Delio Lucarelli Vescovo di Rieti Al Pozzo di Giacobbe Riflessioni e indicazioni in occasione della Seconda Visita Pastorale Diocesi di Rieti Mons. Delio Lucarelli Vescovo di Rieti Abate Perpetuo di S. Salvatore Maggiore Decreto di indizione della seconda Visita Pastorale A distanza di cinque anni dalla conclusione del Sinodo Diocesano reatino e a dieci anni dalla conclusione della mia prima Visita Pastorale alla Diocesi di Rieti; Visto il Codice di Diritto Canonico, cann. 396, 397 e 398; Visto il Direttorio per il Ministero Pastorale dei Vescovi, Apostolorum Successores del 2004; Al fine di sostenere la pastorale ordinaria e quotidiana delle Comunità parrocchiali e religiose; con il presente Decreto delibero di indire, come di fatto indìco, la seconda Visita Pastorale alla Diocesi di Rieti, della quale sono Ordinario e Pastore, presentandomi come princìpio e fondamento visibile dell’unità della nostra Chiesa particolare. Mi affido a Cristo Buon Pastore e alla Beata Vergine Maria invocata sotto il titolo di Madonna del Popolo e a tutti i Santi della Diocesi di Rieti. Invito tutto il Popolo di Dio ad elevare suppliche e incessanti orazioni perché questo Atto del Mio governo pastorale si svolga secondo la volontà del Signore. Che tutta la nostra Chiesa si ponga al servizio e in ascolto del Maestro Gesù che si intrattiene con il suo Popolo e che ogni giorno lo santifica e governa. Dato in Rieti, il 2 febbraio 2010 Festa della Presentazione di Gesù al Tempio XIII Anniversario del Mio ingresso in Diocesi Delio Lucarelli Vescovo Prot. 05/2010 Il Cancelliere Vescovile Sac. Ernesto Pietrangeli Delio Lucarelli Vescovo di Rieti Al Pozzo di Giacobbe Riflessioni e indicazioni in occasione della Seconda Visita Pastorale PREMESSA Uno semina, uno miete L a conoscenza approfondita della nostra Diocesi di Rieti in questi tredici anni trascorsi mi ha fatto determinare a compiere una seconda Visita Pastorale. Ringrazio il Signore per questa ricca esperienza di servizio pastorale nella Diocesi di Rieti, Chiesa di Dio e di gente che ho imparato ad amare e alla quale ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo e alla quale confido di continuare a dedicarmi con generosità e impegno. Ogni lavoro che noi compiamo non inizia mai dal punto di avvio, ma sempre si fonda su ciò che hanno realizzato altri e abbiamo la certezza che continuerà nel futuro per l’azione generosa di tante persone, ma soprattutto per l’opera dello Spirito che spinge la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice. Ho ritenuto di adottare come icona biblica per questa seconda Visita Pastorale il brano del vangelo di Giovanni (4, 1- 26) conosciuto come quello della Samaritana al Pozzo di Giacobbe, per i numerosi spunti di riflessione ecclesiologica e pastorale che può dare nel momento in cui ci accingiamo tutti a vivere questo momento di grazia, di verifica e di incoraggiamento alle comunità. Nei capitoli successivi, dopo una lettura meditata e ragionata della perìcope evangelica, darò alcune indicazioni sulla preparazione, sullo svolgimento pratico della Visita e sui progetti futuri. 9 PARTE PRIMA Gesù e la Samaritana 1. «Lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea» Già dai primi versetti del brano appare chiaro il dinamismo di Gesù, quasi la fretta della sua attività apostolica1; in poco tempo, circa tre “pasque”, la sua azione evangelizzatrice è riuscita a generare quella meravigliosa esperienza che è la Chiesa, nella sua dimensione spirituale, religiosa, ma anche organizzativa e sociale nel corso di questi duemila anni. Sembrerebbe che l’impegno di Gesù non fosse organizzato, se non quel minimo che potesse bastare: Egli si recava là dove c’era bisogno della sua presenza e della sua Parola. Lasciò la Giudea, dove era il centro della vita religiosa e politica d’Israele, Gerusalemme e il Tempio, per tornare in Galilea, la regione della sua infanzia e del lavoro con Giuseppe, dell’amore filiale che lo aveva legato a Maria, perché in Giudea si parlava dei suoi miracoli, e ragioni di opportunità imponevano scelte ancora prudenti. 1 Angelico POPPI, ofmconv, Sinossi e Commento esegetico-spirituale dei quattro Vangeli, edizioni Messaggero di Padova, 2004, pag. 528: «Gesù lasciò la Giudea, refrattaria al suo messaggio e sospettosa per la sua attività». 11 Parte prima La vita cristiana è un peregrinare infaticabile sulle vie di Dio, dove Egli ci chiama e ci indirizza, per portare l’annuncio del Vangelo; ancor più lo è la vita dei sacerdoti e dei vescovi. Ce lo hanno insegnato i tanti sacerdoti di cui ho sentito parlare in questi anni girando per la nostra terra, nomi e volti che non ho conosciuto di persona, ma che mi sono stati presentati dai ricordi nitidi e riconoscenti dei parrocchiani. Ce lo hanno insegnato i vescovi di questa Chiesa, che nei secoli hanno percorso le strade dei nostri piccoli centri e della città, conoscendo le singole realtà, le persone, le contrade spesso raggiungibili solo per le vie impervie di questo ampio territorio. 2. «Doveva perciò attraversare la Samaria» 12 Gesù attraversa il territorio di gente che si era resa colpevole di aver provocato uno “scisma”, una rottura con la religione ufficiale, che aveva addirittura edificato un altro tempio in contrapposizione a quello di Gerusalemme, popolo ribelle e ingrato, ma era proprio necessario passare di là, essere riconosciuto e visto con sospetto e diffidenza. È il rischio che deve correre chi porta il messaggio del Vangelo, non standosene comodamente appartato, ma affrontando il viaggio irto di pericoli e di insidie; ogni nuova esperienza pastorale, oltre che umana, nasconde qualche sorpresa non sempre piacevole, ma vale la pena Gesù e la samaritana affrontarla con determinazione e coraggio. Le difficoltà si “attraversano”, non si aggirano, e Gesù accetta ancora una volta questo rischio, come forse tante altre volte ancora aveva dovuto affrontare questa immersione nel territorio “nemico”. L’attività pastorale è certamente poliedrica e sia i pastori che i fedeli sanno che non è facile, soprattutto nella sua dimensione ad extra, quando si tratta di incontrare coloro che non sembrano interessati a ragionare sulla fede, su Dio, sul senso profondo della vita, sulla comunità cristiana nella quale impegnarsi, perché luogo di crescita comune e di presenza del Signore. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno 13 Parte prima 3. «Qui c’era il pozzo di Giacobbe» C’è un luogo dove Gesù si ferma, forse dove si fermavano tutti i viandanti che passavano di là per ristorarsi e rinfrancare il corpo. Il pozzo era anche il luogo della memoria: Giacobbe aveva dato il terreno al figlio Giuseppe, dove c’era il pozzo:2 icona del luogo dell’incontro sponsale, memoria dei fatti biblici che costituiscono la radice del popolo, luogo dei frutti di quel lungo cammino nel tempo dove si fa sintesi della storia, profondità che nasconde, che custodisce, ma che ridona anche quell’acqua che dà ristoro e salvezza. 4. «Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno» Il Maestro, quando il sole è alto e splende il pieno giorno, stanco del viaggio si siede presso il pozzo; avrebbe potuto tirare diritto, come avrebbe fatto chiunque altro che conosceva la storia della divisione dei due popoli, o forse si era fermato lì a quell’ora perché pensava che non avrebbe incontrato nessuno. Di sera le donne si recavano al pozzo ad attingere acqua, ma a mezzogiorno era troppo tardi perché le faccende domestiche erano già avviate. 14 2 POPPI, op. cit. pag. 528: Eliezer (servo di Abramo) vi incontrò Rebecca, Giacobbe Rachele, Mosè le figlie di Reuel. Gesù e la samaritana Ma forse Gesù si ferma lì a quell’ora proprio perché aspetta che qualcuno si rechi ad incontrarlo. La pastorale della vicinanza è soprattutto pastorale dell’attesa, dopo che è stato fatto tutto ciò che è possibile e doveroso, un’attesa che non è ozio, ma un’attesa operosa, che riesce a provocare, un’attesa che chiama. Gesù non si sta trasferendo da una parte ad un’altra della “Terra Santa” quasi si spostasse da un luogo di lavoro ad un altro, Egli è sempre, potremmo dire usando un’espressione attuale, “in servizio”, come ogni apostolo del Vangelo, e non ha paura di incontri che lo mettano a disagio. 5. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere” La donna che Gesù forse aspettava giunge con la sua brocca per cogliere l’acqua, a quell’ora, quando probabilmente non vi era neppure necessità. Forse aveva intravisto l’uomo da lontano e lei voleva metterlo alla prova, avrebbe potuto tornare indietro ed evitarlo. Ma neanche lei sembra avere paura di incontri imbarazzanti. Gesù, per la mentalità ebraica del tempo, si comporta come uno che non conosce le ferree leggi sociali e religiose del suo popolo e del suo tempo, o come uno sfrontato che chiede da bere a una donna sconosciuta, quando le norme proibivano che un uomo si potesse rivolgere ad una 15 Parte prima donna senza che fosse presente un altro uomo della famiglia di lei. Gesù vuole una reazione della donna, che non gli avrebbe dato da bere senza dire nulla, non avrebbe potuto non meravigliarsi. «Dammi da bere» era la frase che porgevano come “scusa” gli uomini che volevano conquistare le ragazze che attingevano l’acqua al pozzo3. Sembrava una proposta azzardata, oltre il significato delle parole. 6. Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? Con una domanda inizia la relazione interpersonale tra i due, una domanda a cui soggiace un certo pregiudizio. Le cattive relazioni tra due popoli si dovrebbero tradurre necessariamente in ostilità tra persone appartenenti ai due popoli, ma non è così. Gesù e la donna di Samaria stigmatizzano questi luoghi comuni, diffusi già allora e forse da sempre e ancora oggi tristemente presenti nella nostra società, anche nei nostri paesi.4 I campanilismi non sono compatibili con il cristianesimo vissuto, le contrapposizioni sono 16 3 POPPI, op. cit. pag. 528: nell’A.T. Dio è identificato con l’acqua viva in contrapposizione a quella della cisterna, che ristagna. Lo Spirito è sorgente di vita eterna. 4 FABRIS, op. cit.: Origene, considera l’acqua viva gli «insegnamenti dello Spirito». Gesù e la samaritana Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? ostacoli a quel dialogo che nasce invece da uno sguardo caldo e accogliente: ne sono una testimonianza anche le numerose amicizie che sono nate tra persone appartenenti a popoli tra loro tradizionalmente nemici come israeliani e palestinesi. Quando si incontrano gli sguardi, quando nasce la simpatia e si stringono le mani, cadono tutte le barriere. Questa immagine può far riconciliare tra loro tante persone delle nostre parrocchie e comunità che da tempo non si rivolgono la parola. 17 Parte prima 7. Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva L’argomentare di Gesù capovolge i ruoli: la conoscenza del dono di Dio, della persona stessa di Gesù, provoca una richiesta di appagamento di quella sete che le persone hanno della vita eterna. Il pozzo e l’acqua acquistano un significato nuovo; Cristo è l’acqua viva. Gesù ancora una volta usa gli elementi della natura come metafora di se stesso e della sua presenza in mezzo a noi, secondo la logica dell’incarnazione, in base alla quale un messaggio non attecchisce se non viene veicolato secondo le capacità di coloro a cui è rivolto e se non vi è una sorta di svuotamento in forza del quale ciò che è immensamente grande si fa piccolo per provocare a sua volta una crescita feconda, nuova vita. 8. «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva?» Da dove prende Gesù quest’acqua viva5. La 18 5 FABRIS, op. cit.: al di là della situazione morale della donna, dall’insieme risulta che Gesù stabilisce con lei un rapporto singolare e privilegiato. Sono messe da parte le discriminazioni religiose e razziali, come pure quella più radicale e persistente che contrappone l’uomo e la donna. Gesù e la samaritana donna non ha ancora messo a fuoco il linguaggio di chi le sta parlando, il pozzo per Gesù è solo la scusa e il luogo simbolico per trasferire il discorso da un piano strettamente materiale, visivo, ad uno spirituale. L’acqua di cui Lui parla è solo significata dall’acqua del pozzo, ma è Lui stesso, colui che parla, anzi è la Parola7 che può veramente dissetare il desiderio dell’umanità di vivere in pienezza e nella totalità un’esperienza di fede che rinnova la vita e la prospettiva di senso. 6 9. Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge? Ancora non sono chiari alla donna la missione e lo spessore di Gesù, ma comincia a percepirne l’effettiva portata, forse quel tizio è veramente più grande di Giacobbe! Si sta per dischiudere alla donna Samaritana il vero significato degli insegnamenti che ha ricevuto, anche se da una comunità scismatica. Le promesse e le anticipazioni dell’Antico Testamento non possono non 6 Rinaldo FABRIS, Giovanni, editrice Borla, 1992, pag. 310: per i commentatori antichi l’acqua viva è lo Spirito Santo, fonte di fecondità per Cirillo di Alessandria, primizia di vita eterna per Teodoro di Mopsuestia, acqua che purifica per Giovanni Crisostomo, dono di Dio per Agostino, fonte di vita per Tommaso d’Aquino e gran parte dei latini. 7 FABRIS, op. cit.: Origene, considera l’acqua viva gli «insegnamenti dello Spirito». 19 Parte prima Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete. Ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete trovare il loro naturale sbocco in qualcuno che dia loro pieno compimento. 10. Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete. Ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. 20 Ormai Gesù scopre le carte, solo Lui può dare quell’acqua che disseta. La sete, il desiderio dell’acqua che allora come oggi in molti paesi del mondo, soprattutto del cosiddetto sud del mondo, non è questione di capricci, è questione di vita. Mentre noi sprechiamo questa preziosa risorsa che ci è data in abbondanza, in alcune zone del mondo è la principale preoccupazione Gesù e la samaritana delle famiglie e dei singoli, non solo e non tanto per l’igiene e per il disbrigo delle faccende, ma per dissetarsi, per preparare i pasti. È uno scandalo che ci siano ancora persone e popoli che muoiono per mancanza di acqua. Ma l’acqua che non disseta, secondo la prospettiva di Gesù, non è solo quella materiale, ma per estensione è tutto ciò che è materiale e che non appaga il nostro desiderio, bensì lo infiamma ancora di più. Soprattutto nella nostra società, nella quale ogni cosa, anche la più insignificante, viene ritenuta necessaria, siamo portati a desiderare e a volere sempre tutto e di più. È la condizione umana dalla quale difficilmente possiamo prescindere, ma non possiamo rimanerne completamente schiavi. In alcune esperienze religiose non cristiane, come il Buddismo, ad esempio, si ritiene che il fondamento del dolore sia proprio il desiderio. Ciò è espresso dalle quattro nobili verità, secondo le quali, tutto è dolore (1a), il dolore è generato dal desiderio (2a), per eliminare il dolore bisogna eliminare il desiderio (3a), attraverso il nobile ottuplice sentiero (4a), cioè sostanzialmente con una vita retta. Ad una attenta riflessione il messaggio di questa religione non cristiana, nata intorno al V secolo a. C., punta a liberare l’uomo dall’eccessivo desiderio delle cose, non solo quelle materiali, che genera dolore. Anche Gesù, con la forza persuasiva e la novità che lo rende speciale come persona e in tutto il suo messaggio, ci invita a non essere 21 Parte prima prigionieri delle cose, di cui l’acqua è segno. La sua acqua è di tutt’altro genere, è piuttosto una nuova dimensione di vita, la vita nello Spirito.8 11. Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. La Samaritana non ha ancora afferrato il senso del messaggio, sta emergendo però da una situazione di freddezza spirituale ad un nuovo approccio alla sua vita di fede. Chiede ancora di essere liberata da una difficoltà contingente, cioè quella di attingere acqua materiale, perché l’acqua che dona Gesù è per la vita eterna. Forse la difficoltà della donna non è solo quella di recarsi al pozzo per cogliere l’acqua, ma quella di incontrarsi con altre persone che la mettono in difficoltà, perché la giudicano per la sua situazione matrimoniale. La domanda di Gesù, che è quasi anche una risposta, è immediata e dà chiaramente una svolta all’episodio, lo avvia verso il punto di chiusura e di sbocco finale, quello in cui viene riconosciuto come un profeta. 