Francesca Brizi
TRA BOLOGNA E REGGIO
17/02/01
Ti ho appena scritto sul telefonino -Elli ti amo- e allora vado fino in fondo....
È ora che io ti dia e ti chieda una prova grossa davvero dell'amore che provo
per te e che sento da te, Elli. Non scrivermi più.....non telefonarmi più.......
Un sacerdote disse una volta in una predica proprio qui nella mia chiesa che
ognuno di noi desidera fortemente di essere compreso nel suo intimo.
E' proprio quello che sento adesso Elli, mentre scrivo, la CERTEZZA che tu
MI STAI CAPENDO.
Richi.
Volevo chiederti una cosa, un favore, un segno d'intesa, di complicità.....la
cartolina che mi avresti scritto da Venezia (che sicurezza eh!...e infatti sono
sicuro del tuo bene!) puoi mandarla al nostro Robbi? La metterò sul suo letto
accanto alla mia...vorrà dire che hai capito tutto tutto, un po' la mia tristezza e
tutto il bene che voglio a te
e per te.
Questa e-mail era arrivata una mattina presto ,una mattina di sole come tante
altre ed Elisa gustava il suo caffè mentre pensava alla notte piena di dolcezza
che si era da poco dileguata.
Aveva chiamato Rich verso le due di notte così per gioco ed aveva sentito
con sorpresa il telefono che squillava, poi la sua voce un po' assonnata un po'
emozionata, felice.
"Ciao!".
"Ciao Elli!!".
"Dormivi? Si che dormivi scusa se ti ho chiamato, perché non lo tieni spento
il telefono quando dormi?".
"Sono felice di sentirti Elli e poi mi sveglio sempre la notte....tu cosa fai?"
"Stavo scrivendo qualcosa così....."silenzio.... "dimmi qualcosa Rich ! ti
prego dimmi qualcosa" .
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Sperava le dicesse una cosa qualsiasi così tanto per sentire la sua voce un po'
dolce un po' triste!.
"La mia mamma è tornata a casa dall'ospedale e per Pasqua ho portato Robbi
a casa sua dalla Maffy e Giovanni. Vedessi come era felice Elli .. Avresti
dovuto esserci.
Poi una fatica a tirarlo su dalla carrozzina..... e sai cosa mi ha detto? Come
faccio se te ne vai? Io ho bisogno....
Ogni tanto guardo le tue foto sai? Anche quelle con il nostro Robbi. Le tengo
nel libro che mi hai regalato tu.....Elli ...mi manchi....ti voglio bene!"
"Anche io ti voglio bene Rich...di più di più".
C'era stato un silenzio lungo, uno di quei silenzi che parlano e raccontano la
tristezza e la senti che t'invade e ti lasci travolgere e senti le lacrime che ti
nascono nel cuore anche se non vuoi.
"Sei felice ora Elli?". Lei ci aveva pensato un po' su poi aveva detto "Non lo
so! Magari fuori si, lo sai che sono sempre allegra, ma dentro....io non lo
so....e tu? Tu sei felice?".
"Non lo so nemmeno io!"
Poi lei gli aveva detto che sarebbe andata a Venezia l'indomani ..che aveva
una festa e chissà se gli entrava ancora il vestito da sera quello nero con lo
spacco di lato che scopriva tutta la gamba.
“Ti piace Venezia?” le aveva chiesto lui.
“Si che mi piace anche se talvolta mi mette addosso tanta tristezza ed il suo
languore lo sento che mi pesa dentro.
Quando cammini per quelle calle e quei campi con il brusio delle voci che
sembra un vespaio ed il rumore solo dei tuoi passi che riecheggia sembra
come tutto ovattato con quel ristagnare dell’acqua nei vicoli. Sai? Ho quasi
l’impressione che mi abbiano chiuso in una dolce prigione dorata e che il
mondo sia fuori, distante…..”.
“Hai ragione però è bella ."
"Si che lo è ."
Poi lui le aveva detto che avrebbe voluto vederla e lei che non voleva
salutarlo e che voleva restare così a parlare per tanto tanto tempo.
E lui aveva visto Agostino il poeta quel giorno che gli aveva concesso l'onore
di leggere la sua poesia di quel pomeriggio, ma l'aveva letta male..
"Tu non leggi affatto male e ..ti ha fatto leggere la poesia...vedi che ti vuole
bene?"
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Lui aveva sorriso, gli piaceva l'idea che Agostino gli volesse bene e lo
stimasse visto che in passato aveva disdegnato i commenti che lui con tanto
impegno aveva fatto delle sue poesie e lo aveva chiamato sempliciotto visto e
considerato che non aveva una laurea. Poi avevano continuato a dirsi cose
pianopiano nella notte quasi sussurrate, sospirate intrecciate di tanti ti voglio
bene e spero che tu sia felice davvero.
Quando si erano detti buonanotte ed erano le tre lei si era seduta sul divano
felice di averlo sentito ma triste chiedendosi perché due persone così
debbano stare lontano e soffrire mentre potrebbero amarsi e rendere tutto
così bello.
Fuori mentre lei pensava si scatenava l'inferno e la grandine batteva i vetri
spinta dal vento... c'erano i tuoni e la luce tremulava incerta se andare o
restare così investita dal bagliore dei lampi e dalla pioggia. E quel tempo là
fuori non era davvero tanto diverso dal suo cuore. Se avesse avuto il coraggio
di vivere sarebbe uscita tra la pioggia e avrebbe camminato fino alla stazione,
avrebbe viaggiato tutta la notte per andare a trovare il sorriso di lui
all'alba...gliel'avrebbe detti a voce guardandolo negli occhi tutti quei ti voglio
bene e gli avrebbe detto che l'unica cosa che voleva era stare con lui......
Invece se ne stava lì a scrivere ed a piangersi addosso con nella mente le
parole di P.V.T. "Scrivere non costa nulla.. quello che costa invece è vivere
purché se ne abbia il coraggio"
Più tardi lui l'aveva chiamata ancora e aveva voluto leggerle dei passi di un
diario,
il diario di una certa Eatty Hillesum e parlava di una ragazza che aveva perso
un amico, ma lei diceva di averlo perso solo fisicamente perché lui era nel
suo cuore e lei sapeva cose di lui della sua anima che era come se lui
rivivesse in lei.
Elisa non le ricordava bene quelle parole lette così quasi all'improvviso anche
perché si era persa dietro alla dolcezza del suo andare dietro le righe e le frasi
ed il suo declamare e poi recitare e poi quasi sussurrare forse con le lacrime
agli occhi.
Lui le aveva detto poi che quando sentiva raccontare quella ragazza così
passionale, così intensa gli sembrava di sentire lei e di ascoltare le sue lettere
parlargli.....
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"Devo comprarlo allora questo diario, così almeno possiamo parlarne
insieme".
"Lo vuoi comprare davvero?"
"Si, certo se dici che ne vale la pena!"
"Notte Elli!"
"Notte e grazie".
Poi chiudendo il telefono lei aveva sentito la dolcezza invaderla mentre fuori
continuava a piovere ed aveva pensato che mai in vita sua qualcuno le aveva
letto passi così belli nel cuore della notte, così aveva voluto mandargli un
messaggio sul telefonino per ringraziarlo ancora di quel dono.
Aveva scritto- Sei dolcissimo stellina mia. Ora qui c'è il temporale e fa
freddo, ma io ti sento vicinovicino e la tua mano che stringe la mia ....notte e
grazie.
Ora invece c'erano solo quelle parole nella testa di lei e se le andava
ripetendo ancora incredula incerta se piangere o ridere o fare che cosa.
Fissava lo schermo del computer senza neanche guardarlo e ripeteva non
scrivermi più......non telefonarmi più .
Voleva una prova, una prova d'amore.
Lui le aveva detto- so che mi stai capendo- ma lei nel suo cuore si chiedeva
il perché di tutto ciò e la spiegazione non riusciva proprio a trovarla!
Però una cosa se l'era sentita di farla e l'ultima cosa doveva scrivergliela e
così gli aveva detto- ti amo tantotanto Richi ....al punto di accettare di soffrire
purché tu sia felice. Ma tu resterai sempre nel mio cuore. Tua ElliPoi si era chiusa in bagno perché lì poteva piangere e nessuno le vedeva le
sue lacrime perché lei non voleva dare spiegazioni e soprattutto non poteva
darle.
Allora si era ricordata dell'ultima volta che si erano visti e di come pioveva
mentre si erano promessi di restare amici.
Ma un amico è qualcosa di speciale, magari anche molto speciale....ma
sentendolo non può nascerti nel cuore la parola ti amo perché allora quel
sentimento inizia a rassomigliare di più all'amore ed allora, come diceva
Rich, diventa un guaio!
Quel giorno di Marzo pioveva sulla pianura padana; una pioggerellina lenta e
persistente, quasi fastidiosa.
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Rich ed Elli avevano preso la strada per i giardini e c'erano delle panchine
vecchie di ferro verde nella breccia. Più che un parco sembrava un aiuola un
po' grande con alti pini e la strada intorno e metteva quasi tristezza che chissà
se i bambini ci andavano davvero a giocare nelle giornate di sole.
Elisa aveva i capelli incollati al volto per l'umidità che le davano un aspetto
languido come la pianura intorno.
Avevano un ombrello nero un po' vecchio con qualche piccolo buco qua e là
che li copriva appena, ma questo non interessava a nessuno dei due.
Lui aveva un passo lento, esitante ed il giubbetto marrone chiaro gli pendeva
sulle spalle come su una stampella tanto le teneva basse quasi volessero
arrivare per terra.
Aveva uno sguardo assente di bimbo tra lo sperduto e l'offeso con gli
occhietti color muschio chiaro che non riuscivano a sorridere e se ne stavano
così rivolti a terra come a cercare uno spazio in cui perdersi e scomparire.
Guardandolo in quel momento Elisa provava solo una dolcezza infinita,
nessun rancore e tutto il resto era...nulla.
Avrebbe voluto abbracciarlo teneramente e tenerlo con lei tantotanto; invece
l'aveva guardato e gli aveva detto - vivi la tua vita!, a prescindere da questa
nostra storia non lasciare che altri decidano per te, non è giusto. Tu sei tu
Rich! Tu vali perché sei tu.Lui si era voltato impaurito e quel suo sguardo spaventato Elisa non l'aveva
capito; pensava di avergli detto una cosa bella, che credeva in lui, che lui
valeva e che aveva qualcosa di molto bello da dare agli altri se solo lo voleva,
se faceva lo sforzo di aprirsi un po' agli altri.
Lui si era seduto sulla parte alta della panchina a fissare le auto parcheggiate
sotto agli alberi e lei gli si era seduta vicino e lo accarezzava piano tra il collo
ed i capelli.
Poi lui aveva detto senza guardarla che non aveva il diritto di dire così della
sua vita che poteva non piacerle, o essere piatta, ma era la sua vita e lei non
poteva capitare così dal nulla a dirgli cosa doveva e cosa non doveva fare!
E' incredibile come delle persone abbiano paura di se stesse, di guardarsi, di
scoprirsi dentro e si aggrappino disperatamente ad una persona, ad un
concetto, ad un'abitudine, ad un'idea in cui credere.
E se tu gli dici credi in te stesso è come se mettessi in discussione un modo di
essere, uno stile di vita, perché loro si sono autoposti un veto e non si cercano
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più, non vogliono saperne nulla dei loro desideri, dei loro bisogni ed hanno
solo paura.
E le parole di Rich ad Elisa avevano fatto venire in mente alcune parti delle
sue lettere...... “ Come tutti gli ansiosi ho bisogno di abitudini, di riti, di cose
rassicuranti, positive.......
Da tanto tempo sono insensibile al mio dolore e sono più aperto a quello
degli altri...”
Lui ,lei l'aveva capito subito, aveva avuto paura di lei , paura che lei avrebbe
potuto portargli via la sua vita, travolgerla, impastarla di sé e poi farne chissà
che cosa.
Paura che lei potesse lasciarlo senza difese, senza i suoi amici, senza le sue
routine, senza i suoi riti, senza le sue certezze.. solo con se stesso, con la sua
vita, con il suo dolore.
Così lei l'aveva guardato con i suoi occhi più dolci mentre continuava a
piovere sulla breccia sottile e gli aveva detto “ Non ho nessun diritto.. non ho
nessun maledetto diritto di piombare nella tua vita a dirti cose e mettere in
crisi quello che tu hai di certo....hai ragione tu”.
Lui era rimasto sorpreso “ pensavo di dover venire qui a giustificarmi e......”
“ Io ti voglio bene lo stesso Rich! Non volevo farti soffrire, solo dirti che sei
specialespeciale”
“ Grazie Elli! Posso stare così?”.
Le si era fatto davanti ed era rimasto così in piedi a guardarla fissa negli
occhi mentre le aveva preso la mano con quella sua libera dall'ombrello e
l'aveva stretta forte forte quasi in modo disperato.
Sorrideva mentre lei parlava e gli diceva che era stato importante averlo
conosciuto in qualunque modo sarebbe finita la cosa e che sarebbe stato
sempre la stellina nel suo cuore.
Penso che niente capiti a caso....nella vita ed anche questo deve avere un
senso, deve averlo per forza; in fondo non abbiamo chiesto noi di conoscerci,
di incontrarci, di intrecciare per un po' le nostre vite.
Lui le aveva stretto la mano sempre più forte: "Tu ce la fai Elli a vedere il
bello anche nelle cose brutte?".
C'era un merlo nell'aiuola con il becco nascosto tra l'erba e le ali gravate di
pioggia....lui l'aveva quasi implorata con il suo sorriso triste mentre cercava
di capire perché non sempre nella vita ciò che sembra giusto lo è e viceversa
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ed insomma talvolta la vita è così incasinata che non sai se piangere o
ridere....
"Io credo di si" aveva risposto lei e lui aveva preso ad accarezzarle la fronte
dandole piccoli baci. E lei sentiva che lui avrebbe voluto chiederle- cosa
riesci a trovarci di bello in sto casino dai su dimmelo dolce Elli così ne riesco
a gioire anch'io e si trova una soluzione.-.
Ma per certe cose non c'è soluzione, sono già finite prima di iniziare, sono
condannate prima di esistere e se restano così...in potenza possono rimanere
nella sfera dei sogni e puoi vagheggiarle, coccolarle, accarezzarle, ma se
esplodono.....è solo un gran fuoco d'artificio, magari la cosa più bella che tu
abbia mai visto ma è solo un istante.
Elisa lo sapeva bene che aveva la sua vita e che lui aveva la sua.....e che il
loro noi aveva come base solo carta, inchiostro, e- mail e fili di telefono, voci
che dal vivo poi non sono più le stesse perché hai gli occhi davanti che ti
guardano e puoi aver paura e non essere più sincero.
Ed ora erano languidi di pioggia, uniti e distanti, amici, complici, fratelli,
amanti con gli occhi fissi sui loro sogni.
"Allora poi ti sposi?"
Lei aveva annuito con il capo mentre lui vagava con lo sguardo fino ai rami
degli alberi molli di pioggia.
"Però non ti faccio io le foto!"
"Oh! Non sono mica così cattiva....."gli aveva preso la mano e ci aveva
appoggiato le labbra chiare come in un adagio al ticchettio delle gocce velato
sull'ombrello, sordo sui vestiti di lana.
"Bè al fotografo digli dei tuoi occhi che sono belli belli e se avessi qui la
macchina li fotograferei tanto..."
Lei si era messa a piangere lacrime tristi e tenere ... "Anche così? Anche
adesso che piango?"
Lui aveva preso ad asciugarle il viso e le faceva giri dolci con le dita per
cullare un po' il suo dolore .
"Mi piace che piangi! Mi piace davvero Elli!....lo considero un regalo,
ricordalo...
E lei piangeva per così tante cose che forse non sapeva neanche più quali:
certo perché quella storia non sapeva come sarebbe andata a finire e perché
voleva che lui le dicesse - resta, resta con me sempre- o forse perché non lo
voleva affatto e si chiedeva cosa ne avesse mai fatto delle sue certezze.
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- "Glielo dirai a lui?"
- "Non lo so! Secondo te dovrei farlo?".
- "Io non posso dirtelo Elli, devi decidere tu!".
- "Quella ragazza Elli, quella con cui lavoro, non m'importava di lei...io l'ho
fatto solo perché non si sposasse, perché non sarebbe stata felice. Lei ha
chiesto a me di renderla felice, ma non potevo farlo, non l'amavo. Ora è
sposata, ma non è felice e viene sempre a dirmi che è colpa mia che io non ho
voluto amarla. Ma non si può sposare una persona solo per ripiego perché
non si può avere quella che si desidera"
"E con me? Come è stato con me? Volevi salvare anche me?"
Si erano alzati in piedi e camminavano fianco a fianco lungo i muri della
scuola uscendo dai giardini....
Lei credeva che lui lo sapesse che dopo il loro saluto tutto sarebbe stato
diverso che ci sarebbe stato un altro sapore nelle lettere.
Si erano guardati negli occhi...ancora... non come le altre volte , ma con il
languore disperato dell'ultima volta, di chi sa che di tutto ciò che è stato potrà
avere solo un pensiero dolce
Ed era stato bello proprio per questo: perché non c'era la corruzione del
domani, c'era la disperazione del già abbandono, c'era il desiderio di cogliere,
di rubare l'etereo, l'immenso, l'amore, la vita....tutto in un attimo di
sublimazione estatica.
"Tutto quello che è successo Elli...non ti ho portata in giro, io le sentivo
quelle cose e le sento ancora e ....."
Lei gli aveva chiuso le labbra con le dita ed erano rimasti così a guardarsi
senza dire niente , ma dicevano tante cose.. anche quelle che non avrebbero
potuto dire, ma così in silenzio....
E quando due occhi riescono a sfiorarsi è come se due vite si disturbassero e
giocassero un po' tra loro a vedere se sono compatibili....Poi quando si
guardano allora le vite si toccano e parlano e quella persona sarà sempre
qualcosa per te nel bene o nel male perché per un attimo è stata tua e ne
porterai sempre un ricordo.
Ma quando due occhi riescono a perdersi e riuscirebbero a restare così per
sempre allora tu sarai di quella persona e lei tua e passassero anche mille anni
sarete l'uno per l'altro speciali speciali.
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"Questa Rich sarà per me la cosa più dolce della mia vita, la più assurda, la
più eterea, la più magica ed anche in altre cento vite avrei voluto conoscerti
sempre e comunque"
"Oh Elli!...mi accompagni tu alla macchina?".
Avevano camminato con le mani strette per circa quattrocento metri senza
parlare e lei davvero non lo sapeva cosa pensava lui....e si chiedeva cos'era
quello che lei provava per lui. E lo sapeva che non poteva essere
amore....forse era bisogno di essere coccolata o il dovere di cullare il dolore
di lui che l'aveva travolta insieme alle sue lettere, magari la voglia di salvarlo
di farglielo gridare tutto quel suo male, di farlo immergere nella sua ferita per
poi farlo riemergere con l'amore....
Voleva che lui non soffrisse più.....voleva vederlo ridere ed avere il coraggio
di vivere.
Ma forse non lo sapeva cosa voleva mentre chiusa nel bagno continuava a
leggere- non scrivermi più... e a piangere.
- Si sentiva un po' come Rossella in "Via col vento" spregiudicata, ambiziosa,
amata, coccolata, ma l'uomo che voleva ...quello non avrebbe potuto averlo
mai.
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Quella mattina Elisa era andata in campagna e c'era un'aria tiepida di
primavera tra il cielo scuro ed il sole a squarci. Poi laddove finiva l'asfalto ed
incominciava una stradina che si perdeva verso i campi aveva preso a correre.
In fondo lì c'era andata per lasciarci un po' del suo male....
Ascoltava i suoi passi ritmati sui piccoli sassi e stonati in prossimità di
avvallamenti.
C'erano qua e là piccole pozzanghere d'acqua torbida non ancora asciugate
dopo la pioggia della notte e cercava di evitarle come cercava di fuggire la
sua tristezza....
Ed il cielo stava lì lì per piangere anche lui mentre un anziano contadino se
ne stava seduto tra l'erba con una cannucciola in bocca a fissare il vuoto...
Gli alberi erano immobili ed anche l'acqua del fossato ai lati della strada
sembrava non volerne sapere di andarsene e restava lì a ristagnare senza
rumore...e la campagna sembrava immobile, protesa verso l'alto come in
attesa; c’era una sensazione di disperata grandezza, d’immensa impotenza e
le nubi scure, minacciose, torve. Lei il suo cuore lo sentiva grave, pesante,
disperato e s’immergeva in quell’aria cupa che sembrava volesse fare
qualcosa e fosse in procinto di e stesse per…….ma non succedeva nulla e
questo senso di sospensione e d’indefinito la logorava.
Vasco dal cd portatile cantava: “ Io non capisco senza di te o no il mondo che
cos’è……..nessuno ha mai chiarito se…….il mondo è vero senza di te o
no……io credo di no”.
Continuava a correre pensando davvero come sarebbe stato ora il mondo
senza di lui, senza il suo sorriso innocente e la sua voce imbarazzata.
Aveva voglia di gridarlo al mondo quel suo amore disperato ed il nome di lui
sentirlo sussurrare dal vento che iniziava ad alzarsi timido.
Poi stanca si era fermata laddove la stradina di breccia s'incrociava con la
strada principale e le macchine e la frenesia della vita ed era rimasta sospesa
così tra la languida campagna ed il turbamento del mondo che passava là
dietro quegli alberi ed aveva il fiatone e gli occhi pieni di lacrime.
Si era lasciata cadere sulla terra ancora umida dalla notte e scura e ci stava
seduta come su un giaciglio morbido per sentirne l'odore e sentirsi parte di
lei.
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"La nostra storia Elli ,la nostra storia in confronto alla tua con lui è come un
granello di terra!!!" Gliel'aveva detto un giorno di pioggia, un giorno del
cavolo in cui ti sembra che tutto stia per crollarti addosso! .
Gesticolava con le mani e mostrava la dimensione piccola piccola di quel
granello e tra le sue dita era davvero insignificante, ma nel suo cuore lei lo
sapeva che era grande come il cielo...
Le aveva preso il volto con tutte e due le mani ed avevano gli occhi vicini
vicini aperti sul loro mondo, quello che era dentro di loro, quello che solo
loro sapevano ed avrebbero voluto piangere stringendosi anche lì, anche lì
che tutti li guardavano perché in fondo erano soli con il loro dolore ed intorno
era il vuoto.
Ma quella mattina, quella in cui per la prima volta Rich era apparso nella vita
di Elli era una tiepida mattina di febbraio, una di quelle in cui non ti serve il
cappotto che l'aria è dolce e sembra primavera.
Elisa si era appena svegliata e sorseggiava il suo caffè; le sue sorelle piccole
dormivano di là e non volevano saperne di alzarsi per andare a scuola. Così
aveva acceso il computer per vedere eventuali messaggi da parte delle sue
amiche e.....c'era un nome strano di un certo Riccardo......
1 febbraio 01
Oggetto: Elisa....
Ciao, prima di tutto mi presento, mi chiamo Riccardo e sono amico di Luca
ebbene.....ero presente anch'io a quella bella giornata dedicata a Pier.
Luca mi ha fatto leggere la tua descrizione della giornata, le tue sensazioni,
ciò che dici del mercatino, delle maschere africane, delle vetrine, delle
immagini nelle pizzerie....poi i ciottoli scomodi con i tacchi( vedessi adesso
che stanno rifacendo tutto il pavimento davanti alla chiesa e ci metteranno
sassi ovunque...) e infine le luci sull'autostrada.....insomma ciò che hai scritto,
provato e descritto mi è piaciuto tanto!!! Spero di conoscerti di persona
quando verrai!!!
Saluti Riccardo.
Lei aveva letto il messaggio e si era piacevolmente compiaciuta che quello
che aveva scritto di quella giornata di dicembre in Emilia fosse piaciuto
tanto al suo amico Luca e non solo.... E questo qui, questo Riccardo che era
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piovuto così dal cielo...le era sembrato simpatico ed anche carino a farle tutti
quei complimenti..
"Ciò che hai scritto, provato, descritto mi è piaciuto tanto!!!” Le era sembrata
una bella cosa....era come dire mi piace ciò che vivi e mi interessa e ti prego
parlamene ancora.
Lei non lo sapeva perché, ma quelle parole così semplici, così spontanee e
sincere le avevano messo addosso una gioia frizzante quasi euforica, una
sensazione di leggerezza, di entusiasmo...
Aveva voluto rispondergli.....e l’aveva ringraziato per averle scritto e gli
aveva detto che gli avrebbe mandato una lettera perché a scrivere lunghe mail
con la tastiera del computer ci avrebbe messo una vita che era proprio negata.
Pensava di dirgli qualcosa su quella foto di bimbo brasiliano scattata da lui
durante un viaggio e che Luca le aveva inviato per parlargli un po' del suo
migliore amico "Questa l'ha scattata Riccardo....lui è bravissimo nelle foto
bianco e nero e....ti piacerà vedrai....è un amico buono, sincero, generoso...".
Luca era da un po’ un grande amico di Elli e si sentivano quasi ogni giorno al
telefono o per lettera e Luca in più di una telefonata le aveva parlato di
questo suo amico con cui stava praticamente sempre insieme…..ora lo
ricordava il nome Riccardo…magari sarebbe diventato anche lui suo amico.
Si, sarebbe partita da quella foto lì per rompere il ghiaccio; in fondo quella
foto era davvero bella e le aveva lasciato addosso una sensazione di eccitata
allegria.....poi.....sentiva che qualche cosa si sarebbero detti....ne era sicura.
Luca le aveva parlato molto di Riccardo ...che era una persona buona....un
amico sincero....compagno ideale di viaggio e fidato compagno di vita e che
faceva foto davvero belle per suo piacere personale, senza ambizione, senza
pretese.....senza voglia di emergere.
Le aveva raccontato le sue sofferenze di uomo sposato e presto abbandonato
dalla bella mogliettina "una delle ragazze più belle del paese", della sua
difficoltà a reagire al suo dolore e di come l'aveva aiutato a venir fuori da
questa situazione dedicandogli tempo, amore, cure ed aveva tralasciato le sue
attività, altri contatti...ma per un amico nel bisogno questo ed altro.
Ed ora andavano insieme quasi ogni giorno alla Casa della carità del loro
paese, un ricovero per handicappati gravi soli per portare un po' di aiuto ed
un po' di gioia in tutto quel dolore.
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Lì Riccardo si era affezionato tantissimo ad uno di quegli "ospiti" e questo
pur essendo cieco sentendolo arrivare da lontano lo chiamava con un
soprannome dolcissimo ed affettuoso...Bombi.
Così Elisa quando aveva ricevuto il messaggio gli aveva voluto subito bene a
quell'anima fragile, quasi sperduta, forse sola, ma con tanto bisogno di essere
amata e di amare.
Aveva desiderato scrivergli, parlargli, cullare un po' il suo dolore.
Mentre ci pensava era andata a turbare i sogni delle sue sorelline che
dovevano andare a scuola ed era già tardi e mentre facevano colazione con la
nutella ed i cartoni animati lei guardava il sole fuori distendersi tra l'erba del
giardino e perdersi tra i rami della magnolia e correre con le ombre per la
strada e sparire ancora tiepido dietro alle case.
Ed era una bella giornata! Dio se lo era.
Ora, ora che tutto si stava avviando alla fine ad Elisa piaceva ricordare quelle
prime parole di Rich, quel suo timido eccitato entrare nella sua vita come di
uno che si affaccia alla finestra assonnato al mattino e restio a dare luce agli
occhi....ma lo visita il sole e lo scalda....
In quel giorno di febbraio lei non poteva sapere quello che sarebbe accaduto
della sua vita, ma da ciò che aveva provato leggendo quelle semplici parole
sul monitor lei l'aveva capito subito che sarebbe stato speciale.
Tante volte succedono cose...e tu non le sai, non le comprendi , ma ti
avvolgono, ti scaldano, ti cullano e tu le lasci fare e capisci che doveva essere
così.....e non sai perché, non sai se....e che ne sarà di te.
Elisa aveva sentito subito che l'avrebbe amato e si era chiesta se sarebbe stato
dolce ....
Ora però il cielo era scuro e lei era molle come la terra in cui affondava le
mani, molle come le lacrime del cielo che scendevano sui suoi occhi molli di
tristezza.
E l'aveva urlato quel nome Rich perché lo sentissero gli alberi e le colline ed i
papaveri ancora chiusi in mezzo al grano e le piccole case di legno vicino al
fossato...forse l'aveva gridato per mandarlo via da sè quell'urlo di dolore....o
per affidarlo al vento perché lo portasse a lui.
E pioveva. Ed in fondo che ci azzeccava il sole? Meglio che piangesse il
cielo tra il volto ed i capelli e sulle mani scure ed i vestiti appiccicati.
Meglio davvero che piovesse.
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2/02/01
Caro Rich,
grazie ancora per avermi scritto.
Luca mi ha detto che fai il fotografo e mi ha mandato un'immagine di un
bambino brasiliano scattata da te.
E' una poesia, una canzone chiara come il sole, intensa come un respiro
e......quante emozioni.
Quegli occhi sono profondi e ridono che sono innocenti e trasparenti e ci vedi
dentro un'esplosione di vita. E quel sorriso dolce poi che si apre e ti regala il
mondo.
Ed i tuoi occhi devono essere fantastici anche loro se sanno posarsi su cose
così belle che riescono a farti sentire vivo.
Oggi qui da me c'è un sole forte come quel giorno. Solo che il vento porta giù
spruzzi di neve dai monti ed è stranissimo camminarci dentro.
Io guardo la tua foto e...Dio se sono felice.
Elisa.
Quella foto era bella davvero.....c'era un bimbo sui dieci anni con il sorriso
aperto sui denti irregolari ed una fessura tra gli incisivi. La pelle scura e gli
occhi nerissimi per il contrasto del bianco e nero e con una luce dentro di
gioia primitiva, di soddisfatta innocenza, di pura vivacità.
Guardava avanti con attesa, con speranza ,con il desiderio forte di vivere....
Trasmetteva davvero una voglia grande di essere felici.
Teneva il volto appoggiato alla mano, un po' inclinato come a voler porre più
attenzione nel guardarti curioso di bimbo che inconsapevole si affaccia alla
vita e alla sua gioia e al suo dolore.
Luca aveva detto che di foto Rich ne aveva tantissime ed aveva anche tutti gli
album dei viaggi che ogni anno facevano intorno al mondo ed un giorno
magari gliel'avrebbe anche mostrati se mai fosse andata a trovarli.
Si trattava di viaggi particolari, di quelli in cui si cerca di entrare
nell'atmosfera del luogo in cui vai attraverso incontri interculturali e si cerca
d'imparare a conoscere ed amare la gente del luogo, ad apprezzare i loro
costumi, usi, abitudini; vivere come loro insomma.
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E tu senti che quella gente non è più estranea, ma è parte di te perché riesci
ad accettarla e così la capisci.
"Devono essere proprio belli questi viaggi! Beati voi io.....non sono mai
andata in nessun posto...così lontano s'intende."
"Si che lo sono e poi ci diamo da fare per aiutare quella povera gente a
risollevarsi un po' dalla loro condizione di povertà: adottiamo bambini a
distanza, collaboriamo con i missionari ad aiutare le famiglie
bisognose......dovresti farne anche tu di viaggi così....."
"Mi piacerebbe molto...vedremo!".
Elli pensava che Luca e Rich dovevano essere tipi davvero singolari...tuttavia
fantastici se si dedicavano ad iniziative del genere...
Si chiedeva che amicizia particolare dovesse esserci tra loro che Luca parlava
sempre di Rich, di quello che diceva e faceva e dove era anche se poi non gli
veniva domandato affatto.
Poi lo aveva chiamato compagno di viaggio e di vita.....bè in fondo non aveva
importanza cosa ci fosse tra loro e se gravava su di loro quel senso
d'indefinito, di sospeso, di continuo, quasi un filo sottile che li univa.
Lei non osava chiedere niente, cercava di considerarli due entità distinte con
le loro strane storie e scoprirli entrambi nella loro particolare essenza...aveva
un grande desiderio di conoscere quelle due visioni apparse per caso nella sua
vita e penetrare le loro vite e far parte di quel loro mondo così particolare.
7/02/01 ore 8.13
grazie Elli....
Grazie Elli, quella che ti ha mandato Luca è la mia foto più bella e sono
contento che ti sia piaciuta. Sai anche io ti scriverò qualcosa. Il mio difetto è
che scrivo come parlo...vebbè porta pazienza. Elli sei la novità più carina di
questo inizio anno.
Stamani come tutti i mercoledì ho fatto un giretto al mercatino (mia
passione...) e poi ho preso un caffettino con Luca. Come tutti gli " ansiosi" ho
bisogno di riti e cose "morbide" di cominciare la giornata pian pianino, sennò
sono fritto, ho bisogno di cose "buone", rassicuranti, positive.... Ti "sento"
così!!!
Ti auguro una bella giornata.Ciao.
15
Elli aveva sorriso per quelle parole come forse non faceva da tempo e fuori
c'era una sottile foschia sui campi scuri soffusa di sole, un'alba dorata sulla
pianura.
Era come in un quadro di Corot e lei lo guardava compiaciuta ed era felice
come quegli sprazzi di luce tra le umide gocce. Si sentiva sollevata, leggera,
ridente.
Aveva addosso quel vago odore della gioia che è vago perché quando lo
possiedi hai l'idea dell'eterno e tocchi il culmine, il sublime con la
consapevolezza che da lì puoi solo scendere che tutta quella felicità potrebbe
farti morire.
Le piaceva l'idea di Rich al mercato...un altro strano indizio. Un uomo con la
passione per il mercato. Pensava che animo delicato! E le veniva da sorridere
perché gli uomini tra le bancarelle ci si trovano solo se costretti e se ne vanno
a testa bassa evitando il folle cicaleccio delle signore che rovistano alla
ricerca di chissà quale occasione.
E li vedi smarriti, sperduti, frettolosi, schivi, insofferenti mentre avanzano
cercando uno sbocco tra la folla e si liberano dal groviglio di borse e dalla
rete di voci che si rincorrono e superano e sovrastano.
Lui invece doveva starci a testa alta là dentro e riempire il cuore con tutte
quelle voci e quei suoni della città che si sveglia e si colora di tendoni e
maglie, magliettine, merletti, articoli militari, vestiti vari, biancheria e fiori,
fiori piante.
E a quell'ora al mattino mentre la pianura apre gli occhi suoi grandi ci sono
solo brusii nella strada del centro di ambulanti che si scambiano battute e
ridono tra i portici ed il cielo e l'aria è profumata e tersa e la strada ancora
vuota che ci appaiono lente una, due, tre, venti, cinquanta, cento anime che
vanno e passano, si fermano un attimo, ci pensano un po' su e vanno di
nuovo.
Elli adorava il mercato e non perché avesse la mania dell'acquisto occasione!
Adorava la gente, la gente che s'incontra, si mescola, si sfiora.
Le piaceva guardare tutti quegli strani squarci di vita camminare, guardare,
agire.
E lei ci si perdeva dentro fin quasi a scomparire perché non c'è cosa più facile
che sparire tra la gente e non guardare al proprio cuore, ma essere affamato di
storie, storie, storie e vederle sfilare davanti a te gratuite, appetibili, in poche
parole ...tue.
16
7/02/01
Ciao Rich,
se scrivi come parli è più carino, così mi sembra di averti qui vicino a me!
Davvero ti piace il mercatino?
Anch'io l'adoro perché trovo fantastico osservare tutta quella gente che passa
e guarda e si ferma a scegliere tipo lo compro non lo compro, mi starà bene!
La cosa più bella è quando passi tra la folla sicuro di te, felice della tua
giornata perché magari c'è un bel sole e sorridi mentre guardi la gente.
Ci hai provato mai?
Allora vedi quelli che ti sfuggono e si girano, quelli che ti guardano per dirti
e questo cosa vuole, quelli che pensano che devi essere pazzo ma tu .....tu sei
solo felice.
Ci sono alcuni poi che ti regalano un sorriso bellissimo e sostengono i loro
occhi sui tuoi e senti che è tuo il mondo.
Io tra quelle tue bancarelle a Dicembre ho fatto anche una figura del cavolo
perché ho chiesto il prezzo di un libro ad un poliziotto in borghese.
Lui però è stato fantastico. Si è messo a ridere che il prezzo dei libri non
gliel’aveva chiesto mai nessuno e mi ha anche detto che era una bella
giornata.
Ehi Rich, mi sono accorta che è un po' che ci scriviamo, ma ci conosciamo
solo per sentito dire.
Il mio nome già lo sai. Anni 23 e studio lettere. Anche a me la mattina piace
iniziare la giornata con calma e così bevo il primo di una lunga serie di caffè
davanti alla musica di tmc2.
Comunque, Luca mi ha detto cose molto belle su di te, ma quello che mi ha
colpito di più è il soprannome curioso con cui ti chiama quel bambino.....quel
Robbi.
Ho sempre pensato che chi piace ai bambini è una persona fantastica perché i
bambini lo sentono sulla pelle come batte il tuo cuore.
Con affetto. Ciao . Elli
17
Erano trascorsi alcuni giorni da quando aveva spedito quella lettera e non
c'era statarisposta! Solo, Luca le aveva detto in una mail che aveva fatto
leggere a Rich alcune delle cose che lei aveva scritto e così voleva scriverle
anche lui.... "Devi essere contagiosa!!" e lei aveva riso.
"Ti accorgerai che Rich è dolce, amabile, buono......"
Elisa aveva continuato la sua vita senza più pensare a quello che le era
accaduto in quegli ultimi giorni; c’era il suo triste, duro esame di latino,
ultimo stramaledettissimo esame, ma che esame!
E pensava che non l'avrebbe mai superato, anzi ne era certa che ci riuscivano
in pochissimi eletti e le sue amiche prudenti l'avevano eliminato dal loro
piano di studio, che era un'impresa disperatissima, una lotta contro i mulini a
vento.
E si che era già stata bocciata alla prova orale e ci aveva fatto pure una magra
figura con le varie funzioni sintattiche dell'ablativo strumentale e l'ablativo
propriamente detto ed il prof, miracolo, non l'aveva cacciata malamente e
chissà perché e "la prego mi mantenga la prova scritta che devo laurearmi a
tutti i costi!"
Doppia magra figura lì a supplicare quel mostro di cultura da cui non era
degna neppure di essere scacciata con un semplice gesto di mano come si fa
per le mosche inopportune.
Ma era schifosamente disposta a tutto pur di farla finita con il latino e non
pensarci più.
E Giulia arrivava tutti i martedì ed i giovedì puntuale e giù a ripassare
all'infinito regole latine che avrebbero dovuto saperle a memoria oramai visto
le ore che ci erano state dietro e forse era così anche se a loro sembrava di
non saperle mai abbastanza.
Giulia con i suoi capelli neri e ricci e la vita da vespa sui fianchi un po' ampi,
la bocca larga che macinava parolelente e svampite.
E camminava con la borsa tra le mani esitante come se ci fossero in terra
granate pronte ad esplodere......
Giulia che entrava con il suo fare lento e metodico di persona che pensa
molto e soppesa bene le cose e va nella vita cauta come i suoi passi.
Voleva sposarsi con Fede un ragazzo magro e con il sorriso sempre sulla
bocca, impiegato in un supermercato.
18
Aveva fatto vedere ad Elli quella che sarebbe stata la loro casa e le aveva
mostrato orgogliosa e ridente le stanze e come avrebbe sistemato mobili e la
vetrata....perché voleva una vetrata immensa all'ingresso per far entrare un
lago di luce al mattino.
Giulia studiava e non si fermava mai e forse neppure mangiava per non
perdere tempo e di parlare un poco non se ne parlava proprio.
Perlomeno si studiava ed Elisa sembrava aver trovato il modo giusto per
lavorare un poco visto che da sola finiva sempre per distrarsi.
Sua sorella le diceva che non l'aveva mai vista studiare a quel modo e si
chiedeva se era impazzita o l'università l'aveva incominciata solo ora!
Giulia voleva una vita piccola, semplice, una casetta tra il fiume ed i campi
un po' umidi al mattino ed il piccolo cane bastardino che non imparerà mai
chi sono gli amici, chi i nemici ed abbaia sempre a tutti.
Voleva fare la maestra e tornarsene a casa alle una a fare il pranzo.
Giulia sapeva cosa chiedere alla vita e quando entri sicura in un luogo e sai
cosa vuoi e sai cosa domandare allora prima o poi l'ottieni ciò che desideri ,
ma se non sai cosa vuoi e non sai ancora chi sei entrando nella vita sei
tagliato fuori.
Elisa voleva- voleva ed aveva un'ansia continua che le palpitava dentro,
incircoscrivibile..........ed amava, amava andando nella vita con l'entusiasmo
di un'eterna prima volta.
Magari avesse desiderato anche lei quelle piccole grandi cose che
illuminavano il volto di Giulia e che in fondo sono le più belle e quelle che ti
danno la felicità.
Luca la chiamava spesso in quei giorni ed aveva per lei una particolare
predilezione.
Glielo diceva spesso che era importante per lui e che gli scriveva cose
davvero belle che riscaldavano il suo vecchio animo intorpidito, diceva lui.
E le mandava ogni giorno biglietti con parole fantastiche di vari autori e lei a
chiedersi dove mai le trovasse frasi così belle ed appropriate alle più svariate
occasioni.
Giulia capitava sempre a casa di Elli insieme alle telefonate di Luca ed alla
fine aveva iniziato a far domande mentre faceva facce strane e scuoteva i suoi
ricci neri.
19
"Stai attenta! Che ne sai chi è? E se vuole farti del male? Iniziano sempre
così queste cose e poi magari vuole conoscerti.......... e in fondo non sai niente
di lui.
D'accordo l'avrai visto una volta, ma ci hai parlato? No. Sai qualcosa della
sua vita oltre al fatto che esiste e che ti manda belle frasette piene di
spiritualità? No. Ma che hai in quel cervello."
Ma Elli non la stava a sentire perché lei non poteva capire.....nessuno che non
l'avesse provato avrebbe potuto capire.....!
Talvolta nasce tra due estranei un'intesa che va oltre la fisicità e va oltre ogni
barriera e senti solo che ti travolge e non puoi farne a meno.
Elli ricordava quel brano dell'omelia di S Giovanni Crisostomo sulla gioia
dell'amicizia che Luca le aveva mandato un giorno
"L'amico fedele
è medicina nella vita,
è una valida protezione.
Se pure tu volessi
Tesori di ogni genere e qualità,
nulla troveresti
che possa paragonarsi
ad un amico sincero.
Il solo vedere l'amico suscita, nel nostro cuore, la gioia
e la diffonde in tutto il nostro essere: con l'amico si ha un'unione così
profonda che dona all'animo una gioia spirituale inesprimibile.
Anche il solo suo ricordo ridesta la nostra mente e la toglie dalle sue
preoccupazioni.
Questo, naturalmente, accade fra veri amici
che nutrono i medesimi sentimenti,
che per gli amici darebbero la vita!
Se qualcuno di voi ha un tale amico
comprenderà le mie impressioni
e anche se lo vedesse tutti i giorni
non ne avrebbe mai abbastanza.
Queste ultime due frasi Luca le aveva evidenziate e con la penna aveva
scritto "Come è vero!!".
Elli si era sentita orgogliosa di essere amata così.
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E non le importava chi mai fosse quell'uomo, se aveva una famiglia, dei figli,
un cane.
Poteva essere chiunque anche il peggiore assassino ma per lei era solo e
sempre il suo dolce amico che le aveva citato anche Dietrich Bonhoeffer :
"Lontano o vicino, nella felicità o nell'infelicità, l'uomo riconosce nell'altro
colui che fedelmente aiuta alla libertà e ad essere uomo."
Parlando con lui, scrivendogli lettere, confidandogli le proprie paure si era
aperta in un mondo immenso fatto di ascolto e teneri consigli, di parole, di
dolcezza e le sembrava a poco a poco di amarla di più quella sua vita e di
riuscire a farla amare di più anche alle persone intorno.
Pensava davvero all'amico come colui che non vuole niente da te e ti ama
proprio perché sei così e in nessun altro modo anche quando il mondo ti
rifiuta e si ricordava dei piccoli grandi ospiti della casa della Carità dove
Luca si dedicava al volontariato e di quando lui le aveva detto: "Da sempre
sono stato convinto che nessun passo vada fatto mai da soli, ma sempre
cercando qualcuno che condivida con te ogni momento lieto o triste e se per
tanti anni ho dedicato tempo ed energia a questo scopo, resto convinto del
valore primario ed insostituibile dell'incontro, del dialogo e sento in me la
ricchezza incomparabile che gli altri mi hanno trasmesso: è così con i nostri
"piccoli" Robby, la Titti, Giuliano ecc, che pure non esprimendosi come noi
possiedono tutta la sapienza(altrimenti introvabile) e ti accettano SEMPRE in
ogni momento senza quella tentazione di giudicare, di avere pregiudizi, freni,
malizie, tutte cose che appartengono a noi "grandi".
È attraverso le esperienze forti di sacrificio, di rinuncia, di sconfitta, cose che
oggi non insegna più nessuno che s'impara quell'arte di vivere frutto di una
continua ricerca e passione.......fortunatamente un bel giorno capitano
persone come te, che fanno ricredere in valori un po' sopiti, risuscitano
energie latenti, Rinnovano quella visione un po' cinica dell'esistenza propria
di chi ha la mia età....".
Elli sentiva le lacrime nascerle sul volto e le tratteneva a stento e ringraziava
Dio per il dono di quell'amicizia straordinaria che, lei lo sentiva, sarebbe
durata tanto tanto, tanto sempre.
21
10/02/01
Elli, quello che mi mandi sono gioiellini!
Mi tolgo subito il dente. Ho trentasei anni(trentasette tra qualche giorno).
Vedi già mentre lo dico mi sembra di parlare di un altro. Ho un rapporto
strano con il tempo, è una delle grandezze della vita che più mi confondono.
Parlo del futuro e del passato e della difficoltà del vivere il presente.
Credo che mi piacciono tanto le foto perché mi illudono di bloccarne un po'
dei pezzetti.
Adesso sono fervente sostenitore della classica foto- ricordo che adoro
riguardarmi dopo. Elli, tutti gli appassionati di foto hanno una "ferita" fresca.
Non ci credi?
Dovresti andare ad uno qualsiasi dei corsi di fotografia che ci sono in giro
poi mi dirai.......Tutti single, loro malgrado!
Anche io non sfuggo alla "regola" ed il mio crack è avvenuto dieci anni fa.
Da allora la mia vita è molto cambiata e soprattutto il modo di vedere le cose.
Sono più sensibile al dolore degli altri e molto meno al mio. Ho ispessito la
pelle.
Il dopo è anche Robby, quello che mi chiama BOMBI. Non è un bimbo, o
meglio non lo è in senso anagrafico perché ha quarantuno anni, ma per tutto
il resto lo è.
E' un handicappato grave che da anni è in carrozzella e nonostante ci veda
poco o nulla mi riconosce subito(anche se non parlo) e chiama subito
BOMBI!!! Questo “essere riconosciuto” mi dà grande gioia anche se poi,
spesso, Robbi è una “borsa”, ma è simpatico. Te lo farò conoscere.
Le tue lettere Elli hanno quasi un effetto terapeutico.
Sembra che i tuoi occhi si posino solo sulle cose belle e buone di questo
mondo.
Poi è chiaro che la gente che ti vede passare al mercato non ci capisce più
niente…..vero?
Ti mando questa foto che spero ti piaccia. Dimmi poi che effetto ti fa, alcuni
la vedono triste, altri sognante.
Te lo posso dire, il bimbo non era triste, guardava solo una festa dal vetro.
Ti saluto, vado a giocare a carte tra amici!
22
Non immaginartela come una cosa da osteria, siamo tutti agguerriti e
mangiamo continuamente patatine, polenta fritta, erbazzone.......morale: parto
che sono ottanta chili e torno a ottantadue!!
Ti mando un bacione
Rich
N.B. il soldino è UNGHERESE.
La lettera era scritta su un foglio di blocco a quadretti messo orizzontale con
su una calligrafia ampia e rivolta destra.
Mentre la leggeva Elli aveva avuto l'impressione di avere tra le mani quasi
una confessione; lui non la conosceva ancora eppure le aveva affidato già
cose intime della sua vita, la sua tristezza, il suo bisogno d'amore.
Faceva foto per fermare il tempo un attimo ed avere l'opportunità di
guardarlo in faccia e studiarlo e magari piangerci anche un po' su.
In quelle righe Elli ci aveva visto la sua confusione, le sue "ferite", il suo
desiderio di trovare anche solo un motivo per essere felice di nuovo.
C'era una frase che l'aveva colpita particolarmente: "sono più sensibile al
dolore degli altri e molto meno al mio. Ho ispessito la pelle."
Erano parole che facevano male, come dire voglio chiudere gli occhi sulla
mia storia e gettarmi in altre perché così riesco a stare meglio e magari anche
a guarire, perché no. Ma così non si guarisce affatto, ci si limita a non voler
vedere, ma il male resta e si stratifica e poi quando riesce ad emergere
prende il sopravvento e tu ti lasci morire.
Lei gli avrebbe scritto che non era giusto, che se non guardava più al suo
cuore è vero che si illudeva di stare meglio, ma se poi un giorno sarebbe
sopraggiunto il sole non avrebbe visto neanche quello e sarebbe stato un
guaio.
Poi Elli aveva pensato che in fondo con quella lettera in cui in poche battute
aveva raccontato tutto il male del suo fallimento era tornato un po' a
soffermarsi sulla sua vita ed era un buon inizio.
Ed aveva sorriso al racconto di Robbi pensando a come doveva essere dolce e
semplice e a quanta gioia poteva dare il sorriso di un innocente che si
abbandona a te e chiede il tuo amore perché da solo è perduto. E le aveva
detto che era una "borsa", ma era simpatico e tutto ciò la faceva stare bene e
desiderare di conoscerli entrambi....Robbi e Rich!
23
Nella lettera c'era un cartoncino nero ed una foto, quella su cui lui chiedeva
un parere.
Era una foto bianco e nero con su un bambino di colore con gli occhi
serenamente persi; poggiava il viso e le mani su una sottile sbarra di ferro
guardando intensamente.
Intorno aveva un'atmosfera di luce soffusa in piccole goccioline che
rendevano i suoi lineamenti sfumati, indefiniti, confusi.
Guardandola Elli era tornata con la mente a quando era davvero piccola e
c'era il sole tra le terre della sua casa in campagna e lei dopo aver corso un
po' sul selciato arrivava dove il fiume cadeva in una piccola cascata e si
fermava lì a perdere il suo sguardo nel rumore assordante dell'acqua .
Allora appoggiava le mani e la fronte proprio come il bambino della foto alla
sbarra di ferro del ponticello sul fiume e guardava i salici sulla riva e le
farfalle svolazzare insistenti.
Alcuni, aveva detto Rich, vedevano quella foto triste, altri sognante, lei la
vedeva solo come un aver colto perfettamente uno dei fantastici modi di
essere dei bambini il cui sguardo ogni tanto riesce a perdersi chissà dove e
rimangono lontani dal mondo, in una loro dimensione di innocente gioia.
Sognante.....no...Elli pensava che i bimbi non sognassero affatto perché.........i
grandi sognano, ma loro.........sono loro il sogno.
Lei si chiedeva come avesse fatto a scattare una foto così naturale ad un
bambino!!
Doveva essere magico ed incantarle quelle piccole pesti che si muovono
continuamente e cambiano espressioni repentinamente senza lasciarti il
tempo di bloccarli ed inquadrarli in una dimensione.
Poi si era chiesta cosa fosse mai quell'erbazzone che diceva di mangiarsi e
quel soldino ungherese che ci aveva messo anche un nota bene e l'aveva
scritto con una penna di colore diverso. Gliel'avrebbe domandato alla prima
occasione. Ora si sentiva felice di quelle confidenze e soprattutto del fatto
che gli avesse regalato una foto.......
Luca un giorno in una lettera per lei aveva messo anche una foto di Rich, un
altro scatto bianco e nero con su una bimba scura scura e dolcissima.
I capelli riccissimi e crespi raccolti sulla testa in due piccoli codini e due
occhi.......avevano ciglia lunghissime più nere del nero dell'iride come
truccati; le labbra carnose a forma di cuoricino sulle guanciotte dei suoi due
anni o su per giù.
24
Poggiava i gomiti teneri su un tavolo a specchio che rifletteva sbiadito la sua
immagine....due piccole bimbe insomma.... Entrambe curiose, ben appoggiate
sulla loro vita con una luce viva negli occhi.
Strano!...tutte le sue foto di bimbi avevano una particolare luce nello sguardo
quasi s'illuminassero alla sua vista.
Con la foto Luca aveva messo un articolo di giornale che parlava di Rich e
del fatto che aveva vinto il primo premio ad un concorso fotografico tra
centocinquanta opere.
Diceva: “già l'artista si era distinto in altre occasioni per gli scatti in bianco e
nero soprattutto nei ritratti.
E' nei primi piani che regala suggestioni con occhio attento, proponendo
angoli di città, monumenti, ma in particolare, volti di bambini e di vecchi,
situazioni di povertà ma sempre con grande rispetto della dignità di chi stà di
fronte all'obiettivo.
Viaggiatore sensibile, ha raccolto in una dozzina di viaggi in America latina,
il materiale per una mostra che dovrebbe realizzarsi..."
Poi l'articolo era tagliato e Luca ci aveva scritto dietro..............
......ma lui! Non vuole mai fare mostre, ma regalare le foto alle persone che
ama.
Dolce Rich! di cui lei già sentiva tutto il bene che le arrivava non richiesto,
gratuito, grandissimo.
14/02/01 ore 8.03 ciao carissima.....
......anche oggi mercatino, caffè con Luca (pagato da lui...) ed eccomi qui.
Sai Elli, quello che vedo io del mercato è la fase preparatoria, l'allestimento
dei banchetti, lo spiegamento di enormi tendoni, i colori della frutta, abiti nati
fuori moda ma, questi commercianti generalmente fischiettano, urlano e sono
felici.
Questo mi piace del mercato di prima mattina o almeno, così mi piace
pensarli i miei "eroi", felici.
Elli ti mando un buon pensierino per oggi. Che sia una bella giornata piena di
gente che fischietta!!
Un bacetto
Rich.
25
Elli aveva creduto fosse proprio un bell'augurio quello di una giornata piena
di gente che fischietta e le era venuta voglia di uscire ed incontrare persone e
sperare di sentirle canticchiare, di sentirle felici davvero come diceva lui in
quel sole di S. Valentino.
Pensava ai suoi eroi felici e al fatto che quei commercianti davvero sembrano
allegri quando alzano la voce e ...accorrete donne .....frutta fresca... poco
prezzo.
E sembrano antichi come le strade del centro, eterni, indistruttibili.
E non hanno paura del freddo e della neve e della pioggia insistente e
dell'afosa calura estiva...ma sono sempre lì che gridano e gridano e ...frutta
fresca.....poco prezzo donne.
In mattinata le erano arrivate sette rose rosse dal suo fidanzato e adorava le
rose e la loro profumata passionalità, quel loro stare chiuse a strati e
nascondere dentro chissà quali dolci misteri. Le aveva poste in un vaso e le
guardava stare ritte addosso al muro a godersi quei loro ultimi aliti di
bellezza prima di lasciarla andare.
E sentiva che qualcosa cambiava nel suo sentire, nel suo stare nel mondo.
Una nuova consapevolezza, un nuovo desiderio...
Luca le aveva mandato un messaggio sul telefonino....
"Ehi! Cosa ti regalano per S. Valentino? Io un saluto ed un bacio. Ciao".
Lei aveva sorriso lasciando scivolare quel bacio sulle sue guance e
sentendolo che era dolce ed innocente!
Ora c'era tanta gente che le voleva bene ed era felice! E le era arrivato anche
un pacco di un anonimo con dentro un orsacchiotto di pasta di sale ed un
bacio Perugina.
Lo sapeva che doveva essere Luca l'artefice e certe volte era davvero matto
se ne rendeva conto e le piaceva anche per questo.
Pensava di vendicarsi scrivendogli una bellissima lettera all'anonimo dove
avrebbe parlato di lui, del bene che gli voleva, di ciò che sentiva e lo sapeva
che sarebbe stato felice.
Era stato un bel S. Valentino, forse il più bello che avesse mai trascorso
perché non si era mai sentita così amata.
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A Rich avrebbe voluto scrivere di essere felice anche lui in quel giorno in cui
era solo e a stare soli ci si sente....fuori perché lei gli mandava un bacio e lo
sapeva che non era uguale all'amore, ma era un dire che c'è qualcuno che
pensa a te quando stai male e si prende un po' del dolore ed insieme così
diventa più leggero.
Ma non l'aveva fatto... perché..... perché forse era presto e lui era così fragile
ed anche lei.
Il venerdì era il giorno del fatidico esame ed Elli si era alzata presto e senza
ansia addosso. Era una cosa strana questa sua inspiegabile tranquillità, poteva
essere un brutto segno o magari era rassegnazione.
Era andata in macchina a prendere Giulia e la campagna era già piena di luce
nonostante la sottile foschia dovuta alla vicinanza del fiume e c'erano
goccioline nell'erba intorno ai campi.
Cercava di non pensarci a quello che sarebbe successo dopo e sapeva che di lì
a qualche ora sarebbe potuta essere la persona più felice o più triste di questo
mondo.
Marco, il suo ragazzo, le aveva detto che non valeva la pena dannarsi così per
un esame, che non erano quelle le difficoltà della vita e vieni avanti e vedrai
cosa ti riserva la vita!
E grazie della consolazione davvero perché sono tutti bravi a dire che non è
nulla quando il problema non è il loro e poi ......
Giulia non era ancora pronta e lottava con le maledette lenti a contatto nel
bagno e doveva ancora fare colazione che si era svegliata da poco, una
nottataccia.
Aveva finito con l'andare a dormire con i genitori ed aveva preso sonno
soltanto all'alba. Sua madre alle sei le aveva dato la sveglia e lei a dirle di
accompagnarla, insomma una scena piuttosto patetica...che la madre aveva
finito con il dirle di andarsene e in bocca al lupo.
Giulia aveva le scarpe rosse contro l'invidia a sentire lei ed Elli che aveva una
maglietta rossa aveva sorriso e giurava di non averci fatto apposta che queste
cose erano un'idiozia e non si poteva stargli dietro.
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Fatto sta che erano entrambe salve da eventuali problemi e potevano stare
tranquille.
Poi Elli mentre pensava che Giulia stesse esagerando con questa stupida
storia si era ricordata di avere con sé un piccolo portafortuna, la foto di Rich,
quella della bimbetta con gli occhioni.
Aveva voluto portarla perché la sentiva una parte di lui e sperava le avrebbe
dato coraggio.
Elli e Giulia avevano una faccia da condannate a morte e se ne stavano in
silenzio, poi per la strada Giulia aveva finito per prendere il libro ed iniziare a
ripassare tutto velocemente. Impresa disperata tipo scioc da ultimo minuto in
cui ti getti avidamente sul libro e cerchi disperato non sai neanche che cosa e
leggi velocemente e le idee si confondono.
"Falla finita non ti serve a niente, non ti voglio sentire".
Ma Giulia non ascoltava più ed era come impazzita nella sua agitazione!
"Tu come fai a stare così calma?"
"Io il giorno dell'esame sono calma perché ormai quello che è fatto è fatto
ma non ricordi ieri sera che per poco svengo?".
Quando erano arrivate in facoltà avevano trovato una turba di disperati che
aspettavano come le anime dannate dell'inferno attendono di essere
traghettate nel regno dell'eterno dolore.
Poi l'arrivo del prof con un insolito sorriso sul passo claudicante.....che
avesse la luna buona! Ma poco dopo aveva mietuto la prima vittima ed era
una graziosa biondina dai capelli ricci e gli occhi pesti di pianto e di sonno
perso.
Se ne era andata veloce e seccata imprecando contro quel mostro crudele, ma
era il turno di Giulia ed Elli non aveva potuto stargli dietro più di tanto a
chiederle com’era andata e cosa le aveva chiesto e a consolarla un po’.
Giulia stava andando forte ed Elli era sicura se la sarebbe cavata alla grande.
Lo diceva tra sé mentre tirava fuori la foto di Rich per guardarla solo un
istante e pensava che sarebbe stata felice qualunque sarebbe stato l'esito
dell'esame.
In fondo aveva ragione Marco che era solo un esame e con gli esami si sa che
si può riparare agli sbagli fatti e provarci e riprovarci ancora... è con la vita
invece che non si può tornare indietro e quello che hai fatto è fatto per
sempre e puoi rimediare, mettere toppe, ma il danno è fatto e niente sarà più
come prima.
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Mentre andava dal professore con la leggerezza e l'orgoglio dei suoi ventitrè
anni pensava che quella era una grande giornata, in fondo c'era il sole e a non
saperlo avresti detto è primavera!.
L'esame era andato alla grandissima con i complimenti del megaprof che
erano la soddisfazione più grossa. Fuori la facoltà poi avevano trovato ad
attenderle una loro amica con due chupa chups all'arancia e sembravano
proprio due bimbe felici e le gioie poi sono le stesse a tutte le età e ti fanno
sentire bene ed in pace con il mondo che te ne freghi di quello che dice la
gente perché ci sei solo tu e la tua gioia.
Nella macchina al ritorno c'era un’ebrezza incontenibile e le promesse di
andare a bere e ad ubriacarsi come Cristo comanda per una volta nella vita. E
la voglia di fare un viaggio e non pensare a niente e non vedere più i libri per
tanto tanto tempo.
Elli aveva accompagnato Giulia passando per la casa di Fede il suo ragazzo
che dormiva ancora perché aveva smontato dal turno di notte.
Sentendola arrivare ridendo era corso giù per le scale per abbracciarla ancora
in mutande ed aveva visto Elli e si era trovato confuso ancora un po'
assonnato e se ne stava lì senza andarsene e senza fare niente......con lo
sguardo idiota.
Poi aveva baciato la sua Giulia e aveva riso salendo le scale per andarsi a
vestire mentre lei gli diceva ci vediamo dopo Fefe. ciao.
