Delio Lucarelli
Vescovo di Rieti
Al Pozzo di Giacobbe
Riflessioni e indicazioni in occasione
della Seconda Visita Pastorale
Diocesi di Rieti
Mons. Delio Lucarelli
Vescovo di Rieti
Abate Perpetuo di S. Salvatore Maggiore
Decreto di indizione
della seconda Visita Pastorale
A
distanza di cinque anni dalla
conclusione del Sinodo Diocesano reatino e a dieci anni
dalla conclusione della mia prima Visita Pastorale alla Diocesi di Rieti;
Visto il Codice di Diritto Canonico,
cann. 396, 397 e 398;
Visto il Direttorio per il Ministero Pastorale dei Vescovi, Apostolorum Successores del 2004;
Al fine di sostenere la pastorale ordinaria e quotidiana delle Comunità parrocchiali e religiose;
con il presente
Decreto
delibero di indire, come di fatto indìco,
la seconda Visita Pastorale alla Diocesi di Rieti, della quale sono Ordinario
e Pastore, presentandomi come princìpio e fondamento visibile dell’unità
della nostra Chiesa particolare.
Mi affido a Cristo Buon Pastore e alla
Beata Vergine Maria invocata sotto il
titolo di Madonna del Popolo e a tutti i
Santi della Diocesi di Rieti.
Invito tutto il Popolo di Dio ad elevare
suppliche e incessanti orazioni perché
questo Atto del Mio governo pastorale
si svolga secondo la volontà del Signore.
Che tutta la nostra Chiesa si ponga al
servizio e in ascolto del Maestro Gesù
che si intrattiene con il suo Popolo e
che ogni giorno lo santifica e governa.
Dato in Rieti, il 2 febbraio 2010
Festa della Presentazione
di Gesù al Tempio
XIII Anniversario
del Mio ingresso in Diocesi
 Delio Lucarelli
Vescovo
Prot. 05/2010
Il Cancelliere Vescovile
Sac. Ernesto Pietrangeli
Delio Lucarelli
Vescovo di Rieti
Al Pozzo di Giacobbe
Riflessioni e indicazioni in occasione
della Seconda Visita Pastorale
PREMESSA
Uno semina, uno miete
L
a conoscenza approfondita della nostra Diocesi di Rieti in questi tredici
anni trascorsi mi ha fatto determinare a compiere una seconda Visita Pastorale. Ringrazio il Signore per questa ricca esperienza di
servizio pastorale nella Diocesi di Rieti, Chiesa
di Dio e di gente che ho imparato ad amare e
alla quale ho dedicato tutte le mie energie e il
mio tempo e alla quale confido di continuare a
dedicarmi con generosità e impegno.
Ogni lavoro che noi compiamo non inizia mai
dal punto di avvio, ma sempre si fonda su ciò
che hanno realizzato altri e abbiamo la certezza
che continuerà nel futuro per l’azione generosa
di tante persone, ma soprattutto per l’opera dello Spirito che spinge la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice.
Ho ritenuto di adottare come icona biblica
per questa seconda Visita Pastorale il brano del
vangelo di Giovanni (4, 1- 26) conosciuto come
quello della Samaritana al Pozzo di Giacobbe,
per i numerosi spunti di riflessione ecclesiologica e pastorale che può dare nel momento in
cui ci accingiamo tutti a vivere questo momento
di grazia, di verifica e di incoraggiamento alle
comunità.
Nei capitoli successivi, dopo una lettura meditata e ragionata della perìcope evangelica,
darò alcune indicazioni sulla preparazione, sullo svolgimento pratico della Visita e sui progetti
futuri.
9
PARTE PRIMA
Gesù e la Samaritana
1. «Lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso
la Galilea»
Già dai primi versetti del brano appare chiaro
il dinamismo di Gesù, quasi la fretta della sua
attività apostolica1; in poco tempo, circa tre
“pasque”, la sua azione evangelizzatrice è riuscita a generare quella meravigliosa esperienza
che è la Chiesa, nella sua dimensione spirituale,
religiosa, ma anche organizzativa e sociale nel
corso di questi duemila anni.
Sembrerebbe che l’impegno di Gesù non fosse organizzato, se non quel minimo che potesse bastare: Egli si recava là dove c’era bisogno
della sua presenza e della sua Parola. Lasciò la
Giudea, dove era il centro della vita religiosa
e politica d’Israele, Gerusalemme e il Tempio,
per tornare in Galilea, la regione della sua infanzia e del lavoro con Giuseppe, dell’amore
filiale che lo aveva legato a Maria, perché in
Giudea si parlava dei suoi miracoli, e ragioni di
opportunità imponevano scelte ancora prudenti.
1 Angelico POPPI, ofmconv, Sinossi e Commento esegetico-spirituale
dei quattro Vangeli, edizioni Messaggero di Padova, 2004, pag. 528:
«Gesù lasciò la Giudea, refrattaria al suo messaggio e sospettosa
per la sua attività».
11
Parte prima
La vita cristiana è un peregrinare infaticabile
sulle vie di Dio, dove Egli ci chiama e ci indirizza, per portare l’annuncio del Vangelo; ancor
più lo è la vita dei sacerdoti e dei vescovi. Ce
lo hanno insegnato i tanti sacerdoti di cui ho
sentito parlare in questi anni girando per la nostra terra, nomi e volti che non ho conosciuto
di persona, ma che mi sono stati presentati dai
ricordi nitidi e riconoscenti dei parrocchiani. Ce
lo hanno insegnato i vescovi di questa Chiesa,
che nei secoli hanno percorso le strade dei nostri piccoli centri e della città, conoscendo le
singole realtà, le persone, le contrade spesso
raggiungibili solo per le vie impervie di questo
ampio territorio.
2. «Doveva perciò attraversare la Samaria»
12
Gesù attraversa il territorio di gente che si era
resa colpevole di aver provocato uno “scisma”,
una rottura con la religione ufficiale, che aveva addirittura edificato un altro tempio in contrapposizione a quello di Gerusalemme, popolo ribelle e ingrato, ma era proprio necessario
passare di là, essere riconosciuto e visto con
sospetto e diffidenza.
È il rischio che deve correre chi porta il messaggio del Vangelo, non standosene comodamente appartato, ma affrontando il viaggio irto
di pericoli e di insidie; ogni nuova esperienza
pastorale, oltre che umana, nasconde qualche
sorpresa non sempre piacevole, ma vale la pena
Gesù e la samaritana
affrontarla con determinazione e coraggio.
Le difficoltà si “attraversano”, non si
aggirano, e Gesù accetta ancora una volta
questo rischio, come forse tante altre volte
ancora aveva dovuto affrontare questa immersione nel territorio “nemico”.
L’attività pastorale è certamente poliedrica e sia i pastori che i fedeli sanno che
non è facile, soprattutto nella sua dimensione
ad extra, quando si tratta di incontrare coloro
che non sembrano interessati a ragionare sulla fede, su Dio, sul senso profondo della vita,
sulla comunità cristiana nella quale impegnarsi,
perché luogo di crescita comune e di presenza
del Signore.
Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva
presso il pozzo. Era verso mezzogiorno
13
Parte prima
3. «Qui c’era il pozzo di Giacobbe»
C’è un luogo dove Gesù si ferma, forse dove si
fermavano tutti i viandanti che passavano di là
per ristorarsi e rinfrancare il corpo. Il pozzo era
anche il luogo della memoria: Giacobbe aveva
dato il terreno al figlio Giuseppe, dove c’era il
pozzo:2 icona del luogo dell’incontro sponsale,
memoria dei fatti biblici che costituiscono la
radice del popolo, luogo dei frutti di quel lungo cammino nel tempo dove si fa sintesi della
storia, profondità che nasconde, che custodisce,
ma che ridona anche quell’acqua che dà ristoro
e salvezza.
4. «Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva
presso il pozzo. Era verso mezzogiorno»
Il Maestro, quando il sole è alto e splende il
pieno giorno, stanco del viaggio si siede presso il pozzo; avrebbe potuto tirare diritto, come
avrebbe fatto chiunque altro che conosceva la
storia della divisione dei due popoli, o forse si
era fermato lì a quell’ora perché pensava che
non avrebbe incontrato nessuno. Di sera le donne si recavano al pozzo ad attingere acqua, ma a
mezzogiorno era troppo tardi perché le faccende domestiche erano già avviate.
14
2 POPPI, op. cit. pag. 528: Eliezer (servo di Abramo) vi incontrò Rebecca, Giacobbe Rachele, Mosè le figlie di Reuel.
Gesù e la samaritana
Ma forse Gesù si ferma lì a quell’ora proprio
perché aspetta che qualcuno si rechi ad incontrarlo.
