VIGEVANO E MILANO: UNA STORIA COMUNE Legami storici, economici, artistici 1 Vigevano e Milano: una storia comune Legami storici, economici, artistici Premessa Alla base di questo lavoro ci sono rigorosi studi storici, condotti per lo più da docenti e ricercatori delle principali università milanesi. Dai loro contributi emerge chiaramente come Vigevano abbia sempre guardato verso Milano e che Milano abbia avuto per Vigevano attenzioni e una precisa progettualità politica ed urbanistica. Stemmi, nomi, bandiere che parlano di Milano Non sono solo gli avvenimenti storici a formare l’humus di una collettività, a far maturare il senso di appartenenza. Quattro immagini illustrano, in apertura, lo stretto legame che la collettività vigevanese ha verso Milano. STEMMA DEL BISCIONE Il simbolo dei Visconti e della milanesità compare tutti i giorni sotto gli occhi dei cittadini vigevanesi grazie allo stemma murato che fa bella mostra di sé sul Portone del Castello, luogo di transito e passaggio. Ricorda gli interventi effettuati da Luchino Visconti a partire dal 1340, in particolare la Strada Coperta che, alzando gli occhi, si scorge: si tratta di una delle più imponenti e importanti realizzazioni di architettura militare d’epoca medioevale presenti in Italia e in Europa. 2 SFORZESCA Il complesso alle porte di Vigevano deve il suo nome agli Sforza. Le lapidi in marmo ancora visibili e oggi restaurate esaltano l’opera di Ludovico il Moro. Fu lui a completare nel 1486 il grande edificio rettangolare che rappresenta il primo esempio in Lombardia e in Italia di azienda agricola in senso moderno per i criteri costruttivi, per l’organizzazione e le pratiche agronomiche. LA VIGEVANESE Così ancora si chiama la strada statale 494 Vigevanese (SS 494) e quella provinciale che porta da Milano a Vigevano. Da Gaggiano tale strada è chiamata Vecchia Vigevanese non a caso. Esisteva già in età tardo medioevale come primario collegamento tra la capitale del ducato di Milano e due tra i suoi castelli più importanti, Abbiategrasso e Vigevano. Inizia a Porta Ticinese dove il Naviglio Grande si getta nella Darsena e il suo tracciato costeggia il corso del Naviglio Grande. LE CINQUE GIORNATE La partecipazione convinta e fattiva di Vigevano alle Cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848) rivive ancora oggi nella bandiera tricolore portata dai volontari vigevanesi. Il cimelio storico conservato presso l’Archivio Civico porta la significativa scritta. “VIVA IL CORAGGIO. BRAVI MILANESI”. 3 1 2 3 4 5 Dieci ragioni per cui Vigevano guarda da sempre a Milano La storia di Vigevano a partire dal XIII secolo dimostra con la forza inoppugnabile dei documenti storici il legame politico con Milano, le alleanze e i trattati sottoscritti per non essere assoggettata a Pavia come voleva l’Imperatore. I vigevanesi del XIII per essere con Milano sfidano la massima autorità allora riconosciuta, rifiutandosi di ricevere le missive con gli ordini imperiali. E nel 1227 non hanno alcun dubbio nell’aderire convinti alla Seconda Lega Lombarda insieme a Brescia, Bergamo, Mantova. Vigevano viene scelta da Ludovico il Moro come seconda corte ducale dopo Milano. Vi soggiorna anche in modo continuativo con la sua cancelleria privata. Chiede al Papa di farla diventare sede vescovile per ottenere il titolo di città. Chiama Bramante per pensare ad un nuovo modello di Piazza, per trasformare il Castello in un luogo di alta rappresentanza. Si affida a Leonardo per migliorare l’utilizzo delle acque e dei canali a servizio del complesso agricolo della Sforzesca da lui stesso ultimato. Vigevano acquisisce il titolo e le prerogative di città grazie all’ultimo degli Sforza, Francesco II. Nel 1848 quando scoppiano le “Cinque giornate di Milano” un folto gruppo di vigevanesi partono volontari per aiutare gli insorti milanesi. Hanno con sé una bandiera tricolore che, ancora conservata presso l’Archivio Storico Civico, reca la scritta: “VIVA IL CORAGGIO BRAVI MILANESI” Nel 1867 la Giunta Municipale di Vigevano inoltra al Governo un’istanza per staccare Vigevano dalla provincia di Pavia e unirla a quella di Milano. Le motivazioni sono molto chiare ed interessanti: a sfavore dell’unione con Pavia ci sono “la somma difficoltà delle comunicazioni e la niuna comunanza d’interessi”. Vigevano è invece legata a Milano grazie “a tutto il suo passato, tutte le sue memorie, i suoi statuti, i suoi costumi, le sue naturali tendenze, il suo commercio, infine ogni suo interesse”. 4 La volontà di Vigevano di unirsi a Milano si concretizza con l’avvio della costruzione della ferrovia Vigevano-Milano. A finanziarla sono per la maggior parte capitali privati di nobili e di imprenditori vigevanesi ma anche di Abbiategrasso. Il 16 gennaio 1870 dalla Centrale di Milano parte il primo treno per Vigevano. Con la legge 52/1975 la Regione divide la Lombardia in 36 comprensori al termine di studi tecnici, di raccolta di dati e di analisi socio-economiche e demografiche. Vigevano viene inserita nel comprensorio con Abbiategrasso e Magenta. Solo tre i comuni lomellini ricompresi: Cassolnovo, Gravellona e Gambolò. ll 29 luglio 1999 viene sottoscritto a Roma presso il Ministero dei Beni Culturali l’accordo di programma per il recupero ed utilizzo del Castello di Vigevano. Firmatari sono: Stato, Regione Lombardia, Comune di Vigevano. La Provincia di Pavia non è tra i firmatati. Dal 1999 al 2015 sono stati investiti 12 milioni di euro per recuperare una parte degli spazi del Castello di Vigevano. I finanziamenti sono arrivati principalmente dal Comune di Vigevano, dallo Stato, da Regione Lombardia, da Fondazione Cariplo. I progetti sul Castello vedono in prima fila la Regione Lombardia, Università, il Museo della Scienza e della Tecnica e aziende di Milano. Provincia di Pavia e Università di Pavia sono da sempre assenti anche solo a livello di proposte. Pur essendo ancora oggi Vigevano il primo centro industriale della provincia di Pavia, l’Università di Pavia non ha mai avuto in 650 anni di vita una progettualità per Vigevano. Ha aperto sedi distaccate a Cremona e Mantova e a Vigevano ha concesso la costituzione, 10 anni fa, di un effimero corso in “Scienza del Fiore e del Verde”. Il distretto industriale meccano-calzaturiero di Vigevano è uno dei più antichi della Lombardia. I suoi punti di forza sono: design, stile, moda, professionalità che le imprese vigevanesi hanno acquisito e ancora acquisiscono tramite le Università, i centri di ricerca, le imprese della moda di Milano. Di Milano non di Pavia. Vigevano è il principale distretto italiano delle macchine per calzature e l’associazione nazionale ASSOMAC ha sede a Vigevano. Nel “Rapporto sui Distretti 2014” il distretto industriale di Vigevano (calzature e accessori) occupa la quinta posizione in Italia. Milano è sede del MICAM e del SIMAC, le due principali fiere internazionali dedicate alle calzature e alle macchine per calzature. 