VIGEVANO
E MILANO:
UNA STORIA
COMUNE
Legami storici,
economici, artistici
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Vigevano e Milano:
una storia comune
Legami storici, economici, artistici
Premessa
Alla base di questo lavoro ci sono rigorosi studi storici, condotti
per lo più da docenti e ricercatori delle principali università milanesi. Dai loro contributi emerge chiaramente come Vigevano
abbia sempre guardato verso Milano e che Milano abbia avuto
per Vigevano attenzioni e una precisa progettualità politica ed
urbanistica.
Stemmi, nomi, bandiere che parlano di Milano
Non sono solo gli avvenimenti storici a formare l’humus di una
collettività, a far maturare il senso di appartenenza. Quattro immagini illustrano, in apertura, lo stretto legame che la collettività
vigevanese ha verso Milano.
STEMMA
DEL BISCIONE
Il simbolo dei Visconti e
della milanesità compare tutti i giorni sotto gli
occhi dei cittadini vigevanesi grazie allo stemma murato che fa bella
mostra di sé sul Portone
del Castello, luogo di
transito e passaggio.
Ricorda gli interventi
effettuati da Luchino Visconti a partire dal 1340,
in particolare la Strada
Coperta che, alzando
gli occhi, si scorge: si
tratta di una delle più
imponenti e importanti
realizzazioni di architettura militare d’epoca
medioevale presenti in
Italia e in Europa.
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SFORZESCA
Il complesso alle porte di Vigevano deve il suo nome agli Sforza.
Le lapidi in marmo ancora visibili e oggi restaurate esaltano l’opera di Ludovico il Moro. Fu lui a completare nel 1486 il grande edificio rettangolare che rappresenta il primo esempio in Lombardia
e in Italia di azienda agricola in senso moderno per
i criteri costruttivi, per l’organizzazione e le pratiche
agronomiche.
LA VIGEVANESE
Così ancora si chiama la strada statale 494 Vigevanese (SS 494) e quella provinciale che porta da Milano a
Vigevano. Da Gaggiano tale strada è chiamata Vecchia
Vigevanese non a caso. Esisteva già in età tardo medioevale come primario collegamento tra la capitale del
ducato di Milano e due tra i suoi castelli più importanti,
Abbiategrasso e Vigevano. Inizia a Porta Ticinese dove
il Naviglio Grande si getta nella Darsena e il suo tracciato costeggia il corso del Naviglio Grande.
LE CINQUE GIORNATE
La partecipazione convinta e fattiva di Vigevano alle
Cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848) rivive
ancora oggi nella bandiera tricolore portata dai volontari vigevanesi. Il cimelio storico conservato presso
l’Archivio Civico porta la significativa scritta.
“VIVA IL CORAGGIO. BRAVI MILANESI”.
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Dieci ragioni
per cui Vigevano
guarda da sempre
a Milano
La storia di Vigevano a partire dal XIII secolo dimostra con la
forza inoppugnabile dei documenti storici il legame politico
con Milano, le alleanze e i trattati sottoscritti per non essere
assoggettata a Pavia come voleva l’Imperatore. I vigevanesi del
XIII per essere con Milano sfidano la massima autorità allora
riconosciuta, rifiutandosi di ricevere le missive con gli ordini
imperiali.
E nel 1227 non hanno alcun dubbio nell’aderire convinti alla
Seconda Lega Lombarda insieme a Brescia, Bergamo, Mantova.
Vigevano viene scelta da Ludovico il Moro come seconda corte
ducale dopo Milano. Vi soggiorna anche in modo continuativo
con la sua cancelleria privata. Chiede al Papa di farla diventare
sede vescovile per ottenere il titolo di città. Chiama Bramante
per pensare ad un nuovo modello di Piazza, per trasformare il
Castello in un luogo di alta rappresentanza. Si affida a Leonardo
per migliorare l’utilizzo delle acque e dei canali a servizio del
complesso agricolo della Sforzesca da lui stesso ultimato.
Vigevano acquisisce il titolo e le prerogative di città grazie
all’ultimo degli Sforza, Francesco II.
Nel 1848 quando scoppiano le “Cinque giornate di Milano”
un folto gruppo di vigevanesi partono volontari per aiutare gli
insorti milanesi. Hanno con sé una bandiera tricolore che, ancora
conservata presso l’Archivio Storico Civico, reca la scritta: “VIVA
IL CORAGGIO BRAVI MILANESI”
Nel 1867 la Giunta Municipale di Vigevano inoltra al Governo
un’istanza per staccare Vigevano dalla provincia di Pavia e
unirla a quella di Milano. Le motivazioni sono molto chiare ed
interessanti: a sfavore dell’unione con Pavia ci sono “la somma
difficoltà delle comunicazioni e la niuna comunanza d’interessi”.
Vigevano è invece legata a Milano grazie “a tutto il suo passato,
tutte le sue memorie, i suoi statuti, i suoi costumi, le sue naturali
tendenze, il suo commercio, infine ogni suo interesse”.
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La volontà di Vigevano di unirsi a Milano si concretizza con
l’avvio della costruzione della ferrovia Vigevano-Milano. A
finanziarla sono per la maggior parte capitali privati di nobili e
di imprenditori vigevanesi ma anche di Abbiategrasso.
Il 16 gennaio 1870 dalla Centrale di Milano parte il primo treno
per Vigevano.
Con la legge 52/1975 la Regione divide la Lombardia in 36
comprensori al termine di studi tecnici, di raccolta di dati e
di analisi socio-economiche e demografiche. Vigevano viene
inserita nel comprensorio con Abbiategrasso e Magenta. Solo
tre i comuni lomellini ricompresi: Cassolnovo, Gravellona e
Gambolò.
ll 29 luglio 1999 viene sottoscritto a Roma presso il Ministero
dei Beni Culturali l’accordo di programma per il recupero ed
utilizzo del Castello di Vigevano. Firmatari sono: Stato, Regione
Lombardia, Comune di Vigevano. La Provincia di Pavia non è tra
i firmatati.
Dal 1999 al 2015 sono stati investiti 12 milioni di euro per
recuperare una parte degli spazi del Castello di Vigevano.
I finanziamenti sono arrivati principalmente dal Comune di
Vigevano, dallo Stato, da Regione Lombardia, da Fondazione
Cariplo. I progetti sul Castello vedono in prima fila la Regione
Lombardia, Università, il Museo della Scienza e della Tecnica e
aziende di Milano. Provincia di Pavia e Università di Pavia sono
da sempre assenti anche solo a livello di proposte.
Pur essendo ancora oggi Vigevano il primo centro industriale
della provincia di Pavia, l’Università di Pavia non ha mai avuto
in 650 anni di vita una progettualità per Vigevano. Ha aperto
sedi distaccate a Cremona e Mantova e a Vigevano ha concesso
la costituzione, 10 anni fa, di un effimero corso in “Scienza del
Fiore e del Verde”.
Il distretto industriale meccano-calzaturiero di Vigevano è uno
dei più antichi della Lombardia. I suoi punti di forza sono: design,
stile, moda, professionalità che le imprese vigevanesi hanno
acquisito e ancora acquisiscono tramite le Università, i centri di
ricerca, le imprese della moda di Milano. Di Milano non di Pavia.
Vigevano è il principale distretto italiano delle macchine per
calzature e l’associazione nazionale ASSOMAC ha sede a
Vigevano.
Nel “Rapporto sui Distretti 2014” il distretto industriale di Vigevano
(calzature e accessori) occupa la quinta posizione in Italia.
Milano è sede del MICAM e del SIMAC, le due principali
fiere internazionali dedicate alle calzature e alle macchine per
calzature.