La pastorale della vicinanza è soprattutto pastorale dell’attesa, dopo che è stato fatto tutto
ciò che è possibile e doveroso, un’attesa che
non è ozio, ma un’attesa operosa, che riesce a
provocare, un’attesa che chiama.
Gesù non si sta trasferendo da una parte ad
un’altra della “Terra Santa” quasi si spostasse
da un luogo di lavoro ad un altro, Egli è sempre,
potremmo dire usando un’espressione attuale,
“in servizio”, come ogni apostolo del Vangelo,
e non ha paura di incontri che lo mettano a disagio.
5. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”
La donna che Gesù forse aspettava giunge con
la sua brocca per cogliere l’acqua, a quell’ora,
quando probabilmente non vi era neppure necessità. Forse aveva intravisto l’uomo da lontano e lei voleva metterlo alla prova, avrebbe
potuto tornare indietro ed evitarlo. Ma neanche
lei sembra avere paura di incontri imbarazzanti.
Gesù, per la mentalità ebraica del tempo, si
comporta come uno che non conosce le ferree
leggi sociali e religiose del suo popolo e del suo
tempo, o come uno sfrontato che chiede da bere
a una donna sconosciuta, quando le norme proibivano che un uomo si potesse rivolgere ad una
15
Parte prima
donna senza che fosse presente un altro uomo
della famiglia di lei.
Gesù vuole una reazione della donna, che non
gli avrebbe dato da bere senza dire nulla, non
avrebbe potuto non meravigliarsi. «Dammi da
bere» era la frase che porgevano come “scusa”
gli uomini che volevano conquistare le ragazze
che attingevano l’acqua al pozzo3.
Sembrava una proposta azzardata, oltre il significato delle parole.
6. Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere
a me, che sono una donna samaritana?
Con una domanda inizia la relazione interpersonale tra i due, una domanda a cui soggiace un
certo pregiudizio. Le cattive relazioni tra due
popoli si dovrebbero tradurre necessariamente
in ostilità tra persone appartenenti ai due popoli, ma non è così. Gesù e la donna di Samaria
stigmatizzano questi luoghi comuni, diffusi già
allora e forse da sempre e ancora oggi tristemente presenti nella nostra società, anche nei
nostri paesi.4
I campanilismi non sono compatibili con il
cristianesimo vissuto, le contrapposizioni sono
16
3 POPPI, op. cit. pag. 528: nell’A.T. Dio è identificato con l’acqua viva
in contrapposizione a quella della cisterna, che ristagna. Lo Spirito
è sorgente di vita eterna.
4 FABRIS, op. cit.: Origene, considera l’acqua viva gli «insegnamenti
dello Spirito».
Gesù e la samaritana
Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere
a me, che sono una donna samaritana?
ostacoli a quel dialogo che nasce invece da
uno sguardo caldo e accogliente: ne sono una
testimonianza anche le numerose amicizie che
sono nate tra persone appartenenti a popoli tra
loro tradizionalmente nemici come israeliani e
palestinesi. Quando si incontrano gli sguardi,
quando nasce la simpatia e si stringono le mani,
cadono tutte le barriere.
Questa immagine può far riconciliare tra loro
tante persone delle nostre parrocchie e comunità che da tempo non si rivolgono la parola.
17
Parte prima
7. Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui
che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene
avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva
L’argomentare di Gesù capovolge i ruoli: la conoscenza del dono di Dio, della persona stessa
di Gesù, provoca una richiesta di appagamento
di quella sete che le persone hanno della vita
eterna.
Il pozzo e l’acqua acquistano un significato
nuovo; Cristo è l’acqua viva. Gesù ancora una
volta usa gli elementi della natura come metafora di se stesso e della sua presenza in mezzo
a noi, secondo la logica dell’incarnazione, in
base alla quale un messaggio non attecchisce
se non viene veicolato secondo le capacità di
coloro a cui è rivolto e se non vi è una sorta di
svuotamento in forza del quale ciò che è immensamente grande si fa piccolo per provocare
a sua volta una crescita feconda, nuova vita.
8. «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque
quest’acqua viva?»
Da dove prende Gesù quest’acqua viva5. La
18
5 FABRIS, op. cit.: al di là della situazione morale della donna,
dall’insieme risulta che Gesù stabilisce con lei un rapporto singolare
e privilegiato. Sono messe da parte le discriminazioni religiose e
razziali, come pure quella più radicale e persistente che contrappone
l’uomo e la donna.
Gesù e la samaritana
donna non ha ancora messo a fuoco il linguaggio di chi le sta parlando, il pozzo per Gesù è
solo la scusa e il luogo simbolico per trasferire
il discorso da un piano strettamente materiale,
visivo, ad uno spirituale. L’acqua di cui Lui
parla è solo significata dall’acqua del pozzo,
ma è Lui stesso, colui che parla, anzi è la Parola7 che può veramente dissetare il desiderio
dell’umanità di vivere in pienezza e nella totalità un’esperienza di fede che rinnova la vita e la
prospettiva di senso.
6
9. Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui
con i suoi figli e il suo gregge?
Ancora non sono chiari alla donna la missione e
lo spessore di Gesù, ma comincia a percepirne
l’effettiva portata, forse quel tizio è veramente
più grande di Giacobbe! Si sta per dischiudere
alla donna Samaritana il vero significato degli
insegnamenti che ha ricevuto, anche se da una
comunità scismatica. Le promesse e le anticipazioni dell’Antico Testamento non possono non
6 Rinaldo FABRIS, Giovanni, editrice Borla, 1992, pag. 310: per i
commentatori antichi l’acqua viva è lo Spirito Santo, fonte di fecondità per Cirillo di Alessandria, primizia di vita eterna per Teodoro di
Mopsuestia, acqua che purifica per Giovanni Crisostomo, dono di
Dio per Agostino, fonte di vita per Tommaso d’Aquino e gran parte
dei latini.
7 FABRIS, op. cit.: Origene, considera l’acqua viva gli «insegnamenti
dello Spirito».
19
Parte prima
Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete. Ma chi beve
dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete
trovare il loro naturale sbocco in qualcuno che
dia loro pieno compimento.
10. Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete. Ma chi beve dell’acqua che io gli darò,
non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli
darò diventerà in lui sorgente di acqua che
zampilla per la vita eterna.
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Ormai Gesù scopre le carte, solo Lui può dare
quell’acqua che disseta. La sete, il desiderio
dell’acqua che allora come oggi in molti paesi
del mondo, soprattutto del cosiddetto sud del
mondo, non è questione di capricci, è questione
di vita. Mentre noi sprechiamo questa preziosa
risorsa che ci è data in abbondanza, in alcune
zone del mondo è la principale preoccupazione
Gesù e la samaritana
delle famiglie e dei singoli, non solo e non tanto
per l’igiene e per il disbrigo delle faccende, ma
per dissetarsi, per preparare i pasti.
È uno scandalo che ci siano ancora persone e
popoli che muoiono per mancanza di acqua. Ma
l’acqua che non disseta, secondo la prospettiva di Gesù, non è solo quella materiale, ma per
estensione è tutto ciò che è materiale e che non
appaga il nostro desiderio, bensì lo infiamma
ancora di più. Soprattutto nella nostra società,
nella quale ogni cosa, anche la più insignificante, viene ritenuta necessaria, siamo portati a desiderare e a volere sempre tutto e di più.
È la condizione umana dalla quale difficilmente possiamo prescindere, ma non possiamo
rimanerne completamente schiavi.
In alcune esperienze religiose non cristiane,
come il Buddismo, ad esempio, si ritiene che
il fondamento del dolore sia proprio il desiderio. Ciò è espresso dalle quattro nobili verità,
secondo le quali, tutto è dolore (1a), il dolore
è generato dal desiderio (2a), per eliminare il
dolore bisogna eliminare il desiderio (3a), attraverso il nobile ottuplice sentiero (4a), cioè sostanzialmente con una vita retta.
Ad una attenta riflessione il messaggio di
questa religione non cristiana, nata intorno al V
secolo a. C., punta a liberare l’uomo dall’eccessivo desiderio delle cose, non solo quelle materiali, che genera dolore.
Anche Gesù, con la forza persuasiva e la novità che lo rende speciale come persona e in
tutto il suo messaggio, ci invita a non essere
21
Parte prima
prigionieri delle cose, di cui l’acqua è segno.
La sua acqua è di tutt’altro genere, è piuttosto una nuova dimensione di vita, la vita nello
Spirito.8
11. Signore, gli disse la donna, dammi di
quest’acqua, perché non abbia più sete e non
continui a venire qui ad attingere acqua.
