L'Italia è un paese strano. Si diventa eroe, stando al telefono dalla Capitaneria di Livorno e dettando ordini con richiamo
ai genitali. Tale il comandante De Falco, uomo virile. L'esaltata capitaneria di Livorno il 10 aprile del 1991 non riuscì a
salvare, nell’Ustica del mare, neppure uno dell'equipaggio del Moby Prince. Quindi non ha diritto di pipa né di cassero
DOMENICA
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«
Le pagine dei principali giornali europei Calabria da voi e dai suoi nemici. Liberate la
lo certificano, i programmi di punta delle nostra terra da un problema reale e da un
maggiori testate televisive lo attestano. La alibi che la stanno strangolando.
mafia calabrese è il peggior male in Arrendetevi, fatelo in modo semplice, con
circolazione. Calabrese, un termine che un atto di rinuncia unilaterale. Ripudiate la
pericolosamente si sta colorando di ogni cultura del drittismo che ha insanguinato per
negatività. Che non identifica più un popolo secoli la Calabria. Abiurate la violenza e
antico, colto e laborioso. Un vocabolo che aderite ai valori della fratellanza,
sempre più si sta trasformando in sinonimo dell'uguaglianza sociale e morale. Nessuno
di male. Noi riteniamo che la Calabria abbia può sentirsi migliore degli altri in virtù di un
tanti guai, e tanti, troppi, ne siano i giuramento. Nessuno può conculcare la
responsabili. La nostra terra è ormai chiusa libertà altrui. Liberate la vostra vita dalla
in un angolo dal quale le giovani colpa senza che la colpa sia emendata.
generazioni rischiano di non uscire più. Regolate i conti con voi stessi e date la
Serve uno scatto, una reazione
possibilità ai vostri figli e ai figli
corale per ricostruire una terra ARRENDETEVI degli altri di avere una vita
e darle un futuro. Tutti dicono
nuova senza l'ingombro del
che il male peggiore sia la
vostro male. Arrendetevi e non
ndrangheta. La sua scomparsa
avrete nulla in cambio se non
è necessaria per liberare la
l'orgoglio di esservi tolti di
Calabria da essa e
mezzo e di aver sgomberato il
contemporaneamente dare un
campo da una zavorra
volto a tutti i nemici di questa
insostenibile. Chiudetela con gli
regione. Niente male e niente alibi. annacamenti e i giuramenti e la vita
Niente passato, solo futuro. sorriderà alla Calabria, e un po' anche a voi.
E' stata una settimana durissima per la Dite che non è giusto uccidere e vessare, che
Calabria, che nonostante la gravità degli gli altri e la loro libertà sono intoccabili.
accadimenti estranei a essa si è guadagnata Fatelo, metterete a nudo le vostre colpe e
le prime pagine dell'Espresso, quelle degli altri. Si, fatelo un ultimo
Der Spiegel, Presa Diretta, giuramento, anche questo col sangue.
Corriere della Sera, solo per citare a Abiuro la cultura mafiosa e rimuovo per
lcuni organi d'informazione. I problemi di sempre il mio ostacolo alla nuova Calabria.
un intero continente sono in parte imputati Chiudete un'epoca sanguinosa. Dopo
ai criminali calabresi. Per non essere travolti starete meglio, staremo meglio. E' un fatto
dal male e dai maligni. morale che riguarda ognuno di voi, non c'è
ARRENDETEVI. Fatelo rapidamente, utilitarismo materiale, non ci sono sconti di
senza condizioni e senza infingimenti. pena. Un fatto da uomini, dire a voi
Toglietevi di mezzo. Liberate la stessi gli uomini non ci sono più.
«Ripudiate
la cultura
del drittismo»
»
DOMENICA
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Parlando
di...
Cover Story
“Crescere a Rosarno”, la storia di una diciassettenne andata in onda su Mtv
ha fatto vedere una Calabria che non ci appartiene. Noi, diamo voce a due donne reali
Storia di Jessica
Una nuova croce calabrese
ANNA MARIA PANCALLO
TV realizza un
reportage
su
Rosarno. Viene
raccontata la storia di
Jessica, 17 anni, aspirante
parrucchiera. Il sottofondo
musicale è indicativo del
taglio dell’intervista: una
colonna sonora degna della
trilogia de “Il Padrino”.
E’ stata ancora una volta
riportata solo una faccia
della medaglia. Quella
mediaticamente più allettante, che fa scappare qualche risolino, alternato a
momenti di sdegno, dentro
le case degli italiani. Si è
parlato di una terra arretrata, introversa, priva di orizzonti, chiusa e avvinghiata
alle proprie “tradizioni”. Si
è data l’impressione che a
Rosarno esista una sola
realtà. Quella dove è prioritario farsi fidanzate il prima
M
possibile onde evitare di
diventare una merce-insaldo (con minore appeal
per l’acquirente maschio
calabrese) e sposarsi a 22
anni con indosso una
tenda da circo.
Una realtà dove le fujitine sono all’ordine del
giorno, dove fratelli e
padri non consentono a
sorelle e figlie di allontanarsi dal recinto che
hanno costruito.
Una realtà dove esistono
femmine, non donne. Se
la ricerca si fosse spostata
in Brianza, nel Veneto o
Il sottofondo
musicale è
indicativo del
taglio
dell’intervista:
una colonna
sonora degna
della
trilogia de
“Il Padrino”
in Piemonte probabilmente si sarebbero ottenuti risultati similari.
Ma conviene inquadrare
le spoglie di quella tappezzeria Calabrese vecchia, damascata e intrisa
di polvere. I muri freschi
di intonaco spesso non
meritano uno spazio in
prima pagina e ancora
più spesso capita che gli
stessi inquilini di tali abitazioni non ci facciano
caso o peggio ancora calpestino con scarpe sudice
e chiodate uno splendido
parquet…
DOMENICA
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la Riviera
SUDICI E NORDICI
La stecca
di MTV
Un’immagine scorretta, falsa e
contorta della gioventù calabrese
ALESSANDRA BUTTIGLIERI
l reportage “crescere a
Rosarno” andato in onda
su Mtv ha offeso profondamente i giovani cittadini
della stessa e la Calabria giovane tutta.
Lo sdegno e l’incredulità di
coloro che hanno potuto assistere allo scandalosa decadenza
giornalistica alla quale siamo
stati sottoposti come cavie,
hanno manifestato l’ardore di
una fiammella di orgoglio mai
spenta, della quale noi tutti
viviamo.
Un video populista ed esagerato, una estremizzazione di
costrizioni e realtà antiche, che
I
per nostra fortuna si vanno sfaldando, nel progredire degli
anni.
Viene data un’ immagine scorretta e contorta della gioventù
calabrese, delle famiglie e della
crescita, come fossimo popolazioni indigene sulle quali indagare sociologicamente, per scoprire gli ancestrali riti e le false
credenze delle quali siamo
schiavi, come barbari che credono che i fulmini siano la manifestazione della rabbia di Dio.
È anche vero che esistono casi
isolati, nei quali però, ci si
rispecchia in ben pochi, e che
sono il frutto della rassegnazione ad uno stile di vita scelto da
altri, il lasciarsi soggiogare a
di GIOACCHINO CRIACO
quel comodo esistere paesano,
nella visione più bigotta e ignorante.
Il pretendere una vita normale,
al pari di chiunque altro, con
pari opportunità per le donne, è
stato il primo traguardo raggiunto da tutte quelle persone
che invece di farsi prosciugare
dentro da una condizione sbiadita, hanno alzato la voce, nonostante i pericoli.
Spesso la Calabria si trascina
dietro l’alone di stantio che l’ha
soffocata per troppo, e non si
può di certo pretendere che
siano i nostri padri sessantenni a
levare la benda nera dagli occhi
della nostra regione.
Qui si offende miseramente lo
sforzo di tutti coloro che provandoci, ci sono addirittura riusciti, a far splendere un po’ di
sole sulle nostre coste culturali,
a far arrivare aria pulita e nuova
sopra i nostri volti, a smuovere
terreni vischiosi e traballanti,con
la propria pacifica voce, con la
loro inesauribile forza, occultando demagogicamente, una lista
infinita di bellezze che proprio
noi giovani, regaliamo alla
nostra terra. Il concetto di
libertà è stato ampiamente
imbrattato da un’imbecillità che
mi lascia interdetta, poiché la
donna libera non è di certo colei
a cui è permesso scuotere i fianchi nelle balere fino alle ore
tarde della notte. La libertà è un
concetto puro, e come tale va
rispettato e salvaguardato da
persone uccise dalla propria
sadica piccolezza.
Non tutti i mali, però, vengono
per nuocere, perché proprio
l’indignazione e la rabbia di noi
offesi, mi ha ricordato, ancora
una volta, che siamo noi la maggioranza.
Tipica giornata emiliana bis
i, evidentemente in Emilia
conoscono bene la letteratura consolatoria. Sembra
anche che leggano La Riviera. La
settimana scorsa li avevamo colti
di sorpresa, beccando un tg locale a riferire tre succulente notizie
di cronaca regionale tutta loro,
prodotta da loro figli. Hanno
fatto rewind e per vendicarsi
hanno parlato di noi. Stavolta è
stato il tg regionale della RAI.
Sembrava di essere in Calabria,
la cronaca emiliana era sparita, al
suo posto si è parlato solo di
ndrangheta. E passi per la prima
notizia, il giornalista bovalinese
Giovanni Tizian è stato minacciato dalle cosche e il servizio ha
presentato il fatto come un accadimento esclusivamente calabrese, tutti i protagonisti lo erano, e
gli emiliani erano solo spettatori.
La circostanza che il tutto si sia
consumato nella loro terra era
solo un incidente. La seconda
notizia riguardava l’operazione
Bellu Lavuru, direte voi cosa
aveva a che fare con l’Emilia?
Nulla in effetti. Reati calabresi,
arresti in Calabria. Ma posto che
si era deciso di consolare gli emiliani si è trovato il gancio per
dare la notizia. Siccome a Parma
è recluso Giuseppe Morabito,
coinvolto nella retata, si è ritenu-
S
DOMENICA
to che gli emiliani dovessero essere messi a conoscenza dell’operazione. Che tutto sia un gioco di
prestigio ve lo abbiamo spiegato
più volte, si evoca il male altrui
per esorcizzare il proprio. Noi,
che siamo cattivi impenitenti,
perseveriamo nello stesso gioco.
Rigiriamo la frittata. Lasciamo
stare le notizie della settimana
scorsa, saltiamo i Tanzi, le Coop e
apriamo un nuovo fronte.
Suggeriamo al bravo Tizian di
continuare a denunciare la
ndrangheta, ma se ha voglia di
scoprire nuovi mali si può fare un
giro nelle vie centrali di qualunque delle città emiliane. Usi il
naso per l’inchiesta, e non è una
metafora. Lo usi per davvero,
fiuti l’aria, se sente odore di fritto, di cipolla, di cibi speziati,
guardi in basso. Viene da qualche
cantina. Da seminterrati, magari
affittati come magazzini, probabilmente utilizzati come abitazioni dai migranti. Si cari sudici, noi
abbiamo grande esperienza dei
loculi che per anni i nordici
hanno affittato a noi. Al nostro
posto ora ci sta gente più sudicia
di noi. E questo, sudici, non vi
emenda dal peccato commesso
con i fratelli di Rosarno, ma sporca di egoismo anche i connazionali delle terre alte.
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Parlando
di...
Primo Piano
IL MODELLO REGGIO NELLA RETE DELLA COMMISIONE D’ACCESSO
FINE DI UN REGNO
RODERIGO DI CASTIGLIA
prefetto Luigi Varratta, che, come ogni prefetto
sa misurare le parole e non usa a vanvera le parole, lo aveva preannunciato in una intervista a
«calabriaora» il giorno 19 gennaio: probabile l’arrivo
della Commissione d’accesso agli atti del Comune.
Nella serata dello stesso giorno è arrivata la notizia, che
ha tolto fiato e parola allo stilista del modello Reggio,
il Governatore e già sindaco della Città, dr. Giuseppe
Scopelliti, e all’accanito difensore del modello Reggio,
il sindaco dr. Demetrio Arena, d’altro non contento se
non di proseguirlo, ai cortigiani bassi, medi, alti, aggirantisi nelle stanze e nei corridoi di Palazzo San
Giorgio. La notizia è che il Ministero degli Interni, in
accordo con il prefetto Luigi Varratta, ha deciso l’invio
della Commissione d’accesso agli atti del comune di Reggio. Indagherà, vedrà, trarrà le conclusioni che non è diffiile immaginare quali
possano essere.
Intanto, crolla il mito, artificiosamente
costruito e spavaldamente divulgato, dell’intoccabilità di Scopelliti e della sua corte,
che, pur essendo al di sotto d’ogni sospetto, non ha esitato fino all’ultimo
a imperversare contro chi
aveva la memoria corta e non
scriveva a lettere d’oro nell’albo della storia di Reggio le
sue magnifiche sorti e progressive sotto la guida del
Sindaco più amato
d’Italia. E intanto c’è da
registrare che il divo
Carlo Pilieci
da Gioiosa ai
vertici della RAI
Il
La Calabria delle positività.
La conferma di Carlo Pilieci alla
vicedirezione RAI del Tg2, dopo
avere precedentemente guidato
per anni la redazione cronaca del
Tg1, costituisce non solo un motivo di orgoglio per i
calabresi buoni e
onesti, ma è anche
una grande soddisfazione per quanti
credono nella giusta valutazione del
merito. Pilieci questi traguardi impegnativi li ha raggiunti con la forza
dell'intelligenza e la
caparbia determinazione dei calabresi.Un professionista dell'informazione di qualità
Scopelliti e la sua classe governante di piccoli dominatori consegnano la città di Reggio all’opinione pubblica nazionale, timbrandola del sospetto di brogli, corruttele, infiltrazioni mafiose.
Che eccelsi meridionalisti.
Oggi accesso della Commisione, domani scioglimento per mafia e commissariamento?
Pazientiamo e sapremo. Ma non c’è bisogno d’attendere per capire che al risultato atuale s’arriva non per la forza delle opposizioni, di
cui la maggiore è quella del Pd, ma per
iniziativa del prefetto. Il modello
Reggio crolla e nella sua rovina trascina anche i suoi oppositori. Se oggi la
Destra piange, non c’è davvero di che
ridere a sinistra. Il dramma di Reggio
è il dramma dell’assenza d’una classe dirigente. E meno male che a
Reggio c’è un prefetto.
Senza treni, chiusi da strade della morte
CIMITERO JONICO: l’ennesimo incidente tra la statale della morte e la mulattiera chiamata autostrada
GIOACCHINO CRIACO
oi della Jonica di
Reggio. Senza treni,
chiusi da strade della
morte, prigionieri di
un mondo a parte.
Serve coraggio per partire e anche
per tornare. E non è una storia,
classica, di emigrazione. Mettersi
sulla strada è una sfida, che non ha
nulla a che vedere col capolavoro
di Kerouac. Necessitano soldi, e
parecchi, per spostarsi. Bisogna
avere prudenza al volante e affidarsi a Dio, se credenti, o alla fortuna per una partenza e un ritorno
che non siano dipartita. Toccatevi
pure, ma servono tante, troppe,
cose se abiti la provincia calabrese
e vuoi viaggiare.
Per chi lo fa, i morti di Scilla, di
Bianco, di Siderno, della Limina,
non sono un buon viatico. Se sei
della provincia di Reggio e per
qualunque ragione ti metti in viaggio, ti accorgi di vivere in un
mondo a parte. Treni, aerei diven-
N
tano un miraggio, per la loro scarsità e per i costi eccessivi. Un solo
aeroporto per centinaia di migliaia
di persone. Una rete ferroviaria a
binario unico e senza elettrificazione sulla costa ionica. Una linea ferroviaria con unica stazione d’accesso a Rosarno, per la parte tirrenica del reggino.
La 106 della morte da un lato e
una mulattiera chiamata autostra-
da dall’altro. E non sia mai dover
attraversare la SGC 682, che unisce i due mari, ha più morti che
chilometri. Esagero? Forse.
Provate a viaggiare e ne riparliamo.
Cercate di andare a Roma, a
Milano, a Torino e poi venite a
discuterne. Fatevi i conti in tasca.
Con quello che spenderete, da
Roma o da Milano avreste potuto
raggiungere New York o andarvene a svernare ai Caraibi. Si, un po’
provoco. Ma nel 1983 con qualche
migliaio di lire mi prendevo il mio
bel trenino dalla stazione vicino
casa e dopo sedici ore di viaggio
arrivavo a Bologna. Ci volevano
giorni perche il tanfo del treno mi
andasse via dalla pelle, ma mi sentivo più sicuro, meno povero. E
soprattutto avevo una speranza,
DOMENICA
che il futuro avrebbe portato grandi cose alla Calabria.
Non è stato così. Non lo è stato in
tanti campi, e sarebbe lungo parlarne. Mi limito alla possibilità di
viaggiare. La 106 è sempre quella,
l’aeroporto uguale e idem le ferrovie. Il mondo viaggia veloce oggi,
dappertutto. Da noi no. Continua
a essere fermo a trent’anni fa e fortuna che nella nostra terra i treni a
vapore non ci sono mai stati, che
forse ancora li avremmo. La tratta
aerea che comprende Reggio è la
meno servita e la più cara, i voli low
cost sono una chimera. I treni notturni sono stati tagliati e per quelli
ad alta velocità servono soldi e
qualcuno che ti accompagni a
Reggio o a Rosarno. Scegli il treno
o l’aereo, comunque devi avere a
che fare con la strada.
E il viaggio di ritorno non è meno
complicato. Ed è vero che esagero,
ma sono in viaggio da trent’anni e
posto che, per scelta, ho sempre
mantenuto la residenza in
Calabria continuo a sentirmi abitante di un mondo a parte e sfido
chiunque a dimostrarmi il contrario.
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La settimana
DIAVOLO NERO
400MILA EURO PER IL BESTSELLER DI MUNZI-CRIACO
Anime Nere: ciak si gira
LA SORPRESA MUSELLA
ravo davvero Rubbettino editore. Non aveva una collana di narrativa,
e la ha inaugurata con Anime Nere di Gioacchino Criaco, calabrese
di Africo. Dio ne scampi e liberi. Un successo di critica e di pubblico.
Neanche il tempo di seguire l’ondata del romanzo, davvero epocale, e già
insorgono, per l’industre penna di Gioacchino Criaco, Zefira e American
Taste, che in fatto di noir dà tanti punti ai più nomati autori del genere. La
detta trilogia ha portato Gioacchino Criaco in giro per l’Europa. È il più
cinematografico dei narratori italiani. E il regista Francesco Munzi ha
avuto buon naso. Ne ricava un film. Ora la notizia è ufficiale: Anime nere,
quarto su ventidue film, secondo la graduatoria stilata dal MiBac
(Ministero per i Beni e le Attività Culturali), sarà al cinema. Già fissato il
cofinanziamento di 400 mila euro da parte dello Stato. La produzione è
affidata a Rai Cinema, Bianca Film e Cinema Undici; il pubblico quello
internazionale.
Ci consola che i set saranno proprio i paesi aspromontani, scelti da Munzi
per ricreare al meglio le verità del Criaco. La Calabria potrà così riaverlo
per tutto il tempo delle riprese, ed essere ancora al centro del mondo.
Grazie ad eroi “sani”, di tanto in tanto!
B
* COMUNISTI ITALIANI
Il teatro popolare
calabrese vive!
Correva il 21 gennaio 1921
V
I
l 21 gennaio 1921 nasceva a Livorno, da
una costola del Partito socialista italiano, il
Partito Comunista d'Italia. Ne fu fondatore Amadeo Bordiga, non Antonio Gramsci,
come, poi, tese ad accreditare la storiografia
comunista d' impianto stalinista. Erano pochi,
alcune miglaia, i comunisti, che ne costituivano la base. Un anno dopo Mussolini è al
potere. Con le leggi eccezionali del 1924
sono costretti alla clandestinità. Né solo loro.
Quando l'Italia torna alla libertà, i comunisti,
non domati dal carcere, dall’ esilio, dalla
morte, emergono come un grande partito.
