L'Italia è un paese strano. Si diventa eroe, stando al telefono dalla Capitaneria di Livorno e dettando ordini con richiamo ai genitali. Tale il comandante De Falco, uomo virile. L'esaltata capitaneria di Livorno il 10 aprile del 1991 non riuscì a salvare, nell’Ustica del mare, neppure uno dell'equipaggio del Moby Prince. Quindi non ha diritto di pipa né di cassero DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 02 « Le pagine dei principali giornali europei Calabria da voi e dai suoi nemici. Liberate la lo certificano, i programmi di punta delle nostra terra da un problema reale e da un maggiori testate televisive lo attestano. La alibi che la stanno strangolando. mafia calabrese è il peggior male in Arrendetevi, fatelo in modo semplice, con circolazione. Calabrese, un termine che un atto di rinuncia unilaterale. Ripudiate la pericolosamente si sta colorando di ogni cultura del drittismo che ha insanguinato per negatività. Che non identifica più un popolo secoli la Calabria. Abiurate la violenza e antico, colto e laborioso. Un vocabolo che aderite ai valori della fratellanza, sempre più si sta trasformando in sinonimo dell'uguaglianza sociale e morale. Nessuno di male. Noi riteniamo che la Calabria abbia può sentirsi migliore degli altri in virtù di un tanti guai, e tanti, troppi, ne siano i giuramento. Nessuno può conculcare la responsabili. La nostra terra è ormai chiusa libertà altrui. Liberate la vostra vita dalla in un angolo dal quale le giovani colpa senza che la colpa sia emendata. generazioni rischiano di non uscire più. Regolate i conti con voi stessi e date la Serve uno scatto, una reazione possibilità ai vostri figli e ai figli corale per ricostruire una terra ARRENDETEVI degli altri di avere una vita e darle un futuro. Tutti dicono nuova senza l'ingombro del che il male peggiore sia la vostro male. Arrendetevi e non ndrangheta. La sua scomparsa avrete nulla in cambio se non è necessaria per liberare la l'orgoglio di esservi tolti di Calabria da essa e mezzo e di aver sgomberato il contemporaneamente dare un campo da una zavorra volto a tutti i nemici di questa insostenibile. Chiudetela con gli regione. Niente male e niente alibi. annacamenti e i giuramenti e la vita Niente passato, solo futuro. sorriderà alla Calabria, e un po' anche a voi. E' stata una settimana durissima per la Dite che non è giusto uccidere e vessare, che Calabria, che nonostante la gravità degli gli altri e la loro libertà sono intoccabili. accadimenti estranei a essa si è guadagnata Fatelo, metterete a nudo le vostre colpe e le prime pagine dell'Espresso, quelle degli altri. Si, fatelo un ultimo Der Spiegel, Presa Diretta, giuramento, anche questo col sangue. Corriere della Sera, solo per citare a Abiuro la cultura mafiosa e rimuovo per lcuni organi d'informazione. I problemi di sempre il mio ostacolo alla nuova Calabria. un intero continente sono in parte imputati Chiudete un'epoca sanguinosa. Dopo ai criminali calabresi. Per non essere travolti starete meglio, staremo meglio. E' un fatto dal male e dai maligni. morale che riguarda ognuno di voi, non c'è ARRENDETEVI. Fatelo rapidamente, utilitarismo materiale, non ci sono sconti di senza condizioni e senza infingimenti. pena. Un fatto da uomini, dire a voi Toglietevi di mezzo. Liberate la stessi gli uomini non ci sono più. «Ripudiate la cultura del drittismo» » DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 03 Parlando di... Cover Story “Crescere a Rosarno”, la storia di una diciassettenne andata in onda su Mtv ha fatto vedere una Calabria che non ci appartiene. Noi, diamo voce a due donne reali Storia di Jessica Una nuova croce calabrese ANNA MARIA PANCALLO TV realizza un reportage su Rosarno. Viene raccontata la storia di Jessica, 17 anni, aspirante parrucchiera. Il sottofondo musicale è indicativo del taglio dell’intervista: una colonna sonora degna della trilogia de “Il Padrino”. E’ stata ancora una volta riportata solo una faccia della medaglia. Quella mediaticamente più allettante, che fa scappare qualche risolino, alternato a momenti di sdegno, dentro le case degli italiani. Si è parlato di una terra arretrata, introversa, priva di orizzonti, chiusa e avvinghiata alle proprie “tradizioni”. Si è data l’impressione che a Rosarno esista una sola realtà. Quella dove è prioritario farsi fidanzate il prima M possibile onde evitare di diventare una merce-insaldo (con minore appeal per l’acquirente maschio calabrese) e sposarsi a 22 anni con indosso una tenda da circo. Una realtà dove le fujitine sono all’ordine del giorno, dove fratelli e padri non consentono a sorelle e figlie di allontanarsi dal recinto che hanno costruito. Una realtà dove esistono femmine, non donne. Se la ricerca si fosse spostata in Brianza, nel Veneto o Il sottofondo musicale è indicativo del taglio dell’intervista: una colonna sonora degna della trilogia de “Il Padrino” in Piemonte probabilmente si sarebbero ottenuti risultati similari. Ma conviene inquadrare le spoglie di quella tappezzeria Calabrese vecchia, damascata e intrisa di polvere. I muri freschi di intonaco spesso non meritano uno spazio in prima pagina e ancora più spesso capita che gli stessi inquilini di tali abitazioni non ci facciano caso o peggio ancora calpestino con scarpe sudice e chiodate uno splendido parquet… DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 04 la Riviera SUDICI E NORDICI La stecca di MTV Un’immagine scorretta, falsa e contorta della gioventù calabrese ALESSANDRA BUTTIGLIERI l reportage “crescere a Rosarno” andato in onda su Mtv ha offeso profondamente i giovani cittadini della stessa e la Calabria giovane tutta. Lo sdegno e l’incredulità di coloro che hanno potuto assistere allo scandalosa decadenza giornalistica alla quale siamo stati sottoposti come cavie, hanno manifestato l’ardore di una fiammella di orgoglio mai spenta, della quale noi tutti viviamo. Un video populista ed esagerato, una estremizzazione di costrizioni e realtà antiche, che I per nostra fortuna si vanno sfaldando, nel progredire degli anni. Viene data un’ immagine scorretta e contorta della gioventù calabrese, delle famiglie e della crescita, come fossimo popolazioni indigene sulle quali indagare sociologicamente, per scoprire gli ancestrali riti e le false credenze delle quali siamo schiavi, come barbari che credono che i fulmini siano la manifestazione della rabbia di Dio. È anche vero che esistono casi isolati, nei quali però, ci si rispecchia in ben pochi, e che sono il frutto della rassegnazione ad uno stile di vita scelto da altri, il lasciarsi soggiogare a di GIOACCHINO CRIACO quel comodo esistere paesano, nella visione più bigotta e ignorante. Il pretendere una vita normale, al pari di chiunque altro, con pari opportunità per le donne, è stato il primo traguardo raggiunto da tutte quelle persone che invece di farsi prosciugare dentro da una condizione sbiadita, hanno alzato la voce, nonostante i pericoli. Spesso la Calabria si trascina dietro l’alone di stantio che l’ha soffocata per troppo, e non si può di certo pretendere che siano i nostri padri sessantenni a levare la benda nera dagli occhi della nostra regione. Qui si offende miseramente lo sforzo di tutti coloro che provandoci, ci sono addirittura riusciti, a far splendere un po’ di sole sulle nostre coste culturali, a far arrivare aria pulita e nuova sopra i nostri volti, a smuovere terreni vischiosi e traballanti,con la propria pacifica voce, con la loro inesauribile forza, occultando demagogicamente, una lista infinita di bellezze che proprio noi giovani, regaliamo alla nostra terra. Il concetto di libertà è stato ampiamente imbrattato da un’imbecillità che mi lascia interdetta, poiché la donna libera non è di certo colei a cui è permesso scuotere i fianchi nelle balere fino alle ore tarde della notte. La libertà è un concetto puro, e come tale va rispettato e salvaguardato da persone uccise dalla propria sadica piccolezza. Non tutti i mali, però, vengono per nuocere, perché proprio l’indignazione e la rabbia di noi offesi, mi ha ricordato, ancora una volta, che siamo noi la maggioranza. Tipica giornata emiliana bis i, evidentemente in Emilia conoscono bene la letteratura consolatoria. Sembra anche che leggano La Riviera. La settimana scorsa li avevamo colti di sorpresa, beccando un tg locale a riferire tre succulente notizie di cronaca regionale tutta loro, prodotta da loro figli. Hanno fatto rewind e per vendicarsi hanno parlato di noi. Stavolta è stato il tg regionale della RAI. Sembrava di essere in Calabria, la cronaca emiliana era sparita, al suo posto si è parlato solo di ndrangheta. E passi per la prima notizia, il giornalista bovalinese Giovanni Tizian è stato minacciato dalle cosche e il servizio ha presentato il fatto come un accadimento esclusivamente calabrese, tutti i protagonisti lo erano, e gli emiliani erano solo spettatori. La circostanza che il tutto si sia consumato nella loro terra era solo un incidente. La seconda notizia riguardava l’operazione Bellu Lavuru, direte voi cosa aveva a che fare con l’Emilia? Nulla in effetti. Reati calabresi, arresti in Calabria. Ma posto che si era deciso di consolare gli emiliani si è trovato il gancio per dare la notizia. Siccome a Parma è recluso Giuseppe Morabito, coinvolto nella retata, si è ritenu- S DOMENICA to che gli emiliani dovessero essere messi a conoscenza dell’operazione. Che tutto sia un gioco di prestigio ve lo abbiamo spiegato più volte, si evoca il male altrui per esorcizzare il proprio. Noi, che siamo cattivi impenitenti, perseveriamo nello stesso gioco. Rigiriamo la frittata. Lasciamo stare le notizie della settimana scorsa, saltiamo i Tanzi, le Coop e apriamo un nuovo fronte. Suggeriamo al bravo Tizian di continuare a denunciare la ndrangheta, ma se ha voglia di scoprire nuovi mali si può fare un giro nelle vie centrali di qualunque delle città emiliane. Usi il naso per l’inchiesta, e non è una metafora. Lo usi per davvero, fiuti l’aria, se sente odore di fritto, di cipolla, di cibi speziati, guardi in basso. Viene da qualche cantina. Da seminterrati, magari affittati come magazzini, probabilmente utilizzati come abitazioni dai migranti. Si cari sudici, noi abbiamo grande esperienza dei loculi che per anni i nordici hanno affittato a noi. Al nostro posto ora ci sta gente più sudicia di noi. E questo, sudici, non vi emenda dal peccato commesso con i fratelli di Rosarno, ma sporca di egoismo anche i connazionali delle terre alte. 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 05 DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 06 Parlando di... Primo Piano IL MODELLO REGGIO NELLA RETE DELLA COMMISIONE D’ACCESSO FINE DI UN REGNO RODERIGO DI CASTIGLIA prefetto Luigi Varratta, che, come ogni prefetto sa misurare le parole e non usa a vanvera le parole, lo aveva preannunciato in una intervista a «calabriaora» il giorno 19 gennaio: probabile l’arrivo della Commissione d’accesso agli atti del Comune. Nella serata dello stesso giorno è arrivata la notizia, che ha tolto fiato e parola allo stilista del modello Reggio, il Governatore e già sindaco della Città, dr. Giuseppe Scopelliti, e all’accanito difensore del modello Reggio, il sindaco dr. Demetrio Arena, d’altro non contento se non di proseguirlo, ai cortigiani bassi, medi, alti, aggirantisi nelle stanze e nei corridoi di Palazzo San Giorgio. La notizia è che il Ministero degli Interni, in accordo con il prefetto Luigi Varratta, ha deciso l’invio della Commissione d’accesso agli atti del comune di Reggio. Indagherà, vedrà, trarrà le conclusioni che non è diffiile immaginare quali possano essere. Intanto, crolla il mito, artificiosamente costruito e spavaldamente divulgato, dell’intoccabilità di Scopelliti e della sua corte, che, pur essendo al di sotto d’ogni sospetto, non ha esitato fino all’ultimo a imperversare contro chi aveva la memoria corta e non scriveva a lettere d’oro nell’albo della storia di Reggio le sue magnifiche sorti e progressive sotto la guida del Sindaco più amato d’Italia. E intanto c’è da registrare che il divo Carlo Pilieci da Gioiosa ai vertici della RAI Il La Calabria delle positività. La conferma di Carlo Pilieci alla vicedirezione RAI del Tg2, dopo avere precedentemente guidato per anni la redazione cronaca del Tg1, costituisce non solo un motivo di orgoglio per i calabresi buoni e onesti, ma è anche una grande soddisfazione per quanti credono nella giusta valutazione del merito. Pilieci questi traguardi impegnativi li ha raggiunti con la forza dell'intelligenza e la caparbia determinazione dei calabresi.Un professionista dell'informazione di qualità Scopelliti e la sua classe governante di piccoli dominatori consegnano la città di Reggio all’opinione pubblica nazionale, timbrandola del sospetto di brogli, corruttele, infiltrazioni mafiose. Che eccelsi meridionalisti. Oggi accesso della Commisione, domani scioglimento per mafia e commissariamento? Pazientiamo e sapremo. Ma non c’è bisogno d’attendere per capire che al risultato atuale s’arriva non per la forza delle opposizioni, di cui la maggiore è quella del Pd, ma per iniziativa del prefetto. Il modello Reggio crolla e nella sua rovina trascina anche i suoi oppositori. Se oggi la Destra piange, non c’è davvero di che ridere a sinistra. Il dramma di Reggio è il dramma dell’assenza d’una classe dirigente. E meno male che a Reggio c’è un prefetto. Senza treni, chiusi da strade della morte CIMITERO JONICO: l’ennesimo incidente tra la statale della morte e la mulattiera chiamata autostrada GIOACCHINO CRIACO oi della Jonica di Reggio. Senza treni, chiusi da strade della morte, prigionieri di un mondo a parte. Serve coraggio per partire e anche per tornare. E non è una storia, classica, di emigrazione. Mettersi sulla strada è una sfida, che non ha nulla a che vedere col capolavoro di Kerouac. Necessitano soldi, e parecchi, per spostarsi. Bisogna avere prudenza al volante e affidarsi a Dio, se credenti, o alla fortuna per una partenza e un ritorno che non siano dipartita. Toccatevi pure, ma servono tante, troppe, cose se abiti la provincia calabrese e vuoi viaggiare. Per chi lo fa, i morti di Scilla, di Bianco, di Siderno, della Limina, non sono un buon viatico. Se sei della provincia di Reggio e per qualunque ragione ti metti in viaggio, ti accorgi di vivere in un mondo a parte. Treni, aerei diven- N tano un miraggio, per la loro scarsità e per i costi eccessivi. Un solo aeroporto per centinaia di migliaia di persone. Una rete ferroviaria a binario unico e senza elettrificazione sulla costa ionica. Una linea ferroviaria con unica stazione d’accesso a Rosarno, per la parte tirrenica del reggino. La 106 della morte da un lato e una mulattiera chiamata autostra- da dall’altro. E non sia mai dover attraversare la SGC 682, che unisce i due mari, ha più morti che chilometri. Esagero? Forse. Provate a viaggiare e ne riparliamo. Cercate di andare a Roma, a Milano, a Torino e poi venite a discuterne. Fatevi i conti in tasca. Con quello che spenderete, da Roma o da Milano avreste potuto raggiungere New York o andarvene a svernare ai Caraibi. Si, un po’ provoco. Ma nel 1983 con qualche migliaio di lire mi prendevo il mio bel trenino dalla stazione vicino casa e dopo sedici ore di viaggio arrivavo a Bologna. Ci volevano giorni perche il tanfo del treno mi andasse via dalla pelle, ma mi sentivo più sicuro, meno povero. E soprattutto avevo una speranza, DOMENICA che il futuro avrebbe portato grandi cose alla Calabria. Non è stato così. Non lo è stato in tanti campi, e sarebbe lungo parlarne. Mi limito alla possibilità di viaggiare. La 106 è sempre quella, l’aeroporto uguale e idem le ferrovie. Il mondo viaggia veloce oggi, dappertutto. Da noi no. Continua a essere fermo a trent’anni fa e fortuna che nella nostra terra i treni a vapore non ci sono mai stati, che forse ancora li avremmo. La tratta aerea che comprende Reggio è la meno servita e la più cara, i voli low cost sono una chimera. I treni notturni sono stati tagliati e per quelli ad alta velocità servono soldi e qualcuno che ti accompagni a Reggio o a Rosarno. Scegli il treno o l’aereo, comunque devi avere a che fare con la strada. E il viaggio di ritorno non è meno complicato. Ed è vero che esagero, ma sono in viaggio da trent’anni e posto che, per scelta, ho sempre mantenuto la residenza in Calabria continuo a sentirmi abitante di un mondo a parte e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 07 DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 08 la Riviera La settimana DIAVOLO NERO 400MILA EURO PER IL BESTSELLER DI MUNZI-CRIACO Anime Nere: ciak si gira LA SORPRESA MUSELLA ravo davvero Rubbettino editore. Non aveva una collana di narrativa, e la ha inaugurata con Anime Nere di Gioacchino Criaco, calabrese di Africo. Dio ne scampi e liberi. Un successo di critica e di pubblico. Neanche il tempo di seguire l’ondata del romanzo, davvero epocale, e già insorgono, per l’industre penna di Gioacchino Criaco, Zefira e American Taste, che in fatto di noir dà tanti punti ai più nomati autori del genere. La detta trilogia ha portato Gioacchino Criaco in giro per l’Europa. È il più cinematografico dei narratori italiani. E il regista Francesco Munzi ha avuto buon naso. Ne ricava un film. Ora la notizia è ufficiale: Anime nere, quarto su ventidue film, secondo la graduatoria stilata dal MiBac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), sarà al cinema. Già fissato il cofinanziamento di 400 mila euro da parte dello Stato. La produzione è affidata a Rai Cinema, Bianca Film e Cinema Undici; il pubblico quello internazionale. Ci consola che i set saranno proprio i paesi aspromontani, scelti da Munzi per ricreare al meglio le verità del Criaco. La Calabria potrà così riaverlo per tutto il tempo delle riprese, ed essere ancora al centro del mondo. Grazie ad eroi “sani”, di tanto in tanto! B * COMUNISTI ITALIANI Il teatro popolare calabrese vive! Correva il 21 gennaio 1921 V I l 21 gennaio 1921 nasceva a Livorno, da una costola del Partito socialista italiano, il Partito Comunista d'Italia. Ne fu fondatore Amadeo Bordiga, non Antonio Gramsci, come, poi, tese ad accreditare la storiografia comunista d' impianto stalinista. Erano pochi, alcune miglaia, i comunisti, che ne costituivano la base. Un anno dopo Mussolini è al potere. Con le leggi eccezionali del 1924 sono costretti alla clandestinità. Né solo loro. Quando l'Italia torna alla libertà, i comunisti, non domati dal carcere, dall’ esilio, dalla morte, emergono come un grande partito. Come il partito, destinato ad essere il primo partito dela classe operaia, sotto la guida di Palmiro Togliatti. Con Enrico Berlinguer sono ormai più di 12 milioni gli