La Samaritana non ha ancora afferrato il senso del messaggio, sta emergendo però da una
situazione di freddezza spirituale ad un nuovo
approccio alla sua vita di fede. Chiede ancora
di essere liberata da una difficoltà contingente,
cioè quella di attingere acqua materiale, perché
l’acqua che dona Gesù è per la vita eterna. Forse la difficoltà della donna non è solo quella di
recarsi al pozzo per cogliere l’acqua, ma quella
di incontrarsi con altre persone che la mettono in difficoltà, perché la giudicano per la sua
situazione matrimoniale. La domanda di Gesù,
che è quasi anche una risposta, è immediata e
dà chiaramente una svolta all’episodio, lo avvia verso il punto di chiusura e di sbocco finale,
quello in cui viene riconosciuto come un profeta.
22
8 POPPI, op. cit.: nella Bibbia l’acqua simboleggia la vita e la Sapienza, identificata con la Toràh.
Gesù e la samaritana
12. Le disse: «Va’ a chiamare tuo marito e poi
ritorna qui».
Cambia discorso il Maestro, o è una strategia
comunicativa? È chiaro che, proprio come un
pedagogo che si accorge di non essere stato
chiaro, cambia metodo e per un altro percorso
porta il discente a trovare la soluzione del problema. Gesù sa che la situazione matrimoniale della donna non è regolare e provoca in lei
una sorta di riconoscimento della sua irregolarità. Visto dall’esterno il comando imperativoesortativo di Gesù, sembrerebbe quasi che Lui
voglia parlare con qualcuno che sia in grado di
capire meglio o che sia abilitato dalla legge ad
assumersi qualche responsabilità . Alcuni studiosi sono concordi nel ritenere che l’invito di
Gesù sia piuttosto una dimostrazione più sbrigativa per farsi meglio riconoscere dalla donna,
ma appare più gustosa la spiegazione di altri
esegeti, secondo i quali, poiché le donne non
potevano aver avuto più di tre mariti e la Samaritana ne aveva avuti cinque, il sesto sarebbe
“Dio”, il vero marito.10
9
9 FABRIS, op. cit.: al di là della situazione morale della donna,
dall’insieme risulta che Gesù stabilisce con lei un rapporto singolare
e privilegiato. Sono messe da parte le discriminazioni religiose e
razziali, come pure quella più radicale e persistente che contrappone
l’uomo e la donna.
10POPPI, op. cit.: la scena del pozzo in questa circostanza non si concluse con un matrimonio, bensì con il ritrovamento del vero marito.
La Samaria, mediante la missione di Gesù, ritornava al suo vero sposo, il Dio dei patriarchi.
23
Parte prima
13. «Rispose la donna: “Non ho marito”. Le
disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”;
infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai
ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.
Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei
un profeta»
24
Gesù dimostra alla Samaritana, donna che
l’Evangelista lascia senza nome, una donna
come tante, una persona come tante, che Lui
conosce la storia di ognuno, non per giudicare,
certamente, ma per mostrare che ogni persona
sta a cuore a Gesù, nella sua condizione particolare, con i suoi limiti, le sue vicende, i suoi
errori, in una parola con la sua umanità.
Il Profeta non giustifica la donna, né approva la
sua condizione irregolare, né la donna chiede
giustificazioni, come, ad esempio, molti cristiani oggi, che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari, vorrebbero che la Chiesa facesse qualche forzatura al suo insegnamento per
alleggerire il peso di un fardello che comunque
molti sentono di portare, anche se mostrano sicurezza e serenità nella loro nuova vita.
Chi vive in queste situazioni è al centro dei
pensieri e dell’attività pastorale della Chiesa e
le comunità cristiane devono essere accoglienti
e benevole, anche se non è possibile fare aggiustamenti di ordine dottrinale o morale.
Nella Visita Pastorale spero di trovare comunità che hanno già avviato iniziative di approfondimento delle tematiche legate al Matrimonio e all’annuncio del Vangelo della famiglia.
Gesù e la samaritana
14. I nostri padri hanno adorato Dio sopra
questo monte e voi dite che è Gerusalemme il
luogo in cui bisogna adorare.
La donna comincia ad entrare in sintonia con
il Signore, ma cerca un ultimo appiglio, quello di riannodarsi alla tradizione: i nostri padri
ci hanno detto questo, cioè che si adora Dio su
questo monte, e voi dite che si deve adorare a
Gerusalemme.
Gli schematismi fanno parte della condizione
umana, ma si deve avere il coraggio anche di
rivisitare il proprio vissuto religioso e umano.
Questo vale anche per la nostra realtà pastorale,
senza perdere mai il contatto con le cose e le
persone che ci hanno preceduto, dobbiamo far
tesoro di quanto abbiamo ricevuto, per essere
poi pronti a cambiare.
15. Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il
momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel
che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i
veri adoratori adoreranno il Padre in spirito
e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono
adorarlo in spirito e verità”
Qui Gesù crea il punto di rottura e dà le coordinate della grande novità del Vangelo e della sua
persona. Nella nuova visione del rapporto con
25
Parte prima
26
Dio non è importante il luogo, ma le persone,
cioè coloro che accettano la sfida di vivere nella
verità e secondo lo spirito.
La visione religiosa tradizionale ebraica è superata perché a Gesù stesso, ebreo tra ebrei, andava stretta. Se Dio è Spirito, allora tutto deve
essere fatto in vista di un rapporto di tipo spirituale. Se Dio è Spirito allora bisogna lasciare
spazio allo Spirito, ciò che conta veramente è
lo Spirito.
Oltre all’aspetto puramente dottrinale da tutti
conosciuto, cioè che Dio non è circoscrivibile
in un luogo e in contesto e in limiti stabiliti dalla pura ragione umana, qui il concetto di Spirito
è molto più ampio e tocca la realtà umana nella
quale si deve dare allo Spirito il primo posto,
come si deve dare il primo posto a ciò che è
spirituale.
La vera sfida per il futuro delle nostre comunità non sarà quella di tornare indietro, né dal
punto di vista sociale, né da quello religioso,
perché non è questo che ci richiedono i tempi
nei quali viviamo.
La realtà odierna è questa e non possiamo né
ignorarla, né demonizzarla, né indirizzarla forzatamente nella direzione giusta.
Si tratta di immergersi dentro questo mondo portandovi la differenza specifica cristiana,
come proposta accattivante, nella quale le cose
materiali siano al servizio dei valori e non viceversa.
Gesù e la samaritana
16. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù:
“Sono io, che ti parlo”. La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:
“Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto
quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”.
Ecco il punto centrale della conversazione, in
cui Gesù rivela se stesso senza prolungare il
discorso, ormai la donna è stata condotta per
mano, con una sapienza pedagogica straordinaria che l’evangelista ha saputo articolare e ricostruire con grande efficacia.
Gesù dice alla donna che il Messia che deve
venire è Lui stesso. Il dettaglio per nulla scontato della brocca abbandonata nei pressi del
pozzo è il segno del totale coinvolgimento della
Samaritana nel rapporto con Gesù. Le vecchie
certezze non servono più, non c’è più tempo per
stare dietro alla nostra radicata convinzione che
si deve fare sempre in un modo piuttosto che in
un altro.
Che sia forse il Messia?
Sì, è il Messia, noi lo sappiamo, perché lo
sperimentiamo nella nostra vita di fede e dobbiamo correre ad annunciarlo a tutti.
27
«So che deve venire il Messia: quando egli verrà, ci annunzierà
ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo»
PARTE SECONDA
Gesù e la nostra Chiesa
G
ià nel corso del commento al brano
evangelico, in cui ho voluto privilegiare non tanto e non solo la lettura
esegetica, ma quella esistenziale, ho cercato di
dare alcune indicazioni per la nostra pastorale.
Mi preme, a questo punto, fare una sintesi
ermeneutica, che tenga conto della nostra concreta realtà, utilizzando simboli e segni presenti
nel testo, per leggervi - con un po’ di creatività
- indizi per orientare il nostro cammino.
Gesù viene incontro all’uomo di oggi, come
all’uomo di tutti i tempi e lo cerca là dove egli
vive e opera, con i suoi limiti e le sue insicurezze. La sua Parola e la sua Persona ci interpellano sempre, ma con garbo e discrezione, con
rispetto e con pazienza.
Egli crea, come vuole creare con ognuno di
noi, un rapporto di vicinanza in cui la relazione
umana, vera, autentica, è necessaria per comunicare se stesso.
Il Pozzo rappresenta in qualche modo il legame con la tradizione, da cui non si può prescindere, una Tradizione da intendersi sia nel senso
più alto, teologico, come trasmissione della Parola nel corso del tempo, sia come legame fecondo con le generazioni passate.
29
Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa
La donna è la Chiesa, con i suoi tradimenti, le
sue infedeltà, le sue incomprensioni, ma anche
con la sua capacità di ascolto, con la sua disponibilità al cambiamento.