Come il partito, destinato ad essere il primo
partito dela classe operaia, sotto la guida di
Palmiro Togliatti. Con Enrico Berlinguer
sono ormai più di 12 milioni gli italiani che
votano comunista. E avere la tessera del PCI
è titolo di fierezza e d' orgoglio. Poi, c'è il
1989, l'anno del crollo del muro di Berlino e
dello scioglimento del PCI.
Nasce
Rifondazione comunista. E dalla sua scissione il Partito dei Comunisti italiani. Tra di loro
prima pugnaci e quindi insieme nella
Federazione della Sinistra, che passa da disastro a disastro elettorale. Nelle stime sondaggiste la Federazione della Sinistra supera
appena il 2%.
É in questa quadro che i Comunisti reggini
ricorderano, il 21 gennaio a Reggio , la nascita del “glorioso partito di Gramsci e
Togliatti”.
FERROVIA IN CALABRIA
l 16 gennaio, al
Convento dei Minimi
di Roccella si è tenuto
il convegno Trasporto ferroviario regionale, organizzato dai sindacati unitari. Con notevole meraviglia, nonostante fossero stati invitati tutti i segretari regionali dei vari partiti politici, si è notata l'assenza totale. Certamente esistono temi molto più importanti che collegare
i cittadini del sud al resto d'Italia, nell'ottica di una secessione. Esistono parole come diritti e legalità
sulla bocca di tutti i nostri politici, ma in pratica continua la volontà di isolarci sempre più al resto
del mondo. Presente l'ing. Domenico Gattuso, soddisfatto per aver ricevuto oltre 1000 firme per la
vertenza "Ferrovie in Calabria" solo dalla zona jonico-reggina, si ricorda che la raccolta delle firme
continuerà sino al 30 gennaio anche on line, sul sito e ci si aspetta di raccogliere almeno altre 5000
firme. La conclusione, affidata al segretario della CGIL nazionale, Serena Sorrenti: “Diciamo basta
a questa differenza tra nord e sud. I fondi ci sono e il diritto alla mobilità deve essere di tutti, ogni
cittadino o comunità ha il diritto di essere connesso al resto d'Europa”. Marilene Bonavita
Una partita da non perdere,I
“ripartiamo dalla Locride”
Finalmente se ne è accorta
anche Adriana Musella, l’incendiaria
presidente di
Riferimenti. Sotto la bandiera fiammante della lotta alla
mafia, come i funghi sotto
l’albero, è fiorita la specie parassitaria
dei professionisti dell’antimafia. Gente
senza arte né parte, che ha acquistato
arte e parte, nel teatro dell’ Amtimafia, e
che l’arte e la parte le perderebbero se
un giorno lontano lontano la mafia decidesse la sua estinzione. Non è da ora che
battiamo su questo chiodo, e con tutta
onestà Adriana Musella vorrà riconoscere che anche ella ha mostrato il viso delle
armi a questa nostra battaglia .
Comunque, la Pasionaria annuncia l’organizzazione di un convegno che già nel
titolo promette gradi cose e grandi rivelazioni: “La mafia dell’antimafia”. Che è
come voler dire: l’uso dell’antimafia a
fini mafiosi, cioè di accaparramento,
contro ogni trasparenza e contro ogni
legalità, di capitali destinati a combattere la mala pianta. L’augurio è che si passi
dall’astratto al concreto, dal generico al
concreto. Che, insomma, si facciano i
nomi dei professionisti dell’antimafia, di
questi eroi della domenica che fin qui
hanno recluso il loro eroismo di cavalieri senza macchia e senza paura nelle
marce, nelle processioni a lume di candela, nelle congratulazioni a Forze dell’
Ordine e Magistrati, nelle prediche di
don Ciotti. A pagamento, tra l’altro, i
detti cavalieri. Poiché l’antimafia- come
dice adesso la Musella “ è diventata
anche per questa città [ di Reggio ] un
business; quindi desumo ci sono enti
che devolvono perché evidentemente
c’è qualcosa dietro che fa comodo anche
a loro”. Insoma, tu mi dai una cosa a me,
io ti do una cosa a te. La patente, senza
esami, di antimafia viene ritirata presso
gli uffici invisibili dei professionisti dell’antimafia. Visto che i pidocchi, come
sostenevaTogliatti, s’annidano anche
sulla criniera dei cavalli di razza.
iviamo nell'era della globalizzazione, nell'era della modernità,
nell'era in cui tutto ciò che nuovo,
tutto ciò che è tecnologico prende il posto
dell'antico, del tradizionale, di ciò che un
tempo era ritenuto fondamentale e di ciò
che oggi è obsoleto, desueto. Non
sarebbe la prima volta che si assiste ad
una pesante svalutazione della cultura
popolare calabrese, ad un abbandono di
quelle realtà superstiti che ancora rammentano e gridano a gran voce quali sono
le nostre origini. Le scuole non conoscono
più le vie di mezzo, proponendo una formazione depurata da infiltrazioni di cultura popolare. Si crede, evidentemente, di
offrire una cultura più pura, avalutativa,
ma resta il fatto che il vernacolo, quel linguaggio legato al nostro passato, è vivo
più che mai, incuriosendo giovani e non, e prendendo piede nel mondo delle arti visive e
musicali della nostra regione. In questa sede, vorrei soffermarmi sul peso che ha nella cultura calabrese il teatro popolare in vernacolo. Questa straordinaria forma d'arte, che i
nostri avi greci consideravano una catartica presa di coscienza dei problemi del mondo in
cui vivevano, in Calabria trova terreno fertile. Ciò comporta un'interessante ricerca dialettale, un'analisi del linguaggio passato che impegna studiosi e non. Lo sconfinato campo
delle tradizioni popolari che ingloba canti, proverbi, filastrocche e favole dà spazio anche
a racconti di tipo farsesco, o meglio a cronache di farse carnevalesche realmente realizzate in piazza in tempi più o meno lontani. Ed è proprio dalle farse carnevalesche che
prende il via il discorso intorno al teatro popolare calabrese, una forma spesso considerata anonima ma non per mancanza di autori ma perché tutte le rivisitazioni che vengono
fatte del substrato originario danno vita a numerose opere che si mescolano nel vastissimo oceano degli autori teatrali calabresi. Nella maggioranza delle opere dei nostri giorni
si nota un dialetto italianizzato che è tipico delle nuove generazioni: appartenendo, infatti, l'autore standard ,considerato nel nostro attuale contesto sociale, a un periodo in cui il
linguaggio aveva già subito le sue naturali modifiche, per cui espressioni di una volta non
fanno parte del suo bagaglio culturale, succede spesso che egli scriva come parla. E',
invece, di estrema importanza nel teatro popolare curare, oltre ai contenuti, anche gli
aspetti linguistici perché sono questi ultimi lo specchio fedele, limpido e genuino dei
"topoi" del teatro calabrese. Indispensabile risulta, pertanto, la ricerca dialettale affinché
non scompaiano per sempre quelle belle espressioni di un tempo che con la loro immediata freschezza rappresentano un mondo sicuramente più autentico del nostro.
Una volta tanto, occorre sottolineare come l'amministrazione regionale sembra non aver
perso di vista la cura di questo valore culturale. Sono stati infatti investiti 2 milioni di euro
per il potenziamento dell'attività teatrale calabrese, offrendo appalti a diverse compagnie
teatrali calabresi che hanno così la possibilità di usufruire di strutture adeguate, apparentemente, e volte ad un esercizio di questa affascinante pratica.
Antonio Cormaci
DOMENICA
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LA COPERTINA
DON CIOTTI fondatore di LIBERA, associazione contro tutte le mafie
La Calabria sotto
il terrore di Don Ciotti
Dominiddio
ha creato il
libero arbitrio,
il fondatore
di Libera
lo abolisce
PAQUINO CRUPI
L
o abbiamo appreso dai libri, dai
libercoli, dai grandi morti e dai
grandi vivi del giornalismo italiano.
Lo abbiamo appreso dalla bocca
dolente dei governanti e dei governativi: la Calabria e, per estensione, il
Mezzogiorno, territori infetti, non hanno le
forze capaci di promuovere la loro rigenerazione. La salvezza, perciò, non può venire che
da liberatori esterni. Da Garibaldi a don
Ciotti, il primo con la camicia rossa e la baionetta, l’altro con il maglione nero e il crocifisso.
Come è tradizione, ai liberatori si spalancano
le porte e si offrono fiori. Chi vorrà dissociarsene? O avrà il coraggio di dissociarsene?
Qualcuno ci ha provato a Vibo Valenzia, questo 12 gennaio, in occasione della Quinta
Assemblea Provinciale di Libera in presenza
di don Ciotti, ospitata presso l’Auditorium
della Scuola di Polizia e fatta piena, come di
rito, degli studenti di Vibo e del Vibonese, che
lasciano i libri per queste “traviate”.
«LIBERA CALABRIA SENZA LIBERA»
Nella notte tra
giovedì 12 e venerdì 13
gennaio è apparso a Vibo
uno striscione nei pressi
dell’Auditorium della
Scuoladi Polizia così
strillante: “Libera Calabria
senza Libera”. Firmato:
E.F.S.E. Ed è arrivato il
diluvio universale.
Chi tocca don Ciotti,
il Pater noster dei calabresi,
è di fatto un complice
della mafia.
Infatti, nella notte, precedente l’alba radiosa dell’ennesima concione contro la ndrangheta,
gerarchicamente distribuita tra i rappresentanti
del Pubblico Bene e don Ciotti, è apparso uno
striscione nei pressi dell’Auditorium della
Scuola di Polizia così strillante: “Libera Calabria
senza Libera”.
Firmato: E.F.S.E. Ed è arrivato il diluvio universale. Annunciato dal questore Giuseppe
Cucchiara dal quale ci si aspettava la capacità di
individuare i responsabili dello striscione, clandestinamente appiccicato, e, invece, ci regala la
squalifica intellettuale degli affissori: imbecilli
perfetti. Eversori, anche? Mano impastata della
‘ndrangheta, certamente. Poiché chi tocca don
Ciotti, il prete antimafia, è di fatto un complice
della mafia. La quale da qualche tempo in qua ha
paura, rovinosa paura, delle prediche contro la
sua esistenza. Una predicazione che dura dal
1861. Quelle di don Ciotti sono le più prelibate.
Guai a contestarle. Sia pure a mezzo di uno striscione che dice una sacrosanta verità: che la
Calabria, per liberarsi, non ha bisogno delle missionarie prezzolate di Libera.
E “qui si convien lasciare ogni sospetto; ogni vilta
convien che qui sia morta”. Cioè a dire: che la
libertà di pensiero non può cessare sulla soglia dei
santuari di Libera, che non esiste il delitto di leso
don Ciotti, che sulla mafia e il modo di combatterla non c’è una ricetta unica, che sulle terre
confiscate alla mafia e assegnate a Libera non
nasce l’economia del riscatto della Calabria, che
uno striscione notturno di critica è e rimane uno
striscione di critica, e non è di minaccia a nessuno.
Dominiddio ci ha garantito il libero arbitrio
anche su questa materia. E non credo che don
Ciotti, il Pater noster -come sembra- dei calabresi, abbia potuto sopprimmerlo. Diminuirlo, questo sì. La Calabria è sotto il terrore di don Ciotti.
Chi lo critica, è perduto.
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
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DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
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Parlando
di
IN BREVE
PRIMO PIANO
IL DITO NELL’OCCHIO
Veltroni ritorna a Locri
per parlare di sviluppo
ultima visita di Walter Veltroni a Locri
è stata nel 2006 allorquando, l’ex sindaco di Roma, giunse con un corteo al
seguito, su un pullman che trasportava circa
45 ragazzi delle scuole capitoline per incontrare i giovani del movimento “Ed ora
ammazzateci tutti”. «Abbiamo scelto di scendere in Calabria con una delegazione di
scuole che ha attraversato un suo percorso
sulla legalità- dichiarò Veltroni all’epoca- per
trasmettere a tutti la forza dei ragazzi di
Locri, che dopo il delitto Fortugno continuano con serietà la loro battaglia». «Del resto la
Calabria è una terra - ricordava Veltroni ricca di risorse: mare, monumenti, clima e
monti, che farebbero la fortuna di qualsiasi
altra regione. Ricchezze che è ora si vadano
a rivalutare insieme alle istituzioni nazionali
e regionali contro lo strapotere della mafia».
L’
L’universale vicesindaco
Domenico Mantegna
L’avv. Domenico Mantegna è vicesindaco universale dell’Amminisrazione
comunale di Benestare. Si dice comunista e, pur fresco di tesssera, fu
nominato dalla Federazione reggina
del Partito dei Comunisti italiani
responsabile di zona del Sidernese,
mettendo da arte, comunisti di vecchia e nobile razza, come l’ex consigliere provinciale Mazzaferro, di
Rocella. Si aspettavano miracoli. Ma,
siccome i marxisti-leninisti, ai miracoli non credono, non suonò male che i
miracoli con il giovane Mantegna non
vennero. Come è
noto, nel 2011 ci
sono state le elezioni per il rinnovo del Consiglio
provinciale.
Il
Partito propose
all’avv. Domenico
Mantegna la candidatura nel collegio di Benestare.
Rifiutò.
Cosa
inammissibile per un dirigente. La
mancata candidatura dell’avv.
Domenico Mantegna, che difende
tutte le cause tranne quella del suo
Partito, è costata ai Comunisti Italiani
la perdita del consigliere comunale.
E che succede?
L’avv. Domenico Mantegna torna in
pompa magna nel gruppo dirigente
del Partito. Grazie a Giuseppe Stalin
il quale ricordava che i comunisti non
amano l’epurazione e sono per il
recupero dei dirigenti che ammettono i loro errori. Mai confessati dall’universale vicesindaco Mantegna.
«La Locride dovrà essere il vero cuore del
paese - concluse - un cuore che batte ed è
debole, ma che con la forza di tutti gli italiani può tornare ad essere invincibile e sano».
Sin qui la storia. Ora, dopo più di cinque
anni, l’ex sindaco di Roma, ritorna a Locri,
nonostante le cose non siano per nulla cambiate (anzi forse peggiorate) e non ci sono
più i giovani di “Ammazzateci tutti”, per partecipare ad una conferenza del suo partito
che si svolgerà sabato 28 gennaio, alle ore
9,00, presso la casa della Cultura del
Comune. Il tema dell’incontro sarà: “Idee
per lo sviluppo e impegno per la locride”.
Oltre a Veltroni, cui toccheranno le conclusioni, parteciperanno i parlamentari, i consiglieri regionali e provinciali, i sindaci e gli
amministratori locali, i circoli Pd della
Locride.
GIORNATA DEL RICORDO
Immagini a Roccella
RICORDANDO....
Bettino Craxi
Un viaggio in Polonia, là dove si è consumata
la più vergognosa follia e barbaria umana, ha
segnato profondamente i nostri concittadini,
Domenico Scali e Giuseppe Macri, che si raccontano e ci trasmettono la loro esperienza
nella Mostra fotografica che si terrà presso il
Convento dei Minimi Rocella Jonica dal 27 al
30 gennaio. Abbiamo incontrato i due giovani
artisti che hanno racchiuso negli scatti
fotografici le loro emozioni, noi di seguito
riportiamo le loro sensazioni ed i loro perché.
Domenico Scali: «Auschwitz si può testimoniare solo con le sensazioni che ti lascia. Tante
volte avevo visto in foto, documentari, libri, il
famoso cancello con la scritta “ARBEIT
MACHT FREI “ ma trovarmelo davanti mi
ha fatto un effetto terribile, ti toglie ogni parola… Auschwitz...ti cambia la vita, lo ha fatto
per quasi due milioni di persone...vittime e
carnefici….e lo fa anche per chi dopo tanti
anni ripercorre quel luogo. Mai dimenticherò
quel giorno.»
Giuseppe Macrì: «L'incubo senza fine par-
torito dalle ideologie totalitarie. Il fondo
dell'Universo diceva Dante parlando
dell'Inferno, ed è esattamente la stessa situazione, la soluzione finale. Nella giornata
della memoria dobbiamo ricordare. La mia
mostra risponde a questo bisogno. Un
reporter, una macchina fotografica e
un'assenza. L'assenza è quella del fondo dell'universo: non si può dire o mostrare fino in
fondo, ma bisogna provarci lo stesso.»
Il 19 gennaio di 12 anni fa moriva ad Hammamet Bettino Craxi.
Aveva creato un partito poderoso. Un partito che era stato capace di
frenare l’egemonia democristiana, e che poi fu travolto dai giustizialisti e dai forcaioli di tutte le tinte farisaicamente democratiche.
Sarebbe dovere storico, politico, etico ricostruire il Partito socialista
italiano. Ma i socialisti, da intendersi come dirigenti socialisti, rimangono penosamente divisi. E inutilmente nostalgici del grande leader.
FLASH LE OMECA SE NE VANNO
Un esempio di crescita a Reggio
LORENZO FASCÌ*
Poche settimane fa avevamo lanciato un
forte allarme per il destino delle OMECA.
Avevamo, infatti, avuto notizia che ANSALDO-BREDA, nell'ottica di una nuova politica aziendale tesa ad eliminare le sedi periferiche, voleva lasciare le OMECA. Avevamo,
in quell'occasione, chiamato in "soccorso" le
Istituzioni, cittadine e regionali, ed abbiamo
stimolato anche l'intervento del Prefetto.
Purtroppo, non solo siamo rimasti inascoltati, ma, addirittura, qualche consigliere regio-
nale, nel silenzio colpevole dell'amministrazione comunale del centro-destra, ha tentato
di sminuire la portata dell'allarme.
Purtroppo, avevamo ragione.
Da ben due mesi una delle aziende che opera
all'interno dello stabilimento non paga le
maestranze da novembre e da poco ha attivato la procedura di mobilità, tant'è che i
dipendenti hanno proclamato lo stato di agitazione fermandosi davanti ai cancelli di
entrata.Ebbene, ai dipendenti oggi manifestiamo la nostra solidarietà che ribadiremo di
presenza nei prossimi giorni.
Ma, nel contempo, diciamo che vogliamo
porre la questione OMECA all'apice della
nostra azione politica perché siamo convinti
che se le OMECA dovessero chiudere la
città perderebbe un'ulteriore segno di speranza per chi pensa che ci sia, anche a
Reggio, e nonostante i disastri provocati da
Scopelliti ed i debiti lasciati ai cittadini dal suo
Modello Reggio, la possibilità per una prospettiva di vita lavorativa per i nostri figli.
Noi vogliamo impegnarci per questo.
Si rincorrono voci, peraltro di una richiesta di
intervento avanzata per un nuovo piano
aziendale al Presidente della Regione, ma,
pare, che nel POR per lo sviluppo aziendale
il Governatore si sia "dimenticato" delle
OMECA.
Come sempre, peraltro. Grande venditore di
fumo ma amministratore dissennato ed incapace di risultati concreti e strutturali.
* Segretario provinciale del PdCI
DOMENICA
22 DICEMBRE 2011
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DOMENICA
22 GENNAIO 2012
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Parlando
di...
DIFENDIAMO IL ROCCELLA JAZZ, TOGLIETECI TUTTO MA NON LA CULTURA
«Toglieteci tutto ma non la cultura: difendiamo il Roccella Jazz». Questo lo spirito della conferenza,
tenutasi a Quattromiglia (Cs), lo scorso 13 gennaio. Dopo trentun anni la manifestazione rischia di
chiudere i battenti. Dichiara il senatore Sisinio Zito, fondatore del festival: «Sono quindici anni che
siamo senza sponsorizzazioni ed il fondo unico per lo spettacolo è ridotto. Temo che questa
manifestazione non avrà sebbene rappresenti una delle facce più belle della Calabria».
LOCRIDE
MIX
LOCRI
“LocRinasce”
Con riferimento all'ennesima esacerbazione della dialettica politica tra gli
opposti schieramenti, in merito alla
procedura di aggiudicazione per l'affidamento dei servizi legali dell'Ente
Comune di Locri, LocRinasce intende
prendere una posizione netta.
In
particolare,
evidenzia
che
l'Amministrazione si è attenuta scrupolosamente al D.Lgs. 163/2006 (Codice
dei contratti pubblici relativi a lavori,
servizi e forniture in attuazione delle
direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE),
che al comma 10 dell'art. 84 dispone:
“La nomina dei commissari e la costituzione della commissione devono avvenire dopo la scadenza del termine fissato per la presentazione delle offerte”.