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Vigevano e Milano:
una storia comune
Tavola riassuntiva
dei legami storici
ETÀ
ROMANA E
MEDIEVALE
906-992
Documenti parlano della località “Viginti Columnae”, la ventesima
colonna militare (30 km) della strada romana che da Milano arrivava a Vigevano
1220-1221
Vigevano è antipavese e per stare con Milano sfida le sanzioni dell’Imperatore
1227
Vigevano partecipa convinta alla Seconda Lega Lombarda
1230
“Gli uomini di Vigevano sono amici e confederati di Milano”
1277
Vigevano entra a far parte del “Popolo di Milano”
L’ETÀ DEI
VISCONTI
E DEGLI
SFORZA
1337-1347
Luchino Visconti, già Podestà di Vigevano, abbellisce il Castello e
costruisce un ponte sul Ticino
1392
Con gli Statuti concessi dai Visconti Vigevano non appartiene più a Pavia
1447
Vigevano aderisce e giura fedeltà alla Repubblica Ambrosiana
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1457-1463
Vigevano diventa terra di soggiorno per i piaceri dei Signori di Milano
1486
Ludovico il Moro ultima la Sforzesca, possessione agricola unica
in Italia
1487–1497
Vigevano con il Moro diventa “città sforziana” e sede del governo di Milano
1530
Vigevano è proclamata città grazie all’aiuto di Francesco II Sforza
1532
Il duca di Milano concede privilegi e un contado
1848
Vigevano partecipa alle Cinque Giornate di Milano con il tricolore
“Bravi Milanesi”
1867
La giunta municipale fa istanza al Governo per staccarsi da Pavia
e andare con Milano
1863-1870
Viene costruita e inaugurata la ferrovia pagata dai Vigevanesi per
unirsi a Milano
1929-1970
La Vigevano industriale rafforza i legami con Milano, mentre
Pavia la boicotta
1975
La legge Regione n. 52 istituisce i comprensori: Vigevano è inserita con Abbiategrasso e Magenta
1999-2015
A Roma viene siglato l’ Accordo di programma per il recupero del
Castello di Vigevano con Stato e Regione ma senza la Provincia
2009-2015
Il “Progetto Leonardo” (Museo su Leonardo e Centro ricerca sulle
tecnologie multimediali) vede la presenza e la partnership del
Politecnico di Milano, del Museo della Scienza e della Tecnica, di
aziende di Milano
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ETÀ
MODERNA
Vigevano e Milano:
una storia comune
1
Legami storici
906-992
La strada romana da Milano a Vigevano
Una serie di documenti menzionano il luogo “Viginti Columnae” (in prossimità del fiume Ticino in zona Buccella) come
entità territoriale e giuridica autonoma che esercitava una
supremazia territoriale sul primo nucleo abitato di Vigevano,
corrispondente all’attuale spazio del Castello.
Il nome “Viginti Columnae” ovvero Venti Colonne sta ad indicare la ventesima colonna militare, pari a circa 30 km attuali, della
strada romana che da Milano arrivava al Ticino in zona
vigevanese.
Un sicuro spezzone di tale strada romana di collegamento
diretto con all’allora Mediolanum, è stato individuato a partire
dall’attuale Carrobbio di Milano (antica Porta Ticinese) con
direzione ovest/sud-ovest sino a Lorenteggio.
1220-1221
Vigevano è antipavese e per andare
con Milano sfida l’Imperatore
29 novembre 1220
Il diploma dell’Imperatore Federico II riporta nell’elenco delle
località appartenenti a Pavia anche Vigevano. Il 23 novembre
Federico II revoca le concessioni imperiali prima accordate a Vigevano come punizione per l’appoggio dato a Milano nella
lotta contro Pavia (1217) e intima ai vigevanesi di sottomettersi a Pavia.
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11 gennaio 1221
La resistenza pervicace opposta dai vigevanesi emerge dal
tentativo degli ambasciatori pavesi che, di fronte al podestà
di Vigevano il milanese Peracho Marcellino e ai procuratori del
Comune di Vigevano, nell’allora castello di Vigevano cercano di
consegnare la missiva dell’Imperatore e chiedono venga radunato il Consiglio Generale. I vigevanesi rispondono di non voler
accettare la missiva e di non avere alcuna intenzione di convocare il Consiglio.
Il tenore della missiva imperiale non era di poco conto. Nella
traduzione italiana suona così:
“...se ricuserete di obbedire al comando nostro, noi con editto e
sanzione imperiale vi condanniamo al bando perpetuo dall’Impero con i vostri fautori e complici, dal quale bando non sarete
liberati senza il consenso del Comune di Pavia e senza il pagamento di duemila marchi d’argento da farsi al Comune di Pavia.
1 marzo 1221
Il coraggio e la determinazione di Vigevano nel non sottomettersi a Pavia emergono nuovamente: i vigevanesi guidati dal
Podestà di allora impediscono agli ambasciatori pavesi di
prendere possesso del Castello, pur essendo in possesso
del legato imperiale. Non li fanno neppure entrare dalla porta del borgo di Vigevano, al che i rappresentanti imperiali e gli
ambasciatori pavesi si accontentano simbolicamente di toccare
le lignee imposte della porta in segno di possesso.
2 ottobre 1222
I rappresentanti pavesi arrivano a Vigevano e sulla pubblica Piazza cercano di notificare la lettera imperiale che imponeva la sudditanza a Pavia, ma ottengono un nuovo rifiuto. La
pergamena che ci parla di questo ennesimo atto di non sudditanza a Pavia e all’Imperatore dice che: “tutti gli uomini di quel
luogo, fuggendo qua e là, ricusano di ricevere quelle lettere
protestando di non volerne mai più sapere”
La lettera imperiale ancora una volta intimava ai Vigevanesi di
consentire ai pavesi di entrare in possesso del borgo e faceva
loro presente che, pur essendo in contumacia:
soprassedendo ora dall’usare il rigore del diritto e l’innata nostra mansuetudine frenando i moti dell’animo, torniamo a comandare che sotto pena di tre mila marchi d’argento, ritornando alla devozione e fedeltà dei Pavesi, li ascoltiate devotamente
e osserviate con esattezza i loro comandi e precetti.
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ASCV, pergamena
della partecipazione
di Vigevano alla
seconda Lega
Lombarda
1227
Vigevano partecipa alla Seconda Lega Lombarda
19 novembre 1227
Il rapporto con Milano si rafforza ulteriormente allorché con altre comunità lombarde il Comune di Vigevano partecipa alla
Seconda Lega Lombarda, che si era stretta l’anno precedente in
seguito alla minaccia dell’Imperatore Federico II di rivendicare in
Italia tutti i diritti dell’Impero. In Lombardia oltre a Vigevano aderiscono Brescia, Bergamo, Mantova.
La pergamena del trattato di alleanza e confederazione tra Milano
e Vigevano è conservata presso l’Archivio Storico Civico di Vigevano.
1230
“Gli uomini di Vigevano sono amici e confederati di Milano”
28 novembre 1230
Nel Broletto nuovo di Milano i pavesi tornano alla carica e chiedono che Vigevano venga a loro restituito e che il ponte sul Ticino
sia finalmente distrutto perché, a loro giudizio, edificato su terre di
proprietà pavese.
Da parte di Milano viene risposto che:
“Vigevano era un luogo a sé ed una regalia dell’impero; che gli
uomini di quel luogo erano amici e confederati di Milano;
che quel luogo non apparteneva ad alcuna città; che il ponte era
stato costruito sulla terra dell’Arcivescovo di Milano sia da un capo
che dall’altro”.