22 8 POPPI, op. cit.: nella Bibbia l’acqua simboleggia la vita e la Sapienza, identificata con la Toràh. Gesù e la samaritana 12. Le disse: «Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Cambia discorso il Maestro, o è una strategia comunicativa? È chiaro che, proprio come un pedagogo che si accorge di non essere stato chiaro, cambia metodo e per un altro percorso porta il discente a trovare la soluzione del problema. Gesù sa che la situazione matrimoniale della donna non è regolare e provoca in lei una sorta di riconoscimento della sua irregolarità. Visto dall’esterno il comando imperativoesortativo di Gesù, sembrerebbe quasi che Lui voglia parlare con qualcuno che sia in grado di capire meglio o che sia abilitato dalla legge ad assumersi qualche responsabilità . Alcuni studiosi sono concordi nel ritenere che l’invito di Gesù sia piuttosto una dimostrazione più sbrigativa per farsi meglio riconoscere dalla donna, ma appare più gustosa la spiegazione di altri esegeti, secondo i quali, poiché le donne non potevano aver avuto più di tre mariti e la Samaritana ne aveva avuti cinque, il sesto sarebbe “Dio”, il vero marito.10 9 9 FABRIS, op. cit.: al di là della situazione morale della donna, dall’insieme risulta che Gesù stabilisce con lei un rapporto singolare e privilegiato. Sono messe da parte le discriminazioni religiose e razziali, come pure quella più radicale e persistente che contrappone l’uomo e la donna. 10POPPI, op. cit.: la scena del pozzo in questa circostanza non si concluse con un matrimonio, bensì con il ritrovamento del vero marito. La Samaria, mediante la missione di Gesù, ritornava al suo vero sposo, il Dio dei patriarchi. 23 Parte prima 13. «Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta» 24 Gesù dimostra alla Samaritana, donna che l’Evangelista lascia senza nome, una donna come tante, una persona come tante, che Lui conosce la storia di ognuno, non per giudicare, certamente, ma per mostrare che ogni persona sta a cuore a Gesù, nella sua condizione particolare, con i suoi limiti, le sue vicende, i suoi errori, in una parola con la sua umanità. Il Profeta non giustifica la donna, né approva la sua condizione irregolare, né la donna chiede giustificazioni, come, ad esempio, molti cristiani oggi, che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari, vorrebbero che la Chiesa facesse qualche forzatura al suo insegnamento per alleggerire il peso di un fardello che comunque molti sentono di portare, anche se mostrano sicurezza e serenità nella loro nuova vita. Chi vive in queste situazioni è al centro dei pensieri e dell’attività pastorale della Chiesa e le comunità cristiane devono essere accoglienti e benevole, anche se non è possibile fare aggiustamenti di ordine dottrinale o morale. Nella Visita Pastorale spero di trovare comunità che hanno già avviato iniziative di approfondimento delle tematiche legate al Matrimonio e all’annuncio del Vangelo della famiglia. Gesù e la samaritana 14. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare. La donna comincia ad entrare in sintonia con il Signore, ma cerca un ultimo appiglio, quello di riannodarsi alla tradizione: i nostri padri ci hanno detto questo, cioè che si adora Dio su questo monte, e voi dite che si deve adorare a Gerusalemme. Gli schematismi fanno parte della condizione umana, ma si deve avere il coraggio anche di rivisitare il proprio vissuto religioso e umano. Questo vale anche per la nostra realtà pastorale, senza perdere mai il contatto con le cose e le persone che ci hanno preceduto, dobbiamo far tesoro di quanto abbiamo ricevuto, per essere poi pronti a cambiare. 15. Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” Qui Gesù crea il punto di rottura e dà le coordinate della grande novità del Vangelo e della sua persona. Nella nuova visione del rapporto con 25 Parte prima 26 Dio non è importante il luogo, ma le persone, cioè coloro che accettano la sfida di vivere nella verità e secondo lo spirito. La visione religiosa tradizionale ebraica è superata perché a Gesù stesso, ebreo tra ebrei, andava stretta. Se Dio è Spirito, allora tutto deve essere fatto in vista di un rapporto di tipo spirituale. Se Dio è Spirito allora bisogna lasciare spazio allo Spirito, ciò che conta veramente è lo Spirito. Oltre all’aspetto puramente dottrinale da tutti conosciuto, cioè che Dio non è circoscrivibile in un luogo e in contesto e in limiti stabiliti dalla pura ragione umana, qui il concetto di Spirito è molto più ampio e tocca la realtà umana nella quale si deve dare allo Spirito il primo posto, come si deve dare il primo posto a ciò che è spirituale. La vera sfida per il futuro delle nostre comunità non sarà quella di tornare indietro, né dal punto di vista sociale, né da quello religioso, perché non è questo che ci richiedono i tempi nei quali viviamo. La realtà odierna è questa e non possiamo né ignorarla, né demonizzarla, né indirizzarla forzatamente nella direzione giusta. Si tratta di immergersi dentro questo mondo portandovi la differenza specifica cristiana, come proposta accattivante, nella quale le cose materiali siano al servizio dei valori e non viceversa. Gesù e la samaritana 16. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”. La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. Ecco il punto centrale della conversazione, in cui Gesù rivela se stesso senza prolungare il discorso, ormai la donna è stata condotta per mano, con una sapienza pedagogica straordinaria che l’evangelista ha saputo articolare e ricostruire con grande efficacia. Gesù dice alla donna che il Messia che deve venire è Lui stesso. Il dettaglio per nulla scontato della brocca abbandonata nei pressi del pozzo è il segno del totale coinvolgimento della Samaritana nel rapporto con Gesù. Le vecchie certezze non servono più, non c’è più tempo per stare dietro alla nostra radicata convinzione che si deve fare sempre in un modo piuttosto che in un altro. Che sia forse il Messia? Sì, è il Messia, noi lo sappiamo, perché lo sperimentiamo nella nostra vita di fede e dobbiamo correre ad annunciarlo a tutti. 27 «So che deve venire il Messia: quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo» PARTE SECONDA Gesù e la nostra Chiesa G ià nel corso del commento al brano evangelico, in cui ho voluto privilegiare non tanto e non solo la lettura esegetica, ma quella esistenziale, ho cercato di dare alcune indicazioni per la nostra pastorale. Mi preme, a questo punto, fare una sintesi ermeneutica, che tenga conto della nostra concreta realtà, utilizzando simboli e segni presenti nel testo, per leggervi - con un po’ di creatività - indizi per orientare il nostro cammino. Gesù viene incontro all’uomo di oggi, come all’uomo di tutti i tempi e lo cerca là dove egli vive e opera, con i suoi limiti e le sue insicurezze. La sua Parola e la sua Persona ci interpellano sempre, ma con garbo e discrezione, con rispetto e con pazienza. Egli crea, come vuole creare con ognuno di noi, un rapporto di vicinanza in cui la relazione umana, vera, autentica, è necessaria per comunicare se stesso. Il Pozzo rappresenta in qualche modo il legame con la tradizione, da cui non si può prescindere, una Tradizione da intendersi sia nel senso più alto, teologico, come trasmissione della Parola nel corso del tempo, sia come legame fecondo con le generazioni passate. 29 Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa La donna è la Chiesa, con i suoi tradimenti, le sue infedeltà, le sue incomprensioni, ma anche con la sua capacità di ascolto, con la sua disponibilità al cambiamento. Gesù-Sposo attua con la Chiesa-Sposa una comunicazione pienamente riuscita e si cala nell’interiorità più nascosta perché tale comunicazione sia vera, ma soprattutto unica. Non si scoraggia quando la donna mostra di non comprendere appieno il suo messaggio e non desiste fin quando non la mette in condizione di capire da sola qual è la posta in gioco. Da questo testo, molto conosciuto e meditato da tanti, noi possiamo trarre ancora preziosi insegnamenti, per la nostra attività pastorale, senza sentirci inadeguati e senza coltivare idee rinunciatarie. Con le nostre comunità e la nostra gente dobbiamo mostrarci ed essere realmente pazienti, anche quando sembra che non ci seguano: la pedagogia “divina” deve essere per noi di esempio, senza farci sopraffare dalla fretta. Ma ogni iniziativa va promossa nell’ottica della continuità e della gradualità. 