AZIENDA OSPEDALIERA SAN CAMILLO – FORLANINI DIREZIONE SANITARIA AZIENDALE Glossario sulla gestione del dolore postoperatorio Ad uso degli operatori sanitari VERSIONE 3/2008 1 Realizzato da: Alferi Caterina Bricca M. Assunta Carpagnano Gaetana Coppone Carmela Di Carlo Sandrina Di Mario Fiorella Di Marsico Anna Ficarra Angelo Guadagni Anna Maria Imparato Carmela Minunno Barbara Oliva Paolo Pennacchi Danila Persi Paola Soro Battistina Succi Laura Tarquini Marisa Tarroni Paolo Tiraterra M.Francesca Coordinamento: Bricca M. Assunta UOSD Formazione Permanente ed Aggiornamento Continuo DITRO 2 … seguivo il dolore con attenzione. Che dolore era? Chiusi gli occhi, cercai di farmene un’idea. Non assomigliava ad alcuna sensazione nota. Era un dolore nuovo, sorprendente… qualcosa di forte, determinato, inconfondibile, che non mi dava tregua neanche un attimo… sentivo che era riuscito a trovare un suo comodo posto nel mio corpo, e ci sarebbe rimasto per un certo tempo. Avvertivo il dolore come si può avvertire una lama o un proiettile conficcatisi nelle carni: una materia estranea era penetrata nei tessuti e riposava profondamente nella materia molle… Sandor Marai “La sorella” Adelphi 3 A AL BISOGNO: Si intende la somministrazione di un trattamento, un farmaco quando è necessario per il paziente o meglio nel momento in cui si presenta un fenomeno morboso o è richiesto dal paziente stesso. Tuttavia, secondo le recenti osservazioni riportate in letteratura (Societa’ Italiana di anestesiologia e neonatologia, S.I.A.A.R.T.I., American Society of Anestesiologist) per quanto attiene la terapia del dolore post-operatoria, si preferisce non somministrare i farmaci analgesici al bisogno, ma ad orari fissi o in modo continuo a seconda del tipo di intervento cui è stato sottoposto il paziente e a seconda del soggetto stesso. Se durante l’applicazione di tali protocolli (infusione continua o ad orari, V. Linee Guida e protocolli) la terapia antalgica non dovesse essere sufficiente, si ricorre alla dose di soccorso di un analgesico (rescue dose) ovvero una dose aggiuntiva del farmaco stesso o di un altro farmaco previsto dal protocollo di trattamento. ALGOLOGIA: la scienza che studia il dolore e i suoi fenomeni. ALLODINIA : Può caratterizzare un tipo di dolore post operatorio. Percezione dolorosa di uno stimolo che normalmente non provoca dolore (tattile, pressorio, termico) Per es: il semplice sfiorare può provocare dolore intenso. IASP (International Association for the Study of Pain).Miller “Trattamento del dolore” vol VI PICCIN- 1998 ALTERNATIVA TERAPEUTICA: terapie farmacologiche o metodiche quali fisioterapia, ago puntura, ipnosi TENS ( stimolazione elettrica neurale trancutanea ecc), utilizzate per il trattamento di patologie o processi morbosi, proposte al paziente e condivisi con lo stesso in alternativa al trattamento tradizionale. Nell’ambito del controllo del dolore postoperatorio, possiamo definire alternative terapeutiche i possibili approcci terapeutici nella gestione del dolore postoperatorio. Alcuni esempi sono i seguenti: o Morfina ev in infusione continua versus associazione FANS + oppioide debole in infusione continua o ad orari fissi; o Morfina ev in pompa elastomerica versus morfina e.v in PCA (analgesia controllata dal paziente); o Morfina ev in infusione continua o morfina e.v in PCA o associazione FANS + oppioide debole in infusione continua versus blocco antalgico continuo con Anestetico Locale (plesso brachiale o lombare negli interventi ortopedici; o Morfina ev in infusione continua o morfina e.v in PCA o associazione FANS+ oppioide debole in infusione continua versus blocco epidurale continuo con pompa o elastomero o in modalità PCEA con A.L. + oppioide (es: interventi ortopedici, chirurgia addominali, ginecologici, chirurgia toracica) V. Protocolli ANALGESIA, è l’assenza di percezione in risposta a stimoli algogeni (IASP) (International Association for the Study of Pain).V. voce Trattamento del dolore ANALGESICI: (o antidolorifici o antalgici), farmaci che diminuiscono la sensibilità al dolore riducendone la percezione. Possono essere suddivisi in due classi: stupefacenti e non, a seconda che la loro azione consista essenzialmente in una riduzione della percezione dolorosa a livello del sistema nervoso centrale, o in una prevalente riduzione periferica della stimolazione delle fibre algogene da parte dei composti biochimici che si liberano in caso di infiammazione, infezione o traumi fisici, bloccando l’impulso nocicettivo all’ingresso del sistema nervoso centrale (ciclo metamerico). I farmaci analgesici si dividono in: Narcotici - Oppiacei (alcaloide dell’oppio) e Oppioidi (derivati sintetici di laboratorio) Non Narcotici - Antinfiammatori (Fans) e anestetici locali V. voce Trattamento Dolore Post Operatorio ANESTESIA GENERALE: soppressione temporanea graduale e reversibile delle funzioni della vita di relazione (coscienza) con mantenimento della vita vegetativa, con interruzione reversibile delle funzioni cellulari ottenuta con mezzi chimici. Lo scopo dell’anestesia generale è quella di produrre ipnosi (sospensione della coscienza), analgesia (abolizione del dolore), miorisoluzione (rilassamento-paralisi muscolare), amnesia (mancanza e/o eliminazione del ricordo di quanto accade durante l’intervento), protezione neurovegetativa tutte componenti importanti per difendere l’organismo dall’aggressione chirurgica. Le principali fasi dell’anestesia sono induzione, mantenimento, risveglio. L’anestesia generale può essere inalatoria (per via polmonare) o endovenosa. Attualmente, si pratica un’ anestesia generale o bilanciata, utilizzando farmaci ipnotici per via inalatoria (vapori) associata ad una analgesia per via endovenosa o totalmente endovenosa, in cui farmaci ipnotici ed analgesici vengono somministrati per via endovenosa. E. Romano” anestesia i principi e le tecniche” UTET 1997 4 ANESTETICI LOCALI : Sono farmaci che bloccano in modo reversibile la conduzione nervosa se applicati su un tessuto o una fibra nervosa in concentrazioni tali da non danneggiare la fibra nervosa stessa e senza provocare effetti collaterali sistemici (tossicità da anestetico locale). Inibiscono la conduzione nervosa , cioè la propagazione del potenziale d’azione lungo l’assone , bloccando i canali ionici ( del sodio) presenti sulle membrane delle fibre nervose. Si dividono in: o anestetici locali a breve durata d’azione (es: Lidocaina 1-2 ore ); o anestetici locali a durata intermedia ( es: Mepivacaina 1-3 ore); o anestetici locali a lunga durata d’azione (es: Bupivacaina 2-5 h, Ropivacaina 3-6 ore, Levobupivacaina 8- 24 ore). G.Fanelli, a Casati, J.E.Chelly, L.Bertini “Blocchi periferici continui” ed.Mosby Doyma Italia 2001 ANESTESIA LOCALE/LOCOREGIONALE: consiste nella soppressione in un determinato territorio corporeo della sensibilità dolorifica, termica, tattile e pressoria attraverso l’interruzione della trasmissione del dolore dalla periferia (afferenze sensoriali, terminazioni nervose, nervi) a livello del Sistema Nervoso Centrale, mediante la somministrazione di anestetico locale (ovvero gli impulsi dolorosi provenienti dai nervi vengono bloccati prima di raggiungere il cervello). Può essere attuata attraverso diverse modalità: o Anestesia topica ovvero di superficie di una regione di cute o mucosa tramite l’applicazione diretta di una sostanza anestetica (spray, crema); o Blocco di un nervo periferico o dei suoi rami più terminali attraverso infiltrazione in prossimità del nervo stesso con conseguente anestesia della regione di pertinenza del nervo; o Blocco di un plesso nervoso (brachiale, lombare, sacrale) attraverso l’iniezione di miscela di anestetico locale in prossimità di un plesso nervoso da cui emergono le radici di nervi con conseguente anestesia del distretto corporeo di loro pertinenza; o Anestesia epidurale l’anestetico locale viene iniettato nello spazio peridurale bloccando le radici spinali (è possibile lasciare inserito un cateterino in tale spazio per iniettare analgesici e/o anestetici locali per attuare una terapia antalgica postoperatoria); o Anestesia subaracnoidea l’anestetico locale viene iniettato nello spazio subaracnoideo nel liquor cefalorachidiano bloccando le radici spinali; o Anestesia locale delle cavità intraarticolare attraverso l‘iniezione di Anestetico Locale nella cavità articolare, intrapleurica attraverso l’introduzione di un catetere per via percutanea tra pleura viscerale e quella parietale. E. Romano” ANESTESIA i principi e le tecniche” UTET G.Fanelli, a Casati, J.E.Chelly, L.Bertini “Blocchi periferici continui” ed.Mosby D0oyma Italia 2001 www.salus.it 14/04/07 ASCOLTO: (ascoltare dal latino