Alla luce di tale disposizione appare
corretto l'operato posto in essere
dall'Amministrazione nonché dal
Segretario comunale, al quale il
Movimento esprime la propria solidarietà per i violenti ed ingiustificati attacchi subiti fin dallo svolgimento delle
operazioni preliminari di gara.
LocRinasce auspica, un ritorno ad un
dialogo leale e sereno, necessario al fine
uscire dalla drammatica situazione che
attanaglia l'Ente in un momento storico
particolarmente delicato per l'intero
Paese.
Pietro Parrotta
Francesco Mammì
ARDORE
Eventi di Gioventù
CANILE DI SANT’ILARIO
Noi non siamo un peso
AIUTATECI!
occante è la visita al canile, nel
comune
di
Sant'Ilario.
Centinaia di amici, più o meno
piccoli, scodinzolano frenetici.
Sarà un modo per sorriderci, pensiamo. Il responsabile della struttura
Mario Tedesco ci raggiunge, saluta i
cani dietro le sbarre, spiega i disagi al
nostro giornale: «Il problema principale è il mancato pagamento da parte
dei Comuni, somme che dovrebbero
essere versate per legge secondo le
convenzioni stipulate ogni anno.
Abbiamo proposto ai Sindaci un progetto che prevedeva la sterilizzazione
T
San Ferdinando
Sabato 14 gennaio 2012 il CLUB UNESCO
RE Italo di Reggio Calabria ha organizzato
un’interessante conferenza nella cittadina
della piana, sul tema: “La cartografia antica
del mediterraneo ed i megaliti di
Nardodipace”. Ha moderato la conferenza
Alberto Gioffrè, presidente del Club Unesco
reggino, che ha introdotto: Alessandro
Gioffrè d’Ambra, esperto in cartografia antica; Alfonso Carè, ricercatore impegnato
nella valorizzazione dei megaliti di Nardo di
Pace; il Sindaco di Placanica, Rocco Mario
Clemeno; Oreste Kessel Pace, fondatore del
Club Unesco “San Rocco Montpellier” di
Palmi; il Dott. Rocco Militano attuale presidente del Club UNESCO di Palmi.
MONASTERACE
Una magnifica esperienza ha consentito
a sei giovani ardoresi di confrontarsi
con coetanei di altri paesi Europei e
visitare una città di straordinaria bellezza quale è Barcellona. Il progetto
"Winds of youth-eventi di gioventù" realizzato dalla Casa Eslava di Barcellona e
al quale ha aderito il primo cittadino
Giuseppe Campisi, ha visto la partecipazione di giovani provenienti da vari
paesi Europei. Si è sviluppato in una
serie di incontri interculturali durante i
quali i partecipanti, comunicando solo
ed esclusivamente in lingua inglese,
hanno affrontato temi diversi. Ciò ha
consentito a tutti i giovani presenti di
riflettere sulle opportunità che la
Comunità Europea offre alle nuove
generazioni, di poter vivere e lavorare
insieme. I sei giovani di Ardore, che
hanno vissuto questa esperienza, ringraziano il Sindaco e si augurano che in
futuro ci siano altre opportunità di questo tipo per crescere, arricchire la propria cultura e fare esperienze.
Cetaceo
spiaggiato
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
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la Riviera
dei cani e la successiva rimessa in libertà, ma servono urgentemente i
fondi».
Rivolge, per questo, una domanda ai
sindaci di Siderno e Locri, amministratori di Comuni col debito più alto nei
confronti del canile: «Siderno ha circa
200 cani, ospiti della nostra struttura,
che potrebbero essere sterilizzati e un
buon 40% rimesso sul territorio, lo
stesso per Locri che ne ha 200 liberi per
la città. Essendo vostro dovere istituzionale provvedere alla cura e al
mantenimento dei cani, quando pensate di saldare il debito con il canile?».
Aggiunge un quesito al commissario
Asp di Reggio Calabria, Rosanna
Squillacioti: «E' preciso dovere dell'azienda provvedere alla cattura dei
cani randagi ma, quest'anno, la convenzione con il nostro canile non è stata
ancora rinnovata. Lei sa che è nostro
dovere morale e civile intervenire
quando richiesto.
Il dovere dell'Azienda sanitaria provinciale sarebbe di sovvenzionarci. Perché
attendiamo da più di un anno il rinnovo?».
“la Riviera” provvederà a raccogliere le
risposte delle autorità interrogate e
renderle note sul prossimo numero.
itrovamento sulla spiaggia di
Monasterace di un cetaceo di grandi
dimensioni, 4 metri e 25 cm per l'esattezza, uno Zifio che potrebbe aver perso
la rotta e, smarrito, si è arenato.
Al momento non si conoscono le cause dello
spiaggiamento e della morte, potremmo ipotizzare anche un impatto con rete da pesca
che ne ha determinato la morte. Siamo a
conoscenza del tipo di cetaceo, grazie al
responsabile per la Calabria del progetto
cetacei e tartarughe marine del territorio
WWF Italia, dr. Giuseppe Paolillo che si è
pronunciato sulla specie. Si tratta dunque di
un mammifero marino, detto comunemente
balena dal becco d'oca, a causa della forma
della testa, simile al becco di un'oca.
Abbastanza comuni i suoi avvistamenti nel
Mediterraneo, prevalentemente al largo.
Il Servizio veterinario dell'ASP, reparto veterinari di Locri, sempre presente sul territorio e che opera su tutta la fauna marina, selvatica e non ed in collaborazione e con il
supporto della Capitaneria di porto e della
Guardia costiera, provvederà domani all'espletamento delle procedure legali per l'autopsia e lo smaltimento della carcassa.
R
Marilene Bonavita, presidente associazione
O.L.A. Oltre l'Arcobaleno Onlus
Intervista * a Giovanni Calabrese
«Locri piuttosto di rinascere
sta nuovamente morendo»
Lombardo, dopo aver disgraziato Locri per trenta anni, è tornato a completare
l’opera. E continua ogni giorno a peccare in presunzione e arroganza.
MARGHERITA CATANZARITI
’ ormai scontro aperto tra le diverse fazioni del Consiglio
comunale di Locri e il botta e risposta infuocato tra i vari
esponenti di maggioranza e opposizione all’attuale
Amministrazione sembra non voler cessare. Abbiamo
quindi ascoltato Giovanni Calabrese, Consigliere comunale di minoranza nonché attuale Assessore alla Provincia, che per
primo ha dato il la al coro di polemiche che imperversano dentro e
fuori il palazzo municipale di Locri.
Sig. Calabrese, lei ha dato il via alle attuali polemiche chiedendo pubblicamente le dimissioni del sindaco di Locri, il quale le ha risposto
che non ci pensa minimamente. Qual è la sua prossima mossa?
Per ora è sempre la stessa: continuare a ribadire a gran voce che
Giuseppe Lombardo è assolutamente incapace di amministrare e
governare la città di Locri. Così come lo è il suo gruppo di collaboratori, persone senza nessuna competenza politica o tecnica. E di questo si sono accorti soprattutto i cittadini. Direi che con questa
Amministrazione, Locri piuttosto che “rinascere”, cosi come auspicato dal loro movimento politico, stia “rimorendo”.
Ma non è un po’troppo presto tracciare un
bilancio così definitivo?
Assolutamente no. Anche se otto mesi non
IN EVIDENZA
sono molti, Lombardo non è una novità. Era
già al corrente di tutti i problemi della città e
dell’impegno che era necessario per fare fronte alla situazione creata dalle vecchie amministrazioni di cui lui
stesso ha fatto
parte. Negli
anni passati
Lombardo,
che non se
lo dimentichi, è stato
anche lui
l’artefice
del novanta per cento dei problemi che viviamo oggi. E quando è
sceso in campo, lo ha fatto solo
perché ha sentito nell’aria l’odore di
una vittoria facile, a causa delle
spaccature del centrodestra. La
sua non è stata
una candidatura coraggiosa, né
sentita:
p r o gramm i
E
improvvisati, una lista che faceva acqua da tutte le parti, gente che
non aveva nessuna preparazione e competenza. Ed il risultato è sotto
gli occhi di tutti: una città mortificata, tornata ad essere ostaggio delle
solite note vecchie famiglie. Lombardo, dopo aver disgraziato Locri
per trenta anni, è tornato a completare l’opera. E continua ogni giorno a peccare in presunzione e arroganza.
Lombardo parla di attacchi strumentali e di mancanza di responsabilità da parte opposizione che non lo sta ad ascoltare.
Ma cosa dovremmo ascoltare, se lui non dice niente? Lui sostiene di
parlare con i fatti, ma quali? Io non ne ho visto neanche uno. Dice di
avere documentazioni e atti. Peccato che poi li debba ritirare su
nostra richiesta, perché sono privi di trasparenza rasentando a volte
l’illegittimità. Noi non pecchiamo di senso di responsabilità politica,
siamo delle persone serie. Facciamo semplicemente il nostro dovere:
Lombardo ha il dovere di amministrare la città, così come è stato
chiamato a fare, e noi abbiamo il sacrosanto dovere di vigilare affinché lo faccia. Il problema è che dobbiamo lottare con l’immobilità
della sua giunta. Anzi a tal proposito, vorrei aggiungere che è meglio
avere la faccia tosta, come lui ci accusa, piuttosto che averla di pietra
come qualcun altro.
La sua non è stata una candidatura coraggiosa, né sentita:
programmi improvvisati, una lista che faceva acqua da
tutte le parti, gente che non aveva nessuna preparazione e
competenza. Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: una
città mortificata, tornata ad essere ostaggio delle solite
note vecchie famiglie.
Ma se la situazione della città di Locri è così grave, voi avreste potuto davvero agire diversamente una volta saliti al potere?
Certo. Noi avevamo le energie e le carte per farlo. Non avevamo
lasciato nulla all’improvvisazione, avevamo un programma preciso e
dettagliato. Eravamo pronti a gestire la situazione, anche se era complicatissima. Eravamo pronti a governare e avremmo fatto bene.
Lombardo, invece, era solo pronto a vincere. Forse perché pensava
che gestire una città sarebbe stato come gestire le tartarughe caretta
caretta, come avrebbe dovuto fare nel suo ultimo grande incarico al
Parco Marino, prima di decidere di tornare in politica.
Però quella spaccatura al centrodestra in occasione delle ultime elezioni…
Si, è stata controproducente, ma era inevitabile. I nostri percorsi
erano arrivati un punto in cui dividersi era l’unica cosa coerente da
fare. E’così che avviene in politica, a volte si hanno difficoltà a coabitare. Ma ora ci sono stati i giusti chiarimenti. E l’esperienza di fare
oggi opposizione di nuovo insieme è stata e continua ad essere importante, direi fondamentale, per creare nuove basi da cui ripartire.
Cosa risponde al cittadino locrese, oggi un po’ confuso sull’intera
situazione, che chiede se davvero Locri è senza speranza?
Che la speranza c’è, così come c’è una via d’uscita. Risponderei di non
credere ai piagnistei falsi e bugiardi del Lombardo di turno. Locri ce
la può fare. Ci vorrà impegno, rigore e sacrifici, ma non è impossibile. E io, come Consigliere di minoranza e anche come Assessore provinciale, farò tutto quanto in mio potere affinché la situazione cambi
al più presto.
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
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DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
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Quando il matrimonio diventa spettacolo
entinaia di futuri sposini hanno partecipato al
Wedding Show, evento giunto quest’anno alla V
Edizione, ideato dalla Lino Valeri e organizzato dalla
Ideeventi, Agenzia di Wedding & Event Planners di
Eufemia Valeri, Stefania Severino e Chiara
Agostino. Un evento originale ospitato nel noto locale di Marina
di Gioiosa Jonica, che ha catalizzato l’attenzione di moltissimi
under 35 prossimi alle nozze. L’Hotel Sabbia d’Oro, infatti, si è trasformato in una sorta di grande spazio espositivo, dedicato esclusivamente al giorno indimenticabile per tutte le coppie che vogliono convolare a nozze.
Una parte del locale è stata dedicata alle aziende del settore, 17
professionisti del Wedding, di diversa tipologia e varietà, ma sempre legate alle nozze: chi specializzato nei viaggi, chi nelle bomboniere, chi nei centri estetici che preparano le spose e gli sposi per
il fatidico “sì” davanti a ospiti e parenti e chi con nuove proposte
come la wedding reporter, Milena, che raccoglie i dettagli della
storia d’amore e ne elabora un vero e proprio romanzo in cui i
protagonisti sono gli sposi. Le future spose hanno incontrato il
wedding creative Mauro Adami, volto della trasmissione
“Cambio vita, mi sposo” nonché stilista della casa di moda Domo
Adami che ha tenuto una vera e propria lezione di wedding style
che i presenti, per lo più under 30 in procinto di convolare a nozze,
C
hanno seguito con molto interesse. Un’altra star della domenica è
stata, Silvia Lora Ronco, meglio conosciuta come Silviadeifiori,
flore designer, entrata nella casa di tutti con il programma “Fiori,
Colori, Decori”, in onda su Sky, che ha realizzato con piccoli gesti,
vere opere d’arte.Ed ancora, in un susseguirsi di eventi e momenti, curati sin nei piccoli particolari, Stefania della Ideeventi e
Francesca della Nuccia & Francesca, hanno illustrato le tendenze
moda, trucco e capelli per il 2012.
Ma i veri protagonisti dello show dedicato al matrimonio sono
stati gli abiti, sia per lei che per lui che hanno sfilato in passerella
sotto gli occhi ammirati degli oltre 300 partecipanti. Protagonisti
della sfilata, iniziata con lo spettacolo delle sfere luminose, ad
opera de La Gurfata, sono stati gli atelier di Domo Adami,
Diamond Couture e Lino Valeri. Ed ancora, in passerella, lo stilista delle torte Riccardo Fazzolari, “Golosia”, ha fatto sfilare
autentici capolavori dell’arte pasticcera.
A far da mattatore nel corso dell’intera manifestazione è stato il
piccolo ma già grande Mattia, che ha sorteggiato un viaggio di
nozze in crociera, offerto dall’Agenzia Full Travel Service e un servizio fotografico pre matrimonio, offerto da
Servizifotografici.net,
Ideeventi, Estetica Mixage e
Pedullà Gioielli.
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
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A proposito
di...
FOCUS
STATUA DI PERSEFONE, ALTES MUSEUM DI BERLINO; PINAX RAPIMENTO PERSEFONE, MUSEO NAZIONALE DELLA MAGNA GRECIA DI REGGIO CALABRIA
a se il divino Ade. E’ vero che il dio dell’oltretomba l’aveva rapita con la connivenza
di Giove anche se vi potrebbe essere stata
una certa accondiscendenza della ragazza,
se le raffigurazioni dei Pinakes locresi
rispondono al vero; la ragazza, infatti, spalanca le braccia al dio dal corpo virile che
la tiene con un braccio sul suo carro!
Un’azione spregiudicata di uno spasimante audace, lo definiremmo oggi, piuttosto
che un ratto poiché, in fondo, l’aveva poi
accolta accanto a sé alla pari come regina
e come tale appare nei Punakes locresi,
sweduta in trono accanto ad Ade. Ma
Demetra, la madre di Persefone, che non
si rassegnava al distacco dalla figlia, con la
sua disperazione aveva costretto Giove ad
intervenire e far liberare la ragazza che,
sulla via del ritorno, però rimaneva vittima
della magia di Ade, ormai suo affezionato sposo, accogliendo il dono di un chicco
di melograno. Un dono che ipotecò la sua
esistenza poichè, come vuole il mito, si
sarebbe poi divisa sei mesi sulla terra e sei
si guadagni intravista da un agricoltore nell’Ade con il suo sposo; condizionando
IN EVIDENZA
delle campagne Locresi favorì il trasferi- così i ritmi della natura: rigogliosa e fertimento della statua. Infatti non appena le con la sua presenza, addormentata e
Strenuo difensore delle origini
ebbe la ventura di operare la sua emersio- sterile durante i mesi della sua assenza.
locresi della statua di Persefone
ne dal sottoterra, la fece prigioniera e la A Locri, del culto di Persefone tra i boschi
riseppellì per anni nel buio di una cantina, sacri delle colline della Mannella, erano
furono proprio gli studiosi
fino a quando la consegnò a trafficanti di sopravvissute solo le testimonianze delle
tedeschi, tra i quali Behrendt
opere d’arte che venivano nel Sud Italia ieratiche statuine di terracotta degli ex
Pick, allievo del Mommsen.
per impadronirsi di statue di divinità e ven- voto che scaturivano dal suolo, non solo
derle ai grandi collezionisti del mondo sotto i picconi degli archeologi, ma anche
A loro, la statua parlava chiaro,
che, così, riuscirono a imprigionare buona spontaneamente quasi come gli ortaggi di
presentandosi con nome e luogo
parte degli dei della Magna Grecia nei quei campi fertili, riempendo così i musei
di provenienza.
e non solo calabresi. Marmi, blocchi delle
loro musei.
Per questo la prima notizia mi aveva fatto mura e colonne dei templi, quanto di più
saltare sulla sedia: “Vuoi vedere che prezioso vi era nella pianura dell’antica
realtà dei fatti, che nasconde semplice- Demetra, la madre di Persefone, è riuscita Locri, venne divelto e trasferito altrove,
mente una storia di traffici di opere d’arte per la seconda volta a ritrovare la figlia e a dando vita a nuovi edifici di nuove religiomolto in voga alla fine dell’800 in Magna farla ritornare sulla terra (leggi Locri), ni, riutilizzandone gli antichi simboli che a
Grecia. Purtroppo la possibilità di favolo- anche se questa volta non la teneva legata volte trovano sorprendenti somiglianze;
Lo scopritore, Vincenzo Scannapieco, era morto lasciando
al comune i suoi beni, ma negli anni sessanta un anziano suo
contadino, Giovanni Giovinazzo, rivelò il segreto tenuto negli
anni per rispettare il giuramento fatto al suo padrone.
Continua la tormentata odissea
della Persefone di Locri
PINO MAZZÙ
a Persefone di Locri sembra che
abbia cambiato residenza. Da 100
anni nel principale Museo di
Berlino, sarebbe stata spostata in
un’altra sede della stessa città tedesca.
La notizia è stata diffusa da uno studente
di Taranto che si era recato… in pellegrinaggio, perché a Taranto si afferma che la
città antica non sia stata semplicemente
una tappa del lungo viaggio, dopo lo spostamento da Locri dove le antiche popolazione l’adoravano portandole offerte di
ex voto, anzi una tesi sostiene che addirittura ne fosse la sede originaria per cui la
indica come “la dea di Taranto”.
Ma lasciamo questa antica diatribe, più
una lite tra archeologi cavillosi che la
L
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
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la Riviera
come a Gerace dove la Cattedrale, con le
sue colonne, ne è testimonianza viva.
Mentre l’altare del frate Bonaventura,
nella chiesa di San Francesco, mostra
ancora il melograno beccato da un uccello. Ed il melograno, frutto sacro a
Persefone, fiorisce ancora tra i giardini
delle campagne locresi.
Ma del simulacro della dea invece, si
erano per millenni perse le tracce.
La sua scoperta segnò l’ultimo rapimento,
dal quale non riuscirono a liberarla né il
divino Giove né la madre Demetra. Il
ratto avvenne, infatti, non più per amore
ma per soldi, agli inizi del secolo scorso.
La cronaca ricostruita da uno dei contadini che assistettero all’evento, vuole che la statua apparisse all’improvviso tra i filari di un vigneto, affiorando dal sottosuolo
sotto i colpi degli arnesi agricoli. Chissà!
Forse l’avevano sorpresa proprio nel
momento in cui ritornava dall’Ade sulla
terra, per trascorrere i sei mesi accanto
alla madre. Una volta disseppellita venne
nascosta in una cantina e, diversi anni
dopo, venne trasportata a bordo di un
carro per essere imbarcata a Gioiosa
diretta a Taranto, da dove poi intraprese
il viaggio alquanto avventuroso per raggiungere prima la Francia, poi la Svizzera
e infine la Germania. Prima di morire lo
scopritore, Vincenzo Scannapieco, forse
preso da un sacro timore, ha lasciato al
comune i suoi beni, ma negli anni sessanta un anziano suo contadino, Giovanni
Giovinazzo, rivelò il segreto tenuto negli
anni per rispettare il giuramento fatto al
suo padrone.