5 6 7 8 9 10 Vigevano e Milano: una storia comune Tavola riassuntiva dei legami storici ETÀ ROMANA E MEDIEVALE 906-992 Documenti parlano della località “Viginti Columnae”, la ventesima colonna militare (30 km) della strada romana che da Milano arrivava a Vigevano 1220-1221 Vigevano è antipavese e per stare con Milano sfida le sanzioni dell’Imperatore 1227 Vigevano partecipa convinta alla Seconda Lega Lombarda 1230 “Gli uomini di Vigevano sono amici e confederati di Milano” 1277 Vigevano entra a far parte del “Popolo di Milano” L’ETÀ DEI VISCONTI E DEGLI SFORZA 1337-1347 Luchino Visconti, già Podestà di Vigevano, abbellisce il Castello e costruisce un ponte sul Ticino 1392 Con gli Statuti concessi dai Visconti Vigevano non appartiene più a Pavia 1447 Vigevano aderisce e giura fedeltà alla Repubblica Ambrosiana 6 1457-1463 Vigevano diventa terra di soggiorno per i piaceri dei Signori di Milano 1486 Ludovico il Moro ultima la Sforzesca, possessione agricola unica in Italia 1487–1497 Vigevano con il Moro diventa “città sforziana” e sede del governo di Milano 1530 Vigevano è proclamata città grazie all’aiuto di Francesco II Sforza 1532 Il duca di Milano concede privilegi e un contado 1848 Vigevano partecipa alle Cinque Giornate di Milano con il tricolore “Bravi Milanesi” 1867 La giunta municipale fa istanza al Governo per staccarsi da Pavia e andare con Milano 1863-1870 Viene costruita e inaugurata la ferrovia pagata dai Vigevanesi per unirsi a Milano 1929-1970 La Vigevano industriale rafforza i legami con Milano, mentre Pavia la boicotta 1975 La legge Regione n. 52 istituisce i comprensori: Vigevano è inserita con Abbiategrasso e Magenta 1999-2015 A Roma viene siglato l’ Accordo di programma per il recupero del Castello di Vigevano con Stato e Regione ma senza la Provincia 2009-2015 Il “Progetto Leonardo” (Museo su Leonardo e Centro ricerca sulle tecnologie multimediali) vede la presenza e la partnership del Politecnico di Milano, del Museo della Scienza e della Tecnica, di aziende di Milano 7 ETÀ MODERNA Vigevano e Milano: una storia comune 1 Legami storici 906-992 La strada romana da Milano a Vigevano Una serie di documenti menzionano il luogo “Viginti Columnae” (in prossimità del fiume Ticino in zona Buccella) come entità territoriale e giuridica autonoma che esercitava una supremazia territoriale sul primo nucleo abitato di Vigevano, corrispondente all’attuale spazio del Castello. Il nome “Viginti Columnae” ovvero Venti Colonne sta ad indicare la ventesima colonna militare, pari a circa 30 km attuali, della strada romana che da Milano arrivava al Ticino in zona vigevanese. Un sicuro spezzone di tale strada romana di collegamento diretto con all’allora Mediolanum, è stato individuato a partire dall’attuale Carrobbio di Milano (antica Porta Ticinese) con direzione ovest/sud-ovest sino a Lorenteggio. 1220-1221 Vigevano è antipavese e per andare con Milano sfida l’Imperatore 29 novembre 1220 Il diploma dell’Imperatore Federico II riporta nell’elenco delle località appartenenti a Pavia anche Vigevano. Il 23 novembre Federico II revoca le concessioni imperiali prima accordate a Vigevano come punizione per l’appoggio dato a Milano nella lotta contro Pavia (1217) e intima ai vigevanesi di sottomettersi a Pavia. 8 11 gennaio 1221 La resistenza pervicace opposta dai vigevanesi emerge dal tentativo degli ambasciatori pavesi che, di fronte al podestà di Vigevano il milanese Peracho Marcellino e ai procuratori del Comune di Vigevano, nell’allora castello di Vigevano cercano di consegnare la missiva dell’Imperatore e chiedono venga radunato il Consiglio Generale. I vigevanesi rispondono di non voler accettare la missiva e di non avere alcuna intenzione di convocare il Consiglio. Il tenore della missiva imperiale non era di poco conto. Nella traduzione italiana suona così: “...se ricuserete di obbedire al comando nostro, noi con editto e sanzione imperiale vi condanniamo al bando perpetuo dall’Impero con i vostri fautori e complici, dal quale bando non sarete liberati senza il consenso del Comune di Pavia e senza il pagamento di duemila marchi d’argento da farsi al Comune di Pavia. 1 marzo 1221 Il coraggio e la determinazione di Vigevano nel non sottomettersi a Pavia emergono nuovamente: i vigevanesi guidati dal Podestà di allora impediscono agli ambasciatori pavesi di prendere possesso del Castello, pur essendo in possesso del legato imperiale. Non li fanno neppure entrare dalla porta del borgo di Vigevano, al che i rappresentanti imperiali e gli ambasciatori pavesi si accontentano simbolicamente di toccare le lignee imposte della porta in segno di possesso. 2 ottobre 1222 I rappresentanti pavesi arrivano a Vigevano e sulla pubblica Piazza cercano di notificare la lettera imperiale che imponeva la sudditanza a Pavia, ma ottengono un nuovo rifiuto. La pergamena che ci parla di questo ennesimo atto di non sudditanza a Pavia e all’Imperatore dice che: “tutti gli uomini di quel luogo, fuggendo qua e là, ricusano di ricevere quelle lettere protestando di non volerne mai più sapere” La lettera imperiale ancora una volta intimava ai Vigevanesi di consentire ai pavesi di entrare in possesso del borgo e faceva loro presente che, pur essendo in contumacia: soprassedendo ora dall’usare il rigore del diritto e l’innata nostra mansuetudine frenando i moti dell’animo, torniamo a comandare che sotto pena di tre mila marchi d’argento, ritornando alla devozione e fedeltà dei Pavesi, li ascoltiate devotamente e osserviate con esattezza i loro comandi e precetti. 9 ASCV, pergamena della partecipazione di Vigevano alla seconda Lega Lombarda 1227 Vigevano partecipa alla Seconda Lega Lombarda 19 novembre 1227 Il rapporto con Milano si rafforza ulteriormente allorché con altre comunità lombarde il Comune di Vigevano partecipa alla Seconda Lega Lombarda, che si era stretta l’anno precedente in seguito alla minaccia dell’Imperatore Federico II di rivendicare in Italia tutti i diritti dell’Impero. In Lombardia oltre a Vigevano aderiscono Brescia, Bergamo, Mantova. La pergamena del trattato di alleanza e confederazione tra Milano e Vigevano è conservata presso l’Archivio Storico Civico di Vigevano. 1230 “Gli uomini di Vigevano sono amici e confederati di Milano” 28 novembre 1230 Nel Broletto nuovo di Milano i pavesi tornano alla carica e chiedono che Vigevano venga a loro restituito e che il ponte sul Ticino sia finalmente distrutto perché, a loro giudizio, edificato su terre di proprietà pavese. Da parte di Milano viene risposto che: “Vigevano era un luogo a sé ed una regalia dell’impero; che gli uomini di quel luogo erano amici e confederati di Milano; che quel luogo non apparteneva ad alcuna città; che il ponte era stato costruito sulla terra dell’Arcivescovo di Milano sia da un capo che dall’altro”. 