essi. La semplicità d’uso e la competenza diffusa riguardo al codice utilizzato (sia linguistico che iconico in entrambi i casi) rendono lo strumento adatto ad un vasto pubblico, che può tuttavia fruire dello strumento a più livelli di lettura. Per questo entrambi i supporti informativo-formativi possono considerarsi potenzialmente efficaci per larghe fasce di popolazione. Più di nicchia è invece lo strumento del cd-rom, ovviamente privilegiato dai giovani: esso infatti richiede non solo competenze riguardo all’utilizzo, ma anche l’abitudine al ricorso alla 21 HYMAN H., SHEATSLEY P., Some reasons why information compaoigns fail, IN “Oublic Opinion Quarterly”, vol. 11, 1947, pag. 450. 110 logica non lineare che è tipica dei media informatici, ma che raramente è patrimonio delle generazioni più adulte. Infine, il gioco, che possiamo considerare come lo strumento principe per i più giovani: divertendo, aiuta a riflettere, ad apprendere nuove informazioni, a dare una struttura cognitiva più precisa all’esperienza. Un ulteriore elemento che merita di essere evidenziato è il particolare processo di comunicazione a “valanga” che il progetto ha attivato: appare questo un modello particolarmente utile per consentire da una parte un ulteriore radicamento territoriale (la formazione dei futuri formatori in loco, consente di utilizzare persone vissute come “vicine”), e dall’altro consente di diffondere una cultura per cui l’educazione ambientale non è riservata ai tradizionali luoghi e contesti dell’educazione formale, ma pervade l’intera società civile. Questo secondo aspetto si connette con l’obiettivo generale dell’intervento in Valtellina: l’educazione alla prevenzione ed alla gestione del rischio vissuta come responsabilità individuale e sociale. Al termine di questo processo di valutazione, possiamo così articolare meglio il nostro modello di informazione-formazione, secondo lo schema seguente: Fig. 13. Il modello di formazione/informazione sperimentato in Valtellina DOVE =OBIETTIVI FORMATORE M E T O D O L O G I E DESTINATARIO Lo schema sopra proposto ipotizza anzitutto una coincidenza fra la localizzazione (il dove) e gli obiettivi: il contesto fisico e relazionale in cui avviene la informazione-formazione è di fatto anche l’oggetto della stessa, proprio perché l’obiettivo è l’acquisizione di competenze riguardo allo specifico territoriale in materia di rischi naturali. Il destinatario non è inoltre un soggetto passivo, ma ne viene attivata la responsabilità civica nel momento in cui viene chiamato ad assumere lui stesso il ruolo di formatore, a diversi livelli. Infine, le metodologie rappresentano una dimensione strategica di questo tipo di informazione-formazione così articolato e con un target molto vario, in quanto devono essere flessibili e soprattutto adeguate al pubblico. 111 Capitolo 6 I media e la comunicazione di un disastro naturale: i casi del 1987 e del 2002 in Valtellina Chiara Fonio Il ruolo dei media durante una situazione di emergenza è stato sottolineato da diversi autori22, tutti concordi nel sottolineare l’importanza della comunicazione veicolata da giornali, radio, televisione e reti informatiche. L’analisi del “che cosa è successo”, della percezione che i cittadini di una determinata comunità hanno nei confronti di una situazione di crisi, sia essa derivante da una catastrofe ambientale o da un atto terroristico, non può non passare da una seria riflessione sui principali attori della comunicazione i quali, ogni giorno di più, plasmano il nostro universo cognitivo traducendo la realtà in immagini e parole: è attraverso questa “lente di ingrandimento” offertarci dai media che decidiamo su che cosa ci dobbiamo soffermare, o su cosa possiamo escludere dal nostro ambito di interessi. In questo senso i media hanno il potere di amplificare un’informazione attraverso l’uso di vocaboli o immagini che, più o meno consapevolmente, diventano parte del nostro vocabolario cognitivo: la nostra “mappa interpretativa” della realtà, lungi dall’essere esclusivamente il frutto della soggettività, è basata anche sugli input esterni che contribuiscono ad orientare (o disorientare) i nostri sensi nel labirinto semantico nel quale ci troviamo immersi fin dalla nascita. Per questo abbiamo ritenuto di fondamentale importanza comprendere, nell’ambito di due situazioni di crisi avvenute nel 1987 e nel 2002 in Valtellina, in che modo i principali giornali locali e nazionali abbiano informato i cittadini utilizzando parole e immagini che crediamo possano aver svolto una duplice funzione: la prima è quella del “bisogno di sapere” da parte della comunità locale colpita da un disastro ambientale, la seconda è quella di una potenziale influenza sulla percezione del rischio da parte della stessa. Per condurre tale analisi abbiamo deciso di concentrarci principalmente sulla “fase calda” dell’emergenza, ovvero sui giorni di crisi, escludendo quella che, solitamente, corrisponde a un secondo momento, ovvero tutte quelle riflessioni a posteriori che non sono un’immediata risposta comunicativa a un pericolo, ma che intervengono nella fase del rientro alla normalità e che spesso si manifestano sotto forma di valutazioni e, in alcuni casi, di polemiche. La prima fase, soprattutto per quanto riguarda l’evento del 2002 sul quale ci soffermeremo più a lungo, è chiaramente distinguibile all’interno dei giornali. Nel momento in cui, infatti, nei titoli incomincia a comparire la parola “normalità” e i numeri degli sfollati decrescono mettendo in risalto quante sono le persone che possono rientrare finalmente a casa, si possono considerare chiusi i giorni nei quali era concentrato il massimo sforzo comunicativo della crisi da parte dei media. Ci è sembrato più interessante comprendere come i media comunichino un’emergenza proprio nei giorni in cui, il normale corso della cose, cambia improvvisamente direzione imponendo scenari di pericolo. L’analisi che segue, pur proponendo un confronto tra come sono stati comunicati gli eventi nel 1987 e nel 2002, sarà principalmente focalizzata su quest’ultimo anno ragion per cui la riflessione incomincerà dall’accadimento più recente. L’obiettivo di questo paper è anche quello di offrire un piccolo “vocabolario dell’emergenza” attraverso l’individuazione di termini chiave ricorrenti nella maggior parte dei titoli esaminati. Il vocabolario individuato non ha la pretesa di essere valido in tutti i contesti: non pensiamo, infatti, che i giornali utilizzino sempre il medesimo schema semantico in ogni occasione. Tuttavia, il fatto 22 Wenger et al., 1980; Turner et al., 1980; Scanlon e Alldred 1982; Lombardi 1993; 1996. 113 che possa essere applicato a due o più eventi, non ne sminuisce l’importanza: esso rappresenta un tentativo di creare una base comune di significato, una ricerca di senso all’interno del caos informativo che, soprattutto in contesti precari, necessita di venire alla luce. Come ultima considerazione, rendiamo noto fin da ora che si è voluta proporre un’analisi comparativa tra testate nazionali per quanto riguarda l’emergenza del 1987, e locali per il disastro naturale del 2002. 6.1 La ricostruzione del caso Prima di iniziare l’analisi di come le testate locali abbiano comunicato il disastro naturale accaduto nel 2002, abbiamo ricostruito, principalmente attraverso le pagine del quotidiano “La Provincia di Sondrio” dal quale è stato tratto il maggior numero di articoli, la cronologia degli eventi occorsi durante la fase più critica. • 15/11/02 Piove da 3 giorni in tutta la provincia di Sondrio. Si verificano frane e smottamenti in Valle Spluga; Madesimo e S.Caterina sono isolate. Viene chiusa la Strada Statale 300 del Gavia. Ci sono allagamenti a Piantedo e Dubino mentre a Mesa, Prato, Samolaco, Campodolcino, Novate Mezzola, Verceia e Chiavenna ci sono interventi della Protezione Civile. Si verificano frane sulla strada provinciale che conduce in Valgerola. A causa di uno smottamento sopra l’abitato Piantedo viene chiusa la Strada Provinciale ad Albaredo. Viene chiusa anche la strada che costeggia il canale Borgo Francone. Allagamenti anche a Morbegno e in altri centri della Bassa Valle. Frane in Valdisotto. Si decide la chiusura della provinciale che porta al passo S.Marco. • 16/11 Tragedia a Ponte in Valtellina: madre e figlia sono travolte da una colata detritica e sono trascinate con la loro auto nell’alveo dell’Adda. A Talamona il torrente Ranciga trasporta a valle fango, detriti e pietre fino a raggiungere la strada che da Talamona scende verso la zona industriale; Albaredo e Bema sono isolate. La mensa sociale di Morbegno viene allagata. Si verifica una tromba d’aria in Valgrosina mentre due grossi scivolamenti avvengono in località Foppa e Ticc. Alle ore 16:00 una frana di modesta entità si verifica sopra Selvetta, restano chiuse la SS 36 e la 300 del Gavia. Tra il 16/11 e il 17/11 nei comuni di: Albaredo, Bema, Castello dell’Acqua, Colorina, Cosio Valtellino, Livigno, Pedesina, Piateda, Rasura e Villa di Tirano gli sfollati ammontano complessivamente 300. •17/11 Madesimo rimane isolata per 20 ore, la SS 36 è chiusa da 3 giorni consecutivi. Si decide anche la chiusura temporanea delle strade provinciali 41 e 66. Una caduta di massi avviene in prossimità della galleria situata all’uscita dell’abitato di Campodolcino. Tre smottamenti lungo la statale 39 del Passo di Aprica causano la chiusura della strada che viene, comunque, riaperta in serata. S. Caterina è ancora isolata; l’accesso alla Valgrosina è proibito. Si verificano frane anche nella zona di Valgella. Viene chiusa la strada della Belandina che conduce da Teglio alla frazione S. Giacomo. Il rischio isolamento incombe sulla Valmanenco: la strada di S. Giuseppe viene chiusa. Ad Albaredo 4 case sono investite da una grossa colata di fango, massi, terra e detriti. 114 A Morbegno: la strada per il passo S. Marco resta chiusa al traffico mentre Bema rimane ancora isolata. In Valgerola una frana interrompe la strada. A Delebio si registrano piccoli smottamenti in quota e continue frane in diversi rami del Lesina. Si decide la chiusura della strada delle Strecce. Un piccolo smottamento avviene sopra Piantedo. Resta chiusa la 300 del Gavia. •18/11 La statale 36 per Madesimo, la strada per passo S. Marco, la provinciale 23 di Tartano, 14 da Valle Colorina a Selvetta, 47 del Circuito dell’Inferno, dalla SS 38 a Poggi, 300 del Gavia, 31 da Castello dell’Acqua fino a Baghetto e la comunale da Mazzo al Mortirolo restano chiuse. S. Caterina è ancora isolata. Una piccola frana avviene verso il monte Dalico. Si verificano dissesti di minima entità a Fusine. Viene predisposto un piano di evacuazione immediata di 200 persone in caso di esondazione del Rio Cosio per gli abitanti di Cosio. Continua l’allarme per la frana del Ruinon dove da giorni si registrano spostamenti. Frane anche sulle strade che portano a Piateda Alta. In Valfurva la pioggia si è trasformata in neve. A Morbegno continua lo stato di allerta e viene sfollata la frazione di Campoerbolo. Ad Albaredo piove ininterrottamente da tutto il giorno: viene collocata ai limiti degli smottamenti una barriera artificiale di 1000 metri quadri. La Presidenza del Consiglio dei Ministri chiede lo stato di emergenza. Ad Ardenno viene chiusa la strada che porta ad Erbola per acqua e fango. •19/11 Il tempo concede una tregua sulla Bassa Valle. Rientra l’allarme a Cosio Valtellino. Tartano è di nuovo collegata con il resto della Valle. •20/11 Tregua maltempo ad Albaredo, la strada di collegamento viene riaperta solo per poche ore. La situazione è in lieve miglioramento anche in Valmanenco. In Valchiavenna rimane ancora bloccata la SS 36 e viene deciso uno sbarramento temporaneo della provinciale che porta a Isola di Campodolcino. Il nucleo di Stabisotto viene colpito da smottamenti. La protezione civile revoca lo stato di allarme mantenendo attivo quello di preallarme. Si aggiungono altre 87 persone evacuate. La statale per Aprica resta chiusa per verifiche. Valfurva: a Clus e in Val Zerbù, si verificano dei movimenti franosi abbastanza consistenti a causa dei quali si decide la chiusura della strada all’altezza di Niblogo. •21/11 A Buglio in Monte viene emessa un’ordinanza di evacuazione per 7 persone residenti a Villapinta. In Valfurva la strada per S. Caterina resta ancora chiusa. •22/11 Ad Aprica la strada statale è chiusa. La Prefettura annuncia rientrati gli scenari A e B di allarme e preallarme. In località S Caterina viene riaperta la provinciale del Gavia. •25/11 Vengono evacuate 65 persone, 51 a Bema e 14 a Dubino a causa delle abbondanti precipitazioni. La situazione più critica è a Bema in particolare nella zona dei prati a monte e della località di Foppa. Situazione precaria anche lungo le strade per la Valgerola di Tartano, della Val Masino e per 115 Albaredo. A Dubino nel tardo pomeriggio, nella località di Mezzomanico, si stacca del materiale. Segue un ordine di evacuazione per 5 famiglie. Ad Albaredo pochi metri cubi di materiale si staccano dalla montagna e si incanalano nel torrente che arriva nel cuore del paese senza creare danni. Passo S. Marco: piccoli smottamenti che allagano in più punti l’arteria. Lungo la Strada Provinciale della Valgerola una caduta di massi, fango e alberi blocca il traffico per 2 ore. •26/11 Le condizioni si aggravano, la situazione diventa disastrosa, gli sfollati arrivano a 1450, si verificano decine di frane. Nel solo mese di novembre in Valtellina sono caduti 440 mm di acqua:100 mm negli ultimi 2 giorni. A Tresenda il fango si è fatto strada tra le case invadendo la Strada Statale 38. Ad Ardenno la frana è arrivata la cuore del paese. Sulla statale 38 tra Ardenno e Berbenno il torrente Finale è esondato lasciando sull’asfalto 40 centimetri di acqua. Diversi e continui franamenti avvengono anche in serata. A Colorina una frana si stacca da quota 500 metri e si riversa nell’Adda travolgendo alcune baite tra Valle e Selvetta. La Strada Statale 38 si spezza in 3 parti: da Tresenda all’Alta Valle, da Tresenda ad Ardenno, da Ardenno verso la Bassa Valle. A Dubino una colata di fango scarica a valle sassi, terra e piante. Crolla una parte della strada Panoramica tra Tresivio e Ponte in Valtellina a causa di un’infiltrazione di acqua piovana: la strada viene chiusa al traffico. A Sondrio in via Giandi:2 colate di fango segnano profondamente il versante retico. A Berbenno, frazione Valdorta, cede il versante e una massa di terra intrisa d’acqua scende fino ad investire la strada Valeriana. In località Teglio avviene una frana causata dallo straripamento di un ruscello situato poco sopra l’imbocco della strada che da Tresenda porta a Teglio. Ad Aprica i torrenti si sono gonfiati in modo impressionante. A Bema non rientra il pericolo crolli, il paese è ancora isolato e nel tardo pomeriggio avvengono 2 frane sulla provinciale che conduce al paese. A Sacco: una frana distrugge il museo dell’antico Mulino di Sacco. Anche Traona viene colpita per la prima volta a causa di movimenti su un versante all’altezza della località Valletta. •27/11 Gli sfollati sono oltre 2000 e la Regione dichiara lo stato di emergenza. Nonostante la tregua della pioggia, poco dopo le 13:00 un tappeto di fango scivola lungo il canale che scende fino a Berbenno; le colate di fango minacciano le frazioni di Pedemonte e di Era: lo smottamento più vistoso ha avuto origine da una fenditura di 20 metri di larghezza e 4 di profondità. Una frana di stacca dalla Valle dei Salici. Il collegamento tra Bassa e Alta Valle viene comunque ripristinato. A Mazzo: pericolo frana in località Piazzola. Ad Ardenno diversi metri cubi di materiale sono colati dall’alto andando ad incanalarsi nel torrente Magiasca: si rompono gli argini del canale. Morbegno: 40 persone vengono evacuate a Desco per pericolo incombente di frana. A Cercino si stacca una frana che raggiunge la strada principale. A Dubino un lieve smottamento si verifica nella frazione di Nuova Olonio. Riapre la statale 38 dello Stelvio mentre è ancora chiusa quella per Aprica. Numerose sono le interruzioni anche su altre provinciali. In Val Chiavenna è stabile la situazione sul fronte delle frane mentre in Valmanenco si verificano piccoli smottamenti e una frana nei pressi di Primolo. A Mazzo sul Mortirolo, località Campas avviene un piccolo movimento franoso. •28/11 Scende altro materiale a Tresenda, viene chiusa la statale 39 ma l’emergenza è, in parte, rientrata. Colate di sassi e fango scendono a Dazio e in Valdidentro. Numerose strade sono ancora chiuse. In Valmanenco: grazie alla breve tregua del tempo la situazione è ritornata alla normalità. Ad Ardenno c’è una giornata di tregua dal maltempo. A Morbegno la città torna lentamente alla normalità. A Dubino rimane lo stato di allerta per le frane di Mezzomanico, Monastero e Spinida. In Val 116 Chiavenna si verifica una frana lungo il torrente che separa la frazione di Campedelvio da quella di Prosto, l’allarme scatta intorno alle 24:00. Esondazione del Pozzo di Riva. •29/11 Sono1400 sfollati ancora fuori casa. La situazione in Bassa Valle è preoccupante: in località Taida Panigai è stato rilevato un costone instabile dal quale potrebbe staccarsi una frana con un fronte di 40m. A Sondrio viene decisa la chiusura temporanea al traffico della strada comunale PonchieraArquino per il pericolo caduta massi. Ad Aprica continua il maltempo. In località Castello dell’Acqua preoccupa il Torrente Val Grande che è esondato andando ad interessare la strada provinciale che porta al Baghetto di Chiuro. Piccole frane anche in zona Bruga e 4 frane al Dosso di Ca’ Verina. Un cedimento avviene sulla strada comunale di Castello S. Giacomo. •31/11 Tregua piogge in tutta la Provincia, gli sfollati scendono a 931. Caduta massi a Sondrio. •1/12 La situazione incomincia a ritornare alla normalità. •2/12 Entro un giorno potrebbe esserci la fine dell’emergenza. In Bassa Valle gli sfollati scendono a 250. 6.2 I giornali locali e il disastro naturale del 2002: per un “vocabolario dell’emergenza” I giornali locali presi in considerazione per la nostra analisi sono quelli maggiormente diffusi nella zona in questione: il quotidiano “La Provincia di Sondrio”, l’inserto locale de “Il Giorno” e il settimanale “Il Centro Valle”. Il periodo esaminato comprende i giorni, come già accennato nella premessa, della fase “calda” dell’emergenza, ovvero dal 16/11/2002 al 03/12/2002. Il numero di articoli analizzati è il seguente: - “La Provincia di Sondrio”: 145 “Il Giorno Sondrio & Valtellina”: 50 “Il Centro Valle”: 29 Tutti gli articoli occupano una posizione all’interno delle testate che oscilla tra la prima e la sedicesima pagina per “La Provincia di Sondrio”, tra la prima e la ventunesima pagina per l’inserto locale de “Il Giorno”, tra la prima e l’undicesima per “Il Centro Valle”. Dall’esame dei titoli, occhielli e sottotitoli, è stato possibile individuare un gruppo di sedici parole chiave ricorrenti all’interno del periodo in questione: - pioggia, frana, fango, alluvione/esondazione (nelle tabelle alluv/Eson), evacuati / sfollati (evac/sfoll), morti, paura, tragedia (trag.), 117 - disastro (dis.), emergenza (e.), allarme (all.), rischio (r.), esperti / geologi (esp/geo). A loro volta esse si riferiscono a tre universi semantici: 1) il “fatto in sé”: pioggia, frana, fango, alluvione / esondazione, evacuati / sfollati, morti 2) l’allarme e la paura: paura, tragedia, disastro, emergenza, allarme, rischio 3) gli “esperti”: geologi / esperti Mentre nella prima area i vocaboli rispondono a un’esigenza descrittiva di ciò che sta avvenendo, nella seconda essi assumono una sfumatura interpretativa dei fatti. La terza è stata inserita perché, nonostante compaiano articoli con interviste a esperti, tecnici, o geologi, queste figure professionali vengono nominate poco all’interno dei titoli: ci sembrava perciò interessante non tralasciare questo aspetto, in quanto essi sono attori significativi della comunicazione di emergenza. Consapevoli del fatto che le parole alluvione ed esondazione non corrispondono affatto al medesimo fenomeno, abbiamo voluto considerarli all’interno di un unico conteggio perché siamo più interessati all’area semantica alla quale fanno riferimento che alla scientificità dei termini stessi. E’ doveroso ricordare che, per un gruppo di parole, “alluvione / esondazione”, è stata inclusa nel conteggio anche la variante “alluvionati / esondati”. Incominciamo con l’analisi della prima testata. (tab. 6.1) 118 23 3 1 2 3 4 5 6 7 1 2 3 4 5 2 4 2 2 3 1 2 16 13 1 3 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 6 9 4 5 6 7 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 si si espgeo r. all. e. dis. si si Si2 Si si si si Si2 si si si si si si si si si Si2 si si si si Si si trag. paura morti si si si Si2 si si Si si si evacsfoll alluveson si fango 2 frana/e pioggia 16.11 . 16.11 18.11 18.11 18.11 18.11 18.11 18.11 18.11 19.11 19.11 19.11 19.11 19.11 20.11 20.11 21.11 22.11 22.11 23.11 23.11 24.11 25.11 26.11 26.11 27.11 27.11 27.11 27.11 27.11 28.11 28.11 28.11 28.11 28.11 28.11 28.11 29.11 29.11 29.11 29.11 29.11 29.11 29.11 1.12 1.12 1.12 2.12 2.12 2.12 3.12 pag. Data Tab. 6.123. Vocabolario dell’emergenza nei titoli de “La Provincia di Sondrio” dal 16/02/02 allo 03/12/02 si si si si si Si si Si si si si si si si si Si2 si si si si si si Si si si si si si Si2 si si Si2 si si si si si si si si si Si2 si Si2 si Si2 si si si si si si si Si2 si si si si si si Si2 si Si2 si si si si si si si si si si si si Si3 si si si si Si2 Si2 si si si si si si si si si si Si2 Si2 si si si Si2 si si si si si si si si si si Si3 si Un numero accanto all’affermazione è indice della presenza del vocabolo in più articoli 119 La tabella 6.1 dimostra che, nel caso de “La Provincia di Sondrio”, il lessico maggiormente utilizzato nei titoli è, non solo di tipo descrittivo, ma anche il più semplice possibile. Mentre la parola “frana”, infatti, compare per ben 32 volte di cui 5 in prima pagina, i termini più specifici quali “alluvione /esondazione” compaiono soltanto 8 volte di cui 3 volte in prima pagina. Pur facendo riferimento a eventi assai diversi, colpisce il fatto che “frana” e “fango” (ripetuto per 13 volte) vengano comunque preferiti, optando, per un tipo di comunicazione di più facile comprensione. Anche “pioggia”, reiterata per 16 volte, è più utilizzato rispetto ad “alluvione” , confermando la scelta di utilizzare un linguaggio diretto e informale. Il vocabolo maggiormente ricorrente è quello inerente alle persone (o ai paesi) sfollate ed evacuate: ripetuto per 42 volte, di cui 8 in prima pagina; questo significa che i dati riguardanti la popolazione (nella quasi totalità dei casi i vocaboli “evacuati / sfollati” sono, infatti, preceduti dal numero degli stessi) hanno prevalso sul “fatto in sé”, soprattutto nei momenti in cui la situazione è drammaticamente precipitata, ovvero tra il 25 e il 27 novembre, giorni in cui le persone sfollate hanno superato le 2000 unità. Nei titoli l’emergenza sembra essere comunicata, non tramite l’uso di vocaboli specifici inerenti l’evento in corso, ma attraverso le dirette conseguenze sulla popolazione locale. Questo significa che i lettori del quotidiano in questione, se si fossero fermati esclusivamente ai titoli, avrebbero avuto immediatamente la percezione del disastro naturale più attraverso i danni causati alla comunità che attraverso l’utilizzo di termini specialistici, descrittivi del fenomeno. Un altro dato interessante riguarda la parola “morti”: nonostante ci siano state nei primi giorni dell’emergenza due vittime alle quali sono stati dedicati molti articoli, il termine compare soltanto una volta nei titoli. La scelta di non inserire questo vocabolo, può essere letta in relazione con altri due: “tragedia” e “disastro” che sono utilizzati rispettivamente soltanto 4 e 2 volte. Sono stati evitati, perciò, nonostante il grave fatto avvenuto, toni allarmistici (anche il vocabolo direttamente riferito all’allarme è usato solo 4 volte) o particolarmente “forti” che avrebbero sicuramente avuto un altro impatto sui lettori. Quest’ultima volontà sembra venire alla luce anche nell’ambito della “semantica della paura”: area che rimane confinata, appunto, al generale termine “paura” ripetuto per ben 16 volte di cui, però, soltanto 3 in prima pagina. L’emergenza e il “rischio” occupano delle posizioni marginali all’interno del nostro vocabolario: soltanto una volta l’emergenza compare in apertura del giornale. In conclusione, è sicuramente indicativo il fatto che in prima pagina, vengano reiterati più spesso termini di uso descrittivo con accezioni di tipo generale e non allarmistico, ovvero “frana” ed “evacuati” o “sfollati”. Per quanto riguarda gli “esperti” e i “geologi” essi compaiono per 11 volte di cui 2 in prima pagina: in questo caso, a differenza di come vedremo più avanti nel corso dell’analisi di altre testate, i vocaboli vengono utilizzati con una frequenza piuttosto alta se si pensa che compaiono una sola volta in meno rispetto ad “alluvione” ed “esondazione”. La scelta potrebbe corrispondere alla volontà di dare maggior peso all’articolo inserendo un vocabolo che ne sottolinei l’attendibilità. Passiamo ora all’analisi quantitativa del lessico utilizzato da “Il Giorno”(tab. 6.2). 