A casa l'aspettava sua nonna che piangeva mentre il bastardino abbaiava
ancora come sempre quando arriva qualcuno e doveva essere davvero un
povero cane se non riconosceva neppure la sua padroncina.
La nonna di Giulia piangeva lacrime dolci di gioia con il fazzoletto scuro sui
capelli raccolti.
E piangeva come fanno le nonne quando vedono le nipoti in abito bianco che
è il loro sogno arrivare fin lì con la stanca vita e poi è tutto un regalo di Dio.
E diceva grazie ninì e sono felice e biascicava italiano e dialetto con gli occhi
bagnati nel sole ed era un quadro antico, due mondi diversi che si
incontravano dicendo grazie di esserci l'uno per l'altro.
Elli le aveva lasciate così abbracciate alla gioia nel tepore del giorno e non
aveva parlato per non rompere l'incanto perché erano davvero belle così nel
sole.
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Elli a casa aveva trovato un mazzo di fiori vivacissimo dei suoi genitori felici
e le davano baci ed abbracci che sembrava tornata salva dalla guerra
mondiale invece che da un esame e le veniva quasi da ridere anche se era
contenta che gli altri partecipassero così della sua gioia.
E lei aveva solo bisogno di un buon bagno bollente che la coccolasse un po' e
le sciogliesse la mente e le desse tanta dolcezza.
Poi mentre era già nella vasca e le bolle la coprivano colorate aveva chiamato
Luca per dirgli che l'esame era andato strabene e non era come diceva lui che
nella sua vita scriveva soltanto, ma aveva anche studiato altrimenti come
l'avrebbe preso trenta ad un esame come latino!.
Lui era felicissimo e si era complimentato vivamente con lei e le aveva detto
quando vieni a trovarci che non vediamo l’ora i vederti Rich ed io?
Vieni presto Elli, vieni presto.
Quel pomeriggio poi era uscita con Marco che aveva già iniziato ad
angosciarla con l’incombente futuro e la tesi quando la discuti, su è ora che ti
muovi tanto non serve a niente ed è un proforma, come la fai la fai che tanto
fa lo stesso ed oramai il voto è deciso.
Lei però quella sera non ci voleva pensare a cosa avrebbe fatto, voleva
godersi la sua felicità piano piano e perdercisi dentro e domani…..sarebbe
stato un altro giorno.
La sera intanto scendeva rossa colando dietro le montagne calda e serena.
Aveva i colori sfumati del fuoco a grossi striscioni e faceva luce ad ovest
mentre l'est si perdeva nell'ombra. Le luci delle auto accese nella
semioscurità che non c'è niente di più bello che attraversare in auto la pianura
mentre scende il silenzio della sera e guardare il rosso che dilaga, si estende,
si rarefà in mille diverse languide forme prima di morire.
Poi mentre era con Marco in un negozio del centro a fare acquisti aveva
squillato il telefonino ed era corsa fuori a rispondere che era Luca e chissà
cosa mai voleva dirgli che si erano sentiti da poco.
Le aveva detto ciao di nuovo e le sorprese da me devi sempre aspettartele e
ce ne è una proprio adesso aspetta aspetta...... e mentre lo diceva era
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sovreccitato di vita, un folle, un pazzo e ad Elli pensando a lui veniva sempre
in mente la descrizione che in “On the road” il suo amato kerouac faceva di
Dean Moriarty...... "perché per me le uniche persone possibili sono i pazzi,
quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati,
vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono
un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi
artificiali color giallo che esplodono come ragni traverso alle stelle e nel
mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno
Ooohhh!!!"....”
E lui, Luca era proprio così...pazzo di vita, sempre in movimento, mai con le
mani in mano ed incontri, corrispondenze, telefonate, conferenze,
volontariato, viaggi, interviste, mai fermo. E quell'eccitazione l'aveva anche
nella voce squillante e rapida, piena di esclamazioni, brillante. E rideva,
diceva uee, ma si…… e si meravigliava e parlava, parlava, parlava...
Poi era scomparso dal telefono ed un attimo di silenzio davvero strano ed
incomprensibile fino ad un singolare... "ciao Elli!!!".
Era una voce goffa ed impacciata, timida, ma simpatica...
"Sono Rich Elli!!" Silenzio...
"Ciao Rich!!" era stranamente imbarazzata anche lei e non le era mai
successo al telefono.
Era strano sentirlo.
Da un po’ Elisa aveva preso a scriversi con Rich ogni giorno, ma sentire la
sua voce…….era diverso…..era più difficile parlare con qualcuno i cui
contorni cominciavano a delinearsi ed ora lei conosceva la sua voce…..non
era più solo una dolce idea lui.
Un banalissimo come stai e sto bene ed anch'io, le solite frasi di cortesia, poi
silenzio e silenzio ancora....
"Che strano Elli avevo tante cose da dirti ed invece non mi viene niente
ora....scusa!! Quando è che vieni?"
"Volevo venire presto, ma non dipende da me , ma dalla mia amica Simi che
deve venire con me e lavora e non sa quand'è che può prendere i
giorni......spero presto comunque..."
"Se vieni presto sono contento, poi posso darvi la mia macchina per spostarvi
che tanto a me non serve, mentre a voi..."
"Sei davvero gentile, ma credo sia meglio spostarci con l'autobus non voglio
creare scompigli!"
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"Se te lo dico significa che è vero che non mi serve e posso darvela e sono
anche contento di farlo!".
Elli sentiva che era una cosa davvero stupida quella di cui stavano parlando e
che ribadivano continuamente, ma in fondo era per dirsi qualcosa, per essere
in qualche modo uniti e non rimanere in silenzio perché il silenzio in questi
casi è più imbarazzante dei discorsi stupidi.
Poi era un modo per dire...se vuoi ti do volentieri una parte della mia vita e
tu non rifiutarla che mi dispiace davvero.
Elli lo capiva tutto questo e le piaceva il suo modo innocente di dimostrarle il
suo affetto, un affetto un po' precoce ed immaturo ma con grande voglia di
crescere.
E Luca aveva ripreso il telefono... "Ti è piaciuta la sorpresa?”.
"Grazie davvero Luca, ci sentiamo e.....chi è l'anonimo che devo ringraziare
per l'orsetto ed il bacio?" Lo sentiva ridere di là dal filo e dire me e ridere e
dire ancora me.
Poi era rientrata nel negozio pensando che era davvero pazzo e Marco la
stava aspettando arrabbiato perché era stata fuori troppo tempo ed aveva da
fare e perché perdi tanto tempo dietro a quella gente...
Lei era rimasta in silenzio e non ci perdeva più neanche tempo a spiegargli
chi fossero quelli che lui chiamava gente, e che erano suoi amici...
Tante volte provava fastidio per quell'atteggiamento che aveva Marco di
sottovalutare tutto quello che faceva lei e non considerare importante quello
che per lei invece lo era e il non interessarsi delle sue cose mai e lasciarla
parlare senza ascoltare e poi fare cenno che basta con la mano.
Poi lui non sopportava la sua scelta per quanto riguardava lo studio e diceva
che non le sarebbe servito e che aveva solo sprecato i suoi anni con quella
stupidissima facoltà di lettere e avrebbe potuto lavorare già da tempo ed
avere soldi da parte che tra poco non l'avrebbero più voluta nemmeno come
commessa.
Lei lo lasciava dire perché capiva il suo tormento, il fatto di lavorare fuori
casa da anni oramai, il suo desiderio di avere una famiglia, farsi una vita visto
che era tanto tempo che stavano insieme.
Però qualche volta non lo sopportava quando se la prendeva con lei per cose
che lei non c'entrava affatto e stava a farle pesare le sue decisioni che lei non
gli aveva mai detto niente delle sue ed in fondo l'aveva scelto lui quel lavoro
che lo costringeva a stare lontano, a Bologna.
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Talvolta lui non parlava e rimaneva in silenzio e pensava e diceva che era
stanco di tutto, della vita, della sua situazione, che voleva stare da solo, che
niente aveva senso.... Lei ci stava male davvero anche perché quando stava
così non c'era modo di rassicurarlo, di farlo sorridere per quanto ci si
prodigasse e spesso poi finiva anche con il prendersela con lei perché non
riusciva ad aiutarlo....
Lo vedeva buttato sul divano della sua sala troppo ammobiliata con gli occhi
sbarrati sul soffitto rosa antico e l'animo aggrovigliato come i rami secchi nel
vaso sul tavolinetto di cristallo.
Ascoltava musica languida da una cassetta che aveva la sua età, musiche
melanconiche e dolcemente melense.
Era una raccolta da vari autori che ascoltava, diceva lui, quando era piccolino
per addormentarsi ed ogni volta che era triste le faceva suonare e ci si
riempiva il cuore e gli occhi di lacrime.
Si perché Marco era un tipo nostalgico, uno di quelli che guardano sempre
indietro, che disprezzano, maledicono, odiano l'attimo che passa, ma quando
poi è passato lo sublimano ed ai loro occhi diventa l'esperienza più bella mai
vissuta.
Così viveva nell'eterno ricordo mai capace di gioire all'attimo e vedere cosa
c'è di bello nel presente.
Quelle canzoni erano la sua infanzia, la sua casa in mezzo al bosco dove era
nato ed aveva abitato fino ai sei anni, gli scoiattoli, le ruote della bicicletta
sulla breccia, sua madre che stendeva le lenzuola al sole e mandava profumo
di fresco e pulito ed i treni che passavano veloci sotto casa sua che oramai ci
si era abituato e non li sentiva più smuovere l'aria violenti e far tremare un po'
le pareti.
Tante volte diceva di voler tornare laggiù che la sua vita era là ed allora era
stato felice e che lui era nato per stare da solo, uno spirito libero e
malinconico, sofferente anche.
E la sala inondata di note sembrava un santuario e c'erano tappeti persiani dai
colori pesanti sotto ai divani di velluto blu e piante tante piante alte ed umide,
quasi da giungla. I mobili di finto legno stile inglese e la carta da parati
rosachiaro fino ad una greca bianca che la divideva dal soffitto.
Un'idea di pesantezza, di antico, di soffocamento.
Poi in alto due falchi ed un'aquila impagliati...Elli pensava non ci fosse niente
di più disgustoso e patetico di quella vista. Lei adorava i falchi, suo nonno la
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portava sempre in alto, in montagna a vederli planare nel vuoto e pensava
fossero felici così liberi di andare tagliando l'aria con quel loro aerodinamico
ranicchiarsi; le ali strette strette, raccolte, il becco proteso in sfida che il cielo
è mio e nessuno può togliermelo!!. Il falco, la libertà; non potevano finire
così.....sopra una credenza a farsi vedere e compatire da tutti.
Tante volte Elli si chiedeva se era libera, se era quella la vita che voleva, se
era in cielo ad ascoltare il rumore del vento o qualcuno l'aveva messa sopra
una credenza perché potessero vederla e cercare di illudersi di aver catturato
un po' di quella libertà.
Poi tante volte mentre guardava alla sua vita Elli si era chiesta cosa fosse mai
la libertà e poche sere prima aveva ascoltato un programma alla radio... "Il
Pittore" di P. Diaco che affrontava proprio questo tema e la gente poteva
intervenire, dire la sua, fare commenti.
Aveva chiamato un uomo sui sessanta, era paralizzato per metà del corpo e
costretto a starsene a letto.....aveva raccontato la sua storia......era stato per
anni un barbone, uno di quelli che lo fanno convinti, per una loro scelta, di
andarsene a dormire per strada e lasciano tutto perché "la strada è la vita è la
felicità", non essere niente per nessuno, solo per te stesso, ascoltare solo i
tuoi bisogni, momento per momento, non pensare mai al domani, fregarsene
di cosa pensa la gente e del tempo, della frenesia, della velocità del vivere
moderno.
Niente da rimproverare e per cui essere rimproverato....essere semplice,
gioire delle piccole cose, emozionarsi per il volto di un bambino, per il sole
che sorge sull'umido asfalto, per la vita che torna ogni giorno e si rinnova ed
è un dono gratuito.
E lui era stato felice del suo essere nulla, del suo andare senza volto, del suo
vivere ogni istante come se fosse l'ultimo aspettandosi di tutto ed aspettando
tutto come una sorpresa perfetta nel bene e nel male.
P. gli aveva chiesto il perché di questa sua scelta, anticonformisfo , anarchia,
mancanza di coraggio di vivere...........
E lui a ripetere.....la strada è vita, la strada è gioia....non essere niente, non
essere mai niente.
Poi la malattia, il ricovero in ospedale, la costrizione a riassumere un nome a
portarsi dietro un'etichetta, che è meglio morire davvero che starsene nel
mondo così ......tiepidi, ne morti, né vivi, ma solo un peso sul mondo.
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Elli ricordava il film "The Beach" che aveva visto da poco al cinema, quello
con Leonardo Di Caprio che parlava di gente che aveva lasciato la vita, il
tempo, ogni legame con la società per vivere in un'isola fantastica della
Thailandia.
Ed erano una comunità felice..... che viveva isolata dal mondo, come in un
paese incantato dove sembrava che il tempo si fosse fermato, felice fino al
sopraggiungere della malattia , della sofferenza.
Due dei giovani di quella comunità durante la pesca erano rimasti
gravemente feriti da uno squalo ed allora il dubbio......lasciarli morire
sull'isola o portarli all'ospedale e rivelare al mondo la posizione dell'isola e
far terminare quel sogno che poi sarebbe divenuto i tutti e non sarebbe più
stato un sogno.
I più avevano optato per tenersi la loro felicità......così li avevano "aiutati" a
morire.
Perché tutti riescono ad amarti finché collabori a farli felici, poi però la
malattia mette in fuga, fa nascere terrore, scompiglio, sconforto.
Il vivere separati dal mondo, costruirsi una propria dimensione, fare di tutto
perché nessuno invada il proprio campo, illudersi che questa sia la gioia, la
libertà.
Poi il film lo diceva e finiva con una frase che è forse banale e strasentita, ma
che lascia sempre uno spazio di riflessione.....che la gioia è inutile cercarla
nei luoghi di sogno, negli accadimenti, nelle cose perché deve nascere dentro
di noi ed allora diventa magnifica ed è perfetta in qualunque luogo con
qualunque persona.
Elli pensava che quella del barbone non fosse libertà, quella vera s'intende,
ma solo una scelta di vita ne più ne meno della scelta di andare nel mondo e
lasciarsi travolgere dai suoi ritmi!!
Però sentir parlare quel barbone l'aveva toccata dentro, l'aveva commossa.
Quella capacità di provare a scegliere, di avere il coraggio di farlo, di darsi
tutto per un ideale per un credo lei che talvolta si sentiva orfana e le
sembrava che credere in qualcosa fosse...inutile o meglio impossibile.
Poi lì al Pittore c'erano stati interventi sulla libertà di quelli banali, scontati
del tipo "la tua libertà finisce dove inizia la libertà dell'altro" o "è libero chi
sa amare" o "chi può fare tutto ciò che vuole" o "chi ha i soldi" insomma tanti
pareri quanti ne vuoi che tanto una definizione di libertà non può darla
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nessuno che è una cosa troppo grande per essere vissuta in pieno e beato chi
ci riesce!
E la libertà in fondo è la dimensione dell'uomo, quella pura, quella
intoccabile, quella sacra, quella eterna e chiuderla in stereotipi e definizioni
sarebbe assurdo e limitativo.
Poi il conduttore del pogramma se ne era uscito con una definizione di libertà
che Elli sperava davvero fosse nata per fare audience .....si perché lui aveva
detto che una delle volte in cui si sentiva libero era quando si faceva una sega
e le sue mani si bagnavano del suo stesso liquido, della sua essenza vitale!
E' solo in una stanza, il buio intorno ed in testa tanti pensieri e le paure
crescono e le angosce, i desideri tutto un vulcano in fermento.
Lui in quell'istante cosmico dio del suo piacere, che chi meglio di lui conosce
i ritmi ed i segreti meandri dei suoi desideri....non una troia occasionale, né
la sua ragazza casaechiesa,......le sue mani, solo quelle, proprio quelle sanno
suonare accordi così meravigliosi e far cantare dolci motivi.
Le sue mani non conoscono no, vogliono quando vuole lui, scoprono quello
che lui vuole e la sua lei può scegliersela come al mercato con tettone tettine,
labbruzzi e labbroni, capelli cortini e lunghissimi, neri, bruni e biondi, rossi,
arancio, viola, mesciati.
Lei può avere biancheria sexi o non averne per niente, o un bel soprabitino
nero che le cade giù piano piano e la bretellina un po' scesa che la scopre e
non la scopre e la fa più......uau!!
E lui che si tocca disperatamente, si cerca, si scopre, si trova e.....un po' di
piacere, un poco dai in questo mondo di merda.
Gli occhi contratti, quasi strizzati nella smorfia della bocca, il bacino inarcato
in avanti nel bagno di casadolcecasa; cerca di trattenere i suoi istinti perché
poi così è più bello, ma non ne posso più dai e vieni qui....e la bocca sempre
più contratta e poi ecco ecco...tutto lì nel water mentre l'acqua dello scarico
porta via tutto il suo desiderio.....tutto il suo amore.
La stanza sembra più buia con la stanchezza che grava gli occhi mentre così
con il coso nudo che indica il muro sempre più stancamente prova una
sensazione di vacuo.
Ma è libero! W la libertà e quanti hanno lottato per conquistarla! Grazie a voi
tutti, vi bacio sulla fronte perché è per voi che sono qui e sono libero e mi
sparo innumerevoli seghe.........in continuazione fin quando fa male fin
quando ce n'è.
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Lui dice che così può godere a suo piacimento senza la troietta che... aspetta
un attimo, si si si dai dai dai e poi non viene mai che ti fa un male bestia!!!
Ed il suo pensiero va alle sterminate colline ed agli spazi immensi, ai boschi
sconfinati e ai laghi e ai fiumi e tutto è magia nelle sue mani.
E mentre si abbottona i pantaloni è soddisfatto di quell’io rigenerato e placato
che torna sempre a cercarsi ed è solo questione di tempo.....sempre con un
nuovo piacere, sempre più bravo, sempre più Dio che non ha bisogno di
nessuno ed ora dialoga solo con se stesso e non riesce più a comunicare
anche fosse solo per scopare, mentre pensa che anche questa non è che una
droga, innocua, ma una droga.
Ad Elli non importava cosa lui facesse e la questione non era se fosse
immorale o morale checchè ne dica la chiesa.
Lui aveva detto "Per me questa è la libertà".
Poi alla fine aveva pensato che oggi a venti anni non si sa più cosa è la
libertà e la libertà è diventata un po' sinonimo del piacere e la sua
affermazione non era poi così sbagliata quindi.
Libero è felice ed è vero pure questo ,ma allora subentra il concetto di cosa
sia la felicità e si precipita in un vortice senza ritorno che talvolta è meglio
non addentrarcisi nemmeno che si rischia di non capirci più niente.
Elli voleva essere felice, questo lo sapeva, quello che non sapeva era....se ora
era felice.
Se non stava lì a chiederselo poteva credere di esserlo...che in fondo aveva
tutto, però...... mentre guardava Marco lasciarsi andare così alla vita ed essere
scontento di tutto provava rabbia perché era come se lui avesse cessato di
lottare e volesse trascinarci giù anche lei in quel buco di morte senza ritorno.
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19/04/01
Carissimo Agostino,
oggi sono molto triste perché ho perso un amico speciale.
Io lo so che quando ami una persona in fondo non la perdi mai perché ti porti
dietro quello che è stato e ciò che di bello ti ha donato lui e te lo porterai
dietro per sempre.
E poi lui se ne è voluto andare perché il bene che mi voleva era troppo grande
e forse è stato meglio così.....
Però sono così triste lo stesso.......
Questa cosa oggi ho voluto dirla a te perché so che di dolore ne hai provato
tanto e mi capisci e poi perché a quel mio amico piacciono tanto le tue
poesie....
Così ho preso in mano il tuo libro ed ho letto quei componimenti che
piacevano più a lui e c'era: "Credere al ricordo".
CREDERE AL RICORDO
Se noi credessimo al ricordo
Saremmo luci di un teatro perso
Il passato è colpa e nostalgia
E' un momento inappagato
Forse più assurdo della morte
Questa- perlomeno la si prega
La si attende cristianamente
Col ricordo- siamo vedovi e basta.
Quel tuo bellissimo endecasillabo "Saremmo luci di un teatro perso!!!”.
Ed ora mi sento proprio così perché più che mai sto cercando di vivere nel
ricordo ed immortalare gli attimi e non farli scappare, impedirgli di morire.
Ma come dici tu il ricordo è più assurdo della morte perché non lo puoi
prevenire, né presagire, né attendere.... È dolce presente che diventa dolce o
amaro ieri improvviso, immotivato proprio mentre lo vivi e magari sei pure
felice.
Però tante volte sento il bisogno di ricordare e pensare alle cose belle che ho
vissuto e alle persone che mi hanno voluto bene e me ne vogliono ancora.
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E pensare a te, alle tue poesie declamate tra i portici ed il sole, alle tue storie,
ai nostri incontri sulla scia della letteratura alle cose belle che mi hai detto ed
anche un po' al tuo dolore che ti ha reso così speciale.
Io ti ringrazio per quello che sai trasmettere con le tue poesie ed i tuoi
racconti,
Spero di sentirti presto e di scriverti cose un poco più allegre la prossima
volta è solo che ora mi sento proprio come la luce di un teatro perso, come
una piccola stella senza cielo.
Ciao.
Un bacio. Elisa.
Mentre scriveva questa lettera Elli provava come un senso di finitezza, come
se stesse affermando che tutto quello che aveva vissuto non sarebbe stato
altro che un ricordo e lo diceva a qualcuno e lo rendeva così esplicito.
Sapeva che Agostino avrebbe capito e sperava le desse anche qualche
consiglio....
Luca non l'aveva più sentito. Lui le aveva telefonato un giorno, ma non aveva
voluto rispondergli e aveva lasciato che quel telefono squillasse e squillasse e
squillasse ancora sul suo dolore. Non gli aveva più scritto, mandato messaggi
e non perché non gli volesse più bene.......
Ma parlare con lui era irrimediabilmente sentire Rich, sapere che si stava
muovendo ancora nel mondo senza di lei con la sua ferita, i suoi ricordi, la
sua tristezza.
E lei non voleva saperlo triste.......voleva solo che lui sorridesse, almeno lui.
Se ne era rimasta un po' accovacciata sul letto a rileggersi quelle righe per
Agostino con le cuffie e sulle orecchie una canzone languida.
Se non aveva più voluto sentire Luca era anche perché lui finiva sempre per
sgridarla, anche se benevolmente, che era ora di farla finita con questa storia
che era durata fin troppo e che si dovevano riprendere in mano le nostre
reciproche storie e guardare avanti.......
Dall'ultima volta che si erano visti Luca le aveva spedito bigliettini con frasi
che spiegavano il suo modo di vedere la storia. Frasi belle, piene di speranza,
ma Elli lo sapeva che lui nel mandare messaggi non lasciava niente al
caso.....tutte cose che volevano colpire nel segno.
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Il 6 aprile le aveva mandato una lettera e al posto del mittente aveva attaccato
un'etichetta con su scritto: "A volte siamo così distratti e sconvolti da ciò che
capita, che poi fatichiamo a ritrovare noi stessi. Eppure si deve. Non si può
affondare, per una sorta di senso di colpa, in ciò che ci circonda. E' in te che
le cose devono venire in chiaro, non sei tu che devi perderti nelle cose".
Frase bellissima, perfetta, con tanto di lacrimuccia, ma in questa
situazione.....voleva dire.......è ora che te la finisci di fare sciocchezze, pensa
alla tua vita e lascia andare quella degli altri. Usa la testa, guida la storia, non
perdertici dentro, non lasciare che ti travolga.
Il tutto era condito da un biglietto dentro la busta, l'immagine di tanti tulipani
gialli tra il verde delle foglie e del prato ed una frase dal "Piccolo Principe"di
Saint- Exupery: "Non sapevo che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro.
Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo...Il paese delle lacrime è così
misterioso.".
Elli non aveva capito bene cosa avesse voluto dirle con questa frase....Forse
Luca voleva dirle che lei lo stava facendo soffrire e lui non sapeva cosa fare
con lei, cosa dirle ora che lei era tanto distante da lui. O magari che dovevano
entrambi nel loro dolore cercare di trovarci un nesso anche se il paese delle
lacrime era così.......misterioso e non doveva essere un compito facile.
Elli lo sapeva che Luca stava soffrendo tantissimo per la situazione sua e di
Rich perché voleva bene ad entrambi e sarebbe stato felicissimo di vederli
buoni amici, ma pensava che esagerasse un po' con il suo senso di protezione
materna verso Rich che dava quasi fastidio come se lui da solo non fosse
capace di difendersi.
Il suo era un continuo voler rimarcare lo sbaglio che avevano fatto e lui glielo
aveva detto in fondo di andarci piano e di non farsi del male che Rich era una
persona fragile ed aveva già sofferto troppo che non aveva bisogno di altre
storie.
Mentre pensava a queste cose era andata a prendere dalla mensola sopra il
suo letto l'edizione del Piccolo principe che le aveva regalato Rich quando si
erano visti.
Si perché Rich aveva una collezione con centoquaranta Piccolo Principe da
tutto il mondo e lei invece, assurdo, vergognoso!!, non l'aveva mai letto.
E quella era un'edizione speciale, una del 1964, una delle prime edizioni
italiane ed aveva una copertina azzurra e molto vecchia e le pagine ingiallite.
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C'erano anche i commenti a matita di una professoressa a cui prima era
appartenuto il libro.
Luca quando si era accorto che Rich glielo aveva regalato ci era rimasto
malissimo....che no....non poteva rovinare così la sua collezione, non doveva
farlo accidenti.
Ma lui aveva voluto donarglielo ugualmente una sera di marzo mentre le
diceva che era un'edizione d.o.c quella e l'aveva fatto con una sicurezza che
Elli aveva finito con lo stupirsi ed aveva detto che non poteva accettare.
Lui aveva insistito guardandola con occhi supplichevoli che ti prego accetta
Elli che così divento la persona più felice del mondo che ti porti a casa un
ricordo così speciale di me.
Allora l'aveva preso quel libro e gli aveva detto che quel dono la rendeva allo
stesso tempo orgogliosa perché era una cosa speciale e lui aveva voluto fosse
sua e....triste perché così lui finiva con il rovinare la sua bella collezione.
"Mi piace questa cosa che hai detto Elli!!" le aveva detto felice.
Ora mentre lo sfogliava tra le pareti di casa sua cercava di sentirci il tocco
delle sue mani e chissà perché non aveva il coraggio di leggerlo.....l'aveva
iniziato un po' di tempo prima fermandosi al settimo capitolo ..poi non
l'aveva più ripreso fino ad ora che ci cercava la frase dietro ai tulipani per
vedere se la prof si era presa la briga di farci qualche annotazione. E la prof
con una scrittura di bambino aveva fatto un asterisco su quella frase ed aveva
scritto: "Qui si nota ancora il tema della solitudine".
Si perché fin dove l'aveva letto le era sembrato un libro tanto triste pieno di
una visione molto amare della vita, delle persone, del mondo.
E forse era questa solitudine che Luca voleva rimarcarle, la solitudine che lei
aveva creato con il suo comportamento impulsivo, irrazionale, che l'aveva
portata irrimediabilmente lontana da Rich, lontana da lui; il vuoto che lei
stava lasciando in lui escludendolo dalla sua vita non scrivendogli più, non
cercandolo più.
Il 7 aprile un'altra lettera di Luca...dentro un cartoncino nero con incollata la
foto di un gabbiano perso nel mare blu. Un'immagine fantastica, piena di
voglia di libertà e desiderio di andare lontano e perdersi in qualcosa per non
pensare.
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Dietro una frase di Friedrich von Schlegel: "Riconoscere che esistono
necessariamente limiti
è la condizione più indispensabile e rara
dell'amicizia".
Elli aveva fatto un sorriso amaro mentre l'aveva letta che non era una cosa
che la confortava questo suo ripetere che aveva sbagliato quasi a chiederle
perché l'hai fatto che hai rovinato tutto quello che di straordinario avevamo
costruito ed io che ti avevo ringraziato per avermi aiutato a credere di nuovo
nell'entusiasmo e nella meraviglia...guarda, guarda ora cosa hai combinato.
Elli allora aveva pensato con tristezza che l'amicizia non esiste e che ci sono
tanti bei discorsi, tante belle parole, tante promesse e tutto va bene finché non
ti capita d'invadere lo spazio dell'altro e.....
Luca le voleva ancora bene, ne era certa, e sarebbe stato pronto a dimenticare
e ricominciare tutto come prima.....solo lei doveva cambiare, smettere il più
presto possibile di avere quel Rich per la testa e far finta non fosse successo
niente.
Ma per queste cose ci vuole tempo e non è che puoi fare una magia perché
con la testa ci vuole poco a dire quello che devi fare, ma è il cuore che deve
convincersene.
Lei ci avrebbe provato......solo che .....perché Luca si metteva così in mezzo
con Rich!
Il 19 febbraio Rich aveva voluto parlare ad Elli in un messaggio della
telefonata del venerdì che gli aveva fatto tanto piacere, che gli spiaceva di
non essere riuscito a dirle più di tanto e che era imbarazzatissimo ed i silenzi
lo imbarazzavano ancora di più.
Eppure era tanto bravo con i suoi buzzurri gommisti quando gli rispondeva al
telefono dal centro assistenza dove lavorava.
Le aveva scritto che aveva una bella voce ed una bella parlata così al
telefono e che gli faceva sempre uno strano bell'effetto a sentire una parlata
diversa dalla sua.
Lei dal canto suo gli aveva risposto che si era imbarazzata molto anche lei e
che bè…….. piano piano ci sarebbero riusciti a dirsi qualcosa ed avrebbero
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imparato a conoscersi e poi sarebbe stato tutto diverso e alla fine si sarebbero
incontrati.
Dell'incontro lui aveva detto che sarebbe stato tragico e che già se lo vedeva
avrebbe finito con il guardare le sue scarpe, poi quelle di Elli, poi il
pavimento e chissà cos'altro e che cavolo di figuraccia!
Però quanto desiderava incontrarla!! Glielo diceva spesso mentre cercava di
indovinare il suo viso.
Elli l'aveva rassicurato con il dire che di persona sarebbe stato diverso e
qualcosa di cui parlare senza arrossire si sarebbe trovato e poi ci sarebbe stato
Luca e lui sapeva mettere sempre tutti a loro agio.
“Possiamo anche stare fermi a guardarci!” aveva scritto poi Elli “Mi piace
rimanere a guardare le persone fisse negli occhi”.
Poi gli aveva parlato degli occhi e di quanto lo sguardo avesse la capacità di
dire più di mille parole, bastava solo riuscire a tenerli fissi su quelli
dell'altro, senza paura, senza cercare di fuggire accettando di essere esplorati
dentro.
Elli adorava studiare la gente a quel modo, cercare di farla parlare di sé con
il solo guardarla, vedere il suo modo di muoversi con lo sguardo nel mondo;
non era corretto, lo sapeva, ma era più forte di lei!
Spesso però aveva un modo di lanciare occhiate fisse troppo intenso che
doveva dar fastidio, se ne rendeva conto da sola quando la gente abbassava
gli occhi mandandola al diavolo.
Rich le aveva detto che il linguaggio degli occhi era fantastico e
difficilissimo e le aveva chiesto dove mai l'avesse imparato!
Elli non lo sapeva, non se lo ricordava più perché lo parlava da tanto oramai
e con naturalezza, quasi senza accorgersene.
Forse l'aveva appreso da suo nonno che era una persona silenziosa,
essenziale, di quelle che parlano solo per necessità.
Spesso lei e suo nonno sedevano in campagna sotto gli alberi, lui con una
foglia sottile in bocca e la camicia bianca arrocciata sulle vigorose braccia da
lavoratore, lei piena di parole sui suoi curiosi pochi anni che faceva domande
e rompeva il silenzio del caldo pomeriggio.
Lui non le rispondeva, la guardava soltanto intenso, profondo ed inizialmente
lei si arrabbiava e lo colpiva sulle braccia e sul corpo perché quel suo silenzio
la stizziva, le dava fastidio, poi un giorno aveva incontrato le parole dei suoi
43
occhi e le dicevano il suo bene, le raccontavano storie, gioie, sofferenze e lei
aveva amato quel suo tacere sul mondo per ascoltare il mondo.
"Confesso che non vedo l'ora di perdermi nei tuoi occhi Elli! Devono essere
belli davvero!!!"
"Non farti strane idee Rich, non sono mica una diva? E se fossi stata bella mi
avresti notata quel giorno di dicembre che eravamo alla conferenza e non ci
conoscevamo è vero, ma c'erano così poche persone!!!"
"Non c'entra quel giorno! Ero così distratto! Stavo aspettando persone da
fuori che dovevano venire alla conferenza anche loro ed invece non
riuscivamo a contattarci. Un disastro insomma!!"
20/02/01 14:14
crisi d'astinenza....
Ciao carissima, mi stai abituando davvero male....confesso, sento la tua
mancanza (la tua lettera non è arrivata ed io mi sono messo in smania).
Allora Elli ti racconto di ieri sera che abbiamo festeggiato in anticipo il mio
compleanno.
Siamo andati in un ristorante di pesce(scelto da me per l'ottimo rapporto
qualità prezzo essendo io una nota pellaccia...) eppure tutto stava
naufragando....
Il ristorante non è bello, poi è popolato da intonacatori di cutro, niente di
male, certo, ma ieri sera questi signori facevano rassomigliare il tutto ad un
covo di briganti, ad una di quelle taverne di marinai e soprattutto c'era una
cortina di fumo da far paura....le tre volte precedenti non mi ero accorto di
nulla......cavolo.....
Poi tutto si è risolto per il meglio e tutti noi(eravamo in undici) abbiamo fatto
decollare la serata......che è diventata molto piacevole e bella.
Questi amici mi vogliono molto bene e anch'io a loro.
La notte è stata accaldata, ma la colpa è stata di un frizzantino fresco e
"vendicativo" che però era ottimo.
Grazie ancora per ciò che mi hai detto ieri che mi ha scaldato quasi quanto il
vino di ieri sera.........
Ti mando un bacione Elli!
44
Si perché lei il giorno precedente gli aveva scritto che gli voleva bene ed era
vero!
Era contenta di sentirlo, di sapere che si interessava a lei, di conoscere
particolari anche insignificanti della sua vita che raccontati da lui
assumevano tutti un particolare aspetto odissiaco.
Quando le raccontava de suoi amici, della sua squadra di calcio, delle sue
avventure, delle sue fotografie la faceva sorridere e questa era una cosa
bellissima!
Lui stava aspettando una lettera ed era in "smania" come diceva lui perché lei
aveva detto di avergliene spedita una e non era vero.
Scrivergli lettere da un po’ i giorni non ci riusciva più! Aveva paura di dirgli
qualcosa che non doveva ed il ti voglio bene era stato già troppo. In fondo era
così poco tempo che si sentivano e lei quella parola l'aveva usata sempre con
tanta difficoltà.
Con Luca parlava di Pier e di religione e di problematiche profonde, grandi,
si citavano autori, testi, brani......con lui invece…….
Il rapporto era iniziato in modo diverso, più semplice, spontaneo, informale.
Si raccontavano reciprocamente cose anche intime della loro vita e i loro
viaggi e i loro sogni.
Elli si scriveva con Luca da tempo oramai eppure aveva l'impressione di non
conoscerlo affatto; sapeva di lui il suo sentire su alcuni problemi, il suo
vedere alcune cose, ma per il resto era un estraneo.
Un giorno in una lettera gli aveva chiesto di parlarle un po' di lui, di quello
che faceva, di ciò che gli piaceva.
Lui allora le aveva risposto che raccontare la sua vita sarebbe stato troppo
lungo e l'avrebbe fatto quando si sarebbero incontrati.
Le aveva detto solo che da tempo si era dedicato al volontariato ed
all'incontro e queste erano le sole cose per cui valesse davvero la pena vivere.
Elli pensava che avesse ragione, ma era curiosa della sua vita di cui non
riusciva a sapere niente. Lo immaginava sempre indaffarato tra le sue carte e
la sua corrispondenza da panico, tra i suoi mille amici, tra le sue mail.
L'idea di lui sommerso dalle sue carte la faceva sorridere anche perché al
telefono lo sentiva sempre allegro, sempre pieno di vita. Quando lo avrebbe
incontrato gli avrebbe parlato tanto ne era certa, avrebbe cercato di
conoscerlo meglio per approfondire di più la loro amicizia.
45
Elli aveva chiesto a Rich di Luca: se parlava qualche volta di sé, se si riusciva
a cavargli qualche informazione e Rich le aveva risposto che si che ci sarebbe
riuscita.
Quando parlava con Rich invece Elli parlava delle cose di tutti i giorni, quelle
cose che a differenza delle grandi problematiche dell'esistenza perdono
consistenza nel tempo ed una lettera le rende vecchie e prive di senso, meglio
una mail a trasmetterle in tempo reale e a rendere il loro svolgersi, il loro
vivere.
Lui le parlava del sole freddo di febbraio sulla pianura padana e delle dita
congelate in bicicletta senza guanti......di quando aveva venti anni e con altri
cinque prodi giovani si era recato in Umbria, dove Elli viveva, in bici. Assisi,
Gubbio, Trevi (dove uno di loro cercava la celeberrima fontana), poi Spoleto,
Terni, per approdare a Narni nel piccolo monastero francescano di S. Urbano.
Uno spettacolo con le prime tende ad igloo della ferrino!
Poi le aveva parlato ancora del suo compleanno che era un evento particolare
che durava circa una settimana e che i suoi amici chiamavano "Richiadi" e
quegli amici suoi speciali gli avevano regalato un giacchino della Nike
marroncino(che sarebbe stato più adatto ad un quattordicenne con il motorino
ed il casco) che sarebbe finito per piacergli, già se lo vedeva, e una maglietta
della squadra di calcio in cui giocava come premio alla carriera.
Poi le chiedeva di parlargli un po' di lei e se lavorava oltre a studiare e se
fumava osi mangiava le unghie.....perdona questa microcuriosità.
E del suo ragazzo di cui chiedeva per educazione anche se in modo
languido......fuggevole.....un po' triste.
Lei gli scriveva mail su ciò che le piaceva fare e che faceva, sulla sua
famiglia, i lavoretti che cercava di fare per guadagnarsi qualcosa e comprarsi
gli extra.
Con una mail poteva parlargli anche di queste piccole cose, mandargli piccoli
pensieri, ma per lettera non sapeva cosa dirgli.......se avesse dato retta al suo
cuore gli avrebbe espresso il desiderio di stare con lui, di abbracciarlo, di
avere tanto tempo per parlargli, per conoscerlo meglio. Non potendolo
scrivere preferiva non scrivergli niente.
Nell'ultima mail lui le aveva lasciato il suo numero di cellulare e lei aveva
voluto chiamarlo e fargli una sorpresa che lui non si sarebbe sicuramente
aspettato che l'avrebbe chiamato così presto. Anzi forse pensava non
l'avrebbe mai fatto.
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L'aveva chiamato di pomeriggio verso le sei e aveva sentito la sua voce
imbarazzata, incredula che sorrideva e diceva grazie che gli aveva fatto
piacere da matti sentirla.
Solo ....l'effetto telefonata a sorpresa gli giocava a sfavore perché lo
imbarazzava tantissimo....ma un attimo che aveva una sorpresa!!
Al telefono era apparsa improvvisa una voce trascinata che diceva eeeeee!!!
Poi un ciaooo lento e da dietro si sentiva Rich dire: “parlale Robbi, dai dille
qualcosa ad Elli che è una mia amica. Te ne ho parlato tante volte, dille cosa
fai Ro......dille che lavori ora e che devi mangiare tanto ora!!!" . "Siiiii!" si
era sentito al telefono "computeeeer".
"Lavori con il computer ora angioletto? E sei con il tuo Bombi; sei
contento?".
Elli sentiva la presenza di Rich tra loro ed era fantastica questa conversazione
a tre semplice, essenziale.
Robbi diceva qualche cosa sconnessa e computer che lo ripeteva all'infinito e
doveva essere contento di avere qualcosa da fare, una piccola responsabilità
se lo diceva così tante volte; le aveva detto che mangiava erbazzone e
cioccolata che erano buoni, poi le aveva parlato della sua mamma che voleva
tornare a casa e rivederla ed aspettava Pasqua con ansia.
"Me lo mandi un bacino Ro?, lo sai che presto ti vengo a trovare!!!"
Nella sua semplicità di eterno bambino Robbi le aveva detto ....Vieni...
perché tante cose non le capiva o vedeva, ma se lo sentiva quando era amato
perché era felice e parlava tanto e raccontava, pur con i suoi limiti, le cose
della sua vita.
Elli poi aveva ringraziato Richy per quella sorpresa e gli aveva detto che
sarebbe stata contenta di parlare con Robbi ancora.......che gli voleva già bene
e in realtà gliene aveva voluto subito fin da quando ne aveva sentito parlare la
prima volta.
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Una mattina , una di quelle di pioggia in cui avresti voglia solo di dormire e
mandare al diavolo tutto e tutti che stai troppo bene così a sonnecchiare al
calduccio della tua casa.......lui le aveva scritto appunto che sarebbe rimasto a
dormire tra le sue calde lenzuola di flanella.......e non sarebbe andato a
lavorare per nessuna cosa al mondo che stava troppo bene nel suo
dormiveglia.
Lei gli aveva risposto.......e gli aveva detto cose che non avrebbe
dovuto......ma quella mattina se l'era sentito......forse per via del pianto del
cielo che li univa, forse per la strana esigenza di essere se stessa e di dire ciò
che pensava che lui riusciva a trasmettere.
Gli aveva parlato di quelle lenzuola di flanella, di come dovevano essere
calde e morbide........di come avrebbe voluto sorprenderlo lì addormentato
che doveva essere dolcissimo mentre sognava e magari stare lì tanto tanto
tempo a vegliare il suo sonno.
E svegliandosi avrebbe trovato i suoi occhi accesi e la sua voce e soprattutto
la sua mano ad accarezzargli piano i capelli.
Mentre gli scriveva queste cose provava una grande dolcezza ed insieme
tristezza per non potergli essere vicino per coccolarselo un po'.
Pensava chissà cosa lui avrebbe detto, se sarebbe stato felice o se la sarebbe
presa o cosa....però aveva voluto dirglielo perché .....lo sentiva.
E lui aveva risposto...........
.........progetto........
Elli, il piano nella sua parte più consistente è fatto. Mancano i dettagli.
Continuando così va a finire che prendo la mia auto azzurra (qualcosa di
azzurro un principe deve pur averlo......) vengo da te e ti sposo!!
Questa è l'idea di massima, ai dettagli vedi: chiesa grande o chiesa piccola,
tanti invitati o pochi, io in Umbria o tu in Emilia, al tuo buon fidanzato, alla
tua acconciatura, al viaggio di nozze.........a tutto questo Elli debbo ancora
pensarci e chiedo il tuo aiuto..........
Mi sento così avvolto, scaldato, coccolato, che non so come ringraziarti........
Ciao dolce angioletto, che sia una bella giornata anche per te.( la mia è
iniziata alla grande....). Un bacione. Rich.
48
Elli di fronte a questo messaggio si era trovata un po' confusa; che si trattava
di uno scherzo l'aveva capito subito..... però l'idea era carina, simpatica, un
modo grazioso di dirle che le voleva bene.
Lei gli aveva risposto che le sarebbe piaciuto andarsene via con lui....e
sposarlo e svegliarsi ogni mattina con i suoi occhi assonnati che le si
aprivano davanti.....ed anche nel suo dire c'era un po' di scherzo anche se....
Rich allora le aveva detto che era felice, che gli era arrivato il suo messaggio
ed era bellissimo e che lui le aveva mandato una lettera anche lui e ora a
leggere ciò che lei gli aveva scritto avrebbe voluto scriverla diversamente e
rifarla tutta da capo.
Poi aveva messo una canzone degli Abba con il volume al massimo....ed alla
fine era uscito ed aveva corso, proprio come faceva da bambino quando
aveva una gioia grande nel cuore e non riusciva a contenerla.
Allora andava a disperderla tra i campi della languida pianura che con la
nebbia è un lago fatato e misterioso, ma con il sole si apre infinita ed è come
un largo sorriso.
23/04/01
Carissima Elisa,
sono molto amareggiato di ciò che ti è successo: sembra un sogno da poter
reprimere, farlo tornare indietro, affogarlo.
Quando mi rubarono Rita per via della mia ipoteca con Franca, mi ci vollero
cinque anni di pianto interno per riuscire infine a sublimarla e a renderla
grazia permanente, ma senza corpo, senza immagine, pura idealità.
Ti accenno il finale di una delle poesie della Dickinson:
Separazione è quanto noi sappiamo del cielo
Ed è quanto ci occorre dell'inferno.
Affinché possa prevalere la prima parte dell'ossimoro occorre una sofferenza
senza tregua; poi la vita cambia aspetto, nasce una maturità che sfiora il
sublime.
49
Ci si attacca alle sorprese, di mano in mano i nostri gusti cambiano, i tanti
amici appagano ed in parte suppliscono.
E poi sei impegnata e creativa, non ti mancheranno soddisfazioni perché sei
dotata d'immaginazione e capacità di compartecipare.
Il mondo interiore ti salverà e finirai per ringraziare il dolore.
Ricordo con piacere la tua presenza in Emilia ed il fatto che tu sia diventata
mia ammiratrice per via della poesia; anche questo è un dono che non mi
aspettavo: essermi fatto un'amica così preziosa in piena morte civile!
Sono le sorprese di cui ti parlavo: spero che ce ne siano anche nella tua vita,
specialmente durante questo periodo difficile.
Riscrivimi se ti fa piacere e auguri tanti.
Un bacio. Agostino
Lei lo sapeva che Agostino era forte e le avrebbe detto cose belle e sagge in
quel momento difficile in cui non sentiva Rich da poco meno di una
settimana.
Certe volte durante le sue giornate Elli si sorprendeva di essere così ferma
nel rispettare quella decisione che Rich aveva preso di non sentirsi più e che
le aveva comunicato all’improvviso, con un messaggio, senza spiegazioni.
Si stupiva di come fosse riuscita a non telefonargli almeno per chiedergli una
spiegazione.
In quei suoi giorni difficili Elli traeva grande conforto dalle lettere di
Agostino.
Lui conosceva il dolore più profondo delle cose e la morte quella dell'anima
che è più pesante di quella fisica perché dà il tormento di continuare a
trascinarsi dietro un corpo che non ci appartiene più ed è un corpo vuoto,
spento, vacuo.
Però sapeva anche la strada dell'interiorità, quella misteriosa, profonda,
intensa, quella della ricerca della maturità, della responsabilità del vivere,
quella strada che tanta gente cerca invano magari anche tutta la vita.
Sapeva il pianto, il nonsenso, il silenzio quello che non lo puoi contenere
perché è troppo grande ed è quasi rumore per l'anima.
Sapeva perdersi negli avvenimenti felici e strappargli la vitalità e portarsela
in giro per le strade, per il mondo, per la vita.
Chissà se ci sarebbe riuscita anche lei un giorno.
Elli ci pensava, ma.......ora era troppo arrabbiata con la sua storia per amarla.
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Una sera di Febbraio Luca aveva chiamato Elli al telefonino che c'era una
cosa importante che voleva dirle.....
Era buio fuori e c'era una strana calura per quel periodo dell'anno.
Elli se ne stava in bicicletta per le vie del centro e per poco non si uccideva a
rispondere......
Era strano che Luca l'avesse chiamata a quell'ora, così prima di cena, doveva
essere davvero importante!!!
La sua voce non era sorridente come le altre volte, si capiva che aveva
qualcosa da dire e non ci riusciva ed era come un peso nel cuore.
Elli l'aveva aiutato con il dire se aveva qualcosa di strano e…. no, no, no,
solo che le aveva scritto una lettera e probabilmente le sarebbe arrivata il
giorno seguente.
Lei aveva detto che le avrebbe fatto piacere, ma lui aveva finito con il
confessare e con il dire....Stai attenta con Rich che state correndo troppo!!!
Lui è così fragile ed è uscito da una storia dolorosa....rischiate di farvi del
male!.
Ti si stà attaccando troppo Elli, non lasciarglielo fare, non puoi che hai una
storia importante e lui garanzie non può dartele che non lo sa ancora cosa
vuole dalla vita.
Non può esserci niente tra di voi e non deve se volete essere felici e far si che
la vostra amicizia sia costruttiva per voi e per tutti.
Non scrivergli cose che possano risultare ambigue, devi essere chiara,
semplice, avere la capacità di discernere fin dove è giusto arrivare e dove poi
è troppo.
Elli aveva cercato di difendersi nella sera senza stelle, senza luna.
Che lei non si aspettava nient'altro che amicizia da quella storia con Rich e le
spiaceva se aveva in qualche modo fatto pensare diversamente...forse era per
come scriveva, per la sua capacità di avvinghiare, di travolgere.
Luca le aveva detto che lo sapeva che era così e che lei non aveva fatto
niente di male, solo essere se stessa....però doveva stare attenta che non tutte
le persone sono uguali ed alcune sono più fragili.....
Elli gli aveva poi confessato il suo amore per Rich.....un amore semplice,
essenziale, che andava aldilà della sfera fisica ed era simile a quello che
provava per Robbi e per le sue sorelline e per la natura e per il mondo
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intero.....e lui era felice ed aveva chiuso il telefono soddisfatto che allora
andava bene e si buona serata.
Ma Elli in cuor suo sapeva di aver mentito. Perché lei lo sentiva l'amore per
Rich e non era fisico perché non si erano mai visti, ma somigliava tanto ad un
amore terreno...
Quando lo sentiva era felice e non aveva bisogno più di niente e tutto era in
secondo piano e conservava le sue lettere e se le leggeva e rileggeva
avidamente come una disperata a cercare di capire il senso delle parole per
via delle virgole che le virgole sono loro che danno il senso e trasformano
frasi e discorsi ed il loro sentire.
Poi cantava che sua madre le diceva che era impazzita e doveva esserle
capitato davvero qualcosa che era così...diversa.
E quello che si scrivevano poi non era così spirituale, così etereo, ma era la
voglia di stare insieme, la promessa di volersi bene sempre, di aiutarsi a
vivere.
C'erano telefonate lunghe più di quaranta minuti e cosa stai facendo adesso,
cosa leggi, sai che sono andato........ed ho visto.......ed ho sentito.
E....secondo me sai chi ti piace? Secondo me ti piace De Gregori, o
Baglioni....
Lei a ridere che Baglioni.....mio Dio, certo qualche canzone si salvava
pure....dico quelle più vecchie e stracantate.......il resto.... "Mi piace Vasco e
Vecchioni, poi bè ascolto sempre la radio".
"No Vasco, non l'avrei mai detto!!"
"Davvero Rich ti piacciono i film sdolcinati?". Erano i suoi preferiti. Gli
piacevano le emozioni, il perdersi nelle storie, il trovarci un po' del suo
dolore ed amava i lieti fini che almeno sullo schermo c'era qualcosa che
andava a finire bene e per due ore potevi illuderti che la felicità eterna
esisteva davvero.
Ci sono quei film che riesci ad inquadrarli fin dall'inizio e sai che andranno a
finire così e non può essere diversamente e ti identifichi con l'attore e passi
attraverso le vicissitudini, le pazzesche avventure, le disperazioni e ti senti
forte come un leone perché sai che non può accaderti niente che il tuo eroe
non può morire....finirebbe il film!.
Elli invece adorava i film indefiniti con il finale ambiguo e ad interpretazione
che dava modo di discutere ed usare un po' la fantasia. Quelli che terminano e
non te l'aspetti e pensi che è solo uno scherzo ed in fondo non finisce affatto
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che lo continui tu! Si perché già vedere un film è fruire qualcosa passata per
un'altra mente....figuriamoci il film banale......
Quando Luca aveva riatattaccato quella sera il telefono di Elli aveva squillato
nuovamente ed era Rich!
Non aveva voglia di rispondergli, voleva meditare un po' su quello che Luca
le aveva detto, se davvero stava sbagliando in qualcosa e se era meglio
sentirlo un po' meno, o essere più informale.......ma il suo cuore aveva preso a
battere forte ed aveva dovuto rispondere.
"Elli era sempre occupato il telefono.....!".
"Stavo parlando con Luca.......".
"Davvero?". Aveva la voce triste di bimbo che è stato sgridato.
"Va tutto bene Rich?". Lui aveva detto di sì, ma aveva qualcosa lo si sentiva
nitido...
"Rich! Cosa stai facendo?".
Si stava preparando ad andare a cena da amici ed era solo nella sua casa, una
casa troppo grande per lui!
Era un appartamento su una casa a due piani e sotto a lui vivevano i suoi
genitori anziani. Lui però pranzava con loro per sentirsi meno triste, mentre
cenava per conto suo per avere un po' di tranquillità.
Aveva un fratello più grande sposato ed un nipotino che aveva già quattordici
anni e gli passava davanti con il motorino e faceva ciao ciao, ma era il
ragazzo più triste che avesse mai visto che metteva tristezza anche a lui.
Sembrava stanco di vivere ed alla sua età non si può davvero!
Elli poi gli aveva chiesto ancora cosa avesse e se lei aveva fatto qualcosa che
non andava e lui a dire che no, non c'era niente.
Avevano parlato tanto e cosa si erano detti in tutto quel tempo Elli non lo
sapeva nemmeno e forse avevano parlato delle solite cose, delle loro vite.
Quello che Elli ricordava invece era la notte silenziosa, buia e calda per
febbraio e gli alberi che non si muovevano affatto e la strada vuota che erano
le otto passate.
Lei sulla bicicletta vecchia di suo padre, ferma davanti ad un cancello che
parlava piano e poi sempre più piano e gli diceva “Rich io mi sento....non lo
so, ma qualcosa stà succedendo ed è bello, ma insieme....strano. Stiamo
sbagliando secondo te Rich?”.
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Mentre diceva così vedeva Luca e le venivano in mente tutte le cose che le
aveva detto. Si sentiva stupida, ma che poteva farci se gli voleva bene a
quell'anima fragile e stavolta glielo aveva anche detto a voce ed era stato
perfetto, magico così sussurrato con la voce dolcedolce. Lui aveva solo riso
ed aveva detto grazie !
Poi lei non era tornata a casa, se ne era andata con la bici verso la campagna
giù fino alla fattoria, che la chiamavano così ma in realtà era una casa
malridotta e sporca di contadini con un'aia immensa piena di rottami di auto,
attrezzi agricoli ed ogni sorta di altre schifezze che un giorno che si erano
messi a bruciare roba secca dei campi ed aveva preso fuoco tutto e le fiamme
illuminavano a giorno l'inferno, nessuno aveva chiamato i pompieri.......che
bruciassero tutti con il loro sudiciume.
Ma nell'immaginario collettivo dei bambini del paese era una vera fattoria
che c'erano alcuni cavalli stanchi e malridotti e le pecore e le capre da dargli
da mangiare la carta di giornale. C'erano anche le oche che starnazzavano in
gruppo sulle pozzanghere e qualche papera; un povero pastore tedesco legato
che sonnecchiava al sole e si chiamava Giordano e tanti piccoli canetti con
neanche la voglia di abbaiare.
I ragazzini ci organizzavano spedizioni con tanto di pranzo al sacco e ci
andavano a piedi che con la bicicletta arrivavano troppo presto e poi che pic
nic era.
La padrona della fattoria era una signora anziana che l'italiano non lo sapeva
nemmeno ed aveva il grembiule viola a fiori ed un fazzoletto sui capelli
increspati. I denti scomposti che s'impastavano con la lingua e la saliva nel
parlare. Stava sempre in casa, ma quando qualcuno passava e Giordano
impietoso si faceva sentire faceva capolino a vedere chi passava ed i bambini
avevano paura di lei e credevano fosse una strega e scappavano.
Ora la strada era asfaltata e la bici di Elli ci scivolava sopra in silenzio mentre
rasentava il fosso lungo la ramata. I campi emanavano un odore forte di terra
umida.
Gli alberi silenziosi lasciavano sentire il rumore dell'acqua debole e veloce ed
il "fru fru" tra le fratte di grossi topi che il cartello diceva “Zona
derattizzata”, ma ce ne erano di grossi come i gatti.
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Nel buio si vedevano le luci lontane del paese sulle colline, allungato, avvolto
dal braccio della notte, tanti piccoli lumini sconnessi, accesi lì senza ordine
alcuno.
Poi le montagne più nere del buio e illuminate nemmeno dalla luna che
quella sera non c'era.
Elli andava con i suoi pensieri ed erano tanti e confusi e voleva abbandonarli
alla notte perché se li portasse via e la lasciasse andare con il sorriso, ma
aveva ragione Luca a dire che si era spinta tanto avanti ed aveva giocato con
l'amore.
Era stata carina per consolare, dolce per curare, un po' sorella, un po'
amica....poi era inciampata nell'amore e nel desiderio, per caso, senza volerlo
ed aspettarselo e senza sapere che era quella la strada.
Ed ora soffriva perché l'amore in fondo è sempre un po' sofferenza oltre che
gioia perché è accettare l'altro ed annientarsi un po', può non essere
ricambiato o essere impossibile e forse questo è il suo aspetto più triste
perché se ami qualcuno che non ti ama e per lui non esisti nemmeno finisci
per accettarlo con il tempo, ma non poter amare chi ami e ti ama a sua
volta..........è solo una tortura atroce.
E pensi che hai una vita, che te la sei costruita nel tempo passando attraverso
tante cose, tanti problemi ed anche tante gioie, tante dolcezze.
Pensi che il tuo lui, il tuo ragazzo di sempre, ti vuole bene e lo conosci, sai i
suoi punti deboli, conosci il suo arrabbiarsi, il modo per farlo sorridere e stare
bene, il modo di piacergli.
Sai i suoi gusti, i suoi pensieri oramai passano anche per la tua testa e......ci
sono i sogni, i viaggi, le serate piene di vino e di amici suoi che sono anche i
tuoi e sono tutta la tua vita da tanti anni oramai. C'è la dolcezza di lui che ti
bacia piano e sa come farti impazzire.........e quelle sere di pioggia in cui ti
stringevi a lui al rumore dei tuoni ed alla fioca luce dei lampioni che filtrava
dalle persiane.
E ti chiedi perché stai facendo questo e perdi la testa per uno che neanche
conosci solo perché ti scrive tante paroline dolci e ti fa complimenti che non
ti ha mai visto e potrebbe solo starci a giocare con te. Ti chiedi cosa hai
creato in realtà in tanti anni, se davvero sei stata te stessa, se hai vissuto mai.
Pensi che quella persona che ti scrive non lo sai com'è e potrebbe pure non
essere il tuo tipo e potresti non piacergli. Magari però lo ami anche perché
ama tanto qualcosa che è dentro te ed è invisibile agli occhi e lui lo conosce
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meglio di altri perché è solo questo che possiede di te ed ha imparato ad
amarlo e quando pensa a te non pensa ai tuoi occhi, anche se si chiede se
sono belli, non pensa alle tue labbra né al tuo corpo, ma al calore della tua
voce, ed ha addosso una sensazione di dolcezza che gli scioglie il cuore e gli
fa dire ti voglio bene magari anche più facilmente che se ti avesse vista.
Hai un bivio di fronte: una porta sai quello che contiene ed è aperta e la
strada è la tua, l'altra.......può racchiudere risa o pianto ed aprirla è già un
rischio, figuriamoci calcarne il selciato.
E dici tutte queste cose a te stessa e ragioni, prendi una decisione, credi di
essere risoluta, ma sei solo in balia del tuo cuore e sei sempre da capo che
non sai cosa fare e poi forse non sei nemmeno innamorata di quella nuova
apparizione nella tua vita ed è solo compiacimento per il fatto che ti fa sentire
importante, che ti dice che gli manchi e che ti vuole bene.
O forse non lo sai, non lo sai, non lo sai!.
Il 23 febbraio era arrivata una lettera di Rich e doveva essere quella che lui
avrebbe voluto rifare diversa così lei non l'aveva letta, aveva aspettato di
chiedergli se poteva farlo o voleva che gliela rimandasse indietro.
Lui con una mail gli aveva detto “leggila Elli!!” e lei l'aveva aperta e c'era
dentro una foto molto scura con il cardinale Ersilio Tonini.
Un'immagine dallo sfondo molto buio dove spiccavano due volti quasi
bianchi, come due fantasmi dall'ombra, ma era un'immagine intensa capace
di far concentrare la tua attenzione su quei visi e su nient'altro.
Tonini era seduto alla cattedra di una sala conferenze e teneva la mano
sinistra sul volto attento di chi sa ascoltare tra gli occhiali e le rughe del viso.
Il volto magro cinto da un alone di umiltà che si portava sempre dietro
insieme alla sua saggezza che di cardinali come lui ce ne sono pochi che
sanno infiammarti l'animo con la loro semplicità e mettono in ascolto il tuo
cuore anche se è molto lontano.
La lettera era scritta sempre su quel foglio di blocco a quadrettini blu che Elli
aveva odiato anche per prendere appunti a scuola perché sul retro era
impossibile scriverci senza imprecare.
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Ciao carissima,
la tua telefonata mi ha scaldato, mi ha fatto piacere e voglio raccontarti una
cosa che mi ha profondamente emozionato.
Te la racconto al presente senno faccio una fatica grossa( sai che mi sono
diplomato alle serali).
E' una bella giornata, una di quelle "piene" e intense, di quelle che ti
realizzano e ti senti felice( mi hai capito vero?).
Ho appena salutato due amici e sto andando a sentire( a dire il vero voglio
fargli qualche foto) il cardinale Ersilio Tonini.
L'argomento della conferenza è la "Disgregazione della famiglia".
Partecipano oltre al cardinale un avvocato di quelli che hanno a che fare con
la S. Rota, di quelli che annullano i matrimoni ed un sociologo.
L'avvocato snocciola cifre, il 35% delle unioni naufraga.....etc....etc...il
sociologo neanche lo ascolto, è freddo e le sue parole passano e vanno.
Tocca a lui, al mio vecchietto.