10 1277 Vigevano si lega definitivamente a Milano 3 febbraio 1277 Per impedire altre invasioni da parte di Pavia (l’ultima nel 1267) il Comune chiede ed ottiene di far parte del “Popolo di Milano e della Credenza di S.Ambrogio”. Si tratta di un vero e proprio trattato di alleanza offensiva e difensiva, in virtù del quale Vigevano ottiene che i suoi abitanti vengano riconosciuti come cittadini milanesi a tutti gli effetti. Questo comportava vantaggi anche di tipo fiscale come la libertà di vendere sui mercati milanesi i propri prodotti senza pagare dazi aggiuntivi. La formula più significativa usata in questo documento è “il comune e gli uomini di Vigevano saranno per sempre sotto la protezione del popolo di Milano e ne saranno sempre considerati parte integrante”. A questo periodo di frequenti guerre fra comuni limitrofi si può far risalire l’annotazione dello storico vigevanese Simone dal Pozzo, che nel XVI secolo racconta di come spesso nella cerchia fortificata di Vigevano veniva riposto il Carroccio, simbolo di Milano, quando l’esercito milanese si trovava a passare per il borgo e le terre confinanti. 1337-1347 Vigevano cresce e ha un ponte sul Ticino grazie a Luchino Visconti, signore di Milano Eletto Podestà di Vigevano una prima volta nel 1319 e una seconda nel 1337, Luchino Visconti avvia il primo grande progetto urbano di Vigevano. Progetto che si articola in vari interventi: costruzione della Rocca Vecchia, ristrutturazione del Castello in residenza signorile, costruzione della Strada Coperta per collegare questi due edifici. Luchino Visconti realizza anche interventi di natura pubblica quali il rifacimento delle mura di cinta del borgo in pietra e mattoni con tanto di strada di camminamento (vedi oggi la Via del Terraggio). Importantissimo per i collegamenti e gli scambi economici con Milano fu l’edificazione del nuovo ponte sul Ticino in legno. Un cronista del tempo, lo descrive cosi: era assicurato da ambo i lati con fortissimi muri da ambo i lati, tutto coperto e così largo che tre carri vi potevano passare del pari; la sua lunghezza stendesi ad un miglio e l’altezza era tale che le nave cariche vi passavano di sotto liberamente; da un capo e dall’altro vi erano levatoi e torri di legno assai forti, ed era chiuso da tavole e difeso da merli. Grazie a Luchino Visconti Vigevano conosce uno sviluppo urbano e demografico che pone le basi per la formazione di quel ceto mercantile e borghese che negli anni successivi si specializzò nella lavorazione dei panni di lana. 11 1392 Con gli Statuti Vigevano diventa autonoma da Pavia Il legame con la famiglia Visconti si fa sempre più forte e nel 1392 Gian Galeazzo Visconti concede a Vigevano una ricca raccolta statutaria, modellata su quella già in vigore a Milano, a testimonianza del fatto che Milano rimane sempre un punto di riferimento. Tali Statuti costituirono fino al 1532 il codice regolatore della vita comunale. Una lettera del Visconti datata 24 settembre 1383 ed inserita negli Statuti dice espressamente che Vigevano non solo non apparteneva al contado di Pavia, ma era a sua volta a capo di un distretto o contado. Un preciso stato giuridico che superava la definizione codificata fin dal 1299, secondo cui Vigevano era un “castrum” compreso entro i confini della città di Pavia anche se autonomo e titolare di una propria giurisdizione Il cancelliere del Comune di Vigevano Simone del Pozzo (14921578?) ci informa che il contado era composto dalle seguenti terre: Gambolò, Cilavegna, Nicorvo, Robbio, Confienza, Palestro, Gravellona, Villanova, Cassolnovo, Vinzaglio e Torrione. 1447 Vigevano aderisce e giura fedeltà alla Repubblica Ambrosiana L’importante documento datato 4 ottobre 1447 (conservato nell’Archivio Storico di Vigevano) rende evidente i legami con Milano e il comune sentire di una propria autonomia e libertà comunale, pur in momento non facile di transizione dalla signoria dei Visconti a quella degli Sforza. Il trattato conferma i privilegi e le esenzioni già concessi dal Duca Filippo Maria Visconti per il commercio dei drappi vigevanesi e per il trasporto di lana da filare. Stabilisce inoltre la facoltà di estrarre acqua dal Ticino per i mulini e le irrigazioni a patto che il Ticino resti navigabile. In particolare si esplicita “che i Vigevanesi abbiano diritto di godere di tutti i benefici come i Milanesi; che Milano, in caso di guerra, abbia l’obbligo di difendere la terra e gli uomini di Vigevano con tutte le proprie forze” 1449 Per Pavia i vigevanesi sono “contadini” Dopo la fine della Repubblica Ambrosiana Pavia cerca di far pesare al nuovo signore di Milano, Francesco Sforza, l’alleanza di Vigevano con i rivoltosi. Il 4 giugno 1449 i consoli pavesi, di fronte alla non volontà di Vigevano di entrare a far parte del contado di Pavia in quanto si considerava “terra separata”, così si rivolgevano al Duca di Milano: 12 “Ci pare il tempo che E. Vs.dimostri l’amore verso questa città. Quelli di Vigevano non meritano grazia ma raxone cum vigore per li soi demeriti. Essi come contadini di questa città devono venire a raxone e sono sottoposti al nostro Podestà” 1463 “Noi non rispondiamo a Pavia” Anche in sede di controversie commerciali emerge il sentimento antipavese dei mercanti vigevanesi. Il 16 giugno 1463 un mercante vigevanese faceva valere la sua appartenenza ad una terra separata su cui Pavia non poteva avere e vantare alcuna giurisdizione: “terra Viglevani... (habet) merum et mixtum imperium et iurisdictionem separatam a civitate Papie” 1457 -1463 Vigevano terra di piaceri dei Signori di Milano Fu Francesco Sforza il primo a pensare di realizzare a Vigevano un’azienda agricola che fosse al centro di terreni per le battute di caccia. Il 10 dicembre nello scriveva al podestà di Vigevano manifesta la sua volontà di un luogo dove soggiornare “per nostro uso et piacere”. Di seguito parla anche di un’opera strutturale di importanza vitale per l’economia cittadina ma anche per trasformare la possessione in azienda redditizia, ovvero il Naviglio più volte iniziato nel corso degli anni precedenti Nella primavera del 1463 tale progetto diventò realtà. Il Consiglio Comunale donò al duca duemila pertiche di terra in zona Bercleda insieme al “navigium Viglevani” non ancora terminato. Una lettera proprio dello Sforza datata 1463 fa cenno a questa donazione ed esprimere la volontà ducale di ampliare il possedimento, di coltivarlo per ricavarne adeguato reddito. La lettera ducale contiene anche la nomina di Giovanni Visconti ad amministratore con l’obbligo di trasferirsi a Vigevano per completare il Naviglio, così da poter irrigare i terreni destinati a colture foraggere e avviare l’allevamento zootecnico. 1486 Sforzesca, una possessione unica in Italia Ludovico il Moro inaugura nel 1486 la prima delle grandi opere pensate per fare di Vigevano una residenza ducale, ovvero la possessione ducale “Sforzesca”. Le lapidi commemorative ancora oggi visibili e murate sulle facciate esterne dell’edificio portano tale data e magnificano l’avvedutezza e l’amore del signore di Milano nei confronti di Vigevano. La Sforzesca è il primo esempio assoluto in Italia di complesso agricolo a corte chiusa, archetipo delle aziende che si svilupparono in età moderna. 