volgare auscultare), udire con attenzione, prestare attenzione a quanti altri dice, dar retta, esaudire. Ascoltare in profondità significa essere dalla parte di chi parla, consente di esprimere un profondo interesse per le esperienze che la persona sta comunicando (attenzione totale e incondizionata) ed è finalizzato all’attivazione delle risorse della persona. Nella fase del dolore post operatorio l’ ascolto da parte dell’operatore favorisce la verbalizzazione delle ansie del paziente ed aumenta la sua soglia di tolleranza al dolore. Può accadere che se la comunicazione verbale tra paziente, familiari o curanti viene impedita il corpo inizia a parlare col linguaggio del dolore incontrollabile, quindi è importante attivare, da parte del personale di assistenza, un programma di educazione all’intervento in cui dare informazioni sull’evento chirurgico nel pre-intra-post operatorio, in modo chiaro e semplice, ascoltando con attenzione le dichiarazioni del paziente e valorizzando le informazioni che egli dà in merito alla propria salute. Ascoltare determina un atteggiamento positivo nella relazione tra operatori sanitari e assistito che si manifesta attraverso l’instaurarsi di un rapporto di fiducia e di collaborazione. “L’assistenza infermieristica:principi e tecniche”-seconda edizione- Sorbona Milano- da pag. 748 a 750 su “L’assistenza al paziente operato”. 1991 “Lineamenti di psicologia generale e dell’età evolutiva”-P.Legrienzi, R.Rumiati et al -Nuova edizione Le Monnier-anno 1990. “Psicologia,pedagogia, sociologia nella pratica sanitaria”- F. De Bartolomeis- Nuova edizione Sorbona Milano- anno 1992. Aspetti psicologici della gestione del dolore- Modulo di formazione. Istituto Europeo di Oncologia. A.Brédart, F. Didier, E. Scaffidi, T. Suardi www.ieo.it/italiano/download/open.pdf 14/5/2007 ANSIA: stato di preoccupazione, paura indefinita che si manifesta di fronte ad una minaccia vera o potenziale che sembra insormontabile (spesso associata a sintomi fisici). Nel trattamento del dolore postoperatorio la programmazione d’interventi che riducano gli alti livelli di ansia, favoriscono l’adattamento positivo ai trattamenti analgesici e influenzano in modo reale la risposta al dolore. (V. voce soggettività)“L’assistenza infermieristica:principi e tecniche”-seconda edizione- Sorbona Milano- da pag. 748 a 750 su “L’assistenza al paziente operato”. 1991 5 B BENESSERE: il concetto si fonda sulla considerazione del corpo umano sia dal punto di vista fisico che spirituale. Il benessere di un individuo è la condizione rispetto alla sua capacità di adattarsi all’ambiente, ottenuto con uno stile di vita sano, mirando all’armonia dei corpo, mente e anima. BISOGNO: Il mancare, il non disporre di una cosa necessaria. E’ uno stato di insoddisfazione dell'uomo dipendente da sue esigenze corporali e/o spirituali, individuali e/o collettive. Accanto ai bisogni primari (nutrirsi, ripararsi dalle intemperie ) esistono anche dei bisogni secondari (o di civiltà) che si presentano e si sviluppano man mano che l'uomo avanza sulla strada del progresso sociale e civile (cultura, istruzione, viaggi, sport, comfort, ecc.)“Si intendono le componenti fisiologiche, ambientali e socio-psicologiche, necessarie all’organismo per la sopravvivenza e la salute fisica e mentale” (K.C.Sorensen, J. Luckman) (V. voce Paziente).L’essere umano esprime, consapevolmente ed incosapevolmente, una serie di bisogni al soddisfacimento dei quali è profondamente connesso il modo di essere dell’individuo e l’equilibrio del sistema uomo. Un bisogno è da intendersi come un’esigenza, un impulso, una spinta interna che dà origine alla motivazione e concorre con altri fattori a determinare il comportamento umano.Quando un bisogno non viene soddisfatto si verifica il Problema (V. voce) Nella gestione del dolore post operatorio l’operatore sanitario deve prestare particolare attenzione a rilevare lo specifico bisogno di salute del paziente al fine di ripristinare lo stato di benessere (V. voce) C COMUNICAZIONE: (dal latino cum con, munire legare, costruire) E’ un processo di trasmissione di informazioni, non necessariamente in forma verbale, tra uno o più soggetti. In italiano, comunicare ha il significato semantico di far conoscere, rendere noto. Ogni processo comunicativo avviene in entrambe le direzioni, non si può parlare di comunicazione là dove il flusso di segni e di informazione sia unidirezionale. V. voce Ascolto e Consenso Informato CONSENSO INFORMATO: Il consenso informato è il presupposto di legittimità dell'atto medico (cass. Civ. sez 3° 1950/67, 2439/75, 26446/02), trova fondamento giuridico nell’art. 32 della Costituzione (nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge) e la sua acquisizione costituisce preciso dovere deontologico. Il consenso deve essere personale, esplicito, informato (cioè consapevole) e documentato (quindi non per forza scritto se non nei casi espressamente previsti: trasfusione di sangue ed emoderivati, donazione di organi, sperimentazione farmaceutica). L’informazione è un diritto e non un dovere, per cui il consenso può anche essere fornito in bianco (ma il mancato esercizio di tale diritto va documentato). Per i minori e gli incapaci, anche temporaneamente, occorre acquisire il consenso del legale rappresentante (esercente potestà genitoriale, tutore, curatore, amministratore di sostegno) ed in caso di loro opposizione occorre informare il giudice tutelare. L’attenzione (soprattutto giurisprudenziale) è rivolta sempre più verso l’informazione e sempre meno verso il consenso, e non rappresenta né una semplice formalità burocratica né un semplice atto difensivo che tuteli da tutto. Trattasi, secondo molti, di un atto precontrattuale in cui si forma e si orienta, con l’informazione, la volontà del paziente. Per tali motivi l’informazione stessa va fornita con sensibilità e con termini accessibili e consoni al grado culturale e deve riguardare una breve descrizione della metodica e delle alternative terapeutiche, le finalità, le possibilità di successo, i rischi, gli effetti collaterali; non serve l’elenco di tutti i rischi ed effetti collaterali: ci sarà sempre quello dimenticato. Il consenso informato è un dovere anche nella comunicazione di una diagnosi grave, in quanto nascondere la verità al paziente negandogli le informazioni dovute, può configurare il reato di omissioni di atti d’ufficio. La mancata acquisizione del consenso informato riguardo ai rischi prevedibili di un intervento comporta, in caso di danno, una responsabilità professionale del medico anche in assenza di colpa nell'esecuzione dell'intervento. Domande Frequenti degli operatori sanitari nella gestione del dolore post-operatorio D. Si deve espressamente chiedere il consenso anche per la somministrazione di farmaci analgesici? R. si deve dare sicuramente l’informazione; il consenso scaturisce da questa; D Se si in che ambito e in che modalità? 6 R.nel corso dell’informazione preoperatoria e per quanto attiene le modalità, l’importante è che sia documentata; D.Deve essere espressamente messo per iscritto nel consenso anestesiologico/chirurgico o può semplicemente essere informato il paziente all’atto del colloquio preoperatorio sulla possibilità che si attuerà un protocollo antalgico postoperatorio spiegando le possibili opzioni, le complicanze e gli eventuali effetti collaterali? R.è implicita in quanto sopra espresso; D.Potrebbe essere formulato come un allegato (consenso per la terapia antalgica) a parte, presentato al momento della raccolta del consenso anestesiologici o chirurgico con scritte tutte le possibili procedure antalgiche e farmaci che potrebbero essere utilizzate, con i rischi e le possibili complicanze? R.anche questa è implicita in quanto sopra espresso; D.Paziente con disturbi cognitivi o disorientato o comunque non in grado di intendere e di volere (per patologia varia: neurologica, neurochirurgia, etc) e senza tutore legale che necessita di intervento non in urgenza: si deve informare il parente? R.se non si ha l’autorizzazione a fornire informazioni non si dovrebbe; se l’autorizzazione non si ha proprio per la patologia si può utilizzare il buon senso (ad es. se l’anamnesi è raccolta con l’aiuto di un familiare si possono dare allo stesso le informazioni); D. Si può non informare il parente e procedere? R. è necessario avvisare il Giudice Tutelare per la nomina di un amministratore di sostegno (può essere nominato anche il medico del reparto); e nel caso cosa succede? la risposta è implicita in quanto sopra; D.il parente può opporsi alla procedura? R. Si; D.in che modo? R.rivolgendosi al Giudice Tutelare COUNSELING: La parola deriva dal latino “Consulo” che significa avere cura, venire in aiuto E’un processo di dialogo e di iterazione duale attraverso il quale il Consulente o Counselor aiuta il Consultante a prendere decisioni e ad agire di conseguenza, oltre a fornire un’accurata ed attenta informazione ed un sostegno psicologico adeguato. Il counseling è diretto ad aiutare il paziente in un momento di crisi, ad incoraggiare cambiamenti nel suo stile di vita, se necessario proponendo azioni e comportamenti realistici, ed è volto a metterlo in grado di accettare le informazioni ansiogene favorendone l’adattamento alle relative implicazioni. (OMS) Il counseling in medicina, è un processo di accompagnamento del malato verso la comprensione della sua malattia. Specificatamente nel trattamento del dolore post-operatorio, il Counselor sostiene ed educa il paziente all’intervento chirurgico e alle terapie antalgiche che dovrà sostenere, nel rispetto delle opinioni e dei valori della persona. Il Counselor rappresenta una figura di mediazione sanitaria per la risoluzione dei problemi sanitari, attraverso l’analisi condivisa di strategie idonee, siano esse convenzionali o non convenzionali (vedi Voce alternativa terapeutica, ascolto, informazione, comunicazione). http://eventi.parma.it/page.asp?IDCategoria=26&IDSezione=89&ID=42015 14.03.07 D DOLORE: La parola deriva dal latino “dolor” che indicava l’effetto del “dolere cioè l’effetto del soffrire. Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno. Esso non può essere descritto meramente come un fenomeno sensoriale, bensì deve essere visto come la composizione: o di una parte percettiva ( la nocicezione) che costituisce la modalità sensoriale che permette la ricezione ed il trasporto al sistema nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo, e di una parte esperienzale (quindi del tutto privata, la vera e propria esperienza del dolore) che è lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione spiacevole. Il dolore può risultare pungente, tirante, bruciante, pruriginoso. Dal punto di vista della durata temporale, il dolore è classificabile come: o Transitorio: vi è l’attivazione delle fibre nocicettive, corpuscoli responsabili della trasmissione degli stimoli dolorosi, senza danno tissutale. Scompare con la cessazione dello stimolo; 7 o o o o Acuto: è un dolore nocicettivo, di breve durata in cui solitamente il rapporto di causa/effetto è evidente: nel dolore acuto, per effetto di una causa esterna o interna, si ha una fisiologica attivazione dei nocicettori. Si ha , in genere, un danno tissutale; il dolore scompare con la riparazione del danno; Recidivo: come spesso in cefalgie e nevralgie; Persistente: la permanenza dello stimolo nocicettivo rendono il dolore “persistente”; Cronico: dolore che perdura oltre un mese dopo il normale corso di una patologia acuta, o oltre il tempo in cui una lesione impiega a ripararsi , o che si associa ad un processo patologico cronico che causa un dolore continuo o ricorrente ad intervalli, per mesi o anni (BONICA) DOLORE NOCICETTIVO: tissutale: superficiale (cutaneo, mucoso)profondo ( viscerale, somatico) DOLORE NON NOCICETTIVO: neuropatico, psicogeno DOLORE POST-OPERATORIO: dolore acuto persistente nel paziente chirurgico per malattia preesistente, per l’ intervento chirurgico, o per la combinazione tra la malattia preesistente e la procedura chirurgica utilizzata. V. linee guida -protocolli e scale di valutazione V. Voce Intervento chirurgico E EBM: è l’acronimo di Evidence Based Medicine ovvero la medicina basata sull’evidenze scientifiche ed è l’uso cosciente, esplicito e giudizioso delle migliori evidenze disponibili in letteratura, quando si prendono decisioni riguardanti l’assistenza ai singoli pazienti. Comprende gli aggettivi “cosciente” e “giudizioso” che implicano l’interpretazione dei dati attraverso l’esperienza clinica del singolo medico e si evidenzia il processo di documentazione dinamica e il passaggio della generalità dei dati della ricerca scientifica alla specifica assistenza al singolo paziente. V. Linee guida e protocolli EBN:è l’acronimo di “Evidence Based Nursing” consiste nell’integrare nella pratica infermieristica quotidiana le prove d’efficacia scientificamente più fondate fra quelle disponibili in letteratura, tenendo conto delle conoscenze teoriche e delle esperienze cliniche dell’infermiere, delle aspirazioni del paziente e delle risorse disponibili. L’EBN costituisce una potente strategia di formazione autogestita, fornisce la base per il proprio autoapprendimento e rappresenta una metodologia operativa per trovare le risposte ai bisogni di sapere che nascono dall’attività assistenziale e mette in condizioni di formulare nel modo corretto un quesito per cui si può trovare una risposta. V. Linee guida e protocolli e “Scale di Valutazione del Dolore- Flacc” EFFETTI COLLATERALI: qualsiasi effetto non voluto di un farmaco o di un trattamento terapeutico clinicamente rilevabile parallelamente all’analgesia. I farmaci usati nei trattamenti di terapia antalgica postoperatoria, possono dare effetti collaterali così come alcune tecniche di somministrazione possono dar luogo a complicanze Effetti collaterali da Anestetico locale: • Reazione allergica : orticaria, broncospasmo, ipotensione, edema della glottide; • Tossicità da accidentale iniezione intravasale: tossicità cardiaca, tossicità neurologica: riduzione del tono della lingua, sensazione sapore metallico, disturbi del visus, testa leggera, tremori muscoli mimici, problemi del linguaggio, convulsioni, incoscienza, coma; • Reazioni legate alla presenza di vasocostrittore ( adrenalina) nelle preparazione cefalea, tachicardia, ipertensione, agitazione; Complicanze dovute alle tecniche periferiche In caso di subaracnoidea o peridurale (quest‘ultima è più utilizzata per il controllo del dolore postoperatorio lasciando inserito un cateterino nello spazio peridurale): • Ipotensione e bradicardia per blocco simpatico spinale (fibre efferenti simpatiche T1-L2 e fibre cardioacceleratrici T1-T4; • Insufficienza respiratoria per blocco del n. frenico e nervi intercostali; • Ritenzione urinaria ( blocco segmenti sacrali S2-S4), atonia vescicale; • Nausea e vomito se blocco alto associato ad ipotensione ( prevalenza vagale); Complicanze acute legate alla tecnica • iniezione epidurale massiva o spinale totale:ipotensione, bradicardia, arresto respiratorio 8 • • • • • • • Iniezione endovascolare ( vedi effetti) Allergia all’anestetico locale (vedi) Annodamento o rottura del cateterino peridurale Dolore nel punto di ingresso Cefalea post puntura durale (durante l’esecuzione della peridurale) Complicanza neurologhiche (trauma delle radici nervose, trauma del midollo se si punge sopra L2) Ematoma epidurale ( laminectomia urgente), aracnoiditi chimiche ( da tossicità delle soluzioni anestetiche iniettate o dalla presenza di vasocostrittore nel preparato anestetico) • Sindrome dell’arteria spinale anteriore (ischemia delle colonne midollari anteriori con alterazione della sensibilità, motilità e disturbi vegetativi) • Ascesso epidurale, meningite batterica • Sindrome della cauda equina ( disturbi sensitivo motori dovuti a lesione dei nervi spinali che si possono manifestare con alterazione delle funzioni sfinteriche ( incontinenza), alterazione della funzione sessuale, anestesia del perineo e dei genitali, dolore tipo sciatalgia Nell’epidurale continua si può verificare: • prolungamento o eccessivo blocco sensitivo, o motorio o blocco motorio- sensitivo completo • Cambiamenti improvvisi della funzione motoria arti inferiori • Parestesia arti inferiori • Ritenzione urinaria • Ipotensione nausea-vomito Complicanze da blocchi nervosi continui: • Lesione del nervo ( comparsa di deficit sensitivo o motorio dell‘arto) • ematoma che comprime il nervo • infezione locale o formazione di ascesso • parestesia da danno diretto o da compressione • iniezione intravascolare accidentale di A.L. ( vedi effetti) • blocco incompleto o mancato blocco • malposizionamento del cateterino Effetti collaterali: • mancato blocco o incompleta analgesia • blocco prolungato: Improvviso blocco motorio dell’arto (superiore o inferiore a seconda del plesso bloccato), • dislocazione del cateterino; • parestesie persistenti. Nel blocco interscalenico: • blocco emidiaframma omolaterale con possibile comparsa di insufficienza respiratoria o difficoltà a respirare • S di Claude. Bernard-Horner (enoftalmo, miosi, ptosi palpebrale dovute alla paralisi della catena del simpatico) Nel blocco del plesso lombare • rischio di malposizionamento con insufficiente copertura analgesica • rischio di diffusione dell’A.L. verso lo spazio peridurale Effetti collaterali