10
1277
Vigevano si lega definitivamente a Milano
3 febbraio 1277
Per impedire altre invasioni da parte di Pavia (l’ultima nel 1267) il
Comune chiede ed ottiene di far parte del “Popolo di Milano e della Credenza di S.Ambrogio”. Si tratta di un vero e proprio trattato
di alleanza offensiva e difensiva, in virtù del quale Vigevano ottiene che i suoi abitanti vengano riconosciuti come cittadini
milanesi a tutti gli effetti. Questo comportava vantaggi anche di
tipo fiscale come la libertà di vendere sui mercati milanesi i propri
prodotti senza pagare dazi aggiuntivi. La formula più significativa
usata in questo documento è “il comune e gli uomini di Vigevano saranno per sempre sotto la protezione del popolo di
Milano e ne saranno sempre considerati parte integrante”.
A questo periodo di frequenti guerre fra comuni limitrofi si può far
risalire l’annotazione dello storico vigevanese Simone dal Pozzo,
che nel XVI secolo racconta di come spesso nella cerchia fortificata di Vigevano veniva riposto il Carroccio, simbolo di Milano, quando l’esercito milanese si trovava a passare per il borgo e le
terre confinanti.
1337-1347
Vigevano cresce e ha un ponte sul Ticino grazie a Luchino
Visconti, signore di Milano
Eletto Podestà di Vigevano una prima volta nel 1319 e una seconda nel 1337, Luchino Visconti avvia il primo grande progetto
urbano di Vigevano. Progetto che si articola in vari interventi:
costruzione della Rocca Vecchia, ristrutturazione del Castello in
residenza signorile, costruzione della Strada Coperta per collegare
questi due edifici.
Luchino Visconti realizza anche interventi di natura pubblica quali
il rifacimento delle mura di cinta del borgo in pietra e mattoni con
tanto di strada di camminamento (vedi oggi la Via del Terraggio).
Importantissimo per i collegamenti e gli scambi economici con
Milano fu l’edificazione del nuovo ponte sul Ticino in legno. Un
cronista del tempo, lo descrive cosi:
era assicurato da ambo i lati con fortissimi muri da ambo i lati, tutto coperto e così largo che tre carri vi potevano passare del pari; la
sua lunghezza stendesi ad un miglio e l’altezza era tale che le nave
cariche vi passavano di sotto liberamente; da un capo e dall’altro
vi erano levatoi e torri di legno assai forti, ed era chiuso da tavole e
difeso da merli.
Grazie a Luchino Visconti Vigevano conosce uno sviluppo urbano
e demografico che pone le basi per la formazione di quel ceto
mercantile e borghese che negli anni successivi si specializzò nella
lavorazione dei panni di lana.
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1392
Con gli Statuti Vigevano diventa autonoma da Pavia
Il legame con la famiglia Visconti si fa sempre più forte e nel 1392
Gian Galeazzo Visconti concede a Vigevano una ricca raccolta statutaria, modellata su quella già in vigore a Milano, a testimonianza
del fatto che Milano rimane sempre un punto di riferimento. Tali
Statuti costituirono fino al 1532 il codice regolatore della vita
comunale.
Una lettera del Visconti datata 24 settembre 1383 ed inserita negli
Statuti dice espressamente che Vigevano non solo non apparteneva al contado di Pavia, ma era a sua volta a capo di un
distretto o contado. Un preciso stato giuridico che superava la
definizione codificata fin dal 1299, secondo cui Vigevano era un
“castrum” compreso entro i confini della città di Pavia anche se
autonomo e titolare di una propria giurisdizione
Il cancelliere del Comune di Vigevano Simone del Pozzo (14921578?) ci informa che il contado era composto dalle seguenti
terre: Gambolò, Cilavegna, Nicorvo, Robbio, Confienza, Palestro,
Gravellona, Villanova, Cassolnovo, Vinzaglio e Torrione.
1447
Vigevano aderisce e giura fedeltà alla Repubblica Ambrosiana
L’importante documento datato 4 ottobre 1447 (conservato nell’Archivio Storico di Vigevano) rende evidente i legami con Milano
e il comune sentire di una propria autonomia e libertà comunale,
pur in momento non facile di transizione dalla signoria dei Visconti
a quella degli Sforza.
Il trattato conferma i privilegi e le esenzioni già concessi dal Duca
Filippo Maria Visconti per il commercio dei drappi vigevanesi e per
il trasporto di lana da filare. Stabilisce inoltre la facoltà di estrarre
acqua dal Ticino per i mulini e le irrigazioni a patto che il Ticino
resti navigabile.
In particolare si esplicita “che i Vigevanesi abbiano diritto di
godere di tutti i benefici come i Milanesi; che Milano, in caso
di guerra, abbia l’obbligo di difendere la terra e gli uomini di Vigevano con tutte le proprie forze”
1449
Per Pavia i vigevanesi sono “contadini”
Dopo la fine della Repubblica Ambrosiana Pavia cerca di far pesare
al nuovo signore di Milano, Francesco Sforza, l’alleanza di Vigevano con i rivoltosi. Il 4 giugno 1449 i consoli pavesi, di fronte alla
non volontà di Vigevano di entrare a far parte del contado di Pavia
in quanto si considerava “terra separata”, così si rivolgevano al
Duca di Milano:
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“Ci pare il tempo che E. Vs.dimostri l’amore verso questa città.
Quelli di Vigevano non meritano grazia ma raxone cum
vigore per li soi demeriti. Essi come contadini di questa città
devono venire a raxone e sono sottoposti al nostro Podestà”
1463
“Noi non rispondiamo a Pavia”
Anche in sede di controversie commerciali emerge il sentimento
antipavese dei mercanti vigevanesi. Il 16 giugno 1463 un mercante
vigevanese faceva valere la sua appartenenza ad una terra separata
su cui Pavia non poteva avere e vantare alcuna giurisdizione:
“terra Viglevani... (habet) merum et mixtum imperium et iurisdictionem separatam a civitate Papie”
1457 -1463
Vigevano terra di piaceri dei Signori di Milano
Fu Francesco Sforza il primo a pensare di realizzare a Vigevano
un’azienda agricola che fosse al centro di terreni per le battute di
caccia. Il 10 dicembre nello scriveva al podestà di Vigevano manifesta la sua volontà di un luogo dove soggiornare “per nostro uso et
piacere”.
Di seguito parla anche di un’opera strutturale di importanza vitale
per l’economia cittadina ma anche per trasformare la possessione
in azienda redditizia, ovvero il Naviglio più volte iniziato nel corso
degli anni precedenti
Nella primavera del 1463 tale progetto diventò realtà. Il Consiglio
Comunale donò al duca duemila pertiche di terra in zona Bercleda
insieme al “navigium Viglevani” non ancora terminato. Una lettera
proprio dello Sforza datata 1463 fa cenno a questa donazione ed
esprimere la volontà ducale di ampliare il possedimento, di coltivarlo per ricavarne adeguato reddito. La lettera ducale contiene anche
la nomina di Giovanni Visconti ad amministratore con l’obbligo di
trasferirsi a Vigevano per completare il Naviglio, così da poter irrigare i terreni destinati a colture foraggere e avviare l’allevamento
zootecnico.
1486
Sforzesca, una possessione unica in Italia
Ludovico il Moro inaugura nel 1486 la prima delle grandi opere
pensate per fare di Vigevano una residenza ducale, ovvero la possessione ducale “Sforzesca”. Le lapidi commemorative ancora oggi
visibili e murate sulle facciate esterne dell’edificio portano tale data
e magnificano l’avvedutezza e l’amore del signore di Milano nei
confronti di Vigevano.