13 Venne concepita fin dall’inizio non come villa per gli otia del Signore e della sua corte (funzione riservata al Castello), ma come azienda produttiva, laboratorio agricolo sperimentale. Venne introdotta la coltivazione dei gelsi e quindi l’allevamento razionale dei bachi da seta. Per questo il Moro chiamò un maestro fiorentino, dimostrando l’aspetto innovativo della sperimentazione avviata alla Sforzesca di Vigevano: la scelta di una professionalità riconosciuta per curare la qualità del prodotto nella fase iniziale, ovverosia quella più delicata della coltivazione del gelso. 1494 Veduta aerea del complesso della Sforzesca (foto U. Bocca) Leonardo da Vinci alla Sforzesca Le sperimentazioni e le novità gestionali ma anche tecniche avviate “sul campo” alla Sforzesca, ebbero in Leonardo da Vinci un attento e partecipe osservatore e forse anche suggeritore. Non si spiegano altrimenti le frequenti citazioni di Vigevano che compaiono nel manoscritto H (conservato a Parigi presso l’Istituto di Francia). Sono annotazioni e disegni che spaziano dai congegni idraulici ai lavori di bonifica agraria, dalle osservazioni agronomiche alla costruzione di un padiglione in legno. La maggior parte risultano datate febbraio-marzo 1494 da Vigevano e proprio dalla Sforzesca. 14 1487 – 1497 Vigevano “città sforziana” e sede del governo di Milano E’ questo il decennio d’oro di Vigevano, la sua trasformazione per volere di Ludovico il Moro in sede di rappresentanza della corte milanese. La realizzazione di Piazza Ducale e la trasformazione del Castello in un grande “hotel de charme” sono forse gli aspetti più evidenti e noti, ma altri meritano di essere schematicamente ricordati. Vigevano come “un mondo novo” Nel 1491 il Moro supplica il Papa, tramite il fratello Ascanio, di concedere a Vigevano un vescovado e quindi essere sede di diocesi per poter avere il titolo di città. La richiesta parla proprio di “erigere la terra de Vigevano in la città sfortiana”. E il Moro scrive che se il Papa vedesse le trasformazioni in atto a Vigevano “li paria essere in uno mondo novo” Vigevano scelta perché facilmente raggiungibile da Milano Difficile crederci pensando all’oggi, ma tra i motivi della promozione di Vigevano a residenza preferita dei signori di Milano, ebbero un peso non indifferente le efficienti, veloci e comode infrastrutture viarie. Quel collegamento diretto che i vigevanesi di oggi sognano, avveniva per via d’acqua. Allorché la portata del Naviglio Grande lo consentiva, il Moro insieme alla corte e agli ospiti di riguardo, si imbarcavano a Milano presso la chiesa di San Cristoforo e, nel giro di poche ore, arrivavano a Vigevano. Il capolinea era ad Abbiategrasso e, attraversato il Ticino nei pressi del porto secondo alcuni storici ubicato in zona Buccella, raggiungere Vigevano era un gioco da ragazzi: l’ingresso era dalla Rocca Vecchia e da lì lungo la strada coperta in Castello. Se invece i duchi volevano mantenere l’incognito, l’imbarco avveniva nel giardino del castello di Porta Giovia e il percorso riservato si snodava lungo il Redefosso di Milano e da lì lungo il naviglio di Abbiategrasso. 15 Manoscritto H, c.65v, disegno della scala d’acqua con indicazione della data (4 febbraio 1494) e del luogo (Sforzesca di Vigevano) Una corte bipolare Milano-Vigevano A partire dal 1489 il Castello di Vigevano diventa la vera sede del governo di Milano, il luogo di attività della potente e temutissima cancelleria privata ducale. Qui Ludovico riceveva ambasciatori, convocava da Milano i suoi più stretti collaboratori per riunioni strategiche, ascoltava suppliche e petizioni, riceveva nobili e feudatari del ducato. Il Castello di Vigevano era diventato una sorta di Casa Bianca e gli appartamenti del Moro nel maniero una sorta di “stanza ovale” ante litteram. I nobili milanesi investono a Vigevano Nel suo disegno di innalzare Vigevano al rango di città dinastica, Ludovico il Moro nel 1494 concede la cittadinanza onoraria al nobile milanese Eugenio da Concorezzo. Nella patente di nomina esplicita il suo disegno e volontà di riempire Vigevano di abitanti in particolare d’onore e famosi per premiare una terra cui era legato per la salubrità dell’aria e per il diletto che gli procuravano le cacce nei boschi di quello che poi diventerà il Parco del Ticino. 1498 La Sforzesca ceduta ai frati di Santa Maria delle Grazie Il 3 dicembre 1498 Ludovico il Moro per assicurare preghiere e suffragi alla defunta consorte Beatrice, dona al priore del Monastero dei Padri Domenicani di Santa Maria delle Grazie la proprietà della “Sforzesca” con tutti i beni, redditi, giurisdizioni, acque, case, cascine, mulini. In questo modo la possessione resta legata a Milano fino al periodo napoleonico, allorché confiscata viene venduta a possidenti genovesi. 1498 Ludovico il Moro autorizza la costruzione di un Ospedale Con lettera patente datata 8 giugno 1498 il duca di Milano concede al presbitero vigevanese Pasino Ferrari l’autorizzazione per la costruzione in Vigevano di un luogo pio per gli ammalati poveri di Vigevano. 1530 Vigevano diventa città grazie a Francesco II Sforza Il 16 marzo da Bologna con bolla pontificia il papa Clemente VII, su istanza del duca di Milano Francesco II Sforza, concede a Vigevano il titolo di città e le assegna la sede vescovile con giurisdizione sui territori tolti dalle diocesi di Pavia e Novara. 1532 Il duca di Milano concede privilegi e un contado Con decreto ducale del 2 febbraio 1532 Vigevano viene messa a capo di un distretto in realtà molto piccolo (circa 300 kmq) com- 16 posto da undici terre sottratte ai vicini contadi di Novara e Pavia. Le terre erano: Gravellona, Cassolnovo, Cassolvecchio, Villanova allora appartenenti al contado di Novara; Gambolò, Cilavegna, Nicorvo, Palestro, Vinzaglio, Confienza, Robbio allora appartenenti al Principato di Pavia. ll contado di Vigevano così territorialmente definito, di fatto e ben presto si rivelò un’entità vuota. La definizione che gli storici usano di “Una città senza contado” fa capire quello che non fu mai per la città di Vigevano, ovvero una aggregazione amministrativa, una risorsa economica, fiscale e quindi di entrate. E per converso Vigevano non fu mai per le terre circonvicine una entità politica e amministrativa di riferimento. Nei territori dell’allora contado di Vigevano la presenza di possessioni di vigevanesi era praticamente nulla, mentre era rilevante la presenza di terreni di proprietà di abitanti di Pavia e Novara e di alcuni importanti proprietari milanesi. La conseguenza di tale composizione fondiaria fu che tali proprietà furono e a lungo restarono iscritte negli estimi catastali di Pavia e Novara, per cui le imposte venivano riscosse dai luoghi di residenza dei contribuenti. Solo verso la fine del XVI secolo venne introdotta la norma del pagamento degli oneri “ubi sita sunt”. Il Duca concede inoltre la facoltà di tenere due fiere annue a Pasqua e a Sant’Ambrogio protettore della città con tutte le franchigie del dazio. 