"Vi confido una cosa" attacca "io credo proprio che andrò in paradiso( sorriso
di tutti) e quando sarò innanzi al Signore mi sono preparato un
discorsetto.......Signore, per prima cosa voglio vedere i miei genitori e li
voglio ringraziare per ciò che hanno fatto per me( lacrimoni miei) perché mi
hanno insegnato l'amore per la vita!.
Ogni mattina, mentre mi vesto e vedo le mie vene blu ringrazio il signore
perché si ripete questo "miracolo" e in ottantasei anni ancora non mi ci sono
abituato......"
Alla fine della conferenza l'applauso a Tonini non finisce più...lui si alza,
riprende la parola e dice: " Voi pensate di applaudire me e invece applaudite
a qualcosa che è dentro di voi e che è d'accordo con quello che ho detto e,
credetemi, è un applauso molto più bello!!!". (altri tre minuti di applauso
ininterrotto).
Elli, poi ho ripensato alle mie lacrime, non mi succede spesso.
Pensavo ai miei genitori, a me, alla mia vita......l'energia che questo
vecchietto consumato sa trasmettere è una cosa grande.
Le mie erano lacrime di gioia, di quelle che ti fanno sentire vivo, vorrei
dirtelo meglio......ma non ci riesco. E' così difficile descrivere certi perché.
Però una cosa voglio dirtela.
Ci sono persone che sanno smuoverti qualcosa di buono che c'è in te e tu non
sapevi di averla quella parte lì, o forse stava dormendo e si è risvegliata.
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Ecco, tu mi hai fatto questo effetto e ti ringrazio!!
Un bacione. Rich.
Ed Elli aveva pianto seduta sul suo letto mentre sua madre con
l'aspirapolvere faceva un rumore indiavolato!
Aveva pianto di gioia perché lui aveva accettato anche solo un po' di
guardarsi dentro, di ascoltare un po' il suo dolore ed anche la sua gioia di
scoprirsi con qualcosa di buono nel cuore. Aveva pianto perché lui gli aveva
detto che quell' effetto di sentirsi che esisteva gliel'aveva fatto anche lei e
perché le parole di quel vecchietto l'avevano commossa che erano semplici,
essenziali però avevano dentro tutta la voglia di vivere del mondo.
Elli non sapeva ancora che una domenica entrando per la messa nella basilica
di S. Maria degli Angeli in Assisi vi avrebbe trovato a celebrare proprio il
magico vecchietto Ersilio ed allora avrebbe sorriso che doveva essere proprio
un segno questo!
E la basilica odorava d'incenso e gigli bianchi ed era come ovattata ai passi
sui pavimenti ed i soffitti altissimi la facevano sembrare immensa anche se
era stracolma di gente.
Poco luminosa, bellissima con in mezzo la porziuncola che è come una luce,
con tutte quelle decorazioni d'oro, sempre accesa che la gente fa la fila per
entrarci e si ferma un istante in ginocchio, recita preghiere e se ne va in
religioso silenzio.
Là dove si diceva messa non bastava a contenere tutta la folla accorsa a
sentire il cardinale ed avevano messo sedie grigie di plastica dietro la
porziuncola che spezzava la visuale sull'altare ed un maxi schermo perché
tutti potessero seguire la celebrazione.
C'era un'idea di solenne, di soprannaturale come se dovesse accadere
qualcosa di grande che già assistere alla messa in quella basilica è di per sé
qualcosa di grande.
Era la festa della famiglia e Tonini ne aveva parlato a lungo nell'omelia con
la gente assorta ed incantata che erano parole di coraggio e speranza che
avrebbero fatto amare la vita anche alla persona più infelice del mondo.
Poi alla fine del suo discorso aveva detto solenne "Vi auguro...." E la gente
pensava una buona domenica, una buona giornata, tanta felicità per la loro
famiglia..... "Auguro a tutti una buona morte". Tutti erano rimasti in silenzio,
sbalorditi, a bocca aperta. "Augurare una buona morte è la cosa più bella che
si possa dire ad un cristiano, perché la morte non è la fine.......ma è l'inizio
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della vita, è il domani che appartiene a tutti, è la possibilità di essere felici in
eterno".
Elli si era chiesta cosa c'entrasse la morte con la famiglia, ma aveva pensato
alla fine che la famiglia era colei che dava la possibilità di avere una vita
terrena e la morte apriva le porte della vita eterna.
La gente quella mattina era felice uscendo dalla chiesa e si era sentita in pace
con il mondo e con la vita, con la voglia dentro di andare avanti ed accettare
tutto e con il desiderio di essere felici sempre........
Elli questo non lo sapeva mentre continuava a piangere di gioia e sua madre
le diceva di smetterla con quelle sciocchezze e di andare ad aiutarla per il
pranzo.
E lei aveva riposto la lettera nel suo cassetto e si era asciugata le lacrime con
la mano......fuori c'era un bel sole ed i merli saltellavano sul giardino intorno
alla magnolia che era fiorita troppo presto quell'anno come tutti gli altri alberi
da frutto che faceva un caldo impossibile per quel mese.
Le era arrivata anche la lettera di Luca quella mattina e ripeteva quelle cose
che lui le aveva detto al telefono......che doveva trovare un'armonia , un'unità
per raccogliere i fili intrigati e sparsi di quella sua esuberanza, desiderio di
amare che lui aveva ammirato fin dall'inizio della loro corrispondenza.
Tutto questo non per una questione di esclusione, di dover per forza
"costringersi" ad un unico legame, spesso soffocante e sempre destinato
all'esaurimento. Era tanto positivo da parte sua espandere ed allargare i suoi
orizzonti verso chi poteva trarre dalla sua presenza consolazione, coraggio,
sostegno, voglia di vivere, entusiasmo, gioia.........proprio come era accaduto
con lui e con Rich.
A Rich, in particolare, tanta attenzione, presenza, preoccupazione, avevano
riacceso un'eco ormai perduta(almeno al femminile) e dopo quell'abbandono,
quella sofferenza mai superata era stato contagiato da quella carica di affetto,
di sincera partecipazione alla sua vicenda che improvvisamente si era
riversata su di lui.
Ma lei non doveva oltrepassare quei limiti imposti dalla sua relazione
amorosa perché poteva rischiare di mandarla in crisi che nessun partner
sarebbe stato disposto a sopportare una dedizione esagerata ad un terzo.
Le diceva di trovare un equilibrio tale da poter gestire tutti i suoi rapporti con
vantaggio di tutti.......
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Elli si era ripetuta che ci avrebbe provato! Intanto stava per partire per il
Trentino con il suo ragazzo per la tanto attesa settimana bianca e questo
pensava sarebbe servito a riflettere un poco!
Lei e Rich si sarebbero sentiti un po' meno ed avrebbe avuto i suoi amici, si
sarebbe divertita, avrebbe visto paesaggi fantastici e magari anche messo la
testa a posto!
Forse una vacanza era proprio quello che ci voleva, andarsene per un po'......
La sera prima di partire Elli aveva guardato il cielo ed era intenso ed era blu e
c'erano tante stelle a brillare ciascuna con la loro storia, con i loro sogni e lei
prendendo il telefonino aveva scritto a Rich " Ho alzato gli occhi al cielo e
c'eri tu! Notte stellina".
Lui poco dopo aveva scritto "Dolce Elli, ti sento così vicina che ho quasi
paura......".
Quella parola paura Elli l'avrebbe sentita ancora sulle sue labbra un giorno di
pioggia mentre cercavano insieme di lenire il loro male.
Ora però stava a ripetersi .....hai davvero paura di me Rich?.
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Alla fine dopo tanti preparativi ce l'avevano fatta a partire. Nevicava già in
pianura e non era un buon inizio per un viaggio così lungo....una carovana di
auto stracariche sulla strada lievemente imbiancata come le montagne e le
case e gli alberi fioriti che sembrava un presepe con fiori di pesco e di
mandorli e poteva essere davvero un miracolo del bambinello.
C'era entusiasmo, l'atmosfera da film "Vacanze di Natale", la promessa di
divertirsi e non pensare a niente e riposarsi tanto.
Andando verso il nord poi il cielo si era aperto e non nevicava più ed il
paesaggio cambiava repentino davanti agli occhi.
La solitudine delle basse montagne ed il grande rumore del raccordo intorno
a Bologna che dà un'idea di grande con tutte quelle strade che vanno e si
girano intorno e sembrano rincorrersi e volersi ricongiungere mentre vanno
parallele per un istante e poi dilagano in mete diverse e si perdono.
Quel raccordo era sempre piaciuto ad Elli che le sembrava strano come la
vita che raccoglie tante persone un attimo in un solo punto e le fa incontrare,
viaggiare insieme e poi le smista per diverse mete, per diversi fini.
Ora percorrendolo pensava alla rete intricata del suo cuore, alle strade che le
si allungavano davanti troppo dritte o tortuose ed era come chi si ferma
indeciso alle deviazioni di un'autostrada per paura di sbagliare e magari tira
fuori la cartina e la consulta.........ma chi mai avrebbe potuto averla la cartina
del suo cuore!!
Lei si sentiva terribilmente triste all'inizio di quella settimana che avrebbe
dovuto essere divertimento, gioia, allegria dello stare insieme a tanti amici.
Poi le montagne si erano aperte e la pianura padana aveva allungato le sue
ampie, fertili braccia materne e li aveva avvolti con i suoi campi, i suoi fossi,
le sue aziende isolate, il suo sole ed il suo cielo che non è mai di un azzurro
intenso, ma è sempre velato di una sottile foschia.
In macchina si parlava di come fosse triste quella pianura troppo vasta, senza
limite e dava una vaga idea d'infinito, d'inconcluso che metteva un ansia
terribile a chi era abituato ai suoi monti, alle sue colline che abbracciavano e
stringevano che erano quasi una protezione.
Gli occhi si perdevano tra la terra scura ed il cielo senza fine che le Alpi
sembravano davvero troppo lontane e sembrava una di quelle infinite lande
americane con lunghissimi cieli sopra e la terra nuda che si svolge in un'unica
eterna massa e tutta quella strada che va......come dice Kerouac in "On the
Road".
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Poi l'autostrada ferrosa del Brennero che con quel guardrail sembra un'antica
ferrovia del far West.
Quella mattina ad Elli era arrivato un messaggio sul telefonino ed era di Luca
e le diceva "Adesso sono io che ti cercherò sempre ovunque tu sarai".
Elli l'aveva cancellato velocemente per non farlo vedere al suo ragazzo che si
era ugualmente incuriosito perché aveva sentito il rumore che fa il cellulare
quando arriva la posta e aveva finito con l'arrabbiarsi lo stesso e di più perché
lei non aveva voluto farglielo leggere e doveva avere qualcosa da nascondere.
Ma lei non aveva niente che lui non potesse sapere solo che quel messaggio
non l'avrebbe capito- io ti cercherò ovunque- l'avrebbe preso per
l'avvertimento di un maniaco che voleva trovarla per farle chissà che cosa.
Invece era solo un modo di Luca per dire che ora che lei non era a casa
sarebbe stato lui a chiamarla e a farsi sentire di più.
Quindi che si arrabbiasse pure, tanto gli sarebbe passata presto.
Le quattro auto poi si erano fermate all'autogrill presso l'uscita per Carpi, in
terra emiliana ed Elli aveva chiamato Luca e poi Rich senza esito, dovevano
essere a Messa come tutte le domeniche!
A Rich aveva allora mandato un messaggio sul telefonino.......Sono a Carpi
stellina, siamo vicinivicini ora!!.
Il viaggio per il resto era proceduto senza particolari intoppi, anzi era stato
piuttosto piacevole.
La prima e l'ultima macchina avevano radioline portatili ed erano arrivati
continui messaggi e piacevoli scambi di battute.
L'argomento del giorno era la "coppia gay" Lucio/Andrea che erano gli unici
due ad essere partiti per la vacanza senza le loro adorate dolci metà e ci
stavano a farsi prendere in giro con delle curiose e divertenti allusioni e
facevano strani versi e parlavano da checchine sfrante per il divertimento dei
passeggeri dell'altra auto.
Poi dato che Lucio aveva parlato dell'enorme dimensione del suo posteriore
si andavano facendo congetture su cosa avrebbe voluto prenderci e gli si
indicavano pali e travi di ogni dimensione e grossi silos ed una centrale
poi.....quella doveva essere il suo luna park.
Dall'auto di Leo invece venivano le note delle canzonette del fascismo
e...faccetta nera .....e tante altre che la cassetta l'aveva trovata con
un'esclamazione di gioia all'autogrill e l'aveva comperata subito e
canticchiava felice....faccetta nera......
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Più tardi un messaggio di Rich per Elli..... "Un giorno non lontano il mio
angioletto uscirà per Carpi per dare un bacio alla sua stellina. Ti voglio bene
Elli”.
Lei si era sentita felice come se quel suo bene stesse lì a proteggerla da ogni
cosa e niente poteva farle più paura.
L'albergo non era poi così Splendor come voleva il nome, era piccolo e senza
parcheggio esterno che l'auto o la mettevi a pagamento nel garage o andavi a
lasciarla chissà dove.
C'era una hall piccola e vecchia con una signora in giacca marrone che aveva
tutta l'aria di essere la padrona e due ragazzi che facevano i giullari nel
cercare di essere carini e da dove venite e tutte le solite sciocchezze patetiche
che si dicono ai clienti senza essere interessati realmente.
La "vecchia" così avevano soprannominato la padrona dell'albergo li aveva
accompagnati alle loro stanze troppo piccole e con la moquette sporca e piena
di polvere che non c'è cosa più terribile e le copertine sintetiche con grosse
margherite rosa ed arancioni e blu....fortuna che si trattava di un tre stelle e di
uno splendor per giunta.
Andrea entrando in camera aveva trovato un letto matrimoniale anche per lui
e Lucio e mentre tutti ridevano lui andava ripetendo che era troppo e voleva
tornarsene a casa...e quella copertina a fiori poi..
La padrona aveva promesso che quei letti li avrebbe separati
l'indomani.......l'indomani! ed intanto avrebbero trascorso una bella nottata di
sesso folle almeno questo andavano dicendo i loro amici.
Quello che c'era di bello nell'albergo era la sala ristorazione tutta in legno e
con un bel focolare sempre acceso che dava una familiare idea di calore.
I tavoli con le tovaglie rosa ed i fiori colorati ed un'ampia vetrata la cui vista
dava sul bosco e sulle piste da sci bianche nella notte per la neve come le
montagne.
Il cameriere che gli era stato assegnato era un uomo sui trenta con occhialini
da intellettuale ed i pochi capelli sulla testa ricci ed arruffati.
Si muoveva veloce quasi imbarazzato tra i tavoli e sembrava non voler dare
confidenza, ma era solo timido e triste per il recente abbandono della sua lei e
camminava con tutto il suo dolore e gli occhi assenti
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Poi però i dodici amici avevano finito per conquistarselo e portava sempre
qualche portata in più e patatine.........come se nevicasse che era una battuta
di Leo ed aveva fatto ridere tutti.
L'animazione, perché c'era anche quella, era composta da un duetto da
panico......un' iglese bionda ed abbastanza cafona che macinava l'italiano con
la stessa rozzezza con cui si zappa un campo e per di più con qualche smania
lesbo.
Lui invece era un moretto bergamasco che si chiamava Marco ed aveva una
vocina sottile e gli occhi sempre ridenti, ma una pelle scura che poteva
sembrare marocchino.
Quello che i due in questione sapevano organizzare era un torneo di scala
quaranta e di calcio balilla e, in via eccezionale, una serata di balli latino
americani in un pub dove non ci si entrava neppure.
Però erano da premiare per la loro volontà e la tenacia nonostante nessuno li
prendesse in considerazione e partecipasse ai loro giochi scontati che non
c'era bisogno di animazione per organizzarli ed anzi avevano finito per
prenderli in giro anche i bambini.
In fondo però era la loro stupida presenza a divertire ed era già qualcosa.
Una serata bella alla fine ci era scappata con piano bar e karaoke ed i dodici
avevano dato il meglio di sé cantando tutti insieme "Certe notti” del Liga e
“Generale” di De Gregori e si erano divertiti molto mentre la gente rideva
che tutti insieme così riusciva proprio uno stonaticcio con i fiocchi.
Poi dal piano bar due lenti languidilanguidi con "A Wonderful World" di
Luis Armstrong e "Amore Bello" di Claudio Baglioni, di quelli che ti viene
voglia di stringerti alla persona che ami e non lasciarla andare più che sotto
quelle luci tenui ci siete solo tu e lei per il mondo. E si erano stretti anche
Lucio ed Andrea in un tenero ridicolissimo ballo guancia a guancia che tutti
ridevano e loro con quelle due facce idiote a guardarsi intorno come due
pagliacci che cercano l'applauso.
Ed era giunto sonoro ed accompagnato da forti risate e tutti gli si erano fatti
intorno e gridavano bacio ed il bacio era arrivato con una smorfia ed un
sorriso sulle loro labbra.
Tornando in camera quella sera Marco ed Elli avevano trovato la dolcezza di
un abbraccio ed il calore dei loro corpi che piano piano diventavano uno solo
e danzavano al ritmo dei loro cuori. Lei che chiudeva gli occhi ai suoi baci
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schiudendo piano le labbra e lui che pensava che era bella così abbandonata,
così sua.
Era sempre come una lotta tra loro, come uno scontro di anime forti che
vogliono sopraffarsi a vicenda e finiscono per ferirsi, per farsi male, per
dannarsi.
Lui la stringeva forte mordendole il collo avido mentre lei gli passava le mani
lungo la schiena in un lungo brivido.
Le loro mani s'intrecciavano stringendosi forte fino a fare male; poi lui le
afferrava forte i capelli nerissimi e ci si aggrappava per entrarci più forte in
quell'anima ribelle che lo fuggiva ed i cui sogni in quel periodo, lui se ne
rendeva conto, non gli appartenevano più.
Intanto però quel corpo selvaggio e pieno di passione poteva stringerlo e
afferrarne la vita e sentirlo palpitare sotto le sue mani e respirare e sospirare.
E c'era buio intorno ed Elli pensava come sarebbe stato con la sua stellina
lontana....magari dolcissimo, pieno di sguardi e di parole, delicato, leggero.
Forse sarebbero stati tanto a parlare aspettando che la notte si dileguasse e si
sarebbero raccontati dei loro sogni quelli di cui lei aveva promesso di
scrivergli e non l'aveva fatto forse perché il sogno ora era solo lui.
Quella vacanza invernale dal punto di vista scii era stata perfetta; piste di
ogni colore macinate senza tregua anche sotto all'imperversare della bufera,
qualche caduta esemplare, come naturale, ed il sole degli chalet all'aperto con
polenta al daino, torta ai frutti di bosco e giri impressionanti di grappe e vov.
La neve che brilla al sole come una lastra di diamante sotto il cielo azzurro
intenso mentre il freddo gela le estremità e l'aria sul viso mentre scendi che ti
senti vivo e libero e puoi andare ed andare in mezzo a tutto quel silenzio.
Poi una sera con la neve, con i fiocchi che ci vedi anche i cristalli come nei
cartoni animati con Babbo Natale, una di quelle che il silenzio è profondo che
hai quasi paura d'infrangerlo Elli, Marco ed altri amici se ne erano rimasti nel
rifugio a bere grappa fino a chiusura impianti.
E non c'era nessuno sulle piste tranne loro al caldo del fuoco dello chalet;
c'era un dolce tepore nell'ambiente e risate come ovattate mentre fuori calava
la sera ed i gatti delle nevi iniziavano ad accendere i loro occhi per andare a
battere le piste anche con quel tempo.
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Ed erano le sei ed i loro scii appoggiati fuori sul parapetto erano gravati dalla
neve che quasi non se ne vedevano più i colori; gli impianti e le ovovie fermi
davano uno strano senso di stasi, come se la montagna si fosse addormentata
di colpo.
Il riflesso della neve fuori che di sera ha un colore quasi fluorescente e la luce
del fuoco sui loro volti illuminati a tratti ed a tratti in ombra con i brividi
della stanchezza di una giornata di attività no stop. I capelli appiccicati al
volto rosso per il sole del mattino ed i piedi appesantiti dagli scarponi, ma il
cuore leggero, la mente senza pensieri, gli occhi ridenti.....
Si erano alzati dai tavoli della baita con un forte rumore di sedie di legno e
guanti, cappello, maschera....giacca a vento, si va.......
Fuori nevicava in silenzio finita la bufera ed erano fiocchi enormi che sulla
mano ci mettevano un po' a diventare acqua ed erano morbidi come il tappeto
che avevano formato in terra.
Gli alberi se ne stavano immobili, appesantiti ed ogni tanto lasciavano cadere
grossi mucchi di neve che non riuscivano più a trattenere e poi i loro rami si
risollevavano come liberati. Le giacche a vento si coprivano velocemente di
bianco e tutti sembravano buffi pupazzi di neve che così vestiti e pieni di
neve chiunque avrebbe stentato a riconoscerli.
Poi erano volate grosse palle di neve e grida generali di chi fugge ed è felice
e viene preso in faccia e ricambia affondando le mani in quel mare bianco.
Francesco, uno di loro, aveva allargato le braccia e se ne era stato così per un
po' a contemplare l'immenso come un Cristo delle nevi.
Si perché la sera tra i monti con quello spettacolo della neve silenziosa che si
adagia in terra mentre intorno è solo pace ti fa sentire un tuttuno con la
natura e puoi solo essere felice. E Francesco si era lasciato cadere in avanti in
un tuffo morbido ed avvolgente e ci era rimasto per tanto tempo così in terra
a mangiare la neve e quando si era alzato era neve anche lui.
Poi il rumore degli attacchi che scattano sotto il peso degli scarponi uno dopo
l'altro e le racchette ben impugnate mentre muovi le ginocchia provando la
tua stabilità, la tua sicurezza......e respiri forte per fartelo restare dentro
quell'odore di bosco.
Avevano fatto una lunga fila e se ne scendevano piano uno dietro l'altro per
le piste addormentate e solitarie dove il giorno c'era un continuo vociare e
tanti volti, tante anime, tante storie.
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Sembravano un lungo serpente che scivola per il pendio calmo, assonnato,
placato.
E c'era la sera che calava nella notte ed il paese che si accendeva sotto di loro
come per le tante luci formicolanti di un albero di natale; c'era la pace del
suono dolce che fanno i fiocchi quando ti si attaccano addosso e lo
scricchiolio della neve morbida e fresca dove gli scii affondavano e l'aria
fredda della notte sul viso.
C'erano tutti i loro volti che pensavano chissà a che cosa o forse non
pensavano a niente e si sentivano neve e vento e aghi profumati di pino e
luci accese nella notte e cielo e terra e forse si sentivano anche Dio che la
montagna era la loro qulla sera e potevano ridere ed urlare e magari anche
librarsi in aria che in fondo a scendere così nel vento sembrava proprio di
volare.
Poi qualcuno aveva gridato iuuuuuuuuu! E l'avevano gridato tutti a
ripetizione e lo gridava anche la montagna che rimandava i loro suoni
selvaggi, il loro dolore, la loro incontenibile gioia.....ed erano neve, erano
vento, erano dio.
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Tornata dalla settimana bianca Elli aveva trovato sul suo letto moltissimi
pacchi di Luca e la sua sorellina che la tirava da ogni parte che c'erano tante
cose per lei e voleva vederle perché erano da tanto sul suo letto, ma non
aveva potuto aprirli perché lei non c'era e non si può curiosare tra le cose
degli altri.
Era emozionata come la mattina di Natale che aspetta con ansia che tutti si
sveglino per andare a vedere i doni e se è stata buona e Babbo Natale l'ha
premiata.
Il letto era davvero pieno di cose e buste e Luca glielo aveva detto che le
aveva spedito tanti pensieri ogni giorno.
Sua sorella continuava a girarle intorno minacciandola di aprirli lei se non si
muoveva ed Elli aveva iniziato a scartare senza neanche togliere il cappotto.
C'erano libri che desiderava leggere e non trovava in libreria, c'erano biglietti
di ogni genere con belle frasi, cartoline, pensierini dal Madagascar.
C'era un libro curato dallo stesso Luca con una dedica importante dove lui le
diceva che era un angelo apparso come messaggero di nuovi cieli.....
Poi c'era una piccola busta gialla imbottita che si perdeva quasi tra la carta
degli altri grossi pacchi.
Elli l'aveva presa tra le mani cercando d'indovinarla, ma non avrebbe mai
pensato ad una fotografia.
C'erano due sguardi intrecciati, uno ridente ed acceso, ma timido; l'altro
spento, ma affettuoso ed anche un po' furbo.
Erano abbracciati.....anzi.. uno teneva le sue grandi mani intorno alle spalle
dell'altro per avvolgerlo per fargli sentire la sua presenza mentre gli
sorrideva facendolo ridere. Uno aveva un viso grande con guance morbide e
folte sopracciglia; i capelli cortissimi quasi a spazzola ed un atteggiamento
malandrino...
L'altro aveva una camicia di flanella a grossi quadri sulla tonalità del blu ed
il viso dolcemente triste, magro, affilato dove s'indovinava lo scorrere delle
vene ed i capelli un po' arruffati.
Teneva le labbra socchiuse quasi in un piccolo morso ed Elli aveva creduto
fosse per trattenere il riso o l'imbarazzo.......si perché un fotografo deve
provarlo per forza un po' d'imbarazzo a stare dall'altra parte, davanti ad un
obiettivo e quelli erano Robbi e Rich.
Sei tu Rich......allora sei tu Rich! Pensava Elli continuando a guardare la foto.
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Si perché quel viso non le era nuovo e lei l'aveva incrociato in quella sua
giornata di dicembre in Emilia nella sala conferenze e se lo ricordava nitido e
cosa buffa anche quel giorno lui indossava una camicia a quadri.
Ricordava quel suo sguardo assente tra la gente ed i suoi occhi verdechiaro
rapidi nelle mosse e sorridenti di un riso malinconico, quasi nostalgico.
Ed Elli pensava fosse davvero bello con quel suo viso di bambino tenero e se
l'avesse saputo la sua amica Simi che era con lei in Emilia se lo sarebbe
ricordato anche lei, ne era certa, ma ora era troppo tardi per telefonarle..... a
lui invece un messaggio aveva voluto mandarglielo : "Una camicia a quadri
come quel giorno...ti avevo visto stellina.....".
Poi più tardi era andata anche a telefonargli......da una cabina che tanto
doveva andare a prendere sua sorella che era in casa di amici ed era
mezzanotte passata ed il centro era vuoto che faceva quasi paura illuminato
solo della luce della cabina telefonica che mentre sei dentro ti scopre ancora
di più agli occhi dei passanti per via di tutto quel buio intorno.
Le case raggomitolate l'una sull'altra o avviluppate dalle reti e dalle
impalcature con un'idea di abbandonato, di antico.
Nessuno in giro, solo qualche rara macchina a percorrere la rotatoria intorno
alle aiuole con grosse palme che sembrava una città di mare ed i fari accesi
un attimo nella notte che travolgevano le case e per un istante le ridonavano il
loro colore, la loro antica luce, il loro passato di palazzi pieni di vita e di
storie.....poi di nuovo fantasmi e ricordi e sogni.
I tacchi di Elli sull'asfalto rimbombavano con un tonfo sordo tra il frusciare
del piumino e l'affanno della corsa come se l'andare veloce la mettesse in
salvo da eventuali pericoli, da innumerevoli mali.
Poi mentre componeva il numero sulla tastiera a toni si era chiesta se
davvero era la cosa giusta e se desiderava farlo o era un gioco come un altro
per elemosinare un po' d'amore soprattutto quel po' di amore che le si
presentava in modo così gratuito....così dolce!.
E continuava a chiederselo, ma le sue mani scrivevano sulla tastiera e
componevano stralci di vita, creavano contatti, lenivano dolori, facevano
nascere speranze.
Poi lui e la sua voce e…… quando sei tornata Elli, fatto buon viaggio, come
ci avete impiegato tanto, ma ora sei a casa e mi sei mancata tanto davvero.
E lei a dirgli della foto e che quel giorno di dicembre l'aveva notato e che era
bello e chissà che strage di cuori faceva dalle sue parti e non c'era motivo di
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lagnarsi per l'inesorabile scorrere del tempo che, diceva lui, non aveva avuto
pietà del suo aspetto.
Lui le faceva eco che era miope e che doveva aver bisogno di occhiali spessi
un dito per dire tutte quelle assurdità. Ma lei di occhiali non ne aveva bisogno
affatto.
Poi lui dopo un silenzio prolungato, cercando di nascondere l'imbarazzo le
aveva chiesto : "Tu sei bella Elli?".
Lei aveva risposto bella domanda e.....non lo sapeva, questo avrebbe dovuto
dirglielo lui vedendola che la bellezza e una cosa soggettiva, si sa.
Gli aveva parlato dei suoi occhi scurissimi e dei suoi capelli neri, dei suoi
tratti orientali e di come i giapponesi le sorridessero credendola una di loro.
Lui aveva riso di là e devi essere bella allora, ma in realtà non lo pensava e la
immaginava un cessetto(come gli avrebbe detto poi) forse perché voleva
fosse così, forse perché aveva paura di perdersi troppo per lei e non salvarsi
più.
Tra le cose che Luca le aveva mandato c'era anche un dono di Rich ed era un
libro di un certo Jean Vanier che s'intitolava "Ogni uomo è una storia sacra".
E c'era dentro un biglietto: AMARE NON E' FARE QUALCOSA PER
QUALCUNO , MA RIVELARGLI CIO' CHE DI BELLO C'E' IN LUI, IL
SUO CENTRO LUMINOSO. (Jean Vanier).
Cara Elli,
questa parte scritta sul volantino che danno in chiesa la domenica mi ha
colpito così tanto che ho comprato questo libro.
Mi ha affascinato. Ci ho trovato tepore, speranza, incoraggiamento......
Leggendolo sottolineavo ciò che mi piaceva, che attirava la mia attenzione.
Ho deciso di sottolineare anche il tuo esattamente come il mio.
Dice nella prefazione : "Preferisco scrivere più semplicemente ciò che la vita
mi ha insegnato e quello in cui credo per essere di aiuto a quanti cercano,
soffrono e amano."
Sono tanto contento di regalartelo Elli e sono tanto contento di averti
conosciuta.
Con affetto. Rich.
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Elli aveva preso in mano il libro con in copertina l'Angelus di Millet e la sua
dorata spiritualità e lui e lei, due contadini con il volto chino in penombra nel
silenzio della loro preghiera; ed intorno la campagna avvolta dalla luminosa
foschia del mezzogiorno sulla vasta landa pianeggiante.
Ed era come se l'ombra fosse calata su di loro, sui loro corpi annientandoli
escludendoli per permettere loro di guardarsi dentro, di sentire la voce di Dio.
Elli si era seduta sul divano con quel libro in mano con l'idea di iniziarlo a
leggere quella sera stessa anche se era stanca, anche se si sentiva confusa; e
capiva che doveva essere un dono importante, il dono di un po' della vita di
Rich...magari sofferto, ma....sincero.
Poi aveva preso ad andare dietro alle sottolineature di lui e ad accarezzare i
suoi pensieri, lasciarsi trasportare dal suo vissuto, da ciò che lui sperava e
sognava e pensava che in fondo questo era stato un modo semplice per dirle
Elli guarda che io sono così e chissà se mi vorrai ancora bene ed io non ce
l'avrei mai fatta a dirtele a voce quelle cose, almeno non per telefono.
Parlava di comunione, dei rapporti difficili tra gli uomini, difficili perché
l'essere umano tende a chiudersi a non lasciarsi scoprire ed ha paura di
lasciarsi amare o è impregnato di giudizio che crea muri insormontabili e
chiude le porte alla comunicazione.
Poi aveva sottolineato questa frase: "Mi rendo conto che se continuo a
parlare con quella donna rischio di oltrepassare il punto di non- ritorno nella
relazione...".
Elli si era soffermata su questo breve pensiero che forse riguardava lei e
quello che lui sentiva per lei che era qualcosa di grande...e di cui lui magari
aveva paura...paura perché affrontare una storia è sempre un rischio e lui
aveva una storia dolorosa alle spalle che lo aveva fatto stare male e non
voleva rischiare di nuovo.
Ed aveva sottolineato anche la sua paura, la sua angoscia, la sua delusione,
ma anche il suo desiderio di cambiare, di diventare una persona nuova.
Il libro continuava ".....Viene un momento in cui la persona avverte una sorte
di richiamo a mettere radici per portare frutto, per dare la vita; è stanco di
incertezze, di instabiltà, di ricerca e di movimento; aspira a fermarsi. Vuole
finalmente impegnarsi con una persona che sarà il suo compagno o la sua
compagna di strada per il resto della vita. Si rende conto che non si tratta di
vivere con una persona perfetta, meravigliosa, ma di accettare la propria
realtà e quella dell'altro.
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Abbandona il cielo dell'ideale e dei sogni per ritornare pian piano sulla terra.
Comincia allora a diventare realista, scoprendo progressivamente le morti che
è chiamato ad accettare per rimanere fedele riconoscendo le proprie difficoltà
relazionali e le sofferenze umane. Ma attraverso la comunione scopre una
nuova libertà e la gioia di dare la vita”.
Elli in questo ci aveva visto il suo desiderio di rifarsi una vita dopo tutto
quello che aveva sofferto ed avere qualcuno da amare e da cui essere amato.
"Il cammino verso la guarigione interiore e la pace" diceva ancora il libro "
consiste nel conoscere se stessi e nel penetrare progressivamente nelle
proprie tenebre senza lasciarsi sommergere; consiste nell'imparare a vivere
le proprie angosce senza cadere nella depressione e nell'odio di sé......"
Ecco il bisogno di guardarsi dentro di cui le aveva parlato anche lei dopo
avergli sentito dire che era insensibile al proprio dolore.
"Dietro alle macerie della propria storia, della propria incapacità ad affrontare
le situazioni, la vita è ancora pronta a sbocciare". Questo pensiero ad Elli era
sembrato bello, una sorta di desiderio nascente di rischiare per riuscire ad
essere felice...finalmente.
Poi si parlava di morte, della morte quella fisica, ma anche e soprattutto di
quelle continue morti dell'anima che ci portiamo dietro nella nostra vita...cose
non chiarite, odi, scontri, non accettazione dell'altro e di sé, stanchezza,
scontento.
Elli allora si era ricordata di quel giorno in cui gli aveva chiesto se avesse
paura di morire mai! Lui ci aveva pensato su poi con tranquillità come fosse
una delle domande più semplici aveva detto no.
Lei invece aveva il terrore della morte per via di quel suo non accettare di
non dover esser più o di diventare qualcosa che ora non poteva capire .
Ci pensava spesso a come sarebbe stata soprattutto durante i silenziosi viaggi
in auto mentre il sole scompare ed appare il primo brulicare di fari
timidamente accesi nella sera e tutto ha una vaga idea di lento, di antico, di
morte.
Le ruote veloci sull'asfalto ancora caldo palpitante vita ed i pensieri persi nel
rosso cielo che si dibatte in tante forme sempre nuove prima di precipitare
inevitabilmente nel buio.
L'idea di non vedere più il cielo, di non sentire più l'odore di tutta quella terra
scura e viva, aperta nella sua fertilità, di non toccare più le labbra chiare della
persona che ami con le tue, di non ascoltare più il grido del vento tra gli
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alberi ed il pianto dei bambini ed il vocio di tante storie che attraversano la
vita e credono, sperano, sognano, amano.
L'idea di essere solo vento e polvere quando hai sofferto per essere qualcuno
ed hai fatto cose e credevi fosse lì la felicità, la vita.
E sei andato nel mondo con la rabbia di chi sa la finale sconfitta ma lotta lo
stesso perché quel suo io breve, istantaneo, brilli almeno per un po', almeno
per qualcuno.
Ed hai fatto un viaggio lungo pur sapendo che sarebbe finito perché tutto ha
una fine....ma tu vai, vai, vai, con l'ansia che ti palpita nel cuore e cerchi e
non sai cosa, ma forse davvero come diceva Kerouac aspetti solo che Dio ti
mostri il suo volto.
Ed Elli amava tanto la vita forse proprio per quella sua paura di morire che la
spingeva ad assaporare tutto fino in fondo e non far sfuggire nulla perché
niente torna e quello che si è lasciato andare è perduto.
Ed un giorno ne aveva parlato anche a Luca di questo suo tormento in una
lettera che lui aveva trovato conturbante, bellissima.
Lui le aveva mandato due frasi molto intense. Una di Tolstoi diceva:
"Bisogna pensare spesso alla morte, affinché essa perda per noi il suo terrore,
perché essa cessi di essere la nemica e diventi invece l'amica che libera da
questa vita di miserie l'animo gravato di travagli per condurla in un luogo di
pace."
Ed era anche un po' quello che andavano dicendole i suoi che la morte in
realtà è la vita e la vita eterna.
E loro ci credevano così ciecamente in questo aldilà che lo rendevano ancora
più assurdo ai suoi occhi che in fondo non l'avevano mica visto mai quel
padreterno che avevano sempre sulla bocca come fosse uno scudo, un
baluardo e libera nos a malo!
Lei non lo sapeva se ci credeva o no; c'erano tutti quei bei discorsi che le
avevano fatto fin da piccola e le suorine del catechismo a dirle che Cristo è
risorto per te e tutte le S. messe in chiesa con tanto di chierichetti in tonaca
bianca ed incensi e fiori e tutta quell'atmosfera mistica che ti porta almeno a
sperare che qualcosa ci sia davvero senno tuta quella gente in preghiera sono
tutti dei pagliacci; poi c'era la sua vita ed il suo dolore e tutto il male intorno
che Dio per quanto ti ci sforzi non riesci proprio a vedercelo ed in fondo
dov'era quel Dio che lei gli gridava sempre il suo dolore ma lui forse era
sordo che lei non l'aveva mai visto?
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Sua madre le aveva detto che Dio lo doveva vedere nella sua vita, negli
avvenimenti, nella sua storia e lei aspettava da tempo oramai, ma forse era lei
che non sapeva riconoscerlo!!
Rich aveva ammesso che non aveva paura di morire con una velocità
sorprendente e quasi da turbamento......ma lui era così, .semplice, essenziale,
spontaneo, quasi un bimbo certe volte e lei lo amava proprio per questo, per
questo suo ringraziare la vita ogni istante come se ogni volta si trattasse di
un dono bellissimo.
Ed andava nella vita con questa sua primitiva essenza, fatto quasi terra e cielo
e sole: limpido, etereo, aperto.
Poi Elli si era addormentata nella penombra della sua sala, con il libro ancora
aperto sulla vita di Rich che ora credeva gli appartenesse di più!
Ora che sapeva almeno i suoi pensieri, le sue paure, i suoi desideri, la sua
voglia di ricominciare e non soffrire più.
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5/03/01
14:14
Elli.......
Vediamo Elli se mi riesce di parlarti di me .....
Io Elli riesco a capire il tuo ragazzo e la sua gelosia perché io voglio(vorrei
dirti volevo, ma credo sia più corretto il presente....)le persone tutte per me, è
una cosa terribile Elli, lo so......
Forse adesso un pochino sono cambiato, so che ci sono persone che hanno
tanto amore da dare che una persona non può racchiuderlo tutto e lo debbono
distribuire anche ad altri perché amano la vita intera, tutto......quindi se tu
conoscessi Elena, la bimba di Stefano gliene vorresti tantissimo e anche a
Stefano e Maria ( amici miei e di Luca)...e volendo bene a me, a Stefano, a
Maria e ad Elena, ne vuoi di più e meglio anche al tuo ragazzo.........tu parli di
amore semplice e limpido, trasparente che è una delle cose più belle che
esistano...
Questa Elli è la bella teoria che volevo dirti....la pratica è che io sono
certamente innamorato di te, di sicuro......della parte di te che conosco e che
trovo stupenda!!
Ma mi prometto Elli di essere trasparente con te( e con me) e di restare la tua
stellina.....nel tuo cuore, come tu lo sei nel mio.....
Però un bacetto cavolo questo non vedo l'ora di dartelo!! Mi sono spiegato
Elli?
Ti voglio bene Elli....
Sai che vorrei chiederti una tua foto?.....
Nel messaggio c'erano tutti quegli Elli, Elli, Elli, quasi volesse attirare la sua
attenzione o magari aggrapparsi disperatamente all'idea di lei ed assaporarla
sulle note di quel nome.
C'era ansia, paura di dire, tristezza di non poter dire tuttotutto quello che
avrebbe dovuto.
Ma soprattutto c'era una confessione, la confessione di un amore che doveva
essere soffocato sul nascere prima di farlo diventare troppo grande ......ma
prima doveva dirglielo cosa provava per lei.
Poi in un altro messaggio e le aveva scritto che le voleva bene ed avrebbe
voluto dirglielo a parole, ma non ci riusciva bene....colpa dell'emozione!
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E le aveva detto che non aveva paura di lei anche se quel giorno le aveva
scritto che la sentiva così vicina che aveva quasi paura.
Era che forse non aveva paura di lei, ma di se stesso e di innamorarsi ancora
ed ancora in modo impossibile, in modo sbagliato visto che lei non sarebbe
stata mai sua; c’era Marco in mezzo, e lui aveva preso ad ingelosirsi....glielo
aveva detto Elli al telefono.
Rich poi le aveva detto che gli aveva fatto conoscere un'intensità che non
sarebbe riuscito a trasmettere nella sua mail e neppure in una lettera e forse
neppure a parole.
Lui la sentiva e basta! E poi la sera prima l'aveva anticipato con una
telefonata fantastica......e....avresti dovuto vedermi! E voleva chiamarla lui.
Poi le aveva chiesto se poteva telefonarle quella sera prima di addormentarsi
che andava a cena in una bettola a mangiare il pesce.
E l'aveva chiamata angioletto e.......mi anticipi sempre e questo è un segno
bellissimo!!
Elli ci aveva pensato un po' su e magari era anche lei innamorata di lui di
sicuro della parte di lui che conosceva e trovava stupenda.
Ora iniziava a chiedersi dove li avrebbe portati questa storia perché prima
c'erano solo allusioni e frasi che potevano essere interpretate in vari modi ora
invece c'era chiarezza, la voglia nascente e forte di vedersi per stare insieme.
Luca continuava a dirle che non poteva essere amore perché cosa sapevano
l'uno dell'altra se non che avevano di che farsi coccolare un po' e di che ridere
e piangere insieme .
Lei lo sapeva che aveva ragione, ma voleva tanto che lui l'amasse anche se
sentiva che avrebbe sofferto per questo e tanto.
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Un giorno Rich aveva smesso di scrivere ad Elli.
Lei aveva provato ad aspettare un suo segnale visto che non rispondeva più
nemmeno ai suoi messaggi. Poi si era chiesta che fine avesse mai fatto e
perché non volesse più scriverle nulla o parlarle. Le giornate le sembravano
vuote senza le sue storie ed i suoi discorsi e le cose dolci che era solito
dirle....
Lo confidava alla sua amica Simi nella cucina di lei bianca molto americana
con alti sgabelli sul bancone come nelle birrerie ed i grossi fornelli da
ristorante che doveva essere forte cucinarci.
Gli occhi grandi e azzurri di lei la guardavano fissa mentre lucidi le
tremulavano sotto le palpebre pieni di infinita dolcezza.
Tante volte Elli avrebbe voluto avere quegli occhi per guardare il mondo e la
gente, occhi che si commuovevano alle parole e gioivano e piangevano e
parlavano come pochi sanno fare.
Simi ascoltava ed ascoltava che è una dote rara oggi ed Elli le raccontava
cose che erano sempre le stesse, ma lei era attenta come se le avesse sentite
per la prima volta.
Che Rich era dolcissimo e che c'era il suo fidanzato........e che cosa devo fare
Si.......aiutami!!
Ma lei non poteva aiutarla, nessuno può aiutare in queste situazioni, è il cuore
che devi ascoltare .
Lei pensava la cosa migliore fosse aspettare di tornare in Emilia che poi
sarebbe stato tra poco tempo ed allora lo avrebbe visto, lui l'avrebbe vista
avrebbero parlato per conoscersi meglio e......poi…..
Tante volte Elli si chiedeva se era giusto chiamarlo quando sarebbe andata là
dove lui viveva o se era meglio lasciare andare tutto e farla finita con tutte
quelle lettere che in fondo era un'assurdità ed era vero quello che le diceva
sua sorella e cioè che era stupida come quella sua amica che chattava in
internet e conosceva ragazzi e ci parlava e nascevano storie strane.
In fondo queste cose erano sempre sembrate assurde anche a lei che quasi si
vergognava di volere bene al suo Rich.
Si cullava sull'idea che vedendola lui non l'avrebbe trovata carina e non ci
sarebbe stato niente e sarebbero invece diventati grandi amici e sarebbe stato
meglio così e forse era meglio mandargliela quella foto che lui aveva chiesto
così l'avrebbe visto subito com'era e santi benedetti.
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Però un po' aveva il timore di farsi vedere, di avere un volto invece che solo
un'anima, di essere osservata, suscitare commenti ed immaginarlo mentre
diceva che non se l'aspettava così........perché in fondo al suo cuore,
qualunque cosa potesse dire, ci sperava di piacergli e di poter essere bella ai
suoi occhi.
Ma forse era meglio non piacergli e....Dio come era confusa .
Ora si chiedeva anche cosa mai gli avesse fatto e perché non la cercava più e
gli mancava.
Si chiedeva se era giusto chiamarlo al telefono e mentre se lo chiedeva già
stava componendo il suo numero e lo faceva con il cuore in fermento e la
mano che tremava.
"Rich!" gli aveva detto sentendo la sua voce timida.
"Quanto tempo Elli!!". Sembrava sorpreso.
"Come stai?" gli aveva chiesto.
Lui aveva preso la parola: "Elli hai iniziato una dieta?".
"No perché?".
"Dimmi la verità hai iniziato una dieta e me l'hai scritto sul telefonino".
"Di cosa stai parlando Rich? Non ti ho mandato nessun messaggio".
"C'era scritto Elisa sul messaggio!".
"Non conosci nessun'altra Elisa? e c'è scritto sul telefono il nome del mittente
Rich perché non l'hai guardato?".
"Davvero non sei stata tu Elli?". Aveva la voce felice e commossa. Piangeva
quasi o forse lo stava facendo in silenzio.
Elli non riusciva a capire i suoi discorsi e perché mai stava così a ripeterle
grazie e grazie continuamente e perché poi le avesse fatto quelle domande.
Poi lui le aveva spiegato di quel messaggio che diceva "Ho iniziato una dieta
ferrea, non tentarmi più, davvero, grazie”.
Lui aveva creduto gliel'avesse mandato lei perché non aveva più intenzione
di sentirlo e gli era dispiaciuto e avrebbe aspettato senza chiamarla che si
facesse viva e gli spiegasse, ma non era stata lei a dirgli quella cosa orribile
ed il resto non contava più.
Il gorno dopo in una mail le aveva spiegato il suo stato d'animo per quelle
parole, per un errore.......
Questo banalissimo messaggetto Elli mi aveva fatto crollare tutto.
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Non hai idea della capacità di rielaborare in negativo di questa mia testa e
neppure di quanto sia orgoglioso.........io Elli pensavo di non chiamarti, di
non scriverti, di aspettare e basta.......sono stato male da matti.
Non ti merito angioletto mio.....
poi mi sono guardato il cuore e sembrava una di quelle bottigliette di vetro
che contengono quelle navi che non sai come hanno fatto ad entrarci ma di
sicuro sai che non ne possono uscire.......una giornata del cavolo Elli, ma
come faccio a spiegarmi che mi sentivo orfano del mio angioletto, chi può
capirmi?.....solo Luca.....
e poi, poi trovo Luca che mi dice che gli è arrivata la lettera più bella che gli
sia mai arrivata......e me ne legge un pezzo dove si parla di me e .......dio che
magone!!
Ti avrei abbracciata Elli, un abbraccio lungo lungo senno mi vedevi
immagonato.......con i lacrimoni......
Poi Luca mi ha detto "Chiunque vorrebbe essere amato così da una ragazza
così!". Ed è proprio vero Elli!
E le aveva detto ancora che le voleva bene sempre di più e che sorridesse
come stava facendo lui che ora era davvero felice!
Una notte poi, una di quelle tranquille in cui ti senti in pace e c'è un silenzio
che ti rilassa e ti fa star bene Elli sedeva sulla poltrona con la sua sorellina in
braccio che si era svegliata e non voleva saperne di tornarsene da sola nel suo
letto e se ne stava lì a consumarle le orecchie e a tormentargliele con le
piccole dita grassocce, il telefonino aveva mandato un segnale.
Era un messaggio, solo tre parole, ma grandi, forse troppo e forse a pensarci
bene anche un po' precoci, premature.
Elli ti amo!
Elli si era sentita morire ed aveva detto "No Rich! Non dire così che non può
essere vero. Tu non mi ami......sei solo confuso ed io poi che non posso
amarti....tu mi vuoi solo bene e ti stai ingannando.....scambi per amore quello
che non lo è, quello che non può esserlo."
Diceva questo con voce flebile mentre stringeva forte al petto sua sorella che
si era addormentata ed aveva il volto paffuto rilassato dalla mano leggera del
sonno.
Teneva il braccino sinistro sceso, penzolante rilassato come il Cristo morto e
sembravano quasi una pietà, una di quelle con la Madonna che ha il dolce
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volto scosso di dolore e accettazione stupita che lo sapeva che il Figlio non
era per lei, ma per il mondo, perché lo salvasse, ma lei era anche una donna,
una madre.
Elli la guardava dormire così...tranquilla e pacata, come appagata e lei non lo
sapeva ancora cos'era l'amore e quanto può far ridere e piangere insieme,
quanto può essere doloroso e confuso o sbagliato o magari ingannevole......
Lei dormiva con il respiro cadenzato ed esile ed il mondo era suo tutto da
scoprire, tutto da amare.
Quella notte era stata senza sonno per Elisa, piena di pensieri e di lacrime
perché gli amori quelli impossibili li aveva sempre odiati; troppo profondi,
intensi, con una tragicità teatrale che fa stare male.
Le sembrava di essere in uno di quei film in cui i personaggi sono in
situazioni così incasinate che ti viene da metterti le mani tra i capelli anche a
te che lo guardi solo e ti dici che quelle cose lì non esistono e succedono solo
sullo schermo.
Non sapeva se essere triste o gioire; certo le faceva piacere essere amata a
quel modo, ma aveva paura che questa storia li avrebbe portati a farsi del
male e a rovinare tutto, anche quell'amicizia così tenera che li aveva legati
fino ad allora.
Ma quella notte in cui stavano succedendo cose grandi lei non poteva dormire
e non voleva, se l'assaporava tutta quella strana dolce storia ed aveva l'odore
molle degli aghi di pino gravati di pioggia ed il sapore amaro di un'estate
calda, esplosiva, troppo breve.
Il giorno dopo Elli l'aveva chiamato e....il silenzio tra loro, poi un ciao e
come stai e....Rich quella parola è stata troppo grossa Rich. Tu non puoi
amarmi, non mi conosci nemmeno e l'amore invece è una cosa tanto grande.
Lui le aveva detto che lo sapeva, ma quello che le aveva detto lo sentiva
davvero e non gli importava, lo sentiva e basta!!
Poi si erano promessi di non dirselo più e quella cosa tanto grande tenersela
nel loro cuore come un segreto solo per loro.
E lui le aveva detto “Elli devi concedermelo un'ultima volta perché te l'ho
scritto in una lettera e deve arrivarti e.....”
La lettera del 19/03/99 diceva:
Elli, mi hai chiamato stamattina.
Qui piove e da te c'è il sole. Io sono triste Elli e tu sei contentissima.
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Sta arrivando il tuo ragazzo ed andrai a fare acquisti.....ieri sera hai trascorso
una bella serata nella baita in montagna..........com'è bello sentirti felice Elli.
Ed è bello che mi chiami quando sei felice felice che in genere è più facile
dimenticare gli altri........
Io ti dico due o tre ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene anche se so
che sarò imbarazzato a parlare , però te lo devo dire subito Elli, perché mi
scrivi e mi dici cose bellissime e queste cose, questi pensieri mi abbracciano
più di un abbraccio.......e me li porto dietro con me sempre e mi sembra di
sentire te che mi dici- non temere Richi, ci sono io qui con te.......
Quanto mi sento amato Elli!!!
Posso dirti una cosa buffa? Sai che ieri parlando con Luca gli dicevo che
sono in un periodo di commozione facile, di pianto facile. Gli dicevo che non
mi era mai successo.......forse sono un po' esaurito.
Allora vieni a trovarci!! Però l'incontro dobbiamo un attimino prepararlo
senno faccio la figura di "Carramba che sorpresa!".
Ti amo Elli.
Rich.
Questa lettera Elli era andata a leggersela nella campagna inondata di sole.
L'aveva tirata fuori dalla cassetta della posta tra tante altre lettere ed opuscoli
pubblicitari, se l'era messa nella tasca della tuta da ginnastica ed aveva
iniziato a correre. Sapeva che quella sarebbe stata una lettera forte ed aveva
voluto andarsela a leggere laddove nessuno avrebbe potuto vedere le
espressioni del suo volto e magari le sue lacrime!!
E c'era un sole davvero forte e caldo in quel giorno di quasi primavera mentre
i suoi passi calpestavano il selciato in riva al fosso.
Poi si era seduta sotto la grande quercia all'incrocio della strada di breccia per
un casolare abbandonato ed aveva preso in mano la lettera con un grande
sospiro.
Le piaceva quella grossa vecchia quercia lungo il fosso; da lì si dominava
tutta la campagna con lo starnazzare rock delle oche che talvolta sembravano
un cd pulsante di disco tutte così insieme ad urlare al cielo.
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E c'era uno stradino appena segnato e tutto ricoperto di verde erba che
scivolava serpeggiando fino a perdersi presso una casa antica un po' diroccata
con un grosso cane bianco che veniva correndo dai campi come un fantasma.
E le montagne intorno ed una con una grossa croce di ferro che dominava
tutte le altre cime. Ed il grano ancora basso e verde acerbo che poi sarebbe
diventato un mare dorato e rosso di papaveri.
Talvolta in maggio guardando quello spettacolo rossoro mosso dal vento le
era sembrato di vedere la moglie del pittore Monet venirsene giù per la
campagna con l'ombrellino aperto ed il figlioletto Jean dietro con un
mazzolino di papaveri in mano.
Elli allora toccava con le palme delle mani quelle spighe pungenti
lasciandosele scivolare tra le dita e chiudeva gli occhi con l'aria tra i capelli e
sul collo che la faceva sentire viva, poi a volte ci si gettava in mezzo a quel
fecondo mare e avrebbe voluto nascondercisi dentro in quel grembo materno
ed accogliente nutrito dalla terra.
Quel giorno di marzo la campagna era calda e pronta ad accogliere la
primavera ed Elli se ne stava lì a leggere quella letterina di cui già sapeva il
senso.
E conosceva le sue parole e la sua dolcezza, il suo sapore fresco con quel
retrogusto un po' amaro di chi deve tenerle nascoste quelle parole e magari
affogarle nel fango del fosso là dietro.
Lui si era ricordato di lei che le aveva raccontato della cena nella baita e del
focolare caldo e dei suoi amici, del vino e tutto il resto......fantastico, pieno di
risate ed allegria come una di quelle antiche cene di contadini con crescia
calda, prosciutto nostrale, pecorino ed erba amara e poi cacciagione con un
buon rosso che ci fa sempre bene per divertirsi un po' ed aiutarsi a raccontare
storie. E lei quella sera aveva bevuto un po' troppo e sentiva la testa pesante
e le parole confuse, ma anche una leggera allegria che le smorzava il
tormento mentre pensava alla sua anima lontana......ma questo a Rich non lo
aveva detto. Gli aveva detto solo cosa aveva fatto e che era stata bene e che
c'era una dolce atmosfera familiare che non avresti mai voluto andartene e gli
amici che raccontavano storie assurde e parlavano di vela e di nuoto, delle
olimpiadi e si rideva, si rideva tanto.
Poi le aveva detto che era triste, mentre lei era contentissima, però era anche
felice perché era contento di sentirla felice felice e questo perché le voleva
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bene e quando si vuole bene veramente a qualcuno si accetta pure di soffrire
se si sa che l’altro sta bene e è felice.
Lei lo sapeva però che lui doveva anche starci male a sentirla felice che
sapeva che quella felicità non le veniva da lui. Ma si sbagliava perché quando
pensava a lui le venivano gli occhi languidi e lo sguardo suo si perdeva e
l'anima scoppiettava come quel fuoco nella baita riscaldandole l'anima e
corrodendola insieme.
Ora mancava poco; sarebbe andata in Emilia con Simi per studiare e forse
l'avrebbe visto. A Simi aveva detto che forse era meglio non dirglielo di
quella loro permanenza, meglio non vederlo, meglio evitare pazzie.
Simi la guardava con i suoi occhi pacati di fatina azzurra sui capelli nerissimi
ed il viso sempre perso in un sorriso dolce ed avrebbe voluto coccolarla se
solo l'avesse lasciata fare. Perché Elli a volte era irruenta e veloce e senza
tregua e non dava tempo di parlare soprattutto a Simi che era così buona e
calma. E diceva, parlava, pensava, disdiceva, costruiva castelli in aria e si
entusiasmava alle stelle per poi ricadere in paranoia che non si poteva fare
che era una follia.
Simi talvolta ci si divertiva a vederla smaniare così ed emozionarsi poi però a
volte si tirava in disparte che non ci capiva più niente ed era fiato sprecato
stare lì a darle consigli che tanto lei diceva di si e poi finiva con il fare tutto
il contrario.
“Tu sei matta piccolì” le diceva a volte tra la disperazione e lo
scoraggiamento mentre la guardava fissa starsene immobile con gli occhi
allucinati a pensierare chissà che cosa.
Ed Elli era proprio così e la sua fantasia era capace di creare storie più
perfette della vita stessa e lei ci si perdeva in quell'idea e ci si cullava e poi la
vita finiva sempre per deluderla e quasi le sembrava fossero i suoi sogni la
vita che li viveva più della sua vita stessa.
E macchinava, progettava, si convinceva che tutto sarebbe stato perfetto e poi
perfetto nella vita non è proprio niente.........
Come quell'incontro con Rich che lo vagheggiava da tempo e se lo andava
sognando e ci costruiva sopra castelli di carta fragili ed inconsistenti.
Quando lo immaginava pensava ad una strada piena soltanto del sole di
primavera e con nessun rumore di passi tranne il suo sull'acciottolato di
fronte alla chiesa del paese emiliano.
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Lei con un vestito chiarissimo quasi etereo ed un sorriso tra il dolce ed il
sorpreso, ma trepidante, ansioso.........e vedeva lui andare così per la via tra i
suoi pensieri.......
Lui che non sapeva lei come fosse che non l'aveva mai vista e si soffermava
sui suoi occhi neri che lo fissavano e quasi arrossiva teneramente e
sorrideva........e aveva una camicia a quadri e non poteva che essere così
perché lei lo sapeva che gli piacevano tanto ed aveva anche quel giacchino
nike che gli avevano regalato gli amici per il compleanno e non gli piaceva e
lo portava lo stesso perché sapeva che ci si sarebbe abituato e sarebbe finito
per piacergli.......
Lui che continuava a camminare con quel suo passo timido e lei che lo
seguiva, i loro passi insieme sull'acciottolato scomposti, poi sempre più
vicini, quasi un suono solo e lei che gli diceva Rich!! e lo vedeva voltarsi e
rimanere incredulo dolcemente sospeso tra il pianto ed il riso.......un
istante…. gli occhi di lei in quelli di lui e nient'altro che loro intorno......solo
loro e la loro storia che scorre davanti iniziando ad assumere un volto che lei
trovava dolce e credeva anche lui.
Poi lui le tendeva le mani accogliendola tra le sue braccia lì vicino al suo
cuore e se ne stavano così tanto tanto che tutto sembrava eterno e lei sentiva i
battiti di lui ed i suoi......un solo battito, all'unisono.
Loro una sola storia, una sola vita, un solo tempo......
Poi lui le dava un bacio sulla fronte mentre la cullava in un abbraccio
scostandole i capelli dagli occhi.
E sentivano che così avrebbero potuto starci sempre.
Elli lo vedeva così quel loro incontro, delicato come l'aria di fine marzo che li
avrebbe avvolti. Mentre ci pensava però sapeva già che non sarebbe stato mai
così anche perché lui aveva finito con il saperla la data di quel suo soggiorno
in Emilia che glielo aveva chiesto in modo così insistente che Elli aveva
finito con il dirglielo.
Così lui non ci aveva visto più dalla gioia e le aveva scritto che non vedeva
l'ora di vederla e che fosse lunedì e sperava le piacesse la sua terra e la sua
casa e la sua vita anche se era un po' piatta, ma era la sua vita. Voleva che
conoscesse i suoi amici e Stefano, Maria e la bambina e soprattutto Robbi che
le sarebbe piaciuto da matti.
E soprattutto sperava si trovasse bene........
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Poi una sera tardi, una notte era andato a spedirle un biglietto perché voleva
che lei sapesse una cosa prima che lui la vedesse.
Gliel'aveva detto al telefono questo particolare di spedizione biglietto quando
lei l'aveva già letto e diceva: "..........una cosa però volevo dirtela Elli prima di
andare a nanna.......che già prima di vederti, prima di vedere la scorza...,
l'essenziale dell'Elisa secondo me è stupendo e sono tanto contento di averlo
visto!!!
Ti voglio bene!!grazie! tuo Rich”.
Su quel ti voglio bene aveva messo un asterisco e sotto aveva chiarito che
aveva scritto così perché avevano fatto un patto e lei lo sapeva bene quale era
il patto, ma lei nel suo cuore sapeva che gliel'avrebbe detto almeno un'ultima
volta che lo amava...magari questa volta sussurrandoglielo nell'orecchio.
Quel pomeriggio poi avevano parlato tanto al telefono e lui le aveva
raccontato un po' della sua vita passata, di quella dolorosa, di quella per cui
avrebbe dato qualunque cosa pur di non doverci scavare dentro di nuovo.
Lui le aveva detto che quello che provava per lei non l'aveva provato mai,
questa comunione di sensi così grande da perdere la testa e l'aveva persa
anche lui che non l'avrebbe mai detto potesse succedergli ancora ora che non
era più un ragazzino!.