La Sforzesca è il primo esempio assoluto in Italia di complesso agricolo a corte chiusa, archetipo delle aziende che si
svilupparono in età moderna.
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Venne concepita fin dall’inizio non come villa per gli otia del
Signore e della sua corte (funzione riservata al Castello), ma come
azienda produttiva, laboratorio agricolo sperimentale. Venne introdotta la coltivazione dei gelsi e quindi l’allevamento razionale dei
bachi da seta. Per questo il Moro chiamò un maestro fiorentino,
dimostrando l’aspetto innovativo della sperimentazione avviata alla
Sforzesca di Vigevano: la scelta di una professionalità riconosciuta
per curare la qualità del prodotto nella fase iniziale, ovverosia quella più delicata della coltivazione del gelso.
1494
Veduta aerea
del complesso
della Sforzesca
(foto U. Bocca)
Leonardo da Vinci alla Sforzesca
Le sperimentazioni e le novità gestionali ma anche tecniche avviate “sul campo” alla Sforzesca, ebbero in Leonardo da Vinci un
attento e partecipe osservatore e forse anche suggeritore. Non si
spiegano altrimenti le frequenti citazioni di Vigevano che compaiono nel manoscritto H (conservato a Parigi presso l’Istituto
di Francia). Sono annotazioni e disegni che spaziano dai congegni
idraulici ai lavori di bonifica agraria, dalle osservazioni agronomiche alla costruzione di un padiglione in legno. La maggior parte
risultano datate febbraio-marzo 1494 da Vigevano e proprio dalla
Sforzesca.
14
1487 – 1497
Vigevano “città sforziana” e sede del governo di Milano
E’ questo il decennio d’oro di Vigevano, la sua trasformazione per
volere di Ludovico il Moro in sede di rappresentanza della corte
milanese. La realizzazione di Piazza Ducale e la trasformazione del
Castello in un grande “hotel de charme” sono forse gli aspetti
più evidenti e noti, ma altri meritano di essere schematicamente
ricordati.
Vigevano come
“un mondo novo”
Nel 1491 il Moro supplica il Papa,
tramite il fratello Ascanio, di concedere a Vigevano un vescovado e
quindi essere sede di diocesi per poter avere il titolo di città. La richiesta
parla proprio di “erigere la terra de
Vigevano in la città sfortiana”.
E il Moro scrive che se il Papa vedesse le trasformazioni in atto a Vigevano “li paria essere in uno mondo
novo”
Vigevano scelta perché facilmente raggiungibile da Milano
Difficile crederci pensando all’oggi,
ma tra i motivi della promozione di
Vigevano a residenza preferita dei
signori di Milano, ebbero un peso
non indifferente le efficienti, veloci
e comode infrastrutture viarie. Quel
collegamento diretto che i vigevanesi di oggi sognano, avveniva per
via d’acqua. Allorché la portata del
Naviglio Grande lo consentiva, il
Moro insieme alla corte e agli ospiti
di riguardo, si imbarcavano a Milano
presso la chiesa di San Cristoforo e,
nel giro di poche ore, arrivavano a
Vigevano. Il capolinea era ad Abbiategrasso e, attraversato il Ticino
nei pressi del porto secondo alcuni storici ubicato in zona Buccella, raggiungere Vigevano era un gioco da ragazzi: l’ingresso era
dalla Rocca Vecchia e da lì lungo la strada coperta in Castello. Se
invece i duchi volevano mantenere l’incognito, l’imbarco avveniva
nel giardino del castello di Porta Giovia e il percorso riservato si
snodava lungo il Redefosso di Milano e da lì lungo il naviglio di
Abbiategrasso.
15
Manoscritto H, c.65v,
disegno della scala
d’acqua con indicazione
della data (4 febbraio
1494) e del luogo
(Sforzesca di Vigevano)
Una corte bipolare Milano-Vigevano
A partire dal 1489 il Castello di Vigevano diventa la vera sede del
governo di Milano, il luogo di attività della potente e temutissima
cancelleria privata ducale. Qui Ludovico riceveva ambasciatori,
convocava da Milano i suoi più stretti collaboratori per riunioni
strategiche, ascoltava suppliche e petizioni, riceveva nobili e feudatari del ducato. Il Castello di Vigevano era diventato una sorta di
Casa Bianca e gli appartamenti del Moro nel maniero una sorta di
“stanza ovale” ante litteram.
I nobili milanesi investono a Vigevano
Nel suo disegno di innalzare Vigevano al rango di città dinastica,
Ludovico il Moro nel 1494 concede la cittadinanza onoraria al
nobile milanese Eugenio da Concorezzo. Nella patente di nomina
esplicita il suo disegno e volontà di riempire Vigevano di abitanti in
particolare d’onore e famosi per premiare una terra cui era legato
per la salubrità dell’aria e per il diletto che gli procuravano le cacce
nei boschi di quello che poi diventerà il Parco del Ticino.
1498
La Sforzesca ceduta ai frati di Santa Maria delle Grazie
Il 3 dicembre 1498 Ludovico il Moro per assicurare preghiere e
suffragi alla defunta consorte Beatrice, dona al priore del Monastero dei Padri Domenicani di Santa Maria delle Grazie la proprietà
della “Sforzesca” con tutti i beni, redditi, giurisdizioni, acque, case,
cascine, mulini.
In questo modo la possessione resta legata a Milano fino al periodo napoleonico, allorché confiscata viene venduta a possidenti
genovesi.
1498
Ludovico il Moro autorizza la costruzione di un Ospedale
Con lettera patente datata 8 giugno 1498 il duca di Milano concede al presbitero vigevanese Pasino Ferrari l’autorizzazione per la
costruzione in Vigevano di un luogo pio per gli ammalati poveri di
Vigevano.
1530
Vigevano diventa città grazie a Francesco II Sforza
Il 16 marzo da Bologna con bolla pontificia il papa Clemente VII, su
istanza del duca di Milano Francesco II Sforza, concede a Vigevano
il titolo di città e le assegna la sede vescovile con giurisdizione sui
territori tolti dalle diocesi di Pavia e Novara.
1532
Il duca di Milano concede privilegi e un contado
Con decreto ducale del 2 febbraio 1532 Vigevano viene messa a
capo di un distretto in realtà molto piccolo (circa 300 kmq) com-
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posto da undici terre sottratte ai vicini contadi di Novara e Pavia.
Le terre erano: Gravellona, Cassolnovo, Cassolvecchio, Villanova
allora appartenenti al contado di Novara; Gambolò, Cilavegna,
Nicorvo, Palestro, Vinzaglio, Confienza, Robbio allora appartenenti
al Principato di Pavia.
ll contado di Vigevano così territorialmente definito, di fatto e ben
presto si rivelò un’entità vuota. La definizione che gli storici usano di “Una città senza contado” fa capire quello che non fu mai
per la città di Vigevano, ovvero una aggregazione amministrativa,
una risorsa economica, fiscale e quindi di entrate. E per converso
Vigevano non fu mai per le terre circonvicine una entità politica e
amministrativa di riferimento.
Nei territori dell’allora contado di Vigevano la presenza di possessioni di vigevanesi era praticamente nulla, mentre era rilevante la
presenza di terreni di proprietà di abitanti di Pavia e Novara e di
alcuni importanti proprietari milanesi.
La conseguenza di tale composizione
fondiaria fu che tali proprietà furono e
a lungo restarono iscritte negli estimi
catastali di Pavia e Novara, per cui le
imposte venivano riscosse dai luoghi di
residenza dei contribuenti. Solo verso
la fine del XVI secolo venne introdotta
la norma del pagamento degli oneri
“ubi sita sunt”.