italiani che votano comunista. E avere la tessera del PCI è titolo di fierezza e d' orgoglio. Poi, c'è il 1989, l'anno del crollo del muro di Berlino e dello scioglimento del PCI. Nasce Rifondazione comunista. E dalla sua scissione il Partito dei Comunisti italiani. Tra di loro prima pugnaci e quindi insieme nella Federazione della Sinistra, che passa da disastro a disastro elettorale. Nelle stime sondaggiste la Federazione della Sinistra supera appena il 2%. É in questa quadro che i Comunisti reggini ricorderano, il 21 gennaio a Reggio , la nascita del “glorioso partito di Gramsci e Togliatti”. FERROVIA IN CALABRIA l 16 gennaio, al Convento dei Minimi di Roccella si è tenuto il convegno Trasporto ferroviario regionale, organizzato dai sindacati unitari. Con notevole meraviglia, nonostante fossero stati invitati tutti i segretari regionali dei vari partiti politici, si è notata l'assenza totale. Certamente esistono temi molto più importanti che collegare i cittadini del sud al resto d'Italia, nell'ottica di una secessione. Esistono parole come diritti e legalità sulla bocca di tutti i nostri politici, ma in pratica continua la volontà di isolarci sempre più al resto del mondo. Presente l'ing. Domenico Gattuso, soddisfatto per aver ricevuto oltre 1000 firme per la vertenza "Ferrovie in Calabria" solo dalla zona jonico-reggina, si ricorda che la raccolta delle firme continuerà sino al 30 gennaio anche on line, sul sito e ci si aspetta di raccogliere almeno altre 5000 firme. La conclusione, affidata al segretario della CGIL nazionale, Serena Sorrenti: “Diciamo basta a questa differenza tra nord e sud. I fondi ci sono e il diritto alla mobilità deve essere di tutti, ogni cittadino o comunità ha il diritto di essere connesso al resto d'Europa”. Marilene Bonavita Una partita da non perdere,I “ripartiamo dalla Locride” Finalmente se ne è accorta anche Adriana Musella, l’incendiaria presidente di Riferimenti. Sotto la bandiera fiammante della lotta alla mafia, come i funghi sotto l’albero, è fiorita la specie parassitaria dei professionisti dell’antimafia. Gente senza arte né parte, che ha acquistato arte e parte, nel teatro dell’ Amtimafia, e che l’arte e la parte le perderebbero se un giorno lontano lontano la mafia decidesse la sua estinzione. Non è da ora che battiamo su questo chiodo, e con tutta onestà Adriana Musella vorrà riconoscere che anche ella ha mostrato il viso delle armi a questa nostra battaglia . Comunque, la Pasionaria annuncia l’organizzazione di un convegno che già nel titolo promette gradi cose e grandi rivelazioni: “La mafia dell’antimafia”. Che è come voler dire: l’uso dell’antimafia a fini mafiosi, cioè di accaparramento, contro ogni trasparenza e contro ogni legalità, di capitali destinati a combattere la mala pianta. L’augurio è che si passi dall’astratto al concreto, dal generico al concreto. Che, insomma, si facciano i nomi dei professionisti dell’antimafia, di questi eroi della domenica che fin qui hanno recluso il loro eroismo di cavalieri senza macchia e senza paura nelle marce, nelle processioni a lume di candela, nelle congratulazioni a Forze dell’ Ordine e Magistrati, nelle prediche di don Ciotti. A pagamento, tra l’altro, i detti cavalieri. Poiché l’antimafia- come dice adesso la Musella “ è diventata anche per questa città [ di Reggio ] un business; quindi desumo ci sono enti che devolvono perché evidentemente c’è qualcosa dietro che fa comodo anche a loro”. Insoma, tu mi dai una cosa a me, io ti do una cosa a te. La patente, senza esami, di antimafia viene ritirata presso gli uffici invisibili dei professionisti dell’antimafia. Visto che i pidocchi, come sostenevaTogliatti, s’annidano anche sulla criniera dei cavalli di razza. iviamo nell'era della globalizzazione, nell'era della modernità, nell'era in cui tutto ciò che nuovo, tutto ciò che è tecnologico prende il posto dell'antico, del tradizionale, di ciò che un tempo era ritenuto fondamentale e di ciò che oggi è obsoleto, desueto. Non sarebbe la prima volta che si assiste ad una pesante svalutazione della cultura popolare calabrese, ad un abbandono di quelle realtà superstiti che ancora rammentano e gridano a gran voce quali sono le nostre origini. Le scuole non conoscono più le vie di mezzo, proponendo una formazione depurata da infiltrazioni di cultura popolare. Si crede, evidentemente, di offrire una cultura più pura, avalutativa, ma resta il fatto che il vernacolo, quel linguaggio legato al nostro passato, è vivo più che mai, incuriosendo giovani e non, e prendendo piede nel mondo delle arti visive e musicali della nostra regione. In questa sede, vorrei soffermarmi sul peso che ha nella cultura calabrese il teatro popolare in vernacolo. Questa straordinaria forma d'arte, che i nostri avi greci consideravano una catartica presa di coscienza dei problemi del mondo in cui vivevano, in Calabria trova terreno fertile. Ciò comporta un'interessante ricerca dialettale, un'analisi del linguaggio passato che impegna studiosi e non. Lo sconfinato campo delle tradizioni popolari che ingloba canti, proverbi, filastrocche e favole dà spazio anche a racconti di tipo farsesco, o meglio a cronache di farse carnevalesche realmente realizzate in piazza in tempi più o meno lontani. Ed è proprio dalle farse carnevalesche che prende il via il discorso intorno al teatro popolare calabrese, una forma spesso considerata anonima ma non per mancanza di autori ma perché tutte le rivisitazioni che vengono fatte del substrato originario danno vita a numerose opere che si mescolano nel vastissimo oceano degli autori teatrali calabresi. Nella maggioranza delle opere dei nostri giorni si nota un dialetto italianizzato che è tipico delle nuove generazioni: appartenendo, infatti, l'autore standard ,considerato nel nostro attuale contesto sociale, a un periodo in cui il linguaggio aveva già subito le sue naturali modifiche, per cui espressioni di una volta non fanno parte del suo bagaglio culturale, succede spesso che egli scriva come parla. E', invece, di estrema importanza nel teatro popolare curare, oltre ai contenuti, anche gli aspetti linguistici perché sono questi ultimi lo specchio fedele, limpido e genuino dei "topoi" del teatro calabrese. Indispensabile risulta, pertanto, la ricerca dialettale affinché non scompaiano per sempre quelle belle espressioni di un tempo che con la loro immediata freschezza rappresentano un mondo sicuramente più autentico del nostro. Una volta tanto, occorre sottolineare come l'amministrazione regionale sembra non aver perso di vista la cura di questo valore culturale. Sono stati infatti investiti 2 milioni di euro per il potenziamento dell'attività teatrale calabrese, offrendo appalti a diverse compagnie teatrali calabresi che hanno così la possibilità di usufruire di strutture adeguate, apparentemente, e volte ad un esercizio di questa affascinante pratica. Antonio Cormaci DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 09 LA COPERTINA DON CIOTTI fondatore di LIBERA, associazione contro tutte le mafie La Calabria sotto il terrore di Don Ciotti Dominiddio ha creato il libero arbitrio, il fondatore di Libera lo abolisce PAQUINO CRUPI L o abbiamo appreso dai libri, dai libercoli, dai grandi morti e dai grandi vivi del giornalismo italiano. Lo abbiamo appreso dalla bocca dolente dei governanti e dei governativi: la Calabria e, per estensione, il Mezzogiorno, territori infetti, non hanno le forze capaci di promuovere la loro rigenerazione. La salvezza, perciò, non può venire che da liberatori esterni. Da Garibaldi a don Ciotti, il primo con la camicia rossa e la baionetta, l’altro con il maglione nero e il crocifisso. Come è tradizione, ai liberatori si spalancano le porte e si offrono fiori. Chi vorrà dissociarsene? O avrà il coraggio di dissociarsene? Qualcuno ci ha provato a Vibo Valenzia, questo 12 gennaio, in occasione della Quinta Assemblea Provinciale di Libera in presenza di don Ciotti, ospitata presso l’Auditorium della Scuola di Polizia e fatta piena, come di rito, degli studenti di Vibo e del Vibonese, che lasciano i libri per queste “traviate”. «LIBERA CALABRIA SENZA LIBERA» Nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 gennaio è apparso a Vibo uno striscione nei pressi dell’Auditorium della Scuoladi Polizia così strillante: “Libera Calabria senza Libera”. Firmato: E.F.S.E. Ed è arrivato il diluvio universale. Chi tocca don Ciotti, il Pater noster dei calabresi, è di fatto un complice della mafia. Infatti, nella notte, precedente l’alba radiosa dell’ennesima concione contro la ndrangheta, gerarchicamente distribuita tra i rappresentanti del Pubblico Bene e don Ciotti, è apparso uno striscione nei pressi dell’Auditorium della Scuola di Polizia così strillante: “Libera Calabria senza Libera”. Firmato: E.F.S.E. Ed è arrivato il diluvio universale. Annunciato dal questore Giuseppe Cucchiara dal quale ci si aspettava la capacità di individuare i responsabili dello striscione, clandestinamente appiccicato, e, invece, ci regala la squalifica intellettuale degli affissori: imbecilli perfetti. Eversori, anche? Mano impastata della ‘ndrangheta, certamente. Poiché chi tocca don Ciotti, il prete antimafia, è di fatto un complice della mafia. La quale da qualche tempo in qua ha paura, rovinosa paura, delle prediche contro la sua esistenza. Una predicazione che dura dal 1861. Quelle di don Ciotti sono le più prelibate. Guai a contestarle. Sia pure a mezzo di uno striscione che dice una sacrosanta verità: che la Calabria, per liberarsi, non ha bisogno delle missionarie prezzolate di Libera. E “qui si convien lasciare ogni sospetto; ogni vilta convien che qui sia morta”. Cioè a dire: che la libertà di pensiero non può cessare sulla soglia dei santuari di Libera, che non esiste il delitto di leso don Ciotti, che sulla mafia e il modo di combatterla non c’è una ricetta unica, che sulle terre confiscate alla mafia e assegnate a Libera non nasce l’economia del riscatto della Calabria, che uno striscione notturno di critica è e rimane uno striscione di critica, e non è di minaccia a nessuno. Dominiddio ci ha garantito il libero arbitrio anche su questa materia. E non credo che don Ciotti, il Pater noster -come sembra- dei calabresi, abbia potuto sopprimmerlo. Diminuirlo, questo sì. La Calabria è sotto il terrore di don Ciotti. Chi lo critica, è perduto. DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 10 DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 11 Parlando di IN BREVE PRIMO PIANO IL DITO NELL’OCCHIO Veltroni ritorna a Locri per parlare di sviluppo ultima visita di Walter Veltroni a Locri è stata nel 2006 allorquando, l’ex sindaco di Roma, giunse con un corteo al seguito, su un pullman che trasportava circa 45 ragazzi delle scuole capitoline per incontrare i giovani del movimento “Ed ora ammazzateci tutti”. «Abbiamo scelto di scendere in Calabria con una delegazione di scuole che ha attraversato un suo percorso sulla legalità- dichiarò Veltroni all’epoca- per trasmettere a tutti la forza dei ragazzi di Locri, che dopo il delitto Fortugno continuano con serietà la loro battaglia». «Del resto la Calabria è una terra - ricordava Veltroni ricca di risorse: mare, monumenti, clima e monti, che farebbero la fortuna di qualsiasi altra regione. Ricchezze che è ora si vadano a rivalutare insieme alle istituzioni nazionali e regionali contro lo strapotere della mafia». L’ L’universale vicesindaco Domenico Mantegna L’avv. Domenico Mantegna è vicesindaco universale dell’Amminisrazione comunale di Benestare. Si dice comunista e, pur fresco di tesssera, fu nominato dalla Federazione reggina del Partito dei Comunisti italiani responsabile di zona del Sidernese, mettendo da arte, comunisti di vecchia e nobile razza, come l’ex consigliere provinciale Mazzaferro, di Rocella. Si aspettavano miracoli. Ma, siccome i marxisti-leninisti, ai miracoli non credono, non suonò male che i miracoli con il giovane Mantegna non vennero. Come è noto, nel 2011 ci sono state le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale. Il Partito propose all’avv. Domenico Mantegna la candidatura nel collegio di Benestare. Rifiutò. Cosa inammissibile per un dirigente. La mancata candidatura dell’avv. Domenico Mantegna, che difende tutte le cause tranne quella del suo Partito, è costata ai Comunisti Italiani la perdita del consigliere comunale. E che succede? L’avv. Domenico Mantegna torna in pompa magna nel gruppo dirigente del Partito. Grazie a Giuseppe Stalin il quale ricordava che i comunisti non amano l’epurazione e sono per il recupero dei dirigenti che ammettono i loro errori. Mai confessati dall’universale vicesindaco Mantegna. «La Locride dovrà essere il vero cuore del paese - concluse - un cuore che batte ed è debole, ma che con la forza di tutti gli italiani può tornare ad essere invincibile e sano». Sin qui la storia. Ora, dopo più di cinque anni, l’ex sindaco di Roma, ritorna a Locri, nonostante le cose non siano per nulla cambiate (anzi forse peggiorate) e non ci sono più i giovani di “Ammazzateci tutti”, per partecipare ad una conferenza del suo partito che si svolgerà sabato 28 gennaio, alle ore 9,00, presso la casa della Cultura del Comune. Il tema dell’incontro sarà: “Idee per lo sviluppo e impegno per la locride”. Oltre a Veltroni, cui toccheranno le conclusioni, parteciperanno i parlamentari, i consiglieri regionali e provinciali, i sindaci e gli amministratori locali, i circoli Pd della Locride. GIORNATA DEL RICORDO Immagini a Roccella RICORDANDO.... Bettino Craxi Un viaggio in Polonia, là dove si è consumata la più vergognosa follia e barbaria umana, ha segnato profondamente i nostri concittadini, Domenico Scali e Giuseppe Macri, che si raccontano e ci trasmettono la loro esperienza nella Mostra fotografica che si terrà presso il Convento dei Minimi Rocella Jonica dal 27 al 30 gennaio. Abbiamo incontrato i due giovani artisti che hanno racchiuso negli scatti fotografici le loro emozioni, noi di seguito riportiamo le loro sensazioni ed i loro perché. Domenico Scali: «Auschwitz si può testimoniare solo con le sensazioni che ti lascia. Tante volte avevo visto in foto, documentari, libri, il famoso cancello con la scritta “ARBEIT MACHT FREI “ ma trovarmelo davanti mi ha fatto un effetto terribile, ti toglie ogni parola… Auschwitz...ti cambia la vita, lo ha fatto per quasi due milioni di persone...vittime e carnefici….e lo fa anche per chi dopo tanti anni ripercorre quel luogo. Mai dimenticherò quel giorno.» Giuseppe Macrì: «L'incubo senza fine par- torito dalle ideologie totalitarie. Il fondo dell'Universo diceva Dante parlando dell'Inferno, ed è esattamente la stessa situazione, la soluzione finale. Nella giornata della memoria dobbiamo ricordare. La mia mostra risponde a questo bisogno. Un reporter, una macchina fotografica e un'assenza. L'assenza è quella del fondo dell'universo: non si può dire o mostrare fino in fondo, ma bisogna provarci lo stesso.» Il 19 gennaio di 12 anni fa moriva ad Hammamet Bettino Craxi. Aveva creato un partito poderoso. Un partito che era stato capace di frenare l’egemonia democristiana, e che poi fu travolto dai giustizialisti e dai forcaioli di tutte le tinte farisaicamente democratiche. Sarebbe dovere storico, politico, etico ricostruire il Partito socialista italiano. Ma i socialisti, da intendersi come dirigenti socialisti, rimangono penosamente divisi. E inutilmente nostalgici del grande leader. FLASH LE OMECA SE NE VANNO Un esempio di crescita a Reggio LORENZO FASCÌ* Poche settimane fa avevamo lanciato un forte allarme per il destino delle OMECA. Avevamo, infatti, avuto notizia che ANSALDO-BREDA, nell'ottica di una nuova politica aziendale tesa ad eliminare le sedi periferiche, voleva lasciare le OMECA. Avevamo, in quell'occasione, chiamato in "soccorso" le Istituzioni, cittadine e regionali, ed abbiamo stimolato anche l'intervento del Prefetto. Purtroppo, non solo siamo rimasti inascoltati, ma, addirittura, qualche consigliere regio- nale, nel silenzio colpevole dell'amministrazione comunale del centro-destra, ha tentato di sminuire la portata dell'allarme. Purtroppo, avevamo ragione. Da ben due mesi una delle aziende che opera all'interno dello stabilimento non paga le maestranze da novembre e da poco ha attivato la procedura di mobilità, tant'è che i dipendenti hanno proclamato lo stato di agitazione fermandosi davanti ai cancelli di entrata.Ebbene, ai dipendenti oggi manifestiamo la nostra solidarietà che ribadiremo di presenza nei prossimi giorni. Ma, nel contempo, diciamo che vogliamo porre la questione OMECA all'apice della nostra azione politica perché siamo convinti che se le OMECA dovessero chiudere la città perderebbe un'ulteriore segno di speranza per chi pensa che ci sia, anche a Reggio, e nonostante i disastri provocati da Scopelliti ed i debiti lasciati ai cittadini dal suo Modello Reggio, la possibilità per una prospettiva di vita lavorativa per i nostri figli. Noi vogliamo impegnarci per questo. Si rincorrono voci, peraltro di una richiesta di intervento avanzata per un nuovo piano aziendale al Presidente della Regione, ma, pare, che nel POR per lo sviluppo aziendale il Governatore si sia "dimenticato" delle OMECA. Come sempre, peraltro. Grande venditore di fumo ma amministratore dissennato ed incapace di risultati concreti e strutturali. * Segretario provinciale del PdCI DOMENICA 22 DICEMBRE 2011 LA RIVIERA 12 DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 13 Parlando di... DIFENDIAMO IL ROCCELLA JAZZ, TOGLIETECI TUTTO MA NON LA CULTURA «Toglieteci tutto ma non la cultura: difendiamo il Roccella Jazz». Questo lo spirito della conferenza, tenutasi a Quattromiglia (Cs), lo scorso 13 gennaio. Dopo trentun anni la manifestazione rischia di chiudere i battenti. Dichiara il senatore Sisinio Zito, fondatore del festival: «Sono quindici anni che siamo senza sponsorizzazioni ed il fondo unico per lo spettacolo è ridotto. Temo che questa manifestazione non avrà sebbene rappresenti una delle facce più belle della Calabria». LOCRIDE MIX LOCRI “LocRinasce” Con riferimento all'ennesima esacerbazione della dialettica politica tra gli opposti schieramenti, in merito alla procedura di aggiudicazione per l'affidamento dei servizi legali dell'Ente Comune di Locri, LocRinasce intende prendere una posizione netta. In particolare, evidenzia che l'Amministrazione si è attenuta scrupolosamente al D.Lgs. 163/2006 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), che al comma 10 dell'art. 84 dispone: “La nomina dei commissari e la costituzione della commissione devono avvenire dopo la scadenza del termine fissato per la presentazione delle offerte”. Alla luce di tale disposizione appare corretto