Gesù-Sposo attua con la Chiesa-Sposa una
comunicazione pienamente riuscita e si cala
nell’interiorità più nascosta perché tale comunicazione sia vera, ma soprattutto unica.
Non si scoraggia quando la donna mostra di
non comprendere appieno il suo messaggio e
non desiste fin quando non la mette in condizione di capire da sola qual è la posta in gioco.
Da questo testo, molto conosciuto e meditato da tanti, noi possiamo trarre ancora preziosi
insegnamenti, per la nostra attività pastorale,
senza sentirci inadeguati e senza coltivare idee
rinunciatarie.
Con le nostre comunità e la nostra gente dobbiamo mostrarci ed essere realmente pazienti, anche quando sembra che non ci seguano:
la pedagogia “divina” deve essere per noi di
esempio, senza farci sopraffare dalla fretta. Ma
ogni iniziativa va promossa nell’ottica della
continuità e della gradualità.
30
ASPETTI PRATICI
Preparazione e svolgimento
della Visita Pastorale
Dopo aver analizzato il testo che fa da guida
alla nostra riflessione in ordine alla Visita, è
necessario soffermarsi a considerare gli aspetti più pratici di questo evento ecclesiale, che
deve essere anche occasione per riflettere sulla
Chiesa e sulla nostra appartenenza ad essa. Lo
facciamo alla luce di alcuni documenti che guidano il Vescovo che si appresta a svolgere tale
atto del suo ministero: il Direttorio per il Ministero Pastorale del Vescovo e il Cerimoniale dei
Vescovi in vigore.
1. Preparazione della Visita
Dal prossimo Tempo di Pasqua inizierà la
preparazione della Visita nelle Vicarìe e nelle
Comunità. I Vicari Foranei e i Parroci, in piena sintonia con i Consigli Pastorali, individueranno le circostanze opportune e i momenti più
adatti per coinvolgere la comunità loro affidata
in una riflessione sulla Visita Pastorale, a partire dal presente documento, sia per gli aspetti
evangelici e dottrinali che per quelli pratici.
Dopo aver letto il documento e averne discusso, vorranno riflettere sulla situazione socio-religiosa della comunità per sottolineare gli
ambiti in cui si riscontrano maggiori necessità
e carenze.
Per la preparazione e lo svolgimento degli
31
Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa
32
incontri si potranno avvalere di personale che
potrà anche essere contattato tramite il Centro
Diocesano Evangelizzazione e Catechesi.
Già per la Pentecoste i Parroci predisporranno una breve relazione da consegnare al Vicario
Foraneo, in cui esporranno la situazione della
propria Parrocchia, sotto il profilo sociale e religioso, individueranno carenze, difficoltà e prospettive, evidenzieranno necessità e aspettative.
Avanzeranno anche proposte per il futuro spirituale e sociale della comunità e avranno cura
di analizzare aspetti e problemi di ordine amministrativo e pastorale.
La relazione, di circa cinque pagine digitate
al computer, sarà consegnata al Vicario Foraneo, che predisporrà una sintesi da consegnare
al Vescovo, unitamente alle relazioni dei Parroci, entro la metà del mese di giugno 2010,
perché possa adeguatamente prepararsi, come
anche suggerito dal Direttorio dei Vescovi.
Sarà opportuno anche soffermarsi brevemente, durante le omelie del Tempo di Pasqua,
sull’imminente Visita, perché i fedeli ne colgano la rilevanza pastorale ed ecclesiale.
Incoraggio la preparazione e lo svolgimento di momenti di preghiera, celebrazioni della
parola e adorazioni eucaristiche che abbiano lo
scopo di sensibilizzare le comunità in tal senso
e di suscitare un vero spirito di attesa spirituale
per l’atto ecclesiale che sta per compiersi.
Lo stesso Direttorio per il Ministero dei Vescovi, n° 222, prevede cicli di conferenze e prediche e addirittura missioni popolari per tutte
Aspettti pratici
le persone, anche per chi fosse lontano dalla
Chiesa.
I temi possono essere desunti, oltre che
dall’attualità ecclesiale e sociale, anche dai testi conciliari, soprattutto Lumen Gentium, Gaudium et Spes e Christus Dominus.
2. Svolgimento della Visita
Ho già condiviso con il Consiglio Presbiterale
e con i miei collaboratori alcune modalità per
lo svolgimento della Visita, e la riflessione è
ancora aperta per aggiungere ulteriori elementi.
Tuttavia ho anche annunciato che la svolgerò in
maniera parzialmente diversa rispetto alla precedente e al modo ordinario previsto dai testi
liturgici e giuridici che la disciplinano.
Nella singola Vicarìa tale “azione apostolica”,
come la definisce il Direttorio dei Vescovi, sarà
aperta da una celebrazione Eucaristica, concelebrata da tutti i presbiteri e religiosi del distretto
con la più ampia partecipazione dei laici impegnati e delle religiose.
Si svolgerà in orario mattutino nel periodo estivo, preferibilmente di Sabato, usando quando consentito - i formulari liturgici relativi alla Chiesa e al Vescovo, in occasioni in cui
non vi siano già ricorrenze o festività, perché
non si creino sovrapposizioni e sia ben chiara
a tutti la natura di ciò che si compie, svolgendo
ogni cosa con serenità e con i tempi necessari.
È decisamente da escludersi la Visita durante le
festività religiose.
33
Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa
Il luogo per la celebrazione sarà individuato
dai sacerdoti della Vicarìa, tenendo conto della
sua centralità rispetto alla zona, della popolazione, della raggiungibilità dai luoghi limitrofi, senza campanilismi e particolarismi, tenendo sempre presenti criteri oggettivi e pastorali.
Per quanto riguarda la concelebrazione essa
sarà preparata con cura, sia riguardo al canto a
cui dovrà partecipare tutta l’assemblea, che alla
proclamazione delle letture, alla predisposizione della preghiera dei fedeli e alla processione
offertoriale, applicando quanto disposto nel documento sulla liturgia, “Dignità e decoro delle
celebrazioni liturgiche”11.
In particolare le preghiere dei fedeli dovranno essere brevissime, non più di sei, corrette dal
punto di vista dottrinale e liturgico, omogenee
nello stile, adatte alla comunità, al tema della Visita e inserite nel tempo liturgico.
Durante la processione offertoriale, insieme al
pane e al vino per il sacrificio, potranno essere
recate offerte per i poveri e per le necessità della
Diocesi, senza doni simbolici.
Dopo la celebrazione dovrà essere previsto
un momento di incontro con i sacerdoti e i laici
impegnati della zona, per affrontare le necessità
emergenti e quelle già esposte nelle relazioni, al
fine di individuare anche possibili soluzioni.
34
11 Indicazioni Pastorali per l’Anno dell’Eucaristia 2004-2005, Dignità
e decoro delle Celebrazioni Liturgiche, pag. 25 ss.
Aspettti pratici
Nel pomeriggio, il Vescovo, accompagnato
dal Vicario Foraneo, potrà visitare centri e parrocchie, come pure eventuali enti o istituzioni
ecclesiali e civili, che si ritenga debbano essere
visitate.
Nel caso in cui siano visitate altre comunità
parrocchiali o religiose, si svolgerà una breve
celebrazione della Parola, secondo il formulario
allegato alla presente lettera.
Dovranno essere privilegiati incontri soprattutto con i giovani e i lavoratori e se possibile
con le persone anziane, magari prevedendo un
breve momento di preghiera comunitario.
Non sarà opportuno programmare il conferimento della Confermazione e di altri sacramenti,
perché è bene che vi si riservino occasioni specifiche, nel preparare le quali si terrà nel debito
conto anche il fatto che il Vescovo è in Visita alla
Diocesi.
Con l’aiuto degli organismi diocesani di partecipazione – Consiglio Pastorale e Presbiterale
- sarà individuato il numero e i nomi dei convisitatori, cioè sacerdoti esperti in materia giuridicoamministrativa, pastorale e storico-artistica. Saranno anche individuati religiose e laici esperti
che aiuteranno il Vescovo e le comunità a trovare
soluzioni agli eventuali problemi riscontrati.
Sarà il Consiglio Pastorale diocesano a suggerire la composizione di due commissioni per la
preparazione immediata e lo svolgimento della
Visita: quella Amministrativa che dovrà suggerire le modalità più agevoli ed efficaci per controllare i registri, l’amministrazione economica
35
Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa
e l’archivio delle Parrocchie; quella pastorale
per verificare lo svolgimento dell’attività parrocchiale in campo catechetico, liturgico, sacramentale.
Riguardo all’aspetto amministrativo è particolarmente opportuno adottare misure di corretta
conservazione dei documenti e dei registri dell’
Archivio o Tabularium, poiché costituisce il nucleo di trasmissione alle future generazioni di
quanto abbiamo ricevuto dai nostri predecessori
e di quanto elaboriamo noi stessi oggi.