Allora Elli gli aveva chiesto di lei, di sua moglie e se era bella e lui aveva
detto che si che era bella ed aveva lunghi capelli neri e poi.......mi voleva
bene e poi......poi un giorno lei se ne andò...l'aveva detto con la voce un po'
languida e triste forse amara ed anche un po' pensosa.
Continuava a dirle che quella donna gli voleva bene, ma l'aveva lasciato e
questo ad Elli non filava e gli aveva detto come si fa ad abbandonare una
stellina dolce come lui. Lui aveva risposto che era colpa anche sua e quando
una storia d'amore finisce la colpa ad avercela si è sempre in due e poi
gliel'avrebbe spiegato meglio a parole che aveva tutto il diritto di saperlo.
Ed aveva detto cosa faccio io con questa bimbetta , cosa ci faccio con una
bimbetta come te piccola Elli!!
Lei aveva sorriso ed aveva detto che non era affatto una bimbetta ed era
grande.
Si che sei grande, ma si che lo so!
Allora lei aveva fatto una domanda "e se poi quando sono lì io ti piaccio?
Allora che succede se io ti piaccio Rich?".
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"Non si dicono queste cose Elli, tu vieni e basta, non devi dirle queste cose!".
Lui aveva la voce triste e piena di sconforto. Avrebbe voluto dirle che non lo
sapeva cosa sarebbe successo e certo sarebbe stato un guaio e le aveva detto
solo non si dicono queste cose !.
Elli la sera prima di andare in Emilia con Simi aveva abbracciato il suo
ragazzo come per dirgli aiutami, dimmi che mi ami, non lasciare che mi
accada qualcosa.
Lei però lo sapeva che qualcosa sarebbe accaduto e forse quel vago
presentimento ce l'aveva anche lui e le aveva detto stai attenta perché a volte
senza pensarci si fanno cose che non vorresti e le fai e poi non puoi più
tornare indietro che non per tutto ce ne è la possibilità.
E quella sera Elli l'aveva abbracciato forte ed aveva sempre quell'odore di
fresco che si portava dietro da quando l'aveva conosciuto ed aveva la pelle
morbida bella da mordere.
Avrebbe voluto farci l'amore a lungo, ma era tardi e forse doveva essere
così......dovevano salutarsi così con tanta pena e languidezza nel cuore.
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Quella mattina di marzo alle 6:18 del mattino era ancora buio e lungo il viale
della stazione gli operatori ecologici già lavoravano a ripulire la città dalle
sue carte e le sue foglie ed il suo sporco nella loro tuta arancio con una riga
argento.
Il loro lavoro silenzioso, nascosto, essenziale; i loro volti assonnati, stanchi,
vuoti che quel lavoro ci erano stati costretti a farlo e magari i loro sogni erano
diversi e li serbavano nel loro cuore.
Talvolta Elli li vedeva appesi al camioncino dei rifiuti con il volto abbassato
quasi a voler scomparire a volersi nascondere come se stessero facendo
qualcosa d'immondo.
Eppure all'alba la città si svegliava fresca e con un buon odore e le strade
piene di voglia di ricominciare a vivere e quegli eroi allora andavano a
dormire che il loro lavoro era ultimato e si erano svegliati presto per ripulire
il mondo.
Ad Elli piaceva sentire il rumore del loro camioncino che rompeva il silenzio
del mattino presto ed il rumore del rastrello sull'asfalto con il frusciare della
foglie cadute ed ogni qual volta doveva prendere il treno al mattino presto
sperava di trovarli lì come sempre a pulire il mondo.
E la mattina presto aveva sempre un tepore tutto particolare, più tiepida
anche in inverno e con una quiete impressionante con le luci ancora accese e
alla stazione ancora i barboni sulle panchine. Una volta uno di loro si era
disteso con un sacco a pelo davanti allo sportello automatico del bancomat e
se ne stava al caldo tutto sommerso nelle coperte che non gli si vedeva
nemmeno un centimetro di pelle. Sembrava un sacco pieno e sporco, magari
da buttare e se gli spazzini l'avessero visto l'avrebbero sicuramente portato
via con loro. Era arrivata una signora che doveva ritirare i soldi e cercava di
spingersi verso lo sportello bancomat cercando di non calpestare il barbone e
per poco non si uccideva pur di non disturbare quel sonno selvaggio. Ma non
lo chiamava, non lo scuoteva si vedeva che aveva paura di svegliarlo ma quei
soldi dovevano servirle se continuava a fare vani tentativi di arrivare a
spingere pulsanti.
Poi il barbone si era svegliato ed aveva preso ad urlare che non era questo il
modo né l'ora di svegliare la gente che voleva dormire......un po' di pietà, un
po' di carità per favore. Ed urlava sempre più forte e la signora era diventata
sempre più spaventata dietro gli occhialini e la gonnellina antica pieghettata
ed aveva finito con l'andarsene e rinunciare ed avrebbe anche tirato giù
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volentieri qualche bestemmia se non fosse stata figlia di Maria, figlia di
Gesù.
Poi in quella stazione di provincia al mattino ci trovavi sempre un tipo da cim
con una bottiglia eternamente in mano, La pancia spropositata che usciva dai
pantaloni in grosse pieghe e là in quel grasso rigurgitante doveva esserci il
segno di grossi quantitativi di psicofarmaci come negli occhi sempre
spalancati, allucinati come spaventati dalla vita.
Lui non dormiva mai, biascicava parole mozzicate, sconnesse, distratte e
girovagava tutta la notte senza meta avanti e indietro e avanti indietro.
Elli si chiedeva cosa mai pensasse quella gente e se faceva così perché aveva
un grande dolore dentro che l'aveva fatta impazzire o cosa.
Lei non aveva paura a trovarsi così tra loro nella mattina ancora senza sole,
senza vento, lei che aspettava un treno che l'avrebbe portata lontano verso un
altro pezzo della sua vita che lei non sapeva che volto avrebbe avuto.
Si chiedeva perché quegli uomini rimanessero così a guardare la vita dal di
fuori e tutto quel correre come a dire che tutto il mondo è stato rapito da una
pazzia che l'ha ucciso e contagiato, ma loro no che non li ha presi. Ed
aspettano la morte tra le panchine vuote e gli sguardi schifati della gente che
passa e va con un rapido sguardo di altezzosa superiorità e disdegno che a
loro è andata bene ed i soldi non gli mancano e possono vivere, ne hanno
ogni diritto, mentre tutta quella immondizia di strada!!
Elli invece li guardava sempre con un vivo interesse, senza disprezzo con
fare curioso e si soffermava sui loro occhi stanchi intrisi di disillusione,
avvolti da un'eterna tristezza per la pena del vivere.
Ma forse le loro anime non ci vivevano più nemmeno in questo mondo e loro
ci andavano solo trascinando i corpi logori senza consapevolezza in attesa
che morissero anche quelli.
Quella mattina di marzo Elli aveva preso il treno al volo più o meno come le
succedeva sempre e la sua amica era nella carrozza del treno che l'aspettava
già.
Avevano entrambe gli occhi assonnati e rigonfi e si erano sorrise nel modo
più dolce all'inizio di quella avventura che affrontavano per la prima volta
insieme.
Si che ci andavano per studio nella languida Emilia, ma volevano prendersela
anche come qualche giorno di riposo ed andavano immaginandosi cosa
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avrebbero fatto e visto e se ci sarebbe stato il tempo di visitare
qualcosa......magari chissà.
Elli andava ancora chiedendosi se era giusto che vedesse Rich e poi cosa
mai avrebbe avuto da dirgli.....
Simi le diceva che si che doveva vederlo e parlarci e mettere in chiaro le cose
e continuare ad essere buoni amici che era ancora possibile salvare il tutto
sempre che lo si volesse davvero.
Poi Simi si era addormentata ed il sole all'alba sul lago le lambiva il viso
illuminandone il candore mentre se ne stava tutta così storta con la testa sul
velluto del sedile del treno e le braccia ranicchiate sul seno.
La piccola bocca chiusa, serrata in uno spontaneo sorriso...perché lei
sorrideva sempre ed era una gioia vederla ed a tutti dava quest'impressione di
calma orientale.
E ad Elli piaceva vedere la mattina nascere e spuntare dai monti con la sua
solarità ed irrorare i campi vuoti ed il rumore del treno che va e si lascia
indietro cose e storie ed altre se le porta via con sé, avanti per nuovi attimi
belli o brutti e chi lo sa che il destino è strano davvero.
E scorrono case, campi e fossi e fili della luce e colori sempre diversi nella
mattina che cresce ed esplode nell'azzurro del cielo tra fiori rosa fiori di
pesco e mandorli candidi e gialle ginestre che quell'anno erano fiorite presto
anche loro.
Ed il treno le aveva sempre dato l'idea di qualcosa di etereo con il suo
scorrere dentro e fuori dal mondo perché attraversava lande e paesi e città,
ma il cuore lo proiettava in mete lontane e lasciava spazio ai pensieri che si
assemblavano come le nubi che in primavera corrono veloci e prendono
sempre nove strane forme e raccontano storie meravigliose a chi le sa
ascoltare ed osservare.
In quello scompartimento che si andava inondando di luce sempre più accesa
mentre Simi dormiva c'erano altre vite che respiravano curiose di trovarsi
insieme ad altre vite per un breve tratto che chissà poi se si sarebbero riviste
mai ed avevano occhi distratti o sognanti e volti belli o brutti, ma di tanti
colori e pieni di imbarazzo che a trovarsi così in un luogo tutti insieme e così
diversi non ti fa mai sentire libero.
Ed è curioso vedere come la gente in treno cerca un posto per starsene da
solo e guardare fuori dal finestrino e pensare un poco a sé e vedi un'anima
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ogni quattro posti ognuno solo con la sua vita mentre contempla perso
l'infinito oppure ci dorme sopra.
Poi se ce n'è la necessità perché il treno è pieno quel giorno sorte maledetta si
scelgono almeno il compagno di viaggio......che sia discreto, preferibilmente
del suo sesso senno sembra che lo fai apposta per abbordare o essere
abbordato, più o meno della sua età. E chiedono un timido posso e siedono
sul lato di fronte e opposto per evitare l'intreccio delle gambe accavallate e
cercano di vagare con gli occhi verso spazi ignoti per non perdersi nello
sguardo dell'altro forse perché mai come quando si viaggia uno riesce a
parlare di sé e a pensarsi e magari ha paura di lasciarsi scoprire e rivelarsi ad
un estraneo.
Ma nei treni intercity, quelli con ampi scompartimenti da sei così chiusi e
separati dal resto del treno come piccoli alvei lì è impossibile non perdersi in
altri sguardi e non intrecciare discorsi perché c'è un'intimità che ti spinge a
farlo e ti senti libero come se ti fosse data un'occasione per parlare un po' di
te.
E quella mattina di aprile c'era un ragazzo di diciannove anni: Luigi di
Bastardo che studiava architettura a Firenze e sarebbe stato il primo a
scendere e ad andarsene per la sua giovane e promettente strada.
Aveva uno sguardo vivo di chi vuole tanto dalla vita sul corpo esile e la
faccetta furba di bimbo.
Non riusciva mai a stare fermo mentre raccontava le sue avventure e del suo
appartamento e dei locali frequentati con i suoi amici, della sua famiglia;
gesticolava, muoveva il capo all'unisono con i corti capelli e fantasticava su
quello che avrebbe fatto poi.
Simi intanto si era svegliata e si arrabattava a capire dove avesse mai visto
quel baldo giovane...si perché quegli occhi azzurri se li ricordava e mentre
diceva a lui aiutami a ricordare dava l'idea di voler rimorchiare uno troppo
piccolo per lei.
Lui sorrideva che non se la ricordava proprio mentre lei insisteva e alla fine
erano arrivati a dire che dovevano essersi visti a Roma all'incontro con il
Papa che c'erano andati entrambi con una marcia a piedi.
Certo aver notato due occhi, seppur azzurri bellibelli tra milioni di occhi e
rincontrarli sul treno al mattino............
Poi Elli e Simi a prenderlo in giro e a chiedergli di dov'era perché era di
Bastardo e faceva ridere e ce n'era di materia per sfottere benevolmente.
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Di fronte ad Elli invece c'era Ombretta una ventottenne che andava a Parma
per un colloquio di lavoro ed era ombretta davvero con i capelli lunghi tutta
la schiena scurissimi e la pelle lampadata con il trucco scuro intorno agli
occhi scuri.
Era della campagna fiorentina e vantava di non avere il terribile accento
fiorentino, diceva lei, ma aveva quelle c oscurate come il più fiorentino dei
fiorentini e faceva anche un po' sorridere.
Fumava sigarette una dietro l'altra uscendo dallo scompartimento ogni volta
con il suo grosso sedere stretto in attillati jeans scuri e parlava di Almodovar
e di "Tutto su mia madre" e di come fosse un film pieno di colore rosso.
Elli non l'aveva visto quel film sebbene avesse voluto farlo molte volte.....ma
un giorno l'avrebbe preso a noleggio perché tutti le dicevano ne valeva la
pena.
Poi Ombretta aveva continuato a parlare con Simi di cinema francese e di
capi d'abbigliamento, di collezioni tra le riviste femminili sfogliate con le
lunghe unghie laccate.
Una sarda invece guardava il finestrino con i capelli rossi e lo sguardo
inebetito sui denti scomposti all'infuori.
Andava a Milano, ultima fermata del treno, ma era di Norcia piccola cittadina
umbra.
A Milano lavorava con i malati terminali del morbo di Altzaimer, li accudiva,
li faceva star sereni mentre morivano e vegetavano prima di spegnersi del
tutto.
Lavoro dolorosissimo, ogni giorno a contatto con la morte che poi con quelle
persone finisci per affezionartici che li vedi tutti i giorni ed impari ad amarli e
vorresti far tanto per loro, ma ti sfuggono di mano e scivolano via fuori dal
mondo senza che tu abbia la capacità di fermarli.
E piangi, ma poi finisci con l'abituartici alla morte e non pensi neppure che
puoi morire anche te e stai solo a ringraziare Dio che tu almeno sei sano e che
quelli stanno così chissà perché che a te invece non può mai capitarti una
cosa del genere.
Elli pensava a quel lavoro come una missione e devi esserci tagliato ed è un
lavoro bellissimo che ti dà tanto.
E la sarda prima aveva lavorato con bambini handicappati gravi e con bimbi
colpiti dalla sindrome down.
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E c'era stata un'animata discussione sull'handicap e se fosse giusto far nascere
un bambino sapendo già che è malato e che non avrà una vita normale.
Elli e Simi avevano detto che in fondo chi lo sa che cosa è normale e cosa
non lo è e se un bimbo è malato questo non significa che non abbia diritto di
vivere che anche la sua è una storia e forse vuol dire anche qualcosa a chi gli
sta intorno ed insegnare tanto.
Ma gli altri dicevano che un menomato nella società di oggi è un peso per chi
deve accudirlo e lui soffre a vivere così...e non essere accettato quasi fosse un
mostro.
Elli allora aveva pensato al suo piccolo Robbi ed al potere che avesse di far
incontrare gente e farla parlare in modo semplice ed essenziale....dolce
angioletto che per il mondo non doveva esserci affatto perché era un peso.
Ma lui non era vero che era triste e quando si sentiva amato rideva e parlava e
raccontava cose e diceva io ho bisogno......ed aveva sogni seppure piccoli ed
innocenti come quelli di un neonato ed Elli lo sapeva che lui non avrebbe
avuto voglia di morire.
Ed è strano come sono proprio questi esseri indifesi a farti sentire felice di
vivere ed amare tutto e sentire il tocco leggero della mano di Dio che ti dice
che c'è e che ti vuole bene.
Ed Elli si era ricordata di una mattina di dicembre che era andata a trovare la
nonna malata all'ospedale e di come dopo tanto cercare le fosse parso di
trovarla lì la vita vera....lì negli ospedali, nelle corsie ingombre di sedie a
rotelle e nei camici bianco medico e verde infermiere, negli zoccoli sanitari
bucherellati sui piedi nudi e cartelle cliniche, elettrocardiogrammi, anestesie
padelle.
In quelle stanze sempre calde e soffocanti che ti manca il respiro e ti senti
all'inferno e ti sbottoni tutto quello che hai che quei malati se non ce la fanno
da soli a morire li aiuta quel caldo ad andare all'altro mondo.
Nei letti di ferro tutti uguali tranne nel numero, tutti in fila, con su appese
cartelle per la somministrazione dei farmaci miracolosi e nelle lenzuola
bianche; nei corridoi lunghi tunnel verso la morte con corse in barella e tanta
gente con fiori e fiocchi e cioccolatini e le "ore liete" che fanno tanto malato
e se per caso qualcuno te li regala che stai bene inizi a farti paranoie che
abbia voluto portarti iella.
Gli scaloni scivolosi dell'accesso ai reparti, tanti reparti, tante forme di una
medesima malattia che siamo uomini deboli e fragili e macchine che prima o
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poi si rompono ed a volte si riparano con o senza conseguenze altre volte
vanno stancamente in logorio.
Ed un bambino piangeva con il braccino rotto stretto al collo della madre e
gemiti, richiami, lamenti e silenzi, pozioni, flebo miracolose e sangue tanto
sangue nuovo, nuova vita che ti entra nelle vene.
Giovani, anziani e giovani ancora, donne, bambini, adolescenti, uomini,
generazioni, razze, e storie, tante storie ognuna che ti passa per i loro occhi e
ti arriva al cuore.
E lì senti la profondità dell'essenza umana, tante situazioni tutte lì tra le tue
mani forse con la voglia di essere raccontate, di avere una parola di conforto,
di amore in quel luogo freddo dove non sei più persona, solo malato. Malato
rivoltato, spostato, pulito, cambiato da mani sconosciute che scoprono,
svelano, guardano il tuo corpo come se non avesse un'anima, pezzo di carne
buttato su un letto, che ti senti nulla, meno di una bestia.
E nessuno a dirti niente, la malattia solo caso clinico......5 giorni, 10, un
mese, letto poltrona e non mangia? Vuole alzarsi, ora arrivo, 5, 10 minuti, mi
ero dimenticato.
Una vecchia pazza gira gli occhi sognanti e nella sua camicia a fiori
profumati dice solo "bello, bello, bello, si, si, si" e chissà a cosa allude!
Un ragazzo con ferri che gli escono ovunque dal gesso ed oscilla
nell'andatura che sembra robocop e preghiere, pianti e continui ora basta non
se ne può più che qui stanno tutti male e non si riesce a tenere dietro a tutti
senza impazzire e il calmante, si, via così sta più calmo sospeso tra la vita e la
morte. Niente dolore, no fastidio, no rottura.
Parenti accalcati intorno allo staff medico in un corale dottore si salverà e se
si grazie dottore Dio gliene renda grazie che lei è un angelo, ma se muore poi
il dottore non capisce più niente ed è disumano, menefreghista, un testa di
cavolo insomma.....come se ch’avesse la bacchetta magica lui......che cavolo!!
Volti in vestaglia a scrutarti e dirti beata te con i tuoi allegri vent'anni che
passi e vai e ti senti così sbagliata ad essere bella e solare che quelli
vorrebbero suggerti la tua giovinezza e se ne avessero la possibilità ti
inietterebbero tutto il loro dolore per via di quell'istinto di sopravvivenza che
nel bisogno rende tutti o quasi così mostruosamente egoisti.
E piante appassite nelle stanze afose, orchidee, fiori e colori a rendere un po'
meno male il dolore.
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Gente in valigia che se ne torna al mondo che questa volta non mi hai avuto
maledetto posto ed il loro letto rimpiazzato da un'altra storia, da un altro
dolore, da sospiri, sogni, speranze.......
Risa e pianti per le corsie e morte e vita di bimbi che nascono rosa e blu e
papà felici e contenti mentre in un altro piano, in un altro letto, in un'altra
storia qualcuno se ne va in silenzio e gli lascia un posto alla loro animuccia
tutta nuova.
Ed è nella forma che gli occhi prendono in quel luogo che Elli aveva scoperto
la vita una mattina e la gioia che viene dal sentirsi al mondo.
Occhi di gioia di mamme e papà con in braccio il frutto del loro amore, occhi
di giovani che non ho niente e vai così, analisi a posto, a posto; occhi di
madri che scaldano le mani ai loro figli perché non diventino fredde mai e
sperano perché non può essere e Dio prendi me al suo posto se sei buono e ci
sei!! Ma dove diavolo seiiiiiii!
Occhi aggrappati disperati ad un sogno anche nell'ultimo respiro per
respirarlo tutto quest'ultimo alito di vita donato; occhi di bimbi sperduti che
non sanno cos'è questo male che fa piangere la loro mamma e le dicono
"mamma che c'è" e la mamma piange ancora più che seppellirà la sua anima
giù nella terra con lui.
Ma è in quegli occhi che Elli pensava…… ecco la profondità ed il mistero e
la grandezza della vita ed il suo guizzo fantastico e allora perché mai
qualcuno non dovrebbe vivere....
Ci pensava con quel treno che già si perdeva nella pianura padana ed il
controllore diceva Reggio, Reggio nell'Emilia e lei per poco non ci rimaneva
su quel treno e chissà dove avrebbe finito per portarla.
Ma l'avrebbe portata a Milano e che ci andava a fare a Milano lei!!!!
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Quando erano arrivate in terra emiliana c'era un sole forte e caldo che le
faceva sudare nelle maglie di lana che pensavano che a nord avrebbe fatto
freddo........
Arrancavano su per le scale del sottopassaggio con le borse troppo pesanti
per le esili braccia mentre ridevano ansiose di vedere il "Postoristoro" del
loro Pier che certo non sarebbe più stato lo stesso che erano passati troppi
anni.......
Ma prima la ricerca del bagno della stazione vuota nella mattina e c'era
un'aria leggera.....troppo per essere lunedì.
Ed il bagno l'avevano trovato ingombro di secchi d'acqua con l'omino delle
pulizie con lo spazzolone tra le mani ed un sorriso solare.
"Benvenute in Emilia belle straniere!". Si perché uscivano loro dalla bocca
parole senza s strascicate e sugose mentre ridevano del sole, della terra, del
mondo.....facile indovinare il piglio straniero.
"Giorno" aveva risposto Elli con i suoi occhi intensi e lui le aveva fatto un
bel sorriso.
"In Emilia per lavoro?" Elli aveva scosso al testa.
"Studio, ci serve materiale per la tesi su uno scrittore vostro concittadino".
Il buonuomo aveva voglia di parlare ed Elli ci stava che la faceva stare
allegra mentre aspettava Simi nel bagno che ci stava mettendo davvero tanto.
Poi avevano salutato l'omino dei bagni e se ne erano andate solari per un
caffè.
E c'erano due ragazzi al bar un bianco ed un bel nero che le guardavano
curiosi e parlavano tra loro......poi le avevano aspettate finire le loro bevande
e cercare se c'era un qualche indizio in giro degli "Altrilibertini" tra quelle
mura che sembravano nuove ed intatte da vita sotterranea.
Poi le avevano seguite ed avevano chiesto loro il nome, ma loro avevano riso
andandosene che non avevano tempo e dovevano capirci qualcosa di quella
città nuova altrimenti finivano con il non combinare nulla.
Avevano preso una cartina al centro informazioni turistico e comprato due
biglietti per il bus per il centro.
Poi erano uscite sulla piazza antistante la stazione e c'erano ovunque
impalcature e reti arancioni a chiudere la vista.
E così sembrava una piazza di stazione come tante altre......piuttosto
squallida, rossiccia, con qualche aiuola e rari fiori sparsi.
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All’improvviso era apparso un uomo distinto sui sessanta con il giornale in
mano, giacca, cravatta e fede al dito...un tipo che sembrava affidabile.
Gli avevano chiesto la via ed Elli aveva avuto una voce dolce e persuasiva e
lui si era offerto gentilmente di accompagnarle anche se doveva andare da
un'altra parte, ma ci sarebbe andato più tardi a casa che tanto non aveva
niente d'importante da fare..
E mentre aspettavano il bus alla fermata di fronte a grossi cartelli pubblicitari
lui andava spiegando loro le bellezze di Reggio e di come fosse facile e
piacevole girarsela e dovevano vedere la piazza del comune e la cattedrale e
poi i negozi che ce n'erano tanti e per tutti i gusti.
Intanto aveva telefonato Rich tutto emozionato di sapere Elli vicina e che era
già arrivata e stava bene e la sarebbe andata a prendere per pranzare insieme.
"Ci vediamo nel pomeriggio Rich che abbiamo da fare qui a Reggio
stamattina! Dobbiamo andare al comune a parlare con l'assessore alla cultura
che ci ha indicato il prof."
"Elli perché? Dai ti vengo a prendere dopo pranzo allora!".
"Ci vediamo nel pomeriggio Rich!".
Cercava di rimandare quell'incontro inevitabile con Simi che le diceva che
non era stata carina con lui al telefono......
Ma lei era angosciata al pensiero di vederlo e parlargli e voleva sparire e non
doverlo incontrare mai!
Poi erano salite sul bus dietro all'uomo gentile ed erano andate per la Via
Emilia con i portici piuttosto squallidi pieni di negozi e gente; e l'uomo a dire
loro le strade che dovevano prendere e come dovevano fare e svoltate di qua,
prendete per di là e, senza quasi accorgersene, erano arrivate e scese e
ringraziavano quell'uomo gentile che non aveva voluto neppure un caffè
come ricompensa e se ne era andato con il suo piglio distinto e le sue grosse
mani che facevano un bell'effetto così a stringerle.
Doveva essere forte quest'Emilia che tutti avevano un sorriso largo o magari
erano così perché quel giorno c'era il sole ed era fantastico vivere!!
L'ostello era un grosso edificio su una via secondaria che usciva su una
piazza nel davanti e sul retro vicino al palazzetto dello sport.
C'era un grosso portone scuro che si apriva su una specie di chiostro pieno di
verde al centro.
Dava idea di grande e di college inglese e c'era una scalinata enorme come
quella dei palazzi reali tutta in marmo fino ad una porta a vetro.
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Poi un corridoio enorme anch'esso con soffitti altissimi e tutte porte in fila ai
lati, verdi e silenziose.
Sembrava un convento di monaci con quel suo mistico profondo silenzio
sopra la strada rumorosa del centro.
Ed il monaco era arrivato e monaco non era, ma ne aveva l'aspetto con i folti
capelli ricciuti e la barba da figlio dei fiori ed i sandali a Marzo.
Si chiamava Francesco ed aveva al collo una sciarpetta di lana in
contraddizione con il sandalo estivo da frate.
Aveva una moglie burbera di nome Marta carina e giovane, ma con una
trascuratezza nel vestire e nel fare che la facevano piuttosto anonima.
Parlava solo se interrogata e teneva il muso che se loro stavano lì era solo per
una sua concessione e non perché pagassero...
Francesco invece era un mistico filosofo con tanta voglia di parlare e forse
poco d'interessante da dire......solo le teneva lì a ristagnare insieme ai suoi
discorsi lenti e cadenzati sulla vita e sul mondo tra la porta a vetro e le scale
mentre avevano tanto da fare e cercavano in tutti i modi di toglierselo dai
piedi.
Alla fine erano uscite sulla strada e nel sole senza quelle borse ad affaticargli
le braccia e le spalle e a fargli contrarre il viso in smorfie.
Avevano sfilato per i negozi del centro guardando le vetrine colorate sotto i
portici e la gente che aveva volti allegri e rilassati in quel tepore di
marzo....ed avevano visto gli scaloni rimbombanti del comune con i
mezzibusti di uomini grandi ed il centro di cultura e spettacolo alla fine della
strada del centro.
Erano affaticate, accaldate ed avevano anche una gran fame; avevano preso
un bar a caso e ci si erano infilate dentro per farsi una piadina romagnola e
cos'altro avrebbero potuto prendere? Si quell'erbazzone di cui ad Elli
avevano parlato tanto Rich e Luca, ma delusione che era una semplice torta
salata con la verdura che andava anche dalle loro parti solo sotto altri nomi e
con meno cipolla che quella era stomachevole ed avevano finito per lasciarla
tutta sul piatto.
Ed avevano bevuto succo d'arancia e Rich aveva telefonato ancora che era
disposto ad andarle a prendere se avevano finito i loro giri che tornava a
lavorare alle due e di tempo ne aveva che era trascorso da poco mezzogiorno.
Ma Elli gli aveva ripetuto di non preoccuparsi che avrebbero preso l'autobus
e non era difficile e glielo aveva spiegato un buonuomo come fare....
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"Ci sentiamo Rich. Grazie."
E di sicuro lui c'era rimasto male male perché aveva tanta voglia di vederla e
di accoglierla nel modo migliore possibile perché a "casa sua" si trovasse
bene.
Quel bar aveva un bagno allucinante; per arrivarci si passava dal retro per un
corridoio buio fino ad una vecchissima porta con un catenaccio che faticava
ad aprirsi. Era un sottoscala con i muri scortecciati e ora ingialliti, ora
nerosporco quello in cui le due si davano da fare con quella chiave che non
voleva saperne di aprire.
Poi Simi c'era riuscita ed avevano aperto la porta con calma per paura di
chissà cosa potesse uscirne; invece c'era un corridoio ancora che terminava in
un portico pieno di robavecchia.
Ed avevano cercato di fare in fretta che se là dentro ce le chiudevano e chi le
sentiva anche a voler gridare! Poi avevano pagato, ringraziato ed erano uscite
ancora nel sole.
Avevano camminato molto fino ad una piazza troppo grande con un parco
con grossa breccia ed alberi radi e spelacchiati. Poi avevano attraversato la
strada e voltato a sinistra per la stazione dei bus. Erano salite sull'auto per
andare alla biblioteca di un paesino vicino Reggio e si erano sedute in fondo
sebbene il mezzo fosse completamente vuoto.... "come in gita a scuola"
aveva detto Elli felice..
L'autista salendo si era messo a ridere ed in napoletanemiliano aveva detto
loro di andare più avanti che si sentiva solo.
Era un bel giovane del sud sulla trentina o forse qualcosa più ed aveva nel
volto tutto il calore di quella sua terra che aveva lasciato che non si abituerà
mai alla nebbia padana e gli si leggerà sempre la nostalgia del suo sole negli
occhi languidi......ma per lavoro……
Ora viveva da un po' a Carpi e diceva che tutto sommato era una bella città
ed avrebbero dovuto vederla che ne valeva la pena e lui gli avrebbe fatto da
Cicerone e si sarebbero divertite.
Aveva parlato a lungo quasi per tutti i trenta minuti del viaggio ed era
simpatico e con tanta voglia di parlare....tutti avevano tanta voglia di parlare
lì in Emilia...doveva essere l'aria.
Poi erano saliti su tre suoi amici controllori e si era distratto un po' con loro
mentre alla radio suonava l'ultimo di Vasco..... "Siamo soli" ed era una
canzone triste ed arrabbiata....
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Quel primopomeriggio di marzo invece era luminoso e pieno di tepore e si
stava bene con tutta quella campagna intorno ed era proprio primavera!!.
Il paese emiliano era tale e quale l'avevano lasciato a dicembre; solo un po'
più caldo per via della stagione, ma sempre vuoto, quasi abbandonato tra
l'ombra e il sole dei portici ed il rimbombare dei passi......
Una piccola Reggio con i negozi sotto i portici solo più piccoli e con roba più
scadente e più costosa.
E l'orologio sul torrino tondo e bianco tra i muri rossicci sull'acciottolato
impossibile da camminarci.
I bar ancora vuoti come quel dicembre mentre quei pochi occhi umani che
vagolavano le guardavano così scure, così solari, così straniere.
La biblioteca era su un corso parallelo alla via del centro. Ci si arrivava
svoltando a sinistra dalla via principale e passando davanti ad una libreria,
poi una chiesa ed ecco qua il portone enorme, scuro, tutto intarsiato.......che si
apriva su un chiostro.
Davanti alla chiesa c'erano napoletani al lavoro tutti intonacati con i loro
cappelli di carta di giornale e tutte quelle impalcature di cui le aveva parlato
Rich un giorno in un messaggio.
Dei bambini giocavano fuori sul cortile fin dentro il chiostro e ridevano, si
rincorrevano. Uno di loro le aveva seguite con la bicicletta e stava loro dietro
pedinandole.
Loro si erano guardate poi si erano voltate a guardare lui che con il suo
faccino tondo aveva gridato "salutame a soreta" ed era scappato via..
E loro avevano preso a ridere che quei bambini le avevano scambiate anche
loro per napoletane e va bè si vede che ce ne avevano i tratti.
Poi avevano salito le scale e si erano immerse nel silenzio della biblioteca: un
ambiente piccolo e moderno, pieno di giovani studenti e di luce....quasi uno
studio di casa.
Bibliotecario era Maurizio, un ragazzo di ventotto anni con un sorriso
splendido e la voce pacata, soppesata, leggera....
Sorrideva sempre mentre cercava di spiegare loro che in quella biblioteca non
avevano un catalogo su carta degli articoli tratti dai giornali, ma dovevano
usare i cataloghi nel sito internet. Ma loro erano stanche del viaggio e non
avevano voglia di starlo a sentire e facevano continuamente risatine idiote.
99
Lui ci aveva messo una pazienza esemplare, infinita.....poi le aveva lasciate a
verificare cosa avevano capito che secondo lui era poco e tornava a vedere
ogni tanto cosa mai combinavano.
Ma si erano stancate presto di guardare e selezionare articoli di quotidiani e
riviste e facevano un gran baccano e tutti dicevano loro di stare zitte......c'era
un bel sole fuori così erano andate a prendersi un caffè e non avevano alcuna
voglia di andare a rinchiudersi nella biblioteca dopo tutte quelle ore di treno e
se ne erano rimaste a passeggiare per il centro solo per camminare che non
c'era niente di bello da vedere né d'interessante da fare.
Poi al ritorno verso la biblioteca erano state sorprese alle spalle e scosse da
un ueeeeee ciaooooo!! Ed era Luca che le aveva riconosciute sicuramente
anche lui per il piglio straniero.
Le aveva assalite con una straordinaria stucchevole ondata di pazzia e di
entusiasmo sui denti scomposti e gli occhi azzurri luminosissimi che
ridevano, ridevano, ridevano.
Era smoderatamente felice e pieno di smania di fare; aveva abbracciato
fortissimo Elli, stretto la mano a Simi e "Vi vengo a prendere alle sei meno
un quarto che dovete conoscere Agostino poi lui altrimenti se ne va”.
Loro si erano guardate che era presto ed avevano da studiare ed erano già le
cinque, ma lui era impetuoso come un fulmine, bizzarro come uno stallone,
energico come un vulcano e se ne era già andato e...alle sei meno un quarto
mi raccomando!!
Ed erano proprio le sei meno un quarto minuto più minuto meno quando Elli
aveva visto Rich per la prima volta.
Ed aveva una polo rossa sui pantaloni chiari ed uno sguardo sperduto con le
mani in tasca ed un sorriso imbarazzato mentre si dondolava come i bambini
timidi
Anzi che non si era messo a guardare le sue scarpe e poi quelle di Elli come
le aveva scritto.
Quando Elli aveva incontrato Rich per la prima volta non erano soli......e lei
per di più era in preda ad un'ansia che le faceva andare i grossi occhi
dappertutto fuorché dove erano quelli di lui e si sorprendeva del perché lei
non riuscisse a guardarlo, lei che non abbassava mai gli occhi per prima
quando guardava qualcuno.
100
Lui invece, lui che si era descritto impacciato facile ad imbarazzarsi la
guardava fisso ed intenso e le faceva battere forte il cuore.
Ad Elli questo momento di confronto era parso terribile e non aveva creduto
potesse essere così penoso soprattutto provava imbarazzo ad essere guardata
così da Rich mentre c'era Luca, ne aveva quasi paura.
Rich allora le aveva detto ciao e le aveva preso la mano stringendola in un
allora sei tu! Ed erano rimasti così con il tempo bloccato che quasi
piangevano e menomale che Luca aveva rotto il ghiaccio ed aveva detto
“Andiamo che Agostino ci aspetta fuori”.
Sul chiostro appena fuori la biblioteca Agostino stava nel pomeriggio che
scivolava nella rigida sera.
Luca aveva parlato molto ad Elli di quell’uomo che era un poeta bravissimo e
non vedeva l’ora di farglielo conoscere perché lei, ne era sicuro, le avrebbe
apprezzate moltissimo le sue poesie.
Si erano fatti tutti intorno ad Agostino in cerchio: lei, Simi, Luca , Rich e
Lorenzo, l’altro ragazzo addetto alla biblioteca e c'era un silenzio carico
d'attesa mentre lui osservava tutti con il suo sguardo intellettuale sempre
velato da chissà quale tristezza negli occhi piccoli, intelligenti, come pieni
d'eterne lacrime.
Poi aveva sorriso ad Elli e a Simi che era tanto contento di conoscerle ed
aveva tanto sentito parlare di loro.
Aveva tirato fuori la sua poesia perché Luca la leggesse a tutti e facesse
conoscere la voce della sua anima.
Scriveva sempre due poesie al giorno Agostino, una la mattina, una il
pomeriggio, così di getto, senza cambiare niente, senza cancellare niente,
senza mai sbagliare....un flusso in piena dei suoi pensieri, del suo dolore, del
suo amore tormentato.
Poesie brevi, per lo più in endecasillabi ben pesati, misurati, composti.
Liriche intense che sfioravano il sublime come i suo gesti lenti ed il suo
parlare.
101
Spirituali e terrene insieme: carne e spirito, amore e morte, sogno e nostalgia,
incubo allucinato, eterea visionarietà.
Aveva consegnato lo scritto appena partorito dalla sua mente e Luca l'aveva
preso ed aveva letto solenne:
RISCATTO NON CERCATO
Quel rumore di Dio che fa piangere
L'uomo che non credeva di esserci
Il delitto l'aveva sconfessato
L'aveva reso meno che polvere
Nel suo cervello giunse una sera
Ben più delicata del battesimo
Fu come un singhiozzo dall'interno
Fu come un riscatto non cercato.
C'era silenzio intorno; tutti cercavano di penetrare con il loro pensiero quelle
parole ed intrigarle con la propria vita per scioglierla in un pianto interno.
Poi Elli aveva detto bella, stupenda e tutti avevano fatto eco mentre Agostino
aveva il volto sorpreso in un'espressione felicemente compiaciuta che
ripeteva siii bella eeeeeè!!.
Aveva la purezza di un bambino nel gioire con gli occhi che provavano a
ridere e a tratti ci riuscivano pure.
Ad Elli era piaciuto molto quel verso : "Fu come un singhiozzo dall'interno"
Lo aveva trovato terribilmente tragico come "Il grido" di Munch.
Ogni volta che guardava quel quadro di fine 1800 con tutte quelle forme
deformate aveva voglia di strapparsi di dosso la vita. Era il ritratto dell'ansia
angosciata, di un grido che vuole scoppiare ma non ci riesce anche se prova e
prova ancora e deforma il volto e l'anima e il mondo, ma non esplode mai e
rimane un grido strozzato che fa morire e fa piangere ed è un singhiozzo
dall'interno.
Munch aveva scritto: "Una sera passeggiavo per un sentiero. Da una parte
stava la città e sotto di me il fiordo. Ero stanco e malato...il sole stava
tramontando e le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo
attraversare la natura; mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro,
dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando."
102
Anche le parole di Agostino stavano urlando e singhiozzavano dentro l'anima
di quel piccolo tiaso che si era andato formando in quel chiostro pieno solo
dell'eco.
Solo…… le sue parole avevano anche la dolcezza di un riscatto donato,
gratuito, una sera più delicata di un battesimo e dopo il grido la dolcezza,
dopo l'annientamento la liberazione.
Erano usciti sul corso con l'anima ancora piena di un'allucinata dolcezza, di
parole non capite bene nella fretta di un'unica lettura scorrevole, non
soppesata, non meditata. Ma così tra le antiche colonne e l'acciottolato tutto
aveva acquistato una magica spiritualità che riempiva lo spirito.
Il sole si ammalava piano impallidendo ed arrossendo il cielo come per la
febbre.
Risa sottili rimbalzavano sui palazzi che si guardavano l'un l'altro chissà da
quanti anni divisi da una strada. C'era un'atmosfera allegra e la voglia di bere
qualcosa di fresco tutti insieme.
Agostino non entrava mai nei bar tanto frequentati; era un tipo schivo e
tormentato, diceva che la gente non era buona al paese o meglio non tutti e
volevano fargli del male perché era diverso, perché non la pensava come
loro.
Quella sera però c'era entrato in un bar con tutta l'allegra brigata e con lo
stupore di Rich e Luca che un evento così era più che raro e doveva essere
che le due straniere gli avevano fatto bene. Ma non aveva preso niente e se ne
stava lì come un'anima in pena agitato e tormentato. Rich si era preso un cri
cri, come diceva lui, che era un cono piccolo piccolo con una pallina di
cioccolato e nocciole e tu lo vuoi Elli è buono davvero! Lei aveva fatto no
con i capelli neri che aveva solo una gran sete ed aveva guardato lui
sgranocchiarsi quel gelatino con gli occhi di bimbo felice. Quello era il gelato
di cui le aveva parlato che lo stava mangiando mentre parlava con lei al
telefono e le aveva detto glielo avrebbe fatto assaggiare.
Poi avevano camminato ancora un po' parlando di poesia, di Withman e
Dickinson, di Ramboid, Verlene e Bodeleire, delle traduzioni di Agostino,
dei suoi studi a Bologna.
Dopo un po' il poeta se ne era andato con il suo passo schematico ed il ciuffo
bianco in testa spostato a sinistra dalla brezza. La sua giacca grigia antica, ma
elegante, sghemba ed insieme raffinata non senza un piglio artistico nel
gusto. La sigaretta in una mano e nell'altra il suo nuovo libro di poesie
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giallino con sulla copertina "La bambina malata" di Munch. Il piccolo
faccino affilato ed i radi capelli su un profilo disperato, mortale. Un gioco di
chiaroscuri emaciati e pallidi sullo sguardo vagamente perduto, spento di chi
guarda senza capire e senza più sogni, senza speranze pur nella tenera età. E
nella prefazione si diceva : "Diventa superfluo il raccontare, sappiamo già la
fine della storia......non serve nemmeno la speranza, perché s'è dimenticato
l'avvenire".
Ed il suo libro infatti non raccontava nulla........era musica, melodia, singulto
dell'anima....... "Troppa luce" appunto come faceva eco il titolo.
Agostino sarebbe tornato l'indomani con il suo lento incedere, con il suo
profondo visionario sentire, con le espressioni sempre diverse del suo unico
male.
104
Luca aveva passeggiato ancora un po' con Elli e Simi nella sera che avanzava
e si faceva scura.
Rich si era assentato un attimo con la sua bici grigioargento e la sua polo
rossa che diventava un puntino sempre più lontano. Tra poco sarebbe tornato
a prenderle per portarle a casa sua e mostrargli alcune delle sue foto più belle
prima di andare tutti insieme a cena.
Loro però volevano comprargli qualcosa simbolo della loro gioia di essere lì
con lui ed avevano chiesto a Luca di accompagnarle in un negozio di
giocattoli perché volevano prendergli un peluche che fosse dolce come lui
aveva detto Simi.
Luca aveva fatto una faccia piuttosto strana all'idea del negozio di giocattoli,
ma ce le aveva accompagnate e le aveva aspettate fuori in religioso silenzio
mentre loro sceglievano quale animale fosse il più adatto a lui.
Elli avrebbe voluto prendergli la pecorella trudi quella tutta bianca e
tenerissima perché le era sembrata innocente e che avesse lo sguardo di lui,
ma a Simi non piaceva ed avevano optato per un grosso papero pasquale
molto carino e molto giallo con un bel fiocco intorno al collo.
Poi erano uscite dal negozio con il grosso pacco morbido e Luca che rideva e
non capiva!!
La casa di Rich era una casa di due piani con un piccolo giardino e i fiori. Lui
le stava aspettando fuori con un sorriso ed aveva detto loro ben arrivate
mentre Luca se ne era andato che aveva suo padre da solo a casa e ci vediamo
dopo......
Rich era felice ed emozionato, saltellava facendo più di un gradino alla volta.
Elli aveva voluto salutare sua madre e chiederle come stava che doveva
operarsi la settimana successiva.
Era una bella signora con un grembiule a fiori ed un bel sorriso cortese e
doveva essere stata felice di quel pensiero mentre si scusava che suo marito
non poteva salutarle che aveva da giorni una brutta febbre.
Ad Elli era piaciuta quella donna così solare e sorrideva pensando a quello
che le aveva detto Rich per lettera e cioè che lo trattava ancora come un
bambino perché i figli per le madri non crescono mai.
Poi erano entrate nell'appartamento di lui ed era ampio e molto
vuoto......c'erano i segni della sua tristezza e del suo dolore......c'erano pezzi
della sua vita mancata e mentre gli mostrava le stanze aveva il volto contrito
105
ed amaro di chi ha perduto qualcosa di bello per sempre e se ne fa ancora una
colpa.
"Questa casa è stata chiusa tanto tempo" aveva detto poi.... "Non volevo più
tornarci dopo che lei se ne era andata.......poi.....ho pensato non fosse giusto!"
L'arredamento era essenziale, moderno, spartano e lasciava molto spazio
proprio come piaceva ad Elli.
Ma quella casa con la sala grande ed il tappeto azzurro molto sudamericano
dono poco gradito di uno scrittore livornese un po' permaloso e
scontroso......e loro tre seduti sopra a sgranocchiare palline al formaggio e a
bere birra mentre Elli diceva che non si poteva fare così che si finiva con lo
sporcare tutto.....
Rich si era seduto di fronte ad Elli sul tappeto e continuava a fissarla e a
guardare i suoi occhi con un'intensità che le faceva quasi male.
In terra sparse c'erano foto di bambini equadoriani .....dei loro occhi troppo
grandi e troppo neri sui visi magri........e c'erano mani e sorrisi e donnebambine che la foresta aveva fatto crescere troppo in fretta........ed una
ragazzina che avrà avuto si e no dodici anni con una sensualità nello sguardo
tra i capelli scompigliati e le labbra carnose che metteva i brividi ed Elli
avrebbe voluto chiedergli perché l'aveva ritratta così spogliandola della sua
infanzia con un solo scatto.
C'erano madri e piccoli bimbi assenti e spauriti ed immobili e case nella
foresta dove si va al fiume per lavarsi e c'è solo verde intorno.
Lui aveva detto che ci sarebbe rimasto in eterno laddove si ferma il tempo ed
ogni giorno è uguale al giorno e le piogge sono grossi scrosci che lavano via
tutta la tristezza dal cuore.
C'erano uomini anziani con il volto pensoso segnato da rughe pesantissime
che erano di saggezza ed avevano sguardi intensi affogati nel ricordo.
C'erano lunghi mantelli rossi tra le verdi piantagioni ed il cielo equatoriale
sempre plumbeo ed Elli lo sapeva perché lui amava ritrarre quel mondo
sperduto, lui che era angosciato dallo scorrere impetuoso del tempo.
Lì la gente non è schiava del tempo, non pensa secondo le lancette
dell'orologio, ma si regola con i propri istintivi bioritmi e la vita scorre lenta e
si riesce ad assaporarne ogni istante.
E non importa tutto ciò che è fuori e come ti vestirai e cosa dirai perché
importa quello che sei e c'è la purezza della semplicità che è l'unica vera
libertà
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Quando Rich parlava loro di quei posti la voce gli diventava dolce e lo
sguardo suo si perdeva tra i grovigli della foresta che era un po' come la sua
anima con tutto il suo sentire così....così incasinato.
E la sua polo rossa andava confondendosi tra i mantelli rossi anche loro di
quei vecchi saggi ed in quel colore sanguigno c'era tutto il suo modo
passionale di sentire la vita e di perdercisi dentro.
Rich guardava Elli bere la birra e a lei sembrava di sentire le labbra di lui
avere lo stesso sapore delle sue ed era come se stesse bevendo con lei e lei lo
guardava sorridendogli che lui quegli occhi vivaci non li abbassava proprio
mai.......
E lo sentiva posarsi sui suoi capelli e tra le sue mani e sulla sua fronte
languida in quella casa troppo vuota.
E lui rideva e lei pure e lo evitava mentre lui la cercava ed era un gioco
perfetto di sguardi, un prendersi e lasciarsi e sorprendersi ancora con la
consapevolezza dolce ed innocente che non si sarebbero fuggiti in eterno.
Simi faceva domande per rompere la pesantezza dei loro giochi, e loro
rispondevano ma erano vicini e lontani su quel tappeto pieno di scatti e di
vite e di storie.
Poi lui aveva guardato l'orologio e bimbe è tardi, ci aspettano per cena!
Si erano alzate ed Elli per rendersi utile aveva preso il vassoio con bicchieri e
palline al formaggio, ma poi era inciampata e come al solito aveva finito con
il combinare un pasticcio, maledetta lei, ed era diventata rossa e si sarebbe
sprofondata e seppellita con le sue mani.
Morale c'era una cucina dove nessuno aveva acceso la luce , un orologio a
muro che mandava il suo tic tac lento ed in agonia e tutte le palline al
formaggio sul pavimento a scacchi.
Elli mandava nell'aria le solite scuse idiote d'occasione……. che non aveva
fatto apposta e ci sarebbe mancato altro mentre si dava da fare con le mani a
raccoglierle. Lui allora si era abbassato ad aiutarla che non faceva niente e
sono cose che succedono.
Simi entrando in cucina li aveva trovati così vicini in silenzio ed era tornata
di là a guardare foto imbarazzatissima.
Poi Elli si era alzata e lui le aveva detto di andare a buttare le palline cadute
nel secchio blu dietro alla porta.
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Mentre Elli obbediva impacciata l'aveva sentito respirarle troppo vicino......si
era girata incrociando il suo sguardo serio ed acceso che aveva fermato il
tempo e l'orologio sul muro non lo scandiva più il passare degli attimi.
L'aveva sentito con le labbra vicino al collo e alle orecchie dirle: "Sei carina
da matti" e lei gli aveva sorriso sfiorandogli il naso dolcemente con un dito e
delineandogli il contorno delle labbra.
Poi lui l'aveva stretta a sé forte e lei ci aveva sentito tutta la dolcezza in
quell'abbraccio ed anche tutte le sue parole e tutto quello che pur avendolo
desiderato non si erano mai detti.
Ad Elli era sembrato di toccare la sua anima mentre con le labbra rubava il
suo sorriso nel silenzio della sua casa.
E lei lo sapeva che lui aveva paura in quell'istante di dolcezza.....paura di
bruciare la giovane anima di lei e di spegnere i suoi occhi belli, paura di
violare la purezza della sua voce e…. la bambina che lui amava in lei era
terrorizzato di vederla donna..... di saperla che stringeva, che baciava, che
amava......di trovarle quella malizia negli occhi.
Lei credeva che lui avesse piacere ed insieme tormento in quell'istante
magico in cui due anime si erano trovate dopo essersi cercate per molto
tempo e da molto lontano.
Lui le tormentava il viso con le mani grandi e rideva mentre lei gli chiudeva
dolcemente le labbra con le sue.
Erano baci dolci, baci lenti, baci che volevano durare sempre oltre la sera,
oltre il momento, oltre il tempo........
Lui voleva bere i suoi pensieri, rubare la sua allegria, lasciarsi travolgere da
quel ciclone che lei era perché potesse portare via tutti i suoi tormenti, tutta
la sua storia sbagliata, tutto il suo dolore.
E per un attimo si era illuso di essere guarito, di poter domare la sua
sofferenza mentre piombava in un altro dolore.....forse più dolce, forse più
innocente, ma forse grande come ogni dolore.
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Quella sera poi Simi ed Elli erano andate a cena con Rich in un ristorantino
vicino ad un supermercato con un ampio parcheggio davanti e davvero poche
luci sulla strada.
Erano state invitate per conoscere tutti gli amici di Luca e Rich di cui
avevano sentito tanto parlare e che con i loro nomi abbreviati ed un po'
America erano divenuti un mito nella loro mente come tanti eroi da fumetto
ognuno con il proprio ruolo ed il proprio modo di essere.
Ma anche loro dovevano godere di una qualche fama....per questo erano
emozionate ed anche un po' nervose mentre entravano nella grossa sala dove
loro erano già tutti lì al tavolo ad attenderli che erano in ritardo.
Se ne stavano tutti seduti, schierati dalla parte del muro a scrutarle con occhi
curiosi cercando di trovare in loro quello che gli era stato raccontato da Luca
e da Rich.
Elli cercava di reggere tutti quegli sguardi tra l'interessato ed il diffidente
accorgendosi che era vero che la sua fama l'aveva preceduta e che non poteva
deludere le loro aspettative....
Lei non sapeva cosa avessero pensato vedendola entrare con tutto il suo
sorriso e l'entusiasmo di conoscerli....credeva solo l'avessero immaginata
diversa......lo si vedeva dai loro occhi attenti.
Simi ed Elli si erano sedute vicine; Rich era dall'altra parte del tavolo distante
da Elli e lei aveva fatto apposta a tenerselo lontano mentre cenavano per non
destare sospetti, per non far trapelare anche con il solo sguardo quello che era
accaduto, ma forse così era peggio e doveva vedersi lontano un miglio che
avevano qualcosa di strano.
Luca aveva preso a chiedere dove mai erano stati che era tardi ed avevano il
telefonino spento e Rich a dire che il suo telefono era rimasto sempre
acceso....forse non prendeva..
Poi Stefano il dentista nonché allenatore della squadra di calcio dove giocava
anche Rich aveva preso a parlare e fare domande con una calma che batteva
anche quella di Simi ed Elli ad ogni sua frase si era chiesta se mai riuscisse a
finire di parlare.
Tutti avevano poi finito con il presentarsi e sorridere che ora potevano anche
mangiare che bene o male si conoscevano e benvenute tra noi!!
Billy, un uomo dai capelli scuri e lo sguardo filosoficamente distratto aveva
messo subito Elli a suo agio con il suo sorriso dicendo che lì da loro aveva la
fama di una santa ed accennava a Rich che era diventato più rosso della sua
109
maglia per l'imbarazzo mentre Elli rideva che non era vero e che era invece
molto terrena e sperava di non deluderlo.
Vicino a Rich sedeva Gulli tra gli occhiali e le braccia conserte sul viso dolce
e pacato ed a capotavola la piccola Elena con i suoi pochi dentini e gli
occhioni scuri che brillavano intensi vicino alla mamma che era molto carina
anche se molto silenziosa.
Elena aveva poco più di un anno e si agitava sul suo seggiolone......Elli aveva
finito con l'innamorarsi di lei e l'aveva presa in braccio con quel suo
corpicino leggero e senza tregua ed il viso dolce e simpatico oltre che tanto
carino nella sua tutina rossa.
Camminava appena ed Elli l'aveva portata per tutto il ristorante tenendola per
mano a conoscere le persone della sala che sorridevano tutte a quell'amore di
bimba e a vedere dal vetro le grosse aragoste...
Rich vedendole girare intorno aveva chiesto ad Elli ti piace? E lei aveva fatto
cenno di si con la testa continuando a giocare con la bambina. Poi Elli si era
avvicinata a Rich mettendogli Elena sulle spalle che rideva divertita al nuovo
gioco mentre Rich le afferrava la mano insieme a quella della bimba. Ed
erano come un quadretto sacro, dolcissimo, sereno.
Poi Rich si era preso in braccio la bimba ed erano tutti e due vestiti di rosso e
ridevano.
Elena affondava le mani nel gelato al cioccolato di Rich e se le portava alla
bocca impiastricciandosi tutta e sporcando anche il viso di lui divertita.
Elli gli diceva di non farglielo fare che si stavano sporcando tutti, ma a lui
non importava niente e la lasciava fare e la lasciava ridere.
Lei guardandoli pensava che erano proprio un quadretto dolcissimo così
ridotti com'erano.....sporchi e semplici.....due bimbi che gli basta poco per
essere felici e continuava a scuotere la testa e dire che stavano combinando
un disastro con quel gelato, ma avrebbe voluto tanto sedere lì vicino a loro e
lasciare che impiastricciassero anche lei di cioccolato e panna e partecipare ai
loro giochi, alla loro gioia e pensava come talvolta la gioia ti nasca dalla
vista delle cose più semplici che sono anche le più intense, le più belle......
Stefano, il padre di Elena era un uomo alto......questa era la prima cosa che
balzava agli occhi soprattutto vicino alla sua minutissima moglie.
Aveva occhiali più da intellettuale che da dentista, di quegli intellettuali
distratti ed assenti con una smorfia di sorriso sulle labbra. I capelli già
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bianchi ed un po' scompigliati ed Elli pensava già bianchi perché le era
sembrato giovane...ma poteva essere benissimo uno di quelli senza età.
Quella sera aveva raccontato della squadra che lui allenava ed in cui Rich
giocava come veterano dato che tutti gli altri giocatori erano tutti sui venti e
quindi molto più piccoli di lui.
La squadra non era messa affatto bene in campionato.....all'incirca
quartultima, comunque in un campionato senza retrocessione teneva a
sottolineare Rich.
E Rich giocava in attacco! "Deve essere forte allora!" aveva chiesto Elli a
Stefano.
"Ma" aveva risposto "diciamo che più o meno riusciamo a segnare quando lo
faccio uscire dal campo". Elli aveva riso e Rich si era giustificato che
riuscivano a fare goal perché lui aveva adoperato tutte le sue forze per
stancare gli avversari.
"O forse ti fanno giocare come mascotte perché sanno che quando esci loro
segnano di sicuro" aveva fatto eco lei in tono provocatorio.
Si erano messi tutti a ridere e Rich era tutto rosso in viso, ma rideva anche
lui.
Poi Billy invece aveva preso a distruggere il mito Luca e le sue frasette
sempre troppo adatte alle situazioni.
Aveva detto che lui teneva una corrispondenza da panico e che tutti si
chiedevano come facesse a non sbagliarsi e non confondere le persone o
avere cose da dire a tutti.
Billy aveva spiegato che Luca aveva come un suo frasario, un suo vangelo
con risposte preconfezionate per ogni occasione raccolte in tanti anni.
"E se c'è la coppia in crisi via con la frasetta che c'entra benissimo e ci sono
le parole per la ragazza con il cuore affranto, per il ragazzo abbandonato, per
la persona religiosa o no, per madri afflitte e figli incompresi e così via con il
rischio di mandare la stessa cosa più volte alla stessa persona".
Elli aveva detto scherzosa che ora capiva come faceva ad avere sempre
splendide frasi di splendidi autori che calzavano a pennello per ogni cosa,
ogni situazione, ogni consiglio chiesto e che le era caduto un mito.....poi
aveva aggiunto che in fondo ogni persona pur con lo stesso problema è
diversa e quelle frasi non le buttava giù così, ma le accompagnava con le sue
bellissime parole.
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Luca aveva avuto per lei uno sguardo di gratitudine da sotto ai suoi occhiali e
lei credeva le volesse bene nonostante fosse consapevole degli intrecci strani
tra lei e Rich e cercasse di fare in modo che non degenerassero.
Quella sera le aveva regalato un libro di Carlo Coccioli, il "David" dicendo
che doveva conoscerlo quel burbero scrittore emiliano.
Perché proprio il "David" Elli se l'era chiesto e doveva esserci un motivo
visto che alla pacata Simi aveva regalato il "Buddha" dello stesso autore in
onore alla sua calma orientale ed un po' filosofica.
E David era quel personaggio biblico che si era perso acceso dall'amore di
una donna che non poteva avere ed era arrivato anche ad uccidere il marito di
lei per quel sogno.
Figura passionale, turbata, piena di eros, confusa, accesa, un fuoco ardente e
continuo....poi la disperazione e la morte per ciò che aveva fatto prima della
sua risurrezione e la sua grande saggezza di re.
Forse lui la vedeva così e forse davvero lei era così con la sua forza
devastante, con il suo volere ed il suo sentire intenso.
Talvolta desiderava e si accendeva e fantasticava ed avrebbe dato qualunque
cosa per avere l'oggetto dei suoi sogni......e quello che voleva doveva
ottenerlo a tutti i costi anche se era mortale, anche se poteva farle male, anche
se tante volte era sbagliato e sapeva che non avrebbe funzionato o che una
volta avuto non le sarebbe importato più.
Tante volte provocava solo per sentirsi amata anche se la persona che aveva
avanti non le interessava affatto........se la studiava.....diceva cose per
scoprirne le reazioni....poi le colpiva lì dove loro volevano essere prese, lì
dov'era il loro punto debole e dove sapeva che si sarebbero perse per lei e le
avrebbero dato tutto.
E fingendo di dar loro vita era lei a prendergliela in una malvagia
inconsapevolezza!
Ma lei voleva amore, voleva che qualcuno si prendesse cura di lei, voleva
sentirsi al sicuro.........e questa in fondo era la sua debolezza, il suo essere
insicura e cercare continue conferme continue persone che potessero dirle che
contava che almeno per loro era importante.
Tante volte invece si sentiva piena di sé ed era felice di non aver bisogno di
nessuno che c'era lei ad amarsi e se ne stava bene da sola con se stessa ed era
anche capace di amare il mondo in quei momenti di completezza.
112
Allora scriveva lunghe pagine di pensieri dolci sulla vita e sulla storia o
ascoltava musica con le cuffie mentre il mondo era fuori e distante ed anche
lontano.
Ed era il cielo, era il mare, era Dio........capiva le contorte storie del mondo e
penetrava il mistero dell'universo e la sua anima era milioni di pensieri ed
idee tante come le stelle ed anche luminose e si sentiva eterna come
quell'abisso scuro sopra di lei la notte quando alzi gli occhi d'estate ed è come
tutto sporco di fine sabbiolina chiara che poi sono le stelle.......quelle vicine e
grandi e quelle tanto distanti e microscopiche.
E Dio chissà dove si era perso in tutta quella landa infinita del cielo e se
davvero ascoltava e leniva e curava o se era pieno solo della sua grandezza,
della sua divinità.
Tante volte Elli lo gridava Dio quando era piena del male della storia che lui
aveva scritto ed aveva scritto davvero tante storie nel mondo e tanta gioia,
ma anche tanto dolore.