120 si si si si si espgeo r. all. e. dis. trag. paura morti evacsfoll alluveson fango 1 3 8 2 5 22 1 1 21 1 2 1 10 11 13 19 11 14 1 8 9 1 10 11 1 3 1 frana/e Pag. 16.11 16.11 18.11 19.11 21.11 22.11 22.11 25.11 25.11 26.11 26.11 27.11 27.11 27.11 27.11 27.11 28.11 28.11 29.11 29.11 29.11 30.11 30.11 30.11 1.12 1.12 3.12 pioggia Data Tab.6.2 Vocabolario dell’emergenza nei titoli de “Il Giorno Sondrio & Valtellina” dal 16-11-2002 al 3-12-2002 si Si2 si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si Si2 si si si si si si si si si si si si si si si si Anche in questo caso le scelte dei vocaboli sembrano rispondere a due esigenze: la chiarezza e la generalità. Ancora una volta, infatti, vengono privilegiate parole di facile comprensione, confermando la linea adottata anche da “La Provincia di Sondrio”. Se “alluvione” ed “esondazione” hanno un posto ancor più marginale rispetto alla testata precedente, comparendo soltanto 2 volte nessuna delle quali in prima pagina, “frana” ritorna ad essere il vocabolo più usato nei titoli per comunicare il disastro naturale: viene ripetuto per 10 volte, superando in numero sia la “pioggia” che il “fango”. La frequenza di termini quali “evacuati” e “sfollati” non solo è la più alta, ma le parole compaiono per 7 volte su 13 in prima pagina. Il vocabolario dell’emergenza risulta, fino a questo momento, simile a quello individuato ne “La Provincia di Sondrio”. L’unica differenza si riscontra all’interno dell’universo semantico che si riferisce all’allarme e alla paura: quest’ultima, infatti, è stata inserita nei titoli ben 7 volte su 50 articoli esaminati rispetto alle 16 su 145 del giornale precedentemente analizzato. Colpisce anche che la “tragedia” compaia lo stesso numero di volte mettendo in rilievo una notevole diversità di approccio nei confronti della scelta dei termini: non si può affermare che prevalgano i toni allarmistici (“emergenza” e “allarme” hanno, infatti, un utilizzo del tutto trascurabile) ma è interessante notare come lo stesso evento sia presentato nei titoli con una sfumatura interpretativa più netta. Anche il vocabolo che si riferisce alle vittime è utilizzato più spesso ma mai in apertura di giornale. 121 Il “rischio”, invece, entra poco nei titoli, così come gli “esperti” e i “geologi”, i quali sono nominati soltanto due volte, la prima delle quali a pagina 11. E’ singolare che, durante un’emergenza causata da un evento naturale, si decida di non inserire un termine che, come accennato precedentemente, potrebbe spingere i lettori ad approfondire la lettura dell’articolo garantendone la scientificità. In sintesi si può affermare che “Il Giorno Sondrio & Valtellina” abbia optato per titoli che comunicassero la crisi sia attraverso i danni subiti dai cittadini (in questo caso è esattamente speculare a “La Provincia di Sondrio”) sia attraverso una maggiore insistenza sulla “paura” offrendo già nei titoli un’interpretazione dell’evento in corso. Vediamo ora come, un altro giornale locale, il settimanale “Il Centro Valle” ha comunicato il medesimo evento. (tab. 6.3) pag Data 17.11 24.11 24.11 24.11 1.12 1.12 1.12 1.12 1.12 1 1 10 11 1 2 3 4 5 Tab.6.3 Vocabolario dell’emergenza nel settimanale “Il Centro Valle” dal 17/11/02 all’1/12/2002 piog fra fan alluv evac morti pau trag. dis. e. all. r. gia na/e go eson sfoll ra esp geo si si si Si si si si si si Si2 si si si si si si si si Si2 si Si2 Nonostante le diverse fasce di pubblico alle quali è diretto un settimanale, e, per ovvi motivi, la minore quantità di articoli esaminati, il vocabolario dell’emergenza sembra presentare nuovamente la sua caratteristica di base: l’informazione, o meglio, il primo “assaggio informativo” che i lettori hanno, passa attraverso una comunicazione semplice, basata sulla sui danni ai cittadini confermando le linee precedenti. La situazione di crisi, cioè, viene comunicata nei titoli attraverso le dirette conseguenze subite dalla comunità (“evacuati e “sfollati” compaiono per 6 volte): sembra che il danno percepito sia l’unità di misura del vocabolario. I disastri naturali sono presenti in quest’ultimo oltre che con l’uso, confermato in tutte le analisi, di parole direttamente riferite a ciò che sta accadendo, soprattutto con vocaboli che denotano un’insistenza nei confronti persone colpite dall’avvenimento. Nel caso in questione il “fatto in sé” non viene descritto nemmeno una volta con il termine più generico e semplice possibile, ovvero l’eccessiva “pioggia”, ma si preferisce, ancora una volta, la “frana” (ripetuta per 5 volte) ad “alluvione” ed “esondazione”. Tutti i termini concernenti la paura occupano uno spazio di poco conto, mentre è riscontrabile una totale assenza di riferimento agli “esperti”. Dopo questa prima riflessione eminentemente semantica che ha contribuito a rendere più espliciti i significati veicolati da un uso più o meno frequente di determinati termini, riteniamo sia altrettanto opportuno soffermarsi sull’analisi del contenuto degli articoli stessi in modo da offrire una visione più completa di come funzionano i meccanismi informativi durante un’emergenza. 122 6.3 Analisi del contenuto Il procedimento seguito per la ricerca di parole ricorrenti nei titoli, è stato adottato anche per quanto riguarda l’analisi del contenuto. In questo caso, però, sono state individuate delle “unità di contenuto”, ovvero delle categorie ricorrenti all’interno degli articoli esaminati.Abbiamo isolato 4 unità : 1) il “fatto in sé”, ovvero la descrizione dell’evento catastrofico in corso; 2) le informazioni pratiche e le definizioni operative. In questa categoria rientrano le informazioni riguardanti la viabilità, l’aggiornamento sul numero degli sfollati o sui luoghi nel quale erano stati trasferiti e le indicazioni direttamente rivolte ai cittadini ( es. la non potabilità dell’acqua); 3) le testimonianze. Questa unità non comprende né le interviste né le dichiarazioni dei sindaci dei paesi, ma si concentra esclusivamente sui racconti di ha vissuto in prima persona l’emergenza; 4) i commenti, ovvero editoriali contenenti riflessioni su cosa stava accadendo. Iniziamo con l’analisi del contenuto degli articoli comparsi su “La Provincia di Sondrio” Tab.6.4 Analisi del contenuto de “La Provincia di Sondrio” dal 16/11/02 all 3/12/0224 CONTENUTI Fatto in sé Informazioni pratiche/ Definizioni operative 24 PRIMA PAGINA 16/11 * 19/11 * 21/11 * 23/11 * 24/11 * 27/11 *** 28/11 *** 30/11 * 1/12 * 16/11 * 18/11 * 19/11 * 28/11 * 30/11 * 1/12 * 2/12 * 3/12 * Testimonianze 28/11 * Commenti 26/11 * 27/11 * PAGINE INTERNE 16/11 * 18/11 ********** 19/11 ******* 20/11 * 21/11 ***** 22/11 ** 23/11 ** 24/11 * 25/11 * 26/11 ** 27/11 ************* 28/11 ******* 29/11 ******** 30/11 ******* 1/12 **** 2/12 **** 3/12 * 16/11 *** 18/11 ********* 19/ 11 ************* 20/11 * 21/11 ****** 22/11 *** 23/11 **** 24/11 ** 25/11 * 26/11 * 28/11 ******** 29/11 ******** 30/11 ******* 1/12 ***** 2/12 ** 3/12 ** 18/11 *** 21/11 * 22/11 * 27/11** 28/11 *** 29/11 * 19/11 * 20/11 * Ad ogni asterisco corrisponde un articolo 123 La strutturazione dei contenuti sembra seguire un andamento equilibrato e omogeneo con alcune caratteristiche ben precise sulle quali sarà bene soffermarsi. Innanzitutto ci sono due unità quasi perfettamente speculari: mi riferisco alle pagine interne dedicate alla descrizione dell’evento in corso e quelle inerenti alle informazioni pratiche o alle definizioni operative. Gli articoli contenenti il “fatto in sé” sono completati anche da precise indicazioni che, nella maggior parte dei casi, riguardano la viabilità e il numero degli sfollati. L’unica differenza riscontrabile risiede in un momento particolare dell’evento: dal 20/11 al 27/11, infatti, le informazioni pratiche non compaiono mai in prima pagina, lasciando spazio alla descrizione vera e propria dell’emergenza. Ritornano ad essere poste in primo piano dal 28/11, il giorno dopo che la Regione Lombardia dichiara lo stato di emergenza e il numero degli sfollati supera le 2000 persone. Al “fatto in sé” vengono prevedibilmente dedicati numerosi articoli nei giorni più critici, ovvero il 18/11, dopo 5 giorni di pioggia ininterrotta, e, soprattutto, i giorni 27/11 (ben 13 articoli) e seguenti. Per quanto concerne le testimonianze, colpisce il limitato numero delle stesse: da un quotidiano locale, infatti, ci si aspetterebbe l’esatto contrario; esse compaiono in 12 articoli e solamente una guadagna la prima pagina del giornale significativamente in uno dei momenti più precari dell’emergenza. Da questo si evince che la testata ha seguito una linea comunicativa simile a ciò che, solitamente, viene fatto nei giornali nazionali: poco spazio alle “voci dei singoli” e, al contrario, molto alla spiegazione dettagliata sia del disastro naturale sia delle conseguenze sul territorio. Anche gli editoriali compaiono in numero piuttosto limitato: 4 articoli su 150 sono interamente dedicati a riflessioni sull’emergenza. La fase calda, dunque, è stata caratterizzata da un elevato regime informativo di tipo pratico e da una conseguente riduzione di tutto ciò che, evidentemente, è stato considerato in secondo piano rispetto alle esigenze del momento. Non si riflette quasi mai sul “perché” ma si descrive “che cosa” è successo e “come” è stata affrontata la crisi da parte delle istituzioni locali, confermando i caratteri della comunicazione che si attua “durante la crisi”, differente da quella del “ritorno alla normalità”. Anche l’apparato fotografico, che esamineremo nel prossimo paragrafo, si colloca sulla stessa linea. Passiamo ora all’analisi dei contenuti riguardanti “Il Giorno Sondrio & Valtellina”. 124 Tab. 6.5 Analisi dei contenuti de “Il Giorno Sondrio & Valtellina” dal 16/11 /02 al 3/12/02 CONTENUTI Fatto in sè Informazioni pratiche/ Definizioni operative Testimonianze PRIMA PAGINA 16/11 * 24/11 * 25/11 * 26/11 * 28/11 * 29/11 * 30/11 * 1/12 * 3/12 * 16/11 * 26/11 * 28/11 * 29/11 * 30/11 * 1/12 * PAGINE INTERNE 16/11 ** 18/11 *** 19/11 ** 21/11 * 22/11 *** 23/11 ** 25/11 * 26/11 ** 27/11 ****** 28/11 **** 29/11 ** 30/11 ***** 1/12 *** 3/ 12 * 16/11 ** 18/11 ** 19/ 11 ** 22/11 ** 25/11 * 26/11 ** 27/11 *** 28/11 ** 29/11 ** 30/11 * 1/12 * 3/12 * 19/11 * 22/11 * 28/11 ** 29/11 * 30/11 * Commenti I contenuti dell’inserto locale de “Il Giorno” sono simili a quelli della testata precedentemente esaminata. Anche in questo caso, infatti, l’evento e le conseguenti informazioni pratiche, prevalgono sia sulle testimonianze che sui commenti i quali, come si può notare, sono addirittura assenti. Al “fatto in sé” sono comunque dedicati più articoli rispetto alle definizioni operative, elemento che potrebbe dipendere dal fatto che si tratta di un inserto locale di un quotidiano nazionale, maggiormente interessato, dunque, ad offrire una copertura generale dell’evento più che a fornire indicazioni dirette ai cittadini delle zone colpite. Le testimonianze risultano proporzionalmente maggiori rispetto a quelle de “La Provincia di Sondrio”:esse sono, infatti, contenute in 6 articoli su 50 mentre nel quotidiano locale sono riscontrabili in 12 articoli su 145. Questo elemento, se confrontato con la riflessione precedente riguardante le definizioni operative, risulta abbastanza singolare. La linea adottata da “Il Giorno Sondrio & Valtellina” sembra abbia conciliato due esigenze: il bisogno di informazione da parte dei cittadini e l’attenzione nei confronti di singoli episodi, mentre non viene lasciato alcun spazio per eventuali commenti di riflessione. Procediamo con l’analisi di come sono strutturati contenuti all’interno del settimanale “Il Centro Valle” (Tab.6.6) 125 Tab. 6.6 Analisi dei contenuti de “ Il Centro Valle” dal 17/11/02 all’8/12/02 CONTENUTI PRIMA PAGINA PAGINE INTERNE 17/11 * 24/11 *** 24/11 * 1/ 12 *************** 1/12 * Fatto in sè Informazioni pratiche/ Definizioni operative 17/11 * 8/12 * Testimonianze 1/12 ******* 8/12 * 1/12 ***** 1/12 * Commenti L’uscita settimanale de “Il Centro Valle” si rispecchia nella distribuzione dei contenuti i quali risultano tutti concentrati nel numero del 1/12, ovvero dopo giorni di pioggia battente e di decine di frane in tutta la Valtellina. Gli eventi più gravi si concentrano dal 26/11 in poi: per questo il numero degli articoli dedicati principalmente alla descrizione dell’evento aumenta notevolmente; da notare che essi sono presenti più nelle pagine interne che in apertura di giornale. Considerato il limitato numero di pezzi presi in esame, le testimonianze, a confronto con le altre due testate, risultano essere piuttosto “numerose”, mentre i commenti occupano sempre uno spazio del tutto ininfluente. In conclusione la stampa locale ha saputo comunicare l’emergenza in modo preciso, diretto e dettagliato sia per quanto riguarda la descrizione della crisi in corso, che per le numerose informazioni pratiche in essa contenute. Il fatto che compaiano pochi editoriali è segno di una precisa volontà da parte di tutti i giornali presi in considerazione: informare la comunità in modo essenziale senza soffermarsi su riflessioni che poco hanno a che fare con il bisogno di informazione che i cittadini richiedono in momenti di crisi, ovvero “che cosa succede”, e “cosa fare” o “cosa viene fatto” per sanare la situazione. 6.4 Breve nota sull’apparato fotografico La scelta di apporre una fotografia accanto ad un articolo, di qualsiasi argomento si tratti, denota una precisa volontà: quella di colpire immediatamente l’occhio dell’osservatore, prima ancora che diventi un potenziale lettore. L’immagine ha la stessa capacità di sintesi dei titoli veri e propri, con una caratteristica in più: non passa per il filtro del linguaggio, ma è di per sé un “linguaggio”, contiene, cioè, una valenza semantica intrinseca e potente della quale non bisogna mai sottovalutare l’importanza. Nel caso della stampa locale, ogni articolo è accompagnato da una o più fotografie. Queste ultime sono state suddivise in 3 categorie: 1) fotografie di luoghi (non necessariamente paesaggi ma anche case, strade ecc…) colpiti dal disastro; 2) immagini di persone al lavoro: vigili del fuoco, addetti alla sicurezza, persone del luogo che partecipano ai soccorsi; 3) fotografie delle vittime, degli sfollati, dei sindaci dei paesi o dei testimoni dell’emergenza. 126 Delle 199 immagini esaminate de “La Provincia di Sondrio” ben 83 appartengono alla prima categoria, 60 alla seconda e 46 alla terza. Esse risultano in linea con l’analisi dei contenuti dei testi precedentemente analizzati. Anche in questo caso, infatti, l’emergenza è raccontata visivamente mostrando i luoghi colpiti e le persone al lavoro: il “fatto in sé” ha la prevalenza su qualsiasi altro elemento. I lettori hanno davanti ai loro occhi la percezione immediata dei danni e delle risposte istituzionali ai problemi che stanno vivendo. Piuttosto numerose sono anche le foto appartenenti alla terza categoria, dato che sembra compensare la minore attenzione alle testimonianze dei singoli all’interno degli articoli veri e propri. “Il Giorno Sondrio & Valtellina”, invece, presenta una particolarità: su 84 fotografie, infatti, soltanto 13 sono interamente dedicate ai luoghi, 29 alle persone al lavoro e 32 alle vittime, agli sfollati, ai sindaci o ai testimoni. Rispetto all’analisi dei contenuti, dunque, si è deciso di comunicare l’evento in corso attraverso l’opera di chi lavora per migliorare la situazione e l’attenzione nei confronti delle persone del luogo. La crisi, in questo caso, è percepita direttamente attraverso le conseguenze sulla comunità:i volti riconoscibili di chi è morto o ha perso la casa hanno un impatto più forte rispetto all’immagine di un paesaggio. Anche per quanto riguarda il settimanale “Il Centro Valle” le fotografie utilizzate rispecchiano la volontà di comunicare l’emergenza attraverso l’opera dei soccorsi considerato che, su 26 immagini, 11 sono dedicate proprio a quest’ultimo aspetto, 8 ai luoghi colpiti e 7 alle persone coinvolte. E’ come se ci fosse l’intenzione di dare un “volto” ai luoghi personalizzando i territori colpiti attraverso la testimonianza dell’operato di chi lavora per sgomberare le strade e di chi ha vissuto in prima persona gli avvenimenti. 6.5 I giornali nazionali e il disastro naturale del 1987 L’emergenza occorsa nel 1987 in Valtellina è stata di ben più ampia portata rispetto a quella analizzata precedentemente: al disastro, avvenuto tra il 18 e il 30 luglio, i giornali nazionali hanno infatti dato notevole rilievo. L’evento appare immediatamente nella sua tragicità: a causa di 3 giorni di pioggia senza interruzione il 18 luglio in una sessantina di paesi della Valtellina si verificano frane ed esondazioni. A Tartano un albergo, l’hotel Gran Baita viene travolto da una frana causando 12 morti e 11 dispersi. A Sant’Antonio Morignone e a Lenne ci sono altri 2 due morti. L’equilibrio idrogeologico è stato sconvolto in una sola giornata e gli sfollati sono migliaia. Dopo pochi giorni si traggono i primi bilanci: 14 morti, 17 dispersi e 6.200 persone evacuate; quest’ultimo sarà, comunque, un numero provvisorio, destinato ben presto ad aumentare. Il 24 luglio, a causa di una frana sul fiume Serio, due tecnici perdono la vita. Il giorno successivo, sulla destra orografica del torrente Morignone, viene rilevato un movimento franoso con un fronte di 800 metri e uno sviluppo di un chilometro. Il pericolo frana si manifesta anche sulla sponda destra dell’Adda, mentre il numero delle persone evacuate continua a crescere. Una delle giornate più drammatiche è sicuramente il 28 luglio quando frana il Pizzo Coppetto cancellando i paesi di Morignone, Sant’Antonio Morignone, la frazione di Aquilone, Poz, Tirindrè, San Martino.Poco dopo piombano dalla Val Pola nell’Adda, bloccando il corso del fiume, 40 milioni di metri cubi di terra causando un morto, 24 dispersi e 6 feriti; si forma un lago che aumenta di 10 centimetri ogni 30 minuti. Il livello del lago di Pola continuerà a crescere anche nei giorni successivi. Il bilancio definitivo delle vittime è di 56 persone. 127 Abbiamo deciso di prendere in esame tre testate: “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica” e “Il Giorno”. Il numero di articoli sui quali si basano le nostre riflessioni è il seguente: - “Il Corriere della Sera”: 62 “La Repubblica”: 49 “Il Giorno”: 89 I termini chiave individuati per il 2002 sono rimasti inalterati, con l’aggiunta, però di tre vocaboli: 1) “vittime” spesso utilizzato insieme alla parola già identificata per il 2002 “morti”, 2) “dispersi”, introdotto a causa dell’ampio numero degli stessi nei giorni della tragedia, 3) “tecnici”, parola che compare spesso insieme a “esperti” e “geologi”. Vediamo, più da vicino, come si struttura il vocabolario dell’emergenza durante gli avvenimenti del 1987. 19.7 20.7 21.07 22.07 23.07 24.07 25.07 26.07 27.07 28.07 29.07 30.07 31.07 si si si si si si si si si si si si si si si si si si Si2 Si4 Si2 Si2 si si si Si2 Si si si si si si si si si si esp geo tec r. all. e. dis. trag. paura disp. mortivitt Evac sfoll Alluv eson fango frana/e pioggia Data Tab. 6.7 Vocabolario dell’emergenza nel quotidiano “Il Corriere della Sera” dal 19/07/1987 al 31/07/1987 Si2 si si si si si si si si si Si2 si Si si Si2 si si si Si si Si2 La descrizione dell’evento è avvenuta tramite l’utilizzo di una terminologia più specifica rispetto alle testate precedentemente analizzate. Sebbene la frequenza di alcuni vocaboli si differenzi di poco, termini quali “alluvione” ed “esondazione” (e le loro varianti “alluvionati” “esondati”) compaiono in numero maggiore rispetto ad altri più generali, come “frana”, “fango” e “pioggia”. Quest’ultima, protagonista indiscussa di quelle terribili giornate, è presente nei titoli solo una volta, confermando la volontà di adottare un taglio comunicativo meno generico e più tecnico. A causa delle notevoli proporzioni del disastro, i “morti”, le “vittime” e i “dispersi” sono reiterati più volte: nella giornata del 20 i primi due termini compaiono nei titoli per ben 4 volte diventando le parole più utilizzate all’interno del vocabolario. Il “fatto in sé” non è tuttavia comunicato attraverso toni particolarmente allarmistici: ancora una volta la paura resta limitata all’utilizzo del termine più generico e di meno impatto rispetto a “disastro” o a “tragedia” entrambi presenti, al contrario di quello che ci aspetterebbe, solo 2 volte. Il “rischio”, l’emergenza e l’allarme sono anch’essi utilizzati poche volte confermando la riflessione precedente. I tecnici vengono nominati pochissimo nei titoli, soltanto 3 volte, segno che il modo con il quale si decide di comunicare la crisi non passa quasi mai, per lo meno nei titoli, dal cercare di colpire il potenziale lettore attraverso una garanzia di scientificità. 128 “Il Corriere della Sera”, in conclusione, pur presentando un vocabolario dell’emergenza più specifico rispetto ai giornali locali, si pone sulla stessa linea per quanto riguarda la sfera semantica della paura, evitando di descrivere il disastro attraverso termini che avrebbero un forte impatto emotivo. Passiamo all’analisi dei titoli de il quotidiano “La Repubblica”. 18.07 19.07 21.07 22.07 23.07 24.07 25.07 26.07 28.07 29.07 30.07 31.07 si si si si Si2 Si2 si Si3 Si si Si si si si si si si si si si si si si si esp geo r. all. emer dis. trag. paura disp Morti vitt Evac sfoll alluveson fango frana/e pioggia Data Tab 6.8 Vocabolario dell’emergenza nei quotidiano “La Repubblica” dal 19/07/1987 al 31/07/1987 si si si si si si si si si si Si2 si si si si si Si3 si si2 si La tabella 6.8 presenta delle caratteristiche differenti rispetto a quella tracciata per “Il Corriere della Sera”. Innanzitutto il vocabolario è più generico: “frana” e “fango” ritornano ad essere ripetuti più volte rispetto ad “alluvione ed “esondazione”; in questo caso si può affermare che la scelta dei termini inseriti nei titoli si avvicina maggiormente a quelli utilizzati all’interno della stampa locale. Come si può notare, infatti, mentre “pioggia”, “frana” e “fango” compaiono con una frequenza complessiva di 12 volte, gli altri due sono presenti nei titoli solo 3 volte. Anche la paura viene espressa attraverso una terminologia differente: “tragedia” e “disastro” compaiono rispettivamente 4 e 5 volte confermando uno stile con sfumature più interpretative che descrittive. Il termine più utilizzato resta, tuttavia, quello inerente alle vittime: è inserendo la conseguenza più drammatica dell’evento all’interno dei titoli che l’emergenza viene comunicata sia nel “Corriere della Sera” che ne “La Repubblica”. I “tecnici” sono più nominati sia in confronto al giornale precedentemente analizzato, sia in confronto a quello sul quale ci soffermeremo tra breve, elemento che sembra orientare i lettori verso una maggiore specificità rispetto alla genericità con la quale è stato espresso il “fatto in sé” Il terzo ed ultimo quotidiano preso in considerazione, ci darà modo di affrontare altri aspetti interessanti riguardanti la presenza di alcune parole nella stampa nazionale. (tab.6.9) 129 Data 19.07 20.07 21.07 22.07 23.07 24.07 25.07 26.07 28.07 29.07 30.07 31.07 Tab. 6.9 Vocabolario dell’emergenza nei titoli del quotidiani “Il Giorno” dal 19/07/1987 al 31/07/2002 piog fra fan alluv evac morti disp. pau trag. dis. e. all. r. gia na/e go eson sfoll vitt. ra si Si2 si si si si si si si Si Si2 Si2 Si3 si si si si si Si2 si si si Si si si si si si si si si si si si si Si4 si2 si si si Si2 si si Si2 esp geo tec Si3 si Si2 si Si2 Si3 Si si si si Si si si si si Come si può notare la descrizione dell’evento ritorna ad essere comunicata attraverso titoli che utilizzano una terminologia non specialistica:se “frana” e “fango” ritornano rispettivamente per 10 e 7 volte, “alluvione” ed “esondazione” hanno una frequenza più bassa, 6 volte di cui, per altro, 3 in una sola giornata. Quest’ultimo elemento è indice del fatto che il termine non è distribuito uniformemente durante tutti i giorni della fase critica dell’emergenza. I “dispersi”, parola utilizzata pochissimo ne “Il Giorno”, compaiono qui molto spesso, così come il “rischio” viene per la prima volta ripetuto per ben 6 volte. Questo dato, insieme con la reiterazione di vocaboli quali “emergenza” e “disastro”, può essere letto all’interno di quello che è l’universo di significato dell’allarme nonostante non compaia mai direttamente il riferimento a quest’ultima parola. Il “rischio” e l’emergenza, d’altronde, evocano un allarme in corso, mentre il “disastro” ne specifica le proporzioni. Anche in questo caso, comunque, l’unità di misura dell’evento restano i “morti” e le “vittime” ripetuti per 11 volte nei titoli presi in esame. 6.6 Conclusioni Gli attori della comunicazione, come abbiamo indicato nella premessa, hanno svolto la duplice funzione di veicolare l’informazione e di orientare la percezione dell’emergenza dei lettori. Per quanto riguarda il ruolo prettamente informativo, esso si è manifestato in modo piuttosto uniforme, sia per quanto riguarda la stampa locale e l’evento del 2002, sia per la stampa nazionale e il disastro del 1987. Dall’analisi della stampa locale non sono emerse significative discordanze nell’esporre l’evento in corso: la comunicazione è avvenuta in modo chiaro e diretto, toccando, giorno dopo giorno, i punti nodali dell’emergenza con dovizia di particolari e, soprattutto, attraverso le indicazioni che potevano maggiormente interessare i cittadini. Le strade percorribili, i numeri aggiornati delle persone evacuate, il lavoro dei soccorritori, le zone ancora a rischio, il monitoraggio delle frane più pericolose: tutto ciò che stava accadendo in quei giorni, dal “fatto in sé” alle informazioni pratiche, ha trovato grande spazio in tutte le testate locali prese in esame. Tutto il resto è passato in secondo piano e le definizioni operative hanno prevalso sulle storie dei singoli e sui pochissimi editoriali presenti.Il “vocabolario dell’emergenza”, composto da una griglia piuttosto ampia di vocaboli, è stato un filtro per comprendere la linea comunicativa del quotidiano o 130 del settimanale in questione. Sicuramente i titoli hanno influito sulla percezione dei lettori ancor prima del contenuto stesso degli articoli: non è tanto la descrizione più o meno specifica di ciò che stava avvenendo, ma è, per esempio, la frequenza di termini quali “tragedia”, “allarme”, “disastro”, che può provocare un’immediata reazione da parte di chi si appresta a leggere un pezzo giornalistico. Ovviamente ciò che abbiamo indicato come “semantica della paura” è commisurato alla gravità dell’evento, tuttavia l’analisi ha dimostrato che, anche di fronte alla stessa situazione di emergenza, alcune testate hanno usato toni più allarmistici di altre. L’analisi dei termini ha anche messo in luce una particolare reticenza da parte di tutti i giornali locali nell’utilizzo della parola “morte”, o meglio, dell’inserimento della stessa all’interno dei titoli. Non leggere in apertura di un articolo il vocabolo in questione, non è solamente un elemento che interessa agli studiosi della comunicazione: anche l’assenza di una parola, infatti, ha un peso e mette il lettore in uno stato d'animo completamente diverso rispetto alla scelta opposta. Non si riflette mai abbastanza, appunto, sul “peso” delle parole, sulla funzione che assumono, soprattutto in contesti precari e delicati. Per questo crediamo sia importante dare un ruolo di primo piano agli attori della comunicazione, affinché siano considerati come dei protagonisti attivi in momenti di crisi che necessitano di un filtro interpretativo il quale, innanzitutto, passa attraverso la costruzione di significati offertaci dai media. 