da farmaci utilizzati nel controllo del dolore post-operatorio : • Oppioidi (morfina, fentanyl, sufentanil ecc) : sedazione, nausea, vomito, miosi, prurito, rigidità muscolare , depressione respiratoria, bradicardia ( depressione sul nodo senoatriale, nodo atrioventricolare), ipotensione posturale (per riduzione delle resistenze vascolari), stipsi (riduzione della motilità intestinale), ritenzione urinaria , rilascio di istamina (rush cutaneo ipotensione), broncospasmo, ipotermia • Tramadolo ( oppioide minore) minor effetto sedativo e di depressione respiratoria, ma alta incidenza di nausea e vomito, rischio di convulsioni, dispepsia, senso di affaticamento, costipazione, vertigini, prurito, diaforesi, secchezza mucose orali, cefalea • FANS (ketorolac, ketoprofene, diclofenac, cox 2): reazioni allergiche, gastrolesività (nausea, dolori gastrici, gastrite, ulcera gastrica fino all‘emorragia), insufficienza renale, aumento del rischio di sanguinamento postoperatorio ( alterazione della coagulazione, inibizione dell’aggregazione di piastrine) • Paracetamolo insufficienza epatica M.Nolli, A.Albani, F.Nicosia “Il dolore postoperatorio valutazione e trattamento” ed.Mosby Doyma Italia 1996, G.Fanelli, a Casati, J.E.Chelly, L.Bertini “Blocchi periferici continui” 9 ed.Mosby Doyma Italia 2001, GOODMAN & GILMAN “Le basi farmacologi che della tarepia” Zanichelli ottava edizione 1992, wwwsalus.it 14/05/07 Effetti Collaterali Dei Farmaci Antidolorifici In Uso Nel Neonato e Nel Lattante I farmaci in uso per ottenere analgesia nel neonato e nel lattante sono: A) oppiacei: MORFINA Alcaloide purificato dell’oppio, stimola a livello centrale i recettori specifici, determinando analgesia e narcosi. Effetti collaterali: • depressione respiratoria (diminuisce la sensibilità del centro respiratorio alla CO2) • ipotensione • bradicardia • aumento della pressione endocranica • vomito, stipsi, ileo paralitico • oliguria • sudorazione • miosi • broncospasmo (per liberazione istamina) • tolleranza, assuefazione e dipendenza (in caso di terapia prolungata) evidenziata dalla necessità di aumentare la dose del farmaco narcotico per ottenere lo stesso grado di analgesia a quella ottenuta in precedenza con dosi minori • sindrome di astinenza (S.A.N) per sospensione brusca della terapia. B) oppioidi: FENTANYL. Derivato sintetico morfino-simile ma con minori effetti sugli apparati cardiovascolare e respiratorio; eleva la soglia della sensibilità dolorifica a livello talamico e provoca insensibilità al dolore a livello corticale, con effetti 50-100 volte più potenti rispetto alla morfina. Effetti collaterali: • riduzione della compliance polmonare • rigidità della gabbia toracica e della glottide (soprattutto per somministrazione e.v rapida) • depressione respiratoria (per dose > 5 mgr/kg) • bradicardia • ileo paralitico • ritenzione urinaria • vomito • miosi • broncospasmo • assuefazione e dipendenza maggiore della morfina (per terapie più lunghe di tre giorni con un dosaggio da non superare che oscilla fra 1,6 mg/Kg e 2,5 mg/Kg) • sindrome di astinenza (S.A.N) per sospensione brusca della terapia ANTAGONISTA competitivo per la depressione respiratoria e del sistema nervoso da narcotici è il Naloxone che antagonizza però sia la depressione respiratoria sia l’analgesia e la sua emivita è inferiore a quella del farmaco narcotico per cui deve essere continuata la monitorizzazione (rischio di sindrome di astinenza) Per la prevenzione della TOLLERANZA e della S.A.N è prevista: o o o la rotazione sequenziale di sostanze analgesiche; utilizzo di tecniche epidurali o di altre forme di analgesia neuroassiale (con queste tecniche si possono usare dosaggi di oppioidi molto più bassi delle tecniche tradizionali per via endovenosa. Dato che il dosaggio totale di oppioide è il trigger per la comparsa della S.A.N,è intuitivo che l’utilizzo della via peridurale può ridurre la incidenza della tolleranza e quindi della S.A.N.; uso di nuovi oppioidi (Remifentanyl). Il farmaco in uso nel neonato e nel lattante come sedativo ma non analgesico è una benzodiazepina : C) MIDAZOLAM che può essere aggiunto al farmaco narcotico (oppiaceo od oppioide ) al fine di usarne una dose minore necessaria per l’ analgesia. Effetti collaterali: o depressione respiratoria e ipotensione (soprattutto se associato ad altri narcotici o se somministrato in modo rapido) o convulsioni (in pazienti con patologie del sistema nervoso) o encefalopatia reversibile( per terapie prolungate e a basse dosi) o sindrome di astinenza (in caso di sospensione brusca dopo terapia di lunga durata) 10 ANTAGONISTA del midazolam in caso di tossicità da sovradosaggio è il Flumazenil, che ha azione antagonista delle benzodiazepine: agisce selettivamente e competitivamente sui recettori GABAergici I farmaci in uso nel neonato e nel lattante come analgesico, quando non sono in ventilazione meccanica, sono gli antinfiammatori FANS : D) PARACETAMOLO e il PARACETAMOLO +CODEINA Inibisce la sintesi delle prostaglandine,bloccando la ciclossigenasi con effetto analgesico antinfiammatorio e antipiretico. Effetti collaterali: o necrosi epatica (per sovradosaggio); o neutropenia leucopenia; o trombocitopenia , pancitopenia; o danno renale (per uso cronico); Benitz:The Pediatric Drug Handbook pag 97-99, 1995 Harriet Lane Handbook pag.582 , 1996, Koren:Pediatric uses of opioids.Pediatr Clin North Am 36:1146-1149,1989. Raccomandazioni per la prevenzione e il trattamento del dolore nel neonato a cura del Gruppo di Studio di Analgesia e Sedazione della SIN, Taketomo: Pediatric Dosage Handbook pag.602-606,1999-2000 EMOZIONE: stato affettivo intenso piacevole o spiacevole dovuto ad eventi imprecisati causati dall'ambiente esterno o interno. V. voce, dolore, ansia EMPATIA: L’empatia è la capacità-disponibilità intuitiva, intellettiva ed emozionale di immedesimarsi negli altri, di comprendere il loro mondo interno (sentimenti, emozioni, timori, desideri, aspettative, etc.) interpretandone i comportamenti verbali e non verbali anche in assenza di alcuna informazione esplicita, riuscendo così ad aggiungere alla comprensione razionale “comprendere ciò che l’altro dice”, anche la comprensione empatica: “comprendere l’altro che parla”. Assetto recettivo di chi esprime empatia. La comprensione empatica non va confusa con la simpatia, in cui si condividono le esperienze piacevoli o spiacevoli dell’altro sentendo quello che sente l’altro. Nell’empatia, invece, ci si sente nell’altro, nelle sue emozioni e allo stesso tempo si rimane consapevoli della propria irriducibile identità e autonomia e del proprio ruolo. Asimmetria del rapporto empatico. Chi empatizza, immedesimandosi nel mondo dell’altro, esprime comportamenti comunicativi ed affettivi desiderabili grazie ad abilità “recitative” innate e che possono anche essere apprese, e sintetizzabili in “io so cosa stai provando”. Assetto espressivo del soggetto che empatizza. Si suscita in tal modo una risposta circolare di ritorno che produce un vissuto comune ad entrambi i soggetti che li mette in risonanza e li trasforma. Processo comunicativo empatico. Il processo comunicativo empatico è di grande importanza in ogni ambito di relazione umana, e di importanza cruciale in campo medico nel rapporto tra curante e paziente. Il paziente è portato a raccontare meglio e con più accuratezza i suoi disturbi, facilitando così la diagnosi, aderisce e segue scrupolosamente le indicazioni e le terapie ricevute, si sente compreso e accettato. Numerosi studi scientifici confermano inoltre l’importanza dei fattori mentali nel controllo di alcuni sintomi e in particolare del dolore: l’effetto placebo (V. Voce) è essenzialmente il prodotto di un rapporto empatico. Per quanto riguarda il curante nel processo di costruzione dell’empatia deve rielaborare le proprie emozioni mostrando a livello relazionale comportamenti affettivo-comunicativi desiderabili, e a livello personale profondo imparare ad interessarsi realmente del paziente, controllare la propria ansia e il proprio narcisismo. Processo faticoso sul piano psicologico ma che rinforza nel curante, medico e infermiere, il senso di adeguatezza personale e professionale. In conclusione, è possibile considerare l’empatia come una capacità individuale che permette un particolare tipo di rapporto comunicativo tra due soggetti, una forma di Intelligenza Emotiva Interpersonale, innata ma che può essere insegnata e appresa, di grande importanza in ogni ambito di relazione umana e sociale. In campo medico l’empatia è di importanza cruciale perchè affronta il problema della complessa esperienza della persona malata, che pone una richiesta di risposta non solo fisica ma anche