Grazie alla CEI abbiamo avuto la catalogazione informatica di tutti i beni artistici delle nostre
Chiese e Parrocchie e con i fondi elargiti a seguito del sisma del 1997 abbiamo restaurato Chiese
e case parrocchiali; in molti casi si è posta mano
anche all’adeguamento delle aree presbiterali e
alla loro ristrutturazione.
Purtroppo alcune soluzioni, come ho già avuto
modo di rilevare nella lettera sulla liturgia, non
solo non sembrano comode, ma appaiono sempre più incompatibili con il corretto modo di celebrare richiesto dalla riforma liturgica. È tempo
di trovare soluzioni adeguate e definitive.12
Entrambe le commissioni aiuteranno il Vescovo, al termine della Visita, ad elaborare il documento finale, ma soprattutto le indicazioni ai
sacerdoti per migliorare sia l’attività amministrativa che pastorale della Comunità.
36
12Indicazioni Pastorali per l’Anno dell’Eucaristia 2004-2005, Dignità
e decoro delle Celebrazioni Liturgiche, pag. 7 e ss.
Aspettti pratici
Tempi e luoghi della Visita
e temi delle relazioni parrocchiali e vicariali
1. Tempi e luoghi
Come già detto fino a Pentecoste si svolgerà
la preparazione della Visita, nelle Parrocchie e
nelle Vicarìe, secondo le modalità sopra suggerite, senza vietare anche modalità parzialmente
difformi e creative, che rispettino, però, la finalità e la natura della Sacra Visita Pastorale.
Alla ripresa estiva del tempo ordinario inizierà la Visita alle Comunità.
Nei mesi di luglio e agosto saranno visitate
le comunità della periferia, in particolare le seguenti Vicarìe: Amatrice, Borgorose, Leonessa
e Roccasinibalda;
Nei mesi di settembre e ottobre le altre Vicarìe periferiche, in particolare: Cantalice, Cittaducale-Antrodoco, Grotti-Roccaranieri, Borgo
San Pietro e Contigliano.
Nei mesi di novembre e dicembre la Città:
Rieti Nord, Rieti Est e Rieti Centro Storico.
2. Temi delle Relazioni Parrocchiali e Vicariali
Le relazioni dovranno essere impostate in
modo tale da presentare al Vicario Foraneo e
al Vescovo, con verità e chiarezza, gli aspetti
salienti della vita parrocchiale, distinguendo
l’aspetto amministrativo da quello pastorale:
quanto al primo il Parroco dovrà presentare la
37
Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa
situazione economica della parrocchia, i beni,
l’archivio, i registri, dovrà indicare se è attivo
il Consiglio Affari Economici e come funziona;
quanto al secondo, dovrà indicare le modalità
di svolgimento della catechesi per l’iniziazione
e per gli adulti, i tempi e le celebrazioni delle
feste popolari, le modalità di svolgimento delle
celebrazioni domenicali e festive, i problemi riscontrati e da risolvere con l’aiuto del Vescovo
e dei laici.
Nella premessa non mancherà di indicare lo
stato della pratica della vita religiosa, la condizione delle famiglie, dei giovani, la situazione
lavorativa, culturale, morale e sociale della parrocchia.
È appena il caso di riflettere sul fatto che poi,
tra alcuni anni, tali dati serviranno al Vescovo
per elaborare la relazione per la Visita ad Limina.
38
Aspettti pratici
Conclusione
Il Signore non passa oltre, ma si stabilisce in
mezzo a noi, anzi permane tra di noi e noi lo
accogliamo, in atteggiamento di ascolto e di
amicizia.
Con la Visita Pastorale anche il Vescovo fa
l’esperienza dell’incontro con il Signore, presente nella Chiesa e nelle varie comunità.
Al di là dell’aspetto anche amministrativo e
giuridico che questo Atto porta innegabilmente
con sé, noi tutti desideriamo che esso rappresenti soprattutto un’esperienza di fede e quindi
principalmente un’esperienza di Chiesa, radunata per l’ascolto della Parola, nella Frazione
del Pane, assetata di Gesù e del suo Spirito, memore del Battesimo, fonte di acqua che rigenera
per la vita in Cristo.
Affido queste Mie riflessioni e indicazioni
soprattutto ai Sacerdoti, in questo Anno che la
Chiesa ha voluto dedicare loro, come segno della fiducia che ripongo nel loro ministero all’interno delle nostre Comunità credenti, perché si
facciano portatori di questo messaggio liberante che viene dal Vangelo.
Esorto con cordialità i Diaconi della nostra
Chiesa ad essere sensibili ai temi trattati in questo documento, perché anche loro collaborino a
diffonderne i contenuti e aiutino i Sacerdoti in
questo compito così importante.
Rivolgo un sincero saluto e un paterno incoraggiamento agli Istituti Religiosi, maschili e
femminili, perché non cessino di pregare e di
39
Parte seconda - Gesù e la nostra Chiesa
operare per il bene della nostra Chiesa locale e
li invito a fare tesoro delle riflessioni raccolte in
questo documento.
Provo sincera gratitudine per le nostre comunità e la nostra gente, a cui mi sento profondamente legato, non solo per ragioni connesse
al ministero pastorale, ma per aver condiviso
e condividere preoccupazioni e progetti per il
presente e per il futuro: tutti e ciascuno possano
scoprire la grande forza che viene dall’incontro
con Gesù e dall’ascolto della sua Parola, che è
Spirito e Vita.
Mentre prego con assiduità il Signore, perché
ci doni i desiderati frutti spirituali e una rinnovata vitalità apostolica anche in occasione della
Visita Pastorale, per intercessione della Vergine
Santa, venerata nella nostra Diocesi con numerosi titoli, su tutti invoco la sua benedizione, nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Rieti, 1 aprile 2010
Giovedì Santo dell’Anno Sacerdotale
40
APPENDICE
Estratto dal decreto Christus Dominus
CAPITOLO II
I vescovi e le Chiese particolari o Diocesi
I. I vescovi diocesani
La diocesi e il vescovo
11. La diocesi è una porzione del popolo di Dio
affidata alle cure pastorali del vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo
al suo pastore, e da questi radunata nello Spirito
Santo per mezzo del Vangelo e della eucaristia,
costituisca una Chiesa particolare nella quale è
presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa,
cattolica e apostolica. I singoli vescovi, ai quali
è affidata la cura di una Chiesa particolare, sotto l’autorità del sommo Pontefice, pascono nel
nome del Signore come pastori propri, ordinari
ed immediati le loro pecorelle ed esercitano a
loro vantaggio l’ufficio di insegnare, di santificare e di reggere. (omissis)
I vescovi devono svolgere il loro ufficio apostolico come testimoni di Cristo al cospetto
di tutti gli uomini, interessandosi non solo di
coloro che già seguono il Principe dei pastori,
ma dedicandosi anche con tutta l’anima a coloro che in qualsiasi maniera si sono allontanati
dalla via della verità, oppure ignorano ancora
il Vangelo di Cristo e la sua misericordia salvifica; così agiranno, fino a quando tutti quanti
41
Appendice
cammineranno «in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5,9).
Il ministero di evangelizzare il popolo di Dio
42
12. Nell’esercizio del loro ministero di insegnare annunzino agli uomini il Vangelo di Cristo,
che uno dei principali doveri dei vescovi (17) e
ciò faccia no, nella forza dello Spirito, invitando gli uomini al la fede o confermandoli nella
fede viva. Propongano loro il mistero integrale
di Cristo, ossia quelle verità che non si possono
ignorare senza ignorare Cristo stesso; e additino contemporaneamente alle anime la via da
Dio rivelata, che conduce gli uomini alla glorificazione del Signore e con ciò alla loro eterna
felicità (18).
Mostrino inoltre che, nei disegni di Dio, le
stesse cose terrene e le umane istituzioni sono
ordinate alla salvezza degli uomini e possono
di conseguenza non poco contribuire all’edificazione del Corpo di Cristo.
Insegnino pertanto quanto grande è, secondo
la dottrina della Chiesa, il valore della persona umana, della sua libertà e della stessa vita
fisica; il valore della famiglia, della sua unità
e stabilità, della procreazione ed educazione
della prole; il valore della società civile, con
le sue leggi e con le varie professioni in essa
esistenti; il valore del lavoro e del riposo, delle arti e della tecnica; il valore della povertà e
dell’abbondanza dei beni materiali. E da ultimo
espongano come debbano essere risolti i gra-
Appendice
vissimi problemi sollevati dal possesso dei beni
materiali, dal loro sviluppo e dalla loro giusta
distribuzione, dalla pace e dalla guerra, e dalla
fraterna convivenza di tutti i popoli (19).
