Strumenti per la formazione 4 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro PARTE II a cura di Vittorio Curzel EDIZIONI PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER LA SALUTE Trento 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 © copyright Giunta della Provincia Autonoma di Trento, 2006 Collana Strumenti per la formazione - 4 Assessorato alle Politiche per la Salute Servizio Innovazione e formazione per la salute Via Gilli, 4 – 38100 Trento tel. 0461/494044, fax 0461/494073 e-mail: [email protected] www.trentinosalute.net Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro. Parte II A cura di Vittorio Curzel Impaginazione: Attilio Pedenzini, Mario Querin ISBN 88-7702-124-1 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Presentazione Il Decreto legislativo n.626 del 1994 e le successive norme di settore hanno certamente focalizzato l’attenzione del mondo del lavoro sul tema della sicurezza e della promozione della salute negli ambienti lavorativi. Tuttavia, se analizziamo i dati, pur constatando che la situazione sta leggermente migliorando di anno in anno, dobbiamo purtroppo riconoscere che non abbiamo ancora raggiunto i risultati sperati per quanto riguarda una drastica riduzione degli infortuni e delle malattie professionali. Per ottenere risultati che non siano solo un piccolo miglioramento, ma che rappresentino un mutamento profondo e durevole dobbiamo evidentemente mettere in atto una strategia a 360 gradi, che intervenga in tutti i settori e in tutte le forme possibili. In altre parole dobbiamo renderci conto di quanto sia importante creare in tutta la collettività la convinzione che lavorare in sicurezza non è soltanto una questione di adempimento di norme e che non è soltanto un diritto di cui esigere il dovuto rispetto in ogni ambiente di lavoro, ma è anche un dovere che ciascuno di noi ha nei confronti di sé stesso e della comunità in cui vive. L’esperienza ha infatti dimostrato che le attività di vigilanza e le sanzioni pur essendo necessarie non sono sufficienti, poiché esse vanno accompagnate o meglio precedute da un’intensa attività di sensibilizzazione e di informazione, di formazione e di sostegno, con l’intento di promuovere una cultura della salute e della sicurezza sul lavoro e di favorire un clima partecipativo in cui tutti, datori di lavoro, lavoratori, organi di vigilanza, si facciano carico della propria parte di responsabilità e collaborino al raggiungimento di un obiettivo comune. Questa opera di sensibilizzazione, per essere pienamente efficace, dovrà riguardare non soltanto il mondo del lavoro e non solo i cittadini come lavoratori, ma anche i cittadini come consumatori dei beni e dei servizi prodotti dalle imprese, così che il non essere in regola dal punto di vista della sicurezza comporti per l’azienda inadempiente un giudizio sociale negativo e per i suoi prodotti un disvalore che potrebbe pesare ancor più delle sanzioni, così come già avviene nei Paesi scandinavi. In questo contesto costituisce un fatto certamente positivo anche la sempre maggiore attenzione rivolta alla responsabilità sociale delle imprese, al fatto che esse devono contribuire non soltanto allo sviluppo economico di una comunità ma anche al suo benessere complessivo. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Così come è certamente positivo il diffondersi fra le associazioni datoriali della consapevolezza che la vigilanza sulla sicurezza è importante non solo per i lavoratori direttamente esposti ai rischi, ma anche per le stesse imprese, in quanto garantisce una concorrenza più leale. Non è certo concorrenza leale infatti quella tra due aziende, delle quali una si presenta sul mercato rispettando le norme e sopportando i relativi costi e l’altra no, una che calcola correttamente i costi della sicurezza e l’altra che offre un prezzo più basso grazie al lavoro nero e all’inosservanza delle norme previste in materia di sicurezza. Accanto a una cultura della sicurezza dobbiamo dunque far crescere una cultura della legalità: l’osservanza della legge come convinzione e non solo come obbligo. Cultura della sicurezza e cultura della legalità confluiscono nella cultura della prevenzione, che è l’unico strumento efficace ed efficiente per contrastare il grave fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali. La prevenzione infatti è assai meno costosa dei danni e della loro riparazione, perché si risparmiano vite umane, perché si salva l’integrità fisica del patrimonio umano di un’impresa e di una comunità, che è sempre il patrimonio più importante, perché i costi personali e sociali dell’invalidità e della malattia sono elevatissimi. Se parliamo di culture della salute e della sicurezza, della legalità, della prevenzione, vuol dire che siamo convinti che, accanto alle norme, alle nuove tecnologie della sicurezza, agli incentivi economici e agli sgravi fiscali per le imprese, il cambiamento culturale è una leva importante su cui agire, forse quella più importante affinché anche le altre leve possano esplicare efficacemente i propri effetti verso la soluzione del problema. La Giunta della Provincia Autonoma di Trento ha posto fra i propri impegni programmatici la promozione della sicurezza sui luoghi di lavoro. Nell’ambito delle proprie funzioni di governo, di indirizzo, di programmazione e di coordinamento dell’attività svolta sul territorio, ha voluto inserire tutte le iniziative per la SSL in una visione strategica intersettoriale, con un approccio articolato che tiene conto delle numerose variabili in causa e integra l’azione di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, passando da un agire “per competenze” ad uno “rivolto ai problemi”, ricercando la massima cooperazione delle Parti sociali interessate e delle Istituzioni deputate. In particolare si è operato per favorire all’interno dell’amministrazione provinciale l’interazione tra i settori della sanità, del lavoro e delle politiche sociali, della scuola e della formazione professionale e per promuovere la collaborazione Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 di altri soggetti, quali l’INAIL, l’ISPESL, le Associazioni dei datori di lavoro, le Organizzazioni sindacali, i Responsabili per la sicurezza, i professionisti. Dai lavori del Comitato di coordinamento ex art. 27 del D. Lgs. n.626/94, a cui partecipano oltre alla Provincia Autonoma di Trento, rappresentanti dell’Azienda provinciale per i Servizi sanitari, delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni dei datori di lavoro, dell’INAIL, e dell’ISPESL, è nata l’indicazione di elaborare un “Piano operativo provinciale”. Fra le attività previste dal Piano uno spazio di rilievo è assegnato alle attività di comunicazione e informazione. Fra queste attività vi è il convegno nazionale che il 4 e 5 dicembre 2003 ha riunito a Trento molti fra i maggiori esperti del settore e i rappresentanti degli enti e delle istituzioni nazionali e provinciali competenti nonché una impegnativa campagna, ideata e progettata nell’ambito dell’Assessorato alle Politiche per la Salute e alla cui realizzazione hanno partecipato tutti i vari soggetti istituzionali rappresentati nel Comitato di Coordinamento. La campagna è stata attuata nel corso del 2004 e del 2005. Si presentano ora in forma organica e strutturata i risultati degli studi, delle ricerche e delle riflessioni teoriche e metodologiche che hanno sostanziato il convegno e che hanno guidato la progettazione e la realizzazione della campagna. Questa nuova pubblicazione si propone come un possibile punto di riferimento per gli operatori del settore, forse il primo di questo tipo, dato l’approccio a 360 gradi offerto dai vari contributi al tema dell’informazione e della comunicazione pubblica e sociale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Remo Andreolli Assessore provinciale alle politiche per la salute Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Indice 11 Cap. 1 La percezione del rischio e la sicurezza lavorativa (Lucia Savadori) 1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5. 1.6. 1.7. 11 15 16 17 24 38 40 42 La percezione del rischio Gli obiettivi della ricerca Materiale e procedura Il campione Analisi dei dati La ricerca in breve Discussione e utilizzo dei risultati ai fini della creazione di una campagna per la sicurezza Riferimenti bibliografici 43 Appendice Cap. 1 Tabelle e grafici Questionari 111 Cap. 2 Immigrati e sicurezza sul lavoro. Conoscenze, atteggiamenti e comportamenti (Nora Lonardi) 113 115 154 172 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. Scopi e struttura della ricerca Risultati della ricerca sui lavoratori immigrati Analisi qualitativa. Il punto di vista degli osservatori Considerazioni conclusive 181 Appendice Cap. 2 Questionario "Immigrati e sicurezza sul lavoro" 199 Cap. 3 Validazione dei prodotti comunicazionali in materia di sicurezza e salute sul lavoro (Massimiliano Bucchi) 199 200 201 204 3.1. 3.2. 3.3. 3.4. Obiettivi della ricerca Metodologia: la scheda d'analisi Definizioni operative: le proprietà della scheda d'analisi Presentazione dei materiali Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 207 3.5. 220 3.6. 230 3.7. 236 Aspetti principali e tipi di modalità comunicative Un quadro di sintesi e alcune indicazioni operative Alcuni esempi di comunicazione efficace Riferimenti bibliografici 237 Appendice Cap. 3 Elenco alfabetico per titoli dei materiali analizzati Scheda tecnica di valutazione 245 Cap. 4 Marketing sociale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro. Elementi per la progettazione di una campagna (Vittorio Curzel) 245 248 4.1. Premessa: le ragioni della campagna della Provincia Autonoma di Trento 4.2. Perché utilizzare le tecniche del marketing sociale per promuovere la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro? 252 4.3. Alcune riflessioni preliminari alla progettazione di una campagna 255 4.4. Il primo passo: la costituzione di un gruppo di lavoro intersettoriale e interdisciplinare 258 4.5. La prima fase della campagna: l'attività di ricerca preliminare 261 4.6. La seconda fase della campagna: lo sviluppo del piano e la progettazione 280 4.7. La terza fase della campagna: l'attuazione 283 4.8. La quarta fase della campagna: il controllo e la valutazione dell'efficacia 287 Riferimenti bibliografici 289 Appendice Cap. 4 Pubblicazioni e materiali informativi realizzati dall'Assessorato provinciale alle Politiche per la salute sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro I materiali grafici della campagna Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 La percezione del rischio e la sicurezza lavorativa Lucia Savadori 1.1. La percezione del rischio L’abilità di percepire ed evitare i pericoli è una capacità necessaria a tutti gli esseri viventi. Oltre alla abilità di percepire i pericoli, la nostra sopravvivenza è determinata anche dalla capacità di imparare dall’esperienza passata. Questo permette alle persone di agire sul proprio ambiente in modo tale da ridurne o aumentarne la rischiosità. Il dibattito pubblico che diede origine al filone di indagine noto in psicologia con il nome di “percezione del rischio” fu quello legato all’energia nucleare. Tuttavia, fu subito evidente che non vi era linearità tra il grado di rischio oggettivo posto da una centrale nucleare, ad esempio, e la percezione soggettiva del rischio che ne avevano le persone. Così come fu subito chiaro che dovevano esserci dei meccanismi sottostanti alla percezione del rischio che permettevano ad una persona di fumare tranquillamente pur sapendo che il fumo fa male, e contemporaneamente manifestare contro il nucleare. Si scoprì quindi che la percezione del rischio è funzione di numerosi fattori, diversi dal rischio oggettivo stesso, quali il grado di controllo, la volontarietà di assunzione, la gravità delle conseguenze, i benefici percepiti, la catastrofocità di un potenziale incidente, il rischio per le generazioni future, l’immediatezza degli effetti, la conoscenza ed altri ancora (Slovic 1987). La percezione del grado di pericolo che deriva da una sostanza, attività o comportamento non dipende quindi solo dal rischio reale, oggettivo, ma esso subisce una “trasformazione” in funzione di numerosi fattori o strategie di ragionamento. Lo studio della percezione del rischio da circa 25 anni tenta di chiarire come le persone si formino i giudizi intuitivi di rischio (Slovic, 1987). Il giudizio di rischio è alla base del processo di ragionamento che si traduce nel comportamento effettivo della persona di fronte al pericolo. Se il rischio percepito è alto, la persona evita di compiere il comportamento, o adotta misure di prevenzione e cautela. Il termine “intuitivo” denota un meccanismo di ragionamento veloce e poco costoso (in termini di risorse cognitive) che porta alla stima di quanto sia percepito rischioso un comportamento, una sostanza o una apparecchiatura. Ad esempio, è stato trovato che coloro che adottano un comportamento con frequenza ritengono anche di poterlo meglio controllare (Savadori, Rumiati, Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 11 Capitolo 1 1996) e che l’expertise in un dominio (cioè avere una conoscenza specifica) riduce la percezione del rischio (Savadori et al., 1998) ed aumenta la sensazione di controllo della situazione (Savadori et al., 1999). Gli incidenti che accadono in ambito lavorativo sono in larga misura imputabili all’errore umano. Scelte sbagliate in situazioni di crisi, sottovalutazione della gravità di un pericolo, sovrastima della propria abilità nell’arginare le conseguenze di un possibile errore, sono solo alcune delle procedure di ragionamento che possono condurre a un infortunio (Rumiati e Savadori, 1999). La psicologia che studia il ragionamento e le decisioni ha messo in luce già dagli anni 70 che spesso le persone agiscono senza aver prima elaborato la situazione in maniera analitica e “ragionata” (vedi per esempio, il recente premio nobel per l’economia Daniel Kahneman, Tversky e Kahneman, 1974). Per mancanza di tempo, per mancanza di motivazione o per i limiti stessi dei nostri sistemi cognitivi (es. memoria, attenzione), le persone spesso adottano delle “scorciatoie di ragionamento” che gli permettono di raggiungere una conclusione velocemente. Le scorciatoie o “euristiche di ragionamento” sono spesso immediate ed automatiche e vengono adottate anche senza il controllo volontario della persona. Anzi, capita più di frequente che si adotti una scorciatoia in maniera automatica piuttosto che si elabori l’informazione in maniera accurata, questo infatti avviene solo quando noi decidiamo che quell’informazione merita una attenzione speciale. Una di queste scorciatoie, approfondita nel paragrafo successivo, è l’euristica del consenso. 1.1.1. L’euristica del consenso o conformismo alla maggioranza (“così fan tutti”) Quando siamo incerti su cosa fare può succedere che ci guardiamo attorno in cerca di informazioni su cosa fa la maggioranza delle altre persone, sia che si debba decidere qual’è il ristorante più meritevole o, entrando con la barca, in un porto. Già i primi studiosi di psicologia sociale si accorsero che il gruppo o in generale gli altri sono una fonte consistente di informazioni che guidano il nostro comportamento segnalandoci pericoli o opportunità. Il primo caso sperimentale di conformità alla maggioranza fu studiato da Salomon Asch che nel 1958 chiedeva ai suoi soggetti sperimentali di indicare se due linee erano di uguale lunghezza. Il compito, in apparenza semplice, celava un tranello perché il soggetto sperimentale era posto all’interno di un gruppo di altre 7 persone, tutte amiche dello sperimentatore. Le altre persone a volte rispondevano in modo platealmente errato e Asch scoprì che era sufficiente che le altre 7 persone rispondessero in un certo modo (sbagliato) per influenzare il giudizio espresso dal soggetto sperimentale. Dal 1958 ad oggi la ricerca è continuata e ad oggi si sa che le persone tendono ad assumere i comportamenti della maggioranza per due ragioni: perché vogliono 12 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 piacere o perché pensano che gli altri siano meglio informati. Si è anche scoperto che questo tipo di strategia euristica viene adottata con maggior frequenza se l’argomento è poco familiare o se la motivazione o la possibilità ad elaborare l’informazione è bassa (es. l’argomento non ci interessa, o siamo in condizioni di stress temporale). Nello specifico ambito dei comportamenti a rischio (anche se non si tratta di rischio lavorativo) è stato osservato che se ci viene fornita informazione sul comportamento preventivo degli altri (12%, 36%, 64%, 88%) questo modifica le nostre intenzioni ad usare misure di protezione in ambito sessuale (preservativo) in maniera proporzionale. In altre parole, se so che il 12% delle persone usa misure di protezione sarò meno propenso a dire che le uso anch’io rispetto a che se mi dicessero che l’88% le usa (Buunk et al., 2002). Non sono stati individuati studi specifici che indagano l’ambito della sicurezza sul lavoro ma è plausibile pensare che nell’uso delle misure di protezione giochi un ruolo importante il buon esempio che viene fornito agli altri. Così, per esempio, un lavoratore delle costruzioni potrebbe ragionevolmente imitare il comportamento dei lavoratori più anziani o esperti e osservando l’uso che essi fanno delle misure di protezione ed inferire il grado di rischio legato all’attività. 1.1.2. Il bias ottimistico o ottimismo irrealistico (“a me non succede”) La tendenza a considerarsi immuni dai pericoli è una tendenza pervasiva della nostra quotidianità. Se pensassimo che ci debba cadere un vaso di fiori in testa ogni volta che usciamo, non potremmo più muoverci da casa. Siamo quindi abituati a pensare in positivo, considerando l’incidente come un fatto eccezionale, una deviazione da una certa normalità. E fino a qui, nulla di male. Tuttavia l’atteggiamento ottimistico può tradursi in bias o in ottimismo irrealistico quando compiamo determinate azioni rischiose pensando “tanto a me non succede” oppure “lo faccio solo una volta”. Questo ragionamento è molto frequente in quelle attività che svolgiamo quotidianamente, come ad esempio andare in automobile o fumare (per chi fuma). È stato osservato, in numerosi studi che i guidatori si considerano meno a rischio della maggioranza delle altre persone. In altre parole tutti ragioniamo come se da un lato sapessimo che gli incidenti accadono, ma anche come se questi incidenti non dovessero mai accadere a noi, ma piuttosto a qualcun’altro. Allo stesso modo, tutti ci riteniamo dei guidatori più abili della media degli altri guidatori. Tra coloro che fumano la maggioranza pensa di avere meno probabilità della media di sviluppare un tumore. Ci sentiamo, in altre parole, “immuni”. Se, come già sottolineato, questo atteggiamento funge da meccanismo di difesa per continuare a mettere in atto determinati comportamenti e non incorrere in grossi sensi di colpa, dall’altro lato ci fornisce un alibi che ci stimola a continuare in quei comportamenti. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 13 Capitolo 1 Di particolare interesse per l’ambito della sicurezza sul lavoro è l'analogia che si può tracciare tra l’uso di misure di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza e, ad esempio, la scelta di fumare. L’analogia è forte perché in entrambi i casi vi è una conoscenza “teorica” sulla nocività del comportamento che tuttavia non incide sulla decisione di metterlo o meno in atto. Se prendiamo un gruppo di persone che fuma, scopriremo con nostra grande delusione che la maggioranza di loro è d’accordo sul fatto che il fumo fa male. D’altro canto, è sotto gli occhi di tutti la campagna contro il fumo a suon di “etichette minacciose” scritte con caratteri cubitali sui pacchetti di sigarette. Quindi, nonostante l’ampia conoscenza sulla nocività del fumo, le persone continuano a fumare. In uno studi condotto da Arnett (Arnett et al., 2000) la maggioranza delle persone intervistate dichiarava che la sigaretta produce dipendenza e che causa la morte della “maggioranza delle persone” che fuma. Tuttavia, per quanto riguardava se stessi, i fumatori erano più propensi dei non fumatori a ritenere poco probabile di morire a causa del fumo anche se dovessero fumare per 40 anni. Ma l’ottimismo irrealistico non si manifesta solo sulla percezione di essere o meno a rischio ma anche sulla abilità e capacità di riuscire a controllare il comportamento. La maggioranza delle persone che fuma infatti dichiara di “poter fumare per due anni e poi smettere” se vuole: un messaggio di fiducia circa le proprie abilità che gli adolescenti o gli adulti che non fumano, non hanno. In uno studio che ha coinvolto un campione di 116 vigili del fuoco è stato riscontrato un bias ottimistico solo tra coloro che hanno una esperienza maggiore in termini di anni di lavoro, segno che la maggiore esperienza potrebbe essere un fattore che aumenta la sensazione di sentirsi meno a rischio (Savadori et al., 1999). Un caso analogo viene riportato in una ricerca che abbiamo condotto presso il reparto di malattie infettive di un Ospedale italiano dove il rischio preso in considerazione era quello di infettarsi con l’HIV, anche in questo caso è stato individuata un tendenza a sottostimare il rischio ma non è stato possibile controllare il grado di expertise (Savadori et al., 1998). 1.1.3. Discrepanza tra conoscenza e comportamento (“so che è rischioso, ma lo faccio lo stesso”) I dati riportati nel paragrafo precedente ci introducono ad un argomento particolarmente rilevante per la sicurezza lavorativa, ovvero quello sulla relazione che sussiste tra la conoscenza ed il comportamento. In altre parole, conoscere il rischio è un fattore sufficiente per indurre un comportamento sicuro? I dati che ci derivano dalle ricerche sul fumo, sull’AIDS o sulla guida ci dicono che no, la conoscenza è un pre-requisito fondamentale per innescare un comportamento preventivo, ma a volte da sola non è sufficiente. Interessante a questo proposito sono gli studi sulla percezione del rischio guida. È stato recentemente trovato che la percezione del rischio di incidente stradale va14 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 riava a seconda del tipo di strada, della gravità dell’incidente, della utilità percepita delle cinture di sicurezza, del tempo che il guidatore ha per allertare l’altro guidatore ed altre variabili ragionevolmente connesse con il percepire una situazione come pericolosa o meno. Tuttavia, la capacità di queste persone di fare un ragionamento “razionale” legato alla percezione del rischio non era un buon predittore del loro uso delle cinture di sicurezza. L’uso delle cinture di sicurezza dipendeva da variabili quali il sesso (maggiore nelle femmine), l’età (maggiore tra i più anziani) e la scolarità (maggiore tra coloro che hanno un scolarità più elevata). La maggioranza delle campagne sulla sicurezza tuttavia punta a migliorare la conoscenza, nella credenza che il cittadino informato sarà anche un cittadino più prudente. Ed, in effetti, la comunicazione del rischio è una fonte importante di conoscenza che guida il nostro comportamento, basti pensare a come la conoscenza del rischio BSE ha modificato le abitudini alimentari degli europei (almeno temporaneamente). Tuttavia questo non succede sempre. Vi è una alchimia di fattori che determina se, come e quando la conoscenza di un rischio avrà impatto sul comportamento, ma questa alchimia non è ancora nota. Diversi studi mostrano come fattori di personalità, motivazionali o strategie cognitive influenzano questa relazione ma siamo ancora lontani dall’aver individuato l’esatta combinazione di tutti gli elementi (Ferguson 2001). Uno studio sul rischio legato ad alto livello di rumore condotto su 32 lavoratori di miniera nelle Appalachian Mountains ha mostrato che nonostante avessero un alto livello di conoscenza del rischio, pensassero che le conseguenze negative potevano essere molto gravi e ammettevano di essere personalmente esposti al rischio, pur tuttavia non adottavano le misure di protezione. Le ragioni erano ambientali (es. necessità di dover sentire cosa dice un collega) o individuali (scomodità delle cuffie) (Patel et al., 2001). A prescindere da altri fattori, la conoscenza di un rischio rimane comunque un elemento da cui “partire”. Nella ricerca che illustreremo qui di seguito si è voluta misurare la conoscenza del grado di rischio attraverso la “percezione del rischio” che le persone hanno nel compiere determinate attività lavorative. Ma abbiamo anche indagato possibili distirsioni cognitive e strategie euristiche messe in atto dai lavoratori nella loro quotidianità. 1.2. Gli obiettivi della ricerca La ricerca ha avuto come obiettivo generale quello di studiare la percezione del rischio in un campione di lavoratori segmentati in tre settori professionali (edili, metalmeccanici e estrazione porfido)1. Questo obiettivo generale è stato raggiunto tramite quattro obiettivi specifici: 1. La ricerca è stata svolta da Lucia Savadori con la collaborazione di Tania Busetti, Sarah Menini e Francesca Nardin, su committenza della Provincia Autonoma di Trento, nell'ambito della campagna per promuovere la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 15 Capitolo 1 Primo, è stato esaminato quanto sono percepiti rischiosi una serie di comportamenti che nella casistica degli infortuni sono considerati fonte di pericolo e se la percezione varia al variare dell’expertise. Le variabili indipendenti legate al fattore expertise che si intende esaminare sono due: - expertise pratica: anni di lavoro operativo nel settore; - expertise teorica: conoscenza delle statistiche e delle cause degli incidenti. Il secondo obiettivo specifico è stato quello di verificare la presenza di un “bias ottimistico” (Weinstein, 1980), ovvero, la tendenza a valutarsi meno a rischio della media dei colleghi nei campioni studiati e come la sua entità varia al variare dell’expertise. Il terzo obiettivo intendeva individuare l’influenza del gruppo dei pari, ovvero quanto e se il fatto di vedere che altri compiono un certo comportamento influisca sulla percezione del rischio di quel comportamento. Il quarto ed ultimo obiettivo è legato al terzo e riguarda l’individuazione dei canali di una potenziale campagna per la sicurezza. Si indagherà su quali siano i canali di comunicazione più frequenti e più adeguati per la trasmissione e l’apprendimento della sicurezza. 1.3. Materiale e Procedura La ricerca è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario a risposte chiuse diviso in sette sezioni. Per una visione più accurata si rimanda all’appendice di questo capitolo, dove tutti i questionari sono riportati integralmente. Sezione 1: Percezione del rischio. In questa sezione sono elencate una serie di attività lavorative (es. eseguire uno scavo con la macchina operatrice) e si chiede al lavoratore di indicare su di una scala da 0 a 6 il grado di rischio percepito. Nelle istruzioni si chiede di indicare “quanto è rischioso compiere ciascuna attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie” Sezione 2: Bias ottimistico. In questa sezione si misura quanto la persona si sente personalmente immune dai pericoli. Si utilizza la domanda standard che viene usata in letteratura negli studi sul bias ottimistico che chiede alla persona di indicare la probabilità di essere coinvolti in futuro in un infortunio sul lavoro, rispetto ad un altro lavoratore della stessa età, nazionalità e sesso. La probabilità è misurata in termini di maggiore o minore probabilità rispetto ad un altro lavoratore. Sezione 3: Uso di protezioni. In questa sezione si chiede al lavoratore di indicare con che frequenza gli altri lavoratori trentini impiegati nel settore, usano ciascuno una serie di dispositivi di protezione e comportamenti orientati alla sicurezza, quando è necessario. Ad esempio, la lista conteneva occhiali, casco, guanti ed altri dispositivi di protezione specifici di ogni attività. Sezione 4: Comunicazione e apprendimento. In questa parte del questionario si indagavano due aspetti. Da un lato si voleva capire quale fosse il metodo più comune di diffusione dell’informazione legata alla sicurezza. In altre parole, da 16 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 chi o da cosa il lavoratore impara a lavorare in sicurezza. Si tratta di individuare le fonti di informazione maggiormente persuasive per quanto riguarda lo specifico ambito della sicurezza. Dall’altro lato è stato chiesto ai lavoratori con che frequenza utilizzavano determinati mezzi di comunicazione e in quale contesto secondo loro era più utile discutere di sicurezza. Sezione 5. La causa. In questa sezione sono elencate una serie di possibili cause di incidente. Le possibili risposte chiuse erano: la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in fretta...), l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...), la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... ), la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...). 1.4. Il campione 1.4.1. Settore delle costruzioni Lavoratori non esperti Tab. 1.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori (non esperti) Frequenza Percentuale muratore 25 50,0 autista 7 14,0 scavatore 6 12,0 gruista 3 6,0 carpentiere 2 4,0 capo magazzino e muratore 1 2,0 cementatore 1 2,0 operatore 1 2,0 capo cantiere 1 2,0 operaio specializzato 1 2,0 capo squadra 1 2,0 imbianchino 1 2,0 Totale 50 100,0 L’indagine ha coinvolto 50 lavoratori non esperti impiegati nel settore delle costruzioni. L’età media del campione era di 37,6 anni (da un minimo di 18 ad Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 17 Capitolo 1 un massimo di 60 anni). Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione più frequente (25 casi pari al 50% dei casi) era quella di “muratore”, seguita dalla mansione di autista (7 casi, pari al 14%) e di scavatore (6 casi, pari al 12%). Le altre mansioni sono riassunte in tabella 1. In media i lavoratori del campione hanno un’esperienza di circa 16 anni (media = 15,98) con una variazione che va da un minimo di 2 anni di esperienza ad un massimo di 37 anni. La maggioranza dei lavoratori erano impiegati presso ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina, come si osserva in tabella 2, ma in tutto i comprensori di provenienza delle ditte sono stati sette. Metà dei lavoratori (25) provenivano da ditte con status giuridico di impresa artigiana e l’altra metà da imprese industriali. Metà dei lavoratori provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori). Tab. 2.Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa (non esperti) Frequenza Percentuale C5 Valle dell’Adige 10 20,0 C10 Vallagarina 10 20,0 C9 Alto Garda e Ledro 9 18,0 C3 Bassa Valsugana e Tesino 7 14,0 C4 Alta Valsugana 6 12,0 C8 Giudicarie 6 12,0 C6 Valle di Non 2 4,0 Totale 50 100,0 Lavoratori esperti I lavoratori esperti erano 17 con un’età media di 36 anni (da 24 anni a 53 anni). Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione più frequente era geometra, seguito da responsabile della sicurezza, impiegato tecnico e capocantiere (si veda tabella 3). In media i lavoratori esperti hanno un’esperienza di circa 10 anni nel settore (media = 9,7) con una variazione che va da un minimo di 3 anni di esperienza ad un massimo di 17 anni. La maggioranza dei lavoratori erano impiegati presso ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina, come si osserva in tabella 4, ma in tutto i comprensori di provenienza delle ditte sono stati sette. Metà dei lavoratori (9) provenivano da ditte con status giuridico di impresa artigiana e l’altra metà (8) da imprese industriali. Metà dei lavoratori (9) provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà (8) da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori). 18 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 Tab. 3. Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dagli esperti Frequenza Percentuale geometra 4 23,5 responsabile sicurezza 3 17,6 impiegato tecnico 3 17,6 capo cantiere 3 17,6 responsabile logistica 1 5,9 responsabile sicurezza muratore 1 5,9 capo cantiere muratore 1 5,9 responsabile tecnico 1 5,9 Totale 17 100,0 Tab. 4.Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa (esperti) Frequenza Percentuale C5 Valle dell’Adige 4 23,5 C9 Alto Garda e Ledro 3 17,6 C10 Vallagarina 3 17,6 C3 Bassa Valsugana e Tesino 2 11,8 C4 Alta Valsugana 2 11,8 C8 Giudicarie 2 11,8 C6 Valle di Non 1 5,9 Totale 17 100,0 1.4.2. Settore metalmeccanico Lavoratori non esperti L’indagine ha coinvolto 51 lavoratori non esperti impiegati nel settore metalmeccanico. L’età media del campione era di 37 anni (da un minimo di 20 ad un massimo di 53 anni). Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione più frequente (24% dei casi) era quella di “assemblatore”, seguita dalla mansione di fresatore (16%) e di saldatore (10%). Le altre mansioni sono riassunte in tabella 1.5. In media i lavoratori del campione hanno un’esperienza di circa 16 anni (media = 16,45) con una variazione che va da un minimo di 0 anni di esperienza ad un massimo di 33 anni. La maggioranza dei lavoratori erano impiegati presso Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 19 Capitolo 1 ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina, come si osserva in tabella 6, ma in tutto i comprensori di provenienza delle ditte sono stati cinque. Metà dei lavoratori (24) provenivano da ditte con status giuridico di impresa artigiana e l’altra metà (27) da imprese industriali. Metà dei lavoratori (24) provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà (27) da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori). Tab. 5.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori (non esperti) Frequenza Percentuale assemblatore 12 23,5 fresatore 8 15,7 saldatore 5 9,8 attrezzista 4 7,8 collaudo 2 3,9 operaio specializzato 2 3,9 tornitore 2 3,9 attrezzista - tornitore 1 2 capo reparto 1 2 capo reparto officina meccanica 1 2 carpentiere 1 2 carpentiere del ferro 1 2 magazziniere 1 2 montaggio 1 2 operaio apprendista 1 2 operaio carpentiere 1 2 operaio generico 1 2 operaio metalmeccanico 1 2 operatore macchine 1 2 responsabile produzione 1 2 selezionatura pannelli 1 2 stampista 1 2 utensiliere 1 2 Totale 51 100 20 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 Tab. 6.Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa (non esperti) Frequenza Percentuale C5 Valle dell’aDige 19 37,3 C10 Vallagarina 14 27,5 C8 Giudicarie 11 21,6 C9 Alto Garda e Ledro 4 7,8 C4 Alta Valsugana 3 5,9 Totale 51 100 Lavoratori esperti I lavoratori esperti erano 17 con un’età media di 46 anni (da 29 anni a 59 anni). La maggioranza dei lavoratori erano di sesso maschile (16 su 17). La mansione più frequente era “responsabile alla sicurezza”, seguito da “addetto alla sicurezza” (si veda tabella 7). In media i lavoratori esperti hanno un’esperienza di circa 21 anni nel settore con una variazione che va da un minimo di 4 anni di esperienza ad un massimo di 36 anni. La maggioranza dei lavoratori erano impiegati presso ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina, come si osserva in tabella 8, ma in tutto i comprensori di provenienza delle ditte sono stati cinque. Tab. 7.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori (esperti) Frequenza Percentuale responsabile sicurezza 4 23,53 addetto sicurezza 3 17,65 addetto sicurezza reparto 1 5,88 dirigente 1 5,88 EHS 1 5,88 proprietario 1 5,88 rappresentante 1 5,88 responsabile di reparto e sicurezza 1 5,88 responsabile stabilimento 1 5,88 responsabili sicurezza reparto 1 5,88 socio 1 5,88 titolare 1 5,88 Totale 17 100,00 categoria = esperto Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 21 Capitolo 1 Metà dei lavoratori (8) provenivano da ditte con status giuridico di impresa artigiana e l’altra metà (9) da imprese industriali. Metà dei lavoratori (8) provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà (9) da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori). Le due variabili si sovrappongono: tutte le imprese di piccole dimensioni sono artigiane, quelle di grandi dimensioni sono industriali. Tab. 8. Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa (esperti) Frequenza Percentuale C5 Valle dell’aDige 7 41,18 C10 Vallagarina 5 29,41 C8 Giudicarie 2 11,76 C9 Alto Garda e Ledro 2 11,76 C4 Alta Valsugana 1 5,88 Totale 17 100 categoria = esperto 1.4.3. Settore porfido Lavoratori non esperti L’indagine ha coinvolto 50 lavoratori non esperti impiegati nel settore dell'estrazione e della lavorazione del porfido. L’età media del campione era di 37,1 anni (da un minimo di 21 ad un massimo di 63 anni). La maggioranza dei lavoratori erano di sesso maschile ( N = 49) ed uno di sesso femminile (N = 1). La mansione più frequente (15 casi pari al 30% dei casi) era quella di “cubettista”, seguita dalla mansione di cernitore (11 casi, pari al 22%) e di piastrellista (10 casi, pari al 20%). Le altre mansioni sono riassunte in tabella 9. In media i lavoratori del campione hanno un’esperienza di circa 17 anni (media esatta= 17,14) con una variazione che va da un minimo di 1 anni di esperienza ad un massimo di 40 anni. I lavoratori erano impiegati presso ditte residenti in Alta Valsugana e Valle dell’Adige come si osserva in tabella 10, dove si concentrano le ditte di profido del Trentino. Metà dei lavoratori (25) provenivano da ditte con status giuridico di impresa artigiana e l’altra metà da imprese industriali. La maggioranza dei lavoratori 45 provenivano da ditte di piccole dimensioni (meno di 35 lavoratori) e solo 5 da ditte di grandi dimensioni (più di 35 lavoratori). Questa distribuzione rispetta la realtà poiché la maggioranza delle ditte di porfido sono di dimensioni limitate. 22 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 Tab. 9.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori (non esperti) Frequenza Percentuale cubettista 15 30,0 cernitore 11 22,0 piastrellista 10 20,0 palista 7 14,0 manovale 4 8,0 operaio 3 6,0 Totale 50 100,0 Tab. 10. Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa (non esperti) Frequenza Percentuale C4 Alta Valsugana 23 46,0 C5 Valle dell’aDige 27 54,0 Totale 50 100,0 Lavoratori esperti I lavoratori esperti erano 16 con un’età media di 39 anni (da 20 anni a 50 anni). Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione più frequente era palista (62% del campione). Tab. 11. Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori (esperti) Frequenza Percentuale Palista 10 62,5 Capocantiere 1 6,3 Cernitore 1 6,3 Addetto 1 6,3 Manovale 1 6,3 Cubettista 1 6,3 Caposquadra 1 6,3 Totale 16 100,0 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 23 Capitolo 1 In media i lavoratori esperti hanno un’esperienza di circa 19 anni nel settore (media = 18,56) con una variazione che va da un minimo di 2 anni di esperienza ad un massimo di 36 anni. I lavoratori erano tutti impiegati presso ditte residenti in Alta Valsugana e Val d’Adige, come si osserva in tabella 11. Metà dei lavoratori (8) provenivano da ditte con status giuridico di impresa artigiana e l’altra metà (8) da imprese industriali. La maggioranza dei lavoratori (15) provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e solo 1 da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori). Tab. 12. Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa (esperti) Frequenza Percentuale C4 Alta Valsugana 7 43,8 C5 Valle dell’Adige 9 56,3 Totale 16 100,0 1.5. Analisi dei dati Le analisi condotte per i tre settori delle costruzioni, metalmeccanico e porfido hanno alcuni punti in comune che possono essere trattati congiuntamente. In tutti i casi sono stati svolti confronti tra il campione di lavoratori e quello degli addetti alla sicurezza2, per misurare l’influenza del fattore expertise “teorico”. Inoltre, il campione di lavoratori è stato a sua volta suddiviso in “lavoratori con maggior esperienza” e “lavoratori con minor esperienza”3. Anche in questo secondo caso sono stati svolti confronti tra le medie dei due sottogruppi per individuare l’influenza del fattore expertise “pratica”. Inoltre, alcune analisi hanno necessitato di una riduzione dei dati. Tale riduzione ha comportato che tutte le variabili legate alla percezione del rischio sono state riassunte in una variabile media generale della percezione del rischio. La stessa procedura è stata svolta per il gruppo di variabili relative alla frequenza con cui i lavoratori trentini adottano comportamenti o usano dispositivi orientati alla sicurezza, per le variabili che misurano quanto il lavoratore ha imparato a lavorare in sicurezza da una serie di fonti, e per la misura di efficacia che una 2. Con il termine generico “addetto alla sicurezza” si intendono le persone che sono legalmente responsabili della sicurezza nel cantiere/reparto o altro luogo di lavoro. 3. Per creare i due gruppi è stato diviso il campione in base alla mediana degli anni di esperienza, in modo tale che 50% fosse al di sopra e 50% al di sotto di tale valore. Nel settore delle costruzioni i “lavoratori con maggior esperienza” sono coloro che hanno più di 10 anni di esperienza, quelli con “minore esperienza” sono coloro che hanno meno di 10 anni di anzianità; nel settori metalmeccanico e porfido i “lavoratori con maggior esperienza” sono quelli con più di 18 anni di esperienza, quelli con “minore esperienza” sono quelli con meno di 18 anni di anzianità. 24 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 serie di figure o di spazi rivestono per comunicare le informazioni legate alla sicurezza. Qui di seguito sono riportate le analisi per i tre settori. 