Ma né gli articoli di Totò Delfino, che
riportò in una intervista l’intricata vicenda,
né i servizi della Rai, nè le indagini svolte
dalla procura di Locri, né le iniziative degli
uomini di cultura della città, e mi piace
ricordare l’opera di Gaudio Incorpora
che non si è mai arreso, ma anche di tanti
amministratori e cittadini, sono riusciti a
far ritornare la statua della dea nei luoghi
dove anticamente era venerata e dove era
la meta delle processioni delle donne
locresi “. Purtroppo le lettere, gli esposti,
le interrogazioni parlamentari non fecero
breccia: per le istituzioni dello Stato non
c’erano le condizioni perché Persefone
facesse rientro a Locri, La statua, rimase
così al suo posto a Berlino.
Per chiederne la restituzione, ma alla città
di Taranto, si mosse
in tempi più recenti
il presidente della
Regione
Puglia
V e n d o l a .
Progettava di averla almeno in prestito per una mostra.
Ma la casa della Persefone è a Locri e
Locri non si arrende. da qualche tempo
un sito è stato aperto su internet, con l’obiettivo dichiarato di tenere desta l’attenzione e l’interesse sulla vicenda della statua rapita, oggi diremmo trafugata.
Il destino della Persefone è quello di
molte altre opere della Magna Grecia che
sono state portate illegalmente all’estero;
solo alcune sono state restituite. Tutte rappresentavano un mistero, poiché si cercava di distruggerne l’identità e la provenienza. Per avere l’idea di quanto accadeva a cavallo tra ‘800 e ‘900, vale la pena
citare il caso di una serie di reperti
archeologici di terracotta che oggi sono al
Metropolitan Museum di New York sotto
la denominazione di “oggetti fittili provenienti dal Sud Italia”. I pezzi rinvenuti alla
fine del 1800 a Gioia Tauro, non si sa
attraverso quale canale, finirono nel
museo americano che li mise in mostra a
distanza
di
oltre
vent’anni.
Evidentemente non sapevano che, nel
1902, Paolo Orsi era riuscito a ricostruire,
attraverso la descrizione di chi aveva partecipato al rinvenimento, i disegni dei
pezzi che corrispondevano perfettamente
a quelli apparsi poi a distanza di 20 anni
nel museo di New York. Si trattava di
reperti importanti come testimonianze
dell’antica Metauros, anch’essa colonia di
Locri, anche se di piccole dimensioni.
Per la statua di Persefone avvenne la stessa cosa. Dopo circa un decennio dal ritrovamento riapparve nel Museo di Berlino;
ma gli dei, specialmente se Magnogreci, ai
quali per secoli intere comunità e territori
si sono rivolti per ottenere grazie e favori,
parlano da soli.
Mi vengono in mente i romanzi di
Corrado Alvaro, “l’età
breve” e “Mastrangelina”.
dove riaffiorava la vicenda
del rinvenimento della statua da parte di
un contadino, Mastrangelo e il suo avventuroso viaggio a bordo di un carro con il
miraggio di favolosi guadagni. Nel primo
romanzo Filippo Diacono, che aveva
appreso della scoperta, cercava di sapere
dal figlio Massimo, che aveva intrapreso
gli studi classici a Roma, se era possibile
nel territorio scoprire un dio greco, come
gli aveva rivelato il contadino
Mastrangelo. Alla risposta incredula del
figlio “Ma gli dei greci sono morti”, il
padre incalzava “Bene ma se uno lo trovasse?”. Il ragazzo rispose ricordando che
i musei di Roma ne sono pieni e “non
rimarrebbe che metterlo in un museo”
riconoscendo, comunque, che non era
possibile farlo passare inosservato
“Perché non è facile nascondere un Dio”.
Ed ancora il padre “E se lo portasse fuori,
in altri paesi? Metti che lo portasse in
America”. “In America!” esclamò
Rinaldo. “Ma in America non hanno le
macchine? Non hanno le miniera? Che
cosa gli interessano i nostri vecchi dii? Là
i nostri vecchi dii non hanno messo piede.
Sarebbe curioso. Sarebbero dei mostri “e
seguitava sul filo di questa fantasia, di un
dio straniero in una terra sconosciuta .”
Ed ancora, riferendosi alle statue viste a
Roma proseguì “Io mi ricordo che quando li vidi per la prima volta a Roma, mi
sentii tremare le gambe, e quasi cadere. E’
terribile un dio morto, che nessuno più
adora”.
A questo punto anche a noi viene da pensare “Che ci fà la Persefone di Locri nel
museo di Berlino? si tratta di una forzatura storica” anche
se, a onor del vero,
strenui difensori
delle origini locresi
della statua di
Persefone furono
proprio gli studiosi
tedeschi, tra i quali
Behrendt Pick, allievo del Mommsen. A
loro, la statua parlava chiaro, presentandosi con nome e luogo di provenienza.
Ma, per tornare alla notizia iniziale, sembra che lo studente abbia ritrovato alla
fine la statua obiettivo del suo viaggio, trasferita in un altro museo berlinese.
Ignoriamo i motivi di tale spostamento.
Ma la vicenda potrebbe rimettere la
Persefone nuovamente al centro dell’interesse.
Chissà anche i locresi e magari gli studenti locresi, e perché no anche i presidenti di
Provincia e Regione, potrebbero mettersi
nuovamente in moto per riportare a casa
la dea della Mannella. Forse servirebbe,
non solo a placare il dolore della madre, la
divina Demetra, il cui tempio è stato ritrovato a pochi metri dalle mura dell’antica
città, proprio accanto alla torre fortificata
di contrada Marasà, con l’altare ancora
fresco di sacrifici, ma anche a restituire a
Locri ed alla Calabria uno dei simboli più
importanti dell’arte e della religiosità della
Magna Grecia.
PRIMO PIANO
«La Persefone di Locri
nel museo di Berlino ...
una forzatura storica»
CRONACHE DAL NORD
Di porcata in porcata
Commettere una porcata per difendere il “Porcellum”, è una piroetta spaziale che non ci saremmo aspettati, almeno dalla corte Costituzionale. Ma si sa, viviamo tempi tristi, in cui lo Stato nazionale, costruito fin dall'inizio, Massone su Massone, tenta di autotutelarsi, ma, come in una malattia
autoimmune alla fine sta distruggendo se stesso dalle fondamenta, se mai tali fondamenta sono esistite. Nonostante non sia un tipo simpatico, ha ragione Di Pietro nelle sue dichiarazioni: ”siamo al
regime”. E che, ora te ne accorgi Di Pietro che in Italia comandano i Fratelli ? Praticamente la consulta ha calpestato come un cesto d'uva il desiderio della maggioranza degli “Italioti”, che volevano una legge in cui fosse la gente a contare e non i partiti, non le dinastie, non i “fratelli d'Italia”.
Giustificheranno il tutto con la necessità di evitare una presunta vacazio legis che sarebbe stata pericolosa per il paese(ma mi faccia il piacere), dimenticando che questo paese non vive di leggi ma di
privilegi. Nello stesso giorno siamo riusciti ad assistere ad un'altra porcata, se possibile più grande
della prima: la Camera salva l'On. Cosentino dalla richiesta d'arresto. Ma che paese è mai questo
dove puoi rubare, avere rapporti con camorristi che ti fanno pure la campagna elettorale e poi passarla liscia, certo soltanto se sei un deputato, un senatore, un gran commis. Se sei un povero diavolo invece tela prendi nel di dietro e ……zitto e paga. Aspettiamo le liberalizzazioni per consolidare la classe padrona(ladrona?), che ci stringerà di più il cappio al collo. L'unico aspetto positivo di
tutte queste porcate e che la Lega Nord ha perso la sintonia con la base: la prossima volta Bossi
dovrà davvero prendere i fucili per convincere gli elettori del profondo nord a dargli credito. Noi
del sud, impassibili, attendiamo gli eventi. Attendiamo di capire, in questo marasma, a chi prossimamente dovremo leccare il sedere. Si sa, d'altronde, che siamo un popolo orgoglioso: non ci pieghiamo mai a niente e a nessuno, siamo testa dura, ma per i sederi abbiamo un debole.
Vincenzo Carrozza
FILOSOFIA REGGINA
Emigrato?
No, in prestito
da Reggio...
“Beato te che stai a Roma…Beato te che stai a
Milano…Beato che stai fuori Reggio…” e tu
rifletti “Beato te che non sai che cosa significhi
sentirsi straniero in terra straniera”. Esagero?
Avvicinatevi, vi racconto una storia: Reggio
Calabria non è solo un punto geografico nel
mezzo, o quasi, del Mediterraneo, è anche un
modo di vivere, un modo di fare, è radicato all'interno del dna, siamo Organismi Geneticamente
Modificati in chiave Reggina.
Si riflette nel tuo modo di essere, di pensare, di
parlare; nel tuo entrare in un bar ed esclamare
spontaneamente, alla vista di un amico, “u cafè è
pavatu”; nel tuo alzarti la domenica mattina con
il profumo del sugo nelle narici, ben certo che tua
moglie si è alzata ore prima di te per farti trovare la pasta fatta in casa; nel tuo invitare a cena
ospiti e chiederti con una punta di perplessità “ho
preparato la parmigiana, le polpette di melanzane, le crocchette di patate, le cotolette, i maccheroni con il sugo del maiale e le costolette…siamo
quattro: è sufficiente o preparo qualcos'altro?”.
Reggio è una malattia dalla quale non si vorrebbe mai guarire. Reggio è come la mamma, rompiscatole, imperfetta, ti fa urlare, a volte è terribilmente irritante, ma puoi smettere di amarla
anche solo un momento? Per tutti i suoi figli lontani la risposta è “no”! Reggio è una meravigliosa donna distesa tra il mare e la montagna, ti sorride anche con la pioggia, ti saluta con le mille
luci dello Stretto e ti abbraccia ogni volta che
ritorni, non importa chi tu sia diventato e cosa tu
abbia fatto, lei ti amerà sempre. Così quando vai
via le prometti di ritornare, pur sapendo, in cuor
tuo, che ciò non avverrà. E così rientri nel grigiume delle città che ti hanno, tuo malgrado, adottato ma, come Rossella 'O Hara sulla cima della
collina, virtualmente alzi in cielo il pugno e gridi
la tua promessa: «Non mi avrete mai!!! O voi
barbari potrete avere i miei soldi ma non le mie
ossa! E quando morirò seppellitemi di fronte al
mare, e che la mia anima possa bearsi della vista
dello Stretto per l'eternità». O, in alternativa,
andrà benissimo anche il chiosco dei gelati, perché il mare è meraviglioso, ma vuoi mettere la
soddisfazione di una bella brioche ripiena di nocciola?
Servizio di La Filosofia Reggina
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
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Francesca Rappoccio, Mario
Labate, Franco Crinò, Marco
Andronaco, Isabella Galimi ,Maria
Teresa D’Agostino, Giovanna
Mangano,
Lettere, note e schermaglie
LA REPLICA
Salviamo il giovane cronista calabro-emiliano dalle cosche,
dalla tv-spettacolo, dalle penne mercenarie e colleghi invidiosi
L’importanza di chiamarsi Tizian
IN EVIDENZA
MESSAGGIO FUORVIANTE
“Salviamo il cronista Tizian”.
Salviamolo (e salviamoci), tutti
noi, dalle cosche, dalla
spettacolarizzazione, dalla
diffidenza e dall’invidia. Sì, è
vero, è il sistema che fa
schifo. Ma questo non vuol
dire che Giovanni Tizian,
giornalista precario, e altri
come lui un lavoro non lo
meritino. Il sistema fa schifo.
SOPRA
L’ultima copertina de la Riviera
dedicata a Giovanni Tizian
G
ià dal titolo, sparato in
prima pagina, e dalla
vignetta
tristemente
inequivocabile che lo
accompagna, c’è qualcosa che non
quadra, crea turbamento. Leggiamo
l’articolo a firma Ruggero Calvano
su “La Riviera”, intitolato appunto
“Salvate il soldato Tizian”, e la prima
sensazione
sgradevole
trova
purtroppo conferma. Il linguaggio
allusivo e irritante di chi la sa più
lunga degli altri e a lui non lo
fregano, il fingere di scherzare su
cose assai serie, il solito maleodorante vittimo-campanilismo in salsa
calabrese –di chi ridimensiona la
‘ndrangheta di oggi perché quella di
una volta era un’altra cosa... che distingue sempre tra Noi, i calabresi, e
Loro, il resto del mondo, che alimenta questo senso di appartenenza
trasversale, mutuato da una mentalità tipica (i calabresi onesti e quelli
criminali stanno in fondo dalla stessa
parte)– permea a catena tutti i
ragionamenti. Il tutto avvolto in una
protettiva patina d'ironia d’accatto.
“Salvate il soldato Tizian”. Fantasia
degna di nota, ma il messaggio è
fuorviante. No, Giovanni Tizian non
è, per come si lascia intendere, l'ennesimo prodotto costruito a tavolino
dal e per il sistema mediatico, non è
un “militare”, un professionista dell’esercito antimafia in attesa di promozione, e nemmeno un eroe. Chi lo
conosce dovrebbe sapere che è lontano mille miglia dal carrierismo,
dall’aspirazione a diventare icona,
ma pure che ha una paura fottuta.
Giovanni è semplicemente un cronista vecchio stampo ma con le
gambe e il fiato di un giovane atleta,
che fa bene il suo lavoro. Con una
qualità in più: se ne fotte del potere e
va fino in fondo, non scrive tanto per
il soldo e nemmeno per la gloria, ma
per i Valori. È, questo sì, pur senza
essere militare, un militante. Nel significato più giusto e nobile del termine. Ha dimostrato con chiarezza e
concretezza da che parte ha scelto di
stare. A differenza di tanti che non lo
fanno, nascondendosi magari dietro
ben costruiti alibi culturali, o tutt’al
più si limitano a fingere di farlo. È
questa passione civile che gli da uno
stimolo e un'energia che diventano
antidoto alla paura. Non è il solo. E
quelli che fanno il loro lavoro fino in
fondo si beccano –accade sempre più
spesso– le minacce e le ritorsioni.
Anche in Calabria. Ultimo in ordine
cronologico Lopreiato a Vibo. Se gli
altri, più bravi e più seri nessuno li
tocca, a partire dal rammaricato
Calvano, un motivo ci sarà. “Fatevi
una domanda e datevi una risposta”,
direbbe Gigi Marzullo. Ciò non vuol
dire che per dimostrare il proprio
impegno sulla trincea anti'ndrangheta (visto che parliamo di
soldati) si debba esibire necessaria-
mente la certificazione di almeno un
attentato. È comunque stucchevole
la gara al più intimidito –perché ci
sono giornalisti di razza che stanno
un passo indietro, non s’espongono
ma svolgono ugualmente un lavoro
monumentale e fondamentale– è
stucchevole la separazione manichea
tra il “prima” e “l’ora” (anche in
tempi passati c’era chi si esponeva e
interpretava con coerenza la propria
professione).
È stucchevole, certo, anche la mitizzazione e la creazione mediatica del
personaggio –dall’icona Saviano agli
aspiranti Saviani di serie B. Come se
bastasse una tanica spenta o una lettera sgrammaticata per trovare la
corsia privilegiata, in molti casi alternativa, rispetto alla gavetta, alla
capacità e alla fatica dello scrivere.
In questo Ruggero Calvano ha
ragione. Qualche volta effettivamente è così, c'è un accenno di
patologia. Certo, così non dovrebbe
essere, ma è anche sbagliato dire e
far intendere che sempre sia così. E'
un po' il discorso che, anche qui
senza generalizzare, è stato spesso
fatto per le vedove e la politica. In
ogni caso, certamente non è così nel
caso di Tizian e di molti giovani cronisti che non si prestano alle speculazioni né barattano la rinuncia a testimoniare la verità con un posto di
lavoro sicuro.
Calvano attacca il sistema, l’attuale
società. Dimentica però che questa è
la società che le vecchie generazioni
hanno lasciato alle nuove e che, semmai, bisogna con impegno di tutti
fare in modo di non lasciare alle generazioni future. Occorre allora correggere il tiro: “Salviamo il cronista
Tizian”. Salviamolo (e salviamoci),
tutti noi, dalle cosche, dalla spettacolarizzazione, dalla diffidenza e dall’invidia. Sì, è vero, è il sistema che fa
schifo. Ma questo non vuol dire che
Giovanni Tizian, giornalista precario, e altri come lui un lavoro non
lo meritino. Il sistema fa schifo. Ma
questa constatazione non ci assolve
dalle responsabilità individuali, generazionali e territoriali. Ognuno se
ne assuma le proprie, perché di certo
questo sistema non è nato da solo e,
di certo, quello costruito attorno alla
casta dei giornalisti di nemmeno un
decennio fa non era l’Eldorado. Né
ci risulta che i citati Fava, Alfano,
Mauro, Siani, Rostagno, Impastato
–pur con tutte le differenze e le distanze– non siano stati esposti, soprattutto in vita, oltre che al “fuoco nemico” a quello “amico” in forma di
calunnie, sberleffi, invidie, freddezza
e isolamento.
Si potrebbe, allora, anche titolare
“L’importanza di chiamarsi Tizian”,
giusto per restare in tema di suggestioni letterarie e cinematografiche.
Giuseppe Tizian, il padre di
Giovanni, l’hanno ammazzato e nessuno ha pagato. E nessuno ha indagato. E nessuno ha scritto. Questa è
LA RISPOSTA
Pacche sulle spalle e solidarietà
sulla rete sono esercizi facili
'esempio di Marzullo mi sembra calzante. Vi siete fatti una
domanda e gli avete dato un comizio in risposta. Il bello è che
ritengo condivisibili molti dei vostri argomenti anche se
hanno poco a che vedere col mio pezzo. Il bello delle parole è che
ognuno ci può vedere dentro quello che vuole, voi di questa facoltà
ne avete ampiamente abusato, ma nemmeno questo conta. La
ndrangheta mi faceva schifo un tempo, e continua oggi nelle stessa
misura. Ma la cosa che più mi è insopportabile è l'ipocrisia, io ne ho
di vizi. Quello no. Penso ci siano parecchi ipocriti in giro, gente che
quando la tragedia è entrata in casa Tizian se ne è tenuta alla larga.
Vi sarà sfuggito, ma non ho toccato in nessun modo né la sfera personale né quella professionale del giornalista calabrese. Il suo caso
è stato semplice spunto per parlare di un sistema di potere che strumentalizza gli eventi per fini poco nobili. Giovanni Tizian non ha
pecche né io le ho viste. Tra il serio e l'ironico, volevo solo dirgli di
fare attenzione, di non farsi imbrigliare in un gioco che forse lo
vuole solo utilizzare. Le pacche sulle spalle, le solidarietà sulla rete
sono esercizi facili. Non costano nulla. Nella vita reale la tragedia
trova quasi sempre sole le vittime. E io, nonostante quello che voi
pensiate, sono con lui. E ognuno conosce i propri dolori, ma quando se ne subiscono di simili non si scherza. Io sono con Tizian, ma
dico sempre quello che penso e nel dolore non presto le pacche.
Ah, dimenticavo. La vignetta è totalmente frutto dell'innocenza di
un'adolescente, proveniente dall'istituto d'arte.
RUGGERO CALVANO
L
DOMENICA
la Locride. O, meglio: anche questa è
la Locride. La storia di Peppe Tizian
è stata recuperata dall’oblio dopo
venti anni. Ci sono piste investigative
e ipotesi, nomi e cognomi. Chi ha
voglia di rispettare i fatti e le storie
parta da lì. Parta da lì chi le cose
vuole cambiarle, cercando verità e
giustizia. Chi ha invece voglia solo di
parlare, rifletta prima di farlo.
Perché, è vero che non si conosce l’origine delle minacce a Giovanni
Tizian. Ma altre cose si sanno e, se ci
fosse stato un approccio meno
superficiale e un pensiero meno prevenuto, non sarebbero sfuggite. Il
Procuratore di Bologna ha detto testualmente che si tratta di una minaccia grave e di un serio pericolo. Non
ci vuole uno scienziato né il classico
zingaro per capire che se l’intimidito
non conosce la fonte della minaccia e
i magistrati sì, allora si tratta di
un’indagine in corso e con molta
probabilità di intercettazioni scottanti tra personaggi inquietanti che discutono piani criminali. Del resto una
scorta di due uomini armati h24 non
si dà al primo che passa. È anche
vero che la regola aurea in questi
casi, appunto per non doversi trovare
con un nuovo martire da glorificare,
è quella di dare il massimo risalto
pubblico. Anche un bambino riesce a
capire che è molto più difficile
colpire un tizio che sta sulla prima
pagina dei giornali e appare in tv. E,
vivaddio, il cronista Tizian non s’è
prestato alla sfilata televisiva in veste
di eroe, ma per una volta la tv ha parlato della notizia invece che del personaggio, fornendo quella “scorta
mediatica” che dovrebbe essere
garantita a tutti, in particolare ai precari.