Il Duca concede inoltre la facoltà di
tenere due fiere annue a Pasqua e a
Sant’Ambrogio protettore della città
con tutte le franchigie del dazio.
1848
Vigevano
alle Cinque Giornate
di Milano
Un folto gruppo vigevanesi vanno
volontari ad aiutare gli insorti milanesi.
Portano una bandiera tricolore che,
ancora conservata presso l’Archivio
Storico Civico, reca la scritta: “VIVA IL
CORAGGIO BRAVI MILANESI”.
Tra essi si segnala la figura del cav.
Enrico Strigelli ricco possidente che fu
tra gli artefici della realizzazione della
linea ferrovia Vigevano-Milano.
17
1863
“Vigevano può essere centro amministrativo”
Con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, Vigevano e tutta
la Lomellina vengono assegnate alla provincia di Pavia.
Il 17 settembre 1863 il Consiglio Provinciale dopo aver letto l’istanza presentata dal Comune di Vigevano approvò la seguente deliberazione con 36 voti a favore e 34 contrari:
“Il Consiglio Provinciale riconosce nella Città di Vigevano, in se
stessa e astrattamente considerata, concorrono tutti i requisiti per
formare un centro amministrativo; si riserva di manifestare in argomento il proprio avviso, quando dovesse essere sentito sopra un
progetto effettivo di nuova circoscrizione territoriale”
1867
“Non con Pavia ma con Milano”
Il 1° gennaio del 1867 una petizione di abitanti lomellini viene
consegnata al Governo, con la quale si richiede di unire tutta la
Lomellina alla provincia di Novara.
Contemporaneamente, la Giunta Municipale di Vigevano inoltra sempre al Governo un’istanza con la quale si chiede invece di
staccare Vigevano dalla provincia di Pavia e unirla a quella
di Milano. Le motivazioni sono molto chiare ed interessanti: a
sfavore dell’unione con Pavia ci sono “la somma difficoltà delle
comunicazioni e la niuna comunanza d’interessi”. Vigevano è
invece legata a Milano grazie “a tutto il suo passato, tutte
le sue memorie, i suoi statuti, i suoi costumi, le sue naturali
tendenze, il suo commercio, infine ogni suo interesse”.
1863-1870
Una ferrovia per unirsi a Milano
La volontà di Vigevano di unirsi a Milano si concretizza con l’avvio della costruzione della ferrovia Vigevano-Milano. A finanziarla
per la maggior parte sono i capitali privati di nobili e imprenditori
vigevanesi ma anche di Abbiategrasso. A capo del progetto c’è il
nobile possidente Enrico Strigelli che però muore nel 1869 e non
può vedere realizzato il suo sogno.
La richiesta di avere in concessione dal Governo la linea ferrovia
verso Milano era motivata dai seguenti solidi e ancora validi argomenti:
! numerosa presenza di lavoratori che da Vigevano dovevano
raggiungere Milano
! favorire l’afflusso ai mercati di Milano di derrate alimentari della
Lomellina
! necessità di essere sulla direttrice Milano-Genova strategica per
il commercio e gli interessi economici dell’Italia Settentrionale
! totale mancanza di rapporti sociali ed economici con Pavia e
insufficienza di collegamenti con il capoluogo
18
16 gennaio 1870
Dalla Centrale di Milano parte il treno per Vigevano
Alle ore 10,30 partì il treno con tutte le autorità tra cui il Ministro
dei Lavori Pubblici Giuseppe Gedda. Prima tappa fu la stazione di
Porta Ticinese e, dopo essersi fermato a Corsico, Gaggiano ed Abbiategrasso e sul nuovo ponte in ferro sul Ticino, poco prima delle
12.00 arrivò a Vigevano.
A tutti gli inviati e al Ministro il sindaco di Vigevano, Pierluigi Bretti,
fece dono di una medaglia commemorativa su cui era inciso:
Alma Milano / per antico affetto sorella / distrutte le barriere
politiche / eretto il ponte sul Ticino / colla ferrovia vinta la
distanza / Vigevano esultante / oggi te saluta
19
1975
Nascono i comprensori:
Vigevano con Abbiategrasso e Magenta
Con la legge 52/1975 la Giunta regionale divise la Lombardia in 36
comprensori. Una legge coraggiosa e all’avanguardia che affrontava con coraggio il decentramento politico-amministrativo in Lombardia prevedendo la sostituzione delle allora province (che non
esplicavano la completezza dei poteri territoriali) con i comprensori,
enti Intermedi tra comune e regione più vicini al cittadino.
Vigevano venne inserita nel comprensorio che raggruppava i
comuni di Abbiategrasso e Magenta. Solo tre i comuni lomellini furono ricompresi; Cassolnovo, Gravellona e Gambolò.
L’idea alla base di quella riforma coraggiosa era di dare una dimensione ottimale ad una regione di oltre 1500 comuni, così da garantire migliori servizi ai cittadini e risparmi gestionali.
1999
Si avvia il recupero del Castello senza la Provincia
ll 29 luglio 1999 viene sottoscritto a Roma presso il Ministero dei
Beni Culturali l’Accordo di Programma per il “recupero, valorizzazione e rifunzionalizzazione del Castello di Vigevano”. Firmatari
sono: Stato, Regione Lombardia, Comune di Vigevano
Grazie a quell’accordo vengono definiti e stabiliti gli interventi
per il restauro nonché le modalità di finanziamento. Viene altresì
costituito un collegio di vigilanza e controllo e, soprattutto, una
segreteria tecnica. L’accordo consente una prima definizione degli
usi e assegnazioni degli spazi.
2000 – 2015
Lavori in Castello e finanziamenti
Grazie all’Accordo di Programma con Stato e Regione (e in assenza
della Provincia di Pavia) sono stati aperti musei, recuperati spazi
pubblici per un importo a tutt’oggi di 12 milioni di euro. Risorse
messe a disposizione principalmente dal Comune di Vigevano,
dallo Stato, dalla Regione, da Fondazione Cariplo.
Emblematico l’ultimo intervento sul primo piano del Maschio o
Palazzo Ducale del Castello. L’importo è pari a 5 milioni e 664 mila
euro, di cui 2 milioni e 307 mila messi dal Comune di Vigevano
tramite mezzi propri.
2009-2015
Progetto Leonardo con Università di Milano
Nell’aprile 2009 prende avvio il “Progetto Leonardo” per legare il
nome del grande genio alla città di Vigevano e al suo Castello.
Tale progetto si è articolato in mostre interattive e multimediali.
L’ultima prodotta a Vigevano “Il Tredicesimo Testimone. Dentro
l’Ultima Cena” promossa dal comune e realizzata dal consorzio
AST Vigevano.
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Attualmente tale mostra è allestito presso Palazzo delle Stelline
come evento di Expo, grazie alla collaborazione tra Vigevano e la
Fondazione Stelline.
Alla fine di Expo la mostra tornerà a Vigevano e sarà parte integrante del “Museo interattivo di Leonardo” in fase di allestimento
presso il Castello di Vigevano. La mostra dedicata all’Ultima Cena
costituirà un legame e un rimando a Milano
Il “Progetto Leonardo” prevede
inoltre l’apertura di un Centro di
Ricerca (Leonardo Eye-Hub) sulle
tecnologie applicate alla valorizzazione e fruizione dei beni culturali.
La collaborazione in essere vede
in prima fila il Politecnico di Milano e aziende milanesi.
Assenti in tale progettualità
così come in tutti le ipotesi di
utilizzo degli spazi del Castello
di Vigevano la Provincia di Pavia e l’Università di Pavia il cui
apporto anche solo come idee,
collaborazioni, possibilità di decentramento di centri specializzati
è stato dal 1999 ad oggi nullo.