1.5.1. Settore Costruzioni La percezione del rischio La percezione media del rischio per le 49 attività è riassunta in tabella 2.1 (vedi appendice a questo capitolo). Per individuare se vi fossero differenze tra il campione di lavoratori ed il campione di responsabili della sicurezza è stata svolta una MANOVA (analisi della varianza multivariata) con un fattore tra i soggetti (expertise). I risultati hanno indicato che non sussiste globalmente una differenza significativa tra i due campioni, F (17, 49) = 0,70; p = n.s.. Se si osserva la tab. 2.1 in appendice si nota infatti che per la maggior parte dei rischi le valutazioni dei due campioni sono risultate identiche. Tuttavia, vi sono delle differenze isolate che riguardano specifici rischi (indicate con sfondo grigio in tabella). In particolare, i lavoratori hanno giudicato più rischioso “manipolare sostanze chimiche” (risk 24) rispetto ai responsabili della sicurezza (p = 0,030), mentre hanno giudicato meno rischioso “trasportare del materiale con la carriola” (risk 17) e “accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento” (risk 47), rispetto ai responsabili della sicurezza. Confrontando i due gruppi di lavoratori con più e meno di dieci anni di esperienza sui giudizi di rischio per le 49 attività non emerge una differenza significativa globale, F (1,48) = ,439; p = n.s., ed anche in questo caso si evidenziano pochissime differenze legate ai singoli rischi. In tabella 2.1 le differenze significative sono indicate con sfondo grigio. I lavoratori con meno esperienza indicano come meno rischioso “usare la sega circolare” (risk 7), “gettare con la benna” (risk 34) e “lavorare su di un ponteggio ...” (risk 38). La dimensione dell’impresa e lo status giuridico Ulteriori analisi hanno verificato l’effetto della dimensione dell’impresa e dello status giuridico (artigiana vs. industriale). La percezione del rischio relativa a “eseguire uno scavo con la macchina operatrice”, “caricare terreno su di un camion con la macchina operatrice” e “tagliare i tondini di ferro con il piegaferri” è inferiore per le imprese di grandi dimensioni (più di 35 dipendenti). Viceversa la percezione del rischio di “manipolare sostanze chimiche”, “lavorare sulle strade”, “lavorare in uno scavo non sicuro”, “lavorare in prossimità di uno scavo non delimitato”, “camminare sui ferri d’armatura”, "salire su di un ponteggio arrampicandosi”, "lavorare sui tetti senza misure di sicurezza”, e “e accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento” è stata valutata inferiore dalle imprese con un minor numero di dipendenti. Risultati identici si hanno se si confrontano le imprese artigiane con quelle industriali perché la tipologia di impresa va di pari passo con la sua dimensioProvincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 25 Capitolo 1 ne: le imprese piccole sono prevalentemente artigiane e le imprese grandi sono prevalentemente industriali. Il bias ottimistico Nel campione di lavoratori esaminato in questa ricerca non è stato rilevato un bias ottimistico significativo. La maggioranza delle persone si considera allo stesso rischio dei loro colleghi nello svolgere il proprio lavoro. Il test del t di student ad un campione con valore atteso 0 ha infatti mostrato che la media delle risposte alla domanda sul bias (M = 0,002) non si discosta in maniera significativa da 0. L’uso dei dispositivi di protezione e messa in atto di comportamenti orientati alla sicurezza La stima sull’uso dei dispositivi di protezione e la messa in atto di comportamenti orientati alla sicurezza è significativamente diversa tra i due gruppi di esperti e non esperti (vedi tabella 2.4). In particolare i responsabili della sicurezza sovrastimano rispetto ai lavoratori la frequenza con cui si adottano i comportamenti o i dispositivi di sicurezza, F(19,47) = 2,10; p = 0,02. In particolare, i responsabili della sicurezza pensano che i lavoratori trentini “bagnano il materiale per ridurre la polvere”, “aspirano o rimuovono la polvere”, “evitano di sollevare carichi eccessivi” con maggior frequenza di quanto invece i lavoratori stessi stimano che gli altri lavoratori mettano in atto il comportamento. Invece i responsabili della sicurezza sottostimano la frequenza con cui i lavoratori “delimitano la zona di movimento delle macchine operatrici”. Non si evidenzia invece nessuna differenza significativa tra i lavoratori non esperti che hanno meno di dieci anni di esperienza e coloro che hanno più di dieci anni. L’apprendimento della sicurezza La stima di quanto spesso accade di apprendere a lavorare in sicurezza da una serie di fonti non mostra una tendenza generale differente tra il gruppo di responsabili della sicurezza e quello dei lavoratori, F(12,54) = 1,21; n.s. (vedi tabella 2.5). Ma se si osservano i singoli item emerge in maniera abbastanza insistentemente per alcuni di essi una sovrastima da parte del gruppo dei responsabili della sicurezza. In particolare questi sovrastimano l’impatto che hanno “il datore di lavoro /responsabile sicurezza”, “il lavoratore con ruolo di leader”, i “depliant”, “il medico”, “gli organi di vigilanza”. Gli anni di esperienza invece non influiscono sul giudizio che i lavoratori danno dell’impatto dei diversi canali di apprendimento. I canali di comunicazione Il canale di comunicazione che i lavoratori usufruiscono con maggior frequenza è la televisione che viene seguita mediamente spesso o molto spesso (M = 4,22), 26 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 segue la radio (M=3,32) seguita abbastanza spesso, i quotidiani (M= 2,82) seguiti solo qualche volta, mentre i settimanali (M= 1,88), i volantini pubblicitari (M=1,22), i cartelloni pubblicitari (M= 1,06) ed internet (M= ,44) non sono quasi mai seguiti. C’è una differenza nel modo di usufruire dei vari mezzi di comunicazione legata agli anni di esperienza (che facciamo notare possono essere a loro volta legati all’età anagrafica). Coloro che hanno maggiore esperienza (M = 2,68) ascoltano meno la radio di coloro che invece hanno meno esperienza (M= 3,96). La persona più efficace o il luogo migliore per trattare di sicurezza Secondo i lavoratori (vedi tabella 2.6.), il luogo più efficace per trattare di formazione alla sicurezza è durante i corsi di formazione, seguono gli organi di vigilanza, il medico del lavoro, i depliant informativi, e durante le riunioni sindacali. Sono ritenuti meno efficaci invece la televisione, i quotidiani, la radio ed i settimanali. A differenza dei lavoratori i responsabili della sicurezza considerano significativamente meno efficaci la radio, la televisione, ed i quotidiani (comunque ritenuti poco efficaci anche dai lavoratori). I lavoratori con meno esperienza giudicano la radio, la TV, i quotidiani ed i settimanali più efficaci rispetto ai lavoratori più anziani (in termini di esperienza). La causa di incidente I lavoratori ritengono che la principale causa di incidente sia la fretta, seguita dalla pigrizia, dall’ignoranza e per ultimo dalla limitatezza. I responsabili della sicurezza riportano lo stesso pattern ma danno significativamente meno peso all’ignoranza e un po’ più peso alla fretta dei lavoratori. Expertise non-esperto esperto Totale Fretta 44,80 54,12 47,16 Ignoranza 19,00 11,53 17,10 Pigrizia 23,50 24,71 23,81 Limitatezza 12,90 9,65 12,07 I lavoratori con più esperienza invece danno significativamente più peso alla fretta e meno peso alla pigrizia rispetto ai lavoratori meno esperti. Anni di esperienza <=10 anni di esperienza > 10 anni di esperienza Totale Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Fretta Ignoranza 41,40 19,20 48,20 18,80 44,80 19,00 Pigrizia Limitatezza 27,80 12,00 19,20 13,80 23,50 12,90 27 Capitolo 1 L’influenza del gruppo Dopo aver ridotto i dati a delle medie globali come precedentemente descritto, è stata svolta una serie di analisi della correlazione (Pearson) sulle variabili sia globalmente che separatamente per il gruppo di esperti e di non esperti (sia teorici che pratici). Partendo dal presupposto che non vi è alcuna ragione oggettiva per cui alcuni gruppi di persone ritengano la frequenza con cui “gli altri lavoratori” trentini lavorano in sicurezza maggior o minore rispetto ad altri gruppi di persone, allora le differenze rilevate su questa variabile non sono altro che frutto della distorsione indotta dalle credenze. In altre parole, teoricamente tutti i lavoratori dovrebbero fornire giudizi simili su queste domande. In effetti non vi sono differenze tra le medie, come già anticipato in precedenza. Tuttavia, vi sono dei pattern sistematici rilevabili dalle correlazioni, che fanno supporre che una certa distorsione (a proprio favore) sia presente. I risultati hanno evidenziato che la percezione del rischio è correlata positivamente (r = ,318; p = ,009) con il giudizio sulla frequenza con cui i lavoratori trentini adottano i dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza. Quindi coloro che pensano che ci sia poco rischio, ritengono anche che gli altri lavoratori trentini usino poco i dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza. Questo conferma l’ipotesi che vedere che altri lavoratori non adottano gli opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza è un fattore che contribuisce alla bassa percezione del rischio nello svolgimento dell’attività. La relazione potrebbe anche essere interpretata in un altro modo, ovvero, che il ritenere basso il rischio induce a ricordare (erroneamente) che altri lavoratori non lavorano in sicurezza. In entrambi i casi, comunque siamo di fronte ad una distorsione che riguarda la percezione del proprio comportamento e di quello degli altri del gruppo. La correlazione positiva è stata registrata, senza variazioni significative, sia nel campione di lavoratori che nel campione di responsabili della sicurezza. Una differenza interessante, invece, emerge confrontando il gruppo di lavoratori con meno di dieci anni di esperienza ed il gruppo con più di dieci anni di esperienza. È solo in quest’ultimo gruppo, infatti, che la correlazione tra la percezione del rischio e la frequenza d’uso dei dispositivi di protezione è presente (r = ,478; p = ,006) ed è anche più consistente di quella generale. Nel gruppo di lavoratori giovani questa correlazione non è presente (r = ,155; p = ,368). In altre parole, sono solo i lavoratori con maggiore esperienza pratica che mostrano una relazione tra la frequenza con cui vedono che gli altri usano i dispositivi e la misura del rischio percepito nel proprio mestiere. Questo dato potrebbe essere spiegato pensando che nei lavoratori con poca esperienza pratica, vedere altri lavoratori che non lavorano in sicurezza non contribuisce ad una diminuzione nella percezione del rischio, viceversa, i lavoratori con maggior anzianità di servizio userebbero maggiormente la frequenza di utilizzo da parte degli altri lavoratori come indizio per desumere la pericolosità di un’operazione. Anche in questo 28 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 caso la relazione potrebbe essere legata ad una distorsione nel ricordo: i lavoratori più anziani pensano che gli altri lavoratori agiscano come loro, ovvero, dove non c’è rischio (secondo loro) allora anche gli altri non adottano le necessarie misure. Ad ogni modo, vi è una tendenza alla distorsione maggior nei lavoratori con maggior anni di servizio. Un pattern di risultati molti simili è anche emerso esaminando le correlazioni tra la percezione del rischio e la misura di quanto il lavoratore ha “imparato”. Anche in questo caso, la correlazione è positiva tra percezione del rischio e quanto uno ha imparato (r = ,349; p = ,004). Pensare che il rischio sia basso va di pari passo con il ritenere di aver appreso di meno a lavorare in sicurezza. Questo risultato potrebbe indicare che esiste una resistenza all’apprendimento da parte di coloro che ritengono che il lavoro sia poco pericoloso. Esaminando, di nuovo le differenze tra esperti e non esperti, non si notano diversità, mentre è chiaramente più forte questa relazione tra i lavoratori con più di dieci anni di esperienza ( r = ,449; p = .011) piuttosto che tra i lavoratori con meno di dieci anni di esperienza (r = ,186; p = ,277). Una regressione lineare con la percezione del rischio come variabile dipendente ha mostrato che l’unico fattore marginalmente predittivo della percezione del rischio è la frequenza con cui le persone utilizzano le misure di protezione. A conferma di quanto già scritto in precedenza sull’importanza del gruppo. Coefficienti Coeff. stand.ti Coeff. non stand.ti Mod. B (Costante) 1,794 MEAN_PRO ,140 MEAN_APP ,104 MEAN_PER 4,964E-02 Anni di 7,803E-03 esperienza Status 8,419E-02 Giuridico categoria ,126 Età 6,778E-04 a Variabile dipendente: MEANRISK Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 t Sig. ,237 ,164 ,109 3,856 1,787 1,094 ,833 ,000 ,079 ,278 ,408 ,012 ,155 ,627 ,533 ,123 ,087 ,683 ,497 ,156 ,012 ,114 ,014 ,808 ,058 ,422 ,954 Errore std. ,465 ,078 ,095 ,060 Beta 29 Capitolo 1 1.5.2. Settore Metalmeccanico La percezione del rischio La percezione media del rischio per le 38 attività è riassunta in tabella 3.1 (vedi appendice di questo capitolo). Poche sono le differenze tra i responsabili della sicurezza ed i lavoratori. Solo su alcuni item considerati a basso rischio i due gruppi si distinguono. In particolare, i non esperti giudicano meno rischioso: - operare in un ambiente di lavoro non ordinato; - montare, assemblare; - stoccare il prodotto finito in magazzino; - transitare nel magazzino di stoccaggio. I lavoratori con maggior anni di esperienza giudicano meno rischiose le seguenti attività: - usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti; - sollevare un automezzo sul ponte; - usare il carrello elevatore; - usare il carrello trasportatore. La dimensione dell’impresa e lo status giuridico I lavoratori provenienti da imprese di minori dimensioni (artigiane) hanno una percezione del rischio minore per una serie numerosa di attività: - lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.); - andare in fossa di ispezione; - usare la mola widia; - sollevare un automezzo sul ponte; - lavorare la lamiera con la calandra; - lavorare (battere) il ferro a mano; - usare la stozzatrice; - usare la sega a nastro; - usare la troncatrice; - saldare i metalli; - guidare un automezzo per trasporto persone o carichi; - verniciare un pezzo. Il bias ottimistico I lavoratori del settore metalmeccanico mostrano di avere un bias ottimistico circa la probabilità di incorrere in un incidente. La media alla domanda sulla probabilità comparativa è di M = -,57. E questa media differisce in maniera significativa da zero, t(50) = -4,30; p = ,0001. La maggioranza dei lavoratori pensano che sia meno probabile che un incidente capiti a loro piuttosto che ad altri lavoratori simili. 30 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 Il bias è maggiore tra i lavoratori con maggiore anzianità di servizio, rispetto ai lavoratori con meno anzianità ed esperienza pratica del mestiere. Le due medie sono M = -,35 vs. M = -,80; la differenza è marginalmente significativa t(49) = 1,75; p = ,086. L’uso dei dispositivi di protezione e messa in atto di comportamenti orientati alla sicurezza I responsabili della sicurezza ritengono che sia più frequente che gli operai “evitino di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano” e usino “la mascherina” rispetto al campione di lavoratori. All’interno del campione di lavoratori, invece sono coloro che hanno meno anni di servizio che valutano meno frequente l’uso dei guanti, rispetto a coloro che hanno più anni di servizio. L’apprendimento della sicurezza I lavoratori ritengono di aver appreso di più a lavorare in sicurezza dalla loro esperienza personale e da un medico competente, rispetto ai responsabili della sicurezza che ritengono queste due eventualità meno probabili. Il campione di lavoratori è molto compatto nei giudizi sulle fonti di apprendimento poiché non vi sono differenze significative tra coloro che hanno un numero più elevato di anni di esperienza e coloro che hanno meno anni di esperienza. I canali di comunicazione I canali più utilizzati dai lavoratori sono la televisione, la radio ed i quotidiani, meno utilizzati invece i settimanali, i volantini, i cartelloni e per ultimo internet. I lavoratori con maggiore anzianità leggono con più frequenza i giornali, mentre quelli meno esperti (e minore anzianità) navigano con maggior frequenza in internet. È probabile che a creare queste differenze sia l’età anagrafica più che l’età di servizio. La persona più efficace o il luogo migliore per trattare di sicurezza Sia i lavoratori che i responsabili della sicurezza ritengono che i corsi di formazione siano i luoghi più idonei a trattre di sicurezza, seguiti dal medico del lavoro e dai depliant informativi. Tuttavia vi sono alcune differenze tra i due gruppi. I responsabili della sicurezza pensano che i corsi, il medico ed i depliant siano più efficaci, rispetto ai lavoratori. Viceversa, i lavoratori ritengono che i quotidiani, la radio ed i settimanali siano un luogo più efficace di quanto lo ritengano i responsabili della sicurezza. I dati però potrebbero essere legati ad una diversa strategia di risposta dei due campioni. I lavoratori potrebbero desiderare di non apparire estremi nei loro giudizi mentre i responsabili della sicurezza no. L’andamento dei dati, infatti, assomiglia ad una regressione verso la media dei giudizi. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 31 Capitolo 1 La causa di incidente La maggioranza del campione ritiene che la causa di incidente sia da imputare soprattutto alla fretta, seguita dalla pigrizia, dalla limitatezza e per ultimo dall’ignoranza. Tuttavia vi sono alcune differenze tra i due gruppi su quanto ritengono importante la fretta e la pigrizia. In particolare, i lavoratori considerano la fretta più determinante e la pigrizia meno determinante dei responsabili della sicurezza. I lavoratori, sia quelli con più anni di esperienza che quelli con meno anni di esperienza non danno giudizi differenti circa l’importanze delle varie componenti a determinare gli incidenti. Fretta Pigrizia Limitatezza Ignoranza Lavoratore 50,10 19,90 11,96 18,04 Fretta Pigrizia Limitatezza Ignoranza Meno di 18 anni di esperienza 50,38 20,38 10,19 19,04 Responsabile sicurezza 37,65 30,88 13,53 17,94 Più di 18 anni di esperienza 49,80 19,40 13,80 17,00 Totale 46,99 22,65 12,35 18,01 Totale 50,10 19,90 11,96 18,04 L’influenza del gruppo Dopo aver ridotto i dati a delle medie globali come precedentemente descritto, è stata svolta una serie di analisi della correlazione (Pearson) sulle variabili sia globalmente che separatamente per il gruppo di responsabili della sicurezza e di lavoratori (sia teorici che pratici). Partendo dal presupposto che non vi è alcuna ragione oggettiva per cui alcuni gruppi di persone ritengano la frequenza con cui “gli altri lavoratori” trentini lavorano in sicurezza maggior o minore rispetto ad altri gruppi di persone, allora le differenze rilevate su questa variabile non sono altro che frutto della distorsione indotta dalle credenze. In altre parole, teoricamente tutti i lavoratori dovrebbero fornire giudizi simili su queste domande e non vi dovrebbe essere correlazione con la percezione del rischio. I risultati relativi al campione di lavoratori hanno evidenziato che la percezione del rischio non è correlata con il giudizio sulla frequenza con cui i lavoratori tren32 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 tini adottano i dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza. Questo non conferma l’ipotesi che vedere che altri lavoratori non adottano gli opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza è un fattore che contribuisce alla bassa percezione del rischio nello svolgimento dell’attività. La percezione del rischio, invece, è positivamente correlata con il bias ottimistico: coloro che giudicano l’attività più rischiosa, hanno anche una tendenza a giudicarsi più a rischio degli altri, quindi manifestano meno il bias ottimistico. E questa correlazione è presente solo nel campione di lavoratori più anziani (R= ,537; p = ,006), mentre non è significativa nel campione di lavoratori meno professionalmente esperti. Questo dato potrebbe indicare che coloro che hanno un bias ottimistico (ovvero, i lavoratori con maggior esperienza) sottostimano il rischio legato alla loro attività. Non vi sono altre correlazioni significative. Questa relazione è confermata dalla regressione lineare con la percezione del rischio come variabile dipendente. Le variabili significative sono il bias ottimistico (minore il bias, maggiore la PR), gli anni di esperienza (meno gli anni di esperienza, maggiore la PR), e l’età (maggiore l’età, maggiore la percezione del rischio). L’età anagrafica in particolare si comporta in modo curioso, perché solitamente le persone più giovani percepiscono un rischio inferiore. Nel campione dei lavoratori metalmeccanici osserviamo che l’età è positivamente correlata con la percezione del rischio (maggiore l’età = maggiore rischio percepito) per i lavoratori con minore anni di esperienza. Non è correlata invece negli altri campioni: lavoratori anziani e lavoratori esperti. Riassumendo, avere un basso bias ottimistico, avere pochi anni di esperienza ma una elevata età anagrafica sono i fattori predittivi di una elevata percezione del rischio. Coefficienti Coeff. non stand.ti Mod. 1 B (Costante) ,802 Età 5,372E-02 Anni di -4,089E-02 esperienza Status ,239 Giuridico MPROT ,156 Bias ,279 a Variabile dipendente: MRISK Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Coeff. stand.ti t Sig. ,694 ,957 2,349 ,344 ,023 ,020 -,593 -2,082 ,043 ,206 ,185 1,161 ,252 ,122 ,104 ,178 ,405 1,272 2,672 ,210 ,010 Errore std. ,838 ,023 Beta 33 Capitolo 1 1.5.3. Settore Porfido La percezione del rischio La percezione media del rischio per le 33 attività è riassunta in tabella 4.1 (vedi appendice). Per individuare se vi fossero differenze tra il campione di lavoratori ed il campione di responsabili della sicurezza è stata svolta una MANOVA (analisi della varianza multivariata) con un fattore tra i soggetti (expertise). I risultati hanno indicato che non sussiste globalmente una differenza significativa tra i due campioni, F (32, 33) = 0,77; p = n.s.. Se si osserva il grafico in appendice si nota infatti che per la maggior parte dei rischi le valutazioni dei due campioni sono risultate identiche. Confrontando i due gruppi di lavoratori con più e meno di diciotto anni di esperienza sui giudizi di rischio per le 33 attività non emerge una differenza significativa globale, F (16,33) = 1,14; p = n.s., ed anche in questo caso non si evidenziano differenze legate ai singoli rischi (si veda tabella 4.2). La dimensione dell’impresa e lo status giuridico Ulteriori analisi hanno verificato l’effetto dello status giuridico (impresa artigiana vs. industriale). Per alcune attività, i lavoratori di imprese a status industriale hanno mostrato una percezione del rischio maggiore. In particolare: - compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore o pala caricatrice adeguati; - salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre è in movimento; - lavorare con la cubettatrice a caduta; - lavorare con la cubettatrice idraulica; - alzare due lastre per volta con le pinze; - alzare tre lastre per volta con le pinze; - lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti). La dimensione non è stata analizzata perché quasi tutte le imprese sono di piccole dimensioni. Il bias ottimistico Nel campione di lavoratori esaminato in questa ricerca non è stato rilevato un bias ottimistico significativo. La maggioranza delle persone si considera allo stesso rischio dei loro colleghi nello svolgere il proprio lavoro. Il test del t di student ad un campione con valore atteso 0 ha infatti mostrato che la media della domanda sul bias (M = 0,06) non si discosta in maniera significativa da 0. L’uso dei dispositivi di protezione e messa in atto di comportamenti orientati alla sicurezza La stima sull’uso dei dispositivi di protezione e la messa in atto di comportamenti orientati ha messo in luce alcune differenze tra i gruppi. Il gruppo di responsabili della sicurezza stima più frequente l’uso degli “gli occhiali di protezione /schermi/visiere” e la messa in atto del comportamento di “evitano di sollevare 34 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano” di quanto non lo stimino il gruppo di lavoratori. Coloro che hanno più anni di esperienza (expertise pratica) stimano più frequente il comportamento di “tengono il carico vicino al corpo quando lo trasportano” rispetto a coloro che sono meno anziani. L’apprendimento della sicurezza I lavoratori ritengono di aver appreso di più dalla loro esperienza personale di quanto non stimino gli esperti teorici, mentre i responsabili della sicurezza ritengono che si impari di più dai corsi di formazione. Tutti gli altri giudizi non sono statisticamente differenti, salvo l’impatto dei “quotidiani” che vengono giudicati da entrambe le categorie poco importanti ma meno dagli esperti. I lavoratori con meno anni di esperienza ritengono di aver appreso di più dal corso di formazione, rispetto ai lavoratori più anziani, mentre questi ultimi ritengono di aver appeso di più dal sindacato. I canali di comunicazione Il canale di comunicazione che i lavoratori usufruiscono con maggior frequenza sono la televisione, la radio, i quotidiani che vengono seguiti abbastanza spesso (vedi tabella 4.8). Meno frequenti i settimanali ed i cartelloni e meno usati in assoluto sono i volantini pubblicitari ed internet. Non ci sono differenze significative tra il gruppo con meno anni di esperienza e quelli con più anni di esperienza. La persona più efficace o il luogo migliore per trattare di sicurezza I lavoratori ritengono che il luogo più appropriato dove parlare di sicurezza siano i corsi di formazione, seguito dal medico del lavoro, dagli organi di vigilanza e dai depliant informativi. Meno efficaci sarebbero le riunioni sindacali, la televisione, i quotidiani, la radio, i settimanali. Anche i responsabili della sicurezza ritengono che il luogo più appropriato dove parlare di sicurezza siano i corsi di formazione, seguiti dal medico del lavoro, dagli organi di vigilanza e dai depliant informativi. Leggermente diversa è l’opinione per quel che riguarda i mezzi meno efficaci. I lavoratori si distinguono dagli esperti perché, rispetto a questi, giudicano più efficaci la televisione, i quotidiani, la radio ed i settimanali, anche se li giudicano comunque poco efficaci. Non vi sono differenze significative all’interno del gruppo di lavoratori tra i più giovani ed i più anziani (professionalmente parlando). La causa di incidente La maggioranza del campione ritiene che la causa di incidente si da imputare soprattutto alla fretta, seguita dall’ignoranza, dalla pigrizia ed in ultimo dalla limitatezza. I lavoratori, rispetto agi responsabili della sicurezza, valutano la pigrizia come causa meno rilevante. All’interno del gruppo di lavoratori, non vi sono opinioni diverse tra coloro che hanno maggiore expertise pratica e coloro che ne hanno meno. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 35 Capitolo 1 Fretta Ignoranza Pigrizia Limitatezza Fretta Ignoranza Pigrizia Limitatezza Lavoratore Responsabile della Sicurezza 40,40 35,44 22,00 15,13 17,70 28,75 17,90 14,44 Lav.ri con meno di 18 anni di esp. 39,42 23,65 17,88 19,04 Lavoratori con più di 18 anni di esp. 41,46 20,21 17,50 16,67 Totale 39,20 20,33 20,38 17,06 Totale 40,40 22,00 17,70 17,90 L’influenza del gruppo Dopo aver ridotto i dati a delle medi globali come precedentemente descritto, è stata svolta una serie di analisi della correlazione (Pearson) sulle variabili sia globalmente che separatamente per il gruppo di esperti e di non esperti (sia teorici che pratici). Partendo dal presupposto che non vi è alcuna ragione oggettiva per cui alcuni gruppi di persone ritengano la frequenza con cui “gli altri lavoratori” trentini lavorano in sicurezza maggior o minore rispetto ad altri gruppi di persone, allora le differenze rilevate su questa variabile non sono altro che frutto della distorsione indotta dalle credenze. In altre parole, teoricamente tutti i lavoratori dovrebbero fornire giudizi simili su queste domande. I risultati relativi al campione di lavoratori hanno evidenziato che la percezione del rischio è correlata negativamente (r = -,375; p = ,007) con il giudizio sulla frequenza con cui i lavoratori trentini adottano i dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza. Quindi, coloro che pensano che vi sia poco rischio nel compiere la loro attività ritengono che gli altri lavoratori trentini usino molto i dispositivi di protezione o adottino con frequenza i comportamenti orientati alla sicurezza. Questo non conferma l’ipotesi che vedere che altri lavoratori non adottano gli opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza è un fattore che contribuisce alla bassa percezione del rischio nello svolgimento dell’attività. Infatti, coloro che pensano che gli altri non adottano con frequenza i comportamenti di sicurezza hanno una percezione del rischio più alta. Questo dato potrebbe essere interpretato considerando che i lavoratori si ritengono come più “bravi” degli altri nell’adottare le misure di sicurezza, e pensano che gli altri le adottino troppo poco, mentre il loro lavoro è un lavoro che loro percepiscono “rischioso”. La correlazione negativa è stata registrata, senza variazioni significative, sia nel campione di lavoratori che nel campione di responsabili della sicurezza. 36 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 Una differenza interessante, invece, emerge confrontando il gruppo di lavoratori con meno di dieci anni di esperienza ed il gruppo con più di dieci anni di esperienza. È solo nel gruppo di lavoratori giovani che si evidenzia questa correlazione negativa (r = -,497; p = ,01). Nel gruppo di lavoratori più anziani professionalmente, la correlazione è inesistente (r = -,135; p = ns.). Questo dato confermerebbe l’ipotesi che i lavoratori più giovani che ritengono che la loro attività sia più rischiosa pensano che gli altri non adottino le necessarie misure di protezione (e si suppone che invece loro stesi le adottino), i lavoratori più giovani che invece ritengono che la loro attività sia poco rischiosa, vedono gli altri lavoratori adottare anche “troppe” misure di protezione. Non vi sono altre correlazioni significative. La regressione lineare sulla percezione del rischio ha mostrato che la frequenza con cui si utilizzano le misure di protezione, il grado di persuasività dell’insieme di fonti (quanto il lavoratore è possibilista sul fatto che si può trattare in maniera efficace di sicurezza) e lo status giuridico predicono in maniera significativa la percezione del rischio. In altre parole, ritenere che gli altri lavoratori usino poco le protezioni, ritenere che la sicurezza possa essere efficacemente insegnata e il fatto di essere impiegato in una impresa industriale sono fattori che predicono in maniera significativa il fatto di percepire un rischio elevato nella propria attività. Coefficienti Coeff. non stand.ti Mod. 1 B (Costante) 2,639 Protezioni -,354 Apprendi-9,207Emento 02 Persuasività ,308 Expertise ,186 Età 1,211E-02 Anni di -2,102Eesperienza 02 Status ,419 Giuridico a Variabile dipendente: MRISK Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Coeff. stand.ti Errore std. 1,063 ,135 t Sig. Beta -,326 2,483 -2,619 ,016 ,011 ,133 -,094 -,695 ,490 ,097 ,256 ,025 ,432 ,084 ,107 3,185 ,725 ,476 ,002 ,471 ,636 ,024 -,196 -,866 ,390 ,231 ,221 1,813 ,075 37 Capitolo 1 1.6. La ricerca in breve La ricerca ha coinvolto tre settori lavorativi: Costruzioni, Metalmeccanico e Porfido. Per ciascun settore sono stati esaminati un campione di 50 “lavoratori” e 16 “addetti alla sicurezza”. Il campione di lavoratori è stato a sua volta suddiviso in “lavoratori con maggior esperienza” e “lavoratori con minor esperienza”. La percezione del rischio Complessivamente non sono state rilevate numerose differenze nella percezione del rischio tra i “lavoratori” e gli “addetti alla sicurezza” e tra i “lavoratori con maggior esperienza” ed i “lavoratori con minore esperienza”. In base alla letteratura preesistente ce ne saremmo aspettate di più. In altre parole, i “lavoratori” e gli “addetti alla sicurezza” generalmente concordano sul giudizio di quali siano le attività più rischiose e così pure i “lavoratori con maggior esperienza” ed i “lavoratori con minore esperienza”. L’accordo tra gli “addetti alla sicurezza” e i “lavoratori” e tra i “lavoratori con maggior esperienza” ed i “lavoratori con minore esperienza” è pressoché totale nel settore del Porfido mentre è minore nei settori delle Costruzioni e Metalmeccanico. Le (poche) differenze che si registrano indicano che i “lavoratori” sottostimano il rischio (leggi: percepiscono un rischio inferiore) rispetto agli “addetti alla sicurezza”. E che i “lavoratori con minore esperienza” sottostimano il rischio (leggi: percepiscono un rischio inferiore) rispetto ai “lavoratori con maggior esperienza”. Bias Ottimistico I “lavoratori” del settore delle Costruzioni e del Porfido non mostrano alcun segno di Bias Ottimistico (tendenza a sottovalutare la probabilità che un incidente accada alla persona), mentre il bias è presente nel campione di “lavoratori” del settore metalmeccanico. In questo campione il bias è maggiore tra i “lavoratori con maggiore espereinza”. Uso di dispositivi e comportamenti per la sicurezza Anche sul giudizio di quanto spesso i lavoratori trentini usano determinati dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza c’è un accordo generale (almeno per quanto riguarda i sistemi più utilizzati) tra i gruppi. Vi sono comunque alcune differenze significative sulla frequenza con cui singoli sistemi di protezione o comportamenti vengono usati tra i gruppi di “lavoratori” e di “addetti alla sicurezza”. In particolare, gli “addetti alla sicurezza” ritengono che i lavoratori facciano uso di dispositivi e comportamenti orientati alla sicurezza in misura maggiore di quanto invece ritengono i “lavoratori”. 38 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 Apprendimento alla sicurezza La stima di quanto spesso accade di apprendere a lavorare in sicurezza da una serie di fonti non mostra una tendenza generale differente tra il gruppo di “addetti alla sicurezza” e il gruppo di “lavoratori”. In generale, sono l’esperienza personale, seguita dall’esempio di un altro lavoratore, dal responsabile della sicurezza e dal medico competente le fonti da cui i lavoratori apprendono maggiormente. Il canale di comunicazione Il canale di comunicazione che i lavoratori usufruiscono con maggior frequenza è la televisione, segue la radio ed i quotidiani. Il luogo o persona più efficace per parlare di sicurezza Secondo i lavoratori il luogo/persona più efficace per trattare di formazione alla sicurezza è durante i corsi di formazione, seguono gli organi di vigilanza, il medico del lavoro, i depliant informativi, e durante le riunioni sindacali. Sono ritenuti meno efficaci invece la televisione, i quotidiani, la radio ed i settimanali. Sia i non esperti che gli esperti ritengono che i corsi di formazione siano i luoghi più idonei a trattare di sicurezza. La causa di incidente I lavoratori ritengono che la principale causa di incidente sia la fretta, seguita dalla pigrizia, dall’ignoranza e per ultimo dalla limitatezza nella comprensione delle istruzioni e delle procedure. Vi sono differenze tra il gruppo di “addetti alal sicurezza” ed i “lavoratori” e tra quello di “lavoratori con maggior esperienza” ed i “lavoratori con minore esperienza”, ma sono differenze che non stravolgono generalmente l’ordine dei fattori (salvo per alcuni fattori di secondo piano). L’influenza del gruppo Nel settore delle costruzioni sono stati trovati dei dati4 a supporto dell’ipotesi che vedere che altri lavoratori non adottano gli opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza è un fattore che contribuisce alla bassa percezione del rischio nello svolgimento dell’attività soprattutto nel gruppo di “lavoratori con maggior esperienza”. In altre parole, vedere che altri lavoratori non adottano gli opportuni comportamenti viene interpretato come una presenza di minore rischio. Negli altri settori non vi è questa tendenza, anzi nel settore del porfido la tendenza è opposta. 4. Nel settore delle costruzioni, la percezione del rischio correla positivamente con la stima di frequenza con cui i lavoratori usano i dispositivi o adottano comportamenti per la sicurezza. Nel settore del porfido questa correlazione è negativa, nel settore metalmeccanico la correlazione non esiste. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 39 Capitolo 1 Le distorsioni Nel settore metalmeccanico il bias ottimistico è correlato positivamente con la percezione del rischio: coloro che hanno un bias ottimistico (che coincide con i “lavoratori con maggior esperienza”) sottostimano il rischio legato alla propria attività. Ciò non è stato riscontrato in altri settori. 1.7. Discussione e utilizzo dei risultati ai fini della creazione di una campagna per la sicurezza La ricerca ha messo in luce diversi aspetti che meritano di essere considerati in vista della creazione di un campagna per la sicurezza. Punto 1: vi sono sostanziali differenze tra settori lavorativi, quindi una adeguata campagna per la sicurezza deve tenere conto di queste differenze. Dai risultati delle regressioni possiamo tracciare i profili dei lavoratori più “a rischio”, ovvero quelli che sottostimano o stimano inferiore il rischio, per ciascun settore e scoprire che questi profili sono diversi da settore a settore. Per il settore delle costruzioni, una sottostima del rischio è determinata prevalentemente dall’osservazione che gli altri non utilizzano le misure di protezione (euristica del consenso o conformismo). Si può inferire quindi che il lavoratore più a rischio è colui che fa maggior uso dell’euristica del consenso, che osserva i comportamenti degli altri lavoratori per valutare quanto pericolosa è un’attività e se bisogna o no utilizzare le misure di protezione. Sappiamo inoltre che questa scorciatoia di ragionamento è più frequente nel lavoratore con maggior anni di esperienza. Nel settore metalmeccanico, una bassa percezione del rischio (sottostima) è determinata dalla credenza irrazionale di essere immuni dai pericoli (bias ottimistico) e dall’esperienza lavorativa (avere più esperienza), oltre che dal fatto di essere giovani anagraficamente. La formazione quindi dovrebbe essere indirizzata soprattutto verso i giovani che hanno più anni di lavoro alle spalle (un cocktail critico) i quali mostrano un bias ottimistico maggiore. Nel settore del porfido invece osserviamo che la sottostima del rischio è determinata dal fatto di notare che gli altri lavoratori usano molto le protezioni, ritenere che la sicurezza non possa essere insegnata efficacemente ed il fatto di essere impiegati in una impresa artigianale. In questo settore la formazione dovrebbe essere mirata soprattutto verso le imprese artigianali, e dovrebbe soprattutto “convincere” che essa può migliorare la qualità del lavoro. Per il resto, il porfido sembra un settore meno problematico, dove le persone sono rassicurate dal fatto che gli altri utilizzano le misure di protezione come dovrebbero (e viceversa sono giustamente allarmate quando vedono che gli altri non utilizzano le misure di protezione). 40 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 1 Punto 2: la “conoscenza del rischio” è generalmente buona, infatti non vi sono grosse differenze tra i campioni di lavoratori e i responsabili della sicurezza. Tuttavia, vi sono settori come quello metalmeccanico e quello delle costruzioni dove la differenza di percezione tra addetti alla sicurezza e lavoratori è minore e quindi ci potrebbe essere ancora spazio per una maggiore conoscenza. I dati mostrano che la formazione alla sicurezza in termini di “conoscenza” dovrebbe essere rivolta specialmente ai lavoratori con meno anni di esperienza alle spalle. Punto 3: Nel settore metalmeccanico, l’unico dove si registra un bias ottimistico, la formazione dovrebbe essere rivolta specialmente ai lavoratori con maggiore esperienza ed i contenuti dovrebbero essere non tanto di natura “tecnica” quanto di natura “ergonomica”, dove per ergonomica si intende che si rende necessario stressare il ruolo che diversi fattori tra cui la ripetizione di una attività, la sensazione di controllo, giocano nel determinare la sensazione “irrealistica” di essere meno a rischio dei propri colleghi. Punto 4: La formazione non si fa solo in aula ma quotidianamente sul campo. Infatti, è l’esperienza sul posto di lavoro e l’esempio di un altro lavoratore che più di tutti offrono dei momenti di reale apprendimento alla sicurezza. Anche se i corsi di formazione ricevono un generale giudizio positivo in termini di utilità. Punto 5: La maggioranza dei lavoratori ritiene che la causa di incidenti sia la fretta con cui si eseguono le operazioni. La formazione potrebbe intervenire a questo riguardo offrendo delle informazioni circa il tempo “minimo” di esecuzione delle diverse operazioni per eseguirle in sicurezza. Punto 6: Una adeguata formazione non deve solo rendere la persona più cosciente del rischio ma deve anche renderla consapevole del forte potere che il suo buono-cattivo esempio ha sugli altri lavoratori. È stato infatti sottolineato ampiamente il ruolo dell’euristica del consenso e del conformismo specialmente nel settore delle costruzioni e specialmente tra i lavoratori più anziani, che ne farebbero maggiormente uso. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 41 Capitolo 1 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Arnett, J. J., Optimistic bias in adolescent and adult smokers and nonsmokers, Addictive Behaviors, Jul-Aug, Vol 25(4): 625-632, 2000. Buunk, B. P.; van den Eijnden, R. J. J. M.; Siero, F. W., The double-edged sword of providing information about the prevalence of safer sex, Journal of Applied Social Psychology, Apr, Vol 32(4): 684-699, 2002. Calisir, F.; Lehto, M., Younger drivers’ decision making and safety belt use, Accident Analysis and Prevention, Nov, Vol 34(6): 793-805, 2002. Ferguson, E.,The roles of contextual moderation and personality in relation to the knowledge-risk link in the workplace, Journal of Risk Research, Oct, Vol 4(4): 323-340, 2001. Patel, D. 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Tversky, A.; Kahneman, D, Judgment under uncertainty: Heuristics and biases, Science, 185, 1124-1131, 1974. 