Infine, vorremmo invitare Calvano a
leggere gli articoli di Giovanni Tizian
sulla Gazzetta di Modena.
Allargherà così il suo orizzonte ben
oltre la Calabria (altro che vittimismo!). Scoprirà che a Reggio Emilia
ci sono i cutresi e a Modena (ma non
solo) i Casalesi. Gente che non
scherza, come a volte, anche scrivendo, si fa, irresponsabilmente, sulla
pelle degli altri. Leggendo scoprirà
che Tizian, con i suoi articoli, non
solo non ha “contribuito a esorcizzare il male emiliano”, ma ha sbattuto in faccia alla società emiliana la
realtà di “quel sistema molto più
grande” che la corrode ormai anche
dall’interno e che va ben oltre il tarlo
calabrese... E allora, forse, si troverà
a rivedere le frasi che ha scritto e che
difficilmente
possono
essere
descritte, ironia o non ironia, se non
come “pericolose”insinuazioni.
Nuccio Barillà
(giornalista – Legambiente)
Alessio Magro
(giornalista – Stopndrangheta.it)
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
20
HANNO COLLABORATO
Francesco Laddarina, Ian
Zimirri, Giuseppe Patamia,
Alessandra Bevilacqua,Bruno
Gemelli, Carmelo Carabetta,
Valentina Elia, Antonio
Cormaci, Mario Labate,
Antonio Tassone, Giulio
Romeo, Ilario Ammendolia,
Sara Caccamo, Giuseppe
Fiorenza, Daniele Mangiola,
Sara Caccamo.
Le COLLABORAZIONI non precedute dalla
sottoscrizione di preventivi accordi tra
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ASSOCIATO- Unione Stampa Periodica Italiana, Croanache Italiane
RISPONDE il direttore
KAPPADUE di RUGGERO CALVANO
Scende il Governatore
Caro Direttore,
così dall’Ansa: “Il governatore Giuseppe Scopelliti è sesto (54%) nella classifica dell'Istituto IPR Marketing per il Sole 24 Ore
sul consenso agli amministratori locali, con un -5% rispetto al 2010 e -3,8% sulle elezioni. Tra i presidenti di Provincia Wanda
Ferro (Catanzaro) è prima in Calabria e settima a livello nazionale (prima donna) con il 63%, seguita da Mario Oliverio
(Cosenza), 37/mo. Tra i sindaci Peppino Vallone (Crotone) e Demetrio Arena (Reggio Calabria) sono 35/mi con il 55%”.
Scendere dalle stelle spiace a tutti, e spiacerà certamente al Governatore Scopelliti, non consapevole che bisogna essere palloni per andare in alto. Comunque, va giù. Peccato. Accade, quando il Governatore, libero dall’inchino da Costa Concordia
a Silvio Berlusconi, si è erto a difensore della Calabria poi che al governo c’è il placido prof. Mario Monti, e da qualche tempo,
dopo il modello Reggio, si avviava a esportare il modello Calabria. Lei che ne dice? Dobbiamo piangere lacrime amare sul
destino cinico e baro del Governatore? Con i più cari saluti.
E. G.
Fetenti fatevi periziare
Non so più cosa fare. L'Aspromonte è grande
ma ospitare tutti i fetenti che si fanno beccare
non è possibile. Speravo che i cattivi prima o poi
la smettessero con le marachelle, che il crimine
non paga lo sanno tutti, soprattutto se puzza di
mafia. Ma niente, più ne prendono e più ci sono
in giro. Certo, finiti i nomi di grosso calibro, da
anni, in giro c'è solo paccottiglia. Ma ci si arrangia, tutto fa brodo e per migliorare la nostra
società è bene che anche le mezzetacche assag-
A ciascuno il suo. Il Governtore ha ritenuto di potere rimanere uomo solo al comando grazie ai suoi altoparlanti e ai guardiani
posto fisso della sua persona. E intanto i problemi calabresi marcivano. Non siamo giustizialisti e non speriamo nell’iniziativa
della Magistratura. Giuseppe Scopelliti sarà diminuito dalla forza delle cose, anche se adesso tenta di cavalcare la tigre.
Oppositori si è sempre o mai.
LOQUI E SPROLOQUI
Ritratti *
di Diego Cataldo
di Filomena Cataldo
Inutili convenevoli
Mi stringo affettuosamente alle famiglie delle vittime della Costa crociera,
ma non posso non appuntare quanto
segue. Ho visto facce stupefatte
dinanzi al fatto che il comandante
abbia abbandonato la sua nave. E
per quale motivo? Oramai in pochi
–davvero in pochissimi– sentono fortemente il dovere dinanzi a ciò che
rappresentano e che quotidianamente svolgono. Non è soltanto una crisi
dei costumi, considerando –appunto– che gli esempi in itinere ed in fieri
sono tutti di soggetti in fuga dal proprio dovere per cui, consolandoci,
potremmo dire che il comandante si
sia semplicemente adeguato al cliché. Oppure, cosa ancor più grave,
trattasi di crisi di principi e di ruoli.
Anche qui potremmo invocare il cliché. Ma nulla di grave! Per come soffiano i venti in Italia a pagare per il
disastro di vite e di ambiente sarà
certamente il mozzo, colpevole –hailui– di essere un miserabile.
GIUSEPPE
CORREALE
Scultore
Tra i maggiori artisti della
Calabria, infaticabile, nonostante l’età. Comincia il suo
viaggio nella scultura a 13 anni.
Una vocazione. Tantissime le
sue opere a carattere religioso
in chiese e musei. Moltissimi
anche i monumenti urbani e
pregevoli si manifestano i suoi
disegni. Uno scultore eccelso e
raffinato.
IL BRIZZOLATO di Ruggero Brizzi
Nereo ha un’età indefinita
È schivo, riservato e ad ogni ora del giorno lo puoi incontrare in qualsiasi punto della tua
città.
Cammina Nereo. Non credo faccia altro nella vita.
Cammina, o meglio, passeggia.
Passeggia continuamente.
La mattina si sveglia, esce di casa e va. Non importa dove.
La testa è sempre china, ma lo sguardo osserva muto ciò che accade.
I suoi capelli brizzolati spiccano su un corpo rosso statuario, abbronzatissimo così in
Estate come in Inverno.
Di Nereo avevo timore da bambino, quando lo incontravo. Mi impauriva quel suo andare a zig-zag per le vie della città. Solo pochi anni dopo compresi che quel suo modo di
camminare era dovuto al camminare stesso che gli aveva provocato quella strana andatura. Non avevo mai capito quali segreti potesse custodire nei suoi piedi che per 18 ore
al giorno non stavano fermi. Non ho mai pensato potesse avere problemi psichici e non
avevo mai neanche sentito la sua voce, fin quando un giorno, incontrandolo, venne fuori
un semplice “ciao” greve, rauco, piacevole.
Nereo non conosce fretta. Non evade dal telefonino. Libero va sulle spiagge, nei campi,
sulle strade. Vive di un'arte povera che non riceve offerte, ma custodisce il futuro della
nostra società che più non conosce dialogo e marciapiedi.
Per la gente è matto.
Per la stessa gente che passeggia sola con Fuffy perché deve cagare e non è neppure in
grado di evadere per un'ora da una corsa di cui mai capirà il senso.
“Passeggiare non serve per tenersi in forma, ma a dare forma alla vita, a farle capire le
proporzioni, è la modesta preghiera degli arti inferiori”
Vai Nerè....
gino le manette. Dal mio punto di vista, quello
del carceriere, il quadro è desolante. Sono anni
che non vedo un boss di quelli che si dicevano
pezzi da novanta. Si, forse si sarà raschiato il
barile, ma gli ultimi pezzi arrivano al massimo al
due, e non centesimi, di coppe. Sapete che la
galera l'ho fatta anch'io e un po' me ne intendo.
Siamo ai saldi, si raccatta quel che si può. Però,
quello che volevo dire ai fetenti di ultima generazione, se la galera vi fa paura e ci arrivate gialli come limoni, evitate di farvi arrestare. Non è
la fuga che vi propongo. Cambiate vita, visto
che non ci siete tagliati date le dimissioni dal crimine. Non è una boutade. In fondo un po' bisogna essere portati per certe cose, avere un minimo di scaltrezza. E voi siete come i tordi, sapete che il cacciatore è sotto l'albero e continuate
ad andare a olive. Non voglio che la facciate
franca, né favorire i vostri intrallazzi. Ve lo dico
per davvero, lasciate perdere che non fa per voi.
I telefoni li controllano da una vita e le microspie sono in voga da vent'anni e voi continuate
a confessarvi al microfono. Fate la gara a chi la
spara più grossa, e anche se i cacciatori sanno
bene la vostra vera taglia non è che possono
darvi uno scappelloto e mandarvi a casa, c'è un
codice che li obbliga. Voi, per il bene vostro, dei
vostri cari, dell'aria e dell'ambiente, dateci un
taglio e se proprio volete giocare a fare i duri,
andate nei boschi coi fucili che sparano vernice.
Datemi retta è meglio per tutti. E se proprio
non ci riuscite, fatevi periziare ne scopriremmo
delle belle.
Errata corrige
A pag:15 de la Riviera di domenica
08.01.2012 l’articolo “Casignana, il mio
paese” è a firma di Antonio Lameri.
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DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
21
Intervista * al Presidente delll’Accademia Bonifaciana
«A colloquio con il
Cavalier Sante De Angelis»
Come si è trovato in Calabria presidente De Angelis? Qualcuno dice
che siamo tutti mafiosi, qualche
altro che i nostri bambini camminano per strada armati, altri ancora
parlano di “coprifuoco” serale. Ha
forse temuto di rischiare anche Lei
la vita?
“Bella questa domanda e ringrazio
per avermela posta… sono venuto
per la prima volta in Calabria nel
1999, in vacanza con degli amici a
Palmi, ospite del Comandante della
Stazione dei Carabinieri di
Taurianova il Cav. Enzo Necci, nativo di Anagni, dove poi ci sono tornato anche l’anno successivo, sempre
per motivi privati. Poi nel 2004 sono
stato premiato a Reggio Calabria
dall’Associazione “Aliquò” con il
Premio “Cultura di ieri e di oggi”. In
questi ultimi anni la sto rifrequentando spesso e con particolare piacere -oltre che per ragioni di rapporti
amichevoli- anche per iniziative collegate con la Delegazione calabrese
dell’Accademia
Bonifaciana.
Soggiorno spesso in questa zona
della Locride, in particolare a
Gerace, a Bovalino, ho visitato San
Luca, Siderno, Locri, Caraffa del
Bianco,
Sant’Alessio
in
Aspromonte, ma anche la parte
cosentina Fuscaldo, Paola con il
Santuario dedicato al patrono della
Calabria San Francesco, a cui mi
accomunano tante amicizie nelle
forze dell’ordine e di polizia.
Tornando alla domanda rivoltami,
posso dire che ci sono tante persone
in questo mondo che fanno del bene
agli altri e credetemi, è più alto nel
mondo il loro numero, cosa che dico
anche di questa regione italiana, tra
le più belle sotto tutti i punti di vista.
Il Gemellaggio dell’ Accademia
Bonifaciana con il Centro Padre
Puglisi di Bovalino cosa porterà?
Sarà solo sulla carta o sarà l’inizio
di un percorso sinergico e programmato?
“Il Gemellaggio con il Centro Padre
Puglisi, è nato da una mia visita
informale allo stesso centro la scorsa
estate, quando incontrai la prima
volta suor Carolina Iavazzo e le sue
consorelle. In quell’occasione proposi la firma di un gemellaggio di
intesa e promisi alle religiose che
sarei riuscito a portare da loro il
Governatore Scopelliti. Tornato in
sede mi sono subito adoperato per
raggiungere il Presidente Scopelliti,
per prospettare di conferirgli il
Premio Bonifacio VIII e per visitare
il Centro Padre Puglisi. A me piacerebbe che il Gemellaggio firmato lo
scorso 19 dicembre, non resti solo
sulla carta -anche perché se così
fosse, sarei il primo a proporre di
annullarlo- ma l’inizio di un percorso comune sinergico e pianificato di
iniziative a favore dei giovani meno
abbienti che sono di quelle zone.
Devo dire, però, che la direttrice
suor Carolina, la sera della visita del
Governatore, non si è comportata
benissimo ne con me, ma soprattutto con l’On. Scopelliti -infatti siamo
stati letteralmente assaliti, anche con
parole offensive, dinanzi agli ospiti e
alla stampa- solo per aver invertito il
programma di visita, cosa organizzata d’intesa con il Vescovo diocesano
mons. Fiorini Morosini e con la
segreteria del Governatore. Un
comportamento inaudito per una
suora, ma soprattutto con una persona con la quale avevo firmato
neanche due ore prima un gemellaggio di cooperazione per il bene
della gioventù e che avevo premiato
una settimana prima ad Anagni con
il Premio Bonifacio VIII. Spero,
quindi di rivedere quanto prima
suor Carolina per chiarire questa
situazione incresciosa”.
Perché l’Accademia Bonifaciana ha
deciso di premiare il governatore
Scopelliti?
“Ho
proposto
il
Premio
Internazionale Bonifacio VIII al
Comitato
Scientifico
per
l’Onorevole Giuseppe Scopelliti,
perché da sempre sono un suo estimatore, pur non essendo calabrese
di nascita… lo stimo davvero, come
ho detto la sera del 19 dicembre
nella chiesa di Santa Maria della
Pietà a San Luca, perché attraverso
con la sua attività politica, da
Sindaco di Reggio Calabria, fino alla
elezione diretta quale Presidente
della Giunta Regionale nel 2010 con
oltre il 75% delle preferenze, ha
messo in pratica le parole del papa
rivolte ai giovani “speranza di un
domani più pulito, più sano e più
costruttivo” dando una svolta generazionale alla politica italiana, quella
politica intesa come la chiamava
Paolo VI “la più alta forma di carità”
cioè di amore verso la collettività
tutta. E conferire il Premio
Bonifacio VIII “per una cultura
della Pace”, al Presidente, è stato un
po’ conferirlo a tutti e a ciascuno dei
calabresi. La consegna del nostro
conferimento, ricordo, che si è svolta nella chiesa matrice di San Luca,
alla presenza del Vescovo diocesano
mons. Giuseppe Fiorini Morosini,
del parroco don Pino Strangio e da
tutte le Autorità civili, militari e politiche della Provincia di Reggio
Calabria. Il Comitato Scientifico era
rappresentato degnamente dal noto
mariologo padre Stefano De
Fiores”.
Come mai ha chiesto al
Governatore di aiutare proprio gli
operai della forestale in cassa integrazione? Crede che Scopelliti terrà
fede alla promessa fatta? E se così
non
fosse
come
reagirà
l’Accademia?
“E’ vero, ho chiesto a Scopelliti,
quella sera, come a Padre Fiorini
Morosini, di essere vicino ai lavoratori operai della forestale in cassa
integrazione, che ringrazio ancora
per la loro presenza e per la loro
testimonianza di civiltà… io pure
sono figlio di un operaio e di una
casalinga e so cosa significa portare
avanti la famiglia ed i figli. So che il
Governatore, che è politico vero e
concreto non si tirerà indietro, nel
tendere un aiuto in modo celere ed
un impegno politico tangibile per
queste numerose famiglie calabresi
che rischiano di rimanere in mezzo
ad una strada…. So che il Presidente
ce la metterà tutta per aiutare questi
suoi corregionali in difficoltà”.
Come è articolata l’Accademia in
Calabria? Quali i contatti e i programmi per chi, nel territorio, volesse seguire più da vicino le vostre iniziative?
“L’Accademia Bonifaciana in
Calabria è articolata in una
Delegazione Regionale, che è
attualmente presieduta dal signor
Domenico Lizzi, di Gerace. Il suo
mandato è triennale e sicuramente
al suo scadere sarà rinnovato, considerati i risultati finora ottenuti:
voglio ricordare che negli ultimi
anni, parlando solo del premio internazionale, senza menzionare quelli
nazionali o le altre varie benemerenze, sono state insignite istituzioni
calabresi come il giudice Nicola
Gratteri, il governatore Giuseppe
Scopelliti, i Vescovi Giuseppe
Fiorini
Morosini,
Salvatore
Nunnari, Luigi Antonio Cantafora,
padre Stefano De Fiores, il
Santuario della Madonna di Polsi ed
il Centro Padre Puglisi. Una delle
ultime iniziative varate, che mi piace
ricordare, è stata la visita alla
Stazione dei Carabinieri di San
Luca, prima di Natale, dove siamo
stati accolti dal Comandante, mar.
Loiudice e dai suoi colleghi, per uno
scambio di auguri e di opinioni sulla
situazione attuale, con la promessa
di tornare quanto prima… Il compito del Delegato è proprio quello di
proporre soci accademici alla
Presidenza, di vigilanza degli stessi,
di reperimento delle quote d’ammissione ed annuali di contributi
volontari da Enti pubblici o privati
per gli eventi socio-culturali della
Accademia Bonifaciana e Lizzi si è
prodigato fino ad ora per questo.
Per chi volesse seguire più da vicino
le nostre iniziative può contattarci
alla nostra email: [email protected] o contattare direttamente il Delegato Regionale
Domenico Lizzi, che sta provvedendo in questo periodo nella selezione
DOMENICA
delle persone da proporre come
Delegati
provinciali.
La
Delegazione Bonifaciana ha pure
un assistente spirituale nella figura
di don Pino Strangio e di versi collaboratori. La provincia di Cosenza,
ha già il suo Delegato nella persona
del Cav. Pietro Esposito, che ha collaborato in maniera concreta per la
venuta del Presidente Scopelliti
nella Locride per ricevere il
Bonifacio”.
Polsi, nel cuore dell’Aspromonte,
devota e maledetta allo stesso
tempo. Dalla natura selvaggia e
aspra, dalla spiritualità semplice e
profonda. Così cruda che arriva
dritta al cuore. Che impressione le
ha fatto?
“Pur attaccato e umiliato, soprattutto negli ultimi tempi da un bombardamento mediatico senza confine
tanto da unirlo impietosamente alle
attività di pellegrini legati alla criminalità organizzata come luogo di
incontro e di decisioni illegali, personalmente non penso che il Santuario
sia una zona maledetta, anche se la
magistratura sta facendo come deve
le sue indagini. Penso, che è un miracolo da vivere di presenza in tutta la
sua sacralità e pietà popolare. Nelle
mie due intense visite (2010 e 2011),
ho visto pellegrini -e parecchi di loro
giovani- con lo sguardo rivolto verso
il venerato simulacro della Regina
dei Monti, dimenticando la fatica
del viaggio, deponendo ai suoi piedi
preghiere sincere e piene di affetto e
di fede pura. Un luogo di preghiera
immerso nella natura selvaggia e
aspra, che induce ad una spiritualità
vera, semplice e profonda, cruda che
arriva al cuore… quello che piace a
me! Spero in un prossimo futuro di
poter soggiornare qualche giorno in
più a Polsi e di dare per quello che
potrò una mano a don Pino!
Sarebbe auspicabile un appello alle
Istituzioni ed in primis al
Governatore Scopelliti, per trovare
una soluzione per sistemare le vie di
accesso per arrivare al Santuario
mariano, davvero unico nel suo
genere!”.
Zervò e la Comunità Incontro di
don Pierino Gelmini, altra realtà
importante della Calabria, che pullula di ragazzi bisognosi di aiuto e
solidarietà. Crede che possa essere
importante la visita dall’Accademia
Bonifaciana?