131 Capitolo 7 Strategie di comunicazione nelle situazioni di rischio naturale Marco Lombardi 7.1. Il rischio: evoluzione di un concetto. Il concetto di rischio ha cominciato ad acquistare esplicita rilevanza nelle scienze sociali in coincidenza con la perdita di fiducia nella razionalità, nella ragione e nel razionalismo, in connessione con una progressiva preoccupazione per l’ambiente (luogo dei rapporti tra sistema sociale, ambiente naturale e fisico), manifestazione di una crisi della modernità e della fiducia nel progresso scientifico e tecnologico. Già lo stesso Max Weber proponeva “una distinzione qualitativa tra agire guidato dall’assunzione del rischio, che trascende la banalità quotidiana, e agire guidato dall’eliminazione del rischio, che appartiene alla banalità quotidiana” (Vaccarini, 1998, p. 385) per significare la presa di posizione nei confronti del mondo che ciascun individuo assume nel suo corso di azione (Weber, 1981). D’altra parte, il concetto di rischio non è di per sé una nuova condizione nella storia dell’uomo, ma la comunicazione e la discussione recente intorno a esso hanno favorito l’elaborazione di scenari in cui, la rassicurante determinatezza delle relazioni causaeffetto, è stata sostituita dall’incertezza di un universo probabilistico, dagli effetti perversi e non controllabili (Boudon, 1981), dalle caratteristiche di vulnerabilità sistemica (Cattarinussi e Pelanda, 1981). L’incremento delle probabilità associate all’accadimento di eventi dannosi (pericoli) o piuttosto di delusione delle aspettative (Luhman, 1975) definiscono i nuovi orizzonti della Risikogesellschaft (Beck, 1986), che la politica culturale del dopoguerra europeo avrebbe voluto accuratamente rimuovere. Di fatto, la diffusione di un falso senso di sicurezza ha favorito un processo di rimozione percettiva del rischio che, oggi, rende più difficile rielaborare nuove forme di razionalità limitata (Simon, 1981) che permettano di affrontarlo e di formulare i modi per convivere con esso (Colombo, 1995). L’insicurezza, la scarsità e il rischio diventano allora il limite oggettivo e soggettivo ai processi di sviluppo e ai corsi di azione in quanto, da una parte, i sistemi sociali avanzati non sono più in grado di sostenere un trend di sviluppo necessariamente ottimista esteso a livello globale né, dall’altra, l’individuo trova più alcun supporto nelle ideologie correnti per affrontare i rischi fondamentali dell’esistenza (Habermas, 1975). Una tale situazione di inadeguatezza e di sfiducia, di “rottura” rispetto alle routine è infatti proposta sia nella accezione di “imbarazzo” di Erving Goffman (1969) che di “insicurezza ontologica” di Anthony Giddens (1990). I discorsi fin qui fatti, problematizzano ampiamente il concetto di rischio, il cui calcolo razionale fondato sulla probabilità di subire danni rispetto a un corso di azione frutto di decisione viene messo in dubbio per la mancanza di nuovi standard di razionalità condivisibili, per l’imprevedibilità dei prodotti dell’agire dei soggetti sociali, per la catena di rischio che si genera quando, per evitare un determinato rischio si accetta l’eventualità di correrne un altro. Inoltre, la relazione tra rischio e concetto di sviluppo, propone una accezione diacronica che colloca il prodotto del rischio quale accidente futuro della decisione presente: in tale prospettiva, infatti, l’ipotesi di Ulrich Beck (1986), per cui più la società eleva gli standard di benessere più essa incrementa l’esposizione ai rischi, trova numerosi sostenitori. Un quadro sistematico delle moderne teorie sociologiche sul rischio può essere ricondotto ai primi dibattiti degli anni Settanta, quando l’efficacia della sola analisi statistica del rischio è stata messa in discussione dalle considerazioni sulle implicazioni culturali, etiche e sociali che comporta l’assunzione del rischio da parte di un gruppo sociale. Tali implicazioni hanno permesso di distinguere tra una componente oggettiva, “reale” e statisticamente misurabile, e una soggettiva, culturale, percettiva e comunicativa, del rischio (Starr, 1985). Sulla base di ciò la riflessione nelle scienze umane, dagli anni Ottanta a oggi, è culminata nella affermazione per cui non solo esistono attività umane rischiose ma esistono intere società a rischio. A partire da questa posizione, il 133 dibattito verte attorno alla questione se il rischio sia un carattere qualificante un dato sistema sociale, dunque presente al suo interno, o un tratto trasversale a sistemi sociali, culturali ed economici differenti, proprio della fase di transizione e cambiamento delle società. Per l’antropologia inglese che affronta il problema (Douglas e Wildavsky, 1982) la valutazione del rischio si è ormai affrancata dalla valutazione di tipo probabilistico, per approdare a un orientamento fortemente culturale: sono infatti la cultura e la struttura sociale del gruppo di appartenenza che forniscono i codici di decodifica della realtà, pertanto il rischio è socialmente costruito sulla base di un processo interpretativo soggettivo. Non solo, in quanto prodotto sociale, il rischio ha connotati etici e politici perché la sua assunzione mette in discussione le convenzioni che regolano i livelli di ordine e di potere. Tale prospettiva è stata accusata di un eccessivo grado di sistemicità o di strutturalismo, perché pur introducendo l’aspetto soggettivo della percezione rimanda l’assunzione di rischio a un fattore funzionale di sopravvivenza del sistema sociale, quando, al contrario, la scelta individuale dell’esposizione al rischio precede la valutazione della sua accettabilità sociale. Inoltre, al processo di valutazione e assunzione del rischio si cominciano ad attribuire valenze non necessariamente negative (distruzione dell’ordine), ma positive perché esso è strategia e risorsa per la riduzione del grado di incertezza presente nella società. Da ciò emergerebbero i caratteri di una specifica razionalità sociale propria di ogni cultura nell’affrontare situazioni di rischio le quali sono trasversali a più culture e, nel contesto delle attuali tendenze di sviluppo, pervasive nel sistema globale. In questa prospettiva il fenomeno della globalizzazione, condizione inevitabile dello sviluppo, si impone quale fattore di distribuzione del rischio promuovendo strategie trans-sistemiche di razionalità difensiva (O’Riordan 1983), insieme ad altri fattori che tendono a spostare l’attenzione al rischio nelle scienze sociali dal versante psicologico e antropologico a quello sociologico. Tali fattori, ricondotti ai tratti tipici della modernità e postmodernità, sono la sfiducia e il disincantamento nella scienza e nella tecnologia, l’emergere della conflittualità sociale, la dispersione e frammentazione degli interessi collettivi sempre più declinati a livello locale nel complicato rapporto tra globalismo e localismo. Il rischio, dunque, comincia a essere compreso dagli studiosi delle scienze umane come parte della quotidianità e, pertanto, vengono declinati operativamente i primi specifici ambiti di ricerca per la sociologia: i contesti sociali in cui si definisce il rischio, le sue ricadute sulla società, le modalità con cui viene percepito e, soprattutto, come esso viene comunicato. Secondo un principio di continuità e integrazione, il dibattito è ormai centrato intorno al tema della risk society per cui la società postmoderna sta cedendo il posto alla società del rischio (Beck, 1986). In tal senso, i medesimi fattori sopra indicati introducono la nuova logica della distribuzione dei rischi al posto della precedente logica di distribuzione delle ricchezze. Il contributo di Ulrich Beck alle scienze sociali del rischio si pone come fondamentale per comprendere la riflessione in corso. In particolare, egli sottolinea come la rottura del rapporto tra sistema sociale e natura sia l’evento critico che segna il passaggio tra i due modelli societari, sostenendo innanzitutto le responsabilità che le tradizionali forme di razionalità sociale hanno avuto nel promuovere un percorso di sviluppo e progresso a spese della natura. Nella società del rischio, dunque, il rischio è sempre ecologico per la cesura ormai compiuta tra i due mondi (sociale e naturale); il processo di sviluppo è sfuggito al controllo e si contrabbanda la capacità di controllare gli stessi rischi attraverso l’acquisizione del consenso; le medesime istituzioni sono in situazione di rischio. La pessimistica analisi di Beck ha avuto il pregio, e tuttora ha rilevanza, di avere collocato nella prospettiva ecologica lo studio del rischio, tuttavia approfondito tenendo conto della complessità e della molteplicità di aspetti che il concetto sottende. Inoltre, ha stimolato un dibattito sempre più caratterizzato dalla consapevolezza dell’esistenza di rischi e dalla necessità di fare a essi fronte. Su tale strada, nel corso degli anni Novanta, si è affermato in maniera sempre più consistente il concetto di vulnerabilità, intesa quale carattere (sociale e culturale) proprio di un sistema organizzato rispetto a uno specifico rischio, che funge da amplificatore del danno evidenziando, così, la non linearità della relazione tra lo stesso danno e l’intensità dell’evento stressante. Ciò ha portato al superamento definitivo della classica valutazione probabilistica del rischio - in cui esso (R) è definito come il prodotto del danno (D) associato a un 134 evento che ha una certa probabilità di verificarsi in un intervallo di tempo (Pi/T): da cui la formula R = D * Pi/T - inserendo un complesso fattore di indeterminatezza sociale: la vulnerabilità (Dynes, De Marchi, Pelanda, 1987) Al contempo, questa prospettiva poneva l’accento sulla necessità di elaborare strumenti per prevenire, controllare e gestire i rischi. In conclusione, la teoria attuale, evidenziando la scarsità sia delle risorse disponibili sia dei modelli cognitivi tradizionali, promuove una forma di consapevolezza sociale del rischio, e non di una sua rimozione, che domanda strategie di azione per farne fronte. Se tali sono le considerazioni che ci propone la letteratura sociologica, esse si fondano su alcune osservazioni empiriche che sono evidenza di quanto, rispetto al passato, il modello di sviluppo sia messo in discussione, senza che una alternativa sia stata accettata, e come le stesse politiche di innovazione suscitino spesso resistenza e conflitti, sostenuti da segmenti sempre più ampi dell’opinione pubblica. Questi processi di resistenza sono caratterizzati dall’ampiezza della critica sociale che trova motivazione in una coscienza ecologica diffusa, attenta ai processi decisionali focalizzati attorno alle politiche di sviluppo tecnologico associate alla percezione del rischio. È, infatti, la stessa opinione pubblica che tende a porre le questioni ambientali a confronto e talvolta in alternativa alle questioni dello sviluppo: economia ed occupazione da un lato e tutela delle risorse naturali dall’altro. Oggi, pertanto, ogni scelta tecnologica è, inevitabilmente, una scelta sociale e politica che deve essere valutata in riferimento al suo impatto con l’ecosistema, affinché sia utile al miglioramento della qualità della vita, e alle problematiche ambientali. In particolare queste ultime appaiono sempre più connesse proprio alle scelte tecnologiche (si tratti di un impianto di produzione, di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti o di un aereoporto). In questo contesto, la comunicazione intorno a tali scelte è una variabile dominante: da una parte, la captazione del consenso diventa una strategia di fondamentale importanza; dall’altra, la partecipazione informata diventa uno stile di comportamento collettivo. Spesso vediamo come, per fare fronte alle preoccupazioni diffuse, si risponde alle obiezioni e alle perplessità con argomentazioni di carattere tecnico, cercando di rassicurare l’opinione pubblica sull’affidabilità delle scelte. Tale strategia, tuttavia, da sola non sortisce gli effetti desiderati. Sembra infatti che le resistenze d’ordine sociale siano solo parzialmente giustificate dal timore verso il rischio oggettivamente definibile e quantificabile da parte del sistema scientifico. Una serie di altre motivazioni più squisitamente soggettive, alcune di carattere sociologico ed altre psicologico, è alla base di questi atteggiamenti di “sospetto” rispetto a ogni intervento che impatti sull’ambiente. La percezione sociale del rischio e l’avversione verso certe scelte, soprattutto di carattere tecnologico, non è però imputabile al solo cambiamento qualitativo del rischio stesso. Bisogna innanzi tutto considerare il fatto che si è verificata una aumentata sensibilità per i problemi riguardanti il degrado dell’ambiente, a fronte del quale l’opinione pubblica non riesce a fare la distinzione tra inquinamento e rischi di incidente e quindi confusamente tende ad associare i due problemi. La ricerca sociologica (Martinelli, 1989) ha cercato di mettere a fuoco il problema nel tentativo di far luce su un fenomeno comunque complesso, e ha verificato la ricorrenza di cinque aspetti: tre domande e due considerazioni, la cui non chiara risposta motiva, spesso, l’ostilità della gente (Lombardi, 1993). La prima è una domanda di informazione sulle ricadute ambientali di ogni attività umana, ricadute che possono essere sia dirette che indirette. In particolare, ciò è in riferimento alle attività tecnologiche: la fede nel progresso tecnologico, sulla scorta di scottature più o meno recenti (da Seveso a Chernobyl, per esempio), non è più motivo di aggregazione del consenso. Il cittadino ha fondamentalmente paura perché sente di non dominare, di persona, lo sviluppo tecnologico e di essere esposto a un rischio temibile. Il cittadino ha paura, inoltre, perché non ha fiducia in chi, a livello politico e amministrativo, è preposto al controllo delle tecnologie. La seconda è una domanda di partecipazione dei cittadini alle scelte. La necessità che l’amministrazione locale coinvolga la comunità nei processi decisionali è prepotente. Altrimenti, il tentativo di estromettere di fatto dal processo decisionale coloro che devono convivere con gli effetti di tale decisione produce un irrigidimento della popolazione dal quale non si può prescindere. Se tale volontà di coinvolgimento può essere positiva, tuttavia, essa spesso si sposa con una sfiducia 135 dilagante del cittadino verso i suoi rappresentanti, acuita da una esasperata sensibilità ecologica. Questa sfiducia produce una nuova forma di mobilitazione che qualche volta si manifesta avendo estromesso la legittima e seria volontà responsabile di essere protagonisti del proprio futuro, in favore di una più particolare volontà di tutela dei propri interessi di “qui ed ora”. La terza è una domanda per una più equa ripartizione dei rischi e dei benefici (Beck, 1986). L’analisi empirica, infatti, ha messo in evidenza come la ripartizione rischi/benefici venga generalmente percepita come sbilanciata a scapito della popolazione residente nel luogo dove - per esempio - sarà localizzato un impianto. È stato evidenziato come nella prospettiva dell’opinione pubblica sembrerebbe affermarsi una tendenza a un progressivo spostamento di considerazione dai vantaggi agli svantaggi, sovrastimando i costi, sopportati dalla piccola comunità locale, e sottostimando i benefici, ripartiti, invece, su una comunità più vasta. La sindrome Nimby (Not In My BackYard) è evidenziata da questo bisogno e introduce il tema del localismo. Infatti, Nimby è l’etichetta attribuita all’atteggiamento per cui la soluzione di un problema percepito “a rischio” per l’ambiente è sempre da ricercarsi al di fuori dell’orto di casa (Featherstone, 1990). Dunque, la tutela del proprio interesse locale sembra avere la prevalenza rispetto all’interesse collettivo. Esaurite le tre domande poste dalla popolazione, emergono due considerazioni ulteriori. La prima considerazione evidente è connessa alla dilagante sfiducia per le istituzioni, e ciò si ricollega al problema che la accettazione sociale delle scelte di politica ambientale e tecnologica (tutte percepite come potenzialmente generatrici di rischio) è inevitabilmente mediata, cioè è in relazione alla credibilità delle istituzioni che sono chiamate a garantire l’affidabilità delle soluzioni tecnologiche e gestionali. La seconda considerazione è in relazione al contesto comunicativo in cui oggi avviene l’informazione che concerne il rischio, dove emerge chiaramente la propensione dei mezzi di comunicazione a enfatizzare le notizie relative allo stato ambientale, sviluppando una comunicazione crescente per intensità ma caratterizzata da un sensazionalismo con una spiccata propensione allarmistica, a discapito del contenuto informativo. Le questioni sopra indicate sono tra i fattori significativi che determinano l’accettabilità di convivere con un rischio. Nella vita quotidiana, infatti, gli individui non accettano né rifiutano il rischio di per sé o considerato isolatamente, ma ne valutano il grado di accettabilità nel contesto di un corso di azioni che prevede una serie di nodi decisionali da risolvere e di valutazioni da prendere in termini di costi e di benefici. In sostanza, l’attribuzione di “rischioso” non è assoluta ma contestualizzata, dunque risente di fattori culturali, formativi e informativi che provocano modifiche nella definizione del rischio medesimo quanto l’eventuale rimozione di cause oggettive che hanno concorso a quella definizione. Per intendersi, l’aumento della velocità nella guida degli automezzi è dovuto sia all’incremento della sicurezza oggettiva a bordo della automobili (dall’ABS agli air bag) ma anche allo stabilirsi di una cultura della velocità che ha permesso di superarne la paura. Certamente, ogni individuo attribuisce propri livelli di rischio alle attività a cui partecipa secondo una prospettiva di attenzione ai benefici, per esempio valutando il rischio associato a una certa tecnologia socialmente accettabile, o ai rischi, per esempio valutando i benefici associati a una certa tecnologia come socialmente convenienti. Ciò porta a dire che, di fatto, una tecnologia - per esempio - dispone di un livello di rischio socialmente accettabile se i suoi benefici sono considerati maggiori dei suoi rischi dalla maggior parte dei membri della società. 7.2. La percezione del rischio. Una prima semplice tipologia del rischio lo distingue in base alla origine, per cui esso può essere naturale o sociale. I rischi naturali, a loro volta, si distinguono in passivi e attivi: i primi sono caratterizzati da uno stressore che non risulta essere intelligente e non possiede obiettivi mirati (un’inondazione o un terremoto); i secondi possiedono uno stressore che ha una seppure rudimentale regola di comportamento e colpisce in modo mirato (un’epidemia). I rischi di carattere 136 sociale sono anch’essi distinguibili in due tipi, volontari e involontari, dove la volontarietà è data dalla libera scelta del soggetto di esporsi o meno al rischio. Queste sono due caratteristiche concettuali profondamente differenti, in quanto il singolo individuo, sulla base di un’istintiva e personale analisi costi/benefici, considera nel primo caso il rischio compensato dai vantaggi a esso collegati, mentre ciò non avviene nel secondo caso. Una così semplice organizzazione tassonomica del rischio, tuttavia, ha una valenza limitata in quanto non tiene ancora conto del fatto che l’individuo basa le sue valutazioni di rischiosità non tanto sulle previsioni statistiche (per esempio, il possibile numero di morti), ma sulle caratteristiche qualitative, cioè sulle proprietà percepite della fonte del rischio e della situazione (Tav.1). Tav. 1 - Le variabili di percezione del rischio Controllato Familiare Temibile Immediato Latente Specifico Recuperabile Non controllato Sconosciuto Poco temibile Differito nel tempo Presente A -specifico Irreversibile In sostanza, ogni individuo elabora uno specifico grado di disponibilità all’esposizione al rischio che è frutto dell’ informazione e formazione ricevuta, della propria esperienza e di quella condivisa con la sua rete relazionale significativa, di caratteristiche sociali e psicologiche che lo contraddistinguono. In questo contesto, la percezione del rischio gioca l’importante ruolo di orientamento del significato attribuito a una situazione rischiosa, secondo un insieme di parametri che organizzano il rischio medesimo. Così, una immagine percettiva sottostimata del rischio si basa sul carattere di controllabilità del rischio stesso, oltre alla sua associazione a situazioni di familiarità, altamente specifiche e confinate, e a danni non permanenti ma recuperabili. Certamente, si potrebbe discutere a lungo sulla classificazione oggettiva del rischio ma, per quanto ci interessa, è sufficiente evidenziare come ogni attore sociale assuma propri e autonomi livelli di giudizio nell’attribuire il grado di rischio all’attività oggetto di valutazione (Drottz-Sjoberg, 1991). Egli elabora un proprio grado di esposizione al rischio, che appare come la manifestazione degli stati d’ansia e di paura che rientrano nell’immaginario sociale, tanto che determinate tecnologie giungono ad assumere il valore di capro espiatorio destinato a concretizzare gli stati generali di ansia, di paura per la sopravvivenza, generati nella collettività dalle modalità di vita della società industriale e da ciò che sarà il suo futuro. E’ sulla base di questo giudizio di valore autonomo che ciascun gruppo elabora le proprie strategie di reazione di fronte all’eventuale manifestarsi dei rischi sia naturali sia “prodotti dall’uomo”. Un ormai classico studio americano ha cercato di evidenziare lo scostamento esistente tra rischio percepito e rischio reale, stimando quest’ultimo sulla base di valutazioni degli esperti assicurativi in funzione del costo biologico (numero di morti) ed economico (per cure sanitarie, per perdita di competenze, ecc.) che una attività rischiosa procura annualmente negli Stati Uniti. Si è così generata una prima classifica che ha permesso di misurare il rischio e definire i costi specifici (per esempio i premi assicurativi) associati a ogni attività. Contemporaneamente, intervistando un campione di cittadini si è registrata la valutazione del rischio percepito per ciascuna di quelle medesime attività. In pratica, si è chiesto a ciascun intervistato di ordinare le attività proposte a partire da quella considerata più rischiosa a quella considerata meno rischiosa, in base alla sue conoscenze, esperienze e impressioni. Si è così generata una seconda classifica che esprime il valore soggettivo attribuito a ogni attività rischiosa (Tav.2). Il risultato è che il fumo, al primo posto come rischio “reale”, è al quarto come rischio percepito; l’energia nucleare si trova al primo posto nelle paure di donne e uomini, ma solo al ventesimo come rischio “reale”, dopo le ferrovie. Quanto 137 è più interessante, nelle predisposizione delle strategie di comunicazione, è che il comportamento individuale è mosso in ragione della percezione soggettiva del rischio e non della sua stima “reale” e, in particolare, che il processo comunicativo e informativo riguardante il rischio è profondamente caratterizzato dai livelli percettivi di esso. Tav. 2 - La percezione del rischio e il rischio stimato dagli esperti rispetto ad alcune attività secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti nel 1990. Donne Uomini Donne e Uomini Il rischio secondo gli esperti in in carriera ordine di stima da max. a min. T C D A F B K Q b H P L N d U M S E G R X I W J a Z V c O Y 138 T D A B C F B Q R P H A D L K S I N E Z C U J M X W O V Y G D F C A B P Q T H N K U L M b X G S E J W R d I V c O a Y Z Fumo Bevande alcoliche Veicoli a motore Armi da fuoco Energia elettrica Motociclette Nuoto Chirurgia Raggi X Ferrovie Aviazione in generale Grandi lavori Biciclette Caccia Elettrodomestici Incendi Attività di polizia Contraccettivi Aviazione commerciale Energia nucleare Scalate in montagna Impianti di potenza Calcio a scuola Sci Vaccinazioni Coloranti alimentari a. Conservanti alimentari b. Pesticidi c. Antibiotici d. Spray 7.3. La comunicazione del rischio Quanto sottolineato nei paragrafi precedenti sostiene la nostra tesi per cui la dimensione soggettiva del rischio e la sua percezione orientano i processi di comunicazione in situazione di emergenza, nei quali il rischio è messo a tema o comuqnue percepito come carattere qualificante la situazione della comunicazione. Ulteriori approfondimenti mostrano che, a livello individuale, il processo di attribuzione di senso e decodifica del messaggio è certamente razionale, se si analizzano i passi che lo caratterizzano. L’individuo, infatti, segue un percorso che lo porta a valutare la probabilità e l’intensità del rischio, le possibili opportunità a sua disposizione e le conseguenze relative alle differenti scelte, per arrivare a preferire l’azione considerata più vantaggiosa. Dunque il processo è in sè razionale. Ma in situazione di crisi gli individui tendono a manipolare le informazioni, relative alla realtà nuova in cui sono immersi e utilizzate nel processo di decodifica, con l’obiettivo di ridurre la “dissonanza cognitiva”, cioè per cercare di condurre a modelli interpretativi consolidati una situazione non dominata cognitivamente. In questo caso la razionalità del processo di attribuzione di senso non garantisce un risultato interpretativo aderente alla realtà, in quanto costruito su una base di dati manipolata. Così l’indivudo fa opera di sovra-semplificazione e di normalizzazione, cercando di condurre, forzosamente, a schemi di senso già acquisiti realtà che sono qualitativamente differenti. Oppure, si sovra-stimano alcuni eventi per loro caratteristiche specifiche e non per il danno “reale” che possono causare. L’emergenza, dunque, come luogo deputato di manifestazione del rischio e della complessità, evidenzia la necessità di impiegare processi comunicativi efficaci e finalizzati a sviluppare comportamenti adattivi che, tuttavia, possono essere inficiati dalle pratiche manipolative dei fruitori e delle stesse fonti. Il crisis management della comunicazione diventa, cioè, un momento strategico e originale per le competenze che richiede. Un’ulteriore considerazione rispetto a questa particolare situazione rimanda alle due immediate domande che sorgono nel momento in cui un individuo si trova in una situazione nuova, come è ogni situazione di rischio associata a un certo grado di indeterminatezza. Esse sono: “che cosa è successo?” e “che cosa devo fare?”