emotiva, richiesta che non può essere elusa ma nemmeno sopravvalutata. L’empatia rappresenta, appunto, il tentativo di rispondere ad entrambe queste domande, di trovare un giusto equilibrio tra genuina relazione umana e terapia, tra curare e prendersi cura. (V. Voce ascolto, comunicazione) EMPATIA PROFESSIONALE: Il processo che permette di raggiungere una comprensione profonda dell’altro, attraverso la percezione delle sue emozioni e dei suoi vissuti personali. E’ un fenomeno essenziale delle relazioni umane significative ed è riconosciuto addirittura come cruciale in quelle di aiuto e in molti altri campi di applicazione 11 EMPATIA ORGANIZZATIVA: capacità dell’ospedale, in quanto organizzazione costituita da un insieme di individui che svolgono ruoli e funzioni diverse, e delle sue articolazioni organizzative di assumere il punto di vista dei pazienti e di accogliere i loro bisogni assistenziali riferiti alla problematica “dolore” . F FANS è l’acronimo dell’espressione farmaci anti-infiammatori non steroidei e individua una classe di farmaci dall’effetto anti-infiammatorio, analgesico ed antipiretico. Sono farmaci che inibendo l’enzima cicloossigenasi modulano e inibiscono la sintesi delle prostaglandine, coinvolte nella risposta infiammatoria. In questo modo l’azione dei FANS blocca la risposta nocicettiva ai mediatori endogeni della flogosi. GOODMAN & GILMAN “Le basi farmacologi che della terapia” Zanichelli ottava edizione 1992 pag 588 cap. 26 wwwsalus.it/dol/postop2.hm 30/07/07 V. Linee Guida e protocolli e V. voce Effetti collaterali FARMACO: Sostanza (preparato farmaceutico) che esercita una determinata azione sull’organismo o meglio su un determinato processo biologico all’interno di esso. E’ quindi è in grado di alleviare o guarire una patologia per le sue proprietà chimiche, chimiche- fisiche FARMACODINAMICA Branca della farmacologia che studia gli effetti biochimici e fisiologici dei farmaci e dei loro meccanismi d’azione ( interazione farmaco-recettore cellulare) GOODMAN & GILMAN “Le basi farmacologi che della terapia” Zanichelli ottava edizione 1992 pag 31 cap 2 FARMACOCINETICA Branca della farmacologia che studia il comportamento dei farmaci introdotti nell’organismo, biodisponibilità, l’assorbimento, la distribuzione negli organi, nei tessuti e nelle cellule le trasformazioni metaboliche cui vanno incontro, le vie e le modalità di eliminazione. Questi studi forniscono indicazioni sulla sede e sul meccanismo d’azione dei farmaci, sulla rapidità e la durata dei loro effetti, su eventuali fenomeni di accumulo e su altri parametri la cui conoscenza è necessaria affinché possa essere stabilita una esatta posologia FORMAZIONE: Deriva dal verbo formare, addestrare, educare. E’ quell’insieme di attività didattiche, teoriche e/o pratiche che sono tese a preparare un individuo a svolgere un' attività, una professione. Nell’ambito della terapia del dolore post-operatorio, sta ad indicare la formazione del personale medicoinfermieristico che partecipa alle attività del post operatorio, alla gestione del controllo post-operatorio, all’applicazione di protocolli farmacologici, all’utilizzo di presidi, all’ utilizzo di scale di valutazione, alla rilevazione degli effetti collaterali, all'applicazione di tecniche antalgiche, dalle più semplici alle più complesse (analgesia epidurale, PCA endovenosa o epidurale, blocchi nervosi continui).Tutto ciò può essere realizzato attraverso corsi continui di aggiornamento teorico e pratico. FREQUENZA: Andamento nel tempo di un evento che si ripete, identico o quasi identico con la stessa modalità ( con caratteristiche uguali o simili) in un intervallo di tempo. V. Scale di Valutazione del Dolore- Flacc I INFORMAZIONE: In generale qualunque notizia o racconto, comunicazione scritta o orale. E’ lo strumento che permette la circolazione delle idee, delle notizie, degli avvenimenti. Un informazione deve essere corretta e obiettiva, e costituisce in sanità,la garanzia per le scelte dei cittadini. E’ quindi, un servizio formativo, educativo, in grado di offrire gli strumenti utili a chi ne fa uso. Nel trattamento del dolore post-operatorio, l’informazione al paziente e alla famiglia rappresenta un valido strumento per aiutare a limitare l’ansia e lo stress operatorio e per garantire l’attiva e volenterosa partecipazione del paziente. Questo, favorisce una degenza breve e riduce l’incidenza delle complicanze post-operatorie, ma allo stesso tempo determina un più appropriato trattamento antalgico.(V. Voce Consenso informato) L’assistenza infermieristica:principi e tecniche”-seconda edizione- Sorbona Milano- da pag. 748 a 750 su “L’assistenza al paziente operato”. 1991 12 INTERVENTO CHIRURGICO: tecnica terapeutica cruenta applicata su tessuti viventi mediante uso di strumenti operatori. Si riporta di seguito estratto dalle linee guida SIARTI sulla tipologia di intervento e trattamento antalgico : ¾ DOLORE LIEVE c c c c c c c c c c ¾ Chirurgia Generale: ernioplastica inguinale o ombelicale, appendicectomia, quadrantectomia, biopsia mammella, paratiroidectomia, neof. tiroide, varici arto inferiore, asportazione lipomi/cisti superficiali Chirurgia Urologica: varicocele, idrocele, fimosi, uretrotomia, biopsia vescicale, endoscopia urologica TURP, TURV, cistoscopia Chirurgia Toracica: videotoracoscopia, mediastinoscopia Chirurgia Ostetrico-Ginecologica: isteroscopia operativa e diagnostica, RCU, cerchiaggio uterino, IVG, videolaparoscopia esplorativa, conizzazione cervice uterina, sterilizzazione tubarica Chirurgia Ortopedica: artroscopia diagnostica, rimozione mezzi di sintesi, neurolisi, decompressione nervosa, tunnel carpale, dito a scatto, dito a martello, chirurgia della mano minore, suture tendinee, riduzione fratture, asportazioni di cisti, borsiti, lussazione anca, spalla, arto superiore e inferiore, fissatori esterni arti superiori Chirurgia Vascolare: fogarty, safenectomia, TEA carotideo Neurochirurgia: neuroradiologia interventistica, chirurgia stereotassica, neurochirurgia cranio-encefalica, nucleoplastica Chirurgia Oculistica: cataratta Chirurgia Otorinolaringoiatrica: adenoidectomia e/o tonsillectomia, microlaringoscopia, riduzione FON, tracheotomia, incisione ascesso, cordectomia, interventi rinologici, svuotamento latero-cervicale, linfoadenectomia, miringotimpanoplastica, polipectomia nasale Chirurgia Plastica/Maxillo Facciale: rotazione lembi, asportazioni cicatrici, neoformazione cute, chirurgia cutanea di superficie, estrazione dentarie PROTOCOLLI PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE LIEVE( esempio estratto e rielaborato dai protocolli in bibliografia) Infiltrazione della ferita con A.L. ( Bupivacaina0,25% o Ropivacaina 0,375% 2ml/cm. Se il pz si alimenta Ketoprofene 100mg/12 ore per os o Paracetamolo 1gr/6-8 ore per os Protezione gastrica Omeprazolo 20mg per os c Se la somministrazione è per via venosa Paracetamolo 1gr/6-8 ore ev (max 4 gr/die) Rescue dose: Ketoprofene 100mg/ev c Oppure : Ketoprofene 200mg/ev; 100 mg per 2 o ogni 8 ore o in infusione continua con elastomero Rescue dose Tramadolo 100 mg in 100 ml di soluzione fisiologica in 30’ + metoclopramide 10 mg Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev Se FANS controindicati c *Paracetamolo 1gr/6-8 ore ev (max 4 gr/die) Rescue dose Tramadolo 100 mg in 100 ml di soluzione fisiologica in 30’ + metoclopramide 10 mg Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev Altri schemi di somministrazione ad orari sono i seguenti: c Ketorolac 30 mg ev per 2-3 volte /die ( + dose carico 30 mgev) Non superare i 90mg/die c Parecoxib 20 -40 mg ev per 2/die (+ dose carico20-40 mg ev) non superare 80mg/die c Tramadolo 100 mg e.v. per 3-4 volte /die ( + dose carico 50-100 mgev) c Per os Paracetamolo+codeina da (500 mg+30mg) a ( 1000 mg+60 mg) per 4/die c c ¾ ¾ ¾ DOLORE MODERATO c c c c c c c c c c ¾ Chirurgia Generale: ernioplastica bilaterale, emorroidectomia, fistola anale, quadrantectomia, mastectomia, tutte le tecniche laparoscopiche operative ( videolaparocolecistectomia), intervento per ernia iatale, appendicectomia, tiroidectomia, trapianto di rene, amputazione arto inferiore, by-pass arto inferiore, confez. Anopreternaturale, dermoide sacrale, laparocele, svuotamento ascellare, emicolectomia dx Chirurgia Urologica: TURP , adenomectomia prostatica, orchiectomia, orchidopessi, circoncisione Chirurgia Toracica: toracoscopia, minitoracotomia Chirurgia Ostetrico-Ginecologica: laparoscopia, miomectomia, isterectomia semplice, cisti di Bartolino, asportazioniincisioni-marsupializzazioni ascessi-cisti-ghiandole vaginali, colpoisterectomia, colpopessi, sutura lacerazioni vaginali, T.V.T., taglio cesario