Poi in quel ristorante troppo bianco per la luce al neon più adatta ad uno
studio dentistico o ad un ambulatorio erano arrivate le fragole per Simi ed
Elli ed erano grosse grosse e rossissime come la morte, come l'amore con
quel colore che è mortale e passionale insieme.
Elli aveva chiesto a Rich "ne vuoi?" e lui aveva fatto cenno di no con la
testolina ridente poi aveva finito con il cedere a quelle di Simi e le aveva
assaggiate mentre continuava a guardare Elli con tono di sfida come a dire
che quelle fragole lì facevano meno male e perdonami Elli.......
Elena intanto aveva iniziato a fare i capricci che era tardi e doveva avere
sonno e dimenava i braccini strizzando il volto in un pianto annoiato.
Allora tutti avevano preso ad alzarsi e Rich insieme a Gully e Luca si era
offerto di riaccompagnarle all'ostello in macchina.
Il viaggio era stato per lo più stanco e silenzioso con tutta la pianura che
correva ai lati buia e senza vita.
Luca aveva preso a dire che avevano una parlata molto brutta un po' romana
ed un po' napoletana ed Elli un po' irritata aveva detto che in fondo non
poteva aspettarsi grandi cose da due terrone come loro che era tutto il giorno
che le scambiavano per napoletane.
E in fondo non le dispiaceva affatto visto la solarità dei luoghi campani ed il
sapore del mare e del sole e degli scogli a picco e del cielo azzurrissimo
cosparso del profumo dei limoni con la gente che è sempre felice.
113
Quella sera poi Elli e Simi avevano intonato una canzonetta da stadio in
quella macchina un po' tesa ed annoiata che "Solo la nebbia, ch' avete solo la
nebbia!!!".
In quel silenzio Elli aveva sentito tutta la stanchezza della giornata, del lungo
viaggio in treno, del caldo di quello strano aprile, della tensione di tutti gli
incontri ed aveva raccolto i capelli con le mani appoggiando la testa sul
sedile di velluto e chiudendo gli occhi.
E quello che aveva sentito era una sensazione di leggerezza e non c'era senso
di colpa, né amarezza, solo tanta dolcezza. Era un bel silenzio quello di tante
vite raccolte insieme in un piccolo ambiente che si guardano e cercano di
capire e si dicono che tutto questo è proprio strano, che la vita è strana che
unisce e crea atmosfere di sogno e fa andare gente per la stessa strada per
sempre o solo un momento, ma con la sensazione che quell'incontrarsi di
sguardi e respiri è comunque stato parte di te.
Quando aveva riaperto gli occhi Elli aveva incontrato quelli di Rich che
oltrepassavano Simi per posarsi su di lei .
Teneva il viso intenso appoggiato sulla mano e sorrideva di un sorriso che lo
vedi subito che però è triste e ti sciogli di tenerezza per lui.
Lei l'aveva guardato e nei suoi occhi riflettevano le luci dei fari delle auto che
incrociavano per la strada e gli illuminavano a tratti il viso un po' di bimbo,
un po' di uomo che la sofferenza che ti porti dietro continua a vedersi negli
occhi per molto tempo, forse per sempre.
Non parlava e chissà se avrebbe voluto dire davvero qualcosa.....chissà se le
avrebbe parlato a trovarsi solo con lei o se l'avrebbe guardata solo come stava
facendo ora.......
Elli pensava che era davvero bello così nella penombra con quello scintillio
di occhi vivi che giocano e sognano e amano.......Avrebbe voluto appoggiare
la testa sulle spalle di lui ed addormentarsi così....vicino al suo cuoricino
mentre sentiva le sue labbra grandi sulla fronte e le mani che intrecciavano le
sue........ma ora erano distanti......erano distanti davvero.
Di fronte al portone scuro dell'ostello poi lui le aveva stretto la mano forte
mentre si guardavano senza dire niente, senza fare niente, come se non ci
fosse niente intorno e Luca gli si era fatto vicino prendendo la mano di lei ed
allontanandola.
Nessuno aveva detto niente, Rich aveva messo le mani in tasca scrollando le
spalle.
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Poi quando il portone si era chiuso sul chiostro rimbombando loro se ne
erano andati ed Elli e Simi avevano preso a salire le silenziose scale di
marmo fino al grande corridoio pieno d'ombre con quelle piccole luci che
irradiavano dal basso i soffitti troppo alti.
Nella grossa camera da sei Elli e Simi si erano spogliate in silenzio ed Elli
aveva gli occhi tristi.
"Cos'hai stellina?" aveva detto Simi.
Elli aveva scosso le spalle.
"Raccontami vuoi?". Elli aveva accennato si con il capo e le aveva
raccontato di quella cucina buia mentre lei era di là a guardare foto e di
quelle maledette patatine e che non avrebbe dovuto fare quello che aveva
fatto che non era giusto e si faceva anche schifo, ma era stato così bello.....e
gli occhi le erano diventati languidi così un po' velati di pianto.
Simi le aveva detto "Non c'è niente di male a voler bene a
qualcuno.....solo.....non farti del male, fa chiarezza......cerca di vedere cos'è
che vuoi!!".
"Non lo so cosa voglio....forse solo lasciarmi un po' andare, forse solo
sentirmi un po' amata.....ma così non va bene!!! così non è amore....solo un
altro dolore Si!!".
Poi le aveva detto dei suoi baci dolci e pieni di dolore e di come l'aveva
abbracciata e di come lei ci si era aggrappata in quell'abbraccio appoggiando
la sua testolina confusa sul suo cuore......e di come aveva alzato gli occhi in
alto verso lui cercando le sue labbra e di come poi ci si era persa dentro senza
pensarci, solo volendolo intensamente.
Simi aveva gli occhi azzurrissimi illuminati, quasi commossi da tutta quella
dolcezza da sogno che le veniva raccontata da una voce confusa forse anche
sconvolta e chissà se pensava che storie come quella forse non capitano a
tutti nella vita e sono perle rare e preziose da non lasciare andare.
E Simi ci si impegnava a capire gli stati d'animo di quella sua ora
sovreccitata ora diafana amichetta, ma Elli sapeva che non poteva riuscirci e
magari lei la considerava un po' sciocca, forse anche sprovveduta e forse lo
era davvero.
Elli andava dicendo che amava Marco che ci aveva trascorso gran parte della
sua vita e non poteva lasciarlo andare, non avrebbe mai avuto la forza di
farlo.
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In fondo che ne sapeva di Rich a parte che era bellissimo e faceva foto da dio
ed era dolcissimo?.
Poi si erano infilate nei lettini a castello mentre la luce arancio dei lampioni
fuori entrava dalle persiane socchiuse e Simi era dolce dolce che le aveva
chiesto di darle la manina nel buio di quella stanza troppo grande per loro.
E mentre intrecciavano dolcemente le loro dita avevano sentito la pienezza
dello stare insieme, la consapevolezza che quell'avventura l'avrebbero vissuta
loro due ed era tutto troppo strano, strano come il destino le aveva fatte
incontrare un giorno all'università e si erano scambiate sguardi, anche
qualche parola....niente di più.
Quel giorno in facoltà non immaginavano nemmeno di dover diventare
inseparabili e che avrebbero trascorso tanto tempo insieme ed avrebbero riso,
pensato cose pazze ed avrebbero pianto e fatto progetti e si sarebbero
consolate, avrebbero parlato di letteratura e di paesaggi e si sarebbero dette
siamo due pazze in questa contingenza stramba della vita, ancora a sognare
irriducibili l'amore.
Loro con le loro strane storie che una persona normale non erano mica capaci
di trovarla! E tutti quei discorsi sull'amore che chissà se esiste quello vero.
Elli aveva detto di no......che l'amore quello vero, quello che ti logora dentro
perché è troppo grande e ti fa male è solo un sogno perché se esistesse ti
ucciderebbe! E se per caso lo incontri nella vita poi devi abbandonarlo perché
ti distrugge.
E l'amore è accettazione ogni giorno dell'altro, andarsi incontro, aiutarsi a
crescere con gli alti e bassi, le passioni e gli scazzi.
Ma l'ansia eterna d'amore......quella no che non ti fa crescere e ti blocca in
una sensazione di troppo grande, di troppa morte.
Simi allora aveva detto che no "perché devo battermi sempre a dire che
l'amore vero esiste se poi non esiste.......sono stufa di illusioni......non mi
hanno portato a niente se non a delusioni per non aver trovato l'uomo
perfetto!!".
Ed avevano recitato lentamente il padrenostro che sei nei cieli mentre le loro
voci s'intrecciavano confondendo il silenzio; Elli non pregava più da tempo e
le piaceva ora quella magia di quelle parole di lode e richiesta.
Le pensava sussurrandole ed era come se non le avesse mai ascoltate, era
come quando da piccola le recitava per abitudine con suo fratello dopo
essersi presi a cuscinate ed aver fatto a botte per un po' che erano
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inseparabili e non volevano saperne di dormire in camere diverse anche se la
mamma diceva che era ora che stavano crescendo e non stava bene.
E dicevano insieme le preghiere prima di dormire un po' sbuffando e un po'
annoiati, ma quelle parole anche allora avevano qualcosa di magico ed era
come se sussurrandole divenissero invincibili e liberaci dal male amen.
La mattina dopo era ancora una bella mattina di sole sull'Emilia e loro si
erano svegliate troppo tardi e non avrebbero fatto mai in tempo a partecipare
al caffè rituale delle dieci con Luca e Gully che erano già le otto e mezza e
dovevano prepararsi ed arrivare alla stazione dei bus e fare un viaggio di una
mezz'ora in auto.
Così Elli aveva telefonato a Luca per scusarsi e lui le aveva detto di
sbrigarsi che le avrebbero aspettate lo stesso.
Uscendo in strada avevano incontrato il cielo azzurro che in Emilia non è
mai azzurro azzurro, ma sempre velato. Avevano quasi corso con passo
veloce per le vie del centro scoprendole gremite di gente a quell'ora.
E avevano riso e riso molto mentre avevano il fiatone che non sarebbero mai
arrivate in tempo all'auto delle nove e cinque minuti ed era inutile starsi ad
ammazzare così per niente.
Simi non riusciva a tenere il passo e si stancava, si fermava e non restare
indietro Si dai muoviti!!!.
Ma quell'auto delle nove e cinque se l'erano visto sfilare davanti impotenti
senza poter fare niente, senza riuscire nemmeno a piangere che non gli
bastava l'aria nei polmoni e se ne stavano a tossicchiare con il viso rosso e le
braccia penzoloni sulle ginocchia come due disperate.
Elli avrebbe tirato giù volentieri tutto un bel rosario, ma aveva detto solo
merda! E poi era scoppiata a ridere.
Avevano dovuto aspettare una buona mezzora prima dell'auto successivo
sedute su una panchina troppo assolata, ma non ce ne era una all'ombra
neanche a pagarla.
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Avevano letto un po' ed un po' parlato poi erano scivolate lungo la pianura ed
i fossi pensando che neanche quella mattina avevano voglia di studiare e
come se ne poteva avere con quel sole!!
Aveva telefonato Rich : "Elli il caffè con quanto zucchero?"
"Senza Rich! Perché?"
"O così, beati voi!!".
"Siamo sull'auto ancora Rich!"
"Ah!!!" era rimasto perplesso, avete dormito un po' troppo? non siete ancora
lì? Bè fa niente, pensavo di trovarvi lì tutti insieme! Vi vengo a prendere per
pranzo andiamo da qualche parte ok?"
"Si Rich, ciao, buon lavoro!".
Elli aveva pensato che ne stavano portando di sconvolgimenti in quella
piccola cittadina emiliana anche il rito del caffè.....perché un rito è sempre un
rito e non sta bene interromperlo.
Ma Luca aveva un bel sorriso quella mattina e non sembrava affatto
arrabbiato che ogni tanto fa bene cambiare le abitudini senno ci si fossilizza
e così almeno avrebbero preso meno caffè perché quello delle undici non
aveva più senso ora che erano già le dieci e mezza e sarebbe stato un bene.
Il “Principe” era un caffè un po' snob con tutta gente giaccaecravatta di quelle
che ti squadrano e vedono se sei adatto ad essere dei loro.
Anche le cameriere erano un po' snob, molto bionde e molto alte adatte alla
tipologia del luogo insomma piuttosto bellocce, ma di quelle che a servirti
sembra stiano a farti un piacere e quel caffè neanche tanto buono lo fanno
sospirare che sembra chissà cosa sia.
In compenso c'erano delle paste buonissime e croccanti ed ancora calde che
era un piacere mangiarle soprattutto con la fame che avevano a quell'ora che
non avevano messo ancora niente sotto ai denti.
Luca sembrava felice e si muoveva agile tra le persone con i caffè e latte per
tutti e c'erano suoni di cucchiaini sui piattini delle tazze e brusii e lo scroscio
della macchina per i cappuccini quando il latte esce bollente e con tutta la
schiuma e ne senti l'odore confondersi con quello del caffè.
E Gully aveva preso a dire vi piacciono i funghi ed il lambrusco ed allora si
si che si può fare e venite a pranzo da me oggi che mi fa davvero piacere ed
ora lo diciamo a Rich così viene anche lui!!
Elli e Simi stavano lì a ringraziare e a dire che gli faceva piacere davvero
stare da lui per pranzo.
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Poi si erano salutati ed ognuno per la sua strada chi a studiare, chi al lavoro
mentre la mattina cresceva con il sole sempre più alto, sempre più intenso.
Avevano fatto svogliatamente fotocopie e per lo più avevano parlato riso e
scherzato con i ragazzi della biblioteca e sembravano le reginette della
situazione che tutti gli stavano intorno e si prendevano cura di loro. C'era
stata tutta una serie di innumerevoli caffè e sigarette che andavano fumate
fuori ed ogni scusa era buona per uscire un po'!!
C'era in biblioteca un ragazzo dai pantaloni larghissimi e la barba scura come
i capelli lunghi ed arruffati, il maglione amplissimo e di lana erta. Si
chiamava Francesco ed era bravissimo a far andare in aria tante palline come
fanno i giocolieri; era un trionfo di colori catapultati e fatti roteare con
grande maestria.
Voleva fare l'artista di strada, l'aveva detto lui stesso mentre Elli s'impiccava
con tutte quelle palline e provava a farle andare, ma le scappavano per tutta la
biblioteca.
E quel luogo culturale che avrebbe dovuto essere austero e silenzioso da
quando erano arrivate loro aveva preso l'aspetto di un allegro circo dove tutti
fuori sembrano felici, ma c'è sempre quella tristezza di fondo.....perché non
c'è niente di più triste di un circo.
Francesco aveva poi mostrato loro le foto dei suoi spettacoli in strada ed era
bravo anche con le fiaccole come ogni giocoliere che si rispetti perché il
fuoco fa sempre tanta scena soprattutto nella notte buia quando hai voglia di
un po' di calore.
E in una foto c'era lui con tutti i capelli sciolti e lunghissimi che portava una
croce sulle spalle scoperte e sembrava proprio il Cristo. Era una foto di una
Via Crucis e lui ovviamente faceva Gesù.
Elli pensava fosse una cosa strana sognare di andare per le strade a fare
spettacoli. Aveva sempre creduto che quella gente ci fosse costretta per
qualche motivo, non che lo volesse e che lo sognasse poi!!
Ma lui aveva gli occhi pieni di ansia di libertà, di essere diverso, sfuggire alla
normalità essere lui e nient'altro. Aveva un fare interessato ed un modo strano
di guardare le cose e parlare alla gente. Era come distante ed ogni tanto lo
sguardo suo si perdeva ed era bello vederlo così assorto a vagare chissà dove.
Ad Elli piaceva la gente come lui, quella che dà l'idea di non essere schiava,
che almeno ci prova a non farsi stritolare dalla morsa della convenzione e se
la ride del mondo che passa intorno.
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Poi Simi aveva detto ad Elli che non potevano mica presentarsi a pranzo a
mani vuote ed avevano pensato a qualcosa da portare......fiori per esempio.
Fausto, un ragazzo che studiava in biblioteca, si era offerto gentilmente di
aiutarle a trovare un fioraio ed erano usciti tutti e tre che era già tardi e Rich
sarebbe andato a prenderle all'una.
Fausto era un biondino geniaccio a cui avevano fatto saltare alcune classi
delle elementari e si stava laureando in ingegneria. Un mostro d'intelligenza
insomma.
Era simpatico, disponibile ed anche carino....con un unico difetto era troppo
profondamente emiliano e ciò lo rendeva ottuso riguardo alla bellezza di altri
luoghi.
Amava spudoratamente la sua pianura e la sua terra e ad Assisi, la città di
Simi, c'era stato e gli era parsa brutta.
Elli gli aveva detto come fa a non piacerti Assisi, non lo sai quello che
dici.....e gli era calato un po'.....
Però dopo tanto girare un fioraio glielo aveva trovato e se ne era andato
lasciandole tra i fiori mentre tornava a casa per il pranzo che ci vediamo più
tardi.
Elli e Simi avevano iniziato a scegliere i fiori e per poco svenivano a sentire i
prezzi che questi emiliani se ne approfittano oppure i fiori ce li hanno d'oro.
Morale avevano in mano un mazzolino pietoso di gerbere e qualche rosellina
alla modica cifra di cinquanta carte. Non avevano avuto neppure la forza di
replicare che quelli erano ladri e non fiorai e si vergognavano di presentarsi
in quel modo che quel mazzo così a casa loro l'avrebbero pagato diecimila a
malapena.
Erano disperatissime.........vabè che bastava il pensiero!!!
Elli aveva preso anche una rosa rossa per Pier che Luca l'avrebbe portata a
trovarlo al cimitero di un paesino vicino e lei in una lettera aveva detto che
dovevano portargli una rosa insieme.
Uscite dal negozio c'era Rich ad aspettarle insieme al sole.
Aveva con sé un bel sorriso ed una camicia a quadri e ad Elli era sembrato
tanto bello.
Le era andato incontro e l'aveva baciata su una guancia mentre lei teneva in
mano la rosa rossa come il suo maglione di lana e come le sue labbra accese
dal caldo ed anche un po' dal rossetto.
120
La casa di Gulli era grande e ben arredata. Si vedeva che era una casa d'artisti
che c'era un tocco geniale nella disposizione dei mobili e negli accostamenti.
Lui e sua moglie erano due fotografi ed erano anche davvero bravi.
La signora era una donna semplice e molto gentile, alta e con le mani grandi
ed aveva un sorriso bello e vero!!
Le aveva accolte come se le conoscesse da sempre e si erano sentite a loro
agio in quell'appartamento moderno ed accogliente. Lui si dava da fare tra i
fornelli e diceva di non aspettarsi niente di particolare che non era un cuoco.
Avevano due figlie, ma una, la più piccolina, era a scuola.
L'altra, Barbara, aveva sedici anni e due occhi scuri davvero belli ed
intelligenti di quegli occhi pronti a sfidare il mondo che entrano nella vita
con tanti sogni e la voglia di farlo vedere a tutti chi è che conta. Aveva
un'intelligenza brillante ed interessi letterari non comuni per la sua età. I
capelli lunghissimi le scendevano languidi sulla schiena di un biondo scuro
indefinito, alta e slanciata nei suoi jeans attillati e scuri secondo la moda del
momento.
Parlava della sua gita, del suo nuovo ragazzo, del corso di teatro che aveva
intrapreso.
Ad Elli piaceva sentirla parlare e sentire che era profonda e che amava la
vita......che insomma era diversa da molte ragazzine della sua età che sono
leggere e vane....Barbara le ricordava lei a sedici anni e la sua esuberanza, i
suoi pensieri, la sua ansia di conoscere e sperava lei potesse portarsi dietro
sempre quella gran voglia di vivere.
Aveva mostrato alle sue ospiti tutti i suoi cd di Renato Zero che ci andava
matta e piacevano anche ad Elli mentre Rich storceva la bocca ed era buffo
davvero.
Poi di là il pranzo era pronto e sull'allegra tovaglia a quadretti erano disposte
un sacco di cose sfiziose ed era tutto molto colorato e solare.
Infine era apparso alla porta il cognato di Gulli, un uomo brizzolato ed
elegante e si era fermato a pranzo anche lui.
Rich aveva preso a dire ad Elli che quel signore distinto aveva una jeep
davvero bella e quasi voleva farsela prestare per andarla a prendere dato che
lei amava le jeep.
Gulli aveva fatto un risotto squisito con i porcini ed aveva stappato una
bottiglia di lambrusco e tutti avevano preso a mangiare allegramente
facendosi domande e ridendo anche......ma Rich.....Rich aveva il volto triste e
121
preoccupato e gli si vedeva benissimo anche se si sforzava di ridere e non
pensarci; suo padre non stava bene ed aveva una strana febbre da qualche
giorno e volevano ricoverarlo......poi si era alzato da tavola dopo un caffè
veloce perché doveva tornare a lavoro e gli dispiaceva molto, ma non poteva
fermarsi.
Ma era rimasto così fermo sulla porta della cucina senza riuscire ad
andarsene e teneva la bocca sospesa come per dire qualcosa che non sarebbe
mai riuscito a dire...almeno non lì.....con tutta quella gente. Poi aveva scosso
le spalle e si era voltato salutando; Elli si era sentita morire e non avrebbe
voluto lasciarlo andare via così senza dirgli niente, senza fare niente per
dirgli non ti preoccupare per il tuo papà Rich che non ha niente......ma c'era
tanta gente che non avrebbe potuto capire e chissà cosa avrebbe pensato di
lei......ma al diavolo cosa pensa la gente! Si era alzata e con una scusa banale
gli era andata dietro e l'aveva trovato ancora sul pianerottolo luminoso.
Sapeva che stava sbagliando, che sarebbe dovuta rimanere al suo posto e
lasciarlo andare che lui aveva già tanti pensieri per la testa figuriamoci se
aveva intenzione di stare lì a perdersi per lei.
"Mi spiace Elli non posso restare!". L'aveva abbracciata forte forte mentre le
sorrideva.
Lei l'aveva guardato negli occhi "Sei preoccupato tu?".
Lui aveva detto mm….. scuotendo il capo che si capiva benissimo stava per
si.
"Mi stanno succedendo tante cose grosse tutte insieme!".
"Anche questa?". Elli aveva iniziato a baciarlo perdendosi tra le sue labbra.
Lui aveva assunto un’espressione serena ed aveva preso a dirle che le voleva
bene mentre i suoi occhi quasi piangevano.
Elli l'adorava questo suo modo di prendere tutto come un meraviglioso dono,
questa sua insicurezza che lo rendeva dolcissimo, questo suo non dar niente
per scontato, ma saper apprezzare quello che ti capita di bello nella vita.
E sentirlo ridere mentre l'accarezzava perché era felice e dire banalità e poi
chiedere scusa che quei momenti lì, quelli così intensi non riusciva proprio a
reggerli!!
E quando non pensava, quando lasciava da parte la paura e si dava allora si
che era bellissimo. Poi le aveva detto ti amo e non era un ti amo qualunque
detto così vicino all'orecchio......ma era dire sei nella mia anima ti prego non
andartene mai....
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Perché c'è amore e amore nel mondo.
Elli allora aveva pensato a quello che stava facendo ed era strano....non aveva
un grande senso di colpa verso il suo ragazzo che in un altro luogo forse
pensava a lei con dolcezza ed al loro futuro, alla loro casa, al loro domani.
Quello che provava per Rich era qualcosa di trascendente...forse più
profondo dello stesso amore...una comunione di anime ed il fisico era
superfluo......
Questo suo sentire un giorno Elli l'aveva trovato nel diario di una giovane
ebrea, Eatty, morta ad Auschwitz, nel 1943....parlava di due sue relazioni:
una con il giovane Han con il quale viveva.....l'altra spirituale con un certo
dottor S. molto più anziano di lei e diceva " Nel mio cuore gli sono fedele.
Sono fedele anche a Han. Sono fedele a tutti. Per strada cammino accanto ad
un uomo con in mano dei fiori bianchi che paiono un mazzolino da sposa, e
lo guardo in viso con occhi raggianti; e solo dodici ore fa ero fra le braccia di
un altro uomo e gli volevo, gli voglio bene. E' mancanza di gusto? E'
decadente? Per me è tutto perfettamente in ordine: forse perché ciò che è
fisico non m'importa, non m'importa più molto.
Si tratta di un altro amore, che si estende più lontano."
Poi del dottor S. diceva ancora "Io provo più piacere e desiderio nel guardare
la sua bocca che nel sentirla sulla mia! ........Però il suo corpo non lo voglio
proprio anche se certe volte sono pazzamente innamorata di lui: dipende dal
fatto che gli voglio bene in modo così profondo, quasi cosmico; in un modo
che col corpo non si riesce neppure ad esprimere........la mia vita è comunque
legata alla sua o piuttosto collegata alla sua. E non tanto le nostre vite, quanto
le nostre anime."
Elli sentiva questo nel suo cuore....una forte sensazione della presenza di
Rich nella sua vita sempre e comunque qualunque cosa sarebbe potuta
capitarle e questo la rendeva felice, la faceva al sicuro.
Poi l'aveva visto andarsene da in cima alle scale e sparire dietro l'angolo e
riapparire per mandarle un bacio e sparire di nuovo.
E lui aveva lo sguardo triste e lei gli occhi più languidi del mondo.
123
Più tardi era arrivato Luca che doveva portarle al cimitero a trovare Pier ed
erano fortunate che c'era il sole e la campagna era bellissima nel silenzio di
quelle prime ore pomeridiane.
Ma prima aveva qualcosa da mostrare loro.
Aveva una cartellina piena di foto, lettere e cartoline di Pier!!
Elli era felicissima di poterle vedere ed osservare la calligrafia di quello
scrittore che amava tanto e di guardare foto insieme a quelli che erano stati i
suoi amici.
Le sembrava tutto così assurdo ed insieme straordinario...anche Simi non
stava più nella pelle! E mentre mangiavano gelato e bevevano il caffè
parlavano dei tempi passati e Luca aveva preso a raccontare e sembrava fosse
felice.
Giravano di mano in mano stampe e foto e progetti di copertine di libri ed era
forte!!
C'era una comunione perfetta tra queste vite raccolte intorno ai ricordi e
perché no anche ai sogni ed era come se tutti si conoscessero da tanto tempo
e non avessero paura di dirsi cose della loro vita.
Poi Luca, Simi ed Elli se ne erano andati salutando e ringraziando della loro
ospitalità e gentilezza che ci vediamo in questi giorni e grazie ancora ciao.
Quel pomeriggio di sole sulla pianura padana i colori si accendevano ed era
tutto un trionfo di verdi e di gialli e di rosa.
Il silenzio si spandeva per i campi luminosi puntinati da piccoli fiorellini
bianchi o spighe di grano ancora verde acerbo....gli alberi rari lungo i fossi e
qualche merlo scuro a fendere il cielo con il suo volo basso e pesante. E le
piccole frazioni scorrevano lungo la strada quasi piccoli punti sperduti tra le
strade di breccia che finivano sempre per scomparire in qualche parte
all'orizzonte.
Elli aveva sentito il suo cuore essere invaso dalla pace che non le succedeva
più da tanto e mandava in giro gli occhi senza trovare un punto definito in cui
fissarli, ma non provava smarrimento come il primo giorno in Emilia.
Sentiva il suo corpo distendersi e scivolare via con il silenzio in quella vasta
landa ed il suo cuore aprirsi che avrebbe potuto contenere miliardi di
pensieri buoni ed amare davvero tanta gente.
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Poi aveva guardato Simi ed i suoi occhi che quel giorno erano azzurri
davvero ed anche più azzurri del cielo e dovevano essere felici anche loro
mentre si perdevano nell'immensità.
Il cimitero era come un piccolo paesino silenzioso, un'isola di pace in un
verde mare silenzioso....il cancello aperto e nessuna macchina fuori.
"Meglio così" aveva detto Luca.
Non amava andare a trovare chi gli era caro e sentire che la gente stava a
guardarlo con fare curioso.
Anche ad Elli era piaciuto che fossero solo loro tre.....che quella visita fosse
così.. intima e forse era stato proprio Pier a volerlo che magari voleva
rimanere a parlare un po' con loro e sentirli vicini e gioire di quella
comunione così semplice....così vera.
Avevano percorso in silenzio il vialetto assolato che conduceva all'ingresso
ed entrando Elli aveva sospirato ed aveva sentito il cuore batterle forte ed
emozionarsi mentre i loro passi affondavano nella breccia spessa e
faticosissima a camminarci.
Aveva mandato in giro gli occhi curiosi ed un po' turbati da quello che
pensava di trovarsi davanti. Non c'erano cipressi, solo edera e fiori colorati e
non c'era malinconia in quel loro andare.....solo dolcezza.
La foto di Pier era un trionfo di colori anch'essa come la pianura intorno e
sorrideva.
Simi ed Elli si erano avvicinate e c'era un vaso pieno di fiori finti multicolori
e lui aveva una maglia nera a maniche corte sui jeans, i capelli corti e gli
occhiali da intellettuale.
Quel giorno non c'era nessun foglietto con messaggi per lui....Luca diceva
che ce n'erano sempre un sacco con dei testi davvero belli e
commoventi.....poi era rimasto in silenzio a parlare con il suo amico.
Elli si chiedeva cosa mai avrebbe detto Pier di tutta quella gente che andava a
trovarlo dai luoghi più lontani ed impensati....lui che aveva fatto anche lui
viaggi sulle orme dei propri miti scomparsi.
Di sicuro avrebbe sorriso e scrollato le spalle e detto "davvero sono per
me!!".
Quel giorno poi doveva essere felice davvero.....lo si vedeva da tutto quel
sole che c'era intorno ed era come un suo largo sorriso.
125
Elli aveva trovato quella visita strana. Aveva creduto si sarebbe sentita
oppressa in quel piccolo cimitero di provincia e che si sarebbe commossa ed
avrebbe pianto.......invece era felice.......
Era come essersi recata al funerale del migliore amico e durante il corteo
essersi accorta che quei pianti che si alzavano non erano per lui perché lui
non era morto......
Si perché, aveva pensato, la pietra non può contenerle le anime tanto grandi e
devono liberarsi e volare, volare, volare.
Ed il suo Pier lei lo sentiva nell'aria come una presenza mentre lei e Luca e
Simi parlavano delle cose più disparate e si raccontavano episodi delle
rispettive vite e sorridevano e a tratti ridevano anche ed Elli sentiva
risuonarle dentro le parole del suo Pier dire.... "magari è stato soltanto un
incontrarsi di storie che, per un attimo, si sono avvicinate e intrecciate e che
subito dopo, come è naturale si sono disperse: ognuno per la propria strada.
Ma in fondo fa bene pensare che, nonostante tutto, il dolore e la frustrazione
della nostra esperienza giovanile, nonostante le sofferenze e le bastonate e la
precarietà di questi anni....nonostante tutto questo, la vita si rivela ogni tanto
come una sottile vibrazione che raccorda e uniforma il tono di diverse
esperienze e diverse storie. In fondo fa bene pensare che, alla base dei nostri
percorsi scorra una delicata armonia che ci fa incontrare. E che va
semplicemente rispettata anche se dura un attimo."
Luca continuava a parlare della pace intorno e del luogo ameno e della chiesa
antica che stava lì in mezzo alla campagna ed era molto bella e della ragazza
che un giorno aveva accompagnato a trovare Pier come ora stava facendo
con loro e che ora riposava anche lei lì con il suo sorriso e la sua giovinezza.
Elli aveva pensato che quello fosse un bel posto per abbandonare quello che
c'era di mortale perché l'anima aveva tanto spazio per poter distendersi e
c'era silenzio e si sentivano i profumi della primavera che avevano mille
forme e potevano portarti dovunque.
Si era chiesta cosa poter dire a Pier....forse una preghiera....ma non era forse
già una preghiera quello stare lì insieme a persone care a parlargli?
Avrebbe voluto dirgli tante cose e chiedergliene tante altre......ma le era
venuta in mente solo una
parola breve breve, ma forse la più
intensa.......GRAZIE! per tutto quello che aveva detto o disegnato o gridato
della sua vita......per la sua intensità nel cantare la vita......e la gioia che
gliel'aveva attaccata come una malattia e l'aveva fatta ridere e piangere ed
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esultare ed angosciarsi e di nuovo sorridere musicando le sue giornate con le
parole.
E perché le aveva fatto incontrare tanti amici, tante persone buone che erano
state anche suoi amici ed in questa comunione di sensi ci aveva trovato il
mistero della vita e quel suo andare infinito di coincidenze che poi ti chiedi se
era davvero un caso o se doveva essere così, se era tutto scritto da qualche
parte.
Si era chiesta poi se davvero c'era la morte o era una specie di vita diversa, un
modo nuovo di esistere, di vedere le cose ed il mondo.
Ed erano usciti tutti e tre per quel cancello di ferro scuro che in fondo non
separava nulla e non racchiudeva niente.......era solo la porta ad un'altra vita e
le anime erano il profumo dei fiori e la voce del vento ed il canto degli
uccelli.........si erano sentiti sereni, riappacificati perché ci sono luoghi intensi
ed intimi che riescono a placarti ed a farti sentire la grandezza di Dio che la
tua mente non riesce a contenerla quell'idea d'eterno. E la macchina era verde
come i campi di grano in quella stagione ed andava tranquilla sulla via
mentre il sole del pomeriggio allungava sempre di più le sue ombre.
127
Alle sei meno un quarto Luca era tornato a prenderle alla biblioteca dove
avevano fatto ininterrottamente fotocopie di articoli fino alla nausea dopo
essere tornate dalla visita al cimitero.
A quell'ora, anche quel pomeriggio avevano l'incontro con Agostino e con la
sua profonda poesia.
Avevano radunato le loro cose in fretta che quella postazione internet e la
fotocopiatrice l'avevano ridotta un immondezzaio e Maurizio le aveva
guardate storto, ma non ti preoccupare che siamo bravine e rimettiamo a
posto tutto!!.
Avevano sceso le scale scure, attraversato il cortile con i bimbi che
giocavano come ogni giorno ed avevano incontrato Luca sulla porta con quei
suoi occhi spiritati "Su andiamo che è tardi ed abbiamo tante cose da
fare!!!!".
Luca chissà se aveva tempo di fare tutto quello che la sua testa pensava.
Forse no, per questo si agitava tanto.....e chissà se riusciva a goderselo poi
quello che faceva se andava sempre così di corsa e non si soffermava
mai.....lui andava andava come il vento, come quelle cascate piene che a
grossi fiotti cadono giù per gettarsi chissà dove e voleva tu corressi con lui
anche se gli arrancavi dietro e sapevi che non ce l'avresti mai fatta ad andare
così.
Avevano seguito quello spiritello dei boschi fin sul corso dov'era Agostino
anche quel giorno, come tutti i giorni a quell'ora con la sua poesia ed il ciuffo
bianco scomposto sulla piccola testa come sollevato da una leggera brezza.
Aveva un abito grigiochiaro ed un gilet acquamarina sotto che dava luce al
suo viso....gli occhi sempre velati ed un sorriso sulle labbra come di bambino
che ha scoperto qualcosa.
Quel pomeriggio aveva voluto fosse Elli a leggere la sua poesia e lei aveva
trovato fosse un onore ed era anche un po' emozionata.
Aveva preso in mano il foglio battuto a macchina mentre tutti stavano in
silenzio a guardarla e aveva letto .......
SOSPIRI INCOGNITI
Sospiri incogniti- quelli di Dio
Se li sapessimo- noi piangeremmo
Ci sentiremmo fin troppo straziati
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Vedremmo chiara la nostra anima
Non più abbarbicata al sasso
O legata al circolo del tempo
Capiremmo l'altare- l'Eucaristia
Forse noi moriremmo in estasi.
Leggendola ad Elli era sembrato parlasse per lei, per lei che avrebbe davvero
voluto vederla chiara la sua vita e magari sentirlo e capirlo il sospiro di Dio.
Avrebbe voluto davvero staccarsi da quel sasso della convenzione e del
perbenismo e dal circolo del tempo che lo sentiva che la legava e le faceva
dire continuamente che ne sarà di me domani e che farò, dove mai andrò!!
Avrebbe voluto essere capace di vivere ogni momento, di assaporarlo di
pensare ora sono viva che importa di quello che sarà.....al resto ci penserò
domani...
Questo doveva fare con Rich....ora le sembrava chiaro...vivere quel momento
intensamente, dargli tutta se stessa, la sua allegria, il suo essere spontanea, le
sue carezze......perché ora era questo che desiderava.....
Non chiedergli niente, non pretendere niente, non promettergli niente......in
fondo, pensava, era questo l'amore puro quello senza tutte le seghe mentali se
io ti amo e tu mi ami.....sapere di amarsi tanto e sempre e comunque, senza
paranoie e ripensamenti e scoramenti......così semplicemente insieme oggi e
saperlo vivere quell'oggi pienamente.
In fondo era bello e puro l'amore senza vincolo, non corrotto dal matrimonio,
non legato da altro se non da una consapevolezza reciproca di essere l'uno per
l'altro sempre comunque sia, comunque vada magari anche essendo di un
altro uomo o di un'altra donna che l'amore vero va aldilà di ogni cosa.
Tante volte accade che due pur amandosi alla follia non possano stare
insieme ed il perché non si riesce a capire ......forse quel troppo amore li
ucciderebbe!!.
Si cercano allora e si cercano tanto ed a lungo per poi scoprire che l'unica
dimensione in cui il loro amore può funzionare è nel loro cuore dove restano i
sogni i pensieri e i desideri......e la vita di ogni giorno....quella non può
accoglierli così insieme sarebbero solo due amebe innamorate e fragili nel
mare pieno d'insidie........mentre nella vita si deve lottare.
"Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di
quest'abbraccio e non chiedere altro..........fidarsi della sua pelle contro la tua,
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questo ti deve essere sufficiente, lo vedrai andare via tante volte e poi una
volta sarà l'ultima, ma tu dici stasera non è già l'ultima?.......fidarsi di quando
ti cerca tra la folla, fidarsi del suo addio.....dei suoi baci......l'amore è niente di
più, sei tu che confondi l'amore con la vita." Queste parole di Pier erano
sempre piaciute tanto ad Elli perché era questo l'amore per lei, una questione
di fiducia, un sapere ciecamente che l'altro c'è per te e ci sarà sempre, magari
non fisicamente, ma ci sarà e sapere che per lui è lo stesso.
E ora hai i suoi baci, la sua voce che dice ti voglio bene, il suo sguardo che
ride per te e solo per te, le sue mani grandi e la sua spontanea timidezza......e
ti senti al sicuro, senti che nessuno può farti del male e sei felice.......un
giorno però, e sai che è così, lui non ci sarà più, ma vivrà sempre in te e tu in
lui e senti che qualcosa è cambiato in te, che hai trovato il tuo centro
luminoso e quello nessuno può portartelo via.
Quel pomeriggio Rich non c'era; Luca aveva detto che sarebbe andato a
prenderle la sera alle otto per portarle a cena insieme a Billy e che ora era
all'ospedale da suo padre che non si riusciva ancora a capire cosa avesse che
quella febbre non gli passava proprio.
Agostino aveva detto che se ne tornava a casa che erano le sei passate e che
quel giorno l'agenzia l'aveva minacciato con telefonate anonime ed era
meglio non farsi trovare in giro. Si perché c'era un'agenzia che perseguitava
il buon poeta e lo teneva sveglio la notte con minacce e cercava di boicottare
i suoi libri e più le vendite erano propizie più l'agenzia si accaniva contro di
lui e contro la gente che gli voleva bene senza dargli tregua.
L'agenzia voleva che lui sposasse una donna che lui chiamava la donna
imposta e che aveva rifiutato perché non avrebbe potuto mai amarla lui che
aveva alle spalle amori turbati che lo tenevano in qualche modo ancora
ipotecato.
Poi quella donna imposta era così troppo convenzionale, essenziale, scarna,
priva di vita che lui non avrebbe mai potuto amarla che aveva conosciuto ben
altre donne......
Sua cugina Franca, intrigante, tutta vanità, inafferrabile, indomabile,
adorabile, dal femminino geniale, senza convenzioni "seduttrice fino ad
essere vergine, espressiva fino a tacere, una gatta senza miagolii e con le
unghie retratte in segno di falsa remissione". L'aveva fatto soffrire da matti e
lui non riusciva ad allontanare la sua malia finché aveva preso ad odiarla e
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l'aveva uccisa nella sua anima, nei suoi pensieri, ma lei ci sarebbe rimasta a
lungo forse per sempre e avrebbe ipotecato la sua vita impedendogli di amare
pienamente ancora anche quando aveva conosciuto Rita.
Quello per Rita era stato un colpo di fulmine! Lei aveva ventotto anni e occhi
belli da gatta nel suo volto giovanile. Voleva diventare medico. Vestiva
molto casual era allegra e profonda. Lui le aveva scritto una poesia e lei
aveva esultato come una scolaretta quando gliel'aveva letta. La conosceva da
poco, ma sentiva che quella era una donna speciale, senza vanità, senza
malizia, graziosa.
Un giorno però gliel'avevano "soffiata via" così aveva detto lui e lui se ne era
addolorato profondamente.....era stata la gente malvagia ed invidiosa, chissà
cosa le avevano detto per farla andare via così.......lui allora le aveva scritto
una trentina di poesie e le sei più belle gliele aveva spedite a Bologna dove
lavorava.
E lei non c'era più per lui, il suo amore era divenuto, diceva lui, "una
necessità di rinnegarmi perché io meditassi senza illusioni sul mio ergastolo".
Agostino era triste, profondamente triste e solo......quelle due donne così
diverse: sensuale strega l'una, discreta fatina l'altra gli avevano spezzato il
cuore.
Lui pensava dovesse essere così....in fondo il suo stesso essere, la sua
diversità, il suo essere così sensibile l'aveva reso tanto vulnerabile sulla
terra....laddove ci sono le regole spietate del mondo. In fondo il suo essere
sulla terra non era che un terribile ergastolo.....e l'aveva cantata anche
Baudeleire nell' "albatros" quella misera condizione di esiliato del poeta :
"Il poeta è come il principe delle nuvole,
che snobba la tempesta e se la ride dell'arciere;
poi, in esilio sulla terra, tra gli scherni,
con le sue ali da gigante non riesce a camminare".
E a Rita Agostino aveva scritto una lettera e le aveva detto che nella sua vita
era sempre sera...... "La mia sera in fondo è una festa, è l'unico rumore che
scorre insieme alla mia penna, senza gridare, senza piangere, senza pregare.
Dalla tua estate mi separa solo un filo, quel filo che si attarda come la mia
sera, forse per non passare mai......"
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Elli aveva trovato bellissime quelle sue parole e le era venuto da piangere
quando lui gliele aveva fatte leggere.
E quel suo amore per Rita lui aveva voluto tenerlo nei suoi ricordi come una
confidenza dell'Eterno; un amore che "non brucia, non si scatena, non fa
rumore, non grida....un lunghissimo chiodo che si conficca dentro l'anima che
si credeva beata e intangibile".
Lasciando andare Rita per la sua strada poi nella sua lettera le aveva detto :
"Se ti baciassi nel salutarti annullerei la tua libertà."
Lui le aveva dato tutto a quella donna, senza chiedere nulla, senza pretendere
nulla e mai avrebbe creduto potesse esistere un amore così.
La gente del paese ci rideva con questa storia di Agostino e della sua agenzia
e delle sue ipoteche......alcuni credevano fosse matto.
Elli ci credeva invece ed anche Rich.
Una psicologa di Reggio aveva detto a Rich che in fondo ognuno di noi ha
una sua agenzia e sono le nostre paure, i nostri dubbi, le nostre situazioni non
risolte che ci perseguitano solo.....Agostino gli aveva dato un volto ed era un
modo come un altro di esorcizzarle per difendersi perché è più facile lottare
con qualcosa di concreto.
E la storia della donna imposta quella Elli la sentiva vera anche per sé......che
gli altri si aspettano sempre qualcosa da te...che tu sia come loro, che pensi
come il mondo.
Ma lei, lei non l'avrebbe sposata mai, ma come Agostino avrebbe lottato per
essere quello che era e non quello che si richiedeva che fosse...a costo
d'invecchiare da sola...come lui. Ora si sentiva forte, non aveva paura...che
ridessero pure gli altri...loro massa di pecoroni!!
Poi aveva visto Agostino andarsene con il suo passo filosofico pieno di
sofferenza, pesante come il suo dolore.
Aveva voluto chiamarlo dirgli che era stato importante per lei
incontrarlo.....ma lui andava così senza voltarsi tra i suoi pensieri ed i suoi
tormenti....a casa, lontano dall'agenzia....lontano dallo scherno del mondo.
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"Su andiamo!" aveva detto Luca scrollando Elli dal suo incanto.
Lei gli aveva fatto un sorriso bellissimo ed aveva riso anche lui.
Aveva degli occhi bellissimi Luca....chissà se lo sapeva che gli illuminavano
tutto il viso con quell'azzurro estate. Ci si sarebbe persa volentieri a lungo,
ma lui non aveva pace e la guardava a tratti e fuggiva continuamente dietro ai
suoi pensieri.
Lei si era innamorata subito di quegli occhi vivaci, fin dal primo giorno che
l'aveva visto e non si conoscevano affatto e non erano niente l'uno per
l'altra....due anime che avevano avuto l'occasione di essere su una stessa
porzione di mondo nella stessa frazione di secondo.
A dire la verità un po' si conoscevano perché lei gli aveva scritto una lettera,
una lettera su Pier e gli aveva chiesto come poteva fare ad avere un libro di
cui lui era il curatore e che lei non era riuscita a trovare in nessun posto e gli
avevano detto ....esaurito in libreria.
Anche lui le aveva scritto e le aveva detto come fare ad avere il libro che
l'ultima copia l'aveva regalata proprio ad uno della sua città e poteva
chiederglielo per fotocopiarla, poi le aveva fatto gli auguri per la sua tesi, per
tutti i suoi impegni e le aveva detto ci sentiamo e le aveva mandato anche un
invito per una conferenza su Pier che si sarebbe tenuta in dicembre.
Lei a quella conferenza aveva già deciso di andarci che l'aveva saputo tramite
internet e ce l'avrebbe accompagnata il suo ragazzo. Strano che avesse
acconsentito a farlo, odiava le conferenze e dello scrittore non aveva letto
niente....sai che palle! aveva detto e si che ci "sprecava", aveva detto lui,
anche il primo giorno di ferie natalizie.
E a Dicembre c'erano andati davvero in Emilia Elli, il suo ragazzo e Simi.
Le due erano eccitatissime nonostante la levataccia mattutina e Simi la sera
prima era stata anche a vedersi "La vita di Galileo" di Brecht a teatro ed
aveva fatto tardissimo e sono tutta rincoglionita che non mi reggo in piedi.
Per strada poi non avevano fatto altro che parlare dei libri che avevano
letto....e di Gadda e "La cognizione del dolore", poi di Paulo Choelo e del suo
"Alchimista" e di Enrico Brizzi che Simi ci doveva andare anche a parlare
per via della tesi sulla Gioventù Cannibale.
E c'era andata già una sua amica a parlarci e aveva raccontato che lui ci
provava spudoratamente con tutte! Roba da matti.
Marco non aveva parlato per tutto il viaggio...anzi sbadigliava a tratti e dava
segno di essersi rotto, ma a loro sembrava non importare niente e
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continuavano spudorate con l'hai letto questo e ti è piaciuto quello passando a
zoomate rapide da D'Annunzio a Joyce ad Ammanniti, a Seneca, a
S.Agostino.
Poi avevano preso a parlare di Pier e della sua scrittura contagiosa come una
malattia e di come a tratti era dolce a tratti cruento e Dio come avrei voluto
conoscerlo chissà cosa gli avrei detto e se gli sarei piaciuta, come tipo
intendo.
Ed Elli si era chiesta anche se quel giorno lo avrebbe visto Luca e che viso
avrebbe avuto. Di certo non gli si sarebbe avvicinata...chissà quanto avrebbe
avuto da fare!! con tutta la gente che ci sarebbe stata.
Di questo era sicura, non si sarebbe presentata, avrebbe avuto tempo di farlo
e magari di conoscerlo.....qualcosa le diceva che sarebbero diventati amici e
chissà perché....sono quelle cose che te le senti sulla pelle chissà per quale
fatale casualità.
Poi Marco era finalmente esploso ed aveva sputato fuori tutto il veleno
represso per tre ore di stanco viaggio a sentire quelle due pettegole cicalare
su cose d'altro mondo e su quello scrittore che nessuno conosceva e loro lo
veneravano come un santo e proprio santo non era......e siete ridicole almeno
non andate a raccontarlo in giro...
"Tu non capisci!!" aveva ribattuto Elli. Poi era rimasta in silenzio ed anche
Simi e si era sentita felice. Era in Emilia ora ed avrebbe visto i luoghi natali
di Pier e incontrato persone che erano lì per lui come lei, persone che
avrebbero capito il suo stato d'animo e se ne sarebbero rimaste in silenzio a
sentir parlare di lui e magari a ricordare che qualcuno di loro l'aveva pure
conosciuto.
Quel paesino emiliano era davvero strano, molto piatto con case basse e
colorate ed ogni angolo sembrava uguale ad altri che tornavano a ripetersi
lungo la strada.
Avevano parcheggiato in un ampio piazzale ed erano arrivati anche troppo
presto che il tutto cominciava alle dieci ed erano ancora le nove. Avevano
avuto un po' di tempo per girare il centro e c'era davvero poco da vedere in
quella gelida mattina d'inverno.
Un lungo corso con l'acciottolato troppo grosso ed impossibile da
camminarci con i tacchi senza rischiare una storta.
Intorno portici vuoti con qualche bancarella di robivecchi, statue africane,
pizzi e merletti e libri usati che Elli ci si era ficcata subito dentro a sbirciare i
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titoli mentre Marco la tirava che era proprio una rottura sempre con questi
libri e lei a dirgli che dai in fondo quella giornata aveva deciso di dedicarla a
lei e quindi la lasciasse pure a sbirciare copertine di libri.
Era quasi Natale ma lì le vetrine erano senza addobbi ed anche le strade ed
anzi avevano esposti vestiti molto scuri che la festa sembrava davvero
lontana e mettevano una gran tristezza.
Elli l'aveva fatto notare a Simi e lei aveva storto la bocca.....poi erano entrati
in un caffè per riscaldarsi un po' con un cappuccino e con il bel sorriso
emiliano.
Marco aveva preso a leggere un giornale mentre loro continuavano a parlare
e sghignazzare e a non stare più nella pelle che se la benedetta conferenza
non iniziava Marco credeva sarebbero impazzite.
La gente entrava e usciva dal bar ed Elli si chiedeva se tra loro c'era anche
Luca e come mai avrebbe potuto fare a riconoscerlo....vabè in qualche modo
avrebbe fatto ne era sicura.
Alle dieci la sala era ancora vuota e la sala era piccola, piena di sedie azzurre
e con una giapponese che ancora puliva i pavimenti ed era ora di iniziare.
Elli era rimasta delusa dalle piccole dimensioni della sala.....pensava sarebbe
venuta più gente..lì ce ne entrava pochissima.
La giapponese aveva detto loro che potevano entrare e sedersi che fuori era
così freddo....poi però era arrivato un uomo in pile e li aveva scacciati
malamente che era troppo presto ed era meglio aspettare fuori.
Simi aveva preso a ridere "ti immagini se Luca era quello?"
Elli aveva storto la bocca.....non poteva essere lui era così dolce nello
scrivere che non poteva parlare così. No, non poteva essere lui!!
E quell'uomo lo avevano soprannominato il pile e ci avevano riso su tutto il
giorno di quanto era scorbutico che faceva abbassare tutta la media
dell'emilia.
Poi era arrivata gente ed avevano aperto ufficialmente il salone delle
conferenze ed Elli e Simi si erano sedute in fondo tatticamente vicino al
termosifone che guardalasfiga non funzionava anzi peggio mandava aria
fredda e Marco vicino si era già mummificato prima ancora che s'iniziasse a
parlare.
Simi aveva dato ad Elli il quaderno degli appunti perché ci annotasse le sue
prime impressioni della giornata...era un giochino carino e con la penna d'oro
Elli aveva scritto: "stanza piccola e fredda, pochissima gente...non le era
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venuto in mente altro....a si! Il pile ! e aveva detto fauna locale
inavvicinabile."
Ma non era vero e c'erano anche tanti bei sorrisi in giro.
Però faceva freddo davvero e Simi aveva iniziato a lavorare sul termosifone
perché facesse il suo lavoro e dannazione non voleva saperne e Simi piantala
che ci svagano e facciamo una magra figura e magari arriva pure il pile
e...dai che tutti ci stanno guardando.
E un uomo stava guardando davvero, ma le mutande di Elli che sporgevano
dai pantaloni con la vita troppo bassa. "Ma guarda che maiala" aveva riso
Simi ed Elli tutta rossa ci aveva messo il suo cappotto dietro perché non si
vedesse più nulla.
Poi silenzio ed avevano iniziato a parlare e tanti ringraziamenti e tanti amici
di Pier a parlare di lui e poi anche i critici e......sembrava non importasse
quello che dicevano...quello che era bello era l'atmosfera di complicità che si
era creata nella stanza e gli occhi della gente assorti che a tratti sembravano
commuoversi.
E c'erano volti, c'erano storie, c'erano abiti colorati e gente di ogni tipo ed
ogni età tutti in silenzio tutti in ascolto del loro cuore.
Era strano come uno scrittore potesse legare insieme tanti destini e far
cambiare rotta alle loro vite per un attimo e farle incontrare. Ed erano tutti
come fratelli per un giorno, tutti insieme, tutti forti, una gran bella famiglia.
Ed Elli molti di quei volti se li sarebbe ricordati per sempre con il colore dei
loro abiti, con la loro espressione intenta.
Poi sulla porta entrando dopo la pausa pomeridiana aveva incontrato due
occhi e non erano occhi comuni erano OCCHI, occhi che si erano fissati nei
suoi come se non volessero lasciarla andare e lei riusciva a soffermarcisi su.
Erano stati a guardarsi così per un bel po' senza scomporsi, senza stancarsi e
lei aveva capito.
Forse anche lui aveva capito che c'era qualcosa di particolare in chi gli stava
davanti ed aveva detto "che bella giornata! Poi aveva proseguito con il suo
sorriso.
Ed Elli aveva avuto conferma che si trattava di lui perché l'avevano chiamato
e là lo conoscevano tutti, lei invece era una tra tanti ed era tornata a sedersi al
suo posto....aveva avuto la tentazione di andare da lui, di presentarsi,
ma......aveva finito con il lasciar perdere.
136
Poi aveva pensato che era fantastico guardare qualcuno che conosci nella
consapevolezza che lui non ti veda perché non sa di che luce brillino i tuoi
occhi e non sa della tua voce, né i tuoi movimenti, né le tue forme.
Lu sa di te solo quello che ha incontrato nel tuo cuore, i tuoi pensieri, le tue
emozioni e cosa ti fa piangere e ridere e gridare al mondo......
Tu invece puoi vedere i suoi pensieri camminare, muoversi, comunicare,
andare in giro per la città chiusi in un corpo che ha un odore, un colore, una
forma.
Ti senti come un uomo invisibile che può accerchiare, circoscrivere, studiare
e perché no andare all'attacco senza destare sospetti.
Le sue parole diventano un suono per le sue orecchie mentre tu....tu sei solo
nero su bianco, una lettera, una domanda, una promessa.
Puoi parlargli, incontrarti con lui tra i vetri di un portone e vedere che ti
guarda cadendo piacevolmente nei tuoi occhi.
Lo puoi sfiorare, toccare, lambire, chiedergli informazioni e sorridere del suo
sguardo che ti accorgi ti sta chiedendo "E dove l'ho incontrata questa! Mi
sembra...no.....no, no non può essere". Ma sente che per lui ci sei stato in
qualche parte e dove cavolo mai?. E puoi giocare con lui a fare mille facce e
quello a scervellarsi per dare forma a ciò che sente perché tu l'hai colpito in
qualche modo e ti sta disperatamente cercando......dove sei anima mia ch'io ti
cerco e dolce sei tu e potremo parlare tanto tanto noi....se tu lo vuoi.
Tu gli rispondi con i tuoi gesti, con il suono delle tue parole, con le dolci note
della voce, ma non osi rivelarti perché ti sta piacendo questo intrigante,
malizioso gioco di sguardi e forse hai un po' paura di legare il tuo nome ad un
viso perché se sei solo parole puoi essere tutto quello che vuoi sempre, ma se
c'è una forma tu sei indistricabilmente quella.
Allora nelle tue parole vedranno sempre i tuoi occhi, magari belli, magari
giusti, magari vivi, ma sempre e solo quegli occhi.
Se scrivi invece le parole ti trascinano nella vita con milioni di volti! E puoi
essere chiunque, e dovunque e comunque, puoi giocare a celarti tra i
multiformi aspetti della vita e così concederti agli altri in tensioni diverse
secondo il tuo stato d'animo, secondo chi hai di fronte o la circostanza.
Puoi viaggiare nel mondo pudico e disinibito, dolce e amaro, intraprendente e
timido, buono e cattivo perché vuoi giocare o magari perché sono le
condizioni del tuo esistere, tutte insieme, tanti modi del tuo essere, un'unica
complessa persona.
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Puoi proporti e tirarti fuori dal gioco quando vuoi, quando le regole non ti
vanno più perché tanto sei solo suoni fuggevoli, come quelli del vento tra i
boschi o sprazzi di luce tra le fronde, ombre che corrono, flash, sospiri, echi
vicini e lontani.
Ed oggi ci sei e domani dove sei finito che non parli più, eri forse un
magnifico sogno?
Elli aveva visto quegli occhi mischiarsi ad altri occhi, poi farsi attenti,
perdersi tra le parole...un giorno li avrebbe incontrati nella reciproca
consapevolezza e gli avrebbe parlato anche, ma ora voleva rimanere così,
nascosta, volto tra tanti, era meglio così.
Quella sera poi Elli, Simi e Marco erano partiti prima che la conferenza
finisse che era già tardissimo e a tornare ci avrebbero messo più di tre ore.
Marco era stanco ed anche un poco indispettito poverino ad ascoltare tutte
quelle chiacchiere fuori del suo mondo. Era rimasto in silenzio, ogni tanto
commentava, scriveva note di disappunto sul quaderno di Elli...tipo che
palle!!! Quand'è che finisce sta noia. Gli occhi gli lacrimavano tra il sonno e
la rottura ed Elli lo capiva un po' e lo rassicurava che ora andiamo dai ancora
un po'......
Avevano approfittato di una pausa per andarsene così nessuno avrebbe
potuto veerli....poi un ragazzo moromoro con occhi neri immensi era stato
così gentile da permettergli di acquistare libri anche se non si poteva oramai a
quell'ora, ma facciamo un'eccezione che siete di fuori.
Poi i tre erano usciti dal salone conferenze e avevano camminato immersi
nella fredda umida notte di un'Emilia vuota e con poche luci eppure era quasi
natale!!
La strada, l'autostrada, tanti fari puntati in tante direzioni, tanta gente, tante
voci......Elli si era sentita improvvisamente stanca di una stanchezza piena,
soddisfatta e di quel giorno non le erano rimaste nozioni, ma voci, echi, un
senso di comunione, di condivisione, uno stare al mondo diverso e quella
soddisfazione l'aveva scorta anche negli occhi di Simi un po' assonnati e persi
nella notte sulla bocca chiusa e sembrava non avessero niente da dirsi come
fosse già stato detto tutto.
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Giorni dopo Elli aveva scritto a Luca raccontandogli di quella giornata, dei
suoi occhi incontrati tra una porta a vetri e lui...ricordava pure lui.
Così era cominciata la storia magica della loro amicizia, un quasi amore,
un'intensa compartecipazione, come il trovarsi a far parte inspiegabilmente di
uno stesso mondo e scoprirsi soli e pieni di voglia di amare.
Una storia di sguardi, di parole complici d'incoraggiamento reciproco.....un
volersi incontrare per non aver più paura di affrontare la vita; lui carico di un
vissuto e voglioso di potersi entusiasmare ancora.....lei carica di spontanea
vitalità desiderosa di essere guidata nella vita.
Anime complementari e lui usando una frase di Pier le aveva detto che
nessuno poteva dividere due persone che si stavano cercando da molto tempo
e da molto lontano.
Forse era vero che lei lo stava cercando e lui cercava lei.
Incontri....caso...forse destino o volere divino....comunque incontrarsi e
trovarsi sulla stessa linea d'onda tra l'incomprensione della gente che una
bimba che mai può darti e lui lascialo stare che ha tanti anni più di te chissà
cosa vuole mai!!!
Poi un giorno con una lettera Luca aveva voluto sottolineare quel fatto del
loro particolare incontro.
Le aveva inviato un articolo di giornale sull'incontro:
Che mistero! S'incontrano nella vita migliaia di persone che spariscono senza
lasciare dietro di sé alcuna traccia fuorché un'immagine vaga nella memoria.
Invece si trova qualcuno che poteva non venire lì, in quel luogo, a quell'ora.
E anche voi potevate non esserci.
Ma è venuto e voi pure, e quell'incontro è una nuova svolta nella storia della
vostra vita....... Poi aveva aggiunto una frase di Pier " perché le occasioni
della vita sono infinite e le loro armonie si schiudono ogni tanto a dar
sollievo a questo nostro pauroso vagare per sentieri che non conosciamo."
E l'aveva ringraziata per la sua comparsa sorprendente nella sua vita che
aveva portato una nuova voce, una nuova luce.
Luca aveva preso a mandarle un sacco di lettere , una ogni giorno, sempre di
più e le mandava libri, fotocopie, pensieri gentili d'amicizia.....le diceva
grazie per aver saputo ricreare in lui una dimensione di gioia, un nuovo
entusiasmo nella sua vita da "vecchio brodolone" come diceva sempre lui.
Le aveva mandato anche il brano del "Piccolo Principe quello in cui si
parlava della rosa.......
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Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente"
disse " nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato
nessuno.......voi siete belle, ma siete vuote; non si può morire per voi.
Certamente , un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli,
ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata.
Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro.
Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi.
Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta
tacere. Perché è la mia rosa.......
E ora per me è unica al mondo."
Ed Elli si era sentita felicissima, così felice che la sua gioia era dovuta andare
a sfogarla nei campi ancora pieni d'inverno nonostante il sole del
mezzogiorno.