13. I vescovi devono esporre la dottrina cristiana in modo consono alle necessità del tempo in
cui viviamo: in un modo, cioè, che risponda alle
difficoltà ed ai problemi, dai quali sono assillati
ed angustiati gli uomini d’oggi. Inoltre non solo
devono difenderla in prima persona, ma devono
stimolare anche i fedeli a fare altrettanto ed a
propagarla. Propongano poi tale insegnamento
in maniera da dimostrare la materna sollecitudine della Chiesa verso tutti gli uomini, sia fedeli sia non fedeli; e concordino una particolare
attenzione ai più poveri e ai più deboli, memori
che a questi sono stati mandati dal Signore ad
annunziare il Vangelo.
E poiché la Chiesa non può non stabilire un
colloquio con l’umana società (20) in seno alla
quale vive, incombe in primo luogo ai vescovi
il dovere di andare agli uomini e di sollecitare
e promuovere un dialogo con essi. Ma perché
in questi dialoghi di salvezza la verità vada
sempre unita con la carità, e l’intelligenza con
l’amore, è necessario non solo che essi si svolgano con chiarezza di linguaggio, con umiltà e
con mitezza, ma anche che in essi ad un doverosa prudenza si accompagni una vicendevole
fiducia; perché tale fiducia, favorendo l’amicizia, è destinata ad unire gli animi (21).
Per la diffusione della dottrina cristiana, ri-
43
Appendice
corrano ai mezzi che oggi sono a disposizione:
in primo luogo alla predicazione ed alla istruzione catechistica, che hanno sempre una capitale importanza; poi alla esposizione della
stessa dottrina nelle scuole, nelle università,
mediante conferenze e riunioni di ogni specie;
infine a pubbliche dichiarazioni, in occasione di
qualche speciale avvenimento, fatte per mezzo
della stampa e dei vari mezzi di comunicazione sociale, dei quali è assolutamente opportuno servirsi per annunziare il Vangelo di Cristo
(22).
44
14. Vigilino affinché con premuroso zelo, non
solo ai fanciulli ed ai giovani, ma anche agli
adulti sia insegnato il catechismo, che ha lo
scopo di ravvivare tra gli uomini la fede e di
renderla cosciente e attiva, per mezzo di un’opportuna istruzione. Abbiano cura che questo
insegnamento sia fatto secondo un ordine ed
un metodo che si addica, oltre che alla materia di cui si tratta, alla mentalità, alle capacità,
all’età e alle condizioni di vita degli uditori, e
sia basato sulla sacra Scrittura, sulla tradizione,
sulla liturgia, sul magistero e sulla vita della
Chiesa. Si adoperino inoltre perché i catechisti
siano convenientemente preparati al loro compito, conoscano di conseguenza a fondo la dottrina della Chiesa e apprendano in teoria ed in
pratica le leggi della psicologia e le materie pedagogiche. Abbiano anche cura di ripristinare
o meglio adattare ai nostri tempi l’istituto dei
catecumeni adulti.
Appendice
Il ministero di santificare il popolo di Dio
15. Nell’esercizio del loro ministero di santificazione, i vescovi si ricordino bene di essere
stati scelti di mezzo agli uomini e di essere stati investiti della loro dignità per gli uomini in
tutto ciò che si riferisce a Dio, affinché offrano
doni e sacrifici per i peccati. Infatti i vescovi
hanno la pienezza del sacramento dell’ordine;
e da loro dipendono, nell’esercizio della loro
potestà, sia i presbiteri, che sono stati anch’essi
consacrati veri sacerdoti del Nuovo Testamento perché siano prudenti cooperatori dell’ordine episcopale, sia i diaconi, che in unione col
vescovo ed al servizio del suo presbiterio sono
destinati al ministero del popolo di Dio. I vescovi perciò sono i principali dispensatori dei
misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e custodi della vita liturgica nella
Chiesa loro affidata (23).
Mettano perciò in opera ogni loro sforzo,
perché i fedeli, per mezzo della eucaristia, conoscano sempre più profondamente e vivano
il mistero pasquale, per formare un corpo più
intimamente compatto, nell’unità della carità
di Cristo (24). «Perseveranti nella preghiera e
nel ministero della parola » (At 6,4) pongano
ogni loro impegno, perché tutti quelli che sono
affidati alle loro cure siano concordi nella preghiera (25) e perché, ricevendo i sacramenti,
crescano nella grazia e siano fedeli testimoni
del Signore.
Nella loro qualità di maestri di perfezione si
45
Appendice
studino di fare avanzare nella via della santità
i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la
particolare vocazione di ciascuno (26) ricordino tuttavia di esse tenuti a dare essi per primi
esempio di santità, nella carità, nell’umiltà e
nella semplicità della vita. Conducano le Chiese loro affidate a tal punto di santità che in esse
siano pienamente manifestati i sentimenti della Chiesa universale di Cristo. Di conseguenza
cerchino di incrementare più che sia possibile
le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo
particolare quelle missionarie.
Il ministero di guidare il popolo di Dio
46
16. Nell’esercizio del loro ufficio di padri e di
pastori, i vescovi si comportino in mezzo ai
loro fedeli come coloro che servono (27) come
buoni pastori che conoscono le loro pecorelle e
sono da esse conosciuti, come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti e la cui autorità ricevuta da Dio incontra
un’adesione unanime e riconoscente. Raccolgano intorno a sé l’intera famiglia del loro gregge
e diano ad essa una tale formazione che tutti,
consapevoli dei loro doveri, vivano ed operino
in comunione di carità.
Per raggiungere simile intento i vescovi «disposti a qualsiasi opera buona» (2 Tm 2,21), e
«sopportando tutto per amore degli eletti» (2
Tm 2,10), orientino la loro vita in modo che sia
atta a rispondere alle esigenze dei nostri tempi.
Trattino sempre con particolare carità i sacer-
Appendice
doti, perché essi si assumono una parte dei loro
ministeri e delle loro preoccupazioni, e vi si
consacrano nella vita quotidiana con tanto zelo.
Li considerino come figli ed amici (28) e perciò
siano disposti ad ascoltarli e a trattarli con fiducia e benevolenza, allo scopo di incrementare
l’attività pastorale in tutta la diocesi.
Dimostrino il più premuroso interessamento
per le loro condizioni spirituali, intellettuali e
materiali, affinché essi, con una vita santa e pia,
possano esercitare il loro ministero fedelmente e fruttuosamente. A tale scopo favoriscano
istituzioni e organizzino particolari convegni
nei quali i sacerdoti di tanto in tanto possano
riunirsi, sia per la rinnovazione della loro vita
in corsi più lunghi di esercizi spirituali, sia per
l’approfondimento delle scienze ecclesiastiche,
e specialmente della sacra Scrittura e della teologia, dei problemi sociali di maggiore importanza e dei nuovi metodi dell’attività pastorale.
Seguano con misericordia attiva quei sacerdoti
che, per qualsiasi ragione, si trovano in pericolo, o sono in qualche modo venuti meno ai loro
doveri.
Per essere in grado di meglio provvedere al
bene dei fedeli, secondo il bisogno di ciascuno, i vescovi cerchino di conoscere a fondo le
loro necessità e le condizioni sociali nelle quali
vivono, ricorrendo, tale scopo, a tutti i mezzi
opportuni, e specialmente alle indagini sociologiche. Si dimostrino premurosi verso tutti: di
qualsiasi età, condizione, nazionalità siano essi
del paese, o di passaggio, o stranieri. Nell’eser-
47
Appendice
cizio di questa attività pastorale, rispettino
compiti spettanti ai loro fedeli nelle cose di
Chiesa, riconoscendo loro anche il dovere ed il
diritto di collaborare attivamente all’edificazione del corpo mistico di Cristo.
Amino i fratelli separati e raccomandino ai lo
fedeli di trattarli con grande umanità e carità,
favorendo così l’ecumenismo, inteso nel senso
insegnato dalla Chiesa (29). Estendano il loro
zelo anche ai non battezzati, affinché pure ad
essi si manifesti la carità di Cristo, di cui i vescovi sono testimoni davanti a tutti.
Varie attività nell’apostolato
17. Si sviluppino le varie forme di apostolato.
In tutta la diocesi e nei settori particolari queste
opere di apostolato siano opportunamente coordinate ed intimamente unite tra di loro, sotto la
guida del ve scovo. Grazie a ciò tutte le iniziative ed attività d, carattere catechistico, missionario, caritativo, socia le, familiare, scolastico,
ed ogni altro lavoro mirante a fini pastorali,
saranno ricondotte a un’azione con corde, dalla quale sia resa ancor più palese l’unità della
diocesi.