l'operato posto in essere dall'Amministrazione nonché dal Segretario comunale, al quale il Movimento esprime la propria solidarietà per i violenti ed ingiustificati attacchi subiti fin dallo svolgimento delle operazioni preliminari di gara. LocRinasce auspica, un ritorno ad un dialogo leale e sereno, necessario al fine uscire dalla drammatica situazione che attanaglia l'Ente in un momento storico particolarmente delicato per l'intero Paese. Pietro Parrotta Francesco Mammì ARDORE Eventi di Gioventù CANILE DI SANT’ILARIO Noi non siamo un peso AIUTATECI! occante è la visita al canile, nel comune di Sant'Ilario. Centinaia di amici, più o meno piccoli, scodinzolano frenetici. Sarà un modo per sorriderci, pensiamo. Il responsabile della struttura Mario Tedesco ci raggiunge, saluta i cani dietro le sbarre, spiega i disagi al nostro giornale: «Il problema principale è il mancato pagamento da parte dei Comuni, somme che dovrebbero essere versate per legge secondo le convenzioni stipulate ogni anno. Abbiamo proposto ai Sindaci un progetto che prevedeva la sterilizzazione T San Ferdinando Sabato 14 gennaio 2012 il CLUB UNESCO RE Italo di Reggio Calabria ha organizzato un’interessante conferenza nella cittadina della piana, sul tema: “La cartografia antica del mediterraneo ed i megaliti di Nardodipace”. Ha moderato la conferenza Alberto Gioffrè, presidente del Club Unesco reggino, che ha introdotto: Alessandro Gioffrè d’Ambra, esperto in cartografia antica; Alfonso Carè, ricercatore impegnato nella valorizzazione dei megaliti di Nardo di Pace; il Sindaco di Placanica, Rocco Mario Clemeno; Oreste Kessel Pace, fondatore del Club Unesco “San Rocco Montpellier” di Palmi; il Dott. Rocco Militano attuale presidente del Club UNESCO di Palmi. MONASTERACE Una magnifica esperienza ha consentito a sei giovani ardoresi di confrontarsi con coetanei di altri paesi Europei e visitare una città di straordinaria bellezza quale è Barcellona. Il progetto "Winds of youth-eventi di gioventù" realizzato dalla Casa Eslava di Barcellona e al quale ha aderito il primo cittadino Giuseppe Campisi, ha visto la partecipazione di giovani provenienti da vari paesi Europei. Si è sviluppato in una serie di incontri interculturali durante i quali i partecipanti, comunicando solo ed esclusivamente in lingua inglese, hanno affrontato temi diversi. Ciò ha consentito a tutti i giovani presenti di riflettere sulle opportunità che la Comunità Europea offre alle nuove generazioni, di poter vivere e lavorare insieme. I sei giovani di Ardore, che hanno vissuto questa esperienza, ringraziano il Sindaco e si augurano che in futuro ci siano altre opportunità di questo tipo per crescere, arricchire la propria cultura e fare esperienze. Cetaceo spiaggiato DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 14 la Riviera dei cani e la successiva rimessa in libertà, ma servono urgentemente i fondi». Rivolge, per questo, una domanda ai sindaci di Siderno e Locri, amministratori di Comuni col debito più alto nei confronti del canile: «Siderno ha circa 200 cani, ospiti della nostra struttura, che potrebbero essere sterilizzati e un buon 40% rimesso sul territorio, lo stesso per Locri che ne ha 200 liberi per la città. Essendo vostro dovere istituzionale provvedere alla cura e al mantenimento dei cani, quando pensate di saldare il debito con il canile?». Aggiunge un quesito al commissario Asp di Reggio Calabria, Rosanna Squillacioti: «E' preciso dovere dell'azienda provvedere alla cattura dei cani randagi ma, quest'anno, la convenzione con il nostro canile non è stata ancora rinnovata. Lei sa che è nostro dovere morale e civile intervenire quando richiesto. Il dovere dell'Azienda sanitaria provinciale sarebbe di sovvenzionarci. Perché attendiamo da più di un anno il rinnovo?». “la Riviera” provvederà a raccogliere le risposte delle autorità interrogate e renderle note sul prossimo numero. itrovamento sulla spiaggia di Monasterace di un cetaceo di grandi dimensioni, 4 metri e 25 cm per l'esattezza, uno Zifio che potrebbe aver perso la rotta e, smarrito, si è arenato. Al momento non si conoscono le cause dello spiaggiamento e della morte, potremmo ipotizzare anche un impatto con rete da pesca che ne ha determinato la morte. Siamo a conoscenza del tipo di cetaceo, grazie al responsabile per la Calabria del progetto cetacei e tartarughe marine del territorio WWF Italia, dr. Giuseppe Paolillo che si è pronunciato sulla specie. Si tratta dunque di un mammifero marino, detto comunemente balena dal becco d'oca, a causa della forma della testa, simile al becco di un'oca. Abbastanza comuni i suoi avvistamenti nel Mediterraneo, prevalentemente al largo. Il Servizio veterinario dell'ASP, reparto veterinari di Locri, sempre presente sul territorio e che opera su tutta la fauna marina, selvatica e non ed in collaborazione e con il supporto della Capitaneria di porto e della Guardia costiera, provvederà domani all'espletamento delle procedure legali per l'autopsia e lo smaltimento della carcassa. R Marilene Bonavita, presidente associazione O.L.A. Oltre l'Arcobaleno Onlus Intervista * a Giovanni Calabrese «Locri piuttosto di rinascere sta nuovamente morendo» Lombardo, dopo aver disgraziato Locri per trenta anni, è tornato a completare l’opera. E continua ogni giorno a peccare in presunzione e arroganza. MARGHERITA CATANZARITI ’ ormai scontro aperto tra le diverse fazioni del Consiglio comunale di Locri e il botta e risposta infuocato tra i vari esponenti di maggioranza e opposizione all’attuale Amministrazione sembra non voler cessare. Abbiamo quindi ascoltato Giovanni Calabrese, Consigliere comunale di minoranza nonché attuale Assessore alla Provincia, che per primo ha dato il la al coro di polemiche che imperversano dentro e fuori il palazzo municipale di Locri. Sig. Calabrese, lei ha dato il via alle attuali polemiche chiedendo pubblicamente le dimissioni del sindaco di Locri, il quale le ha risposto che non ci pensa minimamente. Qual è la sua prossima mossa? Per ora è sempre la stessa: continuare a ribadire a gran voce che Giuseppe Lombardo è assolutamente incapace di amministrare e governare la città di Locri. Così come lo è il suo gruppo di collaboratori, persone senza nessuna competenza politica o tecnica. E di questo si sono accorti soprattutto i cittadini. Direi che con questa Amministrazione, Locri piuttosto che “rinascere”, cosi come auspicato dal loro movimento politico, stia “rimorendo”. Ma non è un po’troppo presto tracciare un bilancio così definitivo? Assolutamente no. Anche se otto mesi non IN EVIDENZA sono molti, Lombardo non è una novità. Era già al corrente di tutti i problemi della città e dell’impegno che era necessario per fare fronte alla situazione creata dalle vecchie amministrazioni di cui lui stesso ha fatto parte. Negli anni passati Lombardo, che non se lo dimentichi, è stato anche lui l’artefice del novanta per cento dei problemi che viviamo oggi. E quando è sceso in campo, lo ha fatto solo perché ha sentito nell’aria l’odore di una vittoria facile, a causa delle spaccature del centrodestra. La sua non è stata una candidatura coraggiosa, né sentita: p r o gramm i E improvvisati, una lista che faceva acqua da tutte le parti, gente che non aveva nessuna preparazione e competenza. Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: una città mortificata, tornata ad essere ostaggio delle solite note vecchie famiglie. Lombardo, dopo aver disgraziato Locri per trenta anni, è tornato a completare l’opera. E continua ogni giorno a peccare in presunzione e arroganza. Lombardo parla di attacchi strumentali e di mancanza di responsabilità da parte opposizione che non lo sta ad ascoltare. Ma cosa dovremmo ascoltare, se lui non dice niente? Lui sostiene di parlare con i fatti, ma quali? Io non ne ho visto neanche uno. Dice di avere documentazioni e atti. Peccato che poi li debba ritirare su nostra richiesta, perché sono privi di trasparenza rasentando a volte l’illegittimità. Noi non pecchiamo di senso di responsabilità politica, siamo delle persone serie. Facciamo semplicemente il nostro dovere: Lombardo ha il dovere di amministrare la città, così come è stato chiamato a fare, e noi abbiamo il sacrosanto dovere di vigilare affinché lo faccia. Il problema è che dobbiamo lottare con l’immobilità della sua giunta. Anzi a tal proposito, vorrei aggiungere che è meglio avere la faccia tosta, come lui ci accusa, piuttosto che averla di pietra come qualcun altro. La sua non è stata una candidatura coraggiosa, né sentita: programmi improvvisati, una lista che faceva acqua da tutte le parti, gente che non aveva nessuna preparazione e competenza. Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: una città mortificata, tornata ad essere ostaggio delle solite note vecchie famiglie. Ma se la situazione della città di Locri è così grave, voi avreste potuto davvero agire diversamente una volta saliti al potere? Certo. Noi avevamo le energie e le carte per farlo. Non avevamo lasciato nulla all’improvvisazione, avevamo un programma preciso e dettagliato. Eravamo pronti a gestire la situazione, anche se era complicatissima. Eravamo pronti a governare e avremmo fatto bene. Lombardo, invece, era solo pronto a vincere. Forse perché pensava che gestire una città sarebbe stato come gestire le tartarughe caretta caretta, come avrebbe dovuto fare nel suo ultimo grande incarico al Parco Marino, prima di decidere di tornare in politica. Però quella spaccatura al centrodestra in occasione delle ultime elezioni… Si, è stata controproducente, ma era inevitabile. I nostri percorsi erano arrivati un punto in cui dividersi era l’unica cosa coerente da fare. E’così che avviene in politica, a volte si hanno difficoltà a coabitare. Ma ora ci sono stati i giusti chiarimenti. E l’esperienza di fare oggi opposizione di nuovo insieme è stata e continua ad essere importante, direi fondamentale, per creare nuove basi da cui ripartire. Cosa risponde al cittadino locrese, oggi un po’ confuso sull’intera situazione, che chiede se davvero Locri è senza speranza? Che la speranza c’è, così come c’è una via d’uscita. Risponderei di non credere ai piagnistei falsi e bugiardi del Lombardo di turno. Locri ce la può fare. Ci vorrà impegno, rigore e sacrifici, ma non è impossibile. E io, come Consigliere di minoranza e anche come Assessore provinciale, farò tutto quanto in mio potere affinché la situazione cambi al più presto. DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 15 DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 16 Quando il matrimonio diventa spettacolo entinaia di futuri sposini hanno partecipato al Wedding Show, evento giunto quest’anno alla V Edizione, ideato dalla Lino Valeri e organizzato dalla Ideeventi, Agenzia di Wedding & Event Planners di Eufemia Valeri, Stefania Severino e Chiara Agostino. Un evento originale ospitato nel noto locale di Marina di Gioiosa Jonica, che ha catalizzato l’attenzione di moltissimi under 35 prossimi alle nozze. L’Hotel Sabbia d’Oro, infatti, si è trasformato in una sorta di grande spazio espositivo, dedicato esclusivamente al giorno indimenticabile per tutte le coppie che vogliono convolare a nozze. Una parte del locale è stata dedicata alle aziende del settore, 17 professionisti del Wedding, di diversa tipologia e varietà, ma sempre legate alle nozze: chi specializzato nei viaggi, chi nelle bomboniere, chi nei centri estetici che preparano le spose e gli sposi per il fatidico “sì” davanti a ospiti e parenti e chi con nuove proposte come la wedding reporter, Milena, che raccoglie i dettagli della storia d’amore e ne elabora un vero e proprio romanzo in cui i protagonisti sono gli sposi. Le future spose hanno incontrato il wedding creative Mauro Adami, volto della trasmissione “Cambio vita, mi sposo” nonché stilista della casa di moda Domo Adami che ha tenuto una vera e propria lezione di wedding style che i presenti, per lo più under 30 in procinto di convolare a nozze, C hanno seguito con molto interesse. Un’altra star della domenica è stata, Silvia Lora Ronco, meglio conosciuta come Silviadeifiori, flore designer, entrata nella casa di tutti con il programma “Fiori, Colori, Decori”, in onda su Sky, che ha realizzato con piccoli gesti, vere opere d’arte.Ed ancora, in un susseguirsi di eventi e momenti, curati sin nei piccoli particolari, Stefania della Ideeventi e Francesca della Nuccia & Francesca, hanno illustrato le tendenze moda, trucco e capelli per il 2012. Ma i veri protagonisti dello show dedicato al matrimonio sono stati gli abiti, sia per lei che per lui che hanno sfilato in passerella sotto gli occhi ammirati degli oltre 300 partecipanti. Protagonisti della sfilata, iniziata con lo spettacolo delle sfere luminose, ad opera de La Gurfata, sono stati gli atelier di Domo Adami, Diamond Couture e Lino Valeri. Ed ancora, in passerella, lo stilista delle torte Riccardo Fazzolari, “Golosia”, ha fatto sfilare autentici capolavori dell’arte pasticcera. A far da mattatore nel corso dell’intera manifestazione è stato il piccolo ma già grande Mattia, che ha sorteggiato un viaggio di nozze in crociera, offerto dall’Agenzia Full Travel Service e un servizio fotografico pre matrimonio, offerto da Servizifotografici.net, Ideeventi, Estetica Mixage e Pedullà Gioielli. DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 17 A proposito di... FOCUS STATUA DI PERSEFONE, ALTES MUSEUM DI BERLINO; PINAX RAPIMENTO PERSEFONE, MUSEO NAZIONALE DELLA MAGNA GRECIA DI REGGIO CALABRIA a se il divino Ade. E’ vero che il dio dell’oltretomba l’aveva rapita con la connivenza di Giove anche se vi potrebbe essere stata una certa accondiscendenza della ragazza, se le raffigurazioni dei Pinakes locresi rispondono al vero; la ragazza, infatti, spalanca le braccia al dio dal corpo virile che la tiene con un braccio sul suo carro! Un’azione spregiudicata di uno spasimante audace, lo definiremmo oggi, piuttosto che un ratto poiché, in fondo, l’aveva poi accolta accanto a sé alla pari come regina e come tale appare nei Punakes locresi, sweduta in trono accanto ad Ade. Ma Demetra, la madre di Persefone, che non si rassegnava al distacco dalla figlia, con la sua disperazione aveva costretto Giove ad intervenire e far liberare la ragazza che, sulla via del ritorno, però rimaneva vittima della magia di Ade, ormai suo affezionato sposo, accogliendo il dono di un chicco di melograno. Un dono che ipotecò la sua esistenza poichè, come vuole il mito, si sarebbe poi divisa sei mesi sulla terra e sei si guadagni intravista da un agricoltore nell’Ade con il suo sposo; condizionando IN EVIDENZA delle campagne Locresi favorì il trasferi- così i ritmi della natura: rigogliosa e fertimento della statua. Infatti non appena le con la sua presenza, addormentata e Strenuo difensore delle origini ebbe la ventura di operare la sua emersio- sterile durante i mesi della sua assenza. locresi della statua di Persefone ne dal sottoterra, la fece prigioniera e la A Locri, del culto di Persefone tra i boschi riseppellì per anni nel buio di una cantina, sacri delle colline della Mannella, erano furono proprio gli studiosi fino a quando la consegnò a trafficanti di sopravvissute solo le testimonianze delle tedeschi, tra i quali Behrendt opere d’arte che venivano nel Sud Italia ieratiche statuine di terracotta degli ex Pick, allievo del Mommsen. per impadronirsi di statue di divinità e ven- voto che scaturivano dal suolo, non solo derle ai grandi collezionisti del mondo sotto i picconi degli archeologi, ma anche A loro, la statua parlava chiaro, che, così, riuscirono a imprigionare buona spontaneamente quasi come gli ortaggi di presentandosi con nome e luogo parte degli dei della Magna Grecia nei quei campi fertili, riempendo così i musei di provenienza. e non solo calabresi. Marmi, blocchi delle loro musei. Per questo la prima notizia mi aveva fatto mura e colonne dei templi, quanto di più saltare sulla sedia: “Vuoi vedere che prezioso vi era nella pianura dell’antica realtà dei fatti, che nasconde semplice- Demetra, la madre di Persefone, è riuscita Locri, venne divelto e trasferito altrove, mente una storia di traffici di opere d’arte per la seconda volta a ritrovare la figlia e a dando vita a nuovi edifici di nuove religiomolto in voga alla fine dell’800 in Magna farla ritornare sulla terra (leggi Locri), ni, riutilizzandone gli antichi simboli che a Grecia. Purtroppo la possibilità di favolo- anche se questa volta non la teneva legata volte trovano sorprendenti somiglianze; Lo scopritore, Vincenzo Scannapieco, era morto lasciando al comune i suoi beni, ma negli anni sessanta un anziano suo contadino, Giovanni Giovinazzo, rivelò il segreto tenuto negli anni per rispettare il giuramento fatto al suo padrone. Continua la tormentata odissea della Persefone di Locri PINO MAZZÙ a Persefone di Locri sembra che abbia cambiato residenza. Da 100 anni nel principale Museo di Berlino, sarebbe stata spostata in un’altra sede della stessa città tedesca. La notizia è stata diffusa da uno studente di Taranto che si era recato… in pellegrinaggio, perché a Taranto si afferma che la città antica non sia stata semplicemente una tappa del lungo viaggio, dopo lo spostamento da Locri dove le antiche popolazione l’adoravano portandole offerte di ex voto, anzi una tesi sostiene che addirittura ne fosse la sede originaria per cui la indica come “la dea di Taranto”. Ma lasciamo questa antica diatribe, più una lite tra archeologi cavillosi che la L DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 18 la Riviera come a Gerace dove la Cattedrale, con le sue colonne, ne è testimonianza viva. Mentre l’altare del frate Bonaventura, nella chiesa di San Francesco, mostra ancora il melograno beccato da un uccello. Ed il melograno, frutto sacro a Persefone, fiorisce ancora tra i giardini delle campagne locresi. Ma del simulacro della dea invece, si erano per millenni perse le tracce. La sua scoperta segnò l’ultimo rapimento, dal quale non riuscirono a liberarla né il divino Giove né la madre Demetra. Il ratto avvenne, infatti, non più per amore ma per soldi, agli inizi del secolo scorso. La cronaca ricostruita da uno dei contadini che assistettero all’evento, vuole che la statua apparisse all’improvviso tra i filari di un vigneto, affiorando dal sottosuolo sotto i colpi degli arnesi agricoli. Chissà! Forse l’avevano sorpresa proprio nel momento in cui ritornava dall’Ade sulla terra, per trascorrere i sei mesi accanto alla madre. Una volta disseppellita venne nascosta in una cantina e, diversi anni dopo, venne trasportata a bordo di un carro per essere imbarcata a Gioiosa diretta a Taranto, da dove poi intraprese il viaggio alquanto avventuroso