“Conosco bene don Pierino
Gelmini, dalla nostra Istituzione è
stato insignito nella prima edizione
del Premio Bonifacio nel 2003 e con
lui abbiamo sempre mantenuti
buoni rapporti sia personali che istituzionali, anche nei momenti difficili per lui. A Zervò, ci sono stato nel
2000 in visita privata, ma ora ci tornerei volentieri come Presidente
dell’Accademia Bonifaciana ed
amico di don Gelmini, tra l’altro
anche nostro accademico, come ho
fatto per la Comunità Incontro di
Amelia, casa madre dell’Ente fondato da questo prete fantastico, che
per non abbandonare i suoi ragazzi,
ha preferito richiedere alla Santa
Sede lo stato laicale. Sarebbe davvero interessante intraprendere con la
Comunità Incontro qualche iniziativa per quei ragazzi bisognosi di solidarietà e di aiuto”.
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
22
la Riviera
Sport
Inter
Lazio
partita da brividi d’alta classifica
di Angelo Letizia
Il campionato di Serie A è al giro di boa: dopo 18 giornate e 180 incontri con poche certezze, qualche buona indicazione e comunque sia senza un assoluto dominatore, il
girone d'andata si avvia al congedo, prima però c'è da
completare il turno numero 19 e a chiudere i conti sarà
proprio la partita più interessante, almeno sulla carta,
della domenica, vale a dire Inter-Lazio.
Il derby milanese della scorsa settimana ha riaperto ufficialmente il campionato, semmai qualcuno l'avesse ritenuto già un discorso chiuso, e non è finita qui. Il successo
dell'Inter oltre a auto rilanciare i nerazzurri, ha mandato
un chiaro messaggio al campionato: se il Milan da tutti
indicato come assoluto favorito della stagione, accreditato e acclamato più della stessa Juve ancora al comando,
è quello del derby, c'è speranza per tutti. Se Ibra non
accende la luce, il Diavolo perde il forcone e le corna, non
fa paura a nessuno e finisce col bruciarsi da solo. Da parte
sua l'Inter sembra aver riacquisita la giusta dimensione,
per carità niente di trascendentale o in grado di rubare la
scena, ma in ogni caso uno spazio lontano mille miglia da
quella galassia deforme, desolante e buia di inizio stagione. Il match interno al cospetto della Lazio dirà ora a che
punto sono veramente i nerazzurri e quale l'effettivo
ruolo che rivestiranno, intanto però sono tornati a giocarsela ed è già tantissimo. Sul piano tecnico-tattico, a San
Siro Inter e Lazio si presenteranno col vestito migliore: a
parte il solo Forlan tra le fila dei nerazzurri e Dias ed
Hernanes che sono in bilico nelle scelte di Reja, le formazioni saranno le migliori e le più competitive, per cui oltre
al risultato si potrà badare anche al gioco offerto in
campo, diversamente da quanto accaduto nel derby, partita molto tesa e sentita che allo spettacolo, come quasi
sempre in occasione di grandi impegni, ha anteposto i tatticismi e la paura di sbagliare.
Il Milan invece ripartirà da Novara e cercherà di scrollar-
si di dosso tossine e delusioni post derby. I ragazzi di
Tesser, solitari fanalini di coda, appaiono gli sparring
partner ideali per rialzarsi e riprendere il cammino, tuttavia i tre punti vanno conquistati sul campo prima di ritenerli già in saccoccia e i piemontesi in Coppa Italia non
più tardi di tre giorni fa hanno dimostrato a San Siro, proprio di fronte agli stessi avversari di oggi, seppur con le
motivazioni e gli interessi ridotti di una competizione
secondaria, di non partire battuti e di poter affrontare a
testa alta anche i Campioni d'Italia in carica.
Restando ai piani alti, tra chi insegue spicca la sfida tra
Udinese e Catania, squadre che oltre a badare al sodo
non disdegnano mai il bel gioco e quindi capaci di divertire e appassionare. I friulani, reduci dal battuta d'arresto
in casa del Genoa, cercano il riscatto casalingo, il Catania
visto all'opera nello scorcio di match pre diluvio contro la
Roma, ha però molto ben impressionato e convinto per
qualità di gioco e organizzazione in campo, si rimane perciò in bilico, la sensazione netta è che sia partita da tripla.
Il Napoli se la vedrà invece col Siena, altra squadra rilanciata dall'ultimo turno dopo un lungo periodo buio, quello in cui potrebbe rischiare di piombare il Napoli se
Walter Mazzari non riuscirà a restituire ai suoi lo smalto
e le motivazioni di qualche tempo fa. I partenopei - è
questa l'impressione - sono una buona squadra e niente
più, nei giudizi positivi ci si è troppo spinti in là e ora il
vero equivoco è che si dica che il Napoli è in crisi. De
Laurentiis & Co. sono lì dove è lecito supporre si debbano trovare, cioè vicino alle prime ma non ancora ai loro
livelli, al pari dell'organico a disposizione.
Palermo-Genoa servirà invece a capire a che punto sono
le cure Mutti e Marino, catapultati in corsa sulle panche
rosanero e rossoblu, mentre Bologna-Parma, CagliariFiorentina e Lecce Chievo chiariranno un po' di più la
velleità dei protagonisti nella rincorsa ai propri obbiettivi
in chiave Champions, Europa League.
Come sempre, buon campionato a tutti.
Diego Alberto Milito, 32 anni
L' Apache tra la Madonnina e la Tour Eiffel
di Massimo Petrungaro
Carlos Alberto Tévez, 28 anni
Anche in questa tranche di calcio mercato non
poteva non scoppiare il classico tormentone, e,
di conseguenza, noi non possiamo esimerci dal
raccontarvelo e analizzarlo. Si tratta di Carlitos
Tezez, il campione argentino ai margini del
Manchester City. L' Apache, così soprannominato per le sue fattezze fisiche, è, per chi non lo
sapesse, un attaccante di tutto rispetto. Famoso
per i gol realizzati - sia nel Corinthians che nei
due Manchester - e per il suo carattere decisamente fomentino. Che sia forte non ci sono
dubbi, che possa però far caso al calcio italiano,
anzi, a Milan e Inter, non ne sarei poi così sicuro.
Vediamo di capire cosa sta succedendo intorno
all'asso argentino. Detto del suo essere separato
in casa nella squadra di Mancini, su di lui si sono
posate le attenzioni prima dell' Inter - nello scorso agosto per sostituire Eto'o in un possibile
scambio con Sneijder - poi del Milan che, per
bocca dell'a.d. Galliani, avrebbe preso il posto
dell'infortunato Cassano. Questo per via ufficiale. È il segreto di Pulcinella infatti che, senza i
soldi della cessione di Pato al Paris Saint
Germain, Tevez non approderebbe a Milano,
sponda rossonera. Berlusconi, non del tutto convinto dell'operazione, ne ha bloccato, quando
ormai sembrava certa, la trattativa. Morale della
favola: Pato resta al Milan, gli sceicchi della
squadra parigina fanno la proposta al Manchester
che viene accettata, l' Inter attende. Fosse per
Carlitos, avrebbe già da un pezzo indossato la
maglia del Milan, con o senza Pato. Fosse per
Moratti, l'avrebbe già preso, forse più per non far
rinforzare i cuginastri, piuttosto che per convinzione tecnico - tattica. Infine, fosse per il
Manchester City, l'avrebbero già impacchettato e
portato personalmente sotto la Tour Eiffel,
ingolosito dell'offerta di 37 milioni di euro bonus
compresi. Ranieri non è sembrato troppo entusiasta dell' operazione. La sua squadra ha trovato la
quadratura del cerchio e può permettersi di
aspettare gente del calibro di Forlan e di Sneijder.
Al Milan forse servirebbe di più, ma potrebbe
sorgere il problema di far convivere due galli nello
stesso pollaio (Ibra e l'argentino appunto). E
inoltre comporterebbe il sacrificio di uno o addirittura due tra Pato, Robinho, Cassano ed El
Shaarawy. Ne vale veramente la pena? A chi
servirebbe veramente è alla Juve, per fare in attacco quel salto qualitativo che ancora le manca. Per
il bene del calcio nostrano, mi tengo stretti i campioni che abbiamo. Un po' di invidia ce l'ho per
Messi e Cristiano Ronaldo, ma credo che neanche
un futuro tormentone potrebbe avvicinarceli.
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
23
A proposito
di...
Sport
SIDERNO
Mister
Laface
“ho sposato un progetto vincente”
primo allenamento di mister Laface dopo il
tragico incidente del 16 dicembre. E’ carico
e pronto a dare tutto. L'avventura di Pippo
Laface alla guida del Siderno è ufficialmente
aperta. "Sono davvero felice di essere qui in veste
di nuovo allenatore. Non so se riuscirò a far trasparire tutta la mia gioia dopo il triste evento
ancora vivo nella mia testa, ma chi passa da questa città difficilmente la scorda. Ritrovo tanti
amici con cui ho sempre mantenuto buoni rapporti. Appena il presidente mi ha chiamato ho
subito dato la mia disponibilità perché sono convinto di aver sposato un progetto
importante”.“Siderno mi ha conquistato fin dal
primo incontro e la presenza di Nunzio sarà sempre presente e vicino a me, un vero uomo e professionista come pochi capace di garantire piena
sinergia con l'allenatore, è stata l'ennesima conferma di amore vero verso questo sport , la validità del programma e i risultati ottenuti in così
poco tempo sono sotto gli occhi di tutti.
L'entusiasmo e la serietà delle persone mi hanno
persuaso che qui esistono i presupposti per raggiungere grandi traguardi". Mister Laface, scende per la prima volta sul rettangolo del "Raciti" di
Siderno Martedi, dopo il dramma del 16 dicembre dove purtroppo per il violento impatto nell'incidente stradale ha perso la vita l'amico e collaboratore Nunzio Siviglia.Sul campo con lui era
presente tutta la Dirigenza al completo, come
pure amici, simpatizzanti, e tifosi, che hanno
dimostrato tutto l'affetto. Senza usare giri di parole l'emozione e' stata veramente tanta, quando
con compostezza, rispetto e tanta commozione è
stato ricordato l'amico e collaboratore Nunzio,
che ora dal suo gradino più alto guarderà tutti .
Ma come si dice in questi casi lo spettacolo deve
continuare. Con oggi Mister Laface inizia
L'avventura dal terreno amico per portare il
Siderno più in alto possibile, e con l'aiuto del
Suo Vice Gugliemo Telli, si apprestano alla
guida del primo allenamento, dopo la grande
prestazione fatta Rende domenica scorsa. Ma
prima di iniziare la seduta di allenamento, scambiamo due battute con mister Laface:
Allora mister l'emozione di guidare i ragazzi sull'erba di casa:
"Bellissima, ritrovo tanti ma tanti amici rientro
nel mio ruolo, soprattutto sapendo che la Città di
Siderno, Dirigenti, Giocatori e tifosi hanno vissuto con me un periodo di grande preoccupazione
sofferenza, dispiacere e dolore per quello che è
successo".
Questa striscia di risultati a dir poco eccezionali
è merito di chi ?
"E' il frutto di un lavoro quotidiano, di sacrifici,
fatiche dei miei ragazzi, e soprattutto dimostrare
a tutti che noi ci siamo, la Societa', i giocatori, lo
staff tecnico dal mio arrivo si rappresentano in un
solo ed unico soggetto, si e lavorato solo ed esclusivamente per l'interesse del Siderno e la Città.
Dovessimo tirare una riga nella gestione di queste poche partite ?
“Il percorso comincia dai giocatori, i più bravi, i
Il
più tecnici. Cercando un'organizzazione di gioco
per tenerli insieme. Devono diventare squadra.
Così saranno un gruppo, che è un modo di
aggiungere qualcosa al valore tecnico di una
squadra. Ma succede in fondo, non in cima.
Altrimenti è chiusura, un modo di non vedere
oltre, eliminare gli intrusi pur di difenderlo. Non
si parte dal gruppo: ci si arriva, e succede in
campo. All'inizio, devi solo giocare a calcio”.
Amore e studio. Sempre lì si torna ?
“Non conosco altri segreti. Non ci sono segreti,
solo seguire la legge che batte nel cuore. Anche
per fare l'allenatore. Serve essere curiosi, amare
questo lavoro. E studiare, molto, fare i corsi,
superare gli esami. Aggiornarsi. Per essere sempre più preparato dei giocatori e soggiogarli e
gestirli con la conoscenza. Ti rispettano, se capiscono che sai quello che di dici”.
Qual è la prima cosa che dice loro ?
“Se un ragazzo ha “pasta” lo vedi subito. Gli dico
di investire su se stesso, e allora potrà avere una
carriere lunga, importante, e potrà vivere questa
vita privilegiata, e tenerlo sempre presente. Ma se
penserà solo a trovare un buon contratto, allora
non durerà”.
Se guarda la classifica ora, rispetto ad un mese
fa' cosa pensa?
"A noi stessi, dobbiamo solo pensare a fare quanti più punti possibile senza guardare altro”
Come si ferma il Montalto?
" La classifica e i nomi la dicono tutta sul valore di
questa squadra, se non si hanno delle qualità, giocatori di grande spessore e talento tecnico, ma
soprattutto meriti, non si ottengono questi risultati, sono con un piede in serie D, ma noi abbiamo bisogno di punti, e comunque tra poco tutti
lo vedranno come faremo
Mi descrive l'ambiate Siderno ?
"ho trovato un gruppo importante e di grande
interesse, e per gruppo mi riferisco a tutti ; i
Dirigenti vogliono salvare questa squadra, il resto
lo faranno i miei ragazzi insieme al sottoscritto, i
tifosi ci aiuteranno di sicuro ne sono certo, poi
non dimentichiamoci il blasone e l'importanza di
questa stupenda è spettacolare Città "
Cosa si sente di dire alla Città di Siderno ?
“ di aver sposato un progetto vincente”
Antonio Chiera
BRANCALEONE, LA RAGIONE
DELLE DIFFICOLTÀ È NEI NUMERI
Sono passati poco più di sei mesi da una delle serata più belle della
storia di molti tifosi del Brancaleone, ma quella serata di fine primavera per tutti deve ritornare subito in mente, accompagnando la
squadra a Castrovillari partita che potrebbe essere determinante per
il futuro. Il Brancaleone con la partenza sprint è stata la vera rivelazione di inizio campionato, in molti invece si sarebbero accontentati di una salvezza tranquilla, e qualcuno persino di soffrire fino all'ultimo pur di rimanere in Eccellenza vedremo alla fine chi la spunterà.
I complimenti, l'euforia è stata da molti - anzi, troppi - lasciata alle
spalle , così come in tantissimi si sono dimenticati gli ultimi decenni
sui vari campi della Calabria, a lottare per la salvezza e promozione
a Brancaleone non si sta perdendo il senso della realtà, perché tutti
sanno quanto sia difficile mantenere questa categoria. Invece gli
Amaranto di mister Brando e del Presidente Carlo Galletta hanno
fatto un campionato incredibile fino ad ora, conquistando partite
importanti e perdendone alcuni in modo rocambolesco, anche a
tavolino! Si spera comunque la conquista di un posto in paradiso
quanto prima. Troppe emozioni forse, per un tifo composto in maggior parte da ragazzi del posto, e simpatizzanti, ma tifosi veri!!! e
quindi abituati a lottare per obiettivi come la salvezza. Col budget e
l'organico a disposizione, quest'anno il Brancaleone non può cercare
di fare altro che salvarsi, sapendo benissimo che sarà un'impresa
qualora la cosa dovesse andare in porto. La contestazione da queste
parti non esiste, questo dimostra che si sa aspettare, è non si e' persa
la percezione reale delle cose, e non si sta uscendo dal seminato. Si
può capire la rabbia per una squadra che non gira, ma non e' il caso
dei ragazzi di Mister Brando. Si può capire la delusione per un
pareggio dopo tutto quello che si vede in campo. La perplessità di
una campagna acquisti non entusiasmante. Senza cadere in retorica,
una Società come il Brancaleone, bisognerebbe ringraziarla per il
prossimo mezzo secolo. La verità è che il clima da sogno per molti
potrebbe finire, e la bella favola sta finendo in un calcio che non sa
più prendersi sul ridere e come gioco, ma che vuole tutto e subito.
Le sconfitte cancellano i sogni, vero, purtroppo. Sarebbe troppo
bello infatti viversi questo anno a contatto con le più grandi squadre
della Calabria con serenità.
A. C.
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
24
la Riviera
BOVALINESE
Salvezza tutta in salita e numeri da brividi
Che ci sia stata discontinuità, rispetto al passato,
è sotto gli occhi di tutti, se non altro per i risultati fino ad ora visti, come pure e' lontana la zona
salvezza, è altrettanto evidente. E' strano però
come i ragazzi di Mister Frascà riscuotono grandi consensi da tutti per il bel gioco che fin qui è
stato fatto vedere. Il problema della squadra del
presidente Orlando e mister Frascà continua ad
essere un insieme di cose, questa assoluta mancanza di concretezza e continuità nei risultati,
alla quale si può aggiungere il fattore sfortuna,
ma solo in parte. Segnali negativi che non fanno
pensare a nulla di positivo per l'immediato futuro. E nella sosta in cui neanche il mercato e' arrivato è riuscire a dare una svolta in prima linea,
ecco arrivare anche la beffa dell' ennesima sconfitta in casa di domenica scorsa con la Rossanese.
Ma la speranza è l'ultima a morire, come si dice
in gergo, e la Bovalinese vuole continuare a lottare, tentando di dire la sua in questo torneo fino
all'ultimo secondo dell'ultima partita. Certo, se
andiamo a dare un'occhiata ai numeri, e in particolare alla classifica viene la pelle d'oca un po' a
tutti. Il raffronto con il passato, e cioè con la
gestione Ferrigno non è proponibile.
Come invertire la rotta?
Di sicuro Mister Frascà dovrà cominciare a studiare qualcosa di diverso anche sotto il profilo
tattico. Se contro la Rossanese le occasioni sono
state create, anche in numero corposo, la squadra ha disputato un buon match ma senza la
stessa mole di occasioni sottorete. Quest'ultima
considerazione diventa determinante per arrivare al nocciolo della questione: la Bovalinese
dovrà sbloccarsi principalmente lontana dalle
mura amiche iniziando da oggi a Scalea con una
diretta concorrente. E' lì che dovrà affrontare gli
incontri più importanti, i cosiddetti scontri diretti. E' un'impresa. Orlando e Frascà lo sanno. I
tifosi pure. In bocca al lupo a tutti e buon campionato.
C.A.
Cuore, grinta, determinazione, prestazioni superlative, bel gioco e soprattutto vittorie
Villese, Porcino: “Inizia un mese decisivo”
Il protagonista della Virtus Villese è
mister Porcino. Proprio lui, l’artefice massimo di questa splendida cavalcata, è
intervenuto nei giorni che precedono il
derby tra Lazzaro e Villese analizzando
l’ottimo momento dei suoi ragazzi.
AVANTI COSI’ - “Non perdiamo dall’1
ottobre e stiamo giocando alla grande.
Sino ad ora non ho nulla da rimproverare
ai miei ragazzi, i quali stanno dando prova
dell’effettivo valore di questa squadra.
Cercheremo di continuare così, pensando
partita dopo partita, per raggiungere i
nostri obiettivi. Sarà dura, il campionato è
ancora lungo, ma se entreremo in campo
con la giusta determinazione sono sicuro
che porteremo a casa i tre punti.”
MESE DECISIVO – “Questi trenta giorni
saranno decisivi per il nostro campionato.
Dobbiamo evitare di incappare in passi
falsi, anche perché affronteremo squadre
in lizza ancora per un posto nei play-off.
Sarebbe un peccato compromettere quanto di buono fatto in questa prima metà di
stagione, dunque dovremo moltiplicare le
forze per continuare il nostro cammino.”