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La mostra interattiva
“Il Tredicesimo Testimone)
realizzata da AST Vigevano
con “Studio Azzurro”
di Milano
Vigevano e Milano:
una storia comune
2
Legami economici
1929-1970
Vigevano industriale rafforza i legami con Milano
Nel 1929 nasce l’Ursus gomma destinata a diventare la più grande
fabbrica di calzature d’Italia. Le famose “scarp de tennis” della canzone di Jannacci vennero ideate e realizzate a Vigevano.
Tre gli imprenditori che si associarono a questa grande impresa: due
vigevanesi ed un grande imprenditore milanese Rinaldo Masseroni, nato a Milano nel 1891. Sua fu la decisione di entrare nei
settori dei pneumatici, dei canotti, delle pavimentazioni in gomma.
Grazie ad una visione gestionale e sociale d’impresa allora all’avanguardia, favorì la costruzione di case per i lavoratori, istituì la mutua
aziendale gli ambulatori medici per gli operai, la mensa, i gruppi
sportivi e ricreativi. Leader carismatico entrò nel mondo sportivo
come presidente dell’Ambrosiana poi Internazionale dal 1942
al 1954: dopo aver vinto due scudetti nel 1952-53 e nel 1953-54,
nel 1955 lasciò il posto ad Angelo Moratti.
Lo stesso avvenne nel 1892 allorché il calzaturificio vigevanese
“La Nazionale”, primo esperimento capitalistico nel settore delle
scarpe in Italia, vide nella società la presenza di due imprenditori milanesi.
1948-1969
Vigevano capitale italiana della calzatura, nasce la Mostra
internazionale delle scarpe ma Pavia è sempre assente
Tra i diversi motivi per cui Vigevano perse la mostra delle calzature
nata a Vigevano nel dopoguerra e rimasta fino al 1969 (data del suo
trasferimento a Milano), fu anche il mancato sostegno da parte della
Provincia di Pavia a una rassegna che richiamava ogni anno visitatori
da tutta Italia e dall’Europa.
22
Un articolo apparso nel 1951 sul settimanale cittadino Informatore
Vigevanese riportava una presa di posizione degli organizzatori della
Mostra, Nel rilevare la nascita di una mostra di calzature concorrente
nelle Marche, facevano amaramente notare che le autorità provinciali marchigiane sostenevano la mostra “concedendo sovvenzioni
non indifferenti”. Circostanza che a Vigevano non succedeva da
parte della Provincia di Pavia. Il raffronto era impietoso: la provincia
delle Marche aveva stanziato 6 milioni di lire contro le 200 mila
lire elargite da Pavia alla Mostra Internazionale delle calzature di Vigevano.
L’invito all’Amministrazione cittadina era di coinvolgere il Prefetto e il
presidente della Provincia di Pavia affinché prendessero esempio dalla Marche e sostenessero la mostra vigevanese, ben più importante.
1968
Il colpo di grazia alla Mostra per iniziativa
dell’Amministrazione Provinciale
Nell’agosto 1968 il comitato della Mostra riesce ad organizzare ed
inaugurare l’edizione numero XXXII della Mostra delle calzature. Il
destino è però segnato e a dare il colpo di grazia, senza dimenticare
certo le colpe dei politici e degli industriali vigevanesi, fu un ordine
del giorno assunto dal Consiglio Provinciale.
Nel darne notizia sul numero del 25 gennaio l’Informatore Vigevanese titola “Colpo di grazia alla Mostra Calzaturiera vigevanese”.
L’ordine del giorno riportato integralmente fa riferimento alla seduta
del 15 gennaio 1968 del Consiglio Provinciale e alla decisione dei
consiglieri di dare mandato all’allora Presidente di elaborare, in accordo con i capigruppo, “una proposta di Statuto per la costituzione
di un Consorzio per lo sviluppo dell’industria delle calzature di Vigevano e della provincia di Pavia” Tra le iniziative di detto Consorzio,
ma non tra le primarie, era indicata anche di valutare ”l’opportunità
di istituire un Ente Fiera per quanto riguarda la Mostra Internazionale delle Calzature”.
Un decisivo freno a quanto era stato concordato e definito nel 1967,
ovvero la costituzione del Consorzio per la realizzazione del nuovo
polo fieristico a Vigevano tra Amministrazione Provinciale, Camera
di Commercio di Pavia, Comune di Vigevano.
Lo Statuto era stato approntato e approvato dal Consiglio Comunale
di Vigevano e ratificato dalla Camera di Commercio. Per diventare
operativo era necessario il pronunciamento del terzo ente, ovvero la
Provincia di Pavia.
Da parte sua l’Ufficio tecnico comunale aveva predisposto un progetto di massima del nuovo complesso fieristico con tanto di plastico
illustrato in conferenze stampa e presentazioni pubbliche.
Una ratifica data per certa da parte della Provincia che, fatto passare
tutto il 1967, il 5 gennaio invece di dare via libera alla costituzione
del Consorzio, forte delle approvazione del Comune di Vigevano e
della Camera di Commercio, approva un ordine del giorno nel quale
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lo Statuto concordato a suo tempo non viene citato. Al suo posto si
parla genericamente o forse volutamente di “elaborare una proposta di statuto”.
L’articolo dell’Informatore Vigevanese al riguardo fa notare come:
“questo atto è una risposta negativa a quanto da oltre un anno si
attendeva di definire, che però ha l’aggravante di non essere un
“no” chiaramente espresso, avendo preferito la tattica dell’ignorare
l’argomento di fondo, negandone la stessa esistenza”.
Il tergiversare e tirare in lungo della Provincia era letto come
l’ennesimo atto di non sostegno e di fiducia nell’iniziativa e
“Vigevano, come sempre, si trova sola ad affrontare e risolvere i propri problemi”.
1969 -2015
La Mostra di Vigevano si trasferisce a Milano
Nel 1969 la Mostra Internazionale di Vigevano si trasferisce
definitivamente a Milano dove è ritornata negli anni Novanta (dopo la parentesi di Bologna) con la denominazione “theMICAM” ed è oggi ospitata nel quartiere fieristico di Rho.
Una fiera frequentata dalle aziende vigevanesi della calzatura e
che, nell’ultima edizione, ha fatto registrare circa 40.000 visitatori
di cui 20.000 provenienti dall’estero, confermando il suo ruolo di
palcoscenico privilegiato per la promozione delle nuove collezioni
e decisivo momento di business per l’avvio di contatti commerciali
concreti.
1973 – 2015
Nasce a Milano il SIMAC, fiera delle macchine per calzature
Nel 1973 presso la Fiera di Milano, nasce il SIMAC, la rassegna
dedicata alle macchine per calzature. Dopo la parentesi bolognese
nel 2014 ritorna a Milano con la denominazione Simac Tanning
Tech, confermandosi l’appuntamento internazionale con la più
qualificata offerta di macchinari e tecnologie per le industrie calzaturiera, pellettiera e conciaria.
Vigevano è al primo posto in Italia nella produzione di macchine per calzature e pelletteria. Vigevano è sede dell’associazione nazionale ASSOMAC.
1970 – 2015
Milano punto di riferimento del distretto industriale di
Vigevano
Alle origini e nel successivo sviluppo del distretto industriale meccano-calzaturiero di Vigevano, uno dei più antichi della Lombardia,
Milano ha sempre giocato un ruolo centrale.
Come abbia fatto il distretto vigevanese ad affermarsi e ad essere
ancora oggi il principale distretto industriale della provincia di Pavia, ce lo spiega l’Osservatorio Nazionale dei Distretti.
