RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
RASSEGNA STAMPA
SISTEMA AGROALIMENTARE E FILIERE DEL PIEMONTE
Periodo: 9 aprile - 23 aprile 2011
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
via del carmine 10 10122 torino – tel. +39 011 5217965 fax + 39 011 4358520 e-mail: [email protected]
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I LINK DELLA RASSEGNA STAMPA
AGRISOLE
www.agrisole.it
AGRICOLTURA ITALIANA ON – LINE
http://www.agricolturaitalianaonline.gov.it/contenuti/attualit/news
L’INFOMATORE AGRARIO
http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/infoagri/lia4707/sommario.asp
IL VELINO
http://www.ilvelino.it/canale.php?IdCanale=4
TERRA E VITA
http://www.edagricole.it/terraevita/default.asp
ERMESAGRICOLTURA
http://www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura
REGIONE PIEMONTE
http://www.regione.piemonte.it/
COLDIRETTI
http://www.coldiretti.it/
CIA
http://www.cia.it/cia/
MONDO AGRICOLO – Rivista Confagricoltura on line
http://www.mondoagricolo.crol.it/index.asp
NEWSFOOD.COM
http://www.newsfood.com
INEA – RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA
http://www.inea.it/rassegna/index.cfm
IL NOTIZIARIO AGRICOLO
http://www.asti.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_ASTI_STRUTTURA%7C10310473&ssostatus=ANO
NYMOUS
IL COLTIVATORE PIEMONTESE
http://www.torino.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_TORINO_ATTIVITA%7C10310960&ssostatus=A
NONYMOUS,
IL COLTIVATORE CUNEESE
http://www.agricolbiz.it/coltivatore.asp?artic=1120&start=999999999.
L’ARATRO
http://www.confagricolturalessandria.it/aratro.htm:
completamente scaricabile dal sito; contiene informazioni soprattutto interessante per la filiera del vino,
delle orticole/frutta e delle bioenergie.
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AGRONOTIZIE
http://agricolturaonweb.imagelinenetwork.
ASSOCIAZIONE STAMPA AGROALIMENTARE ITALIANA
http://www.asa-press.com/
ITALIAOGGI
http://www.italiaoggi.it/giornali/giornali.asp?codiciTestate=1&codTt=(AO)&argomento=AgricolturaOggi
VENETO AGRICOLTURA
http://www.venetoagricoltura.org/content.php?IDSX=19&SIDSX=81)
Rapporto sul mercato del frumento, del mais e della soia: viene aggiornato periodicamente
Bollettino "Il florovivaismo Veneto": viene aggiornato periodicamente
MIDA AGRICOLTURA
http://www.midagri.inea.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1
Sito su cui navigare per scaricare materiale vario del settore agroalimentare
DATI ANNUALI SULLE SUPERFICI E LE UTILIZZAZIONI FORESTALI
http://www.istat.it/agricoltura/datiagri/foreste/
COMMISIONE UE SULL’AGRICOLTURA E SVILUPPO RURALE
http://ec.europa.eu/agriculture/index_it.htm
Vi segnaliamo inoltre di monitorare i siti:
http://www.newsfood.com/
che offre una finestra panoramica sul settore agroalimentare nelle sue diverse componenti.
http://www.milkmaps.com/
che fornisce in particolare informazioni sulla dislocazione dei distributori automatici di latte crudo in
Italia
SHERWOOD
http://www.rivistasherwood.it/
ENTE RISI
http://www.enterisi.it/index.jsp
SITI ENERGIE RINNOVABILI
http://www.fonti-rinnovabili.it/index.php
http://atlasole.gsel.it/viewer.htm
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GLI ARTICOLI DELLA SETTIMANA
Riportiamo il sommario delle riviste e delle newsletter scaricabili on line di maggior interesse per tutte le
filiere del sistema agroalimentare piemontese. Per scaricare il testo degli articoli occorre collegarsi al link
indicato oppure al link che compare come collegamento ipertestuale.
Dal link http://www.agrisole.it/ è possibile scaricare la prima pagina e gli articoli di primo piano dei
numeri. Vi segnaliamo :
AGRISOLE N. 15 del 15 aprile 2011: pag. 4 “Dop&Igp a caccia di valore aggiunto”; pag. 6 “Latte, molti
tavoli ma pochi accordi”; pag. 9 “Aiuti Pac? Briciole per fiori e piante”; pag. 10 “Aia, casse vuote e
allarme stipendi”; pag. 13 “Bando da 600mila euro per adeguare le gabbie avicole”; pag. 15-18 SPECIALE
FILIERA CEREALI.
AGRISOLE N. 16 del 22 aprile 2011: pag. 2 “Mais, segnali d’allarme sui mercati” – “Un G-20 agricolo per
combattere la volatilità” (PREZZI); pag. 3 “Latte, altolà di Romano sulle multe”; pag. 5 “Più energia
termica da biomasse” – “Raffineria Mossi&Ghisolfi per il bioetanolo da canna” – pag. 7 “Qualità, la
rivincita della montagna” – “Sviluppo rurale, all’Europarlamento passa la norma contro il disimpegno”;
pag. 10 “Una legge per incentivare la diversificazione”; pag. 13 “Insalate in busta, arrivano le regole”;
pag. 14 “Creso, il grano che cambiò la cerealicoltura italiana”; pag. 15 18 SPECIALE FILIERA ZOOTECNIA.
Dal link http://www.edagricole.it/terraevita/default.asp sono scaricabili i PDF del Sommario del n. 14 del
9 aprile 2011 e n. 15 del 16 aprile 2011. Vi segnaliamo:
NUMERO 14 – 9 aprile 2011
Articoli a pag. 14 “DOMANDA UNICA Tutte le novità della Pac 2011”; pag. 20 “OCM VINO Vendemmia
verde, domande al via”.
NUMER 15 – 16 aprile 2011
Articoli pag. 9 “CASO PARMALAT Alimentare, la strategia che non c’è”; pag. 14 “MERCATO Mais per biogas,
prezzi a confronto”; pag. 15 “CONTRATTI Latte, accordi obbligatori nel mirino”; pag. 16 “VINITALY Foglio
di via per il vino italiano”; pag. 24 “APPUNTAMENTI Euroflora 2011, tempo di progetti”.
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AGRICOLTURA ITALIANA ON – LINE
http://www.aiol.it/
10 milioni di euro per le produzioni agricole d’eccellenza
11.04.11
Abbiamo fatto della qualità un punto irrinunciabile delle nostre politiche agricole e questo intervento da
concretezza alla nostra azione”. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Saverio
Romano, ha commentato l’autorizzazione concessa al Commissario ad acta ex Agensud, per l’immediato
utilizzo della somma di dieci milioni di euro, con la finalità di distribuire contributi in favore di piccole e
medie imprese attive nel settore della produzione di prodotti agricoli di qualità.
“Con questo provvedimento mettiamo a disposizione dieci milioni di euro per sostenere le nostre
produzioni di eccellenza. Abbiamo fatto della qualità un punto irrinunciabile delle nostre politiche
agricole e questo intervento da concretezza alla nostra azione”. Così il ministro delle Politiche agricole
alimentari e forestali, Saverio Romano, nell’ottica del sostegno allo sviluppo dei prodotti agricoli e della
vitivinicoltura nazionale d’eccellenza, ha commentato l’autorizzazione concessa al Commissario ad acta
ex Agensud, Ing. Roberto Iodice, per l’immediato utilizzo della somma di dieci milioni di euro, importo
massimo previsto dalla Commissione europea per Aiuti di Stato, con la finalità di distribuire contributi in
favore di piccole e medie imprese attive nel settore della produzione di prodotti agricoli di qualità. I
contributi saranno concessi, nella misura del 90% degli investimenti effettuati per un importo massimo di
400.000 euro a beneficio delle piccole e medie imprese attive nel settore della produzione di prodotti
agricoli e vitivinicoli di qualità ed assegnati, all’esito di procedura di selezione competitiva e per il
tramite di Organismi associativi di produttori, per l’erogazione di servizi o attività volte a favorire
l’aggregazione di produttori, la promozione dei prodotti di qualità e la conoscenza delle peculiarità delle
produzioni mediterranee di qualità. Potranno essere richiesti da Consorzi di produttori nonché da
Organismi associativi di produttori, di prodotti Dop, Igp, Dpc, Docg, Igt, riconosciuti o in via di
riconoscimento in sede Europea e da Aggregazioni, tra i suddetti Consorzi e/o Organismi, costituite in
forma di Associazione temporanea di imprese. Con Decreto del Commissario ad Acta ex Agensud sono stati
stabiliti i criteri e le modalità per la concessione dei contributi stessi. Il testo integrale del Decreto
commissariale sarà consultabile sui siti internet del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
www.politicheagricole.it e della Gestione commissariale www.agensud.it, successivamente alla imminente
pubblicazione di relativo Avviso, sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana e su quotidiani di
interesse nazionale.
Il mercato rilancia i vini di qualità
11.04.11
L’ultima annata, grazie soprattutto alla spinta propulsiva dell’export, ha riportato l’ottimismo tra gli
operatori. E anche sul versante dei prezzi gli sviluppi più recenti stanno confermando il trend al rialzo
iniziato nell’ultimo trimestre del 2010. E’ quanto emerge dal Rapporto Ismea “Analisi della struttura e del
mercato dei vini Doc, Docg e Igt” presentato il 9 aprile al Vinitaly.
Migliorano le prospettive per i vini italiani di qualità. Dopo il bilancio negativo del 2009, l’ultima annata,
grazie soprattutto alla spinta propulsiva dell’export, ha riportato l’ottimismo tra gli operatori. E anche sul
versante dei prezzi gli sviluppi più recenti stanno confermando il trend al rialzo iniziato nell’ultimo
trimestre del 2010. E’ quanto emerge dal Rapporto Ismea “Analisi della struttura e del mercato dei vini
Doc, Docg e Igt” presentato il 9 aprile al Vinitaly. Un segmento, rivela lo studio, che va affermandosi con
sempre maggiore determinazione nelle scelte d’acquisto degli italiani, a scapito dei vini comuni. È
aumentata infatti, dal 2006 al 2010, l’incidenza delle Doc, Docg e Igt sul totale dei consumi di vino sia in
volume che in valore, a dimostrazione di come oggi si beva meno ma meglio, con una tendenza a ricercare
produzioni in grado di coniugare qualità, valori legati alla provenienza geografica e giusto prezzo. Nel
2010, inoltre, la dinamica dei consumi domestici dei vini Doc, Docg e Igt è risultata complessivamente più
favorevole rispetto ai comuni. Il segmento dei vini di qualità è rimasto infatti sostanzialmente stabile nei
volumi d’acquisto rispetto al 2009, mentre i vini da tavola hanno subito una flessione di circa il 2%. Dal
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punto di vista territoriale si conferma il peso preponderante del Settentrione che concentra quasi il 63%
degli acquisti delle famiglie italiane di vini Doc e Docg ed oltre il 51% delle Igt. Segue il Centro Italia con
una quota superiore al 24% sia per le Doc-Docg, sia per le Igt. Nel Meridione, area di provenienza di molte
Igt italiane, prevalgono nettamente gli acquisti di questa tipologia (24,7% il peso del Sud sul totale degli
acquisti di Igt), mentre è minore l’incidenza dei consumi di vini a denominazione d’origine ( 13,1%).
Riguardo alla ripartizione degli acquisti per canale distributivo, emerge ancora il ruolo di punta degli iper
e supermercati che insieme coprono il 70% dei volumi d’acquisto per le produzioni Doc e Docg (oltre il 76%
se si considerano i valori). Di un certo rilievo anche il ruolo dei discount al 13,1% in quantità e al 7,5% in
valore. Sul fronte dei prezzi, nel 2010, nonostante il recupero dell’ultimo trimestre, il comparto dei vini
Doc-Docg, seppure con forti differenziazioni tra marchi, ha subito nel suo complesso una flessione del
3,8%, che si è rivelata più accentuata per i bianchi (-5%) rispetto ai rossi (-2,3%). Basandosi sulla fotografia
scattata al 31 dicembre 2010, l’Italia ha raggiunto un complesso di 504 denominazioni, costituito da 56
Docg, 330 Doc e 118 Igt.
Ortofrutta, approvato fondamentale provvedimento per quarta gamma
13.04.11
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali commenta l’approvazione avvenuta il 13 aprile in
Commissione agricoltura della legge sulle disposizioni relative alla preparazione, al confezionamento e
alla distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma.
“Abbiamo approvato una legge che migliorerà le garanzie igienico-sanitarie e l’informazione dei
consumatori in un settore centrale per l’agroalimentare italiano, colmando un vuoto legislativo che
lasciava troppi margini di discrezionalità. Il fatto che ad approvare questa norma sia stata la XIII
Commissione agricoltura della Camera dei Deputati in sede deliberante, all’unanimità, rende questo
successo ancora più chiaro e concreto.”
Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano, commenta l’approvazione
avvenuta il 13 aprile in Commissione agricoltura della legge sulle disposizioni relative alla preparazione, al
confezionamento e alla distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma.
“Con l’approvazione di questo provvedimento rispondiamo alle legittime aspettative dei produttori e dei
consumatori che chiedono regole certe in grado di garantire, ha concluso Romano, la qualità in un settore
in costante sviluppo come quello della quarta gamma.”
Nella legge sono definiti di ‘quarta gamma’ i prodotti ortofrutticoli destinati all’alimentazione, freschi,
confezionati e pronti per il consumo che, dopo la raccolta, sono sottoposti a processi tecnologici di
minima entità’. La definizione è integrata con la descrizione delle fasi del processo di trasformazione,
dalla raccolta sino al confezionamento. Tali fasi sono quelle della selezione, cernita, eventuale monda e
taglio, lavaggio, asciugatura e confezionamento in buste o in vaschette sigillate, con eventuale utilizzo di
atmosfera protettiva.
FederBio e Wwf Italia in favore della biodiversità
13.04.11
Firmato il 13 aprile il Protocollo d’intesa per la promozione e la realizzazione di azioni e progetti per
l’analisi, la definizione e la divulgazione di modelli praticabili di gestione multifunzionale delle aziende
agricole biologiche e biodinamiche.
E’ stato firmato il 13 aprile il Protocollo d’intesa tra FederBio, Federazione italiana agricoltura biologica e
biodinamica, e il Wwf Italia per la promozione e la realizzazione di azioni e progetti per l’analisi, la
definizione e la divulgazione di modelli praticabili di gestione multifunzionale delle aziende agricole
biologiche e biodinamiche, che siano sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico, e funzionali
al raggiungimento degli obiettivi specifici dell’area di lavoro agricoltura della Strategia nazionale
biodiversità, all’attuazione della Conservazione Ecoregionale nelle Alpi e nel Mediterraneo centrale,
all’attuazione delle altre strategie e programmi a livello europeo, nazionale e regionale definiti per
affrontare le sfide ambientali indicate dalla Politica agricola comune dell’Unione europea.
Il Wwf Italia ha infatti riconosciuto il ruolo dell’agricoltura biologica e la gestione multifunzionale
dell’Azienda agricola come elementi di forza per promuovere una gestione sostenibile del territorio
rurale. La multifunzionalità tipica dell’agricoltura biologica, che si basa sulla diversificazione delle
funzioni svolte dall’imprenditore agricolo, da quella produttiva, a quella ambientale, a quella
paesaggistica, ricreativa, educativa, culturale, permette di realizzare pratiche di lavoro basate sulla
tutela e sulla valorizzazione dell’ambiente, delle tipicità territoriali, anche nel mercato del turismo di
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qualità e dei servizi pubblici per una vera riqualificazione ecologica dei luoghi e degli ecosistemi, per la
tutela della biodiversità, della tipicità del territorio e del paesaggio agricolo intorno ai quali
ricostruire/potenziare l’offerta di servizi e le possibilità di occupazione.
Il Protocollo d’intesa vuole ulteriormente promuovere tutte quelle attività che permettano il
raggiungimento degli obiettivi specifici individuati nell’area di lavoro agricoltura della Strategia nazionale
biodiversità, che prevedono in particolare la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità agricola e
la tutela e la diffusione di sistemi agricoli e forestali ad alto valore naturale.
In particolare la collaborazione tra Wwf Italia e FederBio prevede azioni volte alla promozione
dell’agricoltura biologica e biodinamica nell’ambito della Politica agricola comune dell’Unione europea e
dei suoi strumenti di attuazione a livello nazionale e regionale, anche attraverso comuni azioni politico –
istituzionali; la divulgazione dei positivi effetti dell’agricoltura biologica e biodinamica sugli ecosistemi e
sui processi ecologici, attraverso comuni progetti ed attività di ricerca, informazione, comunicazione,
educazione ambientale ed alimentare; la promozione e la realizzazione di progetti e attività per la
valutazione economica dei servizi forniti dalle aziende agricole biologiche e biodinamiche per la tutela dei
beni comuni (biodiversità, paesaggio e risorse idriche); la promozione e la realizzazione di progetti ed
attività per l’identificazione e la divulgazione delle buone pratiche per la conservazione della biodiversità,
il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile delle risorse idriche nelle
aziende agricole biologiche e biodinamiche in Italia; la realizzazione di seminari tematici da realizzare in
diverse sedi sul territorio nazionale in grado di presentare le tecniche e metodologie d’intervento
dell’agricoltura biologica e biodinamica più utili e funzionali alla conservazione di habitat e specie legate
ai sistemi agricoli e forestali, al contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, alla gestione
sostenibile delle risorse idriche in relazione al loro utilizzo in agricoltura, presentando per i diversi aspetti
della multifunzionalità delle aziende agricole biologiche alcune significative esperienze già realizzate a
livello regionale;la promozione del gruppo di lavoro interdisciplinare nazionale dedicato alla sostenibilità
e alla multifunzionalità in agricoltura per la conservazione della biodiversità e del paesaggio, già attivato
e coordinato dal Wwf Italia.
Accordo Ue-Mercosur
14.04.11
L’accordo non deve essere uno strumento di tutela solo della zootecnia, ma anche delle produzioni
mediterranee, insieme ad una completa protezione delle Indicazioni geografiche europee. Il Ministro delle
politiche agricole alimentari e forestali commento l'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e il
Mercosur.
''Ritengo che si debba valutare con grande attenzione l'impatto dell'accordo tra Ue e Mercosur in relazione
a tutti gli interessi comunitari, non solo quelli relativi alla zootecnia, ma anche per quelli inerenti le
produzioni mediterranee, esposte a forte a rischio da nuove aperture commerciali''.
Così è intervenuto, dal Lussemburgo, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Saverio
Romano in merito all'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e il Mercosur.
''L’accordo, ha ribadito con forza il Ministro ai colleghi europei, non deve essere uno strumento di tutela
solo della zootecnia, ma anche delle produzioni mediterranee, insieme ad una completa protezione delle
Indicazioni geografiche europee''.
“Auspico che la Commissione europea presenti al più presto una valutazione di impatto esaustiva in merito
agli effetti potenziali di un accordo con il Mercosur. Dobbiamo tener conto, ha proseguito Romano, delle
giuste esigenze della zootecnia europea, a partire dal comparto delle carni di pollame, ma è nostro
interesse salvaguardare gli altri settori sensibili come l'ortofrutta, già fortemente penalizzata dagli accordi
bilaterali sottoscritti con i paesi del Nord-Africa”.
“È indispensabile per l'Italia, ha concluso il Ministro, promuovere un negoziato che garantisca un completo
riconoscimento delle indicazioni geografiche europee nei paesi del Mercosur''.
Ue: la Commissione chiede agli Stati membri la restituzione di 530 milioni di euro di spese della Pac
15.04.11
Nell’ambito della procedura detta di liquidazione dei conti la Commissione europea chiede oggi la
restituzione di 530 milioni di euro di fondi dell’Unione indebitamente spesi dagli Stati membri. Queste
somme riconfluiranno nel bilancio dell’Unione in seguito all’accertamento di violazioni delle norme sulla
spesa agricola e di inadempienze nelle procedure di controllo. Se infatti gli Stati membri sono responsabili
del pagamento e della verifica delle spese della politica agricola comune (PAC), spetta alla Commissione
controllare che essi abbiano fatto un uso corretto dei fondi.
In virtù della decisione odierna la Bulgaria, la Danimarca, la Grecia, la Spagna, la Francia, l’Italia, i Paesi
Bassi, il Portogallo, la Romania e il Regno Unito dovranno restituire fondi al bilancio dell’Unione, mentre
sarà rimborsato un piccolo importo alla Germania.
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Agli Stati membri compete la gestione della maggior parte dei pagamenti erogati nell’ambito della PAC,
principalmente attraverso i loro organismi pagatori. Spetta loro anche l’esecuzione di controlli, come ad
esempio la verifica delle domande di pagamenti diretti presentate dagli agricoltori. La Commissione
esegue ogni anno oltre 100 audit per verificare che i controlli eseguiti dagli Stati membri e le misure
correttive adottate per rimediare alle carenze riscontrate siano sufficienti. La Commissione ha anche la
facoltà di farsi restituire fondi con efficacia retroattiva se dagli audit emerge che l’azione correttiva
messa in atto degli Stati membri non è stata sufficiente a garantire la correttezza della spesa di denaro
dell’Unione.
Le rettifiche finanziarie sono fissate in proporzione al tasso di errore. La decisione è stata adottata in
esito ad un procedimento di conciliazione tra la Commissione e gli Stati membri in base a dati oggettivi e
tenendo conto del rischio di uso improprio dei fondi.
Per ulteriori informazioni sul funzionamento del sistema di liquidazione annuale dei conti, v.
MEMO/06/178 e l’opuscolo “Una gestione saggia del bilancio agricolo”, disponibile al seguente indirizzo:
http://ec.europa.eu/agriculture/fin/clearance/factsheet_it.pdf.
Prezzi agricoli: primi ribassi a marzo per i cereali
15.04.11
Si tratta di una prima battuta d’arresto, sottolinea l’Ismea, che ha interessato sia il grano duro (-5,7%) che
il tenero (-6,6%), dopo una serie di rincari che ha portato l’indice del frumento su un livello superiore del
82,4% rispetto a marzo di un anno fa.
Prezzi agricoli in rialzo a marzo dello 0,9% su base mensile e del 23,2% in un anno. È quanto rileva l'Ismea
sulla base dell'indice dei prezzi all'origine che si è attestato, il mese scorso a 133,2, facendo registrare in
particolare un andamento sostenuto, nella dinamica congiunturale, per oli di oliva, ortofrutta e
avicunicoli.
Nell’aggregato delle coltivazioni, che cede nel complesso lo 0,5% su febbraio, ma che guadagna il 35,7%
sul marzo dello scorso anno, l’elemento di maggiore novità è rappresentato dal calo del 2,5% dei cereali,
con il frumento in particolare in flessione del 6,1% su base mensile. Si tratta di una prima battuta
d’arresto, sottolinea l’Ismea, che ha interessato sia il grano duro (-5,7%) che il tenero (-6,6%), dopo una
serie di rincari che ha portato l’indice del frumento su un livello superiore del 82,4% rispetto a marzo di
un anno fa. La flessione, rispetto al mese precedente, ha riguardato anche il granoturco (-0,5%), che ha
mostrato comunque una maggiore tenuta rispetto all’orzo (-4,6%). Prezzi in rialzo invece per il risone che
su febbraio ha guadagnato un altro 6,2%, confermando il trend positivo degli ultimi mesi.
Le rilevazioni dell’Istituto indicano aumenti per frutta (+2% la variazione mensile, +26,6% l’andamento
annuale), ortaggi (+3,2%, +11,6%) e olio di oliva (+4%, +12,6%), segnalando in particolare un buon recupero
degli extravergini, in un mercato in graduale ma progressivo miglioramento. Variazioni di segno più si
registrano anche per i vini sia nella dinamica congiunturale (+0,6%) che in quella tendenziale (+20,9%),
mentre le colture industriali accusano una flessione media mensile dell’1,4%, a fronte di una aumento del
12,8% sullo scorso anno.
Nel settore zootecnico, che ha messo a segno un +2% rispetto a febbraio, si registrano aumenti mensili di
rilievo per le uova (+4,8%), grazie alla ripresa delle lavorazioni con l’approssimarsi della Pasqua, in un
mercato favorevole anche per avicoli (+7,5%) e conigli (+14,6%). Più contenuti i rincari di latte e derivati
(+1,1%), bovini (+0,4%) e ovicaprini (+0,2%), mentre i suini, dopo il rimbalzo di febbraio, hanno ceduto lo
0,9% in un mese, in un quadro complessivamente più debole per il bestiame da macello.
L’andamento annuale, infine, segnala variazioni al rialzo per latte e derivati (+18,4%), avicoli (+10,7%),
bovini (+8,6%) e suini (+7,4%), mentre flettono su base tendenziale i prezzi delle uova (-10%) e degli
ovicaprini (-5%).
Ue: Commissione pubblica una relazione sulle implicazioni socioeconomiche della coltivazione degli
Ogm
15.04.11
Essa si basa su informazioni fornite principalmente dagli Stati membri e rivela che le informazioni esistenti
hanno spesso scarso valore statistico e si fondano sovente su preconcetti sulla coltivazione degli Ogm.
Nella relazione, la Commissione presenta anche un'analisi degli aspetti socioeconomici della coltivazione
degli Ogm tratta dalla letteratura scientifica internazionale e dalle conclusioni di progetti di ricerca
finanziati nell'ambito del programma quadro di ricerca europeo.
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Una relazione della Commissione europea presentata, il 15 aprile, mette in luce gli attuali limiti della
valutazione delle implicazioni socioeconomiche della coltivazione di piante geneticamente modificate
(Gm) nell'Unione europea. In particolare, la relazione al Parlamento europeo e al Consiglio, che si basa su
informazioni fornite principalmente dagli Stati membri, rivela che le informazioni esistenti hanno spesso
scarso valore statistico e si fondano sovente su preconcetti sulla coltivazione degli Ogm. Nella relazione,
la Commissione presenta anche un'analisi degli aspetti socioeconomici della coltivazione degli Ogm tratta
dalla letteratura scientifica internazionale e dalle conclusioni di progetti di ricerca finanziati nell'ambito
del programma quadro di ricerca europeo.
John Dalli, commissario per la salute e la politica dei consumatori ha dichiarato: "Con la pubblicazione di
questa relazione, la Commissione soddisfa una delle ultime richieste del Consiglio "Ambiente" del
dicembre 2008 ancora in sospeso. Il documento è stato redatto sulla base di informazioni e dati forniti
dagli Stati membri. Credo fermamente che questa relazione rappresenti un'opportunità: spetta ora agli
Stati membri, alla Commissione, al Parlamento europeo e a tutte le parti interessate, comprenderne
appieno il contenuto ed avviare un dibattito oggettivo sul ruolo potenziale dei fattori socioeconomici nella
gestione della coltivazione degli Ogm nell'Unione europea".
Dato che l'Ue rappresenta solo una piccola parte della superficie mondiale destinata alla coltivazione di
Ogm, l'esperienza europea in questo settore è obiettivamente limitata. Non sorprende dunque che le
informazioni statisticamente rilevanti sull'impatto socioeconomico della coltivazione degli Ogm siano
scarse.
I dati economici relativi alla situazione europea sono stati ricavati da studi condotti negli Stati membri con
esperienza nella coltivazione di Ogm resistenti agli erbicidi o ai parassiti. Secondo tali studi, quando la
pressione delle piante infestanti (Ht) o dei parassiti è elevata (Bt), le colture resistenti agli erbicidi o ai
parassiti permettono di ottenere rese maggiori.