42 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 APPENDICE Tabelle e grafici Questionari Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Settore Costruzioni Tab. 2.1. Percezione del rischio x expertise teorica (0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso). Tipologia attività Lavoratore Responsabili sicurezza Tutto il campione 44 Lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) 5,36 5,71 5,45 47 Accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento 5,24 5,71 5,36 46 Accedere agli organi che fanno muovere la betoniera senza togliere la tensione 5,10 5,47 5,19 48 infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla 5,08 5,41 5,16 26 Lavorare in uno scavo non sicuro (es. con scarpate ripide e non puntellate) 5,06 5,12 5,07 39 Lavorare su di un ponteggio posato su di un piano non solido o non perfettamente orizzontale 4,94 5,29 5,03 usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia mattoni) senza i sistemi di sicurezza integri 4,92 5,24 5,00 40 Lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi non regolari 4,90 5,12 4,96 21 Lavorare in situazione di pericolo caduta materiale dall’alto 4,86 5,12 4,93 38 Lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri senza parapetto 4,74 5,18 4,85 27 Lavorare in prossimità di uno scavo/o foro nel terreno/ pavimento non delimitato 4,64 5,06 4,75 45 usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri 4,60 5,12 4,73 41 salire su di un ponteggio arrampicandosi 4,66 4,88 4,72 Sostare/transitare sotto il carico sollevato dalla gru/auto-gru 4,44 4,88 4,55 49 Spostare la betoniera non togliendo la tensione 4,40 4,65 4,46 24 Manipolare sostanze chimiche 4,24 3,41 4,03 32 Camminare sui ferri d’armatura 3,96 4,18 4,01 31 Camminare sopra le pignatte (senza tavoloni) 3,68 4,06 3,78 25 Lavorare sulle strade (es.asfaltatore) 3,58 3,53 3,57 Lavorare in prossimità di una macchina operatrice (es. assistenza ad uno scavo o al carico di terreno) 3,24 3,71 3,36 19 salire sul cassone del camion per guidare il carico del materiale sull’automezzo con la gru 3,34 3,29 3,33 36 Smontare un ponteggio 3,26 3,00 3,19 35 Montare un ponteggio 3,16 2,94 3,10 7 usare la sega circolare 3,02 3,24 3,07 18 Scaricare a mano del materiale pesante dal camion 2,88 3,29 2,99 20 salire sul cassone del camion per guidare lo scarico del materiale dal camion con la gru/auto-gru 2,98 2,71 2,91 23 Lavorare in presenza di polvere 2,74 3,06 2,82 9 4 3 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 45 Appendice Capitolo 1 28 Lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato 2,70 3,06 2,79 usare la taglia-mattoni 2,78 2,76 2,78 30 armare un solaio 2,64 3,06 2,75 34 gettare con la benna 2,48 2,29 2,43 Eseguire uno scavo con la macchina operatrice (es. pale, escavatori) 2,46 2,29 2,42 usare il martello demolitore 2,24 2,47 2,30 8 1 10 usare la smerigliatrice 2,16 2,29 2,19 42 6 usare la scala 2,04 2,35 2,12 22 Stoccare o accatastare del materiale 2,02 2,35 2,10 33 gettare con la pompa 2,14 2,00 2,10 12 piegare i tondini di ferro con il piegaferri 1,92 2,29 2,01 29 Edificare un muro di mattoni 1,84 2,12 1,91 11 Tagliare i tondini di ferro con la trancia 1,70 2,00 1,78 Caricare terreno su di un camion con la macchina operatrice 1,64 1,71 1,66 37 Lavorare su di un ponteggio regolare 1,52 1,47 1,51 43 Lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) 1,42 1,65 1,48 13 usare il trapano 1,48 1,41 1,46 Guidare il camion da e verso il cantiere 1,44 1,47 1,45 14 usare il martello 1,36 1,47 1,39 16 Lavorare con il piccone 1,02 1,06 1,03 17 Trasportare del materiale con la carriola 0,90 1,41 1,03 15 Lavorare con il badile 0,70 0,71 0,70 2 5 Tab. 2.2. Percezione del rischio x expertise pratica (0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso). Tipologia attività > 10 anni di esperienza Totale 44 Lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) 5,24 5,48 5,36 47 accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento 5,24 5,24 5,24 46 accedere agli organi che fanno muovere la betoniera senza togliere la tensione 5,08 5,12 5,10 48 infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla 5,08 5,08 5,08 26 lavorare in uno scavo non sicuro (es. con scarpate ripide e non puntellate) 5,20 4,92 5,06 39 lavorare su di un ponteggio posato su di un piano non solido o non perfettamente orizzontale 4,84 5,04 4,94 usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia mattoni) senza i sistemi di sicurezza integri 4,88 4,96 4,92 9 46 <= 10 anni di esperienza Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 40 lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi non regolari 4,72 5,08 4,90 21 lavorare in situazione di pericolo caduta materiale dall’alto 4,80 4,92 4,86 38 lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri senza parapetto 4,84 4,64 4,74 41 salire su di un ponteggio arrampicandosi 4,60 4,72 4,66 27 lavorare in prossimità di uno scavo/o foro nel terreno/ pavimento non delimitato 4,68 4,60 4,64 45 usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri 4,44 4,76 4,60 sostare/transitare sotto il carico sollevato dalla gru/auto-gru 4,48 4,40 4,44 49 spostare la betoniera non togliendo la tensione 4,44 4,36 4,40 24 manipolare sostanze chimiche 4,12 4,36 4,24 32 camminare sui ferri d’armatura 3,68 4,24 3,96 31 camminare sopra le pignatte (senza tavoloni) 3,68 3,68 3,68 25 lavorare sulle strade (es.asfaltatore) 3,60 3,56 3,58 19 salire sul cassone del camion per guidare il carico del materiale sull’automezzo con la gru 3,36 3,32 3,34 36 smontare un ponteggio 3,24 3,28 3,26 lavorare in prossimità di una macchina operatrice (es. assistenza ad uno scavo o al carico di terreno) 3,32 3,16 3,24 35 montare un ponteggio 3,16 3,16 3,16 7 usare la sega circolare 2,76 3,28 3,02 20 salire sul cassone del camion per guidare lo scarico del materiale dal camion con la gru/auto-gru 2,92 3,04 2,98 18 scaricare a mano del materiale pesante dal camion 2,72 3,04 2,88 usare la taglia-mattoni 2,76 2,80 2,78 23 lavorare in presenza di polvere 2,44 3,04 2,74 28 lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato 2,64 2,76 2,70 30 armare un solaio 2,52 2,76 2,64 34 gettare con la benna 2,20 2,76 2,48 eseguire uno scavo con la macchina operatrice (es. pale, escavatori) 2,56 2,36 2,46 4 3 8 1 10 usare il martello demolitore 2,12 2,36 2,24 6 usare la smerigliatrice 2,12 2,20 2,16 33 gettare con la pompa 1,96 2,32 2,14 42 usare la scala 1,80 2,28 2,04 22 stoccare o accatastare del materiale 1,84 2,20 2,02 12 piegare i tondini di ferro con il piegaferri 1,68 2,16 1,92 29 edificare un muro di mattoni 1,64 2,04 1,84 11 tagliare i tondini di ferro con la trancia 1,68 1,72 1,70 caricare terreno su di un camion con la macchina operatrice 1,72 1,56 1,64 2 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 47 Appendice Capitolo 1 37 lavorare su di un ponteggio regolare 1,24 1,80 1,52 13 usare il trapano 1,44 1,52 1,48 guidare il camion da e verso il cantiere 1,56 1,32 1,44 43 lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) 1,44 1,40 1,42 14 usare il martello 1,40 1,32 1,36 16 lavorare con il piccone 0,92 1,12 1,02 17 trasportare del materiale con la carriola 0,80 1,00 0,90 15 lavorare con il badile 0,64 0,76 0,70 5 Tab. 2.3. Percezione del rischio x Dimensione dell’impresa. Tipologia attività Piccola (fino a 35 dip.) Grande (più di 35 dipendenti) Totale 1 eseguire uno scavo con la macchina operatrice (es. pale, escavatori) 2,80 2,12 2,46 2 caricare terreno su di un camion con la macchina operatrice 2,00 1,28 1,64 3 lavorare in prossimità di una macchina operatrice (es. assistenza ad uno scavo o al carico di terreno) 3,20 3,28 3,24 4 sostare/transitare sotto il carico sollevato dalla gru/auto-gru 4,48 4,40 4,44 5 guidare il camion da e verso il cantiere 1,56 1,32 1,44 6 usare la smerigliatrice 2,08 2,24 2,16 7 usare la sega circolare 2,80 3,24 3,02 8 usare la taglia-mattoni 2,76 2,80 2,78 9 usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia mattoni) senza i sistemi di sicurezza integri 4,68 5,16 4,92 10 usare il martello demolitore 2,44 2,04 2,24 11 tagliare i tondini di ferro con la trancia 1,96 1,44 1,70 12 piegare i tondini di ferro con il piegaferri 2,12 1,72 1,92 13 usare il trapano 1,64 1,32 1,48 14 usare il martello 1,56 1,16 1,36 15 lavorare con il badile ,80 ,60 ,70 16 lavorare con il piccone 1,12 ,92 1,02 17 trasportare del materiale con la carriola 1,12 ,68 ,90 18 scaricare a mano del materiale pesante dal camion 2,88 2,88 2,88 19 salire sul cassone del camion per guidare il carico del materiale sull’automezzo con la gru 3,52 3,16 3,34 20 salire sul cassone del camion per guidare lo scarico del materiale dal camion con la gru/auto-gru 3,20 2,76 2,98 21 lavorare in situazione di pericolo caduta materiale dall’alto 4,84 4,88 4,86 22 stoccare o accatastare del materiale 2,08 1,96 2,02 48 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 23 lavorare in presenza di polvere 2,52 2,96 2,74 24 manipolare sostanze chimiche 3,80 4,68 4,24 25 lavorare sulle strade (es.asfaltatore) 3,20 3,96 3,58 26 lavorare in uno scavo non sicuro (es. con scarpate ripide e non puntellate) 4,72 5,40 5,06 27 lavorare in prossimità di uno scavo/o foro nel terreno/pavimento non delimitato 4,32 4,96 4,64 28 lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato 2,60 2,80 2,70 29 edificare un muro di mattoni 1,84 1,84 1,84 30 armare un solaio 2,60 2,68 2,64 31 camminare sopra le pignatte (senza tavoloni) 3,52 3,84 3,68 32 camminare sui ferri d’armatura 3,60 4,32 3,96 33 gettare con la pompa 2,08 2,20 2,14 34 gettare con la benna 2,28 2,68 2,48 35 montare un ponteggio 3,12 3,20 3,16 36 smontare un ponteggio 3,16 3,36 3,26 37 lavorare su di un ponteggio regolare 1,52 1,52 1,52 38 lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri senza parapetto 4,56 4,92 4,74 39 lavorare su di un ponteggio posato su di un piano non solido o non perfettamente orizzontale 4,76 5,12 4,94 40 lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi non regolari 4,72 5,08 4,90 41 salire su di un ponteggio arrampicandosi 4,32 5,00 4,66 42 usare la scala 2,00 2,08 2,04 43 lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) 1,52 1,32 1,42 44 lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) 5,08 5,64 5,36 45 usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri 4,36 4,84 4,60 46 accedere agli organi che fanno muovere la betoniera senza togliere la tensione 4,92 5,28 5,10 47 accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento 4,92 5,56 5,24 48 infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla 4,84 5,32 5,08 49 spostare la betoniera non togliendo la tensione 4,28 4,52 4,40 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 49 Appendice Capitolo 1 Tab. 2.4. Giudizio di frequenza con cui i lavoratori trentini usano i dispositivi di protezione o adottano comportamenti orientati alla sicurezza x expertise teorica (0 = mai a 6 = sempre). Lavoratore Responsabile sicurezza le scarpe di sicurezza 5,54 5,47 5,52 15 usano un ponte o base di appoggio adeguato (non improvvisato) 4,60 4,76 4,64 14 predispongono degli ancoraggi sicuri (non improvvisati) 4,44 5,00 4,58 17 lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano 4,46 4,71 4,52 19 non sostano sotto i carichi 4,60 4,18 4,49 12 convogliano il materiale di demolizione in appositi canali 4,26 4,88 4,42 16 puntellano le pareti dello scavo 4,28 4,65 4,37 la cintura di sicurezza 4,04 4,82 4,24 delimitano la zona di movimento delle macchine operatrici 4,36 3,65 4,18 2 i guanti 3,94 4,24 4,01 8 la scala (invece di salire arrampicandosi) 4,00 4,00 4,00 evitare di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano 3,52 4,71 3,82 5 i tappi auricolari / cuffie 3,38 3,94 3,52 9 bagnano il materiale per ridurre la polvere 3,32 4,00 3,49 6 la mascherina 3,12 3,76 3,28 3 il casco 3,18 3,47 3,25 1 Dispositivi protezione e comportamenti 4 7 18 11 50 Totale gli occhiali 2,74 3,24 2,87 13 mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico 2,60 2,53 2,58 10 aspirano o rimuovono la polvere 2,32 3,18 2,54 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Tab. 2.5. Fonti di apprendimento alla sicurezza. Lavoratore Responsabile sicurezza Totale 1 dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) 3,58 4,12 3,72 2 da un lavoratore più esperto 3,96 4,12 4,00 3 dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza 3,88 4,76 4,10 4 da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro 2,54 3,47 2,78 5 dalla televisione ,80 ,82 ,81 6 da un corso di formazione 3,34 4,00 3,51 7 dai quotidiani (locali o nazionali) 1,04 1,24 1,09 8 da un depliant (cartoncino/libretto informativo) 1,52 2,41 1,75 9 dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) ,98 ,76 ,93 10 da un medico competente 2,24 3,29 2,51 11 dagli organi di vigilanza 2,70 4,06 3,04 12 dal sindacato 1,02 ,94 1,00 Tab. 2.6. Efficacia delle fonti (persuasività) nel trattare della sicurezza. Lavoratore Responsabile sicurezza Totale 1 alla radio 2,10 1,06 1,84 2 alla televisione 2,78 1,88 2,55 3 sui quotidiani 2,26 1,53 2,07 4 sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) 1,84 1,18 1,67 5 con i depliant informativi 3,84 4,18 3,93 6 nei corsi di formazione 4,86 4,76 4,84 7 durante le riunioni sindacali 3,58 3,88 3,66 8 dal medico del lavoro 4,08 4,35 4,15 9 dagli organi di vigilanza 4,26 4,94 4,43 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 51 Appendice Capitolo 1 Settore metalmeccanico Tab. 3.1. Percezione del rischio x expertise teorica (0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso). Lavoratore Responsabile sicurezza usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti 4,63 4,88 4,69 15 eseguire manutenzioni su di un carro ponte 4,04 4,24 4,09 38 usare prodotti o preparati chimici 4,12 4,00 4,09 14 movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento 3,78 3,65 3,75 lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.) 3,73 3,76 3,74 30 lavorare la lamiera con la pressa piegatrice 3,69 3,47 3,63 22 usare la mola disco 3,51 3,47 3,50 12 andare in fossa di ispezione 3,53 3,35 3,49 23 usare la mola widia 3,37 3,71 3,46 lavorare il metallo asportando truciolo 3,41 3,24 3,37 sollevare un automezzo sul ponte 3,45 3,12 3,37 forgiare il metallo 3,18 3,59 3,28 24 usare la smerigliatrice 3,22 3,47 3,28 29 lavorare la lamiera con la calandra 3,18 3,35 3,22 17 lavorare (battere) il ferro a mano 3,16 3,24 3,18 16 utilizzare un utensile vibrante 3,06 3,47 3,16 25 usare la sbavatrice 3,06 2,94 3,03 26 usare la stozzatrice 2,96 3,06 2,99 Tipologia attività 1 6 2 11 4 9 52 Totale usare il carrello elevatore 2,98 2,94 2,97 21 usare la sega a nastro 3,06 2,71 2,97 28 usare la fresatrice 2,98 2,88 2,96 27 lavorare al tornio ad asse orizzontale 2,88 3,00 2,91 20 usare la troncatrice 2,92 2,76 2,88 3 fresare il metallo 2,75 2,94 2,79 7 saldare i metalli 2,78 2,71 2,76 10 guidare un automezzo per trasporto persone o carichi 2,75 2,76 2,75 36 operare in un ambiente di lavoro non ordinato 2,53 3,24 2,71 13 usare il carrello trasportatore 2,57 2,94 2,66 19 usare il trapano multiplo 2,45 2,59 2,49 37 posare in opera 2,33 2,59 2,40 35 usare scale 2,37 2,35 2,37 18 usare il trapano 2,31 2,47 2,35 8 verniciare un pezzo 2,22 2,47 2,28 5 montare, assemblare 1,88 2,53 2,04 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 31 fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine 1,98 2,18 2,03 33 stoccare il prodotto finito in magazzino 1,43 2,35 1,66 34 transitare nel magazzino di stoccaggio 1,39 1,94 1,53 32 movimentare piccoli oggetti (pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli) 1,29 1,53 1,35 Tab. 3.2. Percezione del rischio x expertise pratica (0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso). Meno di 18 anni di esperienza Più di 18 anni di esperienza Totale usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti 5,00 4,24 4,63 38 usare prodotti o preparati chimici 4,23 4,00 4,12 15 eseguire manutenzioni su di un carro ponte 4,23 3,84 4,04 14 movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento 3,96 3,60 3,78 Tipologia attività 1 lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.) 3,96 3,48 3,73 30 6 lavorare la lamiera con la pressa piegatrice 3,88 3,48 3,69 12 andare in fossa di ispezione 3,69 3,36 3,53 22 usare la mola disco 3,58 3,44 3,51 11 sollevare un automezzo sul ponte 3,88 3,00 3,45 lavorare il metallo asportando truciolo 3,54 3,28 3,41 23 usare la mola widia 3,54 3,20 3,37 24 usare la smerigliatrice 3,15 3,28 3,22 forgiare il metallo 3,12 3,24 3,18 29 lavorare la lamiera con la calandra 3,23 3,12 3,18 17 lavorare (battere) il ferro a mano 3,27 3,04 3,16 16 utilizzare un utensile vibrante 3,08 3,04 3,06 21 usare la sega a nastro 3,23 2,88 3,06 25 usare la sbavatrice 3,15 2,96 3,06 usare il carrello elevatore 3,35 2,60 2,98 28 usare la fresatrice 3,08 2,88 2,98 26 usare la stozzatrice 3,12 2,80 2,96 20 usare la troncatrice 3,08 2,76 2,92 27 2 4 9 lavorare al tornio ad asse orizzontale 2,77 3,00 2,88 7 saldare i metalli 2,88 2,68 2,78 3 fresare il metallo 2,85 2,64 2,75 10 guidare un automezzo per trasporto persone o carichi 2,88 2,60 2,75 13 usare il carrello trasportatore 2,81 2,32 2,57 36 operare in un ambiente di lavoro non ordinato 2,62 2,44 2,53 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 53 Appendice Capitolo 1 19 usare il trapano multiplo 2,42 2,48 2,45 35 usare scale 2,38 2,36 2,37 37 posare in opera 2,23 2,44 2,33 18 usare il trapano 2,27 2,36 2,31 verniciare un pezzo 2,23 2,20 2,22 fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine 1,85 2,12 1,98 montare, assemblare 2,04 1,72 1,88 33 stoccare il prodotto finito in magazzino 1,50 1,36 1,43 34 transitare nel magazzino di stoccaggio 1,50 1,28 1,39 32 movimentare piccoli oggetti (pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli) 1,31 1,28 1,29 Impresa Artigiana Impresa Industriale Totale 8 31 5 Tab. 3.3 Percezione del rischio x tipo di azienda. Tipologia attività usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti 4,69 4,69 4,69 15 eseguire manutenzioni su di un carro ponte 3,84 4,31 4,09 38 usare prodotti o preparati chimici 3,88 4,28 4,09 14 movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento 3,63 3,86 3,75 lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.) 3,25 4,17 3,74 30 lavorare la lamiera con la pressa piegatrice 3,47 3,78 3,63 22 usare la mola disco 3,22 3,75 3,50 12 andare in fossa di ispezione 3,03 3,89 3,49 23 usare la mola widia 3,09 3,78 3,46 lavorare il metallo asportando truciolo 3,19 3,53 3,37 sollevare un automezzo sul ponte 2,84 3,83 3,37 1 6 2 11 forgiare il metallo 3,00 3,53 3,28 24 4 usare la smerigliatrice 3,16 3,39 3,28 29 lavorare la lamiera con la calandra 2,78 3,61 3,22 17 lavorare (battere) il ferro a mano 2,72 3,58 3,18 16 utilizzare un utensile vibrante 2,88 3,42 3,16 25 usare la sbavatrice 2,78 3,25 3,03 26 usare la stozzatrice 2,72 3,22 2,99 9 54 usare il carrello elevatore 2,78 3,14 2,97 21 usare la sega a nastro 2,44 3,44 2,97 28 usare la fresatrice 2,78 3,11 2,96 27 lavorare al tornio ad asse orizzontale 2,91 2,92 2,91 20 usare la troncatrice 2,66 3,08 2,88 3 fresare il metallo 2,72 2,86 2,79 7 saldare i metalli 2,25 3,22 2,76 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 10 guidare un automezzo per trasporto persone o carichi 2,44 3,03 2,75 36 operare in un ambiente di lavoro non ordinato 2,47 2,92 2,71 13 usare il carrello trasportatore 2,50 2,81 2,66 19 usare il trapano multiplo 2,34 2,61 2,49 37 posare in opera 2,38 2,42 2,40 35 usare scale 2,06 2,64 2,37 18 usare il trapano 2,34 2,36 2,35 8 verniciare un pezzo 1,75 2,75 2,28 5 montare, assemblare 1,94 2,14 2,04 31 fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine 1,84 2,19 2,03 33 stoccare il prodotto finito in magazzino 1,47 1,83 1,66 34 transitare nel magazzino di stoccaggio 1,31 1,72 1,53 32 movimentare piccoli oggetti (pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli) 1,16 1,53 1,35 Tab. 3.4. Uso di protezioni x expertise teorica Dispositivi protezione e comportamenti Lavoratore Responsabile sicurezza Totale 4 le scarpe di sicurezza (scarponi) 5,73 5,47 5,66 8 un abbigliamento adeguato (tuta) 5,02 5,24 5,07 2 i guanti 4,65 4,65 4,65 5 i tappi /cuffie 4,27 4,76 4,40 9 la scala (invece di salire arrampicandosi) 4,16 4,35 4,21 1 gli occhiali /schermi/visiere 4,22 3,94 4,15 Lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano 3,94 3,88 3,93 la cintura di sicurezza (contro la caduta dall’alto) 3,29 3,82 3,43 10 Aspirano o rimuovono la polvere 3,31 3,12 3,26 11 Evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano 3,06 3,76 3,24 6 la mascherina 2,86 3,59 3,04 3 il casco 2,59 2,88 2,66 mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico 2,41 2,82 2,51 13 7 12 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 55 Appendice Capitolo 1 Tab. 3.5. Uso di Protezioni x expertise pratica. Dispositivi protezione e comportamenti Meno di 18 anni di esperienza Più di 18 anni di Esperienza Totale 4 le scarpe di sicurezza (scarponi) 5,62 5,84 5,73 8 un abbigliamento adeguato (tuta) 4,92 5,12 5,02 2 i guanti 4,35 4,96 4,65 5 i tappi /cuffie 4,19 4,36 4,27 1 gli occhiali /schermi/visiere 3,96 4,48 4,22 9 la scala (invece di salire arrampicandosi) 3,96 4,36 4,16 13 lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano 4,04 3,84 3,94 10 aspirano o rimuovono la polvere 3,50 3,12 3,31 la cintura di sicurezza (contro la caduta dall’alto) 3,35 3,24 3,29 evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano 3,23 2,88 3,06 6 la mascherina 2,69 3,04 2,86 3 il casco 2,42 2,76 2,59 mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico 2,31 2,52 2,41 7 11 12 Tab 3.6. Apprendimento x expertise teorica. Lavoratore Totale 1 dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) 4,90 4,41 4,78 2 da un lavoratore più esperto 4,08 4,29 4,13 3 dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza 3,71 3,88 3,75 6 da un corso di formazione 3,55 4,06 3,68 4 da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro 3,57 3,65 3,59 8 da un depliant (cartoncino/libretto informativo) 2,16 2,76 2,31 da un medico competente 1,90 3,35 2,26 7 dai quotidiani (locali o nazionali) 1,96 1,53 1,85 5 dalla televisione 1,86 1,47 1,76 10 11 9 12 56 Responsabile della Sicurezza dagli organi di vigilanza 1,55 2,18 1,71 dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) 1,39 1,47 1,41 dal sindacato 1,35 1,47 1,38 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Tab 3.7. Apprendimento x expertise pratica. Meno di 18 anni di esperienza Più di 18 anni di esperienza Totale 1 dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) 4,88 4,92 4,90 2 da un lavoratore più esperto 4,08 4,08 4,08 3 dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza 3,50 3,92 3,71 4 da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro 3,46 3,68 3,57 6 da un corso di formazione 3,58 3,52 3,55 8 da un depliant (cartoncino/libretto informativo) 2,08 2,24 2,16 7 dai quotidiani (locali o nazionali) 1,85 2,08 1,96 10 5 11 9 12 da un medico competente 1,73 2,08 1,90 dalla televisione 1,92 1,80 1,86 dagli organi di vigilanza 1,65 1,44 1,55 dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) 1,65 1,12 1,39 dal sindacato 1,12 1,60 1,35 Tab 3.8. Frequenza d’uso dei canali di comunicazione per i lavoratori. 2 la televisione 4,16 1 la radio 3,98 3 i quotidiani 3,71 4 i settimanali (es. L’espresso, Panorama) 2,29 7 legge i volantini pubblicitari 1,94 6 cartelloni pubblicitari per strada 1,78 5 naviga in internet 1,61 Tab 3.9. Uso dei canali di comunicazione x expertise pratica. Meno di 18 anni di esperienza Più di 18 anni di esperienza Totale 2 la televisione 4,35 3,96 4,16 1 la radio 4,04 3,92 3,98 3 i quotidiani 3,27 4,16 3,71 4 i settimanali (es. L’espresso, Panorama) 2,19 2,40 2,29 7 legge i volantini pubblicitari 2,04 1,84 1,94 6 cartelloni pubblicitari per strada 2,00 1,56 1,78 5 naviga in internet 2,15 1,04 1,61 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 57 Appendice Capitolo 1 Tab 3.10. Efficacia nella comunicazione della sicurezza x expertise teorica. Responsabili sicurezza Lavoratori Totale 6 nei corsi di formazione 5,31 5,59 5,38 8 dal medico del lavoro 3,94 4,82 4,16 5 con i depliant informativi 3,57 4,47 3,79 7 durante le riunioni sindacali 3,71 3,53 3,66 2 alla televisione 3,49 2,94 3,35 9 dagli organi di vigilanza 3,06 4,06 3,31 3 sui quotidiani 3,24 2,41 3,03 1 alla radio 2,92 1,76 2,63 4 sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) 2,55 1,65 2,32 Tab 3.11. Efficacia nella comunicazione della sicurezza x expertise pratica. Meno di 18 anni di esperienza 6 58 nei corsi di formazione 5,42 Più di 18 anni di esperienza 5,20 Totale 5,31 8 dal medico del lavoro 3,81 4,08 3,94 7 durante le riunioni sindacali 3,88 3,52 3,71 5 con i depliant informativi 3,54 3,60 3,57 2 alla televisione 3,38 3,60 3,49 3 sui quotidiani 3,12 3,36 3,24 9 dagli organi di vigilanza 3,04 3,08 3,06 1 alla radio 2,62 3,24 2,92 4 sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) 2,62 2,48 2,55 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Settore porfido Tab 4.1. Percezione del rischio x expertise teorica. Lavoratore Responsabile della Sicurezza Totale sostare al di sotto della benna 4,70 5,13 4,80 10 salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre è in movimento 4,56 5,06 4,68 8 lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava 3,96 3,63 3,88 5 lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore o della pala caricatrice 3,64 4,06 3,74 2 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava dopo una forte pioggia 3,66 3,88 3,71 alzare tre lastre per volta con le pinze 3,66 3,75 3,68 3 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava durante un periodo di intenso disgelo 3,58 3,81 3,64 6 lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto 3,56 3,63 3,58 usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza funzionante (es. fotocellule o doppio comando) 3,60 3,50 3,58 Tipologia attività 9 32 24 lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato 3,40 3,19 3,35 31 7 alzare due lastre per volta con le pinze 3,22 3,44 3,27 14 salire sul cassone per guidare il carico del materiale su di un automezzo 3,28 2,69 3,14 4 compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore o pala caricatrice adeguati 2,98 3,19 3,03 1 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava 2,98 3,00 2,98 25 lavorare con la cubettatrice a caduta 3,08 2,63 2,97 33 lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti) 3,02 2,69 2,94 30 sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore a 20/30 kg 2,98 2,69 2,91 29 prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto dal palista 2,64 2,63 2,64 23 utilizzare scalpelli, mole, frese 2,64 2,19 2,53 13 movimentare il materiale in laboratorio con mezzi di sollevamento (es. ventose) 2,34 2,38 2,35 28 essere presente in cava durante le operazioni di perforazione 2,28 2,00 2,21 26 lavorare con la cubettatrice idraulica 2,24 1,88 2,15 22 utilizzare la bocciardatrice 2,10 1,88 2,05 21 utilizzare la fiammatrice 2,02 2,00 2,02 27 lavorare con la piastrellatrice 2,06 1,75 1,98 20 caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte 2,04 1,56 1,92 18 tagliare un pezzo con la sega multidisco 2,06 1,44 1,91 16 aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta 1,94 1,63 1,86 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 59 Appendice Capitolo 1 11 guidare la pala sulla strada normale 1,84 1,31 1,71 19 tagliare un pezzo con la sega a ponte 1,78 1,38 1,68 17 tagliare un pezzo con la sega a bandiera 1,68 1,38 1,61 12 guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso il luogo di lavoro 1,64 1,31 1,56 15 aprire le lastre di porfido con martellone idraulico montato su pala 1,48 1,19 1,41 Tab. 4.2. Percezione del rischio x expertise pratica. Tipologia attività 9 Più di 18 anni di esperienza Totale sostare al di sotto della benna 4,77 4,63 4,70 10 salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre è in movimento 4,35 4,79 4,56 8 lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava 4,00 3,92 3,96 2 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava dopo una forte pioggia 3,58 3,75 3,66 alzare tre lastre per volta con le pinze 3,50 3,83 3,66 lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore o della pala caricatrice 3,38 3,92 3,64 usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza funzionante (es. fotocellule o doppio comando) 3,54 3,67 3,60 3 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava durante un periodo di intenso disgelo 3,50 3,67 3,58 6 lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto 3,50 3,63 3,56 7 lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato 3,35 3,46 3,40 14 salire sul cassone per guidare il carico del materiale su di un automezzo 3,35 3,21 3,28 31 alzare due lastre per volta con le pinze 3,08 3,38 3,22 25 lavorare con la cubettatrice a caduta 2,85 3,33 3,08 33 32 5 24 60 Meno di 18 anni di esperienza lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti) 2,85 3,21 3,02 1 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava 2,69 3,29 2,98 4 compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore o pala caricatrice adeguati 2,65 3,33 2,98 30 sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore a 20/30 kg 2,96 3,00 2,98 23 utilizzare scalpelli, mole, frese 2,46 2,83 2,64 29 prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto dal palista 2,62 2,67 2,64 13 movimentare il materiale in laboratorio con mezzi di sollevamento (es. ventose) 2,35 2,33 2,34 28 essere presente in cava durante le operazioni di perforazione 2,04 2,54 2,28 26 lavorare con la cubettatrice idraulica 2,19 2,29 2,24 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 22 utilizzare la bocciardatrice 2,19 2,00 2,10 18 tagliare un pezzo con la sega multidisco 2,15 1,96 2,06 27 lavorare con la piastrellatrice 2,12 2,00 2,06 20 caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte 2,23 1,83 2,04 21 utilizzare la fiammatrice 2,19 1,83 2,02 16 aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta 1,88 2,00 1,94 11 guidare la pala sulla strada normale 1,81 1,88 1,84 19 tagliare un pezzo con la sega a ponte 1,88 1,67 1,78 17 tagliare un pezzo con la sega a bandiera 1,81 1,54 1,68 12 guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso il luogo di lavoro 1,73 1,54 1,64 15 aprire le lastre di porfido con martellone idraulico montato su pala 1,31 1,67 1,48 Tab. 4.3. Percezione del rischio x tipo di azienda. Tipologia attività Impresa Artigiana Impresa Industriale Totale 1 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava 2,68 3,28 2,98 2 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava dopo una forte pioggia 3,44 3,88 3,66 3 lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava durante un periodo di intenso disgelo 3,36 3,80 3,58 4 compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore o pala caricatrice adeguati 2,40 3,56 2,98 5 lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore o della pala caricatrice 3,52 3,76 3,64 6 lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto 3,60 3,52 3,56 7 lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato 3,20 3,60 3,40 8 lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava 3,80 4,12 3,96 9 sostare al di sotto della benna 4,48 4,92 4,70 10 salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre è in movimento 4,16 4,96 4,56 11 guidare la pala sulla strada normale 1,60 2,08 1,84 12 guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso il luogo di lavoro 1,64 1,64 1,64 13 movimentare il materiale in laboratorio con mezzi di sollevamento (es. ventose) 2,24 2,44 2,34 14 salire sul cassone per guidare il carico del materiale su di un automezzo 3,36 3,20 3,28 15 aprire le lastre di porfido con martellone idraulico montato su pala 1,68 1,28 1,48 16 aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta 1,88 2,00 1,94 17 tagliare un pezzo con la sega a bandiera 1,64 1,72 1,68 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 61 Appendice Capitolo 1 62 18 tagliare un pezzo con la sega multidisco 2,04 2,08 2,06 19 tagliare un pezzo con la sega a ponte 1,96 1,60 1,78 20 caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte 2,00 2,08 2,04 21 utilizzare la fiammatrice 1,80 2,24 2,02 22 utilizzare la bocciardatrice 1,92 2,28 2,10 23 utilizzare scalpelli, mole, frese 2,40 2,88 2,64 24 usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza funzionante (es. fotocellule o doppio comando) 3,28 3,92 3,60 25 lavorare con la cubettatrice a caduta 2,64 3,52 3,08 26 lavorare con la cubettatrice idraulica 1,88 2,60 2,24 27 lavorare con la piastrellatrice 1,96 2,16 2,06 28 essere presente in cava durante le operazioni di perforazione 2,28 2,28 2,28 29 prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto dal palista 2,52 2,76 2,64 30 sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore a 20/30 kg 2,68 3,28 2,98 31 alzare due lastre per volta con le pinze 2,72 3,72 3,22 32 alzare tre lastre per volta con le pinze 3,16 4,16 3,66 33 lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti) 2,56 3,48 3,02 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Tab. 4.4. Uso di protezioni x expertise teorica. Dispositivi protezione e comportamenti Lavoratore Responsabile della Sicurezza Totale 4 le scarpe di sicurezza 5,90 5,63 5,83 2 i guanti 5,82 5,81 5,82 5 i tappi auricolari o cuffie 5,58 5,75 5,62 1 gli occhiali di protezione /schermi/visiere 5,48 5,94 5,59 8 bagnano il materiale per ridurre la polvere 4,96 5,25 5,03 9 aspirano o rimuovere la polvere 4,84 5,25 4,94 17 lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano 4,92 5,00 4,94 14 tengono il carico vicino al corpo quando lo trasportano 4,44 4,50 4,45 7 un abbigliamento adeguato (che copra braccia e gambe) 4,28 4,44 4,32 16 utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si alzano e si abbassano a seconda del peso e mantengono il piano di lavoro all’altezza conveniente) 4,30 4,13 4,26 11 evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti 4,16 4,50 4,24 10 evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano 3,98 4,81 4,18 12 mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico 3,56 3,44 3,53 13 evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un carico 3,50 3,31 3,45 la mascherina 3,20 4,00 3,39 utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare carichi 3,14 3,13 3,14 il casco 2,60 3,56 2,83 6 15 3 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 63 Appendice Capitolo 1 Tab. 4.5. Uso di protezioni x expertise pratica. Dispositivi protezione e comportamenti Meno di 18 anni di esperienza Più di 18 anni di esperienza Totale 4 le scarpe di sicurezza 5,85 5,96 5,90 2 i guanti 5,85 5,79 5,82 5 i tappi auricolari o cuffie 5,58 5,58 5,58 1 gli occhiali di protezione /schermi/visiere 5,58 5,38 5,48 8 bagnano il materiale per ridurre la polvere 4,81 5,13 4,96 lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano 4,92 4,92 4,92 17 aspirano o rimuovere la polvere 4,69 5,00 4,84 14 9 tengono il carico vicino al corpo quando lo trasportano 4,88 3,96 4,44 16 utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si alzano e si abbassano a seconda del peso e mantengono il piano di lavoro all’altezza conveniente) 4,04 4,58 4,30 un abbigliamento adeguato (che copra braccia e gambe) 4,35 4,21 4,28 11 7 evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti 4,54 3,75 4,16 10 evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano 4,27 3,67 3,98 12 mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico 3,85 3,25 3,56 13 evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un carico 3,77 3,21 3,50 la mascherina 3,27 3,13 3,20 utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare carichi 3,23 3,04 3,14 il casco 2,54 2,67 2,60 Lavoratori Responsabili della sicurezza Totale 6 15 3 Tab. 4.6. Fonti di apprendimento x expertise teorica. 1 dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) 4,90 4,25 4,74 3 dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza 3,94 4,63 4,11 2 da un lavoratore più esperto 4,00 4,19 4,05 6 da un corso di formazione 3,22 4,13 3,44 10 4 11 2,80 3,44 2,95 2,34 2,69 2,42 dagli organi di vigilanza 2,52 2,00 2,39 8 da un depliant (cartoncino/libretto informativo) 2,22 1,44 2,03 9 dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) 2,12 1,63 2,00 5 dalla televisione 1,20 1,25 1,21 7 dai quotidiani (locali o nazionali) 1,34 0,56 1,15 dal sindacato 1,22 0,81 1,12 12 64 da un medico competente da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Tab. 4.7. Fonti di apprendimento x expertise pratica. Meno di 18 anni di esperienza Più di 18 anni di esperienza Totale 1 dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) 4,85 4,96 4,90 2 da un lavoratore più esperto 4,15 3,83 4,00 3 dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza 4,08 3,79 3,94 6 da un corso di formazione 3,65 2,75 3,22 10 da un medico competente 2,77 2,83 2,80 11 dagli organi di vigilanza 2,04 3,04 2,52 4 da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro 2,27 2,42 2,34 8 da un depliant (cartoncino/libretto informativo) 2,35 2,08 2,22 9 dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) 2,31 1,92 2,12 7 dai quotidiani (locali o nazionali) 1,65 1,00 1,34 12 dal sindacato 0,73 1,75 1,22 5 dalla televisione 1,42 0,96 1,20 Tab. 4.8. Canali di comunicazione. Meno di 18 anni di esperienza Più di 18 anni di esperienza Totale 2 la televisione 3,69 4,29 3,98 3 i quotidiani 3,96 3,96 3,96 1 la radio 3,65 3,83 3,74 4 i settimanali (es. L’espresso, Panorama) 2,65 1,88 2,28 6 cartelloni pubblicitari per strada 2,15 1,79 1,98 7 legge i volantini pubblicitari 1,77 1,96 1,86 5 naviga in internet 1,65 1,29 1,48 Tab. 4.9. Canali efficaci x expertise teorica. Responsabili della sicurezza Totale 6 nei corsi di formazione Lavoratori 4,58 4,13 4,47 8 dal medico del lavoro 4,58 3,94 4,42 9 dagli organi di vigilanza 3,78 3,38 3,68 5 con i depliant informativi 3,56 3,25 3,48 7 durante le riunioni sindacali 3,12 2,38 2,94 2 alla televisione 2,94 1,69 2,64 3 sui quotidiani 2,78 1,63 2,50 1 alla radio 2,66 1,19 2,30 4 sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) 2,16 1,19 1,92 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 65 Appendice Capitolo 1 Tab. 4.10. Canali efficaci x expertise pratica. Meno di 18 anni di esperienza 66 Più di 18 anni di esperienza Totale 6 nei corsi di formazione 4,69 4,46 4,58 8 dal medico del lavoro 4,69 4,46 4,58 9 dagli organi di vigilanza 3,46 4,13 3,78 5 con i depliant informativi 3,92 3,17 3,56 7 durante le riunioni sindacali 2,92 3,33 3,12 2 alla televisione 2,88 3,00 2,94 3 sui quotidiani 2,62 2,96 2,78 1 alla radio 2,73 2,58 2,66 4 sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) 2,19 2,13 2,16 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Graf. 1. 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 risk 44 risk 47 risk 46 risk 48 risk 26 risk 39 risk 9 risk 40 risk 21 risk 38 risk 27 risk 45 risk 41 risk 4 risk 49 risk 24 risk 32 risk 31 risk 25 risk 3 risk 19 risk 36 risk 35 risk 7 risk 18 risk 20 risk 23 risk 28 risk 8 risk 30 risk 34 risk 1 risk 10 risk 6 risk 42 risk 22 risk 33 risk 12 risk 29 risk 11 risk 2 risk 37 risk 43 risk 13 risk 5 risk 14 lavoratori addetti alla sicurezza risk 16 risk 17 risk 15 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 67 Appendice Capitolo 1 Graf. 2. 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 risk 44 risk 47 risk 46 risk 48 risk 26 risk 39 risk 9 risk 40 risk 21 risk 38 risk 41 risk 27 risk 41 risk 4 risk 49 risk 24 risk 32 risk 31 risk 25 risk 19 risk 36 risk 3 risk 35 risk 7 risk 20 risk 18 risk 8 risk 23 risk 28 risk 30 risk 34 risk 1 risk 10 risk 6 risk 33 risk 42 risk 22 risk 12 risk 29 risk 11 risk 2 risk 37 risk 13 risk 5 totali (N = 50) risk 43 ≤ 10 anni (costruzioni) risk 14 > 10 anni (costruzioni) risk 16 risk 17 risk 15 68 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 6,00 Appendice Capitolo 1 Graf. 3. 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 -1 -15 -38 -14 -6 -30 -22 -12 -23 -2 -11 -4 -24 -29 -17 -16 -25 -26 -9 -21 -28 -27 -20 -3 -7 -10 -36 -13 -19 -37 -35 -18 -8 -5 -31 lavoratore metalmeccanico -33 addetto alla sicurezza -34 -32 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 69 Appendice Capitolo 1 Graf. 4. 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 -1 -38 -15 -14 -6 -30 -12 -22 -11 -2 -23 -24 -4 -29 -17 -16 -21 -25 -9 -28 -26 -20 -27 -7 -3 -10 -13 -36 -19 -35 -37 -18 -8 -31 -5 -33 -34 -32 70 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 < 18 anni di esperienza (metalmeccanico) > 18 anni di esperienza 6,00 Appendice Capitolo 1 Graf. 5. 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 risk 9 risk 10 risk 8 risk 5 risk 2 risk 32 risk 3 risk 6 risk 24 risk 7 risk 31 risk 14 risk 4 risk 1 risk 25 risk 33 risk 30 risk 29 risk 23 risk 13 risk 28 risk 26 risk 22 risk 21 risk 27 risk 20 risk 18 risk 16 risk 11 risk 19 risk 17 lavoratore porfido addetto alla sicurezza risk 12 risk 15 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 71 Appendice Capitolo 1 Graf. 6. 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 risk 9 risk 10 risk 8 risk 2 risk 32 risk 5 risk 24 risk 3 risk 6 risk 7 risk 14 risk 31 risk 25 risk 33 risk 1 risk 4 risk 30 risk 23 risk 29 risk 13 risk 28 risk 26 risk 22 risk 18 risk 27 risk 20 risk 21 risk 16 risk 11 risk 19 risk 17 risk 12 risk 15 72 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 < 18 anni di esperienza (porfido) > 18 anni di esperienza (porfido) 6,00 Appendice Capitolo 1 Questionario sulla Percezione del Rischio Lavoratori del settore costruzioni I. Percezione del rischio 1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie. Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: per nulla rischioso molto poco poco mediamente abbastanza molto estremamente rischioso (1) eseguire uno scavo con la macchina operatrice (es. pale, escavatori) (2) caricare terreno su di un camion con la macchina operatrice (3) lavorare in prossimità di una macchina operatrice (es. assistenza ad uno scavo o al carico di terreno) (4) sostare/transitare sotto il carico sollevato dalla gru/auto-gru (5) guidare il camion da e verso il cantiere (6) usare la smerigliatrice (7) usare la sega circolare (8) usare la taglia-mattoni (9) usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia mattoni) senza i sistemi di sicurezza integri (10) usare il martello demolitore (11) tagliare i tondini di ferro con la trancia (12) piegare i tondini di ferro con il piegaferri (13) usare il trapano (14) usare il martello (15) lavorare con il badile (16) lavorare con il piccone (17) trasportare del materiale con la carriola Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 73 Appendice Capitolo 1 (18) scaricare a mano del materiale pesante dal camion (19) salire sul cassone del camion per guidare il carico del materiale sull’automezzo con la gru (20) salire sul cassone del camion per guidare lo scarico del materiale dal camion con la gru/auto-gru (21) lavorare in situazione di pericolo caduta materiale dall’alto (22) stoccare o accatastare del materiale (23) lavorare in presenza di polvere (24) manipolare sostanze chimiche (25) lavorare sulle strade (es.asfaltatore) (26) lavorare in uno scavo non sicuro (es. con scarpate ripide e non puntellate) (27) lavorare in prossimità di uno scavo/ o foro nel terreno/pavimento non delimitato (28) lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato (29) edificare un muro di mattoni (30) armare un solaio (31) camminare sopra le pignatte (senza tavoloni) (32) camminare sui ferri d’armatura (33) gettare con la pompa (34) gettare con la benna (35) montare un ponteggio (36) smontare un ponteggio (37) lavorare su di un ponteggio regolare (38) lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri senza parapetto (39) lavorare su di un ponteggio posato su di un piano non solido o non perfettamente orizzontale (40) lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi non regolari (41) salire su di un ponteggio arrampicandosi 74 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (42) usare la scala (43) lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) (45) usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri (46) accedere agli organi che fanno muovere la betoniera senza togliere la tensione (47) accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento (48) infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla (49) spostare la betoniera non togliendo la tensione (44) II. Probabilità comparativa 2.1 Secondo la sua opinione, qual’è la probabilità che in futuro lei sia coinvolto in un infortunio sul lavoro, rispetto ad un altro lavoratore della sua stessa età, nazionalità e sesso? In confronto ad un altro lavoratore della mia stessa età, nazionalità e sesso, la mia probabilità di incorrere in un infortunio mentre lavoro è : _______(scrivere un numero da –3 a +3 secondo la scala qui sotto riportata) -3 = molto inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità -2 = inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità -1 = leggermente inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità 0 = uguale a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +1 = leggermente maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +2 = maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +3 = molto maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 75 Appendice Capitolo 1 III. Frequenza di base 3.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore delle costruzioni, secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (10) aspirano o rimuovono la polvere (11) evitare di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano (12) convogliano il materiale di demolizione in appositi canali (13) mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico (14) predispongono degli ancoraggi sicuri (non improvvisati) (15) usano un ponte o base di appoggio adeguato (non improvvisato) (16) puntellano le pareti dello scavo (17) lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano (18) delimitano la zona di movimento delle macchine operatrici (19) non sostano sotto i carichi (1) gli occhiali (2) i guanti (3) il casco (4) le scarpe di sicurezza (5) i tappi auricolari / cuffie (6) la mascherina (7) la cintura di sicurezza (8) la scala (invece di salire arrampicandosi) (9) bagnano il materiale per ridurre la polvere 76 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 IV: Comunicazione e apprendimento 4.1 Quando svolge il proprio lavoro lei mette in atto una serie di comportamenti per salvaguardare la sua sicurezza fisica, come ad esempio, controlla dove mette i piedi quando cammina. A volte le sarà capitato di imparare qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che le ha fatto cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza. Ora provi a ricordare da chi o che cosa è stato motivato a cambiare: Ho cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che ho imparato da: ... Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (1) dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) (2) da un lavoratore più esperto (3) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza (4) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro (5) dalla televisione (6) da un corso di formazione (7) dai quotidiani (locali o nazionali) (8) da un depliant (cartoncino/libretto informativo) (9) dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) (10) da un medico competente (11) dagli organi di vigilanza (12) dal sindacato altro: __________________ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 77 Appendice Capitolo 1 4.2 Quanto spesso le capita di usare (guarda/leggere/ascoltare) ciascuno dei seguenti canali di comunicazione? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (1) la radio (2) la televisione (3) i quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (4) i settimanali (es. L’espresso, Panorama) (5) naviga in internet (6) cartelloni pubblicitari per strada (7) legge i volantini pubblicitari 4.3 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (1) alla radio (2) alla televisione (3) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (4) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) (5) con i depliant informativi (6) nei corsi di formazione (7) durante le riunioni sindacali (8) dal medico del lavoro (9) dagli organi di vigilanza 78 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 V. La causa Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno. _____ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in fretta...) _____ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...) _____ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... ) _____ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...) ________________________________________________________________ 100% TOTALE VI. Dati individuali Età: ________ Sesso: |M| |F| Mansione*: ________________ Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______ (*alcune possibili risposte: muratore, asfaltatore, palista, scavatore, carpentiere, cementatore, autista, ferraiolo, imbianchino, intonacatore, lattoniere, marmista, piatstrellista, rasatore, saldatore, smaltatore, etc.). VII. Dati Azienda Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11) (C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 = Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa) Status Giuridico: |_| |_| impresa artigiana impresa industriale Dimensioni ditta: |_| |_| Piccola (fino a 35 dipendenti) Grande (più di 35 dipendenti) Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 79 Appendice Capitolo 1 Questionario sulla Percezione del Rischio ESPERTI del settore costruzioni I. Percezione del rischio 1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie. Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: per nulla rischioso molto poco poco mediamente abbastanza molto estremamente rischioso (50) eseguire uno scavo con la macchina operatrice (es. pale, escavatori) (51) caricare terreno su di un camion con la macchina operatrice (52) lavorare in prossimità di una macchina operatrice (es. assistenza ad uno scavo o al carico di terreno) (53) sostare/transitare sotto il carico sollevato dalla gru/auto-gru (54) guidare il camion da e verso il cantiere (55) usare la smerigliatrice (56) usare la sega circolare (57) usare la taglia-mattoni (58) usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia mattoni) senza i sistemi di sicurezza integri (59) usare il martello demolitore (60) tagliare i tondini di ferro con la trancia (61) piegare i tondini di ferro con il piegaferri (62) usare il trapano (63) usare il martello (64) lavorare con il badile (65) lavorare con il piccone (66) trasportare del materiale con la carriola 80 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (67) scaricare a mano del materiale pesante dal camion (68) salire sul cassone del camion per guidare il carico del materiale sull’automezzo con la gru (69) salire sul cassone del camion per guidare lo scarico del materiale dal camion con la gru/auto-gru (70) lavorare in situazione di pericolo caduta materiale dall’alto (71) stoccare o accatastare del materiale (72) lavorare in presenza di polvere (73) manipolare sostanze chimiche (74) lavorare sulle strade (es.asfaltatore) (75) lavorare in uno scavo non sicuro (es. con scarpate ripide e non puntellate) (76) lavorare in prossimità di uno scavo/o foro nel terreno/pavimento non delimitato (77) lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato (78) edificare un muro di mattoni (79) armare un solaio (80) camminare sopra le pignatte (senza tavoloni) (81) camminare sui ferri d’armatura (82) gettare con la pompa (83) gettare con la benna (84) montare un ponteggio (85) smontare un ponteggio (86) lavorare su di un ponteggio regolare (87) lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri senza parapetto (88) lavorare su di un ponteggio posato su di un piano non solido o non perfettamente orizzontale (89) lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi non regolari (90) salire su di un ponteggio arrampicandosi (91) usare la scala Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 81 Appendice Capitolo 1 (92) lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) (93) lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza) (94) usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri (95) accedere agli organi che fanno muovere la betoniera senza togliere la tensione (96) accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento (97) infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla (98) spostare la betoniera non togliendo la tensione II. Frequenza di base 2.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore delle costruzioni, secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (29) aspirano o rimuovono la polvere (30) evitare di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano (20) gli occhiali (21) i guanti (22) il casco (23) le scarpe di sicurezza (24) i tappi auricolari / cuffie (25) la mascherina (26) la cintura di sicurezza (27) la scala (invece di salire arrampicandosi) (28) bagnano il materiale per ridurre la polvere 82 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (31) convogliano il materiale di demolizione in appositi canali (32) mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico (33) predispongono degli ancoraggi sicuri (non improvvisati) (34) usano un ponte o base di appoggio adeguato (non improvvisato) (35) puntellano le pareti dello scavo (36) lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano (37) delimitano la zona di movimento delle macchine operatrici (38) non sostano sotto i carichi III: Comunicazione e apprendimento 3.1 Quando svolgono il proprio lavoro i lavoratori mettono in atto una serie di comportamenti per salvaguardare la loro sicurezza fisica, come ad esempio, controllano dove mettono i piedi quando camminano. A volte capita di imparare qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che fa cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza. Ora provi a ricordare da chi o che cosa sono stati motivati a cambiare i lavoratori: Hanno cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che hanno imparato da: ... Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (13) dalla loro esperienza personale (con o senza incidente) (14) da un lavoratore più esperto (15) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza (16) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro (17) dalla televisione (18) da un corso di formazione Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 83 Appendice Capitolo 1 (20) da un depliant (cartoncino/libretto informativo) (21) dalla loro famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) (22) da un medico competente (19) dai quotidiani (locali o nazionali) (23) dagli organi di vigilanza (24) dal sindacato altro: __________________ 3.2 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (10) alla radio (11) alla televisione (12) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (13) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) (14) con i depliant informativi (15) nei corsi di formazione (16) durante le riunioni sindacali (17) dal medico del lavoro (18) dagli organi di vigilanza 84 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 IV. La causa Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno. _______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in fretta...) _______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...) _______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... ) _______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...) ________________________________________________________________ 100% TOTALE V. Dati individuali Età: ________ Sesso: |M| |F| Mansione*: ________________ Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______ (*alcune possibili risposte: muratore, asfaltatore, palista, scavatore, carpentiere, cementatore, autista, ferraiolo, imbianchino, intonacatore, lattoniere, marmista, piatstrellista, rasatore, saldatore, smaltatore, etc.) VI. Dati Azienda Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11) (C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 = Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa) Status Giuridico: |_| |_| impresa artigiana impresa industriale Dimensioni ditta: |_| |_| Piccola (fino a 35 dipendenti) Grande (più di 35 dipendenti) Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 85 Appendice Capitolo 1 Questionario sulla Percezione del Rischio Lavoratori del settore metalmeccanico I. Percezione del rischio 1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie. Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: per nulla rischioso molto poco poco mediamente abbastanza molto estremamente rischioso (1) usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti (2) lavorare il metallo asportando truciolo (3) fresare il metallo (4) forgiare il metallo (5) montare, assemblare (6) lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.) (7) saldare i metalli (8) verniciare un pezzo (9) usare il carrello elevatore (10) guidare un automezzo per trasporto persone o carichi (13) usare il carrello trasportatore (14) movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento (15) eseguire manutenzioni su di un carro ponte (11) sollevare un automezzo sul ponte (12) andare in fossa di ispezione (16) utilizzare un utensile vibrante (17) lavorare (battere) il ferro a mano (18) usare il trapano 86 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (29) lavorare la lamiera con la calandra (30) lavorare la lamiera con la pressa piegatrice (31) fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine (32) movimentare piccoli oggetti (pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli) (33) stoccare il prodotto finito in magazzino (35) usare scale (36) operare in un ambiente di lavoro non ordinato (19) usare il trapano multiplo (20) usare la troncatrice (21) usare la sega a nastro (22) usare la mola disco (23) usare la mola widia (24) usare la smerigliatrice (25) usare la sbavatrice (26) usare la stozzatrice (27) lavorare al tornio ad asse orizzontale (28) usare la fresatrice (34) transitare nel magazzino di stoccaggio (37) posare in opera (38) usare prodotti o preparati chimici Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 87 Appendice Capitolo 1 II. Probabilità comparativa 2.1 Secondo la sua opinione, qual’è la probabilità che in futuro lei sia coinvolto in un infortunio sul lavoro, rispetto ad un altro lavoratore della sua stessa età, nazionalità e sesso? In confronto ad un altro lavoratore della mia stessa età, nazionalità e sesso, la mia probabilità di incorrere in un infortunio mentre lavoro è : _______ (scrivere un numero da –3 a +3 secondo la scala qui sotto riportata) -3 = molto inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità -2 = inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità -1 = leggermente inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità 0 = uguale a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +1 = leggermente maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +2 = maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +3 = molto maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità III. Frequenza di base 3.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore della metalmeccanica, secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (1) gli occhiali /schermi/visiere (2) i guanti (3) il casco (4) le scarpe di sicurezza (scarponi) (5) i tappi /cuffie (6) la mascherina (7) la cintura di sicurezza (contro la caduta dall’alto) (8) un abbigliamento adeguato (tuta) (9) la scala (invece di salire arrampicandosi) 88 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (10) aspirano o rimuovono la polvere (11) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano (12) mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico (13) lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano IV: Comunicazione e apprendimento 4.1 Quando svolge il proprio lavoro lei mette in atto una serie di comportamenti per salvaguardare la sua sicurezza fisica, come ad esempio, controlla dove mette i piedi quando cammina. A volte le sarà capitato di imparare qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che le ha fatto cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza. Ora provi a ricordare da chi o che cosa è stato motivato a cambiare: Ho cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che ho imparato da:... Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (25) dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) (26) da un lavoratore più esperto (27) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza (28) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro (29) dalla televisione (32) da un depliant (cartoncino/libretto informativo) (33) dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) (34) da un medico competente (30) da un corso di formazione (31) dai quotidiani (locali o nazionali) (35) dagli organi di vigilanza (36) dal sindacato altro: __________________ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 89 Appendice Capitolo 1 4.2 Quanto spesso le capita di usare (guarda/leggere/ascoltare) ciascuno dei seguenti canali di comunicazione? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (1) la radio (2) la televisione (3) i quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (4) i settimanali (es. L’espresso, Panorama) (5) naviga in internet (6) cartelloni pubblicitari per strada (7) legge i volantini pubblicitari 4.3 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (19) alla radio (20) alla televisione (21) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (22) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) (23) con i depliant informativi (24) nei corsi di formazione (25) durante le riunioni sindacali (26) dal medico del lavoro (27) dagli organi di vigilanza 90 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 V. La causa Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno. _______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in fretta...) _______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...) _______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... ) _______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...) ________________________________________________________________ 100% TOTALE VI. Dati individuali Età: ________ Sesso: |M| |F | Mansione*: ________________ Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______ (*alcune possibili risposte: tornitore, verniciatore, assemblatore, lattoniere, etc.) VII. Dati Azienda Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11) (C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 = Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa) Status Giuridico: |_| |_| impresa artigiana impresa industriale Dimensioni ditta: |_| |_| Piccola (fino a 35 dipendenti) Grande (più di 35 dipendenti) Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 91 Appendice Capitolo 1 Questionario sulla Percezione del Rischio ESPERTI del settore metalmeccanico I. Percezione del rischio 1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie. Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: per nulla rischioso molto poco poco mediamente abbastanza molto estremamente rischioso (1) usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti (2) lavorare il metallo asportando truciolo (3) fresare il metallo (4) forgiare il metallo (5) montare, assemblare (6) lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.) (7) saldare i metalli (8) verniciare un pezzo (9) usare il carrello elevatore (10) guidare un automezzo per trasporto persone o carichi (13) usare il carrello trasportatore (14) movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento (15) eseguire manutenzioni su di un carro ponte (11) sollevare un automezzo sul ponte (12) andare in fossa di ispezione (16) utilizzare un utensile vibrante (17) lavorare (battere) il ferro a mano (18) usare il trapano 92 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (29) lavorare la lamiera con la calandra (30) lavorare la lamiera con la pressa piegatrice (31) fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine (32) movimentare piccoli oggetti (pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli) (33) stoccare il prodotto finito in magazzino (35) usare scale (36) operare in un ambiente di lavoro non ordinato (19) usare il trapano multiplo (20) usare la troncatrice (21) usare la sega a nastro (22) usare la mola disco (23) usare la mola widia (24) usare la smerigliatrice (25) usare la sbavatrice (26) usare la stozzatrice (27) lavorare al tornio ad asse orizzontale (28) usare la fresatrice (34) transitare nel magazzino di stoccaggio (37) posare in opera (38) usare prodotti o preparati chimici Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 93 Appendice Capitolo 1 II. Frequenza di base 2.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore della metalmeccanica, secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (1) gli occhiali /schermi/visiere (2) i guanti (3) il casco (4) le scarpe di sicurezza (scarponi) (5) i tappi /cuffie (6) la mascherina (7) la cintura di sicurezza (contro la caduta dall’alto) (8) un abbigliamento adeguato (tuta) (9) la scala (invece di salire arrampicandosi) (10) aspirano o rimuovono la polvere (11) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano (12) mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico (13) lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano 94 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 III: Comunicazione e apprendimento 4.1 Quando svolgono il proprio lavoro i lavoratori mettono in atto una serie di comportamenti per salvaguardare la loro sicurezza fisica, come ad esempio, controllano dove mettono i piedi quando camminano. A volte capita di imparare qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che fa cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza. Ora provi a ricordare da chi o che cosa sono stati motivati a cambiare i lavoratori: Hanno cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che hanno imparato da:... Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (37) dalla loro esperienza personale (con o senza incidente) (38) da un lavoratore più esperto (39) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza (40) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro (41) dalla televisione (44) da un depliant (cartoncino/libretto informativo) (45) dalla loro famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) (46) da un medico competente (42) da un corso di formazione (43) dai quotidiani (locali o nazionali) (47) dagli organi di vigilanza (48) dal sindacato altro: __________________ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 95 Appendice Capitolo 1 3.2 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (28) alla radio (29) alla televisione (30) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (31) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) (32) con i depliant informativi (33) nei corsi di formazione (34) durante le riunioni sindacali (35) dal medico del lavoro (36) dagli organi di vigilanza V. La causa Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno. _______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in fretta...) _______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...) _______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... ) _______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...) ________________________________________________________________ 100% TOTALE 96 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 VI. Dati individuali Età: ________ Sesso: |M| |F| Mansione*: ________________ Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______ (*alcune possibili risposte: tornitore, verniciatore, assemblatore, lattoniere, etc.) VII. Dati Azienda Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11) (C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 = Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa) Status Giuridico: |_| |_| impresa artigiana impresa industriale Dimensioni ditta: |_| |_| Piccola (fino a 35 dipendenti) Grande (più di 35 dipendenti) Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 97 Appendice Capitolo 1 Questionario sulla Percezione del Rischio Lavoratori del settore porfido I. Percezione del rischio 1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie. Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: per nulla rischioso molto poco poco mediamente abbastanza molto estremamente rischioso (1) lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava (2) lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava dopo una forte pioggia (3) lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava durante un periodo di intenso disgelo (4) compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore o pala caricatrice adeguati (5) lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore o della pala caricatrice (6) lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto (7) lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato (8) lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava (9) sostare al di sotto della benna (10) salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre è in movimento (11) guidare la pala sulla strada normale (12) guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso il luogo di lavoro (13) movimentare il materiale in laboratorio con mezzi di sollevamento (es. ventose) (14) salire sul cassone per guidare il carico del materiale su di un automezzo 98 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (15) aprire le lastre di porfido con martellone idraulico montato su pala (16) aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta (19) tagliare un pezzo con la sega a ponte (20) caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte (21) utilizzare la fiammatrice (17) tagliare un pezzo con la sega a bandiera (18) tagliare un pezzo con la sega multidisco (22) utilizzare la bocciardatrice (23) utilizzare scalpelli, mole, frese (24) usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza funzionante (es. fotocellule o doppio comando) (27) lavorare con la piastrellatrice (28) essere presente in cava durante le operazioni di perforazione (29) prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto dal palista (30) sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore a 20/30 kg (25) lavorare con la cubettatrice a caduta (26) lavorare con la cubettatrice idraulica (32) alzare tre lastre per volta con le pinze (33) lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti) (31) alzare due lastre per volta con le pinze Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 99 Appendice Capitolo 1 II. Probabilità comparativa 2.1 Secondo la sua opinione, qual’è la probabilità che in futuro lei sia coinvolto in un infortunio sul lavoro, rispetto ad un altro lavoratore della sua stessa età, nazionalità e sesso? In confronto ad un altro lavoratore della mia stessa età, nazionalità e sesso, la mia probabilità di incorrere in un infortunio mentre lavoro è : _______(scrivere un numero da –3 a +3 secondo la scala qui sotto riportata) -3 = molto inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità -2 = inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità -1 = leggermente inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità 0 = uguale a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +1 =leggermente maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +2 =maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità +3 =molto maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità III. Frequenza di base 3.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore del porfido, secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (1) gli occhiali di protezione /schermi/visiere (2) i guanti (3) il casco (4) le scarpe di sicurezza (5) i tappi auricolari o cuffie (6) la mascherina (7) un abbigliamento adeguato (che copra braccia e gambe) (8) bagnano il materiale per ridurre la polvere (9) aspirano o rimuovere la polvere 100 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 (10) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano (11) evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti (12) mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico (13) evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un carico (14) tengono il carico vicino al corpo quando lo trasportano (15) utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare carichi (16) utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si alzano e si abbassano a seconda del peso e mantengono il piano di lavoro all’altezza conveniente) (17) lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano IV: Comunicazione e apprendimento 4.1 Quando svolge il proprio lavoro lei mette in atto una serie di comportamenti per salvaguardare la sua sicurezza fisica, come ad esempio, controlla dove mette i piedi quando cammina. A volte le sarà capitato di imparare qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che le ha fatto cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza. Ora provi a ricordare da chi o che cosa è stato motivato a cambiare: Ho cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che ho imparato da:... Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (49) dalla mia esperienza personale (con o senza incidente) (50) da un lavoratore più esperto (51) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza (52) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro (53) dalla televisione Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 101 Appendice Capitolo 1 (56) da un depliant (cartoncino/libretto informativo) (57) dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) (58) da un medico competente (59) dagli organi di vigilanza (60) dal sindacato (54) da un corso di formazione (55) dai quotidiani (locali o nazionali) altro: __________________ 4.2 Quanto spesso le capita di usare (guarda/leggere/ascoltare) ciascuno dei seguenti canali di comunicazione? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (8) la radio (9) la televisione (10) i quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (11) i settimanali (es. L’espresso, Panorama) (12) naviga in internet (13) cartelloni pubblicitari per strada (14) legge i volantini pubblicitari 102 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 4.3 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (37) alla radio (38) alla televisione (39) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) (40) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) (41) con i depliant informativi (42) nei corsi di formazione (43) durante le riunioni sindacali (44) dal medico del lavoro (45) dagli organi di vigilanza V. La causa Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno. _______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in fretta...) _______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...) _______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... ) _______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...) ________________________________________________________________ 100% TOTALE Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 103 Appendice Capitolo 1 VI. Dati individuali Età: ________ Sesso: |M| |F| Mansione*: ________________ Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______ (*alcune possibili risposte: cernitore, cubettista, piastrellista, palista, addetto alle terze lavorazioni (es. segagista, fiammatore, etc.) VII. Dati Azienda Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11) (C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 = Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa) Status Giuridico: |_| |_| impresa artigiana impresa industriale Dimensioni ditta: |_| |_| Piccola (fino a 35 dipendenti) Grande (più di 35 dipendenti) 104 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 Questionario sulla Percezione del Rischio ESPERTI del settore porfido I. Percezione del rischio 1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie. Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: per nulla rischioso molto poco poco mediamente abbastanza molto estremamente rischioso (34) lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava (35) lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava dopo una forte pioggia (36) lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava durante un periodo di intenso disgelo (37) compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore o pala caricatrice adeguati (38) lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore o della pala caricatrice (39) lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto (40) lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato (41) lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava (42) sostare al di sotto della benna (43) salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre è in movimento (44) guidare la pala sulla strada normale (45) guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso il luogo di lavoro (46) movimentare il materiale in laboratorio con mezzi di sollevamento (es. ventose) (47) salire sul cassone per guidare il carico del materiale su di un automezzo Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 105 Appendice Capitolo 1 (48) aprire le lastre di porfido con martellone idraulico montato su pala (49) aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta (52) tagliare un pezzo con la sega a ponte (53) caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte (54) utilizzare la fiammatrice (50) tagliare un pezzo con la sega a bandiera (51) tagliare un pezzo con la sega multidisco (55) utilizzare la bocciardatrice (56) utilizzare scalpelli, mole, frese (57) usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza funzionante (es. fotocellule o doppio comando) (60) lavorare con la piastrellatrice (61) essere presente in cava durante le operazioni di perforazione (62) prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto dal palista (63) sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore a 20/30 kg (58) lavorare con la cubettatrice a caduta (59) lavorare con la cubettatrice idraulica (65) alzare tre lastre per volta con le pinze (66) lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti) (64) alzare due lastre per volta con le pinze 106 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 II. Frequenza di base 2.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore del porfido, secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (6) la mascherina (7) un abbigliamento adeguato (che copra braccia e gambe) (8) bagnano il materiale per ridurre la polvere (9) aspirano o rimuovere la polvere (10) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano (11) evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti (12) mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico (13) evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un carico (14) tengono il carico vicino al corpo quando lo trasportano (15) utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare carichi (16) utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si alzano e si abbassano a seconda del peso e mantengono il piano di lavoro all’altezza conveniente) (17) lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano (1) gli occhiali di protezione /schermi/visiere (2) i guanti (3) il casco (4) le scarpe di sicurezza (5) i tappi auricolari o cuffie Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 107 Appendice Capitolo 1 III: Comunicazione e apprendimento 3.1 Quando svolgono il proprio lavoro i lavoratori mettono in atto una serie di comportamenti per salvaguardare la loro sicurezza fisica, come ad esempio, controllano dove mettono i piedi quando camminano. A volte capita di imparare qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che fa cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza. Ora provi a ricordare da chi o che cosa sono stati motivati a cambiare i lavoratori: Hanno cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che hanno imparato da:... Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (61) dalla loro esperienza personale (con o senza incidente) (62) da un lavoratore più esperto (63) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza (64) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro (65) dalla televisione (67) dai quotidiani (locali o nazionali) (68) da un depliant (cartoncino/libretto informativo) (69) dalla loro famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti) (70) da un medico competente (66) da un corso di formazione (71) dagli organi di vigilanza (72) dal sindacato altro: __________________ 108 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 1 3.2 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente: mai molto raramente qualche volta metà volte sì - metà volte no spesso molto spesso sempre (46) (47) (48) (49) (50) (51) (52) (53) (54) alla radio alla televisione sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama) con i depliant informativi nei corsi di formazione durante le riunioni sindacali dal medico del lavoro dagli organi di vigilanza IV. La causa Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno. _______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in fretta...) _______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...) _______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... ) _______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...) ________________________________________________________________ 100% TOTALE Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 109 Appendice Capitolo 1 V. Dati individuali Età: ________ Sesso: |M| |F | Mansione*: ________________ Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______ (*alcune possibili risposte: cernitore, cubettista, piastrellista, palista, addetto alle terze lavorazioni (es. segagista, fiammatore, etc.) VI. Dati Azienda Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11) (C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 = Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa) Status Giuridico: |_| |_| impresa artigiana impresa industriale Dimensioni ditta: |_| |_| Piccola (fino a 35 dipendenti) Grande (più di 35 dipendenti) 110 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Immigrati e sicurezza sul lavoro. Conoscenze, atteggiamenti e comportamenti Nora Lonardi La crescente offerta di lavoro da parte delle imprese locali nei confronti di lavoratori immigrati fa sì che la presenza di questi nel comparto produttivo provinciale rappresenti oramai una componente strutturale, essenziale e destinata ad aumentare. L’ingresso nel mondo del lavoro di individui provenienti da realtà diverse da quella locale - sul piano linguistico-culturale, ma anche su quello delle condizioni materiali e socioeconomiche - spesso non si accompagna ad un’adeguata informazione e consapevolezza riguardo ad alcuni aspetti fondanti il lavoro. Ci riferiamo sia ai contenuti specificamente professionali sia al quadro praticonormativo cui si ascrivono i diritti-doveri del lavoratore. Anche quando si tratta di persone a media o elevata scolarità, come spesso accade, comportamenti e atteggiamenti sul lavoro possono risentire di numerose variabili fra cui, ovviamente, la formazione di base e le pratiche in uso nel paese di origine, così come le difficoltà linguistiche nonché i progetti personali, familiari e migratori che motivano e determinano la loro presenza qui. Un capitolo particolarmente importante e delicato del lavoro è sicuramente quello della sicurezza, questione fondamentale sempre e comunque, ma che nel caso specifico dei lavoratori stranieri assume ulteriore peso, poiché, per le considerazioni sopra esposte, il lavoratore immigrato viene a spesso a trovarsi in una condizione di debolezza nel mercato del lavoro, soprattutto all’inizio del rapporto lavorativo. La sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro sono attualmente tutelate e regolate dal decreto legislativo 626/94, in base al quale il datore di lavoro è obbligato al rispetto delle norme di legge verso i lavoratori dipendenti. La fornitura dei dispositivi di protezione personale e, più in generale, l’informazione e la formazione in materia di sicurezza, ricadono pertanto sui titolari di impresa, ma sicuramente l’utilizzo dei dispositivi e l’attuazione delle procedure di prevenzione dipendono anche dai comportamenti dei lavoratori stessi. Per questi ultimi diventa pertanto fondamentale la comprensione delle norme e delle pratiche di sicurezza, in termini sia tecnici, sia propriamente culturali, ossia sul piano degli atteggiamenti e della consapevolezza dei propri diritti-doveri lavorativi. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 111 Capitolo 2 L’INAIL centrale ha avviato un’osservazione specifica sugli infortuni dei lavoratori immigrati. In una nota stampa del luglio 2003 si legge: "È interessante notare (…) che gli infortuni sul lavoro occorsi a lavoratori extracomunitari nel 2002 sono stati 76.600, pari al 7,9% del totale nazionale (967.785); nello stesso anno si sono verificati 91 casi mortali corrispondenti al 6,5% del totale nazionale (1.397). Mettendo in relazione questi dati e quelli forniti dall’Osservatorio INPS, secondo il quale sono oltre 1.800.000 gli extracomunitari ufficialmente occupati nel nostro Paese, si rileva un indice di incidenza infortunistica pari a 41,7 per mille occupati che è inferiore al valore medio nazionale (45,3%). Bisogna considerare, però, che per gli extracomunitari e verosimilmente presente una minore propensione alla denuncia degli infortuni" (INAIL, Ufficio Stampa, Roma, 22 luglio 2003). Oltre al comportamento denunciatorio, è da valutare anche l’incidenza del lavoro nero fra i lavoratori immigrati, che ovviamente esula dal calcolo sopra riportato. A livello provinciale alcune indicazioni sull’irregolarità della posizione lavorativa e sugli infortuni occorsi a lavoratori immigrati sono contenute nel rapporto annuale sull’immigrazione in Trentino dell’Assessorato alle Politiche sociali. Il dato sugli infortuni, rilevato presso le sedi INAIL di Trento e Rovereto, ha rilevato nel 2002 in totale 1.745 denunce di infortunio (di cui 20 con invalidità permanente e tre mortali), con un incremento pari al 23,1% rispetto al 2001. Nello stesso rapporto, riguardo all’esposizione al rischio infortunistico, si legge "(sono) gruppi a dominanza maschile, occupati prevalentemente nell’industria, in edilizia, in settori dei servizi che prevedono mansioni pesanti e pericolose. Una frequenza di oltre 1.700 eventi infortunistici (…), rivela aspetti inquietanti dell’impiego di lavoratori stranieri nel sistema economico locale: possiamo stimare che accada, come minimo, un infortunio all’anno ogni dieci immigrati occupati. A causa della maggiore concentrazione dei fattori di rischio in alcuni settori, possiamo immaginare che in taluni ambiti il rapporto tra infortuni e occupati sia decisamente più elevato."1. La presente ricerca ha quindi tentato di cogliere gli aspetti critici della questione sicurezza per i lavoratori immigrati, al fine di poter fornire elementi utili a migliorare la loro comprensione attraverso la comunicazione e gli interventi formativi2. 1. M. Ambrosini; P. Boccagni (a cura di), L’immigrazione in Trentino, Rapporto annuale 2003, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Attività socio-assistenziali, Infosociale, n. 7, Trento 2003. 2. La ricerca è stata svolta dallo studio RES di Trento con la direzione di Nora Lonardi e la collaborazione di Adel Jabbar, Daniela Bocher, Denis Bezbradica, Amina Boufrihi, Kleida Cogo, Rachida Doumou, Naima El Moutaquakil, Jadranka Fradl, Hicham Ichiker, Nedzmi Mati; Muhammad Mansha, Fatos Nanushi, Carmen Tomescu, su committenza della Provincia Autonoma di Trento nell'ambito della campagna per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro. 112 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 2.1. Scopi e struttura della ricerca La ricerca mirava a fornire contenuti e indicazioni finalizzati alla messa a punto di una campagna informativa atta a promuovere la sicurezza negli ambienti di lavoro, con riferimento specifico ai lavoratori immigrati. 2.1.1. Obiettivi, aree di indagine e ipotesi di ricerca Ai fini di un’impostazione corretta e mirata della campagna informativa, la committenza ha indicato tre direttrici in base a cui orientare l’analisi: 1. Elementi costitutivi della conoscenza relativa al tema in oggetto; 2. Linguaggi veicolari per la formazione e l’informazione; 3. Canali informativi. Definite le direttrici, sono state individuate le principali aree di indagine da considerare nella costruzione del questionario: 1. Competenze, situazione lavorativa, cultura del lavoro e della sicurezza. La rilevazione di tali elementi tiene conto di un insieme di fattori che permettono di definire contenuti e dinamiche conoscitive/comportamentali in tema di sicurezza fra i lavoratori immigrati. Sono stati a tali fine individuati i seguenti ambiti: − Conoscenze linguistiche, percorso formativo e professionale nel paese di origine; − Situazione lavorativa attuale, con particolare attenzione a conoscenza e consapevolezza concernenti condizioni di rischio per infortuni e malattie; − Valutazioni sul lavoro, ossia insieme degli atteggiamenti inerenti al tema della sicurezza e ad una più generale cultura del lavoro; 2. Linguaggi veicolari per la formazione e l’informazione: − Formazione sui temi della sicurezza e individuazione delle modalità e dei soggetti maggiormente "attesi" per l’informazione; 3. Canali informativi: − Canali formali e informali e preferenze mediatiche per l’acquisizione e il passaggio delle informazioni; − La ricerca intendeva inoltre acquisire informazioni generali riguardanti il tempo libero e i progetti migratori. Le ipotesi che hanno guidato la ricerca miravano a verificare l’esistenza di una relazione fra percezione del tema della sicurezza e: a) settore di occupazione; b) stabilità dell’occupazione; Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 113 Capitolo 2 c) atteggiamenti generali verso il lavoro e valutazione della propria condizione lavorativa; d) provenienza dei lavoratori, situazione familiare e progetti migratori. 2.1.2. Settori occupazionali Secondo quanto indicato dalla committenza sono stati presi in considerazione tre settori occupazionali caratterizzati anche da una significativa presenza di lavoratori immigrati: edile, estrattivo (porfido), metalmeccanico. Il settore agricolo e quello turistico non sono stati considerati in questa prima fase in quanto prettamente a carattere stagionale. A questi settori, come al settore domestico e quello dell'assistenza, potrà essere dedicato successivamente un approfondimento ad hoc. 2.1.3. Metodologia Per la rilevazione dei dati è stato costruito un questionario semi-strutturato, formulato sulla base delle aree di indagine individuate. Il questionario, la cui struttura e i cui contenuti sono stati elaborati con la collaborazione del Servizio Programmazione e Ricerca sanitaria della Provincia Autonoma di Trento (ora Servizio Innovazione e Formazione per la salute), è stato somministrato ad un campione di lavoratori immigrati, occupati nei settori sopra definiti, in diverse aree del territorio provinciale e tutti di sesso maschile in ragione del lavoro svolto. Data la difficoltà a costruire l’universo aggiornato e attendibile dei lavoratori immigrati attualmente occupati, tenendo conto degli ultimi dati disponibili riguardanti le autorizzazioni al lavoro, si è cercato di ottenere un campione significativo in relazione ai settori occupazionali considerati. Importante a tal fine è stato il coinvolgimento dei mediatori interculturali, che oltre a stabilire i necessari contatti, si sono occupati della somministrazione dei questionari. Sono stati intervistati in totale 247 lavoratori stranieri. Parallelamente all’indagine sui lavoratori, i temi analizzati sono stati approfonditi attraverso la conduzione di 25 interviste in profondità, condotte con testimoni qualificati della realtà in esame. Di seguito si riportano i dati più significativi del campione dei lavoratori immigrati. Tab. 1. Caratteristiche principali del campione: Provenienze Paesi ex Yugoslavia (est europeo) (Bosnia, Croazia, Serbia, Slovenia, Macedonia, Romania) Paesi del Maghreb (Algeria, Marocco, Tunisia) 114 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 % 44,1 34,8 Capitolo 2 Albania Asia (Cina, Kurdistan, Pakistan, Turchia) Età 18-29 anni 30-44 anni 45 e oltre Settore occupazionale Edilizia Metalmeccanico Estrattivo Area provinciale di occupazione Valsugana Rovereto e Vallagarina Trento Pergine e Alta Valsugana Val di Cembra Valli di Non e Sole 16,6 4,5 % 29,5 49,2 21,3 % 42,5 37,2 20,2 % 30,3 24,2 13,9 11,9 10,2 9,4 2.2. Risultati della ricerca sui lavoratori immigrati 2.2.1. Permanenza in Italia, situazione familiare e abitativa Permanenza La maggior parte degli intervistati risiede in Italia da oltre cinque anni e per un terzo circa la permanenza sul territorio nazionale supera il decennio. Più recente è invece complessivamente l’arrivo in Trentino per i lavoratori di origine albanese. Tab. 2. Presenza in Italia Anni Meno di cinque Fra sei e dieci Oltre dieci Totale Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 % 33,9 33,9 32,2 100,0 115 Capitolo 2 Graf. 1. Presenza in Trentino secondo l’area di provenienza3 80 70 72,7 60 50 40 56,1 51,2 42,2 39,0 30 31,2 27,3 20 26,6 26,7 22.1 10 0,0 4,9 0 Albania Asia meno di 5 Ex Jugoslavia / Est fra 6 e 10 Maghreb oltre 10 Situazione familiare Per quanto riguarda la situazione familiare, oltre il 75% dei lavoratori intervistati è coniugato e la maggior parte vive in Trentino con la moglie. La situazione familiare attuale degli intervistati è riassunta nella seguente tabella. Tab. 3. Situazione familiare attuale Situazione Coniuge e figli presenti Coniuge e (eventuali) figli assenti Coniuge presente figli assenti Non coniugato Totale % 42,5 21,9 11,3 24,3 100,0 Il ricongiungimento familiare risulta più frequente fra i lavoratori coniugati provenienti dai paesi della ex Yugoslavia (92% dei coniugati), meno fra quelli di origine albanese (63%) e maghrebina (53%). Alloggio In relazione alla situazione abitativa, la maggioranza degli intervistati afferma di alloggiare in affitto presso appartamenti privati, mentre bassa risulta la percentuale di usufruenti dell’edilizia pubblica. In crescita risulta invece la pratica 3. Data l’esiguità numerica del campione di origine asiatica, il dato relativo, qui come in altre tabelle analoghe, va letto con una certa cautela. 