Estratto dal Codice di Diritto Canonico
48
Can. 396 - §1. Il Vescovo è tenuto all’obbligo
di visitare ogni anno la diocesi, o tutta o in parte, in modo da visitare tutta la diocesi almeno
Appendice
ogni cinque anni, o personalmente oppure, se
è legittimamente impedito, tramite il Vescovo
coadiutore, o l’ausiliare, o il Vicario generale o
episcopale, o un altro presbitero.
§2. È in facoltà del Vescovo scegliere i chierici
che preferisce come accompagnatori e aiutanti
nella visita, riprovato ogni privilegio o consuetudine contraria.
Can. 397 - §1. Sono soggetti alla visita ordinaria del Vescovo le persone, le istituzioni cattoliche, le cose e i luoghi pii che sono nell’ambito
della diocesi.
§2. Il Vescovo può visitare i membri degli istituti religiosi di diritto pontificio e le loro case
solo nei casi espressamente previsti dal diritto.
Can. 398 - Il Vescovo si impegni a compiere la
visita pastorale con la dovuta diligenza; faccia
attenzione a non gravare su alcuno con spese
superflue.
Estratto dal Direttorio dei Vescovi del 2004
III. La Visita Pastorale
221. Natura della visita pastorale. “Il Vescovo
ha l’obbligo di visitare la diocesi ogni anno interamente o parzialmente, in modo che almeno
ogni cinque anni visiti tutta la diocesi, di persona o, se ne è legittimamente impedito, per mezzo del Vescovo Coadiutore, o dell’Ausiliare, o
49
Appendice
50
del Vicario Generale o episcopale, o di un altro
presbitero” (678).
La visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con
gli altri membri del Popolo di Dio. è occasione
per ravvivare le energie degli operai evangelici,
lodarli, incoraggiarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa. La visita gli consente
inoltre di valutare l’efficienza delle strutture e
degli strumenti destinati al servizio pastorale,
rendendosi conto delle circostanze e difficoltà
del lavoro di evangelizzazione, per poter determinare meglio le priorità e i mezzi della pastorale organica.
La visita pastorale è pertanto un’azione apostolica che il Vescovo deve compiere animato
da carità pastorale che lo manifesta concretamente quale principio e fondamento visibile
dell’unità nella Chiesa particolare (679). Per le
comunità e le istituzioni che la ricevono, la visita è un evento di grazia che riflette in qualche
misura quella specialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1 Pt 5, 4) e guardiano
delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25), Gesù Cristo,
ha visitato e redento il suo popolo (cf. Lc 1, 68)
(680).
Alla visita pastorale sono soggetti “le persone,
istituzioni cattoliche, cose e luoghi sacri che si
trovino entro l’ambito della diocesi” (681), compresi i monasteri autonomi e le case degli Istituti
Appendice
religiosi di diritto diocesano e tenute presenti le
limitazioni di esercizio poste dalla norma canonica per quanto attiene alle chiese ed oratori di
quelli di diritto pontificio (682).
222. Modo di effettuare la visita pastorale alle
parrocchie. Nella visita alle parrocchie, il Vescovo cerchi di realizzare, secondo le possibilità di tempo e di luogo, i seguenti atti:
a) celebrare la Messa e predicare la Parola di Dio;
b) conferire solennemente il sacramento della
Confermazione, possibilmente durante la Messa;
c) incontrare il parroco e gli altri chierici che
aiutano nella parrocchia;
d) riunirsi con il Consiglio pastorale o, se non
esiste, con i fedeli (chierici, religiosi e membri
delle Società di vita apostolica e laici) che collaborano nei diversi apostolati e con le associazioni di fedeli;
e) incontrarsi con il Consiglio per gli affari economici;
f) avere un incontro con i bambini, i ragazzi e i
giovani che percorrono l’itinerario catechistico;
g) visitare le scuole e altre opere e istituzioni
cattoliche dipendenti dalla parrocchia;
h) visitare, nei limiti del possibile, alcuni malati
della parrocchia.
Il Vescovo potrà anche decidere altri modi
di farsi presente tra i fedeli, considerando gli
usi del posto e l’opportunità apostolica: con i
giovani, per esempio in occasione di iniziative
culturali e sportive; con gli operai, per stare in
loro compagnia, dialogare, ecc.
51
Appendice
Nella visita non si deve tralasciare, infine,
l’esame della amministrazione e conservazione
della parrocchia: luoghi sacri e ornamenti liturgici, libri parrocchiali e altri beni. Tuttavia,
alcuni aspetti di questo compito potranno essere lasciati ai vicari foranei o ad altri chierici
idonei (683), nei giorni precedenti o successivi
alla visita, cosicché il Vescovo possa dedicare
il tempo della visita soprattutto agli incontri
personali, come compete al suo ufficio di Pastore (684).
52
223. Preparazione della visita pastorale. La visita
pastorale, programmata con il dovuto anticipo,
richiede un’adeguata preparazione dei fedeli, mediante speciali cicli di conferenze e prediche su
temi relativi alla natura della Chiesa, alla comunione gerarchica e all’episcopato, ecc. Si potranno
anche pubblicare opuscoli e utilizzare altri mezzi
di comunicazione sociale. Per mettere in risalto
l’aspetto spirituale e apostolico, la visita può essere preceduta da un corso di missioni popolari
(685), che raggiunga tutte le categorie sociali e
tutte le persone, anche quelle lontane dalla pratica religiosa.
Il Vescovo deve anche prepararsi in modo
adeguato ad effettuare la visita, informandosi in
precedenza sulla situazione socio-religiosa della parrocchia: tali dati potranno rivelarsi utili
a lui e agli uffici diocesani interessati, per avere un quadro reale dello stato delle comunità e
adottare gli opportuni provvedimenti.
Appendice
224. Atteggiamento del Vescovo durante la
visita. Durante la visita, come in ogni esercizio
del suo ministero, il Vescovo si comporti con
semplicità e amabilità, e dia esempio di pietà,
carità e povertà: tutte virtù che, insieme alla
prudenza, distinguono il Pastore della Chiesa.
Il Vescovo stimi la visita pastorale come quasi
anima episcopalis regiminis, un’espansione della sua presenza spirituale tra i suoi fedeli (686).
Avendo come modello Gesù, il buon Pastore,
egli si presenti ai fedeli non “con ostentazione
di eloquenza” (1 Cor 2, 1), né con dimostrazioni
di efficientismo, bensì rivestito di umiltà, bontà, interesse per le persone, capace di ascoltare
e di farsi comprendere.
Durante la visita, il Vescovo deve preoccuparsi di non gravare sulla parrocchia o sui parrocchiani con spese superflue (687). Ciò non
impedisce, tuttavia, le semplici manifestazioni
festive, che sono la naturale conseguenza della
gioia cristiana ed espressione di affetto e venerazione per il Pastore.
225. Conclusione della visita. Conclusa la visita pastorale alle parrocchie, è opportuno che il
Vescovo rediga un documento che testimoni la
avvenuta visita per ciascuna parrocchia, dove
ricordi la visita svolta, apprezzi gli impegni pastorali e stabilisca quei punti per un cammino
più impegnato della comunità, senza tralasciare
di far presente lo stato dell’edilizia di culto, delle opere pastorali e di altre eventuali istituzioni
pastorali.
53
Appendice
Estratto dal Cerimoniale dei Vescovi
CAPITOLO II
La visita pastorale
1177. I1 vescovo, nell’adempiere il dovere di
visitare le parrocchie e le comunità della sua
diocesi, non dia l’impressione di compiere un
dovere puramente amministrativo, ma si faccia
chiaramente conoscere dai propri fedeli come
annunziatore del vangelo, dottore, pastore e
gran sacerdote dei proprio gregge.
1178. Perché si possa più efficacemente ottenere ciò, la visita del vescovo avvenga, per quanto
è possibile, in quei giorni in cui i fedeli possano
partecipare più numerosi; essi inoltre, a tempo
debito, siano preparati dai loro presbiteri con
una catechesi adeguata. La visita poi sia sufficientemente protratta, in modo che il vescovo
possa esaminare, promuovere, favorire e indirizzare ad unità di azione l’apostolato dei presbiteri e dei laici e le opere di carità ed inoltre
presiedere le celebrazioni liturgiche.
54
1179. I1 vescovo, dopo aver indossato le vesti
descritte più sopra al n. 63, venga accolto convenientemente, secondo le circostanze di luogo
e situazione. Se sembra opportuno, venga accolto e salutato solennemente alla porta della chiesa o nella chiesa stessa dal clero e dal popolo.
Dove poi si può fare e sembra opportuno, sia
anche condotto alla chiesa con un canto festi-
Appendice
vo. La sobria solennità con cui viene accolto il
vescovo sia segno dell’amore e della devozione
del popolo fedele verso il buon pastore.