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! elevatissimo know-how ed eccellenza professionale delle imprese e degli addetti;
! eccellenti capacità a livello di “componenti immateriali” del settore, quali design, stile e creatività;
! rapporti vincenti con grandi firme legate alle griffes e all’alta
moda.
Design, stile, moda, professionalità che le imprese vigevanesi hanno acquisito e ancora acquisiscono tramite le Università, i centri di
ricerca, le imprese della moda di Milano.
Quinto Distretto in Italia
Nel “Rapporto sui Distretti 2014”, promosso da Unioncamere, il
distretto industriale di Vigevano (calzature e accessori) occupa la quinta posizione, preceduto dal meta distretto alimentare del Veneto, dal distretto pelli e cuoio e calzature di Valdarno,
da quello del tessile- abbigliamento di Empoli e da quello abbigliamento ed accessori di S.Croce sull’Arno.
Le imprese calzaturiere in provincia di Pavia sono 860. Il 66%
è ubicato nell’area vigevanese.
Confartigianato dice Sì a Milano
“Non possiamo certo dire no all’ingresso di Vigevano nella
città metropolitana perché le nostre aziende lavorano tutti
i giorni con il contesto economico milanese, pensiamo solo
al distretto calzaturiero di Parabiago”. Questa la dichiarazione
rilasciata l’8 ottobre 2015 al settimanale Informatore Vigevanese
da Luigi Grechi, a capo di una associazione come Confartigianato
Imprese Lomellina, che rappresenta 1035 imprese di cui 400
nel solo settore moda e calzature.
La sua presa di posizione si inserisce dunque con la forza dei
numeri nel dibattito aperto in città e tra le associazioni produttive.
“Le aziende artigiane sono per la maggior parte
sub-fornitrici – ha dichiarato il presidente Grechi – per cui
il milanese è il loro mercato di riferimento. La creazione
di un quartiere della moda nella zona di Porta Genova è
un’occasione irripetibile per Vigevano”.
Assomac, Milano scelta obbligata
Il direttore dell’Associazione nazionale costruttori macchine
per calzature, Amilcare Baccini, all’Informatore Vigevanese
dell’8 ottobre 2015, ha dichiarato: «siamo un settore che
esporta in più di 100 paesi nel mondo e siamo ogni
giorno con le logiche di internazionalizzazione e globalizzazione, c’è una sola parola d’ordine: Milano è un’opportunità e una scelta obbligata».
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Vigevano e Milano:
una storia comune
3
Legami artistici
PIAZZA E CASTELLO
L’unicità storica e architettonica di Piazza e Castello sono al centro di molti studi. Tra i tanti riportiamo quanto scrive un milanese
doc come il professore di storia dell’arte nonché ex Soprintendente di Brera, Carlo Bertelli:
La Piazza di Vigevano costituisce, con il Castello, un caposaldo
dell’urbanistica europea e una grande tappa del pensiero architettonico del Rinascimento.
Vigevano presenta
la prima piazza “formale” della storia, il forum sive platea, come
dichiara l’iscrizione
celebrativa voluta da
Ludovico il Moro. Un
esempio che lentamente, e mai con pari consequenzialità, è ripreso
in celebri piazze italiane, ad Ascoli Piceno,
a Faenza, a Brescia e,
soprattutto, a Venezia.
E’ poi l’esempio che
varrà per il Cinquecento europeo, a Madrid e
a Parigi.
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Le soluzioni trovate per il Castello di Vigevano hanno conseguenze storiche. A Urbino, per esempio, si studia il modello di Vigevano per ottenere il raccordo tra le scuderie, la città e il castello.
Il legame di Piazza e Castello con Milano è fortissimo, ha ragioni storiche che non possono essere ignorate per il futuro. Anzi
suggeriscono quello che, su scala europea, potrebbe diventare il
Castello di Vigevano.
Piazza e Castello sono la rappresentazione dell’avvedutezza e della volontà dei Visconti prima e degli Sforza poi, in particolare di
Ludovico il Moro, di trasformare Vigevano in un centro di rappresentanza della corte ducale, in splendida dimora di soggiorno per
ospitare e intrattenere - come avvenne - Re, Duchi, ambasciatori,
plenipotenziari .
La residenza del Moro a Vigevano imponeva un luogo all’altezza
della sua ambizione, tale da assecondare e favorire gli agi del
signore e della sua corte e da accogliere con il massimo splendore
gli ospiti illustri.
Il complesso fortificato con il Moro si trasformò in un palazzo
rinascimentale a tutti gli effetti e, non a caso, la scelta del professionista di grido cui affidare questa ristrutturazione cadde su
Donato Bramante.
Quello di Vigevano risulta essere il primo in assoluto dei castelli
signorili urbani realizzati dai Visconti, prima di quelli di Milano e
di Pavia. La sua fisionomia risultò fin dal XIV secolo unica e tale
da prefigurare e anticipare il palazzo rinascimentale.
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LA SFORZESCA
Il complesso agricolo che si trova alle porte di Vigevano è diventato da pochi anni di proprietà del Comune di Vigevano. Un
grande edificio che con il borgo attiguo potrebbe rivestire per
l’agricoltura e le aziende dell’agrifood del Milanese un Polo di
ricerca di primario interesse, in conformità alla sua originaria
nascita e destinazione, agli impegni assunti dalla Carta sul cibo di
Expo 2015.
La possessione della Sforzesca fu portata a termine nel 1486 da
Ludovico il Moro. Fin dall’inizio venne pensata come azienda
agricola la cui natura e il cui fine dovevano essere la produzione.
Il modello dell’edificio quadrangolare con le torri angolari dette “colombaie” che accoglieva al suo interno case dominicali e
coloniche e stalle, fu la grande novità introdotta dal Moro che,
tuttavia, la mutuò dagli esempi di Cistercensi (la vicina abbazia di
Morimondo).
L’eccezionalità architettonica e la unicità della Sforzesca è che si
tratta del primo esempio assoluto di complesso agricolo a corte
chiusa, archetipo delle aziende che si svilupparono in età moderna.
La Sforzesca venne concepita fin dall’inizio come azienda produttiva, laboratorio agricolo sperimentale. E’ il caso della introduzione della coltivazione dei gelsi e quindi dell’allevamento razionale
dei bachi da seta. Per ottenere questo il Moro ingaggia da subito
il maestro fiorentino Giacomo Da Lanfranco per la sua perizia “de
attendere a moroni et vermi da sete”.
Una professionalità riconosciuta per curare la qualità del prodotto
nella fase iniziale, ovverosia quella più delicata della coltivazione del
gelso da cui ricavare le foglie con le quali far crescere i “bagati”.
LEONARDO E BRAMANTE
Non solo a Milano Leonardo e Bramante lavorarono insieme a
progetti e ad opere che rivoluzionarono la storia dell’arte per i
secoli successivi, pensiamo solo a Santa Maria delle Grazie.
Anche a Vigevano i due massimi esponenti del Rinascimento e
iniziatori della “maniera moderna” ebbero modo di collaborare e
lasciare tracce del loro genio.
Nel 1494 i due sono sicuramente a Vigevano. Nel mese di febbraio Bramante è intento al completamento del colonnato della
Loggia delle Dame del Castello e sotto la sua direzione prendono
avvio la decorazione della camera e della duchessa e i lavori del
famoso giardino pensile cui era fortemente interessato Leonardo,
oggi purtroppo non conservatoci.
Sempre al Bramante viene ricondotta l’impostazione urbanistica
di Piazza Ducale (realizzata tra il 1492 e il 1494), lo schema della
decorazione dipinta sulle facciate che la delimitano, l’impostazio-
28
ne d’insieme della torre e della rampa di accesso al castello, poi
distrutta.