per raggiungere prima la Francia, poi la Svizzera e infine la Germania. Prima di morire lo scopritore, Vincenzo Scannapieco, forse preso da un sacro timore, ha lasciato al comune i suoi beni, ma negli anni sessanta un anziano suo contadino, Giovanni Giovinazzo, rivelò il segreto tenuto negli anni per rispettare il giuramento fatto al suo padrone. Ma né gli articoli di Totò Delfino, che riportò in una intervista l’intricata vicenda, né i servizi della Rai, nè le indagini svolte dalla procura di Locri, né le iniziative degli uomini di cultura della città, e mi piace ricordare l’opera di Gaudio Incorpora che non si è mai arreso, ma anche di tanti amministratori e cittadini, sono riusciti a far ritornare la statua della dea nei luoghi dove anticamente era venerata e dove era la meta delle processioni delle donne locresi “. Purtroppo le lettere, gli esposti, le interrogazioni parlamentari non fecero breccia: per le istituzioni dello Stato non c’erano le condizioni perché Persefone facesse rientro a Locri, La statua, rimase così al suo posto a Berlino. Per chiederne la restituzione, ma alla città di Taranto, si mosse in tempi più recenti il presidente della Regione Puglia V e n d o l a . Progettava di averla almeno in prestito per una mostra. Ma la casa della Persefone è a Locri e Locri non si arrende. da qualche tempo un sito è stato aperto su internet, con l’obiettivo dichiarato di tenere desta l’attenzione e l’interesse sulla vicenda della statua rapita, oggi diremmo trafugata. Il destino della Persefone è quello di molte altre opere della Magna Grecia che sono state portate illegalmente all’estero; solo alcune sono state restituite. Tutte rappresentavano un mistero, poiché si cercava di distruggerne l’identità e la provenienza. Per avere l’idea di quanto accadeva a cavallo tra ‘800 e ‘900, vale la pena citare il caso di una serie di reperti archeologici di terracotta che oggi sono al Metropolitan Museum di New York sotto la denominazione di “oggetti fittili provenienti dal Sud Italia”. I pezzi rinvenuti alla fine del 1800 a Gioia Tauro, non si sa attraverso quale canale, finirono nel museo americano che li mise in mostra a distanza di oltre vent’anni. Evidentemente non sapevano che, nel 1902, Paolo Orsi era riuscito a ricostruire, attraverso la descrizione di chi aveva partecipato al rinvenimento, i disegni dei pezzi che corrispondevano perfettamente a quelli apparsi poi a distanza di 20 anni nel museo di New York. Si trattava di reperti importanti come testimonianze dell’antica Metauros, anch’essa colonia di Locri, anche se di piccole dimensioni. Per la statua di Persefone avvenne la stessa cosa. Dopo circa un decennio dal ritrovamento riapparve nel Museo di Berlino; ma gli dei, specialmente se Magnogreci, ai quali per secoli intere comunità e territori si sono rivolti per ottenere grazie e favori, parlano da soli. Mi vengono in mente i romanzi di Corrado Alvaro, “l’età breve” e “Mastrangelina”. dove riaffiorava la vicenda del rinvenimento della statua da parte di un contadino, Mastrangelo e il suo avventuroso viaggio a bordo di un carro con il miraggio di favolosi guadagni. Nel primo romanzo Filippo Diacono, che aveva appreso della scoperta, cercava di sapere dal figlio Massimo, che aveva intrapreso gli studi classici a Roma, se era possibile nel territorio scoprire un dio greco, come gli aveva rivelato il contadino Mastrangelo. Alla risposta incredula del figlio “Ma gli dei greci sono morti”, il padre incalzava “Bene ma se uno lo trovasse?”. Il ragazzo rispose ricordando che i musei di Roma ne sono pieni e “non rimarrebbe che metterlo in un museo” riconoscendo, comunque, che non era possibile farlo passare inosservato “Perché non è facile nascondere un Dio”. Ed ancora il padre “E se lo portasse fuori, in altri paesi? Metti che lo portasse in America”. “In America!” esclamò Rinaldo. “Ma in America non hanno le macchine? Non hanno le miniera? Che cosa gli interessano i nostri vecchi dii? Là i nostri vecchi dii non hanno messo piede. Sarebbe curioso. Sarebbero dei mostri “e seguitava sul filo di questa fantasia, di un dio straniero in una terra sconosciuta .” Ed ancora, riferendosi alle statue viste a Roma proseguì “Io mi ricordo che quando li vidi per la prima volta a Roma, mi sentii tremare le gambe, e quasi cadere. E’ terribile un dio morto, che nessuno più adora”. A questo punto anche a noi viene da pensare “Che ci fà la Persefone di Locri nel museo di Berlino? si tratta di una forzatura storica” anche se, a onor del vero, strenui difensori delle origini locresi della statua di Persefone furono proprio gli studiosi tedeschi, tra i quali Behrendt Pick, allievo del Mommsen. A loro, la statua parlava chiaro, presentandosi con nome e luogo di provenienza. Ma, per tornare alla notizia iniziale, sembra che lo studente abbia ritrovato alla fine la statua obiettivo del suo viaggio, trasferita in un altro museo berlinese. Ignoriamo i motivi di tale spostamento. Ma la vicenda potrebbe rimettere la Persefone nuovamente al centro dell’interesse. Chissà anche i locresi e magari gli studenti locresi, e perché no anche i presidenti di Provincia e Regione, potrebbero mettersi nuovamente in moto per riportare a casa la dea della Mannella. Forse servirebbe, non solo a placare il dolore della madre, la divina Demetra, il cui tempio è stato ritrovato a pochi metri dalle mura dell’antica città, proprio accanto alla torre fortificata di contrada Marasà, con l’altare ancora fresco di sacrifici, ma anche a restituire a Locri ed alla Calabria uno dei simboli più importanti dell’arte e della religiosità della Magna Grecia. PRIMO PIANO «La Persefone di Locri nel museo di Berlino ... una forzatura storica» CRONACHE DAL NORD Di porcata in porcata Commettere una porcata per difendere il “Porcellum”, è una piroetta spaziale che non ci saremmo aspettati, almeno dalla corte Costituzionale. Ma si sa, viviamo tempi tristi, in cui lo Stato nazionale, costruito fin dall'inizio, Massone su Massone, tenta di autotutelarsi, ma, come in una malattia autoimmune alla fine sta distruggendo se stesso dalle fondamenta, se mai tali fondamenta sono esistite. Nonostante non sia un tipo simpatico, ha ragione Di Pietro nelle sue dichiarazioni: ”siamo al regime”. E che, ora te ne accorgi Di Pietro che in Italia comandano i Fratelli ? Praticamente la consulta ha calpestato come un cesto d'uva il desiderio della maggioranza degli “Italioti”, che volevano una legge in cui fosse la gente a contare e non i partiti, non le dinastie, non i “fratelli d'Italia”. Giustificheranno il tutto con la necessità di evitare una presunta vacazio legis che sarebbe stata pericolosa per il paese(ma mi faccia il piacere), dimenticando che questo paese non vive di leggi ma di privilegi. Nello stesso giorno siamo riusciti ad assistere ad un'altra porcata, se possibile più grande della prima: la Camera salva l'On. Cosentino dalla richiesta d'arresto. Ma che paese è mai questo dove puoi rubare, avere rapporti con camorristi che ti fanno pure la campagna elettorale e poi passarla liscia, certo soltanto se sei un deputato, un senatore, un gran commis. Se sei un povero diavolo invece tela prendi nel di dietro e ……zitto e paga. Aspettiamo le liberalizzazioni per consolidare la classe padrona(ladrona?), che ci stringerà di più il cappio al collo. L'unico aspetto positivo di tutte queste porcate e che la Lega Nord ha perso la sintonia con la base: la prossima volta Bossi dovrà davvero prendere i fucili per convincere gli elettori del profondo nord a dargli credito. Noi del sud, impassibili, attendiamo gli eventi. Attendiamo di capire, in questo marasma, a chi prossimamente dovremo leccare il sedere. Si sa, d'altronde, che siamo un popolo orgoglioso: non ci pieghiamo mai a niente e a nessuno, siamo testa dura, ma per i sederi abbiamo un debole. Vincenzo Carrozza FILOSOFIA REGGINA Emigrato? No, in prestito da Reggio... “Beato te che stai a Roma…Beato te che stai a Milano…Beato che stai fuori Reggio…” e tu rifletti “Beato te che non sai che cosa significhi sentirsi straniero in terra straniera”. Esagero? Avvicinatevi, vi racconto una storia: Reggio Calabria non è solo un punto geografico nel mezzo, o quasi, del Mediterraneo, è anche un modo di vivere, un modo di fare, è radicato all'interno del dna, siamo Organismi Geneticamente Modificati in chiave Reggina. Si riflette nel tuo modo di essere, di pensare, di parlare; nel tuo entrare in un bar ed esclamare spontaneamente, alla vista di un amico, “u cafè è pavatu”; nel tuo alzarti la domenica mattina con il profumo del sugo nelle narici, ben certo che tua moglie si è alzata ore prima di te per farti trovare la pasta fatta in casa; nel tuo invitare a cena ospiti e chiederti con una punta di perplessità “ho preparato la parmigiana, le polpette di melanzane, le crocchette di patate, le cotolette, i maccheroni con il sugo del maiale e le costolette…siamo quattro: è sufficiente o preparo qualcos'altro?”. Reggio è una malattia dalla quale non si vorrebbe mai guarire. Reggio è come la mamma, rompiscatole, imperfetta, ti fa urlare, a volte è terribilmente irritante, ma puoi smettere di amarla anche solo un momento? Per tutti i suoi figli lontani la risposta è “no”! Reggio è una meravigliosa donna distesa tra il mare e la montagna, ti sorride anche con la pioggia, ti saluta con le mille luci dello Stretto e ti abbraccia ogni volta che ritorni, non importa chi tu sia diventato e cosa tu abbia fatto, lei ti amerà sempre. Così quando vai via le prometti di ritornare, pur sapendo, in cuor tuo, che ciò non avverrà. E così rientri nel grigiume delle città che ti hanno, tuo malgrado, adottato ma, come Rossella 'O Hara sulla cima della collina, virtualmente alzi in cielo il pugno e gridi la tua promessa: «Non mi avrete mai!!! O voi barbari potrete avere i miei soldi ma non le mie ossa! E quando morirò seppellitemi di fronte al mare, e che la mia anima possa bearsi della vista dello Stretto per l'eternità». O, in alternativa, andrà benissimo anche il chiosco dei gelati, perché il mare è meraviglioso, ma vuoi mettere la soddisfazione di una bella brioche ripiena di nocciola? Servizio di La Filosofia Reggina DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 19 La www.larivieraonline.com gerenza [email protected] [email protected] Tel 0964/383478 la Riviera COLLABORATORI Registrazione Tribunale di Locri (RC) n. 1 del 19/06/1998 R.O.C. n°11602 del 02/11/98 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana AmministratoreUnico Rosario Vladimir Condarcuri Direttore responsabile P ASQUINO C RUPI Editor Director E RCOLE M ACRÌ In redazione: M ARIA E LENA F ILIPPONE, MATTEO R ASCHELLÀ, DOMENICO M ACRÌ, ANTONIO T ASSONE, MARIA G IOVANNA C OGLIANDRO, A NTONELLA I TALIANO Editorialista: G IOACCHINO C RIACO Art Director: P AOLA D ’ ORSA Impaginazione: E UGENIO F IMOGNARI Anna Laura Tringali, Mara Rechichi, Ruggero Brizzi, Benjamin Boson, Nik Spatari, Angelo Letizia, Marilene Bonavita, Francesca Rappoccio, Mario Labate, Franco Crinò, Marco Andronaco, Isabella Galimi ,Maria Teresa D’Agostino, Giovanna Mangano, Lettere, note e schermaglie LA REPLICA Salviamo il giovane cronista calabro-emiliano dalle cosche, dalla tv-spettacolo, dalle penne mercenarie e colleghi invidiosi L’importanza di chiamarsi Tizian IN EVIDENZA MESSAGGIO FUORVIANTE “Salviamo il cronista Tizian”. Salviamolo (e salviamoci), tutti noi, dalle cosche, dalla spettacolarizzazione, dalla diffidenza e dall’invidia. Sì, è vero, è il sistema che fa schifo. Ma questo non vuol dire che Giovanni Tizian, giornalista precario, e altri come lui un lavoro non lo meritino. Il sistema fa schifo. SOPRA L’ultima copertina de la Riviera dedicata a Giovanni Tizian G ià dal titolo, sparato in prima pagina, e dalla vignetta tristemente inequivocabile che lo accompagna, c’è qualcosa che non quadra, crea turbamento. Leggiamo l’articolo a firma Ruggero Calvano su “La Riviera”, intitolato appunto “Salvate il soldato Tizian”, e la prima sensazione sgradevole trova purtroppo conferma. Il linguaggio allusivo e irritante di chi la sa più lunga degli altri e a lui non lo fregano, il fingere di scherzare su cose assai serie, il solito maleodorante vittimo-campanilismo in salsa calabrese –di chi ridimensiona la ‘ndrangheta di oggi perché quella di una volta era un’altra cosa... che distingue sempre tra Noi, i calabresi, e Loro, il resto del mondo, che alimenta questo senso di appartenenza trasversale, mutuato da una mentalità tipica (i calabresi onesti e quelli criminali stanno in fondo dalla stessa parte)– permea a catena tutti i ragionamenti. Il tutto avvolto in una protettiva patina d'ironia d’accatto. “Salvate il soldato Tizian”. Fantasia degna di nota, ma il messaggio è fuorviante. No, Giovanni Tizian non è, per come si lascia intendere, l'ennesimo prodotto costruito a tavolino dal e per il sistema mediatico, non è un “militare”, un professionista dell’esercito antimafia in attesa di promozione, e nemmeno un eroe. Chi lo conosce dovrebbe sapere che è lontano mille miglia dal carrierismo, dall’aspirazione a diventare icona, ma pure che ha una paura fottuta. Giovanni è semplicemente un cronista vecchio stampo ma con le gambe e il fiato di un giovane atleta, che fa bene il suo lavoro. Con una qualità in più: se ne fotte del potere e va fino in fondo, non scrive tanto per il soldo e nemmeno per la gloria, ma per i Valori. È, questo sì, pur senza essere militare, un militante. Nel significato più giusto e nobile del termine. Ha dimostrato con chiarezza e concretezza da che parte ha scelto di stare. A differenza di tanti che non lo fanno, nascondendosi magari dietro ben costruiti alibi culturali, o tutt’al più si limitano a fingere di farlo. È questa passione civile che gli da uno stimolo e un'energia che diventano antidoto alla paura. Non è il solo. E quelli che fanno il loro lavoro fino in fondo si beccano –accade sempre più spesso– le minacce e le ritorsioni. Anche in Calabria. Ultimo in ordine cronologico Lopreiato a Vibo. Se gli altri, più bravi e più seri nessuno li tocca, a partire dal rammaricato Calvano, un motivo ci sarà. “Fatevi una domanda e datevi una risposta”, direbbe Gigi Marzullo. Ciò non vuol dire che per dimostrare il proprio impegno sulla trincea anti'ndrangheta (visto che parliamo di soldati) si debba esibire necessaria- mente la certificazione di almeno un attentato. È comunque stucchevole la gara al più intimidito –perché ci sono giornalisti di razza che stanno un passo indietro, non s’espongono ma svolgono ugualmente un lavoro monumentale e fondamentale– è stucchevole la separazione manichea tra il “prima” e “l’ora” (anche in tempi passati c’era chi si esponeva e interpretava con coerenza la propria professione). È stucchevole, certo, anche la mitizzazione e la creazione mediatica del personaggio –dall’icona Saviano agli aspiranti Saviani di serie B. Come se bastasse una tanica spenta o una lettera sgrammaticata per trovare la corsia privilegiata, in molti casi alternativa, rispetto alla gavetta, alla capacità e alla fatica dello scrivere. In questo Ruggero Calvano ha ragione. Qualche volta effettivamente è così, c'è un accenno di patologia. Certo, così non dovrebbe essere, ma è anche sbagliato dire e far intendere che sempre sia così. E' un po' il discorso che, anche qui senza generalizzare, è stato spesso fatto per le vedove e la politica. In ogni caso, certamente non è così nel caso di Tizian e di molti giovani cronisti che non si prestano alle speculazioni né barattano la rinuncia a testimoniare la verità con un posto di lavoro sicuro. Calvano attacca il sistema, l’attuale società. Dimentica però che questa è la società che le vecchie generazioni hanno lasciato alle nuove e che, semmai, bisogna con impegno di tutti fare in modo di non lasciare alle generazioni future. Occorre allora correggere il tiro: “Salviamo il cronista Tizian”. Salviamolo (e salviamoci), tutti noi, dalle cosche, dalla spettacolarizzazione, dalla diffidenza e dall’invidia. Sì, è vero, è il sistema che fa schifo. Ma questo non vuol dire che Giovanni Tizian, giornalista precario, e altri come lui un lavoro non lo meritino. Il sistema fa schifo. Ma questa constatazione non ci assolve dalle responsabilità individuali, generazionali e territoriali. Ognuno se ne assuma le proprie, perché di certo questo sistema non è nato da solo e, di certo, quello costruito attorno alla casta dei giornalisti di nemmeno un decennio fa non era l’Eldorado. Né ci risulta che i citati Fava, Alfano, Mauro, Siani, Rostagno, Impastato –pur con tutte le differenze e le distanze– non siano stati esposti, soprattutto in vita, oltre che al “fuoco nemico” a quello “amico” in forma di calunnie, sberleffi, invidie, freddezza e isolamento. Si potrebbe, allora, anche titolare “L’importanza di chiamarsi Tizian”, giusto per restare in tema di suggestioni letterarie e cinematografiche. Giuseppe Tizian, il padre di Giovanni, l’hanno ammazzato e nessuno ha pagato. E nessuno ha indagato. E nessuno ha scritto. Questa è LA RISPOSTA Pacche sulle spalle e solidarietà sulla rete sono esercizi facili 'esempio di Marzullo mi sembra calzante. Vi siete fatti una domanda e gli avete dato un comizio in risposta. Il bello è che ritengo condivisibili molti dei vostri argomenti anche se hanno poco a che vedere col mio pezzo. Il bello delle parole è che ognuno ci può vedere dentro quello che vuole, voi di questa facoltà ne avete ampiamente abusato, ma nemmeno questo conta. La ndrangheta mi faceva schifo un tempo, e continua oggi nelle stessa misura. Ma la cosa che più mi è insopportabile è l'ipocrisia, io ne ho di vizi. Quello no. Penso ci siano parecchi ipocriti in giro, gente che quando la tragedia è entrata in casa Tizian se ne è tenuta alla larga. Vi sarà sfuggito, ma non ho toccato in nessun modo né la sfera personale né quella professionale del giornalista calabrese. Il suo caso è stato semplice spunto per parlare di un sistema di potere che strumentalizza gli eventi per fini poco nobili. Giovanni Tizian non ha pecche né io le ho viste. Tra il serio e l'ironico, volevo solo dirgli di fare attenzione, di non farsi imbrigliare in un gioco che forse lo vuole solo utilizzare. Le pacche sulle spalle, le solidarietà sulla rete sono esercizi facili. Non costano nulla. Nella vita reale la tragedia trova quasi sempre sole le vittime. E io, nonostante quello che voi pensiate, sono con lui. E ognuno conosce i propri dolori, ma quando se ne subiscono di simili non si scherza. Io sono con Tizian, ma dico sempre quello che penso e nel dolore non presto le pacche. Ah, dimenticavo. La vignetta è totalmente frutto dell'innocenza di un'adolescente, proveniente dall'istituto d'arte. RUGGERO CALVANO L DOMENICA la