1848 Vigevano alle Cinque Giornate di Milano Un folto gruppo vigevanesi vanno volontari ad aiutare gli insorti milanesi. Portano una bandiera tricolore che, ancora conservata presso l’Archivio Storico Civico, reca la scritta: “VIVA IL CORAGGIO BRAVI MILANESI”. Tra essi si segnala la figura del cav. Enrico Strigelli ricco possidente che fu tra gli artefici della realizzazione della linea ferrovia Vigevano-Milano. 17 1863 “Vigevano può essere centro amministrativo” Con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, Vigevano e tutta la Lomellina vengono assegnate alla provincia di Pavia. Il 17 settembre 1863 il Consiglio Provinciale dopo aver letto l’istanza presentata dal Comune di Vigevano approvò la seguente deliberazione con 36 voti a favore e 34 contrari: “Il Consiglio Provinciale riconosce nella Città di Vigevano, in se stessa e astrattamente considerata, concorrono tutti i requisiti per formare un centro amministrativo; si riserva di manifestare in argomento il proprio avviso, quando dovesse essere sentito sopra un progetto effettivo di nuova circoscrizione territoriale” 1867 “Non con Pavia ma con Milano” Il 1° gennaio del 1867 una petizione di abitanti lomellini viene consegnata al Governo, con la quale si richiede di unire tutta la Lomellina alla provincia di Novara. Contemporaneamente, la Giunta Municipale di Vigevano inoltra sempre al Governo un’istanza con la quale si chiede invece di staccare Vigevano dalla provincia di Pavia e unirla a quella di Milano. Le motivazioni sono molto chiare ed interessanti: a sfavore dell’unione con Pavia ci sono “la somma difficoltà delle comunicazioni e la niuna comunanza d’interessi”. Vigevano è invece legata a Milano grazie “a tutto il suo passato, tutte le sue memorie, i suoi statuti, i suoi costumi, le sue naturali tendenze, il suo commercio, infine ogni suo interesse”. 1863-1870 Una ferrovia per unirsi a Milano La volontà di Vigevano di unirsi a Milano si concretizza con l’avvio della costruzione della ferrovia Vigevano-Milano. A finanziarla per la maggior parte sono i capitali privati di nobili e imprenditori vigevanesi ma anche di Abbiategrasso. A capo del progetto c’è il nobile possidente Enrico Strigelli che però muore nel 1869 e non può vedere realizzato il suo sogno. La richiesta di avere in concessione dal Governo la linea ferrovia verso Milano era motivata dai seguenti solidi e ancora validi argomenti: ! numerosa presenza di lavoratori che da Vigevano dovevano raggiungere Milano ! favorire l’afflusso ai mercati di Milano di derrate alimentari della Lomellina ! necessità di essere sulla direttrice Milano-Genova strategica per il commercio e gli interessi economici dell’Italia Settentrionale ! totale mancanza di rapporti sociali ed economici con Pavia e insufficienza di collegamenti con il capoluogo 18 16 gennaio 1870 Dalla Centrale di Milano parte il treno per Vigevano Alle ore 10,30 partì il treno con tutte le autorità tra cui il Ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Gedda. Prima tappa fu la stazione di Porta Ticinese e, dopo essersi fermato a Corsico, Gaggiano ed Abbiategrasso e sul nuovo ponte in ferro sul Ticino, poco prima delle 12.00 arrivò a Vigevano. A tutti gli inviati e al Ministro il sindaco di Vigevano, Pierluigi Bretti, fece dono di una medaglia commemorativa su cui era inciso: Alma Milano / per antico affetto sorella / distrutte le barriere politiche / eretto il ponte sul Ticino / colla ferrovia vinta la distanza / Vigevano esultante / oggi te saluta 19 1975 Nascono i comprensori: Vigevano con Abbiategrasso e Magenta Con la legge 52/1975 la Giunta regionale divise la Lombardia in 36 comprensori. Una legge coraggiosa e all’avanguardia che affrontava con coraggio il decentramento politico-amministrativo in Lombardia prevedendo la sostituzione delle allora province (che non esplicavano la completezza dei poteri territoriali) con i comprensori, enti Intermedi tra comune e regione più vicini al cittadino. Vigevano venne inserita nel comprensorio che raggruppava i comuni di Abbiategrasso e Magenta. Solo tre i comuni lomellini furono ricompresi; Cassolnovo, Gravellona e Gambolò. L’idea alla base di quella riforma coraggiosa era di dare una dimensione ottimale ad una regione di oltre 1500 comuni, così da garantire migliori servizi ai cittadini e risparmi gestionali. 1999 Si avvia il recupero del Castello senza la Provincia ll 29 luglio 1999 viene sottoscritto a Roma presso il Ministero dei Beni Culturali l’Accordo di Programma per il “recupero, valorizzazione e rifunzionalizzazione del Castello di Vigevano”. Firmatari sono: Stato, Regione Lombardia, Comune di Vigevano Grazie a quell’accordo vengono definiti e stabiliti gli interventi per il restauro nonché le modalità di finanziamento. Viene altresì costituito un collegio di vigilanza e controllo e, soprattutto, una segreteria tecnica. L’accordo consente una prima definizione degli usi e assegnazioni degli spazi. 2000 – 2015 Lavori in Castello e finanziamenti Grazie all’Accordo di Programma con Stato e Regione (e in assenza della Provincia di Pavia) sono stati aperti musei, recuperati spazi pubblici per un importo a tutt’oggi di 12 milioni di euro. Risorse messe a disposizione principalmente dal Comune di Vigevano, dallo Stato, dalla Regione, da Fondazione Cariplo. Emblematico l’ultimo intervento sul primo piano del Maschio o Palazzo Ducale del Castello. L’importo è pari a 5 milioni e 664 mila euro, di cui 2 milioni e 307 mila messi dal Comune di Vigevano tramite mezzi propri. 2009-2015 Progetto Leonardo con Università di Milano Nell’aprile 2009 prende avvio il “Progetto Leonardo” per legare il nome del grande genio alla città di Vigevano e al suo Castello. Tale progetto si è articolato in mostre interattive e multimediali. L’ultima prodotta a Vigevano “Il Tredicesimo Testimone. Dentro l’Ultima Cena” promossa dal comune e realizzata dal consorzio AST Vigevano. 20 Attualmente tale mostra è allestito presso Palazzo delle Stelline come evento di Expo, grazie alla collaborazione tra Vigevano e la Fondazione Stelline. Alla fine di Expo la mostra tornerà a Vigevano e sarà parte integrante del “Museo interattivo di Leonardo” in fase di allestimento presso il Castello di Vigevano. La mostra dedicata all’Ultima Cena costituirà un legame e un rimando a Milano Il “Progetto Leonardo” prevede inoltre l’apertura di un Centro di Ricerca (Leonardo Eye-Hub) sulle tecnologie applicate alla valorizzazione e fruizione dei beni culturali. La collaborazione in essere vede in prima fila il Politecnico di Milano e aziende milanesi. Assenti in tale progettualità così come in tutti le ipotesi di utilizzo degli spazi del Castello di Vigevano la Provincia di Pavia e l’Università di Pavia il cui apporto anche solo come idee, collaborazioni, possibilità di decentramento di centri specializzati è stato dal 1999 ad oggi nullo. 