Filippo Mzzù – rnp
Sporting Locri:
oggi doppio
appuntamento
Si ritorna a vincere e lo si fa in trasferta sul
campo del Bagnara. Nella prima giornata
del girone di ritorno, disputata venerdì
scorso lo Sporting Locri è riuscita a portare a casa 3 punti fondamentali per la classifica generale. La squadra di mister
Armeni ha imposto sin da subito il proprio
gioco, ma senza riuscire a trovare varchi
utili per trafiggere la brava Soldano. In
campo dal primo minuto la squadra locrese si è presentata l'ottima Giovanna Lizzi
tra i pali (confermata dopo l'exploit col
Prater), Imma Sabatino centrale, sugli
esterni capitan Taverniti e Todarello, pivot
Agostino. Durante i ripetuti attacchi dello
Sporting Locri ma mai incisivi, in contropiede il Bagnara siglava la rete del vantaggio con Mariangela Randazzo al 6'. Poco
dopo Daniela Taveniti pareggiava l'incontro mentre il tecnico locrese effettuava
svariate sostituzioni per portar forze fre-
PROMOZIONE
Gallicese attesa
dall’esame San Calogero
Affrontare ogni partita come una finale,
provando a raccogliere punti su ogni
campo per ottenere la salvezza il prima
possibile. Sembra proprio che la
Gallicese stia mettendo in pratica quanto ribadito da dirigenza e calciatori stessi in queste ultime settimane. A conferma di questo infatti, sabato pomeriggio
tra le mura di casa, l’undici biancorosso
è riuscito a conquistare una bella vittoria
contro il Gioiosa Jonica di Silvano. Una
gara dominata soprattutto da tanto nervosismo (favorito anche da qualche
errore arbitrale), in cui ad avere la
meglio al triplice fischio finale sono stati
gli uomini di mister Barillà. La rete di
Manglaviti, messa a segno nei primi
minuti della ripresa, ha permesso alla
Gallicese di portare a casa i tre punti
fondamentali. E poco importa se la gara
non ha offerto grande spettacolo dal
punto di vista del gioco, in alcune partite quel che conta è conquistare punti
pesanti, soprattutto se ti trovi a navigare
in acque poco tranquille.Concetto abbastanza chiaro alla Gallicese, che sabato
ha tirato fuori il proprio carattere,
mostrandosi compatta e unita, anche e
soprattutto nei minuti finali della gara,
quando in 8 contro 11 ha dovuto difendere il proprio vantaggio con le unghie,
correndo su ogni pallone senza mollare
mai la presa. Boccata d’ossigeno dunque, che permette ad Aquilino e compagni di fare un importante passo avanti in
chiave salvezza, ma che dovrà servire
soprattutto da stimolo per continuare su
questa falsariga e migliorare anche sul
piano del gioco. Domenica la compagine biancorossa sarà chiamata ad affrontare una sfida importante quanto impegnativa. Ospite in casa del San Calogero
capolista, non sarà certamente semplice
per la Gallicese ottenere un risultato
pieno. Gli uomini di Morelli, dopo la
brutta sconfitta subita in casa della
Taurianovese, sono stati agganciati in
vetta alla classifica dal Catona, e lotteranno per riprendersi il primo posto.
Sfida dunque interessante, quella che si
prospetta tra due squadre che lottano
per raggiungere obiettivi diversi, ma che
scenderanno in campo con la stessa
voglia di vincere.
Daniela Marino – reggionelpallone.it
sche in campo. Ma su una distrazione
difensiva lo Sporting Locri subiva il secondo gol ad opera dell'abile Martina
Cacciola. Il primo tempo si chiudeva così
sul 2-1 per l'Olimpia Bagnara. Nel secondo tempo Locri ha cambiato atteggiamento presentandosi più offensiva. Tattica
utile alle amaranto brave a togliere il respiro alle padrone di casa. Saranno le sorelle
Sabatino protagoniste della rimonta. Al 7'
e al 11' arriva la doppietta di Antonella che
porta in vantaggio la squadra e si finisce
con il poker amaranto siglato da Imma
Sabatino al 15'. La prossima sfida Csi sarà
in casa il 22 gennaio contro Wolf
Taurianova alle 11.30. Sempre domenica
22 avrà inizio il Campionato Figc serie C
che vedrà Locri, unica squadra reggina a
competere a questi livelli (oltre la Pro
Reggina in serie A), con altre squadre blasonate di tutta la Regione. La prima sfida
sarà in trasferta contro Atletico Crotone.
U.S.Sporting Locri
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“Il divario nord-sud in Italia 1861-2011” di Vittorio Daniele e Paolo Malanima
la Riviera
Numeroso pubblico presente venerdì 13 gennaio scorso, a Caulonia, alla presentazione del libro Il
divario nord-sud in Italia 1861-2011 di Vittorio Daniele e Paolo Malanima (Rubbettino editore), che
firmano un saggio dettagliato sulla situazione socio-economica dell’Italia post-unitaria. Il dibattito,
organizzato dall’Osservatorio Civico Copernico, è stato introdotto da Luigi Franco, direttore
editoriale della Rubbettino, ed è stato coordinato da Maria Teresa D’Agostino.
Biblioteca meridionalista
“
Ritorni ancora,
Fata Morgana?
MARIA CLARA PEZZANO
acconta il mito che, nell'antica Britannia,
ai tempi di Artù e del suo regno, vi era
un'isola incantata, celata dalla nebbia e
dal guado, di un azzurro così delicato da
farla apparire di vetro. Avalon, l'isola
delle fate, era cuore e patria delle Dame del Lago,
donne forti e potenti dai poteri smisurati, che conservavano in loro la saggezza e la bellezza della Dea loro
Madre. Fu a nove sorelle, figlie di Lady Igraine, che
venne concesso asilo in quel fantastico luogo, e di
essere allevate per diventare discendenza di quella
potente magia. La maggiore di queste, Morgana,
divenne allieva di Viviana che, istruitala delle più
segrete e antiche arti, la fece poi succedere a se stessa nella guida della comunità. Di Morgana fu da allora la conoscenza di ogni cura e di ogni veleno, e la sua
bellezza era pari soltanto alle Fate dell'Altromondo.
Innalzandosi nell'aria prendeva poi sembianze di
uccelli maestosi, dalle candide piume e dal volo silenzioso, potendo così solcare le immense distese d'acqua di quei mari da lei tanto amati. Accanto a lei la
realtà perdeva di ogni senso, incantatrice qual'era,
mutava il tempo e la ragione di ogni uomo che incontrava. Vagava per il mondo disperdendo sogni, e ogni
umano che perdendosi in lei lasciava accantonato
ogni sorta di destino, trovava poi rifugio in un'anima
molto più grande, Madre di ogni elemento e unica via
di salvezza in un mondo tormentato da troppe di
quelle guerre. Proteggeva Avalon come esempio di
pace e compassione, lì dove le mele sbocciavano
senza cura alcuna, e la natura abbracciava la vita in
un'unica armoniosa convivenza. Vane furono tuttavia
le sue speranze di mutare il futuro del regno di Artù,
suo fratellastro, che convinto nel dominare quelle che
credeva fossero le inclinazioni cattive del suo popolo,
ne gravava l'anima, occultando la libertà che la Terra
concede instancabile ad ogni essere che in essa vive.
R
Ogni qualvolta
il sole
risplendeva su
quelle acque
chiare, come in
un miraggio, le
due città
sembravano
toccarsi
La storia narra quanto caro le costò il desiderio di
difendere quel popolo, per il quale scopo tutto fu
disposta a fare e a perdere, essendo sua l'unica e rara
esigenza di voler cambiare le cose. Sposò così Urien,
re di Gore, nel tentativo di impadronirsi del regno di
Artù, tanta era la speranza di liberare la sua gente,
tanta era la convinzione di poter fare la cosa giusta.
Sventuratamente, sposatolo, se ne innamorò, e sull'amore e la passione poco poteva la sua magia e la
saggezza che l'aveva sempre preservata. La cupidigia
di Urien cresceva tanto quanto in lei dominava
ormai la perdizione. Vide il controllo del suo intero
piano scivolarle tra le dita,
mentre il suo sposo si
accingeva a diventare, per
quello sventurato popolo,
un nuovo tiranno, una
nuova fonte di dolore e di
lotte, le quali, svolgendosi
Maria Clara Pezzano,
fra i potenti, erano infine
che da questo numero
ai poveri a portare il maginizia la sua collabogior danno. Decise allora,
tormentata dalla crudeltà
razione a «la Riviera»,
del gesto, di metter fine a
ha 19 anni ed è iscritta
quelle insane nozze, uccial primo anno di
dendo Urien, ed evitando
così un male maggiore di
Filosofia e Storia presso
quello che lei stessa cercal’Università di Messina.
va di lottare. Difese
“
Avalon fuggendo via, proteggendola da qualsiasi
attacco le fosse stato inferto a causa del suo gesto.
Volò veloce, sopra il mare, dannata dalla colpa, sofferente per il sangue che macchiava le sue mani, cercando adesso pace. Pianse a lungo, la sua isola era la
parte più nobile di un animo nato senza regole, sentiva la mancanza di tutta quella grazia. Fu allora che
giunse in un luogo incontaminato, dove mare e
natura erano gli unici suoi abitanti. Si aprì in lei la
speranza che il mondo potesse cambiare, di quante
terre meravigliose vi erano ancora da preservare.
Quel luogo si trovava fra due coste, il cui bacio era
rubato solo da un piccolo stretto di mare. Quelle
coste selvagge nascondevano frutti di ogni rara natura e del sole risplendevano senza alcuna riserva. Più
tardi nel tempo presero il nome di Reggio una, e
Messina l'altra, e la loro cultura si sviluppò pregna di
quell'antico valore. Decise allora Morgana di proteggere quel luogo con un potente incantesimo, che
permettesse ai soli uomini di giudizio di raggiungerlo ed abitarlo. Ogni qualvolta il sole risplendeva su
quelle acque chiare, come in un miraggio, le due
città sembravano toccarsi, e i marinai, che feroci si
scagliavano su quei luoghi, trovavano la morte
inghiottiti dal mare.
Ancora oggi, nelle calde giornate d'estate, la costa
siciliana si riflette nitida nelle acque calabresi,
mostrando, come per incanto, alberi, strade, montagne, lasciando far rivivere il mito e la fantasia.
DOMENICA
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Parlando
di...
Teatro
Cultura e società
Siderno
L’appuntamento
Terra tour
Il progetto Terratour è
un viaggio itinerante
per i vari continenti,
realizzato con una
manciata di persone
che operano nei più
svariati settori artistici e
che si offrono di
portare il loro
contribuito personale e
professionale in giro
per il globo.
erratour è un progetto creato dalla
Fondazione internazionale Tu
Contacto Global, nata in Messico
da un’idea di Isreal Robles, attivista e promotore di iniziative di
impegno sociale che hanno coinvolto
migliaia di giovani in tutto il mondo. Un viaggio itinerante per i vari continenti, realizzato
con una manciata di persone che operano nei
più svariati settori artistici e che si offrono di
portare il loro contribuito personale e professionale in giro per il globo.
Ispirato ai principi della
comunicazione attraverso
l’arte, dell’amore per l’altro e
della speranza di poter effettuare un cambiamento positivo attraverso una sorta di
rivoluzione culturale, il
Terratour ha toccato nel 2010
tredici paesi dell’America
Latina e nel 2011 diciassette
nazioni lungo l’intero continente americano . Per il prossimo febbraio 2012, la sfida si
chiama Africa. E in Africa ci
andrà, unico europeo della
missione, il nostro Paolo
Imperitura, drammaturgo
teatrale e scenografo multimediale originario di Focà.
Paolo è un giovane pieno di
idee e di voglia di fare ed è
tornato da poco in Calabria,
dopo varie esperienze professionali in giro per i teatri
d’Italia e d’Europa. E’ tornato
con la moglie Karla Licano,
messicana, una laurea in
Storia e una predisposizione naturale alla
scrittura e alla pittura.
Paolo, come si arriva a far parte del
Terratour?
Ho conosciuto fondazione e progetto tramite Karla. Ho sempre viaggiato nella vita e
quando ho saputo del Terratour Africa 2012,
ho fatto di tutto per parteciparvi.
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
Sicuramente un arricchimento interiore.
Toccheremo undici paesi africani in meno di
T
un mese. In Africa organizzeremo dei laboratori gratuiti nei vari villaggi, faremo si che
tanti ragazzi possano approcciarsi al cinema,
alla fotografia, al disegno e quant’altro.
Quale sarà il contributo effettivo tuo e di
Karla?
La nostra partecipazione, sia in fase creativa
che di realizzazione, all’interno dello spettacolo LovAfrika, una performance itinerante
fatta di musica, poesia visuale, disegni e sketch teatrali ed esibizioni varie.
Sarà difficile poi ritornare alla
vita di tutti i giorni in
Calabria…
Sinceramente non so se tornerò cosi presto, siamo qui da
quasi due anni ormai, abbiamo
cercato di realizzare qualche
progetto ma, per motivi che
non sto a spiegare adesso, è
tutto ancora bloccato. Le idee
in Calabria ci sono, ma purtroppo non vanno da nessuna
parte.
Che cosa non funziona qui,
secondo te, per un artista?
Tante cose. Ma fra le cose che
dipendono dall’artista stesso,
direi che qui ci sono troppo
personalismi e poca unione.
Tante vetrine e pochi concetti, e
questo è sbagliato.
Karla, che cosa è invece per te
il Terratour?
Terratour è un impegno reale,
un confronto culturale, un’occasione per insegnare e imparare.
Dal Messico alla Calabria.
Com’è stato per te l’impatto?
E’stato un impatto strano. La realtà da cui
provengo è difficile. Qui quel tipo di violenza
non c’è, ma ce ne è un altro che è più psicologico. E’ come una rassegnata sottomissione
culturale ad un potere riconosciuto più forte.
Mi sono sempre sentita dire che vengo da un
paese di frontiera, ed è vero. Ma a volte
anche qui ho avuto la sensazione di trovarmi
in una terra di confine.
MSC
Il dopo, notte bianca
Cosimo Piscioneri, “Bar Tentazioni”: «La
notte bianca è stata senza dubbio un evento positivo per la città di Siderno, sembrava quasi la festa della Madonna di
Portosalvo. Se non fosse stato per la pioggia. Con il largo anticipo di previsione
meteorologica che abbiamo oggi, non
sarebbe stato meglio controllare prima le
condizioni meteo?»
Le condizioni meteo le abbiamo seguite
costantemente e su più siti e vi assicuro che
ognuno portava previsioni diverse, in ogni
caso in quest’occasione la previsione peggiore prevedeva nuvoloso con qualche leggerissima pioggia nel pomeriggio e successivamente pioggia dalle ore 04.00 in poi del
6 gennaio, confermando così che le previsioni non possono essere attendibili al
100%.
Emanuela
Zaffuti,
“Benetton”:
IMMAGINI
1 Cosimo Piscioneri,
“Bar Tentazioni”
2 Emanuela Zaffuti, “Benetton”
3 Nicola Cardinali, “Campioni
dello Sport”
4 Scimone Giovanni “Al numero
95, Moda Fashion”
5 Mimmo Pellegrino,
“Matahari”
6 Sandra Stranges “Piccole
Canaglie”
«Sottolineo il disappunto per non aver
tenuto il lutto cittadino, dato il tremendo
incidente di 24 ore prima. Al Presidente
chiedo, preso atto delle ingenti spese fisse
giornaliere che noi commercianti sosteniamo, se non sarebbe meglio stabilire un contributo fisso, che sia uguale per tutti, e
secondo il quale pianificare ancora meglio
i prossimi eventi».
Io penso che la professoressa Femia sia
stata ricordata nel modo più opportuno
osservando due minuti di silenzio al buio,
rinunciando ai tradizionali fuochi d’artificio
che aprivano la festa e utilizzando il marciapiede adiacente il punto del terribile
incidente per un mostra di quadri allestita
da una giovane pittrice proveniente da una
scuola formatrice di artisti come quella
dove insegnava la compianta Anna Maria
Femia. Per quanto riguarda il contributo di
partecipazione anche noi abbiamo pensato
a una quota uguale per tutti ma in questo
caso non sarebbe stata equa data la delimitazione della location; io ritengo che in
questa occasione ognuno dovrebbe contribuire per il suo potenziale giro d’affari, ma
purtroppo devo riconoscere che non è così,
in questa città alcune, per fortuna pochissime, delle più importanti attività commerciali non hanno dato il loro contributo economico e altre sono state sotto la media,
come la sua stessa attività, che ringrazio
per quello che si è sentita di dare.
Nicola Cardinali, “Campioni dello Sport”:
«Sono soddisfatto della serata. La Pro-loco
riesce ad organizzare da sei anni un evento riuscito, portando gente a Siderno, fon-
Il progetto
MANGIARE SANO
Il progetto “Mangiare sano: riappropriarsi delle proprie tradizioni”, ideato dal comune di Caulonia e dagli
assessorati alle attività produttive e alle
pubbliche istruzioni, è decollato nell'aprile 2011. Il
percorso, dopo
varie tappe nelle
scuole, si è concluso con una
grande mostra
mercato di prodotti tipici, a
Marina
di
Caulonia. E
sarà sempre
il comune
reggino ad
ospitare,
giovedì 26 gennaio
alle dieci presso il salone delle
scuole elementari, la presentazio-
ne dell'opuscolo, che andrà a
descrivere
un
anno
di
“tirocinio”con i bambini. Tanti i
disegni, i consigli, i test, le
informazioni che
l'esperienza a
permesso di
mettere
su
carta. Ce ne
parla il responsabile del progetto, Enzo Di
Chiera:
«La
necessità di recuperare valori più
tradizionali, e sani,
nasce dall'esigenza
di orientare i ragazzi verso un modello
diverso da quello
correntemente dominante. Alimentazione
incentrata, ormai, su
prodotti della grande
catena alimentare, stanDOMENICA
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la Riviera
DON CHISCIOTTE IN SCENA A GIOIOSA IONICA
Claudio Di Palma diventa Don Chisciotte, Lello Arena è lo scudiero Salvo Panza: sono i protagonisti della
nuova pièce firmata da Ruggero Cappuccio e diretta da Nadia Baldi, che domenica 22 gennaio, alle 21.00,
sarà presentata al Teatro Gioiosa di Gioiosa Jonica. A vestire i panni di Don Chisciotte è Claudio Di Palma,
autore di performance meravigliose e di rara poesia. Accanto a lui, un robusto Salvo Panza trova vita nella
straordinaria agilità teatrale di Lello Arena, tra i più amati e conosciuti di sempre. Ruggero Cappuccio
reinterpreta la vicenda originale, di Miguel De Cervantes, dirottandola ai giorni nostri.
Polistena
«Ha qualche domanda da rivolgere al presidente della Pro Loco di Siderno,
Agostino Santacroce?», questa l’inchiesta che proponiamo. “Porta a
porta” negli esercizi commerciali del corso. Tante le domande raccolte.
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damentale per noi commercianti.
Presidente, ci si potrebbe occupare, a questo punto, di più del turismo?».
La Pro Loco si sta occupando di Turismo
principalmente con il suo ufficio di informazione e accoglienza turistica (IAT), e sta
partecipando in maniera diretta a fiere ed
expo facendo conoscere tutti i punti di
forza della nostra splendida città, ricca di
natura, storia, tradizioni e accoglienza.
Sono convinto che ciò non è sufficiente e il
nostro lavoro insieme a quello degli operatori turistici rischia di essere vanificato
senza un serio e vero impegno da parte di
Provincia, Regione e Stato, qui i politici
prima fanno le “passerelle” e poi non reagiscono adeguatamente quando ci tolgono
quel poco di servizi primari che avevamo,
tra cui i trasporti.
Scimone Giovanni “Al numero 95, Moda
Fashion”: «Cosa ne pensa di una nuova
notte bianca nel periodo estivo?».
La Notte Bianca della Città di Siderno è
una sola e si tiene il 5 gennaio, in estate
sicuramente possiamo programmare altri
eventi capaci di attirare gente a Siderno e
quindi economie. Lo scorso anno per il 14
agosto, avevamo programmato “la notte di
mezza estate” dedicata principalmente allo
shopping, ma la totale mancanza di risorse
economiche non ha permesso la realizzazione.
Mimmo Pellegrino, “Matahari”: «Ci sono
periodi “morti”, che potrebbero essere
sfruttati meglio. Non sarebbe opportuno
organizzare la notte bianca in periodi più
favorevoli dal punto di vista climatico,
dardizzati ed ampiamente adottati,
nonostante le scarse qualità nutritive. Contemporaneamente si tenta di
rafforzare il legame dei giovani col
territorio per evidenziare come il
ruolo delle attività rurali, e il mantenimento delle produzioni locali,
siano elementi prioritari per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale ed enogastronomico.
Recuperare e conservare le tradizioni alimentari significa vivere meglio.
Mangiare in compagnia cibi genuini
può anche prevenire i disturbi legati
all'alimentazione che, quasi sempre
in età preadolescenziale, palesano i
primi sintomi indicatori a tavola. Le
finalità del progetto sono dunque
quelle di sensibilizzare ed orientare
genitori e alunni ad abitudini più
sane».