Chirurgia Ortopedica: riduzione e sintesi arti, Dupuytren, artoscopia operativa, chirurgia arto superiore e mano, ginocchio, alluce valgo, laminectomia, discectomia, conflitto acromio-claveare, cuffia dei rotatori, endoprotesi di anca, fissatori esterni arti inferiori, piede varo-equino-piatto Chirurgia Vascolare: By-pass femoro popliteo, femorodistale, axillobifemorale, cross-over femoro-femorale, carotidosucclavio, amputazione piede nel diabetico, fasciotomia decompressiva, protesi endovascolare Neurochirurgia: laminectomia, discectomia, neurochirurgia cranio-encefalica Chirurgia Oculistica: vitrectomia, strabismo, cerchiaggio, blefaroplastica, enucleazione, interventi sulle vie lacrimali Chirurgia Otorinolaringoiatrica: asportazioni calcoli salivari, parotidectomia, timpanoplastica, settoplastica, tonsillectomia, cisti del collo, linfoadenectomia laterocervicale e mandibolare, parotidectomia, emiglossectomia, interventi per sinusite, interventi sul laringe, uvuloplastica Chirurgia Plastica/Maxillo Facciale: riduzione frattura ossa facciale PROTOCOLLI PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE MEDIO ( esempio estratto e rielaborato dai protocolli in bibliografia) c Infiltrazione della ferita con A.L. ( Bupivacaina0,25% o Ropivacaina 0,375% 2ml/cm) c 30 min prima della fine dell’intervento Ketoprofene 100mg/ev +Tramadolo 100 mg + metoclopramide 10 mg ev in 15 min Infusione continua con pompa elastomerica (100ml a 4 ml/h o 120 ml a 5ml/h) con Ketoprofene 200-300 mg + tramadolo 200mg + metoclopramide 20mg + soluz.fisiologica qb durata 24-48 h 13 ¾ ¾ ¾ Rescue dose Paracetamolo 1gr/ev o morfina 0,05-0,15 mg/kg ev (max/6h) Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev Se FANS controindicati c 30 min prima della fine dell’intervento Paracetamolo 1gr/ev 30 min prima della fine dell’intervento Tramadolo 100 mg + metoclopramide 10 mg ev in 15 min Infusione continua con pompa elastomerica da 120 ml a 5ml/h con Tramadolo 200-300 mg + metoclopramide 20 mg + soluzione fisiologica qb a 120 ml. Associata a paracetamolo 1gr/6h/ev Rescue dose :morfina 0,05-0,15 mg/kg ev (max/6h) Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev Altri schemi di somministrazione sono i seguenti: c Ketorolac 30 mg ev per 2/die + Tramadolo 100 mg ev per 3/die (+/- dose carico ev) c Ketorolac 90mg + tramadolo 300mg + droperidolo 2,5mg +soluzione fisiologica fino ad un volume di 50ml in pompa siringa o elastomero alla velocità di 2 ml/h per 24 h ( + dose carico di Tramadolo 100 mg ev) c Tramadolo 300-400mg + droperidolo 2,5mg +soluzione fisiologica fino ad un volume di 50ml in pompa siringa o elastomero alla velocità di 2 ml/h per 24 h ( + dose carico di Tramadolo 50- 100 mg ev) . associata a Parecoxib 20-40 mg ev per 2/die c Buprenorfina 300 mcg (1fl) in 500ml di sol. Fisiologica a 80 ml/h + Ketorolac 30 mg ev per 2-3/die (+ dose carico ketorolac 30 mg ev) c Meperidina 0,1 mg/kg/h + Ketorolac 90mg + droperidolo 2,5mg +soluzione fisiologica fino ad un volume di 50ml in pompa siringa o elastomero alla velocità di 2 ml/h per 24 h ( + dose carico di meperidina 0,5-1 mg /kg ev) c Meperidina 0,1 mg/kg/h + droperidolo 2,5mg +soluzione fisiologica fino ad un volume di 50ml in pompa siringa o elastomero alla velocità di 2 ml/h per 24 h ( + dose carico di meperidina 0,5-1 mg /kg ev) associato a propacetamolo 1-2 gr ev per 3/die DOLORE GRAVE-SEVERO c c c c c c c c c c ¾ ¾ Chirurgia Generale: chirurgia dell’esofago, gastrectomia, resezione del duodeno e vie biliari, resezione colon-retto, resezione addominoperitoneale, epatectomia, pancreasectomia, colecistectomia laparotomica, amputazioni arti, splenectomia, surrenalectomia Chirurgia Urologica: nefrectomia, prostatectomia radicale con linfoadenectomia, cistectomia radicale, ureterolitotomia, surrenalectomia Chirurgia Toracica: toracotomia, resezione costale, chirurgia dell’esofago, toracoscopia per pleurectomia, chirurgia della trachea, sternotomia Chirurgia Ostetrico-Ginecologica: Plastica per prolasso vescico-genitale, intervento per K ovarico + linfoadenectomia, vulvectomia, isterectomia+annessiectomia per via laparotomica, linfoadenectomia per staging, K endometrio, colpoisterectomia, colposospensione, miomectomia, LAVH ( Laparoscopic Assisted Vaginal Histerectomy) Chirurgia Ortopedica: interventi su ginocchio e spalla con osteotomia, artroscopia operativa di spalla, artroprotesi anca e ginocchio, ricostruzione del legamento crociato, osteotomia, frattura piatto tibiale, frattura tibia e perone, frattura omero-gomito, alluce valgo, fissatori vertebrali, protesi di spalla, sostituzione di protesi Chirurgia Vascolare: Aneurismectomia, A.A.A., By pass aortobisiliaco, aortobifemorale, amputazione arti Neurochirurgia: stabilizzazione colonna vertebrale Chirurgia Oculistica: enucleazione, chirurgia dell’orbita, chirurgia vitroretinica Chirurgia Otorinolaringoiatrica: laringectomia totale con svuotamento laterocervicale, asportazione tumori maligni (cavo orale, laringe, naso) Chirurgia Plastica/Maxillo Facciale: ginecomastia, resezioni mandibolari con trapianti a lembo, K pavimento, interventi correttivi di progenismo e prognatismo della mandibola PROTOCOLLI PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE SEVERO ( esempio estratto e rielaborato dai protocolli in bibliografia) c Infiltrazione della ferita con A.L. ( Bupivacaina0,25% o Ropivacaina 0,375% 2ml/cm) Via endovenosa c 30 min prima della fine dell’intervento Morfina 0,1-0,15 mg/kg/ev Elastomero con 20 mg morfina/24 h associato a ketorolac 30mg/8 h/ev ( max 90 mg /die nei pz con età sup a 65 anni max 60 mg/die) Rescue dose: Morfina 0,05-0,15mg/kg ev (max/6h) Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev PCA ( analgesia controllata dal paziente) c 30 min prima della fine dell’intervento Morfina 0,1-0,15 mg/kg/ev c Morfina 0,5 mg/ml (50 mg di morfina+ soluz. Fisiol. a 100 ml) ■ a) bolo 1 mg ■ b) lockout: 5-10 minuti ■ c) dose massima: 16 mg/4h Associato a ketorolac 30mg/8 h/ev Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev Se i Fans sono controindicati al posto del ketolorac si somministra paracetamolo 1gr/6h/ev Altri schemi di somministrazione per via ev sono i seguenti: Meperidina 0,3 mg/kg/h + ketorolac 90 mg + droperidolo 2,5mg +soluzione fisiologica fino ad un volume di 50ml in pompa siringa o elastomero alla velocità di 2 ml/h per 24 h ( + dose carico di meperidina 0,5-1 mg /kg ev) c Meperidina 0,3 mg/kg/h + droperidolo 2,5mg +soluzione fisiologica fino ad un volume di 50ml in pompa siringa o elastomero alla velocità di 2 ml/h per 24 h ( + dose carico di meperidina 0,5-1 mg /kg ev) associato a propacetamolo 1-2 gr ev per 3/die c Morfina 0,01-0,05 mg/kg/h + droperidolo 2,5mg + soluzione fisiologica fino ad un volume di 50ml in pompa siringa o elastomero alla velocità di 2 ml/h per 24 h ( dose carico di morfina 0,05-0,1 mg/kg ev c 14 ¾ ¾ Blocchi continui (femorale, sciatico, interscalenico ecc) c Infusione continua: Ropivacaina 0,2% o levobupivacaina 0,125% a 4-8ml/h Eventuali boli rescue di 4-6ml Se l’analgesia non è sufficiente : Ketoprofene 100mg/ev ogni 8-12 ore; se FANS controindicati paracetamolo1gr/6h/ev Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev Via peridurale c Infusione peridurale continua con Ropivacaina 0,2% con 2mg/ml (100ml) + Fentanyl 2 mcg/ml (2fl in 100ml) Velocità di infusione 5-8 ml /h ed eventuali boli rescue di 4-6 ml Se l’analgesia non è sufficiente : Ketorolac 30mg/ev ogni 8 ore se FANS controindicati paracetamolo1gr/6h/ev Protezione gastrica Omeprazolo 40mg 1fl/ev c Infusione peridurale continua con Ropivacaina con 2mg/ml o c Infusione peridurale continua con Ropivacaina con 2mg/ml velocità 5-15ml/h + morfina 3-4mg/24h per 36-48h Rescue dose : Naropina 2mg/ml bolo 50% dose oraria poi aumento della velocità infusione stop di 2ml/h e/o paracetamolo1gr/ev c L-bupivacaina 0,0125% (60 ml L-bupivacaina 0,5%) +Morfina 5-10 mg ( 0,5-1 ml morfina) +180 ml di soluzione fisiologica In infusione continua in pompa siringa o elastomerica velocità 5 ml/h per via peridurale per 48/h ( dose carico L-bupivacaina per via peridurale) c L-bupivacaina 0,0125% (60 ml L-bupivacaina 0,5%) +Fentanyl 500-600 mcg (5-6 fl fentanyl)+180 ml di soluzione fisiologica In infusione continua in pompa siringa o elastomerica velocità 5 ml/h per via peridurale per 48/h( dose carico L-bupivacaina per via peridurale) c Morfina in infusione continua e.v. per 24-48 h Rescue dose 3-5 mg ev c Se PCA schema lock out 10-15 min non più di 2 volte ¾ Controindicazioni all’uso della morfina sono BPCO grave, Obesità, sleep apnea.In questi casi la Morfina va evitata sia ev che peridurale. ¾ Il fabbisogno teorico di morfina ev in pz