Nella relazione sono esaminate le conseguenze sociali ed economiche della coltivazione degli Ogm sugli
altri anelli della catena alimentare. Per integrare le informazioni fornite dagli Stati membri, la relazione
passa anche in rassegna la letteratura scientifica internazionale esistente sulla dimensione socioeconomica
della coltivazione degli Ogm.
Le analisi economiche forniscono un quadro preciso dell'impatto economico sulle aziende agricole a livello
mondiale, in particolare per quanto concerne le colture resistenti agli erbicidi o ai parassiti. Tuttavia,
anche in questo caso le informazioni disponibili sugli impatti sociali e sulle conseguenze lungo la catena
alimentare sono scarse o del tutto assenti.
Infine, la relazione passa in rassegna i risultati dei progetti di ricerca finanziati dall'Ue sulle conseguenze
socioeconomiche della coltivazione degli Ogm (Co-Extra, Sigmea, Consumerchoice).
Questa relazione è il punto di partenza per gli Stati membri, la Commissione, il Parlamento europeo e
tutte le parti interessate per approfondire la riflessione su questo tema sensibile. Secondo la Commissione
però, per un dibattito costruttivo è necessario abbandonare la contrapposizione di visioni preconcette
rilevate nella relazione e basarsi su considerazioni più obiettive e concrete.
La Commissione raccomanda dunque di definire una serie di fattori e di indicatori chiari che consentano di
analizzare in modo uniforme le conseguenze socioeconomiche della coltivazione degli Ogm nell'Ue e lungo
la catena alimentare.
La Commissione suggerisce altresì di avviare una riflessione su come utilizzare questa migliore
comprensione della dimensione socioeconomica nella gestione della coltivazione degli Ogm
Agroalimentare: l’Ue riconosce due nuove Dop italiane
18.04.11
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali commenta la pubblicazione sulla Gazzetta
ufficiale dell’Unione europea del Regolamento recante il riconoscimento nel registro comunitario della
“Farina di Castagne della Lunigiana” e della “Formagella del Luinese ” come Denominazioni di origine
protetta. Con l’inserimento nell’elenco di questi ultime due denominazioni, il totale delle produzioni
italiane che hanno ottenuto il riconoscimento Dop o Igp è salito a 225.
“La produzione agroalimentare d’eccellenza che contraddistingue il nostro Paese ha conquistato due nuovi
riconoscimenti, quello per la Farina di Castagne della Lunigiana Dop e quello per la Formaggella del
Luinese. Si tratta di una dimostrazione che il settore agricolo italiano prosegue nel suo percorso virtuoso
basato su qualità, riconoscibilità e sicurezza alimentare”. Così il Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali Saverio Romano, ha commentato la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
dell’Unione europea (serie L102 del 16 aprile 2011) del Regolamento recante il riconoscimento nel registro
comunitario della “Farina di Castagne della Lunigiana” e della “Formagella del Luinese ” come
Denominazioni di Origine Protetta.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
Con l’inserimento nell’elenco di questi ultime due denominazioni, il totale delle produzioni italiane che
hanno ottenuto il riconoscimento Dop o Igp è salito a 225.
La Dop “Farina di Castagne della Lunigiana” è attribuita alla farina dolce ottenuta mediante la lavorazione
di castagne prodotte da castagni della specie Castanea sativa (Mill.) delle varietà di cui si riconosce
storica presenza sul territorio interessato: Bresciana, Carpanese, Fosetta, Marzolina, Moretta, Primaticcia,
Rigola, Rossella, Rossola. Almeno il 70 % delle varietà di castagno che concorrono alla produzione della
“Farina di Castagne della Lunigiana” deve derivare dalle varietà Bresciana, Carpanese e Rossola. La
“Farina di Castagne della Lunigiana” si caratterizza per uno spiccato sapore dolce, che la distingue
nettamente da prodotti simili presenti sul mercato e che le deriva principalmente dal castagno coltivato e
dalle caratteristiche pedoclimatiche dell'areale di produzione, nonché dall’attività dell’uomo che nei
secoli ha mantenuto la produzione della farina.
La zona di produzione della Dop “Farina di Castagne della Lunigiana” ricade in provincia di Massa Carrara
e comprende l’intero territorio amministrativo dei Comuni di: Aulla, Bagnone, Casola in Lunigiana,
Comano, Filattiera, Fivizzano, Fosdinovo, Licciana Nardi, Mulazzo, Podenzana, Pontremoli, Tresana,
Villafranca in Lunigiana e Zeri.
La Dop “Formaggella del Luinese” è invece riservata al formaggio a pasta semidura, prodotto
esclusivamente con latte intero e crudo di capra, a coagulazione presamica, con stagionatura minima di
20 giorni. Il latte possiede particolari caratteristiche organolettiche che conferiscono poi al formaggio
prodotto la particolare sapidità, l’odore e l’aroma delicato, la spiccata prevalenza di una microflora
lattica mista che lo caratterizzano. Il sapore è mediamente dolce, delicato, gradevole e si intensifica con
il progredire della stagionatura. Il colore della pasta è omogeneo e prevalentemente bianco.
Il territorio in cui viene prodotta la Formagella del Luinese è compreso nell’area nord della Provincia di
Varese meglio definita come “Prealpi Varesine”.
Blue economy e Distretto mediterraneo
19.04.11
Giovanni Tumbiolo*
A Mazara del Vallo, in uno spazio ristretto, lavorano giorno e notte, gomito a gomito, condividendo ogni
cosa uomini di etnie e culture diverse, (tunisini, egiziani, marocchini, etc.) che hanno tradizioni
alimentari diverse, parlano lingue diverse, praticano religioni diverse. Pubblichiamo un intervento di
Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo-Cosvap che spiega
nuovi modelli di sviluppo per contrastare il fenomeno dell’immigrazione.
Le tensioni esplose nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo impongono una revisione degli interventi
dell’Europa, se intende assumere un ruolo di interlocutore primario, economico e politico con il Maghreb
ed il Medio oriente. Ciò impone il potenziamento delle “politiche di prossimità” e della “cooperazione
transfrontaliera”, assegnando quindi alle Regioni meridionali un ruolo attivo nella costruzione di “ponti”
commerciali e culturali. Credo sia utile lavorare con i nuovi attori rivieraschi alla costruzione di una
“Macroregione del Mediterraneo” per una nuova strategia condivisa di sviluppo che necessita di maggiore
armonia organizzativa, di nuovi strumenti e nuovi modelli di sviluppo. Fatalmente la sponda Sud sarà la
vera protagonista della regione Mediterranea. Il modello che noi abbiamo proposto in occasione della
presentazione del Forum del Mediterraneo della pesca è quello della creazione di un Distretto
mediterraneo. La sperimentazione sul campo per le filiere agroalimentari e pesca è stata fatta attraverso
il prototipo del Distretto produttivo della pesca e dell’osservatorio del Mediterraneo, ove si assiste ad una
virtuosa collaborazione fra soggetti fra di loro assai diversi: imprese, istituzioni pubbliche e private, enti
di ricerca, banche, scuole, università al fine di costruire un modello di sviluppo sostenibile, responsabile,
duraturo,
condiviso
ed
orientato
all’innovazione,
al
trasferimento
tecnologico
ed
all’internazionalizzazione. E’ utile ricordare che Distretto e osservatorio sono stati intercettati da
organismi delle Nazioni Unite: Undp e Unifil in Libano (area difficile del pianeta) per realizzare un piccolo
ma importante progetto nel porto di pescatori di Naqoura, al confine fra Libano ed Israele, in un territorio
controllato da Hezbollah e caratterizzato da una consistente presenza di profughi palestinesi, nel
tentativo di sviluppare le attività economiche per fare “arretrare” quelle militari. Lì nascerà un piccolo
distretto della pesca simile a quello siciliano; così come è stato fatto a Bizerta in Tunisia, ad Alessandria
in Egitto, così come è stato progettato a Shinas in Oman e a Bengasi in Libia. Tutto ciò è possibile per una
semplice ragione, legata alla storia e soprattutto all’indole dei Siciliani. Un esempio: ogni giorno in Sicilia
si consuma un “miracolo”. Il miracolo è quello del peschereccio del distretto di Mazara del Vallo, dove in
uno spazio ristretto, lavorano giorno e notte, gomito a gomito, condividendo ogni cosa uomini di etnie e
culture diverse, (tunisini, egiziani, marocchini, etc.) che hanno tradizioni alimentari diverse, parlano
lingue diverse, praticano religioni diverse! Questo miracolo di convivenza pacifica che si fonda sul lavoro
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esiste da oltre quarant’anni nei mari di Sicilia e Mazara del Vallo ne è l’esempio principe. Ciò testimonia
una tradizione del popolo siciliano incline all’accettazione dell’Altro.
La proposta che la Sicilia ha portato nel settore della pesca in questi anni, nonostante la crisi che il
settore attraversa, è quella della costruzione di un modello di sviluppo economico/sociale mediterraneo
attraverso i principi della Blue economy: l’economia della responsabilità, individuale e collettiva, che
parte dal mare, dalla Sicilia, ma che non si esaurisce nel mare e con il mare. La sperimentazione di tale
modello si estende a tutte le filiere produttive: dall’agroindustria al manifatturiero, al turismo.
La Blue Economy: è la proposta della Sicilia, la risposta per il Mediterraneo
La Sicilia, baricentrica e punta avanzata d’Europa più prossima ai Paesi in rivolta, ha il diritto/dovere di
proporre modelli di sviluppo. Ed i cambiamenti in atto, possono diventare un’opportunità per l’Europa,
per l’Italia e per le Regioni più esposte geograficamente e politicamente come la nostra. A condizione che
con i nuovi attori delle varie filiere della politica, dell’economia, della cultura, della sanità,
dell’istruzione, delle religioni, nasca un’intesa fondata sull’incontro e sul dialogo anche a livelli regionali
e sub regionali. In questa direzione la Sicilia deve giocare il ruolo che la storia e la geografia le hanno
assegnato. Lo può fare attraverso una serie di strumenti sui quali vale la pena puntare: la creazione di una
Macroregione del Mediterraneo, elemento cardine al fine di determinare una vera Coesione mediterranea
che emerge dall’intesa fra soggetti locali e di settore. Essa potrà contare su due strumenti innovativi: 1) il
Forum per il Mediterraneo della pesca e dell’agroalimentare. attraverso cui in Sicilia tra maggio e ottobre
si incontreranno oltre seicento imprese mediterranee (16 Paesi coinvolti) delle filiere ittiche ed
agroalimentari, accompagnate da regioni, università, camere di commercio, centri di ricerca, banche.
Banche, si perché uno degli oltre circa 50 progetti individuati dall’Osservatorio nell’applicazione della
Blue economy riguarda proprio il dialogo fra finanza islamica e finanza occidentale, snodo fondamentale
per comprendere meglio le crisi in atto. 2) Il Distretto mediterraneo quale modello di cooperazione
scientifica e produttiva in aree, regioni vocate a specifiche produzioni. Servirà a scongiurare operazioni
“mordi e fuggi”. Tuttavia vorrei dissipare ogni dubbio fra i più scettici. Trasferire imprese siciliane in
queste regioni del mediterraneo non è una manovra di mera delocalizzazione dei nostri distretti, per fare
a casa d’altri ciò che non possiamo più fare a casa nostra, acquisendo magari lavoro ed energia ad un
costo più basso e non rispettando regole ambientali, ma vuol dire cooperare, creare ponti. Abbiamo il
dovere e direi tutto l’interesse di condividere questi strumenti/modello, al fine di integrare le reciproche
produzioni e valorizzare nel suo complesso il sistema produttivo mediterraneo, e creare in loco migliaia di
posti di lavoro. Ciò è utile a frenare l’emorragia di tanti disperati che ogni giorno tentano di raggiungere
l’Europa. Ahimè attraverso la Sicilia.
*Presidente del Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo-Cosvap
Prosegue il lavoro dell’Icqrf a tutela della trasparenza degli scambi commerciali
18.04.11
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali commento l’ingente sequestro di vino e quello di
olio eseguiti dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità.
“E’ nostro preciso obiettivo assicurare che attraverso i controlli si mantenga la correttezza del sistema
combattendo quei comportamenti, a volte solo ambigui, altre dichiaratamente fraudolenti, che ingannano
i consumatori e non permettono agli operatori meritevoli di promuovere e identificare le caratteristiche
specifiche dei loro prodotti”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Francesco Saverio Romano ha commentato
l’ingente sequestro di vino e quello di olio eseguiti dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità,
guidato dal capo Dipartimento Giuseppe Serino. Oltre 70.000 bottiglie di vino “Langhe rosso Doc 2010”
sono state sequestrate in provincia di Cuneo da funzionari del locale ufficio dell’Ispettorato per varie
irregolarità riscontrate nel sistema di etichettatura. In particolare, oltre a riportare la dicitura per
designare i vini a Doc e Docg riservata ai prodotti della Valle d’Aosta di bilinguismo francese e la non
corretta indicazione del grado alcolico effettivo, il prodotto veniva presentato con diciture ambigue, quali
“fresco” e “giovane” tali da richiamare nel consumatore le caratteristiche di un vino novello, ma tale non
era. In ogni caso, utilizzando diciture non previste dal relativo disciplinare di produzione.
In Sicilia, presso un’azienda di Palermo e un deposito di Catania, l’Ispettorato ha posto sotto sequestro
circa 2.500 bottiglie di olio di extravergine di oliva, confezionate da un’impresa pugliese per la mancata
indicazione dell’origine del prodotto, invece, obbligatoriamente richiesta per l’olio extravergine.
Dall’esame dei documenti si ricavava che il prodotto era di origine comunitaria.
Ue: Commissione ambiente chiede etichettatura alimentare obbligatoria
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20.04.11
Il progetto legislativo ha lo scopo di modernizzare, semplificare e rendere più chiara legislazione europea
sull'etichettatura alimentare. I deputati chiedono ora di estendere l'obbligo di etichettatura del paese di
provenienza a tutte le carni, al latte e prodotti derivati, e altri alimenti a base di un unico ingrediente.
Inoltre, la commissione ambiente ha approvato un emendamento che inserisce nell'etichetta anche il
paese di provenienza per carne, pollo e pesce quando sono utilizzati come ingredienti.
Le etichette sugli alimenti devono includere informazioni obbligatorie fra le quali il contenuto di grassi
acidi trans e il paese di provenienza, secondo il testo approvato il 19 aprile dai deputati della
commissione Ambiente. L'organo parlamentare ha anche emendato la proposta legislativa per garantire
che le etichette siano leggibili, chiare e che contengano informazioni utili per il consumatore.
Il progetto legislativo, approvato in seconda lettura dalla commissione ambiente, salute pubblica e
sicurezza alimentare, ha lo scopo di modernizzare, semplificare e rendere più chiara legislazione europea
sull'etichettatura alimentare. In particolare, il testo approvato modifica le regole sulle informazioni
contenute sulle etichette obbligatorie apposte sugli alimenti, quali, ad esempio, il nome, la lista degli
ingredienti, le date di consumo con diciture quali "utilizzare preferibilmente prima di", le condizioni
specifiche di uso del prodotto, e introduce l'obbligo di fornire informazioni nutrizionali. I deputati
chiedono inoltre di indicare la data del primo congelamento per prodotti a base di un unico ingrediente,
come carne, pollo e pesce surgelato.
Gli eurodeputati chiedono che informazioni nutrizionali sul prodotto alimentare, come il contenuto
energetico, le quantità di grasso, grassi saturati, carboidrati, zuccheri, proteine e sali, siano chiaramente
indicate in forma di una tabella sul retro dell'imballaggio. Tale lista dovrebbe anche includere i grassi
artificiali (che invece il Consiglio vorrebbe elemento volontario), che dovrebbero essere indicati per 100g
o 100ml di contenuto e anche secondo la percentuale della porzione giornaliera.
L'etichetta sul paese di provenienza è già obbligatoria nell'Ue per alcuni tipi di prodotti, come la carne di
manzo, il miele, l'olio d'oliva, la frutta fresca e i legumi. Il Parlamento ha già chiesto e ottenuto dal
Consiglio che tale obbligo sia esteso anche alla carne di maiale, di pecora, di capra e di pollo. Tuttavia, i
deputati chiedono ora di estendere l'obbligo di etichettatura del paese di provenienza a tutte le carni, al
latte e prodotti derivati, e altri alimenti a base di un unico ingrediente. Inoltre, la commissione ambiente
ha approvato un emendamento che inserisce nell'etichetta anche il paese di provenienza per carne, pollo
e pesce quando sono utilizzati come ingredienti.
Le etichette sulla carne dovrebbero indicare il paese nel quale l'animale è nato, allevato e macellato,
dicono i deputati della commissione ambiente. I deputati hanno anche rafforzato le regole esistenti per
garantire informazioni chiare ed evitare confusione fra i consumatori. Le etichette non dovrebbero quindi
essere visualizzate in modo da creare l'impressione che il prodotto in vendita sia un altro e quando un
ingrediente è stato sostituito, dovrebbe essere chiaramente indicato.
La maggioranza della commissione ambiente pensa che i prodotti alcolici debbano essere esentati dalle
nuove regole di etichettatura, cosi come per una serie di eccezioni quali il cibo non imballato per consumo
immediato, i pacchi regalo, i prodotti stagionali e le micro imprese che producono prodotti alimentari
artigianali.
La commissione ambiente ha approvato la relazione legislativa con 57 voti a favore, 4 contrari e
un'astensione per dare al relatore Renate Sommer (Ppe, De) un forte mandato per negoziare con i governi
nazionali un accordo in seconda lettura prima del voto in plenaria previsto per luglio.
Una volta che la legislazione sarà adottata da Parlamento e Consiglio, l'industria alimentare avrà 3 anni
adattarsi alle nuove regole e 2 ulteriori anni, quindi 5 in totale, per rispettare i nuovi obblighi in materia
di informazioni nutrizionali.
Import - export cerealicolo in Italia nel primo mese del 2011
20.04.11
I dati sono presentati dall'Associazione nazionale cerealisti. I movimenti valutari relativi all’import/export
del settore cerealicolo hanno comportato nel primo mese del 2011 un esborso di valuta pari a 428,1 Milioni
di Euro (297,9 nel 2010) ed introiti per 211,7 Milioni di Euro (180,1 nel 2010).
Le importazioni in Italia di cereali, semi oleosi e farine proteiche nel corso del primo mese del 2011
aumentano di 239.000 tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2010 (+19%). L’aumento è dovuto ai
cereali in granella, soprattutto grano tenero (+85.000 tonnellate), mais (+113.000 tonnellate), orzo
(+38.000 t) e grano duro (+11.000 t). Le importazioni di riso, considerato nel complesso (risone,
semigreggio, semilavorato e lavorato), si riducono di 4.400 tonnellate rispetto al 2010. Gli arrivi
dall’estero di farine proteine vegetali diminuiscono di circa 7.000 tonnellate, dovute principalmente alla
farina di soia, mentre quelle dei semi oleosi di circa 10.000 t, imputabili ai semi di soia e di colza. Le
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esportazioni dell’intero settore cerealicolo nel mese di gennaio 2011 sono aumentate del 22% rispetto allo
stesso periodo 2010 (+57.000 tonnellate). Aumentano le vendite all’estero di cereali in granella (+50.000
t), di pasta alimentare (+7.700 t) e di riso (+7.000 t) considerato nel complesso (risone, semigreggio,
semilavorato e lavorato). In leggero aumento anche l’export di farina (+9%) e di semola (+6%). Si riducono
invece le esportazioni dei prodotti trasformati di 7.600 tonnellate. I movimenti valutari relativi
all’import/export del settore cerealicolo hanno comportato nel primo mese del 2011 un esborso di valuta
pari a 428,1 Milioni di Euro (297,9 nel 2010) ed introiti per 211,7 Milioni di Euro (180,1 nel 2010). Pertanto
il saldo valutario netto è pari a -216,4 Milioni di Euro, contro -117,8 Milioni di Euro nel 2010.
Romano: accolta la richiesta italiana di maggior flessibilità nell’uso dei fondi Ue
21.04.11
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali commenta la decisione della Commissione europea
in risposta alla richiesta presentata dal governo italiano sulla possibilità di introdurre flessibilità per
l’utilizzo dei fondi allocati per il sostegno specifico ai sensi dell’art. 68 del Reg. (CE) n. 73/2009.
“Saluto con soddisfazione il parere della Commissione europea che rende possibile il pieno impiego della
dotazione finanziaria stanziata per il sostegno specifico in favore degli agricoltori, previsto dalla
regolamentazione comunitaria, evitando il rischio di sottoutilizzo qualora non vengano spesi tutti i fondi
allocati per le misure agroambientali”.
Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano, commenta la decisione
della Commissione europea in risposta alla richiesta presentata dal governo italiano sulla possibilità di
introdurre flessibilità per l’utilizzo dei fondi allocati per il sostegno specifico ai sensi dell’art. 68 del Reg.
(CE) n. 73/2009.
Grazie a tale orientamento comunitario sarà possibile utilizzare i fondi non erogati per gli aiuti connessi
agli avvicendamenti colturali per incrementare, già da quest’anno, la possibilità di spesa in favore dei
produttori che sottoscrivono polizze assicurative a tutela della produzione.
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ERMESAGRICOLTURA
http://www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura
APRILE 2011 - anno 39°, n.4 (articoli più significativi)
QUI EUROPA
Cibi clonati: il Consiglio Ue boccia l'etichettatura (66,07 kB - PDF) A cura di Carla Cavallini
POLITICHE COMUNITARIE
Commercio internazionale, più tutela all'agricoltura Ue (62,66 kB - PDF) A cura di Rita Ricci
MONDO BIO
Piccolo è bello addio. Avanzano i supermercati (50,91 kB - PDF) A cura di Rosa Maria Bertino
I FATTI / LE SFIDE DEL DOMANI
Acqua, difendere insieme una risorsa non infinita (88,70 kB - PDF) Elena Contini
I FATTI / OBIETTIVO SEMPLIFICAZIONE
Ridurre la burocrazia si può, anzi si deve (68,28 kB - PDF) Barbara Mengozzi
L'ECONOMIA / VINITALY 2011
Il vino cerca un rilancio sul mercato italiano (57,09 kB - PDF) Barabara Mengozzi
L'ECONOMIA / PREZZI E MERCATI
L'impennata dei costi strangola le imprese (36,81 kB - PDF) Giancarlo Martelli
L'ECONOMIA / ECCELLENZE AGROALIMENTARI
Dop e Igp: il valore aggiunto degli "alimenti funzionali" (99,10 kB - PDF) A cura di EUROPASS
L'ECONOMIA / LA NUOVA NORMATIVA
Per le fonti rinnovabili un freno agli incentivi (57,84 kB - PDF) Laura Fuglini
DOSSIER
LE ASSICURAZIONI IN AGRICOLTURA (253,18 kB - PDF) A cura di Giancarlo Martelli
AGROENERGIE
Biomasse e redditività degli impianti a biogas (59,20 kB - PDF) Claudio Fabbri
AGROENERGIE
Le accise sulla produzione di elettricità in proprio (67,70 kB - PDF) Gianni Falchieri
IRRIGAZIONE / ECOINNOVAZIONE
Microirrigazione: come filtrare l'acqua del Cer (71,49 kB - PDF) Giorgio Guidoboni
MALATTIE DELLE PIANTE / ORGANISMI NOCIVI
Una cocciniglia esotica insidia la frutticoltura (95,91 kB - PDF)
Stefano Maini
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COLDIRETTI
http://www.coldiretti.it/
http://www.ilpuntocoldiretti.it/Pagine/Home.aspx
Agricoltura biologica, novità in arrivo da Bruxelles
11/04/2011 pubblicato in: Ambiente - AttualitàStampaRSS FeedRiduci le dimensioni del testo
Aumenta le dimensioni del testoIl 29 e 30 marzo scorsi, nell’ambito dello Scof (Standing Committee on
Organic Farming), il Comitato per l'agricoltura biologica dell'Ue, sono stati discussi alcuni provvedimenti di
rilevante interesse per il settore. In seguito al parere favorevole di tale Comitato, saranno adottati due
Regolamenti.
Il primo riguarda: l’utilizzo del logo biologico dell’UE, al fine di rendere più esplicita la necessità per gli
operatori di essere sottoposti al sistema di controllo; l’etichettatura del vino, posticipando al 31 luglio
2012 la possibilità di utilizzare la dicitura “vino da uve biologiche”; l’inserimento degli “estratti di
rosmarino” tra gli additivi alimentari impiegabili nel metodo di produzione biologico.
Il secondo obbliga gli Stati membri a rendere accessibili, al pubblico, gli elenchi degli operatori
controllati, tramite la pubblicazione su Internet. Tali elenchi dovranno essere completi delle informazioni
contenute nei documenti giustificativi rilasciati a ciascun operatore. La procedura avviata, quindi, in Italia
nell’ambito del Sistema Informativo Agricolo Nazionale trova un’ importante riscontro anche nella
legislazione comunitaria.
Inoltre, la Commissione ha riaperto la discussione sul vino biologico, che era sospesa,ormai da qualche
tempo, in seguito al ritiro della proposta per il mancato raggiungimento di un accordo condiviso tra gli
Stati membri. Il tema del resto, è senz’altro attuale, in quanto sembra aumentare sempre più in Europa la
concorrenza di vino biologico prodotto in Paesi extra Ue. Le posizioni delle varie delegazioni appaiono
comunque ancora distanti soprattutto sul tema dell’anidride solforosa.
Infine, la delegazione italiana ha presentato il DM n. 20804 sulle Contaminazioni accidentali e
tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica con riferimento ai limiti di residui
nei prodotti biologici chiedendo un intervento da parte della Commissione per armonizzare la materia tra
tutti gli Stati Membri.
In merito a tale provvedimento si è evidenziato un grande interesse da parte di tutte le delegazioni dei
diversi Paesi, che hanno apprezzato l’iniziativa italiana. La Commissione si è impegnata ad effettuare
successivi approfondimenti su un tema riconosciuto da tutti di estrema attualità e che per troppo tempo è
stato trascurato.
In Cina sale la domanda di carne, mais a prezzi da record
12/04/2011 Dopo sette anni la bilancia commerciale della Cina fa segnare per la prima volta il segno negativo. Un
deficit, relativo al primo trimestre del 2011, abbastanza sorprendente e al quale non è estraneo il fatto
che il gigante asiatico da quest’anno non sarà più autosufficiente per la produzione di mais e ne dovrà
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importare almeno 6 milioni di tonnellate per far fronte alla domanda di mangimi necessari per
l’alimentazione del bestiame negli allevamenti per rispondere al forte aumento del consumo di carne.
Il cambiamento ha fatto schizzare le quotazione del mais, principale componente dei mangimi, che ha
chiuso la settimana con il massimo storico di 7,68 dollari per bushel (20 centesimi di euro al chilo) per le
consegne a maggio, con un aumento del 21 per cento dall`inizio dell`anno, secondo l’analisi della
Coldiretti al Chicago Board of Trade, punto di riferimento del commercio mondiale.
Il risultato più immediato per l’Italia è l`aumento record del 19 per cento per i prezzi dei mangimi che
fanno segnare rincari quasi dieci volte superiori a quelli degli alimentari necessari per apparecchiare la
tavola degli uomini, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea a febbraio 2010.