30 ASPETTI PRATICI Preparazione e svolgimento della Visita Pastorale Dopo aver analizzato il testo che fa da guida alla nostra riflessione in ordine alla Visita, è necessario soffermarsi a considerare gli aspetti più pratici di questo evento ecclesiale, che deve essere anche occasione per riflettere sulla Chiesa e sulla nostra appartenenza ad essa. Lo facciamo alla luce di alcuni documenti che guidano il Vescovo che si appresta a svolgere tale atto del suo ministero: il Direttorio per il Ministero Pastorale del Vescovo e il Cerimoniale dei Vescovi in vigore. 1. Preparazione della Visita Dal prossimo Tempo di Pasqua inizierà la preparazione della Visita nelle Vicarìe e nelle Comunità. I Vicari Foranei e i Parroci, in piena sintonia con i Consigli Pastorali, individueranno le circostanze opportune e i momenti più adatti per coinvolgere la comunità loro affidata in una riflessione sulla Visita Pastorale, a partire dal presente documento, sia per gli aspetti evangelici e dottrinali che per quelli pratici. Dopo aver letto il documento e averne discusso, vorranno riflettere sulla situazione socio-religiosa della comunità per sottolineare gli ambiti in cui si riscontrano maggiori necessità e carenze. Per la preparazione e lo svolgimento degli 31 Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa 32 incontri si potranno avvalere di personale che potrà anche essere contattato tramite il Centro Diocesano Evangelizzazione e Catechesi. Già per la Pentecoste i Parroci predisporranno una breve relazione da consegnare al Vicario Foraneo, in cui esporranno la situazione della propria Parrocchia, sotto il profilo sociale e religioso, individueranno carenze, difficoltà e prospettive, evidenzieranno necessità e aspettative. Avanzeranno anche proposte per il futuro spirituale e sociale della comunità e avranno cura di analizzare aspetti e problemi di ordine amministrativo e pastorale. La relazione, di circa cinque pagine digitate al computer, sarà consegnata al Vicario Foraneo, che predisporrà una sintesi da consegnare al Vescovo, unitamente alle relazioni dei Parroci, entro la metà del mese di giugno 2010, perché possa adeguatamente prepararsi, come anche suggerito dal Direttorio dei Vescovi. Sarà opportuno anche soffermarsi brevemente, durante le omelie del Tempo di Pasqua, sull’imminente Visita, perché i fedeli ne colgano la rilevanza pastorale ed ecclesiale. Incoraggio la preparazione e lo svolgimento di momenti di preghiera, celebrazioni della parola e adorazioni eucaristiche che abbiano lo scopo di sensibilizzare le comunità in tal senso e di suscitare un vero spirito di attesa spirituale per l’atto ecclesiale che sta per compiersi. Lo stesso Direttorio per il Ministero dei Vescovi, n° 222, prevede cicli di conferenze e prediche e addirittura missioni popolari per tutte Aspettti pratici le persone, anche per chi fosse lontano dalla Chiesa. I temi possono essere desunti, oltre che dall’attualità ecclesiale e sociale, anche dai testi conciliari, soprattutto Lumen Gentium, Gaudium et Spes e Christus Dominus. 2. Svolgimento della Visita Ho già condiviso con il Consiglio Presbiterale e con i miei collaboratori alcune modalità per lo svolgimento della Visita, e la riflessione è ancora aperta per aggiungere ulteriori elementi. Tuttavia ho anche annunciato che la svolgerò in maniera parzialmente diversa rispetto alla precedente e al modo ordinario previsto dai testi liturgici e giuridici che la disciplinano. Nella singola Vicarìa tale “azione apostolica”, come la definisce il Direttorio dei Vescovi, sarà aperta da una celebrazione Eucaristica, concelebrata da tutti i presbiteri e religiosi del distretto con la più ampia partecipazione dei laici impegnati e delle religiose. Si svolgerà in orario mattutino nel periodo estivo, preferibilmente di Sabato, usando quando consentito - i formulari liturgici relativi alla Chiesa e al Vescovo, in occasioni in cui non vi siano già ricorrenze o festività, perché non si creino sovrapposizioni e sia ben chiara a tutti la natura di ciò che si compie, svolgendo ogni cosa con serenità e con i tempi necessari. È decisamente da escludersi la Visita durante le festività religiose. 33 Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa Il luogo per la celebrazione sarà individuato dai sacerdoti della Vicarìa, tenendo conto della sua centralità rispetto alla zona, della popolazione, della raggiungibilità dai luoghi limitrofi, senza campanilismi e particolarismi, tenendo sempre presenti criteri oggettivi e pastorali. Per quanto riguarda la concelebrazione essa sarà preparata con cura, sia riguardo al canto a cui dovrà partecipare tutta l’assemblea, che alla proclamazione delle letture, alla predisposizione della preghiera dei fedeli e alla processione offertoriale, applicando quanto disposto nel documento sulla liturgia, “Dignità e decoro delle celebrazioni liturgiche”11. In particolare le preghiere dei fedeli dovranno essere brevissime, non più di sei, corrette dal punto di vista dottrinale e liturgico, omogenee nello stile, adatte alla comunità, al tema della Visita e inserite nel tempo liturgico. Durante la processione offertoriale, insieme al pane e al vino per il sacrificio, potranno essere recate offerte per i poveri e per le necessità della Diocesi, senza doni simbolici. Dopo la celebrazione dovrà essere previsto un momento di incontro con i sacerdoti e i laici impegnati della zona, per affrontare le necessità emergenti e quelle già esposte nelle relazioni, al fine di individuare anche possibili soluzioni. 34 11 Indicazioni Pastorali per l’Anno dell’Eucaristia 2004-2005, Dignità e decoro delle Celebrazioni Liturgiche, pag. 25 ss. Aspettti pratici Nel pomeriggio, il Vescovo, accompagnato dal Vicario Foraneo, potrà visitare centri e parrocchie, come pure eventuali enti o istituzioni ecclesiali e civili, che si ritenga debbano essere visitate. Nel caso in cui siano visitate altre comunità parrocchiali o religiose, si svolgerà una breve celebrazione della Parola, secondo il formulario allegato alla presente lettera. Dovranno essere privilegiati incontri soprattutto con i giovani e i lavoratori e se possibile con le persone anziane, magari prevedendo un breve momento di preghiera comunitario. Non sarà opportuno programmare il conferimento della Confermazione e di altri sacramenti, perché è bene che vi si riservino occasioni specifiche, nel preparare le quali si terrà nel debito conto anche il fatto che il Vescovo è in Visita alla Diocesi. Con l’aiuto degli organismi diocesani di partecipazione – Consiglio Pastorale e Presbiterale - sarà individuato il numero e i nomi dei convisitatori, cioè sacerdoti esperti in materia giuridicoamministrativa, pastorale e storico-artistica. Saranno anche individuati religiose e laici esperti che aiuteranno il Vescovo e le comunità a trovare soluzioni agli eventuali problemi riscontrati. Sarà il Consiglio Pastorale diocesano a suggerire la composizione di due commissioni per la preparazione immediata e lo svolgimento della Visita: quella Amministrativa che dovrà suggerire le modalità più agevoli ed efficaci per controllare i registri, l’amministrazione economica 35 Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa e l’archivio delle Parrocchie; quella pastorale per verificare lo svolgimento dell’attività parrocchiale in campo catechetico, liturgico, sacramentale. Riguardo all’aspetto amministrativo è particolarmente opportuno adottare misure di corretta conservazione dei documenti e dei registri dell’ Archivio o Tabularium, poiché costituisce il nucleo di trasmissione alle future generazioni di quanto abbiamo ricevuto dai nostri predecessori e di quanto elaboriamo noi stessi oggi. Grazie alla CEI abbiamo avuto la catalogazione informatica di tutti i beni artistici delle nostre Chiese e Parrocchie e con i fondi elargiti a seguito del sisma del 1997 abbiamo restaurato Chiese e case parrocchiali; in molti casi si è posta mano anche all’adeguamento delle aree presbiterali e alla loro ristrutturazione. Purtroppo alcune soluzioni, come ho già avuto modo di rilevare nella lettera sulla liturgia, non solo non sembrano comode, ma appaiono sempre più incompatibili con il corretto modo di celebrare richiesto dalla riforma liturgica. È tempo di trovare soluzioni adeguate e definitive.12 Entrambe le commissioni aiuteranno il Vescovo, al termine della Visita, ad elaborare il documento finale, ma soprattutto le indicazioni ai sacerdoti per migliorare sia l’attività amministrativa che pastorale della Comunità. 