Locride. O, meglio: anche questa è la Locride. La storia di Peppe Tizian è stata recuperata dall’oblio dopo venti anni. Ci sono piste investigative e ipotesi, nomi e cognomi. Chi ha voglia di rispettare i fatti e le storie parta da lì. Parta da lì chi le cose vuole cambiarle, cercando verità e giustizia. Chi ha invece voglia solo di parlare, rifletta prima di farlo. Perché, è vero che non si conosce l’origine delle minacce a Giovanni Tizian. Ma altre cose si sanno e, se ci fosse stato un approccio meno superficiale e un pensiero meno prevenuto, non sarebbero sfuggite. Il Procuratore di Bologna ha detto testualmente che si tratta di una minaccia grave e di un serio pericolo. Non ci vuole uno scienziato né il classico zingaro per capire che se l’intimidito non conosce la fonte della minaccia e i magistrati sì, allora si tratta di un’indagine in corso e con molta probabilità di intercettazioni scottanti tra personaggi inquietanti che discutono piani criminali. Del resto una scorta di due uomini armati h24 non si dà al primo che passa. È anche vero che la regola aurea in questi casi, appunto per non doversi trovare con un nuovo martire da glorificare, è quella di dare il massimo risalto pubblico. Anche un bambino riesce a capire che è molto più difficile colpire un tizio che sta sulla prima pagina dei giornali e appare in tv. E, vivaddio, il cronista Tizian non s’è prestato alla sfilata televisiva in veste di eroe, ma per una volta la tv ha parlato della notizia invece che del personaggio, fornendo quella “scorta mediatica” che dovrebbe essere garantita a tutti, in particolare ai precari. Infine, vorremmo invitare Calvano a leggere gli articoli di Giovanni Tizian sulla Gazzetta di Modena. Allargherà così il suo orizzonte ben oltre la Calabria (altro che vittimismo!). Scoprirà che a Reggio Emilia ci sono i cutresi e a Modena (ma non solo) i Casalesi. Gente che non scherza, come a volte, anche scrivendo, si fa, irresponsabilmente, sulla pelle degli altri. Leggendo scoprirà che Tizian, con i suoi articoli, non solo non ha “contribuito a esorcizzare il male emiliano”, ma ha sbattuto in faccia alla società emiliana la realtà di “quel sistema molto più grande” che la corrode ormai anche dall’interno e che va ben oltre il tarlo calabrese... E allora, forse, si troverà a rivedere le frasi che ha scritto e che difficilmente possono essere descritte, ironia o non ironia, se non come “pericolose”insinuazioni. Nuccio Barillà (giornalista – Legambiente) Alessio Magro (giornalista – Stopndrangheta.it) 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 20 HANNO COLLABORATO Francesco Laddarina, Ian Zimirri, Giuseppe Patamia, Alessandra Bevilacqua,Bruno Gemelli, Carmelo Carabetta, Valentina Elia, Antonio Cormaci, Mario Labate, Antonio Tassone, Giulio Romeo, Ilario Ammendolia, Sara Caccamo, Giuseppe Fiorenza, Daniele Mangiola, Sara Caccamo. Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo di “la Riviera Editore” per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili. 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Tra i presidenti di Provincia Wanda Ferro (Catanzaro) è prima in Calabria e settima a livello nazionale (prima donna) con il 63%, seguita da Mario Oliverio (Cosenza), 37/mo. Tra i sindaci Peppino Vallone (Crotone) e Demetrio Arena (Reggio Calabria) sono 35/mi con il 55%”. Scendere dalle stelle spiace a tutti, e spiacerà certamente al Governatore Scopelliti, non consapevole che bisogna essere palloni per andare in alto. Comunque, va giù. Peccato. Accade, quando il Governatore, libero dall’inchino da Costa Concordia a Silvio Berlusconi, si è erto a difensore della Calabria poi che al governo c’è il placido prof. Mario Monti, e da qualche tempo, dopo il modello Reggio, si avviava a esportare il modello Calabria. Lei che ne dice? Dobbiamo piangere lacrime amare sul destino cinico e baro del Governatore? Con i più cari saluti. E. G. Fetenti fatevi periziare Non so più cosa fare. L'Aspromonte è grande ma ospitare tutti i fetenti che si fanno beccare non è possibile. Speravo che i cattivi prima o poi la smettessero con le marachelle, che il crimine non paga lo sanno tutti, soprattutto se puzza di mafia. Ma niente, più ne prendono e più ci sono in giro. Certo, finiti i nomi di grosso calibro, da anni, in giro c'è solo paccottiglia. Ma ci si arrangia, tutto fa brodo e per migliorare la nostra società è bene che anche le mezzetacche assag- A ciascuno il suo. Il Governtore ha ritenuto di potere rimanere uomo solo al comando grazie ai suoi altoparlanti e ai guardiani posto fisso della sua persona. E intanto i problemi calabresi marcivano. Non siamo giustizialisti e non speriamo nell’iniziativa della Magistratura. Giuseppe Scopelliti sarà diminuito dalla forza delle cose, anche se adesso tenta di cavalcare la tigre. Oppositori si è sempre o mai. LOQUI E SPROLOQUI Ritratti * di Diego Cataldo di Filomena Cataldo Inutili convenevoli Mi stringo affettuosamente alle famiglie delle vittime della Costa crociera, ma non posso non appuntare quanto segue. Ho visto facce stupefatte dinanzi al fatto che il comandante abbia abbandonato la sua nave. E per quale motivo? Oramai in pochi –davvero in pochissimi– sentono fortemente il dovere dinanzi a ciò che rappresentano e che quotidianamente svolgono. Non è soltanto una crisi dei costumi, considerando –appunto– che gli esempi in itinere ed in fieri sono tutti di soggetti in fuga dal proprio dovere per cui, consolandoci, potremmo dire che il comandante si sia semplicemente adeguato al cliché. Oppure, cosa ancor più grave, trattasi di crisi di principi e di ruoli. Anche qui potremmo invocare il cliché. Ma nulla di grave! Per come soffiano i venti in Italia a pagare per il disastro di vite e di ambiente sarà certamente il mozzo, colpevole –hailui– di essere un miserabile. GIUSEPPE CORREALE Scultore Tra i maggiori artisti della Calabria, infaticabile, nonostante l’età. Comincia il suo viaggio nella scultura a 13 anni. Una vocazione. Tantissime le sue opere a carattere religioso in chiese e musei. Moltissimi anche i monumenti urbani e pregevoli si manifestano i suoi disegni. Uno scultore eccelso e raffinato. IL BRIZZOLATO di Ruggero Brizzi Nereo ha un’età indefinita È schivo, riservato e ad ogni ora del giorno lo puoi incontrare in qualsiasi punto della tua città. Cammina Nereo. Non credo faccia altro nella vita. Cammina, o meglio, passeggia. Passeggia continuamente. La mattina si sveglia, esce di casa e va. Non importa dove. La testa è sempre china, ma lo sguardo osserva muto ciò che accade. I suoi capelli brizzolati spiccano su un corpo rosso statuario, abbronzatissimo così in Estate come in Inverno. Di Nereo avevo timore da bambino, quando lo incontravo. Mi impauriva quel suo andare a zig-zag per le vie della città. Solo pochi anni dopo compresi che quel suo modo di camminare era dovuto al camminare stesso che gli aveva provocato quella strana andatura. Non avevo mai capito quali segreti potesse custodire nei suoi piedi che per 18 ore al giorno non stavano fermi. Non ho mai pensato potesse avere problemi psichici e non avevo mai neanche sentito la sua voce, fin quando un giorno, incontrandolo, venne fuori un semplice “ciao” greve, rauco, piacevole. Nereo non conosce fretta. Non evade dal telefonino. Libero va sulle spiagge, nei campi, sulle strade. Vive di un'arte povera che non riceve offerte, ma custodisce il futuro della nostra società che più non conosce dialogo e marciapiedi. Per la gente è matto. Per la stessa gente che passeggia sola con Fuffy perché deve cagare e non è neppure in grado di evadere per un'ora da una corsa di cui mai capirà il senso. “Passeggiare non serve per tenersi in forma, ma a dare forma alla vita, a farle capire le proporzioni, è la modesta preghiera degli arti inferiori” Vai Nerè.... gino le manette. Dal mio punto di vista, quello del carceriere, il quadro è desolante. Sono anni che non vedo un boss di quelli che si dicevano pezzi da novanta. Si, forse si sarà raschiato il barile, ma gli ultimi pezzi arrivano al massimo al due, e non centesimi, di coppe. Sapete che la galera l'ho fatta anch'io e un po' me ne intendo. Siamo ai saldi, si raccatta quel che si può. Però, quello che volevo dire ai fetenti di ultima generazione, se la galera vi fa paura e ci arrivate gialli come limoni, evitate di farvi arrestare. Non è la fuga che vi propongo. Cambiate vita, visto che non ci siete tagliati date le dimissioni dal crimine. Non è una boutade. In fondo un po' bisogna essere portati per certe cose, avere un minimo di scaltrezza. E voi siete come i tordi, sapete che il cacciatore è sotto l'albero e continuate ad andare a olive. Non voglio che la facciate franca, né favorire i vostri intrallazzi. Ve lo dico per davvero, lasciate perdere che non fa per voi. I telefoni li controllano da una vita e le microspie sono in voga da vent'anni e voi continuate a confessarvi al microfono. Fate la gara a chi la spara più grossa, e anche se i cacciatori sanno bene la vostra vera taglia non è che possono darvi uno scappelloto e mandarvi a casa, c'è un codice che li obbliga. Voi, per il bene vostro, dei vostri cari, dell'aria e dell'ambiente, dateci un taglio e se proprio volete giocare a fare i duri, andate nei boschi coi fucili che sparano vernice. Datemi retta è meglio per tutti. E se proprio non ci riuscite, fatevi periziare ne scopriremmo delle belle. Errata corrige A pag:15 de la Riviera di domenica 08.01.2012 l’articolo “Casignana, il mio paese” è a firma di Antonio Lameri. 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In questi ultimi anni la sto rifrequentando spesso e con particolare piacere -oltre che per ragioni di rapporti amichevoli- anche per iniziative collegate con la Delegazione calabrese dell’Accademia Bonifaciana. Soggiorno spesso in questa zona della Locride, in particolare a Gerace, a Bovalino, ho visitato San Luca, Siderno, Locri, Caraffa del Bianco, Sant’Alessio in Aspromonte, ma anche la parte cosentina Fuscaldo, Paola con il Santuario dedicato al patrono della Calabria San Francesco, a cui mi accomunano tante amicizie nelle forze dell’ordine e di polizia. Tornando alla domanda rivoltami, posso dire che ci sono tante persone in questo mondo che fanno del bene agli altri e credetemi, è più alto nel mondo il loro numero, cosa che dico anche di questa regione italiana, tra le più belle sotto tutti i punti di vista. Il Gemellaggio dell’ Accademia Bonifaciana con il Centro Padre Puglisi di Bovalino cosa porterà? Sarà solo sulla carta o sarà l’inizio di un percorso sinergico e programmato? “Il Gemellaggio con il Centro Padre Puglisi, è nato da una mia visita informale allo stesso centro la scorsa estate, quando incontrai la prima volta suor Carolina Iavazzo e le sue consorelle. In quell’occasione proposi la firma di un gemellaggio di intesa e promisi alle religiose che sarei riuscito a portare da loro il Governatore Scopelliti. Tornato in sede mi sono subito adoperato per raggiungere il Presidente Scopelliti, per prospettare di conferirgli il Premio Bonifacio VIII e per visitare il Centro Padre Puglisi. A me piacerebbe che il Gemellaggio firmato lo scorso 19 dicembre, non resti solo sulla carta -anche perché se così fosse, sarei il primo a proporre di annullarlo- ma l’inizio di un percorso comune sinergico e pianificato di iniziative a favore dei giovani meno abbienti che sono di quelle zone. Devo dire, però, che la direttrice suor Carolina, la sera della visita del Governatore, non si è comportata benissimo ne con me, ma soprattutto con l’On. Scopelliti -infatti siamo stati letteralmente assaliti, anche con parole offensive, dinanzi agli ospiti e alla stampa- solo per aver invertito il programma di visita, cosa organizzata d’intesa con il Vescovo diocesano mons. Fiorini Morosini e con la segreteria del Governatore. Un comportamento inaudito per una suora, ma soprattutto con una persona con la quale avevo firmato neanche due ore prima un gemellaggio di cooperazione per il bene della gioventù e che avevo premiato una settimana prima ad Anagni con il Premio Bonifacio VIII. Spero, quindi di rivedere quanto prima suor Carolina per chiarire questa situazione incresciosa”. Perché l’Accademia Bonifaciana ha deciso di premiare il governatore Scopelliti? “Ho proposto il Premio Internazionale Bonifacio VIII al Comitato Scientifico per l’Onorevole Giuseppe Scopelliti, perché da sempre sono un suo estimatore, pur non essendo calabrese di nascita… lo stimo davvero, come ho detto la sera del 19 dicembre nella chiesa di Santa Maria della Pietà a San Luca, perché attraverso con la sua attività politica, da Sindaco di Reggio Calabria, fino alla elezione diretta quale Presidente della Giunta Regionale nel 2010 con oltre il 75% delle preferenze, ha messo in pratica le parole del papa rivolte ai giovani “speranza di un domani più pulito, più sano e più costruttivo” dando una svolta generazionale alla politica italiana, quella politica intesa come la chiamava Paolo VI “la più alta forma di carità” cioè di amore verso la collettività tutta. E conferire il Premio Bonifacio VIII “per una cultura della Pace”, al Presidente, è stato un po’ conferirlo a tutti e a ciascuno dei calabresi. La consegna del nostro conferimento, ricordo, che si è svolta nella chiesa matrice di San Luca, alla presenza del Vescovo diocesano mons. Giuseppe Fiorini Morosini, del parroco don Pino Strangio e da tutte le Autorità civili, militari e politiche della Provincia di Reggio Calabria. Il Comitato Scientifico era rappresentato degnamente dal noto mariologo padre Stefano De Fiores”. Come mai ha chiesto al Governatore di aiutare proprio gli operai della forestale in cassa integrazione? Crede che Scopelliti terrà fede alla promessa fatta? E se così non fosse come reagirà l’Accademia? “E’ vero, ho chiesto a Scopelliti, quella sera, come a Padre Fiorini Morosini, di essere vicino ai lavoratori operai della forestale in cassa integrazione, che ringrazio ancora per la loro presenza e per la loro testimonianza di civiltà… io pure sono figlio di un operaio e di una casalinga e so cosa significa portare avanti la famiglia ed i figli. So che il Governatore, che è politico vero e concreto non si tirerà indietro, nel tendere un aiuto in modo celere ed un impegno politico tangibile per queste numerose famiglie calabresi che rischiano di rimanere in mezzo ad una strada…. So che il Presidente ce la metterà tutta per aiutare questi suoi corregionali in difficoltà”. Come è articolata l’Accademia in Calabria? Quali i contatti e i programmi per chi, nel territorio, volesse seguire più da vicino le vostre iniziative? “L’Accademia Bonifaciana in Calabria è articolata in una Delegazione Regionale, che è attualmente presieduta dal signor Domenico Lizzi, di Gerace. Il suo mandato è triennale e sicuramente al suo scadere sarà rinnovato, considerati i risultati finora ottenuti: voglio ricordare che negli ultimi anni, parlando solo del premio internazionale, senza menzionare quelli nazionali o le altre varie benemerenze, sono state insignite istituzioni calabresi come il giudice Nicola Gratteri, il governatore Giuseppe Scopelliti, i Vescovi Giuseppe Fiorini Morosini, Salvatore Nunnari, Luigi Antonio Cantafora, padre Stefano De Fiores, il Santuario della Madonna di Polsi ed il Centro Padre Puglisi. Una delle ultime iniziative varate, che mi piace ricordare, è stata la visita alla Stazione dei Carabinieri di San Luca, prima di Natale, dove siamo stati accolti dal Comandante, mar. Loiudice e dai suoi colleghi, per uno scambio di auguri e di opinioni sulla situazione attuale, con la promessa di tornare quanto prima… Il compito del Delegato è proprio quello di proporre soci accademici alla Presidenza, di vigilanza degli stessi, di reperimento delle quote d’ammissione ed annuali di contributi volontari da Enti pubblici o privati per gli eventi socio-culturali della Accademia Bonifaciana e Lizzi si è prodigato fino ad ora per questo. Per chi volesse seguire più da vicino le nostre iniziative può contattarci alla nostra email: [email protected] o contattare direttamente il Delegato Regionale Domenico Lizzi, che sta provvedendo in questo periodo nella selezione DOMENICA delle persone da proporre come Delegati provinciali. La Delegazione Bonifaciana ha pure un assistente spirituale nella figura di don Pino Strangio e di versi collaboratori. La provincia di Cosenza, ha già il suo Delegato nella persona del Cav. Pietro Esposito, che ha collaborato in maniera concreta per la venuta del Presidente Scopelliti nella Locride per ricevere il Bonifacio”. Polsi, nel cuore dell’Aspromonte, devota e maledetta allo stesso tempo. Dalla natura selvaggia e aspra, dalla spiritualità semplice e profonda. Così cruda che arriva dritta al cuore. Che impressione le ha fatto? “Pur attaccato e umiliato, soprattutto negli ultimi tempi da un bombardamento mediatico senza confine tanto da unirlo impietosamente alle attività di pellegrini legati alla criminalità organizzata come luogo di incontro e di decisioni illegali, personalmente non penso che il Santuario sia una zona maledetta, anche se la magistratura sta facendo come deve le sue indagini. Penso, che è un miracolo da vivere di presenza in tutta la sua sacralità e pietà popolare. Nelle mie due intense visite (2010 e 2011), ho visto pellegrini -e parecchi di loro giovani- con lo sguardo rivolto verso il venerato simulacro della Regina dei Monti, dimenticando la fatica del viaggio, deponendo ai suoi piedi preghiere sincere e piene di affetto e di fede pura. Un luogo di preghiera immerso nella natura selvaggia e aspra, che induce ad una spiritualità vera, semplice e profonda, cruda che arriva al cuore… quello che piace a me! Spero in un prossimo futuro di poter soggiornare qualche giorno in più a Polsi e di dare per quello che potrò una mano a don Pino! Sarebbe auspicabile un appello alle Istituzioni ed in primis al Governatore Scopelliti, per trovare una soluzione per sistemare le vie di accesso per arrivare al Santuario mariano, davvero unico nel suo genere!”. Zervò e la Comunità Incontro di don Pierino Gelmini, altra realtà importante della Calabria, che pullula di ragazzi bisognosi di aiuto e solidarietà. Crede che possa essere importante la visita dall’Accademia Bonifaciana? “Conosco bene don Pierino Gelmini, dalla nostra Istituzione è stato insignito nella prima edizione del Premio Bonifacio nel 2003 e con lui abbiamo sempre mantenuti buoni rapporti sia personali che istituzionali, anche nei momenti difficili per lui. A Zervò, ci sono stato nel 2000 in visita privata, ma ora ci tornerei volentieri come Presidente dell’Accademia Bonifaciana ed amico di don Gelmini, tra l’altro anche nostro accademico, come ho fatto per la Comunità Incontro di Amelia, casa madre dell’Ente fondato da questo prete fantastico, che per non abbandonare i suoi ragazzi, ha preferito richiedere alla Santa Sede lo stato laicale. Sarebbe davvero interessante intraprendere con la Comunità Incontro qualche iniziativa per quei ragazzi bisognosi di solidarietà e di aiuto”. 