N.269 - 14 Aprile 2011
BANCA MONDIALE: COLDIRETTI, PREZZI RECORD A RISCHIO CARNE E LATTE
L’aumento dei prezzi delle materie prime come il mais che ha raggiunto quotazioni da record addirittura
superiori a quelle del grano, come mai era avvenuto prima, mette a rischio anche l’attività di allevamento
in Italia dove è sempre piu’ costoso riempiere la mangiatoia di mucche e maiali per la produzione di latte
e carne, per effetto dell’aumento del costo dei mangimi che è stato del 19 per cento. E’ quanto afferma
la Coldiretti nel commentare l’allarme del presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, secondo il
quale i prezzi degli alimentari sono il maggiore rischio per i poveri nel mondo, aumentando il numero di
coloro che vivono in estrema poverta', salito di 44 milioni di persone dallo scorso giugno. A far schizzare le
quotazioni del mais è certamente l’aumento della domanda per la produzione di bioetanolo e il maggior
consumo di carne nei paesi emergenti come la Cina che fa crescere il consumo di mangimi a base di mais
ma soprattutto - sostiene la Coldiretti - l'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre piu’
fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a
quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. Manovre finanziarie
sul cibo che stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato
una grande volatilità impedendo la programmazione e mettendo a rischio le coltivazioni e l’allevamento in
molti Paesi. Il risultato piu’ immediato in Italia è l’aumento record del 19 per cento per i prezzi dei
mangimi che fanno segnare rincari quasi dieci volte superiori a quelli degli alimentari necessari per
apparecchiare la tavola degli uomini, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea a febbraio 2010. Un
onere che - sostiene la Coldiretti - si aggiunge alle difficoltà determinate negli allevamenti italiani dagli
effetti insostenibili della direttiva nitrati, dai tagli all’assistenza tecnica degli allevamenti per la riduzione
dei trasferimenti pubblici alle associazioni allevatori e dal furto di valore e immagine che subisce la
produzione Made in Italy a causa delle distorsioni lungo la filiera e delle importazioni di prodotti
dall’estero spacciati come nazionali. A rischio c’è l’intero sistema degli allevamenti italiani a sostegno del
quale la Coldiretti è impegnata nella “vertenza zootecnia”.
N.271 - 15 Aprile 2011
INFLAZIONE: COLDIRETTI, ALLARME CARNE E LATTE MADE IN ITALY
Il cibo per animali cresce nove volte di piu’ di quello per gli uomini
L’inflazione fa aumentare i costi di produzione degli allevamenti nazionali dove per effetto del rincaro
delle materie prime si spende il 19 per cento in piu’ per riempire le mangiatoie degli animali. E’ la
Coldiretti a lanciare l’allarme in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione dai quali si
evidenzia che i prezzi dei mangimi fanno segnare rincari quasi nove volte superiori a quelli degli
alimentari necessari per apparecchiare la tavola degli uomini che si fermano ad un +2,2 per cento. Un
onere che - sostiene la Coldiretti - si aggiunge alle difficoltà determinate negli allevamenti italiani dagli
effetti insostenibili della direttiva nitrati, dai tagli all’assistenza tecnica degli allevamenti per la riduzione
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
dei trasferimenti pubblici alle associazioni allevatori e dal furto di valore e immagine che subisce la
produzione Made in Italy a causa delle distorsioni lungo la filiera e delle importazioni di prodotti
dall’estero spacciati come nazionali. A rischio c’è l’intero sistema degli allevamenti italiani, a sostegno
del quale la Coldiretti è impegnata nella “vertenza zootecnia”, che segna anche le manifestazioni
fieristiche Cibus e Rassegna suinicola in corso in questi giorni. Tra le richieste, la revisione delle zone
vulnerabili per la direttiva nitrati e l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza a
partire dal latte e formaggi fino a carne e salumi derivati dai suini. L’inganno del “falso” Made in Italy
sugli scaffali - conclude la Coldiretti – riguarda due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti
da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono
stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura
cagliate straniere.
N.274 - 16 Aprile 2011
MADE IN ITALY: COLDIRETTI, EXPORT ALIMENTARE AL TOP (+ 13% NEL 2011)
Prosegue trend positivo dopo il record storico di 28 miliardi nel 2010
Il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani è aumentato in valore del 13 per cento nel
gennaio 2011 e conferma il trend positivo fatto registrare lo scorso anno quando è stato raggiunto il valore
massimo di sempre a 27,7 miliardi di euro. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei
dati Istat nella quale si precisa che il risultato del 2010 è il frutto di esportazioni effettuate per la grande
maggioranza nei paesi dell’Unione Europea per un valore di 19,3 miliardi (+11,2 per cento), ma anche
negli Stati Uniti per 2,2 miliardi (+10 per cento) e nei mercati emergenti come quelli asiatici con 1,8
miliardi dove si è avuto l’incremento maggiore con un + 20 per cento. A crescere all’estero sono tutti i
principali settori del Made in Italy, ma il prodotto piu’ esportato è diventato - sottolinea la Coldiretti l’ortofrutta fresca che, con un aumento del 21 per cento in valore, raggiunge i 4,1 miliardi di euro e
sorpassa il vino diventando la principale voce positiva della bilancia agroalimentare. Aumenta peraltro
anche il vino che - continua la Coldiretti - raggiunge il valore record di 3,9 miliardi con una crescita del 12
per cento mentre formaggi e latticini crescono del 15 per cento per un valore di 1,7 miliardi e l’olio del 14
per cento a 1,1 miliardi. Sostanzialmente stabili - precisa la Coldiretti - le esportazioni di pasta che
rappresenta una voce importante del Made in Italy sulle tavole straniere con 1,8 miliardi. Tra i singoli
prodotti positive - continua la Coldiretti - sono soprattutto le performance di quelli a denominazione di
origine come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che mettono a segno un aumento record del 26 per
cento sui mercati mondiali, ma anche il prosciutto di Parma che ha ottenuto nel 2010 il miglior risultato
di sempre con un rilevante effetto traino per l’intero settore. Il 2010 è stato un anno record per l`export
del Prosciutto di Parma che ha registrato un incremento del 9,5 per cento ottenendo il miglior risultato di
sempre con 2.256.000 di prosciutti per un valore di 200 milioni di euro che hanno varcato i confini
nazionali raggiungendo le tavole di oltre 80 Paesi del Mondo. Il risultato positivo non si è però trasferito
negli allevamenti che si trovano in grave difficoltà per effetto del rincaro delle materie prime che ha fatto
aumentare del 19 per cento in piu’ per riempire le mangiatoie degli animali mentre i prezzi di vendita dei
maiali si riducono. Un onere che - sostiene la Coldiretti - si aggiunge alle difficoltà determinate negli
allevamenti italiani dagli effetti insostenibili della direttiva nitrati, dai tagli all’assistenza tecnica degli
allevamenti per la riduzione dei trasferimenti pubblici alle associazioni allevatori e dal furto di valore e
immagine che subisce la produzione Made in Italy a causa delle distorsioni lungo la filiera e delle
importazioni di prodotti dall’estero spacciati come nazionali. A rischio c’è l’intero sistema degli
allevamenti italiani, a sostegno del quale la Coldiretti è impegnata nella “vertenza zootecnia”, che segna
anche le manifestazioni fieristiche Cibus e Rassegna suinicola in corso in questi giorni. Tra le richieste, la
revisione delle zone vulnerabili per la direttiva nitrati e l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta
la provenienza a partire dal latte e formaggi fino a carne e salumi derivati dai suini. L’inganno del “falso”
Made in Italy sugli scaffali - conclude la Coldiretti – riguarda due prosciutti su tre venduti come italiani,
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ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro
che sono stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o
addirittura cagliate straniere.
N.280 - 17 Aprile 2011
DRAGHI: COLDIRETTI, SPECULAZIONE SU FAME CAUSA ALTALENA PREZZI
L’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre piu’ fortemente condizionato dai movimenti
di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino
alle materie prime come grano, mais e soia dove hanno provocato una insostenibile volatilità dei prezzi
che mette a rischio le coltivazioni e l’allevamento in molti Paesi. E’ quanto afferma la Coldiretti che, nel
commentare l’allarme lanciato dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, sottolinea come si
tratta degli effetti drammatici di una globalizzazione senza regole che ha drammaticamente legittimato la
derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi con effetti che vanno al furto di
milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi piu’ poveri fino alla speculazione sulle materie prime che
sono stato l’elemento scatenante della recente ondata di rivoluzioni. L’altalena dei prezzi sono l’effetto
delle speculazioni sulla fame che - sottolinea la Coldiretti - hanno bruciato nel mondo centinaia di miliardi
solo per il grano le cui quotazioni negli ultimi tre anni sono crollate da 13 dollari per bushel del febbraio
2008 ad appena 5 dollari per bushel del febbraio 2009, a 6 dollari per bushel del febbraio 2010 per poi
risalire fino agli 7,5 dollari per bushel attuali (20 centesimi al chilo). Garantire la stabilità dei prezzi in un
mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che - continua la
Coldiretti - va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi nell’ambito della riforma di
mercato della politica agricola comune. L'emergenza alimentare - sostiene Coldiretti - non si risolve con i
prezzi bassi all'origine per i produttori perche' questi non consentono all'agricoltura di sopravvivere e con
la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è piu' in grado di riprendersi anche in condizioni
positive. Occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto
politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle
identità territoriali per sfuggire all'omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza
dall'estero. Alle agricolture di tutto il mondo - conclude Coldiretti - devono essere garantiti credito e
investimenti adeguati se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, si
devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose, occorre
garantire trasparenza e informazione ai consumatori.
N.283 - 18 Aprile 2011
IMMIGRAZIONE: COLDIRETTI, IN AGRICOLTURA OLTRE CENTOMILA STRANIERI
Nelle campagne quasi un occupato su dieci è immigrato per un totale di ben 106.058 lavoratori stranieri
impegnati a garantire l’approvvigionamento alimentare sulle tavole degli italiani. E’ quanto emerge da
una analisi della Coldiretti che evidenzia come questi lavoratori siano divenuti indispensabili per
l’agricoltura Made in Italy. Gli immigrati sono impegnati soprattutto nello svolgimento della generalità
delle lavorazioni stagionali e per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy:
dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino, ma anche negli allevamenti. A prevalere per la natura del lavoro
in campagna è - sottolinea la Coldiretti - l’occupazione stagionale, a partire dal periodo primaverile per le
operazioni di preparazione dei terreni fino all’autunno con la vendemmia. Sono molti i "distretti agricoli"
dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel
caso - aggiunge la Coldiretti - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle
barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte fino agli
allevamenti in Lombardia dove a svolgere l'attività di “bergamini” sono soprattutto gli indiani, mentre i
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macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia. La presenza di lavoratori immigrati - conclude la
Coldiretti - è divenuta indispensabile per le produzioni di qualità: dagli allevamenti dei bovini di razza
piemontese a quelli delle vacche per il Parmigiano Reggiano dove quasi un lavoratore su tre è indiano ma i
lavoratori extracomunitari sono diventati decisivi nella raccolta delle mele della Val di Non, produzione
del prosciutto di Parma, della mozzarella di Bufala o nella raccolta delle uve destinate al prosecco nel cui
distretto si contano immigrati di ben 53 diverse nazionalità.
N.284 - 18 Aprile 2011
PREZZI: COLDIRETTI, GRANO IN CALO DEL 42 % RISPETTO A 3 ANNI FA
Il prezzo del grano è oggi inferiore del 42 per cento rispetto al massimo storico ragiunto nel marzo 2008.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che il vero problema è l’oscillazione delle quotazioni che
per il grano negli ultimi tre anni sono crollate da 13 dollari per bushel del febbraio 2008 ad appena 5
dollari per bushel del febbraio 2009, a 6 dollari per bushel del febbraio 2010 per poi risalire fino agli 7,5
dollari per bushel attuali (20 centesimi al chilo). L’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sottolinea la Coldiretti - sempre piu’ fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano
con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come
grano, mais e soia dove hanno provocato una insostenibile volatilità dei prezzi che mette a rischio le
coltivazioni e l’allevamento in molti Paesi. Si tratta degli effetti drammatici di una globalizzazione senza
regole che ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una
merce qualsiasi con effetti che vanno al furto di milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi piu’
poveri fino alla speculazione sulle materie prime che sono stato l’elemento scatenante della recente
ondata di rivoluzioni. Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello
alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che - continua la Coldiretti - va sostenuto con
l’introduzione di interventi di mercato innovativi nell’ambito della riforma di mercato della politica
agricola comune. L'emergenza alimentare - sostiene Coldiretti - non si risolve con i prezzi bassi all'origine
per i produttori perche' questi non consentono all'agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle
imprese destrutturano il sistema che non è piu' in grado di riprendersi anche in condizioni positive.
Occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche
agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità
territoriali per sfuggire all'omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall'estero. Alle
agricolture di tutto il mondo - conclude Coldiretti - devono essere garantiti credito e investimenti
adeguati se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, si devono
applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose, occorre garantire
trasparenza e informazione ai consumatori.
Diminuisce la produzione di olio Ue ma salgono i consumi all'estero
18/04/2011
Con 3 milioni di tonnellate prodotte nel mondo per l’annata 2010-2011 (in calo del 6% rispetto all’anno
precedente), la Spagna si riconferma il primo produttore europeo, con 1,2 milioni di tonnellate (pari al
55% della quota Ue) mentre l’Italia con 550mila tonnellate arriva al 25% della produzione comunitaria e la
Grecia con 336mila tonnellate cresce del 15% rispetto al 2010, mentre la produzione mondiale è
aumentata di circa un 2,3% su base annua nell’ultimo ventennio. E’ il quadro dipinto dal Rapporto Unaprol
sul settore oleario.
Per quanto riguarda gli altri paesi del Mediterraneo, la Turchia dovrebbe attestarsi su 160mila tonnellate
di prodotto, con un 8,8% in più rispetto all’anno precedente; contrazione del 20% per la Tunisia e
produzione pari a 120mila tonnellate (erano 150mila nell’anno precedente). Aumenta del 29% invece la
produzione in Siria, così come aumenta la produzione palestinese. Cala del 6% in Marocco con un
produzione di circa 150mila tonnellate mentre l’Algeria vede la sua produzione più che raddoppiata
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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rispetto alla scorsa annata, con 50mila tonnellate circa. Cresce anche la produzione australiana, con circa
11 mila tonnellate.
Particolarmente interessante il trend dei paesi che da poco hanno cominciato a consumare olio di oliva o
che ne hanno recentemente incrementato i consumi. In Nord America si rilevano ampi margini di crescita
soprattutto negli Stati Uniti (il secondo Paese importatore dopo l’Italia). Anche il continente asiatico
potrebbe diventare molto recettivo: si stanno aprendo nuovi mercati come Cina e India oltre al Giappone,
che rappresenta ormai uno sbocco consolidato.
Nei paesi consumatori ma non produttori solo negli ultimi venti anni i consumi sono aumentati in maniera
significativa: l’Inghilterra è cresciuta dell’8,6%, la Germania dell’8%, i Paesi Bassi dell’11%, gli Usa del
5,2%, il Giappone addirittura del 10,4%, il Brasile di quasi il 6%. A fronte dei minimi aumenti dei consumi
interni in Italia (0,6%) emergono quindi possibilità per esportare e dare valore aggiunto alle nostre
eccellenze produttive.
Nel nostro paese nel 2010 sono stati acquistati più di 215 milioni di litri di olio per un valore di 859 milioni
di euro, con un incremento dell’1,4% rispetto al 2009. L’extravergine è la categoria più venduta con il 72%
del fatturato e 155 milioni di litri, mentre sullo stesso livello si attestano l’olio di oliva con il 14% e quello
con il marchio “100% italiano” con un quota del 12%. Le aziende che certificano oli Dop sono attualmente
17.632, con una superficie investita pari a 84.512 ettari.
Dal punto di vista del biologico, l’Italia ha il 26% del totale delle superfici europee coltivate. Di queste
l’8% è investito ad oliveto pari a 86 mila ettari. La superficie olivicola biologica risulta concentrata per
oltre il 75% nelle aree meridionali e le regioni più virtuose in questo campo sono Puglia (27%), Calabria
(25%) e Sicilia (11%). Nel 2010 i prezzi hanno registrato un leggero rialzo, con un aumento medio del 4%
rispetto all’anno precedente.
Proprio a tutela delle produzioni made in Italy di qualità è stata svolta anche un’intensa attività di
controllo. Grazie all’azione coordinata della Guardia Forestale e del Ministero delle Politiche agricole è
stato possibile “scoprire” l’inganno degli oli extravergini de-odorati, con un livello di alchil-esteri
comunque troppo elevato per derivare semplicemente da olive appena frante in buone prassi
agronomiche. Tutto ciò si tradurrà presto in una nuova normativa a livello Ue, con soglie massime
consentite pari a circa una frazione di quelle rinvenute negli oli extravergini venduti sotto i 3 euro a
bottiglia.
Ma c’è di più. Dopo l’avallo positivo dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, l’olio extravergine
potrà vantare la presenza di polifenoli come antiossidanti in una formula che Coldiretti sta vagliando con
le autorità nazionali competenti, ma che potrebbe avvicinarsi alla traduzione letterale del dettato Efsa: "I
polifenoli dell'olio di oliva possono evitare lo stress ossidativo, hanno effetti antiossidanti”, “migliorano il
metabolismo dei grassi”, “proteggono la frazione LDL dal danno ossidativo”.
Se consideriamo che i polifenoli, oltre a vantaggi salutistici ne hanno sicuramente di qualitativi
(conferiscono durabilità al prodotto e in genere sicurezza sulle tecniche estrattive), c’è da confidare che
possano risultare uno strumento di promozione notevole per il Made in Italy di qualità nel settore
olivicolo.
Con la crisi del petrolio si spende più in energia che in cibo
18/04/2011
La crisi del petrolio sta determinando profondi cambiamenti nel bilancio delle famiglie italiane con la
spesa per trasporti, combustibili ed energia elettrica che assorbe in media ben il 19,3 per cento e supera
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
quella per gli alimentari e le bevande che sono fermi al 18,8 per cento della spesa complessiva delle
famiglie italiane.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat a commento dei dati del
bollettino economico di Bankitalia secondo il quale "l'accelerazione dei prezzi dei beni energetici e degli
alimentari grava maggiormente sul potere d'acquisto delle famiglie con livelli di spesa più bassi, per le
quali questi prodotti rappresentano una quota superiore al 40 per cento dei consumi complessivi".
Si tratta in realtà di due voci di spesa strettamente connesse in un Paese come l’Italia dove l`86 per cento
dei trasporti commerciali avviene su gomma. L’aumento dei carburanti pesa notevolmente sui costi della
logistica e sul prezzo finale di vendita dei prodotti alimentari.
A subire gli effetti del caro benzina sono infatti gli alimentari con ogni pasto che percorre in media quasi
2mila chilometri prima di giungere sulle tavole. L’aumento del costo dei carburanti tende quindi a
determinare un effetto valanga sulla spesa anche per la crescente dipendenza dall’Italia per
l’alimentazione dall’estero da dove arrivano prodotti che devono percorrere migliaia di chilometri prima
di giungere in tavola.
Nel 2010 è infatti salito del 52 per cento il deficit commerciale dell’Italia nell'agroalimentare che
raggiunge il valore di 8,554 miliardi di euro, secondo una analisi Coldiretti sui dati Istat relativi al
commercio estero nel 2010.
Una situazione che ha effetti economici, ma anche ambientali e che dimostra l’importanza di investire
nell’agricoltura nazionale e i suoi prodotti con il progetto per una filiera agricola tutta italiana messo a
punto dalla Coldiretti con l'obiettivo di arrivare ad offrire in Italia e all’estero prodotti alimentari al cento
per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo attraverso la rete di Consorzi Agrari, delle
cooperative e delle imprese agricole.
Aumentano i prezzi all'origine, +23% rispetto al 2010
18/04/2011
Prezzi agricoli in rialzo a marzo. L’indice Ismea fa segnare un aumento del 23,2% rispetto al 2010. Le
rilevazioni indicano il segno positivo per frutta (+26,6%), ortaggi (+11,6%) e olio di oliva (+12,6%),
segnalando in particolare un buon recupero degli extravergini, in un mercato in graduale ma progressivo
miglioramento.
I cereali fanno registrare un aumento del 71% e variazioni di segno più si registrano anche per i vini
(+20,9%) così come per le colture industriali (+12,8%).
Nel settore zootecnico, si segnalano rialzi per latte e derivati (+18,4%), avicoli (+10,7%), bovini (+8,6%) e
suini (+7,4%), mentre flettono su base tendenziale i prezzi delle uova (-10%) e degli ovicaprini (-5%).
Zootecnia nella morsa della crisi, Coldiretti dà il via alla vertenza
18/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoBoom dei costi dei mangimi, riduzione dell’assistenza tecnica agli
allevamenti, obblighi insostenibili previsti dalla direttiva nitrati, scarsa valorizzazione delle produzioni,
continuo furto di valore e di immagine. E’ lungo l’elenco dei problemi che pesano oggi come macigni sulla
zootecnia italiana, tanto da spingerla sul fondo di una crisi che rischia di compromettere il futuro del
settore.
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09/04/2011- 23/04/2011
Difficoltà che non stanno risparmiando alcun comparto, dai bovini da latte e da carne ai suini da carne e
da allevamento, dalle bufale da latte agli ovicaprini, fino agli avicoli e ai cunicoli, tanto da spingere la
Coldiretti a dare il via a una “vertenza zootecnia” per invertire la rotta e dare risposte efficaci alle
esigenze manifestate dagli allevatori, a partire dalla revisione delle zone vulnerabili per la direttiva
nitrati e dall’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza a partire dal latte e
formaggi fino a carne e salumi derivati dai suini.
A fare da detonatore è stato senza dubbio il rincaro dei costi di produzione degli allevamenti nazionali
dove, per effetto del rincaro delle materie prime, si spende il 19% in più per riempire le mangiatoie.
Un onere che si è aggiunto alle difficoltà determinate dagli effetti insostenibili della direttiva nitrati, la
quale rischia di dimezzare i settori in intere regioni, e che segue i tagli all’assistenza tecnica degli
allevamenti per la riduzione dei trasferimenti pubblici alle associazioni allevatori e il perdurare del furto
di valore e immagine che subisce la produzione Made in Italy a causa delle distorsioni lungo la filiera e
delle importazioni di prodotti dall’estero spacciati come nazionali.
Basti dire che su ogni euro speso dal consumatore per acquistare carne, latte o uova della zootecnia
nazionale, solo una percentuale tra ilo 13 e il 17% finisce nelle tasche degli allevatori, mentre per ogni
prodotto italiano si sviluppa un finto made in Italy cinque più volte più grande.
Se poi si aggiungono i problemi di scarsa valorizzazione del prodotto nazionale anche a causa
dell’inadeguatezza di molti consorzi di tutela, si ha il quadro di una situazione giunta ormai a livelli
critici.
Via libera alla legge sugli ortaggi di quarta gamma
18/04/2011
Via libera della Camera alle norme “salva freschezza” relative alla proposta di legge sui prodotti
ortofrutticoli di quarta gamma (le cosiddette insalate in busta). Il dispositivo, approvata all’unanimità
dalla Commissione Agricoltura, introduce nuove disposizioni sul confezionamento e la distribuzione per un
tipo di alimento sempre più presente sulle tavole degli italiani, come dimostra anche l’aumento dell'8 per
cento dei consumi fatto registrare nel 2010.
Nella legge sono definiti di “quarta gamma” i prodotti ortofrutticoli destinati all'alimentazione, freschi,
confezionati e pronti per il consumo che, dopo la raccolta, sono sottoposti a processi tecnologici di
minima entità il cui processo di trasformazione contempla le fasi di selezione, cernita, eventuale monda e
taglio, lavaggio, asciugatura e confezionamento in buste o in vaschette sigillate, con eventuale utilizzo di
atmosfera protettiva.
Entro tre mesi il Ministro delle Politiche agricole, di concerto con il Ministro della Salute e con il Ministro
dello sviluppo economico e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, dovrà varare i decreti applicativi per
definire i requisiti e le modalità di commercializzazione di questi prodotti fra cui “le informazioni che
devono essere riportate sulle confezioni a tutela del consumatore” come quella determinante che,
sottolinea la Coldiretti, riguarda l’origine del prodotto commercializzato.
Secondo un’analisi di Coldiretti, le verdure pronte per l’uso finiscono nel carrello di quasi un italiano su
due per una spesa complessiva che è stimata pari a oltre 700 milioni di euro all'anno e una quantità di
oltre 90 milioni di chili.
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09/04/2011- 23/04/2011
Ue, arriva lo stop agli Ogm per motivi ambientali
18/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoGli Stati membri che vogliono limitare o vietare la coltura di organismi
geneticamente modificati “dovrebbero poter invocare dei motivi ambientali”: dalla resistenza ai pesticidi
alla disseminazione nell'ambiente alla tutela della biodiversità.
E’ il parere della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo secondo cui le ragioni ambientali
“potrebbero rafforzare la protezione giuridica dei Paesi che vogliono vietare prodotti transgenici, contro
eventuali contestazioni all'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto)”. Ma anche, aggiungono,
queste misure permetterebbero di completare “il ruolo dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare
nella valutazione delle ripercussioni degli Ogm sulla salute e l'ambiente”.
Positivo il parere di Coldiretti, che sottolinea come il parere della Commissione risponde alla necessità di
tutelare il territorio dal rischio di contaminazioni irreversibili. Un orientamento che premia la decisione
dell’Italia di mantenere il proprio territorio libero da Organismi geneticamente modificati, sostenuta da
un’ampia coalizione in rappresentanza della maggioranza assoluta dei cittadini italiani.
“In Italia, per la conformazione morfologica dei terreni e le dimensioni delle aziende, non sarebbe
possibile evitare le contaminazioni ambientale – ricorda la Coldiretti - e sarebbe pertanto violata la
sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di dire no ai cibi transgenici”.
20/04/2011 Dalle alghe un sistema di trattamento dei reflui zootecnici quale possibile soluzione al problema
nitrati: il progetto Denitren
Si avvia alla conclusione il progetto triennale di ricerca DENITREN, promosso dalla Regione Piemonte e
realizzato in collaborazione di Environment Park , Politecnico di Torino, Coldiretti Piemonte e
Associazione Allevatori Regione Piemonte, finalizzato alla realizzazione di un fotobioreattore pilota per il
trattamento di reflui zootecnici (bovini e suini) con microalghe e testato in due aziende zootecniche
selezionate in Piemonte.
Il funzionamento prevede che il refluo zootecnico inizialmente stoccato all’interno di un serbatoio di
carico, venga filtrato e pompato verso il fotobioreattore, al cui interno “lavorano” le microalghe
(organismi vegetali foto sintetici) che utilizzano energia radiante, anidride carbonica e nutrimento
rappresentato in particolare da azoto e fosforo, per il proprio metabolismo.
L’attività sperimentale ha evidenziato che nel trattamento dei reflui zootecnici l’alga Chlorellavulgarisha
portato, mediamente, ad una riduzione della quantità di ioneammonio pari a circa il 90%, ad una riduzione
dell’azoto inorganico pari a circa il 30% con parziale conversione in azoto organico. L’efficacia del
trattamento, a titolo sperimentale, si traduce pertanto in una riduzione della concentrazione di azoto nei
reflui e in una maggiore stabilizzazione degli stessi per effetto dell’organicazione dell’azoto restante.
Nel corso di tre anni di sperimentazione, il fotobioreattore pilota è stato inizialmente testato presso
Environment Park, quindi spostato presso un azienda di allevamento bovino per 6 mesi (in provincia di
Torino) e infine presso un azienda di allevamento suino (in provincia di Cuneo).
Le aziende zootecniche selezionate sono state identificate sia in base alle caratteristiche dell’allevamento
(numero di capi, tipologia di stabulazione, presenza di strutture moderne)sia in base alla localizzazione
geografica sul territorio piemontese (zone vulnerabili e non vulnerabili da nitrati).