116 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 dell’acquisto della casa, tuttavia una quota non indifferente del campione vive condizioni abitative provvisorie o comunque non autonome. Tab. 4. Situazione abitativa Situazione Affitto alloggio privato Appartamento proprio Affitto alloggio edilizia pubblica Affitto stanza Presso amici Alloggio provvisorio Presso datore di lavoro Altro Totale % 73,3 7,7 6,1 4,9 2,8 2,8 1,6 1,2 100,0 Progetti migratori Solo una minima parte dei lavoratori intervistati ha deciso con certezza di stabilirsi definitivamente nella provincia trentina. La maggior parte, in verità, pensa di fare prima o poi ritorno al paese di origine, ma oltre un terzo ancora non ha preso alcuna decisione in merito. Graf. 2. Progetti migratori Indecisi 35,6% Tornare al paese 44,9% Rimanere 16,6% Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Trasferirsi in altro paese 2,8% 117 Capitolo 2 2.2.2. Formazione, occupazione nel paese di origine e condizioni lavorative attuali Istruzione Prima di considerare i livelli formativi acquisiti, è opportuna una breve premessa sulle competenze linguistiche e in particolare sul grado di conoscenza della lingua madre e della lingua italiana. Si tratta ovviamente di una valutazione soggettiva fornita dagli intervistati ma che in ogni caso può essere indicativa. Si è riscontrato che il livello di analfabetismo, vale a dire di non conoscenza della propria lingua in forma scritta, riguarda circa il 9% degli intervistati, in prevalenza lavoratori provenienti dall’area maghrebina. Per quanto riguarda la lingua italiana, il 65% afferma di avere una conoscenza buona (parlato, lettura e scrittura) o discreta (parlato e lettura), mentre oltre un terzo dichiara una conoscenza scarsa (solo parlato o, in pochi casi, nemmeno quello). Maggiori difficoltà nella lingua italiana vengono segnalate da cittadini maghrebini e asiatici; è evidente d’altra parte che a tale riguardo si deve tenere conto, oltre che del periodo di permanenza in Italia, anche degli ostacoli che si possono incontrare nell’apprendere una lingua totalmente diversa dalla propria nella forma sia parlata che scritta. Andando ora a considerare i livelli di scolarità, si rileva che la mancanza di un qualsiasi titolo di studio riguarda in totale circa l’8% del campione, ma mentre questa percentuale si riduce praticamente a zero per i lavoratori dell’Albania e della ex Jugoslavia, arriva al 22% fra i lavoratori dell’area maghrebina. In sintesi, un’elevata scolarità (diploma di scuola superiore e laurea) caratterizza maggiormente i lavoratori di origine albanese. I più bassi livelli di istruzione (nessun titolo o scuola dell’obbligo) riguardano invece i soggetti dell’area maghrebina. A questo riguardo si deve tuttavia considerare che l’età media di questi lavoratori è inferiore rispetto a quelli di altra provenienza; di fatto un terzo di loro si trovava nella condizione di studente nel momento in cui ha intrapreso la scelta migratoria. Infine il possesso di una qualifica professionale è più diffuso fra i lavoratori provenienti dai paesi della ex Jugoslavia. Tab. 5. Titolo di studio Titolo Nessuno Scuola dell’obbligo Qualifica professionale Diploma scuola superiore Laurea Totale 118 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 % 8,5 36,8 27,1 23,9 3,6 100,0 Capitolo 2 Per quanto riguarda i titoli conseguiti, sono state rilevate le materie di studio più varie, in relazione tanto alle qualifiche rilasciate dalla scuola professionale, quanto ai diplomi e alle lauree. Trattandosi comunque di lavoratori impiegati in comparti ben definiti e specifici, si rileva una scarsa incidenza di qualifiche professionali relative a settori produttivi qui non considerati (ad esempio cuochi, camerieri ecc.), mentre piuttosto elevato è il peso della maturità liceale e dei diplomati in materie tecnico-amministrative. Prevalgono in ogni caso le qualifiche conseguite nel settore metalmeccanico, mentre più contenuti numericamente risultano i titoli professionali nel ramo dell’edilizia Tab. 6. Qualifiche conseguite Qualifiche Nessuna Qualifica professionale nel settore metalmeccanico Maturità liceale Diploma tecnico-amministrativo Qualifica professionale nel settore edile Laurea in discipline varie Altra qualifica professionale Non indicata Totale % 45,3 15,4 13,4 10,5 6,9 3,2 2,0 3,2 100,0 Il titolo di studio è stato conseguito dalla quasi totalità (95%) nel paese di origine. Condizione lavorativa nel paese di origine Oltre la metà degli intervistati svolgeva un’attività lavorativa nel paese d'origine. Si trattava in buona parte di un’occupazione stabile, mentre si trovava in una posizione lavorativa precaria (saltuaria o stagionale) poco più del 15%. Oltre un quinto dei lavoratori era disoccupato o in cerca di prima occupazione. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 119 Capitolo 2 Graf. 3. Condizione occupazionale nel paese d’origine (val.%) Occupato stagionalmente 7,1% Studente lavoratore 2,9% In cerca di prima occupazione 2,0% Occupato stabilmente 39,6% Occupato saltuariamente 8,4% Studente 19,3% Disoccupato 20,6% In merito alla posizione occupazionale, quattro su cinque erano operai (di cui oltre la metà specializzati), mentre tanto il lavoro impiegatizio quanto l’attività autonoma erano esercitati da una minoranza. Graf. 4. Posizione occupazionale nel paese d’origine Lavoratore autonomo 5,8% Impiegato amministrativo 9,1% Tecnico professionista 4,1% Operaio specializzato 43,8% Operaio generico 37,2% Condizione lavorativa attuale Lavoratori albanesi, asiatici ed est europei sono occupati in prevalenza nel settore metalmeccanico (rispettivamente 56%, 46% e 37%), ma troviamo una presenza cospicua di lavoratori della ex Yugoslavia, specialmente macedoni, nel settore 120 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 estrattivo (28%). Gli immigrati dai paesi maghrebini sono invece occupati prevalentemente nell’edilizia (57%). Attualmente l’85% degli intervistati afferma di avere un’occupazione stabile (non saltuaria o stagionale), ma a ben vedere una quota inferiore, pari al 72%, risulta assunto con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Complessivamente oltre un quarto degli intervistati si trova in una posizione occupazionale precaria e fra questi emerge anche l’incidenza dichiarata, minima ma non per questo irrilevante, del lavoro nero. Tab. 7. Contratto di assunzione Contratto Tempo indeterminato Tempo determinato Apprendista Contratto Formazione Lavoro Lavoro interinale Nessun contratto Totale % 72,2 22,0 1,7 0,8 0,4 2,9 100,0 Il settore estrattivo è quello dove si riscontra una maggiore incidenza di rapporti stabili di lavoro, mentre l’edilizia risulta il settore dove la discontinuità occupazionale è più frequente. Graf. 5. Incidenza di lavoro stabile o discontinuo secondo i settori considerati 100,0 90,0 87,8 80,0 70,0 60,0 71,4 65,3 50,0 40,0 30,0 34,7 28,6 20,0 10,0 12,2 0 Edilizia Estrattivo occupazione stabile Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Metalmeccanico occupazione discontinua 121 Capitolo 2 Riguardo alla regolarità dell’assunzione, come si è già osservato poco meno del 3% dichiara di non essere in regola con i contributi previdenziali e assicurativi, ma rilevante è anche il fatto che il 10,5% afferma di non essere al corrente riguardo alla propria situazione contributiva, in altri termini non sa dire se per il lavoro in corso i contributi vengano o no versati. Le mansioni svolte sono quelle che attengono ai rami occupazionali considerati e sono principalmente, in ordine di frequenza: muratore (15,9%), manovale edile (7,7%), saldatore (7,5%), operaio comune nel porfido (5,0%), cubettista (5,0), ferraiolo (4,6%) cernitore porfido (4,2%), riparatore meccanico (2,9%); seguono altre mansioni. Complessivamente soltanto il 25% fra chi ha conseguito un titolo di studio svolge un lavoro congruo con la qualifica ottenuta. Su tale percentuale pesano ovviamente tutti i diplomati e laureati, che, ricordiamo, rappresentano il 27,5% del campione e la cui occupazione attuale non è ovviamente adeguata alla scolarità acquisita. Più in dettaglio, oltre la metà (55,3%) di chi risulta in possesso di una qualifica professionale nel ramo metalmeccanico e quasi i due terzi (64,7%) fra coloro che hanno una qualifica per il lavoro edile svolgono attualmente una mansione all’interno dei settori di competenza, più spesso tuttavia come operai comuni (61,1% del campione) che come specializzati (38,9%). Per concludere la parte descrittiva riguardante gli aspetti strutturali dell’occupazione attuale, prendiamo in considerazione due elementi solitamente ritenuti significativi per la questione della sicurezza. Tali elementi sono le dimensioni aziendali e lo svolgimento del lavoro da soli o con altri colleghi. Con riferimento alle dimensioni aziendali, è stato chiesto agli intervistati di indicare il numero di dipendenti assunti nell’impresa in cui lavorano. Di fatto, soltanto due intervistati su tre hanno saputo fornire una risposta a tale domanda, dato che di per sé potrebbe essere indicativo di una certa estraneità rispetto al luogo di lavoro. Le risposte fornite vedono prevalere le piccole aziende, con un numero di addetti inferiore a dieci (soprattutto nel settore edile e in quello estrattivo), tuttavia il 20% degli intervistati indica dimensioni superiori ai quindici addetti (in particolare nel settore metalmeccanico). Graf. 6. Addetti occupati nelle imprese dichiarati dai lavoratori 122 non sa 34,4% meno di 10 25,9% oltre 15 20,2% da 11 a 15 19,4% Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 A prescindere dal numero di addetti occupati nell’impresa, lavora sempre da solo quasi il 16% degli intervistati, mentre lavora anche da solo, ma non sempre, circa uno su quattro. Questo dato appare comunque fortemente influenzato dal settore di occupazione. Nel comparto estrattivo, infatti, ben il 50% dei lavoratori dichiara di lavorare sempre singolarmente. Graf. 7. Con chi lavora Sempre da solo 15,8% Con altri 57,5% Con altri e da solo 26,7% Graf. 8. Con chi lavora secondo il settore di occupazione 70 60 64,8 63,0 50 50,0 40 30 32,0 28,6 29,3 20 18,0 10 7,6 6,7 0 Edilizia Estrattivo con altri con altri e da solo Metalmeccanico sempre da solo 2.2.3. Valutazioni e atteggiamenti verso il lavoro Prima di passare a considerare il tema della sicurezza sul lavoro, può risultare utile rilevare alcuni indicatori generali di valutazione e atteggiamento nei confronti del lavoro. Una delle ipotesi che ha guidato la ricerca riteneva infatti che Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 123 Capitolo 2 tali elementi potessero in qualche modo influire anche sugli orientamenti e sui comportamenti riguardanti l’aspetto più specifico della sicurezza. Difficoltà nel lavoro Veniamo innanzi tutto a considerare le difficoltà incontrate nello svolgimento del lavoro. Da ciò emerge un primo risultato importante, ossia che complessivamente quasi la metà dei lavoratori riscontra difficili condizioni di lavoro sotto il profilo della salute e della sicurezza. Tale dato risulta inoltre fortemente correlato con il settore occupazionale. Si rileva infatti che mentre nel metalmeccanico la percentuale è inferiore al dato medio (37,0%), la stessa cresce fra gli addetti dell’edilizia (54,3%) e ancora di più fra i lavoratori del settore estrattivo (60,0%). Tab. 8. Difficoltà incontrate nello svolgimento del lavoro Tipologia delle difficoltà Cattive condizioni di lavoro sotto il profilo della salute e della sicurezza Difficoltà di comunicazione dovute alla lingua Problemi relativi ai periodi di ferie Orari e turni di lavoro particolarmente pesanti Ostilità/tensioni con colleghi o datori di lavoro Mancanza di indicazioni precise riguardo alle mansioni da svolgere Difficoltà a conciliare orari e turni di lavoro con le esigenze familiari % 49,0 31,2 27,5 19,4 17,4 16,2 14,2 La seconda difficoltà segnalata in ordine di frequenza riguarda la comprensione linguistica, in particolare per i lavoratori di lingua araba dell’area maghrebina (48,8% contro il dato medio del 31,2%) e asiatici (36,4%). Atri problemi riguardano la possibilità di usufruire in maniera flessibile delle ferie, soprattutto per coloro che hanno maggiori difficoltà a raggiungere il proprio paese, vale a dire ancora una volta i lavoratori del Maghreb (44,2% dei lavoratori che lamentano questa difficoltà). Un quinto circa dei lavoratori sperimenta difficoltà inerenti il carico complessivo di lavoro, ritenuto particolarmente pesante. Altri problemi avvertiti con una certa frequenza, tuttavia non in maniera particolarmente diffusa, sono quelli che si possono incontrare sul piano pratico o relativi ai rapporti interni. Meno sentita è infine la difficoltà di conciliare impegni lavorativi e familiari. Vediamo ora l’indice complessivo di difficoltà lavorativa, ottenuto sommando la percentuale di risposte affermative in relazione ai vari aspetti considerati e calcolato come segue. Livello basso: segnalazione di zero o una difficoltà; Livello medio: segnalazione di due o tre difficoltà; Livello alto: segnalazione di quattro o più difficoltà. 124 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Tab. 9. Indice di difficoltà sul lavoro Livello Basso Medio Alto Totale % 47,4 37,2 15,4 100,0 La percezione da parte dei lavoratori delle proprie condizioni di lavoro risulta problematica per circa un intervistato su sei, mentre la maggioranza sembra vivere positivamente o discretamente la propria situazione lavorativa. Livelli più elevati di disagio nel lavoro caratterizzano maggiormente i lavoratori dell’area maghrebina, i più anziani e quelli a bassa scolarità, variabili che sono d’altra parte fra loro correlate positivamente. È infatti soprattutto il tipo e il grado di scolarità (a proposito del quale si conferma l’effetto positivo di un’istruzione media/professionale), unitamente alle difficoltà linguistiche, ad incidere in maniera diretta sulle difficoltà vissute nel luogo di lavoro. Graf. 9. Percezione di grave difficoltà sul luogo di lavoro secondo il livello di scolarità Totale 15,4 Scolarità alta 13,2 Scolarità media 8,8 Scolarità bassa 20,7 0 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 5 10 15 20 25 125 Capitolo 2 Graf. 10.Percezione di grave difficoltà nel luogo di lavoro secondo il grado di conoscenza della lingua italiana Totale 15,4 Conoscenza scarsa 29,1 Conoscenza buona 8,1 0 5 10 15 20 25 30 35 Aspirazioni e realtà nel lavoro Un’altra delle questioni riferite agli aspetti motivazionali dell’occupazione riguardava il "lavoro ideale". A questo proposito è stata utilizzata una batteria di 11 item, predisposta al fine di definire le caratteristiche ideali di un’occupazione. Tab. 10. Caratteristiche del lavoro ideale Caratteristiche del lavoro ideale La tutela della salute e della sicurezza L’ambiente fisico di lavoro La possibilità di guadagnare molto La certezza e la continuità del lavoro La qualità delle relazioni La possibilità di scegliere i periodi ferie L’autonomia nello svolgere il lavoro La possibilità di far valere le proprie capacità La formazione e l’aggiornamento professionale La presenza di un mediatore interculturale Un orario di lavoro elastico 126 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 "Molto Importante" % 89,5 82,6 81,8 73,7 70,0 47,4 47,0 45,3 41,3 39,7 36,8 Capitolo 2 Vediamo, nella tabella 10, quali erano le caratteristiche suggerite e l’opinione degli intervistati, con la precisazione che, essendo gli aspetti proposti di per sé tutti apprezzabili, può essere più interessante considerare qui unicamente le risposte relative alla categoria "molto importante". Dal grado di massima importanza attribuito alle varie dimensioni del lavoro, si desume immediatamente che la "sicurezza", in termini non soltanto economici, ma anche e innanzi tutto relativi alla salubrità e alla stabilità del lavoro, rappresenta una componente molto importante per la grande maggioranza degli intervistati. Certo l’oggetto specifico della ricerca può avere in qualche modo influenzato le risposte a questo riguardo, tant’è che la tutela della salute e della sicurezza compare al primo posto nella scelta delle caratteristiche del lavoro ideale. È opportuno d’altra parte ricordare che questi lavoratori sono effettivamente occupati in alcune delle mansioni oggettivamente più a rischio sotto il profilo della salute e della sicurezza e che tale rischio è ampiamente percepito, come si vedrà meglio più avanti. Nel proseguimento l’analisi si proporrà di verificare e approfondire questo risultato. Tuttavia, nel complesso, il significato che la componente "sicurezza" in senso lato viene ad assumere, sembra ridimensionare la convinzione secondo la quale agli immigrati non importi svolgere lavori poco garantiti e tutelati. Il fatto che si rendano disponibili per necessità a questo tipo di attività, non esclude, in realtà, che aspirino ad una migliore condizione lavorativa. In secondo luogo, osserviamo che anche gli aspetti relazionali hanno un certo peso. L’inserimento nell’ambiente di lavoro in termini di rapporti umani risulta di fatto essenziale per una buona parte dei lavoratori. Meno condivise rispetto alle dimensioni appena considerate, sono invece quelle inerenti alla sfera del miglioramento professionale e della "flessibilità lavorativa", intesa come autonomia nel lavoro e gestione degli orari. Anche la presenza di un mediatore interculturale, pur essendo molto importante per circa il 40% dei lavoratori, non è fra le caratteristiche più appetibili del lavoro. Le risposte fornite a questa batteria riguardante il lavoro ideale, sono state sottoposte ad una procedura di analisi specifica4, la quale ha individuato propriamente tre dimensioni fondamentali, che corrispondono grosso modo a quelle sopra accennate e che ora vedremo meglio. Su queste dimensioni sono quindi stati costruiti degli indici che ne misurano l’intensità. Vediamo dunque le dimensioni del lavoro ideale e il grado di adesione all’indice da queste ricavato. I - Garanzia Questa dimensione riguarda gli aspetti di garanzia e tutela del lavoratore, sotto il profilo della salute, della continuità, dei tempi di lavoro. L’indice corrispondente rileva valori significativi nel 73,7% degli intervistati. 4. Si tratta dell’analisi fattoriale, che si utilizza nell’ambito della misurazione degli atteggiamenti per estrarre, da una batteria come quella qui impiegata, dei “fattori” che raggruppano i diversi item sulla base della correlazione fra gli stessi. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 127 Capitolo 2 II - Relazioni Riguarda le caratteristiche relative al "clima" aziendale, e quindi i rapporti interni, l’inserimento, l’accettazione nel gruppo di lavoro, ma anche il riconoscimento delle proprie capacità. Si tratta di una dimensione lavorativa il cui indice registra un peso rilevante per il 65,6% del campione. III - Professionalità È la dimensione lavorativa inerente all’ambizione e alla realizzazione professionale, all’autonomia nel lavoro, all’impegno a migliorare la propria posizione attraverso l’apprendimento, la formazione. È ritenuta importante dal 36,6% del campione. In definitiva, la tutela della salute e dell’occupazione nonché la qualità delle relazioni, il "clima" aziendale, sono dimensioni cui i lavoratori immigrati ambiscono in misura più consistente di quanto non accada per aspetti inerenti alla realizzazione professionale. Tuttavia l’atteggiamento nei confronti del lavoro risente dell’influenza di alcune variabili. In particolare, per quanto riguarda la provenienza dei lavoratori, si riscontra che gli addetti di origine albanese abbassano i valori medi dell’indice "garanzia" (livello forte: 56,8%), mentre i lavoratori provenienti dai paesi della ex Yugoslavia registrano un aumento in corrispondenza dello stesso indice (81,1%). Gli altri indici non rivelano invece particolari variazioni in relazione alla variabile origine. Per quanto riguarda l’età, i lavoratori più anziani (dai 45 anni in su) tendono a riconoscersi meno frequentemente nelle dimensioni ideali del lavoro chiamate "Relazioni" (livello forte: 59,6%) e "Professionalità" (29,4%), mentre sono molto più numerosi fra quanti si riconoscono nella dimensione "Garanzia" (livello forte: 81,6%). Il livello di scolarità si rivela ancora una volta significativo, nel senso che i lavoratori in possesso di una qualifica professionale rivelano notevoli variazioni di segno positivo soprattutto nei valori relativi agli indici "Garanzia" (livello forte: 86,2%) e "Professionalità" (46,3%), risultato che sembra confermare in termini complessivi un maggior investimento motivazionale nella professione da parte di questi lavoratori. Incrociando fra loro i diversi indici appena considerati, otteniamo una tipologia motivazionale più delineata, definita nei seguenti termini: Tranquillità e garanzia. Esprime l’atteggiamento più diffuso in generale (40% del campione) e prevalente in quei lavoratori che nel lavoro attribuiscono rilevanza alla sicurezza in senso lato, sia sul piano della certezza e continuità del lavoro, sia sotto il profilo della salute, mentre danno meno significato agli aspetti strettamente relazionali ma soprattutto professionali. Diffusa fra i lavoratori meno giovani, occupati nel settore estrattivo, da più tempo in Trentino, e fra coloro che hanno ottenuto il ricongiungimento familiare, questa tipologia è invece generalmente poco presente nei lavoratori di origine albanese. 128 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Investimento. Caratterizza quei lavoratori (31% del campione) che attribuiscono molta importanza alle varie dimensioni lavorative: attenti alle relazioni interne come al miglioramento professionale, senza trascurare garanzie di continuità dell’occupazione e di sicurezza. Non a caso si tratta di una tipologia più frequente nel settore metalmeccanico, fra i lavoratori più giovani e quelli con scolarità media-professionale, ossia probabilmente quei lavoratori che hanno oggettivamente maggiori opportunità di avanzamento professionale. Non si rilevano invece particolari caratterizzazioni di questa tipologia in relazione alle altre variabili. Flessibilità.5 Più inclini a trascurare le garanzie di continuità e sicurezza sul lavoro, e in generale con scarse aspettative nei confronti del lavoro, coloro che si riconoscono maggiormente in questa categoria (30%) svolgono di fatto prevalentemente attività in forma precaria nei settori dell’edilizia e del porfido e sono più frequentemente di origine albanese. Queste dunque le tendenze che emergono negli atteggiamenti verso il lavoro ricostruiti attraverso la batteria di item sul lavoro ideale. Interessante è a questo punto vedere il livello di soddisfazione espresso dai lavoratori nel confronto fra lavoro ideale e lavoro reale. Il grado di soddisfazione rispetto al lavoro reale è stato misurato attraverso gli stessi indicatori utilizzati per il lavoro ideale, dai quali abbiamo ottenuto i seguenti risultati. Tab. 11. Grado di soddisfazione6 rispetto al "lavoro reale" Caratteristiche del lavoro reale "Molto Soddisfatto" % La tutela della salute e della sicurezza 16,4 L’ambiente fisico di lavoro 14,3 La possibilità di guadagnare molto 8,4 La certezza e la continuità del lavoro 26,0 La qualità delle relazioni 33,5 5. “La questione della flessibilità del lavoro non si pone solo in relazione alla entrata nel mercato del lavoro ed all’accesso all’attività, ma continua a caratterizzare la prestazione di lavoro anche nella sua durata, oltre all’aspetto, largamente dibattuto, della flessibilità in uscita”. V. CNEL, Commissione Politiche del lavoro e politiche sociali, Salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, rel. F. Perini, Assemblea 19 dicembre 2002. 6. Dal conteggio in percentuale sono stati esclusi, per ogni singolo indicatore, i soggetti che avevano indicato lo stesso come aspetto non importante, e che si reputano pertanto “indifferenti” rispetto al grado di soddisfazione. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 129 Capitolo 2 La possibilità di scegliere i periodi ferie L’autonomia nello svolgere il lavoro La possibilità di far valere le proprie capacità La formazione e l’aggiornamento professionale La presenza di un mediatore interculturale Un orario di lavoro elastico 17,3 24,9 20,0 8,4 4,5 22,5 Come è possibile rilevare, i livelli di soddisfazione sono piuttosto bassi se consideriamo unicamente le risposte "molto soddisfatto", mentre crescono sommando le risposte "molto" e "abbastanza" (per quanto in alcuni casi rimanga anche così abbastanza elevata la quota di insoddisfatti). La questione appare particolarmente critica per gli aspetti riguardanti la retribuzione, la formazione, così come l’ambiente di lavoro e le condizioni di sicurezza (ricordiamo che l’incidenza percentuale è stata calcolata solo tenendo contro di coloro che ritengono "importanti" i vari aspetti considerati). Su questa domanda, tenendo conto anche delle risposte "abbastanza soddisfatto", è stato costruito un indice complessivo di soddisfazione nel lavoro, che ha dato il seguente risultato. Tab. 12. Indice di soddisfazione nel lavoro Livello Basso Medio Alto Totale % 18,6 41,7 39,7 100,0 Complessivamente l’indice sembra fornire risultati abbastanza ottimistici, ma in realtà l’incrocio con le variabili strutturali del campione rivela differenze consistenti. Si registrano infatti forti oscillazioni nel livello di soddisfazione in relazione alla provenienza, all’età, alla scolarità e al settore di occupazione, ma anche in relazione alla durata della permanenza in Italia e in Trentino, al grado di conoscenza della lingua italiana, così come alla situazione familiare. Nello specifico la percezione di un divario fra aspirazioni e realtà lavorativa è molto più ampia per maghrebini e asiatici, lavoratori giovani, con bassa scolarità, occupati nell’edilizia, di recente insediamento, con scarsa conoscenza della lingua italiana. Inoltre risultano più frequentemente insoddisfatti del proprio lavoro coloro che non hanno attuato il ricongiungimento familiare. Traggono invece maggiore soddisfazione quanti si riconoscono nell’atteggiamento definito "Investimento", vale a dire i più motivati in generale. Vedremo più avanti se e in che modo l’investimento motivazionale nel lavoro e i livelli di soddisfazione relativa sono anche correlati con gli atteggiamenti e i comportamenti inerenti alla sicurezza. 130 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Graf. 11. Insoddisfazione nel lavoro secondo l’area di provenienza Totale 18,6 Maghreb 31,4 Ex Jugoslavia / Est 8,3 Asia 36,4 Albania 14,6 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Graf. 12. Insoddisfazione nel lavoro secondo l’età Totale 18,6 45 e oltre 11,5 30 - 44 13,3 18 - 29 30,6 0 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 5 10 15 20 25 30 35 131 Capitolo 2 Graf. 13. Insoddisfazione nel lavoro secondo il settore di occupazione Totale 18,6 Metalmeccanico 13,0 Estrattivo 14,0 Edilizia 25,7 0 5 10 15 20 25 30 Graf. 14. Insoddisfazione nel lavoro secondo il grado di conoscenza della lingua italiana Totale 18,6 Scarsa conoscenza 26,7 Buona conoscenza 14,3 0 132 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 5 10 15 20 25 30 Capitolo 2 Graf. 15. Insoddisfazione nel lavoro secondo la situazione familiare Totale 18,6 Non coniugato 23,3 Non ricongiunto 25,6 Ricongiunto 10,5 0 5 10 15 20 25 30 2.2.4. Sicurezza e prevenzione. Percezione del rischio, conoscenze e comportamenti Veniamo così ad affrontare il tema centrale della ricerca e pertanto a valutare la situazione relativa alle questioni della sicurezza. A tale proposito sono stati considerati tre livelli di analisi: a) percezione del rischio e grado di informazione; b) comportamenti e misure di prevenzione; c) formazione e comunicazione. Percezione del rischio: valutazione soggettiva ed esperienza diretta Cominciamo l’analisi andando a considerare la percezione soggettiva delle condizioni di rischio. Oltre un terzo dei lavoratori ritiene di correre rischi in misura elevata nello svolgimento del proprio lavoro e circa quattro su dieci reputano che i rischi riguardanti la propria occupazione siano di media entità. Un quinto circa degli intervistati invece non ravvisa l’esistenza di rischi, se non in bassa misura. Infine una parte degli intervistati (45%) non è in grado di fornire una valutazione in merito. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 133 Capitolo 2 Graf. 16. Valutazione del grado di rischio nello svolgimento del proprio lavoro non sa 4,5% nullo 4,0% elevato 34,4% basso 17,4% medio 39,7% Osserviamo tuttavia notevoli variazioni nelle risposte degli intervistati, sulla base di alcune variabili. Innanzi tutto, aggregando le categorie di risposta "elevato-medio" e "basso-nullo", la percezione del rischio appare molto più marcata nel settore estrattivo del porfido, dove ben il 90% degli addetti denuncia una presenza di rischi in misura medio-alta, mentre risulta meno avvertita soprattutto per i lavoratori del settore metalmeccanico. Graf. 17.Valutazione del grado di rischio nello svolgimento del proprio lavoro secondo il settore di occupazione 100 90 90,0 80 70 76,2 60 63,0 50 40 35,9 30 20 10 19,0 4,8 0 Edilizia 134 1,1 10,0 Estrattivo medio - alto Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 0,0 basso - nullo Metalmeccanico non sa Capitolo 2 D’altra parte, come è ragionevole attendersi, la percezione del rischio è maggiormente diffusa fra quanti hanno già subito un infortunio sul lavoro di una certa entità, esperienza che riguarda complessivamente circa un terzo degli intervistati e che non a caso ha interessato maggiormente gli addetti del settore estrattivo, che anche per questo motivo, si presume, appaiono più sensibilizzati e consapevoli. Graf. 18.Esperienza diretta di infortunio sul lavoro secondo il settore di occupazione Totale 32,8 Metalmeccanico 26,1 Estrattivo 44,0 Edilizia 33,3 0 10 20 30 40 50 La forte percezione di rischi sul lavoro rilevata fra gli addetti del porfido, oltre che essere legata a motivi oggettivi e/o ad una maggiore consapevolezza, aspetti che avremo modo di approfondire, parrebbe anche in relazione al fatto che in questo settore molti lavoratori affermano di lavorare da soli, e questa condizione è di fatto correlata positivamente con la percezione del rischio, come vediamo nel grafico successivo. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 135 Capitolo 2 Graf. 19.Percezione di rischio elevato secondo la modalità di lavoro (da solo o con altri colleghi) Totale 74,1 Lavora sempre da solo 89,7 Lavora da solo e con altri 74,2 Lavora con altri 69,7 0 20 40 60 80 100 Differenze nella valutazione del rischio si osservano infine in relazione all’età dei lavoratori, per cui si rileva che la percezione del pericolo tende ad aumentare fra i più giovani. Graf. 20. Percezione di rischio elevato secondo l’età Totale 74,2 45 anni e oltre 69,2 30 - 44 anni 70,8 18 - 29 anni 83,3 0 136 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 20 40 60 80 100 Capitolo 2 Vediamo inoltre che la percezione del rischio appare connessa prevalentemente all’ambiente fisico in cui è svolta l’attività, in presenza di elementi nocivi per la salute o critici per l’incolumità personale. Molti intervistati ritengono che anche l’uso di determinate attrezzature o di particolari macchinari possano minacciare la propria sicurezza, mentre minore responsabilità è attribuita alle condizioni di svolgimento dell’attività in termini di organizzazione o di ritmi lavorativi. Graf. 21. Individuazione delle condizioni di rischio sul luogo di lavoro 100 90 80 86,0 70 70,6 60 50 40 30 31,6 20 10 0 Ambiente fisico Attrezzature macchinari Condizioni organizzative Infine, come ultimo elemento relativo alla valutazione soggettiva del rischio, è interessante vedere le opinioni degli intervistati in merito al livello di esposizione a condizioni di rischio dei lavoratori stranieri rispetto ai lavoratori italiani. Poco meno della metà ritiene che i lavoratori immigrati vadano incontro a rischi sul lavoro in misura maggiore rispetto ai lavoratori italiani, soprattutto in quanto svolgono attività più pericolose e pesanti, in secondo luogo perché le difficoltà linguistiche ostacolano una corretta comprensione delle istruzioni. Anche la non conoscenza delle norme incide, per circa un decimo, sulle condizioni di rischio dei lavoratori immigrati, mentre solo una minoranza attribuisce tale criticità ad una mancanza di tutela sul piano normativo o sindacale. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 137 Capitolo 2 Tab. 13. Motivi per cui i lavoratori stranieri sono più a rischio nel lavoro Motivi % Fanno lavori più pericolosi o pesanti 41,3 Hanno difficoltà linguistiche nel comprendere le informazioni 33,9 Non conoscono bene le regole/leggi 9,6 Sono meno tutelati dalla legge 5,5 Hanno minore tutela sindacale 3,2 Sono meno attenti alle norme di sicurezza 2,8 Nei loro paesi hanno altre regole/abitudini 1,4 Altro 2,3 Totale 100,0 Percezione del rischio e informazione Come ulteriore aspetto esplicativo di una maggiore o minore sensibilità al rischio infortunistico andiamo ora a considerare il fattore dell’informazione (rimandando la questione più specifica della formazione ad un paragrafo successivo). Il primo livello dell’informazione su norme e comportamenti atti a salvaguardare la sicurezza sul lavoro, è quello fornito direttamente dall’azienda e tale azione rientra tra l’altro espressamente nei compiti attribuiti dalla legge. Si è chiesto pertanto agli intervistati se tali informazioni, unitamente ad altre attinenti il proprio lavoro, sono state impartite. Vediamo di seguito le risposte. Tab. 14. Informazioni riguardanti il lavoro fornite dall’azienda al momento dell’assunzione (Risposte affermative) Informazioni su: Edile Estrattivo Metalmec. Totale % % % % Regole di comportamento 75,2 96,0 88,0 84,2 sul lavoro Dispositivi 64,8 94,0 94,6 81,8 di protezione personale Rischi presenti sul lavoro inerenti 61,9 76,0 83,7 72,9 alla mansione Misure di prevenzione 63,8 60,0 83,7 70,4 adottate dall’azienda Diritti e doveri 62,9 72,0 78,3 70,4 del lavoratore 138 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Sulla base delle risposte fornite dagli intervistati, l’informazione, impartita nella quasi totalità dei casi (93%) unicamente in lingua italiana (i casi contrari probabilmente si riferiscono ai lavoratori di imprese il cui titolare è della stessa origine etnica), appare non proprio unanime in relazione ai diversi aspetti considerati, con particolare riferimento a quelli riguardanti la questione della sicurezza. Le lacune nell’informazione, secondo le risposte fornite dagli intervistati, riguardano specialmente il settore dell’edilizia, i cui addetti hanno fornito riscontri positivi in misura costantemente inferiore agli altri. Al contrario, gli addetti degli altri due settori rilevano una maggiore diffusione dell’informazione (fa eccezione il dato, un po’ contraddittorio a dire il vero, relativo alle misure di prevenzione adottate dall’azienda, che si abbassa significativamente nel settore estrattivo). Una domanda più specifica riguardante l’informazione fornita dall’azienda in merito ai metodi da adottare per tutelare la sicurezza, ha dato risultati ancora meno confortanti. Di fatto, solo poco più del 60% dei lavoratori ha risposto di avere ricevuto istruzioni chiare e complete (si osservi tuttavia, a tale proposito, che le difficoltà linguistiche hanno il loro peso, come gli stessi lavoratori immigrati riconoscono). Graf. 22. Istruzioni per la prevenzione di infortuni impartite dall’azienda Nessuna istruzione 13,1% Poco chiare e incomplete 26,1% Chiare e complete 60,8% Anche in questo caso, sono gli addetti dell’edilizia a denunciare maggiormente la mancanza o l’inadeguatezza di indicazioni, affermando soltanto nel 46% dei casi di aver ricevuto istruzioni chiare e complete da parte dell’azienda, mentre ben il 24% sostiene di non avere ricevuto alcuna specifica istruzione. Al contrario, il 74% dei lavoratori dell'estrattivo e il 70% dei metalmeccanici hanno fornito alla domanda un riscontro positivo. Ancora riguardo all’informazione, o meglio in questo caso alla ricerca attiva di informazioni relative alla sicurezza, osserviamo che praticamente nessuno dei lavoratori (eccetto un singolo caso) si è rivolto agli organismi sindacali per Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 139 Capitolo 2 avere chiarimenti su questi aspetti. Il contatto con il sindacato, avvenuto complessivamente per il 41% degli intervistati, è in genere motivato nella maggior parte dei casi dalla richiesta di informazioni di vario genere (72% dei lavoratori che si sono rivolti ad un sindacato) o per vertenze di lavoro (14%). Vale la pena sottolineare a questo proposito che, fra tutti, si rivolgono meno ai sindacati i lavoratori di origine albanese (solo il 22%), i più giovani di età (18-29 anni: 22,2%) e gli addetti dell’edilizia (34% contro il 41% dei metalmeccanici e il 54% degli estrattivi). Suggerimenti per aumentare la sicurezza sul lavoro Il bisogno di informazione e di azioni formative riguardanti il tema della sicurezza, meglio ancora se nella lingua di origine, è, in ogni caso, molto diffuso fra i lavoratori immigrati. Infatti, tale suggerimento emerge fra tutti quelli espressi spontaneamente dagli intervistati in risposta ad una domanda aperta. Nella seguente tabella sono riportate le indicazioni emerse, raggruppate secondo alcune categorie di significato, precisando che soltanto due intervistati su cinque hanno risposto alla domanda (il 60% non ha saputo o voluto fornire alcuna indicazione o suggerimento ai fini della prevenzione). Tab. 15. Suggerimenti per aumentare la sicurezza sul lavoro Suggerimenti Intensificare informazione e formazione (anche in lingua di origine) Migliorare ambienti, condizioni e strumenti di lavoro Maggiore attenzione da parte dei lavoratori Più controlli e ispezioni a tutela dei lavoratori Fornire sempre misure e dispositivi di protezione Totale % 41,6 22,4 17,4 13,0 5,6 100,0 Fra i vari suggerimenti forniti dai lavoratori, vediamo che oltre alla questione della formazione (vedi anche il successivo paragrafo 2.2.6) emerge anche la richiesta di migliorare gli ambienti e le condizioni di lavoro (anche tramite l'utilizzo di attrezzature più efficaci dal punto di vista della sicurezza e della tutela della salute). Nello specifico in questa categoria sono state raggruppate indicazioni quali, ad esempio: "aspiratori per le polveri più potenti", "non dover sollevare troppi pesi", "rallentare i ritmi/tempi di lavoro", "aumentare gli spazi", "evitare uso delle scale nei cantieri" "mettere più segnali" "diminuire il rumore dei macchinari". Terzo (per frequenza di risposte) ambito di prevenzione che si rileva nella tabella è quello che sollecita comportamenti più prudenti da parte dei lavoratori stessi, come "usare sempre le misure di protezione", "non fare le cose in 140 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 fretta", "pensare sempre alla propria salute". Proseguendo, un certo numero di suggerimenti riguardano l’opportunità di intensificare i controlli nei cantieri (soprattutto) e nelle fabbriche ("multe più care", "più ispezioni") e, più in generale, la richiesta di una maggiore tutela dei lavoratori da parte di sindacati, responsabili per la sicurezza, organi pubblici. Infine, in alcuni casi, è stato fatto un richiamo esplicito ai datori di lavoro affinché forniscano sempre, oppure ammodernino, le misure di protezione. 2.2.5. Comportamenti, misure di prevenzione, fattori di rischio aggiuntivo Passiamo ora ad esaminare i comportamenti dichiarati dagli intervistati riguardo alle misure di protezione e più in generale ai comportamenti da attuare per la prevenzione di infortuni. Dispositivi di protezione personale e prassi per la prevenzione Il 96% degli intervistati afferma che le aziende forniscono i dispositivi personali di protezione, mentre più basso è il riscontro per quanto riguarda le segnaletiche, la cui assenza è rilevata tuttavia quasi esclusivamente dai lavoratori edili. Graf. 23. Presenza delle segnaletiche antinfortunistiche nelle aziende secondo il settore di occupazione Totale 89,9 Metalmeccanico 96,7 Estrattivo 98,0 Edilizia 80,0 0 20 40 60 80 100 120 Accertato che tutte, o quasi, le aziende forniscono i dispositivi di protezione, non tutti i lavoratori però li utilizzano sempre. Oltre un quinto, infatti, afferma di usarli soltanto qualche volta e in due casi si ammette di non utilizzarli mai. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 141 Capitolo 2 Graf. 24. Utilizzo dei dispositivi di protezione personale Mai 0,8% Qualche volta 21,4% Sempre 77,8% Anche a questo riguardo registriamo delle variazioni rispetto al dato medio in relazione al settore di occupazione. Così osserviamo che l’impiego costante dei dispositivi di protezione è una pratica pressoché universale fra i lavoratori del porfido, mentre è meno frequente fra gli edili e i metalmeccanici. Graf. 25. Utilizzo costante dei dispositivi di protezione personale secondo il settore di attività Totale 77,7 Metalmeccanico 70,1 Estrattivo 98,0 Edilizia 74,7 0 20 40 60 80 100 120 Inoltre, in merito alla provenienza, si rileva anche in questo caso che l’utilizzo dei dispositivi è meno diffuso nei lavoratori di origine albanese. 142 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Oltre all’impiego dei dispositivi di protezione, è stato anche chiesto agli intervistati se seguono le procedure per ridurre il rischio di infortunio sul lavoro. Anche in questo caso si è riscontrato una tendenza più o meno marcata a disattendere tale prassi in una buona parte dei soggetti, precisamente quasi un terzo, ma con la consueta variazione di percentuale in relazione al settore di occupazione, che vede ancora una volta più attenti gli addetti del porfido. Graf. 26. Attuazione costante delle procedure antinfortunistiche secondo il settore di occupazione Totale 68,0 Metalmeccanico 64,8 Estrattivo 82,0 Edilizia 64,1 0 20 40 60 80 100 Fra le ragioni addotte al mancato uso dei dispositivi o al disattendere le procedure di sicurezza, emergono motivi quali: "Si perde tempo", "È troppo ingombrante/scomodo", "Non sono sempre necessari/non sempre c’è pericolo". Ma come agiscono i lavoratori immigrati qualora dovessero accorgersi di situazioni che potrebbero comportare un pericolo? Poco meno del 27% afferma di segnalarlo sia ai colleghi, sia all’azienda; altrettanti dichiarano di segnalare il pericolo solamente ai colleghi e una quota di poco inferiore avvisa unicamente l’azienda; una minoranza dei lavoratori sostiene di non avvisare nessuno in caso di avvertito pericolo, mentre circa un sesto afferma di non saper rispondere alla domanda giacché non si è mai trovato nella situazione ipotizzata. Il pericolo non viene invece mai segnalato, o almeno così sostengono, tranne in due casi, a soggetti esterni all’ambiente lavorativo (ispettorato del lavoro, sindacati ecc.) Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 143 Capitolo 2 Graf. 27. Chi avvisa se avverte la presenza di un pericolo sul luogo di lavoro Nessuno 4,9% Solo azienda 25,8% Non sa 16,0% Azienda e colleghi 26,6% Solo colleghi 26,6% Propensione soggettiva al rischio e sottovalutazione del rischio In sintesi, per quanto riguarda i comportamenti dei lavoratori, dalle risposte concernenti l’utilizzo dei dispositivi di protezione e l’attuazione delle procedure antinfortunistiche, possiamo ricavare un indice di propensione soggettiva al rischio che risulta positivo per il 38,5% degli intervistati. In particolare tale propensione tende ad accentuarsi nei lavoratori di origine albanese e nordafricana (rispettivamente 46% e 49%), mentre è più bassa fra quelli provenienti dai paesi della ex-Yugoslavia (26%). La sottovalutazione del pericolo è decisamente più marcata nei lavoratori precari (51%) e "flessibili" e fra quanti hanno un basso livello di soddisfazione nel lavoro (50%). Anche una condizione abitativa precaria sembra avere una certa influenza sulla propensione soggettiva al rischio (47% di chi vive in alloggi provvisori). Molto più attenti si confermano gli addetti del settore estrattivo (propensione al rischio: 16%). Inoltre l’inclinazione al rischio decresce nei lavoratori più anziani (oltre 45 anni: 27%) e fra coloro che sono ricongiunti con la famiglia (29%). Fattori di rischio aggiuntivo Oltre ai comportamenti dichiarati e al grado di informazione concernenti le condizioni di rischio, sono stati considerati ulteriori fattori che possono o potrebbero incidere complessivamente sulla soglia di criticità nel corso della giornata lavorativa. Alcol Uno dei fattori maggiormente imputati per il rischio di infortunio sul lavoro è il consumo di alcol. Tale eventuale comportamento non è stato rilevato in maniera 144 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 diretta, tuttavia è parso opportuno chiedere l’opinione dei lavoratori immigrati a questo riguardo. Riferendosi alla propria attività, quasi tre intervistati su quattro ritengono che il consumo di bevande alcoliche prima e durante l’orario di lavoro possa comportare in ogni caso dei rischi, mentre la parte restante è prevalentemente portata a relativizzare, attribuendo l’eventuale rischio ad una situazione di abuso. Tuttavia il 5% dei rispondenti esclude in modo assoluto un pericolo legato all’assunzione di alcol. Graf. 28. Opinioni sul consumo di alcol come fattore di rischio sul lavoro No 5% Solo in caso di consumo elevato 21% Non risponde 2% Sì, in ogni caso 72% Curiosamente sulla risposta in questione non sembrano incidere più di tanto variabili culturali in senso religioso, tant’è che l’opinione dei lavoratori di origine araba non si discosta particolarmente dai valori medi, mentre più "permissivi" rispetto al rischio alcol sembrerebbero i lavoratori di origine albanese. L’età registra un peso significativo a questo riguardo. Anche in questo caso, sono i più giovani a sottovalutare maggiormente il rischio legato all’assunzione di bevande alcoliche: meno del 60% dei lavoratori di età compresa fra i 18 e i 29 anni ritiene che anche un consumo moderato possa costituire un rischio e quasi il 10% esclude in maniera assoluta che bere alcolici prima o durante il lavoro possa mettere a rischio l’incolumità personale (propria e altrui). Tale maggior "tolleranza" nell’atteggiamento nei confronti dell’alcol da parte dei lavoratori immigrati più giovani potrebbe indurre a ipotizzare un avvicinamento a certi modelli comportamentali oggi piuttosto diffusi nelle nuove generazioni, aspetto su cui torneremo nell’analisi delle interviste a testimoni competenti. Una minore considerazione del rischio alcol è espressa infine dagli addetti dell’edilizia. Secondo lavoro La doppia attività lavorativa costituisce sicuramente un fattore aggiuntivo di rischio infortunio, dato il maggiore dispendio fisico e psicologico. Solo una Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 145 Capitolo 2 minoranza (7,7%) degli intervistati dichiara di svolgere una seconda attività lavorativa. La percentuale tuttavia tende ad aumentare fra i lavoratori albanesi (12,2%) e gli addetti dell’edilizia (11,4%), mentre è del tutto assente fra i lavoratori del porfido. Inoltre il secondo lavoro risulta avere un’incidenza doppia (15%) fra coloro che svolgono un’attività in forma precaria (lavoro a tempo determinato o stagionale). Monte ore giornaliero Generalmente, ma non necessariamente, correlato al fattore appena considerato, il monte ore di lavoro giornaliero incide ovviamente sul livello di attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo. Per quanto riguarda i soggetti intervistati, l’orario di lavoro complessivo (considerato l’eventuale doppio lavoro) registra un valore medio pari a 8,4 ore giornaliere. Più in dettaglio, è occupato fino ad un massimo di otto ore al giorno circa il 73% dei lavoratori, gli altri oltrepassano questo tetto fino ad arrivare nell’8% dei casi alle dieci ore giornaliere e a superarle nel 3%. In ogni caso si registrano forti variazioni nel monte ore complessivo in relazione al settore; infatti fra gli edili ben il 41% supera le otto ore giornaliere, percentuale che solo in parte è spiegata dalla maggior frequenza della doppia attività fra questi lavoratori. La stessa percentuale diminuisce invece nettamente fra i lavoratori del porfido. Graf. 29. Monte ore lavorativo giornaliero superiore alle otto ore per settore di attività 27,3 Totale Metalmeccanico 21,1 10,0 Estrattivo Edilizia 41,0 0 10 20 30 40 50 Spostamenti casa-lavoro Come ultimo fattore aggiuntivo di rischio, consideriamo infine la percorrenza del tratto casa-lavoro, con riferimento particolare al mezzo di trasporto utilizzato 146 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 e ai tempi di spostamento. Il mezzo di trasporto utilizzato più frequentemente è l’automezzo privato, che è citato da oltre il 70% degli intervistati come mezzo prevalente. Altri mezzi propri come la moto o la bicicletta rilevano un utilizzo più basso, pari a quello relativo all’uso dei mezzi pubblici. Infine una minoranza degli intervistati si sposta a piedi. Graf. 30. Mezzo utilizzato prevalentemente nel tragitto casa-lavoro Mezzo pubblico 10,0% A piedi 4,3% Automezzo privato 76,1% Bicicletta 3,5% Motociclo 6,1% Per quanto riguarda i tempi di spostamento, la maggioranza dei lavoratori non impiega più di trenta minuti fra andata e ritorno. I tempi complessivi sono invece compresi fra trenta e sessanta minuti per due lavoratori su cinque, infine oltre il 10% impiega oltre un’ora al giorno per recarsi al lavoro e tornare a casa. Graf. 31. Tempi complessivi di spostamento (andata-ritorno) nel tragitto casa-lavoro oltre 60 minuti 14% da 30 a 60 minuti 40% Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 fino a 30 minuti 46% 147 Capitolo 2 Ovviamente percorrere a piedi o su un mezzo di trasporto pubblico il tragitto casa-lavoro presenta rischi inferiori rispetto allo spostamento in macchina, o in moto, o anche in bicicletta, soprattutto se i tempi sono prolungati. Incrociando il dato relativo al mezzo di trasporto utilizzato con quello riguardante i tempi di spostamento, si osserva che il 43% dei lavoratori che si muove con mezzi privati, impiega per lo spostamento un tempo giornaliero complessivo superiore ai trenta minuti, incorrendo così in un rischio di infortunio aggiuntivo. In ultima analisi, anche tralasciando il fattore tempi e mezzi di trasporto che incide in generale, ma dipende da variabili contingenti e non strutturali, vediamo che anche per quanto riguarda i fattori aggiuntivi si conferma una più marcata esposizione al rischio per alcune specifiche categorie di lavoratori, in particolare edili, di origine albanese e maghrebina, in giovane età. 2.2.6. Formazione e comunicazione Veniamo quindi a trattare l’aspetto della formazione concernente il tema della sicurezza, nonché dei mezzi e delle forme di comunicazione più diffusi o preferiti fra i lavoratori immigrati, per acquisire conoscenze in generale e su questi specifici temi in particolare. Formazione Per quanto riguarda in generale la formazione professionale, soltanto poco più di un quinto degli intervistati sostiene di aver frequentato in Italia uno o più corsi di formazione e/o aggiornamento riguardanti il lavoro attualmente svolto. L’incidenza della formazione professionale tuttavia è molto più elevata, ancora una volta, fra gli addetti del settore estrattivo, interessando il 34%. Più diffusa, ma tutt’altro che universale, risulta l’esperienza formativa specifica sui temi della sicurezza, che ha interessato finora poco più della metà del campione. Risultano avvantaggiati nella formazione gli addetti del porfido, inoltre incide la provenienza dei lavoratori (fra i maghrebini la percentuale di risposte affermative scende al 34%) e soprattutto la permanenza in Italia (come accade per la formazione in generale), a proposito della quale si rileva che solo il 37% di quanti risiedono da cinque anni o meno ha frequentato corsi in materia di sicurezza, contro il 62% dei residenti da oltre 10 anni. La questione è solo apparentemente ovvia, poiché ciò dimostra anche che gli interventi formativi sui lavoratori immigrati non avvengono tempestivamente, come sarebbe invece auspicabile ai fini di un adeguato e sicuro inserimento lavorativo. 148 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Graf. 32. Esperienza formativa sui temi della sicurezza per tempo di permanenza in Italia 51,0 Totale 10 anni e oltre 62,0 54,2 6 - 10 anni 1 - 5 anni 37,3 0 10 20 30 40 50 60 70 Anche in questo caso inoltre risultano avvantaggiati i lavoratori con una scolarità di tipo professionale e, altro aspetto rilevante, coloro che svolgono il lavoro in forma continuativa e non precaria. Graf. 33. Esperienza formativa sui temi della sicurezza per tipo di scolarità 50,2 Totale Continuativo 58,6 28,4 Precario 0 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 10 20 30 40 50 60 70 149 Capitolo 2 Graf. 34. Esperienza formativa sui temi della sicurezza per tipologia di lavoro 50,2 Totale Continuativo 58,6 28,4 Precario 0 10 20 30 40 50 60 70 Per la maggior parte (74%) i corsi sui temi della sicurezza sono stati organizzati direttamente dalle imprese e in minor misura da altri enti (l’8% non è in grado di rispondere a questa domanda). L’esperienza è stata ritenuta utile dalla quasi totalità (92%) dei frequentanti, da molti avvertita come un fondamentale sostegno ai lavoratori immigrati spesso a digiuno di norme e comportamenti in materia di sicurezza. In ogni caso è necessario sottolineare che la formazione in materia di sicurezza, oltre a non essere comune a tutti i lavoratori, non riesce a raggiungere in particolare alcune categorie che per vari motivi (lingua, informazione inefficace, disinteresse del lavoratore), sfuggono a questo fondamentale diritto-dovere. Per quanto riguarda la propensione dei lavoratori immigrati a fruire di opportunità di approfondimento concernente il tema della salute e sicurezza sul luogo di lavoro, circa due intervistati su tre esprimono un grado di interesse elevato. 150 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Graf. 35. Grado di interesse ad approfondire temi della sicurezza Poco 28% Per niente 7% Molto 65% Si conferma ancora una volta una più diffusa attenzione a questi temi nei lavoratori del porfido. Inoltre il livello di interesse espresso a tale riguardo appare correlato direttamente con il livello di soddisfazione lavorativa; in particolare coloro che esprimo bassi livelli di soddisfazione si dichiarano più frequentemente non interessati ad approfondire i temi relativi alla sicurezza. Per quanto riguarda gli eventuali argomenti da sviluppare attraverso un’iniziativa formativa o informativa, per la maggior parte i lavoratori non hanno espresso esigenze particolari bensì generiche. Tuttavia in alcuni casi sono anche stati esplicitati bisogni conoscitivi specifici, con particolare riferimento ai seguenti temi: − condizioni psicofisiche dei lavoratori; − diritti sanitari (e più in generale legislazione e diritti-doveri dei lavoratori in tema di sicurezza); − malattie professionali; − problemi inerenti all’inalazione di prodotti chimici; − pronto soccorso interno; − quadro preciso sui rischi presenti (nel proprio lavoro) e come prevenirli; − responsabilizzazione dei lavoratori; − utilizzo corretto dei dispositivi di protezione. Comunicazione Per quanto concerne invece la preferenza rivolta ai vari veicoli informativi, fra quelli proposti la scelta cade decisamente sulla diffusione di circolari in lingua di origine, oppure, in second’ordine, su opuscoli e/o libretti stampati, che peraltro il 60% già afferma di ricevere. A questo proposito, gli organismi che più frequentemente entrano nella case dei lavoratori immigrati attraverso materiale informativo di vario genere sono i sindacati (37,2% di risposte affermative), seguiti dalle associazioni di lavoratori Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 151 Capitolo 2 (15%) e da enti pubblici vari (11%). Si deve comunque sottolineare che molti lavoratori affermano di non ricordare se e da chi ricevono tale materiale e di quale natura esattamente sia. Graf. 36. Mezzi di comunicazione preferiti per informazioni su temi della sicurezza 70 60 60,2 50 40 30 25,0 20 10 6,8 6,6 0,7 0 Circolari in lingua d’origine Opuscoli libretti Audiovisivi Dimostrazioni Incontri sul lavoro extra-lavoro 0,4 0,3 TV locali Manifesti locandine La scelta del mezzo informativo non subisce particolari modifiche in relazione ad alcuna delle variabili strutturali quali età, provenienza, scolarità, conoscenza della lingua italiana; in ogni caso la forma stampata (ad esclusione delle locandine) è di gran lunga preferita agli audiovisivi o agli altri mezzi di informazione. Tab. 16. Frequenza delle attività svolte nel tempo libero Attività Tutti i Alcuni Raramente giorni giorni Guardare programmi televisivi nazionali 52,9 38,0 9,1 Guardare programmi televisivi locali 27,2 41,8 31,0 Ascoltare programmi radiofonici nazionali 12,6 44,4 43,1 Ascoltare programmi radiofonici locali 8,4 35,0 56,6 Leggere un quotidiano locale 8,4 26,6 65,0 Leggere un quotidiano sportivo 11,3 29,3 59,4 Leggere un quotidiano nazionale 5,0 23,5 71,4 Frequentare enti o gruppi religiosi 4,3 11,6 84,1 Frequentare una biblioteca 3,3 10,4 86,3 Frequentare un’associazione 0,4 6,1 93,5 152 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Tale dato in realtà contrasta in parte con quello che emerge in relazione alla fruizione dei mezzi di informazione nell’uso del tempo libero. In questo caso, infatti, la percentuale di quanti guardano la tv è di molto superiore a quella riguardante la lettura (nello specifico dei quotidiani); in realtà sono le trasmissioni televisive nazionali ad essere seguite, mentre quelle locali sono più frequentemente disertate. Poco seguite sono anche le trasmissioni radiofoniche, ma sempre in misura più frequente dei quotidiani (ad eccezione di quelli sportivi che sono i più letti). Ancora in relazione al tempo libero, decisamente bassi risultano i livelli di frequentazione di associazioni, gruppi vari e biblioteche. Luoghi privilegiati di frequentazione sono i bar, ma molti lavoratori amano anche trovarsi all’aperto, nelle piazze e nei parchi, oppure nei centri commerciali, altro luogo di frequentazione e aggregazione. Anche le strutture sportive, come piscine e campi da calcio sono luoghi piuttosto abituali. Infine per i lavoratori musulmani la moschea o sala di preghiera rappresenta il luogo in assoluto più frequentato nel tempo libero. Tab. 17. Luoghi di frequentazione e aggregazione nel tempo libero Luoghi % Bar Piazza e parchi Centri commerciali Casa propria o di amici/parenti Strutture sportive Moschea Altri luoghi Totale 26,6 21,2 15,2 11,4 10,8 7,3 7,6 100,0 Terminata l’analisi dei dati raccolti attraverso i questionari somministrati ai lavoratori immigrati, prima di passare a delineare alcune considerazioni di sintesi e indicative, ci soffermiamo sugli elementi emersi dai colloqui con alcuni testimoni privilegiati della realtà in esame. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 153 Capitolo 2 2.3. Analisi qualitativa. Il punto di vista degli osservatori Gli aspetti più significativi e importanti emersi analizzando l’esperienza e il punto di vista dei lavoratori sono stati approfonditi attraverso il contributo di alcuni interlocutori qualificati, individuati all’interno delle seguenti categorie: − Soggetti pubblici e privati di controllo e verifica sulle condizioni della sicurezza; − Soggetti pubblici e privati per la consulenza e la formazione alle imprese e agli immigrati; − Imprenditoria; − Medicina del lavoro e medicina legale; − Organizzazioni sindacali; − Rappresentanti delle comunità straniere (mediatori culturali, esponenti dell’associazionismo). I diversi punti di vista seguono quindi angolature varie e molteplici. Come si vedrà, molti sono gli elementi su cui si rileva un accordo pressoché unanime, ma non mancano alcune divergenze di opinione, a seconda delle competenze e delle priorità attribuite sulla base del ruolo esercitato. Vediamo, in relazione ad alcuni aspetti specifici, che cosa è emerso dai colloqui. 2.3.1. Settori produttivi e fattori critici. Lavoratori immigrati più a rischio? Come punto di partenza possiamo rilevare una convergenza di fondo riguardo alle criticità di settore sotto il profilo della sicurezza. In particolare, confermando quanto emerge dall’analisi dei questionari rivolti ai lavoratori immigrati, in linea di massima gli interlocutori concordano sui seguenti aspetti: − limitata problematicità nel settore metalmeccanico, dove il margine di rischio, seppur sempre presente, appare più controllabile; − rischio elevato nel settore estrattivo, ma in buona parte presidiato, sia per fattori connaturati al tipo di lavoro (è praticamente impossibile, si dice, non usare i dispositivi di protezione), sia per il massiccio intervento in campo formativo avviato in favore del settore; − situazione più critica nel settore edile, sia per la particolare configurazione strutturale del comparto che talora "complica" l’utilizzo dei mezzi di protezione (anche se regolarmente distribuiti), sia perché lo stesso appare più caratterizzato dal fattore precarietà, inteso come: mobilità/discontinuità dell’occupazione (turn-over elevato), forte eterogeneità nella tipologia di impresa, talora frammentazione della titolarità/responsabilità (soprattutto in relazione al fenomeno dei subappalti). Se naturalmente queste considerazioni valgono a livello complessivo, nel caso degli addetti immigrati si possono rilevare alcuni elementi specifici. 154 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Più in generale e al di là del settore produttivo, a detta dei testimoni possono effettivamente verificarsi delle condizioni lavorative particolarmente a rischio e può altresì accadere che in tali condizioni, per vari motivi, si vengano a trovare più frequentemente i lavoratori immigrati, soprattutto una parte di loro. Riportiamo di seguito alcuni brani tratti dalle interviste che testimoniano come la criticità caratterizzi alcuni settori più che altri e tuttavia sia legata soprattutto ad aspetti strutturali (in particolare alle dimensioni aziendali) e come, unitamente a situazioni lavorative precarie e discontinue, possa aumentare il rischio infortunistico per i lavoratori immigrati, ciò che non accade o accade comunque in maniera limitata in altre condizioni. "Da noi fortunatamente i rischi sono bassi. C’è stato infatti un doppio percorso, negli ultimi dieci anni: da una parte l’evoluzione tecnologica, con la carenatura di tutte le macchine; poi teniamo sotto controllo il rumore, eliminiamo o sostituiamo prodotti chimici particolarmente pericolosi per l’uomo e l’ambiente, eliminiamo le polveri, utilizziamo macchine sempre più sofisticate per la movimentazione dei pesi,… Dall’altra parte, però, ci sono ancora molte operazioni manuali (come l’assemblaggio) e gli infortuni che accadono sono proprio questi legati alla quotidianità (…) Gli stranieri che lavorano da noi parlano l’italiano. Questo perché la manodopera che cerchiamo è specialistica, con competenze in meccanica, quindi è richiesta una qualifica di primo livello, un percorso scolastico che porta per forza a conoscere la lingua italiana. Ma in altri casi (penso alla carpenteria pesante) la competenza del lavoratore è media, con bassa scolarizzazione, e deve fare i conti con due fattori: la situazione ambientale compromessa e l’assenza di formazione, per problemi di lingua o problemi economici dell’impresa". (Responsabile per la sicurezza, settore metalmeccanico). "Il settore metalmeccanico è effettivamente meno a rischio rispetto agli altri due. In alcuni settori di produzione (macchinari chiusi, a controllo numerico ecc.) per farsi male si deve proprio non attivare le procedure previste. …C’è da dire che fino a qualche anno era quasi più facile far utilizzare i mezzi di protezione ai lavoratori stranieri che ai locali, perché questi ultimi provenivano da una storia di lavoro dove non esistevano le normative attuali e quindi cambiare abitudini e interiorizzare una serie di prassi non è stato (un processo) immediato. Ora tutti si stanno adeguando, specie i più giovani, stranieri e italiani". (Imprenditrice settore metalmeccanico). "Esistono delle normative molto precise, quindi è cura del datore di lavoro fare in modo che i lavoratori siano a conoscenza di tutto; Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 155 Capitolo 2 è un settore che presenta dei rischi ma con le precauzioni e i provvedimenti che vengono presi i rischi si riducono molto. Forse perché è stata fatta maggior informazione rispetto anche ad altri settori… in questo momento nel porfido c’è un occhio molto attento alla sicurezza, ma non solo da parte dei lavoratori, anche da parte degli imprenditori. (…) C’è mobilità, però non come nell’edilizia. La mobilità è spesso tra le aziende, alla ricerca dell’azienda migliore, che può dare garanzie migliori, o la più vicina a casa o perché si conosce il titolare. Però ho visto che chi entra nel settore ci resta per lungo periodo.(…) Nel settore del porfido l’immigrato svolge ogni tipo di lavoro, quindi ci sono manovali, cubettisti, segantini, scalpellini. Rispetto ai colleghi italiani non hanno maggiori rischi o maggiori pericoli. Il fatto che lo straniero faccia quello che l’italiano rifiuta… è una cosa che poteva accadere in passato. Può essere che alcuni ruoli siano un po’ snobbati dalla gente del posto, però credo che il caso sia molto limitato. Mi viene da pensare all’agricoltura, dove probabilmente è più forte questa cosa, se andiamo nelle cave vediamo italiani e stranieri che fanno lo stesso lavoro assieme, non vedo grosse differenze". (Referente ESPO). "Nel settore del porfido i dispositivi sono decisamente indispensabili, non puoi non usarli, sei costretto…..Bisogna usare i tappi perché c’è molto rumore, se non li usi diventi sordo. Se cade un sasso, sei costretto ad avere le scarpe con il puntale di ferro. Se solo prendi cinque sassi senza guanti la pelle delle mani si rovina. I rischi sono talmente evidenti che non (te ne) puoi dimenticare...". (Lavoratore macedone e mediatore culturale). "I lavoratori stranieri non svolgono nel porfido lavori diversi o più pesanti o pericolosi, questo può valere per l’edilizia, dove ad esempio le demolizioni spesso vengono affidate agli immigrati e i lavoratori stranieri sono a volte culturalmente qualificati ma professionalmente non qualificati, un impiegato che demolisce un solaio non ha alcuna preparazione tecnica e quindi il rischio si moltiplica. È vero che a volte l’incentivo del cottimo (nel porfido) può stimolare a lavorare di più (il lavoro più è pesante e più è pagato, nel porfido si va per guadagnare), ma questo vale per tutti". (Referente Progetto salute). Nell’edilizia viene confermata una certa inclinazione a non utilizzare con costanza i dispositivi di protezione personali, ma questo sembra essere un comportamento piuttosto generale, in qualche modo "imitato" dai lavoratori stranieri. "È un fatto diffusissimo, perché se devo mettere il casco e il casco è a cento metri di distanza, faccio fatica. In genere le imprese tendono a 156 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 dare tutto quanto ai lavoratori, tutti gli strumenti, a tutti, in generale, anche agli extracomunitari. Gli extracomunitari, appena ricevono l’elmetto, i guanti, … vanno vestiti di tutto punto che sembrano dei marziani, poi un po’ alla volta si comportano come gli altri perché non vogliono essere diversi. I nostri lavoratori infatti dicono: con queste mani grosse, perché devo mettere i guanti per alzare un tombino di ghisa. Poi li prendono in mano e se questo cade si tranciano una mano (…). Cosa vuoi che mettano le cuffie…, dicono che ci impiegano un minuto, o la mascherina: per un taglio di un secondo, vuoi che vada a mettermi la mascherina…". (Imprenditore edile). Pare sopravvivere, in particolare nel comparto dell’edilizia, una cultura del lavoro che si declina in termini virili, maschili, che mal si coniugano con gli accorgimenti necessari a prevenire malattie e infortuni. "La cultura machista che ancora si intravede nel settore edile, porta non tanto a sottovalutare i rischi quanto a sopravvalutare le proprie capacità e la propria forza fisica". (Referente sindacato). "Ho visto più di una volta persone con martelli pneumatici o persone sulle impalcature senza imbracature, in situazione di esposizione (al rischio), non hanno gli elmetti e qualche volta ci sono anche problemi con gli scarponi, o non portano le cuffie in presenza di ruspe e dispositivi che fanno molto rumore, e questo si vede. Questo penso sia legato un po’ anche al tipo di impasto culturale che c’è nel cantiere, dove probabilmente l’utilizzo di un dispositivo individuale di protezione viene visto come qualcosa di poco "maschile"; anche parlandone con i segretari di settore coinvolti nella formazione sulla 626, mi dicevano di avere delle difficoltà…si percepiscono le battute tra colleghi dove si dice "ma no, ma non serve"". (Referente sindacato). D’altra parte vengono sottolineate alcune situazioni critiche anche nel settore del porfido, dove permangono disagi e rischi, per quanto i dispositivi siano sempre dati in dotazione e i comportamenti dei lavoratori siano necessariamente adeguati. "In realtà è un lavoro con tanti pericoli, ci sono macchine pericolose, ci sono blocchi che cadono….. E per forza devi proteggerti: senza guanti non puoi toccare il porfido, ti bruci le mani; senza occhiali le schegge della sfaldatura arrivano dappertutto; le scarpe le metti sempre perché sempre c’è qualcosa che cade. Questi dispositivi li abbiamo tutti, li abbiamo dalle ditte in dotazione: tappi, cuffie, Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 157 Capitolo 2 guanti e tutto il resto. (…). A volte uno straniero che si fa male va in malattia, dice che ha sbattuto contro una porta, per non essere guardato male dal datore di lavoro, ci sono di questi casi. Si nasconde l’infortunio per paura. Adesso come adesso si ha un po’ paura, se c’è un infortunio si va in malattia (…) Le visite periodiche (dei medici) ci sono, sono previste, ma quando vengono c’è sempre il sole e va tutto bene. Non vengono quando piove, c’è fango e diventa tutto scivoloso e non si può lavorare. (…) Io insisto sui medici, che devono fare controlli più spesso, nel tempo giusto, quando serve, e devono venire a parlare con noi, con gli operai". (Responsabile per la sicurezza, porfido). Alcuni testimoni in campo medico, dell’ispettorato del lavoro e sindacale, hanno evidenziato situazioni particolari che riguardano i lavoratori immigrati, confermando una peculiare problematicità nel settore edile (ma non solo) e ponendo l’accento soprattutto sulle caratteristiche strutturali che spesso si trovano ad avere le aziende edili e sulla specificità della manodopera immigrata che frequentemente svolge questo tipo di occupazione in forma discontinua. "Confermo la maggior presenza di rischio nel settore edile, sia per la presenza di lavoro nero, sia perché spesso si tratta di piccole aziende, sia perché spesso si tratta di lavori stagionali. Però non vedrei tanto differenze specifiche tra settori (produttivi), quanto piuttosto tra aziende grandi e piccole: dove c’è una grossa azienda c’è una struttura che riduce la probabilità di avere lavoratori in nero; c’è un organismo per la sicurezza e un responsabile, c’è più controllo e c’è questa "corrente" di lavoratori che ingloba anche il nuovo arrivato. Non so chi sia più sensibile alla sicurezza, tra italiani e stranieri; però posso vedere chi è più esposto: lo straniero è più esposto perché più facilmente può cadere nel (lavoro) nero e perché si sposta di più; inoltre può essere stato assunto per un breve periodo quindi non ha raggiunto una sufficiente preparazione in questa tematica. Questo non per una sua minor disponibilità ad usare sistemi di protezione, ma perché spesso lo straniero si trova a dover fare quel lavoro che l’italiano non accetta più, ed è chiamato ora qui e ora lì; questo impedisce di avere una grande conoscenza, perché la permanenza in un posto ha un’importanza enorme. È qui che si vede la differenza tra piccola e grande azienda: perché proprio nelle ditte artigiane si prende una persona magari per una settimana, spesso il lavoro è difficile, la stessa azienda è anche meno sindacalizzata…". (Medico del lavoro). "Ma il problema non riguarda tanto i lavoratori immigrati stanziali, quanto i precari, anche in relazione ai progetti migratori. Si deve 158 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 distinguere fra i lavoratori che intendono rimanere qui da quelli che vogliono tornare, perché questo cambia completamente anche il modo di porsi verso il lavoro. Nell’edilizia spesso sono quelli che fanno il lavoro nero, operano al di fuori delle organizzazioni economiche, lavorano il sabato e la domenica, a ritmi elevati, a volte hanno un secondo lavoro. Questi sono i veri lavoratori a rischio, ma questi non si vedono neanche, sfuggono a tutti i controlli. Le imprese che forniscono lavoro a questi lavoratori spesso sono a loro volta piccole imprese di immigrati che figurano come imprese individuali e utilizzano connazionali come lavoro nero. Le grosse imprese ormai sottostanno alla normativa". (Medico del lavoro). "I lavoratori immigrati sono più ricattabili perché soggetti deboli, anche se regolari, specialmente nel settore edile e estrattivo dove prevalgono per questi lavoratori i contratti a termine. Nella precarizzazione del lavoro si perdono di vista tutti gli aspetti sindacali in generale e nello specifico anche quelli relativi alla sicurezza. (Per i lavoratori immigrati) la sicurezza è un aspetto che viene "dopo", prima di tutto devono lavorare. L’obiettivo prevalente è il lavoro per poter sopravvivere. Solo in un momento successivo, quando raggiungono una certa stabilità, vengono a dare importanza alla sfera dei diritti, ma sempre secondo una scala di priorità dove primeggiano, in ordine, il permesso di soggiorno, l’alloggio, l’occupazione, il ricongiungimento familiare". (Referente sindacato). "Gli immigrati sono più soggetti al lavoro irregolare perché meno sindacalizzati, meno consapevoli dei loro diritti, almeno all’inizio, hanno un disperato bisogno di lavorare... L’edilizia si presta a questo tipo di lavoro. Inoltre c’è il problema della lingua, spesso sono impiegati nei lavori atipici... Hanno magari già lavorato nel loro paese e nello stesso settore ma senza il bagaglio di sicurezza necessario... Provengono da realtà depresse, trasferiscono un modo di vivere, più spartano, meno attento in generale alla "qualità", anche nel lavoro. (...) Accade che questa "disponibilità" del lavoratore immigrato possa tornare utile ad alcuni datori di lavoro (ma questo può accadere in qualsiasi settore), sia perché la prevenzione ha dei costi diretti, sia perché rallenta i tempi di lavoro. Se un lavoratore italiano, magari più sindacalizzato e sensibilizzato dice in queste condizioni non lavoro, un lavoratore immigrato non se lo può permettere, è più ricattabile, soprattutto se ha qui la famiglia o vuole averla". (Ispettore del lavoro). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 159 Capitolo 2 Si conferma dunque una certa diffusione del lavoro atipico fra gli addetti immigrati, e viene anche confermata la tendenza frequente all’avvio di piccole attività in forma autonoma che nascondono spesso il cosiddetto lavoro parasubordinato. "Sono spesso lavoratori dipendenti che decidono, per una serie di motivi, di iniziare l’attività imprenditoriale, partono da zero, spesso hanno un committente unico (quello che prima gli dava lavoro come dipendente adesso diventa il loro committente), non ricevono più una retribuzione ma un compenso in seguito all’emissione di una fattura. Parlando però di sicurezza, interpretando strettamente la 626, possiamo dire che tutte queste imprese, in quanto imprese individuali senza dipendenti o collaboratori di alcun tipo, non sono soggette agli obblighi della 626 (anche se noi con i nostri iscritti cerchiamo di sensibilizzare ad una interpretazione estensiva della legge): sono tutte imprese che non sono obbligate a nessun tipo di adempimento in relazione alla sicurezza, salvo la salvaguardia personale della vita…per quanto nel momento che lavorano in un cantiere devono rispettare le regole di sicurezza che vigono nel cantiere...". (Referente Associazione Artigiani). Tornando brevemente all’aspetto della precarietà lavorativa come fonte di rischio per la sicurezza, un legame solido con l’ambiente di lavoro risulta fondamentale anche sul piano relazionale, ed è questo un altro fattore che spesso manca nei rapporti di lavoro degli immigrati. "(Analizzando gli infortuni mortali accaduti a lavoratori immigrati) vediamo che si tratta spesso di lavoratori che proprio per il rapporto di lavoro precario hanno una scarsa conoscenza dell’ambiente di lavoro, relazioni estremamente episodiche con i lavoratori stabili, informazioni assolutamente insufficienti. C’è un collegamento intimo, organico fra sicurezza e precarietà. Infortuni, incidenti riguardano più diffusamente lavoratori precari che oltre ad avere scarsa informazione sui pericoli hanno scarsa informazione sulle norme e comportamenti di prevenzione, ma hanno anche meno rapporti con i lavoratori più stabili. La cultura della sicurezza non è soltanto una questione di conoscenza libresca e formale, ma è legata strutturalmente ad una conoscenza più precisa dell’ambiente e dei rischi di lavoro. I lavoratori precari vivono in un contesto come questo, in una situazione svantaggiata, la maggior parte dei lavoratori immigrati è occupata con contratti precari e atipici di varia forma e quindi si comprende come vivano condizioni di rischio maggiore. (Referente sindacato). 160 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Fondamentale è anche la motivazione al lavoro, come sottolinea un altro dei testimoni privilegiati. "Abbiamo notato che molti lavorano nell’edilizia non per scelta ma perché non hanno trovato altro. Questo al di là del fatto che sia straniero o italiano: quando uno sceglie un lavoro non perché gli piace, ma perché gli serve uno stipendio a fine mese, è ovvio che è meno concentrato, meno interessato ad imparare il lavoro, quindi è più possibile che si faccia male. Succede molte volte invece che un laureato dei paesi dell’est accetti di venire qui e ricominciare tutto da capo, come muratore…sono persone molto intelligenti, preparate, pronte ad imparare, che danno quasi "filo da torcere" ai colleghi. In realtà, tra gli stranieri troviamo un notevole "turn over": magari si comincia con l’edilizia, poi si spera di trovare altre situazioni tramite qualche connazionale. Vedo che nell’edilizia rimangono poco, proprio il tempo di imparare la lingua, di ambientarsi, di cercare nuove opportunità, poi quando trovano un lavoro che li soddisfa di più, escono dal settore. Però, la cosa più importante è se amano o meno il lavoro che fanno: se uno lavora sei mesi ma con passione, perché gli piace, è anche più attento al comportamento da adottare, anzi, questo bagaglio di esperienza gli può tornare utile nella sua vita privata, ma anche per iniziare una nuova attività in proprio, in Italia o nel suo paese. Se invece uno rimane anche quattro anni nel settore, ma non gli interessa, se il lavoro gli viene a noia, non gli passa il tempo e continua a guardare l’orologio… in realtà non lo impara e non pone nessuna attenzione ai rischi". (Referente Centrofor). La motivazione è anche legata alle condizioni personali, ad esempio sul piano del ricongiungimento familiare, che la ricerca ha già messo in luce come fattore rilavante nell’ambito degli atteggiamenti verso il lavoro, oppure anche alla perdita dell’autostima personale. "Poi c’è il problema della famiglia: magari sono lontani, non si sa se arrivano o no, e questi pensieri possono distrarre ed essere fattori di rischio. Ci sono poi (altri) fattori, si hanno troppi pensieri come "non riesco a trovare un bel lavoro, sono tanti anni che sono uscito dal mio paese e cosa ho fatto fino adesso?". (Lavoratore pakistano e mediatore culturale). D’altra parte c’è anche chi sottolinea come alcuni fra i lavoratori immigrati tendano a loro volta a non rispettare le regole del lavoro, ad assumere comportamenti elastici in vari frangenti, a "creare problemi" in diverse situazioni, soprattutto in termini di assenteismo ingiustificato, ma anche sul piano delle relazioni. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 161 Capitolo 2 "Alcuni rivelano maggiori problemi nell’interazione con gli altri addetti (una certa aggressività, difficoltà di collaborazione) e dimostrano un diverso modo di intendere il lavoro, ad esempio prolungando le ferie perché tornano al paese. Una piccola impresa artigiana non può fare a meno di un addetto per due mesi di fila. Questo fra l’altro crea situazioni conflittuali in azienda soprattutto con gli altri lavoratori". (Imprenditrice settore metalmeccanico). "A volte succede (e crea molti problemi tra datore e lavoratore straniero) che uno straniero magari è stato in giro tutta la notte, il giorno dopo ha il turno di mattina e non va, non telefona nemmeno. Il caporeparto aspetta, magari non ha il recapito telefonico o il telefonino è spento. E questa è sempre mancanza di informazione, non sa che quando non si va a lavorare si deve comunicarlo, dire che si è malati o altro, comunque avvertire. Oppure il lavoratore arriva tardi, quando ha dormito un po’ di ore. E questo comporta grossi problemi sul lavoro. Oppure se sono malati non vanno all’INPS. Oppure gli telefonano dal suo paese, la moglie, la famiglia, il fratello, gli dicono "stiamo facendo questo lavoro, ci serve la tua presenza", e lui chiede ferie al datore di lavoro. Gli chiede magari tre mesi, il datore dà solo dieci giorni perché di più non è possibile, e chi parte per dieci giorni alla fine sta via cinque mesi, senza avvisare, e anzi, quando torna, va al lavoro e si lamenta perché il suo posto è occupato da un altro! E dice: "questo è il mio posto! Fai così perché sono uno straniero". Non pensa che lui ha sbagliato… pensa che il datore è ingiusto con lui solo perché è uno straniero". (Lavoratore pakistano e mediatore culturale). L’incidenza sull’approccio al lavoro di alcune variabili di tipo culturale e dell’esperienza acquisita nel paese di origine viene sottolineata anche nel campo dell’accoglienza e dell'assistenza sanitaria e previdenziale. "Si è notato ad esempio nei lavoratori albanesi, soprattutto in quelli arrivati per primi, una resistenza a comprendere il significato di ritenute e oneri contributivi, per il fatto che nel loro paese (l’assistenza sanitaria e previdenziale) erano garantite (magari male) al di là della busta paga. Prendevano magari un salario basso ma "intero", netto, e quindi non capivano perché qui dallo stipendio si dovesse togliere questo e quello... (Referente associazione di accoglienza). Da una parte, quindi, una diversa cultura del lavoro e un’informazione inadeguata (aspetti su cui torneremo), dall’altra, la percezione di un trattamento differente perché stranieri. Fattori, questi, che talora (ma certo non in generale) 162 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 possono indurre un atteggiamento molto accorto e "sindacalizzato", soprattutto ad infortunio avvenuto. "È più facile che sia lo straniero ad intraprendere un’azione legale per avere risarcimento dei danni, rispetto al lavoratore locale che tende a giustificare l’infortunio come rischio del mestiere; il locale è più restio ad esporsi contro l’azienda che gli dà lavoro, c’è un rapporto con l’azienda quasi di tipo familiare. O forse c’è un minor attaccamento a quel posto di lavoro particolare da parte dello straniero, un po’ come succede all’italiano che lavora in una grande azienda, in cui non ci sono particolari rapporti personali con i datori di lavoro". (Responsabile per la sicurezza, metalmeccanico). "Si preoccupano molto di più a seguito dell’infortunio del recupero completo e delle possibili conseguenze. (…) Rilevo una più alta conflittualità fra imprenditori e lavoratori stranieri, non so dire se perché sono prevenuti o se davvero esistono maggiori problemi. Tale questione riguarda anche gli infortuni. Capita che il datore di lavoro contesti più frequentemente l’infortunio, sia le modalità di accadimento sia la durata del periodo (di malattia)". (Medico legale). "Ma conta molto anche la psicologia, secondo me: a volte, il lavoratore straniero, soprattutto (nord)africano, viene posto in un ambiente un po’ a rischio, così il secondo lavoratore che arriva, viene con un pregiudizio, è già in difesa, quindi si crea un minimo di complesso di persecuzione: hanno paura di essere "fregati" per una cosa o l’altra. Sì, hanno questa percezione di essere trattati peggio degli altri e vanno a informarsi di più in caso di disturbi". (Medico del lavoro). 2.3.2. Consapevolezza, formazione e comunicazione Riguardo al grado di coscienza negli immigrati dei propri diritti - doveri di lavoratore, in generale, e sui temi della salute e sicurezza in particolare, le posizioni dei testimoni intervistati, come in parte si è già visto, non sempre concordano. A fronte di alcuni che ritengono tale consapevolezza assente o comunque lacunosa sia all’origine, sia come formazione acquisita in Italia e sui luoghi di lavoro, c’è al contrario chi sostiene di riscontrare in questi lavoratori una certa abilità nel reperire e recepire le informazioni. "Non parlano d’altro, sanno tutto… a volte ne sanno di più dell’imprenditore; sanno quando scatta la malattia, quando scatta l’infortunio". (Imprenditore edile). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 163 Capitolo 2 "Noto sicuramente che lo straniero conosce perfettamente quello che deve fare e quello che gli deve essere concesso. Conoscono perfettamente i loro diritti, forse più di un italiano…Probabilmente deriva da un maggior flusso di informazioni attraverso le associazioni di immigrati". (Responsabile per la sicurezza, metalmeccanico). "A volte sono più consapevoli degli italiani. A volte hanno anche un atteggiamento di 'pretesa' (…) Questo perché penso che ci sia un grande scambio di informazioni tra di loro, quando si ritrovano. O anche perché si considerano parte debole, quindi sono più interessati di un italiano a sapere se una certa cosa è legittima o non lo è; sono tutti preparati sull’aspetto sindacale: molti di loro fanno parte di un sindacato, mentre non è così per gli italiani. Il sindacato per loro diventa un vero punto di appoggio, perché è un ente che li tutela, che dà delle informazioni 'sicure', non le voci di corridoio". (Referente Centrofor). Nel sindacato, d’altra parte, si percepiscono situazioni di irregolarità contributiva più o meno evidenti che vengono frettolosamente sanate, carenze nell’informazione, ma si riscontra anche nei lavoratori immigrati un utilizzo talvolta strumentale del servizio, dovuto a quella che sembra essere una falsa coscienza dei diritti e ad attese di tipo assistenzialista, non corrette all’interno delle reti comunitarie, e agevolate da una politica sociale che non favorisce una cittadinanza attiva. "A seguito di infortunio si rivolgono all’INAIL se lo possono fare, se hanno tutti i documenti in regola, ma in una significativa percentuale gli infortuni avvengono, guarda caso, nel primo giorno di lavoro". (Referente sindacato). "La maggior parte delle persone straniere che lavorano non hanno una precisa conoscenza dell’ambiente di lavoro in cui sono occupate, che può essere diverso e particolare rispetto all’esperienza precedentemente vissuta. A questo si aggiungano questioni di comprensione per una insufficiente conoscenza linguistica, difficoltà di relazione con i lavoratori italiani anche perché molte conoscenze spicciole ma estremamente utili si apprendono in maniera assolutamente informale, attraverso la quotidianità di rapporto con altre persone più esperte (...). C’è una certa strumentalità anche nei confronti delle organizzazioni sindacali, una scarsa partecipazione e insufficiente protagonismo, con meccanismi di delega quasi clientelare, quasi che il sindacato debba erogare prestazioni e protezione senza assumere un 164 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 ruolo più attivo e incisivo da parte dei lavoratori. Il limitato accesso ai diritti di cittadinanza può accrescere nei lavoratori immigrati stessi una autopercezione in termini di lavoratori di serie b. Le associazioni e le comunità degli immigrati dovrebbero sensibilizzare maggiormente i lavoratori nell’assumere ruoli di responsabilità nell’attività di tutela dei lavoratori. Certo non sono molti quelli che sono disposti perché (questo) potrebbe portarli anche a rapporti di asprezza con i datori di lavoro (...). In particolare le associazioni potrebbero contribuire a far maturare una concezione del lavoro come lavoro sicuro non in termini assistenziali ma come acquisizione di diritti che devono essere garantiti". (Referente sindacato). Lacune nell’informazione dei lavoratori immigrati e una conseguente esposizione al rischio vengono anche rilevate da chi si occupa di casi di invalidità a seguito di infortunio. "La percezione del rischio è bassa. Lo si vede quando avviene l’infortunio. Spesso sono molto giovani e subiscono anche infortuni gravi. Si affidano per il passa parola ad altre persone e magari arrivano dopo molto tempo. C’è anche un problema a confrontarsi con la burocrazia. Spesso è anche difficile spiegare loro i diritti, anche per un problema di lingua. Rispetto ad un altro lavoratore hanno meno esperienza, poca solidarietà all’interno dell’azienda e vengono mandati un po’ allo sbaraglio. (Se avviene l’infortunio) vanno anche dal medico ma dipende dal tipo di conoscenza che hanno e dalla percezione del loro stato invalidante o meno. Da noi arrivano tardi o perché riusciamo a raggiungerli noi se abbiamo i dati, ma è solo quando uno ha un bisogno estremo che si fa avanti, quindi perdiamo quella fase importante di prevenzione". (Referente ANMIL). Da parte dei lavoratori stranieri vengono confermate le enormi difficoltà di comprensione che per forza "viziano" il processo conoscitivo e di consapevolezza rispetto alla realtà con cui ci si confronta, il che può anche portare ad assumere atteggiamenti poco corretti dal punto di vista di chi eroga lavoro e servizi. "All’inizio, se qualcuno ti dà una pagina da leggere dici "sì, sì, l’ho letta", ma la metti da parte perché non la capisci, e sei fuori da ogni informazione; e magari la prima volta vai a fartela spiegare da qualcuno, poi questo non sempre ne ha voglia, e allora anche allo straniero passa la voglia di provare a leggere. E la stessa cosa succede anche ai corsi: fai finta di esserci, poi segui i tuoi pensieri perché non capisci niente di quello che dicono. (Inoltre) quando uno si fa un’abitudine culturale, questa rimane; dal suo paese porta Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 165 Capitolo 2 il suo modo di lavorare, anche se lì non c’è tanta sicurezza, e vai avanti ugualmente, rischi o non rischi. Tutta questa mancanza di comunicazione è negativa per il lavoratore ma anche per i suoi connazionali: il datore di lavoro prende un pakistano per prova, se è contento ne prende altri, se non è contento lo manda via e non ne vuole assumere altri, non vuole più impegnarsi con i lavoratori pakistani (…). Quelli che sanno sono veramente pochi. Alcuni, per esempio, quando sono in malattia portano personalmente il certificato, e non si dovrebbe; oppure portano il certificato dieci giorni dopo, quando tornano al lavoro, e l’INPS non lo accetta più, e perde soldi e tutele. Poi, nella comunità le informazioni girano, ma fanno tutti lavori diversi, quindi anche le informazioni sono diverse e le esigenze diverse. Fra settori diversi le informazioni servono a poco, e si rimane un po’ indietro, non si è aggiornati...". (Lavoratore pakistano e mediatore culturale). Ovviamente la capacità di comprensione e l’atteggiamento verso l’informazione nel momento iniziale dell’inserimento non sono variabili fisse e uguali per tutti, ma dipendono anche da fattori quali l’età, il livello di scolarizzazione, il paese d’origine. Il grado di socializzazione anticipata alla lingua e ai modelli culturali italiani-europei - che spesso interessa i paesi da cui provengono gli immigrati, in forma attiva (studio, interesse personale…) e passiva (televisione, beni materiali e modelli di consumo…) - è chiaramente diversa, ad esempio, fra i lavoratori che provengono dell’est europeo da quelli di origine pakistana. Inoltre il passaggio in rete comunitaria delle informazioni inerenti al lavoro è anche correlato alla caratterizzazione occupazionale, nel senso che può accadere che una particolare comunità, a differenza di altre, sia presente in misura predominante all’interno di un settore occupazionale (come i lavoratori macedoni di lingua albanese occupati in buon parte nel settore del porfido), il che permette un’omogeneità dell’informazione che non avviene invece laddove le professioni esercitate sono eterogenee (come sopra riportato per i lavoratori pakistani). "La maggior parte dei macedoni lavora nel settore del porfido, nelle cave ma anche come piastrellisti, cubettisti, segantini, palisti, camionisti. Arrivano impreparati perché è un settore che da noi non esiste: non conoscono il lavoro, non ne conoscono i rischi, perciò devono essere informati dal datore di lavoro e dai colleghi. Con il tempo, poi imparano dal conoscente, dall’amico… Anche se qualcuno non è tanto capace di leggere i documenti o di sapere tante cose, nei nostri raduni (alle feste, o al sabato e domenica) se è successo un caso a qualcuno subito si parla di come fare, e qualcuno che sa, spiega. Così tutti sanno come fare. (…) Certo, parlano molto e spiegano.. perché ci sono stati casi di infortunio e si sa cosa 166 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 il tale ha fatto, come è stato, dove è andato, in che uffici… e allora se uno una volta ha sentito queste cose, se gli succede qualcosa è già informato, sa come muoversi. Anche in questo caso funzionano di più le informazioni che ricevono dai connazionali che le comunicazioni del sindacato: perché si ha un impatto diretto, perché si conosce chi si è fatto male e lui spiega tutto". (Lavoratore macedone albanese e mediatore). In ogni caso l’informazione che avviene all’interno delle reti comunitarie, a meno che non si tratti di informazione organizzata e formalmente strutturata, non offre garanzia di adeguatezza e conformità, il che può avere conseguenze non indifferenti sul percorso di conoscenza del lavoratore immigrato. "I canali di accesso al lavoro sono spesso amicali-familiari e pertanto sono del tutto insufficienti sul piano informativo". (Medico di base e rappresentante di comunità). È risaputo, d’altra parte, che l’informazione, in particolare sui temi della sicurezza, deve obbligatoriamente avvenire in termini formativi sul luogo di lavoro e attraverso corsi specifici. Aspetto questo che, secondo la percezione dei lavoratori immigrati, presenta alcune lacune. Vediamo cosa è emerso dai testimoni intervistati riguardo al tema specifico della formazione. Innanzi tutto si evidenzia il fatto che la formazione attuata fino a questo momento non ha previsto corsi specifici rivolti ai lavoratori immigrati, né in generale né tantomeno in materia di sicurezza e su questo aspetto le posizioni tendono a divergere. Da una parte c'è chi reputa necessario organizzare una formazione specifica, magari in lingua originale e/o con la presenza di un mediatore culturale, dall’altra quanti invece ritengono che un’offerta formativa mirata ai soli lavoratori stranieri possa rivelarsi inattuabile e anche controproducente, per alcuni versi "ghettizzante". Del resto l’opportunità non mancherebbe, ma per qualche motivo sembra non esservi un efficace collegamento fra domanda e offerta formativa. "La formazione specifica rivolta ai lavoratori immigrati c’è nel piano (Interventi di politica del lavoro) ma il piano è scarsamente conosciuto. Pur essendoci la possibilità di finanziare (fino all’80%) nella fase dell’inserimento lavorativo sia l’apprendimento della lingua che quello del mestiere e delle norme che regolano il lavoro, non c’è tuttavia un riscontro da parte delle imprese. Sono corsi che vengono attivati su richiesta delle aziende e non rientrano quindi nel piano degli interventi attivi dell’Agenzia (ma potrebbero in futuro rientrarci): forse non arriva l’informazione, attualmente si sta studiando Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 167 Capitolo 2 la pubblicazione di una rivista che arrivi a tutte le aziende sopra i sette dipendenti per informare sull’offerta formativa". (Referente Agenzia del lavoro). Il punto è che le imprese, ma non solo le imprese, sembrano avere un diverso parere circa la formazione rivolta agli immigrati. Se sostanzialmente vedono con favore i corsi in lingua italiana, ritengono che in generale il resto della formazione riguardi complessivamente tutti i lavoratori, immigrati e italiani, senza differenziazione nell’offerta. "Non credo nell’utilità di una formazione specifica, in lingua originale, per lavoratori stranieri, piuttosto proporrei dei corsi di lingua italiana e poi l’adeguamento all’iter formativo normale, anche perché le origini e le lingue sono molteplici, così come sono tanti i settori e le relative problematiche. L’interazione con gli altri lavoratori inoltre è importante nell’apprendimento forse anche più di un corso". (Imprenditrice settore metalmeccanico). "In realtà il problema è risolto nella prima settimana di lavoro: l’extracomunitario forse all’inizio non capisce se il caposquadra gli dice di portargli qualcosa, ma sbaglia una volta e poi rimedia. Fare corsi in lingua diventa un problema… come si fa a fare un corso per un operaio mio, uno tuo… poi per gli opuscoli, non sono d’accordo: ce ne sono anche di facili, con foto e simbologie, ma nessuno li guarda, nessuno. Tanto vale che lo tenga qui io, in ufficio, e il primo giorno quando gli spiego le cose glielo faccio vedere. Ci sono testi con traduzioni in arabo, francese, tedesco, albanese, inglese; ma cosa serve per gente che viene dall’est, dalla Russia". (Imprenditore settore edilizia). "Principalmente la formazione è sul campo: ancora prima di essere adibiti al lavoro vengono informati su tutti i rischi e le malattie professionali. Vengono consegnate le schede mansionali e gli opuscoli informativi per quanto riguarda i rischi delle lavorazioni e anche per quanto riguarda l’esposizione al rumore, ovviamente con le informazioni pratiche sul corretto uso delle protezioni e delle dotazioni di protezione personali. Questo si fa per qualunque neo assunto, non perché immigrato. Il discorso dei corsi di lingua... penso che il compito sia non tanto delle aziende quanto dell’ente pubblico. Comunque, anche per l’esperienza che ho io, sono pochi i lavoratori che non parlano l’italiano (...). Sarebbe difficile prevedere un depliant in ogni lingua... In genere, se un immigrato va a lavorare in cava è perché già conosce l’amico, il parente, il cugino che l’ha 168 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 chiamato. Quindi di fatto esiste un immigrato già inserito che fa un po’ da mediatore, c'è una specie di solidarietà tra lavoratori. Infatti, spesso i problemi di lingua vengono superati con il collega che traduce, che dà le informazioni". (Referente ESPO). "Bisogna assolutamente evitare i ghetti: italiani da una parte e stranieri dall’altra. Lo straniero ha bisogno di integrarsi nell’ambiente di lavoro, e spesso impara il dialetto per sentirsi accettato. Così, faccio il corso per gli stranieri, dico di mettere il casco, poi quando (l'immigrato) lo mette viene deriso dai colleghi che non lo usano. È evidente che anche lo straniero finisce per conformarsi perché il suo primo obiettivo è quello di integrarsi con gli altri. Quindi, secondo me, può essere utile in un primo momento la presenza di qualcuno che parla la sua lingua madre e che gli consente di capire bene dei concetti fondamentali. Sul lungo periodo è svantaggioso, dal punto di vista della sicurezza, tenere separati italiani e stranieri. C’è bisogno di integrarsi, di interagire, di scambiarsi le misure di sicurezza… anche perché spesso gli stranieri vengono da paesi dove non esiste una cultura della sicurezza sul lavoro". (Referente Centrofor). C’è invece chi, di diverso avviso, avanzando anche alcune ipotesi interessanti, sollecita una formazione specifica e adeguata, almeno ad un livello iniziale, proprio perché il problema non è solo linguistico ma anche culturale, insito nelle abitudini di vita, nelle prassi e nelle concezioni apprese e interiorizzate che incidono sui comportamenti in generale e sugli atteggiamenti verso il lavoro (e verso la sicurezza) in particolare. "Vedrei una formazione diversificata, a seconda delle situazioni, dei progetti (migratori) e anche delle fasi di inserimento lavorativo. Sicuramente è importante una formazione iniziale specifica, di accompagnamento, propedeutica, "soft", per l’apprendimento di concetti e questioni riguardanti il quadro dei diritti-doveri, regolamenti, tempi e ritmi produttivi, aspetti che spesso mancano nella storia e nell’esperienza di questi lavoratori (perché fanno parte della storia di qui) (...) Per questo è importante che anche i datori di lavoro si attivino in questo senso (richiedendo interventi di formazione per i loro lavoratori immigrati) che ricadono positivamente anche sulla produttività". (Referente associazione di accoglienza). Inoltre, la fatica vissuta da chi non comprende bene "di cosa si sta parlando" può anche indurre un atteggiamento di finto interesse e un’estraneità di fatto ai contenuti che si vogliono trasmettere. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 169 Capitolo 2 "Utilizziamo molto materiale video, ma la materia non è semplice, bisogna far passare anche concetti tecnici che richiedono necessariamente una certa conoscenza linguistica e condivisione di modelli culturali che si tende a dare per scontati (lo stesso concetto di cura della persona, di igiene...). Anche quelli che non hanno problemi di lingua fanno fatica a stare seduti ad ascoltare per qualche ora. In questo momento c’è bisogno di una mediazione culturale specifica. Questo è uno dei nostri progetti nel cassetto: favorire la crescita di persone che dovrebbero fare la mediazione culturale nel campo specifico della sicurezza, in lingua madre, ma capace soprattutto di superare l’ostacolo culturale. Senza volerlo ci complichiamo molto le cose; un formatore - mediatore avrebbe anche gli strumenti concettuali giusti per passare le informazioni. Sarebbe importante far arrivare la formazione e l’addestramento attraverso forme familiari e non estranee, come può essere chiudersi in un’aula e sentire parlare per quattro ore una persona in una lingua diversa con espressioni (non sempre facili da acquisire). È un’ipotesi complessa e costosa che presuppone un corso (da noi già concepito). Un’altra ipotesi è quella di produrre un filmato, da doppiare in varie lingue (quelle più diffuse), distinto per settore. Un conduttore che parla in lingua madre e spiega direttamente". (Referente Progetto Salute S.r.l.). "Nei corsi hanno spesso più difficoltà a comprendere, tendono a non esprimersi anche se forzati, e manifestano una maggiore persistenza di comportamenti non adeguati. Sono le persone più difficili da raggiungere, sono poco permeabili (...). Pur essendoci lo strumento e l’opportunità finora non c’è stata risposta, perché forse non è considerato un problema, invece sarebbe importante tra l’altro una formazione generale sulle tematiche del lavoro, comportamenti, regole, prassi. Lingua ed esperienza diversa: le due cose messe insieme comportano un moltiplicatore in termini di tempo perché devo innescare una relazione credibile con te, perché se ti dico che devi cambiare i tuoi comportamenti non c’è niente di più difficile. Non basta l’informazione, devi avere un rapporto di fiducia con il docente prima, devi poi ritrovare nell’ambiente di lavoro un’applicazione e una disciplina per quanto riguarda la sicurezza (...). Per conquistare la fiducia dei lavoratori stranieri sarebbe importante coinvolgere i mediatori culturali ma a monte c’è il problema di convincere i datori di lavoro. Potrebbe essere importante una campagna informativa attraverso i mediatori e le associazioni dei datori di lavoro, mandando anche lettere mirate alle aziende dei settori più a rischio che occupano lavoratori stranieri". (Referente Agenzia del lavoro). 170 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 La formazione non dovrebbe inoltre limitarsi ai soli lavoratori stranieri, ma rivolgersi anche agli imprenditori e in particolare a quelli che assumono lavoratori immigrati. Quando si ha a che fare con un tema delicato come quello della sicurezza sul lavoro, è fondamentale raggiungere la sensibilità personale di tutti i soggetti e mantenere costante l’attenzione con una formazione adeguata e mirata. "La formazione spesso è troppo standardizzata, formale. C’è dispersione, i pacchetti sono precostituiti. Un intervento di formazione sui lavoratori immigrati dovrebbe essere fatto fin da subito, è basilare all’inizio del percorso lavorativo, non solo sulla sicurezza, con il coinvolgimento dei mediatori. Non basta una formazione tecnica, si devono veicolare contenuti specifici che possono essere diversi nei vari paesi. Si dovrebbe fare a livello pubblico un’analisi seria dei fabbisogni formativi in tema di sicurezza in relazione al comparto di lavoro e mirare gli interventi sia sui lavoratori immigrati sia sui datori di lavoro che li assumono (...). In generale se non si forma una sensibilità personale dei datori di lavoro la sicurezza rimane solo un onere formale da assolvere ma non si ha una cultura della sicurezza, che impone di ragionare sull’organizzazione e riorganizzazione del lavoro, in termini quindi sostanziali... L’attenzione deve essere costante, sempre alta, bisogna vincere quella tendenza alla confidenza con il lavoro che riguarda tanto i lavoratori quanto i datori di lavoro e che fa abbassare la guardia, si potrebbe pensare quindi agire anche sull’impatto visivo di conseguenze fisiche degli incidenti, coinvolgendo anche maggiormente nella formazione enti come l’ANMIL". (Referente sindacato). Inoltre, dal momento che comunque le comunità di origine rappresentano un referente importante per gli immigrati, "Sarebbe importante coinvolgere le comunità in modo organizzato e fin dall’inizio, per impedire un passaparola dell’informazione inadeguata e inefficace. La consapevolezza che le iniziative nascono anche attraverso loro aumenta l’interesse e l’entusiasmo". (Referente Cinformi). "Il coinvolgimento delle comunità potrebbe essere un passaggio fondamentale, per il rapporto di fiducia che li lega e potrebbe baipassare quella certa diffidenza che c’è invece all’inizio nel rapporto con le istituzioni". (Referente ANMIL). Un’altra ipotesi avanzata è stata quella di progettare programmi di formazione sul tema del lavoro e della sicurezza nei paesi di origine, "tramite accordi fra Provincia e paesi di provenienza, in attesa di ottenere l’autorizzazione" (referente Cinformi). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 171 Capitolo 2 Tale ipotesi è per altro già stata valutata da un centro di formazione, e forse attraverso accordi con l’ente pubblico potrebbe avere maggiori possibilità di attuazione. "Abbiamo preso contatti con una scuola in Romania, dove ci sono 800 persone, da istruire lì, nel luogo di provenienza, sulle tematiche della sicurezza, poi portarne qui una quindicina, far fare uno stage in azienda, quelli che vanno bene assumerli qui, gli altri farli tornare in Romania. Però la legge attuale ci crea dei problemi, e poi c’è tutta la questione dei costi, del mantenimento per tutta la durata del progetto". (Referente Centrofor) Va inoltre segnalata l’osservazione di un medico curante, figura che spesso, proprio per il rapporto di fiducia che è portato ad instaurare, potrebbe avere un ruolo importante nella sensibilizzazione e informazione sui temi della sicurezza. "Nella categoria medica in generale sull’argomento dell’infortunistica non c’è molta preparazione. Sarebbe importante che anche i medici di base fossero informati sulla normativa e sulla prevenzione delle malattie professionali e infortuni, avessero materiale informativo da consegnare direttamente ai pazienti, in modo da poter consigliare il lavoratore immigrato in particolare ma anche in generale". (Medico di base e rappresentante di comunità). Certamente, per finire, un’attenzione particolare nell’informare va rivolta soprattutto alle persone che si trovano in una posizione difficile, di inserimento problematico nella società come nel lavoro, magari dopo un passato e una recente esperienza migratoria a dir poco sofferti. "Non è solo questione di comunicazione, è questione di atteggiamento. Chi è appena arrivato con un gommone dall’Albania (anche se regolarizzato) ha presumibilmente un atteggiamento verso questi aspetti che è tutto diverso da chi si è inserito già da molti anni, si è ricongiunto con la famiglia, ha già seguito un percorso. Il problema è soprattutto quello di raggiungere i primi, i secondi vanno seguiti e tutelati come tutti gli altri lavoratori". (Medico del lavoro). 2.4. Considerazioni conclusive 2.4.1. Tipologia dei lavoratori immigrati Le interviste in profondità hanno confermato molti dei risultati già discussi, ampliando l’ottica interpretativa. Con particolare riguardo alla tipologia dei 172 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 lavoratori immigrati, possiamo suddividere gli operai stranieri in tre categorie, che in buona parte rispecchiano gli orientamenti motivazionali emersi dall’analisi delle risposte al questionario dei lavoratori (Fattori: "Garanzia", "Investimento", "Flessibilità"): a) Lavoratori inseriti da tempo, informati, stabilizzati nell’occupazione (e spesso anche nella comunità sociale), con buona conoscenza della lingua italiana, vivono relazioni positive nell’ambiente di lavoro, sono attenti e sensibili sul piano della sicurezza lavorativa, come e forse anche più della media dei lavoratori; b) Lavoratori presenti da poco tempo, anche con alcune difficoltà sul piano linguistico, ma motivati e facilitati nell’inserimento lavorativo da una certa preparazione professionale (anche se non sempre adeguata); c) Infine una componente forse più ristretta, ma altamente significativa, di persone in grande difficoltà sul piano comunicativo e relazionale, che vivono una situazione complessivamente precaria e problematica e rivelano flessibilità sia nell’occupazione sia sul piano della sicurezza e della prevenzione del rischio. Ferme restando le variabili di rischio che possono colpire maggiormente tutti i lavoratori immigrati proprio in quanto stranieri (a cominciare dalla lingua per arrivare alla mancanza di una cultura della sicurezza nei paesi di origine), è soprattutto la terza categoria di lavoratori quella che più frequentemente (ma certo non esclusivamente) viene a svolgere la propria attività in maniera discontinua, cambiando spesso luogo di lavoro, trovando occupazione soprattutto nelle piccole imprese, talvolta meno organizzate sia sul piano produttivo sia su quello formativo, pertanto in situazioni rischiose. 2.4.2. Lavoratori immigrati e propensione al rischio: settori e fattori critici Il settore estrattivo si caratterizza per un elevato potenziale di rischio infortuni e malattie professionali: ciò emerge chiaramente nella consapevolezza degli addetti immigrati del comparto, e si riflette di conseguenza nei comportamenti dichiarati. Questi lavoratori, infatti, si rivelano più coscienti dei rischi, più attenti nell’uso dei dispositivi e nell’adottare le procedure di sicurezza, più disponibili nei confronti di interventi di formazione e informazione. È probabile che l’intensa azione formativa già diretta a questo settore, sia a livello generale sia in particolare sui temi della sicurezza - come dichiarano gli intervistati e come confermano gli esperti - abbia dato i suoi frutti. Rimangono tuttavia aperte alcune questioni, che richiederebbero un approfondimento, riguardanti in particolare il comportamento denunciatorio dei lavoratori immigrati a seguito di infortunio. I lavoratori del settore metalmeccanico rivelano nel complesso una situazione relativamente migliore sul piano oggettivo. Per quanto anche questo comparto sia particolarmente critico sul piano della sicurezza, come indicano i dati suProvincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 173 Capitolo 2 gli infortuni, nel confronto fra i tre settori qui considerati il metalmeccanico parrebbe essere oggettivamente il più "sicuro". Questi lavoratori immigrati si percepiscono meno a rischio rispetto agli altri e rilevano di fatto una minore frequenza di eventi infortunistici. Mediamente più scolarizzati rispetto agli altri (come lo sono in generale coloro che provengono dai paesi dell’Est europeo, che nella ricerca costituiscono la maggioranza degli addetti di questo settore), più familiarizzati con la lingua italiana (per vicinanza geografica), più motivati professionalmente (forse anche perché provenienti da aree dove si è maggiormente diffusa una cultura industriale), non sempre tuttavia adottano i dispositivi e le procedure per arginare i rischi. Il settore più critico risulta quello edile. Nei lavoratori edili si riscontra in modo costante una più frequente sottovalutazione del rischio, che non indica necessariamente "ignoranza" o non consapevolezza dei pericoli che si corrono sul luogo di lavoro. Sembrano piuttosto altri i fattori che qui incidono e riguardando in particolare i lavoratori edili, ma che si delineano in termini anche più generali, e che si riassumono di seguito. Fattori critici Anzi tutto il settore edile è quello maggiormente caratterizzato da discontinuità e precarietà occupazionale e questo sembra giocare un ruolo importante negli atteggiamenti e comportamenti che riguardano la sicurezza. La continuità/ discontinuità del rapporto di lavoro, cui sembrano particolarmente soggetti i lavoratori immigrati, appare infatti correlata con frequenza e incisività dell’informazione/formazione e investimento motivazionale nel lavoro. In secondo luogo, come fanno notare anche i testimoni competenti, soprattutto le piccole aziende edili si caratterizzano per una elevata mobilità nel cantiere e interscambiabilità delle mansioni (le procedure non sono standardizzate e ripetitive come avviene più frequentemente negli altri settori). Questo, oltre ad aumentare le situazioni di rischio, potrebbe portare maggiormente i lavoratori a trascurare l’uso dei dispositivi. Non trascurabile inoltre l’influenza di quella che è stata definita una cultura del lavoro "machista", che porta a enfatizzare requisiti di forza e virilità e atteggiamenti di noncuranza verso le norme di sicurezza; una cultura che viene facilmente imitata anche dai lavoratori immigrati. Le piccole imprese inoltre spesso non hanno un sistema sufficientemente organizzato per la sicurezza7. 7. Anche nella relazione dell’assemblea del CNEL su Salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro (cit.), viene citata “La maggiore criticità delle piccole e piccolissime aziende rispetto alle grandi, pur tenendo contro che il 626 è una norma la cui applicazione meglio si attaglia alle aziende di dimensioni medie e grandi”. 174 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 Ancora, le difficoltà percepite a livello della comunicazione linguistica risultano particolarmente sentite dai lavoratori immigrati occupati nell’edilizia, che, ricordiamo, sono in gran parte di lingua araba. Appare quasi superfluo, ma comunque doveroso, sottolineare come la comprensione delle misure di sicurezza sia anche un fatto puramente linguistico e che questo sia un aspetto cruciale soprattutto nelle prime fasi dell’inserimento lavorativo, specialmente qualora la comunicazione aziendale risulti incompleta o comunque non adeguatamente veicolata. Inoltre, sempre il settore edile è quello i cui addetti vivono più frequentemente, secondo questa ricerca, condizioni di rischio aggiuntivo, in particolare dichiarano un monte ore complessivo mediamente più elevato e la tendenza a svolgere una doppia attività. Infine, gli edili sono quelli che dichiarano livelli di insoddisfazione nel lavoro più elevati e che ritengono, in quanto lavoratori stranieri, di essere maggiormente a rischio rispetto ai lavoratori italiani. In definitiva, quanto più il lavoratore vive condizioni di precarietà nel lavoro, di scarso investimento motivazionale, di bassa autostima, tanto più rischia di compromettere la propria attenzione sul piano delicato e cruciale della sicurezza lavorativa, specialmente quando opera (come di fatto sovente accade per questi lavoratori) dentro quelle aziende poco organizzate, caratterizzate da un "turnover" elevato, che investono in forma limitata nel settore della sicurezza. Aprendo una breve parentesi, una particolare attenzione va sicuramente riservata al diffondersi di quel fenomeno che sembra investire in particolare alcuni settori produttivi e che riguarda sempre più anche i lavoratori immigrati, ossia le varie forme del cosiddetto lavoro atipico. Come si sottolinea nel rapporto del CNEL sul mercato del lavoro, assistiamo a quel "travaso fra lavoratori la cui autonomia poggia sulle classiche basi patrimoniali della bottega o del mestiere, e lavoratori autonomi di seconda generazione, il cui profilo poggia su basi funzionali e si confonde talvolta con quello della para-subordinazione"8. Con tutto ciò che segue sul piano della tutela del lavoratore - titolare di impresa, e in particolare sotto il profilo della sicurezza, che sfugge in questo modo (almeno in gran parte) dalle maglie del decreto legislativo 626/94. Come è emerso anche in questa ricerca (per quanto tale tipologia di lavoratori non sia stata qui considerata), il fenomeno è presente anche nella nostra provincia. Variabili da considerare Scolarità Si conferma, come in altre ricerche, l’importanza della variabile scolarità sul piano del vissuto lavorativo degli immigrati in generale e anche nel caso specifico della 8. CNEL, Rapporto sul mercato del lavoro: 1997-2002, luglio 2002. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 175 Capitolo 2 questione sicurezza. In particolare chi ha acquisito una scolarità "media", ossia di tipo professionale, svolge lavori consoni alla propria preparazione in misura più frequente di quanto accade alle persone con bassa scolarità e a quelle con scolarità elevata. Si nota in questi lavoratori una migliore ricezione/disponibilità verso l’informazione ed un più assiduo ricorso alle misure di protezione. Permanenza in Italia La durata della permanenza in Italia esercita un’influenza positiva sul piano della comunicazione (oltre che in generale sotto il profilo dell’inserimento lavorativo e sociale), per cui i residenti da più tempo riscontrano in misura maggiore un’informazione adeguata da parte delle aziende, mentre la variabile si rivela meno significativa sul piano dei comportamenti inerenti alle misure di protezione. Età I lavoratori immigrati più anziani, di età superiore ai 45 anni, esprimono tendenzialmente atteggiamenti più prudenti e in generale più attenti agli aspetti di "garanzia" in senso ampio, dalla sicurezza alla continuità dell’occupazione. I più giovani tendono invece a manifestare maggiore insoddisfazione, variabile che abbiamo visto essere correlata con la propensione personale al rischio sul lavoro. Inoltre fra i più giovani sembrerebbe emerge un certo atteggiamento di tolleranza verso l’assunzione di bevande alcoliche durante le ore di lavoro. Atteggiamento che d’altra parte non sembra tradursi in comportamento effettivo, poiché tale problema non è stato rilevato da nessuno dei testimoni interpellati. Progetti migratori Non si rilevano particolari differenze negli orientamenti dei lavoratori in tema di sicurezza sulla base dei progetti migratori, anche perché, come si è visto, una buona parte di loro non ha ancora preso decisioni precise in merito. La scelta di rimanere o no appare strettamente legata al realizzarsi o meno di determinate condizioni abitative, lavorative, familiari. Sicuramente, infatti, sugli atteggiamenti incide il ricongiungimento familiare: si è osservata una maggiore attenzione e motivazione alla sicurezza, così come nel lavoro in generale, fra quanti hanno ottenuto il ricongiungimento e anche fra i single, rispetto a coloro la cui partner e la cui famiglia si trovano ancora nel paese di origine. Origine Ricordando che l’esigua numerosità dei soggetti di origine asiatica non ha permesso di considerare tali lavoratori nell’analisi dei dati disaggregati secondo la variabile origine, le condizioni più critiche sembrano in ogni caso riguardare i lavoratori di origine nordafricana e albanese. I primi, ricordiamo, sono prevalentemente occupati nel settore edile, per cui possono valere le considerazioni già presentate riguardo alle condizioni di lavoro in generale e alle difficoltà linguistiche. I 176 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 secondi, occupati prevalentemente nel metalmeccanico ma anche nell’edilizia (soprattutto nelle valli periferiche), rivelano alcune difficoltà in particolare sul piano motivazionale, sia per quanto riguarda il lavoro in generale (minore attenzione agli aspetti stabilizzanti), sia sotto il profilo specifico della sicurezza e della formazione su questi temi. Ricordiamo anche che i cittadini maghrebini e albanesi vivono in generale maggiori difficoltà di inserimento a livello generale e un più accentuato sentimento di estraneità, acuito dalla percezione di una certa distanza sociale da parte della comunità trentina e da un senso di non accettazione9. 2.4.3. Informazione - Formazione - Comunicazione Emerge in particolare un problema linguistico-culturale che può ostacolare la comprensione delle istruzioni e delle informazioni, ma anche di alcuni concetti che si tende a ritenere acquisiti e condivisi, ma che potrebbero non essere tali o non avere la stessa priorità. Ciò può ripercuotersi negativamente soprattutto nella fase di inizio lavoro, un periodo particolarmente delicato e a rischio. Inoltre diversi fra i lavoratori immigrati, all’inizio dell’esperienza lavorativa, si trovano a dover apprendere: − una cultura del lavoro legata a modalità e ritmi di produzione poco diffusi nei paesi di origine, tenendo anche conto che una buona parte di loro proviene da settori lavorativi diversi da quelli in cui sono inseriti attualmente o non hanno alcuna esperienza di lavoro pregressa (studenti, disoccupati); − norme e usanze in materia di sicurezza cui non sono stati abituati nel proprio paese. Non a caso appare diffusa la richiesta di informazioni in lingua di origine (o comunque non esclusivamente in lingua italiana). È vero che, secondo quanto affermano i testimoni intervistati, i lavoratori immigrati tendono ad osservare attentamente e a copiare quello che fanno gli altri, ma è certo anche che l’apprendimento di norme e prassi adeguate in tema di sicurezza non può essere unicamente affidato all’esempio del collega, anche perché non sempre il comportamento dei compagni di lavoro è encomiabile. Come emerge dai colloqui con la categoria imprenditoriale, accade anche di trovare lavoratori immigrati, soprattutto edili, che dopo un periodo iniziale di scrupoloso utilizzo dei dispositivi e osservanza pedissequa delle procedure "copiano" il cattivo esempio di alcuni colleghi avvezzi a comportamenti in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro non proprio rigorosi. Appare pertanto opportuno che la formazione sia il più tempestiva possibile, riguardi sia i temi del lavoro (norme e prassi), sia l’aspetto specifico della sicurezza e sia distinta per settore di occupazione. 9. Si veda la ricerca Cittadini immigrati e famiglie straniere in Trentino. Inserimento comunitario e bisogni sociali, a cura di Studio RES, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Attività socio-assistenziali, Infosociale, n.1, Trento 2002. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 177 Capitolo 2 Per quanto sul tema della formazione siano emerse delle discordanze che riguardano l’opportunità o meno di interventi specificamente rivolti agli immigrati, sono state avanzate da alcuni dei soggetti intervistati indicazioni e proposte concrete, in alcuni casi già in fase di progettazione. In sintesi, tali proposte ipotizzano o prevedono in particolare: − interventi seminariali con esperti della formazione, rappresentanti delle categorie e degli organismi sindacali, enti e associazioni previdenziali, con il coinvolgimento delle comunità straniere e dei mediatori culturali; − materiale video plurilingue; − interventi formativi nei paesi di origine. In un caso è stato anche suggerita l’istituzione di un numero verde (anch’esso plurilingue), iniziativa che tra l’altro, in termini generali, è già stata ipotizzata presso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e inserita nel progetto n. 5 del Piano operativo per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro10. I mediatori culturali in particolare potrebbero essere coinvolti, oltre che nell’ambito della formazione, nella progettazione degli interventi e delle forme linguistiche più adatte per una compagna di comunicazione sulla sicurezza rivolta a lavoratori immigrati. Fondamentale anche prevedere in ogni caso l’apprendimento della lingua italiana. È abbastanza evidente, inoltre, che i livelli contenuti di lettura e di fruizione dei programmi radiofonici e televisivi locali sembrerebbero scoraggiare la comunicazione in tale direzione. Tuttavia si può ipotizzare che maggiore seguito possano ricevere programmi locali espressamente rivolti ai cittadini immigrati (come quello radiofonico già attivato dal servizio provinciale Cinformi e altri programmi anche televisivi nella rete nazionale), resi noti attraverso una adeguata pubblicizzazione, nella cui programmazione vengano previsti temi specifici (come quello sulla sicurezza nei luoghi di lavoro), anche a carattere periodico. In ogni caso la comunicazione diretta può orientarsi anche verso altri luoghi e altri canali, nelle piazze e nei luoghi pubblici, nei centri commerciali (per quanto non tutti i testimoni concordino su queste forme), magari attraverso camper attrezzati (come un testimone ha suggerito), ma anche negli ambulatori dei medici di base e nei luoghi di aggregazione e di culto. Luoghi privilegiati per l’informazione possono essere inoltre i centri territoriali di educazione permanente, dove si svolgono attività scolastiche e di apprendimento linguistico per stranieri. Oltre che sulla trasmissione e comprensione dei messaggi, è anche e soprattutto sulla motivazione che è opportuno agire. Abbiamo visto che molti lavoratori immigrati sono attenti alla propria salute e sicurezza, né più né meno di altri 10. Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune, Atti della Conferenza provinciale, a cura di Vittorio Curzel, Documenti per la Salute 7, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Politiche per la salute, Trento 2001. 178 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 2 lavoratori, e forse in alcuni casi anche di più. Tuttavia preoccupa una certa categoria, ben evidente in questa ricerca, che tende ad assumere un atteggiamento "flessibile" nei confronti dei rischi presenti sul lavoro. Si è visto che tale atteggiamento è in parte legato a un vissuto di precarietà complessiva (dalla posizione - insoddisfazione nel lavoro a quella familiare, abitativa e sociale). È difficile raggiungere l’obiettivo attraverso messaggi centrati unicamente sulla tutela della salute e dell’incolumità fisica, quando i destinatari della comunicazione sono persone la cui vita è caratterizzata in tutto e per tutto dall’insicurezza, da un retroterra socialmente ed economicamente problematico, da condizioni e ambienti vitali tuttora poco dignitosi, dalla difficoltà a costruire un progetto di vita, dalla mancanza di legami affettivi e familiari, dall’isolamento, e, qualche volta, dal pregiudizio sociale. Pertanto una campagna per la sicurezza sul lavoro in questo ambito, importante ed essenziale, potrebbe anche individuare (nel linguaggio della comunicazione come nelle politiche di intervento) contenuti e modalità finalizzate ad accrescere l’autostima del lavoratore immigrato, puntando in primo luogo al riconoscimento e alla valorizzazione della sua dignità personale e quindi della sua crescita professionale. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 179 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 APPENDICE Questionario "Immigrati e sicurezza sul lavoro" Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 2 Provincia Autonoma di Trento Assessorato alle Politiche sociali e alla salute Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria Immigrati e sicurezza sul lavoro Questionario a cura di RES - Ricerca e Studio, Trento in collaborazione con Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria e Comitato di coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 183 Appendice Capitolo 2 dati di base 1. Paese d’origine _ _______________________________________ 2. Sesso [1] Donna [2] Uomo 3. Età anno di nascita 19____ 4. Chi vive attualmente con lei? -Coniuge/convivente -Tutti i figli -Parte dei figli -Altri parenti n.p. [1] [1] [1] [1] [9] [9] [9] [9] 5. Da quanto tempo si trova in Italia? anni________________ 6. Dove alloggia? 