. In particolare, la prima domanda esprime bene tutto il bisogno di contestualizzazione e di attribuazione di senso (cioè di interpretazione) necessario per poter avviare un percorso di azione, coerente con la specifica situazione. Questa domanda di informazione che sorge spontanea può essere descritta da una “curva della domanda” e da una “curva della risposta”, rappresentate su un piano in cui si può leggere il passare del tempo dall’impatto dell’evento critico e l’intensità della domanda (Tav. 3). In tal modo la distanza tra le due curve mostra il “vuoto informativo”, la non risposta alle domande, il perdurare dell’incertezza generatrice di stress, la quota di vulnerabilità. Tuttavia, quest’area sottesa alle curve ha significati diversi: quando maggiore è la curva delle domanda (area grigia nella tavola, il caso di “troppe domande senza risposta”) le domande senza risposta rendono fallace ogni interpretazione per mancanza di dati; quando maggiore è la curva delle risposte (area bianca nella tavola, il caso di “troppe risposte a poche domande”) il surplus di informazioni rende insufficienti i modelli interpretativi dei recettori. In entrambi i casi, dunque, la gestione comunicativa non è efficace e non risolve lo stato stressante, di esposizione al rischio perdurante, che affligge l’individuo. Dunque, si può trarre una prima conclusione: il processo comunicativo e informativo in situazioni di esposizione al rischio ha caratteristiche proprie e specifiche; le risposte alle domande devono essere puntuali e non creare situazioni di ridondanza né di selezione problematica dei contenuti; la strategia è sempre orientata a ottenere l’attivazione di comportamenti adattivi alla situazione. 139 Sul piano della comunicazione mass mediale, l’osservazione dei percorsi comunicativi ci permette di affermare che la comunicazione del rischio tende a una progressiva generalizzazione delle issues a partire dal tema specifico che l’ha generata, mano a mano che ci si allontana dal tempo dell’impatto, della manifestazione dell’evento. Per esempio, dallo specifico rischio connesso all’incidente nucleare di Chernobil (nel 1986), la comunicazione si è poi spostata al tema più generale dei rischi sottesi all’impiego dell’energia nucleare; dall’incidente di Seveso con rilascio di diossina (1976) al dibattito sulla legittimità, comunque, dell’aborto, indipendentemente dalle ragioni che lo hanno reso possibile durante la specifica emergenza (casi di gravidanze a elevato rischio a causa dell’inquinamento). Ciò definisce una specifica strategia della comunicazione per il fatto che, sia la soggettività su cui si fonda la percezione del rischio, sia l’elevato grado di incertezza di cui esso e l’evento correlato sono connotati, permettono di avviare processi di mutamento significativi in cui, la ridefinizione dei modelli cognitivi di una realtà differente si fonda soprattutto sul processo comunicativo in un contesto di ampia segmentazione del target e di sua permeabilità (Lombardi 1993). In sostanza, ritornando alla Tavola 3 precedente: nella prima fase di vulnerabilità (area grigia) l’informazione mediatica è interessata a divulgare informazioni per rispondere alla due domande che promuovono il processo comunicativo (“Cosa è successo?” “Cosa devo fare?”) e i media tendono a rapportarsi funzionalmente alle fonti istituzionali; nella seconda fase di vulnerabilità (area bianca), i media sono autonomi rispetto alla fonti ufficiali e rispondo ai nuovi bisogni complessi di informazione fornendo i modelli interpretativi della realtà (“Ti spiego cosa è successo”), via via allontanandosi dall’evento che ha generato la crisi. Di massima, si può affermare che gli attori interessati al processo di comunicazione (fonti, media e pubblico) rielaborano il messaggio veicolato rispetto a una logica che è loro propria e utilizzano un vocabolario auto-referenziale (codice) rispetto al sistema complesso che tutti e tre costituiscono. Per esempio, un’emittente istituzionale tende a produrre comunicazione problematizzando gli aspetti di consenso e di opportunità, in riferimento alla adesione latente che richiede al suo pubblico. Un pubblico che, comunque, interpreta i contenuti e attribuisce senso alla comunicazione tenendo conto del proprio assetto simbolico, del quadro di relazioni sociali in cui è inserito e della specificità della situazione in cui si trova. Ma tale messaggio è, sempre, veicolato dai media che, a loro volta, lo rielaborano alla luce dei vincoli, delle regole e degli obiettivi che li organizzano. In questo generale quadro di riferimento, si colloca il processo comunicativo della crisi e della situazione “a rischio”, cioè in riferimento a oggetti che possono essere percepiti come portatori di “danno” (destabilizzazione, incertezza, indeterminatezza ...). In generale, appare evidente come la politica comunicativa in funzione della risposta adattiva alla crisi debba tenere conto della situazione in cui 140 si attua, cioè del momento preventivo oppure del momento gestionale, e degli obiettivi che si pone, siano essi operativi oppure cognitivi (Tav.4.). Tav. 4. Le modalità della politica comunicativa politica comunicativa di tipo emergenza situazione di prevenzione operativo cognitivo orientare i comportamenti di una popolazione a rischio fornire i codici di cultura operativa ai diversi livelli del sistema sociale definire la situazione per una popolazione a rischio massimizzare la funzionalità civica generale (“sub-cultura dell’ emergenza”) Le quattro modalità che così si generano definiscono quattro diversi ambiti della comunicazione del rischio che orientano gli obiettivi della comunicazione e, conseguentemente, le strategie da mettere in atto. In ogni caso, la gestione della comunicazione in situazione di crisi mostra una struttura stabile della comunicazione che conferma l’esistenza di un triangolo relazionale costituito da • • • le autorità e le istituzioni preposte alla comunicazione o alla gestione del rischio, cui spetta anche anche normativamente l’informazione del pubblico; i media che sono i mezzi del processo comunicativo con la funzione di “amplificatori” dei messaggi; il pubblico, dunque i cittadini che sono i destinatari ultimi dell’intero processo. L’analisi empirica svolta ci permette di evidenziare alcuni nodi problematici che complicano le relazioni tra questi attori. Il rapporto tra istituzioni e media, infatti, sembra essere affetto dai seguenti problemi: • • • • • • il tempo: le autorità tendono a raccogliere tutte le informazioni rilevanti, elaborare il messaggio secondo una propria prospettiva e, quindi, fornire l’informazione. I media, al contrario, vogliono essere informati “ora”, senza accettare dilazioni temporali, secondo la presupposizione di “oggettività” della descrizione dell’evento; la fonte: le autorità preferirebbero essere l’unica fonte di riferimento. I media preferiscono riferirsi a più fonti, possibilmente in contrasto tra loro; la responsabilità: le autorità devono prendere decisioni che hanno conseguenze giuridiche, economiche e politiche. I media preferiscono indurre il pubblico a valutare la responsabilità rispetto alla sua specifica situazione di “vittima” dell’evento e target della comunicazione; la conoscenza: le autorità desiderano poter considerare ogni aspetto della situazione per elaborare una visione complessiva e complessa della situazione. I media cercano di “volgarizzare” la prospettiva iper-semplificando le informazioni secondo una prospettiva di “mercato”; le priorità: in genere i media e le autorità non condividono il medesimo punto di vista circa “le cose importanti” che sono da dire al pubblico; la credibilità: a causa delle caratteristiche della crisi (turbolenza, incertezza ...) le autorità possono sbagliare nel fornire le informazioni. Tale errore, in genere, è valutato dai media come un atto disonesto voluto e non causato da una oggettiva situazione difficile. 141 La specificità della relazione tra le istituzioni e il pubblico evidenzia, a sua volta, altri nodi problematici: • • • la credibilità: i fattori che determinano la credibilità del messaggio fanno riferimento alla percezione, da parte del pubblico, di accuratezza, di precisione e alla legittimità riconosciuta agli attori che partecipano al processo comunicativo; la fiducia: è una risorsa spesa dalle fonti dell’informazione durante il processo della comunicazione, ma è accumulata dalle medesime fonti nel tempo precedente la crisi; la mancanza di dati e di tempo: la comunicazione in situazione di rischio spesso chiede di elaborare messaggi quando non si hanno dati sufficienti per descrivere la situazione stessa, né il tempo per reperirne di ulteriori. Infine, anche il rapporto tra lo strumento della comunicazione, cioè i media, e il pubblico risente di altri problemi: • • • • la comprensione: il comunicatore deve predisporre il messaggio usando i codici e i modelli cognitivi già impiegati dal pubblico, prestando attenzione alla situazione di possibile dissonanza cognitiva in cui esso si trova; l’attenzione del pubblico: il pubblico domanda informazioni circa la crisi e molteplici sono gli aspetti che lo interessano. Il comunicatore deve trovare le modalità per focalizzare l’attenzione del pubblico sull’aspetto che il comunicatore stesso reputa “rilevante”; lo statuto di verità: i media godono di un proprio statuto di autorità e di legittimità a comunicare indipendente rispetto al contesto della comunicazione stessa, con la conseguente accettazione “acritica” del messaggio, favorita dalla situazione di incertezza e dal bisogno di informazione che caratterizza ogni crisi; le funzioni proprie dei media: in situazione di crisi, le cosiddette funzioni di gatekeeper (selezione dell’informazione) e di agenda setting (gerarchizzazione dell’informazione) proprie dei media non sempre rispondono al bisogno di gestione della crisi stessa, ma piuttosto sono funzionali al mantenimento della stessa struttura mediale. In generale, dunque, può essere utile evidenziare alcuni percorsi che, nella nostra prospettiva, potrebbero essere adottati dalle istituzioni, in particolare dalla Pubblica Amministrazione, per favorire l’importante processo della comunicazione. Tali percorsi specifici rimandano a variabili individuali e soggettive oltre che a variabili strutturali e organizzative: • • • • 142 acquisizione di un linguaggio comprensibile: ciò significa diffondere l’uso di un codice comunicativo che non sia più, come ora, di ostacolo alla relazione; acquisizione di nuove capacità di relazione con il pubblico: il processo comunicativo mette a nudo l’operatore e l’operato della pubblica amministrazione richiede una specifica formazione focalizzata alla acquisizione delle competenze per comunicare. domanda una chiara razionalizzazione del ruolo cerniera che gli operatori svolgeranno quali rappresentanti concreti di un fantasma organizzativo; stabilità dell’organizzazione e acquisizione delle professionalità: il livello organizzativo e le professionalità presenti nelle istituzioni non sembrano essere ancora all’altezza del mercato dell’informazione. Entrambi gli aspetti, tuttavia, sono centrali per lo sviluppo di una efficace comunicazione istituzionale che richiede, per esempio, capacità nell’orientare il lavoro delle agenzie, nel dialogare con esse e con i media per elaborare i messaggi adeguati ai bisogni della realtà; routinizzazione del processo comunicativo: spesso le dinamiche sociali diventano oggetto della comunicazione solo in situazioni critiche per la collettività. Al contrario, è raro l’intervento comunicativo orientato alla prevenzione e collocato nella quotidianità. Tuttavia, è solo all’interno di una comunicazione costante e puntuale che le istituzioni possono rinegoziare il rapporto con i cittadini, ricostituendo il bagaglio di fiducia necessario per definirsi come fonte autorevole e credibile. Le considerazioni finali evidenziano chiaramente come non si possa gestire la comunicazione durante una situazione di rischio se non si è preparati a farlo: le istituzioni, le organizzazioni e i media hanno bisogno di elaborare le politiche comunicative della crisi durante la normalità. Infatti, è in questo periodo che esse hanno la necessità di sviluppare politiche formative e informative costanti, per perseguire l’obiettivo di diffondere tra la popolazione una cosiddetta “sub-cultura della crisi”, che comprende quella quota di conoscenze comuni, fatte di codice, di linguaggio e di informazioni, che favoriscono il comportamento adattivo durante l’emergenza. Ma, soprattutto, è nella quotidianità del rapporto con i cittadini che le istituzioni possono capitalizzare la quota di fiducia necessaria per raggiungere un sufficiente grado di credibilità che permetta al messaggio di penetrare. Probabilmente, questo obiettivo è prioritario rispetto ad altri, in quanto il carattere di credibilità attribuito a una fonte favorisce nel pubblico l’esercizio di una funzione paragonabile a quella di gatekeeper propria dei media: infatti, se il pubblico non “crede” nell’emittente, il messaggio che essa comunica ha pochissime probabilità di successo, anche durante un allarme o una crisi, anzi la stessa emittente è selezionata, negativamente o positivamente, proprio in funzione del grado di fiducia <> credibilità attribuito. D’altra parte, le crisi tendono a rendere palesi i conflitti latenti e, dunque, le relazioni tra istituzioni, media e pubblico risentono del livello di conflittualità latente nel sistema sociale. In particolare, ciò avviene quando la causa della crisi è attribuibile a un attore del medesimo sistema sociale, favorendo con ciò la nascita di opposti schieramenti. Oppure, quando i danni della crisi non sono significativamente misurabili con perdite di vite umane; o quando, la distanza temporale dall’impatto scatenante la crisi è tale per cui l’attenzione sociale è ormai concentrata sulle attività di ripristino della normalità, dove la componente economica e politica è rilevante. Sulla base di tali presupposti si può dire che non è efficace elaborare la gestione comunicativa della crisi durante il manifestarsi della crisi, perché la sua efficacia dipende dalle specifiche attività di prevenzione che sono state attuate. In un qualche modo, una situazione di forte difficoltà per il sistema si supera utilizzando le risorse - conoscitive, organizzative ed economiche - che sono state preventivamente accumulate. E’ certamente importante ricordare che, durante la crisi, le istituzioni, i media e il pubblico devono essere pronti a gestire un flusso informativo inusuale: operativamente significa elaborare canali comunicativi “robusti”, cioè non influenzabili dalla situazione specifica, e utilizzare strumenti tecnologici adeguati. Sul piano della relazione con il pubblico, le istituzioni hanno la necessità di imparare ad attrarre l’attenzione: la competizione tra i differenti attori della comunicazione è sempre elevata, ma per questo le istituzioni devono essere attive, non reattive, imparando a utilizzare le nuove tecnologie della comunicazione e conoscendo le condizioni di lavoro dei media in caso di crisi. Inoltre, esse devono farsi capire: ciò significa non dovere ricorrere a ulteriori “traduzioni” del messaggio, ma elaborarlo utilizzando i codici propri del pubblico e non della fonte della comunicazione. 7.4. Strumenti e strategie per comunicare: l’organizzazione del processo della comunicazione In forma didascalica e schematica, si vogliono fornire, a conclusione del percorso di riflessione teorica e di ricerca empirica condotto, alcune linee guida per la comunicazione dei rischi naturali che possono essere sintetizzate nei seguenti criteri che informano la comunicazione del rischio: • le fonti devono dimostrarsi sempre corrette ed oneste; 143 • • • • • • le informazioni sono focalizzate su argomenti specifici e non generalizzare; si deve prestare attenzione a quanto il pubblico già conosce per elaborare il messaggio; cioè è necessario attenersi ai bisogni del pubblico (cognitivi, linguistici e operativi) e contestualizzare il rischio (cioè comunicarlo rispetto a quanto è successo e in relazione all’ambiente specifico); le informazioni sono fornite solo per quanto necessarie a risolvere il nodo decisionale e cognitivo del pubblico secondo uno schema che proponga un’organizzazione gerarchica dell’informazione, in modo che chi cerca una risposta la trovi immediatamente e chi desideri i dettagli sia in grado egualmente di trovarli; nel processo comunicativo riconoscere e rispettare i sentimenti e i modi di pensare del pubblico e riconoscere i limiti della conoscenza scientifica, che uno strimento privilegiato della comunicazione del rischio ma non per questo nè l’unico né infallibile; infine riconoscere l’ampia influenza e gli effetti che il rischio ha sulle dinamiche sociali per essere coscienti delle ricadute ampie che la comunicazione del rischio ha nel sistema sociale. I principi di cui sopra trovano ragione in una lettura del processo comunicativo che riprende e rielabora gli ormai superati schemi della comunicazione lineare e trasmissiva, e presuppone la risposta alle sei domande che seguono intese come quadro di riferimento per la comunicazione del rischio: 1. 2. 3. 4. Why (perché): quali sono le ragioni della comunicazione? Who (chi): chi è il soggetto, la fonte della comunicazione? When (quando): quando avviene il processo comunicativo, quali sono i suoi tempi? Where (dove): in quale contesto si comunica sia in relazione all’evento (origine) sia in relazione al sistema della comunicazione (strumenti)? 5. What (che cosa): quale messaggio viene comunicato? 6. Whom (a chi): chi sono i destinatari, a chi si rivolge la comunicazione? Why (perché): l’obiettivo della comunicazione può essere distinto in due momenti con caratteristcihe differenti: 1. Prima dell’emergenza a. b. c. d. Rassicurare circa il rischio locale. Informare sulle modalità/qualità di intervento istituzionale/dell’organizzzazione. Formare e addestrare la popolazione e i responsabili dei media. Informazioni “in pillole” per mantenere continuità dell’informazione: sistematicità e periodicità. 2. Durante emergenza a. Informare con accuratezza e completezza su quanto è successo o sul rischio a cui si è esposti; b. Fornire indicazioni su comportamenti operativi da tenere; c. Comunicare sugli sviluppi della situazione e le azioni intraprese per affrontare la situazione. 144 Una efficace comunicazione del rischio è in grado di: • • • • • Ridurre il livello percettivo della crisi. Mantenere al minimo il risultato dell’impatto sul sistema colpito. Promuovere il controllo, anche mediatico, della situazione. Garantire una rapida trasmissione e una efficace e credibile comprensione dei messaggi relativi alla crisi. Far sì che i messaggi diano adito ad azioni adattive appropriate e significative. Al contrario una inefficace comunicazione di crisi ha il risultato di: • • • • • • • Incrementare il livello di ansia, preoccupazione e paura del pubblico. Promuovere le voci e i “rumori”. Favorire una non corretta percezione del rischio. Favorire un allarme esagerato. Rendere più probabili i danni. Promuovere un immagine negative dei gestori della crisi. Fare perdere credibilità e fiducia nei gestori della crisi. Who (chi): la fonte della comunicazione del rischio o in situazione di emergenza è opportuno che: • • sia conosciuta dal pubblico e goda di un rapporto di fiducia e credibilità attestato nella quotidianità; non sia percepita nei suoi possibili ruoli “politici” ma piuttosto per i suoi ruoli “tecnici”. Come si evince dalla ricerca empirica presentata in questo rapporto, che d’altra parte conferma studi precedenti, ad eccezione della figura del proprio sindaco, solo ruoli tecnici (protezione civile, esperto, ecc.) hanno un livello di penetrazione nel pubblico efficace. La fonte che comunica deve evitare alcuni errori ricorrenti e pericolosi quali: • • • • • • • Impreparazione: “questo non può capitare a me!” Assenza: non essere immediatamente sul posto. Ignoranza: non conoscere i bisogni del pubblico. Silenzio: non comunicare. Distanza: “la mentalità della sala crisi come bunker”. Costruzione: raccontare di tutto eccetto che la verità. Improvvisazione: non conoscere gli standard e le regole. Per essere preparati a comunicare in queste situazioni, è opportuno che la fonte conosca le domande più frequenti che vengono proposte dai media nelle situazioni di rischio o crisi: • • • • • • • • • Quale è il suo nome e il suo ruolo? (al portavoce) Cosa è successo? Quando è successo? Dove è successo? Cosa state facendo? Chi è coinvolto? Quali sono le cause? Cosa contate di fare rispetto alle cause? Qualcuno è ferito o morto? Chi sono? 145 • • • • • • • • • • • Quali sono stati i danni? Quali sono le conseguenze su (…ambiente, popolazione, ….) Quali sono le misure di sicurezza da adottare adesso? Chi è il colpevole? Di chi è la colpa? Di chi sono le responsabilità? E’ mai successo prima qualcosa di simile? Che cosa potete dire alle vittime? C’è pericolo ora? Quali sono i problemi per la popolazione? Quanto costano i soccorsi? Quando possiamo avere un aggiornamento? When (quando): l’attivazione del processo di comunicazione del rischio si avvia in un istante quanto più prossimo alla manifestazione del rischio medesimo o alla diffusione di un allarme di rischio tra il pubblico. La necessità di immediatezza si spiega quale risposta al primo bisogno cognitivo emergente. In tal caso, il primo attore/fonte della comunicazione definisce nel suo pubblico il quadro cognitivo di riferimento che non solo fornisce senso alla situazione ma diventa quadro di confronto rispetto a quanto verrà successivamente comunicato. Questo tipo di comunicazione immediata può anche limitarsi a dichiarare la conoscenza della presenza di un rischio da parte delle istituzioni competenti alla gestione, l’avvio delle azioni necessarie al contenimento, il rimando temporale alla prossima comunicazione (esempio: “siamo sulla palla, le autorità sono informate e stanno provvedendo. Informazioni dettagliate saranno fornite entro X minuti”). In particolare, si sottolinea l’importanza di “chiudere l’orizzonte temporale” della comunicazione, informando sempre sul successivo appuntamento. Ciò ha il vantaggio sia di ridurre la dimensione dell’incertezza associata alla percezione del rischio sia di evitare una comunicazione “on demand” promuovendo, al contrario, un processo sistematico di relazioni. Where (dove): la comunicazione del rischio si attua in un contesto specifico di rischio e utilizza strumenti mediatici. Questi ultimi perseguono strategie proprie dovute al carattere di elevata notiziabilità specifico dell’oggetto associato al rischio e/o della crisi manifesta, che spesso si concretizzano in: • • • • ricerca dello scoop; informazione distorta, sia a causa della scarsa robustezza del canale sia per una “distorsione strategica” del medium; ricerca del colpevole; dinamicità elevata: i media sono rapidi, arrivano prima delle istituzioni e vogliono comunicare subito. Il sistema della comunicazione è, dunque, un luogo complesso a rete in cui è necessario: • • • • • 146 definire relazioni funzionali tra i nodi della rete: i media sono partner con cui definire la collaborazione prima che si manifesti la necessità; riconoscere la specificità dei ruoli di ogni attore: pianificare la comunicazione come ogni altra attività orientata ad affrontare/ridurre il rischio; promuovere attività di formazione e sensibilizzazione reciproche tra operatori dei media e operatori dell’emergenza; favorire il coordinamento dell’informazione; predisporre un “team” per la gestione comunicativa della crisi (inserire il portavoce nel gruppo di gestione della crisi); • comunicare per mezzo di un solo credibile portavoce (esempio: la responsabilità è del sindaco il quale si avvale di uno o più esperti/tecnici). What (Che cosa): il messaggio, in situazione di rischio, è decodificato dal pubblico in funzione delle conoscenze pregresse e delle caratteristiche culturali proprie degli attori interessati al processo comunicativo. Pertanto, l’efficacia del messaggio è anche risultato delle azioni informative e formative promosse “nella normalità”, prima che emerga una consapevolezza di essere esposti a rischi. Il messaggio elaborato deve essere in grado di: • • • • Avere potere definitorio (spiegare le cose); Anticipare le domande del pubblico, conformente ai suoi bisogni (proattivo non reattivo); Essere flessibile, cioè transitabile senza mutare significato su più canali della comunicazione; Sviluppare una strategia coesiva (promuovere la coesione del sistema sociale). Whom (A chi): la popolazione è il target della comunicazione e dunque è necessario conoscerne le caratteristiche e il bisogno informativo specifico per dare una risposta al bisogno cognitivo con un linguaggio adeguato al pubblico (misurato sulle competenze del pubblico e non della fonte), in un processo che non dia nulla per scontato e si dimostri sempre trasparente, garantendo la massima fruibilità dell’informazione. 7.5. Conclusioni Nel corso della ricerca si è avuta occasione di approfondire il rapporto, spesso problematico, con gli operatori della comunicazione perseguendo l’ipotesi di elaborare e condividere un Decalogo di comportamento per la comunicazione dei rischi naturali nell’area Mediterranea. In particolare, durante il Forum dei Comunicatori del 28 e 29 ottobre 2004, a Barcellona, è stata discussa e presentata una prima bozza che tiene conto delle riflessioni e delle ricerche effettuate. Decalogo della comunicazione sui rischi naturali nelle area del Mediterraneo Occidentale: 1) L’obiettivo della comunicazione sui rischi naturali è di prevenzione nei confronti del rischio medesimo e promozione della sicurezza delle popolazioni. 