21 La mostra interattiva “Il Tredicesimo Testimone) realizzata da AST Vigevano con “Studio Azzurro” di Milano Vigevano e Milano: una storia comune 2 Legami economici 1929-1970 Vigevano industriale rafforza i legami con Milano Nel 1929 nasce l’Ursus gomma destinata a diventare la più grande fabbrica di calzature d’Italia. Le famose “scarp de tennis” della canzone di Jannacci vennero ideate e realizzate a Vigevano. Tre gli imprenditori che si associarono a questa grande impresa: due vigevanesi ed un grande imprenditore milanese Rinaldo Masseroni, nato a Milano nel 1891. Sua fu la decisione di entrare nei settori dei pneumatici, dei canotti, delle pavimentazioni in gomma. Grazie ad una visione gestionale e sociale d’impresa allora all’avanguardia, favorì la costruzione di case per i lavoratori, istituì la mutua aziendale gli ambulatori medici per gli operai, la mensa, i gruppi sportivi e ricreativi. Leader carismatico entrò nel mondo sportivo come presidente dell’Ambrosiana poi Internazionale dal 1942 al 1954: dopo aver vinto due scudetti nel 1952-53 e nel 1953-54, nel 1955 lasciò il posto ad Angelo Moratti. Lo stesso avvenne nel 1892 allorché il calzaturificio vigevanese “La Nazionale”, primo esperimento capitalistico nel settore delle scarpe in Italia, vide nella società la presenza di due imprenditori milanesi. 1948-1969 Vigevano capitale italiana della calzatura, nasce la Mostra internazionale delle scarpe ma Pavia è sempre assente Tra i diversi motivi per cui Vigevano perse la mostra delle calzature nata a Vigevano nel dopoguerra e rimasta fino al 1969 (data del suo trasferimento a Milano), fu anche il mancato sostegno da parte della Provincia di Pavia a una rassegna che richiamava ogni anno visitatori da tutta Italia e dall’Europa. 22 Un articolo apparso nel 1951 sul settimanale cittadino Informatore Vigevanese riportava una presa di posizione degli organizzatori della Mostra, Nel rilevare la nascita di una mostra di calzature concorrente nelle Marche, facevano amaramente notare che le autorità provinciali marchigiane sostenevano la mostra “concedendo sovvenzioni non indifferenti”. Circostanza che a Vigevano non succedeva da parte della Provincia di Pavia. Il raffronto era impietoso: la provincia delle Marche aveva stanziato 6 milioni di lire contro le 200 mila lire elargite da Pavia alla Mostra Internazionale delle calzature di Vigevano. L’invito all’Amministrazione cittadina era di coinvolgere il Prefetto e il presidente della Provincia di Pavia affinché prendessero esempio dalla Marche e sostenessero la mostra vigevanese, ben più importante. 1968 Il colpo di grazia alla Mostra per iniziativa dell’Amministrazione Provinciale Nell’agosto 1968 il comitato della Mostra riesce ad organizzare ed inaugurare l’edizione numero XXXII della Mostra delle calzature. Il destino è però segnato e a dare il colpo di grazia, senza dimenticare certo le colpe dei politici e degli industriali vigevanesi, fu un ordine del giorno assunto dal Consiglio Provinciale. Nel darne notizia sul numero del 25 gennaio l’Informatore Vigevanese titola “Colpo di grazia alla Mostra Calzaturiera vigevanese”. L’ordine del giorno riportato integralmente fa riferimento alla seduta del 15 gennaio 1968 del Consiglio Provinciale e alla decisione dei consiglieri di dare mandato all’allora Presidente di elaborare, in accordo con i capigruppo, “una proposta di Statuto per la costituzione di un Consorzio per lo sviluppo dell’industria delle calzature di Vigevano e della provincia di Pavia” Tra le iniziative di detto Consorzio, ma non tra le primarie, era indicata anche di valutare ”l’opportunità di istituire un Ente Fiera per quanto riguarda la Mostra Internazionale delle Calzature”. Un decisivo freno a quanto era stato concordato e definito nel 1967, ovvero la costituzione del Consorzio per la realizzazione del nuovo polo fieristico a Vigevano tra Amministrazione Provinciale, Camera di Commercio di Pavia, Comune di Vigevano. Lo Statuto era stato approntato e approvato dal Consiglio Comunale di Vigevano e ratificato dalla Camera di Commercio. Per diventare operativo era necessario il pronunciamento del terzo ente, ovvero la Provincia di Pavia. Da parte sua l’Ufficio tecnico comunale aveva predisposto un progetto di massima del nuovo complesso fieristico con tanto di plastico illustrato in conferenze stampa e presentazioni pubbliche. Una ratifica data per certa da parte della Provincia che, fatto passare tutto il 1967, il 5 gennaio invece di dare via libera alla costituzione del Consorzio, forte delle approvazione del Comune di Vigevano e della Camera di Commercio, approva un ordine del giorno nel quale 23 lo Statuto concordato a suo tempo non viene citato. Al suo posto si parla genericamente o forse volutamente di “elaborare una proposta di statuto”. L’articolo dell’Informatore Vigevanese al riguardo fa notare come: “questo atto è una risposta negativa a quanto da oltre un anno si attendeva di definire, che però ha l’aggravante di non essere un “no” chiaramente espresso, avendo preferito la tattica dell’ignorare l’argomento di fondo, negandone la stessa esistenza”. Il tergiversare e tirare in lungo della Provincia era letto come l’ennesimo atto di non sostegno e di fiducia nell’iniziativa e “Vigevano, come sempre, si trova sola ad affrontare e risolvere i propri problemi”. 1969 -2015 La Mostra di Vigevano si trasferisce a Milano Nel 1969 la Mostra Internazionale di Vigevano si trasferisce definitivamente a Milano dove è ritornata negli anni Novanta (dopo la parentesi di Bologna) con la denominazione “theMICAM” ed è oggi ospitata nel quartiere fieristico di Rho. Una fiera frequentata dalle aziende vigevanesi della calzatura e che, nell’ultima edizione, ha fatto registrare circa 40.000 visitatori di cui 20.000 provenienti dall’estero, confermando il suo ruolo di palcoscenico privilegiato per la promozione delle nuove collezioni e decisivo momento di business per l’avvio di contatti commerciali concreti. 1973 – 2015 Nasce a Milano il SIMAC, fiera delle macchine per calzature Nel 1973 presso la Fiera di Milano, nasce il SIMAC, la rassegna dedicata alle macchine per calzature. Dopo la parentesi bolognese nel 2014 ritorna a Milano con la denominazione Simac Tanning Tech, confermandosi l’appuntamento internazionale con la più qualificata offerta di macchinari e tecnologie per le industrie calzaturiera, pellettiera e conciaria. Vigevano è al primo posto in Italia nella produzione di macchine per calzature e pelletteria. Vigevano è sede dell’associazione nazionale ASSOMAC. 1970 – 2015 Milano punto di riferimento del distretto industriale di Vigevano Alle origini e nel successivo sviluppo del distretto industriale meccano-calzaturiero di Vigevano, uno dei più antichi della Lombardia, Milano ha sempre giocato un ruolo centrale. Come abbia fatto il distretto vigevanese ad affermarsi e ad essere ancora oggi il principale distretto industriale della provincia di Pavia, ce lo spiega l’Osservatorio Nazionale dei Distretti. 