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 22 la Riviera Sport Inter Lazio partita da brividi d’alta classifica di Angelo Letizia Il campionato di Serie A è al giro di boa: dopo 18 giornate e 180 incontri con poche certezze, qualche buona indicazione e comunque sia senza un assoluto dominatore, il girone d'andata si avvia al congedo, prima però c'è da completare il turno numero 19 e a chiudere i conti sarà proprio la partita più interessante, almeno sulla carta, della domenica, vale a dire Inter-Lazio. Il derby milanese della scorsa settimana ha riaperto ufficialmente il campionato, semmai qualcuno l'avesse ritenuto già un discorso chiuso, e non è finita qui. Il successo dell'Inter oltre a auto rilanciare i nerazzurri, ha mandato un chiaro messaggio al campionato: se il Milan da tutti indicato come assoluto favorito della stagione, accreditato e acclamato più della stessa Juve ancora al comando, è quello del derby, c'è speranza per tutti. Se Ibra non accende la luce, il Diavolo perde il forcone e le corna, non fa paura a nessuno e finisce col bruciarsi da solo. Da parte sua l'Inter sembra aver riacquisita la giusta dimensione, per carità niente di trascendentale o in grado di rubare la scena, ma in ogni caso uno spazio lontano mille miglia da quella galassia deforme, desolante e buia di inizio stagione. Il match interno al cospetto della Lazio dirà ora a che punto sono veramente i nerazzurri e quale l'effettivo ruolo che rivestiranno, intanto però sono tornati a giocarsela ed è già tantissimo. Sul piano tecnico-tattico, a San Siro Inter e Lazio si presenteranno col vestito migliore: a parte il solo Forlan tra le fila dei nerazzurri e Dias ed Hernanes che sono in bilico nelle scelte di Reja, le formazioni saranno le migliori e le più competitive, per cui oltre al risultato si potrà badare anche al gioco offerto in campo, diversamente da quanto accaduto nel derby, partita molto tesa e sentita che allo spettacolo, come quasi sempre in occasione di grandi impegni, ha anteposto i tatticismi e la paura di sbagliare. Il Milan invece ripartirà da Novara e cercherà di scrollar- si di dosso tossine e delusioni post derby. I ragazzi di Tesser, solitari fanalini di coda, appaiono gli sparring partner ideali per rialzarsi e riprendere il cammino, tuttavia i tre punti vanno conquistati sul campo prima di ritenerli già in saccoccia e i piemontesi in Coppa Italia non più tardi di tre giorni fa hanno dimostrato a San Siro, proprio di fronte agli stessi avversari di oggi, seppur con le motivazioni e gli interessi ridotti di una competizione secondaria, di non partire battuti e di poter affrontare a testa alta anche i Campioni d'Italia in carica. Restando ai piani alti, tra chi insegue spicca la sfida tra Udinese e Catania, squadre che oltre a badare al sodo non disdegnano mai il bel gioco e quindi capaci di divertire e appassionare. I friulani, reduci dal battuta d'arresto in casa del Genoa, cercano il riscatto casalingo, il Catania visto all'opera nello scorcio di match pre diluvio contro la Roma, ha però molto ben impressionato e convinto per qualità di gioco e organizzazione in campo, si rimane perciò in bilico, la sensazione netta è che sia partita da tripla. Il Napoli se la vedrà invece col Siena, altra squadra rilanciata dall'ultimo turno dopo un lungo periodo buio, quello in cui potrebbe rischiare di piombare il Napoli se Walter Mazzari non riuscirà a restituire ai suoi lo smalto e le motivazioni di qualche tempo fa. I partenopei - è questa l'impressione - sono una buona squadra e niente più, nei giudizi positivi ci si è troppo spinti in là e ora il vero equivoco è che si dica che il Napoli è in crisi. De Laurentiis & Co. sono lì dove è lecito supporre si debbano trovare, cioè vicino alle prime ma non ancora ai loro livelli, al pari dell'organico a disposizione. Palermo-Genoa servirà invece a capire a che punto sono le cure Mutti e Marino, catapultati in corsa sulle panche rosanero e rossoblu, mentre Bologna-Parma, CagliariFiorentina e Lecce Chievo chiariranno un po' di più la velleità dei protagonisti nella rincorsa ai propri obbiettivi in chiave Champions, Europa League. Come sempre, buon campionato a tutti. Diego Alberto Milito, 32 anni L' Apache tra la Madonnina e la Tour Eiffel di Massimo Petrungaro Carlos Alberto Tévez, 28 anni Anche in questa tranche di calcio mercato non poteva non scoppiare il classico tormentone, e, di conseguenza, noi non possiamo esimerci dal raccontarvelo e analizzarlo. Si tratta di Carlitos Tezez, il campione argentino ai margini del Manchester City. L' Apache, così soprannominato per le sue fattezze fisiche, è, per chi non lo sapesse, un attaccante di tutto rispetto. Famoso per i gol realizzati - sia nel Corinthians che nei due Manchester - e per il suo carattere decisamente fomentino. Che sia forte non ci sono dubbi, che possa però far caso al calcio italiano, anzi, a Milan e Inter, non ne sarei poi così sicuro. Vediamo di capire cosa sta succedendo intorno all'asso argentino. Detto del suo essere separato in casa nella squadra di Mancini, su di lui si sono posate le attenzioni prima dell' Inter - nello scorso agosto per sostituire Eto'o in un possibile scambio con Sneijder - poi del Milan che, per bocca dell'a.d. Galliani, avrebbe preso il posto dell'infortunato Cassano. Questo per via ufficiale. È il segreto di Pulcinella infatti che, senza i soldi della cessione di Pato al Paris Saint Germain, Tevez non approderebbe a Milano, sponda rossonera. Berlusconi, non del tutto convinto dell'operazione, ne ha bloccato, quando ormai sembrava certa, la trattativa. Morale della favola: Pato resta al Milan, gli sceicchi della squadra parigina fanno la proposta al Manchester che viene accettata, l' Inter attende. Fosse per Carlitos, avrebbe già da un pezzo indossato la maglia del Milan, con o senza Pato. Fosse per Moratti, l'avrebbe già preso, forse più per non far rinforzare i cuginastri, piuttosto che per convinzione tecnico - tattica. Infine, fosse per il Manchester City, l'avrebbero già impacchettato e portato personalmente sotto la Tour Eiffel, ingolosito dell'offerta di 37 milioni di euro bonus compresi. Ranieri non è sembrato troppo entusiasta dell' operazione. La sua squadra ha trovato la quadratura del cerchio e può permettersi di aspettare gente del calibro di Forlan e di Sneijder. Al Milan forse servirebbe di più, ma potrebbe sorgere il problema di far convivere due galli nello stesso pollaio (Ibra e l'argentino appunto). E inoltre comporterebbe il sacrificio di uno o addirittura due tra Pato, Robinho, Cassano ed El Shaarawy. Ne vale veramente la pena? A chi servirebbe veramente è alla Juve, per fare in attacco quel salto qualitativo che ancora le manca. Per il bene del calcio nostrano, mi tengo stretti i campioni che abbiamo. Un po' di invidia ce l'ho per Messi e Cristiano Ronaldo, ma credo che neanche un futuro tormentone potrebbe avvicinarceli. DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 23 A proposito di... Sport SIDERNO Mister Laface “ho sposato un progetto vincente” primo allenamento di mister Laface dopo il tragico incidente del 16 dicembre. E’ carico e pronto a dare tutto. L'avventura di Pippo Laface alla guida del Siderno è ufficialmente aperta. "Sono davvero felice di essere qui in veste di nuovo allenatore. Non so se riuscirò a far trasparire tutta la mia gioia dopo il triste evento ancora vivo nella mia testa, ma chi passa da questa città difficilmente la scorda. Ritrovo tanti amici con cui ho sempre mantenuto buoni rapporti. Appena il presidente mi ha chiamato ho subito dato la mia disponibilità perché sono convinto di aver sposato un progetto importante”.“Siderno mi ha conquistato fin dal primo incontro e la presenza di Nunzio sarà sempre presente e vicino a me, un vero uomo e professionista come pochi capace di garantire piena sinergia con l'allenatore, è stata l'ennesima conferma di amore vero verso questo sport , la validità del programma e i risultati ottenuti in così poco tempo sono sotto gli occhi di tutti. L'entusiasmo e la serietà delle persone mi hanno persuaso che qui esistono i presupposti per raggiungere grandi traguardi". Mister Laface, scende per la prima volta sul rettangolo del "Raciti" di Siderno Martedi, dopo il dramma del 16 dicembre dove purtroppo per il violento impatto nell'incidente stradale ha perso la vita l'amico e collaboratore Nunzio Siviglia.Sul campo con lui era presente tutta la Dirigenza al completo, come pure amici, simpatizzanti, e tifosi, che hanno dimostrato tutto l'affetto. Senza usare giri di parole l'emozione e' stata veramente tanta, quando con compostezza, rispetto e tanta commozione è stato ricordato l'amico e collaboratore Nunzio, che ora dal suo gradino più alto guarderà tutti . Ma come si dice in questi casi lo spettacolo deve continuare. Con oggi Mister Laface inizia L'avventura dal terreno amico per portare il Siderno più in alto possibile, e con l'aiuto del Suo Vice Gugliemo Telli, si apprestano alla guida del primo allenamento, dopo la grande prestazione fatta Rende domenica scorsa. Ma prima di iniziare la seduta di allenamento, scambiamo due battute con mister Laface: Allora mister l'emozione di guidare i ragazzi sull'erba di casa: "Bellissima, ritrovo tanti ma tanti amici rientro nel mio ruolo, soprattutto sapendo che la Città di Siderno, Dirigenti, Giocatori e tifosi hanno vissuto con me un periodo di grande preoccupazione sofferenza, dispiacere e dolore per quello che è successo". Questa striscia di risultati a dir poco eccezionali è merito di chi ? "E' il frutto di un lavoro quotidiano, di sacrifici, fatiche dei miei ragazzi, e soprattutto dimostrare a tutti che noi ci siamo, la Societa', i giocatori, lo staff tecnico dal mio arrivo si rappresentano in un solo ed unico soggetto, si e lavorato solo ed esclusivamente per l'interesse del Siderno e la Città. Dovessimo tirare una riga nella gestione di queste poche partite ? “Il percorso comincia dai giocatori, i più bravi, i Il più tecnici. Cercando un'organizzazione di gioco per tenerli insieme. Devono diventare squadra. Così saranno un gruppo, che è un modo di aggiungere qualcosa al valore tecnico di una squadra. Ma succede in fondo, non in cima. Altrimenti è chiusura, un modo di non vedere oltre, eliminare gli intrusi pur di difenderlo. Non si parte dal gruppo: ci si arriva, e succede in campo. All'inizio, devi solo giocare a calcio”. Amore e studio. Sempre lì si torna ? “Non conosco altri segreti. Non ci sono segreti, solo seguire la legge che batte nel cuore. Anche per fare l'allenatore. Serve essere curiosi, amare questo lavoro. E studiare, molto, fare i corsi, superare gli esami. Aggiornarsi. Per essere sempre più preparato dei giocatori e soggiogarli e gestirli con la conoscenza. Ti rispettano, se capiscono che sai quello che di dici”. Qual è la prima cosa che dice loro ? “Se un ragazzo ha “pasta” lo vedi subito. Gli dico di investire su se stesso, e allora potrà avere una carriere lunga, importante, e potrà vivere questa vita privilegiata, e tenerlo sempre presente. Ma se penserà solo a trovare un buon contratto, allora non durerà”. Se guarda la classifica ora, rispetto ad un mese fa' cosa pensa? "A noi stessi, dobbiamo solo pensare a fare quanti più punti possibile senza guardare altro” Come si ferma il Montalto? " La classifica e i nomi la dicono tutta sul valore di questa squadra, se non si hanno delle qualità, giocatori di grande spessore e talento tecnico, ma soprattutto meriti, non si ottengono questi risultati, sono con un piede in serie D, ma noi abbiamo bisogno di punti, e comunque tra poco tutti lo vedranno come faremo Mi descrive l'ambiate Siderno ? "ho trovato un gruppo importante e di grande interesse, e per gruppo mi riferisco a tutti ; i Dirigenti vogliono salvare questa squadra, il resto lo faranno i miei ragazzi insieme al sottoscritto, i tifosi ci aiuteranno di sicuro ne sono certo, poi non dimentichiamoci il blasone e l'importanza di questa stupenda è spettacolare Città " Cosa si sente di dire alla Città di Siderno ? “ di aver sposato un progetto vincente” Antonio Chiera BRANCALEONE, LA RAGIONE DELLE DIFFICOLTÀ È NEI NUMERI Sono passati poco più di sei mesi da una delle serata più belle della storia di molti tifosi del Brancaleone, ma quella serata di fine primavera per tutti deve ritornare subito in mente, accompagnando la squadra a Castrovillari partita che potrebbe essere determinante per il futuro. Il Brancaleone con la partenza sprint è stata la vera rivelazione di inizio campionato, in molti invece si sarebbero accontentati di una salvezza tranquilla, e qualcuno persino di soffrire fino all'ultimo pur di rimanere in Eccellenza vedremo alla fine chi la spunterà. I complimenti, l'euforia è stata da molti - anzi, troppi - lasciata alle spalle , così come in tantissimi si sono dimenticati gli ultimi decenni sui vari campi della Calabria, a lottare per la salvezza e promozione a Brancaleone non si sta perdendo il senso della realtà, perché tutti sanno quanto sia difficile mantenere questa categoria. Invece gli Amaranto di mister Brando e del Presidente Carlo Galletta hanno fatto un campionato incredibile fino ad ora, conquistando partite importanti e perdendone alcuni in modo rocambolesco, anche a tavolino! Si spera comunque la conquista di un posto in paradiso quanto prima. Troppe emozioni forse, per un tifo composto in maggior parte da ragazzi del posto, e simpatizzanti, ma tifosi veri!!! e quindi abituati a lottare per obiettivi come la salvezza. Col budget e l'organico a disposizione, quest'anno il Brancaleone non può cercare di fare altro che salvarsi, sapendo benissimo che sarà un'impresa qualora la cosa dovesse andare in porto. La contestazione da queste parti non esiste, questo dimostra che si sa aspettare, è non si e' persa la percezione reale delle cose, e non si sta uscendo dal seminato. Si può capire la rabbia per una squadra che non gira, ma non e' il caso dei ragazzi di Mister Brando. Si può capire la delusione per un pareggio dopo tutto quello che si vede in campo. La perplessità di una campagna acquisti non entusiasmante. Senza cadere in retorica, una Società come il Brancaleone, bisognerebbe ringraziarla per il prossimo mezzo secolo. La verità è che il clima da sogno per molti potrebbe finire, e la bella favola sta finendo in un calcio che non sa più prendersi sul ridere e come gioco, ma che vuole tutto e subito. Le sconfitte cancellano i sogni, vero, purtroppo. Sarebbe troppo bello infatti viversi questo anno a contatto con le più grandi squadre della Calabria con serenità. A. C. DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 24 la Riviera BOVALINESE Salvezza tutta in salita e numeri da brividi Che ci sia stata discontinuità, rispetto al passato, è sotto gli occhi di tutti, se non altro per i risultati fino ad ora visti, come pure e' lontana la zona salvezza, è altrettanto evidente. E' strano però come i ragazzi di Mister Frascà riscuotono grandi consensi da tutti per il bel gioco che fin qui è stato fatto vedere. Il problema della squadra del presidente Orlando e mister Frascà continua ad essere un insieme di cose, questa assoluta mancanza di concretezza e continuità nei risultati, alla quale si può aggiungere il fattore sfortuna, ma solo in parte. Segnali negativi che non fanno pensare a nulla di positivo per l'immediato futuro. E nella sosta in cui neanche il mercato e' arrivato è riuscire a dare una svolta in prima linea, ecco arrivare anche la beffa dell' ennesima sconfitta in casa di domenica scorsa con la Rossanese. Ma la speranza è l'ultima a morire, come si dice in gergo, e la Bovalinese vuole continuare a lottare, tentando di dire la sua in questo torneo fino all'ultimo secondo dell'ultima partita. Certo, se andiamo a dare un'occhiata ai numeri, e in particolare alla classifica viene la pelle d'oca un po' a tutti. Il raffronto con il passato, e cioè con la gestione Ferrigno non è proponibile. Come invertire la rotta? Di sicuro Mister Frascà dovrà cominciare a studiare qualcosa di diverso anche sotto il profilo tattico. Se contro la Rossanese le occasioni sono state create, anche in numero corposo, la squadra ha disputato un buon match ma senza la stessa mole di occasioni sottorete. Quest'ultima considerazione diventa determinante per arrivare al nocciolo della questione: la Bovalinese dovrà sbloccarsi principalmente lontana dalle mura amiche iniziando da oggi a Scalea con una diretta concorrente. E' lì che dovrà affrontare gli incontri più importanti, i cosiddetti scontri diretti. E' un'impresa. Orlando e Frascà lo sanno. I tifosi pure. In bocca al lupo a tutti e buon campionato. C.A. Cuore, grinta, determinazione, prestazioni superlative, bel gioco e soprattutto vittorie Villese, Porcino: “Inizia un mese decisivo” Il protagonista della Virtus Villese è mister Porcino. Proprio lui, l’artefice massimo di questa splendida cavalcata, è intervenuto nei giorni che precedono il derby tra Lazzaro e Villese analizzando l’ottimo momento dei suoi ragazzi. AVANTI COSI’ - “Non perdiamo dall’1 ottobre e stiamo giocando alla grande. Sino ad ora non ho nulla da rimproverare ai miei ragazzi, i quali stanno dando prova dell’effettivo valore di questa squadra. Cercheremo di continuare così, pensando partita dopo partita, per raggiungere i nostri obiettivi. Sarà dura, il campionato è ancora lungo, ma se entreremo in campo con la giusta determinazione sono sicuro che porteremo a casa i tre punti.” MESE DECISIVO – “Questi trenta giorni saranno decisivi per il nostro campionato. Dobbiamo evitare di incappare in passi falsi, anche perché affronteremo squadre in lizza ancora per un posto nei play-off. Sarebbe un peccato compromettere quanto di buono fatto in questa prima metà di stagione, dunque dovremo moltiplicare le forze per continuare il nostro cammino.” Filippo Mzzù – rnp Sporting Locri: oggi doppio appuntamento Si ritorna a vincere e lo si fa in trasferta sul campo del Bagnara. Nella prima giornata del girone di ritorno, disputata venerdì scorso lo Sporting Locri è riuscita a portare a casa 3 punti fondamentali per la classifica generale. La squadra di mister Armeni ha imposto sin da subito il proprio gioco, ma senza riuscire a trovare varchi utili per trafiggere la brava Soldano. In campo dal primo minuto la squadra locrese si è presentata l'ottima Giovanna Lizzi tra i pali (confermata dopo