2) Le Pubbliche Amministrazioni hanno il dovere di facilitare l’accesso all’informazione sui rischi naturali da parte dei cittadini 3) L’informazione sui rischi naturali diffusa dai comunicatori ha come obiettivo prioritario la tutela delle vittime. 4) I comunicatori, le pubbliche amministrazioni e la comunità di scienziati ed esperti collaborano tra loro per favorire una comunicazione sui rischi naturali orientata alle strategie di prevenzione. 5) I comunicatori sui rischi naturali collaborano sistematicamente, anche al di fuori dei momenti di allarme e di gestione della crisi. 6) In una situazione manifesta di rischio naturale, i criteri della comunicazione devono essere uniformi e coerenti, i contenuti devono essere chiari e comprensibili, al fine di permettere l’attuazione di misure di prevenzione e auto-protezione da parte dei cittadini. 7) La comunicazione dei rischi naturali favorisce la riflessione e l’elaborazione, contribuisce all’educazione dei cittadini, evita allarmismi ingiustificati. 147 8) Le Pubbliche Amministrazioni favoriscono una comunicazione sistematica, anche attraverso i media, sui rischi naturali per promuovere la formazione continua dei cittadini. 9) Chi comunica con il pubblico in situazione di crisi deve sia disporre di dell’informazione necessaria sia avere le competenze specifiche delle modalità di comunicazione nella situazione di crisi. La Pubblica Amministrazione e le Aziende dovrebbero provvedere alla formazione necessaria a questi comunicatori. 10) I cittadini opportunamente informati e formati sono meno vulnerabili di fronte ai rischi naturali. La disinformazione o l’assenza di informazione rendono un società più vulnerabile di fronte ai rischi. La bozza presentata è una prima forma di sistematizzazione del cosiddetto “triangolo della comunicazione”, di cui si è precedentemente parlato, con l’obiettivo di definire un sistema di regole valido per i tre attori principali della comunicazione del rischio (Istituzioni, comunicatori e cittadini) nel quadro delle relazioni che intercorrono prima e durante la manifestazione dell’emergenza. In tal senso, essa è un primo risultato operativo che prevede ulteriori sforzi per la negoziazione e diffusione del documento. 148 Bibliografia Beck U. (1986), Risikogesellschaft: Auf dem Weg in eine andere Moderne, Suhrkamp, Frankfurt. Boudon R. (1981), Effetti perversi dell’azione sociale, Feltrinelli, Milano. Cattarinussi B. e Pelanda C. (a cura di) (1981), Disastro e azione umana, Franco Angeli, Milano. Colombo M. (1995), Convivere con i rischi ambientali. Il caso Acna - Valle Bormida, Franco Angeli, Milano. Douglas M e Wildavsky A. (1982), Risk and culture, California University Press, Berkley. Drottz-Sjoberg B. M. (ed.) (1991), Perception of risk, Center for Risk Research, Stoccolma. Dynes R.R., Pelanda C. e De Marchi B. (1987), Sociology of disaster, Franco Angeli, Milano. Featherston M. (ed.) (1990), Global culture: nationalism, globalisation and modernity, Sage, London. Giddens Anthony (1985), The Constitution of society, Polity Press, Cambridge (trad it. La costituzione della società, Comunità, Milano 1990). Goffman I. (1969), La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino, Bologna. Habermas J. (1975), Legitimation crisis, Beacon Press, Boston. Lombardi M. (1993), Tsunami. 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(1981), Il metodo delle scienze storico sociali, Einaudi, Torino. 149 Capitolo 8 L’analisi comparativa internazionale Marco Lombardi Come indicato in premessa, la ricerca ha utilizzato un questionario somministrato a un campione rappresentativo di residenti in bassa Valtellina ed è stato riproposto a due gruppi di controllo in Francia, nel comune di Aubignan, e in Spagna, nel comune di Carcaixent. Le pagine che seguono propongono una linea di lettura comparativa ed evidenziano differenze e similarità significative tra le tre popolazioni. Infine, risultati statistici complessivi sono esposti nella analisi monovariata comparativa che chiude questo capitolo. Dal punto di vista strutturale, facciamo riferimento a tre campioni che rispecchiano i caratteri dei comuni di residenza e le modalità con cui ciascun campione è stato costruito. Per esempio, la popolazione di Italia e Spagna dimostra caratteri molto simili ed è rappresentativa dell’intera popolazione comunale. Al contrario, la popolazione del comune francese, in cui sono molto più presenti i maschi con titolo di studio elevato e professioni di prestigio, esprime i caratteri dei capi famiglia destinatari dell’intervista. L’unico carattere comparabile riguarda la numerosità del nucleo familiare: rispetto a ciò si distingue la Francia per famiglie mediamente meno ampie che gli altri due paesi, tanto da risultare maggioritaria la famiglia composta al massimo da due persone (43% solo 2 persone, 15% solo una persona). Un secondo dato strutturale riguarda la tipologia abitativa e le caratteristiche del luogo di abitazione. A Carcaixent troviamo soprattutto persone che abitano dentro al centro urbano (97%), equamente distribuite tra appartamento e casa indipendente. I comuni italiani e Aubignan, appaiono molto simili, con circa una quarto di individui che vive in case isolate e la grande maggioranza in una casa indipendente. Infine, ciascuno dei comuni è caratterizzato da specifiche situazioni di rischio riconosciute dagli abitanti in base alla loro esperienza: l’esondazione (49%) o la frana (51%) in Valtellina, l’esondazione (100%) ad Aubignan, l’esondazione (40%) o l’evento atmosferico grave (grandine) (60%), quest’ultimo comunque quale fattore di esondazione, a Carcaixent. I residenti in questo comuei, hanno direttamente sperimentato il disastro segnalato subendo danni (65%), dunque in misura quasi doppia degli altri comuni, rispetto a una quota del 57% di Valtellinesi che lo ha sperimentato ma senza danni. Invece, la popolazione francese intervistata, ha conoscenza non diretta del rischio a cui è esposta, molto probabilmente ciò è spiegabile perché proprio Aubignan dimostra una popolazione residente con elevata mobilità e comunque non residente da lunga data nella zona, a differenza degli intervistati spagnoli e italiani. 8.1 Il rischio reale e percepito Il primo aspetto da considerare riguarda il tipo di rischio attribuito alla zona di residenza e, più, in generale il grado di personale esposizione ai rischi, per così dire, connessi alla quotidianità. Come si può notare dai dati precedenti, l’esperienza fonda la percezione del rischio e, dunque, il dato rilevato evidenzia come i rischi considerati maggiori siano connessi alla storia trascorsa. Solo in Francia si inserisce il rischio sismico con una valenza maggiormente comunicativa piuttosto che esperienziale. 151 Il rischio che maggiormente caratterizza la propria zona di residenza (possibili più risposte) Italia Francia Spagna Esondazione 37% 59% 97% Frana 57% 4% 1% Incendio boschivo 21% 0% 9% Terremoto 2% 24% 3% Rispetto a una più ampia classifica dei rischi, si collocano al primo posto per l’Italia l’incidente stradale (22%), la frana (20%) e l’inquinamento elettromagnetico (16%) ; per la Francia l’esondazione (31%), l’incidente stradale (22%) e l’incidente domestico (16%) ; per la Spagtna l’esondazione (58%), l’incidente stradale (15%) e l’inquinamento atmosferico (10%). Ciò conferma una valutazione del rischio ancorata alla dimensione di realtà: ai primi posti compaiono i rischi naturali caratterizzanti la zona, insieme a quelli connessi alle attività quotidiane. Dunque, tutte le persone intervistate si dimostrano consapevoli del rischio a cui sono esposte e fondano tale consapevolezza sulla base dell’esperienza propria o della comunità di appartenenza. Ma questa medesima variabile sottolinea anche il peso della counicazione del rischio come decisivo fattore di orientamernto per la popolazione. In tutti i casi studiati, infatti, al terzo posto della classifica si colloca un rischio attorno al quale si sono svolte specifiche campagne di comunicazione mediatica e, in due casi, dei rischi che sono quasi esclusivamente percepibili attraverso la comunicazione stessa:nel primo caso si fa riferimento agli incidenti domestici (Aubignan), nel secondo e nel terzo all’inquinamento elettromagnetico (Valtellina) o atmosferico (Carcaixent). In conclusione, i tre differenti campioni di riferimento, confermano la comune struttura di percezione e interpretazione del rischio, che sottolinea come il fattore esperienziale sia determinante, seguito da quello comunicativo mediatico. In particolare, quale grado di rischio lei pensa personalmente di correre relativamente a… (Su una scala da 1 a7, qui è considerata la distribuzione del rischio massimo per i valori 6 e 7) Italia Francia Spagna Rischio incidente stradale 22,1% 22,4% 14,7% Rischio incidente nucleare 2,9% 7,8% 2,7% Rischio incendio 8,4% 6,1% 7,8% Rischio frana 20,4% 2,0% 0,5% Rischio incidente sul lavoro 7,2% 2,0% 8,7% Rischio incidente domestico 4,6% 16,0% 5,7% Rischio esondazione 14,6% 31,4% 58,9% Rischio terremoto 4,3% 0% 1,4% Rischio inquinamento suolo 8,5% 5,8% 8,3% Rischio inquinamento atmosferico 12,8% 12,2% 9,5% Rischio inquinamento elettromagnetico 16,3% 4,0% 7,4% Rischio incidente aereo 2,4% 4,0% 1,4% 8.2 Le istituzioni e l’emergenza La dimensione della fiducia, che in particolare fonda la relazione tra cittadini e istituzioni, influisce in modo determinante sulla comunicazione tra questi attori. Rispetto a questa tema gli intervistati si differenziano maggiormente, ciò anche in ragione dei differenti caratteri normativi, organizzativi e istituzionali che le tre regioni mostrano. In generale, la Spagna si mostra più omogenea nel 152 attribuire giudizi alti, con dunque minime variazioni, ma sempre con un consenso inferiore al 50% delle risposte. L’Italia nel complesso è più critica promuovendo solo la dimensione organizzativa e bocciando sia quella normativa, sia quelle fondata sulla stima (attenzione) sia quella mediatica. La Francia puntualizza maggiormente: promuove l’organizzazione e le istituzioni boccia il resto. Provando a sintetizzare, si può attribuire una fiducia minore da parte del campione italiano verso le istituzioni e maggiore per quello francese. Ma ciò che è rilevante, si ritrova nella convergenza che il valore modale (quello più elevato), per tutti, corrisponde alla dimensione organizzativa e operativa dell’intervento in situazione di emergenza. Dunque, tutti gli intervistati stimano le proprie organizzazioni di intervento e legano la propria valutazione al fattore esperienziale considerato che stiamo facendo riferimento a realtà territoriali che hanno visto all’opera le organizzazioni sulle quali esprimono un giudizio. Per quanto riguarda il suo Paese (nazione), lei pensa che il nostro paese abbia, in materia di disastri naturali… Italia Francia Spagna V33 - Una normativa adeguata in materia di prevenzione 31% 39% 48% V34 - Un’organizzazione di intervento adeguata 62% 74% 49% V35 - Istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali 37% 52% 44% V36 - Un sistema dei media (TV e giornali) che fornisce informazioni oggettive sul problema 33% 42% 46% In merito alla comunicazione emerge una sconfortante omogeneità di indirizzo: per la stragrande maggioranza degli intervistati una campagna informativa sui rischi naturali è necessaria perché non sono mai stati informati. Tanto è vero che non conoscono neppure l’esistenza di un piano di protezione civile comunale. Solo i Valtellinesi mostrano una conoscenza maggiore del piano comunale ma comunque sempre insufficiente se da questa dovesse dipendere l’attivazione di comportamenti adattivi di fronte all’emergenza. Per quanto riguarda la sua regione, lei pensa che una campagna di informazione sui rischi naturali sia: Italia Francia Spagna Veramente necessaria 42,6% 45,3% 39,2% Abbastanza importante 47,3% 49,1% 48,7% E' stato destinatario di informazioni sulla prevenzione rischio Italia Francia Spagna No, mai 72% 72% 84% Sì, saltuariamente 23% 22% 10% Sì, sistematicamente 2% 0% 1% Sì, anche partecipato incontri 3% 6% 5% Lei conosce il Piano di Protezione Civile predisposto dal suo Comune? Italia Francia Spagna No, non so cosa sia 64,8% 88,9% 75,9% Sì, ma so solo che esiste perché non me ne hanno mai parlato 16,5% 5,6% 11,2% Sì, me ne hanno parlato ma ne so poco 14,2% 3,7% 7,3% Sì, lo conosco 4,5% 1,9% 5,6% 153 8.3 La comunicazione del rischio La comunicazione del rischio, come argomentato nei precedenti capitoli di questo rapporto, assume una valenza strategica che ne orienta sia i processi costituitivi sia ne determina gli obiettivi. Attraverso la lettura dei dati rilevati in contesti nazionali differenti, è utile cercare di capire se i fattori caratterizzanti questa comunicazione cambiano o assumono caratteri costanti. Per esempio, l’efficacia della comunicazione è determinata dalla qualità della fonte informativa e dalla sua capacità di penetrazione nel pubblico che si rende disponibile a questa comunicazione sulla base dei propri orientamenti. Questi ultimi sono stati misurati con riguardo ai caratteri di chiarezza, credibilità e competenza per un set determinato di attori. I dati risultanti sono sufficientemente chiari: in ogni caso i vigili del fuoco e la protezione civile (nei due paesi in cui è presente) sono gli attori più chiari, credibili e competenti a comunicare sul rischio naturale. Ad essi tendono ad associarsi gli esperti e i tecnici. Sul fronte opposto, cioè qualificati per caratteri negativi rispetto alle tre dimensioni misurate, si ritrovano sempre i politici, nazionali o locali. Inoltre, i tre campioni si diversificano perché ciascuno identifica un attore “negativo” per la comunicazione del rischio, che lo distingue dagli altri. La comunità valtellinese indica i giornalisti come soggetti con bassa credibilità e competenza, quella di Aubignan le associazioni di volontariato, a Carcaixent il proprio parroco. Tuttavia, è interessante notare come, di fronte alla domanda diretta – cioè non argomentata rispetto ai tre caratteri della comunicazione proposti – con cui si chiede di esprimere una preferenza sulla fonte della comunicazione del rischio, italiani e spagnoli si indirizzano verso gli attori istituzionali più prossimi, espressione della comunità: il sindaco per i primi, la regione per i secondi. Solo i francesi confermano la netta preferenza per attori tecnico-.scientifici. In ultima analisi, dunque, anche la lettura comparativa del dato conferma un sostanziale mantenimento dei caratteri tipici della comunicazione del rischio, per cui le figure che dovrebbero essere deputate a comunicare si qualificano per essere credibili e competenti in quanto appartenenti al mondo “oggettivo” della scienza e degli operatori dell’emergenza. Oppure per appartenere al mondo istituzionale localmente direttamente responsabile e, probabilmente, interno alla dimensione relazionale della comunità. Secondo lei quanto i soggetti che forniscono un’informazione sul rischio naturale sono chiari (Valore medio su scala da 1 a 7, con 7 massimo positivo) Italia Francia Spagna I giornalisti (radio, tv, giornali) 3,2 4,0 4,3 Gli esponenti delle assoc. ambientaliste 3,6 4,2 4,6 I rappresentanti altre assoc. di volontariato 3,9 2,9 4,6 Gli esperti (scienziati e tecnici) 4,1 4,0 4,8 I rappresentanti della Protezione Civile 4,7 --4,9 Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) 3,9 3,9 4,7 I Vigili del Fuoco 4,8 5,0 4,8 La polizia locale (ex vigili urbani) 3,8 --4,6 Il suo Sindaco 4,3 4,5 3,5 I rappresentanti della Comunità Montana 3,9 3,3 3,4 L’Amministrazione regionale 3,3 3,0 3,4 I politici locali 2,7 3,2 3,2 I politici nazionali 2,4 2,5 2,8 Gli insegnanti di scuola 3,6 3,1 4,1 Il suo parroco 3,2 --2,5 I suoi amici 3,7 3,0 4,1 154 Secondo lei quanto i soggetti che forniscono un’informazione sul rischio naturale sono credibili. (Valore medio su scala da 1 a 7, con 7 massimo positivo) Italia Francia Spagna I giornalisti (radio, tv, giornali) 2,6 3,2 4,3 Gli esponenti delle assoc. ambientaliste 3,7 4,2 4,9 I rappresentanti altre assoc. di volontariato 4,1 2,9 4,7 Gli esperti (scienziati e tecnici) 4,7 4,7 5,3 I rappresentanti della Protezione Civile 5,1 --5,2 Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) 4,3 4,2 5,0 I Vigili del Fuoco 5,1 5,1 5,0 La polizia locale (ex vigili urbani) 4,2 --4,8 Il suo Sindaco 4,5 4,5 3,6 I rappresentanti della Comunità Montana 4,2 3,3 3,4 L’Amministrazione regionale 3,5 3,1 3,4 I politici locali 2,7 3,2 3,1 I politici nazionali 2,5 2,7 2,8 Gli insegnanti di scuola 3,7 3,1 4,3 Il suo parroco 3,6 --2,6 I suoi amici 3,9 3,3 4,2 Secondo lei quanto i soggetti che forniscono un’informazione sul rischio naturale sono competenti (Valore medio su scala da 1 a 7, con 7 massimo positivo) Italia Spagna I giornalisti (radio, tv, giornali) 2,4 4,5 Gli esponenti delle assoc. ambientaliste 3,9 4,9 I rappresentanti altre assoc. di volontariato 3,9 4,7 Gli esperti (scienziati e tecnici) 5,3 5,7 I rappresentanti della Protezione Civile 5,3 5,5 Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) 3,8 5,2 I Vigili del Fuoco 5,1 5,3 La polizia locale (ex vigili urbani) 3,8 5,0 Il suo Sindaco 4,2 4,0 I rappresentanti della Comunità Montana 4,4 3,7 L’Amministrazione regionale 3,7 3,7 I politici locali 2,7 3,4 I politici nazionali 2,4 3,1 Gli insegnanti di scuola 3,2 4,1 Il suo parroco 2,8 2,6 I suoi amici 3,4 4,0 155 Da chi vorrebbe essere informato circa le attività di prevenzione dal rischio frana e/o esondazione che si svolgono nel suo Comune Italia Francia Spagna I giornalisti (radio, tv, giornali) 3% 3% 9% Gli esponenti delle associazioni ambientaliste 3% 15% 6% I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato 0% 0% 3% Gli esperti (scienziati e tecnici) 14% 26% 10% I rappresentanti della Protezione Civile 23% --11% Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) 3% 1% 6% I Vigili del Fuoco 5% 29% 3% La polizia locale (ex vigili urbani) 2% --13% Il suo Sindaco 38% 21% 13% I rappresentanti della Comunità Montana 5% 4% 2% L’Amministrazione regionale 2% 0% 20% I politici locali 1% 1% 1% I politici nazionali 0% 0% 2% Gli insegnanti di scuola 0% 0% 1% Il suo parroco 0% 0% 0% I suoi amici 0% 0% 0% 8.4 L’impegno personale di fronte al rischio Le ricerche e gli studi sul rischio hanno spesso confermato una sorta di sindrome Nimby diffusa, per cui si manifesta una significativa distanza tra comportamenti che si è concretamente disponibili ad attuare e dichiarazioni di principio. Questa stessa ricerca, come mostrato in altri capitoli, ha messo in luce quanto si desiderino sistemi repressivi e di controllo rispetto a comportamenti che favoriscano il rischio, che “altri da me” possono attuare, ma come non si accettino indirizzi che coinvolgano direttamente e siano considerati costosi per l’intervistato in prima persona. Qualcosa di più, in tale direzione, può essere detto cercando di capire quali strumenti di informazione sul rischio il pubblico preferisce e cosa sarebbe disposto a fare concretamente. In generale, le dimostrazione pubbliche degli esperti sono preferite dal nostro pubblico. A cui si associano incontri materiali in distribuzione (Spagna), incontri di formazione (Italia), esercitazioni pratiche (Francia). La dimensione dimostrativa corrisponde all’identificazione di tecnici ed esperti come attori preferiti della comunicazione: il miglior risultato comunicativo lo si ottiene vedendoli all’opera. Poi l’impegno disponibile offerto da ciascuno diminuisce: le tra attività sopra indicate come caratterizzanti ciascuna comunità possono essere lette in termini di differenze culturali e di atteggiamenti, che rinviano a modalità di fruizione che vanno da un minimo a un massimo di partecipazione (materiali da consultare, dibattiti, esercitazioni). Tale letura trova perfetta conferma nella domanda diretta rivolta agli intervistati, sul tipo di impegno personale che sono disponibile a dedicare per ridurre il rischio naturale. La maggioranza dei cittadini spagnoli di Caircaxent (53%) non si dichiara favorevole a un impegno diretto, contro il 37% dei valtellinesi e il 29% di Aubignan. Questi ultimi due mostrano molta più disponibilità a impegnarsi in attività pratiche per la riduzione del rischio. In conclusione, questa breve lettura comparativa dei dati mostra che, almeno a livello europeo, le strategie della comunicazione dei rischi naturali sono orientate dalle caratteristiche proprie del rischio, piuttosto che dalle caratteristiche culturali del bersaglio della comunicazione; che le maggiori differenze si rilevano sul piano istituzionale e organizzativo della risposta all’emergenza, 156 caratterizzanti ogni paese; che la comunicazione e l’informazione sui rischi naturali è una necessità per tutti e, forse, la migliore possibilità a disposizione delle istituzioni per ridurre la vulnerabilità del sistema, considerata la scarsa disponibilità delle persone a impegnarsi su piani operativi piuttosto che puramente informativi. Quali strumenti o attività informative sui rischi naturali crede possano essere per lei più utili? Italia Francia Spagna Incontri di informazione (es.: dibattiti) 22% 19% 11% Incontri di formazione (es.: corsi) 13% 11% 16% Esercitazioni pratiche 16% 23% 10% Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire 16% 23% 21% Materiali audiovisivi 6% 18% 14% Mostre 2% 6% 7% Dimostrazioni pubbliche degli esperti (protezione civile) 25% --22% Lei è personalmente disponibile a fare qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione e/o di frana? Le risposte sono indicate in ordine di impegno Italia Francia Spagna No, non sono disponibile per nessuna attività 37% 29% 53% Incontri specifici di informazione (es.: dibattiti) 37% 17% 18% Attività specifiche di formazione (es.: corsi) 8% 6% 15% Esercitazioni 8% 37% 10% Attività di un gruppo/associazione di PC 10% 11% 4% 157 Università Cattolica del Sacro Cuore GfK Emer Ad Hoc Research C/Pau Claris, 108, 4º -2ª 08009 Barcelona Tel. 933 620 710 Fax. 934 146 502 www.emer-gfk.com PROGETTO RINAMED INTERREG IIIB - SPAZIO MEDOCC Sono indicati i valori in percentuale relativi alle distribuzioni di frequenza. La percentuale relativa ai diversi campioni è indicata in corrispondenza della lingua. V1 - A riguardo della sua abitazione, lei vive: Votre habitation est : Referente a su lugar de residencia, usted vive: All’interno di un centro abitato Dans l’agglomération En un núcleo urbano 79,0 75,9 97,0 In una casa isolata Isole En una residencia aislada 21,0 24,1 3,0 V2 – Ancora a riguardo alla sua abitazione, per favore mi può dire se lei abita: Habitez-vous: Referente a su alojamiento, usted vive: In un appartamento al piano terra in una palazzina Dans un appartement au rez-de-chaussée d’un immeuble En un piso, en la planta baja de un edificio 3,7 0,0 22,5 In un appartamento al 1° piano o superiore in una palazzina Dans un appartement au 1er étage ou supérieur d’un immeuble En un piso, en la 1º planta o superior del edificio 18,8 3,7 28,6 In una casa/cascina singola al piano terra Dans une maison / ferme individuelle de plain-pied En una casa/chalet individual de una planta 6,6 53,7 6,5 In una casa/cascina singola, con più piani Dans une maison / ferme, avec au moins un étage En una casa/chalet individual, con más de una planta 70.9 42,6 42,4 159 V3 - Da quanto tempo vive nel suo Comune di residenza? Depuis combien de temps habitez-vous dans la commune ? ¿Cuánto tiempo hace que vive en su lugar de residencia? Dalla nascita Depuis votre naissance Desde que nací 63,8 24,1 67,7 max 5 5,0 18,5 8,2 Altrimenti indicare il numero di anni Depuis (indiquer l’année) En caso contrario, indicar el número de años V4 - anni/année/años 6 - 10 10 -.... 4,9 26,4 22,2 35,2 1,7 22,4 Di massima si considera soddisfatto di vivere nella sua zona di residenza? Etes-vous satisfait de vivre dans cette commune? En general, ¿Se considera satisfecho de vivir en su lugar de residencia? No Non No 2,4 0,0 0,9 Poco Un peu Poco 3,9 9,3 2,2 Abbastanza Assez Bastante 42,0 25,9 42,7 Sì, molto Oui Sí, mucho 51,6 64,8 54,3 Quale è l’ultimo disastro naturale che si ricorda sia capitato nella sua zona di abitazione? Avez-vous connaissance de la dernière catastrophe naturelle qui soit arrivée sur votre lieu de résidence? ¿Cuál es el último desastre natural que recuerda que haya ocurrido en el lugar en el que vive? V5 - E’ successo (scrivere il tipo di disastro) Il est arrivé (genre de catastrophe): Especificar: Esondazione Inondations Inundación 48,9 100,0 39,4 Frana Mouvements de terrains Desprendimiento 50,7 0,0 0,5 Eventi atmosferici/Grandine Risques climatiques Pedegrada/Granizada 0,4 0,0 60,2 V6 - 160 Nell’anno Année de la catastrophe: ¿En que año sucedió? 