1180. Alla porta della chiesa il vescovo viene
ricevuto dal parroco, rivestito di piviale, che
presenta al bacio del vescovo l’immagine del
crocifisso; quindi gli porge l’aspersorio con
l’acqua benedetta. Il vescovo asperge sé stesso
e i fedeli. Quindi il vescovo, dopo una breve
adorazione in silenzio al ss. sacramento, si reca
al presbiterio, dove il parroco, stando davanti
all’altare, invita i fedeli a pregare per il vescovo
e dopo una breve preghiera in silenzio, proclama l’orazione colletta
O Dio, pastore eterno oppure: O Dio, pastore
e guida di tutti credenti, come si trovano nel
“Messale Romano” 858. Quindi il vescovo saluta il popolo e spiega quali siano le incombenze in occasione della visita; infine proclama
l’orazione del titolo della chiesa o del patrono
del luogo e benedice il popolo nel modo consueto. Il parroco infine congeda l’assemblea.
1181. Quando invece segue la messa, subito
dopo l’orazione per il vescovo, egli indossa alla
sede le vesti sacre per la messa; la concelebrino con il vescovo i presbiteri che hanno la cura
pastorale della parrocchia o che dimorano nel
suo territorio, e ad essa partecipino attivamente i fedeli. Bisogna soprattutto procurare che
ciò avvenga in quelle distaccate regioni della
diocesi i cui abitanti raramente o mai possono
55
Appendice
partecipare alla messa stazionale del vescovo
nella loro città.
1182. Affinché poi appaia più chiaramente ai
fedeli che il vescovo è il principale dispensatore dei misteri di Dio, come anche il moderatore
e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa a
lui affidata, è desiderabile che egli amministri,
durante la visita pastorale, non solo il sacramento della confermazione, ma talvolta anche
gli altri sacramenti, soprattutto nella visita agli
infermi.
1183. Se poi la visita si protrae, si tenga in chiesa qualche celebrazione della liturgia delle ore
o della parola di Dio, con l’omelia dei vescovo
e le preghiere per la Chiesa sia universale, sia
diocesana.
1184. Secondo l’opportunità, il vescovo si rechi
anche al cimitero con il popolo e li elevi preghiere per i fedeli defunti, osservando le norme
date più sopra ai nn. 399ss. circa l’aspersione
dei sepolcri.
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Appendice
Il Brano del Vangelo,
icona della Visita Pastorale
Vangelo di Giovanni 4, 1-26
[1] Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e
battezza più di Giovanni
[2] - sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -,
[3] lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso
la Galilea.
[4] Doveva perciò attraversare la Samaria.
[5] Giunse pertanto ad una città della Samaria
chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe
aveva dato a Giuseppe suo figlio:
[6] qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque,
stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era
verso mezzogiorno.
[7] Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”.
[8] I suoi discepoli infatti erano andati in città a
far provvista di cibi.
[9] Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu,
che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono
una donna samaritana?”. I Giudei infatti non
mantengono buone relazioni con i Samaritani.
[10] Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono
di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da
bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti
avrebbe dato acqua viva”.
57
Appendice
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[11] Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un
mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da
dove hai dunque quest’acqua viva?
[12] Sei tu forse più grande del nostro padre
Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve
lui con i suoi figli e il suo gregge?”.
[13] Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete;
[14] ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non
avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò
diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla
per la vita eterna”.
[15] “Signore, gli disse la donna, dammi di
quest’acqua, perché non abbia più sete e non
continui a venire qui ad attingere acqua”.
[16] Le disse: “Va’ a chiamare tuo marito e poi
ritorna qui”.
[17] Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”;
[18] infatti hai avuto cinque mariti e quello che
hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il
vero”.
[19] Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu
sei un profeta.
[20] I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo
in cui bisogna adorare”.
[21] Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il
momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.
[22] Voi adorate quel che non conoscete, noi
adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Appendice
[23] Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui
i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e
verità; perché il Padre cerca tali adoratori.
[24] Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.
[25] Gli rispose la donna: “So che deve venire
il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci
annunzierà ogni cosa”.
[26] Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”.
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Appendice
Traccia per l’elaborazione
della relazione per la Visita Pastorale
da parte dei Sacerdoti e dei Vicari Foranei
Prima parte: aspetto sociale
Descrizione sintetica della Parrocchia (Vicaria): numero abitanti, livello culturale, presenza
di appartenenti ad altre religioni cristiane e non
cristiane, presenza di attività produttive e istituzioni scolastiche.
Seconda parte: aspetto pastorale
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1) Evangelizzazione e catechesi
• Presenza e funzionamento del Consiglio
Pastorale Parrocchiale.
• Descrizione di attività di predicazione straordinaria al di fuori delle celebrazioni (missioni, catechesi pubbliche, catechesi degli
adulti): modalità, partecipazione, tempi,
argomenti.
• Pastorale della famiglia e dei giovani: iniziative, metodi, risultati.
• Associazionismo cattolico.
• Utilizzazione di mezzi informatici per la
catechesi e la formazione.
• Modalità seguite per informare i fedeli sul
contenuto dei documenti emanati dalla
Chiesa e dal Vescovo diocesano.
• Modalità per diffondere la stampa cattolica
Appendice
(Avvenire, Lazio 7, Frontiera, riviste cattoliche a diffusione nazionale): indicazione
del numero di abbonamenti.
• Presenza e funzionamento di Confraternite:
formazione, attività, rapporti.
2) Liturgia
• Descrizione della vita liturgica, oltre alla
Messa feriale e festiva, rispetto delle norme liturgiche e delle indicazioni fornite dai
documenti ufficiali a carattere universale,
nazionale e locale.
• Quantità di celebrazioni Eucaristiche nei
centri parrocchiali e nei centri di culto.
• Quantità, qualità e modalità di altre celebrazioni liturgiche: Lodi, Vespri, Adorazioni Eucaristiche, celebrazioni della Parola
soprattutto in occasione di festività religiose e ricorrenze; pii esercizi come Rosario e
Via Crucis.
• Partecipazione al canto della Comunità:
indicare se permangono all’interno della
liturgia canti non previsti dai repertori ufficiali, se ancora le parti in canto della Messa
vengono affidate a solisti.
• Indicare se il sacerdote canta alcune parti
dell’ordinario della Messa.
• Indicare se vengono rispettate le modalità
suggerite per la celebrazione delle Esequie.
3) Carità e Missione
• Indicare se presente la Caritas Parrocchiale: attività formative, attività in favore dei
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Appendice
poveri del luogo, animazione dell’Avvento
di Fraternità e della Quaresima di Carità,
contributo annuo in media versato alla Caritas diocesana per iniziative diocesane, nazionali o internazionali.
• Attenzione in favore delle Missioni: animazione della Giornata Missionaria mondiale
e dell’ottobre missionario, attività di sensibilizzazione e formazione in ambito missionario, contributo annuo versato all’Ufficio
Missionario.
Terza parte: aspetto amministrativo
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• Presenza e funzionamento del Consiglio
Parrocchiale per gli Affari Economici.
• Indicare se presente una cassa parrocchiale
distinta dal patrimonio del Parroco.
• Dichiarare se annualmente viene inviato il
bilancio alla Curia.
• Dichiarare se il Parroco e il Consiglio Affari Economici sono a conoscenza di tutti
i beni immobili della Parrocchia e del loro
stato di conservazione e manutenzione.
• Indicare se i beni artistici e storici presenti nella Parrocchia sono catalogati e in che
stato di conservazione si trovano.
• Indicare il luogo e lo stato di conservazione
dei documenti antichi, se presenti, dei documenti ecclesiali, dei bollettini diocesani.
• Dichiarare la corretta tenuta dei libri: dei
battesimi, delle cresime, dei matrimoni,
delle esequie, dello stato delle anime.
Appendice
• Modalità di archiviazione e catalogazione
della corrispondenza: lettere ai fedeli, lettere ad uffici e organismi di Curia, lettere
a terzi.
• Livello di utilizzazione di strumenti informatici per la gestione amministrativa della
Parrocchia.
4) Altro.
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Preghiera per la Visita Pastorale
Signore Gesù, Maestro e Profeta,
che vieni ogni giorno a stabilirti in mezzo a noi,
per invitarci ad una speciale amicizia con te,
aiutaci a riscoprire la sorgente viva della nostra fede,
che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro Battesimo.
Donaci l’acqua zampillante del tuo Spirito,
perché sentiamo in noi la forza di correre dai nostri fratelli,
per annunciare loro che tu ci ami
e sei vicino a chi ti cerca con cuore sincero.
Suscita sempre in noi quelle domande scomode
che ci fanno desiderare la tua Parola di salvezza,
perché diventiamo tuoi veri adoratori, in spirito e verità,
e testimoni credibili e convinti del tuo Vangelo.
Guida e assisti la nostra Chiesa,
perché riceva la tua Visita di Sposo e Signore
e si apra alla vita nuova che viene da te,
che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
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