24 ! elevatissimo know-how ed eccellenza professionale delle imprese e degli addetti; ! eccellenti capacità a livello di “componenti immateriali” del settore, quali design, stile e creatività; ! rapporti vincenti con grandi firme legate alle griffes e all’alta moda. Design, stile, moda, professionalità che le imprese vigevanesi hanno acquisito e ancora acquisiscono tramite le Università, i centri di ricerca, le imprese della moda di Milano. Quinto Distretto in Italia Nel “Rapporto sui Distretti 2014”, promosso da Unioncamere, il distretto industriale di Vigevano (calzature e accessori) occupa la quinta posizione, preceduto dal meta distretto alimentare del Veneto, dal distretto pelli e cuoio e calzature di Valdarno, da quello del tessile- abbigliamento di Empoli e da quello abbigliamento ed accessori di S.Croce sull’Arno. Le imprese calzaturiere in provincia di Pavia sono 860. Il 66% è ubicato nell’area vigevanese. Confartigianato dice Sì a Milano “Non possiamo certo dire no all’ingresso di Vigevano nella città metropolitana perché le nostre aziende lavorano tutti i giorni con il contesto economico milanese, pensiamo solo al distretto calzaturiero di Parabiago”. Questa la dichiarazione rilasciata l’8 ottobre 2015 al settimanale Informatore Vigevanese da Luigi Grechi, a capo di una associazione come Confartigianato Imprese Lomellina, che rappresenta 1035 imprese di cui 400 nel solo settore moda e calzature. La sua presa di posizione si inserisce dunque con la forza dei numeri nel dibattito aperto in città e tra le associazioni produttive. “Le aziende artigiane sono per la maggior parte sub-fornitrici – ha dichiarato il presidente Grechi – per cui il milanese è il loro mercato di riferimento. La creazione di un quartiere della moda nella zona di Porta Genova è un’occasione irripetibile per Vigevano”. Assomac, Milano scelta obbligata Il direttore dell’Associazione nazionale costruttori macchine per calzature, Amilcare Baccini, all’Informatore Vigevanese dell’8 ottobre 2015, ha dichiarato: «siamo un settore che esporta in più di 100 paesi nel mondo e siamo ogni giorno con le logiche di internazionalizzazione e globalizzazione, c’è una sola parola d’ordine: Milano è un’opportunità e una scelta obbligata». 25 Vigevano e Milano: una storia comune 3 Legami artistici PIAZZA E CASTELLO L’unicità storica e architettonica di Piazza e Castello sono al centro di molti studi. Tra i tanti riportiamo quanto scrive un milanese doc come il professore di storia dell’arte nonché ex Soprintendente di Brera, Carlo Bertelli: La Piazza di Vigevano costituisce, con il Castello, un caposaldo dell’urbanistica europea e una grande tappa del pensiero architettonico del Rinascimento. Vigevano presenta la prima piazza “formale” della storia, il forum sive platea, come dichiara l’iscrizione celebrativa voluta da Ludovico il Moro. Un esempio che lentamente, e mai con pari consequenzialità, è ripreso in celebri piazze italiane, ad Ascoli Piceno, a Faenza, a Brescia e, soprattutto, a Venezia. E’ poi l’esempio che varrà per il Cinquecento europeo, a Madrid e a Parigi. 26 Le soluzioni trovate per il Castello di Vigevano hanno conseguenze storiche. A Urbino, per esempio, si studia il modello di Vigevano per ottenere il raccordo tra le scuderie, la città e il castello. Il legame di Piazza e Castello con Milano è fortissimo, ha ragioni storiche che non possono essere ignorate per il futuro. Anzi suggeriscono quello che, su scala europea, potrebbe diventare il Castello di Vigevano. Piazza e Castello sono la rappresentazione dell’avvedutezza e della volontà dei Visconti prima e degli Sforza poi, in particolare di Ludovico il Moro, di trasformare Vigevano in un centro di rappresentanza della corte ducale, in splendida dimora di soggiorno per ospitare e intrattenere - come avvenne - Re, Duchi, ambasciatori, plenipotenziari . La residenza del Moro a Vigevano imponeva un luogo all’altezza della sua ambizione, tale da assecondare e favorire gli agi del signore e della sua corte e da accogliere con il massimo splendore gli ospiti illustri. Il complesso fortificato con il Moro si trasformò in un palazzo rinascimentale a tutti gli effetti e, non a caso, la scelta del professionista di grido cui affidare questa ristrutturazione cadde su Donato Bramante. Quello di Vigevano risulta essere il primo in assoluto dei castelli signorili urbani realizzati dai Visconti, prima di quelli di Milano e di Pavia. La sua fisionomia risultò fin dal XIV secolo unica e tale da prefigurare e anticipare il palazzo rinascimentale. 27 LA SFORZESCA Il complesso agricolo che si trova alle porte di Vigevano è diventato da pochi anni di proprietà del Comune di Vigevano. Un grande edificio che con il borgo attiguo potrebbe rivestire per l’agricoltura e le aziende dell’agrifood del Milanese un Polo di ricerca di primario interesse, in conformità alla sua originaria nascita e destinazione, agli impegni assunti dalla Carta sul cibo di Expo 2015. La possessione della Sforzesca fu portata a termine nel 1486 da Ludovico il Moro. Fin dall’inizio venne pensata come azienda agricola la cui natura e il cui fine dovevano essere la produzione. Il modello dell’edificio quadrangolare con le torri angolari dette “colombaie” che accoglieva al suo interno case dominicali e coloniche e stalle, fu la grande novità introdotta dal Moro che, tuttavia, la mutuò dagli esempi di Cistercensi (la vicina abbazia di Morimondo). L’eccezionalità architettonica e la unicità della Sforzesca è che si tratta del primo esempio assoluto di complesso agricolo a corte chiusa, archetipo delle aziende che si svilupparono in età moderna. La Sforzesca venne concepita fin dall’inizio come azienda produttiva, laboratorio agricolo sperimentale. E’ il caso della introduzione della coltivazione dei gelsi e quindi dell’allevamento razionale dei bachi da seta. Per ottenere questo il Moro ingaggia da subito il maestro fiorentino Giacomo Da Lanfranco per la sua perizia “de attendere a moroni et vermi da sete”. Una professionalità riconosciuta per curare la qualità del prodotto nella fase iniziale, ovverosia quella più delicata della coltivazione del gelso da cui ricavare le foglie con le quali far crescere i “bagati”. LEONARDO E BRAMANTE Non solo a Milano Leonardo e Bramante lavorarono insieme a progetti e ad opere che rivoluzionarono la storia dell’arte per i secoli successivi, pensiamo solo a Santa Maria delle Grazie. Anche a Vigevano i due massimi esponenti del Rinascimento e iniziatori della “maniera moderna” ebbero modo di collaborare e lasciare tracce del loro genio. Nel 1494 i due sono sicuramente a Vigevano. Nel mese di febbraio Bramante è intento al completamento del colonnato della Loggia delle Dame del Castello e sotto la sua direzione prendono avvio la decorazione della camera e della duchessa e i lavori del famoso giardino pensile cui era fortemente interessato Leonardo, oggi purtroppo non conservatoci. Sempre al