29,8 = 1987 76,9 = 1992 55,6 = 1982 26,8 = 2002 13,5 = 2002 15,5 = 1987 V6 - Non è mai capitato nulla Rien n’est jamais arrivé Nunca ha sucedido nada 15,0 3,8 4,7 V7 - In particolare, chi soprattutto le ha fornito l’informazione di cui ha memoria? D’où vous provient cette connaissance? En relación a ese último desastre natural, ¿Quién le ha proporcionado la información? Ho sperimentato il disastro è ho subito direttamente i danni J’ai subi moi-même l’événement et il a occasionné des dégâts chez moi Experimenté el desastre y sufrí directamente los daños 27,7 36,5 65,6 Ho sperimentato il disastro, ma senza subire danni J’ai subi moi-même l’événement sans qu’il ait occasionné des dégâts chez moi Experimenté el desastre pero no sufrí los daños 57,3 28,8 18,8 I miei parenti Par ma famille Mis padres 4,9 5,8 11,0 Da amici e conoscenti Par des connaissances (voisins, amis, collègues…) Mis amigos/ La gente del lugar 7,3 15,4 3,2 I mezzi di comunicazione Par la presse écrite ou audio-visuelle Los medios de comunicación 2,8 13,5 1,4 Lei considera la sua zona di residenza come una zona: Selon vous, votre lieu de résidence est exposé: Considera su zona de residencia como una zona: V8 - A rischio di esondazione Aux risques d’inondation De riesgo de inundación 37,3 59,3 96.6 V9 - A rischio di frana Aux risques de mouvements de terrains De riesgo de desprendimiento 56,9 3,7 0,9 V10 - A rischio di incendio boschivo Aux risques d’incendie de forêts De riesgo de incendio forestal 20,7 0,0 9,5 V11 - A rischio di terremoto Aux risques de tremblement de terre De riesgo de terremoto 2,2 24,1 3,0 161 In particolare, quale grado di rischio lei pensa personalmente di correre relativamente a… Pouvez-vous donner une valeur de 1 à 7 qui exprime votre sentiment de degré d’exposition aux risques qui suivent: ¿Qué grado de riesgo piensa personalmente que corre con respecto a…?. Nessuno rischio=1 Aucun risque=1 1=que no existe ningún tipo de riesgo Massimo rischio=7 Risque maximum=7 7=el riesgo máximo 1 2 3 4 5 6 7 V12 - Un incidente stradale Accident routier Un accidente de carretera 19,1 32,7 26,3 10,1 6,1 10,3 10,3 10,2 12,5 20,6 16,3 19,0 17,6 12,2 17,2 8,7 4,1 7,8 13,5 18,4 6,9 V13 - Un incidente nucleare Accident nucléaire Un accidente nuclear 73,5 37,3 89,5 14,5 15,7 3,2 4,4 15,7 2,7 3,1 13,7 0,5 1,5 9,8 1,4 1,0 5,9 0,9 1,9 2,0 1,8 V14 - Un incendio anche boschivo Incendie de forêt Un incendio forestal 31,1 55,1 35,5 18,2 14,3 17,3 16,3 10,2 16,9 16,6 10,2 10,8 9,4 4,1 11,7 4,9 2,0 5,6 3,5 4,1 2,2 V15 - Una frana Mouvement de terrain Un desprendimiento 24,1 61,2 82,7 13,1 10,2 8,6 12,0 12,2 5,5 15,6 6,1 1,8 14,8 8,2 0,9 11,8 0,0 0,5 8,5 2,0 0,0 V16 - Un incidente sul lavoro Accident du travail Un accidente laboral 44,8 53,1 48,3 17,7 14,3 7,4 11,1 12,2 8,7 10,6 16,3 19,1 8,6 2,0 7,8 4,3 2,0 5,7 2,9 0,0 3,0 V17 - Un incidente in casa Accident domestique Un accidente doméstico 32,8 16,0 32,6 23,3 12,0 15,2 15,3 26,0 19,6 14,6 26,0 20,0 9,5 4,0 7,0 2,7 14,0 3,5 1,9 2,0 2,2 V18 - Una esondazione Inondation Una riada/ desbordamiento de río 32,4 9,8 3,9 14,9 15,7 1,3 12,6 17,6 6,1 14,6 19,6 11,3 10,9 5,9 18,6 6,9 7,8 26,8 7,7 23,5 32,0 V19 - Un terremoto Tremblement de terre Un terremoto 55,4 36,0 75,9 24,0 22,0 14,4 8,6 10,0 4,2 5,8 26,0 1,9 1,9 6,0 2,3 1,9 0,0 0,9 2,4 0,0 0,5 V20 - L’inquinamento del suolo Pollution du sol Contaminación del suelo 38,3 34,6 36,2 22,1 19,2 19,7 14,7 9,6 11,4 10,6 21,2 17,0 5,8 9,6 7,4 6,0 5,8 4,8 2,6 0,0 3,5 V21 - L’inquinamento atmosferico Pollution atmosphérique Contaminación atmosférica 25,3 22,4 35,1 20,3 12,2 22,5 16,0 18,4 10,8 16,2 16,3 13,9 9,3 18,4 8,2 7,8 10,2 6,1 5,1 2,0 3,5 V22 - L’inquinamento elettromagnetico Pollution électromagnétique Contaminación electromagnética 29,3 46,0 42,4 16,5 18,0 16,5 14,0 8,0 12,6 13,6 18,0 12,1 10,3 6,0 9,1 8,1 0,0 4,8 8,2 4,0 2,6 V23 - Un incidente aereo Accident d’avion Un accidente aéreo 73,4 58,0 93,2 12,8 24,0 4,1 5,3 6,0 1,4 4,8 4,0 0,0 1,4 4,0 0,0 0,5 2,0 0,5 1,9 2,0 0,9 162 Lei pensa che le seguenti attività dell’uomo sul territorio possano aumentare il rischio di esondazione e/o di frana che è presente in questa zona? Pensez-vous que les activités humaines suivantes puissent augmenter le risque d’inondation? De las siguientes acciones que el hombre realiza sobre el medio, ¿Cuáles de ellas cree que pueden aumentar el riesgo de riada/desbordamiento de río en esta zona? (Sólo si en V8 constata que sí a desprendimiento ¿y desprendimiento en esta zona?) Esondazione Frana Entr. Inondation Desbord. Desprend. V24 – Disboscamento Déboisement Desertización 2,7 79,6 37,5 61,6 ---0,4 22,3 ---0,4 V25 - Costruzione non regolamentata di edifici (es.: case, ecc.) Urbanisme (extension des zones d’habitation) Construcciones ilegales de edificios (ejm.: casas, etc.) 5,9 79,6 22,4 33,4 ---0,0 14,5 ---0,0 V26 - Costruzione non regolamentata di infrastrutture Constructions d’infrastructures de transport Construcciones ilegales de infraestructuras 11,1 50,0 46,1 28,1 ---0,0 19,0 ---0,4 V27 - Modifica del letto del fiume Modification des cours d’eau Modificación del curso del río 47,7 77,8 39,7 5,9 ---0,0 13,5 ---0,0 V28 - Costruzione di nuovi bacini per impianti di potenza Construction d’usine, de centres de production électrique Construcción de nuevos embalses para energía eléctrica 23,5 9,3 10,8 10,1 ---0,0 9,2 ---0,0 V29 - Attività turistica Equipements touristiques Actividad turística 1,1 13,0 3,4 14,5 ---0,0 3,1 ---0,0 V30 - Estrazione di materiali (cave) Extraction de matériaux (carrières) Extracción de materiales (canteras/minas) 1,3 14,8 3,4 36,8 ---0,0 5,0 ---0,0 V31 - Abbandono dei fondi e dei percorsi rurali Activités agricoles Abandono de sendas y caminos rurales 5,0 51,9 25,0 41,2 ---0,0 35,2 ---0,0 V32 - Ha mai pensato di andare ad abitare in un altro Comune? Aimeriez-vous habiter dans une autre commune? ¿Ha pensado usted alguna vez ir a vivir a otro lugar? Sì, ho già deciso di andare via Oui, j’ai déjà décidé de partir Sí, ya he decidido marcharme 2,4 1,9 3,4 Se capitasse l’occasione, me ne andrei Si j’en avais l’occasion, je partirais Si se diese la ocasión, me iría 19,5 22,2 13,8 No, non voglio muovermi da questo Comune Non, je ne veux pas quitter la commune No, no quiero moverme de este lugar 78,0 75,9 82,8 163 Per quanto riguarda l’Italia, lei pensa che il nostro paese abbia, in materia di disastri naturali… En ce qui concerne la France, pensez-vous que notre pays dispose en matière de catastrophes naturelles: Dígame su grado de acuerdo con las siguientes afirmaciones. Por lo que se refiere a España, ¿Piensa que nuestro país tiene, en materia de desastres naturales? Per nulla Poco Abbastanza Molto Non Peu Assez Oui Nada Poco Bastante Mucho V33 - Una normativa adeguata in materia di prevenzione D’une réglementation appropriée pour la prévention Una normativa adecuada en materia de prevención 11,2 13,2 17,0 58,0 47,2 34,4 28,4 24,5 35,8 2,3 15,1 12,7 V34 - Un’organizzazione di intervento adeguata D’une organisation appropriée des moyens de secours Una organización de intervención adecuada 3,8 4,0 14,4 34,3 22,0 36,1 53,8 50,0 37,0 8,0 24,0 12,5 V35 - Delle Istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali 8,8 D’une manière générale, d’une implication des pouvoirs publics 7,7 Instituciones atentas a los problemas de desastres naturales 16,3 54,0 40,4 39,9 33,8 40,4 30,8 3,4 11,5 13,0 V36 - Un sistema dei media (TV e giornali) che fornisce informazioni oggettive sul problema D’un système de médias (TV et journaux) qui fournit des informations objectives Medios de comunicación (TV y prensa) que proporcionan información objetiva sobre el problema 15,1 51,2 30,2 3,6 28,8 28,8 32,7 9,6 13,4 40,6 27,2 18,8 Lei pensa che sia una buona cosa che la nostra Regione promuova delle leggi per la prevenzione dei rischi naturali? Per esempio quanto sarebbe d’accordo sul fatto che la legge dovrebbe… En qué medida está de acuerdo en que la ley debería…. Per nulla Poco Abbastanza Molto Nada Poco Bastante Mucho V37 - V38 - Obbligare le istituzioni a informare i cittadini sui rischi naturali a cui sono esposti Obligar a las Instituciones a informar a los ciudadanos de los riesgos naturales a los que están expuestos Obbligare le istituzioni locali a predisporre piani di intervento in caso di emergenza Obligar a las Instituciones locales a disponer de un plan de intervención en caso de emergencia V39 – Obbligare i cittadini esposti a rischio di disastro naturale a stipulare un’assicurazione Obligar a los ciudadanos expuestos a riesgo de desastre natural a contratar una póliza de seguro V40 – Essere più severa nei confronti di chi mette in atto comportamenti che aumentano il rischio naturale (es.: impianti sui fiumi, disboscamento, non cura boschi) Ser más severo con quien realiza acciones que aumenten el riesgo natural (ej, desertización, no cuidar los bosques) V41 - 164 Essere più restrittiva rispetto ad attività da svolgersi in zone soggette al rischio naturale (es.: costruire in zone di rischio) Ser más restrictivo con respecto a las actividades que se desarrollan en zonas de riesgo natural (ej.: construcción en zonas de riesgo, etc.) 1,5 3,4 24,8 70,3 1,3 3,0 37,7 58,0 0,8 1,2 21,6 76,4 0,9 3,5 38,3 57,4 35,7 29,7 22,7 11,8 32,6 25,2 25,7 16,5 0,5 2,1 19,0 78,4 1,3 7,8 38,7 52,2 1,3 7,8 20,5 70,4 2,6 6,6 44,9 45,8 Per quanto riguarda i disastri naturali, quali sono, secondo lei, i soggetti istituzionali che dovrebbero dedicarsi particolarmente a…..(Sceglierne al massimo due per ciascuna attività) Quel est, selon vous, l’organisme qui devrait être responsable de la prévention et l’organisme qui devrait être responsable de la gestion des crises? (Choisir au maximum deux réponses) Por lo que se refiere a los desastres naturales, ¿Cuáles son, según usted, las instituciones que deberían dedicarse en particular a…..?( Elegir como máximo dos por cada actividad) Fare attività di prevenzione Fare attività di gestione Faire de la prévention Faire de la gestion Desarrollar a activ.prevención Des. a actividad de gestión V42 V43 V44 V45 Il Comune La mairie El Ayuntamiento 65,8 64,2 74,6 12,3 0,0 15,3 53,7 18,9 56,5 15,9 4,0 16,8 La Provincia Le département La Provincia 11,7 22,6 2,6 38,5 42,9 17,4 12,4 30,2 3,0 26,2 12,0 17,4 8,6 7,5 2,6 20.6 35,7 13,2 11,1 32,1 7,3 17,0 32,0 12,5 5,6 5,7 12,9 8,9 21,4 21,1 7,3 18,9 17,2 11,5 52,0 19,6 Il Prefetto La Delegación Provincial del Gobierno 0,7 2,2 2,2 11,6 1,5 4,3 1,8 9,2 La Protezione Civile Protección Civil 7,7 5,2 17,4 21,6 14,1 11,6 27,6 24,5 La Regione La Région El Municipio Il Governo italiano L’Etat El Gobierno Español Secondo lei, le difficoltà per affrontare i problemi legati alla prevenzione dei disastri naturali sono principalmente di natura economica, organizzativa, politica o tecnologica? (Scegliere al massimo due risposte) Selon vous, les raisons qui représentent un obstacle à la prévention des catastrophes naturelles sont principalement d’ordre économique, d’organisation, d’ordre politique ou technologique? (Choisir au maximum deux réponses) Según usted, la dificultad para afrontar los problemas ligados a la prevención de desastres naturales son principalmente de naturaleza económica, organizativa, política o tecnológica. (Elegir como máximo dos respuestas) V46 V47 Difficoltà economiche Difficultés d’ordre économique Dificultad económica 42,1 77,4 28,1 20,0 0,0 20,2 Difficoltà organizzative Difficultés d’organisation Dificultad organizativa 30,0 20,8 33,0 30,4 26,2 31,5 Difficoltà politiche Difficultés d’ordre politique Dificultad política 26,6 1,9 34,4 42,8 69,0 46,8 1,3 0,0 4,5 6,8 4,8 1,6 Difficoltà tecnologiche Difficultés d’ordre technologique Dificultad tecnológica 165 V48 - A conti fatti, secondo la sua opinione, per una comunità costa economicamente di più promuovere una attività di prevenzione (fare qualcosa prima, per esempio costruendo ponti e case più resistenti) o di gestione dell’emergenza naturale (intervenire con i soccorsi durante)? Selon vous, est-il plus onéreux d’organiser des dispositifs de prévention (par exemple en réduisant la vulnérabilité des biens face aux aléas naturels) que de suivre une logique de d’intervention et de reconstruction? Atendiendo a los resultados y en su opinión, para un municipio, ¿Es más económico promover actividades de prevención (por ejemplo, construcción de colectores, alcantarillado, canales, puentes, etc) o la gestión de la emergencia (intervenir durante la catástrofe)? Costa di più prevenire C’est plus onéreux de prévenir Cuesta más prevenir 16,6 5,7 13,4 Costano entrambe allo stesso modo C’est le même coût Cuestan ambas del mismo modo 13,1 1,9 7,3 Costa di più gestire C’est plus onéreux de gérer les crises et de reconstruire Cuesta más gestionar 70,3 92,5 79,3 V49 - Lei pensa che possa essere utile creare una agenzia che si occupi in modo specifico dei problemi del territorio montano? (es.: Osservatorio sulla Montagna) Sì, molto Abbastanza No V49 - Pensez-vous qu’il soit utile de créer une agence régionale qui s’occupe spécifiquement des risques naturels ? Oui Assez Peu Non V50 - 46,3 39,2 14,5 69,2 19,2 3,8 7,7 Per quanto riguarda la Lombardia, lei pensa che una campagna di informazione sui rischi naturali sia: En ce qui concerne la Région PACA, pensez-vous qu’une campagne d’informations sur les risques naturels soit? Por lo que se refiere a Carcaixent, ¿piensa usted que una campaña de información sobre riesgos naturales sería ? Veramente necessaria Vraiment nécessaire Realmente necesaria 42,6 45,3 39,2 Abbastanza importante Plutôt nécessaire Bastante importante 47,3 49,1 48,7 Forse importante, ma ci sono altri problemi più importanti Importante, mais il y a des problèmes plus graves Quizá importante, pero hay otros problemas más importantes 8,7 5,7 6,5 Non necessaria Pas nécessaire No es necesaria 1,5 0,0 5,6 166 V51 - Concentrando l’attenzione sulla prevenzione del rischio. Lei ha mai ricevuto informazioni e/o ha mai partecipato ad attività finalizzate alla prevenzione del rischio naturale? Avez-vous reçu des informations et/ou avez-vous participé à des activités pour la prévention des risques naturels? Centrando la atención en la prevención del riesgo. ¿Ha recibido usted alguna vez información y/o ha participado en actividades cuyo fin fuera la prevención de riesgos naturales? No mai Non, jamais No nunca 71,3 72,2 83,6 Sì, ho ricevuto qualche informazione saltuaria Oui, j’ai reçu des informations de temps en temps Sí, he recibido alguna información puntual 23,0 22,2 10,3 Sì, ho ricevuto informazioni sistematiche sulla questione Oui, j’ai reçu des informations régulièrement à ce suje Sí, he recibido información sistemática sobre la cuestión 2,1 0,0 1,3 Sì, ho partecipato anche ad attività di prevenzione Oui, j’ai aussi participé aux activités de prévention Sí, he participado incluso en actividades de prevención 3,5 5,6 4,7 V52 - A proposito del rischi naturali, quanto reputa importante avere informazioni circa… (Grado di importanza da 1 a 5) À propos des risques naturels, pouvez-vous donner une valeur de 1 à 5 qui exprime, selon vos propres critères, l’importance d’avoir des informations pour: Respecto a los riesgos naturales, ¿En qué grado considera importante tener información a cerca de….? (Por favor utilice una escala del 1 al 5) 1 = non importante 5 = molto importante 1 = pas important 5 = très important 1 = nada importante 5 = muy importante 1 2 3 4 5 L’identificazione delle zone a rischio 1,1 2,1 6,6 12,5 77,6 L’identification des zones exposées au risque 5,6 1,9 9,3 5,6 77,8 La identificación de zonas de riesgo 0,4 0,4 12,5 47,0 39,7 V53 - Il grado di rischio a cui sono esposto Le degré de risque auquel je suis exposé El grado de riesgo al que esta expuesto V54 - Le conseguenze e i possibili danni a uomini, cose e ambiente che potrebbero verificarsi Les conséquences et les possibles dommages aux hommes, à leurs biens et à l’environnement Las consecuencias y los posibles daños causados a hombres, cosas y ambiente que puedan verificarse V55 - V56 - I piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche Les plans d’urgence prévus par les autorités publiques Los planes de emergencia previstos por las Autoridades Públicas Le procedure di allarme della popolazione in caso di emergenza Les procédures d’alerte de la population en cas de crise Los procedimientos de alarma a la población en caso de emergencia 1,5 5,7 0,0 1,0 3,8 0,9 6,9 13,2 17,4 13,8 5,7 40,9 76,8 71,7 40,9 1,3 2,5 10,5 15,9 69,9 5,8 7,7 19,2 15,4 51,9 0,0 1,3 13,0 47,6 38,1 2,5 3,7 2,5 5,6 12,9 16,7 14,7 13,0 67,4 61,1 0,9 2,2 18,3 39,6 39,1 0,7 1,1 8,2 17,5 72,5 3,8 3,8 3,8 9,6 78,8 0,4 2,2 12,2 41,7 43,5 167 V57 - I comportamenti da adottare in caso di emergenza 1,5 Les mesures exceptionnelles à adopter 7,5 Los comportamientos a adoptar en caso de emergencia 1,7 V58 - Le misure preventive che la popolazione deve adottare per proteggersi Les mesures préventives que la population doit adopter pour se protéger Las medidas preventivas que debe adoptar la población para protegerse V59 - La fonte di informazione in caso di emergenza L’accès aux informat.concernant la gestion des crises La fuente de información en caso de emergencia V60 - La modalità con cui posso avere informazioni sul rischio a cui sono esposto L’accès aux informations concernant les risques auxquels je suis exposé El modo en el que puede tener información a cerca del riesgo al que esta expuesto V61 - Il modo con cui la popolazione è tenuta al corrente dell’evolvere della situazione in caso di disastro Les méthodes d’information en direction de la population en cas de crise. La forma mediante la que la población es mantenida al corriente del desarrollo de la situación en caso de desastre 1,2 3,8 2,2 4,9 20,8 8,7 16,3 9,4 38,5 76,2 58,5 48,9 2,0 1,8 8,6 16,3 71,3 1,9 1,9 11,1 14,8 70,4 0,9 0,0 13,1 39,3 46,7 1,7 5,8 3,1 2,5 7,7 3,1 14,5 25,0 25,3 14,0 15,4 39,7 67,2 46,2 28,8 2,1 3,5 16,0 16,9 61,5 5,8 7,7 15,4 15,4 55,8 3,5 5,7 25,2 39,6 26,1 1,8 2,6 11,5 17,5 66,6 3,8 5,8 5,8 19,2 65,4 3,5 2,6 17,7 45,0 31,2 Quanto i soggetti che seguono forniscono un’informazione chiara sul rischio naturale? (Quanto si fanno capire?) (Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato (Messaggio per nulla chiaro=1 - Messaggio perfettamente chiaro=7) Estimez-vous que les informations qui vous sont livrées soient claires? (Répondez à chaque question en utilisant l’échelle de 1 à 7) (Message pas du tout clair=1 - Message tout à fait clair=7) ¿En qué grado los diferentes agentes que le voy a citar proporcionan una información clara acerca de los riesgos naturales?(¿en qué medida se hacen entender?) (Utilice para ello una escala de 1 al 7)(Mensaje nada claro=1 - mensaje perfectamente claro=7) MEDIA V62 - I giornalisti (radio, tv, giornali) Les journalistes (radio, TV, journaux) Periodistas (radio, tv, prensa) 3,24 3,98 4,35 V63 - Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) Les représentants des associations spécialisées en environnement Responsables de asociaciones ambientales 3,59 4,17 4,64 V64 – I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato Les représentants d’autres associations Representantes de asociaciones de voluntariado 3,92 2,93 V65 - Gli esperti (scienziati e tecnici) Les spécialistes (scientifiques et techniciens) Expertos (científicos y técnicos) 4,11 3,96 4,80 V66 - I rappresentanti della Protezione Civile (France) Representantes de Protección Civil 4,71 -----4,94 V67 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) 3,88 168 Les forces de l’ordre (gendarmes, police) Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía) 3,92 4,73 V68 - I Vigili del Fuoco Les pompiers Bomberos 4,77 4,98 4,84 V69 - La polizia locale (ex vigili urbani) (France) Policía Municipal 3,83 -----4,56 V70 - Il suo Sindaco Le Maire El Alcalde 4,30 4,48 3,50 V71 - I rappresentanti della Comunità Montana Les représentants des communautés de communes El representante de la Comunidad Autónoma 3,92 3,34 3,38 V72 - L’Amministrazione regionale (Sede territoriale Regionale) Les représentants de la Région La Administración municipal 3,27 3,04 3,46 V73 - I politici locali Les représentants du conseil général (département) Los políticos locales 2,66 3,19 3,19 V74 - I politici nazionali Les représentants de l’Etat Los políticos nacionales 2,43 2,53 2,84 V75 - Gli insegnanti di scuola Les enseignants (primaire, secondaire) Maestros y profesores 3,57 3,09 4,11 V76 - Il suo parroco (France) El Párroco, la Iglesia 3,22 -----2,47 V77 - I suoi amici Les amis, la famille, les voisins… Sus amigos 3,68 2,98 4,09 Quanto i soggetti che seguono sono credibili quando forniscono un’informazione sul rischio naturale? (Quanto credo a quello che dicono?) (Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato) (Nessuna credibilità/fiducia=1 - Massima credibilità/fiducia=7) Selon vous, quels sont ceux qui fournissent des informations objectives sur les risques naturels? (contenu fiable) (Répondez à chaque question en utilisant l’échelle de 1 à 7) Aucune confiance=1 - -Pleine confiance=7) Según usted ¿En qué medida de los siguientes agentes que le cito tienen credibilidad cuando proporcionan información sobre riesgos naturales? (En qué medida cree aquello que dicen?) (Utilice para ello una escala de 1 al 7) (Mensaje nada creíble=1 - Mensaje perfectamente creíble=7) MEDIA V78 - I giornalisti (radio, tv, giornali) Les journalistes (radio, TV, journaux) Periodistas (radio, tv, prensa) 2,62 3,21 4,32 V79 - Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) Les représentants des associations spécialisées en environnement Responsables de asociaciones ambientales 3,74 4,17 4,86 169 V80 – I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato Les représentants d’autres associations Representantes de asociaciones de voluntariado 4,13 2,91 4,71 V81 - Gli esperti (scienziati e tecnici) Les spécialistes (scientifiques et techniciens) Expertos (científicos y técnicos) 4,73 4,75 5,31 V82 - I rappresentanti della Protezione Civile (France) Representantes de Protección Civil 5,10 ----5,16 V83 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) Les forces de l’ordre (gendarmes, police) Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía) 4,30 4,18 4,96 V84 - I Vigili del Fuoco Les pompiers Bomberos 5,13 5,12 5,02 V85 - La polizia locale (ex vigili urbani) (France) Policía Municipal 4,18 -----4,79 V86 - Il suo Sindaco Le Maire El Alcalde 4,48 4,49 3,61 V87 - I rappresentanti della Comunità Montana Les représentants des communautés de communes El representante de la Comunidad Autónoma 4,23 3,34 3,42 V88 - L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER) Les représentants de la Région La Administración municipal 3,52 3,09 3,45 V89 - I politici locali Les représentants du conseil général (département) Los políticos locales 2,72 3,21 3,15 V90 - I politici nazionali Les représentants de l’Etat Los políticos nacionales 2,47 2,68 2,80 V91 - Gli insegnanti di scuola Les enseignants (primaire, secondaire) Maestros y profesores 3,72 3,13 4,28 V92 - Il suo parroco (France) El Párroco, la Iglesia 3,59 -----2,57 V93 - I suoi amici Les amis, la famille, les voisins… Sus amigos 3,91 3,31 4,22 170 Quanto i soggetti che seguono sono competenti quando forniscono un’informazione sul rischio naturale? (Quanto ne sanno?) (Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato) (Nessuna competenza=1 - Massima competenza=7) Según usted: ¿En qué medida cada uno de los siguientes agentes que le cito es competente para proporcionar información acerca de riesgos naturales ?