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
L’attività di analisi per la valutazione dell’efficienza di depurazione sui reflui bovini e suini è stata
condotta effettuando inizialmente numerosi test in laboratorio e successivamente effettuando alcuni test
su scala pilota in continuo direttamente nel fotobioreattore per la valutazione dell’andamento delle
concentrazioni di elementi chimici.
A valle del trattamento è possibile separare il refluo in una frazione liquida più facilmente spandibile e
una frazione solida, costituita dalla massa algale, utilizzabile come sotto prodotto ad elevato valore
aggiunto.
Le alghe infatti possono essere utilizzate come materiale grezzo per la produzione di biodiesel (in quanto
caratterizzate da un elevato contenuto lipidico), oppure utilizzate nell’industria farmaceutica e
alimentare (integratori alimentari, creme e trattamenti per la cura del viso), infine essere utilizzate come
ammendante agricolo.
Dal punto di vista della gestione dei reflui zootecnici aziendali l’iniziativa sperimentale potrebbe avere
futuri sviluppi pratici in termini di riduzione della concentrazione di azoto e maggiore stabilizzazione della
sostanza organica; a livello ambientale, il trattamento dei reflui zootecnici attraverso il fotobioreattore
consentirebbe di ridurre le emissioni di metano, ammoniaca, protossido d’azoto e anidride carbonica
proprio per effetto della maggiore stabilizzazione.
Ministero, nella nuova strategia no agli Ogm e sì a vendita diretta ed origine
20/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoNell’intervento programmatico al Parlamento italiano il Ministro delle
Politiche Agricole Saverio Romano ha indicato per il settore agricolo una strategia orientata alla difesa
dell’identità territoriale del Made in Italy nei confronti della disinformazione in etichetta, della
contraffazione e dell’omologazione da Ogm.
L’impegno per la tutela del Made in Italy agroalimentare si esplicita nell’annuncio della prossima
definizione dei decreti applicativi per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti a partire dal
latte e dai formaggi sulla base della legge approvata dal Parlamento italiano all’inizio dell’anno.
Nell’intervento del Ministro c’è un deciso incoraggiamento nei confronti della filiera corta e della vendita
diretta nei mercati degli agricoltori. Sul piano internazionale l’azione del Ministero si indirizzerà verso la
difesa del budget nell’ambito della riforma della Politica Agricola Comune con la volontà di premiare i
comportamenti virtuosi delle imprese sul piano della multifunzionalità mentre, per quanto riguarda gli
accordi sul commercio, si vuole assicurare la piena reciprocità in tema di tracciabilità, sicurezza e
salubrità e regole nell’ambito degli accordi bilaterali con il Mercosur e i Paesi del Mediterraneo.
N.291 - 21 Aprile 2011
GIAPPONE: EARTH DAY; COLDIRETTI, CONTAMINAZIONE FA PIU’ PAURA DI CRISI
Per un italiano su quattro (24 per cento) il pericolo piu’ temuto è la contaminazione dell’ambiente che
batte addirittura gli effetti della crisi economica (20 per cento), le paure per la salute che derivano dal
consumo dei cibi (17 per cento), il rischio di un incidente automobilistico (11 per cento), la criminalità e
la malattia entrambe fonte di preoccupazione per il 10 per cento della popolazione. E’ quanto emerge da
una elaborazione della Coldiretti sui dati Eurobarometro in occasione della giornata mondiale della terra,
l’earth day, che si festeggia il 22 aprile in 190 paesi e che quest’anno è stata segnata dalla catastrofe
nucleare di Fukushima in Giappone dove il Ministero della salute effettuera' analisi sul latte materno dopo
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09/04/2011- 23/04/2011
che tracce di iodio radioattivo sono state trovate su 4 donne in allattamento. Un dramma che - conclude
la Coldiretti - dimostra come scienza e tecnologia non sempre sono portatrici di verità assolute e che
quando le applicazioni della scienza, ovvero le tecnologie, sono di portata tale che eventuali errori
avrebbero ricadute globali e incontrollabili su salute e ambiente è importante seguire il principio della
precauzione, dall’energia nucleare agli Organismi geneticamente modificati (Ogm).
E’ scaricabile l’ultimo numero della rivista “Piemonte rurale”
www.piemonte.coldiretti.it/piemonte-rurale.aspx?
Note : Notiziario regionale mensile , articoli scaricabili online
n. 06/2011
7 aprile 2011
Sommario (articoli più significativi)
• Prezzo del latte: l’accordo quadro in Regione è una vittoria di Coldiretti
• Si è riunito a Bruxelles il Consiglio Regionale di Coldiretti Piemonte..
• .. E Il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura Europei ha approvato le conclusioni della
presidenza su PAC 2013
• Coldiretti sulla Riforma della Pac per il riso
• Coldiretti chiede modifiche al nuovo regolamento regionale sulla gestione forestale
• Dalla Regione 3,5 milioni di euro per le reti antigrandine
• Batteriosi kiwi, prorogato il termine per l'estirpo
• Vicini alla conclusione i piani di risanamento obbligatori contro la tubercolosi bovina, la
brucellosi bovina e la leucosi bovina enzootica
• Scadenze ed adempimenti per le aziende che aderiscono al piano dei controlli della
Nocciola Piemonte Igp
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09/04/2011- 23/04/2011
CONFAGRICOLTURA
http://www.confagricoltura.it/Pages/default.aspx
19/04/2011
Conti pubblici. Confagricoltura: “nel piano di risanamento servono interventi per infrastrutture e
competitività”
“Lo sforzo di risanamento delineato dal governo con il Def (documento di economia e finanza) ed il
relativo Pnr (piano nazionale di riforme), deve tener conto del quadro complessivo dell’economia e non
deve trascurare l’agricoltura”. Lo chiede Confagricoltura in relazione al documento programmatico,
all’esame del Parlamento
“Nel Def, per quanto riguarda gli interventi infrastrutturali in agricoltura, si accenna solo al miglioramento
delle opere di irrigazione - ricorda Confagricoltura -. Tali interventi, che sono fondamentali e che
dovranno essere adottati su tutto il territorio nazionale prevedendo anche nuovi invasi, non assorbono
però totalmente le carenze infrastrutturali agricole, come quelle relative alla viabilità ed alle
infrastrutture per l’approvvigionamento energetico”.
“Il documento programmatico del governo dovrebbe poi - continua l’Organizzazione agricola - tener conto
della necessità di rendere competitiva l’agricoltura, riconoscendone il ruolo di centralità nel Paese poiché
soddisfa bisogni di primaria importanza per i cittadini, come salubrità e qualità degli alimenti, fonti
energetiche alternative, salvaguardia del territorio”.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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Agenzia di informazione su agricoltura, alimentazione e ambiente
Anno XXXI – n. 13
Inaccettabili ulteriori pretestuose dilazioni nel pagamento delle multe per le quote latte
Le notizie recentemente riportate dagli organi di stampa circa la presunta incompatibilità del numero
delle vacche da latte presenti nelle stalle con i quantitativi della produzione di latte, argomento
strumentalmente enfatizzato dai Cobas del latte per mettere in discussione la legittimità delle multe a
carico degli splafonatori, hanno indotto il presidente di Agea, Dario Fruscio, e il commissario governativo
per le quote latte, Paolo Gulinelli, ad indirizzare una lettera congiunta di precisazione ai presidenti e agli
assessori all’Agricoltura e alla Sanità di tutte le Regioni. Di fronte a questo maldestro tentativo di un
ristretto numero di allevatori, in prossimità delle nuove scadenze, di sottrarsi per l’ennesima volta al
pagamento dei prelievi ancora dovuti per gli esuberi di produzione di latte realizzati negli anni, si
rafforza, ad avviso di Confagricoltura, l’esigenza che Agea continui a perseguire l’obiettivo di portare
rapidamente a compimento le procedure previste dalle norme di legge. A maggior ragione, occorre
proseguire senza tentennamenti nell’applicazione del regime delle quote latte, la cui mancata o
incompleta operatività è già costata al sistema Italia svariate centinaia di milioni di euro e potrebbe
costarne altrettanti in presenza di un continuo ripetersi di strumentali iniziative legali e normative. Nel
confermare il proprio sostegno alla linea seguita dall’Amministrazione e da Agea – soprattutto per il
rispetto dovuto a coloro che hanno dato applicazione a quanto previsto dal regime comunitario –
Confagricoltura sottolinea come non sia possibile rimanere indifferenti di fronte ai tentativi di screditare
in particolare il lavoro di Agea, con l’evidente obiettivo di mettere in discussione l’applicazione delle
disposizioni normative previste dalle leggi 119/2001 e 33/2009. Per Confagricoltura, infatti, solo una
corretta applicazione di queste normative può assicurare al settore una situazione di normalità produttiva
che da tempo è alterata sia dalle ricorrenti crisi di mercato, sia dalle sperequate situazioni economiche
intercorrenti tra chi le leggi le ha rispettate e chi, invece, ha tentato e sta ancora tentando in ogni modo
di eluderle.
Alla Mandria nessun intervento sui cinghiali e con le semine la situazione è precipitata
Le operazioni di semina, in particolare del mais, hanno avuto inizio e all’interno del Parco della Mandria e
nelle adiacenti zone pre-parco è aumentato a dismisura il numero dei cinghiali che si nutrono indisturbati
dei semi appena interrati. Nel giro di pochi giorni la situazione è precipitata, come aveva previsto
Confagricoltura che, più volte a febbraio e marzo, prima dell’inizio delle semine, aveva denunciato il
pericolo, raccogliendo le preoccupazioni degli agricoltori che già segnalavano la proliferazione degli
ungulati. In un incontro con l’assessore regionale ai Parchi, William Casoni, i dirigenti di Confagricoltura
Torino avevano sollecitato nello scorso mese di marzo interventi tempestivi per scongiurare la
recrudescenza del fenomeno, mediante operazioni di selezione in tutti i parchi regionali. Mentre nel Parco
di Stupinigi un’analoga emergenza è stata affrontata con primi risultati positivi, nel Parco della Mandria la
situazione è invece degenerata. Confagricoltura ha perciò indirizzato alla Regione una nuova richiesta di
interventi urgenti, idonei a fronteggiare l’emergenza, chiedendo all’assessore ai Parchi spiegazioni circa
l’inerzia dell’Ente Parco della Mandria, diversamente da quanto avvenuto per il Parco di Stupinigi.
Allarme per le conseguenze delle modifiche apportate all’anagrafe unica agricola
Le modifiche apportate recentemente dalla Regione Piemonte all’anagrafe unica agricola, la banca dati
da cui si attingono le informazioni che consentono di gestire tutti i procedimenti amministrativi delle
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09/04/2011- 23/04/2011
imprese agricole (istanze Pac, Psr, assicurazioni agevolate, buoni carburanti, ecc.), stanno determinando
pesanti difficoltà nelle operazioni di aggiornamento dei fascicoli aziendali, a causa di malfunzionamenti
del sistema e di numerosi errori nella fotointerpretazione grafica delle superfici aziendali. “La scelta della
nuova impostazione – ha commentato Roberto Giorgi, responsabile della sede di Alessandria del Caa
Confagricoltura – sta bloccando il nostro lavoro, proprio in questo periodo, alla vigilia di scadenze
importanti. Ci troviamo nella condizione di non poter validare i fascicoli aziendali, operazione obbligatoria
per presentare qualsivoglia domanda di contributo o agevolazione a favore delle imprese agricole”.
Confagricoltura rileva come i tempi richiesti dal sistema per verificare l’esattezza dei dati risultino
eccessivamente lunghi, tali da mettere a repentaglio l’adempimento degli obblighi a carico degli
agricoltori. In questo momento, in particolare, sono in scadenza le richieste di assegnazione del
carburante agricolo agevolato e la definizione delle polizze per le assicurazioni contro la grandine e le
altre avversità atmosferiche, attività che utilizzano la base dati dell’anagrafe unica agricola.
Chiuso con soddisfazione di produttori e operatori il 45° Vinitaly di Verona
Si è chiuso lunedì scorso il 45° Vinitaly, che ha fatto registrare un buon livello di gradimento anche da
parte dei circa seicento produttori piemontesi presenti alla rassegna di Verona, soprattutto per il discreto
numero di contatti commerciali stabiliti. Per l’edizione 2011, Confagricoltura ha promosso un programma
di degustazione di vini nel proprio stand, dove si sono svolti tre appuntamenti rivolti ai buyer
internazionali, ai giornalisti e agli appassionati presenti in Fiera. L’iniziativa è stata molto apprezzata dai
produttori e dagli operatori e l’attestazione della validità della proposta è giunta anche dall’adesione
molto numerosa delle aziende vitivinicole, rappresentative di tutta la realtà produttiva italiana. In linea
con le iniziative di internazionalizzazione, la Germania quest’anno è stata protagonista anche del
programma di degustazioni. Una di queste, infatti, è stata appositamente dedicata agli operatori tedeschi,
condotta dal giornalista Steffen Maus, considerato un’autorità di riferimento in Germania per chi vuole
conoscere e apprezzare i vini italiani. Il “fil rouge” di ogni degustazione è stato scelto analizzando i vini
che le aziende partecipanti hanno proposto e cercando il tema unificante attraverso il quale valorizzare la
specifica qualità di ciascun prodotto. E proprio sulla qualità, come tratto distintivo della nostra
viticoltura, e sulla valorizzazione delle denominazioni di origine territoriale, si è soffermato il presidente
Mario Guidi, chiudendo i lavori del convegno di Confagricoltura dedicato al tema “2001-2010, il decennio
che ha cambiato il mondo del vino”. Guidi ha criticato le scelte di Bruxelles sui vini varietali e sulla
liberalizzazione dei vigneti “che hanno l’effetto di indebolire invece che di rafforzare. Certo, il valore
aggiunto del legame con il territorio è ancora ampiamente riconosciuto, ma non possiamo accettare un
meccanismo che rende ingestibili i volumi produttivi e le superfici vitate”.
Ottimismo infondato e cifre approssimative sul turismo enogastronomico
Perplessità è stata espressa da Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist, l’associazione agrituristica di
Confagricoltura, dopo i ripetuti annunci di successo del turismo enogastronomico, a partire dalla Bit di
Milano nel febbraio scorso, fino al Vinitaly di Verona appena concluso. “L’agriturismo – ha dichiarato
Vittoria Brancaccio – ha una forte connotazione enogastronomica. Conosciamo quindi bene la realtà del
settore e certamente, soprattutto in questo periodo di crisi, vino e buona tavola sono molto graditi dai
turisti e aiutano a consolidare una domanda di vacanze più stabile e distribuita nell’arco dell’anno. Ma da
qui ad immaginare i numeri che hanno circolato, ce ne passa, e molto!”. Le imprese turistiche e
agrituristiche, in particolare di fascia media e bassa, sono sempre più in difficoltà, eppure si sentono
raccontare una realtà del tutto distante dal difficile quotidiano con cui devono fare i conti. Per questo
Agriturist ha costituito un proprio osservatorio, con lo scopo di analizzare costantemente sondaggi e
statistiche sul turismo, per verificarne l’attendibilità e rilevare immediatamente forzature e
incongruenze.
Le aziende florovivaistiche piemontesi a Euroflora 2011 di Genova
Si terrà a Genova dal 21 aprile al 1° maggio Euroflora 2011, la grande floralie internazionale a cadenza
quinquennale. Come di consueto, alla Fiera di Genova il Piemonte occuperà un ampio spazio espositivo
collocato nel padiglione B, lato mare, oltre ad aree esterne. Vi saranno ospitate un’ottantina di aziende
florovivaistiche della nostra regione, la cui partecipazione è coordinata da Agripiemonte Piante e Fiori,
l’associazione dei produttori di Confagricoltura, presieduta da Cesare Serafino. Nel corso della
manifestazione - che nel suo genere risulta la più visitata in Europa, con oltre 700 mila presenze
nell’edizione del 2006 – i nostri espositori parteciperanno ai numerosi e impegnativi concorsi tecnici ed
estetici in programma, con la giuria di esperti internazionali.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
Nuovi vini e nuovo packaging per la Cantina Vignaioli del Tortonese
La Cantina sociale di Tortona, attiva da ottant’anni, con l’insediamento nel giugno scorso del nuovo
consiglio di amministrazione, presieduto da Franco Bonadeo, ha avviato un piano di rilancio per migliorare
la qualità dei vini, ridurre le spese di produzione e rendere più attrattivi i suoi prodotti, a partire dalla
stessa denominazione, mutata in Vignaioli del Tortonese. I risultati del processo di riorganizzazione messo
in atto saranno presentati sabato 16 aprile, alle ore 17, nella sede di via delle Muraglie Rosse 5 a Tortona.
L’occasione consentirà alla Vignaioli del Tortonese di presentare al pubblico anche i vini della vendemmia
2010 e il loro nuovo packaging. L’evento si concluderà con una degustazione di vini, accompagnata dai
salumi della Cascina Capanna di Montegioco.
Anno XXXI – n. 14
Ezio Veggia eletto alla vicepresidenza nazionale di Confagricoltura
Dopo essere entrato a far parte della Giunta esecutiva nazionale di Confagricoltura, in occasione
dell’assemblea dell’Organizzazione che ha proceduto il 31 marzo scorso al rinnovo delle cariche per il
prossimo triennio, Ezio Veggia, presidente di Confagricoltura Piemonte, è stato eletto dal Comitato
Direttivo, riunito a Roma mercoledì 20 aprile, vicepresidente di Confagricoltura, su proposta del
presidente Mario Guidi. Alla vicepresidenza sono stati chiamati anche Salvatore Giardina (Sicilia) e Antonio
Piva (Lombardia). E’ la prima volta, nella ultracentenaria storia di Confagricoltura, che un dirigente
piemontese assurge ad un ruolo di vertice nell’Organizzazione degli imprenditori agricoli. Ezio Veggia ha
56 anni ed è titolare di un’azienda agricola ad indirizzo cerealicolo-zootecnico di 350 ettari a Cocconato
(Asti), dove ha avviato anche un impianto a biogas che utilizza i sottoprodotti aziendali. Prima di
assumere la presidenza di Confagricoltura Piemonte, Veggia è stato per un decennio presidente di
Confagricoltura Asti.
Meno burocrazia e maggiori certezze le richieste dell’assemblea di Confagricoltura Novara
Confagricoltura Novara e Verbano-Cusio-Ossola ha celebrato lunedì 18 aprile la propria 65^ assemblea
generale, alla quale ha preso parte il presidente nazionale Mario Guidi, per la prima volta in Piemonte
dopo la sua recente elezione. Numerose le autorità intervenute, tra cui il prefetto di Novara Giuseppe
Amelio, il sindaco della Città Silvana Moscatelli, il presidente della Provincia Diego Sozzani, l’assessore
regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto, l’assessore provinciale all’Agricoltura Marzio Liuni, il
presidente dell’Ente Nazionale Risi Paolo Carrà e il presidente di Confagricoltura Piemonte Ezio Veggia.
Rivolgendosi al folto pubblico presente, il presidente di Confagricoltura Novara e Vco Giuseppe Ferraris,
dopo aver enumerato i risultati ottenuti nell’ultimo anno grazie all’azione sindacale di Confagricoltura, ha
denunciato le numerose penalizzazioni che subiscono le imprese per effetto dell’eccessivo carico
burocratico che grava sull’attività agricola, compromettendone la competitività. In particolare, ha
sollecitato uno snellimento e una velocizzazione delle procedure per quanto attiene ai pagamenti sulla
domanda unica e sullo sviluppo rurale. A questo proposito, l’assessore regionale Claudio Sacchetto ha
dichiarato di voler anticipare al mese di luglio il pagamento di almeno il 50 per cento dei premi
disaccoppiati e ha annunciato di aver accresciuto la dotazione finanziaria della Misura 121 del Psr,
concernente gli investimenti strutturali delle aziende agricole. Dopo il dibattito, ha concluso i lavori
dell’assemblea l’intervento del presidente nazionale Mario Guidi, che ha tratteggiato i probabili scenari in
cui si collocherà la politica agricola comune dopo il 2013, nel nuovo contesto europeo allargato ai 27 Paesi
dell’Ue. Quella che sarà la quinta riforma della Pac, purtroppo riserverà per i nostri agricoltori una
inevitabile diminuzione del valore dei titoli oltre ad un maggior impegno legato alla condizionalità.
Parlando a Novara, Guidi non ha trascurato la risicoltura, il più importante settore produttivo
dell’economia locale, sottolineando il ruolo determinante dell’Ente Risi per il rilancio della ricerca diretta
ad ottenere varietà più performanti, in termini sia di qualità, sia di caratteristiche richieste dal mercato.
“Per rilanciare la risicoltura – ha concluso Guidi – servono rapporti chiari e costruttivi con l’industria
alimentare, programmazione e certezze dei redditi per le imprese agricole. Serve anche aggregazione del
prodotto, perché a interlocutori industriali forti deve rispondere un’agricoltura associata e organizzata,
che abbia peso contrattuale”.
Ogm: fa bene la Commissione Ue a voler fare chiarezza su basi analitiche e scientifiche
La Commissione europea ha pubblicato nei giorni scorsi una relazione sulle implicazioni socioeconomiche
della coltivazione degli Ogm in Europa, la quale, secondo la valutazione di Confagricoltura, rappresenta
un punto di partenza per una riflessione serena e costruttiva. Mentre conferma in maniera inequivocabile
la convenienza economica delle coltivazioni Ogm per gli agricoltori, anche per i più piccoli, la
Commissione Ue ritiene infatti che per avviare un dibattito costruttivo sia necessario abbandonare la
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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contrapposizione di visioni preconcette. Purtroppo, il tema degli Ogm è affrontato, soprattutto nel nostro
Paese, con toni da scontro ideologico, negando così per questa tematica, come sarebbe invece necessario,
un dialogo sereno, competente e supportato da tutte le fonti scientifiche possibili. Quello che vuole fare
la Commissione Ue è proprio riportare la discussione sul piano della “migliore comprensione”, analizzando
in modo uniforme le conseguenze socioeconomiche degli Ogm nell’Unione europea e lungo la catena
alimentare, con un’analisi a tutto campo che deve riguardare tutti i Paesi interessati, Italia compresa.
Sarà quindi importante che l’Italia dia il suo contributo, visto che, invece, unico Paese con la Bulgaria,
non ha nemmeno risposto al questionario inviato dalla Commissione per la stesura della relazione. Sarebbe
questa, a giudizio di Confagricoltura, la migliore risposta da dare a chi nega anche il semplice confronto su
basi scientifiche.
Nel Piano di risanamento dei conti pubblici servono interventi anche per l’agricoltura
Lo sforzo di risanamento delineato dal Governo con il Documento di economia e finanza (Def) e il relativo
Piano nazionale di riforme (Pnr), ad avviso di Confagricoltura, deve tenere conto del quadro complessivo
dell’economia e non deve trascurare l’agricoltura. Nel Def, per quanto riguarda gli interventi
infrastrutturali in agricoltura, si accenna solo al miglioramento delle opere di irrigazione. Tali interventi,
che sono fondamentali e che dovranno essere adottati su tutto il territorio nazionale, prevedendo anche
nuovi invasi, non assorbono però totalmente le carenze infrastrutturali agricole, come quelle relative alla
viabilità e all’approvvigionamento energetico. Il Documento programmatico del Governo dovrebbe poi
tener conto della necessità di rendere competitiva l’agricoltura, riconoscendone il ruolo di centralità nel
Paese, poiché soddisfa bisogni di primaria importanza per i cittadini, come salubrità e qualità degli
alimenti, fonti energetiche alternative, salvaguardia del territorio.
A Euroflora 2011 i produttori piemontesi propongono un emblematico Piemonte floricolo
Ha aperto ieri mattina i battenti al pubblico dei visitatori la decima edizione di Euroflora, in programma
alla Fiera di Genova fino a domenica 1° maggio. Alla più importante manifestazione espositiva a livello
internazionale del comparto florovivaistico, la partecipazione del Piemonte si conferma ancora una volta
forte e significativa. Quasi cento le aziende piemontesi presenti, in forma unitaria e coordinata
dall’associazione dei produttori di Confagricoltura Agripiemonte Piante e Fiori, presieduta da Cesare
Serafino, in un’area espositiva di 2.200 metri quadri nel nuovo padiglione fieristico progettato
dall’architetto Jean Nouvel (Padiglione Blu). Gli esemplari e il materiale vivaistico di grande qualità sono
esaltati nella rigida geometria dello spazio espositivo e nell’essenzialità della scenografia. I produttori
piemontesi, con la loro grande professionalità – confermata dai prestigiosi premi e riconoscimenti loro
assegnati anche quest’anno dalle giurie di esperti italiani ed esteri, impegnati a valutare le realizzazioni
iscritte ai numerosi concorsi – hanno ricostruito un emblematico “Piemonte floricolo”, in un percorso
ideale che richiama anche i valori della biodiversità, del rispetto dell’ambiente, dei rapporti virtuosi tra
uomo e natura. Altamente qualificata anche l’immagine di Confagricoltura a Euroflora 2011, con uno
spazio espositivo di 150 metri quadri nell’atrio del Padiglione Blu. “Casa Confagricoltura”, allestita da
Confagricoltura Liguria, è uno spazio al servizio di tutte le imprese associate presenti in Fiera, dotato di
segreteria organizzativa, area buyers, area vip, lounge bar e sala conferenze, luogo di eventi e di
molteplici iniziative in calendario.
Anche l’agriturismo in linea col quadro generale di perdurante crisi delle vacanze
Secondo l’Osservatorio sulle tendenze del turismo, recentemente costituito da Agriturist, l’associazione di
settore di Confagricoltura, le presenze negli agriturismi nell’imminente periodo pasquale registreranno
una flessione prossima all’8 per cento rispetto alla Pasqua dello scorso anno. Sul versante della
ristorazione, per i pranzi di Pasqua e Pasquetta, il quadro si presenta ancora più critico, con un -12 per
cento. I pernottamenti nelle aziende agricole saranno 335 mila e si serviranno circa 1,2 milioni di pasti,
per un giro d’affari complessivo (compresi i servizi accessori e la vendita diretta dei prodotti) di 53 milioni
di euro. Anche quest’anno il Piemonte si conferma tra le regioni più richieste, dopo Toscana e Lombardia.
Le previsioni di Agriturist, in netta controtendenza rispetto a quanto recentemente annunciato da altre
organizzazioni di settore, si basano sulle visite ricevute dal portale internet www.agriturist.it e su un
sondaggio che ha interessato 300 imprese associate.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI
CIA
http://www.cia.it/cia/
15/04/2011
Inflazione: il “caro-benzina” infiamma le tavole e costringe una famiglia su tre a tagliare i consumi.
Anche sui campi crescono soltanto i costi
L’ulteriore aumento dei prezzi dei carburanti -ricorda la Cia- s’abbatte sui consumatori: vendite
alimentari in calo (meno 0,5 per cento nel primo trimestre 2011). Le imprese agricole in grande difficoltà:
s’impennano le spese produttive. Sui listini al dettaglio influisce negativamente soprattutto il fatto che
nel nostro Paese oltre l’85 per cento dei prodotti viaggia con l’autotrasporto su gomma.
Il “caro benzina” infiamma le tavole degli italiani e costringe una famiglia su tre a tagliare i consumi
alimentari, che nel primo trimestre del 2011 segnano, secondo le prime stime, una flessione dello 0,5 per
cento rispetto allo stesso periodo del 2010, proseguendo il trend negativo registrato nello scorso anno
(meno 0,6 per cento). E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati
Istat sull’inflazione a marzo che torna a correre (più 2,5 per cento).