l'exploit col Prater), Imma Sabatino centrale, sugli esterni capitan Taverniti e Todarello, pivot Agostino. Durante i ripetuti attacchi dello Sporting Locri ma mai incisivi, in contropiede il Bagnara siglava la rete del vantaggio con Mariangela Randazzo al 6'. Poco dopo Daniela Taveniti pareggiava l'incontro mentre il tecnico locrese effettuava svariate sostituzioni per portar forze fre- PROMOZIONE Gallicese attesa dall’esame San Calogero Affrontare ogni partita come una finale, provando a raccogliere punti su ogni campo per ottenere la salvezza il prima possibile. Sembra proprio che la Gallicese stia mettendo in pratica quanto ribadito da dirigenza e calciatori stessi in queste ultime settimane. A conferma di questo infatti, sabato pomeriggio tra le mura di casa, l’undici biancorosso è riuscito a conquistare una bella vittoria contro il Gioiosa Jonica di Silvano. Una gara dominata soprattutto da tanto nervosismo (favorito anche da qualche errore arbitrale), in cui ad avere la meglio al triplice fischio finale sono stati gli uomini di mister Barillà. La rete di Manglaviti, messa a segno nei primi minuti della ripresa, ha permesso alla Gallicese di portare a casa i tre punti fondamentali. E poco importa se la gara non ha offerto grande spettacolo dal punto di vista del gioco, in alcune partite quel che conta è conquistare punti pesanti, soprattutto se ti trovi a navigare in acque poco tranquille.Concetto abbastanza chiaro alla Gallicese, che sabato ha tirato fuori il proprio carattere, mostrandosi compatta e unita, anche e soprattutto nei minuti finali della gara, quando in 8 contro 11 ha dovuto difendere il proprio vantaggio con le unghie, correndo su ogni pallone senza mollare mai la presa. Boccata d’ossigeno dunque, che permette ad Aquilino e compagni di fare un importante passo avanti in chiave salvezza, ma che dovrà servire soprattutto da stimolo per continuare su questa falsariga e migliorare anche sul piano del gioco. Domenica la compagine biancorossa sarà chiamata ad affrontare una sfida importante quanto impegnativa. Ospite in casa del San Calogero capolista, non sarà certamente semplice per la Gallicese ottenere un risultato pieno. Gli uomini di Morelli, dopo la brutta sconfitta subita in casa della Taurianovese, sono stati agganciati in vetta alla classifica dal Catona, e lotteranno per riprendersi il primo posto. Sfida dunque interessante, quella che si prospetta tra due squadre che lottano per raggiungere obiettivi diversi, ma che scenderanno in campo con la stessa voglia di vincere. Daniela Marino – reggionelpallone.it sche in campo. Ma su una distrazione difensiva lo Sporting Locri subiva il secondo gol ad opera dell'abile Martina Cacciola. Il primo tempo si chiudeva così sul 2-1 per l'Olimpia Bagnara. Nel secondo tempo Locri ha cambiato atteggiamento presentandosi più offensiva. Tattica utile alle amaranto brave a togliere il respiro alle padrone di casa. Saranno le sorelle Sabatino protagoniste della rimonta. Al 7' e al 11' arriva la doppietta di Antonella che porta in vantaggio la squadra e si finisce con il poker amaranto siglato da Imma Sabatino al 15'. La prossima sfida Csi sarà in casa il 22 gennaio contro Wolf Taurianova alle 11.30. Sempre domenica 22 avrà inizio il Campionato Figc serie C che vedrà Locri, unica squadra reggina a competere a questi livelli (oltre la Pro Reggina in serie A), con altre squadre blasonate di tutta la Regione. La prima sfida sarà in trasferta contro Atletico Crotone. U.S.Sporting Locri DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 25 DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 26 “Il divario nord-sud in Italia 1861-2011” di Vittorio Daniele e Paolo Malanima la Riviera Numeroso pubblico presente venerdì 13 gennaio scorso, a Caulonia, alla presentazione del libro Il divario nord-sud in Italia 1861-2011 di Vittorio Daniele e Paolo Malanima (Rubbettino editore), che firmano un saggio dettagliato sulla situazione socio-economica dell’Italia post-unitaria. Il dibattito, organizzato dall’Osservatorio Civico Copernico, è stato introdotto da Luigi Franco, direttore editoriale della Rubbettino, ed è stato coordinato da Maria Teresa D’Agostino. Biblioteca meridionalista “ Ritorni ancora, Fata Morgana? MARIA CLARA PEZZANO acconta il mito che, nell'antica Britannia, ai tempi di Artù e del suo regno, vi era un'isola incantata, celata dalla nebbia e dal guado, di un azzurro così delicato da farla apparire di vetro. Avalon, l'isola delle fate, era cuore e patria delle Dame del Lago, donne forti e potenti dai poteri smisurati, che conservavano in loro la saggezza e la bellezza della Dea loro Madre. Fu a nove sorelle, figlie di Lady Igraine, che venne concesso asilo in quel fantastico luogo, e di essere allevate per diventare discendenza di quella potente magia. La maggiore di queste, Morgana, divenne allieva di Viviana che, istruitala delle più segrete e antiche arti, la fece poi succedere a se stessa nella guida della comunità. Di Morgana fu da allora la conoscenza di ogni cura e di ogni veleno, e la sua bellezza era pari soltanto alle Fate dell'Altromondo. Innalzandosi nell'aria prendeva poi sembianze di uccelli maestosi, dalle candide piume e dal volo silenzioso, potendo così solcare le immense distese d'acqua di quei mari da lei tanto amati. Accanto a lei la realtà perdeva di ogni senso, incantatrice qual'era, mutava il tempo e la ragione di ogni uomo che incontrava. Vagava per il mondo disperdendo sogni, e ogni umano che perdendosi in lei lasciava accantonato ogni sorta di destino, trovava poi rifugio in un'anima molto più grande, Madre di ogni elemento e unica via di salvezza in un mondo tormentato da troppe di quelle guerre. Proteggeva Avalon come esempio di pace e compassione, lì dove le mele sbocciavano senza cura alcuna, e la natura abbracciava la vita in un'unica armoniosa convivenza. Vane furono tuttavia le sue speranze di mutare il futuro del regno di Artù, suo fratellastro, che convinto nel dominare quelle che credeva fossero le inclinazioni cattive del suo popolo, ne gravava l'anima, occultando la libertà che la Terra concede instancabile ad ogni essere che in essa vive. R Ogni qualvolta il sole risplendeva su quelle acque chiare, come in un miraggio, le due città sembravano toccarsi La storia narra quanto caro le costò il desiderio di difendere quel popolo, per il quale scopo tutto fu disposta a fare e a perdere, essendo sua l'unica e rara esigenza di voler cambiare le cose. Sposò così Urien, re di Gore, nel tentativo di impadronirsi del regno di Artù, tanta era la speranza di liberare la sua gente, tanta era la convinzione di poter fare la cosa giusta. Sventuratamente, sposatolo, se ne innamorò, e sull'amore e la passione poco poteva la sua magia e la saggezza che l'aveva sempre preservata. La cupidigia di Urien cresceva tanto quanto in lei dominava ormai la perdizione. Vide il controllo del suo intero piano scivolarle tra le dita, mentre il suo sposo si accingeva a diventare, per quello sventurato popolo, un nuovo tiranno, una nuova fonte di dolore e di lotte, le quali, svolgendosi Maria Clara Pezzano, fra i potenti, erano infine che da questo numero ai poveri a portare il maginizia la sua collabogior danno. Decise allora, tormentata dalla crudeltà razione a «la Riviera», del gesto, di metter fine a ha 19 anni ed è iscritta quelle insane nozze, uccial primo anno di dendo Urien, ed evitando così un male maggiore di Filosofia e Storia presso quello che lei stessa cercal’Università di Messina. va di lottare. Difese “ Avalon fuggendo via, proteggendola da qualsiasi attacco le fosse stato inferto a causa del suo gesto. Volò veloce, sopra il mare, dannata dalla colpa, sofferente per il sangue che macchiava le sue mani, cercando adesso pace. Pianse a lungo, la sua isola era la parte più nobile di un animo nato senza regole, sentiva la mancanza di tutta quella grazia. Fu allora che giunse in un luogo incontaminato, dove mare e natura erano gli unici suoi abitanti. Si aprì in lei la speranza che il mondo potesse cambiare, di quante terre meravigliose vi erano ancora da preservare. Quel luogo si trovava fra due coste, il cui bacio era rubato solo da un piccolo stretto di mare. Quelle coste selvagge nascondevano frutti di ogni rara natura e del sole risplendevano senza alcuna riserva. Più tardi nel tempo presero il nome di Reggio una, e Messina l'altra, e la loro cultura si sviluppò pregna di quell'antico valore. Decise allora Morgana di proteggere quel luogo con un potente incantesimo, che permettesse ai soli uomini di giudizio di raggiungerlo ed abitarlo. Ogni qualvolta il sole risplendeva su quelle acque chiare, come in un miraggio, le due città sembravano toccarsi, e i marinai, che feroci si scagliavano su quei luoghi, trovavano la morte inghiottiti dal mare. Ancora oggi, nelle calde giornate d'estate, la costa siciliana si riflette nitida nelle acque calabresi, mostrando, come per incanto, alberi, strade, montagne, lasciando far rivivere il mito e la fantasia. DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 27 Parlando di... Teatro Cultura e società Siderno L’appuntamento Terra tour Il progetto Terratour è un viaggio itinerante per i vari continenti, realizzato con una manciata di persone che operano nei più svariati settori artistici e che si offrono di portare il loro contribuito personale e professionale in giro per il globo. erratour è un progetto creato dalla Fondazione internazionale Tu Contacto Global, nata in Messico da un’idea di Isreal Robles, attivista e promotore di iniziative di impegno sociale che hanno coinvolto migliaia di giovani in tutto il mondo. Un viaggio itinerante per i vari continenti, realizzato con una manciata di persone che operano nei più svariati settori artistici e che si offrono di portare il loro contribuito personale e professionale in giro per il globo. Ispirato ai principi della comunicazione attraverso l’arte, dell’amore per l’altro e della speranza di poter effettuare un cambiamento positivo attraverso una sorta di rivoluzione culturale, il Terratour ha toccato nel 2010 tredici paesi dell’America Latina e nel 2011 diciassette nazioni lungo l’intero continente americano . Per il prossimo febbraio 2012, la sfida si chiama Africa. E in Africa ci andrà, unico europeo della missione, il nostro Paolo Imperitura, drammaturgo teatrale e scenografo multimediale originario di Focà. Paolo è un giovane pieno di idee e di voglia di fare ed è tornato da poco in Calabria, dopo varie esperienze professionali in giro per i teatri d’Italia e d’Europa. E’ tornato con la moglie Karla Licano, messicana, una laurea in Storia e una predisposizione naturale alla scrittura e alla pittura. Paolo, come si arriva a far parte del Terratour? Ho conosciuto fondazione e progetto tramite Karla. Ho sempre viaggiato nella vita e quando ho saputo del Terratour Africa 2012, ho fatto di tutto per parteciparvi. Cosa ti aspetti da questa esperienza? Sicuramente un arricchimento interiore. Toccheremo undici paesi africani in meno di T un mese. In Africa organizzeremo dei laboratori gratuiti nei vari villaggi, faremo si che tanti ragazzi possano approcciarsi al cinema, alla fotografia, al disegno e quant’altro. Quale sarà il contributo effettivo tuo e di Karla? La nostra partecipazione, sia in fase creativa che di realizzazione, all’interno dello spettacolo LovAfrika, una performance itinerante fatta di musica, poesia visuale, disegni e sketch teatrali ed esibizioni varie. Sarà difficile poi ritornare alla vita di tutti i giorni in Calabria… Sinceramente non so se tornerò cosi presto, siamo qui da quasi due anni ormai, abbiamo cercato di realizzare qualche progetto ma, per motivi che non sto a spiegare adesso, è tutto ancora bloccato. Le idee in Calabria ci sono, ma purtroppo non vanno da nessuna parte. Che cosa non funziona qui, secondo te, per un artista? Tante cose. Ma fra le cose che dipendono dall’artista stesso, direi che qui ci sono troppo personalismi e poca unione. Tante vetrine e pochi concetti, e questo è sbagliato. Karla, che cosa è invece per te il Terratour? Terratour è un impegno reale, un confronto culturale, un’occasione per insegnare e imparare. Dal Messico alla Calabria. Com’è stato per te l’impatto? E’stato un impatto strano. La realtà da cui provengo è difficile. Qui quel tipo di violenza non c’è, ma ce ne è un altro che è più psicologico. E’ come una rassegnata sottomissione culturale ad un potere riconosciuto più forte. Mi sono sempre sentita dire che vengo da un paese di frontiera, ed è vero. Ma a volte anche qui ho avuto la sensazione di trovarmi in una terra di confine. MSC Il dopo, notte bianca Cosimo Piscioneri, “Bar Tentazioni”: «La notte bianca è stata senza dubbio un evento positivo per la città di Siderno, sembrava quasi la festa della Madonna di Portosalvo. Se non fosse stato per la pioggia. Con il largo anticipo di previsione meteorologica che abbiamo oggi, non sarebbe stato meglio controllare prima le condizioni meteo?» Le condizioni meteo le abbiamo seguite costantemente e su più siti e vi assicuro che ognuno portava previsioni diverse, in ogni caso in quest’occasione la previsione peggiore prevedeva nuvoloso con qualche leggerissima pioggia nel pomeriggio e successivamente pioggia dalle ore 04.00 in poi del 6 gennaio, confermando così che le previsioni non possono essere attendibili al 100%. Emanuela Zaffuti, “Benetton”: IMMAGINI 1 Cosimo Piscioneri, “Bar Tentazioni” 2 Emanuela Zaffuti, “Benetton” 3 Nicola Cardinali, “Campioni dello Sport” 4 Scimone Giovanni “Al numero 95, Moda Fashion” 5 Mimmo Pellegrino, “Matahari” 6 Sandra Stranges “Piccole Canaglie” «Sottolineo il disappunto per non aver tenuto il lutto cittadino, dato il tremendo incidente di 24 ore prima. Al Presidente chiedo, preso atto delle ingenti spese fisse giornaliere che noi commercianti sosteniamo, se non sarebbe meglio stabilire un contributo fisso, che sia uguale per tutti, e secondo il quale pianificare ancora meglio i prossimi eventi». Io penso che la professoressa Femia sia stata ricordata nel modo più opportuno osservando due minuti di silenzio al buio, rinunciando ai tradizionali fuochi d’artificio che aprivano la festa e utilizzando il marciapiede adiacente il punto del terribile incidente per un mostra di quadri allestita da una giovane pittrice proveniente da una scuola formatrice di artisti come quella dove insegnava la compianta Anna Maria Femia. Per quanto riguarda il contributo di partecipazione anche noi abbiamo pensato a una quota uguale per tutti ma in questo caso non sarebbe stata equa data la delimitazione della location; io ritengo che in questa occasione ognuno dovrebbe contribuire per il suo potenziale giro d’affari, ma purtroppo devo riconoscere che non è così, in questa città alcune, per fortuna pochissime, delle più importanti attività commerciali non hanno dato il loro contributo economico e altre sono state sotto la media, come la sua stessa attività, che ringrazio per quello che si è sentita di dare. Nicola Cardinali, “Campioni dello Sport”: «Sono soddisfatto della serata. La Pro-loco riesce ad organizzare da sei anni un evento riuscito, portando gente a Siderno, fon- Il progetto MANGIARE SANO Il progetto “Mangiare sano: riappropriarsi delle proprie tradizioni”, ideato dal comune di Caulonia e dagli assessorati alle attività produttive e alle pubbliche istruzioni, è decollato nell'aprile 2011. Il percorso, dopo varie tappe nelle scuole, si è concluso con una grande mostra mercato di prodotti tipici, a Marina di Caulonia. E sarà sempre il comune reggino ad ospitare, giovedì 26 gennaio alle dieci presso il salone delle scuole elementari, la presentazio- ne dell'opuscolo, che andrà a descrivere un anno di “tirocinio”con i bambini. Tanti i disegni, i consigli, i test, le informazioni che l'esperienza a permesso di mettere su carta. Ce ne parla il responsabile del progetto, Enzo Di Chiera: «La necessità di recuperare valori più tradizionali, e sani, nasce dall'esigenza di orientare i ragazzi verso un modello diverso da quello correntemente dominante. Alimentazione incentrata, ormai, su prodotti della grande catena alimentare, stanDOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 28 1 3 5 la Riviera DON CHISCIOTTE IN SCENA A GIOIOSA IONICA Claudio Di Palma diventa Don Chisciotte, Lello Arena è lo scudiero Salvo Panza: sono i protagonisti della nuova pièce firmata da Ruggero Cappuccio e diretta da Nadia Baldi, che domenica 22 gennaio, alle 21.00, sarà presentata al Teatro Gioiosa di Gioiosa Jonica. A vestire i panni di Don Chisciotte è Claudio Di Palma, autore di performance meravigliose e di rara poesia. Accanto a lui, un robusto Salvo Panza trova vita nella straordinaria agilità teatrale di Lello Arena, tra i più amati e conosciuti di sempre. Ruggero Cappuccio reinterpreta la vicenda originale, di Miguel De Cervantes, dirottandola ai giorni nostri. Polistena «Ha qualche domanda da rivolgere al presidente della Pro Loco di Siderno, Agostino Santacroce?», questa l’inchiesta che proponiamo. “Porta a porta” negli esercizi commerciali del corso. Tante le domande raccolte. 