La presenza di Leonardo a Vigevano è attestata da diverse note
e disegni presenti nei suoi manoscritti. In particolare nel Manoscritto H sappiamo che il 2 febbraio 1494 Leonardo era presso
la tenuta agricola della Sforzesca dove disegnò la famosa “Scala
d’acqua”. E ancora il 20 marzo successivo sempre dalla Sforzesca
riportò, insieme alla data e al luogo, la notazione accompagnata
da un disegno del metodo allora utilizzato dai contadini vigevanesi di sotterrare le viti per preservarle dal freddo.
Dunque Bramante e Leonardo erano sicuramente e contemporaneamente a Vigevano nel 1494: uno intento alla trasformazione
del Castello in Palazzo rinascimentale, l’altro assorto nelle osservazioni di congegni idraulici, di tecniche agrarie e di come far
rendere i mulini.
GLI ARAZZI DEI MESI
La famosa serie dei dodici “Arazzi dei mesi” venne realizzata a
Vigevano tra il 1504 e il 1509 su disegno del pittore Bartolomeo
Suardi detto il Bramantino.
Sull’arazzo del mese di febbraio troviamo il nome del ricamatore
“Benedetto da Milano” e il luogo dove questi capolavori dell’arte
rinascimentale italiana e lombarda vennero realizzati.
Il luogo è Vigevano come risulta dalla frase che segue l’indicazione del nome del ricamatore “Hoc opus feci co sociis suis in Vigli
ovvero “quello che ha fatto quest’opera con i suoi collaboratori a Vigevano”
I dodici arazzi dei mesi vennero commissionati da Gian Giacomo
Trivulzio, condottiero e maresciallo di Francia che nel 1500 viene
creato marchese di Vigevano con Cassolnovo, Villanova, Garlasco, Confienza, Vespolate, Borgomanero, Gambolò.
Gli arazzi sono una realistica e veritiera descrizione delle attività e
della produzione agricola delle campagne vigevanesi e lomelline
dove la famiglia Trivulzio aveva i suoi feudi più ampi.
Gli studi più recenti concordono sulla circostanza che la serie dei
dodici arazzi era desinata all’esposizione privata e che una sola
fastosa dimora poteva loro garantire: il castello di Vigevano, ove
gli arazzi vennero intessuti e dove trovarano spazio per le loro
grandiose dimensioni. E dove sarebbe bello, in considerazione
degli ampi spazi ancora da recuperare, che ritornassero anche
solo in forma virtuale come testimonianza dell’arte rinascimentale lombarda e dell’agricoltura del territorio della Lomellina che i
cronisti del tempo definivano “il granaio di Milano”
Gli Arazzi dei mesi a partire dal 1935 fanno parte delle raccolte
del Castello Sforzesco insieme all’intera collezione Trivulzio.
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Il patrimonio
artistico
e gli sviluppi
per Milano
CASTELLO
Per dimensioni, realizzazioni, importanza architettonica, vicende e
attribuzioni costruttive (Bramante), presenze (Leonardo da Vinci)
è uno dei più importanti complessi fortificati d’Italia ed Europa.
L’apertura imminente del Museo interattivo di Leonardo da Vinci
con una sezione dedicata all’ Ultima Cena, unitamente al progetto di un Centro di ricerca sulle tecnologie multimediali per la
valorizzazione dei beni culturali e di un Centro Studi sul Rinascimento aprono le seguenti prospettive:
! richiamo turistico attraverso un collegamento di integrazione
con Milano (Santa Maria delle Grazie in primis) e i luoghi lombardi vinciani.
! sviluppo economico per la possibilità di creare un distretto
industriale della multimedialità applicata ai beni storici-artistici
collegato al Politecnico di Milano. Con la creazione di un Centro
tecnologico si potrà sviluppare ricerca, fornire formazione e assistenza alle aziende esistenti, creare star up innovative.
! forte identità territoriale e valorizzazione del periodo, coincidente con il dominio degli Sforza, nel quale Milano e la Lombardia erano leader in Europa.
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SFORZESCA
Il complesso agricolo che si trova alle porte di Vigevano è diventato da pochi anni di proprietà del Comune di Vigevano. La possessione voluta da Ludovico il Moro è il primo esempio assoluto
di complesso agricolo a corte chiusa, archetipo delle aziende che
si svilupparono in età moderna e dove fin dall’inizio venne praticata la sperimentazione zootecnica e agricola.
! il grande edificio con il borgo attiguo e gli ampi campi potrebbero diventare per l’agricoltura e le aziende milanesi un Polo di
ricerca agrifood in conformità alla sua originaria nascita e funzione e un proseguimento delle ricadute e degli impegni assunti da
Expo 2015 a partire dalla “Carta sul cibo”.
I DODICI ARAZZI DEI MESI
Rappresentano la più straordinaria testimonianza
artistica del Rinascimento lombardo, della vita e della
produzione agricola del XVI secolo, giunta integra ai
nostri giorni.
Vennero tessuti nel Castello di Vigevano come prova la
firma del tessitore sull’arazzo del mese di Febbraio. Dal
1935 fanno parte delle raccolte del Castello di Milano.
! grazie al Centro di ricerca sulle tecnologie multimediali potrebbero trovare nel Castello di Vigevano
una fruizione virtuale, moderna e interattiva, dando
vita (insieme alla sezione dell’Ultima Cena dell’ormai
prossimo Museo di Leonardo) ad una interazione e
percorso turistico tra le sedi espositive di Milano e di
Vigevano.
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Opuscolo realizzato dal
Comune di Vigevano
Ricerca storica e stesura testi:
Mario Cantella
Alessandro Colombo,
Alessandro Colombo,
Alessandro Colombo,
Alessandro Colombo,
Vittorio Ramella,
Ministero Beni Culturali,
Luisa Giordano,
AA.VV,
AA.VV,
AA.VV,
Mario Cantella,
AA.VV,
Pier Luigi Muggiati-Antonio Torrelli,
Mario Cantella,
AA.VV,
Nadia Covini,
Mario Cantella,
Mario Cantella,
Pier Luigi Muggiati,
Informatore Vigevanese,
Bibliografia
La partecipazione di Vigevano alla Lega Lombarda, 1896
Di una alleanza tra Milano e Vigevano nel 1277, 190
Gli “Antichi Statuti” di Vigevano, 1932
Cartario di Vigevano e del suo comitato, 1933
Storia di Vigevano, 1972
Il Catalogo territoriale di Vigevano, 1986
Ditissima Tellus. Ville quattrocentesche tra Po e Ticino,
in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, vol.XL, 1988
La Biscia e l’Aquila. Il Castello di Vigevano: una lettura storico-artistica, 1988
Il Cortile d’onore. La piazza di Vigevano, una lettura storico-artistica, 1991
Metamorfosi di un borgo. Vigevano in età visconteo-sforzesca, 1992
La città nel cuore del Duca in “Mirabilia Ducalia” Vigevano, 1992
Ludovicus dux. L’immagine del potere, 1995
E finalmente il treno varcò il Ticino, 1995
Vigevano e le sue storie, 1996
Vigevano e i territori circostanti alla fine del Medioevo, 1997
Vigevano “quasi città e la corte di Ludovico il Moro,
in “Piazza Ducale e i suoi restauri. Cinquecento anni di storia”, 2000.
Ludovico il Moro e Vigevano, 2008
Leonardo e Vigevano, 2014
I rapporti tra Vigevano e Milano, 2015 (dattiloscritto)
Vigevano 1945-2015, a cura di Mario Cantella e Margherita Natale,
2015 in corso di pubblicazione.
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Scarica

vigevano e milano: una storia comune