36 12Indicazioni Pastorali per l’Anno dell’Eucaristia 2004-2005, Dignità e decoro delle Celebrazioni Liturgiche, pag. 7 e ss. Aspettti pratici Tempi e luoghi della Visita e temi delle relazioni parrocchiali e vicariali 1. Tempi e luoghi Come già detto fino a Pentecoste si svolgerà la preparazione della Visita, nelle Parrocchie e nelle Vicarìe, secondo le modalità sopra suggerite, senza vietare anche modalità parzialmente difformi e creative, che rispettino, però, la finalità e la natura della Sacra Visita Pastorale. Alla ripresa estiva del tempo ordinario inizierà la Visita alle Comunità. Nei mesi di luglio e agosto saranno visitate le comunità della periferia, in particolare le seguenti Vicarìe: Amatrice, Borgorose, Leonessa e Roccasinibalda; Nei mesi di settembre e ottobre le altre Vicarìe periferiche, in particolare: Cantalice, Cittaducale-Antrodoco, Grotti-Roccaranieri, Borgo San Pietro e Contigliano. Nei mesi di novembre e dicembre la Città: Rieti Nord, Rieti Est e Rieti Centro Storico. 2. Temi delle Relazioni Parrocchiali e Vicariali Le relazioni dovranno essere impostate in modo tale da presentare al Vicario Foraneo e al Vescovo, con verità e chiarezza, gli aspetti salienti della vita parrocchiale, distinguendo l’aspetto amministrativo da quello pastorale: quanto al primo il Parroco dovrà presentare la 37 Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa situazione economica della parrocchia, i beni, l’archivio, i registri, dovrà indicare se è attivo il Consiglio Affari Economici e come funziona; quanto al secondo, dovrà indicare le modalità di svolgimento della catechesi per l’iniziazione e per gli adulti, i tempi e le celebrazioni delle feste popolari, le modalità di svolgimento delle celebrazioni domenicali e festive, i problemi riscontrati e da risolvere con l’aiuto del Vescovo e dei laici. Nella premessa non mancherà di indicare lo stato della pratica della vita religiosa, la condizione delle famiglie, dei giovani, la situazione lavorativa, culturale, morale e sociale della parrocchia. È appena il caso di riflettere sul fatto che poi, tra alcuni anni, tali dati serviranno al Vescovo per elaborare la relazione per la Visita ad Limina. 38 Aspettti pratici Conclusione Il Signore non passa oltre, ma si stabilisce in mezzo a noi, anzi permane tra di noi e noi lo accogliamo, in atteggiamento di ascolto e di amicizia. Con la Visita Pastorale anche il Vescovo fa l’esperienza dell’incontro con il Signore, presente nella Chiesa e nelle varie comunità. Al di là dell’aspetto anche amministrativo e giuridico che questo Atto porta innegabilmente con sé, noi tutti desideriamo che esso rappresenti soprattutto un’esperienza di fede e quindi principalmente un’esperienza di Chiesa, radunata per l’ascolto della Parola, nella Frazione del Pane, assetata di Gesù e del suo Spirito, memore del Battesimo, fonte di acqua che rigenera per la vita in Cristo. Affido queste Mie riflessioni e indicazioni soprattutto ai Sacerdoti, in questo Anno che la Chiesa ha voluto dedicare loro, come segno della fiducia che ripongo nel loro ministero all’interno delle nostre Comunità credenti, perché si facciano portatori di questo messaggio liberante che viene dal Vangelo. Esorto con cordialità i Diaconi della nostra Chiesa ad essere sensibili ai temi trattati in questo documento, perché anche loro collaborino a diffonderne i contenuti e aiutino i Sacerdoti in questo compito così importante. Rivolgo un sincero saluto e un paterno incoraggiamento agli Istituti Religiosi, maschili e femminili, perché non cessino di pregare e di 39 Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa operare per il bene della nostra Chiesa locale e li invito a fare tesoro delle riflessioni raccolte in questo documento. Provo sincera gratitudine per le nostre comunità e la nostra gente, a cui mi sento profondamente legato, non solo per ragioni connesse al ministero pastorale, ma per aver condiviso e condividere preoccupazioni e progetti per il presente e per il futuro: tutti e ciascuno possano scoprire la grande forza che viene dall’incontro con Gesù e dall’ascolto della sua Parola, che è Spirito e Vita. Mentre prego con assiduità il Signore, perché ci doni i desiderati frutti spirituali e una rinnovata vitalità apostolica anche in occasione della Visita Pastorale, per intercessione della Vergine Santa, venerata nella nostra Diocesi con numerosi titoli, su tutti invoco la sua benedizione, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Rieti, 1 aprile 2010 Giovedì Santo dell’Anno Sacerdotale 40 APPENDICE Estratto dal decreto Christus Dominus CAPITOLO II I vescovi e le Chiese particolari o Diocesi I. I vescovi diocesani La diocesi e il vescovo 11. La diocesi è una porzione del popolo di Dio affidata alle cure pastorali del vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore, e da questi radunata nello Spirito Santo per mezzo del Vangelo e della eucaristia, costituisca una Chiesa particolare nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica. I singoli vescovi, ai quali è affidata la cura di una Chiesa particolare, sotto l’autorità del sommo Pontefice, pascono nel nome del Signore come pastori propri, ordinari ed immediati le loro pecorelle ed esercitano a loro vantaggio l’ufficio di insegnare, di santificare e di reggere. (omissis) I vescovi devono svolgere il loro ufficio apostolico come testimoni di Cristo al cospetto di tutti gli uomini, interessandosi non solo di coloro che già seguono il Principe dei pastori, ma dedicandosi anche con tutta l’anima a coloro che in qualsiasi maniera si sono allontanati dalla via della verità, oppure ignorano ancora il Vangelo di Cristo e la sua misericordia salvifica; così agiranno, fino a quando tutti quanti 41 Appendice cammineranno «in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5,9). Il ministero di evangelizzare il popolo di Dio 42 12. Nell’esercizio del loro ministero di insegnare annunzino agli uomini il Vangelo di Cristo, che uno dei principali doveri dei vescovi (17) e ciò faccia no, nella forza dello Spirito, invitando gli uomini al la fede o confermandoli nella fede viva. Propongano loro il mistero integrale di Cristo, ossia quelle verità che non si possono ignorare senza ignorare Cristo stesso; e additino contemporaneamente alle anime la via da Dio rivelata, che conduce gli uomini alla glorificazione del Signore e con ciò alla loro eterna felicità (18). Mostrino inoltre che, nei disegni di Dio, le stesse cose terrene e le umane istituzioni sono ordinate alla salvezza degli uomini e possono di conseguenza non poco contribuire all’edificazione del Corpo di Cristo. Insegnino pertanto quanto grande è, secondo la dottrina della Chiesa, il valore della persona umana, della sua libertà e della stessa vita fisica; il valore della famiglia, della sua unità e stabilità, della procreazione ed educazione della prole; il valore della società civile, con le sue leggi e con le varie professioni in essa esistenti; il valore del lavoro e del riposo, delle arti e della tecnica; il valore della povertà e dell’abbondanza dei beni materiali. E da ultimo espongano come debbano essere risolti i gra- Appendice vissimi problemi sollevati dal possesso dei beni materiali, dal loro sviluppo e dalla loro giusta distribuzione, dalla pace e dalla guerra, e dalla fraterna convivenza di tutti i popoli (19). 