2 4 6 damentale per noi commercianti. Presidente, ci si potrebbe occupare, a questo punto, di più del turismo?». La Pro Loco si sta occupando di Turismo principalmente con il suo ufficio di informazione e accoglienza turistica (IAT), e sta partecipando in maniera diretta a fiere ed expo facendo conoscere tutti i punti di forza della nostra splendida città, ricca di natura, storia, tradizioni e accoglienza. Sono convinto che ciò non è sufficiente e il nostro lavoro insieme a quello degli operatori turistici rischia di essere vanificato senza un serio e vero impegno da parte di Provincia, Regione e Stato, qui i politici prima fanno le “passerelle” e poi non reagiscono adeguatamente quando ci tolgono quel poco di servizi primari che avevamo, tra cui i trasporti. Scimone Giovanni “Al numero 95, Moda Fashion”: «Cosa ne pensa di una nuova notte bianca nel periodo estivo?». La Notte Bianca della Città di Siderno è una sola e si tiene il 5 gennaio, in estate sicuramente possiamo programmare altri eventi capaci di attirare gente a Siderno e quindi economie. Lo scorso anno per il 14 agosto, avevamo programmato “la notte di mezza estate” dedicata principalmente allo shopping, ma la totale mancanza di risorse economiche non ha permesso la realizzazione. Mimmo Pellegrino, “Matahari”: «Ci sono periodi “morti”, che potrebbero essere sfruttati meglio. Non sarebbe opportuno organizzare la notte bianca in periodi più favorevoli dal punto di vista climatico, dardizzati ed ampiamente adottati, nonostante le scarse qualità nutritive. Contemporaneamente si tenta di rafforzare il legame dei giovani col territorio per evidenziare come il ruolo delle attività rurali, e il mantenimento delle produzioni locali, siano elementi prioritari per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale ed enogastronomico. Recuperare e conservare le tradizioni alimentari significa vivere meglio. Mangiare in compagnia cibi genuini può anche prevenire i disturbi legati all'alimentazione che, quasi sempre in età preadolescenziale, palesano i primi sintomi indicatori a tavola. Le finalità del progetto sono dunque quelle di sensibilizzare ed orientare genitori e alunni ad abitudini più sane». Le esperienze nelle scuole e il continuo contatto con i bambini spinge Enzo Di Chiera, dopo i tristi fatti di cronaca di questi giorni, a precisare: «La notizia dell'incendio e dell'allagamento della scuola media di Marina di Caulonia, aggravata dal furto dei computer, mi ha profondamente turbato. Voglio esprimere la mia solidarietà alle autorità e ai cittadini, offesi da gesti vili persino dentro le scuole». LE NOTE magari spingendo i commercianti ad applicare sconti speciali per l’occasione?» A questa domanda ho già risposto prima ma voglio aggiungere altro, preannunciando che stiamo valutando la fattibilità di un nuovo evento, per un certo senso rivoluzionario, da tenersi nella seconda decade di marzo, un evento che coinvolgerà l’intera città e dedicato esclusivamente allo shopping, i tempi e i modi li illustreremo in una prossima assemblea che organizzeremo per sentire il parere e i suggerimenti degli esercenti della città. Sandra Stranges “Piccole Canaglie”: «Terribile l’incidente della professoressa di Gioiosa, che ha sconvolto il giorno prima la comunità. Presidente se la stessa sorte fosse toccata ad un cittadino sidernese sarebbe stata notte bianca o lutto cittadino?» Quanto accaduto il giorno precedente la “Notte Bianca” sicuramente ci ha toccato tutti quanti e posso garantirle che la profonda sensibilità della comunità sidernese, me compreso, neanche di fronte a un evento così tragico ha la cultura della diversificazione della provenienza. Dietro lo svolgimento della manifestazione ci sono due mesi di complessa programmazione e pubblicità a livello regionale, anche se avessimo rinviato l’evento di qualche giorno la sera del 5 gennaio la città sarebbe stata invasa lo stesso da migliaia di persone, in 24 ore anche attraverso i media non sarebbe stato possibile veicolare un messaggio capace di raggiungere la maggior parte della persone. di MARA RECHICHI ALLIMITECHEC’È Avete mai fatto caso alla gioia di un bimbo che prende in mano una penna o una matita per la prima volta e comincia a scarabocchiare? La mano innocente va dove vuole, in infinite direzioni, ora tratteggiando, ora segnando una linea continua, ora tante linee spezzate, tanti colori mischiati e sovrapposti. Poi il bimbo cresce, la sua voglia di scarabocchiare diventa voglia di disegnare e di colorare. Ma non sa farlo, deve imparare. Ecco che allora gli si insegna come deve fare: “adesso coloriamo questo pesciolino. Vedi? Questa è la testa, queste sono le pinne, questa è la coda, questo è l'occhio. Colora tutto bene e stai attento a non uscire fuori dai bordi.” Avete mai fatto caso a quest'ultima frase? Bene, in quest'ultima frase c'è racchiuso un grandissimo insegnamento, di altissimo valore educativo. Costituisce la prima volta in cui una persona deve prendere coscienza del confine, ovvero del limite che gli viene posto, oltre il quale non è consentito andare. E dovrebbe, ogni persona, interiorizzare questo insegnamento. Il condizionale, purtroppo, è d'obbligo, perché, a guardarsi intorno, pare che i limiti esistano per essere superati e non per avvisarci che aldilà di quel punto è sconveniente andare. Allora ecco che si decide di scavalcare un cancello di notte ed entrare nella scuola per distruggerne le suppellettili; ecco che si decide di infrangere le norme di circolazione e ci si mette alla guida di un motorino senza indossare il casco; ecco che si decide di oltrepassare il limite della relazione e ci si avventa contro l'altra; ecco che si decide che la propria libertà va oltre il limite della libertà altrui; ecco che si decide di oltrepassare il limite segnato da una rotta di navigazione e si mette a rischio la vita di quattromila passeggeri; ecco che si decide di guidare accelerando e superando il limite di velocità, e si uccide morendo. Torniamo dentro i confini, riappropriamoci della responsabilita e schiacciamo a fondo il pedale del freno, cavolo!| Lara di MARIA BOETI Quand'era in vita Lara, la protagonista dell'opera, è stata una donna intelligente, preparata e competente nella sua professione, tanto da scavalcare tutti. Una donna dal grande potere. Bella e brillante per un lungo periodo di tempo ha condotto una vita da sogno poggiando i piedi su giunchi bianchi, poi il crollo totale. L' errore di non amare ed in seguito non riuscire a risalire la china da sola. Si è trovata di fronte ad un muro invalicabile, si è scoraggiata ed ha sbattuto la porta alla vita. Ma il suo addio non si è concluso con l'ultima funzione religiosa in Chiesa, ha trovato modo per comunicare il suo pentimento. Tutti i suicidi una volta trapassati provano un sentimento di rimpianto per aver reso l'anima a Dio in modo crudele e in uno stato d'angoscia. Il trascinante racconto, che cerca di narrare fatti e luoghi per avvicinare l'individuo alla fede innestando nel lettore l' idea che alla fine il Libro della Vita si aprirà per tutti, fa porre la domanda sul perché la mente trova un suo mostruoso adattamento nell' idea di farla finita! Le pagine del libro «Lara» sono state analizzate e poste sotto la lente d'ingrandimento della psichiatria da alcuni esperti. Dai loro approfondimenti sono emersi gli aspetti psicopatici e i rischi anche in età adolescenziale del suicidio. Inoltre è stato accentuato l'atto suicidogeno, e la relativa correlazione con gli eventi esistenti, con la mancanza di fiducia da parte del soggetto di aprirsi con amici o con una persona confidente, dei disturbi della personalità e dell' umore, in ultima analisi di sottoporsi a delle cure ed infine, della mancanza culturale dell'interpretazione dei disturbi mentali per favorirne un adeguato approccio terapeutico. A questo proposito andrebbero certamente sostenute le sedute psicoanalitiche classiche che potrebbero dare risposte e sollievo a quei pazienti che per un qualsiasi motivo attraversano un periodo di avvilimento. Le parole con cui Lara dà l'ultimo addio sono semplici e di rilevante considerazione: «non mi sono resa conto che nel mondo tutto cambia e si muove e nello stesso tempo vi è una forza immutabile che tutto dissolve e poi ricrea di nuovo»(…). E quelle di Ester quando recandosi a Paravati chiede a Natuzza Evolo: «vuoi che ti dica il nome di quel ragazzo…» e lei «non ho bisogno di sapere come si chiamava lo so già. Tu hai avuto contro lingue biforcute. Verso di te c'è stata molta invidia e odio, hanno tentato di scorticarti viva. Ma, tu ne sei uscita vittoriosa!...)». I lettori possono ritirarlo dalla libreria on line www.ibs.it DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 29 Parlando di Cinema& musica OROSCOPO ARIETE Profili dal 21 marzo al 20 aprile La fuga Antonio era uno scrittore. In realtà, per ora si prestava a fare il giornalista. Ma era uno scrittore, cazzo. E prima o poi tutti lo avrebbero capito. Compreso suo padre. Ma era tardi E’ tempo di relax ! Riservate le migliori esplosioni energetiche alle giornate di domenica e lunedì. TORO dal 21 aprile al 20 maggio ro al giornale e altri guai, aveva sempre meno tempo per tutto. Aveva lasciato il suo paese subito dopo il liceo. Poi la laurea a Roma in Lettere e Filosofia, conseguita un po’ in ritardo per via di qualche sessione d’esame rollata in sottili cartine insieme ad hashish, tabacco e tanti buoni propositi per il domani. E poi i viaggi in giro per la vecchia Europa con quattro lire, intervallati dalle immancabili visite giù in Calabria. Aveva sempre avuto uno strano rapporto con la sua terra. Da bambino era il posto perfetto, ma crescendo cominciò l’inevitabile processo che la trasformò nel posto da cui scappare ad ogni costo. A volte, era capace anche di odiarla. Perché mentre tutto il resto del mondo andava avanti, lei restava immobile. La odiava perché non rispondeva mai alle sue domande. Perché era muta. E allora ripartiva, più arrabbiato di prima. No, lui non si sarebbe fatto fregare, non sarebbe rimasto intrappolato lì perché tutto sommato viverci non era poi così male. Non sarebbe diventato anche lui il pacioso spettatore di una sagra di paese lunga una vita, a sentirsi dire quanto è bello il sole, il mare e quanto sono buoni i prodotti tipici. Lui aveva altro da fare, aveva un sogno in tasca. Antonio era uno scrittore. In realtà, per ora si prestava a fare il giornalista. Ma era uno scrittore, cazzo. E prima o poi tutti lo avrebbero capito. Compreso suo padre. Anche se forse ormai era già tardi. Lui e suo padre erano sempre stati troppo diversi per andare d’accordo. O forse troppo uguali. Ma ora, con la maturità, tante cose gli erano più chiare. E anche se suo padre non fece altro che andargli contro per tutta la vita, Antonio non avrebbe mai voluto essere figlio di nessun altro. I suoi rimproveri col passare degli anni erano diventati meno ostili e finivano come sempre in un“Ma cui ti capisci a tia, figghiu…”. Una frase che era una specie di rito, una benedizione rassegnata che accompagnava Antonio ad ogni sua partenza. “E’arrivato?” Domenico si svegliò dal suo torpore e già sentì in bocca il sapore acido della morte che si avvicinava. Maledetta. Ma lui avrebbe resistito, doveva aspettare suo figlio. Antonio era il migliore di tutti. Gli doveva sempre urlare dietro per farlo restare con i piedi a terra. Era duro con lui, perché sapeva che la realtà lo sarebbe stata ancora di più. Ma sapeva anche che suo figlio aveva un dono. Lui e suo padre erano sempre stati troppo diversi per andare d’accordo. O forse troppo uguali Va benone il weekend, che non vi regalerà tranquillità, potrete trascorrerlo in viaggio, è meglio! GEMELLI dal 21 maggio al 21 giugno Il week-end sarà contraddistinto da un'atmosfera concentrata, occhio alle sorprese che vi colpiranno. Antonio CANCRO dal 22 giugno al 22 luglio Il week-end potrebbe essere insoddisfacente per chi pretende troppo dal partner. Attenti! tavi dormendo?”“No, non importa. Dimmi.” “Credo sia il caso che tu scenda. “S di VIOLA COSENTINO Aveva sempre avuto uno strano rapporto con la sua terra. Da bambino era il posto perfetto, ma crescendo cominciò l’inevitabile processo che la trasformò nel posto da cui scappare ad ogni costo LEONE dal 23 luglio al 23 agosto Sabato, energia ed entusiasmo in vorticoso aumento, per finire con un week-end più austero e casalingo. VERGINE dal 24 agosto al 22 settembre Solo sabato e domenica potreste sentirvi pressati dagli affetti, in una settimana decisamente ok. Subito.” La voce di sua sorella, dall’altra parte del telefono, lo riportò alla realtà da un sonno ultimamente sempre meno tranquillo. Si tirò a sedere sul letto e con la coda dell’occhio guardò la donna che gli dormiva accanto. Era l’ennesima, dopo che Laura lo aveva mollato perché all’improvviso non si sentiva più gratificata dal loro rapporto. Si domandò quanto si sentisse realizzata adesso, al fianco dell’avvocato romano. Ora lei abitava in una casa che odorava di soldi, mentre lui continuava a dormire nel loro ex letto, che invece odorava del sesso di altre donne. Svegliò la sua amica e le chiese di andare via, perché lui doveva partire subito, doveva tornare in Calabria. Suo padre stava morendo. Preparò in fretta la valigia e un’ora dopo era già in macchina. Antonio non tornava quasi mai dai suoi. Ormai abitava a Milano da anni e, tra il lavo- E la notte pregava perché la vita non gli spezzasse il cuore. Era quello il destino dei sognatori. I suoi sogni, del resto, se li stava per mangiare la terra. Ti prego, papà, non morire. Ti prego, aspettami. Antonio correva verso casa e, più si avvicinava, più sentiva forte l’antico legame. Suo padre diceva sempre che la Calabria era come una bella donna. E ora lui capiva perché. La Calabria era complicata, testarda, sbagliata. Bugiarda e meravigliosa. Era impossibile non amarla. Era come un’amante irresistibile che prima succhia tutto l’amore che c’è e che poi ti si nega, spietata. La Calabria era l’amore negato, era il silenzio in mezzo alle poche parole del padre. La Calabria era lui stesso. Era tutto ed era niente. Era il sogno infranto, ma ancora vivo. Spinse la porta di legno ed entrò nella vecchia camera, strinse nella penombra la mano tremante che lo aspettava . La tenne stretta a sé, quella mano ostinata, senza dir nulla, fin quando la La Calabria era l’amore negato, era il silenzio in mezzo alle poche parole del padre vita smise di scorrere in quelle vene stanche. Antonio camminò per ore sulla spiaggia muta di quel pezzo di costa Jonica, lasciando scivolare le domande sulla riva, a mescolarsi con la sabbia sporca di sale. Davanti alla morte tutto era diverso. Anche la vecchia amante sembrava raddolcita, il profilo dei suoi monti non era più così aspro e la linea del suo mare non era più così lontana. Questa volta sarebbe rimasto qualche giorno in più. BILANCIA SCORPIONE SAGITTARIO CAPRICORNO ACQUARIO PESCI dal 23 settembre al 22 ottobre dal 23 ottobre al 22 novembre dal 23 novembre al 21 dicembre dal 22 dicmbre al 20 gennaio dal 21 gennaio al 19 febbraio dal 20 febbraio al 20 marzo Nel fine settimana, potrebbe farsi strada un vago senso di inadeguatezza, particolarmente in casa. Fino al week-end, l'energia scorrerà senza intoppi. I nativi della terza decade saranno molto audaci. Il week-end potrebbe essere di natura gastronomico-contemplativa. L’ amore vi sorprenderà! Prima decade: alcuni riusciranno persino a riconoscere di avere anche loro dei bisogni emotivi. Fantastico! Il week-end sarà glaciale: cercate qualcuno che vi scaldi il cuore. Magari cercate di uscire spesso. DOMENICA Ottimo il week-end per la socialità e le amicizie. Vi divertirete molto con i vostri cari amici. 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 30 CINEMA NUOVO Siderno,info:0964/ 342776 Succhiami/16.00- 18.00 - 20.00 - 22.00 CINEMA GOLDEN Roccela J,info:333/ 7672151 Benvenuti al Nord/ 16.00 18.00 - 20.00 - 22.00 CINEMA VITTORIA Locri,info:339/7153696 Immaturi-il viaggio/18.00 20.00 - 22.00 CINEMA GARIBALDI Polistena,info:0966/ 932622 Il gatto con gli stivali/ 15.30 - 17.30 Giochi di ombre/ 19.15 - 21.30 CINEMA POLITEAMA Gioia T.,info:0966/ 51498 Immaturi il viaggio/18.00 21.00 CINEMA ODEON Reggio C.,info:0965/ 898168 Benvenuti al Nord/ 16.00 18.00 - 20.00 - 22.00 CINEMA AURORA Blob of the week Reggio C.,info:0965/ 45373 La Talpa/18.00 - 20.15 - 22.30 NUOVA PERGOLA Reggio C.,info:0965/ 21515 The help/16.00 - 19.22 MULTISALA LUMIERE Reggio C.,info:0965/ 51036 Sala de Curtis Underworld 4 (3D)/18.30 20.15 - 22.00 Sala Sordi L’ora nera (3D)/ 18.15- 20.00 21.45 Sala de Sica Alvin superstar 3/ 15.30 Immaturi il viaggio/ 18.10 20.20 - 22.30 Sala mastroianni Alvin superstar 3/ 17.10 Non avere paura del buoio/ 18.45 J.Edgar/ 18.00- 20.30 - 23.00 la Riviera AL CINEMA i campioncini dell’Audax Locri Possa la realtà essere più bella dei sogni che vi porteranno presto all'altare. Questo è l'augurio di tutta la redazione a Pasquale e Maria Stella “Benvenuti al Sud” Martino Stalteri e Claudio Bisio A.C. Siderno ‘95/96 In alto da sx: Dott.Pino Marando, Ninni Fontana, Carlo Bolognino, Raffaele Iannapollo, Fabio Minniti, Tony Squillace, Francesco Panetta, Cisca Favasulli, Alessandro Congiusta, all. Tonino Russo, Telli Guglielmo. In basso da sx: Cosimo Silvano, Vincenzo Commodaro, Giuseppe Giampaolo, Alessandro Chiera, Alcide Careri, Gaetano Gallì, E mangiatigliu nu paninu !!!! Andrea Capocasale I suoi primi 27 anni sono stati il più grande spettacolo dopo il big bang... Francesco , Ilaria , Valentina e Mariangela La nuova e la vecchia guardia unite sotto la bandiera del Siderno Peppe Pagano e Antonio Fanito Buon compleanno mago delle 360 per quest' anno sono stato buono, ma per il prossimo non garantisco sulla bonta' della foto. Il “bello della mattonella” Francesco Buon compleanno Pietro dai tuoi genitori dalle tue sorelline dai nonni e da tutti i tuoi amici che ti vogliono tanto bene...ma se non studi è questa la fine che farai. La verità dell’Iride Questa settimana sono serio, non vi inganni il titolo. Ma visto come siete conciati non avete altra via d'uscita. Non vi sto invitando al vostro funerale, anzi, vi indico la via della di Benjamin Bowson salvezza. Negli anni passati a Fleury tutti, credenti e non, ogni domenica andavano a confessarsi. Dentro non si commettevano grandi peccati e i reclusi attingevano ai crimini commessi fuori dal carcere. Il prete, alla fine, conosceva i peccati di tutti. Divideva i penitenti per tipologia di reato. Assassini, spacciatori, stupratori, rapinatori, truffatori. A ogni reato assegnava una pena e il confessato una volta espiatala si guadagnava il paradiso, a patto che non ci fosse reiterazione. Un sistema semplice semplice che riportava all'ovile del Signore le pecorelle smarrite. Ecco, anche voi avreste bisogno di un prete, i giudici servono a poco spediscono in galera malfattori che una volta fuori torneranno a essere tali. E lo sapete perché, perché nella società normale non esiste espiazione in grado di assicurare il paradiso. Chi è stato ladro continuerà, e per sempre, a essere considerato ladro e alla fine tornerà a farlo con danno per lui e soprattutto per voi. E' un circolo vizioso senza vie d'uscita. Questo, la società civile continua a far finta di non capirlo, non applica giustizia esercita vendetta e la vendetta è una cosa brutta che, come vi ho detto più volte, avvicina la vittima al carnefice. Non vi fidate dei giudici, hanno qualcosa di strano in testa, per loro una realtà senza crimine sarebbe una vita da disoccupati. Tengono famiglia e sperano che il lavoro non gli manchi mai. Ma voi tutti non vivete di pane e manette, voi le violenze le subite. Volete uscirne? Assumete preti. Preti laici che diano condanne vere e non di preci. Trent'anni agli assassini, venti agli spacciatori. Date una pena ai rei, ma dategli la certezza di riaccoglierli in grembo. Il male non si ripeterà, se non nella misura in cui sarà determinato da patologie e non da vizi. Volete salvarvi davvero? Assumete preti, o fate diventare i giudici tali. Continueranno ad avere un lavoro e voi avrete un futuro migliore. Smettetela con le vendette, che è risaputo riservano sempre strascichi. Vi serve il prete DOMENICA 22 GENNAIO 2012 LA RIVIERA 31