adulti tra 20-70 anni nelle prime 24 h dall’intervento chirurgico è 100-età del paziente; per via peridurale è 3-6mg/die o 0,0015-0,0020 mg/kg/h ¾ Controindicazioni all’uso di FANS: patologia ulcerosa gastro-duodenale, nefropatia, pazienti con disordini di coagulazione o che assumo terapia antiaggregante piastrinica o anticoagulante, nel recente sanguinamento cerebrale, in gravidanza, nell’allattamento, in presenza di cateterino peridurale e contemporanea profilassi antitrombotica con L.M.W.H. ¾ Il Ketorolac deve essere usato massimo per 3 giorni se somministrato per via e.v. e 5 giorni se somministrato per o.s. ¾ Parecoxib è controindicato in pazienti con cardiopatia ischemica e/o vasculopatia cerebrale accertate e arteropatia periferica. Inoltre è controindicato in soggetti con allergia a Sulfonamidi per il rischio di gravi reazioni cutannee ¾ Paracetamolo è controindicato in pazienti con grave insufficienza epatica ¾ Il Tramadolo è controindicato in pazienti con anamnesi positiva per epilessia o che assumono farmaci che abbassano la soglia di insorgenza delle convulsioni ( antidepressivi, antipsicotici, inibitori delle MAO) 15 Tabella di preparazione con schema di infusione della morfina per via endovenosa Età mg nelle 24h meno il 30% per potenziamento con FANS Mg/h mg/ml con dose di 30 mg di morfina in 50ml vel/h bolo in caso di PCA 35 65 45,5 2.708 0.6 4.51 0.9 40 60 42 2.5 0.6 4.17 0.8 45 55 38,5 2.292 0.6 3.82 0.8 50 50 35 2.083 0.6 3.47 0.7 55 45 31,5 1.875 0.6 3.13 0.6 60 40 28 1.667 0.6 2.78 0.6 65 35 24,5 1.458 0.6 2.43 0.5 70 30 21 1.250 0.6 2.08 0.4 75 25 17,5 1.042 0.6 1.74 0.3 80 20 14 0.833 0.6 1.39 0.3 85 15 10,5 0.625 0.6 1.04 0.2 90 10 7 0.417 0.6 0.69 0.2 Azienda Ospedaliera “Ospedale di Lecco “ GESTIONE DEL DOLORE POST- OPERATORIO” Approvazione Comitato Ospedale senza Dolore Febbraio 2004 Azienda per i Servizi Sanitari N° 5 “ Bassa Friulana” PROTOCOLLO AZIENDALE PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE ACUTO POST-OPERATORIO APPS (Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari) Trento ; Dipartimento Strutturale Aziendale di Anestesia e Rianimazione Direttore Dr Edoardo Beat “ PROTOCOLLI PER IL DOLORE POST-OPERATORIO” Raccomandazioni approvate Dicembre 2004 Revisione 9/11/2006 www.apss.tn.it/Allegati/DOC_571395_0pdf 16 INTENSITA’: E’ il grado di energia, la forza con cui un evento si manifesta. E’ la qualità che distingue un fenomeno (morboso). Può essere espresso in gradi/livelli per es: lieve, medio, forte, molto forte. V. “Scale di Valutazione del Dolore- Flacc” IPERALGESIA: Aumento della risposta dolorosa ad uno stimolo che normalmente è doloroso Miller “Trattamento del dolore” volVI PICCIN 1998 L LINEE GUIDA: Secondo la definizione dello I.O.M. (Institute of Medicine), sono "raccomandazioni sviluppate in modo sistematico per assistere medici e pazienti nelle decisioni sulla gestione appropriata di specifiche condizioni cliniche". Le linee guida (L.G.) sono raccomandazioni, e non specifiche ed obbligatorie istruzioni operative, come i protocolli (V. Voce protocollo). Sono strumenti utili per migliorare il lavoro quotidiano favorendo l’apprendimento e migliorare la pratica clinica attraverso i risultati della ricerca. Nascono dall'incontro tra le revisioni sistematiche delle prove e la loro valutazione critica da parte di una commissione multidisciplinare, orientano il medico nelle sue scelte ma, nell'attuazione delle decisioni prese dal clinico, rappresentano anche uno strumento informativo per l’utente e gli amministratori. Le linee guida sono entrate a far parte della politica sanitaria italiana a partire dall'approvazione del Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, che prevede un Programma nazionale per il loro sviluppo e la loro applicazione. Devono essere diffuse tramite canali tradizionali (articoli su riviste scientifiche, libri di testo, documenti ed opuscoli ad hoc) per trasmettere le raccomandazioni. Devono essere disseminate, attraverso l’organizzazione di specifiche iniziative (conferenze, workshop, etc.) nelle diverse realtà locali nel tentativo di portare direttamente all’attenzione dei destinatari le linee-guida. Devono essere implementate con attività volte ad influenzare direttamente il comportamento clinico, agendo sull’ambiente (organizzativo, amministrativo, socio-culturale, economico, etc) in cui i sanitari operano. Le L.G. sono soggette a valutazioni continue e variazioni da parte della “Cochrane Reviev Group, per attribuire i vari livelli di evidenza (vedi evidenza) agli studi effettuati tramite metaanalisi di studi randomizzati controllati (TRC) in Cochrane Library V. Linee guida e protocolli MALATTIA: Si definisce malattia qualsiasi alterazione dello stato fisiologico dell’organismo, capace di ridurre, modificare negativamente e persino eliminare le funzionalità normali del corpo. Lo stato di malattia può essere dovuto a molte cause diverse: fondamentalmente possono essere interne ed esterne all’organismo. Alcune malattie, che necessitano di trattamento medico o chirurgico, si possono manifestare con dolore che può essere di diversa intensità.Alcuni esempi sono: fratture ossee traumatiche o patologiche (per es: da ripetizioni metastatiche o da grave osteoporosi), patologie degenerative articolari (coxartrosi, gonartrosi), nevralgie (trigemino), ernia discale lombare, cervicale (lombosciatalgia, cervicalgia), dolore da patologie addominali: occlusione intestinale, appendicite, ernia inguinale strozzata, frattura ossa nasali, frattura mandibolare, zigomatica, dell’ arcata orbitaria N NEONATO: Il termine neonato significa letteralmente, nato da poco tempo e si riferisce, in genere, al bambino nelle prime quattro settimane di vita. A seconda dell’età gestazionale raggiunta al momento del parto si distingue tra: • Neonati pretermine –nati prima della 37^ settimana di gravidanza; • Neonati a termine - nati tra la 37^ e la 42^ settimana di gravidanza; • Neonati post-termine - nati oltre la 42^ settimana di gravidanza. 17 O OPPIACEI: sostanze derivatedall'oppio (estratto, a sua volta, dalle capsule del fiore di Papaver Somniferum) impiegate nell'azione sedativa del dolore. Il termine oppiaceo (opiaceo) è da sempre distintivo delle sostanze di derivazione dall'oppio e quindi eroina, morfina, codeina. Lo sviluppo della ricerca farmacologica ha permesso di ottenere sostanze di completa sintesi ed il termine oppioide (opioide) fu coniato come indicazione di farmaci di tale derivazione. OPPIOIDI: farmaci di sintesi che agiscono sul sistema oppioidergico, cioè evocano gli stessi effetti dei peptidi oppiodi endogeni, causando una prolungata attivazione dei recettori degli oppiodi (µ,δ,κ) che sono presenti sulla membrana delle cellule e dei neuroni. i farmaci oppioidi presentano proprietà simili a quelle dell’oppio P PAZIENTE:(dal latino patiens-utis,ppr.di pati, soffrire, sopportare) Persona affetta da una malattia e più genericamente chi è affidato alle cure di un medico o di un chirurgo, e del personale dedito all’assistenza. L’uomo malato può riferire e/o presentare un problema. Per problema s’intende alterazione o modifica rispetto alla norma o alle attese la cui spiegazione non è nota “E’ la discrepanza che esiste tra ciò che è, e cosa dovrebbe essere. Nasce quando il bisogno non viene soddisfatto in qualsiasi modo” (K.C.Sorensen, J. Luckman).La presenza di problemi può essere rilevata dall’operatore attraverso i : o Segni: dati che l’operatore è in grado di cogliere con i sensi direttamente e/o con l’osservazione attraverso strumenti; o Sintomo: (V. voce): percezione dell’individuo circa la propria situazione psico-fisica che non possono essere colte da un osservatore esterno se non trasformate in segni. PROTOCOLLO TERAPEUTICO: schema procedurale e/o terapeutico ben definito (fondato su basi scientifiche) di comportamento codificato da applicare sempre ed in ogni caso per mantenere uniformi i comportamenti. Il protocollo terapeutico, nel trattamento del dolore, è uno schema di somministrazione ad orari fissi o continua di farmaci scelti sulla base del tipo di dolore e del paziente. Può comprendere somministrazione di farmaci per via endovenosa ad orari fissi o continua o PCA (cioè analgesia controllata dal paziente) , o per via peridurale continua o PCA attraverso l’inserimento di un cateteterino peridurale, o blocchi nervosi periferici continui inserendo un cateterino in prossimità del plesso nervoso. V. voce anestesia locoregionale , intervento chirurgico. V. Linee guida e protocolli PLACEBO: (dal latino- piacerò) Preparato farmaceutico privo di sostanza attiva, sostituito ad un farmaco per controllarne l’azione farmacologica o per ottenere un effetto terapeutico basato sull’autosuggestione del paziente. Dizionario universale Paravia. Nel 1978 Shapiro e Morris danno una definizione che permette di distinguere tra placebo ed effetto placebo, e che, inoltre, tenta di superare la restrizione dell’accezione del termine alle sostanze inerti: «Un placebo è una terapia o una componente di una terapia deliberatamente somministrata per il suo effetto non specifico, psicologico o psicofisiologico, oppure somministrata per il suo presunto effetto specifico, ma senza che abbia un’azione specifica sulla condizione trattata» .Il placebo come “perturbante”Lalli N - Lalli C – Padrevecchi F © 2002 Lalli N, Lalli C, Padrevecchi F (su web)Ultima revisione: 30 maggio 2007 POSOLOGIA La posologia è una parte della prescrizione medica (ricetta) riguardante le dosi , i tempi per l’assunzione di un farmaco e le modalità di somministrazione, contenuta comunemente anche sul “foglietto illustrativo del farmaco”; V. voce farmaco e V.Linee Guida e protocolli R RILEVAZIONE: atto, modalità in grado di osservare e registrare un evento, un dato (segno, sintomo, malattia, stato, per es: il dolore nelle sue qualità. V.