Aveva un amico, un amico vero, un amico che l'amava così.....un amico a cui
aveva potuto raccontare il suo dolore, il suo tormento, il suo terrore della
morte e la sua ansia contagiosa di vivere....un amico che sapeva ascoltare ed
era certa che avrebbe potuto dirgli sempre ogni cosa e trovare una parola
buona anche nel dolore più profondo, anche quando altri l'avrebbero
allontanata.
Aveva pensato di fare qualcosa di bello per lui....aveva pensato a regali, libri,
cioccolatini...no troppo banale...poi gli aveva regalato una canzone, la
canzone più bella che si possa dedicare ad un amico per fargli sapere che lui
c'è...... per te
Vasco Rossi... "Una canzone per te".....quella che dice:
Una canzone per te,
non te l'aspettavi è!!
Sorridi abbassi gli occhi un istante..
Poi dici non credo di essere così importante
Ma dici una bugia.
Questo pensiero era stato graditissimo da Luca che le aveva detto che la loro
intesa così era divenuta quasi perfetta e stava diventando molto importante
sempre di più.
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Poi un giorno le aveva mandato una frase, una domanda in realtà..... "Hai mai
conosciuto una persona che fosse molte cose in una, le portasse con sé, che
ogni suo gesto, ogni pensiero che tu fai di lei racchiudesse infinite cose della
terra e del tuo cielo, e parole ricordi, giorni andati che non saprai mai, giorni
futuri, certezze e un'altra terra e un altro cielo che non ti è dato possedere?".
Poi lui a penna aveva aggiunto " si, da molto tempo non incontravo una
persona così finché sei apparsa tu.....
come un miracolo.
E giorni dopo era arrivato un fiore....un fiore bianco, candido, puro.....così
bello aveva detto lui.......quel fiore sei tu!!.
Elli tutto questo se l'era tenuto stretto nel suo cuore che nessuno poi avrebbe
potuto capire...era una cosa tutta sua......certo le faceva bene, le dava tanta
sicurezza, tanta fiducia di sé. A volte si era chiesta se questo era male...se
questo sentirsi piena avrebbe potuto nuocerla, farla sentire troppo sicura di
sé, come se non avesse più bisogno di nessuno, un essere autosufficiente, che
aveva le armi giuste per combattere contro tutto e tutti.
Il suo ragazzo continuava a dirle che era cambiata che non c'era rimasto più
quasi niente di quella Elli che conosceva ed amava, era come se lei non
avesse più bisogno di lui ora.
Lui le diceva insistente cos'hai e ci metteva anche tutta la pazienza del mondo
a cercare di capirla e ad Elli sembrava che non l'avesse mai avuta tutta quella
disponibile calma...che avesse paura di perderla!!
Poi lui aveva iniziato ad insospettirsi a dirle tu hai un altro che non mi calcoli
più ed abbi almeno il coraggio di dirlo.
Lei non si era accorta di niente, solo si sentiva felice e talvolta sentirsi
compresa ed accettata, sapere che qualcuno nutre una particolare predilezione
per te e ti dice che se fosse stato più giovane si sarebbe sicuramente
innamorato di te, ma non del te che vedono tutti.....del tu che è la tua anima,
quello che hai dentro ti fa sentire realizzata ed in pace, come se la tua vita
fino ad adesso ha avuto un senso e la tua anima vale qualcosa e sei qualcosa
che non è solo il tuo bel faccino, perché lui non ti ha mai vista.
Poi a dirle queste cose c'era anche Rich ed anche a lui piaceva la sua anima e
gli piaceva ascoltarla e perdercisi e lei non si era mai sentita così amata.
Aveva la certezza che qualcuno le voleva bene sempre e comunque e a chi
mai può non piacere questo.
141
Quando si alzava aveva la certezza che il suo postino sarebbe arrivato sulla
sua bicicletta argentata con la folta bianca chioma riccia e l'occhio di vetro ed
avrebbe avuto qualcosa per lei...anche solo un bigliettino o una cartolina,
comunque un pensiero piacevole.
Arrivava ogni giorno a mezzogiorno, Elli avrebbe potuto rimetterci l'orologio
e talvolta l'aspettava affacciata alla terrazza e lui fischiettava ed era sempre
allegro sul pianerottolo mentre imbucava la posta nelle cassette delle lettere
degli inquilini del palazzo con tanti tonfi sordi, veloci, ripetuti, ritmati, più
tenui con le lettere leggere, sordissimi con giornali e riviste.
Elli aveva pensato sempre che i postini facessero un lavoro bellissimo perché
tenevano unite persone lontane e trasportavano pensieri, idee, calore,
sogni....creavano fili sottili, facevano conoscere, incontrare gente e si
portavano dietro tante storie unite tutte insieme nella loro borsa di cuoio per
poi distribuirle in tanti numeri, in tante case.
Elli sapeva che Luca ogni giorno pensava a lei ed anche Rich, Rich anzi le
aveva detto che non ci provava nemmeno a gareggiare con Luca in fatto di
quantità di bigliettini che tanto sapeva che era una battaglia persa in partenza
e bastava il pensiero e la pensavano entrambi.....davvero tanto!
Quando Agostino se ne era andato quel pomeriggio Luca aveva portato Elli e
Simi in campagna con la sua auto per l'incontro tanto atteso, quello con
Robbi!
Robbi era speciale per Elli perché era il "nostro Robbi" suo e di Rich ed
aveva imparato ad amarlo con i suoi brevi discorsetti e la voce lamentosa e
strascicata.
Rich se ne prendeva cura non appena aveva un minuto di tempo, gli dava da
mangiare, lo metteva a dormire, se lo coccolava prendendolo anche un po' in
giro e gli raccontava storie facendolo ridere.
Gli aveva anche raccontato di Elli dicendogli che era matta "perché Rich gli
dici così che poi ci crede e non mi vuole più quando vengo a trovarlo?".
"Gli piace se gli dico che sei matta e un po' lo sei no?"
Elli aveva sorriso "Gli voglio già bene Rich, è come....."
"......Se fosse il nostro figlioletto.!"
142
"Si, il nostro figlioletto Si......".
Quella sera era emozionata sul cortile della Casa della Carità...un po' le
dispiaceva che non ci fosse Rich.... Avrebbero abbracciato insieme quel loro
angioletto e lui gli avrebbe raccontato un po' di lei che Robbi non poteva
vederla ed avrebbero potuto portarlo anche a fare una passeggiata insieme e
chissà quanto sarebbe stato contento.
Da una parte però era meglio così.. che non ci fosse così avrebbe potuto
parlargli di tante cose da sola senza imbarazzo ed era sicura lui l'avrebbe
ascoltata.
Voleva raccontargli tante cose anche di Rich....lui sarebbe rimasto in silenzio
poi magari avrebbe sorriso che il solo parlare del suo bombi lo faceva
sorridere.
Aveva pensato di portare a Robbi qualcosa, un regalino.....aveva chiesto a
Rich cosa sarebbe potuto piacergli ma lui aveva detto no, meglio di no che se
là dentro regali qualcosa a uno poi ti stanno tutti addosso che anche gli altri
vogliono qualcosa per loro e non te li stacchi più che ti tormentano.
Così Elli quando era andata alla Casa della Carità non aveva niente da offrire,
solo il suo sorriso, ma forse Robbi di questo aveva bisogno.
Entrando lei, Luca e Simi si erano trovati in un salone grande con vecchi rari
mobili di legno ed un tavolo lungo al centro.
Subito tante persone gli si erano accalcate intorno come le anime con Caronte
che deve traghettarle verso il loro destino.
Occhi strani, curiosi alcuni persi, altri soli come se stessero a chiedere un po'
d'amore e lo stessero chiedendo proprio a te che ti senti impotente e pure hai
un po' paura di tutte quelle voci che ti accerchiano e ti cercano, domandano.
Luca li aveva allontanati dicendo un attimo, poi glieli aveva presentati uno
ad uno tanti nomi che Elli non li ricordava neanche più tutti...Dolly con il
berretto giallo, Titti e Tino che saltellava intorno e giochicchiava con le sue
mani malformi che non riuscivano a prendere gli oggetti e le mandava
dappertutto, ci esplorava chiunque arrivasse per la prima volta alla
casa....così aveva detto Luca.
Poi c'era Michele con la camicia da pescatore arrocciata sul braccio a
quadretti rossi di flanella e il cappellino blu tirato indietro alla Pierino.
Michele aveva begli occhi azzurri....solo un po' ebeti ed andava raccontando
barzellette strasentite, ma lui ci rideva e voleva ci ridesse anche chi stava ad
ascoltarlo.
143
Michele sembrava avesse meno problemi degli altri là dentro ed era
così...Luca aveva spiegato che si era ridotto a quel modo dopo essere uscito
da un lungo coma causato da assunzione di sostanze stupefacenti ed Elli era
rimasta davvero male a sentire quel racconto che tante volte il male uno deve
crearselo da solo.
Lui sembrava non curarsene e rideva, faceva vedere i muscoli del braccio e
rideva ancora insistendo su una scheda telefonica scaduta che lui ci doveva
telefonare chissà dove e a chi.
Poi però a Elli aveva detto "mi sposi per favore così vado via di qui?".
Ad Elli aveva fatto male sentire questo...lui le aveva detto in fondo che lì ci
stava male, che voleva andare via, riavere un po' della sua vita. Elli però non
poteva portarcelo via e si sentiva quasi in colpa.
Luca le aveva detto che quella casa era un luogo sereno, che quegli "ospiti"
stavano bene, invece intorno a lei vedeva solo gente triste e tanto sola,
persone malate, per questo ghettizzate, persone che avrebbero potuto avere
un posto loro nella vita se qualcuno si fosse preoccupato di inserirceli.
Invece stavano lì a vagolare per le stanze lontani dal mondo con gente che
andava a farli ridere ogni tanto e questa era una cosa buona, ma non era vita.
Poi Elli aveva visto una cosa grossa tra i mille corpi intorno. Se ne stava
immobile senza espressione con i suoi occhi bui, teneva il capo un po'
inclinato da una parte ed era solo, nessuno parlava con lui.
Robbi! Aveva pensato Elli ed era andata da lui con la solennità degli incontri
importanti. Lui non poteva vederla, ma lei lo sapeva che stava ascoltando i
suoi passi andare verso di lui e quasi aveva alzato un po' la testa come a
guardarla.
Elli aveva sperato si ricordasse della sua voce e si era avvicinata al suo
orecchio: "ciao Robbi sono io, Elli, vedi che sono venuta a trovarti che te
l'avevo promesso.
Ti ricordi che Rich, il tuo bombi ti ha detto che sono matta?".
Lui allora aveva riso e aveva detto "A casa!" come a riprendere un discorso,
come se l'avesse conosciuta da sempre ed ora volesse raccontarle una novità
e che novità, che andava a casa sua dalla sua mamma e dal suo papà per
Pasqua e ripeteva a casa, a casa ed era felice.
I suoi genitori non li vedeva spesso, anzi quasi mai ed era sorprendente come
si ricordasse di loro continuamente e li cercasse come ogni cucciolo sperduto
cerca la sua mamma.
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Elli poi aveva preso la grossa mano di Robbi e l'aveva sentita pesante e
grossa, quasi morta......l'aveva sollevata e se l'era appoggiata sul viso
facendola roteare piano per fargli scoprire i tratti del suo volto perché lo
vedesse e ne sentisse il calore, poi se l'era passata sulle labbra "lo senti che
rido Ro? Sono felice di essere con te!" e i suoi occhi si erano come aperti e
sembrava potessero vedere davvero.
E l'aveva abbracciato tanto mentre il sole che entrava dalla finestra con una
larga banda era arancione ed era caldo.
Elli in quell'abbraccio gli aveva raccontato del suo amore, di quello che
significava per lui e le aveva detto bombi ti vuole bene e anch'io te ne voglio
e gli aveva chiesto un bacio e glielo aveva dato grande grande e con lo
schiocco che era proprio bello chissà se a Rich gliene aveva mai dato uno
così.
Ed era stato bello aiutarlo a mangiare un pasticcio di carciofi e prosciutto e
tante altre cose che lui aveva divorato davvero con tanto gusto, veloce senza
far storie e gli aveva dato anche da bere piano che rischiava di sbrodolarsi
tutto.
Poi l'aveva portato a fare una passeggiata per le stanze con Tino che
saltellava dietro alla carrozzina a rotelle in silenzio e a rispettosa distanza.
C'erano disegni sulle pareti e tante camere lungo un corridoio con tanti letti e
tanti dolori.. il male di chi non poteva stare in salone perché non si alzava.
Elli si era guardata in giro allibita che quel luogo nei retroscena era
allucinante e allucinati gli occhi che guardavano dai loro giacigli e
sembravano implorare pietà.
C'era un ragazzo down seduto sul letto che guardava attraverso la porta della
sua camera curioso, poi aveva abbassato di nuovo lo sguardo senza dire
niente; un uomo anziano su un letto mezzo nudo era accudito da suore e
gridava qualcosa d'incomprensibile.....ad Elli si era stretto il cuore, avrebbe
voluto girare la carrozzina e tornare in salone, ma chissà perché si era
imposta di andare avanti, di continuare il suo giro.
Aveva cercato di raccontare qualcosa di divertente a Robby, aveva evitato di
guardare nelle stanze anche se sentiva continue voci lamentarsi, gli aveva
chiesto quale era il suo letto come se davvero lui potesse vederlo ed
indicarglielo. Tino continuava a balzargli intorno muto e le dava quasi
angoscia con quel suo inquieto andare così senza dire niente. Alla fine del
lungo corridoio aveva girato la carrozzella per tornare indietro e aveva
145
sentito una pesantezza addosso che l' aveva quasi fatta svenire. Aveva
vacillato un po', poi aveva accelerato. Robbi sembrava tranquillo, sembrava
anche felice, sorrideva.
Poi in una stanza aveva visto dei ragazzi: dovevano avere più o meno la sua
età, avevano gli occhi sereni, pieni d'amore. Aiutavano le suore a mettere a
letto i malati o a cambiarli o a dare da mangiare a chi non poteva alzarsi.
Le loro voci erano dolci, amorevoli e loro erano lì di loro spontanea volontà
in un luogo così pieno di dolore. "Strano!" aveva pensato Elli.
Strano trovare ancora qualcuno così giovane disposto a trascorrere parte delle
sue giornate tra così tanti problemi e sofferenza.
La gente in giro, la gente comune che camminava per le strade immersa nei
suoi problemi preferiva scansarlo quel tipo di mali. Elli aveva sentito persone
ringraziare Dio per non essere nate in quel modo, come il fariseo che
entrando nella chiesa e mettendosi a pregare diceva a riguardo del pubblicano
"Ti rendo grazie signore perché non sono come quel pubblicano."
Anche lei in fondo aveva sempre cercato di allontanarsi da quella sofferenza,
di nascondersi dietro un non ho tempo, poi però lei era una fautrice del tempo
lo si trova sempre per quello che piace........e allora ecco che la scusa non
reggeva più.
Ma stando lì quella sera, tra tutti quei ragazzi e donne e uomini malati, in
quella casa aveva avuto una sensazione di pienezza ed il tempo le era
trascorso lento.
Le piaceva il sorriso di Robbi, quel suo essere nel mondo che doveva avere di
sicuro un senso.
Un giorno aveva detto a Rich che avebbe voluto che Robbi guarisse, che
fosse come tutti gli altri......normale. Poi però in fondo cos'era la normalità? E
Robbi era fantastico così con il suo modo spontaneo e speciale di stare nel
mondo. Le dava tanta gioia, la faceva stare in pace, le faceva pensare che
qualche volta è bello solo proprio lo stesso vivere, lo stesso starsene al
mondo.
Lui era solo un'anima semplice e fragile che aveva bisogno di cure e a
dargliene Elli si era sentita bene, le era sembrato un po' di essere la sua
mamma. Era felice.
Poi Robbi le aveva chiesto se aveva il moroso ed Elli era rimasta stupita da
quella domanda.....come faceva lui che parlava pochissimo a sapere quelle
cose, a capire cos'era un fidanzato! Lei gli aveva risposto di si e lui le aveva
146
chiesto ancora "Ti sposi?". Aveva risposto ancora di si guardando Luca che
sorrideva con uno strano ghigno.
"Allora non torni più!!". Aveva un atteggiamento sul gattone disperato. Elli
aveva sentito dentro una grande tenerezza riscaldarla. Stava per rispondere,
l'aveva fatto Luca al posto suo "Si che torna uuuuu se torna. Era fidanzata,
pensava fosse per sempre.....ma ora non è più tanto sicura....vedrai che torna
vedrai.....".
Elli aveva pensato che impertinente questo Luca. Ma forse aveva ragione lui
a dire che sarebbe tornata, a dire che non era più sicura di niente. Se ne era
accorto anche Luca di questo suo tormento, di questa sua indecisione, di
questo suo vacillare.
Aveva abbracciato ancora Robbi; le importava solo questo ora...sentire il suo
abbraccio e perdercisi dentro e sentire la vita e la sua essenza, toccarla con le
sue mani mentre toccava quelle di Robbi, sentirla con le sue orecchie mentre
ascoltava il petto di Robbi ed il suo cuore battere ed aver voglia di battere
proprio come il suo e forse anche più del suo. E mentre lo accarezzava piano
spostandogli i capelli sulla fronte piena di bozze postcaduta lo vedeva
ridere.....si perché si ride a sentirsi amato e lei lo stava amando ora e ci
voleva davvero poco, bastava una carezza, non voleva altro, non aveva
bisogno d'altro che di una carezza.
Luca intanto si era alzato e ci aveva fatto davvero il record su quella sedia!
Era ora di andarsene. Elli l'aveva detto a Robbi. Lui era rimasto un po' in
silenzio, poi aveva detto "Come faccio se vai via..... io ho bisogno!!."
Elli aveva guardato le sue mani enormi ancora nelle sue......il suo volto
abbassato con quei capelli neri neri dritti, il corpo pesante eternamente seduto
su quella sedia grande che non accennava a muoversi arancione per gli ultimi
squarci di sole che entravano per il vetro........aveva sentito muoversi
qualcosa dentro di lei, come un singhiozzo strozzato, una tenerezza
straziante. Avrebbe voluto portarselo via con se. Rich avrebbe potuto
aiutarla. Si sarebbero presi cura di lui. Gli avrebbero dato l'amore di cui
aveva bisogno........invece aveva pianto. Aveva pianto perché si era sentita
incapace di fare qualcosa, perché come sempre stava scappando, perché gli
voleva bene.
Luca era già sulla porta che continuava a dirle che era ora di andare; Robbi
non parlava più.....neanche rideva.
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Lei aveva lasciato andare la sua mano, l'aveva adagiata lentamente sulla
tavoletta della carrozzina, l'aveva sottratta al suo calore.
Si era alzata, aveva salutato rapidamente tutti era uscita nella sera senza
guardare indietro che avrebbe fatto una scenata di quelle strappa lacrime ed
invece non doveva piangere, non poteva.
Nel giardino aveva continuato a ripetere che sarebbe tornata. Te lo prometto
Ro!! Te lo prometto.
C'era una piccola figura nel cortile di fronte alla casa della Carità......un
ragazzo down piuttosto magro e di età indefinita; era quello che prima Elli
aveva visto seduto nel letto, non parlava neppure adesso. Guardava timido,
anche curioso, manteneva le distanze.
Aveva in dosso una camicia azzurra e teneva le mani in tasca.
Luca lo aveva avvicinato e stringendolo aveva detto a Elli e Simi : "Ecco il
Cocco!".
Lo chiamavano il "Cocco" forse perché era davvero tenero.
Luca se lo andava abbracciando e lo stringeva forte a sé.
Elli gli aveva detto ciao e cosa fai ed altre domande gentili.
Lui l'aveva solo fissata a lungo, non una parola e a lei era dispiaciuto molto
che non volesse parlarle. "E' timido aveva detto Luca". Di parlare non se ne
parlava proprio. Elli aveva dovuto andarsene senza nemmeno sentire la sua
voce.
Lui aveva continuato a fissarli con le mani in tasca fin quando non erano
scomparsi dietro agli alberi del vialetto. Era rimasto così a dondolarsi con le
sue mani in tasca e gli occhi persi chissà dove.
Luca le aveva lasciate sul corso "alle otto viene a prendervi Rich così andate
a cena! Io vado un attimo a casa poi vi raggiungo in pizzeria.".
L'avevano ringraziato tanto per tutto quello che aveva fatto per loro in quella
giornata e davvero le aveva portate in un sacco di bei posti......belle
esperienze! Cose indimenticabili.
Erano rimaste sole e si erano andate a prendere un aperitivo al bar che fuori
iniziava a fare freddo. Rich era in ritardo. Il bar aveva chiuso lasciandole
fuori sull'acciottolato, nessuno in giro, era scesa la notte ed era umida e rigida
da quelle parti. Sembrava si fosse a novembre.
148
"Perché sei triste stellina?". Aveva chiesto Simi vedendo Elli con lo sguardo
abbassato e perso.
"Pensavo!".
"A Rich?". Elli aveva annuito. "anche a Marco. Non è giusto quello che gli
stò facendo, che mi comporto così dopo tanti anni. Sai cos'è più terribile?
Che mi chiedo perché lo sto facendo. Perché se lo sto facendo e se desidero
farlo qualcosa deve esserci che non va nel mio rapporto con Marco e allora
ho fallito nel credere di aver costruito qualcosa di duraturo”.
Diceva queste cose e si vedeva che ci stava male da cani.
"Non stare a farti tutte queste paranoie. Non stai facendo niente di male, è
stato solo un bacio!".
"Simi!!". L'aveva guardata implorante come se volesse farla capire senza
darle spiegazioni. "Se l'avesse dato lui un bacio in quel modo. .....Dio se mi
sarei arrabbiata; perché non è stato bello tanto il bacio in sé, quanto la
pienezza, quello che c'era dentro, tutto il suo bene!".
Era andata, aveva pensato Simi. Aveva gli occhi sognanti e le parole le
uscivano in sospiri. E' proprio andata. Poi aveva provato tenerezza anche lei
perché in fondo quella storia era perfetta.... Proprio un soggetto da film e
invece era reale e magari fosse capitata anche a lei che era così
incredibilmente romantica.
Certo che è stato proprio un bel bacio! Aveva detto Elli tra sé! Aveva un
labbro superiore così morbido che glielo avrebbe morso all'infinito. Poi aveva
sorriso di tanto in tanto ed era stato dolcissimo. Da tempo nessuno l'aveva
baciata così con tutto quell'amore. Non che fosse stato un bacio particolare,
strano, nuovo, anzi forse poco passionale, ma timidissimo, quasi a voler
strappare qualcosa, ma con una preghiera negli occhi e quasi un pentimento ,
un senso di colpa.
Poi era sparito tutto intorno e lei che aveva sempre tutto sotto controllo, non
aveva sentito più niente e c'era in lei quella sensazione strana per cui sai che
può succedere di tutto perché sei sua, ma allo stesso tempo non temi che non
ti farà alcun male.
L'aria era sempre più fredda. Ma quando cavolo arriva che è sempre
puntuale!!
"Sai perché mi piace?" Elli aveva voglia di parlare quella sera e Simi aveva il
volto teso all'ascolto e in fondo doveva pur dirlo a qualcuno senno rischiava
di soffocarla tutto quel peso dentro " perché mi fa sentire bene, perché con la
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sua semplicità riesce a tirare fuori quello che di buono c'è in me ed è poco,
ma lui ci riesce e sento che non potrei mai fargli del male, e mi fa sorridere,
mi fa venire voglia di cantare, di ballare. Poi tante volte mi dice grazie e gli
dico "Di che?" e scrolla le spalle che non lo sa neanche lui, ma forse è che
gli faccio lo stesso effetto.
E stiamo al telefono tanto e abbiamo sempre qualcosa da dirci e sa gioire di
cose piccole, di un sorriso, di una carezza e queste sono le cose vere, le cose
grandi.
Stasera abbracciando Robbi era come se abbracciassi una parte di lui, era
come se stessi entrando un pezzetto di più nella sua vita, nei suoi affetti.
Ho voluto vedere le persone cui lui vuole bene e che gli vogliono bene,
l'avevo desiderato tanto. Vederlo camminare nella sua vita, non solo su una
linea sottile d'inchiostro.
E sai? Era timido come le sue parole, dolce come i suoi pensieri, profondo
come il suo dolore.
Mi piace anche questo suo modo di fuggire, di gettarsi nei problemi e nelle
storie e scappare prima che possano coinvolgerlo troppo da metterlo in
pericolo, da farlo rischiare di stare male ancora. Il suo andarsene senza
parlare, il suo saper stare in silenzio, il suo saper rinunciare anche alle cose
cui tiene per la remota possibilità di poter tornare a morire.
Mi piace perché è un suo grosso difetto e meno male che un difetto ce l'ha.".
"Tra i tanti pregi ha anche che è troppo bello!" aveva detto Simi a un tratto
vedendolo arrivare. Avanzava insieme a Billy ed era bello davvero nella sua
camicia a quadri ed il passo timido. Gli occhi gli ridevano. Parlava
sorridendo, le aveva salutate da lontano. Elli aveva pensato chissà quante
ragazze gli andavano dietro e ne era anche un po' gelosa, ma quella sera era lì
per lei e le altre potevano anche rassegnarsi.
Avvicinandosi le aveva dato un bacio sulla guancia proprio come fanno
quelli che si vogliono bene quando si incontrano. L'aveva guardata e le aveva
dato un pacchetto.
"Non dovevi disturbarti Rich! Sei stato gentile. Grazie.". Elli aveva
cominciato ad aprirlo. "Prima il bigliettino! Le aveva rimproverato lui. Si
perché lei aveva fatto lo stesso quando le aveva regalato il paperotto la sera
prima.
"Già il biglietto!" era arrossita lei.
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C'era un micino dolcissimo sul bigliettino con la bustina rossa e dentro c'era
scritto:
- Sono due cose che mi piacciono tanto, una è di un'annata d.o.c. spero che te
le gusti e ti rimangano dentro. Tuo Rich.Nella busta c'era una videocassetta....."Tutto su mia madre" di Almodovar.
Fantastico che voleva proprio vederlo e aveva pensato di prenderlo a
noleggio e ne aveva parlato in treno con Simi durante il viaggio verso
l'Emilia. "Vero Simi che è così?" Aveva cercato conferme dalla sua amica e
lei aveva annuito con la testa.
Poi c'era un libro abbastanza vecchio ed era il "Piccolo principe!"
Straordinario! Una delle prime edizioni italiane.
Era di Rich! Se ne stava privando per lei!
L'aveva preso in mano e l'aveva cominciato a sfogliare lì in mezzo alla strada
che ci si vedeva anche poco con i rari lampioni.
C'erano delle annotazioni scritte a matita in ogni pagina e Rich le aveva
spiegato che glielo aveva regalato una professoressa ed era un pezzo della sua
collezione.
"Lo stai dando a me?" gli aveva detto lei meravigliata ed orgogliosa.
Lui aveva solo sorriso .....era contento di regalarglielo....così lei non aveva
insistito troppo nel dire non puoi privartene, grazie lo stesso del pensiero e
aveva accettato il prezioso dono.
"Ieri sera avevi detto che non l'avevi mai letto!"
"Era grave vero?".
Si erano incamminati tutti e quattro verso la pizzeria ed erano le otto passate
ed avevano tutti una gran fame.
La pizzeria stava sotto i portici a pochi metri da lì. Era di proprietà di gente
napoletana. Lo si vedeva dalle numerosissime foto sui muri.....degli squarci
di sole nella nebbia padana. La costiera amalfitana, Sorrento, Capri, le loro
case arroccate di mille colori sul mare blu e sopra l'azzurro limpido del cielo.
Si erano seduti sugli sgabelli alti all'americana ed avevano preso pizza e
birra. Era buona quella pizza, aveva il profumo di Napoli, somigliava a quella
che Elli aveva mangiato lì quando c'era andata in gita in prima liceo e che
gita era stata quella!!
Rich si era seduto vicino a lei; Simi parlava con Billy e così sullo stesso
bancone uno a fianco all'altro formavano due coppie ed era difficile parlare
con chi stava più lontano.
151
"Sei stata da Robbi!! Luca ha detto che non aveva mai visto nessuno stare
con Robbi come te! Ha detto che sei forte!".
Lei avrebbe voluto dirgli...lo amo come amo te e l'ho sentito una parte di
te....ma aveva sorriso, poi gli aveva parlato dell'esperienza di quel
pomeriggio e di quello che aveva visto, delle persone che aveva incontrato!
Lui aveva ascoltato attento ed interessato ciò che lei gli aveva detto e glielo
stava dicendo mentre gli teneva gli occhi nerissimi incollati addosso e gli era
molto vicina che quasi poteva sentirne il respiro.
Era un modo di stargli vicino che gli piaceva e c'era del calore in quel suo
parlagli sommesso e quello sfiorarlo; c'era quasi magia.
"Sai che Robbi mi ha dato un bacio, anzi tanti baci?" Aveva detto lei con gli
occhi furbi del bimbo che ha commesso qualcosa e ne è anche felice.
"Non è vero Robbi non sa darli i baci!".
"Lo dici tu! O! Allora a te non ne ha mai dati.". Era piena di gioia. "Tu glieli
hai mai chiesti?."
"In effetti no!". Aveva detto lui spiazzato.
"Devi farlo, ne dà di belli davvero."
Erano rimasti per un po' a guardarsi, poi erano scoppiati a ridere.
Simi e Billi continuavano a parlare e chissà cosa si stavano dicendo. Simi
aveva il volto interessato e serissimo.
Ad un tratto era entrato Luca e si era seduto tra Elli e Rich "State ancora
mangiando?".
Elli gli aveva offerto un po' della sua pizza e lui dopo tanto declinare aveva
acconsentito a mangiarsela e gli era anche piaciuta tanto!.
Era ora di andarsene che erano già le nove passate e Luca voleva
accompagnarle a fare un piccolo giro della cittadina di notte così
camminavano un po' e si sgranchivano le gambe, aveva detto.
Elli si era alzata per pagare che erano due giorni che ovunque quelli là le
offrivano pranzi e cene e non era mica giusto. Anche Rich si era alzato che
voleva fare lui.
"Ma non posso offrirti nemmeno una pizza?" gli aveva detto e si era
intrattenuta un poco a parlare con i padroni della pizzeria delle foto e della
loro terra.....gli mancava....ma che vuoi fare si deve pur lavorare.
Poi Luca l'aveva trascinata via che si sarebbero messi a cantare "O sole mio"
e sarebbe stato il colmo.
La sera era fresca, la strada piuttosto buia, in giro nessuno.
152
Simi se ne era andata avanti a parlare con Luca e gesticolavano chissà quali
discorsi.
Elli stava tra Billi e Rich e non diceva niente, ascoltava la sera.
Avevano lasciato il corso e rasentavano il muro di un convento. C'era una
bella chiesa, chiusa ovviamente a quell'ora. Luca spiegava cose, tutti
ascoltavano.
Le stradine piccole rimbombavano dei loro passi e delle loro voci. Così di
notte non si vedeva neppure l'accozzaglia di colori delle case ed erano quasi
belle con i loro balconi fioriti.
Luca faceva nomi di palazzi. Rich guardava Elli e lei guardava il cielo che si
andava velando di nubi e non prometteva affatto bene per l'indomani. C'era
ancora la luna però e mandava in giro la sua luce fioca.
I mandorli fioriti si affacciavano da un giardino chiuso dal muro.
Billy aveva preso a fare domande ad Elli sulla sua città perché ci aveva
lavorato - diceva- alla costruzione di un centro commerciale.
Era simpatico Billy! Aveva i capelli neri un po' radi ed un fare pacato quasi
ironico.
Sua moglie l'aveva lasciato e questo era il suo dramma. Aveva due figli, uno
dell'età di Elli. Erano passati davanti alla sua casa nel loro giro, gliel'aveva
indicata al primo piano in un piccolo palazzo del centro, poi erano entrati in
una galleria fino ad un piccolo cortile con tante case intorno a giro ed i
balconi con i geranei. Era bello e silenzioso. C'era anche un negozio di
tatuaggi.
"Mi piacerebbe farmene uno piccolo, una rosellina sulla spalla, piccola
piccola." Aveva detto Elli. La cosa non l'aveva approvata nessuno. Rich
sembrava triste e non sapeva cosa dire. Le stava vicino. Poi ad un tratto aveva
allungato le mani dietro alla schiena senza voltarsi. Lei aveva tentennato un
po' e gli aveva preso le mani nelle sue ed avevano continuato mano nella
mano come due fidanzati.
Era bello starsene così a camminare e quel contatto dava sicurezza ad
entrambi. Si erano sorrisi. Poi erano arrivati di fronte alla chiesa principale
della città "San Quirino!" aveva detto Luca. Si sentivano voci dall'interno,
c'erano le prove di canto per la Pasqua così si poteva entrare un attimo a
vederla.
La chiesa aveva i soffitti altissimi, il coro cantava Happy days che chissà che
c'entrava con la Pasqua e mille voci risuonavano tra le volte.
153
Elli aveva preso a camminare con gli occhi attenti alle pitture ed alle statue
ed aveva lo sguardo perso mentre si staccava dal gruppo.
La musica andava distendendosi tranquilla con più tonalità nel suo cuore e le
piaceva andare tra gli archi e sentire l'odore delle candele e della gente che
era passata prima di lei in que1la chiesa soffermandosi a pregare con i suoi
mille volti che in fondo erano uno solo: quello della supplica e del perdono.
Ed alcuni erano passati increduli per abitudine, altri stanchi e tormentati, altri
curiosi o in cerca di chissà che cosa.....
Elli aveva sentito passi che la seguivano ed intorno c'era una luce soffusa ed
era freddo.
Si era soffermata a guardare le bocche della gente del coro aprirsi e chiudersi
come in un mimo perché le voci di angeli non sembravano uscire da quelle
labbra di carne, ma venire chissà da quali cieli.
Rich l'aveva seguita tra le volte con quelle sue mani sempre in tasca ed il
passo distratto sulle suole di gomma che scricchiolavano sui pavimenti.
Elli lo sapeva che gli altri in fondo alla chiesa li stavano guardando e chissà
cosa pensavano di loro, di quel loro giocare ad innamoratini come i
quindicenni e soprattutto di lei che era venuta a portare tutto quello
scompiglio con i suoi occhioni grandi.
Simi la vedeva distante e con lo sguardo incerto e lei lo sapeva che avrebbe
voluto prenderla per i capelli e tirarla via del tipo smettila di fare la
deficiente, poi di sicuro quella musica e quelle voci avevano toccato anche il
suo cuore ed i suoi occhi erano diventati dolcissimi ......e non c'è nulla di cui
vergognarsi Elli nell'amare!, non c'è proprio nulla.
Rich l'aveva raggiunta dietro ad una colonna vicino all'altare e nessuno
poteva vederli, solo quelli del coro che certo avevano altro a cui pensare.
Le aveva passato un braccio dietro alle spalle e lei aveva adagiato la testa
sul suo petto e così riusciva a sentire il suo cuore e doveva essere impazzito
proprio come il suo.
Elli non sapeva quanto c'era rimasta così con gli occhi chiusi a cullarsi con i
suoi battiti e si sentiva persa ed era tutto così stranamente bello.........poi lei
gli aveva detto "Vedi che non sono un angioletto!". Era un po' rammaricata di
averlo deluso.
Credeva lui le avrebbe detto "E invece si che lo sei!"..........ma le aveva detto
"meno male che non lo sei !".
L'aveva stretta forte dandole un bacio lieve sulla fronte.
154
Tutto era magico in quella chiesa quella sera. Sempre nelle chiese tutto si
amplifica e diventa più importante, anche quello stare così, persi in un
abbraccio con quelle voci intorno e la luce solo delle candele.
155
Usciti dalla chiesa poi avevano camminato fino a casa di Stefano.
Era una villetta vicina al centro con un vialetto all'entrata, sembrava la casa
delle bambole da fuori tanto era graziosa. Vicino c'era una casa più grande,
dei parenti avevano spiegato Rich e Luca. Poi avevano fatto allontanare Elli e
Simi dalle finestre e anche loro si erano nascosti per fare una sorpresa.
Avevano preso a fare strani versi e la signora si era affacciata un po'
arrabbiata che aveva messo a dormire da poco la bambina e cos'era quel
rumore, poi li aveva visti ed aveva sorriso facendo scccc con il dito davanti
alla bocca. Stefano non c'era, non era ancora tornato dagli allenamenti quella
sera.
Li aveva fatti entrare nella piccola cucina piuttosto buia e metallica per via
del mobilio ultramoderno. In un angolo c'era un box per la bambina pieno di
giochi di ogni genere e pupazzi. Sopra al lavandino un astuccio con grossi
coltelli da carne.
Sopra il divano c'era un piccolo vecchio cane spaparacchiato a pancia in su
che non aveva alcuna intenzione di scendere per farli sedere. Rich aveva
preso a carezzargli la pancia e lui agitava le zampette felice. Poi era stato
miseramente cacciato mentre con gli occhi imploranti continuava a guardare
Rich, l'unico che aveva mostrato attenzioni verso di lui.
Erano rimasti un po' seduti a parlare e Billy aveva preso a chiedere ad Elli
cosa le piacesse leggere. Avevano parlato di libri. Rich si vedeva che era
impaziente e aveva qualcosa per la testa. Aveva chiesto alla moglie di
Stefano se potevano andare nella stanza di sotto ed aspettarlo lì. Lei aveva
acconsentito e li aveva preceduti nella sala fino ad una scala a chiocciola di
legno che scendeva in una stanza. La scala era sbarrata da un cancelletto per
via della bambina che camminava appena ed avrebbe potuto farsi male.
L'avevano scavalcato. Rich aveva dato la mano ad Elli per aiutarla. Era
felice, eccitato, quasi stesse per svelarle un segreto. "Chiudi gli occhi!". Le
aveva detto".
"Adesso?".
"Adesso!".
"Ma se poi inciampo e cado?".
"Elli, ti fidi di me?".
Gli aveva dato la mano chiudendo gli occhi e si era abbandonata alla sua
mano.
156
Lui gliel'aveva stretta, poi l'aveva guidata giù per la scala. Lei si era sentita al
sicuro come se fossero i suoi stessi occhi a vedere.
L'aveva lasciato fare, non aveva avuto mai la tentazione di guardare, neppure
quando aveva sentito il passo incerto. Non aveva avuto paura.
"Ci siamo quasi!" l'aveva rassicurata lui. A lei non importava. Si sentiva bene
così, nelle sue mani, come se nessuno potesse più farle del male.
"Vai Elli, apri gli occhi....guarda Elli, guarda. Aveva aperto gli occhi mentre
si accendeva la luce nella stanza.
Quello che aveva visto dopo il buio erano cd, centinaia di cd, migliaia di cd.
Ce n'erano ovunque sulle pareti, di ogni genere, di ogni epoca e
nazionalità.....una biblioteca della musica.
Elli si era guardata intorno meravigliata e non sapeva dove far posare gli
occhi che ce n'erano davvero troppi. Di qualcuno cercava di leggere il titolo,
di altri guardava interessata la copertina......aveva preso a girarsi intorno
come una trottola.
"Ti piace?". Le aveva detto Rich.
"Dio se mi piace, potrei passarci il resto dei mie giorni qua sotto, magari
anche con un buon libro".
"Magari stesa lì!". Le aveva indicato una poltrona in pelle nera come quella
degli psicanalisti, una di quelle in cui, quando ti ci siedi, ti vedi passare tutta
la vita davanti tanto stai bene e ti senti in paradiso.
"Fantastica!!!". Rich era felice di vederla andare intorno così tra i cd e vedere
che le piaceva quella sua vita.
Ci aveva tenuto così tanto a mostrargliela ed aveva sperato tanto ci si
trovasse bene.
Non lo sapeva perché. Era così e basta. E lei....lei era così luminosa che
avrebbe fatto sorridere chiunque. Questo le piaceva di lei, anche se le persone
così.....quelle non puoi possederle mai interamente perché amano, amano,
amano e sono di tutti ma non sono di nessuno e se le rinchiudi in te è come se
le lasciassi appassire.
Allora era meglio lasciarsela scorrere addosso, rubarle un po' di sole e poi
lasciarla andare......
Intorno c'erano anche un mare di libri tra cui libri di Pier ed alcuni con
dedica.
Luca aveva preso a farli vedere ad Elli ed anche lui era felice.
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Più tardi era tornato Stefano ed aveva trovato tutta quella gente nella sua
stanza della musica. Era andato a prendere biscotti e una bella bottiglia di
lambrusco di quello buono davvero avevano fatto eco tutti.
Avevano bevuto, brindato, ad Elli faceva male la testa. Non poteva essere il
vino, ne aveva bevuto soltanto un bicchiere. Si sentiva strana e pesante,
all'improvviso aveva avuto voglia di dormire.
Rich le aveva chiesto "cos'hai?". L'aveva voluta accanto a lui e a Billy sul
divano. Avevano in mano un album di foto ed avevano preso a sfogliarlo per
lei mostrando persone e facendo battute. Ovviamente c'erano anche loro in
quelle foto. E soprattutto c'erano loro al mare. Poi c'era una donna, una che,
aveva detto Billy, non avrebbe mai corso pericolo con lui. Si che ci aveva
dormito anche nella stessa stanza, ma non lo aveva sfiorato alcun pensiero
"bellicoso!".
Tutti avevano riso. Elli aveva guardato la foto della poveretta. D'accordo non
era una modella, magari non era nemmeno magrissima, ma loro erano
davvero cattivi con lei.
"Ma ce li hai gli occhi?". Le avevano fatto eco. Sembra un uomo. Di nuovo
risate da matti.
Avevano bevuto ancora molto ed Elli si era sentita sempre peggio.
Rich le si era seduto vicino, molto vicino. Le aveva passato un braccio
intorno al collo ed aveva preso ad accarezzarle i capelli piano. Elli si era
scossa e piccoli brividi le erano scesi lungo le braccia. Che fosse ubriaca
davvero. Lui continuava. Le aveva scostato i capelli ed aveva iniziato ad
accarezzarle il collo giù fino alla schiena. Elli non si muoveva, non diceva
niente. Lo sapeva che tutti la stavano guardando. Perché lui faceva così! Ma
non le importava, tutto questo le stava piacendo.
Avrebbe voluto stargli più vicino ed addormentarsi sulla sua spalla perché
ora la testa aveva preso a farle molto male e gli occhi le si chiudevano ed era
tutto molto strano.
A Luca la patetica scena dei piccioncini in amore non doveva essere piaciuta
particolarmente perché si era alzato ed aveva detto che era tardi ed era ora di
andarsene. Tutti si erano alzati e c'erano stati i saluti, la promessa di rivedersi
un giorno e ad Elli era sembrato che fossero sinceri che ce l'avessero davvero
il desiderio di rivederle, che quella sera erano stati bene in loro compagnia.
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Rich aveva detto a Luca di non preoccuparsi perché Simi ed Elli le avrebbero
riaccompagnate lui e Billy a Reggio. Luca aveva insistito, poi aveva preso la
strada di casa.
I quattro si erano avviati lungo il viale verso la macchina e la sera era fredda
e piena di nubi. Senza stelle. Rich e Billy ridevano con Simi. Elli dietro
camminava stancamente.
In macchina poi aveva appoggiato la testa al sedile ed aveva chiuso gli occhi.
Avrebbe voluto che qualcuno gliela staccasse per un po' dandole sollievo.
Aveva sentito vagamente gli altri parlare della sua voce.
"Devi sentirla al telefono sembra una di quelle voci......"
"Da telefono azzurro!" aveva detto Billy.
"Si da telefono azzurro!". Aveva fatto eco Rich e si erano messi a ridere.
"Cos'ha che non va la mia voce?". Aveva detto lei risvegliandosi come
dall'oltretomba.
"Stai male Elli?". Aveva detto preoccupato Rich.
"Abbastanza. Strano, non l'ho mai il mal di testa!".
Aveva chiuso gli occhi e la campagna intorno era nera. Rich ogni tanto la
guardava dallo specchietto e la trovava bella così addormentata con la bocca
socchiusa ed i capelli tirati su. Le si vedeva il collo scoperto e lui l'avrebbe
volentieri baciato, ma non le avrebbe fatto mai del male, non avrebbe tentato
di
essere per lei qualcos'altro se non la stellina del suo cuore
perché....credeva di amarla, ma lei non avrebbe mai potuto essere sua. E
allora voleva guardarla così, abbandonata nella sua macchina come in un
abbraccio, persa nei suoi sogni e chissà se c'era anche lui in quella bella
testolina.
Però mamma quanto era bella! Anche Billy aveva preso a guardarla
addormentata e aveva detto "E' solo una bambina".
A Reggio Simi aveva svegliato Elli. "Si va a nanna piccolì!".
Lei aveva aperto quei suoi occhioni sperduti ed un po' lucidi "Ci siamo già?".
Erano uscite dalla macchina. Simi se ne era andata avanti con Billy. Rich
camminava piano ed Elli gli stava vicino mentre andava persa nel calore del
suo corpo pieno di febbre . Poi lui si era voltato sbarrandole il passo. Gli altri
erano già molto avanti.
Rich le aveva preso il viso tra le mani : " Quello che è successo Elli...tutto
questo...." Le teneva entrambe le mani sulle guance ed aveva gli occhi
159
languidi. "vedi, da una parte c'eravamo preparati. Le nostre lettere, tutto
quello che ci siamo detti.".
Più che parlare chiedeva. Cercava conferme a quello che stava dicendo.
Andava cercando un motivo per giustificare quello che era accaduto tra loro,
quei baci, quelle carezze, le parole dolci.
Ad Elli invece non importava sapere il perché; aveva preso tutto così. Non
rispondeva......continuava a fissarlo. Erano rimasti in silenzio per un po', ma
era come se tutto fosse eterno....un unico lento, interminabile morire negli
occhi dell'altro.
Poi lei aveva chiuso gli occhi e schiuso la bocca e stringendola tra le sue
braccia Rich l'aveva baciata ancora. Era come se non potesse dire no a quegli
occhi, era come una dolce magia che lo incollava al suo sorriso un po' dolce
di bambina, ma per di più provocante.
Non volendolo lo faceva e a quella sua bella piccola strega.....a quella
bimbetta....lui con tutti i suoi anni in più non riusciva a dire di no e sapeva
che doveva smettere al più presto che poi non avrebbe più potuto farne a
meno e sarebbe stato un guaio grosso.
Quando avevano ripreso a camminare per raggiungere gli altri due che
aspettavano già sotto al portone Elli aveva iniziato a voltarsi continuamente
verso di lui costringendolo a lunghissimi appassionati baci. Poi un muro li
aveva tenuti nascosti agli altri per alcuni metri e lui l'aveva presa in braccio e
non smettendo mi di baciarla le aveva detto "Ti amo" ed aveva pronunciato
anche il suo nome insieme a quel ti amo.....così poteva essere solo di quella
stregata creaturina che....Dio come sapeva far stare bene e male insieme.
Sembrava fatta apposta a concentrare quelle due opposte tendenze
dell'esistenza. Lui avrebbe voluto continuare a stringerla e nello stesso
momento avrebbe desiderato allontanarla da lui.....perché lei poteva
entusiasmarsi per la sua vita come si fa con le cose nuove, ma non avrebbe
mai potuto amarla ed alla fine non sarebbe stata felice.
Rich andava facendosi queste considerazioni nella mente mentre continuava
a stringerla e certo che avrebbe voluto tenerla presso di sé per sempre, solo
che......
"davvero mi ami?". Mentre l'aveva detto Elli aveva gli occhi furbi innocenti.
Andava cercando l'amore, essere importante per qualcuno, esserlo per lui.
E lui se fosse stato sicuro di poter sopportare quello che sarebbe accaduto...la
sua partenza, il suo forse non vederla mai più e saperla sposata ad un altro e
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felice avrebbe potuto godere di quel fantastico momento d'intimità, di quel
tenerla fra le sue braccia........ma non voleva soffrire ancora e sapeva di non
aver diritto di chiederle niente.
Lui era entrato nella sua vita all'improvviso, gliel'aveva in qualche modo
sconvolta, messa in discussione ......doveva lasciarla andare....era l'unica cosa
che sapeva.
Lei non avrebbe mai lasciato il suo ragazzo e non si sarebbe mai adeguata a
vivere la sua vita semplice, lei che camminava sicura come una signora e
faceva gesti splendidi con le mani nel parlare ed aveva occhi che ferivano.
Ultimo bacio.....poi sotto quel portone dov'erano Simi e Billy si erano dati la
buonanotte : "Pranzi con me domani?" L'aveva detto e si era subito pentito.
Avrebbe solo peggiorato le cose così, sarebbe stato un ulteriore legarsi a
lei.....poi non era sicuro che sarebbe riuscito a stare in silenzio nel vederla
andar via.
E il grosso portone scuro si era chiuso dietro Elli e Simi.
Rich l'aveva guardato per un po' restando con le mani in tasca, poi aveva
seguito Billy fino alla macchina cercando di non pensare a lei.
Elli rientrando aveva sentito il suo corpo avvolto dai brividi della febbre e
credeva sarebbe caduta lì se non si fosse sdraiata subito sul letto.
Simi si stava prendendo cura di lei con quei suoi occhi ristoratori che a lei
che stava così male sembravano quelli di un angelo e lei......bè lei era in
paradiso.
La febbre non aveva voluto andarsene al mattino ed Elli che non poteva
rimanere a letto aveva preso un'aspirina ed era uscita lo stesso; solo..... le
gambe le facevano molto male.
Simi era rimasta a studiare a Reggio; lei invece aveva preso il solito autobus
sempre vuoto ed era scesa sul corso con i ciottoli troppo grossi dove
passavano anche le macchine......ma quella mattina....sorpresa! C'era il
mercato!
I tendoni colorati con appesi gli abiti nati fuori moda e la gente che guardava,
toccava, vociava. Un brusio si sollevava ed era come un coro.
Si camminava a fatica tra la gente e le loro buste con frutta e verdura e c'era
anche qualche avventuriero che si faceva strada in bicicletta costringendo le
persone a farsi da parte. Rich le aveva parlato della fase preparatoria di quel
161
mercato in cui ci sono solo le bancarelle spoglie ed i commercianti che si
danno da fare per mettere tutto a posto e gridano e sono felici.
Lei invece di quel mercato stava vedendo l'esplosione, il trionfo dei mille
colori tra il giallo dei palazzi, i mille volti di quel piccolo paese, la vita che le
si andava agitando intorno. Ed era tutta un'altra cosa rispetto al mattino presto
in cui in giro non c'è nessuno, solo i segni di qualcosa che dovrà essere e
gente che fischietta.
Il suo mercato! Aveva pensato Elli. Sarebbe stato bello passarci in mezzo
insieme a lui e parlare di colori, della gente, di cose divertenti e piacevoli
prima di iniziare la giornata. Mentre andava pensando così aveva visto tra le
bancarelle Agostino e l'aveva raggiunto correndogli dietro. Lui le aveva fatto
un bellissimo sorriso ed erano andati a fare colazione insieme. Agostino
aveva preso una fetta di torta di riso e la mangiava lentamente gustandola.
Lei l'osservava stando attenta agli occhi saggi di lui magari per trovarci una
risposta alla sua confusione.
Eppure anche nei suoi occhi vedeva la confusione! Il tormento di trovarsi in
una vita ed in una dimensione non sua. Non aveva detto niente a quell'uomo
che a vederlo così a fare colazione in un bar non le sembrava più il grande
poeta colto, ma un vecchietto molto solo che aveva bisogno di un consenso
per rimanere nella vita. Ed era felice di trovarsi con lei e poter parlare un po',
sentirsi accettato, magari anche amato e che c'era qualcuno che poteva ancora
star bene nel fare colazione con lui.
Uscendo dal bar poi Elli si era sentita improvvisamente bene nonostante il
suo cuore diviso dal tormento che non sapeva più cosa fosse giusto.
Lasciare il suo ragazzo non ce l'avrebbe mai fatta dopo tutti quegli anni...poi
gli voleva bene e.. erano cresciuti letteralmente insieme. Solo....se tutto
questo le stava accadendo....se si stava innamorando di un'anima fragile
allora qualcosa nel suo rapporto con Marco non andava. Non riusciva a
capire cosa.....ma quando era con Rich spariva tutto intorno e si sentiva come
completa, come se non avesse più bisogno di nessuno. E sentiva il cuore
batterle.
Non era sicura che Rich volesse qualcosa da lei, non le aveva mai chiesto
niente e forse non voleva niente, solo sentirsi amato per un po'. Si sarebbe
trovata a lasciare un uomo che l'amava, che voleva sposarla per un'idea, per
un non so che cosa, per l'illusione di aver trovato l'amore.
162
Forse però doveva solo guardarsi dentro e cercare di tenere divise le due
storie. Porre fine ad una non doveva per forza significare immergersi
immediatamente in un'altra. Doveva vedere cosa desiderava in realtà. Magari
incontrare Rich poteva esserle servito per riconsiderare il suo rapporto con
Marco, decidere di continuare a stare insieme o magari lasciarsi andare
ognuno per la propria strada.
Agostino intanto l'aveva salutata che tornava a casa , lei era andata in
biblioteca a finire il suo lavoro e si sentiva stranamente bene, come se stare
con Agostino l'avesse proiettata in un'altra dimensione ed il mondo ed il suo
stesso dolore potesse guardarli comodamente dal di fuori, da un luogo
privilegiato. Elli capiva che era un buon momento per pensare......alla sua
vita, alla sua storia......chissà...magari in fondo lei non voleva niente solo
stare un po' con se stessa.
A Rich aveva detto di vedersi dopo pranzo e lui era andato a prenderla nel
piccolo bar dove stava mangiando con Maurizio, il ragazzo della biblioteca.
Quando Rich era entrato nel bar con i muri colorati fuori aveva iniziato a
scendere una leggera pioggerella e c'era anche una sottile foschia e l'Emilia
aveva cominciato a mostrare il suo umido volto.
Elli e Maurizio stavano mangiando una piadina con mozzarella e prosciutto
cotto, ma ad Elli non andava giù niente vuoi per la febbre che doveva esserle
risalita, vuoi per la sua ambigua situazione che la rendeva triste e pensosa.
Maurizio era stato gentile e discreto....non le aveva chiesto niente......aveva
preso a raccontarle di una sua storia che somigliava molto a quella di Elli.
"Non tutte le storie vanno a finire così" aveva concluso. "volevo solo dirti di
stare attenta, di pensare bene a quello che fai".
Lui aveva conosciuto una ragazza tramite internet ed avevano preso a
scriversi.
Erano diventati molto amici, avevano un sacco di cose in comune, avevano
iniziato a parlare molto e a lungo al telefono.......avevano iniziato a credere
che fosse amore.
Poi lei gli aveva chiesto di andare a trovarla e lui aveva deciso di farlo......poi
però ci aveva pensato bene.......se era giusto iniziare una storia così, con tutte
le sofferenze che comportava, con tutti quei chilometri che li separavano che
vivevano in parti opposte dell'Italia. Si era chiesto se davvero era amore o
solo un bisogno di dolcezza che veniva da quello scriversi, da quel sapere di
163
avere qualcuno con cui parlare sempre un qualcuno che comunque era
lontano e non poteva entrare più di tanto nella sua vita e per questo forse
occupava un posto speciale. Che a vedersi tutti i giorni poi le cose cambiano
e non c'è più solo l'idillio.
Non era più partito. Quella ragazza l'aveva lasciata andare senza nemmeno
vederla o parlarci. Forse era meglio così, non averla vista affatto senza
correre il rischio di innamorarsi di lei. Saggezza o solo paura. Questo
Maurizio non lo sapeva ancora.
Ma Elli, di questo era sicura, era stata contenta di vedere Rich e a tornare
indietro avrebbe scelto di incontrarlo ancora. Non aveva importanza come
sarebbe finita, ora la sua storia era questa...il tempo l'avrebbe aiutata.
Rich aveva fatto la grazia ad Elli di finire la sua piadina che lei non ce la
faceva più e si era seduto un po' nel piccolo bar insieme a loro. Poi dopo il
caffè Elli e Rich si erano alzati, avevano salutato Maurizio ed erano andati
via insieme.
"Andiamo ai giardini?" aveva detto Rich.
"I giardini! I giardini vanno benissimo".
Avevano camminato fino alla macchina di Rich. Era parcheggiata in una via
nascosta, una traversa del corso dove non passava mai nessuno.
"Ci andiamo in macchina?". Aveva chiesto Rich. Erano saliti. Ma lui non
aveva acceso il motore.
Si era girato verso di lei. Chissà se ce l'aveva avuta mai l'intenzione di andare
ai giardini!. Aveva gli occhi pieni come un bel sorriso, la guardava.
"Allora raccontami qualcosa Elli!".
Gli occhi di lei si erano accesi..... ora cosa vuoi che ti racconti Rich, ora che
siamo così da soli con tutta questa pioggia che ha appannato i vetri e nessuno
può vederci e siamo solo tu ed io.
Elli gli si era fatta molto vicina e lo accarezzava piano. Lui aveva chiuso gli
occhi...però! le stava raccontando una bella strana storia e le sue mani erano
così abili a percorrere il suo viso e a sfiorare i suoi sensi.
Poi aveva preso a dargli piccoli baci sul volto e sul collo mordendogli
l'orecchio ripetutamente......lui aveva le labbra carnose ed umide e lei gliele
aveva sfiorate con la sua bocca percorrendole tutte lievemente ed aprendole
in un bellissimo bacio.
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Aveva preso a slacciargli la camicia sul petto scoprendolo esile e tenero.
Aveva immerso le sue labbra anche lì e lui era rimasto immobile con gli
occhi chiusi.
Lei era bella e devastante...aveva una carnale sensualità quasi sconvolgente.
Era come se in quei momenti intimi riuscisse a trasformarsi e da tenera bimba
divenisse una donna e una donna che sapeva amare. Se per lui non avesse
contato così tanto l'avrebbe portata a casa sua e l'avrebbe amata come
doveva essere amata una creatura così, ma avrebbe rovinato tutto
trasformando quella storia solo in un affare di sesso e forse l'avrebbe persa.
Allora le aveva detto "Vieni un po' qui da me Elli, chiudi un attimo gli occhi
tra le mie braccia, fidati di me!".
Lei aveva appoggiato la testa sulle sue gambe e lui aveva preso ad
accarezzarla dolcemente.... "Sai una cosa Elli? Quando mi scrivevi pensavo
fossi brutta e grassa!".
"Perché?". Aveva detto lei.
"Perché pensavo che se fossi stata bella fuori come lo eri dentro saresti stata
perfetta ed avrei avuto paura di te! Poi generalmente quando uno è bello
fuori si concentra solo su quel suo aspetto ed a parlarci è difficile trovarci
qualcosa in lui oltre ad un bel faccino. Sai pensavo fossi davvero un
cessetto."
" E invece?".
"Invece sei bellissima! Ed hai due occhi da paura!".
"Se fossi stata brutta, se incontrandomi non ti fosse piaciuto quello che ero
fuori mi avresti amata ugualmente come stai facendo adesso?".
"Bella domanda Elli! Non lo so, forse si, forse no!".
"Io si che ti avrei amato lo stesso Rich, non m'importava niente com'era il tuo
viso. Per me saresti stato comunque bellissimo. Bé il fatto che sei bello
davvero è comunque positivo. Perché lo sai che sei bello vero?".
Lui aveva continuato a farle dolci carezze e lei così con il viso vicino al suo
petto poteva sentire il suo cuore battere e battere per lei. Era un ritmo
primitivo, quello che fa sentire vivi e che ti dice che sei al mondo.
E a sentire due cuori battere insieme e riuscire a confondere i ritmi e ad
incatenarli è come aver ricreato la vita e l'amore.
"Rich mi dai un ultimo bacio?". Lui era diventato improvvisamente triste.
Sapeva che quella sera lei se ne sarebbe andata e sicuramente non sarebbe più
tornata. Si erano scambiati un ultimo lunghissimo bacio. Poi erano rimasti
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molto tempo stretti in un abbraccio. Alla fine Rich dolcissimo le aveva dato
"la valigetta dell'infermiere" così aveva detto lui; c'erano dentro tachipirina,
aulin, anche un bicchierino con il cucchiaino di plastica ed una bottiglietta
d'acqua "così starai meglio!".
Lei gli aveva sorriso che aveva anche lei un regalo da dargli. Aveva tirato
fuori un piccolo pacchetto e lui l'aveva scartato curioso.
C'era un libriccino illustrato del "piccolo principe" e dentro lei sulla prima
pagina aveva scritto....Al mio principe azzurro.
A lui era quasi venuto da piangere. Poi lei gli aveva detto.. "Allora ciao!".
Era scesa dalla macchina ed aveva il viso arrossato dai baci e gli occhi lucidi
per la febbre. Continuava a piovere gocce sottili e c'era un'umidità incredibile
che si sentiva fin dentro le ossa.
Lui era rimasto a guardarla andarsene ed aveva negli occhi verdi soltanto
tristezza...poi aveva avviato il motore e se ne era andato.
Lei ferma sulla porta aveva visto l'auto sparire svoltando l'angolo e le si era
stretto il cuore lì sotto la pioggia a vederlo andar via. Nella testa le suonava
insistente quella bella frase di Kerouac sull'addio, quella che dice "Che cos'è
quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano indietro
sulla pianura finché le si vede appena come macchioline che si
disperdono?.....è il mondo troppo vasto che ci sovrasta ed è l'addio...."
Luca aspettava Elli da tempo ormai ed alla fine l'aveva vista accorrere
affannata dal corso con i capelli lunghi sconvolti e gli occhi lucidi sbarrati.
Lei aveva cercato in ogni modo di scusarsi ed avevano iniziato a camminare
verso i giardini. Non pioveva più oramai. Il sole al contrario provava ad
affacciarsi timido e dava al paesaggio un aspetto quasi apocalittico.
Lui aveva detto che voleva parlarle ed il soggetto in questione lei se lo
immaginava era sicuramente Rich.
Infatti aveva preso a parlare di lui. Le aveva detto con molto tatto di lasciarlo
stare che aveva di per sé una vita complicata e non poteva certo mettersi in
storie difficili.