Bramante viene ricondotta l’impostazione urbanistica di Piazza Ducale (realizzata tra il 1492 e il 1494), lo schema della decorazione dipinta sulle facciate che la delimitano, l’impostazio- 28 ne d’insieme della torre e della rampa di accesso al castello, poi distrutta. La presenza di Leonardo a Vigevano è attestata da diverse note e disegni presenti nei suoi manoscritti. In particolare nel Manoscritto H sappiamo che il 2 febbraio 1494 Leonardo era presso la tenuta agricola della Sforzesca dove disegnò la famosa “Scala d’acqua”. E ancora il 20 marzo successivo sempre dalla Sforzesca riportò, insieme alla data e al luogo, la notazione accompagnata da un disegno del metodo allora utilizzato dai contadini vigevanesi di sotterrare le viti per preservarle dal freddo. Dunque Bramante e Leonardo erano sicuramente e contemporaneamente a Vigevano nel 1494: uno intento alla trasformazione del Castello in Palazzo rinascimentale, l’altro assorto nelle osservazioni di congegni idraulici, di tecniche agrarie e di come far rendere i mulini. GLI ARAZZI DEI MESI La famosa serie dei dodici “Arazzi dei mesi” venne realizzata a Vigevano tra il 1504 e il 1509 su disegno del pittore Bartolomeo Suardi detto il Bramantino. Sull’arazzo del mese di febbraio troviamo il nome del ricamatore “Benedetto da Milano” e il luogo dove questi capolavori dell’arte rinascimentale italiana e lombarda vennero realizzati. Il luogo è Vigevano come risulta dalla frase che segue l’indicazione del nome del ricamatore “Hoc opus feci co sociis suis in Vigli ovvero “quello che ha fatto quest’opera con i suoi collaboratori a Vigevano” I dodici arazzi dei mesi vennero commissionati da Gian Giacomo Trivulzio, condottiero e maresciallo di Francia che nel 1500 viene creato marchese di Vigevano con Cassolnovo, Villanova, Garlasco, Confienza, Vespolate, Borgomanero, Gambolò. Gli arazzi sono una realistica e veritiera descrizione delle attività e della produzione agricola delle campagne vigevanesi e lomelline dove la famiglia Trivulzio aveva i suoi feudi più ampi. Gli studi più recenti concordono sulla circostanza che la serie dei dodici arazzi era desinata all’esposizione privata e che una sola fastosa dimora poteva loro garantire: il castello di Vigevano, ove gli arazzi vennero intessuti e dove trovarano spazio per le loro grandiose dimensioni. E dove sarebbe bello, in considerazione degli ampi spazi ancora da recuperare, che ritornassero anche solo in forma virtuale come testimonianza dell’arte rinascimentale lombarda e dell’agricoltura del territorio della Lomellina che i cronisti del tempo definivano “il granaio di Milano” Gli Arazzi dei mesi a partire dal 1935 fanno parte delle raccolte del Castello Sforzesco insieme all’intera collezione Trivulzio. 29 Il patrimonio artistico e gli sviluppi per Milano CASTELLO Per dimensioni, realizzazioni, importanza architettonica, vicende e attribuzioni costruttive (Bramante), presenze (Leonardo da Vinci) è uno dei più importanti complessi fortificati d’Italia ed Europa. L’apertura imminente del Museo interattivo di Leonardo da Vinci con una sezione dedicata all’ Ultima Cena, unitamente al progetto di un Centro di ricerca sulle tecnologie multimediali per la valorizzazione dei beni culturali e di un Centro Studi sul Rinascimento aprono le seguenti prospettive: ! richiamo turistico attraverso un collegamento di integrazione con Milano (Santa Maria delle Grazie in primis) e i luoghi lombardi vinciani. ! sviluppo economico per la possibilità di creare un distretto industriale della multimedialità applicata ai beni storici-artistici collegato al Politecnico di Milano. Con la creazione di un Centro tecnologico si potrà sviluppare ricerca, fornire formazione e assistenza alle aziende esistenti, creare star up innovative. ! forte identità territoriale e valorizzazione del periodo, coincidente con il dominio degli Sforza, nel quale Milano e la Lombardia erano leader in Europa. 30 SFORZESCA Il complesso agricolo che si trova alle porte di Vigevano è diventato da pochi anni di proprietà del Comune di Vigevano. La possessione voluta da Ludovico il Moro è il primo esempio assoluto di complesso agricolo a corte chiusa, archetipo delle aziende che si svilupparono in età moderna e dove fin dall’inizio venne praticata la sperimentazione zootecnica e agricola. ! il grande edificio con il borgo attiguo e gli ampi campi potrebbero diventare per l’agricoltura e le aziende milanesi un Polo di ricerca agrifood in conformità alla sua originaria nascita e funzione e un proseguimento delle ricadute e degli impegni assunti da Expo 2015 a partire dalla “Carta sul cibo”. I DODICI ARAZZI DEI MESI Rappresentano la più straordinaria testimonianza artistica del Rinascimento lombardo, della vita e della produzione agricola del XVI secolo, giunta integra ai nostri giorni. Vennero tessuti nel Castello di Vigevano come prova la firma del tessitore sull’arazzo del mese di Febbraio. Dal 1935 fanno parte delle raccolte del Castello di Milano. ! grazie al Centro di ricerca sulle tecnologie multimediali potrebbero trovare nel Castello di Vigevano una fruizione virtuale, moderna e interattiva, dando vita (insieme alla sezione dell’Ultima Cena dell’ormai prossimo Museo di Leonardo) ad una interazione e percorso turistico tra le sedi espositive di Milano e di Vigevano. 31 Opuscolo realizzato dal Comune di Vigevano Ricerca storica e stesura testi: Mario Cantella Alessandro Colombo, Alessandro Colombo, Alessandro Colombo, Alessandro Colombo, Vittorio Ramella, Ministero Beni Culturali, Luisa Giordano, AA.VV, AA.VV, AA.VV, Mario Cantella, AA.VV, Pier Luigi Muggiati-Antonio Torrelli, Mario Cantella, AA.VV, Nadia Covini, Mario Cantella, Mario Cantella, Pier Luigi Muggiati, Informatore Vigevanese, Bibliografia La partecipazione di Vigevano alla Lega Lombarda, 1896 Di una alleanza tra Milano e Vigevano nel 1277, 190 Gli “Antichi Statuti” di Vigevano, 1932 Cartario di Vigevano e del suo comitato, 1933 Storia di Vigevano, 1972 Il Catalogo territoriale di Vigevano, 1986 Ditissima Tellus. Ville quattrocentesche tra Po e Ticino, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, vol.XL, 1988 La Biscia e l’Aquila. Il Castello di Vigevano: una lettura storico-artistica, 1988 Il Cortile d’onore. La piazza di Vigevano, una lettura storico-artistica, 1991 Metamorfosi di un borgo. Vigevano in età visconteo-sforzesca, 1992 La città nel cuore del Duca in “Mirabilia Ducalia” Vigevano, 1992 Ludovicus dux. L’immagine del potere, 1995 E finalmente il treno varcò il Ticino, 1995 Vigevano e le sue storie, 1996 Vigevano e i territori circostanti alla fine del Medioevo, 1997 Vigevano “quasi città e la corte di Ludovico il Moro, in “Piazza Ducale e i suoi restauri. Cinquecento anni di storia”, 2000. Ludovico il Moro e Vigevano, 2008 Leonardo e Vigevano, 2014 I rapporti tra Vigevano e Milano, 2015 (dattiloscritto) Vigevano 1945-2015, a cura di Mario Cantella e Margherita Natale, 2015 in corso di pubblicazione. 32