Il rincaro della spesa alimentare -sostiene la Cia- è stata determinata soprattutto dal fatto che i prodotti
viaggiano, dal campo alla tavola, per oltre l’85 per cento attraverso l’autotrasporto su gomma. E, quindi,
gli aumenti, ormai irrefrenabili, di benzina e gasolio continuano ad avere i loro effetti devastanti sui listini
al dettaglio. E ciò ha obbligato gli italiani a tirare ancora la cinghia. Evidenti cali si registrano, in
particolare, per il pane, la pasta, le carni bovine, i prodotti ittici, la frutta e i vini.
Una situazione che ricalca quanto avvenuto nel 2010 quando, come risulta da stime Cia, tre famiglie su
cinque hanno dovuto modificare il menù quotidiano e oltre il 30 per cento è stato obbligato, a causa delle
difficoltà economiche, a comprare prodotti di qualità inferiore. Uguale è la percentuale di chi si è rivolto
ormai esclusivamente alle “promozioni” commerciali.
D’altronde, gli incrementi dei prodotti petroliferi si sono fatti sentire anche sulle quotazioni all’origine di
una serie di prodotti agricoli che, come segnalato dall’Ismea, hanno subito (pur se a febbraio si è avuto un
calo congiunturale dello 0,9 per cento) un’accelerazione che, tuttavia, da sola non poteva provocare un
aumento così marcato dei prezzi sugli scaffali. Incremento, pertanto, provocato -rimarca la Cia- sia dalla
“bolletta energetica” che da alcune spinte speculative.
C’è da evidenziare, comunque, che il “caro petrolio” sta avendo negativi effetti anche sulle imprese
agricole che solo a febbraio hanno fatto i conti con rincari di oltre il 6 per cento dei carburanti. In pochi
mesi -conclude la Cia- il gasolio agricolo è, infatti, passato da 50 centesimi a più di un euro al litro. Una
crescita, visto l’andamento del mercato petrolifero, destinata a proseguire nei prossimi mesi, con
conseguenze sia per le nostre tavole che per il lavoro degli agricoltori.
15/04/2011
Suini: allevatori nel dramma. Prezzi in caduta e costi alle stelle. “Made in Italy” sotto assedio. Bene il
Tavolo tecnico, ma deve dare subito risultati concreti
La Cia sollecita interventi efficaci che diano risposte valide ai produttori. Tutelare il reddito, difendere e
valorizzare le nostre produzioni tipiche e di qualità. Risolvere il problema del credito. Subito
l’etichettatura d’origine. Coinvolgere sempre di più la Grande distribuzione organizzata (Gdo) arrivando
ad un Tavolo interprofessionale.
Per la suinicoltura italiana è sempre più emergenza. La convocazione del Tavolo tecnico, annunciata dal
ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano e da tempo sollecitata dalla CiaI.rur Innovazione rurale – www.irur.it
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
Confederazione italiana agricoltori, è un elemento positivo, ma è necessario che dia al più presto concreti
frutti. Bisogna rispondere in modo efficace ai gravi problemi che condizionano pesantemente i nostri
allevatori: elevati costi produttivi (soprattutto i mangimi), burocratici e contributivi; prezzi alla stalla in
drastico calo (ormai vicini all’euro al chilogrammo e inferiori a quelli corrisposti nel 2010); un credito che
sta mettendo in grave difficoltà molte aziende; un’agguerrita e sleale concorrenza estera che sta
mettendo sotto assedio il prodotto “made in Italy”.
In occasione della 51ª edizione della Rassegna suinicola internazionale di Reggio Emilia, la Cia riafferma
l’urgenza di interventi realmente validi a sostegno degli allevatori suinicoli italiani, il cui reddito ha
subito, negli ultimi anni, un taglio pesantissimo. Il Tavolo tecnico può, quindi, rappresentare il punto
focale dal quale ripartire per cercare di risolvere tutti quei nodi che hanno gettato la nostra suinicoltura
nel dramma.
Per la Cia il Tavolo tecnico deve, comunque, trasformarsi in un vero e proprio Tavolo interprofessionale al
quale partecipi anche la Grande distribuzione organizzata (Gdo), in modo che la complessità delle
questioni sul tappeto venga affrontata con la dovuta incisività.
Più volte la Cia ha denunciato che la carne di maiale, i prosciutti e i salami Dop italiani rischiano di
scomparire dalle nostre tavole. Infatti, davanti ad una crescita record dei costi di produzione e a prezzi
certamente non più remunerativi, migliaia di aziende suinicole possono chiudere definitivamente.
Non solo. La suinicoltura italiana è minacciata anche dall’estero. Ormai -avverte la Cia- è una vera
“invasione”. L’assalto del “suino straniero” (oltre 900 mila tonnellate per un valore di circa un miliardo di
euro l’import del 2010, con più di 60 milioni di cosce di maiale fresche) può, infatti, mettere in
discussione il futuro dei nostri produttori. Tre prosciutti (cotti e crudi) su quattro sono esteri. E con nomi
di fantasia si cerca anche di confondere il consumatore spacciandoli per “made in Italy”: “prosciutto del
contadino”, “prosciutto nostrano”, “prosciutto di montagna”.
In questo contesto, s’inserisce l’impellente esigenza dell’etichettatura d’origine che deve essere attuata
in tempi brevi. In questa maniera e con l’accordo di tutte le parti della filiera, dalla stalla alla
distribuzione, sarà possibile -avverte la Cia- difendere e valorizzare tutta la nostra produzione suinicola
tipica e di grande qualità.
D’altra parte, il settore suinicolo nazionale -rimarca la Cia- subisce da anni la concorrenza dei prodotti
provenienti dall'estero, di minore qualità, ma fortemente competitivi nei prezzi di produzione. In
sostanza, l'Italia importa oltre il 40 per cento del proprio fabbisogno di carne suina proprio in assenza di
qualsiasi sistema obbligatorio di indicazione della provenienza che informi il consumatore rispetto al luogo
di produzione e macellazione delle carni.
Per questa ragione la Cia- rinnova il suo appello per una nuova e più efficace politica per superare una
situazione di estrema difficoltà, con gli allevatori pressati da problemi sempre più complessi e
impossibilitati a svolgere un’adeguata attività imprenditoriale. Un’azione che si sviluppi anche attraverso
interventi per l'accesso al credito e per la ristrutturazione dei mutui in corso per le aziende suinicole in
difficoltà.
18/04/2011
Alimentare: con le due nuove Dop si rafforza la leadership italiana in Ue. Un fatturato da quasi 9
miliardi per le nostre produzioni certificate.
La Cia: la qualità del "made in Italy" è vincente. Con 225 riconoscimenti superiamo di gran lunga sia
Francia (183) che Spagna (148). Ora avanti con la promozione, si rafforzi la lotta alla contraffazione.
Il ‘made in Italy’ agroalimentare guadagna due nuove riconoscimenti in Ue. Con la pubblicazione nel
Registro comunitario della “Farina di castagne della Lunigiana” e della “Formagella del Luinese” come
Denominazioni di origine protetta, il totale delle produzioni certificate italiane sale a 225. Con i due
ultimi arrivati, infatti, le Dop arrivano a quota 140, a cui bisogna aggiungere le 83 Igp e le 2 Stg. Si tratta
di un primato che non ha pari in nessun altro paese d’Europa e dimostra ancora una volta la qualità e
l’eccellenza dei nostri prodotti agroalimentari. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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L’Italia continua dunque a svettare nella classifica europea -ricorda la Cia- seguita a distanza dalla Francia
(con 183 riconoscimenti) e dalla Spagna (con 148). E’ una posizione di leadership che ora bisogna
continuare a valorizzare e promuovere sui mercati internazionali, visto che il segmento dei prodotti
“garantiti” ha anche un’importante peso di mercato. Solo nel 2010 il giro d’affari legato alle produzioni
Dop e Igp è stato pari a circa 9 miliardi di euro, di cui quasi 2 miliardi legati all’export.
A livello regionale -continua la Cia- il fatturato alla produzione delle Dop e Igp ha regalato il podio
all’Emilia Romagna, con quasi 2,2 miliardi di euro complessivi e un valore del 40,9 per cento sul totale
delle produzioni italiane certificate. Al secondo posto (dati Ismea 2009) c’è la Lombardia con un fatturato
di 1,3 miliardi di euro e, molto lontano dalle prime due posizioni, il Friuli Venezia Giulia con 350 milioni.
Adesso bisogna continuare a lavorare sulla qualità e sulla tipicità dei nostri prodotti agroalimentari conclude la Cia- ma allo stesso tempo c’è bisogno di rafforzare la lotta alla contraffazione, perché la
tutela delle ‘griffe’ alimentari è ancora troppo debole e non riesce a contrastare fenomeni odiosi come
l’“italian sounding”.
18/04/2011
Boom” dei prezzi alimentari: d’accordo con Draghi. Più agricoltura nel futuro. Nella Pac post 2013
misure per fronteggiare le crisi di mercato.
Il presidente della Cia Giuseppe Politi: il governatore della Banca d’Italia ha toccato il cuore del
problema. Le sue preoccupazioni sono state da tempo evidenziate dalla Confederazione. I rincari non
colpiscono solo i paesi più poveri. Conseguenze anche in quelli industrializzati. In Italia le famiglie
costrette a cambiare menù e ad acquistare “promozioni” e dove si risparmia.
“Davanti alla nuova escalation dei prezzi alimentari, rinnoviamo la nostra proposta per un futuro con più
agricoltura. Non solo. La riforma della Pac post 2013, oltre a contenere reali sostegni alle imprese
agricole, deve prevedere efficaci misure contro le crisi di mercato, in modo da intervenire
immediatamente per fronteggiare la volatilità delle quotazioni delle commodity, le cui impennate
rischiano, purtroppo, di portare alle lacrime. Siamo, quindi, pienamente d’accordo con quanto sostenuto
dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. C’è l’esigenza di una risposta pronta e coordinata da
parte della comunità internazionale”. Lo ha sostenuto il presidente della Cia-Confederazione italiana
agricoltori Giuseppe Politi, preoccupato per una situazione che giorno dopo giorno sta divenendo sempre
più esplosiva e con conseguenze sia per i paesi poveri che per quelli industrializzati.
“D’altra parte, gli effetti li stiamo registrando in Italia. Il ‘boom’ degli alimentari, accompagnato dai forti
rincari dei prodotti petroliferi, sta cambiando le carte in tavola. I consumi delle famiglie italiane -ha
rimarcato Politi- continuano a ristagnare, mentre, proprio per gli aumenti dei listini, stanno cambiando i
menù. Così come più volte la Cia ha sottolineato- diminuiscono gli acquisti di carne bovina, di pesce, di
pane e pasta, di frutta e verdura; crescono, invece, quelli di pollo, di carne suina, di surgelati, di prodotti
di quarta gamma, di olio. Un mutamento dettato soprattutto dai prezzi che costringono i nostri
connazionali a precise scelte. E non è un caso che si comprano più promozioni e ci si rivolge a punti
vendita dove si risparmia, come i discount”.
“Il governatore Draghi -ha aggiunto il presidente della Cia- ha toccato un nervo scoperto. Sono
preoccupazioni che condividiamo, anche perché da tempo sosteniamo l’esigenza di affrontare il problema
alimentare con la dovuta incisività. S’impongono politiche che permettano di aumentare la produttività
agricola nei paesi più poveri. Per sconfiggere l’emergenza alimentare e combattere la povertà occorre
promuovere investimenti in progetti irrigui ed infrastrutturali, garantire l’accesso dei piccoli agricoltori al
mercato dei fattori, a partire dalla terra. Insomma, serve più agricoltura per sfamare il Pianeta”.
“La trappola della povertà è, principalmente, un fenomeno rurale, legato ad un’agricoltura di sussistenza
bloccata dalla spirale perversa di una popolazione in crescita e una produzione alimentare pro-capite in
calo o stagnante. Decenni di prezzi bassi delle materie prime e di abbondanza alimentare -ha rilevato
Politi- hanno rallentato gli investimenti, hanno favorito scelte tecnologiche inadeguate alle reali necessità
delle agricolture, hanno orientato le risorse a favore dell’industrializzazione e delle aree urbane. Troppo
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poco si è fatto, non sempre per scelta, ma come conseguenza dei conflitti locali, per avviare e sostenere
la modernizzazione delle agricolture. Adesso è venuto il momento di cambiare”.
“La forte e incontrollabile volatilità dei prezzi agricoli è, oggi, la questione del sistema agroalimentare.
Entrano in gioco -ha rimarcato il presidente della Cia- la speculazione e i mercati finanziari, le politiche
energetiche, gli eventi climatici e gli equilibri tra domanda e offerta. La stessa industria alimentare,
almeno quella più attenta e lungimirante, si rende conto che non vale più la logica ‘corsara’ di cercare le
materie prime in mare aperto e pone maggiore attenzione, peraltro tutta da verificare sul piano dei
rapporti contrattuali, di una base nazionale di approvvigionamento sicuro e di qualità”.
“Di nuovo le materie prime agricole sono considerate derrate strategiche, non più nello scenario della
contrapposizione tra blocchi, ma legate alle prospettive di crescita dei paesi emergenti e alle loro
politiche di autosufficienza alimentare. Rivalutare l’agricoltura -ha concluso Politi- non appartiene più ad
un semplice senso nostalgico, ma è ormai divenuta risorsa indispensabile per il futuro”.
21/04/2011
Ambiente, Confagricoltura: “non solo va definito chi e in che misura produce nitrati, ma va adeguata
l’intera normativa scritta 20 anni fa”
“La direttiva nitrati sta entrando nel pieno dell’attuazione e, come previsto, i problemi per le aziende
agricole si confermano notevoli sotto molti punti di vista e la situazione rischia di esasperarsi per l’obbligo
delle Regioni, ai fini della deroga dei limiti previsti per l’azoto, di adeguare i loro programmi ad ulteriori
vincoli amministrativi e tecnici. Per questo motivo occorre ripensare alla validità di una direttiva che è
stata scritta circa 20 anni fa”. Così Confagricoltura a proposito della richiesta del presidente della Regione
Veneto, Luca Zaia, ai ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e delle Politiche Agricole, Saverio
Romano, per “un’immediata analisi relativa a tutte le reali fonti di inquinamento che influiscono sulla
presenza di nitrati nel territorio della Pianura padana, fonti che non possono essere considerate tutte e
solo di origine zootecnica”.
“La richiesta - prosegue Confagricoltura - è certamente condivisibile, ma, come abbiamo sottolineato sin
dal 2008, ponendo la questione nitrati nella sua interezza, l’obiettivo principale deve essere la revisione
delle disposizioni europee, anche alla luce delle novità introdotte da un’altra direttiva, la 2000/60, sul
buono stato di qualità delle acque. Problematica che si riflette su tutta la normativa d’attuazione
italiana, che necessita di una grande semplificazione”.
“Come è stato ribadito in varie occasioni da Confagricoltura - ricorda l’organizzazione degli imprenditori
agricoli - occorre garantire un sistema di rilevazione idoneo a quantificare il peso delle altre fonti di
inquinamento, come quella civile, al fine di evitare che le cause dell’eutrofizzazione siano attribuite
ingiustamente e totalmente al settore agricolo e si concentrino solo su di esso tutti gli aggravi normativi e
tecnici. Sistema indispensabile anche per valutare in futuro i miglioramenti che diano la possibilità di
revocare la designazione di vulnerabilità”.
“Più in generale - conclude Confagricoltura - la questione relativa alla gestione degli effluenti zootecnici
ed al digestato proveniente dagli impianti di biogas, merita una maggiore attenzione al fine di evitare che
una risorsa per l’agricoltura italiana, si trasformi in un problema, attraverso normative restrittive che ne
ostacolano la utilizzazione agronomica e quindi la possibilità di restituire al terreno la sostanza organica”.
21/04/2011
Ambiente: serve una gestione più equilibrata della direttiva nitrati
La Cia prende spunto dall’intervento del Governatore del Veneto per chiedere una rigorosa designazione
delle “aree vulnerabili”, che non gravi solo sulla zootecnia nazionale ma che si basi su un’effettiva
verifica delle varie fonti di inquinamento sul territorio.
L’intervento del Governatore del Veneto richiama l’attenzione su una vicenda da tempo oggetto di
discussione da parte del mondo agricolo. Recenti studi scientifici hanno già avvalorato l’ipotesi che la
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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presenza di nitrati nelle falde acquifere non sia riconducibile solo ad aspetti settoriali agricoli, e in
particolare al carico zootecnico. Ecco perché adesso è ora di cambiare rotta e di arrivare a soluzioni
equilibrate, che finalmente distribuiscano il peso della direttiva Ue tra le diverse fonti di inquinamento sul
territorio. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando le dichiarazioni di Luca
Zaia sugli effetti della direttiva nitrati.
Finora di fatto è stata attribuita ogni responsabilità sull’eventuale eccesso di presenza di azoto nelle
acque al comparto zootecnico -spiega la Cia- con ripercussioni pesanti sugli allevamenti, e quindi sulla
produzione nazionale di carne e latte. E’ ora, invece, di procedere verso una rigorosa designazione delle
“aree vulnerabili ai nitrati” che si basi su un’effettiva verifica delle fonti puntuali e diffuse di
inquinamento, con particolare riferimento alle acque reflue urbane.
In questo contesto -aggiunge la Cia- va anche rivisto il decreto ministeriale del 7 aprile 2006 sulla
disciplina dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, per renderlo più facilmente
applicabile attraverso una semplificazione degli adempimenti dal punto di vista tecnico e amministrativo.
21/04/2011
Earth Day 2011: l’agricoltura sceglie la sostenibilità ed è sempre più baluardo nella difesa
dell’ambiente.
Nella Giornata mondiale della Terra il presidente della Cia Giuseppe Politi ricorda il grande contributo del
mondo agricolo alle grandi sfide ambientali. Tutela della biodiversità, salvaguardia del suolo e della
stabilità dei versanti, produzione di energia pulita da biomasse e biogas: questi i principali obiettivi dello
sviluppo agricolo sostenibile.
“L’agricoltura può fare molto per l’ambiente. Essendo l’attività che interagisce maggiormente con la
natura, se sceglie la via della sostenibilità, può giocare un ruolo da protagonista nelle emergenze
ambientali. Oggi gli agricoltori si mettono sempre più in gioco nella sfide urgenti che il nostro pianeta è
costretto ad affrontare, correggendo la propria condotta in chiave ecologica”. Lo afferma Giuseppe Politi
presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione della quarantunesima Giornata
mondiale della Terra, che si celebra domani il 22 aprile in 192 paesi.
“Il nostro è un impegno concreto a favore dei temi ambientali, che la Cia porta avanti da anni
coinvolgendo un numero sempre maggiore di agricoltori. Abbiamo lanciato -continua Politi- un programma
ambientale preciso che prevede diversi obiettivi importanti: la riduzione del 15 per cento del consumo di
acqua, del 20 per cento dell’impiego di fitofarmaci, del 15 per cento delle lavorazioni superficiali dei
terreni e, contemporaneamente, l’aumento del 25 per cento delle produzioni delle biomasse, del 10 per
cento del biologico e del 3 per cento dei rimboschimenti”.
“Abbiamo costruito progetti volti alla riduzione delle emissioni di CO2 in azienda o alla loro
compensazione, tramite operazioni di rimboschimento. L'agricoltura e soprattutto la zootecnia -sottolinea
il presidente della Cia- vengono spesso chiamate in causa come produttrici di gas serra (azotati e metano);
mentre l’agricoltura integrata e biologica sono neutrali rispetto a questi gas o, più spesso, hanno un
bilancio positivo, perché fissano più carbonio di quanto ne emettono”.
“La scelta delle coltivazioni biologiche, inoltre, preserva il suolo dall’inquinamento dovuto all’impiego di
fertilizzanti e fitofarmaci e dall’impoverimento legato alle stressanti lavorazioni del terreno e ai fenomeni
di desertificazione, che negli ultimi 40 anni hanno determinato un calo del 30 per cento della sua capacità
di ritenzione e di regimazione delle acque, accrescendo di tanto le situazioni di rischio idrogeologico e il
verificarsi di eventi catastrofici. Per questo, lo scorso 17 febbraio la Cia ha sottoscritto il ‘Manifesto per la
difesa del suolo’, teso a salvaguardare questa preziosa riserva di patrimonio genetico e di materie prime,
quindi di “biodiversità”, altra parola d’ordine dell’impegno ambientale in agricoltura. In questo senso,
abbiamo costruito -continua Politi- diversi progetti di recupero di antiche coltivazioni, custodi di corredi
genetici in via di estinzione e capaci di contribuire alla sicurezza alimentare del futuro”.
“Molto si è fatto, inoltre, nella direzione di un altro obiettivo fondamentale: raggiungere l’autosufficienza
energetica in azienda, promuovendo -aggiunge il presidente Politi- il riutilizzo degli scarti agroforestali, di
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cui l’agricoltura è una fonte eccezionale, reimpiegati per la produzione di energia verde. La Cia crede
molto nel ruolo dell’agricoltura nella produzione di energia pulita da biomasse, produzione che è cresciuta
dal 2008 del 60 per cento all’anno, giungendo -secondo i dati di Nomisma energia- a fatturare 13 miliardi
di euro nel 2010”.
“La correzione in chiave ambientale -conclude il presidente della Cia- dei consumi delle aziende prevede
oltretutto l’utilizzo di soluzioni per l’irrigazione che favoriscano il risparmio idrico, come gli impianti a
goccia o la produzione di specie idro-resistenti”.
22/04/2011
Istat: le vendite alimentari ristagnano e la busta della spesa resta vuota
Secondo la Cia, le famiglie italiane continuano a risparmiare a tavola: comprano poco, cercano le
promozioni commerciali e preferiscono il più conveniente discount al “classico” supermercato. Una
tendenza destinata a rimanere tale in tutto il 2011.
Le vendite sono ferme, le famiglie “tagliano” e le borse della spesa languono. Lo dimostrano i dati Istat
sul commercio al dettaglio a febbraio, che evidenziano un andamento piatto, statico. I consumi alimentari
nel mese sono cresciuti dello 0,3 per cento rispetto a febbraio 2010 e dello 0,2 per cento sul mese
precedente: un “rialzo” talmente lieve che dimostra soltanto, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’Italia
non è uscita dalla fase di stagnazione dei consumi. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori,
commentando i dati diffusi oggi dall’Istituto nazionale di statistica.
Le famiglie -spiega la Cia- continuano a tirare la cinghia e in cucina cercano la promozione e il prezzo più
basso, risparmiando anche sulla qualità. Tanto che l’unica tipologia di esercizio commerciale che continua
ad andare bene è l’hard discount: a febbraio infatti, come già nei mesi precedenti, vanno giù le botteghe
di quartiere ma anche gli ipermercati (meno 2,2 per cento tendenziale), mentre i discount alimentari
restano i soli a crescere, con un incremento annuo dell’1,5 per cento.
Ma la “cura dimagrante” del carrello della spesa è evidente già dai dati complessivi delle vendite
alimentari nel 2010 -ricorda la Cia-. I tagli hanno riguardato quasi tutti i generi alimentari, anche quelli
per niente superflui: tra gennaio e dicembre è calata, infatti, la domanda di pane (meno 2,1 per cento sul
2009), pasta (meno 1,8 per cento), carne rossa (meno 4,6 per cento), pesce (meno 2,9 per cento), frutta e
agrumi (meno 1,8 per cento), vino da tavola (meno 2,1 per cento).
E lo stallo dei consumi sembra destinato a rimanere tale anche nel 2011. Secondo le nostre stime,
quest’anno gli acquisti domestici alimentari resteranno ancora in lieve flessione, tra il meno 0,2 e il meno
0,3 per cento -conclude la Cia- mentre continuerà a crescere la quota di italiani che, proprio a causa delle
difficoltà economiche, comprerà prodotti di qualità inferiore e ricorrerà quasi esclusivamente alle
promozioni commerciali: era pari al 30 per cento nel 2010, salirà fino al 40 per cento nel 2011.
22 APRILE 2011 - 11:51
Presa di posizione del Copa-Cogeca sul Biologico
Il Segretario Generale Pekka Pesonen scrive alla Commissione UE e chiede di regolamentare anche il non
food.
Lettera alla commissione: http://www.cia.it/anabio/svl/allegatiRead?recid=27561&allid=7458
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09/04/2011- 23/04/2011
CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DEL PIEMONTE
Link: http://www.piemonte.cia.it/ciapiemonte/index.jsp
16/04/2011
E’ RECORD DELL'EXPORT DI VINO PIEMONTESE. BOOM VERSO CINA E RUSSIA
Nonostante la crisi finanziaria globale, l’export del vino piemontese nel 2010 è cresciuto di circa l’8%. I
primi dati 2011 indicano che il trend positivo prosegue. Asti e Moscato d’Asti Docg, in particolare, stanno
volando. Quasi esaurite le scorte.
La produzione enologica piemontese è ormai destinata per oltre il 60% ai mercati esteri, contribuisce a un
terzo del valore delle esportazioni dell’industria agroalimentare della Regione e rappresenta un quinto
delle esportazioni italiane di vini nel mondo. Il principale partner commerciale è la Germania seguita dal
Regno Unito, dagli Stati Uniti e dalla Francia. Il mercato scandinavo è il quinto mercato di destinazione
dei vini piemontesi. La Russia è diventata il quarto mercato per i nostri prodotti spumantistici. Crescono le
esportazioni verso la Cina, dove il vino sta diventando uno status symbol occidentale: malgrado le
dimensioni di questo mercato siano ancora piccole, le potenzialità sono notevoli.
L'export è diventato ormai la strada obbligata per molte imprese vitivinicole piemontesi. Il mercato
interno è stagnante e le imprese devono necessariamente allargare gli orizzonti. Il mercato globale non è
più una cosa “lontana”, ma una realtà fondamentale per la vita del settore vitivinicolo della nostra
Regione.
Il vino piemontese ha saputo resistere, in questi anni, all’attacco di competitor importanti, grazie ad una
strategia fondata, innanzitutto,sulla qualità, ma per continuare a competere con successo sul mercato
globale è indispensabile che il vino riscriva le sue politiche e le sue azioni di approccio al mercato. La
conquista di nuovi mercati di sbocco richiede una strategia comune e ben organizzata da realizzare a
livello regionale fra tutte le denominazioni d’origine piemontesi.
Il sistema vino Piemonte è frammentato e fatica ad adottare politiche di marketing innovative per battere
i diretti concorrenti, soprattutto dei Paesi nuovi produttori, che hanno aziende più strutturate, costi di
mano d'opera e produzione più bassi, politiche commerciali più aggressive e buoni livelli qualitativi.
Il vino piemontese è un prodotto di grandissima qualità che, se promosso nella maniera corretta, può
consolidare le ampie fasce di mercato già acquisite e conquistarne di nuove. C’è però l’esigenza di una
cabina di regia unificata in grado di governare il settore, che coordini l'azione svolta dai vari soggetti
impegnati nella promozione, i quali pretendono spesso di fare da sé, a volte in competizione esasperata.
Occorre invece un organismo di alto profilo che dia un indirizzo unitario alle politiche di promozione del
vino piemontese all’estero e sia di supporto agli attori del settore: vignaioli, cooperazione ed industriali.
DINO SCANAVINO – Vice Presidente Cia Nazionale, Presidente Cia Asti
18/04/2011
BOICOTTARE I PRODOTTI FRANCESI NON E' UNA BUONA IDEA. L’ITALIA HA SOLO DA PERDERE
Tra Francia ed Italia in questo momento non corre buon sangue. Il nostro Governo ha più volte protestato
per le misure adottate dai cugini d’Oltralpe contro l’ingresso dei migranti tunisini, giudicate illegittime
ed in chiara violazione dei generali principi europei.