13. I vescovi devono esporre la dottrina cristiana in modo consono alle necessità del tempo in cui viviamo: in un modo, cioè, che risponda alle difficoltà ed ai problemi, dai quali sono assillati ed angustiati gli uomini d’oggi. Inoltre non solo devono difenderla in prima persona, ma devono stimolare anche i fedeli a fare altrettanto ed a propagarla. Propongano poi tale insegnamento in maniera da dimostrare la materna sollecitudine della Chiesa verso tutti gli uomini, sia fedeli sia non fedeli; e concordino una particolare attenzione ai più poveri e ai più deboli, memori che a questi sono stati mandati dal Signore ad annunziare il Vangelo. E poiché la Chiesa non può non stabilire un colloquio con l’umana società (20) in seno alla quale vive, incombe in primo luogo ai vescovi il dovere di andare agli uomini e di sollecitare e promuovere un dialogo con essi. Ma perché in questi dialoghi di salvezza la verità vada sempre unita con la carità, e l’intelligenza con l’amore, è necessario non solo che essi si svolgano con chiarezza di linguaggio, con umiltà e con mitezza, ma anche che in essi ad un doverosa prudenza si accompagni una vicendevole fiducia; perché tale fiducia, favorendo l’amicizia, è destinata ad unire gli animi (21). Per la diffusione della dottrina cristiana, ri- 43 Appendice corrano ai mezzi che oggi sono a disposizione: in primo luogo alla predicazione ed alla istruzione catechistica, che hanno sempre una capitale importanza; poi alla esposizione della stessa dottrina nelle scuole, nelle università, mediante conferenze e riunioni di ogni specie; infine a pubbliche dichiarazioni, in occasione di qualche speciale avvenimento, fatte per mezzo della stampa e dei vari mezzi di comunicazione sociale, dei quali è assolutamente opportuno servirsi per annunziare il Vangelo di Cristo (22). 44 14. Vigilino affinché con premuroso zelo, non solo ai fanciulli ed ai giovani, ma anche agli adulti sia insegnato il catechismo, che ha lo scopo di ravvivare tra gli uomini la fede e di renderla cosciente e attiva, per mezzo di un’opportuna istruzione. Abbiano cura che questo insegnamento sia fatto secondo un ordine ed un metodo che si addica, oltre che alla materia di cui si tratta, alla mentalità, alle capacità, all’età e alle condizioni di vita degli uditori, e sia basato sulla sacra Scrittura, sulla tradizione, sulla liturgia, sul magistero e sulla vita della Chiesa. Si adoperino inoltre perché i catechisti siano convenientemente preparati al loro compito, conoscano di conseguenza a fondo la dottrina della Chiesa e apprendano in teoria ed in pratica le leggi della psicologia e le materie pedagogiche. Abbiano anche cura di ripristinare o meglio adattare ai nostri tempi l’istituto dei catecumeni adulti. Appendice Il ministero di santificare il popolo di Dio 15. Nell’esercizio del loro ministero di santificazione, i vescovi si ricordino bene di essere stati scelti di mezzo agli uomini e di essere stati investiti della loro dignità per gli uomini in tutto ciò che si riferisce a Dio, affinché offrano doni e sacrifici per i peccati. Infatti i vescovi hanno la pienezza del sacramento dell’ordine; e da loro dipendono, nell’esercizio della loro potestà, sia i presbiteri, che sono stati anch’essi consacrati veri sacerdoti del Nuovo Testamento perché siano prudenti cooperatori dell’ordine episcopale, sia i diaconi, che in unione col vescovo ed al servizio del suo presbiterio sono destinati al ministero del popolo di Dio. I vescovi perciò sono i principali dispensatori dei misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e custodi della vita liturgica nella Chiesa loro affidata (23). Mettano perciò in opera ogni loro sforzo, perché i fedeli, per mezzo della eucaristia, conoscano sempre più profondamente e vivano il mistero pasquale, per formare un corpo più intimamente compatto, nell’unità della carità di Cristo (24). «Perseveranti nella preghiera e nel ministero della parola » (At 6,4) pongano ogni loro impegno, perché tutti quelli che sono affidati alle loro cure siano concordi nella preghiera (25) e perché, ricevendo i sacramenti, crescano nella grazia e siano fedeli testimoni del Signore. Nella loro qualità di maestri di perfezione si 45 Appendice studino di fare avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno (26) ricordino tuttavia di esse tenuti a dare essi per primi esempio di santità, nella carità, nell’umiltà e nella semplicità della vita. Conducano le Chiese loro affidate a tal punto di santità che in esse siano pienamente manifestati i sentimenti della Chiesa universale di Cristo. Di conseguenza cerchino di incrementare più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie. Il ministero di guidare il popolo di Dio 46 16. Nell’esercizio del loro ufficio di padri e di pastori, i vescovi si comportino in mezzo ai loro fedeli come coloro che servono (27) come buoni pastori che conoscono le loro pecorelle e sono da esse conosciuti, come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti e la cui autorità ricevuta da Dio incontra un’adesione unanime e riconoscente. Raccolgano intorno a sé l’intera famiglia del loro gregge e diano ad essa una tale formazione che tutti, consapevoli dei loro doveri, vivano ed operino in comunione di carità. Per raggiungere simile intento i vescovi «disposti a qualsiasi opera buona» (2 Tm 2,21), e «sopportando tutto per amore degli eletti» (2 Tm 2,10), orientino la loro vita in modo che sia atta a rispondere alle esigenze dei nostri tempi. Trattino sempre con particolare carità i sacer- Appendice doti, perché essi si assumono una parte dei loro ministeri e delle loro preoccupazioni, e vi si consacrano nella vita quotidiana con tanto zelo. Li considerino come figli ed amici (28) e perciò siano disposti ad ascoltarli e a trattarli con fiducia e benevolenza, allo scopo di incrementare l’attività pastorale in tutta la diocesi. Dimostrino il più premuroso interessamento per le loro condizioni spirituali, intellettuali e materiali, affinché essi, con una vita santa e pia, possano esercitare il loro ministero fedelmente e fruttuosamente. A tale scopo favoriscano istituzioni e organizzino particolari convegni nei quali i sacerdoti di tanto in tanto possano riunirsi, sia per la rinnovazione della loro vita in corsi più lunghi di esercizi spirituali, sia per l’approfondimento delle scienze ecclesiastiche, e specialmente della sacra Scrittura e della teologia, dei problemi sociali di maggiore importanza e dei nuovi metodi dell’attività pastorale. Seguano con misericordia attiva quei sacerdoti che, per qualsiasi ragione, si trovano in pericolo, o sono in qualche modo venuti meno ai loro doveri. Per essere in grado di meglio provvedere al bene dei fedeli, secondo il bisogno di ciascuno, i vescovi cerchino di conoscere a fondo le loro necessità e le condizioni sociali nelle quali vivono, ricorrendo, tale scopo, a tutti i mezzi opportuni, e specialmente alle indagini sociologiche. Si dimostrino premurosi verso tutti: di qualsiasi età, condizione, nazionalità siano essi del paese, o di passaggio, o stranieri. Nell’eser- 47 Appendice cizio di questa attività pastorale, rispettino compiti spettanti ai loro fedeli nelle cose di Chiesa, riconoscendo loro anche il dovere ed il diritto di collaborare attivamente all’edificazione del corpo mistico di Cristo. Amino i fratelli separati e raccomandino ai lo fedeli di trattarli con grande umanità e carità, favorendo così l’ecumenismo, inteso nel senso insegnato dalla Chiesa (29). Estendano il loro zelo anche ai non battezzati, affinché pure ad essi si manifesti la carità di Cristo, di cui i vescovi sono testimoni davanti a tutti. Varie attività nell’apostolato 17. Si sviluppino le varie forme di apostolato. In tutta la diocesi e nei settori particolari queste opere di apostolato siano opportunamente coordinate ed intimamente unite tra di loro, sotto la guida del ve scovo. Grazie a ciò tutte le iniziative ed attività d, carattere catechistico, missionario, caritativo, socia le, familiare, scolastico, ed ogni altro lavoro mirante a fini pastorali, saranno ricondotte a un’azione con corde, dalla quale sia resa ancor più palese l’unità della diocesi. Estratto dal Codice di Diritto Canonico 48 Can. 396 - §1. Il Vescovo è tenuto all’obbligo di visitare ogni anno la diocesi, o tutta o in parte, in modo da visitare tutta la diocesi almeno Appendice ogni cinque anni, o personalmente oppure, se è legittimamente impedito, tramite il Vescovo