"E tu così rischi di rovinare tutto quello che hai costruito con il tuo ragazzo e
prima devi vedere se davvero ne vale la pena. Anche perché che cosa sai di
166
Rich?. Come fai a conoscerlo se sai di lui solo quello che ti scrive...potrebbe
dirti quello che vuole...poi la vita è un'altra cosa; stare insieme, affrontare i
problemi. Voi avete mitizzato una cosa che non esiste".
Le parole di Luca la facevano stare male, ma lei lo sapeva che aveva ragione.
"Quello che provate io lo so che è speciale , ma vuoi capirlo che è un fuoco
di paglia e rischiate di farvi male sul serio?".
Lei aveva gli occhi assorti in una riflessione. Guardava il pavimento in basso,
non diceva niente.
"Quello che è successo" aveva continuato Luca "forse è successo perché ne
avevate entrambi bisogno, bisogno di consolarvi un po', bisogno di essere
amati e di amare.
Lui non aspettava altro e ci si è buttato in pieno, ci ha impiegato ogni sua
energia, ci ha fatto sopra un mucchio di costruzioni con quella sua testa. Ci si
sta facendo del male. E' cambiato, si comporta in modo strano, sembra un
quindicenne innamorato....tutte cose belle, ma tu non sei per lui e viceversa
perché io dico che siete siamesi".
"Siamesi in che senso?".
"Bè come modo di fare, impulsivi, irrazionali. Agite senza pensarci su tanto.
Lascialo stare, lo dico a te perché lui non vuole starmi a sentire ed ora credo
che tra voi sia il più debole. E' una storia che non può avere un seguito. E'
solo un pericolo. Poi ti assicuro che non è affidabile come tipo......e non lo sa
neanche lui cosa vuole.
Dopo la separazione ha iniziato tante storie senza criterio, va mettendosi in
tutte strane situazioni sembra lo faccia apposta a farsi del male".
Elli era rimasta male a sentire tutte queste cose; Rich non gliene aveva mai
parlato.
Luca invece le aveva detto che Rich era uscito con ragazze fidanzate ed una
addirittura stava per sposarsi. E Rich ci si buttava anima e corpo in queste
storie.. poi la maggior parte di quelle ragazze finivano per scappare da lui
perché lui cominciava a comportarsi stranamente e dopo aver detto loro che
le amava diventava vago ed indefinito e diceva che non era in grado di dare
delle certezze. Si nascondeva dietro alla sua storia andata male anche se
erano passati degli anni....anzi molti anni. Diceva di non essere pronto a
ricominciare, che aveva paura di rifarsi una nuova vita.
Elli era rimasta ad ascoltare le parole di Luca come se non gli stesse parlando
di Rich, ma di un'altra persona; si sentiva ingannata, terribilmente triste. Quel
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Rich che conosceva, che le scriveva non era così. Lui era dolcissimo, le
diceva che l'amava e che non aveva provato per nessun'altra quello che aveva
provato per lei.
Ora ecco che aveva un nuovo volto e certo Luca non stava a dirle quelle cose
per un suo interesse personale....era per il loro bene.
"Qualunque ragazza bella come te avrebbe potuto farlo innamorare fragile
com'è; qualunque bella ragazza che fosse stata come te disposta ad amarlo!".
Poi Luca aveva detto che Rich di sicuro si era preso una bella botta per lei e
ci sarebbe stato male da matti per questo era meglio farla finita al più presto
prima che le cose potessero divenire irrecuperabili.
Luca credeva che la cosa migliore fosse per lui ed Elli continuare a sentirsi e
ricondurre il tutto nuovamente in una sfera di amicizia perché anche a non
sentirsi avrebbero potuto continuare a mitizzare.....
Invece una sana amicizia poteva fare bene ad entrambi, essere una
consolazione ed un aiuto reciproco per la vita.
Elli aveva annuito...una sana amicizia. Non sarebbe stato facile, ma in quel
pomeriggio apocalittico con il sole che andava e veniva lei aveva promesso al
suo amico che perlomeno ci avrebbe provato. Poi si era sentita terribilmente
triste anche se nello stesso tempo liberata da un peso perché in un certo senso
ora sapeva cos'è che doveva fare anche se non era stata proprio lei a
scegliere.
Nel pomeriggio erano passati in biblioteca Luca, Rich, ed Agostino a
salutarle;
Simi ed Elli invece avevano deciso di restare un altro giorno per terminare il
lavoro.
Luca aveva una strana espressione sul volto ed un fare scostante; Rich teneva
la testa bassa e non parlava. Solo Agostino parlava molto come al solito ed
aveva una sua poesia da leggere ed un suo libro di racconti in dono per le due
ospiti.
Luca aveva detto allora che sarebbe tornato a salutarle l'indomani e tutti e tre
avevano fatto per andarsene. Rich invece non aveva detto niente e se ne
sarebbe andato in silenzio se Elli non l'avesse richiamato.
168
"Cos'hai Rich?". Luca ed Agostino se erano andati, lui sembrava più sereno
ed un poco più sciolto.
"Niente!". Aveva risposto lui ed aveva preso a tormentare la macchina del
caffè della biblioteca. Ma qualcosa l'aveva, gli si vedeva lontano un miglio
che non stava bene.
Alla fine aveva confessato che la loro storia non aveva senso di esistere, che
avevano sbagliato. Chiedeva perdono per aver rovinato tutto, la loro amicizia,
quello che di dolce c'era stato. Lei lo stava guardare e non capiva; gli aveva
preso le mani nelle sue e gli aveva detto che non c'era stato proprio niente di
cui pentirsi. Lei era stata felice in quei momenti con lui. Tu, tu sei stato felice
Rich? Poi gli aveva indicato il cuore portandoci la mano sopra: " Cosa senti
qui?".
"Che ti voglio bene!"
"E qui?". Gli aveva toccato la fronte come a dire cos'hai in questa testolina,
cosa provi per me?
"Che ti voglio bene" aveva risposto ancora e sembrava sincero.
"Sai che non mi hanno detto belle cose sul tuo conto oggi pomeriggio dopo
che ci siamo salutati ? Sono tutte vere quelle tue strane storie....è vero che
non vuoi bene a me ma all'idea che hai dell'amore che io ti ho trasmesso?".
Faceva continue disperate domande sperando che lui le smentisse, ma con
quel suo silenzio non faceva altro che approvarle. Sembrava non sapesse che
dire : "Si, sono tutte vere!". Aveva confessato e non faceva niente per
giustificare il fatto di non avergliene mai parlato.
"Sono tutte vere quelle storie, ma il fatto che non ti voglio bene, quello non è
vero dovresti saperlo."
E lei gli aveva sorriso ed aveva fatto sorridere un poco anche lui ed ora
sollevava gli occhi da terra e le aveva preso il volto tra le mani.
Lei gli aveva detto : "Non preoccuparti di quello che è stato, non pentirtene,
doveva essere così! Poi chissà, sarà quello che deve essere e se è destino stare
insieme staremo insieme altrimenti ce ne andremo ognuno per la nostra
strada e saremo felici. Ognuno quando trova la sua strada è felice. Non si può
andare contro il destino ed ora non ci capiamo niente, ma un giorno capiremo
e sarà perfetto!".
"Lo sapevo che eri forte Elli. Ti vorrò sempre bene".
Poi se n'era andato giù per le scale e sembrava felice o forse era solo più
sereno.
169
Lei era tornata da Simi che aveva continuato a lavorare nella biblioteca.
Quella sera erano sole ed avevano deciso di andarsene al cinema a vedere
"L'ultimo bacio" che volevano vederlo da tanto e nessuna delle due c'era
ancora riuscita.
Elli credeva che Simi non ne potesse più dei suoi cambiamenti d'umore e
pareri discordanti. Un minuto Elli diceva di voler tornare a casa che Marco
era l'unico amore della sua vita e se ne convinceva anche ed era brava nel
farlo....ora lo dico a Rich che è meglio smetterla che abbiamo ognuno la
nostra vita.....e ciao, scusa e tante grazie.
Simi le diceva che se era questo che voleva tanto meglio che almeno sapeva
cosa fare ed era un bel passo avanti.
Poi puntualmente accadeva qualcosa che la faceva pendere per Rich e diceva
"non è dolcissimo!" ed allora si era di nuovo allo stesso punto e diventava un
discorso senza fine.
Elli continuava a raccontare particolari di quella strana storia nella camera
d'albergo e poi nel bagno mentre Simi toglieva le lenti a contatto dagli occhi
e sorrideva e le diceva non ci capisco più niente e forse nemmeno tu povera
stellina!
E tutta la notte ancora a parlare e ad Elli veniva da piangere.
Quella sera che dovevano andare al cinema Elli era disperata davvero e la
vita la sentiva precipitarle addosso come la pioggia fitta e l'umida notte
pesante.
Reggio quella sera era vuota; loro erano stanche ed avevano anche una gran
fame.
Elli doveva avere anche la febbre che non aveva voluto mai abbandonarla per
tutto quel breve soggiorno emiliano.
Alla fine della via che conduceva in centro dalla stazione dei bus era apparsa
loro una pizzeria come un miraggio.
Erano rimaste incerte se fermarsi o no visto che era tardi ed avrebbero
rischiato di perdere il film. Si perché per tirarsi un po' su avevano deciso di
andare a vedere "L'ultimo bacio"......
Simi aveva detto dai entriamo che importa? Vorrà dire che poi ci mettiamo a
correre. Se non mangio subito svengo.
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Erano entrate ed avevano ordinato due splendide piadine romagnole che
valeva proprio la pena mangiare tanto erano buone; si erano sedute sugli alti
sgabelli del banco....avevano i capelli molli di pioggia ed il volto stanco da
disperate. Elli aveva anche gli occhi persi e mangiava
svogliatamente......pensava ancora al pomeriggio in biblioteca, a come l'aveva
visto andar via e scendere le scale. Era stato struggente come in un melenso
film drammatico.
Simi mandava in giro per la pizzeria quei suoi occhi bellissimi che erano
azzurri anche con il cielo nero ed ogni tanto la toccava con il suo sguardo
pacato.
Sulla radio una canzone di Samuele Bersani. Elli la conosceva, non la sentiva
da tanto. Era triste e piacevole, le pareva in quel momento stesse parlando di
lei. Aveva chiuso gli occhi per ascoltarla con più attenzione.
"Dentro il replay, tra milioni di altri ci sei e non hai scia......"
Elli cercava di sentire le parole e le scivolavano addosso languide come la
pioggia fuori.....
" cadono le stelle e allora è vero
e io non so se ci sarò dove andrò non lo so se lo merito o no......
se correggerò gli effetti i miei guasti nucleari,
se troverò il coraggio, ti telefono domani
e più sarò lontano più sarò da te
dimenticato e muto, come uno che non c'è tornerò, tornerò davvero
a sentire su di me il profumo delle mani di notte io farò sogni tridimensionali
senza chiedere mai niente al mondo niente a te
senza chiedermi perché ti vedo dappertutto anche in me......"
E il suo Rich ora che era tanto lontano Elli lo sentiva davvero vicino e si
chiedeva perché pensava sempre a lui che in fondo era stato solo un momento
nella sua vita anche se molto luminoso.
Lei e Simi si erano lasciate cullare da quella canzone ognuna pensando al
proprio male perché Elli lo sapeva che anche la sua amica ce l'aveva qualche
cosa che la rendeva triste anche se non parlava per riservatezza o perché lei
con quel suo caratterino e le sue domande, i suoi repentini cambiamenti di
umore ed i suoi entusiasmi effimeri la sovrastava. Simi invece la vita la
lasciava scorrere tutta e magari riusciva a viverla anche più intensamente di
lei che finiva per bruciare sempre tutto.
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Poi finita la piadina si erano trovate di nuovo in strada sotto la pioggia con
un ombrello giallo a fiori najoleari che non bastava da solo a coprirle
entrambe visto l'acqua che il cielo quella sera aveva deciso di buttare
giù....fortuna i portici così avevano potuto chiudere l'ombrello e correre
meglio verso il cinema che era tardissimo.....tre ragazzi di colore vedendole
correre gli avevano gridato dietro Che fretta!, ma loro non li erano stati
nemmeno a sentire ed Elli aveva riso nella corsa, poi si era anche arrabbiata
con Simi che non riusciva a starle dietro; erano al numero civico 29 e
dovevano essere al 49 in due minuti...impresa disperatissima.
Invece erano arrivate in tempo e con un fiatone da maratona che erano
riuscite a malapena a chiedere i biglietti alla cassa ed il tizio le aveva
guardate stranito e dovevano essergli sembrate due extra terrestri dalla faccia
disgustata che aveva fatto..
Ma ad Elli quella sera non importava niente di come la gente la
guardasse....voleva solo vedere il film, rilassarsi, non pensare a niente.
Ma il film....anche quello parlava di lei e tutto in quella maledetta città, in
quella maledetta sera parlava di lei, di quella sua storia, di come una
ragazzina può far girare la testa ad un uomo più grande che ha una compagna
e che per di più aspetta un bambino.......Ma è solo un attimo, un momento
perché...."la vera rivoluzione stà nella quotidianità "e l'uomo aveva scelto di
stare con la donna con cui stava costruendo il suo futuro.
Si perché quando il fuoco arriva improvviso tu rimani lì confuso e disperato e
lasci che ti bruci perché senti che non puoi farci niente e ti sembra che quello
che sta succedendo è quello che avevi sempre desiderato......e la baci quella
ragazzina in quello stato di equilibrio precario...poi però quando al mattino ti
svegli senti che non sta lì la felicità perché guardando lei che ti dorme
accanto non provi un senso di dolcezza, ma tristezza.
E senti che devi tornare da lei e che è lei che vuoi davvero e speri che possa
capire e che voglia accoglierti ancora tra le sue braccia.
Elli vedendo quel film aveva pensato a Marco, a quanto lo stava facendo
soffrire e a quanto immeritatamente lui l'amava.
Simi in alcune sequenze del film guardava Elli per vedere le reazioni che
provocava in lei e lei sentiva crescere dentro di sé solo una gran voglia di
tornare a casa...da Marco. L'aveva rivelata anche a Simi questa sua necessità
mentre finito il film si avventuravano per le strade umide di Reggio dopo
aver ascoltato fino all'ultima nota della sigla finale del film che tra l'altro era
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la bellissima canzone di Carmen Consoli e la gente che arrivava per vedere lo
spettacolo successivo era entrata in sala trovandole ancora sedute, incollate
allo schermo.
Poi il freddo e la stanchezza mentre cercavano disperatamente un bar aperto
in quella Reggio che invece alle dieci e trenta dormiva già tutta ed in giro
c'era solo il rumore della pioggia. Avevano chiuso l'ombrello che Elli era
stufa di starlo a tenere che tanto si bagnava lo stesso con tutta quell'acqua!! E
guardando quella desolazione della provincia avevano attaccato il mitico coro
" Solo la nebbia, Ch'avete solo la nebbia".
Avevano preso a ridere tra la Via Emilia e le sue traverse tanto nessuno
avrebbe potuto sentirle e prenderle per matte e se anche qualcuno glielo
avesse detto se ne sarebbero fregate che erano disperate e deluse e
stanche....tremendamente stanche ed Elli voleva solo una bottiglietta d'acqua
per prenderci un'aspirina, solo questo chiedeva alla maledetta Reggio di notte
con le piazze troppo grandi che l'occhio ci si perdeva dentro e non sapevi
quale punto guardare.
In terra ad un angolo c'era un barbone con un maglione rosso pesante; era
sdraiato sotto un cornicione per non bagnarsi e magari anche per cercare di
dormire un po'.
Poi un uomo distinto con un lungo impermeabile nero aveva indicato loro
l'unico bar aperto della Reggio on the night e le aveva consigliate di non
sedersi che era un bar molto caro .
Elli era rimasta molto male per la disgustosa pretesa dell'uomo di farle i conti
in tasca solo magari perché aveva un accento diverso dal suo nel parlare....ma
aveva una gran sete e poca voglia di stare a discutere ed era andata a
prendersi una spremuta d'arancia ed una bottiglietta d'acqua.
Mentre tornavano in albergo Elli pensava ancora a Rich e stava in silenzio
sperando che lui sbucasse da qualche parte come per magia...solo per
vederlo, per dirgli buona notte.
"Simi, immagina se adesso tornando incontriamo Rich davanti alla porta
dell'albergo ad aspettarci!!".
"Quale film è?". Aveva risposto lei.
"Magari con un fiore!!".
"Buon giorno! Svegliati, Dio devi essere proprio fuori, devi avere un gran
febbrone.".
173
Davanti alla porta infatti lui non c'era...bè in fondo cosa doveva starci a fare
visto che nemmeno lei era rimasta in albergo e perché doveva aspettarla se
non sapeva quando sarebbe tornata.
Avevano suonato, il grosso portone scuro aveva fatto un grosso scatto
aprendosi e l'avevano spinto a fatica con le mani.
Nel cortile in cui la porta immetteva c'era un ragazzo che scriveva a piedi
scalzi e faceva impressione con quel freddo; ma lui sembrava non la sentisse
l'umidità dell'aria di quella notte...magari lo scaldavano i suoi pensieri e le
sue idee. Poi era arrivato Francesco il capellone che gestiva l'albergo ed
aveva sempre tanta voglia di parlare...che almeno avesse da dire cose
sensate!!. Aveva dato ad Elli un biglietto : "L'ha portato un ragazzo" aveva
detto con un sorrisino malizioso e con un accenno come a voler dire c'è
qualcosa e.... l'amore l'amore!! Elli gli aveva risposto senza grande
convinzione che era fidanzata e quello era solo un amico.
Francesco non se l'era bevuta.....non la storia del suo ragazzo, quella poteva
anche essere vera! Non aveva creduto che Elli non avesse niente a che fare
con quel certo Riccardo, così aveva detto di chiamarsi nel presentarsi.
Elli aveva preso il biglietto e dopo aver dato la buonanotte a tutti se ne era
andata in camera.
Simi non voleva crederci che Rich era stato davvero lì per Elli ed aveva preso
a farle il panegirico di quella stellina dolce e di quanto doveva amarla e
quanto era stato carino a pensare a lei in quella sera in cui erano lontani.
Il biglietto Elli l'aveva letto in piedi con il braccio appoggiato sul letto a
castello e diceva così:
Ciao Elli,
passavo di qui con mia mamma......
sono un po' triste, ammetto e mi ripeto le cose belle che hai detto oggi in
biblioteca....ho il terrore di aver rovinato tutto, ma tu dici che non è
così......che tutto ha un senso......com'è difficile......Ti voglio bene Elisa, sei
una persona eccezionale e sono contentissimo di averti conosciuta.
Ricordalo. Davvero.
Questa giornata non poteva finire così...........
Un bacio e un abbraccio dal tuo Riccardino. Ci stai che ci facciamo un
sorriso? Ok? Via.
Elli aveva sorriso davvero. Lui sapeva metterle addosso sempre tanta
allegria.
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In fondo al biglietto c'era anche un saluto per Simi e di lei diceva dolce,
pacata, serena, discreta.
Simi era tutta contenta che lui si fosse ricordato anche di lei e la frase che le
aveva scritto aveva voluto leggersela di persona ed era rimasta male perché
c'era un carina cancellato e sostituita con un dolce.
"Simi non prendertela che l'ha cancellato per non farmi ingelosire!".
Simi soddisfatta si era messa a letto. Elli invece aveva solo tanta voglia di
piangere.
Quella lettera! Era stata contenta che gliel'avesse fatta trovare, ma lui il
coraggio di andare da lei da solo di persona non ce l'aveva avuto.
Era strano Rich!
A parlarci così sembrava sempre entusiasta di ogni cosa e le diceva cose
dolci e belle e la faceva sentire come una regina e lei allora credeva di essere
forte e di potere insieme a lui lottare per la vita.
Poi dopo qualche ora a parlarci non sembrava più lui e negava tutto e non
sapeva cosa dire, rimaneva impacciato, imbarazzato ed Elli più di lui perché
si ritrovava a parlare con una persona completamente diversa ed aveva come
l'impressione di non averlo conosciuto mai.
Cambiava improvvisamente impressione, o forse c'era qualcuno che gliela
faceva improvvisamente cambiare.
Elli aveva iniziato a pensare che potesse trattarsi di Luca che aveva una certa
influenza su Rich e non era tanto favorevole al fatto che loro si vedessero.
Lei non capiva perché lui si stava intromettendo così tanto nella storia sua e
di Rich.
Era vero che a Luca premeva la loro felicità perché voleva bene ad entrambi
e non voleva vederli soffrire, ma questo suo stare in mezzo non sembrava da
amico......un amico parla, da un consiglio, poi si tira indietro; lui ne stava
facendo una questione personale. Si piccava, faceva l'offeso e stava a dire
sempre che non erano fatti l'uno per l'altro. Questo poteva essere anche vero
com'era vero che Elli aveva la sua storia e non poteva certo mettersi in
un'altra così su due piedi. Doveva fare chiarezza, vedere cos'era che voleva,
rimanere in ascolto del suo cuore.......e sicuramente non se ne sarebbe fatto
niente e tutto sarebbe rimasto così....solo una bella esperienza.
Ma Luca, lui si arrabbiava e sembrava uno dei cavalieri delle crociate, come
se Elli e Rich non si fossero baciati, ma avessero fatto qualcosa di empio cui
porre rimedio subito.
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Ed Elli non voleva crederci a questo! Preferiva pensare al bene che il suo
amico provava per lei e Rich.....si, per questo parlava e se la prendeva tanto a
cuore.
Quella sera poi Elli rientrando dal bagno in camera aveva trovato Simi che
dormiva e l'aveva lasciata stare con i suoi sogni, lei che riusciva a dormire
che il suo cuore non era ingombro di tanti pensieri come il suo.
Non aveva acceso la luce ed era uscita di nuovo sul corridoio che sembrava
quello di un monastero ed infatti l'edificio doveva essere un antico convento
rimesso a nuovo. Era ampio, le volte altissime illuminate da piccoli tenui
faretti dal basso che la luce sembrava schizzare in alto come spinta da un
proiettore ed era fioca in quel suo disperdersi nel luogo immenso come quella
delle candele nelle chiese buie dove nessuno riesce a vedere che piangi.
Ma Francesco il capellone passando di là se ne era accorto, era riuscito a
vederle quelle sue lacrime e come se sapesse quanto erano amare l'aveva
consolata
"Non vai a dormire?"
"Non ancora!". Tra le lacrime Elli gli aveva regalato un sorriso dolcissimo e
lui l'aveva guardata fissandola e le era sembrata fragile in quel momento...lei
che a vederla di giorno sembrava una superdonna che quando camminava lo
faceva con una sicurezza tale che avresti detto "guarda come va!".
Ora era piccola e tremante senza il sole che le accendeva il viso e gli occhi
scuri si perdevano nella penombra come le sue labbra rosse nere anche loro
nella notte.
Sedeva con le gambe accoccolate tra le braccia e ranicchiate sulla sedia il
telefonino in mano.
Lui avrebbe voluto prenderla tra le braccia e dirle dai non piangere più e
asciuga quegli occhioni che "lui ti vuole bene lo stesso!".
Ma quelle parole......lei...lei aveva pianto ancora di più.....chi era che le
voleva bene? Marco? Rich? E soprattutto a chi voleva bene lei? Dannazione!!
Chissà se l'avrebbe mai saputo.
Le lacrime le aveva lasciate scorrere tutte secondo il loro istinto perché
sapeva che ogni tanto essere una persona e sentirsi umano faceva bene!!
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La mattina dopo pioveva ancora ed Elli e Simi avevano lavorato per tutta la
mattina.
Elli aveva una febbre tale che la faceva stare in piedi a stento ed ogni tanto
prendeva un po' di latte caldo.
Maurizio e Lorenzo si erano offerti di aiutarle ed erano proprio un bel
quartetto affiatato ed i due ragazzi gentilissimi.
Si stava bene in quella biblioteca; c'erano un sacco di ragazzi , un'atmosfera
familiare e tanta luce.
Rich aveva telefonato ad Elli che voleva parlarle......sembrava stranito!
Luca aveva telefonato anche lui. Strillava che si sentiva per tutta la biblioteca
quanto era arrabbiato. Le solite cose che doveva farla finita con Rich e
doveva essere impazzita se ancora continuava a prendere appuntamenti di
nascosto con lui, che lui la credeva una persona diversa ed era deluso
profondamente dal suo modo di fare....tutto da sola senza ascoltare nessuno.
Elli avrebbe voluto dirgli che lei non aveva preso nessun appuntamento e che
semmai era Rich che voleva vederla, poi però non glielo aveva detto perché
di certo non doveva rendere conto a lui quello che faceva con Rich.
"Tu perché te la pendi tanto a cuore?" Gli aveva detto.
"Cosa ti importa, che c'entri tu con noi?"
Lui si era imbestialito, gridava come una iena.
"Ecco, visto come sei superba non ti si può dire niente.".
Elli allora gli aveva detto che di quelle cose non si poteva parlare a telefono e
dovevano chiarirle a voce, stando l'uno di fronte all'altra.
Le dispiaceva che Luca se la stesse prendendo così tanto per quella storia.
Non aveva senso.
Alle una Rich era andato a prenderla; pioveva ed aveva un vecchio ombrello
con i buchi da cui passava l'acqua, ma non importava a nessuno dei due.
Erano andati al parco.
"Cosa c'è tra te e Luca Rich?".
Non se l'aspettava questa domanda, l'aveva guardata sorpreso con gli occhi
sperduti bellissimi che non sapevano dove andare e vagolavano come anime
in pena.
Doveva essersi sentito ferito, cercava una risposta.
"E' mio amico!". Aveva detto poi.
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"Che genere di amico?".
"Come deve essere un amico Elli? Un amico."
Elli non era convinta, lui l'aveva capito e la guardava implorandola di non
andare avanti.
Poi aveva cercato di giustificarsi "Stai cercando di sapere se sono.....
Elli no, siamo amici solo Elli.".
Non era offeso dalla sua conclusione; un altro ragazzo se la sarebbe presa a
morte.
"E' l'unica persona che ho!". Piangeva quasi e anche lei sentiva che qualcosa
le scoppiava dentro.
"Mi vuole bene Elli! Mi ha aiutato tanto! E' l'unica persona che ho!".
"Lo so Rich. Lo so che ti vuole bene, ma non lasciare che il suo bene ti
soffochi ed annulli quello che tu vuoi e guarda che non lo sto dicendo perché
voglio qualcosa da te, lo dico perché ti voglio bene e magari il mio bene e
una cosa recente ma sapessi quanto è già grande".
Lui l'aveva guardata dolcemente e si vedeva che era confuso. Elli sapeva che
era anche colpa sua se lui non sapeva più nulla....chi era, cosa voleva quello
che sarebbe stato di lui.
Avevano parlato a lungo sotto la pioggia ed avevano come la certezza che
sarebbe stato per l'ultima volta.
Se un giorno poi si sarebbero visti allora sarebbero stati diversi : solo amici o
solo amanti non in questa ambigua situazione di essere l'una per l'altro tutto e
niente.
Quando si erano salutati lui le aveva dato piccoli baci sulle labbra ripetendole
quanto le voleva bene e di ricordarselo questo. Sempre.
Più tardi Elli aveva visto ancora Rich con Luca ed Agostino.
Erano là per salutare lei e Simi questa volta per davvero che andavano via.
Rich si era avvicinato ad Elli.
"Ti aiuto?". Voleva prenderle le fotocopie che le gravavano le braccia ed
erano davvero pesanti.
"Posso farcela da sola! Grazie." Era imbarazzata. Luca li guardava.
Rich le aveva tolto le fotocopie dalle mani. Avevano camminato vicini in
silenzio.
Poi alla macchina lui le aveva stretto forte forte la mano.
"Fammi avere tue notizie allora. Le aspetto."
178
Lei aveva solo sorriso senza dire niente. Erano uno di fronte all'altra, non
riuscivano a smettere di guardarsi.
Luca si era avvicinato a loro. "Lasciala andare Rich che perde il treno.
"Allora ciao!". Non le lasciava le mani, gliele tormentava dolcemente
stringendole.
"Allora ciao!".
Rich era salito in macchina. Era partito mentre continuava a guardare Elli
che era rimasta indietro sulla strada, per poco non finiva contro una macchina
che arrivava dalla via. Poi si era voltato ed era scomparso...per sempre aveva
pensato Elli e le tremavano le gambe e si sentiva cadere.......ma era la febbre
ed ora voleva solo tornarsene a casa.
Luca le aveva salutate anche lui in quel pomeriggio umido.
Agostino era già a casa. Aveva lasciato ad Elli un suo libro autografato.
Avevano promesso di scriversi e lei aveva detto che sarebbe tornata.
Simi ed Elli erano rimaste sole con Luca; aspettavano l'auto che le avrebbe
dovute portare alla stazione di Reggio.
Elli era andata incontro al suo amico. Gli voleva bene, anche se si stava
mettendo troppo tra lei e Rich.
Aveva voluto dirglielo e l'aveva abbracciato fortissimo "Ti voglio bene!".
Lui aveva sentito il corpo di lei avvinghiato al suo e come lei amava e dava
tutta sé e poi era anche un po' pazza...e perdeva la testa....ma......
Lui era tanto solo......stava rigido in quell'abbraccio. Avrebbe voluto
sciogliersi e stringerla forte...si che un giorno gliel'aveva anche detto che se
fosse stato giovane si sarebbe innamorato di lei.
Da tempo non sentiva più......ed i suoi occhi erano lucidi e brillavano ma di
una luce strana e non erano eccitati, ne spiritati.......e ad un tratto non lo
sapeva neanche lui perché.........piangeva.
179
Elli voleva tornarsene a casa. Sentiva la febbre farle tremare le gambe e
scorrerle in brividi lungo la schiena e le braccia. Aveva freddo.
Avevano preso l'auto per Reggio. C'era una nebbia sottile fuori. Elli teneva la
testa appoggiata al finestrino dell'autobus e le braccia tralasciate abbandonate
lungo il corpo. Non pensava e non guardava nulla; aveva gli occhi languidi
spalancati nel vuoto.
Simi all'improvviso aveva detto: Sembri intonata con la pianura, sembri un
pezzo di lei....ci stai bene così immersa dentro".
Elli non l'ascoltava nemmeno; diceva tra sé che era stato giusto andare lì per
ascoltare se stessa, lì dove il sole faceva rosa la campagna languida ed il cielo
era terso a squarci e scuro e rosa e bianco.
La nebbia umida si disperdeva sottile tra gli alberi e le case inondata da un
fascio di luce.
Le strade ancora umide della pioggia della mattina esalavano vapore in sottili
gocce.
Lei doveva stare lì dove tutto si perdeva ed il cuore della gente era vasto
come la campagna ed immenso.
Aveva guardato il suo cuore in quei giorni. Se l'era trovato malato e tanto
bisognoso d'amore. Era stata amata......forse era stato un errore.....però era
stato bello e ciò che era accaduto sarebbe stato comunque una bella parte
della sua vita.
Non voleva rovinarlo quel momento, ma conservarlo così come le era stato
regalato che era una perla rara e glielo aveva detto anche Simi.
Certe volte nella vita accadono cose che il solo pensarci ti fa stare bene. Elli
voleva che questa storia per lei fosse così. Certo che un po' l'aveva cambiata.
Le aveva fatto acquistare un po' di stima di sé, che insomma qualcosa
contava e che qualcuno poteva innamorarsi della sua anima. E anche solo
questo bastava da sé per renderla una cosa importante.
L'auto si era poi imbottigliato nel traffico di Reggio all'uscita dagli uffici.
Simi aveva preso a disperarsi che non ce l'avrebbero mai fatta a prendere il
treno e si agitava sul sedile e come facciamo tu dici che ci riusciamo, io non
ci voglio restare un altro giorno qui, voglio andare a casa!
Elli con calma aveva risposto si che ce la facciamo, ti fidi di me?.
Quando parlava con quella sicurezza la gente si fidava di lei e Simi si era
tranquillizzata e non si agitava più.
180
Dal canto suo Elli era convinta che non ce l'avrebbero mai fatta, ma le
piaceva che gli altri la vedessero come una persona sicura che sa quello che
deve fare.
L'auto era imbottigliato da mezz'ora nel traffico, l'impresa si faceva sempre
più disperata. Poi l'autista che guarda il caso era lo stesso del primo giorno
aveva suggerito loro di chiamare un taxi e lui le avrebbe fatte scendere
dov'era più opportuno anche senza la fermata.
Il numero del taxi non si trovava; un passeggero dell'auto si era offerto di
scendere per procurarsi il numero in un bar e così aveva perso anche l'auto,
ma era stato loro di grande aiuto. Tutto l'auto si era preso a cuore il loro caso
e si facevano scommesse treno si treno no. Poi avevano preso appuntamento
con il taxi e l'autista le aveva fatte scendere con mille ringraziamenti da parte
delle due che l'avrebbero baciato ed abbracciato per quella sua gentilezza.
Poi il taxi era sfrecciato per le strade fino al loro ostello e corsa
disperatissima per prendere le valigie, travolgendo tutti, non salutando
nessuno, sotto la pioggia insistente, un temporale....le scarpe piene d'acqua ed
i vestiti appiccicati.
Elli non ce la faceva a trascinarsi la valigia dietro sotto l'acqua e correre che
le gambe erano come intorpidite dalla febbre e gli occhi non riusciva quasi
più ad aprirli tanto le facevano male.
Ad un tratto poi aveva sentito le braccia più leggere e la valigia sembrava
improvvisamente essersi svuotata. Aveva alzato gli occhi e c'era un ragazzo
che gliel'aveva presa e le camminava vicino in silenzio. Lei l'aveva guardato.
Avevano corso fino al taxi. Che fosse un angelo? "Grazie". Aveva fatto lei
prima di salire nel taxi. Lui le aveva solo sorriso. Era rimasto sotto l'acqua a
guardarla andarsene
"Elli chi era quello?".
"Un angelo!".
Stazione: diciannove meno cinque. Arrivate. Taxi pagato. Simi rideva. Ce
l'avevano fatta.
Andavano a casa. Finalmente.
181
Tornata a casa Elli era stata male ancora. La febbre non le era scesa sotto i 38
per circa una settimana.
Luca le aveva telefonato e l'aveva trovata in stato di semicoma.
"Guarisci presto Elli, ci sentiamo!".
Lei se ne era rimasta in quel suo letto a contemplare il soffitto senza sentire
nessuno ed aveva la testa ingombra che non riusciva nemmeno a pensare.
Dei giorni passati....bè. le sembrava di aver vissuto in un sogno e che niente
fosse vero, ma ne aveva un ricordo così nitido.
Sua madre e Marco le andavano ronzando per la stanza preoccupati per
quella febbre che non la lasciava più, ma lei era convinta che quello stare
male era dovuto al male della sua anima che la tormentava....per quello che
aveva fatto a Marco, per l'amicizia rovinata con Rich per le lacrime di Luca
che non la riconosceva più e le voleva ancora bene nonostante tutto.
Tutti continuavano a volerle bene anche se lei si stava comportando male con
tutti.
Anche Marco che passava le giornate a casa sua a vederla dormire e le
comprava gelati che non mangiava e le portava film in videocassetta da
vedere insieme.
Ma lei non voleva guarire e scomparirci in quella febbre così non avrebbe
dovuto spiegare niente a nessuno e nessuno avrebbe sofferto per lei.
Rich le aveva mandato un messaggio per sapere come stava. Lui stava
meglio. Le aveva scritto:
Sto meglio adesso. Te lo dico perché so che ti farà piacere. Sento gli amici
vicini, un po' mi coccolano, ma mi stanno già dando qualche calcione per
rimettermi in cammino.
Domani ricoverano mia mamma, il papà pare stare meglio.....potrei dirti che
la mia squadra domenica ha perso...ma ho giocato 90 minuti....volevo
chiederti se hai letto il "P. Principe".....il film di Almodovar l'ho rivisto
anch'io, se l'hai visto e mi racconti mi fa piacere.......
Però una cosa mi premeva tanto di dirti......ho pensato a lettere da mandarti,
cose da dirti......ma una cosa sola l'avevo chiara e nitida, quella di dire
GRAZIE a DIO che ti ha mandata sulla mia strada e GRAZIE a TE per le
tante cose belle che mi sono entrate nel cuoricino grazie a te e lì rimarranno
Elli...per sempre.........
Rich
182
Elli aveva sorriso, stava meglio anche lei che era trascorsa quasi una
settimana e la febbre stava scendendo.
Aveva preso il P Principe tra le mani. Non l'aveva ancora letto. Avrebbe
dovuto farlo.
Certo che le aveva fatto un gran bel regalo dandole quel suo libro e regalare
libri propri e vissuti è sempre un gran bel regalo. L'aveva fatto tante volte
anche lei.
Improvvisamente le era venuto in mente di mandare a Rich qualcosa che
fosse veramente suo.
Aveva un cuoricino d'oro; gliel'aveva regalato la sua maestra in quinta
elementare, era un bel ricordo. Lo portava sempre addosso. Lo aveva
mandato a Rich e gli aveva detto che voleva darglielo perché avesse anche lui
qualcosa di suo in memoria di quella promessa che si erano fatti un giorno di
restare per sempre ognuno la stellina nel cuore dell'altro.
Lui dolcissimo le aveva risposto con una cartolina dell'appennino emiliano
che ora aveva un cuoricino accanto al suo.
Era una cosa bella davvero questo sentirsi vicini pur essendo lontani.
Avevano ripreso con le loro telefonate chilometriche. Inizialmente erano
telefonate amichevoli e ad entrambi sembrava di essere tornati all'inizio,
quando non c'era stato niente e le loro labbra non si erano ancora sfiorate.
Avevano ritrovato allora la voglia di ridere e la bellezza di sentirsi amati in
modo trasparente, sincero.
Avevano parlato delle loro giornate, di lui che aveva i genitori all'ospedale, di
Robbi che per Pasqua sarebbe tornato a casa dai suoi genitori.
"Sai Elli, avevi ragione tu. Robbi li sa dare i bacini...".
Se ne era accorto anche lui, questo la faceva felice.
"Robbi ha detto che gli piacevano i tuoi baci perché è goloso e...è anche
furbo!".
Lei aveva sorriso e pensava al dolce Robbi e a come doveva sentirsi solo in
quella casa....nonostante le suore ed i volontari...voleva la sua mamma, le sue
lasagne al forno, il suo amore.
La mamma di Rich era stata operata e lui era tutti i giorni all'ospedale con lei.
Aveva preso a mandare ad Elli pensierini dolci e cartoline perché lei stava
ancora non tanto bene e la febbre andava e veniva; le comprava all'ospedale
"per questo non sono un granché" le diceva. Invece erano cartoline molto
belle con foto bianconero di un certo Codazzi.
183
C'erano bambini neri. Su una foto c'erano due piedi rovinatissimi che all'età
di circa dodici anni non avevano ancora provato mai un paio di scarpe.
Appartenevano ad un bambino ed il fotografo che si era accinto a fotografarlo
aveva trovato che i soli piedi potevano raccontare più di tutta la persona
intera.
Ed era vero. Poi Rich probabilmente glieli aveva spediti ricordandosi di
quando lei gli aveva detto che andava pazza per i piedi. Che carino!
E su di un'altra c'era un bambino con due occhioni neri immensi. Era
bellissimo. Guardava da una parte con lo sguardo perso, forse un poco triste.
Lui aveva scritto dietro... "Quando ho visto questi occhioni ho sentito che
dovevano arrivare a te.....custodiscili e se riesci dagli quel che gli manca e
sono certo tu hai....un bacetto. Riccardo.
Qualcosa effettivamente gli mancava a quegli occhioni......un po' di luce e lui
le aveva detto che lei ce l'aveva.
E le telefonate chilometriche avevano ripreso ad avere sprazzi di triste
malinconia in cui era implicita la voglia di rivedersi. Non ridevano più, si
dicevano cose dolci e mi manchi e chissà cosa succederà.
Rich le diceva che le voleva così bene che era felice anche quando non la
sentiva e che era contento della sua presenza che sentiva.....altre volte si
sentiva triste, di quella tristezza che faceva parte del gioco....poi gli passava.
Anche lei qualche volta si sentiva triste......voleva stare con lui!
"Elli....avevo una voglia di sentire il nome Elisa, tutto per intero.........ne
avevo una voglia, quasi che a dirlo si riannodasse qualcosa......grazie Elisa.".
" mi succede sempre parlando con te.....che se faccio invio con il
computer...o chiudo il telefono......ho sempre la sensazione di una continuità
che non si può interrompere.......di un qualcosa che non ho detto bene, che
voglio ripetere.......mi succede anche stavolta.....ciao Elli......lo sai vero.......ti
voglio bene.
Ma forse la cosa più bella gliel'aveva scritta una mattina d'aprile dall'ospedale
di Reggio.
Elli aveva letto quel biglietto ed aveva capito che non poteva esserci amicizia
tra loro, non sarebbe mai potuta esserci.
_ Quando stamattina ti ho vista, che impressione................
Avevi una faccetta piccola piccola, perché senza i tuoi denti di sotto sembri
proprio una vecchietta di cera.
184
E quasi non ti riconoscevo se non dagli occhi........e allora ti ho toccata e ti
ho fatto i giri con le dita sul volto, come mi facevi tu per farmi addormentare
da piccolo.
Sai che i giri con le dita li ho fatti alle persone che ho amato di più e forse
loro non capivano.........sto provando una gioia tanto grande mamma, mi sto
sdebitando un pochino, solo una goccia.......ma veglierò su di te e quando
aprirai gli occhi troverai i miei subito, senza dover chiamare e ti terrò la
mano e non ti diventerà più fredda....e ti farò ancora i giri......e sarai la
mamma più felice del mondo......
In queste cose Elisa centri tanto anche tu.
Il mio modo di vedere, sentire, vivere è cambiato da quando ti ho conosciuta.
Sei così luminosa Elli..........
Ed il vero miracolo è questa luce che mi ha visto dentro e che mi ritrovo e
che mi rende più la vita............Poi vedi, con le parole arrivo fin qui.....
Pazienza......forse per questo faccio i giri con le dita e desidero tanto che li
facciano a me. Rich.
Ti voglio bene Elli.
Lo stereo in quella mattina d'aprile suonava una canzone di Vasco piuttosto
triste, ma bellissima. Elli seduta sul tavolo della sala con i piedi scalzi
versava lacrime nel caffè.
Nessuno le aveva scritto mai qualcosa così.....Sei così luminosa. Era felice.
Quelle parole l'avevano riempita di tenerezza. Se lui aveva questa
riconoscenza per sua madre, se lui aveva cambiato modo di vedere le cose
dipendeva anche da lei! Si sentiva bene ed aveva insieme voglia di piangere.
Quei giri con le dita, quelli che lui aveva fatto alle persone che amava di più
anche se non l'avevano capito li aveva fatti anche a lei quella mattina che
pioveva nella macchina quando le aveva detto "vieni un po' qui vicino a
me!".
E lei sentiva di amarlo tanto quel suo Rich ed insieme si allontanava da
Marco che nonostante lei fosse fredda la riempiva di coccole ed attenzioni.
Una sera poi mentre era abbracciata a Marco si era messa a piangere. Lui
l'aveva coccolata dolcemente stringendola: "Cos'hai!".
Lei aveva risposto niente.
Non poteva dire che non sapeva più chi era, che amava un altro e voleva stare
con lui, che tutto questo la turbava e non sapeva più chi era.
Poi aveva guardato gli occhi verdissimi di lui e gli aveva detto piangendo
quasi a singhiozzi. "Aiutami ti prego!".
185
A Pasqua Elli aveva mandato un bel biglietto a Rich ringraziandolo
dell'emozione che le aveva fatto provare parlandole a quel modo di sua
madre e di come lui tante volte non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti a
parole e come i bambini preferiva parlare con i gesti.....con quei giri.
Gli aveva detto che le piaceva quella sua spontaneità infantile e come
riusciva ad emozionarsi di tutto anche delle piccole cose.
Poi gli aveva scritto.... "Chiudi gli occhi Rich....senti le mie mani sul tuo viso
che girano intorno e le mie lacrime di gioia insieme alle tue....ciao stellina.
Rich rispondendole con un messaggio sul telefonino dopo aver ricevuto il
biglietto le aveva scritto.....Ti prego non fermarle mai quelle mani che mi
piacciono tanto!".
Era stata l'ultima cosa che le aveva scritto prima di quel messaggio dove le
diceva che l'amava e ....era meglio non sentirsi più. Le era arrivata il giorno
dopo Pasqua mentre era in un vecchio casolare in montagna e sedeva davanti
al fuoco e Marco le dormiva vicino accoccolato.
Non sapeva che il giorno dopo Rich le avrebbe detto che sarebbe stato meglio
per entrambi e soprattutto per lei lasciarsi stare.
Marco quel pomeriggio di pioggia dormiva tranquillo accanto alla donna che
amava e che con gli occhi spalancati ed il volto arrossato dal caminetto
pensava ad un altro. Era una situazione ambigua quella di Elli, bruttissima di
chi non sa cosa vuole e con il suo agire fa solo del male agli altri e a se stessa.
Si sentiva una vigliacca. Ci stava male da matti.
186
La faceva soffrire questa decisione di lui, quella di chiederle provocato di
amarlo non sentendosi più.
Ci stava riuscendo a non chiamarlo. Lo faceva per lui perché lui glielo aveva
chiesto e lei voleva obbedire e fare in modo che lui fosse felice.
Tante volte pensava se lei sarebbe stata mai capace, se avesse mai avuto le
palle per fare quello che aveva fatto lui.
Si perché di certo quella scelta avrebbe dovuto farla lei e molto tempo prima
perché era lei che stava tenendo in piedi due storie contemporaneamente.
Lui era stato onestissimo con lei e non le aveva mai chiesto niente, lasciare il
suo ragazzo, stare con lui...non ne ho il diritto, le aveva detto.
Invece forse qualche diritto ce l'avrebbe pure avuto visto che lei gli aveva
detto persino che l'amava mentre continuava a gettarsi tra le braccia di un
altro.
Avrebbe dovuto dirle di fare una scelta, di capire quale era la sua strada.
Era rimasto in silenzio, forse perché neppure lui lo sapeva cos'era giusto e
pensava che il tempo avrebbe potuto farglielo capire.
Elli non aveva sentito più neanche Luca perché parlarci voleva dire parlare
anche di Rich e ricordare e stare ancora male.
Lui l’aveva chiamata continuamente senza avere risposta poi si era stancato e
aveva finito con il non cercarla più.
L'ultima volta che si erano sentiti le aveva detto che gli dispiaceva che Rich
non volesse più sentirla ma era che lui non riusciva ad accettare il rapporto di
amicizia. Poi le aveva detto che sarebbero andati per il week end a Roma. Lei
invece andava a Venezia con Marco anche se le premesse non erano delle
migliori perché non facevano che litigare.
Non si erano sentiti più da allora. Elli era anche arrabbiata con lui che lo
riteneva la causa principale degli stranimenti di Rich.
Ne aveva parlato con Simi che le aveva dato ragione e che Luca dava proprio
la chiara impressione di influenzare le scelte di Rich come se lui fosse troppo
piccolo per fare i suoi passi da solo.
"Tu non stai bene piccolì!" le aveva detto Simi.
"Non c'è più quel sorriso tuo dolcissimo e la tua vitalità! Pensi sempre a lui?"
"Penso a lui, a Marco non so che devo fare, non so chi può aiutarmi!"
"Nessuno può aiutarti, solo la tua onestà! Guardati dentro Elli e si sincera
vedrai che tutto andrà bene!".
187
Intanto le faceva il caffè con la mastodontica caffettiera che il caffè usciva da
tutte le parti meno che da dove era giusto e si scottava e rideva.
E il tempo passava ed i giorni erano uguali ai giorni aspettando che Rich si
facesse vivo in qualche modo, uno squillo, una chiamata, un biglietto. Era
una speranza perché Elli sapeva in cuor suo che lui sarebbe stato coerente
fino in fondo. Era lei semmai a doversi far sentire di nuovo se un giorno
fosse riuscita a sceglierla una strada
Quando era partita per Venezia dopo una furibonda litigata con Marco che
quasi aveva deciso di non andare più ma si erano impegnati con altri e non
potevano dar loro buca, aveva immaginato quella vacanza come una tragedia,
una cosa disperatissima ed era stato un incubo.
Era stata bene a camminare in quelle languide vie con quei piccoli ponti sui
canali ed il rialto con le gondole sotto che lo facevano magico.
Il rumore dei vaporetti ed il vocio misto allo stridere dei gabbiani ed il mare
che ristagna tra le calle e s'increspa a Piazza S. Marco dove è più aperto ed
arriva anche la brezza dolce nella calura del giorno.
Le piccole trattorie nei vicoli dai nomi veneziani stranissimi con i menù
turistici ed i bei ristoranti con le signore che ci arrivano direttamente dal
canale con la barca privata.
I negozi pieni di murrine ed oggettini di vetro con ogni forma ed ovunque
maschere. Ad Elli piacevano le maschere e soprattutto quelle con il lungo
becco bianco e lo sfondo nero. C'erano mille colori per quelle strade e la
strana atmosfera senza le macchine che dava l'idea di vivere in un pianeta
lontano.
Ma ad Elli quel silenzio non dava pace, ma enorme tristezza. Guardando la
città dal vaporetto nei soliti giri turistici quelli in cui all'improvviso ti appare
il rialto e tu fai ooooooohhhhh!! Si sentiva languida come la laguna intorno
ed avrebbe voluto cadere in quell'acqua putrida e non rialzarsi più. Si perché
sotto alla bellezza di quei canali c'era ogni genere di sporcizia e quando li
prosciugavano temporaneamente per lavori appariva robaccia e schifezze e
putridume insieme a tanti grossi topi.
Così era anche il cuore di Elisa, quello che tutti dicevano bello e che invece
era marcio e nascondeva ogni sorta di cose orribili che neanche lei prima
avrebbe mai immaginato potesse contenerle.
188
Quel giorno sul ponte vicino alla stazione c'era una bellissima brezza e le
barche che andavano mentre il sole scendeva. Elli aveva appoggiato la
schiena al marmo ed aveva chiuso gli occhi lasciandosi accarezzare dall'aria.
Aveva sentito dei passi vicini ed era Marco che le aveva detto "Dio come sei
bella!".
Poi le aveva messo un braccio intorno al collo e afferrandole con forza i
capelli aveva avvicinato la bocca di Elli alla sua. Si erano baciati. Non era
stato come con Rich. Lì c'era voluttà, forse purtroppo solo quella.
La sera avevano cenato in un ristorantino vicino piazza S. Marco. Pesce e
ottimo vino a volontà. Elli aveva l'impressione di avere una testa
leggerissima e rideva e per un istante era riuscita a non pensare a niente.
Marco la guardava. Poi l'aveva presa per mano ed avevano camminato fino
alla piazza. Era gremita di gente in quella fantastica sera di primavera. Vi si
erano immessi attraverso un vicolo che all'improvviso si era aperto in un
largo spettacolo di luci che circondavano la piazza con un effetto teatrale.
Uno spettacolo! E Marco avvicinato da uno di quei ragazzi di colore che
vendono rose per le strade gliele aveva comprate tutte, poi le aveva date ad
Elli ed avevano il colore rosso delle sue labbra.
L'aveva presa in braccio, lei ci si era adagiata nelle sue braccia con tutte le
rose e la gente li guardava curiosa. Le aveva sussurrato cose dolci
all'orecchio e c'era un forte odore di mare misto a quello dei fiori e la musica
dei violini che dal caffè della piazza suonava "My heart will go on" la
colonna sonora di "Titanic".
C'era intorno una sensuale atmosfera mortale con il mare che batteva sulle
gondole ancorate al molo ed erano tonfi sordi e quei violini, le luci, il
vino...... il vocio della gente sulla piazza seduta ai caffè.
Marco aveva preso ancora Elli per mano, avevano percorso piccoli stretti
vicoli; lei ogni tanto inciampava e rideva. Aveva i capelli scomposti ed il
passo stanco sui tacchi alti. Il vestito corto le scopriva le spalle bianche.
Iniziava a fare freddo per restare vestita così.
Elli camminava seguendo Marco. Non parlava. Aveva solo voglia di dormire.
Quasi non si era accorta di essere arrivata a casa se non che c'era un bel
tepore all'improvviso e due mani che lentamente la spogliavano.
Lei le aveva lasciate fare; le piacevano quelle carezze, ne aveva bisogno più
che mai ora, ora che non capiva più niente di quella sua vita e voleva che
qualcuno la coccolasse e la facesse sentire amata.
189
Lui l'aveva amata prima dolcemente poi con tutta la sua rabbia e lei l'aveva
sentita immensa per quel suo fuggirgli. Lui si era accorto che lei non era più
quella che aveva conosciuto tanto tempo prima ed aveva un modo tutto suo di
vedere la vita che sembrava le avessero lavato il cervello.
La sera era calma; un gondoliere fischiettava passando nel canale sotto la loro
finestra. Era una canzone triste. Elli aveva sentito il piacere morirle dentro
soffocandola e....aveva pianto. Aveva lacrime che erano piccole scintille
d'argento per la luna che a raggi pallidi entravano dalle persiane. Marco
teneva gli occhi chiusi e forse soffriva anche lui. Lo sentiva respirare
affannosamente. Lo sapeva che non dormiva e che la sentiva piangere, ma
non glielo chiedeva nemmeno più cosa aveva. Aspettava.....forse che
qualcosa cambiasse, forse che lei avesse il coraggio di dirglielo cosa le era
successo. Poi si erano addormentati vicini con un sonno pesante per il vino.
Lui l'aveva stretta a sé e lei si era sentita protetta, per un attimo.
I giorni con Marco per Elli erano diventati un inferno. Non facevano che
litigare tirando fuori tutti gli antichi rancori, quelli sopiti, quelli a cui un
tempo non avevano dato alcun peso, che avevano minimizzato.
Era un continuo di tu hai fatto questo, se fossi stato così e così , ma è colpa
tua se...e tutte le altre cose che servono a sfogare la rabbia in queste
situazioni di stanchezza in rapporti lunghi anni.
Piccole crisi che aprono voragini enormi e ci proiettano dentro tutto il male di
una vita. E all'inizio ti sembra di starci bene in quello sfogo che sei così stufo
di tutto ed è come se ti fossi liberato di un gran peso e se tutto finisce per te è
indifferente che sei giovane ed hai tutta la vita davanti e chi te lo fa fare di
continuare a stare con quello lì.
Poi a stare solo sopraggiunge una morte incredibile ed è come se avessi
improvvisamente perduto tutto ed il mondo cominciasse a crollarti addosso.
Diventi nostalgico, pensi ai tuoi errori, al fatto che se solo fossi stato un po'
più comprensivo, se ci fosse stata la voglia reciproca di andarsi
incontro......pensi ai bei momenti vissuti insieme che in tanti anni ce ne sono
stati eccome, pensi se davvero ti piace questa tua libertà, se invaghendoti di
un altro in fondo non ti sei innamorato di qualcuno, ma di un'idea d'amore
190
che avevi sempre vagheggiato, che poi tutti a starci sempre insieme hanno i
loro scazzi.
Lui ti telefona e ti dice che ci aveva creduto nella vostra storia, che avrebbe
voluto una famiglia con te, che avrebbe voluto gioire ogni giorno della vista
dei tuoi occhi al mattino, che ti avrebbe voluto come madre dei suoi figli......e
i suoi occhi, la sua voce sono sinceri!!!
Tu senti il tuo cuore spaccarsi a metà perché ci avevi creduto anche tu in
quella storia e diventa tutto un gioco di colpe e rimproveri che fanno
impazzire e ti senti un mostro che rinuncia ai sogni per una libertà del cavolo
perché questa libertà ti fa stare male.
Ti trascini da una poltrona all'altra aspettando che la tua storia cambi in un
modo o in un altro come se tutto dovesse venire dall'alto senza che tu debba
fare niente.
Avresti voglia di gridare, di tornare indietro nel tempo a quando niente era
successo e tu avevi la tua vita e stavi per sposarti e quello per te era il
massimo che si potesse desiderare al mondo.
Simi andava invece dicendo ad Elli che si trovava in un momento privilegiato
e che doveva viverlo con saggezza soppesando bene le cose, valutando,
cercando di ascoltare il suo cuore.
Le era stata data la possibilità di vedere altre situazioni di vita, un nuovo
aspetto dell'amore, di scoprire cose di se stessa che non avrebbe mai
sospettato. Vedere che sapeva piangere ed emozionarsi e tornare a sentire
dopo tanto la dolcezza dell'amore, quello puro, essenziale, in cui non c'è
dolore. Questo sia se avesse scelto di vivere la sua vita con Marco, sia che
avesse scelto di provarci con Rich o con chiunque altro avrebbe incontrato.
Non a tutti capitavano queste situazioni di riflessione ad un passo dal
matrimonio.
Elli non sapeva cosa pensare di tutto questo; solo stava male da cani ed aveva
anche preso a bere di quando in quando; le faceva bene, si sentiva come
sollevata.
Sua madre aveva preso a preoccuparsi. Aveva assistito a pazzesche litigate
tra sua figlia e Marco.....e vedeva Elli triste e confusa che alla fine aveva
cominciato a chiudersi in casa e lei non capiva il perché. Poi aveva saputo
che si era lasciata con Marco.
191
Se continuava a stare così in casa leggendo libri per gettarsi in ogni tipo di
storia tranne che nella sua avrebbe finito con l'ammalarsi. Ora era cattiva ed
irascibile. Non rideva mai. Leggeva solo.
Un giorno aveva sentito Rich, dopo tanto tempo, un mese! Gli aveva
telefonato una sera all'uscita dal cinema. Perché? Non lo sapeva neanche lei.
Se ne era pentita subito dopo. Non per lui.....lui era stato dolcissimo. Le
aveva raccontato quello che aveva fatto in tutto quel tempo, che era contento
di sentirla e che era da un po' che non sentiva più quella sua vocetta. Le
aveva parlato di Robbi, che stava bene e ogni tanto gli chiedeva di lei. Che
lui sarebbe andato a Bologna per lavoro e il campionato di calcio era finito e
per la stagione estiva avrebbe spiccato la bici dal chiodo per lunghi giri
sull'appennino.
Quando aveva messo giù la cornetta Elli era stata male perché era venuta
meno ad una promessa a cui lui teneva e lei lo sapeva che lui se ne sarebbe
dispiaciuto ed infatti il giorno dopo le aveva mandato tramite internet un
messaggio:
Io Elli volevo raccontarti tante cose..........siamo rimasti in silenzio un mese.
Non è stato facile e proprio per questo custodivo quel silenzio come una cosa
preziosa, come tutte le cose difficili che mi è costato un sacrificio ogni
giorno.......
Avrei voluto chiamarti tante volte Elli......ma poi dicevo che non sarei
riuscito di dire niente di più pieno di quello starmene zitto. Quando ho letto
il tuo messaggetto, quando ho risentito la tua vocetta mi ha fatto tanto
piacere( e anche un po' mi è dispiaciuto)....credo sia difficile da
spiegare.......per me non sei una persona come le altre, non lo sarai mai.
Anche io ti voglio bene Elli e, niente, volevo dirtelo........un abbraccio Rich.
Lei lo capiva benissimo quello che lui voleva dirle perché era la stessa
identica cosa che provava lei....la gioia di sentirlo che a chiudere il telefono si
trasformava in una tristezza immensa per la consapevolezza che quella loro
storia non l'avrebbe avuto mai un esito perché c'erano troppe cose in mezzo.
Poi lei una sera gliel'aveva detto che si era lasciata con Marco e non se
l'aspettava che ci sarebbe rimasto così male.
Era rimasto in silenzio. Si era scusato.
"Perché?". Gli aveva chiesto lei.
" E' stata tutta colpa mia, mi dispiace, io non volevo rovinarti la vita."
192
"Non è colpa tua semmai è la mia....forse però non è di nessuno e doveva
andare così non trovi?."
"Forse Elli, ma non parlarne con tanta leggerezza. Ora ti sembra di stare
bene. Poi vedrai. Queste cose ti lasciano la morte dentro. Elli non parlarne
con me di queste cose, io ora non posso esserti d'aiuto perché ci sono
coinvolto. Devi farti aiutare. Non fare cose di cui poi potresti pentirti."
Lei non capiva perché lui le stesse dicendo queste cose. Le sembrava che
volesse scappare, che sapendola libera ora aveva qualcosa da temere da lei.
"Io te lo dico perché ci sono passato in queste cose e non c'è niente di più
doloroso. Ha a che fare con la tua morte e forse non mi credi ora." Era molto
triste mentre parlava, forse per aver fatto quello che un giorno qualcuno
aveva fatto a lui, ma lui non voleva far del male a nessuno.
"E' successo e basta Rich, non prendertela tanto, poi si vedrà! Sai, mi
piacerebbe tanto imparare a conoscerti tra un po'!".
"Sarebbe bello Elli, ma non ora, ora hai bisogno di stare da sola.". Forse Rich
aveva ragione. In fondo lei e Marco non stavano più insieme da poco, forse si
sarebbero risentiti, avrebbero chiarito. Era giusto che Rich non ci entrasse
nella storia almeno per un po'.
Qualche mattina dopo Elli aveva trovato questa lettera nella sua cassetta della
posta.
Rientrando da Stefano stasera Elli c'erano le lucciole....non è incredibile??
Ma non è questo che volevo dirti.
Ho pensato tanto a quello che mi hai detto ieri sera, del fatto che ti sei
lasciata con Marco. Ho ripensato alla mia vicenda.
E' chiaro che ogni esperienza è una storia a sé.........però vorrei raccontarti
una cosa..... L’ABBRACCIO DEL COCCO............
È quello che mi fa socchiudere gli occhi. Ho fiducia, non mi farà alcun male,
ne sono sicuro, posso staccare le mani dal volante e lasciarmi andare
tranquillamente .....poi mi bacerà e dirà "Dio ole bel" lui fa così.......e quando
fa così fa una faccia tanto buffa!
Dopo tanti anni dalla mia separazione Elli questo è il segno che mi porto
dietro; quello di fidarmi forse solo del Cocco che è il ragazzo down della
Casa della Carità.
C'era una foto del Cocco insieme alla lettera che sorrideva di un riso
innocente, tranquillo, spontaneo, buffissimo.