“Scale di Valutazione del Dolore- Flacc” 18 S SALUTE: condizione di benessere psicofisico e sociale di un individuo, che va oltre l'assenza di malattia. Il concetto di salute implica tanto il benessere fisico quanto quello psichico, considerati come espressione del buon funzionamento dell'organismo e di un soddisfacente inserimento del soggetto nell'ambiente socioculturale in cui vive. SCALE DI VALUTAZIONE scala numerica, a punteggio o verbale utilizzata per rilevare un fenomeno, un evento, una manifestazione così da quantificarli in modo oggettivo e/o soggettivo. E’ uno strumento utilizzato per la valutazione del dolore per quantificare l’intensità del dolore stesso espressa dal soggetto (le caratteristiche, l ‘evoluzione). Le più frequentemente usate, perché di semplice applicazione da parte del personale e di facile comprensione per il paziente sono: • Verbal Rating Scale (VRS) permette al paziente di descrivere l’intensità del suo dolore da “dolore assente” a “ dolore fortissimo”; • Visual Analogue Scale (VAS) permette al paziente di definire l’intensità del suo dolore lungo una linea di 10 cm che indica “nessun dolore” fino a “dolore severo” o il “peggior dolore”; • Numeric Rating Scale (NRS): scala a punti in cui il paziente sceglie un valore che va da 0 (assenza di dolore) a 10 ( massimo dolore) . Da 1-3 è considerato dolore lieve, da 4-7 moderato, 8-10 severo. Vanno documentate anche le caratteristiche del dolore. La validità delle scale di valutazione dipende dal grado di comunicatività del paziente. Se non è in condizioni di comunicare ( soggetto incosciente) si utilizzano scale comportamentali-fisiologiche che rilevano una serie di comportamenti e variazioni di parametri fisiologici correlati al dolore ( per es. movimenti, espressioni della mimica facciale, posturali, alterazioni o variazioni della Frequenza Cardiaca, Pressione Arteriosa, Frequenza Respiratoria).V. Scale di Valutazione del dolore scale di valutazione del dolore nel neonato Metodo di valutazione del dolore per quantizzare il dolore, per verificare l’efficacia della dose minima somministrata e per l’eventuale ripetizione delle dosi. Devono essere multidimensionali, devono cioè poter considerare non solo i parametri fisiologici (F.C.-F.R-P.A-Saturazione O2) ma anche i parametri comportamentali a cui viene assegnato un punteggio. Devono avere alta percentuale di affidabilità, alta utilità e fattibilità ( in tutti i luoghi) e oggettività. Si suddividono in base all’età gestazionale del neonato e alla patologia, se il bambino è intubato o meno. Tipi di scale: • PIPP Premature Infant Pain Profile - neonato prematuro e non prematuro, bambino incubato; • CRIES – ( Crying, Requires O2, Increased vital signs, Expressions, Sleepless) nel neonato non intubato e monitorizzato; • NIPS - (Neonatal Infants Pain Scale) Neonato non intubato e non monitorizzato; • FLACC (Face, Legs, Activity, Cry, Consolability) nel lattante fino a 3 anni di vita. Considera il volto, le gambe, l’attività, il pianto e la consolabilità. V. “Scale di Valutazione del Dolore- Flacc” SEGNO: V. voce sintomo SINTOMO: segno rivelatore di un fenomeno, specialmente di una malattia. In medicina viene denominato “sintomo” ogni elemento anomalo soggettivo riferito dal paziente che indica un’alterazione della normale sensazione di se e del proprio corpo, in relazione ad uno stato patologico. Si distingue dal “segno” che è un’elemento obiettivo rilevato o evocato dall’esaminatore. Nella fattispecie il dolore può essere considerato un segno ed un sintomo V. voce Dolore SOGGETTIVITA’: Che deriva dal modo di sentire, pensare e giudicare propri dell’individuo in quanto tale, percepito solo dal soggetto in esame e non dall’esaminatore. Il ruolo dell’esaminatore ( medico o infermiere), nel trattamento del dolore post-operatorio deve essere rivolto, non solo ad una valutazione fisica del paziente ma anche ad una valutazione psicologica, in quanto il dolore può essere percepito differentemente da ogni individuo e può essere influenzato da fattori intrinseci ed estrinseci ad esso quali stress, ansia,autostima, paura del trauma chirurgico ed ambiente. V. Voce ansia, V. voce Valutazione e Sintomo, V. “Scale di Valutazione del Dolore- “Scale di Valutazione del Dolore- Flacc” SOLLIÈVO: alleviamento di un dolore di natura fisica, psichica, morale, conforto. 19 SOMMINISTRAZIONE: dare, fare ricevere un qualcosa (farmaco, test, scheda) che costituisce un aiuto, un sussidio. Nell’ambito della gestione del dolore postoperatorio oltre alla terapia antalgica viene somministrata una scala di valutazione del dolore per capire l’intensità e le caratteristiche del dolore o a volte anche una scheda di gradimento del trattamento prima della dimissione del paziente per valutare l’efficacia della terapia stessa. V. voce vie di somministrazione SOPPORTAZIONE: capacità di sopportare, di affrontare il dolore, i disagi e le avversità. Capacità di sostenere con la forza dello spirito situazioni, problemi che in qualche modo hanno interferito con la normalità della vita o salute dell’individuo. T TRATTAMENTO DOLORE POST OPERATORIO : Insieme di metodiche, farmaci messi in atto per combattere, alleviare, risolvere una manifestazione morbosa di tipo fisico e/o psichico. Può essere sintomatico quando elimina il sintomo o può essere eziologico quando agisce ed elimina la causa V. Linee guida e protocolli V VALUTAZIONE: esprimere giudizi di valore nei confronti “di oggetti” in base a criteri determinati, facendo riferimento a standard. La valutazione del dolore: essendo il dolore un fenomeno complesso oggettivo e percettivo, misurabile non in modo esatto come il peso, la lunghezza, la temperatura, ecc., esso è rilevabile attraverso metodiche scientifiche, raccolta dati, scale di valutazione e questionari. Questi strumenti sono finalizzati a comprendere come il paziente risponde alla terapia antalgica nel post operatorio e a fornire dati oggettivi e soggettivi utili ad individuare i bisogni di assistenza medica e infermieristica. Piccolo dizionario della qualità (Stefano Beccastrini, Andrea Gardini, Sergio Tonelli) Editrice Centro Scientifico Editore VIE DI SOMMINISTRAZIONE: Deriva dal verbo somministrare che indica dare, distribuire ad altri. Azione del somministrare ossia dare , distribuire ad altri, fare ricevere un qualcosa (farmaci – test) che costituiscono un aiuto o un sussidio. Nel controllo del dolore post-operatorio la somministrazione di farmaci analgesici può avvenire attraverso varie modalità a seconda del tipo di intervento e di paziente. Può avvenire per: via orale (per bocca), sublinguale, intramuscolare, via parenterale ( endovena), topica per uso locale ed esterno sulla pelle (transdermico), sottocutanea, rettale, subaracnoidea, (Vedi voce anestesia loco-regionale) epidurale, (Vedi voce anestesia loco-regionale) intraarticolate, (Vedi voce anestesia loco-regionale) perineurale (Vedi voce anestesia loco-regionale) infiltrazione locale (Vedi voce anestesia locoregionale) 20 BIBLIOGRAFIA Anand KJS and International Eviodence-Based group for neonatal pain “Consensus Statement for the prevention ad Management of pain in the newborn” Arch pediat Adolesc Med 2001; 155:173-180 Anand KJS, McIntosh N, Lager Crantz H et al, Analgesia and sedation in preterm neonates who require ventilatory support. Results from the Nopain trial, Arch. Pediatr. Adolesc.Med. 1999; 153:331-338 Anand KJS, Hall RW, Desai N, Shepard B, et al. BA for NEOPAIN Trial. 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