coadiutore, o l’ausiliare, o il Vicario generale o episcopale, o un altro presbitero. §2. È in facoltà del Vescovo scegliere i chierici che preferisce come accompagnatori e aiutanti nella visita, riprovato ogni privilegio o consuetudine contraria. Can. 397 - §1. Sono soggetti alla visita ordinaria del Vescovo le persone, le istituzioni cattoliche, le cose e i luoghi pii che sono nell’ambito della diocesi. §2. Il Vescovo può visitare i membri degli istituti religiosi di diritto pontificio e le loro case solo nei casi espressamente previsti dal diritto. Can. 398 - Il Vescovo si impegni a compiere la visita pastorale con la dovuta diligenza; faccia attenzione a non gravare su alcuno con spese superflue. Estratto dal Direttorio dei Vescovi del 2004 III. La Visita Pastorale 221. Natura della visita pastorale. “Il Vescovo ha l’obbligo di visitare la diocesi ogni anno interamente o parzialmente, in modo che almeno ogni cinque anni visiti tutta la diocesi, di persona o, se ne è legittimamente impedito, per mezzo del Vescovo Coadiutore, o dell’Ausiliare, o 49 Appendice 50 del Vicario Generale o episcopale, o di un altro presbitero” (678). La visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio. è occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa. La visita gli consente inoltre di valutare l’efficienza delle strutture e degli strumenti destinati al servizio pastorale, rendendosi conto delle circostanze e difficoltà del lavoro di evangelizzazione, per poter determinare meglio le priorità e i mezzi della pastorale organica. La visita pastorale è pertanto un’azione apostolica che il Vescovo deve compiere animato da carità pastorale che lo manifesta concretamente quale principio e fondamento visibile dell’unità nella Chiesa particolare (679). Per le comunità e le istituzioni che la ricevono, la visita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1 Pt 5, 4) e guardiano delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cf. Lc 1, 68) (680). Alla visita pastorale sono soggetti “le persone, istituzioni cattoliche, cose e luoghi sacri che si trovino entro l’ambito della diocesi” (681), compresi i monasteri autonomi e le case degli Istituti Appendice religiosi di diritto diocesano e tenute presenti le limitazioni di esercizio poste dalla norma canonica per quanto attiene alle chiese ed oratori di quelli di diritto pontificio (682). 222. Modo di effettuare la visita pastorale alle parrocchie. Nella visita alle parrocchie, il Vescovo cerchi di realizzare, secondo le possibilità di tempo e di luogo, i seguenti atti: a) celebrare la Messa e predicare la Parola di Dio; b) conferire solennemente il sacramento della Confermazione, possibilmente durante la Messa; c) incontrare il parroco e gli altri chierici che aiutano nella parrocchia; d) riunirsi con il Consiglio pastorale o, se non esiste, con i fedeli (chierici, religiosi e membri delle Società di vita apostolica e laici) che collaborano nei diversi apostolati e con le associazioni di fedeli; e) incontrarsi con il Consiglio per gli affari economici; f) avere un incontro con i bambini, i ragazzi e i giovani che percorrono l’itinerario catechistico; g) visitare le scuole e altre opere e istituzioni cattoliche dipendenti dalla parrocchia; h) visitare, nei limiti del possibile, alcuni malati della parrocchia. Il Vescovo potrà anche decidere altri modi di farsi presente tra i fedeli, considerando gli usi del posto e l’opportunità apostolica: con i giovani, per esempio in occasione di iniziative culturali e sportive; con gli operai, per stare in loro compagnia, dialogare, ecc. 51 Appendice Nella visita non si deve tralasciare, infine, l’esame della amministrazione e conservazione della parrocchia: luoghi sacri e ornamenti liturgici, libri parrocchiali e altri beni. Tuttavia, alcuni aspetti di questo compito potranno essere lasciati ai vicari foranei o ad altri chierici idonei (683), nei giorni precedenti o successivi alla visita, cosicché il Vescovo possa dedicare il tempo della visita soprattutto agli incontri personali, come compete al suo ufficio di Pastore (684). 52 223. Preparazione della visita pastorale. La visita pastorale, programmata con il dovuto anticipo, richiede un’adeguata preparazione dei fedeli, mediante speciali cicli di conferenze e prediche su temi relativi alla natura della Chiesa, alla comunione gerarchica e all’episcopato, ecc. Si potranno anche pubblicare opuscoli e utilizzare altri mezzi di comunicazione sociale. Per mettere in risalto l’aspetto spirituale e apostolico, la visita può essere preceduta da un corso di missioni popolari (685), che raggiunga tutte le categorie sociali e tutte le persone, anche quelle lontane dalla pratica religiosa. Il Vescovo deve anche prepararsi in modo adeguato ad effettuare la visita, informandosi in precedenza sulla situazione socio-religiosa della parrocchia: tali dati potranno rivelarsi utili a lui e agli uffici diocesani interessati, per avere un quadro reale dello stato delle comunità e adottare gli opportuni provvedimenti. Appendice 224. Atteggiamento del Vescovo durante la visita. Durante la visita, come in ogni esercizio del suo ministero, il Vescovo si comporti con semplicità e amabilità, e dia esempio di pietà, carità e povertà: tutte virtù che, insieme alla prudenza, distinguono il Pastore della Chiesa. Il Vescovo stimi la visita pastorale come quasi anima episcopalis regiminis, un’espansione della sua presenza spirituale tra i suoi fedeli (686). Avendo come modello Gesù, il buon Pastore, egli si presenti ai fedeli non “con ostentazione di eloquenza” (1 Cor 2, 1), né con dimostrazioni di efficientismo, bensì rivestito di umiltà, bontà, interesse per le persone, capace di ascoltare e di farsi comprendere. Durante la visita, il Vescovo deve preoccuparsi di non gravare sulla parrocchia o sui parrocchiani con spese superflue (687). Ciò non impedisce, tuttavia, le semplici manifestazioni festive, che sono la naturale conseguenza della gioia cristiana ed espressione di affetto e venerazione per il Pastore. 225. Conclusione della visita. Conclusa la visita pastorale alle parrocchie, è opportuno che il Vescovo rediga un documento che testimoni la avvenuta visita per ciascuna parrocchia, dove ricordi la visita svolta, apprezzi gli impegni pastorali e stabilisca quei punti per un cammino più impegnato della comunità, senza tralasciare di far presente lo stato dell’edilizia di culto, delle opere pastorali e di altre eventuali istituzioni pastorali. 53 Appendice Estratto dal Cerimoniale dei Vescovi CAPITOLO II La visita pastorale 1177. I1 vescovo, nell’adempiere il dovere di visitare le parrocchie e le comunità della sua diocesi, non dia l’impressione di compiere un dovere puramente amministrativo, ma si faccia chiaramente conoscere dai propri fedeli come annunziatore del vangelo, dottore, pastore e gran sacerdote dei proprio gregge. 1178. Perché si possa più efficacemente ottenere ciò, la visita del vescovo avvenga, per quanto è possibile, in quei giorni in cui i fedeli possano partecipare più numerosi; essi inoltre, a tempo debito, siano preparati dai loro presbiteri con una catechesi adeguata. La visita poi sia sufficientemente protratta, in modo che il vescovo possa esaminare, promuovere, favorire e indirizzare ad unità di azione l’apostolato dei presbiteri e dei laici e le opere di carità ed inoltre presiedere le celebrazioni liturgiche. 54 1179. I1 vescovo, dopo aver indossato le vesti descritte più sopra al n. 63, venga accolto convenientemente, secondo le circostanze di luogo e situazione. Se sembra opportuno, venga accolto e salutato solennemente alla porta della chiesa o nella chiesa stessa dal clero e dal popolo. Dove poi si può fare e sembra opportuno, sia anche condotto alla chiesa con un canto festi- Appendice vo. La sobria solennità con cui viene accolto il vescovo sia segno dell’amore e della devozione del popolo fedele verso il buon pastore. 