Per rappresaglia contro il mancato aiuto da parte della Francia sulla questione dei migranti, qualche
esponente della Lega ha dichiarato di essere favorevole al boicottaggio dei prodotti francesi.
Sono molto lontani i tempi in cui il leader leghista Umberto Bossi sosteneva che i Francesi erano
discendenti dei Galli e quindi parte del grande popolo celtico, dove la mitologia leghista pretendeva
esistessero le radici etniche dei lumbard.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
Oggi la musica è completamente cambiata e di fronde alla poca solidarietà dei Francesi, Bossi manda al
diavolo le comuni radici nordiche e chiede agli Italiani di rinunciare al Roquefort ed al Camembert.
L’invito della Lega Nord al boicottaggio dei prodotti provenienti dall’estero ha dei precedenti. Quando
Zaia presidiava il dicastero dell’agricoltura se la prese con gli Ananas, i prodotti extracomunitari ed
ristoranti etnici. Con quanto successo non è dato a sapersi.
Questa volta sarebbe meglio però usare molta prudenza: se i Francesi dovessero ripagarci con la stessa
moneta, l’Italia pagherebbe un prezzo molto alto.
I dati sull’andamento dell’import-export tra Italia e Francia dicono infatti che l’Italia non ha alcun
interesse ad aprire una guerra commerciale con la Francia.
Nel 2010, infatti, L’Italia ha importato dalla Francia vino per 26,5 milioni di euro e ne ha esportato verso
la Francia per ben 64,3 milioni. Ancora meglio sono andati i formaggi con esportazioni italiane a 105
milioni di euro e importazioni dalla Francia della metà, 52,5 milioni. Bene anche i prodotti tessili: nel
2010 l’Italia ha esportato verso la Francia per 800 milioni di euro e ne ha importati per 271,7 milioni (dati
Ice).
Insomma da una guerra commerciale l'Italia avrebbe tutto da perdere visto che la bilancia commerciale
Italia-Francia al momento va proprio bene, con l’Italia in vantaggio e un saldo attivo pari a circa 8,6
miliardi di euro. In assoluto L’Italia esporta merci verso la Francia per circa 39 miliardi e importa dalla
Francia merci per 30,3 miliardi.
18/04/2011
UN PIANO NAZIONALE PER IL SETTORE RISICOLO. LO CHIEDE L'ASSESSORE SACCHETTO
Un piano nazionale per il settore risicolo è la richiesta avanzata dagli assessori all’Agricoltura di Piemonte
e Lombardia al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
L’obiettivo è di utilizzare in modo sinergico e razionale le risorse a disposizione del comparto,
valorizzandone le peculiarità e migliorando alcuni aspetti.
Il presupposto su cui si basano i due assessori è che l’Italia rappresenta il primo Paese europeo nella
produzione di riso e che il Ministero dal 2006 promuove la definizione, in accordo con le Regioni, di piani
nazionali di settore, strumenti specifici di programmazione che prevedono la collaborazione sinergica tra i
soggetti rappresentativi delle diverse filiere per predisporre indirizzi e strategie per lo sviluppo di alcuni
degli ambiti che meglio rappresentano l’agricoltura italiana.
Si tratta di strumenti che, come sostiene l’assessore all’Agricoltura del Piemonte, hanno raggiunto
risultati notevoli. Per questo motivo si è ritenuto opportuno avanzare la proposta di un piano nazionale
anche per il risicolo, che permetta di valorizzare ulteriormente un comparto già molto valido,
potenziandone gli aspetti ancora migliorabili.
19/04/2011
L’ITALIA SI OPPONE ALLA LIBERALIZZAZIONE DEI VIGNETI
A margine della riunione del Consiglio dei Ministri dell’agricoltura dell’Unione europea, che si tenuta in
Lussemburgo, il Ministro Romano ha firmato insieme ad altri otto ministri (tra cui quelli di Francia e
Germania) una lettera indirizzata al Commissario Dacian Cioloş, con la quale si chiede di prolungare oltre
il 2015 il vigente regime dei diritti di impianto dei nuovi vigneti.
Il sistema attualmente in vigore regola l’impianto delle nuove vigne, evitando che una repentina
impennata degli investimenti possa destabilizzare gli equilibri di mercato, con effetti negativi sui redditi
dei viticoltori e sulla qualità del prodotto.
La liberalizzazione dei diritti di impianto a partire dal 2015, disposta dalla regolamentazione comunitaria
vigente, rischia, secondo il Ministro Romano, di compromettere in modo irreparabile quanto di buono è
stato fatto negli ultimi decenni dal comparto nazionale.
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Per questi motivi l’Italia ritiene doveroso un urgente ripensamento della disposizione da parte della
Commissione europea.
19/04/2011
ROBERTO ERCOLE: SENZA MISURE IMMEDIATE LA SUINICOLTURA RISCHIA IL TRACOLLO
Il settore suinicolo è alle prese con una perdurante crisi dovuta al divario tra la stagnazione dei prezzi
della carne e l’aumento dei costi di produzione a partire da quelli dei mangimi. Il Ministro Romano ha
annunciato l’organizzazione di un incontro con tutti gli operatori del settore, per mettere a punto di un
piano di interventi in favore della filiera suinicola.
Un Tavolo tecnico sulla crisi della suinicoltura fu convocato anche nel 2008 dall'allora ministro Zaia, ma il
"piano strategico” di rilancio elaborato in quell'occasione rimase sulla carta. La promessa di Zaia di
attivare degli interventi strutturali per lo sviluppo dell'intera filiera non fu seguita da fatti concreti.
Il nuovo Tavolo tecnico può rappresentare il punto focale dal quale ripartire per cercare di risolvere tutti
quei nodi che hanno gettato la nostra suinicoltura nel dramma. L’importante è che non si risolva in un
ennesimo inconcludente momento di confronto, come è stato per il precedente tavolo.
L’allevamento suino è stretto in una diabolica morsa: da un lato la non adeguata attenzione della
pubblica amministrazione e, dall’altro, l’insostenibile pressione esercitata dalle strutture industriali e
dalle piattaforme commerciali. Il settore è a rischio di un drastico ed inaccettabile ridimensionamento,
pur racchiudendo in sé numerose eccellenze produttive che sono il qualificante biglietto da visita del
“made in Italy” nel mondo. Un allarmante ridimensionamento che si risolverebbe ad esclusivo beneficio
delle sempre più invadenti produzioni realizzate con materia prima d’importazione.
L'Italia importa oltre il 40 per cento del proprio fabbisogno di carne suina in assenza di qualsiasi sistema
obbligatorio di indicazione della provenienza che informi il consumatore rispetto al luogo di produzione e
macellazione delle carni. Tre prosciutti (cotti e crudi) su quattro sono esteri. E con nomi di fantasia si
cerca anche di confondere il consumatore spacciandoli per “made in Italy”: “prosciutto del contadino”,
“prosciutto nostrano”, “prosciutto di montagna”.
Per tutte queste ragioni la Cia, in previsione della convocazione del nuovo Tavolo, sottolinea l’urgenza e
la necessità di un Piano strategico di settore con risorse adeguate su base pluriennale per sostenere il
settore nella gestione di alcune particolari criticità: ristrutturazione del debito, promozioni sui mercati
esteri, ricerca e innovazione, misure di accompagnamento al decollo della etichettatura europea e del
Sistema Qualità Nazionale delle carni. Senza misure immediate la suinicoltura rischia il tracollo.
ROBERTO ERCOLE Presidente Cia Piemonte
20/04/2011
Il Parlamento europeo a favore dell'estensione dell'etichetta d'origine
Il Parlamento europeo ha chiesto oggi con forza, tramite i deputati della commissione ambiente,
l’introduzione di ”un’etichetta alimentare obbligatoria e leggibile sull’imballaggio de prodotti”. La novità,
scrive lo stesso Europarlamento al termine dei lavori, riguarda ”la richiesta di estendere (rispetto a
quanto già ottenuto in passato ndr) l’obbligo di etichettatura del paese di provenienza a tutte le carni, al
latte e prodotti derivati, ed altri alimenti a base di un unico ingrediente”. Inoltre, la commissione
ambiente ”ha approvato un emendamento che inserisce nell’etichetta anche il paese di provenienza per
carne, pollo e pesce quando sono utilizzati come ingredienti”. Insomma, dicono i deputati, bisogna
”garantire etichette leggibili, chiare e che contengano informazioni utili per il consumatore”. L’obiettivo
della relazione legislativa approvata in seconda lettura con 57 voti a favore, 4 contrari ed una estensione,
è di modernizzare, semplificare e rendere più chiara la legislazione europea sull’etichettatura alimentare.
-ETICHETTA OBBLIGATORIA E LEGGIBILE – Gli eurodeputati chiedono che le informazioni nutrizionali siano
indicate in etichetta. Al riguardo però l’Ufficio europeo dei consumatori (Beuc) ha gridato alla sconfitta in
quanto le informazioni come il contenuto energetico, le quantità di grasso, grassi saturati, carboidrati,
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zuccheri, proteine e sali, non saranno indicate a fronte dell’imballaggio, ma sul retro sottoforma di
tabella. La lista dovrebbe anche includere i grassi artificiali, che invece il Consiglio Ue vorrebbe come
elemento volontario.
-ETICHETTATURE AGGIUNTIVE – Per le carni, come già avviene per la carne bovina, le etichette
dovrebbero indicare il paese nel quale l’animale è nato, allevato e macellato. Le etichette poi, non
dovrebbero essere visualizzate in modo da creare l’impressione che il prodotto sia un altro, e quando
viene sostituito un ingrediente, dovrebbe essere chiaramente indicato.
-LE ECCEZIONI – La maggioranza della commissione ambiente pensa che i prodotti alcolici debbano essere
esentati dalle nuove regole di etichettatura, cosi come per il cibo non imballato per consumo immediato, i
pacchi regalo, i prodotti stagionali e le micro imprese che producono artigianalmente. Questo progetto
sarà negoziato con i 27 governi nazionali prima del voto in Plenaria previsto per luglio. (ANSA)
IL COLTIVATORE PIEMONTESE
http://www.torino.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_TORINO_ATTIVITA%7C10310960&ssostatus=A
NONYMOUS
Il Coltivatore Piemontese - 1-15 aprile 2011 - anno 67 - n. 7
Viene riportato il titolo degli articoli più significativi
Sommario
Pag. 2
■………Per il prezzo del latte alla stalla il Piemonte adotta l’indicizzazione
Pag. 4
■………Agricoltura sociale in provincia di Torino e alcuni modelli innovativi di welfare
Pag. 5
■………L’interesse di Coldiretti per il tema del convegno
Pag. 9
■………Rifiuti, ecco le indicazioni sul Mud 2011
■………Si riducono le superfici investite a frumento
Pag. 10
■………Le iniziative di Donne Impresa Coldiretti Torino
Pag. 14
■………Inflazione: vola la spesa per allevare gli animali
■………Editoriale – La strategicità del cibo
Pag. 15
■………Pac: Francia e Germania sollecitano un bilancio all’altezza
Pag. 18
■………Protezione giuridica delle invenzioni biotech: la politica dei brevetti danneggia i coltivatori
■………Il Parlamento chiede misure per ridurre il deficit di produzione di proteine vegetali
■………Da Eurostat un nuovo strumento per monitorare l’evoluzione dei costi lungo tutta la filiera
alimentare
Pag. 19
■………Risorse e obiettivi per mantenere una politica agricola comune
■………Carne di animali clonati: nessun accordo tra Parlamento e Commissione
■………Accordo con la Cina per difendere il Made in Italy
Pag. 22
■………Fotovoltaico: posizionato a terra il 40% degli impianti realizzati con il decreto Alcoa
■………Il mercato degli agrofarmaci nel mirino dell’Antitrust
■………Vini a denominazione di origine. Ultimi passi verso Dop e Igp
■………Suinicoltura Dop: la crisi continua. Guadagnano tutti, tranne gli allevatori
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Il Coltivatore Piemontese – 15-30 aprile 2011 – n. 8
Sommario
Pag. 3
■………Le produzioni delle imprese locali
■………Coldiretti Piemonte avvia un gruppo di lavoro regionale per il comparto
Pag. 5
■………Nucleare: al nostro Paese la contaminazione fa più paura della crisi
■………Coldiretti giudica positivo lo stop agli Ogm arrivato dall’Ue per motivi ambientali
■………Lavoro: in agricoltura aumentano gli occupati
Pag. 8
■………Fotovoltaico: diffusione in Italia e impatto sul settore primario
Pag. 9
■………Il germoplasma orticolo piemontese: una risorsa per il futuro del settore
■………I prezzi del mais e di altri cereali si stanno avvicinando alle quotazioni record del 2008
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http://www.ilvelino.it/canale.php?IdCanale=4
L'agricoltura di Romano: Sì vendita diretta, no ogm. Lotta ai "falsi"
I cinque punti del ministro delle Politiche agricole: qualità, tutela, certezza, competitività e
promozione
Roma, 19 apr (Il Velino) - Cinque i punti su cui verterà la politica del ministro dell’Agricoltura Saverio
Romano: qualità, tutela, promozione, certezza e competitività. Senza scordare però la discussione sulla
nuova Politica agricola comune. Il ministro delle Politiche agricole Saverio Romano illustra le linee
programmatiche del dicastero di via Venti Settembre in commissione Agricoltura della Camera e del
Senato. A partire dalla Pac: “Un primo punto di dibattito sulla Pac sarà di ottenere il mantenimento
dell'ammontare globale della spesa agricola, anche se ciò non sarà di facile conseguimento. Un secondo
punto verterà sulla negoziazione del sistema di ripartizione delle risorse finanziarie tra Stati membri,
tenendo sì conto delle pretese dei paesi nuovi entrati nell'Unione, ma mantenendo una adeguata
distribuzione a paesi che, come il nostro, al di là della superficie coltivata, basano le loro politiche sulla
tradizione, sulla qualità, sulla pienezza di tutela, sulla occupazione e sul rispetto delle regole che la
caratterizzano”. Occorrerà, secondo Romano, porre la “giusta attenzione” ai parametri della produzione
lorda vendibile ovvero al valore aggiunto al settore agricolo per misurare la performance dell'imprenditore
agricolo ai fini della corresponsione delle quote di finanziamento perché sono convinto che in un contesto
in cui le risorse disponibili non aumentano ovvero aumenta il numero di coloro che ne sono i destinatari
solo questi parametri possono consentire di mantenere e anche incrementare le nostre produzioni.
Romano, che aveva parlato al Vinitaly di “agri-cultura” rilancia il concetto di multifunzionalità
dell'agricoltura. “Ritengo che una agricoltura moderna sappia e possa farsi carico delle esigenze di
rispetto e di tutela ambientale e anzi risponda pienamente al principio di autoresponsabilità dell'uomo
moderno. L'attività dell'uomo nel rapporto con la terra deve essere compatibile e anzi supportare una
politica di tutela dell'ecosistema e dell'ambiente”. Naturalmente il fine della agricoltura nazionale è di
garantire - anche per le future generazioni - la qualità, la quantità e la sicurezza di ciò che, prodotto dalla
nostra terra, è destinato alla alimentazione nostra e dei nostri figli, oltre che a tenere alto il nome del
comparto nazionale a livello mondiale in un contesto di valorizzazione e rafforzamento delle aziende
agricole e di produzione ad alto contenuto qualitativo con una filiera sempre più corta.
Poi l’etichettatura e la vendita diretta che il ministro annuncia voler “stimolare” ulteriormente: “Darò
mandato ai miei uffici di valutare, insieme alle organizzazioni di produttori, le soluzioni amministrative o
eventualmente normative per stimolare con strumenti indiretti- penso a facilitazioni burocratiche,
abilitative, edilizie, fiscali- lo sviluppo sul territorio nazionale dei mercati di vendita diretta”. Di sicuro un
elemento peculiare in questo contesto è rappresentato dall'etichetta. “Stiamo provvedendo, insieme al
Ministero dello sviluppo economico, a sentire le filiere interessate, prodotto per prodotto, per approvare
in tempi brevi e ragionevoli i decreti attuativi previsti dalla legge quantomeno per quei prodotti
trasformati e settori nei quali (i cosiddetti monoprodotti) sia chiara l'esistenza di una materia prima
prevalente”.Altro punto focale della politica di Romano è quello relativo alla lotta alla contraffazione: “La
tutela del Made in Italy costituirà il minimo comune denominatore della mia azione ministeriale. Il mio
Ministero è concentrato nella lotta alla contraffazione”. Anche “integrando sempre più l'azione
dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF),
del Corpo Forestale dello Stato che intendo sempre più come forza di polizia a tutela dell'agroalimentare
e dell'ecosistema, dei Carabinieri delle Politiche Agricole, delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera e
dell'AGEA, per la sua parte di competenza”. E non solo lotta alla contraffazione ma anche all’italian
sounding: “Intendo attivarmi per garantire una piena tutela informativa ai consumatori italiani e al
contempo, attraverso un'adeguata azione a livello europeo e mondiale, intendo supportare il vero made in
Italy contrastando quei fenomeni degenerativi denominati, nel gergo, italian sounding, che sono da
considerarsi altamente decettivi e ingannevoli (penso a prodotti con lo stivale, con la bandiera o con
denominazioni che evocano malamente prodotti nazionali), i quali, in modo scorretto speculano sulla
nostra forza, sulla nostra cultura, sulla nostra tradizione abusando del buon nome italiano nei mercati
internazionali”. Come nel caso di Sebastiano Pitruzzello, produttore australiano di “Parmesan” e di
“Mozzabella” nominato da poco cavaliere del Lavoro della Repubblica italiana. Intenzione del ministro
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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dell’agricoltura è anche quella di adeguare la normativa nazionale a tutela dei consumatori introducendo
il bene della sicurezza alimentare nel codice penale.
Per quanto riguarda le energie rinnovabili, secondo Romano “costituiscono una priorità oggettiva”. ”Le
agro-energie sono una vera opportunità di sviluppo nel settore agroalimentare nazionale e come tali vanno
colte”, spiega. “Indirizzerò la mia azione di governo affinché si possa contribuire a valorizzare le filiere
agroalimentari presenti sul nostro territorio, integrando il reddito dei produttori primari e dando anche
soluzioni ai problemi di natura ambientale legati allo smaltimento di sottoprodotti e biomasse agricole”. Il
tema degli organismi geneticamente modificati anima il dibattito culturale e politico nazionale ed
internazionale oramai da molti anni e ciascuno ha una sua posizione senza che, tuttavia, si sia pervenuti a
soluzioni avanzate e condivise. Secondo Romano è necessario che si scinda “il profilo giuridicoamministrativo da quello politico. Per il primo occorre superare la contrapposizione che si è creata nella
Conferenza Stato Regioni, in modo che si possa arrivare in sede europea ad una discussione sulle
modifiche normative necessarie a valle degli adempimenti nazionali. Ma è sul piano politico che occorre
essere chiari. La tradizione, la qualità, le garanzie dei nostri prodotti e la tutela dei nostri consumatori
non possono essere piegate ai sia pur rispettabili interessi economico-finanziari di grandi gruppi industriali
internazionali. La nostra è una storia di biodiversità, di sapori genuini, di produzioni e coltivazioni a forte
contenuto manuale e tradizionale, ed è proprio questo che ci ha reso oggetto di plagio nel mondo. Non
intendo di certo contribuire a snaturare la nostra storia, ma, al contrario, intendo rafforzarne i valori ed
aumentarne i risultati positivi. La sperimentazione nel settore vada avanti e ci offra termini di stimolo
positivo al dibattito politico-culturale, perché, di sicuro, vogliamo difendere la nostra cultura e le nostre
colture, ma non vogliamo frenare i fermenti positivi e fecondi del progresso”.
Per quanto riguarda la pesca il ministro delle Politiche agricole ricorda che il settore “rappresenta una
delle risorse principali e il comparto richiede una cura costante e attenta. Il contesto in cui si muove il
settore è comunitario, essendo oggetto di una Politica Comune e di una riforma che avrà inizio nel
secondo semestre di quest'anno sulla base delle proposte formulate dalla Commissione. Per quanto reso
noto fino ad ora da parte della Commissione, la riforma ridefinirà gli obiettivi della sostenibilità ecologica,
economica e sociale garantendo il recupero degli stock e la protezione degli ambienti ed introducendo tra
l'altro strumenti di gestione e conservazione delle risorse non sempre sperimentati da tutti gli stati
membri”. La legge comunitaria 2009 (art.28), ha delegato il governo ad adottare un unico testo
normativo, il riordino, il coordinamento e l'integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e di
acquacoltura anche al fine di dare completa attuazione agli obiettivi previsti dal fondo europeo per la
pesca e alle azioni per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale non dichiarata e non
regolamentata. “I criteri direttivi indicati dalla norma attengono, in particolare, il ricambio generazionale
e la valorizzazione del ruolo multifunzionale delle imprese di pesca e dell'acquacoltura; l'individuazione di
fonti alternative di reddito nell'ottica dello sviluppo sostenibile del settore e della gestione razionale delle
risorse biologiche del mare, nonché l'incentivazione della multifunzionalità delle imprese”.
Sugli accordi internazionali, Romano ricorda che sono due quelli di cui tenere conto: i negoziati a livello di
Organizzazione Mondiale del Commercio; e i negoziati bilaterali UE-Mercosur. “Per quanto riguarda i
primi, l'Italia, in piena sintonia con la Commissione Europea ha interesse all'adozione di un sistema
multilaterale per la tutela delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli, che permetta di proteggere
in maniera generalizzata tutte quelle europee. Per quanto riguarda i negoziati con il Mercosur e i Paesi del
Mediterraneo l'interesse nazionale del nostro Paese è assicurare la piena reciprocità in tema di
tracciabilità, di sicurezza e salubrità, regole cui già soggiacciono gli agricoltori europei con costi ben
maggiori rispetto ai Paesi sudamericani”.
Poi “terra ai giovani”. “Fin dal mio insediamento ho coltivato l'idea di assumere delle iniziative normative
e politiche per riportare i giovani alla terra in un contesto di redditività, di sostenibilità e di innovazione.
Con il Ministro Tremonti abbiamo già avviato un confronto in modo da effettuare una ricognizione
preventiva delle terre demaniali coltivabili che potrebbero esser affidate in gestione pluriennale ai
giovani, anche costituiti in cooperative, per il loro sfruttamento e con le garanzie che una parte delle
produzione sia acquistata dallo Stato. Naturalmente stiamo effettuando le necessarie verifiche
ordinamentali per vedere come coordinare al meglio tale iniziativa con il federalismo regionale”.
Per quanto riguarda gli Enti vigilati, Romano considera la possibilità di valutare eventuali fusioni tra enti
che svolgono funzioni contermini. “Penso ad Agea e Agecontrol, a Unire e Unirelab, a Buonitalia e Isa.
Valuterò la possibilità di sciogliere qualcuno di tali enti, ritenendo raggiunto o non più raggiungibile lo
scopo per il quale era stato istituito”. Il principio deve essere quello “della effettività, secondo il quale un
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ente ha ragione di esistere se ha le risorse per perseguire i suoi scopi, e non per pagare solo gli stipendi, e
se il risultato che persegue genera valore aggiunto al settore di riferimento”.
Poi il Piano per il Sud: Il Governo, nel Consiglio dei Ministri del 13 aprile 2011, ha approvato il Documento
di Economia e Finanza Pubblica che nel sostituire il DPEF, ne assorbe i contenuti e che contiene il PNR al
cui interno vi sono le azioni nazionali per il Sud. “È ben noto come l'agricoltura viva di acqua e come
spesso le nostre terre al Sud ne siano carenti, ovvero come le reti esistenti non riescano ad assicurare
un'addizione adeguata e sufficiente. Intendo favorire il rafforzamento di queste azioni, proprie delle
competenze ministeriali, previa una ricognizione degli effettivi bisogni, sia per eliminare sprechi e
malversazioni, sia per assicurare l'esercizio delle funzioni proprie dello Stato in questo settore”. Risorse
economiche insufficienti, fabbisogni crescenti, innovazioni tecnologiche costose rappresentano un
contesto con quale ci confrontiamo quotidianamente. “Tuttavia sono impegnato nel recuperare almeno le
risorse finanziarie destinate al settore agricolo attraverso il reintegro dei fondi FAS assegnati e che sono
stati utilizzati per far fronte alle varie emergenze e calamità che hanno colpito l'Italia negli ultimi anni. Si
tratta di 750 milioni di Euro che costituiscono la dote, se così si può dire, del nostro settore e per il
recupero dei quali intendo profondere ogni sforzo”.
I punti di Romano per tutela made in Italy. Organizzazioni commentano
Cia, Copagri e Confagri plaudono al ministro. "Ma serve più impegno a livello internazionale"
Roma, 19 apr (Il Velino) - Il ministro delle Politiche agricole Saverio Romano illustra in Commissione
Agricoltura della Camera e del Senato le linee guida che caratterizzeranno il suo mandato. Obiettivo
principale: la tutela del made in Italy agroalimentare, che vale un giro di affari - tra produzione e
trasformazione - da 124 miliardi di euro l'anno. Tutto riassunto in un documento diviso in conque punti
chiave: Qualità, promozione, tutela, certezza e competitività. Ma in cima alla lista anche la riforma della
politica agricola comune. “Questa mia relazione conterrà i principali punti dell’azione ministeriale che
intendo perseguire affidando ad un documento allegato, che depositerò con la relazione stessa in
Commissione, la esposizione puntuale delle iniziative da assumere e che sintetizzo in cinque concetti che
costituiranno la costante del mio intervento: qualità, promozione, tutela, certezza, competitività", speiga
il ministro. “L’impegno prioritario del governo e del ministro, in particolar modo, è il negoziato – prosegue
Romano - in corso sul futuro della Politica Agricola Comune il cui nuovo assetto dato dall’Unione Europea
coprirà il periodo 2014-2020”. “La tutela del Made in Italy costituirà il minimo comune denominatore della
mia azione ministeriale. Il mio ministero è concentrato – prosegue - nella attenzione alla lotta alla
contraffazione”.
Dichiarazioni, quelle del ministro, che secondo il presidente della Cia Giuseppe Politi "confermano le
nostre tesi. L’agricoltura è un settore strategico a livello globale e va, quindi, tutelato e valorizzato. Per
questo motivo serve subito un progetto di politica agraria". Molte le quesitoni in sospeso per Politi: "La
nuova situazione nella quale il settore si trova costretto ad operare, le difficoltà economiche, il calo dei
redditi e la crescita dei costi delle imprese, gli effetti della globalizzazione, le ripetute tensioni sui
mercati mondiali, la riforma della Pac post 2013, la presenza di nuovi e più agguerriti competitori, le
mutate esigenze dei consumatori, la mancanza di chiare ed efficaci scelte di politica economica rivolte al
sostegno del mondo agricolo, impongono scelte rinnovate e condivise”.
Condivide le linee programmatiche del minsitero di Romano il presidente della Copagri Franco Verrascina:
“Condividiamo in pieno le linee programmatiche del ministero delle politiche agricole, illustrate oggi dal
Ministro Romano. I cinque concetti, dalla qualità ed dalla sua promozione fino alla competitività, passando
per la tutela e la valorizzazione dell'attività agricola e per la certezza di prospettiva - spiega - possono
essere il fulcro per il ripristino di un serio progetto di politica agraria nazionale ed evidenziano finalmente
un mandato a lungo termine e ad ampio raggio, che interpretiamo come un ritorno di dovuta attenzione
politico istituzionale per il settore agricolo".