193
- Descrivere la sofferenza di una separazione è difficile- continuava la letteraperché ha a che fare con la morte. Vediamo morire una parte di noi nell'altro.
Poi ci sono i nostri errori, le nostre miserie e forse questa è la cosa più brutta
e difficile: il comprendere i nostri errori ed averne misericordia.
E' difficile Elli assaporare il dolore fino in fondo, senza sconti né scorciatoie.
Vorresti tornare indietro, morire anche....
Come un naufrago si cerca disperatamente un appiglio, ma nulla può salvarti
se non te stesso.
Elisa mi dispiace che sia successo così, un po' ( forse tanto ) per causa mia.
Io adesso non posso aiutarti, forse qualcuno può farlo, io no di sicuro. Non
adesso.
Elisa sei una persona "speciale" con tanti numeri e un cuore grande.
Io non so cosa deciderai di fare, cosa succederà.......forse nascerà una nuova
Elli da tutto questo.........allora le ferite possono dirci che abbiamo
attraversato il deserto, che sappiamo restare sott'acqua risparmiando ossigeno
per riemergere con la voglia di respirare, e avere voglia di ridere, alzare la
voce e battere forte i piedi.
Elisa sei la persona che desidero di più conoscere e se tra un po' ( il tempo
scolpirà dice Agostino) lo vorrai anche tu io ne sarei felicissimo.
Spero di averti mandato un centesimo del bene che provo per te Elisa.
Spero che tu lo senta e che questo bene ti aiuti un po' nei momenti
brutti........è un trucco che ho imparato da te. Un abbraccio tuo Riccardo.
Elli leggendola aveva pensato fosse bellissima e dolce e quel pensiero delle
lucciole. Aveva ragione a dire che ora lui non poteva aiutarla perché lei non
era affatto sicura di voler stare con lui. Non lo conosceva affatto. Sapeva solo
che era dolcissimo e le voleva bene, ma voleva bene ad una parte di le che
non era tutta la sua persona. Chissà se gli sarebbe piaciuto anche il resto.
Poi le aveva ricordato quella frase del poeta Agostino " il tempo
scolpirà......"il tempo ci voleva, solo lui poteva illuminare le cose, dargli la
giusta importanza.
194
Una sera Elli aveva chiamato Rich; era tardi l'aveva svegliato come già altre
volte. Lui aveva la voce assonnata, ma contenta.
C'era la luna quella sera e le stelle; alcune cadevano e non era S. Lorenzo.
"Cade una stella Rich ! Ecco, eccone un'altra.! Ora ho due desideri da
esprimere!".
Elli ci aveva pensato bene chiudendo gli occhi come faceva da piccola in
Agosto distesa sul campo a guardare le stelle insieme a suo fratello e suo
cugino che erano un bel trio.
Allora sognava e sognava di essere una stella anche lei e potersi perdere in
quel cielo per capirne l'immensità e poterne far parte.
Quella sera invece si sforzava a trovare qualcosa da chiedere alle stelle e non
c'era nulla che desiderasse veramente.
Non aveva chiesto niente. Il cielo li conosceva i suoi pensieri segreti; ci
avrebbe pensato lui.
"Le hai mai viste le lucciole Elli?"
"Certo che ne ho viste Rich e stasera la mia campagna ne è piena ed è tutto
uno scintillio e c'è una pace."
Elli era al telefono in terrazza. Guardava la notte pallida per la luna.
Rich dall'altra parte sognava quei campi di cui lei le parlava.
"E' bello quello che racconti Elli!"
"Sai Rich! Se fossi da te stasera vorrei farti dei piccoli giri sul viso mentre tu
chiudi gli occhi."
"Sai Elli, io non so se mi piace più farle o riceverle le coccole."
"A me piace più farle!" aveva detto lei sicura".
"Allora troveresti pane per i tuoi denti!".
Lei aveva riso.
C'erano state tante telefonate come quella in quei giorni. Cariche di dolcezza
con lui che continuava a parlarle della sua vita, di quello che a avrebbe fatto
quell'estate, di Robbi, dei suoi giri in bici.
Poi una sera le aveva fatto ascoltare al telefono tutte le sue canzoni preferite
molte delle quali lei non le aveva mai sentite......c'erano gli "Abba" e Raf,
Claudio Baglioni.
Lui cambiava veloce i cd e senti questa Elli è forte no?....e questa.....e aspetta
l'ultima, l'ultima......sembrava felice e si agitava, rideva, la chiamava per
195
nome. Poi aveva messo su "Stella" di Antonello Venditti, quella che dice : "
Questo amore grande grande grande, questo cielo si trasforma in un
istante....non andare via, lasciati cadere......stella stella mia ......resta sempre
nel mio cuore!!"
"Rich!" aveva fatto improvvisamente Elli. "Posso chiederti una cosa?"
"Certo che puoi!".
"Come si chiamava lei? Tua moglie dico."
"Davvero vuoi saperlo? Si chiamava Aurora, ti piace Aurora?"
"Si, è un nome solare! Era così?"
"No Elli, non era così!"
"Le vuoi ancora bene?"
"No, se le accadesse qualcosa di male mi spiacerebbe tanto, ma non le voglio
più bene!".
"E se lei tornasse da te. Ci torneresti con lei?"
"Se lei tornasse farebbe bene al mio amor proprio, ma non potrebbe più
esserci niente. Sai Elli ho perso la fiducia in lei e in un rapporto quando perdi
la fiducia non può esserci più niente, diventa tutto un incubo.".
"Rich, però ci avrai passato anche momenti belli insieme!"
"Si, ma poi non te li ricordi più!".
"Rich!"lo chiamava con la voce supplichevole "tu cosa vuoi dalla vita?"
"Elli cos'è che vuoi sapere?"
"Se mi vuoi ancora bene!"
"Elli lo sai che te ne voglio, più non posso dirti non è il caso, non è il
momento. Devi scegliere da sola non posso influenzarti."
"Hai ragione Rich, non dovrei chiederti niente, non ne ho il diritto"
"E invece ce l'avresti pure il diritto"
"Rich, sono così confusa. Sai tu nella tua lettera mi parlavi del dolore della
separazione. Io credo che ci sia una cosa più terribile del dolore ed è la
confusione perché quando soffri e sei caduto puoi pensare che più giù di così
non puoi proprio andarci, ma quando sei confuso rimani in bilico tra cose e
non cadi mai e ti logori dentro."
Poi avevano chiuso il telefono senno qualcuno di loro avrebbe finito per dire
qualcosa di troppo e non era davvero il momento. Erano entrambi tristi. Non
avrebbe dovuto essere così tra loro.
Dopo qualche giorno ancora una lettera per Elli. Era scritta sotto ad un
articolo che parlava dei sogni e delle persone che fanno sognare......diceva:
196
Ciao carissima Elli.
Sai ho appena messo giù il telefono proprio con te e mi ha fatto tanto piacere
sentirti. Capivo una parola su cinque , ma il timbro, l'intonazione...insomma
eri proprio tu ed io ridevo.
Elli, un giorno mi hai parlato dei tuoi sogni e leggendo questo articolo ti ho
pensata......
Io invece i miei sogni non ho quasi il coraggio di dirli e allora, anche a me
leggerlo ha fatto piacere.
Sai che stasera mi hai detto una cosa bellissima......riguardo al dolore e alla
confusione.........
Io Elli un giorno ti ho mandato un libro di Jean Vanier tutto
sottolineato......ebbene questo signore ha scritto una delle mie frasi preferite:
Amare non è fare qualcosa per qualcuno, ma rivelargli ciò che di bello c'è in
lui, il suo centro luminoso".
Elli se la ricordava benissimo quella frase.
Io credo Elli che tu abbia fatto su di me questo grande "miracolo".
Forse abbiamo esagerato, forse.......però questo Elisa è quello che ho sentito
nitido: Amore, perché mi hai rivelato qualcosa di luminoso in me.....che poi è
un cuore fragile fragile che sono contento di avere e spero mi resti così.....
Io Elisa e te lo ripeterò all'infinito, di questo non mi stancherò mai di
ringraziarti!!
Sono contento di averti incontrata Elisa! Un bacione Riccardo.
T
e!! C'era un'interruzione della penna che non scriveva più.
Aveva nascosto un ti voglio bene di cui si vedeva il solco bianco sulla carta.
Lui aveva scritto: Sai che la penna ha smesso di funzionare....e vorrei che il
mio bene fosse così, qualcosa che tu capisci benissimo anche se è detto o
scritto male.
I giorni erano passati tra telefonate e messaggi spesso tristi, spesso piene di
malinconia e questo loro amore non era più semplice ed innocente allora…..li
faceva stare male.’
C’era un qualcosa di ambiguo nel loro rapporto che nessuno dei due riusciva
a capire.
197
Tante volte quel loro sentirsi era dolce e li faceva gioire ed aveva la forza di
far trascorrere loro bene tutta la giornata. Erano le sere in cui parlavano di
loro ma senza tirare in ballo i loro sentimenti o quella loro malinconia per lo
stare lontani. Allora scoprivano di avere tante cose in comune di cui parlare e
di aver fatto o pensato le stesse cose e questo li faceva sorridere…….come
quando lui le aveva parlato del cardinale Ersilio Tonini e lei poi la domenica
seguente se lo era ritrovato a celebrare messa nella chiesa dove andava la
domenica a Messa.
Come quando lei per spiegargli il suo animo tormentato gli aveva inviato per
posta due stampe di quadri…… “I papaveri” di Monet( questa è la parte più
solare di me ed anche la più piccola purtroppo, ma è quella che riesci sempre
a tirar fuori tu) e “Il grido” di Munch che doveva rappresentare l’urlo della
sua anima e che a lei era sempre piaciuto tanto e guarda caso il giorno che a
lui era arrivata la stampa che gli aveva mandato Elli la sua collega ne aveva
appesa una molto grande nell’ufficio.
Ma la cosa più bella era accaduta una sera; lui l’aveva chiamata…..lei stava
leggendo il diario di Etty che lui le aveva regalato ed era sconvolta nel
trovare in quella ragazza cose della sua vita, suoi comportamenti,
situazioni…..
“A che pagina sei? Le aveva chiesto.
“106, quella in cui lei va a trovare lui a casa sua e lei prima di incontrarlo
passando con la sua bicicletta vede dalla finestra la sua camera….il letto già
pronto e le orchidee vicino ed i narcisi gialli e giovani…..”
“Bello quel pezzo Elli”.
Lei lo trovava straordinariamente sensuale. Poi avevano preso a parlare
d’altro, ma lei quando avevano chiuso il telefono dopo essersi dati la
buonanotte aveva voluto mandargli un messaggio con una frase di quella
pagina del libro di Eatty di cui avevano parlato.
Aveva iniziato a scriverlo lentamente sui tasti del telefonino. Ad un tratto le
era arrivato un messaggio…..era di Rich….le aveva mandato la stessa frase
che lei gli stava scrivendo. Ad Elli era quasi venuto da piangere.
La frase diceva: “Il tuo desiderio deve essere come una nave lenta e maestosa
che naviga per oceani infiniti, e non cerca un luogo in cui gettare l’ancora. E
d’un tratto, inaspettatamente lo trova per un momento.”
198
Questo era stato tra loro, lo stesso che era stato tra Eatty ed il suo dottor S, un
aver trovato anche solo per un attimo un porto di pace in cui ancorarsi per
salvarsi dalla bruttura che li circondava, dal non senso, dal non essere spesso
compresi.
Elli aveva ripreso in mano il diario a pagina 106…..Eatty diceva che pur non
volendo si era lasciata cadere tra le braccia del dottor S e in un modo o
nell’altro quello che aveva fatto l’aveva resa infelice. Anche Elli si era
lasciata cadere tra le braccia di Rich e forse avevano sbagliato, ma…..
“Quelle tappe devono pur essere state necessarie per arrivare a questo
scivolare dolcemente l’uno verso l’altro, a questa intimità, a questo esserci
reciprocamente cari e buoni”.
Elli ci credeva ora che magari poteva essere stato così, che c’era stato tra loro
un bisogno di capirsi che aveva voluto trovare un suo sfogo fisico che era
troppo grande ed in altro modo avrebbe potuto logorargli l’anima.
Poi Rich le aveva dato quella sera nel messaggio l’indicazione di un altro
passo del libro……. “Non cado più così in basso” diceva “e nella mia
tristezza è già insita una possibilità di ripresa. Una volta quando ero triste
pensavo che avrei continuato ad esserlo per tutta la vita: ora so che anche
quei momenti fanno parte del mio ritmo vitale, e che è un bene che sia così.
Ho di nuovo fiducia, una grandissima fiducia anche in me stessa.
………certe volte, quando sono sola, penso a lui con un amore tanto
profondo e riconoscente……Mi sei così vicino che vorrei dividere con te le
mie notti……”.
Questa era la cosa che non andava tra di loro, il fatto cioè che era nato
qualcosa di carnale che aveva preso ad ancorare il loro rapporto, l’aveva reso
diverso.
Prima ogni lettera di Rich faceva sorridere Elli, anche il solo sentirlo, anche il
solo sapere che in qualche parte del mondo lui stava vivendo ed era una parte
inestricabile di lei la faceva stare bene. Poi quella dolcezza che si portava
dietro nelle sue giornate e le faceva illuminare lo sguardo aveva assunto un
aspetto diverso; era come se celasse un tormento dietro che le velava gli
occhi.
Simi guardandola andare per la strada accanto a lei diceva che le sembrava
un’eroina romantica, una di quelle che sono accese da una passione interna e
la sublimano a tal punto che poi finiscono per ammalarcisi di quell’amore.
199
E quando raccontava Elli, quando parlava di lei e del mondo sapeva
trascinare chiunque ed emozionarlo e farlo partecipe a tal punto della sua
storia da farlo piangere e ridere e perfino vivere quello che lei stava vivendo.
Rich le aveva chiesto spesso come faceva ad essere sempre felice di tutto e
lei aveva risposto…….basta vedere quello che di bello c’è in ogni cosa ed in
ogni persona e ti assicuro che c’è del bello ovunque!……..discorsi
nobilissimi a parole, ma lei…….lei ci riusciva davvero e quella leggerezza
del suo andare l’attaccava addosso come una malattia.
Rich glielo aveva anche scritto un giorno alla sua Elli che c’era una
dimensione leggera del loro rapporto che gli piaceva tanto, ma poi……era
davvero così leggera?
Tante volte tutto quello che c’era tra loro finiva per pesargli.
Anche ad Elli sembrava che qualcosa fosse cambiato tra di loro.
Lei non era più sempre felice come prima; c’era un non so che che le dava
una lenta, perpetua, continua agonia…….languida come una nenia, insistente
come un ronzio.
C’era un male insito che lei non sapeva di dove venisse, ma se lo portava
dietro da un po’ e non la lasciava andare.
E questo male non le dava pace.
Lei era vivace, piena di voglia di vivere, solare, luminosa, ma aveva una
parte in lei che non era così, ma carnale, terrena che la teneva ancorata alla
terra, ai suoi bisogni, ai suoi desideri e non le piaceva, non l’aveva mai
accettata, la metteva a disagio.
Si perché lei ogni cosa che faceva, ogni cosa di cui contemplava la bellezza,
ogni cosa che amava, l’amava con il suo modo di fare passionale……ci
metteva tutto il suo corpo oltre che l’anima.
E quel suo essere attaccata alla terra della sua anima gravata da quel corpo
sensuale la faceva soffrire…….era come se qualcosa le impedisse di volare.
Quando palava con la gente lo faceva con tutto quel suo corpo che si
muoveva come una danza, con il suo modo di mandare le mani gesticolando
e l’illuminarsi dei suoi occhi; il suo aprire e chiudere le labbra continuo per
poi lasciarle andare a ruota libera con piccoli scatti naturali e scrosci di risa
che risuonavano ovunque.
Tutto di lei partecipava della vita ed amava e si lasciava amare come se fosse
naturale, come se non ci fosse del male in tutto questo.
200
Forse Rich era di questo che si era innamorato e nello stesso tempo di questo
aveva paura.
Forse era per questo che tutti si innamoravano di lei accendendosi quasi che
lei sapesse trasmettergli un qualcosa della vita che mancava loro e loro
volessero prendersela tutta per essere un po’ come lei.
Questo era successo con Rich…….che lui aveva amato di lei quella sua forza
che lo faceva stare certo, gli dava sicurezza.
I suoi giorni erano diventati felici, leggeri……..poi aveva incontrato quel suo
corpo……..quello non gli dava sicurezza, lo imbarazzava, lo faceva sentire a
disagio, incapace di controllarsi, di tenere fissi i suoi punti, i suoi principi.
Quella carnalità di lei gli piaceva, ma lo spaventava a morte, lo confondeva,
gli “incasinava la testa” diceva lui……era convinto che lei alla fine gli
avrebbe chiesto qualcosa che lui non poteva darle e se lei glielo avesse
chiesto con quei suoi occhi immensi, bè le avrebbe dato anche il mondo, ma
non sarebbe stato giusto, non ora che lei si accingeva ad uscire da una lunga
storia con tutto quello che avrebbe potuto comportare.
Lui voleva amare un’anima semplice che gli desse sicurezza, non una puledra
selvaggia capace di distruggergli anche quei pochi punti fermi che era
riuscito a mettere nella sua contorta vita.
Forse per questo ad un certo punto aveva cominciato a farsi sentire sempre di
meno, a fuggire, a non telefonare più.
L’ultima volta che Elli l’aveva sentito lui le aveva parlato di Robbi e di come
gli faceva i gavettoni ora che era estate e un po’ d’acqua non poteva certo
fargli male, anzi, gli avrebbe dato un po’ di sollievo dalla calura.
Ma a Robbi non aveva detto che era lui a bagnarlo, ma Aiman, un bambino
marocchino che abitava là vicino. Il giorno prima poi Rich aveva portato
Robbi in giardino e c’era una di quelle giornate in cui c’è il sole ed insieme
piove con piccole gocce sottili. Robbi allora a sentire quegli spruzzi d’acqua
sul viso aveva preso a dire: “Dai Aiman, smettila, smettila di bagnarmi”.
Rich aveva riso ed era stato un bel pomeriggio, poi gli aveva dato la cena e
l’aveva messo a dormire.
Gli piaceva stendersi sul letto vicino a Robbi, era come se lui, anche se
grande e grosso, avesse bisogno della sua protezione e lui riuscisse a
dargliela, a fargli sentire il suo affetto e questo lo faceva stare bene.
Poi Rich aveva detto ad Elli che con Robbi avevano parlato di lei e lui aveva
risposto “dille che venga!”.
201
“Non credo possa ricordarsi di me!” Aveva detto Elli.
“Non lo so, sai! Potrebbe anche essere!”.
“Magari lui lo dice solo perché gli piace quando qualcuno va a trovarlo e si
ricorda di lui…….Rich?”.
“Si Elli!”.
“Un giorno mi hai mandato una lettera ed alla fine evidenziandolo con un
“nota bene” hai scritto – Il soldino è ungherese- Quale soldino Rich?”.
“Il soldino? Non so Elli, mi spiace, non ricordo”.
“Bè non importa Rich, non preoccuparti!”.
Avevano chiuso il telefono ed era tardi….Elli era triste ed aveva sentito
anche in lui la stessa tristezza.
Poi un giorno Rich con un suo messaggio le aveva detto che forse era meglio
non sentirsi più per un bel po’ di tempo che lei aveva bisogno di riflettere un
po’ e lui doveva darle tempo, farsi un attimino da parte.
Ne aveva parlato anche con Luca e ne conveniva anche lui…….meglio
aspettare, meglio fare chiarezza.
A lei non era piaciuto questo suo scappare da vile, questo liquidarla con un
messaggio.
Le piaceva che le cose le venissero dette in faccia e, dove non era possibile,
almeno a voce, ma un messaggio……….
Non aveva detto niente a Rich, aveva deciso di aspettare, poi gli avrebbe
telefonato ed avrebbe aspettato che avesse il coraggio di comunicarle a voce
le sue decisioni.
Luca aveva intanto mandato lettere ad Elli dove le ribadiva di lasciar stare
Rich che aveva già tanti problemi per conto suo e non poteva certo mettersi
in una nuova ambigua situazione, in un rapporto con lei che “lasciametelo
dire” le aveva detto lui “non sei secondo me la persona adatta a Rich e
viceversa”. Non era la prima volta che le diceva cose come questa……non
siete fatti l’uno per l’altra, siete troppo simili……sempre con questa storia.
Lei aveva pensato di scrivere una lettera al suo Luca, dirgli come stavano le
cose con Rich, il bene che c’era tra loro e che forse lui non poteva nemmeno
capire……. Poi quel suo dire che non sarebbero stati bene insieme…..poteva
essere anche vero, ma che poteva saperne lui? Come faceva a dirlo con tanta
202
sicurezza? Glielo aveva chiesto al telefono una sera; aveva creduto potesse
essere meglio parlarsi piuttosto che scriversi perché con le lettere spesso si va
incontro a fraintendimenti che poi è difficile e troppo lungo chiarire.
Per lettera Luca l’aveva anche accusata di non essersi fatta più sentire per
quasi un mese “forse perché io sono un po’ scomodo” aveva ribadito lui “per
una come te che è abituata a prendere ogni decisione da sola pur avendo
promesso di essere pronta ad accettare consigli”.
Lei c’era stata male per queste accuse di lui; al telefono però quella sera
aveva avuto una voce dolcissima. Aveva detto a Luca del fatto che si era
lasciata con Marco (lui non ne sapeva nulla) e aveva tentato di spiegargli
quella cosa dolcissima che la legava a Rich.
Lui continuava a dire che non era il caso che stessero insieme.
“Perché?” aveva chiesto allora Elli.
“Perché io so come è fatto lui……me lo concedi dopo tanti anni che lo
frequento di poter dire che lo conosco meglio di te?”.
“Lo so Luca, ma tu non conosci me!”
Lui era rimasto in silenzio. Anche questo era vero.
Lei gli aveva chiesto se davvero lui pensava che lei non fosse adatta a Rich o
lui avrebbe visto come un pericolo qualsiasi donna si fosse messa tra lui e
Rich.
Luca non aveva risposto, si era mantenuto sul vago, aveva finito con il dire
che capiva e che lei facesse chiarezza e si desse tempo perché di certo non
poteva passare da una storia durata tanti anni ad un’altra che, secondo lui,
aveva dei presupposti già pericolosi. “Fai attenzione!” le aveva suggerito poi
“in amore non esistono sconti o miti!”.
Una sera Marco l’aveva chiamata che voleva parlarle. Non capiva perché mai
lei l’avesse lasciato così all’improvviso senza volerlo più
vedere………voleva spiegazioni, voleva sapere perché mai lei era ora tanto
diversa dalla persona che aveva conosciuto ed amato.
Era molto tempo che non si sentivano e lei aveva fatto in modo di non
vederlo rimanendo in casa il finesettimana quando lui tornava da Bologna.
Alla fine stava facendo proprio come Rich, scappava dalla sua storia. Non era
giusto.
203
Parlare con Marco al telefono le aveva fatto male…….le aveva riaperto una
ferita forse mai chiusa, solo sopita.
Con Marco infatti non c’era stato un litigio finale, una scenata da film, un
tragico addio. Avevano preso a frequentarsi sempre meno fino a non vedersi
più. Non c’erano stati chiarimenti, niente di concluso.
Lei all’improvviso aveva preso a non sopportare più i suoi modi di fare che
lui aveva sempre avuto, aveva tirato fuori i suoi rancori, tanti se tu….se tu,
aveva mutato il suo modo di fare nei confronti di lui e forse anche del mondo
in generale.
Lui c’era stato male a questo suo repentino cambiamento, aveva preso a
chiedersi cosa mai ci fosse che non andava perché c’è sempre un motivo per
ogni mutamento repentino.
Poi aveva detto ad Elli che proprio ora che la stava perdendo aveva preso ad
accorgersi di quanto l’amasse.
Marco le aveva chiesto di incontrarsi quando lei voleva solo per parlare un
po’ e si erano visti un pomeriggio.
Lui le aveva detto mi dispiace Elli se ti ho fatto qualcosa di male, sono pronto
a riparare se solo tu vuoi tornare da me……io dico che tu sei una gran
persona, mi piaci e se vuoi un po’ di tempo……
Ad Elli si era stretto il cuore a sentirgli dire tutte quelle cose, perché lei non
si sentiva proprio una gran persona ed anzi aveva il cuore ingombro di tutto il
male che aveva fatto a Marco pur non volendo e di come gli aveva tenuto
nascoste per tanto tempo cose grosse che minavano il loro rapporto.
Lei allora l’aveva guardato ed aveva gli occhi tristi…….lui invece aveva uno
sguardo amorevole; non glielo aveva mai visto.
Allora gli aveva detto tutto: di Rich, di quello che aveva provato per lui, di
come da un gioco era nato un sentimento che aveva tanto dell’amore.
Marco l’aveva vista gioire ed accendersi nel parlare di quel Rich e questa era
la cosa che gli aveva fatto più male: sapere che la cosa tra i due non era stato
sesso, ma qualcosa di più intimo, di più puro e questo era il tradimento più
grave secondo lui.
Aveva provato una rabbia indicibile, poi neanche più quella: solo disprezzo o
forse una grande delusione…….le aveva chiesto di andarsene…..che per
tanto tempo lui le aveva dato fiducia, l’aveva portata su di un palmo di mano
e questa era la ricompensa.
204
Marco aveva il viso sconvolto, gli occhi sbarrati nel dolore come se volesse
fare qualcosa senza sapere cosa visto che il mondo gli stava crollando
addosso tutto insieme.
Per un istante che era sembrato ad Elli fosse eterno era rimasto in silenzio
come in attesa che lei si giustificasse…….poi l’aveva pesantemente insultata
e lei non aveva ribattuto e non avrebbe potuto fare diversamente visto che
era stata lei a sbagliare……….anche se in queste cose, quando un rapporto
finisce non si è mai da soli a sbagliare. Non che questo bastasse a giustificare
quello che aveva fatto e che era grave, però………
Rich le aveva offerto la chiave di un mondo fantastico che lei non conosceva,
le aveva insegnato piano piano un modo diverso di vedere la vita e starci
dentro che le era piaciuto e l’aveva sentito subito suo.
Vedere Marco in quello stato però le dava tormento in quel pomeriggio,
vederlo star male ed agitarsi, portare le mani alla fronte dicendo io che ho
fatto di male…… Era deluso, amareggiato……..quello che sorprendeva Elli
era quella sofferenza; non avrebbe mai creduto potesse reagire così.
Quando in passato si era chiesta se avrebbe dovuto dirglielo o no di Rich
aveva pensato che lui sarebbe stato violento, aggressivo,
distaccato…….invece era disperato e non lo sapeva neanche lui cosa fare;
aveva alzato la voce, ma in quel suo gridare c’era la morte dentro, la
disperazione consapevole di un fallimento.
Era strano, ma per la prima volta era capitato ad Elli di essersi sentita amata
da lui, proprio adesso che era disperato, adesso che niente per lui era più
certo…….. che lui era debole ed aveva bisogno di lei e non aveva più tutta
quella sua solita superbia.
Ma tutto questo non aiutava Elli a prendere una decisione per il suo futuro;
veder soffrire così Marco……le ispirava un gran senso di tenerezza, una gran
voglia di prenderselo tra le braccia e fargli passare tutto in un attimo.
Solo pochi attimi prima, prima di vederlo era sicura che sarebbe andata da
Rich, che era con lui che voleva stare ed avrebbe imparato a conoscerlo e
magari sarebbero stati insieme.
Ora non era più sicura di niente un’altra volta; era come se fosse tornata al
punto di partenza incerta se restare o partire.
Non sapeva più cosa fare; almeno una cosa giusta c’era riuscita a farla e ne
andava orgogliosa: aver detto a Marco tutto quello che era successo tra lei e
Rich.
205
Si era liberata di un peso enorme……ora stava decisamente meglio.
Almeno aveva fatto qualcosa di onesto in tutto quel suo agire da disonesta.
Poi quella sera quando aveva visto Marco andar via che non aveva più niente
da dirle le si era stretto il cuore.
Lui le aveva detto che non se la sentiva più di stare con lei dopo quello che
aveva fatto con il tenergli nascoste cose grosse della sua vita che andavano a
pregiudicare il loro rapporto.
Avrebbe dovuto dirglielo prima che le stava succedendo qualcosa che lui
l’avrebbe aiutata…….ora così non si potevano mettere toppe.
“Hai distrutto tutto!”. Le aveva detto con il volto contratto in un pianto
trattenuto.
L’aveva lasciata così in mezzo alla strada a piangere di vergogna perché si
sentiva uno schifo…….aveva giocato con i sentimenti delle persone……non
era giusto, ora stava pagando.
Aveva oscillato tra Marco e Rich per molto tempo cercando di spremere da
entrambi quello che di bello ciascuno di loro aveva senza riuscire ad amare
totalmente nessuno di loro due.
Si era creata una sua idea dell’amore che entrambi avevano partecipato a
realizzare che non bastava una persona a contenerlo e lì aveva cercato la
perfezione……li aveva usati entrambi senza accorgersene per arrivare ad
essere felice perché con ognuno di loro aveva avuto momenti felici che le
avevano dato tanto….emozioni, tenerezza, voglia di vivere.
Ora sola in mezzo alla strada si era sentita un verme ed aveva cominciato a
piangere; questa era sempre stata la soluzione migliore che aveva saputo
prendere di fronte ai problemi e a pensarci provava sempre più schifo di sé.
Tutto quello che aveva fatto: il suo agire di sotterfugi, il suo nascondere,
celare, il suo non essere chiara, trasparente l’avevano resa solo
immensamente sola e sentiva di aver perso sia Marco che Rich, ma se lo era
meritato in fondo.
Quello che più le dispiaceva era l’averli fatti soffrire con quel suo
comportamento ambiguo, poco solare.
Forse non aveva mai amato nessuno nella sua vita se non se stessa ed aveva
avuto sempre una forte mania di possesso sulle persone da volerle tutte
concentrate su di lei. E quando aveva avuto Rich subito aveva cercato Marco
e viceversa e forse l’aveva fatto per quel suo disperato bisogno di sentirsi
amata da tutti.
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Maurizio, il ragazzo della biblioteca con cui aveva preso a scriversi da
quando era tornata dall’Emilia per consolarla le diceva che non era vero che
lei amava solo se stessa e che non era il caso di starsi a buttare così giù per
cose a cui c’era una soluzione e poi quello sentimentale era solo un aspetto
della sua vita, anche se importante ed era vero.
Maurizio Elli se lo ricordava con il sorriso sempre sulla bocca e la dolcezza
nel dare saggi consigli.
Le aveva detto datti del tempo e poi prendi una decisione sincera, onesta…..e
quando l’avrai presa sarà quella giusta……non tornare indietro, vai per la tua
strada.
Prendere una decisione……..questo era stato sempre il suo grande problema
perché in tutti quegli anni c’era stato qualcuno che aveva scelto a posto suo.
Elli ci stava riuscendo a stare un po’ senza Marco e senza Rich.
Certo l’avevano aiutata i suoi amici.
Agostino il poeta le scriveva sempre lunghe bellissime lettere e la consolava
con belle poesie sue e di altri autori che a lui piacevano. Le aveva persino
scritto una poesia tutta dedicata a lei che analizzava il suo modo di fare
passionale e sofferente, il suo particolare stare al mondo.
Diceva:
Elisa al limite
Elisa è sempre lì al limite
Tra il romanzo che non ha compiuto
E il rumore vuoto di un Dio sordo
Il destino si è fatto pupazzo
Ha perduto la misura del teatro
Ha estenuato il suo orizzonte
Che forse non c’era perché eterno
La sua mano vaga nella nostalgia
Ma esita a fare la sintesi
Nel frattempo ha perduto il corpo
O meglio si è dimenticato di lei
Ma lo rivuole ostinatamente
Per dargli l’estasi che gli pertiene
207
Ma la storia necessita di fatti
Non si può fare teatro sull’assenza
Ci vuol forse il morire dei santi.
Era proprio caro il buon Agostino e lei gli scriveva volentieri e si
consolavano a vicenda perché anche lui soffriva molto per le situazioni della
sua vita che non lo capiva la gente intorno e voleva fargli del male.
Elli gli aveva detto che le persone grandi in fondo sono quelle che soffrono di
più perché quel loro dolore deriva dalla loro particolare sensibilità, dal loro
sentire tutta la vita intensamente.
Ma quel dolore poi era una cosa positiva perché proprio a partire da lì
nascevano i sentimenti, le idee, le composizioni più nobili.
Poi c’erano Maurizio e Lorenzo a consolare Elli e le mandavano mail e le
dicevano che sarebbero presto andati trovarla. Questo sapere di una loro
prossima visita l’aveva resa felice e non ne vedeva l’ora; sarebbero stati bene
insieme.
Con Simi si sentivano tutti i giorni per aggiornamenti sulla situazione e lei
era sempre dolcissima. Certe volte provava una pena così grande per Elli che
i suoi begli occhioni grandi quasi piangevano e si velavano tutti partecipando
di ciò che l’amica provava.
Da un po’ poi Elli aveva preso a risentirsi con Luca ed era felice di aver
ritrovato il suo amico; c’era stata male davvero a non sentirlo per tanto tempo
perché ci parlava bene con lui…….
Una mattina le era arrivata anche una lettera di Rich. C’era una sua foto
dentro!
Lui aveva una polo rossa: quella del giorno in cui si erano incontrati per la
prima volta. Rideva. Sedeva su un prato a Roma, sembrava felice.
Elli aveva subito pensato com’era bello! Ed il suo cuore aveva preso a battere
forte e doveva proprio essere innamorato di Rich.
Lui era semplice, dolcissimo, chissà quanto avrebbe potuto amarla!
Con quella foto di Rich tra le mani era corsa in camera sua ed aveva preso
una foto di Marco, una in cui anche lui rideva. Le aveva messe vicine, le
aveva guardate…….poi le aveva allontanate subito…..ecco che stava
ricominciando con il suo comportamento strano e in quei giorni di silenzio
208
invece tra le tante incertezze una cosa l’aveva chiara, che era ora di farla
finita con quell’ambigua storia a tre……
Nella busta insieme alle foto c’era anche un soldino…….era ungherese e su
un cartoncino nero era scritto in bianco.
Ciao Elli,
ecco cos’era il soldino di cui mi avevi parlato. Forse non ti era arrivato l’altra
volta ; chissà perché.
Dicono che porti fortuna; te lo rimando insieme alla foto di Rich che ride.
Un bacio.
Ora Elli sapeva di quel soldino…….era felice…….sperava davvero potesse
portarle fortuna.
Una domenica poi Elli era andata a pranzo con Marco, dopo tanto tempo.
Lui l’aveva chiamata e lei era rimasta sorpresa. Non avrebbe mai creduto
potesse farlo. Era orgoglioso, non tornava mai sui suoi passi. Doveva amarla
davvero se era arrivato a questo.
Lei aveva accettato. In fondo non c’era niente di male in un pranzo, niente di
compromettente.
Erano andati in un ristorantino in collina piuttosto alla mano, ma si mangiava
bene e c’era una veranda all’aperto dove un bel venticello faceva muovere
gli ombreggianti ed i fiori dando una piacevole frescura nella calura estiva.
Lei era bellissima. Lui la guadava con i suoi capelli ricci mossi dal vento e
sembravano rossi al sole.
Gli occhi vivaci le sorridevano come se non fosse accaduto niente tra di loro.
Questo lo mandava in bestia di lei, il fatto che facesse il diavolo a quattro e,
dopo cinque minuti, non avesse più niente e pretendesse di tornare al punto
da cui era partita. Non contava che gli altri non erano come lei..
Però a quegli occhi come diavolo si faceva a rimanergli indifferenti?.
Meglio non vederla se si doveva starle lontano.
Poteva averti fatto qualsiasi cosa, ma se ti guardava come sapeva lei ci saresti
immediatamente andato a letto, senza ricordarti che ti aveva fatto del male o
che era meglio di no.
Marco avrebbe voluto parlarle, provare a ricostruire tutto e non lo sapeva
neanche lui perché……solo in quei giorni di silenzio aveva provato un vuoto
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enorme a non sentirla che era tutta la sua vita e non ci riusciva proprio
purtroppo a fare senza. Il tempo poi avrebbe mostrato se davvero ne sarebbe
valsa la pena.
Lui parlava, parlava, lei non lo ascoltava nemmeno; con lo sguardo perso nei
suoi pensieri era stanca di sentirsi fare la morale e faceva la faccia annoiata.
Lui allora l’aveva lasciata stare.
Avevano pranzato e là fuori sulla veranda c’era un’arietta gradevole che
veniva dalla gola tra le colline.
Elli aveva ordinato del vino bianco fresco ed era già un po’ brilla, con la testa
leggera.
Pensava a Rich.
Ora che Marco era tornato da lei si chiedeva perché mai lui invece le stesse
scappando, perché non la chiamava più e non le scriveva più se non per
risponderle.
Chissà cosa gli era successo.
Elli credeva fosse giusto ritentare con Marco, glielo doveva. In fondo le
piaceva, l’aveva amato intensamente, aveva i suoi difetti, ma chi non ne ha!
C’erano tante cose che la legavano a lui, impegni, momenti, ricordi…..non si
poteva lasciali andare così senza fare un ultimo tentativo, visto che lui era
disposto, visto che glielo stava chiedendo con il cuore. E se entrambi
avessero fatto lo sforzo di andarsi un po’ incontro…..
Se non l’avesse fatto se ne sarebbe potuta pentire.
Però Rich………..Dio quanto le piaceva! Se non stava lì a pensarci avrebbe
preso e sarebbe scappata con lui.
Dopo qualche giorno Elli aveva preso a risentirsi anche con Rich; lei lo
sapeva che si stava comportando in modo scorretto con lui, ma proprio non se
la sentiva di dirgli che aveva ricominciato ad uscire con Marco.
Senza volerlo si era ritrovata in quell’ambigua e triste situazione a tre in cui
si era ripromessa di non cadere più. Era come un tenere i piedi su due staffe
per vedere dove buttava meglio. Era da vile.
Rich credeva che lei avesse lasciato Marco ed era vero all’inizio, poi aveva
ripreso ad uscire con lui, aveva ricominciato a tenersi in bilico tra due
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situazioni entrambe difficili, entrambe che avevano bisogno di tempo per
chiarimenti, entrambe dolorose.
Si era trovata di nuovo confusa e senza via d’uscita. Prometteva amore ad
entrambi e non lo dava a nessuno; forse le piaceva questo restare in sospeso,
questo farsi continuamente del male.
E chiamava l’uno e poi l’altro e gioiva, poi si pentiva e finiva con il farsi
schifo per quello che stava facendo, di quel suo essere senza personalità,
senza la capacità di fare una scelta.
L’unica fuga, qualche volta ci aveva pensato sul serio, sarebbe stata scappare
da tutto e tutti, troncare entrambe le storie, mettere a tacere ogni dolore. Ma
non sapeva a questo punto se questo avrebbe avuto il coraggio di farlo visto
che non aveva mai dimostrato fino ad allora di avrne.
Alla fine le era venuta un’idea forse un po’ stramba, ma poteva anche
riuscirle. Una prova.
Da un po’ credeva che alla fine sarebbe tornata con Marco, non ce l’avrebbe
fatta a dimenticarlo del tutto, c’erano troppe cose in ballo e niente di così
grosso da tenerli forzatamente separati.
Prima però, ne era sicura, doveva tornare a Reggio………era una pazzia, lo
sapeva, ma doveva farlo, doveva rivedere Rich prima di fare una scelta
definitiva, parlarci, vedere che effetto le avrebbe fatto.
Aveva deciso di partire senza dire niente a nessuno, neanche a Rich.
L’avrebbe incontrato per caso…….e vedendolo forse avrebbe capito se la sua
decisione era giusta, se poteva fare a meno di lui.
Poi aveva pensato che se non diceva del suo viaggio a Rich avrebbe rischiato
di non trovarlo e sarebbe stato solo uno spreco di tempo.
Gli aveva telefonato.
Rich era sembrato felicissimo all’idea…….Allora stiamo a pranzo insieme e
dovevo andare a fare un bel giro in bici, ma non preoccuparti…..sistemo
tutto…sono felice di vederti Elli; ti vedo proprio volentieri…..a
domani…..ciao!
Lei non sapeva se stava facendo la cosa giusta, ma se non lo vedeva poteva
rischiare di continuare a mitizzarlo mandando così a rotoli la storia con
Marco senza motivo.
Certo che quello che stava facendo, il suo modo di comportarsi era orribile.
Aspettava, temporeggiava, si prendeva gioco di tutti e forse anche di se
stessa, stava lì immobile a vedere cosa succedeva ; che fossero pure gli altri a
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prendere decisioni, che la vita le indicasse la strada senza che lei dovesse
addossarsi la responsabilità di quello che sarebbe successo.
Stava agendo da vile, da codarda senza prendersi responsabilità e
pretendendola invece dagli altri.
Parlava con Rich e gli diceva d’amarlo mentre si perdeva tra le braccia di
Marco dicendogli che sarebbero stati insieme per sempre.
Diceva a Rich che sarebbe stato un buon papà che era così dolce, mentre
Marco voleva una macchina più grande perché tra non molto sarebbero stati
una famiglia.
Prometteva ad entrambi cose, si trasformava nella donna ideale per ognuno di
loro due, ma alla fine chi era lei e perché faceva questo e non era mai se
stessa?
Forse perché aveva paura di sé, o non si accettava o aveva paura fossero gli
altri a non volerla così come era. E lei aveva bisogno degli altri e di sapere
che le volevano bene.
Poi piangeva ed avrebbe voluto sparire e non farsi trovare mai più.
Quella sera poi aveva squillato il telefonino ed era Rich. Era mezzanotte
passata.
“Elli ciao! Sai che ci ho pensato. Credo domani sia meglio non vederci!”
Elli era rimasta di sasso, non aveva avuto il coraggio di rispondere subito; poi
aveva detto : “Perché?”.
Lui aveva risposto “Perché credo sia meglio così!”.
“Non è una risposta Rich!”
“Lo so!” Era rimasto in silenzio.
“Allora perché?”.
“Non lo so Elli, ho paura di imbarazzarmi se ti vedo!”
“E perché dovresti imbarazzarti? Davvero ti vergogni di me? Eppure l’altra
volta quando sono venuta a trovarti non mi sembravi tanto imbarazzato!”.
“A no?”
“No Rich, non mi hai guardato nemmeno le scarpe! Ero io invece ad essere
imbarazzatissima!”.
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“Domani Elli poi ci vado a fare quel giro in bici!…..Elli, però il paese è
piccolo e se vieni e m’incontri non ti smaterializzare…..non fare finta di non
vedermi!”.
“Rich, apposta perché il paese è piccolo se non vuoi vedermi non venire in
centro. Almeno non ci sarà il rischio di incontrarmi. Non vengo mica a
prenderti a casa!”
“Lo so!”.
Elli sapeva quanto lui dentro di sé avrebbe voluto vederla……per questo lei
non se la prendeva per questo suo fuggire che non era altro che l’evidente
segno che le voleva bene.
“Elli, non ancora, non ci farebbe bene vederci adesso, almeno a me non
farebbe bene. Ti sei lasciata da poco con il tuo ragazzo; tra un po’ ti
accorgerai come starai!……incomincerai a starci male, ti accorgerai di aver
perduto un pezzo della tua vita, ti sentirai morire”.
Lei non aveva avuto il coraggio di dirgli che usciva di nuovo con Rich.
“Tu però hai detto che mi saresti venuto a trovare e in quel caso……avresti
dovuto vedermi!”
“Io sarei venuto a trovarti, di sicuro, non adesso, tra un po’, quando io avrei
voluto. E tu saresti stata diversa, io sarei stato diverso”.
“Diversa in che senso Rich?”.
“Avresti avuto le idee più chiare, avresti avuto il tempo per buttarti dietro le
tue storie, saresti stata pronta a cose nuove”.
“E tu invece, in che senso saresti stato diverso?”.
“Non lo so, sarei stato diverso anch’io! Elli, non è più come prima tra noi!”.
“Perché?, non ti piaccio più?”.
“Non è questo! E’ che è successo qualcosa che ha chiuso quello che c’era
stato, quello che c’eravamo detti con le lettere……è cominciato qualcosa di
nuovo Elli….e bisognerebbe iniziare a costruire qualcosa, cercare di
riconoscersi da capo, in un’ottica diversa ed io ora non me la sento.
Dobbiamo lasciar passare del tempo, due, tre, quattro, cinque mesi……poi
riconsiderare la cosa, vedere come stiamo entrambi. Ora non devi pensare a
me, ma a te!”.
“Non devo pensare a te? Ma se ci penso in continuazione! E tu non ci pensi a
me?”.
“Si che ci penso”.
“Spesso?”.
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“Si!”.
“E allora perché Rich vuoi fare del tutto per dimenticare, per distruggere
quello che c’è tra noi? La gente in genere si preoccupa di costruire, tu pensi
solo a distruggere!”
“Ma se una cosa è importante davvero Elli……..quella non si distrugge!”.
Lei era rimasta in silenzio. Aveva sentito la tenerezza invaderla.
“E’ questo che vuoi? Vedere se è importante?.
Si era sentita male. Lui voleva aspettare, cercare di capire cos’era giusto,
darle tempo di riflettere, non approfittare di lei, non chiederle niente.
Il tempo ci avrebbe pensato lui ad unirli per la vita o a dividerli per sempre.
“Io non volevo niente da te Rich! Solo vederti, solo vedere che effetto mi
avrebbe fatto incontrarti. Pensavi volessi diventare la tua ragazza?”
“Si!”.
“Io te l’ho mai detto questo?”.
“No, ma credevo di averlo intuito da tante cose!”
“Ma io non ti ho mai detto niente. Tu lo sai che io le cose le dico in faccia,
non le mando a dire.”
“Vedi, avevo sbagliato! Pensavo che se tu fossi venuta qui…….”
“Saremmo finiti a letto……è questo che pensavi?”
“Si!”.
“E magari a casa tua…..”
“Si, sarebbe stato a casa mia di sicuro!”
“E tu non saresti riuscito a dire niente? Non ce l’hai la tua testa per dire no?
Poi che bella considerazione hai di me! Magari ti violentavo!”.
Lui aveva preso a ridere, si era sciolto un po’…… “Si, mi avresti violentato e
preso…..”
“Rich, che sei tu la donna? Sai, quando ti ho dato quel bacio…..io non l’ho
visto come una cosa fisica…..era come un prolungamento della dolcezza dei
nostri discorsi…..era innocente, puro, fantastico. E non era fisico non perché
non mi piacessi che sei bellissimo, ma perché quella spiritualità che c’era
andava oltre la fisicità!”.
“Anch’io ho cercato di convincermi fosse così Elli, ma ti ho desiderata ed ho
rovinato tutto, tutta quell’atmosfera leggera che c’era……la dolcezza,
l’innocenza, tutto”.
“Tu cosa vuoi dalla vita Rich? Me lo dici? Ti prego!” Aveva la voce
implorante, dolcissima…. “Ti prego!”.
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“Vuoi sapere se fai parte dei miei progetti Elli?”
“No, non vedere sempre tutto come una minaccia alla tua vita da single,
voglio solo sapere cosa ti piacerebbe, tutto qua, cosa desideri visto che non
me l’hai mai detto”.
“Tu cosa vuoi Elli?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda e poi……lo sai cosa
voglio….”
“Una famiglietta?”.
Elli aveva annuito.
“Anche a me piacerebbe una famiglietta!”.
“E vuoi sapere Rich come è il mio uomo ideale?….Deve saper ridere, amare i
bambini, accettare di fare delle scelte insieme e…….nei suoi occhi, quando
mi guarda…..voglio vederci l’amore!”.
Lui sorrideva, era quasi commosso.
“Mi hai amato davvero Rich?”.
Lui non parlava, rimaneva in silenzio.
“Mi hai amato mai Rich? Rispondimi per favore!”.
“Tu cosa pensi Elli? Cos’è che senti? Perché non è tanto importante quello
che uno ti dice…..conta quello che senti…”
“Credo di si! Credo che tu mi abbia amato……e molto anche……e magari
hai pensato anche a una vita con me, ma hai paura di me….del modo in cui
amo tutti e il mondo e non sono di nessuno, di come sento le cose, della mia
piccola pazzia, di come non ci starei nella tua semplicità!”.
“Elli, non ti ho raccontato bugie!”.
“Lo so, per questo ti voglio ancora tanto bene, anche se mi scappi!”.
“Mi vuoi ancora bene?”
“Si Rich e non ci riesco proprio a cancellarti dalla mia testa matta anche se ci
provo”.
“Posso sapere una cosa Rich?”.
“Si che puoi!”.
“Perché mi scappi?”.
“E’ il mio modo strambo di affrontare le difficoltà, è una difesa….una difesa
che però fa male anche se mentre fuggo credo che in quel modo soffrirò di
meno”.
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“Devi affrontarla la vita Rich!” Elli lo diceva a Rich, ma lo diceva soprattutto
a se stessa, che era lei la prima a scappare e anche questa volta erano gli altri
che stavano decidendo della sua vita senza che lei dicesse niente.
“Arrivi ad un punto in cui gli altri hanno il diritto di chiedertelo il perché
delle cose, il perché hai agito in un determinato modo perché la loro vita si è
legata in qualche modo con la tua e devi dargliela una spiegazione. Troppo
comodo fuggire. Non ti puoi sempre nascondere.”
“Hai ragione Elli!”
“Ti prego Rich, ci vediamo domani solo un po’ poi ti prometto che non ti
chiamo mai più?.
“Non dire mai più Elli, E’ troppo grosso, non va ed io non merito una
promessa così!".
“Che significa non merito una promessa così?”
“Elli sempre con questi perché, perché, perché…….Quando uno non sa
rispondere non puoi farglielo questo pressing, non è giusto.
Comunque credo sia meglio non vederci!”.
Elli aveva ammirato questa sua risolutezza, lei avrebbe dovuto agire come
lui, non ci sarebbe mai riucita.
“Ma questa mattina eri così contento all’idea!”.
“Volevo vederti infatti, poi ci ho pensato. Te l’ho detto, non sarebbe giusto
adesso!”.
Era molto tardi, si erano salutati che tanto anche se avessero continuato non
sarebbero venuti a capo di niente. Rich che non voleva parlare e le aveva
detto di non volerla vedere anche per paura di dover affrontare quei discorsi
e l’avevano fatto al telefono. Ma in fondo quella telefonata, nonostante in
molti momenti si era sentito un idiota, gli era piaciuta ed era stato un bene
averla fatta.
Dopo aver chiuso il telefono Elli non lo sapeva più cosa sentiva.
Aveva tra le mani quel biglietto per Reggio. L’aveva comperato nel
pomeriggio.
Poteva partire lo stesso, vedere gli amici…..Maurizio, Lorenzo, Agostino ed
anche Luca perché no!
Rich non voleva neanche vederla!
Ho paura di imbarazzarmi……Che andasse al diavolo! Meno male che c’era
riuscita a dirgli che a sentirlo fare quei discorsi le era caduto un mito e che
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era meglio così…..che si era accorta com’era in realtà lui ed aveva ragione
Luca a dire che l’aveva mitizzato….
Magari invece di andare a Reggio avrebbe potuto fermarsi a Bologna da
Marco. Gli avrebbe fatto una sorpresa, sarebbe stato felicissimo.
Lui l’amava davvero, lei ora ne era certa. Di sicuro Rich la prendeva in modo
particolare per quella sua ingenua dolcezza, per quel suo sguardo di bimbo
indifeso che ti fa credere di aver bisogno di te. Ma Marco…..se sapevi
penderlo era la persona più dolce del mondo e certo non meritava tutto quello
che lei gli aveva fatto.
Si, sarebbe andata a Bologna l’indomani, avrebbe fatto una scelta una volta
tanto credeva sarebbe stata giusta.
Sul letto quella sera si era addormentata subito e non aveva
pianto…..nonostante il dolore, nonostante tutto.
La mattina seguente era una mattina di Giugno piena di luce che sembrava il
paradiso.
Il treno andava per la campagna incrociando montagne e colline, campi di
girasole o di grano, piccole fattorie e corsi d’acqua…….sembrava corresse
tanto veloce per volersi andare a perdere all’orizzonte dove l’oro del sole
diventa tuttuno con il biondo del grano.
Elli avrebbe voluto correre più di quel treno e non vedere più niente intorno
per via di quell’enorme velocità che avrebbe potuto portarla lontano, fuori e
farla perdere in qualche luogo sconosciuto dove avrebbe potuto morire senza
che nessuno la vedesse e scomparire per sempre.
Ma più il treno correva, più quell’orizzonte era lontano ed era così anche la
vita…….un infinito irraggiungibile orizzonte con l’illusione di arrivare per
poi non arrivare mai……essere sempre in cammino per arrivare dove?
Forse in nessun luogo.
Una tensione lunga tutta una vita alla ricerca di quella perla che è la felicità.
Poi ad un tratto Elli aveva cominciato a vedere dal finestrino Bologna con le
strade gremite ed i palazzi altissimi e tanta gente, tante storie…..anche quella
del suo Marco che era lì a quell’ora che camminava tra la gente e lei tra poco
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gli avrebbe fatto una sorpresa presentandosi lì da lui che non se l’aspettava e
chissà quanto sarebbe stato felice.
Era sicura di fare la cosa giusta mentre si preparava a scendere e la voce dalla
stazione ripeteva…… Si avvertono i gentili viaggiatori che stiamo per
arrivare nella stazione di Bologna……stazione di Bologna.
Il treno poi si era fermato. Elli si era alzata, aveva preso la valigia pesante
con entrambe le mani ed era uscita faticosamente dallo scompartimento.
“Si affretti signorina che il treno riparte!” le aveva fatto il capotreno. Lei
accennando un forzato sorriso aveva fatto si con la testa “vado…..vado!”.
Era come frastornata. Aveva preso a correre verso la porta scavalcando la
gente seduta sui corridoi del treno pienissimo quel giorno.
“E’ impazzita?” si era sentita gridare ad un tratto. Doveva aver calpestato
qualcuno; ma poteva anche essere che fosse impazzita.
Quando era arrivata davanti alla porta aveva visto il suo domani….ed era con
Marco, era una famiglia…..era…..sarebbe stata felice? E chi poteva dirlo;
decidere di stare con una persona sempre è un grosso rischio perché con il
tempo le persone cambiano e forse anche i sentimenti.
Era rimasta come bloccata, incollata davanti ad un varco, quello del suo
futuro, di quello che sarebbe stata, di quello che voleva essere…..ancora una
volta non le riusciva di scegliere…..era proprio una condanna.
Sentiva che le era impossibile correre ora…e camminare anche….restava
ferma sulla sua vita.
Poi la portiera si era chiusa; l’aveva vista serrarsi davanti ai suoi occhi e non
aveva detto niente.
Aveva pensato a Marco e le si era stretto il cuore perché lei non aveva fatto
niente per impedire al loro rapporto di naufragare…..anzi l’aveva aiutato ad
affondare come in una dolce, lenta, terribile eutanasia che quella storia stava
in rianimazione da tanto e vegetava.
Elli cercava di consolarsi, di dire è il destino…..non è stata colpa mia, doveva
essere così.
Sentiva Marco lontano ora, sentiva di averlo perso, lo stava lasciando andare,
lo faceva scivolare via da lei.
Guardava Bologna dietro di sé e quasi non si vedevano più i palazzi.
Il treno andava, la portava a Reggio, forse era lì che doveva andare, dal suo
Rich e lui chissà se sarebbe stato contento.
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Intorno c’erano altri campi, altri fiumi, altre città. Per un tratto Elli aveva
creduto di essere felice.
Le succedeva sempre così quando vagheggiava idee…che ci credeva anche
se erano strambe, e gioiva, poi si accorgeva che erano progetti impossibili e
subentrava un’angosciosa disillusione.
Ora credeva che avrebbe rivisto Rich…..lui avrebbe accettato d’incontrarla
alla fine, ne era certa.
Lei avrebbe potuto trovarsi un impiego……e si sarebbero conosciuti piano
piano e magari lui sarebbe stato il papà dei suoi bambini, avrebbero avuto
una loro casa e le vacanze al mare….e magari Luca avrebbe imparato ad
amarla anche così che era tanto diversa da quando l’aveva conosciuta.
Elli di nuovo nello scompartimento si era alzata in piedi per aprire il
finestrino; il tepore del sole di giugno che si scaldava nell’avanzare del
mattino….lunghi, distesi, infiniti campi di grano tinti del rosso dei
papaveri….i corvi macchie nere nello squarcio d’azzurro.
Ci aveva rivisto dentro in un attimo tutta la sua vita….la sua infanzia e di
nuovo le sembrava di vedere Camille Monet ed il piccolo Jean venire giù
dalla piccola collina e c’era anche suo nonno nelle vigne che aspettava che lei
gli portasse il pranzo ed un po’ di buon vino e le sue gocce di sudore sul viso
e sulla fronte e sulle braccia vigorose da cui aveva sempre amato farsi
stringere. Riusciva a vedere anche i suoi occhi e c’era una luce singolare
dentro…..bellissima.
“Dove sei stata?” gli diceva e lei rideva e lui lo sapeva che era stata a
sdraiarsi tra il grano e a contemplare supina la volta del cielo azzurrissima
con tutto quell'oro intorno ed i sogni che le passavano in quella testolina
matta correndo anche più delle nubi.
Il treno ad un tratto si era fermato….Elli non sapeva dov’era, non le
importava. C’erano i campi di grano.
Era scesa, non sapeva il perché, non aveva importanza.
La valigia!! Se la tenessero pure, gliela dava volentieri a lei non serviva più.
Aveva visto il treno ripartire…..non si era sentita triste…lui andava a Reggio,
lei si era fermata, non andava più.
In fondo pensandoci bene Rich in quel momento era solo un altro Marco…..e
la vita di famiglia ed avrebbero finito con il discutere come tutti e magari
anche con il non amarsi più….perché per lettera le cose sono sempre più
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belle e la lontananza cela alcune cose, ne ingrandisce altre…non si ha mai la
visione reale delle cose.
Le era tornata in mente una lettera, quella che aveva scritto una sera di
Dicembre di ritorno da Reggio, quella che avevano letto Luca e poi Rich e da
lì era nato tutto.
Faceva più o meno così:
Caro Luca,
di quel sedici dicembre in Emilia mi sono rimaste tante piccole immagini,
emozioni.
Le case giallorosa nei vicoli ed i passi echeggianti sul corso con le pietre
troppo grandi che non ci si può camminare con i tacchi; meglio sotto i portici
con le vetrine un pò troppo scure che quasi non sembra Natale.
Il mercatino con le sculture afro, pizzi e merletti e libri vecchi a mille lire
dove tra tanti raccontini del novecento ci ho trovato proprio “My sweet car”
di Pier – Ben venuti in EmiliaI bar vuoti con i poster firmati del mitico Liga ed il bimbo che mandava baci
nella pizzeria sulla piazza con le foto della costiera amalfitana sparse
ovunque uno squarcio di mare sui muri.
Le strade piene solo del freddo sole di dicembre ancora addormentate mentre
camminavo verso il palazzo dei “Principi”.
Poi la sala conferenze piccola e fredda sorpresa ancora vuota; poche sedie
azzurre, un po’ di tristezza.
Ti hanno già dimenticato caro Pier?
Poi Luca i tuoi occhi incrociati tra la porta a vetri, il tuo sorriso caldo e quello
di tanta gente che arrivava a piccoli gruppi e si sedeva in silenziosa attesa.
Storie di tante persone diverse, estranee, volti, parole, desideri, sogni,
rimpianti, ricordi……per un giorno sintonizzati sulla stessa
frequenza…..Pier.
Il suo piccolo popolo, quello che lui voleva, che aveva scelto tra tante
vicissitudini perché lui sapeva come arrivare a chi lo interessava.
Ed io non so ancora se ero lì per piangere, revocare, avere conferme, risposte,
dare un volto all’essenza che sento vicino attraverso il ricordo di altri.
So solo che era un’emozionante intimità quella che mi pervadeva il cuore
mentre sulla bocca degli altri nascevano le mie parole e nei loro pensieri
erano anche i miei, nella loro ansia di ricerca e di vita……la mia.
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Quella sera poi andandomene mi sono immersa nell’oscurità; le mille luci
delle auto sembravano tanti cuori brulicanti accesi nella strada buia che
s’incontrano un istante incrociandosi e s’illuminano per poi schizzare via di
nuovo, ognuno per la sua strada, ma con la consapevolezza che la notte non
l’inghiottirà perché non sono più soli.
Un bacio. Elisa.
P.S. Volevo tanto portare una rosa a Pier, mi piacerebbe farlo insieme a te.
Era una lettera semplicissima, rapide impressioni eppure cosa non era riuscita
a scatenare…………….
Elli aveva camminato tutto il giorno per i campi con il sole che la faceva
sudare e non c’era Marco e non c’era Rich né nessun altro a tenerla ancorata
alla terra….forse non c’era più nemmeno Elli, almeno non l’Elli di prima.
Forse Rich aveva ragione quando le aveva detto che probabilmente da tutta
quella stramba storia sarebbe nata una nuova Elisa, forse era questo che le
stava succedendo o forse era morta e vagava per i campi del paradiso..
C’era un’aria molto dolce intorno e lei non lo sentiva il caldo di giugno.
Poi al tramonto aveva visto il disco infuocato del sole morire sciogliendosi
sulle bionde spighe e tingerle di rosso.
Aveva sentito suo nonno fischiare….faceva sempre così quando tornava dalla
campagna con un ramoscello in bocca.
Si era gettata nel grano e le piaceva quella pungente sensazione delle spighe
sulla pelle e poi la terra scura su cui affondare i capelli e le mani…
Ad un tratto era rossa anche lei come il grano, come il cielo come il sole.
Aveva chiuso gli occhi ed era leggera e era lì che voleva restarsene per un
po’.
Un giorno ci sarebbe andata da qualche parte perché nella vita alla fine una
scelta la si deve fare sempre, non si può restare tiepidi a vegetare…….si deve
intraprendere una strada ed andare.
Ora però la sera era rossa e calma e lei voleva rimanere un po’ così…..senza
pensare……tra Bologna e Reggio.
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“Magari lui lo dice solo perché gli piace quando qualcuno va a