(¿Cuánto saben?) (Utilice para ello una escala de 1 al 7 (No es competente o no sabe del este tema=1- Es muy competente o sabe mucho sobre el tema=7) MEDIA V94 - I giornalisti (radio, tv, giornali) Periodistas (radio, tv, prensa) 2,41 4,51 V95 - Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) Responsables de asociaciones ambientales 3,88 4,95 V96 – I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato Representantes de asociaciones de voluntariado 3,87 4,66 V97 - Gli esperti (scienziati e tecnici) Expertos (científicos y técnicos) 5,32 5,68 V98 - I rappresentanti della Protezione Civile Representantes de Protección Civil 5,32 5,46 V99 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía) 3,80 5,21 V100 - I Vigili del Fuoco Bomberos 5,15 5,27 V101 - La polizia locale (ex vigili urbani) Policía Municipal 3,80 4,96 V102 - Il suo Sindaco El Alcalde 4,23 3,94 V103 - I rappresentanti della Comunità Montana El representante de la Comunidad Autónoma 4,38 3,74 V104 - L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER) La Administración municipal 3,67 3,74 V105 - I politici locali Los políticos locales 2,74 3,42 V106 - I politici nazionali Los políticos nacionales 2,44 3,06 V107 - Gli insegnanti di scuola Maestros y profesores 3,20 4,07 V108 - Il suo parroco El Párroco, la Iglesia 2,85 2,56 V109 - I suoi amici Sus amigos 3,39 4,00 171 Quali strumenti o attività informative sui rischi naturali crede possano essere per lei più utili? (Al massimo tre scelte) Selon vous, quelles actions et outils d’information sur les risques naturels pourraient être les plus utiles? (Choisir au maximum trois réponses) ¿Qué instrumentos o qué actividades informativas sobre riesgos naturales cree que pueden ser más útiles para usted? (Como máximo tres elecciones) V110 V111 V112 Incontri di informazione (es.: dibattiti) 35,7 11,2 12,2 Rencontres informatives (conférences, débats) 44,2 0,0 0,0 Encuentros informativos (ej.: debates) 14,3 6,8 10,2 Incontri di formazione (es.: corsi) Séances de formations (ex. cours) Encuentros de Formación (ej.: cursos) 11,5 9,6 21,3 15,5 18,6 13,5 11,9 0,0 9,4 Esercitazioni pratiche Exercices pratiques Ejercicios prácticos 12,0 26,9 7,8 23,6 23,3 15,1 13,2 16,0 7,9 Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire Documents imprimés distribués Material informativo para distribuir (trípticos, etc.) 18,4 13,5 24,3 16,4 34,9 16,7 9,8 20,0 19,7 Materiali audiovisivi Documents audio-visuels Material audiovisual 3,1 5,8 11,7 8,8 18,6 17,7 6,1 44,0 13,4 1,5 0,0 2,6 2,2 4,7 8,9 3,1 20,0 10,2 17,9 17,8 22,2 21,4 43,7 29,1 Mostre Expositions Exposiciones Dimostrazioni pubbliche degli esperti (es.: protezione civile) Demostraciones públicas de los expertos (ej.: protección civil) In riferimento alla specifica situazione della sua zona, in che misura lei è interessato a essere informato circa le attività di prevenzione del rischio di esondazione e/o di frana che si svolgono nel suo Comune? Seriez-vous intéressé par des actions d’information sur la prévention des risques d’inondation et/ou mouvements de terrains dans votre commune? Refiriéndonos a la situación específica de su zona; ¿En qué medida está usted interesado en que le informen acerca de las actividades de prevención de riesgo de riada o desbordamiento del río que se desarrollan en su municipio? (Sólo si en V8 constata que sí a desprendimiento ¿y de desprendimiento?) Esondazione Frana Inondation Mouvem. de terrains Riada/Desbordamiento Desprendimiento V113 V114 Non sono interessato 5,5 5,1 Pas intéressé 5,6 20,4 No estoy interesado 25,0 99,1 Sono poco interessato Peu intéressé Estoy poco interesado 9,6 14,8 21,1 7,3 20,4 0,0 Sono abbastanza interessato Assez intéressé Estoy bastante interesado 47,4 38,9 38,4 47,1 34,7 0,9 Sono molto interessato Très intéressé Estoy muy interesado 37,5 40,7 15,5 40,5 24,5 0,0 172 Se ha risposto che è almeno un poco interessato, da chi vorrebbe essere informato di queste attività? (Al massimo due risposte) Si vous avez répondu au moins “Peu intéressé”, par qui voudriez-vous être informé sur ces activités? (Donnez deux réponses) Si ha contestado que está, al menos un poco interesado en V113/114, ¿por parte de quién desearía ser informado de esta actividad? (Como máximo dos respuestas) V115 V116 I giornalisti (radio, tv, giornali) 2,6 3,1 Les journalistes (radio, TV, journaux) 4,8 0,0 Periodistas (radio, tv, prensa) 7,9 9,3 Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) Les représentants des associations spécialisées en environnement Responsables de asociaciones ambientales 3,2 28,6 5,1 3,1 0,0 6,0 0,4 0,0 3,4 0,6 0,0 2,7 Gli esperti (scienziati e tecnici) Les spécialistes (scientifiques et techniciens) Expertos (científicos y técnicos) 16,7 33,3 15,3 9,9 16,7 4,0 I rappresentanti della Protezione Civile (France) Representantes de Protección Civil 18,0 -----6,8 30,4 -----16,7 1,7 2,4 4,0 4,7 0,0 7,3 I Vigili del Fuoco Les pompiers Bomberos 3,0 26,2 2,3 8,4 33,3 3,3 La polizia locale (ex vigili urbani) (France) Policía Municipal 1,5 -----13,6 1,9 -----12,7 Il suo Sindaco Le Maire El Alcalde 47,8 4,8 10,2 20,8 38,9 17,3 3,2 0,0 0,0 9,3 8,3 4,7 1,3 0,0 27,7 3,4 0,0 10,7 I politici locali Les représentants du conseil général (département) Los políticos locales 0,4 0,0 1,7 2,5 2,8 0,7 I politici nazionali Les représentants de l’Etat Los políticos nacionales 0,0 0,0 1,7 0,0 0,0 2,0 Gli insegnanti di scuola Les enseignants (primaire, secondaire) Maestros y profesores 0,2 0,0 0,6 0,6 0,0 2,0 I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato Les représentants d’autres associations Representantes de asociaciones de voluntariado Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) Les forces de l’ordre (gendarmes, police) Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía) I rappresentanti della Comunità Montana Les représentants des communautés de communes El representante de la Comunidad Autónoma L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER) Les représentants de la Région La Administración municipal 173 Il suo parroco (France) El Párroco, la Iglesia I suoi amici Les amis, la famille, les voisins… Sus amigos 0,0 -----0,0 0,9 -----0,0 0,2 0,0 0,0 0,3 0,0 0,7 V117 - Lei conosce il Piano di Protezione Civile predisposto dal suo Comune? Connaissez-vous le plan de protection civile de votre commune? ¿Conoce usted el Plan de actuación de Protección Civil de su municipio? No, non so cosa sia Non, je ne le connais pas No, no sé lo que es 64,8 88,9 75,9 Sì, ma so solo che esiste perché non me ne hanno mai parlato Oui, mais je sais seulement qu’il existe Sí, pero sólo sé que existe, porque nunca me han hablado de él 16,5 5,6 11,2 Sì, me ne hanno parlato ma ne so poco Oui, mais je ne le connais que vaguement Sí, me han hablado algo pero sé poco 14,2 3,7 7,3 Sì, lo conosco Oui, je le connais Sí, lo conozco 4,5 1,9 5,6 V118 - Viene svolta una campagna di informazione sul rischio di esondazione e/o frana nella sua zona di residenza? Y a-t-il eu une campagne d’information sur le risque d’inondation et/ou mouvements de terrains dans votre zone de résidence? ¿Se está desarrollando una campaña de información sobre el riesgo de desbordamiento o riada y/o desprendimiento en su municipio? Sì 11,0 No 60,2 Non so 28,8 Oui 9,3 Non 37,0 Je ne sais pas 53,7 Sí 3,9 No 34,5 No sé 61,6 V119 - Se sì, lei pensa che le informazioni ricevute siano: Si oui, pensez-vous que les informations transmises sont : La información recibida es: Buone Valables Buena 32,8 33,3 66,7 Sufficienti Suffisantes Suficiente 46,6 66,7 22,2 Scarse Rare Escasa 15,5 0,0 11,1 Insufficienti Insuffisantes Insuficient 174 5,2 0,0 0,0 V120 - Lei è personalmente disponibile a fare qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione e/o di frana? Etes-vous personnellement disposé à faire quelque chose pour la prévention des risques d’inondation? ¿Está usted personalmente dispuesta a participar en alguna de las actividades que le cito sobre prevención del riesgo de riada y/o desprendimiento? No, non sono disponibile per nessuna attività Non, je ne suis disposé à aucune de ces activités No, no estoy disponible para ninguna actividad 36,6 29,6 53,1 Sono disposto a partecipare a incontri specifici di informazione (es.: dibattiti) Je suis disposé à participer à des conférences d’information (ex.: débats) Estoy dispuesto a participar en encuentros especifico de información (ej. debates) 36,9 16,7 18,0 Sono disposto a partecipare ad attività specifiche di formazione (es.: corsi) Je suis disposé à participer à des séances de formation spécifiques (ex.: cours) Estoy dispuesto a participar en actividades específicas de formación (ej: cursos) 8,2 5,6 15,4 Sono disposto a partecipare alle eventuali esercitazioni Je suis disposé à participer à d’éventuels exercices Estoy dispuesto a participar en eventuales prácticas 8,0 37,0 9,6 Sono disposto a partecipare alle attività di un gruppo/associazione di protezione civile 10,3 Je suis disposé à participer aux activités d’une association d’information préventive 11,1 Estoy dispuesto a participar en actividades de un grupo/asociación de protección civil 3,9 Con quale frequenza lei partecipa a qualcuna delle attività delle associazioni o dei gruppi sotto indicati? Etes vous impliqué dans des activités associatives et avec quelle fréquence? ¿Con qué frecuencia participa usted en actividades llevadas a cabo por asociaciones o grupos? Mai Raramente Regolarmente Jamais Rarement Régulièrement Nunca Raramente Regularmente V121 - Ambientalisti Environnementales Ambientales V122 - Culturali Culturelles Culturales V123 - Di volontariato sociale Volontariat social De voluntariado social V124 - Di protezione civile Protection civile De protección civil V125 - Ecclesiali Ecclésiastiques Eclesiales V126 - Politici Politiques Políticos V127 - Sindacati Syndicales Sindicales V128 - Sportivi Sportives Deportivos V129 – Altro – Autre Otros 95,1 92,5 91,8 78,8 73,5 84,5 75,8 86,5 89,7 91,8 98,1 96,6 71,5 96,2 90,1 91,1 92,3 95,7 89,2 96,2 94,8 71,7 75,0 84,9 ------ 4,0 0,0 3,4 16,0 12,2 7,3 15,5 7,7 5,6 5,0 1,9 1,3 17,8 0,0 3,0 6,8 3,8 1,3 7,6 1,9 3,0 15,6 11,5 7,8 ------ 0,8 7,5 4,7 5,2 14,3 8,2 8,7 5,8 4,7 3,2 0,0 2,2 10,6 3,8 6,9 2,0 3,8 3,0 3,2 1,9 2,2 12,7 13,5 7,3 ------- 175 Lei sa come comportarsi in caso di frana? Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati le tre cose (al massimo) più importanti che si devono fare e quelle che non si devono fare in caso di frana. Le cose da fare Le cosa da non fare V130 V131 v132 V133 V134 V135 In casa, mettere le cose più importanti in cantina 1,3 0,7 1,1 22,2 10,1 12,6 In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori 4,4 0,7 1,9 4,1 9,4 3,8 In casa, staccare la corrente 23,3 18,3 10,4 0,2 0,7 0,6 In casa, staccare il gas 11,6 31,1 18,0 0,0 0,2 0,6 Scappare subito fuori di casa 34,0 13,9 22,4 3,1 4,7 0,6 Scappare in cantina 0,4 0,2 0,8 30,4 22,5 17,1 Scappare sul tetto di casa 2,1 1,5 3,0 7,2 12,9 10,6 Chiamare con il telefonino amici e parenti 1,5 5,7 4,9 2,5 5,9 5,6 Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati 0,6 2,6 3,0 7,4 15,1 11,2 Ripararsi sotto un ponte 0,0 0,2 0,8 13,3 11,1 24,4 18,7 23,3 29,2 0,2 0,2 0,3 2,1 1,8 4,4 9,4 6,9 12,6 Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati le tre cose (al massimo) più importanti che si devono fare e quelle che non si devono fare in caso di esondazione. Por favor, indique entre los comportamientos de la siguiente lista, las tres cosas (como máximo) más importantes que se deben hacer y aquellas que no se deben hacer en caso de desbordamiento. Le cose da fare Le cosa da non fare Hay que hacer No hay que hacer V136 V137 v138 V139 V140 V141 In casa, mettere le cose più importanti in cantina 0,0 En casa, colocar las cosas más important.en el sótano 0,9 0,0 0,0 0,5 0,5 29,1 58,9 12,9 6,3 21,2 19,2 In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori13,2 En casa, colocar las cosas más importantes en el piso superior 53,4 2,8 3,8 1,0 3,5 2,4 10,8 6,6 0,4 0,4 0,0 In casa, staccare la corrente En casa, apagar la corriente eléctrica 29,4 19,0 21,8 36,4 8,1 9,4 0,6 0,6 0,2 0,0 0,3 0,0 2,5 2,2 23,1 14,3 12,6 10,4 0,2 0,4 0,5 0,9 0,3 0,0 15,3 4,3 6,4 4,8 8,8 6,1 3,9 2,6 7,7 7,6 4,6 4,1 0,2 0,0 0,0 0,9 1,0 0,0 36,6 21,2 33,9 52,5 20,7 8,8 13,4 5,6 13,1 10,8 16,7 17,9 1,0 1,3 2,2 1,8 0,9 3,1 In casa, staccare il gas En casa, apagar el gas Scappare subito fuori di casa Salir enseguida fuera de casa Scappare in cantina Refugiarse en el sótano Scappare sul tetto di casa Subir al techo de la casa 176 Chiamare con il telefonino amici e parenti Llamar con el móvil a familiares y amigos 0,9 1,7 3,0 1,7 5,6 9,9 1,8 0,9 4,5 1,8 2,7 2,1 Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati Escapar hacia la montaña u otros lugares elevados 8,7 5,6 14,0 12,6 12,1 11,8 0,4 0,4 2,5 1,8 1,2 1,0 Ripararsi sotto un ponte Refugiarse debajo de un puente 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,5 19,1 12,6 26,5 25,1 31,7 53,4 14,5 7,3 13,8 6,9 26,5 25,5 0,4 0,0 0,5 0,4 0,3 0,0 1,9 0,0 2,1 0,9 4,3 1,4 5,9 0,9 5,2 1,3 13,7 8,3 Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità Seguir siempre las indicaciones de la autoridad Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi Esperar en casa a que venga alguien a ayudarme Variabili anagrafiche V142 – Sesso Sexe Sexo Maschio Masculin Hombre 48,9 61,1 48,7 Femmina Féminin Mujer 51,1 38,9 51,3 V143 - Anno di nascita Année de naissance Año de nacimiento 18-25 Italia Francia Spagna 26-45 Italia Francia Spagna 46-65 Italia Francia Spagna 66-Italia Francia Spagna V144 - Comune di residenza Commune de résidence Lugar de residencia 10,9 11,1 15,1 36,9 24,1 33,6 31,4 38,9 27,6 20,8 25,9 23,7 Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine Ardenno Morbegno, Talamona Aubignan Carcaixent % 56,9 22,9 4,5 100,0 100,0 V.A. 355 143 28 54 232 177 V145 - Stato civile Etat civil Estado civil Celibe/nubile Célibataire Soltero/soltera 22,0 16,7 24,6 Coniugato/a – convivente Marié – concubinage Casado/a – Pareja de hecho 67,9 66,7 65,5 Separato/divorziato Séparé – divorcé Separado/a – Divorciado/a 2,2 9,3 2,2 Vedovo/a Veuf Viudo/a 7,9 7,4 7,8 V146 - Da quante persone conviventi è composta la sua famiglia (In totale in quanti siete in casa compreso l’intervistato)? De combien de personnes votre foyer est-il composé ? ¿De cuántas personas está compuesto su núcleo familiar? (en total ¿cuántos son en casa incluido el entrevistado?). Italia France Spagna 1 7,1 14,8 8,2 2 22,1 42,6 23,7 3 28,2 20,4 23,7 4 31,7 16,7 25,9 5 8,7 5,6 9,9 V147 - Grado di istruzione Scuola elementare non terminata Licenza elementare Licenza media o avviamento Qualifica professionale Diploma scuola media superiore o scuola tecnica equiparata Specializzazione post diploma Laurea V147- Niveau d’instruction Certificat d’études secondaires Qualification professionnelle Baccalauréat Diplôme universitaire V147 9,6 42,3 19,2 28,8 Tipo de estudios Sin estudios Educaciòn Primaria ESO Formaciòn Professional Bachillerato o Escuela Técnica Otra especializaciòn Diplomado Licenciado 178 1,3 27,8 23,6 12,7 28,9 2,1 3,7 18,1 44,8 3,4 11,2 12,1 1,3 4,7 4,3 6 e oltre 2,3 0,0 8,6 V148 – Professione – Profession - Profesión Studente Etudiant Estudiante 4,6 5,6 7,3 Disoccupato/in cerca prima occupazione Sans travail / à la recherche d’un emploi Desocupado/en busca de primera empleo 0,3 1,9 3,9 Pensionato Retraité Jubilado 29,2 37,0 15,1 Casalinga Femme au foyer Ama de casa 14,8 0,0 29,7 Altra condizione non professionale (Francia) Otra condición no profesional 0,8 ----0,9 Operaio semplice Ouvrier non qualifié Obrero Operaio specializzato Ouvrier spécialisé Obrero especializado 6,5 0,0 3,0 10,6 3,7 3,4 Agricoltore Agriculteur Agricultor 1,0 1,9 3,0 Commerciante Commerçant Comerciante 4,7 1,9 3,0 Artigiano – autonomo Artisan – Travailleur indépendant Artesano – autónomo 5,7 7,4 2,6 Impiegato Employé Empleado 13,2 18,5 22,0 Insegnate Professeur Maestro 3,4 3,7 3,0 Libero professionista (avvocato, architetto, ecc.) Profession libérale Profesional liberal (abogado, arquitecto, etc) 2,4 1,9 0,9 Dirigente funzionario Fonctionnaire Dirigente funcionario Imprenditore Entrepreneur Empresario 1,1 14,8 0,4 1,6 1,9 1,3 179 ALLEGATI PROGETTO RINAMED INTERREG IIIB - SPAZIO MEDOCC Università Cattolica del Sacro Cuore Nota: il questionario è anonimo, non apporre nessuna sigla che lo renda identificabile ID - Questionario numero (non compilare) V1 - A riguardo della sua abitazione, lei vive: All’interno di un centro abitato In una casa isolata /__/__/__/ /1/ /2/ V2 – Ancora a riguardo alla sua abitazione, per favore mi può dire se lei abita: In un appartamento al piano terra in una palazzina / 1/ In un appartamento al 1° piano o superiore in una palazzina /2 / In una casa/cascina singola al piano terra /3/ In una casa/cascina singola, con più piani /4/ V3 - Da quanto tempo vive nel suo Comune di residenza? Dalla nascita Altrimenti indicare il numero di anni /9/9/ /__/__/ V4 - Di massima si considera soddisfatto di vivere nella sua zona di residenza? No /1 / Poco /2 / Abbastanza / 3/ Sì, molto /4/ Quale è l’ultimo disastro naturale che si ricorda sia capitato nella sua zona di abitazione? V5 - E’ successo (scrivere il tipo di disastro): …………… codice /__/ V6 - Nell’anno: /__/__/ V6 - Non è mai capitato nulla /0/5/ V7 - In particolare, chi soprattutto le ha fornito l’informazione di cui ha memoria? Ho sperimentato il disastro è ho subito direttamente i danni / 1/ Ho sperimentato il disastro, ma senza subire danni / 2/ I miei parenti / 3/ I miei amici / 4/ La gente del posto /5/ I mezzi di comunicazione /6/ Lei considera la sua zona di residenza come una zona V8 - A rischio di esondazione V9 - A rischio di frana V10 - A rischio di incendio boschivo V11 - A rischio di terremoto /1/ /1/ /1/ /1/ 183 In particolare, quale grado di rischio lei pensa personalmente di correre relativamente a… Nessuno rischio=1 massimo rischio=7 V12 - un incidente stradale /1/2/3/4/5/6/7/ V13 - un incidente nucleare /1/2/3/4/5/6/7/ V14 - un incendio /1/2/3/4/5/6/7/ V15 - una frana /1/2/3/4/5/6/7/ V16 - un incidente sul lavoro /1/2/3/4/5/6/7/ V17 - un incidente in casa /1/2/3/4/5/6/7/ V18 - una esondazione /1/2/3/4/5/6/7/ V19 - un terremoto /1/2/3/4/5/6/7/ V20 - l’inquinamento del suolo /1/2/3/4/5/6/7/ V21 - l’inquinamento atmosferico /1/2/3/4/5/6/7/ V22 - l’inquinamento elettromagnetico (alta tensione, telefonia) /1/2/3/4/5/6/7/ V23 - un incidente aereo /1/2/3/4/5/6/7/ Lei pensa che le seguenti attività dell’uomo sul territorio possano aumentare il rischio di esondazione e/o di frana che è presente in questa zona? Esondazione Frana 1 V24 - Disboscamento // / 1/ V25 - Costruzione non regolamentata di edifici (es.: case, ecc.) / 1/ / 1/ V26 - Costruzione non regolamentata di infrastrutture (es.: strade, ponti, ecc.) /1/ / 1/ V27 - Modifica del letto del fiume /1/ / 1/ V28 - Costruzione di nuovi bacini per impianti di potenza (centrali elettriche) / 1/ / 1/ 1 V29 - Attività turistica // / 1/ V30 - Estrazione di materiali (cave) / 1/ / 1/ 1 V31 - Abbandono dei fondi e dei percorsi rurali // / 1/ V32 - Ha mai pensato di andare ad abitare in un altro Comune? Sì, ho già deciso di andare via Se capitasse l’occasione, me ne andrei No, non voglio muovermi da questo Comune / 1/ / 2/ / 3/ Per quanto riguarda l’Italia, lei pensa che il nostro paese abbia, in materia di disastri naturali Per nulla Poco Abbastanza Molto V33 - Una normativa adeguata in materia di prevenzione / 1/ / 2/ /3/ / 4/ 1 2 3 V34 - Un’organizzazione di intervento adeguata // // // / 4/ V35 - Delle Istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali /1/ / 2/ /3/ / 4/ V36 - Un sistema dei media (TV e giornali) che fornisce informazioni oggettive sul problema /1/ / 2/ /3/ / 4/ 184 Lei pensa che sia una buona cosa che la nostra Regione promuova delle leggi per la prevenzione dei rischi naturali? Per esempio quanto sarebbe d’accordo sul fatto che la legge dovrebbe… Per nulla Poco Abbastanza Molto d’accordo V37 - ….obbligare le istituzioni a informare i cittadini sui rischi naturali a cui sono esposti / 1/ / 2/ /3/ / 4/ V38 - ….obbligare le istituzioni locali a predisporre piani di intervento in caso di emergenza / 1/ / 2/ /3/ / 4/ V39 - ….obbligare i cittadini esposti a rischio di disastro naturale a stipulare un’assicurazione / 1/ / 2/ /3/ / 4/ V40 - ….essere più severa nei confronti di chi mette in atto comportamenti che aumentano il rischio naturale (es.: impianti sui fiumi, disboscamento, non cura dei boschi, ecc.) /1 / / 2/ /3/ / 4/ V41 - ….essere più restrittiva rispetto ad attività da svolgersi in zone soggette al rischio naturale (es.: costruire in zone di rischio, ecc.) /1/ / 2/ /3/ / 4/ Per quanto riguarda i disastri naturali, quali sono, secondo lei, i soggetti istituzionali che dovrebbero dedicarsi particolarmente a….. Sceglierne al massimo due per ciascuna attività Fare attività di prevenzione Fare attività di gestione V42 – V43 V44 – V45 1 1 Il Comune // // /1/ / 1/ La Provincia / 2/ / 2/ /2/ / 2/ 3 3 3 La Regione // // // / 3/ Il Governo italiano / 4/ / 4/ /4/ / 4/ 5 5 5 Il Prefetto // // // / 5/ La Protezione Civile / 6/ / 6/ /6/ / 6/ Secondo lei, le difficoltà per affrontare i problemi legati alla prevenzione dei disastri naturali sono principalmente di natura economica, organizzativa, politica o tecnologica? Scegliere al massimo due risposte V46 – V47 Difficoltà economiche / 1/ / 1/ 2 Difficoltà organizzative // / 2/ Difficoltà politiche / 3/ / 3/ 4 Difficoltà tecnologiche // / 4/ V48 - A conti fatti, secondo la sua opinione, per una comunità costa economicamente di più promuovere una attività di prevenzione (fare qualcosa prima, per esempio costruendo ponti e case più resistenti) o di gestione dell’emergenza naturale (intervenire con i soccorsi durante)? Costa di più prevenire / 1/ Costano entrambe allo stesso modo / 2/ Costa di più gestire / 3/ 185 V49 - Lei pensa che possa essere utile creare una agenzia che si occupi in modo specifico dei problemi del territorio montano? (es.: Osservatorio sulla Montagna) Sì, molto /1 / Abbastanza / 2/ No / 3/ V50 - Per quanto riguarda la Lombardia, lei pensa che una campagna di informazione sui rischi naturali sia: Veramente necessaria /1/ Abbastanza importante / 2/ Forse importante, ma ci sono altri problemi più importanti / 3/ Non necessaria / 4/ V51 - Concentrando l’attenzione sulla prevenzione del rischio. Lei ha mai ricevuto informazioni e/o ha mai partecipato ad attività finalizzate alla prevenzione del rischio naturale? No mai / 1/ Sì, ho ricevuto qualche informazione saltuaria / 2/ Sì, ho ricevuto informazioni sistematiche sulla questione / 3/ Sì, ho partecipato anche ad attività di prevenzione (incontri specifici, esercitazioni, ecc.) /4/ A proposito del rischi naturali, quanto reputa importante avere informazioni circa… Grado di importanza da 1 a 5, con 1 = non importante, 5 = molto importante V52 - ….l’identificazione delle zone a rischio /1/2/3/4/5/ V53 - ….il grado di rischio a cui sono esposto /1/2/3/4/5/ V54 - ….le conseguenze e i possibili danni a uomini, cose e ambiente che potrebbero verificarsi /1/2/3/4/5/ V55 - ….i piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche /1/2/3/4/5/ V56 - ….le procedure di allarme della popolazione in caso di emergenza /1/2/3/4/5/ V57 - ….i comportamenti da adottare in caso di emergenza /1/2/3/4/5/ V58 - ….le misure preventive che la popolazione deve adottare per proteggersi /1/2/3/4/5/ V59 - ….la fonte di informazione in caso di emergenza /1/2/3/4/5/ V60 - ….la modalità con cui posso avere informazioni sul rischio a cui sono esposto /1/2/3/4/5/ V61 - ….il modo con cui la popolazione è tenuta al corrente dell’evolvere della situazione in caso di disastro /1/2/3/4/5/ A proposito di chi può fornire l’informazione sul rischio naturale, vorremmo sapere per i soggetti che seguono: a – quanto ciascuno di essi fornisce, oggi di fatto, un messaggio chiaro (Si fa capire?) b – quanto ciascuno di essi è un informatore credibile e degno di fiducia (Credo a quello che mi dicono?) c – quanto ciascuno di essi è competente a fornire il messaggio (Quanto ne sa?) 186 Cominciamo dalla prima domanda: secondo lei quanto i soggetti forniscono un’informazione chiara sul rischio naturale? (Quanto si fanno capire?) Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato) Messaggio per nulla chiaro=1 Messaggio perfettamente chiaro=7 V62 - I giornalisti (radio, tv, giornali) /1/2/3/4/5/6/7/ V63 - Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) /1/2/3/4/5/6/7/ V64 - I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato /1/2/3/4/5/6/7/ V65 - Gli esperti (scienziati e tecnici) /1/2/3/4/5/6/7/ V66 - I rappresentanti della Protezione Civile /1/2/3/4/5/6/7/ V67 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) /1/2/3/4/5/6/7/ V68 - I Vigili del Fuoco /1/2/3/4/5/6/7/ V69 - La polizia locale (ex vigili urbani) /1/2/3/4/5/6/7/ V70 - Il suo Sindaco /1/2/3/4/5/6/7/ V71 - I rappresentanti della Comunità Montana /1/2/3/4/5/6/7/ V72 - L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER) /1/2/3/4/5/6/7/ V73 - I politici locali /1/2/3/4/5/6/7/ V74 - I politici nazionali /1/2/3/4/5/6/7/ V75 - Gli insegnanti di scuola /1/2/3/4/5/6/7/ V76 - Il suo parroco /1/2/3/4/5/6/7/ V77 - I suoi amici /1/2/3/4/5/6/7/ Continuiamo con la seconda domanda: secondo lei quanto i soggetti che seguono sono credibili quando forniscono un’informazione sul rischio naturale? (Quanto credo a quello che dicono?). Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato) Nessuna credibilità/fiducia=1 Massima credibilità/fiducia=7 V78 - I giornalisti (radio, tv, giornali) /1/2/3/4/5/6/7/ V79 - Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) /1/2/3/4/5/6/7/ V80 - I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato /1/2/3/4/5/6/7/ V81 - Gli esperti (scienziati e tecnici) /1/2/3/4/5/6/7/ V82 - I rappresentanti della Protezione Civile /1/2/3/4/5/6/7/ V83 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) /1/2/3/4/5/6/7/ V84 - I Vigili del Fuoco /1/2/3/4/5/6/7/ V85 - La polizia locale (ex vigili urbani) /1/2/3/4/5/6/7/ V86 - Il suo Sindaco /1/2/3/4/5/6/7/ V87 - I rappresentanti della Comunità Montana /1/2/3/4/5/6/7/ V88 - L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER) /1/2/3/4/5/6/7/ V89 - I politici locali /1/2/3/4/5/6/7/ V90 - I politici nazionali /1/2/3/4/5/6/7/ V91 - Gli insegnanti di scuola /1/2/3/4/5/6/7/ V92 - Il suo parroco /1/2/3/4/5/6/7/ V93 - I suoi amici /1/2/3/4/5/6/7/ 187 Terminiamo con l’ultima domanda: secondo lei quanto i soggetti che seguono sono competenti quando forniscono un’informazione sul rischio naturale? (Quanto ne sanno?). Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato) Nessuna competenza=1 Massima competenza=7 V94 - I giornalisti (radio, tv, giornali) /1/2/3/4/5/6/7/ V95 - Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) /1/2/3/4/5/6/7/ V96 - I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato /1/2/3/4/5/6/7/ V97 - Gli esperti (scienziati e tecnici) /1/2/3/4/5/6/7/ V98 - I rappresentanti della Protezione Civile /1/2/3/4/5/6/7/ V99 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) /1/2/3/4/5/6/7/ V100 - I Vigili del Fuoco /1/2/3/4/5/6/7/ V101 - La polizia locale (ex vigili urbani) /1/2/3/4/5/6/7/ V102 - Il suo Sindaco /1/2/3/4/5/6/7/ V103 - I rappresentanti della Comunità Montana /1/2/3/4/5/6/7/ V104 - L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER) /1/2/3/4/5/6/7/ V105 - I politici locali /1/2/3/4/5/6/7/ V106 - I politici nazionali /1/2/3/4/5/6/7/ V107 - Gli insegnanti di scuola /1/2/3/4/5/6/7/ V108 - Il suo parroco /1/2/3/4/5/6/7/ V109 - I suoi amici /1/2/3/4/5/6/7/ Quali strumenti o attività informative sui rischi naturali crede possano essere per lei più utili? Al massimo tre scelte V110 – V111 – V112 Incontri di informazione (es.: dibattiti) / 1/ / 1/ / 1/ Incontri di formazione (es.: corsi) /2/ / 2/ / 2/ 3 3 Esercitazioni pratiche // // / 3/ Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire / 4/ / 4/ / 4/ 5 5 Materiali audiovisivi // // / 5/ 6 6 Mostre // // / 6/ Dimostrazioni pubbliche degli esperti (es.: protezione civile) /7/ / 7/ / 7/ In riferimento alla specifica situazione della sua zona, in che misura lei è interessato a essere informato circa le attività di prevenzione del rischio di esondazione e/o di frana che si svolgono nel suo Comune? Esondazione Frana V113 – V114 Non sono interessato / 1/ / 1/ 2 Sono poco interessato // / 2/ Sono abbastanza interessato / 3/ / 3/ 4 Sono molto interessato // / 4/ 188 Se ha risposto che è almeno un poco interessato, da chi vorrebbe essere informato di queste attività? (Al massimo due risposte) V115 – V116 I giornalisti (radio, tv, giornali) /01/ /01/ 02 Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente) / / /02/ I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato /03/ /03/ 04 Gli esperti (scienziati e tecnici) / / /04/ I rappresentanti della Protezione Civile /05/ /05/ 06 Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia) / / /06/ I Vigili del Fuoco /07/ /07/ 08 La polizia locale (ex vigili urbani) / / /08/ Il suo Sindaco /09/ /09/ 10 I rappresentanti della Comunità Montana / / /10/ 11 L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER) / / /11/ I politici locali /12/ /12/ 13 I politici nazionali / / /13/ Gli insegnanti di scuola /14/ /14/ 15 Il suo parroco / / /15/ I suoi amici /16/ /16/ V117 - Lei conosce il Piano di Protezione Civile predisposto dal suo Comune? No, non so cosa sia /1/ Sì, ma so solo che esiste perché non me ne hanno mai parlato /2/ Sì, me ne hanno parlato ma ne so poco /3/ Sì, lo conosco / 4/ V118 - Viene svolta una campagna di informazione sul rischio di esondazione e/o frana nella sua zona di residenza? Sì /1/ No /2/ Non so / 3/ V119 - Se sì, lei pensa che le informazioni ricevute siano: Buone Sufficienti Scarse Insufficienti / 1/ / 2/ / 3/ / 4/ V120 - Lei è personalmente disponibile a fare qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione e/o di frana? Le risposte sono indicate in ordine di impegno No, non sono disponibile per nessuna attività /1/ Sono disposto a partecipare a incontri specifici di informazione (es.: dibattiti) / 2/ Sono disposto a partecipare ad attività specifiche di formazione (es.: corsi) /3/ Sono disposto a partecipare alle eventuali esercitazioni / 4/ Sono disposto a partecipare alle attività di un gruppo/associazione di protezione civile / 5/ 189 Con quale frequenza lei partecipa a qualcuna delle attività delle associazioni o dei gruppi sotto indicati? Mai Raramente Regolarmente Associazioni o gruppi….. V121 - ….ambientalisti /1 / / 2/ / 3/ V122 - ….culturali /1/ / 2/ / 3/ 1 2 V123 - ….di volontariato sociale // // / 3/ V124 - ….di protezione civile /1/ / 2/ / 3/ 1 2 V125 - ….ecclesiali // // / 3/ V126 - ….politici /1 / / 2/ / 3/ 1 2 V127 - ….sindacati // // / 3/ V128 - ….sportivi /1/ / 2/ / 3/ 1 2 V129 – Altro // // / 3/ Lei sa come comportarsi in caso di frana? Lei sa come comportarsi in caso di esondazione? Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati le tre cose (al massimo) più importanti che si devono fare e quelle che non si devono fare in caso di frana. Le cose da fare Le cosa da non fare V130 V131 v132 V133 V134 V135 1. In casa, mettere le cose più importanti in cantina /01/ /01/ /01/ /01/ /01/ /01/ 2. In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori /02/ /02/ /02/ /02/ /02/ /02/ 3. In casa, staccare la corrente /03/ /03/ /03/ /03/ /03/ /03/ 04 04 04 04 04 4. In casa, staccare il gas / / / / / / / / / / /04/ 5. Scappare subito fuori di casa /05/ /05/ /05/ /05/ /05/ /05/ 06 06 06 06 06 6. Scappare in cantina / / / / / / / / / / /06/ 7. Scappare sul tetto di casa /07/ /07/ /07/ /07/ /07/ /07/ 8. Chiamare con il telefonino amici e parenti /08/ /08/ /08/ /08/ /08/ /08/ 9. Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati /09/ /09/ /09/ /09/ /09/ /09/ 10. Ripararsi sotto un ponte /10/ /10/ /10/ /10/ /10/ /10/ 11. Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità (Es.: Protezione Civile) /11/ /11/ /11/ /11/ /11/ /11/ 12. Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi /12/ /12/ /12/ /12/ /12/ /12/ 190 Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati le tre cose (al massimo) più importanti che si devono fare e quelle che non si devono fare in caso di esondazione. Le cose da fare Le cosa da non fare V136 V137 v138 v139 v140 v141 13. In casa, mettere le cose più importanti in cantina /01/ /01/ /01/ /01/ /01/ /01/ 14. In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori /02/ /02/ /02/ /02/ /02/ /02/ 15. In casa, staccare la corrente /03/ /03/ /03/ /03/ /03/ /03/ 04 04 04 04 04 16. In casa, staccare il gas / / / / / / / / / / /04/ 17. Scappare subito fuori di casa /05/ /05/ /05/ /05/ /05/ /05/ 06 06 06 06 06 18. Scappare in cantina / / / / / / / / / / /06/ 07 07 07 07 07 19. Scappare sul tetto di casa / / / / / / / / / / /07/ 20. Chiamare con il telefonino amici e parenti /08/ /08/ /08/ /08/ /08/ /08/ 21. Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati /09/ /09/ /09/ /09/ /09/ /09/ 22. Ripararsi sotto un ponte /10/ /10/ /10/ /10/ /10/ /10/ 23. Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità (Es.: Protezione Civile) /11/ /11/ /11/ /11/ /11/ /11/ 24. Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi /12/ /12/ /12/ /12/ /12/ /12/ Variabili anagrafiche V142 - Sesso 1. Maschio 2. Femmina / 1/ / 2/ V143 - Anno di nascita 19/__/__/ V144 - Comune di residenza specificare codice cap /__/__//__/__//__/ V145 - Stato civile Celibe/nubile Coniugato/a – convivente Separato/divorziato Vedovo/a /1/ / 2/ / 3/ /4/ V146 - Da quante persone conviventi è composta la sua famiglia (In totale in quanti siete in casa compreso l’intervistato)? Indicare il numero di persone compreso l’intervistato /__/__/ 191 V147 - Grado di istruzione 1. Scuola elementare non terminata 2. Licenza elementare 3. Licenza media o avviamento 4. Qualifica professionale 5. Diploma scuola media superiore o scuola tecnica equiparata 6. Specializzazione post diploma 7. Laurea / 1/ / 2/ / 3/ / 4/ / 5/ / 6/ / 7/ V148 - Professione 1. Studente 2. Disoccupato/in cerca prima occupazione 3. Pensionato 4. Casalinga 5. Altra condizione non professionale 6. Operaio semplice 7. Operaio specializzato 8. Agricoltore 9. Commerciante 10. Artigiano – autonomo 11. Impiegato 12. Insegnate 13. Libero professionista (avvocato, architetto, ecc.) 14. Dirigente funzionario 15. Imprenditore /01/ /02/ /03/ /04/ /05/ /06/ /07/ /08/ /09/ /10/ /11/ /12/ /13/ /14/ /15/ 192 Progetto Rinamed Programma Interreg IIIB – Spazio MedOcc VISITA AI LUOGHI INTERESSATI DALLE RILEVAZIONI 1° STOP - COLICO (LC) Area a rischio frana 26 maggio 2004 MOVIMENTO FRANOSO IN LOCALITA’ BEDOLESSO (COMUNI COLICO-DORIO) INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Figura 1: modello 3D del versante a monte dell'abitato di Colico Figura 2: ortofoto del versante e dell'abitato di Colico 195 Il dissesto del “Monte Bedolesso” è localizzato sul versante sinistro idrografico del torrente Perlino nel comune di Colico in corrispondenza degli alpeggi della località Monte Bedolesso. Figura 3: Stralcio da "Inventario dei fenomeni franosi della Regione Lombardia" Il primo evento documentato inerente il dissesto risale al 27-28 giugno1997, durante il quale si sono avuti fenomeni di alluvionamento lungo l’alveo del T. Perlino a causa di una colata detriticofangosa alimentata da una frana innescatasi nella parte alta del bacino. A seguito di questo evento la Regione Lombardia ha provveduto a conferire apposito incarico, in adempimento della legge 3 Agosto 1998 n.267, per la valutazione e zonazione della pericolosità e del rischio da frana del conoide dei Torrente Perlino (Geol.Volpatti, 1999). Lo studio ha evidenziato la possibilità di esondazioni ed alluvionamenti in corrispondenza di alcuni punti critici come alcuni ponti (es. sottopasso S.S. n. 36).Tale zonazione è stata successivamente modificata a seguito degli eventi accorsi nel 2000 e 2002 con ampliamento dell’area a rischio. 196 Figura 3: attraversamento S.S.36 1 Foto 1- 2: attraversamento S.S.36 e ultimo ponte prima della foce DESCRIZIONE DEL DISSESTO La prima segnalazione di attivazione del fenomeno in oggetto è del maggio 2001 , dopo le copiose precipitazioni del Novembre 2000; successive riattivazioni si sono avute durante i mesi di Novembre e Dicembre 2002 sempre in conseguenza di periodi di piogge intense e prolungate. Il dissesto, classificabile come una frana di scivolamento in depositi morenici, rappresenta la parziale riattivazione di una grande paleofrana che interessa l’intero versante a monte dell’abitato. L’area in frana nel complesso si sviluppa per una lunghezza di circa 1500 m, da quota 1100 m (s.l.m.) a quota 550 m (s.l.m), ed una larghezza di circa 850 m per una superficie di quasi 1 km2 (0.9 km2 ). La scarpata principale, a quote tra 1000 e 1050 presenta rigetti dell’ordine dei 10 m. Il volume stimato del dissesto risulta pari a circa 20 milioni di m3. Gli elementi morfologici che caratterizzano il movimento sono essenzialmente scarpate e fratture, che permettono di delimitarne in maniera sufficientemente chiara l’attuale perimetro. In base alle strutture rilevate e all’analisi dei dati di spostamento raccolti su tutta l’area, il corpo di frana è stato suddiviso in 5 settori. 197 Figura 4: frana del monte Bedolesso con indicazione dei diversi settori individuati 198 DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA Foto 3 - 4 - 5: Scarpata principale 199 CONSEGUENZE DEL MOVIMENTO F RANOSO Foto 6: Scarpata di arretramento della scarpata principale Foto 7 e 8: scarpate secondarie e segni di movimento nel settore 4 200 Foto 9 - 10: alveo del T. Perlino ai piedi della frana A partire dal febbraio 2002 è attivo un sistema di monitoraggio del dissesto composto da: - - Monitoraggio topografico dei piloni della linea elettrica ad alto voltaggio 15 basi distometriche, 2 postazioni GPS, 10 fessurimetri a vetrino posizionati sulle stalle di Monte Bedolesso, 1 stazione meteorologica nelle vicinanze dell’alpeggio, 1 stazione idrometrica sul T. Perlino. Inoltre sono stati realizzati 4 sondaggi. 201 Figura 5: spostamenti registrati dai vari strumenti Dall’analisi dei dati di monitoraggio è stato possibile correlare gli spostamenti dell’area in dissesto con gli eventi pluviometrici e definire il valore cumulato di precipitazione innescante il movimento. EVOLUZIONE E POSSIBILI EFFETTI DEL DISSESTO SULL’ABITATO Un franamento in massa dell’intero dissesto non è ritenuto probabile. E’ più probabile un collasso parziale del corpo franoso con conseguente ostruzione del corso del torrente Perlino, che delimita il fianco destro e il piede del corpo franoso (settore 2). Già durante il novembre 2002 è stata registrata la parziale occlusione dell’alveo del torrente in occasione di eventi meteorici prolungati che hanno determinato, oltre all’accelerazione del movimento principale, anche la riattivazione di alcune frane al piede con superficie di scivolamento poco profonda. Un eventuale movimento franoso renderebbe disponibile materiale solido che potrebbe essere preso in carico dal torrente determinando un aumento del trasporto solido ed eventualmente l’innesco di una colata detritica. In base ai volumi mobilizzati dal movimento franoso si potrebbe determinare la formazione di un temporaneo bacino di sbarramento provocata dell’occlusione della valle. La pressione indotta dall’invaso a monte potrebbe determinare il collasso dello sbarramento e la successiva formazione di un’onda di piena a seguito della rottura. L’onda di piena provocata dalla rottura di uno sbarramento naturale è in genere decisamente più rilevante rispetto a quella di un evento di piena in alveo, per la contemporanea presenza di ingenti volumi di materiale liquido e solido. Le conseguenze del processo sarebbero risentite direttamente sulla conoide, interessata dalla propagazione e deposizione di una colata detritica. E’ stata fatta una simulazione della rottura dello sbarramento e della propagazione della colata detritica sulla conoide utilizzando il DTM del terreno con maglia 4X4. L’area di esondazione del flusso che si è ottenuta ipotizzando un volume solido trasportato pari a 50.000 m3 e 95.000 m3 . 202 Figura 6: area di esondazione della colata ottenuto dalla simulazione (50.000 m3) Figura 7: area di esondazione della colata - particolare zona distale 203 Dall’analisi della simulazione si osserva che l’esondazione avviene lungo i punti critici già individuati in precedenza nello studio redatto ai sensi della L.267/98 (es.attraversamento S.S.36). L’area rimane la stessa anche nel caso di volumi più cospicui della colata, in questo caso aumentano solo gli spessori di materiale che si deposita. Il tempo di sviluppo dei processi che possono essere innescati a seguito dell’occlusione della valle sono importanti nella definizione dello stato di allerta. Dai risultati della simulazione risulta che: - il tempo di riempimento del bacino a monte dello sbarramento: per un invaso di circa 90000 m3, avendo supposto una portata in entrata di 45.2 m3 (portata con tempo di ritorno centennale) il completo riempimento avverrebbe dopo 30 minuti; - il tempo di rottura dello stesso sbarramento; in base ai risultati della simulazione la portata di picco si registra dopo 9-10 ore dal completo riempimento del bacino; - il tempo di propagazione dell’onda di piena dal punto di rottura alla porzione distale della conoide è valutabile in circa 20 minuti. Sempre sulla base della simulazione perimetrazione di pericolosità dovrebbe essere modificata con un ampliamento della zona a rischio in alcuni punti nella zona distale. Figura 8: nuova proposta di zonazione della pericolosità 204 Figura 9: particolare della zona distale 205 Progetto Rinamed Programma Interreg IIIB – Spazio MedOcc VISITA AI LUOGHI INTERESSATI DALLE RILEVAZIONI 2° STOP – PIANA DELLA SELVETTA (VALTELLINA -SO) Area a rischio inondazione 26 maggio 2004 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO La Valtellina è un’ampia vallata longitudinale che si apre fra le Alpi Retiche a nord e le Prealpi Orobiche a sud con un estensione di quasi 3300 km2 lungo il corso superiore del fiume Adda. Figura 1: Ortofoto della Bassa Valtellina Capoluogo di provincia è la città di Sondrio. A causa degli elevati dislivelli presenti, per cui si passa dai 200 m s.l.m. del Trivio di Fuentes (alla sommità del lago di Como) ai 4021 m s.l.m. del monte Bernina, il clima non è molto uniforme; buona parte della Valtellina mostra un clima di tipo continentale, con piovosità crescente dalla parte alta a quella bassa della valle. Differenze climatiche si notano anche tra i vari versanti: ad esempio il versante retico è più mite e meno piovoso di quello orobico, che presenta anche una costante esposizione a nord. Le condizioni climatiche e le grandi differenze di quota tra fondovalle e cime più elevate, hanno chiaramente influito sullo sviluppo della vegetazione; il paesaggio valtellinese è dominato fino a quote di 600700 m s.l.m. da boschi di latifoglie, cui si associa, e spesso prevale, il castagno fino a circa 1000 m. A quote più elevate incominciano a comparire le conifere che diventano predominanti a partire dai 1400 m s.l.m. e si spingono, con singole piante, fino ai 2300 m s.l.m. Sui fondovalle e sui versanti meno acclivi, l'antropizzazione ha influito notevolmente sulla vegetazione, con ampi disboscamenti per ottenere prati e colture, nonché con terrazzamenti per la coltivazione della vite o di piante da frutta. Anche il netto incremento di popolazione a partire dal secolo scorso ha influito sull'equilibrio dell'ambiente: in passato i centri abitati erano situati prevalentemente sui terrazzi naturali dei versanti, più salubri dei fondovalle e al sicuro da alluvioni; le bonifiche e soprattutto lo sviluppo delle attività industriali hanno portato alla rapida colonizzazione dei fondovalle e soprattutto dei conoidi alluvionali, su cui oggi sorgono gran parte dei paesi e delle città della provincia. 209 Attualmente il turismo è la maggior attività economica della provincia, che non ha però del tutto cancellato l'antica vocazione agricola e il recente sviluppo industriale. GEOMORFOLOGIA Il territorio tipicamente alpino della Valtellina, presenta una morfologia giovanile, legata essenzialmente all'azione morfogenetica delle acque e dei ghiacciai, che hanno agito con tempi e modalità diverse. Tuttavia le principali incisioni vallive sono probabilmente di età relativamente antica, pre-Messiniana (inferiore a 6 Ma), e fortemente incise dalle acque superficiali durante il Messiniano; in quel periodo, a causa dell'abbassamento del mare Mediterraneo, dovuto alla "chiusura" dello stretto di Gibilterra, i fiumi hanno profondamente inciso le valli alpine, il cui fondovalle venne a trovarsi ben al di sotto del livello del mare, che a quei tempi ricopriva l'attuale pianura Padana. Ciò è testimoniato dai laghi pedemontani, come il Lario, il cui fondo, ricoperto da sedimenti, si trova a 211 m sotto il livello del mare. La successiva ingressione marina pliocenica (5 Ma) ha "allagato" le valli principali, trasformandole in fiordi, che andavano man mano colmandosi per apporto di detriti generati dalla progressiva erosione della catena montuosa. Durante le glaciazioni oloceniche (da 600.000 fino a 10.000 anni fa) la regione alpina fu ricoperta da una spessa coltre di ghiacci e ampie lingue glaciali hanno modellato i versanti delle valli; il ghiacciaio dell' Adda è ridisceso più volte fino alla pianura (in Brianza), erodendo e levigando le valli e trascinando con se una gran quantità di detriti. Inoltre la decompressione sviluppatasi sui versanti in seguito al ritiro dei ghiacci dell'ultima glaciazione (quella wurmiana), ha provocato fenomeni di rilascio nei pendii, con franamenti e formazione di deformazioni gravitative profonde. Il modellamento glaciale è ben evidente in tutto il territorio; circhi e terrazzi glaciali, rocce montonate, conche e soglie glaciali, valli sospese, superfici di esarazione valli dalla caratteristica forma ad U, testimoniano l'importante azione erosiva del ghiacciai. Attualmente l'erosione torrentizia è preponderante in quasi tutta la valle; essa ha interessato e spesso reinciso le precedenti morfostrutture glaciali. Per molte valli minori, che scendono fino alle quota del fondovalle, la morfologia è quindi oramai mutata da una forma a U, tipica dell'erosione glaciale, ad un profilo a V, dovuto all'incisione dei torrenti; al loro sbocco sul fondovalle si sono formati ampi conoidi alluvionali. I fondovalle sono occupati da imponenti quantità di materiale alluvionale, con ampi terrazzi e piane alluvionali ben sviluppate; fino ad alcuni decenni fa, l'Adda e la Mera, disegnavano ampi meandri entro questi depositi e presentavano ancora intatte le loro aree di esondazione, poi in gran parte cancellate dai lavori di regimazione fluviale. Lo sfruttamento delle acque per la produzione di energia elettrica, con la costruzione di numerosi bacini artificiali, ha spesso causato importanti variazioni nella portata di numerosi torrenti e fiumi; assieme alla regimazione dei fiumi, gli interventi dell'uomo sulle acque hanno portato talora a brusche variazioni degli acquiferi e a problemi di stabilità dei terreni sovrastanti. GEOLOGIA La struttura geologica della Valtellina è strettamente legata agli eventi che hanno portato alla formazione della catena alpina. Le Alpi sono la più importante è la più alta catena montuosa d’Europa originatasi a partire da 150 milioni di anni fa. Si tratta di una catena di tipo collisionale in quanto formata dalla collisione di due zolle litosferiche: quella europea, a Nord, e quella africana a sud. La collisione provocò imponenti fenomeni traslativi entro le masse rocciose; si formarono così 210 delle falde di ricoprimento. La sovrapposizione delle falde di ricoprimento è l’elemento principale della struttura della catena alpina. Le Alpi Lombarde fanno parte del segmento centrale della catena alpina che interessa solo il versante meridionale delle Alpi per una larghezza di circa 100 Km. Tale settore è costituito da due principali domini strutturali separati da un sistema di faglie ad andamento E-O noto come lineamento insubrico. Il dominio settentrionale è ubicato a nord della Valtellina ed è caratterizzato da molteplici unità strutturali che costituiscono le falde tettoniche delle Alpi s.s. (unità del Pennidico e Austroalpino); sul versante meridionale della Valtellina affiorano invece le unità delle Alpi Meridionali o Sudalpino. Mentre la struttura della Api s.s. è caratterizzata da numerose e grandi falde di ricoprimento, le Alpi Meridionali sono caratterizzate da una serie di rilievi interessati da pieghe e sovrascorrimenti con direzione grosso modo E-O. Le rocce, spesso altamente fratturate per la presenza di molte linee tettoniche, sono principalmente di natura metamorfica con locali intrusioni granitiche. Lungo i versanti, terreni di origine eluvio-colluviale ricoprono, in genere con spessori di pochi metri, le rocce del substrato, mentre depositi morenici anche di maggiore potenza sono presenti sui terrazzi glaciali e saltuariamente lungo i fianchi della valle. LA PIANA DELLA SELVETTA La piana della Selvetta, nostra zona d’indagine per il rischio inondazione, si estende su una superficie di circa 9 Km2 tra il fiume Adda a Sud e le pendici delle Alpi Retiche a Nord. L’ampiezza massima, è di circa 2 Km. L’originaria conca glaciale del piano della Selvetta è stata riempita attraverso i secoli dalle portate solide del fiume Adda e dei torrenti Maroggia, Gaggio, Primaverta e Ardenno con formazione di un importante accumulo di alluvioni di varia granulometria. La situazione morfologica attuale è il risultato della variazione del corso del fiume Adda fra Talamona e Fusine, operata alla metà del 1800 sotto il regno di Maria Teresa D’Austria quando venne rettificato un tratto del fiume di lunghezza di circa 8 Km tagliando una serie di meandri. In corrispondenza della porzione iniziale del tratto rettificato (in prossimità della confluenza con il torrente Masino) venne poi realizzato un invaso artificiale, regolato da paratoie, attualmente gestito dell’ENEL (sbarramento di Monastero). EVENTO ALLUVIONALE DEL LUGLIO 1987 Il 18 –19 luglio 1987, dopo alcuni giorni di precipitazioni eccezionali, l’intera Valtellina è stata interessata da una serie di dissesti di rilevante entità. Dal punto di vista meteorologico il luglio del 1987 è stato caratterizzato da elevate precipitazioni associate ad elevate temperature ad alta quota che hanno determinato il convogliamento di imponenti quantità d’acqua nei torrenti, con sviluppo di ingenti portate e picchi di piena. Le precipitazioni del 1987 hanno rappresentato l’evento più importante dall’inizio degli anni ’70 in termini di intensità di pioggia. Nei trenta giorni prima dell’alluvione (dal 20 giugno al 19 luglio) si sono registrati valori di precipitazioni cumulate generalmente superiori a 300 mm con punte superiori a 450 mm e piovosità di picco variabili tra circa 100 e 140 mm in 24 ore e compresi tra circa 150 e 290 mm nell’arco di tre giorni consecutivi; i giorni di massima piovosità sono stati il 18 ed il 19 luglio (Smiraglia ‘87). In alcune zone, nella sola giornata del 19 luglio sono caduti 305 millimetri di pioggia, un quarto di tutta l’acqua che di solito precipita nella valle lungo il corso di un intero anno. 211 Tabella 1 – Dati idro-metereologici dal 16 al 20 luglio 1987 Precipitazione media sul bacino :205 mm circa Massima altezza di pioggia in 24 h.:305 mm,.stazione di Scais Superficie del bacino sottesa alla sezione di Fuentes *2.598 km2 circa Portata massima del fiume Adda alla sezione di Fuentes *1.400 m3/sec circa Portata media del fiume Adda alla sezione di Fuentes *700 m3/sec circa Zero termico tra 3.600 e 4.200 m s.l.m. * Tale sezione si trova in prossimità dello sbocco del fiume Adda nel Lago di Como L’evento alluvionale è iniziato il 17 luglio con alluvionamenti di ampie zone del fondovalle della Valtellina e numerose frane, fra cui una che investì un condominio provocando la morte di 10 persone, ed è terminato il 28 luglio dopo l’avvento di una frana di circa 40 milioni di m3 (la cosiddetta “frana della Val Pola”) con distruzione dei centri abitati di Morignone, S. Antonio Morignone, Poz e Tirindrè. A seguito dell’evento vi furono 53 vittime, di cui 29 a causa della frana della Val Pola, 1500 i senzatetto e danni pari a 2.000 milioni di euro. Foto 1: frana della Val Pola Fra le zone più gravemente colpite vi è anche quella della piana della Selvetta. A seguito della rottura dell’argine destro del fiume Adda, in località Tagliata del Comune di Berbenno, la piana è stata quasi completamente allagata. Le acque hanno proseguito a valle fino ad Ardenno dove il flusso si è arrestato a causa dell’ostacolo creato dal conoide di deiezione del T. Masino, dall’argine del fiume Adda sopraelevato per la presenza della traversa Enel e dal terrapieno di sostegno del canale di derivazione Enel a monte dello sbarramento. Nella piana le acque sono arrivate a lambire 212 il piede dei versanti, sia in destra che in sinistra idrografica dell’Adda con altezze, che in alcuni punti, superavano i 3 metri dal piano campagna. La situazione è stata inoltre aggravata dai corsi d’acqua presenti sul versante Retico che non riuscendo più a smaltire le acque nell’Adda, hanno aumentato notevolmente l’apporto idrico e il conseguente allagamento della aree pianeggianti di fondovalle. Al fine di consentire il deflusso in alveo delle acque ristagnanti è stato necessario demolire un tratto di argine dell’invaso immediatamente a monte dello sbarramento, per una lunghezza complessiva di circa 35 metri. L’esondazione, con accumulo di circa 20 milioni di m3 di acqua in 13-14 ore (portata media pari a 400 m3/s), ha interessato complessivamente una superficie di più di 8 Km2, 600 abitazioni, 200 aziende agricole e più di 200 complessi produttivi del settore terziario. Foto 2 - 3 - 4: zone della piana della Selvetta durante l’evento. 213 Foto 5: la piana dopo il ritiro delle acque. Dopo l’evento sono stati realizzati diversi interventi grazie ai finanziamenti messi a disposizione dalla legge 102/90 . Proprio in questo periodo sono in corso dei lavori, a cura della Comunità Montana Valtellina di Morbegno, per la realizzazione di un canale per la reimmissione in Adda delle acque eventualmente tracimanti gli argini o a seguito di una rotta arginale (cosiddetta “via di fuga” del Canale Pedemontano), nonché la regimazione di alcune vallecole laterali, garantendo lo scolo ed il recapito finale nella piana. Per quanto riguarda il canale verrà creato un nuovo tratto terminale del canale esistente, noto come Canale della Selvetta, realizzato nel 1900 per convogliare nel fiume Adda, poco a monte della confluenza con il torrente Masino, le acque dei torrenti laterali e di quelle drenate dalla piana. Il nuovo canale verrà dimensionato in modo da essere in grado di contenere e smaltire una portata di 400 m3/s. Tale valore è stato assunto pari a quello medio dell’evento del 1987 in questo punto. La sede del nuovo canale risulta spostata più internamente di circa venti metri, verso il centro della piana. Per la salvaguardia della pubblica incolumità in queste aree si è provveduto oltre che con la realizzazione di interventi strutturali anche con la delimitazione, essenzialmente di tipo morfologico, di fasce fluviali a cui sono associate precise norme d’uso che hanno lo scopo di assicurare un livello di sicurezza adeguata. Tale norme di salvaguardia sono in vigore fino dal 1998 quando fu approvato il primo Piano Stralcio Fasce Fluviali ora confluito all’interno del Piano di Assetto Idrogeologico del fiume Po (approvato nell’agosto 2001). In particolare si distinguono tre tipi di fasce: - FASCIA A che rappresenta l’alveo di deflusso ordinario della piena, FASCIA B che rappresenta la fascia di esondazione per una portata di riferimento pari a un tempo di ritorno di 200 anni, FASCIA C che rappresenta l’area di inondazione per piena catastrofica assumendo come portata di riferimento quella pari a un tempo di ritorno di 500 anni. E’ interessante notare come i limiti dell’area inondata durante l’evento del luglio 1987 nella piana della Selvetta siano quasi coincidenti con quelli della fascia C ovvero di piena catastrofica. 214