Condivide, "in buona sostanza", gli obiettivi di Romano il presidente di Confagricoltura Mario Guidi:
"rilancio del made in Italy e lotta all’italian sounding sono importanti per rafforzare la presenza dei
prodotti agricoli sul mercato globale e andranno difesi a tutto tondo a livello europeo ed al Wto”. “Ad
avviso di Confagricoltura occorre intervenire per fermare la volatilità dei prezzi agricoli – ha proseguito
Guidi -. A Bruxelles serve un impegno autorevole e determinato per la salvaguardia della politica europea
di settore e dei redditi degli agricoltori in vista della riforma della Pac del 2013; a livello nazionale
bisogna prevedere interventi a favore del settore, per ora trascurato dal ‘piano nazionale di riforme’, e
mantenere la strada delle energie rinnovabili, che hanno un’importante funzione integrativa del reddito
agricolo e sono necessarie al Paese; ferma attenzione va posta pure sugli interventi assicurativi in
agricoltura, compresa la nuova frontiera delle assicurazioni al reddito, garantendo adeguate risorse
nazionali e comunitarie”.
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Ue, De Castro: Grandi novità su sviluppo rurale per regioni
Roma, 12 apr (Il Velino) - "Grazie al voto favorevole in Commissione Agricoltura, sono state introdotte due
importantissime novità sulla politica di sviluppo rurale". Lo ha dichiarato il Presidente Paolo De Castro
dopo l'approvazione della proposta di modifica al regolamento 1698/2005 sul sostegno allo sviluppo rurale.
"Dovendo allineare la legislazione al Trattato di Lisbona, abbiamo ritenuto strategico armonizzare la
politica di sviluppo rurale rispetto all'assetto istituzionale dei vari Paesi UE. Innanzitutto, l'autorizzazione
del rimborso dell’IVA non recuperabile e non rendicontabile per le spese sostenute dalle Regioni.
Finalmente, i soggetti pubblici, non avranno più difficoltà nel reperire le risorse finanziarie necessarie al
pagamento di tale imposta ai rispettivi fornitori di beni e servizi". Un forte incentivo alla realizzazione
degli interventi, che assume un significato ancora più importante in un momento di crisi delle finanze
pubbliche e che scongiura il rischio di perdita di risorse comunitarie. Una novità in risposta alle
sollecitazioni della Commissione Politiche Agricole delle Regioni guidata dall'Assessore Dario Stefano.
"A ciò - ha detto De Castro - si aggiunge l'approvazione dell'emendamento che autorizza l'applicazione del
disimpegno automatico delle risorse sullo sviluppo rurale a livello di Stato membro. Anche in questo caso,
un elemento strategico e importante che aumenta l'efficacia e il valore aggiunto dei fondi comunitari
attraverso compensazioni finanziarie tra programmi regionali. Finalmente, dopo il voto di oggi, le Regioni
in difficoltà non rischieranno, come accaduto in passato, di perdere preziose risorse finanziarie dovendole
restituire a Bruxelles. Siamo fiduciosi - ha concluso De Castro - che, come consuetudine, l'Aula di
Strasburgo recepirà il provvedimento così come licenziato oggi in Commissione. Spetterà in seguito al
Consiglio UE difendere tali disposizioni che garantiscono alle Regioni una maggiore flessibilità ed
efficienza nella gestione delle importantissime risorse comunitarie sullo sviluppo rurale".
Agricoltura, Canera: ok in commissione a ddl su prodotti quarta gamma
Paolo Russo: “Sistema di regole a garanzia di produttori e consumatori”
Roma, 13 apr (Il Velino) - La commissione Agricoltura della Camera dei deputati ha approvato, in sede
legislativa, la proposta di legge che disciplina la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei
prodotti ortofrutticoli di quarta gamma. Il provvedimento, che si riferisce ai “prodotti ortofrutticoli
freschi destinati all’alimentazione umana, confezionati e pronti per il consumo”, descrive e regola le fasi
del processo di trasformazione: dalla raccolta al confezionamento. Per l’attuazione della norma è prevista
l'emanazione di un decreto del ministro delle politiche agricole di concerto con i ministri della salute e
dello sviluppo economico e d'intesa con la Conferenza Stato-regioni. La proposta di legge, in un testo
unificato, è stata già approvata all’unanimità dalla Camera dei deputati il 9 febbraio del 2010. Unanime è
stato anche il consenso del Senato che ha apportato soltanto una modifica che demanda al decreto
ministeriale di attuazione l'individuazione, rispetto al confezionamento dei prodotti, di misure da
introdurre progressivamente per l’utilizzo di imballaggi ecocompatibili.
“E’ questo il modo moderno – ha commentato il presidente della commissione Agricoltura della Camera,
Paolo Russo - per favorire la competitività di un prodotto che registra risultati positivi ed ottiene
gradimento da parte dei consumatori. Ci troviamo, infatti, di fronte ad un segmento di mercato in grande
crescita nonostante la crisi, che va ulteriormente sostenuto ponendo le condizioni per un sistema di regole
uguali per tutti i produttori e stabilendo i requisiti che garantiscano, attraverso la qualità e la
tracciabilità, non solo la sicurezza alimentare ma anche la soddisfazione del palato del consumatore”.
“Sarà utile partire da questo provvedimento – ha auspicato, infine Russo - per cominciare a pensare, a
Nord come a Sud, a sistemi e filiere di imprese che consentano, partendo dal campo, di lavorare il
prodotto e farlo giungere rapidamente sul mercato anche attraverso una logistica refrigerata sul
mercato”.
Vinitaly, Turismo enogastronomico: E' accordo fra Romano e Brambilla
L’accordo avrà la durata di quattro anni e prevede un piano annuale di attività congiunte fra i due
dicasteri. In Italia 500 mln di euro di risorse non spese
Verona, 9 apr (Il Velino) - Un protocollo per valorizzare il turismo enogastronomico italiano. Lo hanno
siglato al Vinitaly di Verona il ministro delle Politiche agricole Saverio Romano e il ministro al Turismo
Michela Brambilla. L’accordo, articolato in quattro punti, avrà la durata di quattro anni e prevede un
piano annuale di attività congiunte fra i due dicasteri. “La bottoglia – ha detto Romano – è il miglior
ambasciatore dell’Italia nel mondo. Vantiamo un’ottima qualità, il vino rappresenta il 20 per cento
dell’export agroalimentare ed è un settore da 4 miliardi con eccellenze dalla Valle d’Aosta alla Sicilia che
saranno in grado di attrarre anche nuovi turisti”. “L’accordo che firmiamo oggi – ha aggiunto la Brambilla –
riunisce turismo ed enogastronomia, due cose che non saranno mai delocalizzabili e che sono asset
strategici che il mondo ci invidia e che si possono sviluppare sfruttando le loro potenzialità”. Il ministro ha
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ricordato l’iniziativa dei “circuiti di eccellenza del turismo dell’enogastronomia” che rilanciano
l’economia dei territori e non sono legati alle stagioni. “Abbiamo stanziato 118 milioni di euro nei mesi
scorsi per progetti di eccellenza turistica, inclusi quelli enogastronomici, e altri 8 milioni nelle settimane
scorse per le regioni per sviluppare le vie del gusto”. Da parte sua Romano ha ricordato che il suo
ministero ha fatto un bando per 10 mln destinato alle “produzioni nazionali agricole di eccellenza, specie
per piccole e medie imprese” e per la tutela delle denominazioni di origine. Sempre sulla promozione il
ministro ha ricordato che ci sono “500 milioni di euro non spesi in Italia. Dobbiamo solo operare in modo
strategico fissando degli obiettivi insieme alle Regioni”. Sulle polemiche riguardo alla presunta assenza
all’incontro quadrilaterale sulla dieta mediterranea fra Italia francia spagna marocco ha chiosato: “Noi ci
saremo e anzi il nostro rappresentante avrà mandato da sottoscritto di chiedere che la sede del comitato
promotore sia individuata a Lampedusa”.
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Link: http://www.informatoreagrario.it/
N°15 – 15 aprile 2011
Il peso della burocrazia schiaccia l’agricoltura (pdf, 371 kB), di A. Boschetti
Vinitaly: chi fa business e chi fa passerella (pdf, 500 kB), di A. Andrioli
Vini a ridotto tenore di alcol per differenziare l’offerta di C. Palese
Fissate le regole per gli investimenti nel settore vino (pdf, 450 kB)
Bovini da carne italiani, razze preziose di N. Castellani
Produzione integrata nel circuito della qualità di A. Andrioli
Agromercati
Mercati 2010 deboli per la zootecnia da carne italiana di G. Credazzi
Prezzi modesti per i carciofi di G. Lamacchia
Vigneto & Frutteto
N°16 – 22 aprile 2011
Terre coltivabili più scarse del petrolio (pdf, 373 kB), di G. Gios
Per Romano la parola d’ordine è tutelare il made in Italy (pdf, 879 kB), di L. Martirano
Agea ricalcola il portafoglio dei titoli pac (pdf, 469 kB)
Pomodoro 2011, tutti avanti in ordine sparso, di L. Bazzana
Spese in economia finanziabili dai Psr
Semplificare: prima esigenza per lo sviluppo rurale (Intervista a M. Gardini) (pdf, 392 kB), di L. Andreotti
Il turismo del vino fa i conti con la crisi, di G. Lo Surdo
Fa discutere il nuovo fisco sui carburanti, di A. Di Mambro
La nuova pac dovrà aiutare di più i giovani agricoltori, di L. Di Rubbo
Agromercati
Mais: prezzi alti destinati a durare, di V. Lombardi
Carni ovicaprine, offerta contenuta e prezzi in rialzo, di G. Credazzi
Dopo il gran caldo, prezzi delle fragole in recupero, di G. Lamacchia
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Economia
La futura pac rafforza il ruolo delle assicurazioni (Intervista ad A. Agabiti), di M. Di Carlo
Assicurazioni nel vitivinicolo: certezze fino al 2013, di A. Frascarelli
Più diffuse e meno costose le assicurazioni agevolate
Difesa della vite economicamente sostenibile, di G. Canali
Energia Rinnovabile
In questo numero ...
Editoriale
Innovazione tecnologica, serve impulso dalla ricerca, di D. Chiaramonti
Attualità
Va difeso il biogas che fa bene all’agricoltura, di M. Berton
Fotovoltaico sul terreno agricolo cosa dice il decreto rinnovabili (pdf, 598 kB), di G. Mazzei, A. Pecchia
Energia solare
Il recupero dei materiali risolve il problema del fotovoltaico a fine vita, di S. Notarnicola
Moduli semitrasparenti, ideali per serre fotovoltaiche, di R. Previtera
Biogas
La questione delle emissioni di un impianto di biogas, di F. Gioelli, P. Balsari, E. Dinuccio
Energia da sottoprodotti, cosa cambia con la nuova legge (pdf, 598 kB), di L. Rossi
Biomasse
Le potature di vite in caldaia superano i test sulle emissioni, di A. Cristoforetti, S. Silvestri, G. Toscano
Prezzi e mercati
Valori di mercato di energia termica e digestato, di E. Antonini, V. Francescato
Biogas: la guida per investire e fare reddito, di A. Ragazzoni
La filiera dei professionisti della filiera legno-energia, di V. Francescato
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Rilanciare la Barbera
Costituito presso l'assessorato regionale all'Agricoltura per rilanciare la Barbera: dal primo incontro - al
quale hanno partecipato Consorzio, Coldiretti, Confagri, Cia e Vignaioli piemontesi - è emersa la necessità
di avere dati precisi, in modo da delineare accuratamente la situazione del comparto e sviluppare
un'azione efficace e sinergica. Tra qualche settimana è previsto una nuova riunione per allargare il
dibattito anche ad altri attori della filiera.
Il comparto Barbera negli ultimi tempi ha avuto qualche difficoltà e, nonostante gli ultimi risultati lo
descrivano in lieve ripresa, per l’assessore regionale all’Agricoltura è doveroso avviare iniziative concrete
che possano supportare un rilancio programmato caratterizzato da iniziative efficaci.
Alba. Vinum
Due fine settimana da favola per presentare le nuove annate dei vini di Langhe e Roero: ad Alba torna
Vinum, nel weekend del 23-24 e 25 aprile e in quello del 30 aprile e 1° maggio. Molti gli appuntamenti
enoici, gastronomici, sportivi e culturali in programma.
Le decisioni della Giunta regionale
Più risorse all’agroindustria, sostegno alle scuole di montagna, calendario scolastico, centri antiviolenza e
case rifugio, nuovo ospedale di Biella, contributi per le parrucche e lotta alle zanzare sono i principali
argomenti esaminati il 21 aprile dalla Giunta regionale. La riunione è stata coordinata dal presidente.
Agroindustria. Quasi 6,7 milioni di euro precedentemente stanziati per consulenze e vari studi saranno ora
destinati all’agroindustria grazie alla delibera proposta dall’assessore all’Agricoltura con cui viene ridotta
la dotazione finanziaria dell’assistenza tecnica del Programma di sviluppo rurale da 30.318.000 euro a
23.625.000 euro.
Sostegno alle scuole di montagna. Un finanziamento di 1,5 milioni di euro, proposto dagli assessori
all’Economia montana e all’Istruzione, permetterà il mantenimento e lo sviluppo dei servizi scolastici nei
territori montani mediante la copertura dei costi per l’impiego di personale nelle scuole materne,
elementari e medie. I programmi presentati dalle Comunità montane dovranno privilegiare le scuole dove
si corre il rischio di non avviare le lezioni, le pluriclassi in situazione di particolare disagio, la volontà di
proseguire la sperimentazione dello studio del francese e del tedesco nelle elementari, la necessità di
salvaguardare le scuole dell’infanzia nei piccoli Comuni. Sarà anche attivata l’erogazione dell’assegno di
studio per gli alunni delle scuole superiori residenti nelle zone considerate più disagiate dal punto di vista
della marginalità socio-economica che sono stati obbligati a spostare temporaneamente la propria dimora
per seguire gli studi.
Calendario scolastico. Il calendario scolastico 2011-12, proposto dall’assessore all’Istruzione, stabilisce
che le lezioni inizieranno il 12 settembre e termineranno il 13 giugno. Sono previste le seguenti
sospensioni dell’attività didattica: 31 ottobre, 9-10 dicembre, 23 dicembre-7 gennaio (vacanze natalizie),
17-21 febbraio (vacanze di carnevale), 5-10 aprile (vacanze pasquali), 30 aprile, oltre alla festa del Santo
Patrono se essa cade in un giorno di scuola.
Centri antiviolenza con case rifugio. Presentati dagli assessori alle Pari opportunità e alla Sanità i criteri
per l’accesso ai finanziamenti per l’avvio in ogni provincia di almeno un Centro antiviolenza con case
rifugio a favore delle donne, sole e con figli, vittime di violenza e maltrattamenti. Ciascuna Provincia
dovrà localizzare il rispettivo Centro con proprio atto e gli enti titolari individuati trasmetteranno alla
Regione le richieste di finanziamento dei progetti, che saranno concesse per consentire la pronta
disponibilità del servizio, l’acquisto di attrezzature ed arredi, il cambio destinazione d’uso del patrimonio
immobiliare.
Ospedale di Biella. L’Asl di Biella otterrà, su iniziativa dell’assessore alla Sanità, un finanziamento di 10
milioni di euro a parziale copertura dei maggiori oneri per il completamento del nuovo ospedale.
Contributo per le parrucche. Il programma regionale di erogazione del contributo per l’acquisto di
parrucche a favore di bambine, adolescenti e donne affette da alopecia a seguito di chemioterapia
prosegue, su iniziativa dell’assessore alla Sanità, per tutto il 2011 grazie ad uno stanziamento di 517.000
euro. All’iniziativa potranno accedere solo le persone che non ne hanno già beneficiato l’anno scorso.
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Lotta alle zanzare. Via libera, su proposta degli assessori alla Sanità e all’Agricoltura, al progetto
integrato unitario di lotta alle zanzare in risaia e in ambito urbano. In assenza di un rinnovo dell’accordo
di programma con le Province, che quindi non contribuiranno finanziariamente, la Regione stanzia 7
milioni di euro per l’attuazione delle varie attività predisposte dall’Ipla, che confermano come strategico
il pieno coinvolgimento degli agricoltori. Due le novità che interessano l’area risicola: il riordino dei centri
operativi con l’affidamento a Vercelli dell’area settentrionale e a Casale Monferrato di quella
meridionale, l’impiego non più solo sperimentale degli aeroplani per i trattamenti con prodotto granulare
in parziale sostituzione degli elicotteri con prodotto liquido per migliorare i risultati della seconda parte
della campagna, quando il riso è alto.
Sono inoltre stati approvati:
- su proposta dell’assessore ai Trasporti, l’autorizzazione alla Provincia di Novara ad utilizzare 600.000
euro derivanti dalle economie della variante di Romagnano Sesia per completare la progettazione e le
eventuali opere propedeutiche del secondo lotto della variante di Fara Novarese;
- su proposta dell’assessore all’Urbanistica, il programma di riqualificazione urbanistica dell’area ex
Sambonet di Vercelli e l’autorizzazione all’ATC di Torino di utilizzare 614.000 euro per la manutenzione
straordinaria di vari immobili;
- su proposta dell’assessore allo Sviluppo economico, la proroga al 31 luglio 2011 della data di
presentazione delle domande per la sospensione dei debiti delle pmi verso il sistema creditizio e la
composizione del Comitato regionale per la ricerca e l’innovazione, di cui faranno parte atenei,
fondazioni, associazioni imprenditoriali, sindacati, enti locali, istituti di ricerca;
- su proposta dell’assessore all’Agricoltura, la proroga di Giancarlo Sironi quale commissario straordinario
dell’Arpea, i criteri per la presentazione delle domande di aiuto e di pagamento per la campagna 2011 da
parte di giovani agricoltori, la prosecuzione delle attività di ricerca sui microinquinanti in Valsusa con
estensione ad altre zone a criticità ambientale del Piemonte come quella di Carisio (VC), una prima
allocazione di 349.000 euro per i programmi interregionali cofinanziati, l’apertura delle domande per i
pagamenti agroambientali del Programma di sviluppo rurale.
21 aprile 2011
Il Piemonte a Euroflora
Il Piemonte dei fiori e delle piante ornamentali sarà presente alla decima edizione di Euroflora, in
programma a Genova dal 21 aprile al 1° maggio. Si tratta della più importante mostra internazionale del
florovivaismo, che si svolge ogni cinque anni nella città ligure e che nell’ultima edizione ha registrato
circa 700.000 visitatori.
Quella del Piemonte sarà una partecipazione forte, unitaria e coordinata. Una presenza che coinvolge
oltre 100 aziende floricole, organizzata, con il sostegno della Regione Piemonte, dalle associazioni dei
produttori Agripiemonte Piante e Fiori, Asproflor Piemonte, Assoflor Piemonte, Associazione Biellese
Floricoltori e Vivaisti, dalla Società Orticola Verbanese, dal Consorzio Fiori Tipici del Lago Maggiore.
In un’area espositiva di 2.200 metri quadri, i produttori piemontesi, con la loro grande professionalità e
maestria, come dimostrano i prestigiosi premi e riconoscimenti ad essi assegnati nelle precedenti edizioni,
ricostruiranno e proporranno un emblematico “Piemonte floricolo” in una fantasmagorica scenografia
allestitiva, con tutte le produzioni tipiche regionali: dalle azalee, camelie e rododendri che caratterizzano
le province di Novara e del VCO alle rose e acero Giapponese del Biellese; dai faggi, aceri, Cercidiphyllum
Japonicum del Cuneese ai gerani, gardenie, primule, viole, gerbere dell’Alessandrino; ed ancora, i
ciclamini, le begonie, le ortensie, i crisantemi, le bromelie, le stelle di Natale diffuse nel Torinese.
Quest’area espositiva, così allestita, si propone come un percorso ideale e simbolico che passa attraverso
l’amore per i fiori, le piante, gli alberi, e le loro bellezze, e che richiama ai valori della biodiversità, del
rispetto dell’ambiente, dei rapporti virtuosi tra l’uomo, le tecnologie, la natura.
L’assessore regionale all’Agricoltura annuncia che, pur nelle difficoltà di bilancio, si è voluto assicurare il
giusto sostegno alla partecipazione del Piemonte floricolo a Euroflora, grande mostra internazionale che
costituisce una bella occasione per mettere in risalto il comparto piemontese dei fiori e piante
ornamentali, che rappresenta 800 ettari di superficie e 700 aziende, con un valore, a prezzi di base
agricoli, di circa 22 milioni di euro. Un comparto economico produttivo significativo e con alti valori
aggiunti, poiché comprende i vivai e le coltivazioni in serra che inglobano alti livelli di tecnologia, di
energia e di manodopera. Inoltre c’è da considerare lo stretto rapporto dei fiori e delle piante
ornamentali con il paesaggio agrario e, più in generale, con le bellezze naturali e con l’ambiente; basti
pensare all’associazione fiori-lago Maggiore e al gran numero di aziende piemontesi che si sono
specializzate nell’architettura del paesaggio.
19 aprile 2011
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Un piano nazionale per il settore risicolo
Un piano nazionale per il settore risicolo è la richiesta avanzata dagli assessori all’Agricoltura di Piemonte
e Lombardia al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
L’obiettivo è di utilizzare in modo sinergico e razionale le risorse a disposizione del comparto,
valorizzandone le peculiarità e migliorando alcuni aspetti.
Il presupposto su cui si basano i due assessori è che l’Italia rappresenta il primo Paese europeo nella
produzione di riso e che il Ministero dal 2006 promuove la definizione, in accordo con le Regioni, di piani
nazionali di settore, strumenti specifici di programmazione che prevedono la collaborazione sinergica tra i
soggetti rappresentativi delle diverse filiere per predisporre indirizzi e strategie per lo sviluppo di alcuni
degli ambiti che meglio rappresentano l’agricoltura italiana.
Si tratta di strumenti che, come sostiene l’assessore all’Agricoltura del Piemonte, hanno raggiunto
risultati notevoli. Per questo motivo si è ritenuto opportuno avanzare la proposta di un piano nazionale
anche per il risicolo, che permetta di valorizzare ulteriormente un comparto già molto valido,
potenziandone gli aspetti ancora migliorabili.
18 aprile 2011
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Numero 293 - 4/2011
Vinitaly 2011, record di presenze dall'estero
La kermesse veronese chiude con 156mila visitatori di cui quasi un terzo stranieri (+3%).
Appuntamento al 2012, dall'1 al 4 aprile
La kermesse veronese che per cinque giorni fa del vino un evento, ha chiuso i battenti. Vetrina per le
aziende affacciata su una platea mondiale, quest'anno più che mai - con 156mila visitatori di cui quasi un
terzo esteri – ha generato grandi possibilità di contatti che, ha spiegato Lucio Mastroberardino produttore
e presidente di Unione italiana vini, le aziende dovranno essere ora in grado di far fruttare.
In crescita di tre punti percentuali rispetto all'edizione 2010 le rappresentanze del mercato estero. “La
Germania seguita da Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Svizzera, Francia, Austria e Paesi dell’Est Europa
con una forte presenza della Russia, Cina e Hong Kong” ha sottolineato Ettore Riello, presidente di
Veronafiere, “hanno costituito la top ten delle provenienze”.
Secondo il parere di Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, i dati in aumento degli
operatori internazionali vanno letti come “evidente segno della tendenza del mercato mondiale”.
A confermare questa tendenza, il focus 'Hong Kong, centro per la distribuzione ed il commercio del
vino in Asia' organizzato nella seconda giornata di lavori dall’Hong Kong Trade Development Council.
Secondo lo studio, crescono di 73 punti percentuali sul 2009 le importazioni di vino ad Hong Kong per un
valore di 890milioni di dollari e la quota export verso la Cina ammonta al 27%. Un mercato, quello cinese,
dalle forti potenzialità e caratterizzato da indicatori positivi costanti in termini di PIL (+ 10,2% negli ultimi
10 anni) e di produzione industriale (+ 20%).
Un secondo studio, volto ad analizzare 'Il vino italiano nel mondo' proposto da Vinitaly/Acqua Market
Research, evidenzia come sussista un chiaro rapporto tra consumi di vino e ricchezza dei Paesi di
esportazione. I primi 9 Paesi al mondo per incremento in valore di vino italiano importato nel 2010
(Emirati Arabi, Hong Kong, Israele, Slovacchia, Ungheria, Russia, Romania, Cina e Ucraina) presentano un
trend positivo della ricchezza negli ultimi 5/10 anni.
Secondo lo studio, che ha delineato le tendenze dei consumi distinguendo tra mercati maturi ed
emergenti, i primi (Paesi del Nord America ed europei) sono caratterizzati da una buona attitudine al
consumo sia tra le mura domestiche che fuori casa oltre che da una tendenza a bere leggero e dallo
sviluppo del mercato della Gdo. Per quanto riguarda i mercati emergenti (Paesi del Sud America,
dell’Europa dell’Est, dell’Asia e dell’Estremo Oriente), è ancora forte l’idea di un consumo elitario del
vino che si colloca sul mercato con un prezzo elevato.
Maggiore collaborazione tra cantine e catene distributive è, invece, la richiesta per risollevare un
mercato interno che, a quanto pare, non segue il trend positivo estero ma è caratterizzato da un costante
e progressivo calo nei consumi individuali. Gli italiani dicono che il vino fa bene, ma solo il 40% beve vino
tutti i giorni e il 28,3% due o tre volte a settimana. Un terzo del campione beve vino assai più raramente.
Il consumatore abituale è sopra i 50 anni e buona parte degli italiani ammette di non conoscere il vino.
Il problema, secondo gli esperti, è che il mondo del vino non ha parlato correttamente coi consumatori
usando un linguaggio elitario e peccando in quanto ad investimenti in pubblicità e promozione.
Da quanto è emerso nel corso della tavola rotonda 'Dalla vigna allo scaffale', organizzata da Veronafiere,
cui hanno partecipato i rappresentanti di Federvini, Federdistribuzione, Coop, Conad, Confagricoltura e
Movimento Consumatori, le vendite di vino, in calo generale, diminuiscono anche nei supermercati che
ne distribuiscono più del 60%.
Inoltre, la leva del prezzo e delle promozioni sembra non essere più sufficiente. Il vino in bottiglia, da
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tavola e a Denominazione d’origine, scende dello 0,9% a volume rispetto al 2009; aumentano le vendite
dello Spumante Italiano che cresce di 1,1% e cala, infine, del 5,2%, lo champagne francese.
Tra le nuove proposte emerse, l'installazione nelle corsie dei supermercati di terminali touch screen che
forniscano informazioni sul vino e l’introduzione della figura dell’esperto tra gli scaffali.
All'avanguardia, in questo senso, la Regione Toscana che ha presentato un algoritmo in grado di essere
letto da uno smartphone e di aprire per il cliente non solo il collegamento all'azienda che ha prodotto il
vino, ma anche a tutti i prodotti d'eccellenza che si trovano nel territorio circostante.
Per il rappresentante di Federdistribuzione, l’associazione che rappresenta la maggioranza delle aziende
della Gdo, Mario Gasbarrino, serve una ancor migliore relazione con i produttori così da condividere
iniziative mirate al risultato finale del mercato. “Dobbiamo curare una maggiore selezione
nell’assortimento, una maggiore ricerca sul layout espositivo e un utilizzo più innovativo delle promozioni”
ha spiegato Gasbarrino.
Confagricoltura chiede una maggiore presenza dei vini del territorio nei supermercati. “Per migliorare il
rapporto con la Gdo” ha riferito Andrea Faccio, rappresentante di Confagricoltura e presidente della
sezione vitivinicola del Piemonte, “stiamo sperimentando piattaforme comuni tra aziende vinicole, come
è già avvenuto in Romagna dove le più importanti aziende si sono aggregate e distribuiscono insieme
ottimizzando tempi e costi”.