1180. Alla porta della chiesa il vescovo viene ricevuto dal parroco, rivestito di piviale, che presenta al bacio del vescovo l’immagine del crocifisso; quindi gli porge l’aspersorio con l’acqua benedetta. Il vescovo asperge sé stesso e i fedeli. Quindi il vescovo, dopo una breve adorazione in silenzio al ss. sacramento, si reca al presbiterio, dove il parroco, stando davanti all’altare, invita i fedeli a pregare per il vescovo e dopo una breve preghiera in silenzio, proclama l’orazione colletta O Dio, pastore eterno oppure: O Dio, pastore e guida di tutti credenti, come si trovano nel “Messale Romano” 858. Quindi il vescovo saluta il popolo e spiega quali siano le incombenze in occasione della visita; infine proclama l’orazione del titolo della chiesa o del patrono del luogo e benedice il popolo nel modo consueto. Il parroco infine congeda l’assemblea. 1181. Quando invece segue la messa, subito dopo l’orazione per il vescovo, egli indossa alla sede le vesti sacre per la messa; la concelebrino con il vescovo i presbiteri che hanno la cura pastorale della parrocchia o che dimorano nel suo territorio, e ad essa partecipino attivamente i fedeli. Bisogna soprattutto procurare che ciò avvenga in quelle distaccate regioni della diocesi i cui abitanti raramente o mai possono 55 Appendice partecipare alla messa stazionale del vescovo nella loro città. 1182. Affinché poi appaia più chiaramente ai fedeli che il vescovo è il principale dispensatore dei misteri di Dio, come anche il moderatore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa a lui affidata, è desiderabile che egli amministri, durante la visita pastorale, non solo il sacramento della confermazione, ma talvolta anche gli altri sacramenti, soprattutto nella visita agli infermi. 1183. Se poi la visita si protrae, si tenga in chiesa qualche celebrazione della liturgia delle ore o della parola di Dio, con l’omelia dei vescovo e le preghiere per la Chiesa sia universale, sia diocesana. 1184. Secondo l’opportunità, il vescovo si rechi anche al cimitero con il popolo e li elevi preghiere per i fedeli defunti, osservando le norme date più sopra ai nn. 399ss. circa l’aspersione dei sepolcri. 56 Appendice Il Brano del Vangelo, icona della Visita Pastorale Vangelo di Giovanni 4, 1-26 [1] Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni [2] - sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, [3] lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. [4] Doveva perciò attraversare la Samaria. [5] Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: [6] qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. [7] Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. [8] I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. [9] Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. [10] Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. 57 Appendice 58 [11] Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? [12] Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”. [13] Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; [14] ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. [15] “Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. [16] Le disse: “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. [17] Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; [18] infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. [19] Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta. [20] I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. [21] Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. [22] Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Appendice [23] Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. [24] Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. [25] Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. [26] Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”. 59 Appendice Traccia per l’elaborazione della relazione per la Visita Pastorale da parte dei Sacerdoti e dei Vicari Foranei Prima parte: aspetto sociale Descrizione sintetica della Parrocchia (Vicaria): numero abitanti, livello culturale, presenza di appartenenti ad altre religioni cristiane e non cristiane, presenza di attività produttive e istituzioni scolastiche. Seconda parte: aspetto pastorale 60 1) Evangelizzazione e catechesi • Presenza e funzionamento del Consiglio Pastorale Parrocchiale. • Descrizione di attività di predicazione straordinaria al di fuori delle celebrazioni (missioni, catechesi pubbliche, catechesi degli adulti): modalità, partecipazione, tempi, argomenti. • Pastorale della famiglia e dei giovani: iniziative, metodi, risultati. • Associazionismo cattolico. • Utilizzazione di mezzi informatici per la catechesi e la formazione. • Modalità seguite per informare i fedeli sul contenuto dei documenti emanati dalla Chiesa e dal Vescovo diocesano. • Modalità per diffondere la stampa cattolica Appendice (Avvenire, Lazio 7, Frontiera, riviste cattoliche a diffusione nazionale): indicazione del numero di abbonamenti. • Presenza e funzionamento di Confraternite: formazione, attività, rapporti. 2) Liturgia • Descrizione della vita liturgica, oltre alla Messa feriale e festiva, rispetto delle norme liturgiche e delle indicazioni fornite dai documenti ufficiali a carattere universale, nazionale e locale. • Quantità di celebrazioni Eucaristiche nei centri parrocchiali e nei centri di culto. • Quantità, qualità e modalità di altre celebrazioni liturgiche: Lodi, Vespri, Adorazioni Eucaristiche, celebrazioni della Parola soprattutto in occasione di festività religiose e ricorrenze; pii esercizi come Rosario e Via Crucis. • Partecipazione al canto della Comunità: indicare se permangono all’interno della liturgia canti non previsti dai repertori ufficiali, se ancora le parti in canto della Messa vengono affidate a solisti. • Indicare se il sacerdote canta alcune parti dell’ordinario della Messa. • Indicare se vengono rispettate le modalità suggerite per la celebrazione delle Esequie. 3) Carità e Missione • Indicare se presente la Caritas Parrocchiale: attività formative, attività in favore dei 61 Appendice poveri del luogo, animazione dell’Avvento di Fraternità e della Quaresima di Carità, contributo annuo in media versato alla Caritas diocesana per iniziative diocesane, nazionali o internazionali. • Attenzione in favore delle Missioni: animazione della Giornata Missionaria mondiale e dell’ottobre missionario, attività di sensibilizzazione e formazione in ambito missionario, contributo annuo versato all’Ufficio Missionario. Terza parte: aspetto amministrativo 62 • Presenza e funzionamento del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici. • Indicare se presente una cassa parrocchiale distinta dal patrimonio del Parroco. • Dichiarare se annualmente viene inviato il bilancio alla Curia. • Dichiarare se il Parroco e il Consiglio Affari Economici sono a conoscenza di tutti i beni immobili della Parrocchia e del loro stato di conservazione e manutenzione. • Indicare se i beni artistici e storici presenti nella Parrocchia sono catalogati e in che stato di conservazione si trovano. • Indicare il luogo e lo stato di conservazione dei documenti antichi, se presenti, dei documenti ecclesiali, dei bollettini diocesani. • Dichiarare la corretta tenuta dei libri: dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni, delle esequie, dello stato delle anime. Appendice • Modalità di archiviazione e catalogazione della corrispondenza: lettere ai fedeli, lettere ad uffici e organismi di Curia, lettere a terzi. • Livello di utilizzazione di strumenti informatici per la gestione amministrativa della Parrocchia. 4) Altro. 63 Preghiera per la Visita Pastorale Signore Gesù, Maestro e Profeta, che vieni ogni giorno a stabilirti in mezzo a noi, per invitarci ad una speciale amicizia con te, aiutaci a riscoprire la sorgente viva della nostra fede, che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro Battesimo. Donaci l’acqua zampillante del tuo Spirito, perché sentiamo in noi la forza di correre dai nostri fratelli, per annunciare loro che tu ci ami e sei vicino a chi ti cerca con cuore sincero. Suscita sempre in noi quelle domande scomode che ci fanno desiderare la tua Parola di salvezza, perché diventiamo tuoi veri adoratori, in spirito e verità, e testimoni credibili e convinti del tuo Vangelo. Guida e assisti la nostra Chiesa, perché riceva la tua Visita di Sposo e Signore e si apra alla vita nuova che viene da te, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.