Le esperienze nelle scuole e il continuo contatto con i bambini spinge
Enzo Di Chiera, dopo i tristi fatti di
cronaca di questi giorni, a precisare:
«La notizia dell'incendio e dell'allagamento della scuola media di
Marina di Caulonia, aggravata dal
furto dei computer, mi ha profondamente turbato. Voglio esprimere la
mia solidarietà alle autorità e ai cittadini, offesi da gesti vili persino dentro le scuole».
LE NOTE
magari spingendo i commercianti ad
applicare sconti speciali per l’occasione?»
A questa domanda ho già risposto prima
ma voglio aggiungere altro, preannunciando che stiamo valutando la fattibilità di un
nuovo evento, per un certo senso rivoluzionario, da tenersi nella seconda decade di
marzo, un evento che coinvolgerà l’intera
città e dedicato esclusivamente allo shopping, i tempi e i modi li illustreremo in una
prossima assemblea che organizzeremo
per sentire il parere e i suggerimenti degli
esercenti della città.
Sandra Stranges “Piccole Canaglie”:
«Terribile l’incidente della professoressa di
Gioiosa, che ha sconvolto il giorno prima
la comunità. Presidente se la stessa sorte
fosse toccata ad un cittadino sidernese
sarebbe stata notte bianca o lutto cittadino?»
Quanto accaduto il giorno precedente la
“Notte Bianca” sicuramente ci ha toccato
tutti quanti e posso garantirle che la
profonda sensibilità della comunità sidernese, me compreso, neanche di fronte a un
evento così tragico ha la cultura della diversificazione della provenienza. Dietro lo
svolgimento della manifestazione ci sono
due mesi di complessa programmazione e
pubblicità a livello regionale, anche se avessimo rinviato l’evento di qualche giorno la
sera del 5 gennaio la città sarebbe stata
invasa lo stesso da migliaia di persone, in 24
ore anche attraverso i media non sarebbe
stato possibile veicolare un messaggio
capace di raggiungere la maggior parte
della persone.
di MARA RECHICHI
ALLIMITECHEC’È
Avete mai fatto caso alla gioia di un bimbo che prende in mano
una penna o una matita per la prima volta e comincia a scarabocchiare? La mano innocente va dove vuole, in infinite direzioni, ora tratteggiando, ora segnando una linea continua, ora
tante linee spezzate, tanti colori mischiati e sovrapposti. Poi
il bimbo cresce, la sua voglia di scarabocchiare diventa
voglia di disegnare e di colorare. Ma non sa farlo, deve
imparare. Ecco che allora gli si insegna come deve fare:
“adesso coloriamo questo pesciolino. Vedi? Questa è la testa, queste sono le
pinne, questa è la coda, questo è l'occhio. Colora tutto bene e stai attento a non
uscire fuori dai bordi.” Avete mai fatto caso a quest'ultima frase? Bene, in quest'ultima frase c'è racchiuso un grandissimo insegnamento, di altissimo valore
educativo. Costituisce la prima volta in cui una persona deve prendere coscienza del confine, ovvero del limite che gli viene posto, oltre il quale non è consentito andare. E dovrebbe, ogni persona, interiorizzare questo insegnamento. Il condizionale, purtroppo, è d'obbligo, perché, a guardarsi intorno, pare
che i limiti esistano per essere superati e non per avvisarci che aldilà di quel
punto è sconveniente andare. Allora ecco che si decide di scavalcare un cancello di notte ed entrare nella scuola per distruggerne le suppellettili; ecco che
si decide di infrangere le norme di circolazione e ci si mette alla guida di un
motorino senza indossare il casco; ecco che si decide di oltrepassare il limite
della relazione e ci si avventa contro l'altra; ecco che si decide che la propria
libertà va oltre il limite della libertà altrui; ecco che si decide di oltrepassare il
limite segnato da una rotta di navigazione e si mette a rischio la vita di quattromila passeggeri; ecco che si decide di guidare accelerando e superando il
limite di velocità, e si uccide morendo. Torniamo dentro i confini, riappropriamoci della responsabilita e schiacciamo a fondo il pedale del freno, cavolo!|
Lara
di MARIA BOETI
Quand'era in vita Lara, la protagonista dell'opera, è stata una donna intelligente,
preparata e competente nella sua professione, tanto da scavalcare tutti. Una donna
dal grande potere. Bella e brillante per un
lungo periodo di tempo ha condotto una vita
da sogno poggiando i piedi su giunchi
bianchi, poi il crollo totale. L' errore di non
amare ed in seguito non riuscire a risalire la
china da sola. Si è trovata di fronte ad un
muro invalicabile, si è scoraggiata ed ha sbattuto la porta alla vita. Ma il suo addio non si
è concluso con l'ultima funzione religiosa in
Chiesa, ha trovato modo per comunicare il
suo pentimento. Tutti i suicidi una volta trapassati provano un sentimento di rimpianto
per aver reso l'anima a Dio in modo crudele
e in uno stato d'angoscia. Il trascinante racconto, che cerca di narrare fatti e luoghi per
avvicinare l'individuo alla fede innestando
nel lettore l' idea che alla fine il Libro della
Vita si aprirà per tutti, fa porre la domanda
sul perché la mente trova un suo mostruoso
adattamento nell' idea di farla finita!
Le pagine del libro «Lara» sono state analizzate e poste sotto la lente d'ingrandimento
della psichiatria da alcuni esperti. Dai loro
approfondimenti sono emersi gli aspetti psicopatici e i rischi anche in età adolescenziale
del suicidio. Inoltre è stato accentuato l'atto
suicidogeno, e la relativa correlazione con gli
eventi esistenti, con la mancanza di fiducia
da parte del soggetto di aprirsi con amici o
con una persona confidente, dei disturbi
della personalità e dell' umore, in ultima
analisi di sottoporsi a delle cure ed infine,
della mancanza culturale dell'interpretazione dei disturbi mentali per favorirne un
adeguato approccio terapeutico. A questo
proposito andrebbero certamente sostenute
le sedute psicoanalitiche classiche che
potrebbero dare risposte e sollievo a quei
pazienti che per un qualsiasi motivo attraversano un periodo di avvilimento.
Le parole con cui Lara dà l'ultimo addio
sono semplici e di rilevante considerazione:
«non mi sono resa conto che nel mondo
tutto cambia e si muove e nello stesso tempo
vi è una forza immutabile che tutto dissolve e
poi ricrea di nuovo»(…). E quelle di Ester
quando recandosi a Paravati chiede a
Natuzza Evolo: «vuoi che ti dica il nome di
quel ragazzo…» e lei «non ho bisogno di
sapere come si chiamava lo so già. Tu hai
avuto contro lingue biforcute. Verso di te c'è
stata molta invidia e odio, hanno tentato di
scorticarti viva. Ma, tu ne sei uscita vittoriosa!...)».
I lettori possono ritirarlo dalla libreria on line
www.ibs.it
DOMENICA
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LA RIVIERA
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Parlando
di
Cinema& musica
OROSCOPO
ARIETE
Profili
dal 21 marzo
al 20 aprile
La fuga
Antonio era uno scrittore. In realtà, per ora si prestava a fare
il giornalista. Ma era uno scrittore, cazzo. E prima o poi tutti
lo avrebbero capito. Compreso suo padre. Ma era tardi
E’ tempo di relax !
Riservate le migliori
esplosioni energetiche alle giornate di
domenica e lunedì.
TORO
dal 21 aprile
al 20 maggio
ro al giornale e altri guai, aveva sempre meno tempo per tutto. Aveva
lasciato il suo paese subito dopo il
liceo. Poi la laurea a Roma in Lettere
e Filosofia, conseguita un po’ in ritardo per via di qualche sessione d’esame rollata in sottili cartine insieme ad
hashish, tabacco e tanti buoni propositi per il domani. E poi i viaggi in giro
per la vecchia
Europa con quattro
lire, intervallati dalle
immancabili visite
giù in Calabria.
Aveva
sempre
avuto uno strano
rapporto con la sua
terra. Da bambino era il posto perfetto, ma crescendo cominciò l’inevitabile processo che la trasformò nel posto
da cui scappare ad ogni costo. A volte,
era capace anche di odiarla. Perché
mentre tutto il resto del mondo andava avanti, lei restava immobile. La
odiava perché non rispondeva mai alle
sue domande. Perché era muta. E
allora ripartiva, più arrabbiato di
prima. No, lui non si sarebbe fatto fregare, non sarebbe rimasto intrappolato lì perché tutto sommato viverci non
era poi così male. Non sarebbe diventato anche lui il pacioso spettatore di
una sagra di paese lunga una vita, a
sentirsi dire quanto è bello il sole, il
mare e quanto sono buoni i prodotti
tipici. Lui aveva altro da fare, aveva un
sogno in tasca. Antonio era uno scrittore. In realtà, per ora si prestava a
fare il giornalista. Ma era uno scrittore, cazzo. E prima o poi tutti lo avrebbero capito. Compreso suo padre.
Anche se forse ormai era già tardi.
Lui e suo padre erano sempre stati
troppo diversi per
andare d’accordo.
O forse troppo
uguali. Ma ora, con
la maturità, tante
cose gli erano più
chiare. E anche se
suo padre non fece altro che andargli
contro per tutta la vita, Antonio non
avrebbe mai voluto essere figlio di nessun altro.
I suoi rimproveri col passare degli anni
erano diventati meno ostili e finivano
come sempre in un“Ma cui ti capisci a
tia, figghiu…”. Una frase che era una
specie di rito, una benedizione rassegnata che accompagnava Antonio ad
ogni sua partenza.
“E’arrivato?”
Domenico si svegliò dal suo torpore e
già sentì in bocca il sapore acido della
morte che si avvicinava. Maledetta.
Ma lui avrebbe resistito, doveva aspettare suo figlio.
Antonio era il migliore di tutti. Gli
doveva sempre urlare dietro per farlo
restare con i piedi a terra. Era duro
con lui, perché sapeva che la realtà lo
sarebbe stata ancora di più. Ma sapeva anche che suo figlio aveva un dono.
Lui e suo padre erano sempre
stati troppo diversi per andare
d’accordo. O forse troppo uguali
Va benone il weekend, che non vi regalerà tranquillità,
potrete trascorrerlo
in viaggio, è meglio!
GEMELLI
dal 21 maggio
al 21 giugno
Il week-end sarà contraddistinto da un'atmosfera concentrata,
occhio alle sorprese
che vi colpiranno.
Antonio
CANCRO
dal 22 giugno
al 22 luglio
Il week-end potrebbe essere insoddisfacente per chi pretende troppo dal partner. Attenti!
tavi dormendo?”“No, non
importa. Dimmi.” “Credo
sia il caso che tu scenda.
“S
di VIOLA COSENTINO
Aveva sempre avuto
uno strano rapporto
con la sua terra.
Da bambino era il
posto perfetto, ma
crescendo cominciò
l’inevitabile processo
che la trasformò
nel posto da
cui scappare
ad ogni costo
LEONE
dal 23 luglio
al 23 agosto
Sabato, energia ed
entusiasmo in vorticoso aumento, per finire
con un week-end più
austero e casalingo.
VERGINE
dal 24 agosto
al 22 settembre
Solo sabato e domenica potreste sentirvi
pressati dagli affetti,
in una settimana decisamente ok.
Subito.”
La voce di sua sorella, dall’altra parte
del telefono, lo riportò alla realtà da
un sonno ultimamente sempre meno
tranquillo. Si tirò a sedere sul letto e
con la coda dell’occhio guardò la
donna che gli dormiva accanto. Era
l’ennesima, dopo che Laura lo aveva
mollato perché all’improvviso non si
sentiva più gratificata dal loro rapporto. Si domandò quanto si sentisse realizzata adesso, al fianco dell’avvocato
romano. Ora lei abitava in una casa
che odorava di soldi, mentre lui continuava a dormire nel loro ex letto, che
invece odorava del sesso di altre
donne. Svegliò la sua amica e le chiese di andare via, perché lui doveva
partire subito, doveva tornare in
Calabria. Suo padre stava morendo.
Preparò in fretta la valigia e un’ora
dopo era già in macchina. Antonio
non tornava quasi mai dai suoi. Ormai
abitava a Milano da anni e, tra il lavo-
E la notte pregava perché la vita non
gli spezzasse il cuore. Era quello il
destino dei sognatori. I suoi sogni, del
resto, se li stava per mangiare la terra.
Ti prego, papà, non morire. Ti prego,
aspettami.
Antonio correva verso casa e, più si
avvicinava, più sentiva forte l’antico
legame. Suo padre diceva sempre che
la Calabria era come una bella donna.
E ora lui capiva perché. La Calabria
era complicata, testarda, sbagliata.
Bugiarda e meravigliosa. Era impossibile non amarla. Era come un’amante
irresistibile che prima succhia tutto l’amore che c’è e che poi ti si nega, spietata. La Calabria era l’amore negato,
era il silenzio in mezzo alle poche
parole del padre. La Calabria era lui
stesso. Era tutto ed era niente. Era il
sogno infranto, ma ancora vivo.
Spinse la porta di legno ed entrò nella
vecchia camera, strinse nella penombra la mano tremante che lo aspettava
. La tenne stretta a sé, quella mano
ostinata, senza dir nulla, fin quando la
La Calabria era l’amore negato,
era il silenzio in mezzo alle
poche parole del padre
vita smise di scorrere in quelle vene
stanche.
Antonio camminò per ore sulla spiaggia muta di quel pezzo di costa Jonica,
lasciando scivolare le domande sulla
riva, a mescolarsi con la sabbia sporca
di sale.
Davanti alla morte tutto era diverso.
Anche la vecchia amante sembrava
raddolcita, il profilo dei suoi monti
non era più così aspro e la linea del
suo mare non era più così lontana.
Questa volta sarebbe rimasto qualche
giorno in più.
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI
dal 23 settembre
al 22 ottobre
dal 23 ottobre
al 22 novembre
dal 23 novembre
al 21 dicembre
dal 22 dicmbre
al 20 gennaio
dal 21 gennaio
al 19 febbraio
dal 20 febbraio
al 20 marzo
Nel fine settimana,
potrebbe farsi strada
un vago senso di inadeguatezza, particolarmente in casa.
Fino al week-end, l'energia scorrerà senza
intoppi. I nativi della
terza decade saranno
molto audaci.
Il week-end potrebbe essere di natura
gastronomico-contemplativa. L’ amore
vi sorprenderà!
Prima decade: alcuni
riusciranno persino a
riconoscere di avere
anche loro dei bisogni
emotivi. Fantastico!
Il week-end sarà glaciale: cercate qualcuno che vi scaldi il
cuore. Magari cercate di uscire spesso.
DOMENICA
Ottimo il week-end
per la socialità e le
amicizie. Vi divertirete molto con i
vostri cari amici.
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
30
CINEMA NUOVO
Siderno,info:0964/ 342776
Succhiami/16.00- 18.00 - 20.00
- 22.00
CINEMA GOLDEN
Roccela J,info:333/ 7672151
Benvenuti al Nord/ 16.00 18.00 - 20.00 - 22.00
CINEMA VITTORIA
Locri,info:339/7153696
Immaturi-il viaggio/18.00 20.00 - 22.00
CINEMA GARIBALDI
Polistena,info:0966/ 932622
Il gatto con gli stivali/ 15.30
- 17.30
Giochi di ombre/ 19.15 - 21.30
CINEMA POLITEAMA
Gioia T.,info:0966/ 51498
Immaturi il viaggio/18.00 21.00
CINEMA ODEON
Reggio C.,info:0965/ 898168
Benvenuti al Nord/ 16.00 18.00 - 20.00 - 22.00
CINEMA AURORA
Blob of the week
Reggio C.,info:0965/ 45373
La Talpa/18.00 - 20.15 - 22.30
NUOVA PERGOLA
Reggio C.,info:0965/ 21515
The help/16.00 - 19.22
MULTISALA LUMIERE
Reggio C.,info:0965/ 51036
Sala de Curtis
Underworld 4 (3D)/18.30 20.15 - 22.00
Sala Sordi
L’ora nera (3D)/ 18.15- 20.00 21.45
Sala de Sica
Alvin superstar 3/ 15.30
Immaturi il viaggio/ 18.10 20.20 - 22.30
Sala mastroianni
Alvin superstar 3/ 17.10
Non avere paura del
buoio/ 18.45
J.Edgar/ 18.00- 20.30 - 23.00
la Riviera
AL CINEMA
i campioncini dell’Audax Locri
Possa la realtà essere più bella dei sogni
che vi porteranno presto all'altare.
Questo è l'augurio di tutta la redazione
a Pasquale e Maria Stella
“Benvenuti al Sud”
Martino Stalteri e Claudio Bisio
A.C. Siderno ‘95/96
In alto da sx: Dott.Pino Marando, Ninni Fontana, Carlo Bolognino,
Raffaele Iannapollo, Fabio Minniti, Tony Squillace, Francesco Panetta,
Cisca Favasulli, Alessandro Congiusta, all. Tonino Russo, Telli
Guglielmo. In basso da sx: Cosimo Silvano, Vincenzo Commodaro,
Giuseppe Giampaolo, Alessandro Chiera, Alcide Careri, Gaetano Gallì,
E mangiatigliu nu paninu !!!!
Andrea Capocasale
I suoi primi 27 anni sono stati il più grande
spettacolo dopo il big bang...
Francesco , Ilaria , Valentina e Mariangela
La nuova e la vecchia guardia unite
sotto la bandiera del Siderno
Peppe Pagano e Antonio Fanito
Buon compleanno mago delle 360
per quest' anno sono stato buono,
ma per il prossimo non garantisco sulla bonta' della foto.
Il “bello della mattonella”
Francesco
Buon compleanno Pietro dai
tuoi genitori dalle tue sorelline dai nonni e da tutti i
tuoi amici che ti vogliono
tanto bene...ma se non studi
è questa la fine che farai.
La verità dell’Iride
Questa settimana sono serio, non vi inganni il titolo. Ma visto come siete conciati non
avete altra via d'uscita. Non vi sto invitando al vostro funerale, anzi, vi indico la via della
di Benjamin Bowson salvezza. Negli anni passati a Fleury tutti, credenti e non, ogni domenica andavano a confessarsi. Dentro non si commettevano grandi peccati e i
reclusi attingevano ai crimini commessi fuori dal carcere. Il prete, alla fine, conosceva i peccati di tutti.
Divideva i penitenti per tipologia di reato. Assassini,
spacciatori, stupratori, rapinatori, truffatori. A ogni
reato assegnava una pena e il confessato una volta
espiatala si guadagnava il paradiso, a patto che non ci fosse reiterazione. Un sistema semplice semplice che riportava all'ovile del Signore
le pecorelle smarrite. Ecco, anche voi avreste bisogno di un prete, i giudici servono a poco spediscono in galera malfattori che una volta
fuori torneranno a essere tali. E lo sapete perché, perché nella società normale non esiste espiazione in grado di assicurare il paradiso.
Chi è stato ladro continuerà, e per sempre, a essere considerato ladro e alla fine tornerà a farlo con danno per lui e soprattutto per voi.
E' un circolo vizioso senza vie d'uscita. Questo, la società civile continua a far finta di non capirlo, non applica giustizia esercita vendetta e la vendetta è una cosa brutta che, come vi ho detto più volte, avvicina la vittima al carnefice. Non vi fidate dei giudici, hanno qualcosa di strano in testa, per loro una realtà senza crimine sarebbe una vita da disoccupati. Tengono famiglia e sperano che il lavoro non
gli manchi mai. Ma voi tutti non vivete di pane e manette, voi le violenze le subite. Volete uscirne? Assumete preti. Preti laici che diano
condanne vere e non di preci. Trent'anni agli assassini, venti agli spacciatori. Date una pena ai rei, ma dategli la certezza di riaccoglierli
in grembo. Il male non si ripeterà, se non nella misura in cui sarà determinato da patologie e non da vizi. Volete salvarvi davvero?
Assumete preti, o fate diventare i giudici tali. Continueranno ad avere un lavoro e voi avrete un futuro migliore. Smettetela con le vendette, che è risaputo riservano sempre strascichi.
Vi serve il prete
DOMENICA
22 GENNAIO 2012
LA RIVIERA
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