Folta presenza tra le istituzioni: nel giorno di chiusura della kermesse, il ministro del Lavoro e delle
politiche sociali Maurizio Sacconi, ha sottolineato l’importanza dell’agricoltura e della viticoltura per
l’occupazione.
“L’agricoltura e in particolare il settore vitivinicolo, secondo i dati Istat” ha specificato Sacconi, “hanno
registrato nel 2010 una crescita dell’1,9% sull’anno precedente. Un dato in controtendenza rispetto alle
cifre generali. In particolare”, ha messo in evidenza Sacconi, “su 891mila addetti in agricoltura, 210mila
unità sono impiegate nella vitivinicoltura, per un segmento che nel suo complesso di filiera occupa 1
milione e 200mila lavoratori. Uno dei meriti di questo trend positivo è senza dubbio riconducibile ai
voucher” prosegue il ministro, “uno strumento maggiormente in grado di svolgere un compito efficace per
quanto riguarda l’integrazione degli immigrati”.
I voucher, come sottolinea Coldiretti, sono stati introdotti in via sperimentale proprio nel vino durante la
vendemmia 2008, e da allora ne sono stati utilizzati complessivamente 12,3 milioni dei quali 3,4 milioni in
agricoltura. Di questi, prosegue l'associazione, 1,8 milioni sono stati utilizzati per la vendemmia. “Una
conferma” afferma Coldiretti, “dell'importanza del lavoro in vigna nel garantire opportunità di
occupazione e integrazione per giovani e pensionati ma anche degli stranieri”.
Siglato poi, tra il ministro delle Politiche agricole Francesco Saverio Romano e quello del Turismo Michela
Vittoria Brambilla, un protocollo d’intesa per promuovere in maniera coordinata il turismo
enogastronomico. Il protocollo che ha durata biennale (rinnovabile tacitamente per altri due anni) si pone
l’obiettivo di valorizzare il sistema 'turismo & agroalimentare' a livello nazionale, attraverso i distretti
turistico–agroalimentari con nuovi itinerari di eccellenza per promuovere l’immagine del brand Italia.
“Il mondo del vino” ha spiegato Romano, “vale quattro miliardi di euro nella bilancia dell’export e le
esportazioni di vino italiano nel mondo rappresentano il 20% di tutto l’export agroalimentare. Per
questo, con il protocollo di oggi, intendiamo elevare le eccellenze dell’agroalimentare italiano sullo
stesso piano del vino, facendole diventare uno strumento di marketing, di accoglienza e di valorizzazione
strategica dell’intera economia”.
A ricevere, infine, il Premio Internazionale Vinitaly 2011 istituito nel 1996 e attribuito a personalità,
aziende e istituzioni italiane ed estere che si sono distinte per il loro impegno nel mondo enologico, due
aziende italiane: l'Azienda Guido Berlucchi & C. Spa e l'Azienda Santa Margherita. Per l’estero, il premio
è stato attribuito all’Institute of Masters of Wine.
Già pronti per l'edizione 2012 in calendario dall’1 al 4 aprile, gli organizzatori hanno dato qualche
anticipazione.
Vi sarà un cambio di format: la kermesse non sarà più aperta dal giovedì al lunedì ma dalla domenica al
mercoledì. “Una scelta importante che porterà vantaggi per gli espositori, i visitatori e la città” ha
spiegato Ettore Riello che ha quindi affermato come “oltre ad ampliare le giornate dedicate al business,
favoriremo anche ristoratori, chef e titolari di wine bar, che beneficeranno di più giorni coerenti con le
loro giornate di chiusura settimanale”.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
09/04/2011- 23/04/2011
Sviluppo rurale, novità in arrivo
Via libera in Commissione Agricoltura per rimborso Iva e risorse salve per le Regioni. Soddisfazione di
De Castro
"Grazie al voto favorevole in Commissione Agricoltura, sono state introdotte due importantissime novità
sulla politica di sviluppo rurale". Lo ha dichiarato il presidente Paolo De Castro dopo l'approvazione
della proposta di modifica al regolamento 1698/2005 sul sostegno allo sviluppo rurale.
"Dovendo allineare la legislazione al Trattato di Lisbona, abbiamo ritenuto strategico armonizzare la
politica di sviluppo rurale rispetto all'assetto istituzionale dei vari Paesi Ue. Innanzitutto,
l'autorizzazione del rimborso dell'Iva non recuperabile e non rendicontabile per le spese sostenute
dalle Regioni. Finalmente, i soggetti pubblici non avranno più difficoltà nel reperire le risorse finanziarie
necessarie al pagamento di tale imposta ai rispettivi fornitori di beni e servizi".
Un forte incentivo alla realizzazione degli interventi, che assume un significato ancora più importante in
un momento di crisi delle finanze pubbliche e che scongiura il rischio di perdita di risorse
comunitarie. Una novità in risposta alle sollecitazioni della Commissione Politiche Agricole delle Regioni
guidata dall'assessore Dario Stefano.
"A ciò - ha detto De Castro - si aggiunge l'approvazione dell'emendamento che autorizza l'applicazione del
disimpegno automatico delle risorse sullo sviluppo rurale a livello di Stato membro. Anche in questo
caso, un elemento strategico e importante che aumenta l'efficacia e il valore aggiunto dei fondi
comunitari attraverso compensazioni finanziarie tra programmi regionali. Finalmente, dopo il voto di
oggi, le Regioni in difficoltà non rischieranno, come accaduto in passato, di perdere preziose risorse
finanziarie dovendole restituire a Bruxelles".
"Siamo fiduciosi - ha concluso De Castro - che, come consuetudine, l'Aula di Strasburgo recepirà il
provvedimento così come licenziato oggi in Commissione. Spetterà in seguito al Consiglio Ue difendere
tali disposizioni che garantiscono alle Regioni una maggiore flessibilità ed efficienza nella gestione delle
importantissime risorse comunitarie sullo sviluppo rurale".
Quarta gamma, approvata proposta di legge
Via libera della Commissione Agricoltura della Camera al provvedimento che disciplina la
preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli
Approvata (in sede legislativa) dalla Commissione Agricoltura della Camera la proposta di legge che
disciplina la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di quarta
gamma.
I provvedimento, che riguarda i prodotti ortofrutticoli freschi destinati all'alimentazione umana,
confezionati e pronti per il consumo, descrive e regola le fasi del processo di trasformazione: dalla
raccolta al confezionamento.
"Per l'attuazione della norma - precisa in una nota il presidente della Commissione Agricoltura, Paolo
Russo - è prevista l'emanazione di un decreto del ministro delle Politiche agricole, di concerto con i
ministri della Salute e dello Sviluppo economico e d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni.
La proposta di legge, in un testo unificato è stata già approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati il
9 febbraio del 2010. unanime anche il consenso del Senato che ha apportato soltanto una modifica che
demanda al decreto ministeriale di attuazione l'individuazione - rispetto al confezionamento dei prodotti di misure da introdurre progressivamente per l'utilizzo di imballaggi ecocompatibili.
"E' questo il modo moderno - ha commentato Russo - per favorire la competitività di un prodotto che
registra risultati positivi ed ottiene gradimento da parte dei consumatori. Ci troviamo di fronte ad un
segmento di mercato in grande crescita nonostante la crisi, che va ulteriormente sostenuto ponendo le
condizioni per un sistema di regole uguali per tutti i produttori e stabilendo i requisiti che garantiscano,
attraverso la qualità e la tracciabilità, non solo la sicurezza alimentare ma anche la soddisfazione del
palato del consumatore.
Sarà utile partire da questo provvedimento - ha concluso Russo - per cominciare a pensare, a nord come a
sud, a sistemi e filiere di imprese che consentano, partendo dal campo, di lavorare il prodotto e farlo
giungere rapidamente sul mercato anche attraverso una logistica refrigerata sul mercato".
"Abbiamo approvato una legge che migliorerà le garanzie igienico-sanitarie e l'informazione dei
consumatori in un settore centrale per l'agroalimentare italiano, colmando un vuoto legislativo che
lasciava troppi margini di discrezionalita". Questo il commento del ministro delle Politiche agricole,
Saverio Romano.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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Nella legge - precisa il Mipaaf in un comunicato - sono definiti di 'quarta gamma' i prodotti ortofrutticoli
destinati all'alimentazione, freschi, confezionati e pronti per il consumo che, dopo la raccolta, sono
sottoposti a processi tecnologici di minima entità.
La definizione è integrata con la descrizione delle fasi del processo di trasformazione, dalla raccolta sino
al confezionamento.
Energia, a Crescentino il primo impianto al mondo di Ibp
Al via i lavori di costruzione dell'impianto che dal 2012 produrrà bioetanolo di seconda generazione
da biomassa non alimentare
Posa della prima pietra a Crescentino (Vercelli) del primo impianto Ibp (Italian bio products) - primo al
mondo - che, a partire dal 2012, produrrà bioetanolo di seconda generazione.
Il progetto è a firma del Gruppo Mossi&Ghisolfi, leader mondiale nella produzione di Pet.
Prende così l’avvio la fase di scale-up industriale, che tradurrà sul piano della produzione l’innovativa
tecnologia Pro.E.Sa.Tm, messa a punto nei laboratori di Chemtex – società di ingegneria del Gruppo
Mossi&Ghisolfi – grazie ad un progetto di ricerca durato 5 anni e costato 120 milioni di euro.
La bioraffineria di Crescentino avrà una capacità produttiva di 40.000 tonnellate annue di bioetanolo,
realizzato a partire da biomasse ligno-cellulosiche disponibili in filiera locale (nel raggio di 40 km) e non
destinate al consumo alimentare.
“L’avvio dei lavori per la costruzione dell’impianto rappresenta per noi un importante traguardo e, allo
stesso tempo, un nuovo inizio: si concretizza un progetto in cui abbiamo creduto e che consegna al nostro
Gruppo e al Paese la leadership tecnologica nel settore dei biocarburanti di nuova generazione e della
biochimica – ha sottolineato Vittorio Ghisolfi, presidente del Gruppo Mossi&Ghisolfi –. Il nostro impegno
sul fronte della ricerca non si ferma qui. La prossima sfida è l’individuazione di innovative applicazioni
della tecnologia Pro.E.Sa.Tm nel campo della chimica verde”.
Allo sviluppo del progetto hanno partecipato Enea, Politecnico di Torino, Regione Piemonte e
Novozymes, società danese leader nel settore della bioenergia e nella fornitura di enzimi per la
produzione di bioetanolo di I e II generazione.
L’ambiente
L’impianto avrà un impatto sull’ambiente contenuto grazie alle caratteristiche della biomassa selezionata
per la produzione: la Arundo Donax – la comune canna di fosso – assicura una significativa capacità di
sequestro di CO2 e cresce su terreni marginali, con basso consumo di acqua, fertilizzanti e territorio
(grazie all’elevata resa per ettaro).
La parte non utilizzabile della materia prima vegetale – la lignina – sarà riutilizzata come combustibile per
gli impianti di generazione elettrica: in questo modo, l’impianto funzionerà in totale autonomia
energetica.
Il territorio
L’impianto sarà un’importante leva di sviluppo per il tessuto economico locale, su cui sorgerà
un’innovativa esperienza di filiera agro-industriale. Partner importante in questo progetto è il settore
agricolo, che potrà puntare sulla coltivazione di Arundo Donax – una pianta non infestante – per
incrementare la redditività dei terreni marginali e improduttivi.
Il mercato
Secondo le direttive dell’Unione europea, entro il 2020, almeno il 10% dei combustibili per autotrazione
dovrà provenire da fonti rinnovabili. Questa disposizione crea di fatto un mercato, che, nella sola Italia, si
traduce in una domanda stimata pari a non meno di 1,5 milioni di tonnellate di bioetanolo.
La tecnologia Mossi&Ghisolfi è in grado di soddisfare questa esigenza: sarebbe sufficiente coltivare con
Arundo Donax il solo 3% dei terreni abbandonati in Italia per centrare il traguardo del 2020.
Sotto il profilo della competitività di prezzo, inoltre, il bioetanolo di II generazione risulta più economico
della benzina, con prezzi medi del greggio tra i 60 e i 70 dollari al barile.
Multe latte, svanisce l'ultima speranza
Le discrepanze fra produzione e anagrafe bovina lasciavano spazio a dubbi sulla correttezza dei
calcoli. Ma nessuna segnalazione è mai giunta ad Agea
La vicenda non è nuova. Già tempo fa i Carabinieri del Nac (nuclei Carabinieri antifrodi) avevano messo in
evidenza alcune discrepanze fra i dati dell’anagrafe bovina e le produzioni di latte dichiarate ai fini del
conteggio dei limiti produttivi imposti dalle quote. Stando a questi accertamenti vi sarebbero meno
vacche di quelle che risultano in attività e la produzione di latte sarebbe dunque inferiore rispetto a
quella conteggiata ai fini delle quote. Dunque nessuna multa sarebbe dovuta. Questa almeno è la tesi
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sostenuta dai “cobas” del latte che chiedono l’azzeramento delle multe e il riconteggio delle produzioni.
Una delegazione di allevatori ha portato questa richiesta all’attenzione di Agea (Agenzia per le erogazioni
in agricoltura) e del Commissario di Governo per le quote latte, Paolo Gulinelli. Ma la risposta del
presidente di Agea, Dario Fruscio, non lascia molte speranze. “Il prelievo - si legge nel comunicato di
Agea - è calcolato sulle dichiarazioni di commercializzazione di acquirenti e produttori basate
esclusivamente su documenti fiscali (fatture); le altre informazioni presenti nelle banche dati, come il
numero di capi risultante nell'anagrafe zootecnica, sono utilizzate soltanto come elemento di riscontro
della coerenza del quantitativo di latte prodotto e fatturato da ciascuna stalla in relazione ai capi
presenti e idonei a produrre latte.”
I controlli alle Regioni
Una funzione di riscontro, dunque, mirata solo a mettere sul chi va là le amministrazioni locali nei
confronti di anomalie che potrebbero celare comportamenti anomali che meritano attenzione e ulteriori
accertamenti. Nel comunicato di Agea, ricco di riferimenti normativi, si ricorda infatti che spetta a
Regioni e Province autonome il compito di verificare la coerenza fra quantitativo di latte dichiarato e
numero di vacche allevate. Ma ad Agea non sono mai giunte segnalazioni di aziende con un numero di
animali incompatibile rispetto alla produzione fatturata. E a sgombrare il campo dagli equivoci arriva
anche la precisazione che solo a partire dalla campagna lattiera 2007/2008 l’anagrafe bovina ha assunto
carattere certificatorio. Prima di questa data i “numeri” dell’anagrafe erano considerati “non
completamente affidabili”. Anche le ultime speranze di evitare le multe sembrano così sfumare.
Fieravicola, prepararsi al 'governo dell'instabilità'
Le analisi di Ismea presentate al salone forlivese indicano i punti nevralgici ai quali guardare per
prevedere le mosse del mercato. Ma prevalgono le incertezze
Siamo ottimisti, ma con qualche perplessità su cosa ci attende nell'immediato futuro. Lo dice un'indagine
Eurisko e lo confermano le analisi di alcuni economisti che vedono le aziende uscire rafforzate dalla crisi.
Ma la ripresa è minacciata da vari fattori negativi e fra questi l'invecchiamento della popolazione che in
Italia si aggiunge al mancato incremento del reddito pro-capite. E' questo lo scenario con il quale deve
confrontarsi il comparto avicolo, argomento al centro dell'incontro organizzato da Avitalia e Ismea
(Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) in occasione di Fieravicola a Forlì. Destrutturazione
dei pasti, attenzione alla salute e crisi economica, come emerge dai dati elaborati da Ismea e illustrati da
Claudio Federici e Marianna Giordano, hanno profondamente modificato l'equilibrio dei consumi di
carne. Penalizzate le carni rosse e quelle bovine in particolare, scese a 23,5 kg pro-capite, superate dalla
carne suina (che ha raggiunto e superato i 39,5 kg). Migliorata anche la situazione del comparto avicolo
che dopo la crisi da influenza aviare è tornato nel 2010 ad un consumo di oltre 19 kg pro-capite. A guidare
la crescita nel consumo di prodotti avicoli è la carne di pollo, seguita dalle uova. In controtendenza
invece il tacchino e il coniglio, entrambi con il segno meno davanti. Se per le carni di tacchino la
flessione coincide con una loro minore diffusione, per le carni di coniglio la flessione dei consumi viene
collegata al minor “servizio” (porzionati e pronti a cuocere) e al prezzo più alto.
Le previsioni
Le tendenze del consumo da sole non forniscono elementi sufficienti a tracciare la direzione che può
prendere la domanda di carni avicole. Occorre tenere in considerazione altri fattori, come la
composizione delle famiglie e la distribuzione geografica dei consumi. A guidare gli acquisti di carni
avicole figurano ai primi posti famiglie governate da persone adulte (ultrasessantenni al primo posto) e
con un reddito medio-basso. E' poi il Sud, che più risente gli effetti della crisi economica, ad essere in
vetta alla classifica delle aree a maggior incremento nei consumi avicoli. Le conclusioni sono facili da
trarre. L'incremento che i consumi avicoli hanno segnato è guidato dalla coincidenza di due fattori, la
“quantità” di servizio e il buon rapporto fra qualità e prezzo. L'uscita dalla crisi potrebbe dunque
spostare le attuali preferenze verso altri comparti, interrompendo così la fase di crescita del settore
avicolo. Difficile, come sempre, fare previsioni e l'invito che arriva dai ricercatori di Ismea è quello di
affidarsi ad un “governo dell'instabilità”, anche in previsione degli altalenanti andamenti dei costi di
produzione dei prodotti avicoli come conseguenza della instabilità a livello mondiale dei prezzi delle
materie prime per l'alimentazione degli animali.
Innovazione e qualità
Per Guido Sassi, presidente di Avitalia, il possibile cambiamento delle abitudini alimentari va messo fra le
sfide da affrontare e superare insistendo sulla qualità delle produzioni italiane, che già oggi possono
vantare le migliori tecniche di allevamento e una forte attenzione al benessere degli animali.
Prerequisiti ai quali aggiungere innovazione, versatilità e facilità di preparazione.
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De Castro in Fieravicola, le risposte passano dal Parlamento Ue
Il presidente della Commissione Agricoltura ha invitato il mondo agricolo ad organizzarsi e a superare
una visione 'romantica' dell'agricoltura
Nessun rinvio nell'applicazione delle norme comunitarie sul benessere delle ovaiole. Non ha usato giri di
parole il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro,
nell'affrontare il tema che stava a cuore ai tanti che si erano dati appuntamento a Fieravicola di Forlì. Con
il primo gennaio del prossimo anno le vecchie gabbie andranno in soffitta e al loro posto subentreranno
gli allevamenti a terra o quelli con nuove gabbie di dimensioni maggiori e “arricchite” di accorgimenti atti
a garantire il welfare delle galline. Alle preoccupazioni degli allevatori per i costi di aggiornamento degli
impianti che mal si conciliano con crisi economica e riduzione dei consumi, De Castro ha risposto con un
accorato invito a guardare con occhi nuovi all'Unione Europea e al Parlamento Europeo, dove le istanze
dei produttori possono trovare ascolto, ma prima occorre organizzarsi e concordare le linee di azione.
Siamo entrati, sostiene a ragione De Castro, in una nuova era che ha sostituito quella che sino a ieri si
poteva definire dell'abbondanza. Ieri la necessità era il contenimento delle eccedenze, ora di latte, ora
di zucchero. Oggi accade il contrario. La domanda di alimenti, cereali e carne, cresce assai più di quanto
previsto con l'incremento demografico mondiale. Colpa, o merito, dell'aumento del reddito delle
popolazioni di alcuni paesi emergenti dove nuove abitudini alimentari stanno prendendo il sopravvento.
Nuove condizioni che generano una forte instabilità dei mercati, si pensi all'altalena del prezzo dei cerali,
con la quale bisogna imparare a convivere e non sarà semplice.
Globalizzazione, pro e contro
Sono anche questi gli effetti della globalizzazione, opportunità e minaccia al contempo, alla quale non si
può certo reagire chiedendo la chiusura delle frontiere ai prodotti extra Ue. Ma si può pretendere
l'applicazione del principio di reciprocità, affinché negli altri paesi vengano applicate le stesse regole
che valgono nei confini europei. Un norma su questo argomento è già stata valutata dal Parlamento
Europeo e ora ci si attende che il Consiglio la traduca in legge. Utile ad evitare la concorrenza sleale dei
prodotti di importazione, ma per l'Italia non basta. A preoccupare Paolo De Castro è la distanza che
separa la nostra agricoltura da quella degli altri paesi. I dati Eurostat lo confermano. Il reddito degli
agricoltori Ue è cresciuto in media del 13%. La Germania ha fatto segnare un più 30% e la Francia un più
22%. Netto il distacco dell'Italia, con un meno 3,5%. Una grande responsabilità è ora nelle mani delle
organizzazioni agricole, ha sottolineato De Castro, per recuperare il terreno perduto. Un esempio per
tutti, la perdita del mercato tedesco degli agrumi dove le produzioni italiane (pur preferite dai
consumatori) sono state sostituite da quelle spagnole. Una conferma della nostra difficoltà nell'affrontare
in modo organico il mercato.
Primo, organizzarsi
La parola d'ordine è dunque organizzazione. Per troppo tempo, ha sostenuto De Castro, abbiamo
affrontato i problemi avendo dell'agricoltura una “visione romantica”. I cambiamenti, ed è questo un
principio che vale anche per per le trasformazioni da attuare negli allevamenti, possono essere visti come
un'opportunità per stimolare i consumi. Ma bisogna saper comunicare e anche in questo caso molto
dipende dalla capacità di sapersi organizzare, magari favorendo un'alleanza fra agricoltori e industrie.
Una via di uscita
Intanto per i molti che devono ancora mettersi in regola con le nuove norme in tema di benessere delle
ovaiole arriva una via di uscita, illustrata in occasione di Fieravicola da Davide Barchi della Regione Emilia
Romagna. Per gli allevatori che sottoscriveranno l'impegno all'ammodernamento dei loro impianti in tempi
definiti, non scatteranno sanzioni anche dopo il primo gennaio 2012. Non si tratta di un rinvio, è stato
ribadito, e gli allevamenti saranno costantemente monitorati per verificare il rispetto dei tempi pattuiti.
Un'opportunità per gli allevatori dell'Emilia Romagna e della Lombardia, Regioni che hanno reso possibile
questo percorso.
Sostegni negati ad Aia, situazione insostenibile
Per l'Associazione degli allevatori mancano le risorse per svolgere le normali attività. A rischio il
progresso genetico e il futuro di 4000 famiglie di lavoratori
“Un errore strategico irrecuperabile smantellare il sistema zootecnico rappresentato da Aia, Ana, Ara e
Apa che da oltre sessanta anni è protagonista dell’attività di miglioramento genetico a favore dell’intera
collettività nazionale e che garantisce i più elevati livelli di sicurezza alimentare per i consumatori,
rispettando al contempo i requisiti di benessere animale e qualità delle produzioni. Un sistema invidiato
in Europa e al Mondo e che ha l’incontestabile pregio di aver creato e mantenuto omogenei i controlli
funzionali nelle aziende zootecniche di tutto il Paese”.
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Questo il commento del presidente dell’Associazione Italiana Allevatori (Aia), Nino Andena, sul pesante
clima di incertezza che continua ad esistere in merito alla prosecuzione dell’attività del Sistema
Allevatori sul territorio, messa a rischio dalla mancanza di sicurezza riguardo ai finanziamenti pubblici
per l’attento e quotidiano lavoro di raccolta dei dati di controllo funzionale e per la selezione animale.
“Riteniamo inconcepibile ed autolesionistico per il Sistema Paese - rimarca Andena - un atteggiamento
come quello attuale che non solo mette in discussione la consolidata esperienza acquisita dal sistema
allevatoriale dal dopoguerra ad oggi, ma nega gli inconfutabili risultati conseguiti anche a livello
internazionale nel campo del miglioramento genetico”.
“Nessuno in Italia meglio dei tecnici operanti nell’Organizzazione degli Allevatori - afferma da parte sua
il direttore generale Aia Paolo Scrocchi - conosce e può gestire al meglio le attività di raccolta dati
produttivi effettuate costantemente nelle stalle nazionali. L’attestazione della validità assoluta dei
nostri controlli funzionali è testimoniata dal recente importante conseguimento della certificazione di
qualità ICAR (International Comittee For Animal Recording, l’organismo internazionale che definisce, tra
l’altro, gli standard operativi per la raccolta dei dati del controllo funzionale). In particolare, la
suddetta certificazione riguarda sia l’attività di identificazione degli animali sia quella di controllo
funzionale e l’Aia è stata tra le prime organizzazioni al mondo a potersi fregiare di questo prestigioso
riconoscimento, che altri paesi a zootecnia evoluta - come gli Usa e il Canada, spesso suggeriti quali
esempi da seguire - non hanno ancora ottenuto. Inoltre, questa certificazione assicura la massima
attendibilità del dato di controllo funzionale risultante dalla nostra attività”.
Il segretario generale dell’ICAR, Andrea Rosati, a tal proposito sottolinea: “la certificazione di qualità
ICAR garantisce la rispondenza delle attività legate al controllo funzionale alle norme internazionali
stabilite dallo stesso Comitato, norme miranti a rendere il dato attendibile e confrontabile a livello
internazionale. In particolare, il servizio di certificazione fornito da ICAR rappresenta un vero e proprio
riconoscimento internazionale della correttezza delle attività dei controlli e della loro attendibilità”.
“Sono contento - continua Rosati - nel constatare che l’Aia per l’Italia è stata tra le prime ad aderire alle
nostre indicazioni ed ottenuto la certificazione di qualità ICAR”.
“Siamo amareggiati - conclude Nino Andena - che vengano messi a repentaglio posti di lavoro nonostante
che l’attività del sistema allevatori accolga plausi bipartisan in Parlamento e venga apprezzata in ogni
sede pubblica per il suo ruolo chiave nel garantire competitività alle imprese zootecniche italiane e ne
venga evidenziato il fondamentale contributo per la sicurezza alimentare. Non riusciamo inoltre a capire
le motivazioni per le quali non si riesca a convocare l’incontro fra Governo e Regioni per definire la
delicata questione del finanziamento delle Associazioni provinciali allevatori (Apa), ma al tempo stesso
non possiamo accettare che il destino di 4.000 famiglie di lavoratori sia messo a rischio a causa di
dinamiche del confronto politico che non appartengono al nostro modo di essere e di lavorare”.
Piemonte
Mille addetti in più per l'agricoltura cuneese nel 2010
Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Istat, in Piemonte il numero di occupati nel 2010 è sceso di circa 16 mila
unità rispetto al 2009. In questo quadro non positivo, emerge il dato del tutto in controtendenza fatto
registrare dal settore agricolo, che nella in questa Regione ha fatto registrare un +4,6% pari a circa 3
mila occupati in più. Di questi un migliaio nella sola provincia di Cuneo, dove le persone impegnate in
agricoltura passano da 30 a 31 mila, circa.
"Nonostante la crisi economica ed il calo delle imprese, nella Granda cresce il numero degli occupati in
agricoltura - sottolinea il presidente di Confagricoltura Cuneo, Roberto Arione - Questo dato testimonia
la costante vitalità del settore, ma ovviamente non deve mettere in secondo piano le difficoltà che in
tutti i comparti le nostre aziende devono sostenere. Abbiamo bisogno di politiche attente ed efficaci per
un vero rilancio".
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