184 [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] Appartamento in proprietà Appartamento in affitto privato Appartamento in affitto edilizia pubblica Stanza in affitto Alloggio provvisorio gestito da associazioni/enti assistenziali e pubblici Dormitorio Presso amici/conoscenti Presso il datore di lavoro Altro (specificare) ____________________________________ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 2 percorso formativo e professionale 7. Madrelingua (specificare)_________________________________ 8. Livello di conoscenza madrelingua [1] Lettura e scrittura (se si tratta di lingua scritta) [2] Solo parlata 9. Conoscenza lingue: - Italiano - Francese - Inglese - Tedesco - Altre (specificare) scrivere leggere [1] [1] [1] [1] [1] [2] [2] [2] [2] [2] comprendere e farsi capire [3] [3] [3] [3] [3] nessuna conoscenza [4] [4] [4] [4] [4] 10. Può dirmi il suo titolo di studio? [1] [2] [3] [4] [5] [6] Nessun titolo Scuola dell’obbligo Diploma professionale (specificare) _________________________ Diploma scuola superiore (specificare) _________________________ Laurea (specificare) _________________________ Altro (specificare) ____________________ Conseguito in (indicare stato) ____________________________ 11. Totale anni di studio ____________________ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 185 Appendice Capitolo 2 12. Condizione occupazionale prevalente nel paese d’origine: [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] Occupato/a saltuariamente Occupato/a stagionalmente Occupato/a stabilmente Studente lavoratore Disoccupato/a In cerca di prima occupazione Casalinga Studente/essa Altro (specificare)_________________ 13. Mansione prevalente svolta nel paese di origine: ________________________________________ ________________________________________ 186 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 2 situazione occupazionale attuale 14. Da quanto tempo si trova in Trentino? anni ________ 15. Condizione occupazionale attuale prevalente: [1] [2] [3] [4] [5] [6] Occupato/a saltuariamente Occupato/a stagionalmente Occupato/a stabilmente In cassa integrazione Disoccupato/a temporaneamente Altro (specificare)_______________________________ 16. Quale attività svolge attualmente (se attualmente non lavora indicare ultimo lavoro svolto; se svolge più di un lavoro riferirsi all’attività prevalente) [1] Operaio/a specializzato [2] Operaio/a comune [3] Altro_______________________ 17. Specificare mansione svolta __________________________________________ 18. Settore economico in cui svolge/svolgeva l’attività [1] Metalmeccanico [2] Edilizia [3] Settore estrattivo 19. Il suo lavoro si svolge/svolgeva: [1] A tempo pieno [2] A tempo parziale 20. Sa dire se per questo lavoro vengono/sono stati regolarmente versati i contributi previdenziali e assicurativi (INPS, INAIL)? [1] Sì [2] No [3] Non so Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 187 Appendice Capitolo 2 21. Tipo di contratto: [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] Assunzione a tempo determinato Assunzione a tempo indeterminato Contratto di formazione e lavoro Apprendistato Lavoro interinale Nessun tipo di assunzione né contratto Altro (specificare) _________________ Non so 22. Sa dirci quanti dipendenti lavorano in totale nella ditta in cui è occupato? n. ____________ Non sa[9] 23. Nello svolgimento del suo lavoro lei: [1] è sempre con altri colleghi [2] Qualche volta con colleghi altre volte da solo [3] è sempre da solo 24. Ritiene che il suo lavoro comporti dei rischi o pericoli per la salute? [1] [2] [3] [4] [5] Sì, in misura elevata Sì, in misura media Sì, ma in bassa misura No, non comporta alcun rischio Non so Se sì 25. Questi rischi sono connessi a particolari attrezzature/strumenti, macchinari, o ambienti? Sì Sono legati all’uso di particolari attrezzature/strumenti [1] Sono legati all’uso di particolari macchinari [1] Sono legati all’ambiente di lavoro (presenza di polveri, [1] agenti chimici, rischi di incendi…) Sono legati alle condizioni di lavoro (turni, ritmi di [1] lavoro, organizzazione) Altro (specificare) _____________________________ [1] 188 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 No [2] [2] [2] [2] [2] Appendice Capitolo 2 26. Secondo lei, il consumo di bevande alcoliche prima e durante l’orario di lavoro può comportare rischi su lavoro (riferiti alla propria attività)? [1] Sì, in generale [2] Sì, ma solo in caso di consumo elevato [3] No, non particolarmente 27. Lei personalmente ha avuto problemi di infortuni sul lavoro che hanno richiesto l’assenza dal lavoro per una settimana o più? (riferirsi al lavoro attuale) [1] Sì [2] No 28. Quando è stato assunto l’azienda le ha fornito informazioni specifiche riguardo ai seguenti aspetti: Sì - Regole di comportamento sul lavoro [1] - Rischi presenti sul lavoro nella sua mansione [1] - Diritti e doveri del lavoratore [1] - Misure di prevenzione adottate [1] - Dispositivi di protezione da adottare [1] No [2] [2] [2] [2] [2] 29. In quale lingua le sono state fornite le informazioni? Sì - Solo in lingua italiana [1] - Anche in altra lingua (specificare): ____________ [1] No [2] [2] 30. Le sono stati forniti dispositivi personali di protezione (guanti, elmetto, cinture di sicurezza, scarponi, etc…)? [1] Sì [2] No [3] Non sono necessari Se sì 31. Lei solitamente li usa? [1] Sì, sempre [2] Sì, qualche volta [2] No, quasi mai o mai Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 189 Appendice Capitolo 2 32. Le sono state date istruzioni specifiche riguardo ai metodi per evitare infortuni sul lavoro? [1] [2] [3] [4] Sì, chiare e complete Sì, ma poco chiare e incomplete No Non esiste un rischio di infortunio o comunque è molto basso 33. Nella ditta in cui lavora esistono segnaletiche relative ai comportamenti da assumere per evitare infortuni? [1] Sì [2] No 34. Lei mette in pratica dei metodi per evitare infortuni? [1] [2] [3] [4] Sempre Quasi sempre, ma qualche volta no Quasi mai Mai Se ha risposto 3 o 4 alla domanda precedente 35. Può dirci per quale motivo non li mette in pratica? ______________________________________________________ ______________________________________________________ 36. Se le capita di accorgersi di situazioni che potrebbero comportare un pericolo sul posto di lavoro, in generale come si comporta? (sono possibili più risposte) [1] Lo segnalo all’azienda [2] Lo segnalo ai colleghi [3] Lo segnalo ad altri soggetti esterni all'azienda (ispettorato del lavoro, sindacati...) [4] Non faccio nulla di particolare [5] Non so, non mi è mai capitato 37. Lei ritiene che i lavoratori stranieri siano più a rischio nel lavoro rispetto ai lavoratori italiani? 190 [1] Sì [2] No Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 2 Se sì 38. Per quale motivo? (indicare fino ad un massimo di due risposte) [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] Fanno lavori più pericolosi/pesanti Hanno difficoltà di tipo linguistico nel comprendere le informazioni Sono meno attenti alle norme di sicurezza Hanno minore tutela sindacale Sono meno tutelati dalle leggi Non conoscono bene le regole/leggi Nei loro paesi hanno altre regole/abitudini Altro (specificare) __________________________________ 39. Cosa può essere fatto secondo lei per aumentare la sicurezza sui luoghi di lavoro? (indicare fino ad un massimo di due risposte) ________________________________________________________ ________________________________________________________ 40. Oltre all’attività di lavoro prevalente, svolge qualche altro lavoro? [1] Sì [2] No se sì 41. Quale altro lavoro svolge? (specificare attività) ________________________________________________________ 42. N. ore lavorative giornaliere complessive h.__________/giorno 43. Quanto tempo impiega ogni giorno per recarsi sul luogo di lavoro? (indicare il tempo complessivo di andata e ritorno) h._________/giorno 44. Con quale mezzo si reca al lavoro prevalentemente? [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] In automobile In motorino In bicicletta Con mezzo pubblico A piedi Altro (specificare ______________________) Non risponde Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 191 Appendice Capitolo 2 45. Ha mai contattato un sindacato? [1] Sì [2] No Se Sì: 46. Può dirci per quale motivo? (indicarne uno, il prevalente) 192 [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] Informazioni varie Partecipazione a corsi Ricerca lavoro Vertenza per conflitto di lavoro Questioni relative alla salute/sicurezza del posto di lavoro Altro (specificare)_________________________________ Non risponde Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 2 valutazioni sul lavoro 47. Quali sono le principali difficoltà che incontra nello svolgimento del suo lavoro? (Indicare per ognuna se presente o meno) Mancanza di indicazioni precise riguardo alle mansioni da svolgere Ostilità e tensioni con i colleghi e/o con i datori di lavoro Difficoltà di comunicazione dovute alla lingua Cattive condizioni di lavoro sotto il profilo della salute e della sicurezza Problemi relativi ai periodi di ferie Orari e turni di lavoro particolarmente pesanti Difficoltà a conciliare orari e turni di lavoro con le esigenze familiari Altro (specificare)_____________________________ Sì No [1] [2] [1] [1] [2] [2] [1] [1] [1] [2] [2] [2] [1] [1] [2] [2] 48. In generale, quanto ritiene siano importanti nel lavoro i seguenti aspetti? molto abbastanza poco per niente importante importante importante importante L’ambiente fisico di lavoro (struttura, spazi, luminosità) La qualità delle relazioni (con i colleghi e il datore di lavoro) La tutela della salute e della sicurezza Un orario di lavoro elastico L’autonomia nello svolgere il lavoro La possibilità di far valere le proprie capacità La possibilità di guadagnare molto Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] [4] 193 Appendice Capitolo 2 La certezza e la continuità del lavoro [1] La formazione e l’aggiornamento professionale [1] La possibilità di scegliere i periodi di ferie [1] La presenza di un mediatore interculturale [1] [2] [3] [4] [2] [3] [4] [2] [3] [4] [2] [3] [4] 49. Pensando al suo attuale lavoro, può dirci quanto si ritiene soddisfatto rispetto alle seguenti caratteristiche? molto abbastanza poco per nienteindifferente sodd. sodd. sodd. sodd. L’ambiente fisico di lavoro (struttura, spazi, luminosità) [1] [2] [3] [4] [5] La qualità delle relazioni [1] [2] [3] [4] [5] La tutela della salute [1] [2] [3] [4] [5] e della sicurezza L’orario di lavoro [1] [2] [3] [4] [5] L’autonomia nello svolgere il lavoro [1] [2] [3] [4] [5] La possibilità di far valere le proprie capacità [1] [2] [3] [4] [5] Il guadagno [1] [2] [3] [4] [5] La certezza e la [1] [2] [3] [4] [5] continuità del lavoro La formazione e l’aggiornamento professionale [1] [2] [3] [4] [5] La possibilità di scegliere i periodi di ferie [1] [2] [3] [4] [5] La presenza di un mediatore [1] [2] [3] [4] [5] interculturale 194 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 2 formazione e informazione Per tutti 50. Dal suo arrivo in Italia ha seguito uno o più corsi di formazione e/o aggiornamento inerenti al suo lavoro attuale? [1] Sì, ho frequentato n.______ corsi [2] No, non ho frequentato alcun corso 51. Fra i seguenti temi, quali sono stati trattati nei corsi da lei seguiti? (sono possibili più risposte) Sì No Aspetti giuridico-normativi riguardanti il lavoro [1] [2] Aspetti previdenziali (pensione, assicurazioni) [1] [2] Aspetti inerenti alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro [1] [2] Elementi di lingua italiana [1] [2] Altro (specificare)_______________________________ [1] [2] 52. Ha frequentato corsi specifici o incontri riguardanti i temi della sicurezza del lavoro e della prevenzione infortuni? [1] Sì [2] No 53. Se sì, sa dirci da chi era organizzato il corso/incontro? [1] [2] [3] [4] Dall’impresa per cui lavoro/avo Dal sindacato Da altro ente (specificare) _______________________ Non so, non ricordo 54. In generale come giudica il corso/iniziativa di cui parliamo? [1] Utile (specificare perché) _________________________________ [2] Poco utile (specificare perché) _____________________________ 55. Ha ricevuto materiale di informazione sui temi riguardanti la sicurezza sul lavoro, tipo? Sì Opuscoli stampati [1] Materiale audiovisivo [1] Altro (specificare) _________________ [1] Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 No [2] [2] [2] 195 Appendice Capitolo 2 56. Sarebbe interessato ad approfondire l’argomento sulla salute e la sicurezza riguardanti il suo lavoro? [1] Molto interessato [2] Poco interessato [3] Per niente interessato 57. C’è qualche argomento in particolare che la interessa? ______________________________________ ______________________________________ ______________________________________ 58. In che modo preferirebbe essere informato sui temi riguardanti la sicurezza e la salute sul posto di lavoro? Indicare fino a un massimo di tre risposte 196 [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] Opuscoli e/o libretti stampati Circolari in lingua d’origine Materiale audiovisivo e CD- rom Lezioni e dimostrazioni pratiche sul luogo di lavoro Incontri con i lavoratori organizzati fuori dall’orario di lavoro] Trasmissioni televisive sulle emittenti locali Campagne pubblicitarie (manifesti, locandine…) Altro (specificare) ______________________________ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 2 Informazioni generali 59. Lei riceve materiale informativo (opuscoli, bollettini, riviste, depliants…) da: Organismi sindacali Associazioni di categoria economica Associazioni di o per immigrati Associazioni di lavoratori o patronati Enti, servizi o uffici pubblici Altro (specificare) __________________ ________________________________ Sì [1] [1] [1] [1] [1] No Non so [2] [3] [2] [3] [2] [3] [2] [3] [2] [3] 60. Se le capita di leggere del materiale informativo, può dire di cosa si tratta? ________________________________________________________ ________________________________________________________ ________________________________________________________ 61. Nel suo tempo libero o quando può, con quale frequenza le capita di: Tutti i giorni Alcuni giorni Raramente o quasi alla settimana o mai Guardare programmi televisivi nazionali [1] [2] [3] Guardare programmi televisivi locali [1] [2] [3] Ascoltare programmi radiofonici nazionali [1] [2] [3] Ascoltare programmi radiofonici locali [1] [2] [3] Leggere un quotidiano nazionale [1] [2] [3] Leggere un quotidiano locale [1] [2] [3] Leggere un quotidiano sportivo [1] [2] [3] Frequentare una biblioteca [1] [2] [3] Frequentare un’associazione specificare (_______________) [1] [2] [3] Frequentare enti o gruppi religiosi [1] [2] [3] Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 197 Appendice Capitolo 2 62. Quali sono i luoghi della città o del paese in cui vive che frequenta abitualmente? Indicarne fino a un massimo di due ________________________________________________________ ________________________________________________________ ________________________________________________________ 63. Può dirci infine quali sono i suoi desideri per il futuro? [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] Vorrei tornare nel paese d’origine Vorrei trasferirmi in altro paese Vorrei trasferirmi altrove in Italia Vorrei rimanere dove sono adesso Dipende dalle condizioni (lavoro, alloggio, servizi) Non so Altro (specificare)___________________________________ A cura dell’intervistatore/trice Comune dell’intervista_________________________________________ Luogo dell’intervista___________________________________________ Durata dell’intervista Min._______________ Nome dell’intervistatore/trice___________________________________ Note: ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ 198 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 Validazione dei prodotti comunicazionali in materia di sicurezza e salute sul lavoro Massimiano Bucchi 3.1. Obiettivi della ricerca Lo scopo di questa ricerca è quello di fornire indicazioni operative utili all’impostazione di campagne di comunicazione inerenti la tematica della salute, dell’igiene e della prevenzione, in breve, della sicurezza sul luogo di lavoro. Tale intenzione conoscitiva passa attraverso la valutazione di una serie di prodotti comunicazionali (a stampa, audiovisivi, multimediali, etc.) recentemente realizzati in materia di sicurezza sul lavoro, di cui sono state analizzate le principali caratteristiche, quali ad esempio struttura, modalità di presentazione del messaggio e stili comunicativi. I risultati della ricerca, che presentiamo in questo breve rapporto, fanno dunque riferimento ad un patrimonio già esistente di materiali per la comunicazione della sicurezza in ambito professionale, prodotti, pubblicati e distribuiti da enti pubblici e privati nazionali, impegnati nella sensibilizzazione su questa materia, seppure con obiettivi e destinatari specifici. Le indicazioni operative del rapporto sono il frutto di un’analisi approfondita di 113 materiali informativi (suddivisi tra video, CD-Rom, pubblicazioni, opuscoli, brochure, pieghevoli, manifesti e segnalibro) raccolti, schedati e catalogati individualmente1. In questa prima parte del rapporto, dopo aver presentato brevemente gli obiettivi della ricerca, si cerca innanzitutto di fare chiarezza sul metodo di indagine adottato per l’analisi dei materiali a disposizione, con riferimento particolare alla composizione della "Scheda di Analisi". Nella seconda parte viene fornita, dapprima, una panoramica a carattere generale sul materiale mentre, dopo un’analisi più approfondita di alcuni aspetti specifici della comunicazione, 1. Il materiale è stato fornito ai ricercatori dal Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria della Provincia Autonoma di Trento ed è stato perlopiù raccolto in fiere specializzate sulla comunicazione pubblica e di servizio della Pubblica Amministrazione, quali il FORUM della Pubblica Amministrazione di Roma e il COM.PA, Salone Europeo della Comunicazione e dei Servizi al Cittadino e alle Imprese di Bologna. La ricerca è stata svolta da Massimiliano Bucchi con la collaborazione di Michele Bottamedi, su committenza della Provincia Autonoma di Trento, nell'ambito della Campagna per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 199 Capitolo 3 si formulano una serie di indicazioni utilizzabili in vista della definizione, da parte dell’ente committente, di proprie campagne sulla sicurezza in ambiente di lavoro. Infine, vengono presentati in maniera piuttosto dettagliata tre di questi materiali comunicazionali presi in considerazione, valutati come esempi pratici di "comunicazione efficace". L’appendice contiene la scheda utilizzata per l’esecuzione dell’analisi e la catalogazione completa di tutto il materiale analizzato e schedato. Ciascun prodotto comunicazionale analizzato non è stato esclusivamente scomposto nelle sue unità più semplici, ma considerato sempre nella sua interezza, nella sua globalità, per mezzo di una scheda di analisi, del tutto simile (soprattutto nella struttura) ai questionari utilizzati nella conduzione di un’indagine sociologica. In questo senso l’analisi non si è limitata alla sola struttura del linguaggio (testuale, verbale, iconografico etc.) del testo informativo, bensì ha cercato di fornire un’interpretazione più ampia, sempre relativa all’intera unità comunicazionale2. Nella pratica si è trattato di un tentativo di analisi dei codici e delle modalità comunicazionali attraverso i quali viene generato un preciso messaggio informativo, penetrando nella sfera di tutte le sue significazioni principali, attraverso lo studio della struttura comunicativa utilizzata per la sua trasmissione. Attenzione privilegiata è stata così dedicata all’individuazione ed alla descrizione delle modalità e delle conseguenze di questa struttura di connotazione dell’informazione (perlomeno quelle più immediate e maggiormente percepibili da parte del ricercatore), a partire dall’intenzionalità comunicativa in essa inscritta. Un procedimento d’analisi, questo, che si situa al livello dei testi osservati, delle parole dette o scritte, senza avere peraltro la pretesa di costruire un modello interpretativo di validità generale3. 3.2. Metodologia: la scheda d’analisi Sulla base degli obiettivi di analisi e catalogazione del materiale selezionato, si è scelto di utilizzare come strumento di rilevazione una scheda di analisi del contenuto del tutto simile, quanto a struttura, ad un questionario (strumento, quest’ultimo, tra i più tipici e maggiormente utilizzati nella ricerca sociale empirica). La scheda è stata elaborata in collaborazione con Vittorio Curzel - Direttore del Progetto "Comunicazione per la salute", istituito dal Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria della Provincia Autonoma di Trento, ora Servizio Innovazione e formazione per la salute. 2. Ogni atto comunicativo è stato considerato in questo senso come un "processo interattivo", in grado di dar vita alla produzione di un discorso più ampio, intriso di fattori linguistici come anche ‘extra-linguistici’. 3. Procedimento applicabile ai più disparati tipi di testo: dai protocolli di intervista, agli articoli di giornale, dai romanzi, ai testi di canzoni, dai documenti ufficiali ai discorsi politici etc. 200 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 Una scheda d’analisi del contenuto altro non è che una serie ordinata di voci, ciascuna delle quali corrisponde ad una variabile di una determinata proprietà dell’unità sottoposta ad analisi, considerata rilevante ai fini della ricerca e che può essere a sua volta anche indicatore di un’altra variabile e proprietà più generale. Tramite questa scheda d’analisi abbiamo così cercato di "intervistare" il materiale comunicazionale/informativo a disposizione, i testi oggetto d’analisi, andando alla ricerca delle indicazioni più adeguate per rispondere alle voci della scheda stessa4. Le proprietà, alle quali abbiamo dato un nome ed una definizione operativa, costituiscono le variabili della ricerca, che mutano per presentarsi con caratteri diversi a seconda delle unità di analisi. Va da sé che questa variabile, frutto della definizione operativa, non è la proprietà, ma una soltanto delle possibili rappresentazioni della proprietà in base a determinate procedure di ricerca. Di assoluta centralità metodologica è dunque il procedimento di definizione operativa, ovvero la traduzione lessicale della proprietà sottesa alla variabile, in concrete operazioni di rilevazione, classificazione e registrazione dei dati. Vediamo allora di seguito di fare chiarezza su questo procedimento di attribuzione di significato alle voci che compongono la scheda d’analisi e che rappresentano l’espressione di determinate caratteristiche dell’unità comunicazionale a cui la scheda stessa si riferisce. 3.3. Definizioni operative: le proprietà della scheda d’analisi5 Innanzitutto va specificato come l’ordine delle voci presenti nella nostra scheda d’analisi risponda ad esigenze di carattere essenzialmente logico, si basi cioè su alcune semplici regole di carattere generale, quali: - la suddivisione delle voci in 4 aree tematiche al loro interno omogenee: area anagrafica; area delle finalità e dei contenuti; area della forma; area dell’ applicazione; - l’ordinamento in successione delle aree tematiche in base alla loro generalità, dalle più generali alle più specifiche e ad eventuali rapporti di derivazione logica; - l’elaborazione di schede distinte: una scheda per ciascuna unità di analisi. 4. Questo tipo di analisi del contenuto è applicabile a qualunque tipo di messaggio: verbale e non verbale. Nel nostro caso, inoltre, va specificato come si tratti di una scheda ‘non standardizzata’ (a voci ‘aperte’), non prevedendo già in partenza una griglia di risposte ‘chiuse’ alle singoli voci della scheda (forma appunto ‘standardizzata’). 5. Cfr. Gribaudo G., Curzel V., Catalogazione didattica del software audiovisivo, in: Quaderni di comunicazione audiovisiva e nuove tecnologie / Cahiers de comunication audiovisuelle et nouvelles technologies, Anno 3 – n. 8, 1986, pp. 48-57. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 201 Capitolo 3 Area anagrafica In quest’area tematica sono raccolte le informazioni "curriculari" dell’unità comunicazionale analizzata. Si tratta delle informazioni maggiormente standardizzate, ovvero immediatamente deducibili anche solo da una prima, breve analisi dell’unità, quali: Titolo; eventuale Sottotitolo e Titolo della Serie; Produzione; Realizzazione; Autore/i; Supporto (il formato ‘materiale’ utilizzato per la realizzazione del prodotto informativo: stampato, video, CD, ecc.); Anno di Produzione; Durata (espressa in numeri di pagina o in minuti) e gli eventuali Allegati. Rispetto alle altre aree tematiche, lo sforzo interpretativo qui richiesto al ricercatore e reso necessario per dare voce alle proprietà della scheda contenute in quest’ambito tematico è assai ridotto, garantendo alle risposte il minor grado di soggettività interpretativa possibile. La specificazione fondamentale da appuntare, in relazione a questo contesto interpretativo della scheda, riguarda sostanzialmente la differenza tra le proprietà Produzione e Realizzazione, differenza che pur essendo sostanziale è spesso sottile: non di rado infatti i due soggetti coincidono. Nel primo caso si tratta dell’ente committente, di chi insomma ha voluto la realizzazione di questo materiale e generalmente ne finanzia anche l’esecuzione; nel secondo caso si tratta dell’ente, pubblico o privato che sia, impegnato nella realizzazione pratica dei desideri del produttore. Area delle finalità e dei contenuti In quest’area indichiamo innanzitutto, alla voce Campo disciplinare, l’ambito tematico nel quale inserire l’unità comunicazionale analizzata: con pochi elementi caratterizzanti forniamo all’utilizzatore delle schede una visione generale dell’argomento trattato nel materiale informativo preso in esame. Una panoramica precisa degli argomenti trattati viene presentata invece alla voce Descrizione dei contenuti, dove è riportato, soprattutto per materiali molto lunghi, l’indice completo dei contenuti. Questo vale in primo luogo per il materiale di natura cartacea, in genere per le pubblicazioni, mentre per altri formati come quello "video" si è resa necessaria un’esposizione riassuntiva dei contenuti che ci ha impegnati in una sorta di argomentazione molto più lunga e meno "standardizzata" rispetto alla descrizione dei contenuti fatta per altri materiali. La voce Utenza target indica, sulla base dell’argomento trattato, a quali categorie di destinatari è rivolta la comunicazione, mentre il livello di apprendimento (in termini di abilità e conoscenze già apprese), richiesto a tali destinatari per poter interpretare correttamente e comprendere pienamente l’oggetto della comunicazione, è descritto dalla proprietà Eventuali prerequisiti cognitivi necessari6. Anche se l’aggettivo "eventuali" evidenzia in via preliminare la possibilità che non sempre si possano dedurre delle indicazioni in tal senso, si è comunque cercato 6. Indicazioni che non devono essere interpretate come prescrittive, bensì come orientative, poiché non è escluso l’impiego del materiale anche nei confronti di categorie diverse da quelle suggerite. 202 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 di dotare ogni scheda di una descrizione "traduttiva" del livello di competenze richiesto nella comprensione del materiale. Infine, un’ultima definizione operativa per quest’area tematica della nostra scheda d’analisi, riguarda la proprietà denominata Obiettivi della comunicazione. Qui si tratta, sostanzialmente, di cercare di definire gli intenti sottesi alla realizzazione di questo materiale: che cosa si desidera comunicare e il livello di consapevolezza che il materiale si propone di far raggiungere ai suoi fruitori. Area della forma In generale, si analizzano in quest’area tematica tutti quegli elementi, proprietà caratteristiche dell’unità comunicazionale analizzata, che riguardano la struttura e le forme dell’organizzazione comunicativa, le modalità cioè secondo le quali è stata effettivamente impostata la "trasposizione informativa" nelle sue forme e le modalità argomentative con cui ne sono stati sviluppati i contenuti. La proprietà Struttura vuole essere invece indicatore del "telaio" sulla base del quale è stato costruito il messaggio e combinati tra di loro i codici comunicativi utilizzati. Alla voce Modalità e retorica di presentazione del tema si è voluto indicare, definendolo, il tipo di messaggio e alcune caratteristiche della presentazione, sostanzialmente le modalità espressive dei singoli linguaggi (testuale, verbale, grafico - iconico, musicale) e la loro interazione: in generale, le regole e gli accorgimenti della comunicazione miranti a suscitare particolari effetti nel destinatario della comunicazione (retorica). La voce Livello di formalizzazione del linguaggio e stili espositivi si riferisce ai registri del linguaggio utilizzati, al grado di "motivazione", al ritmo di presentazione, in riferimento al tempo di lettura e di interpretazione sia del testo che delle immagini, nonché ai tipi di stili espositivi maggiormente ricorrenti. Con il Livello di controvertibilità dell’argomentazione viene indicato il grado di "dogmatismo" o "univocità" dell’argomentazione stessa, la misura cioè della propensione della comunicazione a presentare contenuti, argomentandoli come verità stabili, universali o, appunto, "incontrovertibili". Ciò che fornisce la misura di questo livello di controvertibilità dell’esposizione (dei contenuti della comunicazione) è dunque, da un lato, la presenza/assenza di argomentazioni utilizzate per giustificare determinate posizioni; dall’altro, la presenza/assenza di posizioni differenziate rispetto alla posizione espressa dagli autori in riferimento all’argomento trattato. Abbiamo infine un’ultima proprietà, che rappresenta l’indicatore (traduzione lessicale) di un generale Livello di complessità dell’esposizione. Qui viene proposta la valutazione, non tanto del grado di difficoltà eventualmente provocato dai singoli registri nella decodificazione (lettura e comprensione) da parte dell’utenza (obiettivo che richiederebbe analisi sperimentali dei livelli e delle modalità di percezione sul pubblico utente), quanto piuttosto una misura del grado di complessità scelto o accidentalmente conseguito dall’autore nell’impostazione della comunicazione, rendendo quindi il testo più difficile da comprendere. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 203 Capitolo 3 Area dell’applicazione In generale si tratta qui di definire, alla voce Applicazioni, il collocamento ottimale dei singoli materiali analizzati, in relazione alle specifiche caratteristiche comunicative, strutturali e all’obiettivo comunicativo. Alla voce Risultati, facciamo riferimento invece all’impostazione di una campagna sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro, naturalmente quando il materiale sia minimamente attinente alla tematica e offra indicazioni valide a questo scopo. Alla voce Fruizione indichiamo sostanzialmente la variabilità esistente tra un utilizzo di tipo autonomo ed uno di tipo complementare del materiale stesso: come strumento di supporto all’attività interna a corsi di formazione, sussidio all’attività di formatori o come supporto per la comprensione e l’utilizzo ottimale di altri materiali informativi. In questo punto va specificato anche se si tratti di materiale da somministrare a singoli individui oppure a gruppi. 3.4 Presentazione dei materiali Nel presentare i materiali, iniziamo con una breve valutazione circa "l’opportunità" della scelta di alcune proprietà prese in considerazione nella scheda d’analisi. Infatti, in alcuni casi non è stato possibile applicare tutte le "definizioni operative" pensate per la valutazione delle unità comunicazionali oggetto di analisi. Tuttavia, pensiamo anche che sarebbe stato certamente improbabile, nella fase preliminare della ricerca - al momento cioè della stesura della scheda d’analisi -, riuscire a prevedere tutte le proprietà effettivamente rilevanti in rapporto ai nostri obiettivi conoscitivi. Questa "elasticità" utilizzata nel definire il disegno di ricerca (con riferimento particolare alle proprietà da considerare) trova però una sua giustificazione metodologica plausibile nel tentativo di garantire un adeguato livello di omogeneità alla rilevazione, in presenza di un insieme per la verità piuttosto eterogeneo di prodotti comunicativi. Infatti, va ricordato innanzitutto come il materiale da sottoporre ad analisi non sia stato prodotto ad hoc in relazione agli scopi della ricerca e, sebbene selezionato in riferimento ad obiettivi ed ipotesi precisi, contenga elementi talvolta marginali rispetto alla comunicazione della tematica Sicurezza Sul Lavoro (SSL). Nell’insieme del materiale raccolto, sono così presenti almeno 20 unità non pertinenti alla comunicazione della SSL, che abbiamo tuttavia analizzato e schedato, e che possono fornire certamente suggerimenti anche validi sulle modalità di comunicazione di un messaggio, ma che rimangono indicazioni generiche e non riferibili specificamente alla comunicazione della SSL7. 7. Per la precisione si tratta delle seguenti schede: 2; 23; 38; 45; 57; 59; 60; 89; 93; 97; 98; 102; 105; 108; 111; 112. Il riferimento numerico si riferisce al database contenente le schede relative a tutti i materiali analizzati. Le schede sono consultabili sul portale www.trentinosalute.net, allegate alla versione on-line di questo volume nella sezione Biblioteca virtuale (nota dell'editore). 204 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 La probabilità dunque di rilevare informazioni sulle proprietà e i relativi indicatori è risultata "variabile", e questo sia tra le diverse unità d’analisi che tra le diverse proprietà di una stessa scheda. Per alcune di queste unità o gruppi di unità di analisi, come per alcune proprietà della scheda, si è perciò reso necessario un più esteso intervento interpretativo da parte di chi scrive, rispetto ad altre variabili (unità o proprietà) che sono risultate invece immediatamente più evidenti. Non si tratta solo di un problema di probabilità e sforzo intepretativo, ma anche e soprattutto di differenza qualitativa delle informazioni che si ottengono dall’analisi di certe unità o proprietà, piuttosto che altre. Unendo questi due livelli di ‘problematicità’, è possibile dunque proporre una sorta di tassonomia delle proprietà raccolte tramite la scheda, che distinguiamo in informazioni di classificazione e informazioni di contenuto. Le prime, immediatamente reperibili, corrispondono sostanzialmente a quelle indicazioni che abbiamo definito "curriculari", contenute quasi esclusivamente nell’Area anagrafica della scheda d’analisi. Le seconde, più "nascoste", sono tutte quelle informazioni relative ai contenuti, alla loro comunicazione ed alla sua struttura e fanno riferimento all’Area delle finalità e dei contenuti ed all’Area della forma. Dall’analisi del primo tipo di informazioni è possibile trarre una prima panoramica sui materiali. Analizzando la Produzione come proprietà di classificazione si notano subito alcuni aspetti interessanti. Tutti i prodotti informativi analizzati sono stati prodotti da istituzioni pubbliche, ma mentre alcuni sono frutto dell’attività di enti e/o istituzioni impegnate esclusivamente nel settore della SSL - è qui il caso dei materiali prodotti dall’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro) e dall’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro -, altri invece sono stati prodotti da enti e/o istituzioni che hanno anche, o principalmente, altre finalità. Tra questo secondo tipo di pubblicazioni sono da annoverare quelle delle Aziende Sanitarie Locali (Modena, Bologna, Como), delle Regioni (Veneto - ARPAV, Valle D’Aosta, Emilia Romagna – OPTO, Province (Venezia, Padova, Trento) e Comuni (Padova, Genova), delle Associazioni degli Industriali e Centri di Formazione Professionale (Trento), dell’Istituto italiano di medicina sociale, dell’Azienda ospedaliera Umberto I (Ancona), della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Commissione Europea (Progetto ‘Misure per promuovere la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro’). Espressione emblematica di questo secondo tipo di Produzione sono soprattutto i materiali prodotti (spesso anche realizzati) dall’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro), i quali fanno sì riferimento - per settore, tipologie di rischio o utenza - alla SSL, ma sempre riguardo ad un aspetto specifico che è quello dell’infortunio professionale. La gran parte dei materiali presi in considerazione riguarda: Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 205 Capitolo 3 - suggerimenti specifici per una serie di aspetti fondamentali della disciplina infortunistica o assicurativa, nonché informazioni sulle principali scadenze in materia; - informazioni generali sugli obiettivi, le attività, la natura e struttura giuridico-amministrativa degli Istituti/Enti produttori; - indicazioni operative per l’interpretazione corretta della normativa vigente che regola le condizioni di igiene e sicurezza all’interno dei relativi ambienti di lavoro; - descrizioni del funzionamento di strumenti o attività volte alla determinazione della natura professionale di una malattia. In generale, questi materiali contengono precise indicazioni affinché vengano sempre più e meglio definite una serie di procedure operative di prevenzione e protezione, volte a tradurre in pratica quelli che sono i principi della normativa vigente; comunicano l’esigenza di incrementare standards adeguati di sicurezza negli ambienti lavorativi, abbassando la soglia di rischio lavorativo e di infortunio, richiamando l’attenzione sui rischi più gravi e più frequenti presenti nelle diverse attività lavorative, spesso sottovalutati per eccesso di familiarità o per la mancanza di una vera e propria cultura della sicurezza. In conclusione, la maggioranza dei prodotti informativi analizzati fanno riferimento alla comunicazione di rischi professionali molto specifici (amianto, percloroetilene; rischi da rumore e così via) e/o per settori lavorativi estremamente definiti (agricoltura, comparto legno; lavorazione carni etc.), ma solo relativamente alle misure di sicurezza da adottare e, sempre, comunque sulla base di precisi intenti promozionali e di una volontà di comunicazione e sensibilizzazione pubblica che è tipica della sua Produzione. Ancora, nella maggior parte dei materiali presi in considerazione abbiamo identificato dei responsabili della Realizzazione che possono coincidere con il Produtttore, oppure si riferiscono a specifiche unità operative interne alla struttura organizzativa dello stesso ente committente: ad esempio, per il materiale prodotto dal Ministero della Salute abbiamo identificato alla voce della scheda ‘Realizzazione’ il Dipartimento di Medicina del Lavoro, o nel caso dell’ISPESL, quale ente produttore, abbiamo la realizzazione a cura del Dipartimento di Documentazione, Informazione e Formazione. Lo stesso discorso vale anche per gli Autori (quando identificabili), nella maggioranza dei casi appartenenti alla struttura organizzativa stessa dell’ente committente. Altre considerazioni per una prima presentazione dei materiali riguardano invece proprietà di classificazione, quali ad esempio il formato, la durata e l’attualità di questi prodotti informativi. La maggioranza dei materiali considerati è stata realizzata su carta. Nella scheda abbiamo utilizzato l’indicazione "stampato", per indicare appunto il supporto cartaceo, specificando poi di volta in volta di che tipo di stampato si tratti: abbiamo così distinto tra pubblicazione (guida, manuale, opuscolo, locandina), volantino, pieghevole, brochure (opuscolo di poche pagine), z-card, manifesto e 206 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 segnalibro. Una minima parte dei materiali a disposizione è invece rappresentata da audiovisivi (9 unità) e da supporti multimediali (4 unità)8. La Durata del materiale è nella maggior parte dei casi molto limitata, tranne per le pubblicazione scientifiche specifiche, ma si tratta soprattutto di unità comunicazionali che non hanno grandi pretese divulgative, bensì riservate a pochi addetti ai lavori. Talvolta abbiamo utilizzato la denominazione ‘supporto unico’, per indicare quei materiali composti da un solo foglio: è il caso ad esempio dei volantini ma anche dei pieghevoli. Infine, per quanto riguarda l’attualità del materiale, espressa dalla variabile Anno di pubblicazione, si tratta in genere di materiale piuttosto recente: l’unità maggiormente datata risale al 1995, mentre la maggior parte di esse è stata comunque pubblicata tra il 2000 ed il 2002. 3.5. Aspetti principali e tipi di modalità comunicative Dall’analisi dei materiali considerati emergono alcuni aspetti di interesse primario in relazione alle modalità comunicative utilizzate. Di seguito vengono quindi presentati quelli che abbiamo identificato come gli aspetti principali di questo tipo di comunicazione sociale. Ci concentriamo dunque su quelle che abbiamo definito come proprietà ‘di contenuto’ della scheda d’analisi, ed in particolare su quelle informazioni inerenti la comunicazione dei contenuti e la struttura della comunicazione stessa, facendo riferimento pratico agli ambiti che abbiamo chiamato Area delle Finalità e dei Contenuti ed Area della Forma. 3.5.1 Le strutture comunicative Analizzando la struttura, o meglio, le strutture comunicative più frequenti utilizzate all’interno del materiale analizzato per la trasmissione dei diversi messaggi sulla SSL, come abbiamo visto non tutti strettamente inerenti alla tematica, abbiamo distinto 4 categorie principali: Struttura a "blocchi narrativi" La comunicazione del messaggio risulta qui suddivisa nettamente in "occasioni narrative" secondarie, frames interni all’argomentazione generale, ad ognuno dei quali è affidata la trattazione di un aspetto particolare dell’argomento. Questo tipo di struttura è in assoluto la più frequente e prevede la scomposizione dell’argomentazione, anche se relativa ad un aspetto molto specifico, 8. Anche qui occorre tuttavia evidenziare che, ad esempio, l’unità “Napo in DVD” è materiale multimediale, ma contiene sostanzialmente le stesse cose del materiale audiovisivo, con la differenza che su di un solo supporto (CD-Rom) trovano spazio tutti i 3 videotapes della serie “Napo”, pubblicati singolarmente in videocassetta. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 207 Capitolo 3 in sotto-aree tematiche (in forma di "paragrafi" per le pubblicazioni scritte o di "scene" per i materiali audiovisivi) che permettano di appofondire meglio i singoli aspetti della tematica trattata. Prendiamo ad esempio il video di animazione computerizzata dal titolo "Best Signs Story". Il tema affrontato è quello della segnaletica relativa alla sicurezza di base, in particolare per quanto riguarda attività lavorative di tipo industriale. Una struttura della comunicazione "a blocchi narrativi" indica come l’argomentazione di questa tematica, pur rimanendo sempre la stessa, venga suddivisa in 13 "sequenze", strettamente collegate tra loro, ma ad ognuna delle quali viene affidata l’esposizione di segnali diversi. Il discorso non cambia anche se prendiamo in esame materiali comunicazionali realizzati su supporto cartaceo. Consideriamo, ad esempio, la pubblicazione "A Proposito di Amianto": il tema affrontato è quello dei rischi derivanti dalla presenza di amianto, sia in strutture adibite ad uso abitativo che lavorativo e le principali misure di risanamento e di prevenzione da adottare. L’argomentazione scompone il tema in ciò che abbiamo definito appunto "blocchi narrativi", frames, ad ognuno dei quali corrisponde l’approfondimento di un aspetto particolare della tematica, come ad esempio "cos’è l’amianto", "quando è pericoloso", "quali malattie può provocare" e così via. Struttura "sequenziale" Con il termine "sequenza" si indica l’unità narrativa fondamentale di una struttura comunicativa, molto simile peraltro a quella che abbiamo definito "a blocchi narrativi". Tuttavia, la denominazione ‘sequenziale’ si riferisce ad una struttura comunicativa che denota un maggiore collegamento tra le parti, piuttosto che una divisione netta della trattazione dei contenuti, come avviene invece per una struttura "a blocchi narrativi". La struttura "sequenziale" indica, in particolare, una sorta di rapporto, di relazione comunicativa e cognitiva di tipo "inferenziale" tra le parti in cui viene suddivisa l’argomentazione generale, in base alla quale ogni sequenza argomentativa risulta strettamente collegata alle altre, e principalmente a quella ad essa immediatamente successiva. Questo tipo di definizione è stata utilizzata, in particolare, per identificare la struttura comunicativa di uno dei materiali audiovisivi presi in considerazione, evidenziando una suddivisione piuttosto netta dell’argomentazione/narrazione in sequenze, sempre però strettamente dipendenti l’una all’altra, al fine di una corretta comprensione della comunicazione. Il video al quale ci si riferisce è "Solo un attimo": in 6 episodi di fiction vengono descritte le vicende di altrettanti lavoratori che, durante lo svolgimento di attività professionali diverse, hanno subìto degli infortuni oculari a causa del mancato rispetto delle regole sulla sicurezza. Ogni filmato descrive inizialmente la normale vita quotidiana e l’attività lavorativa del protagonista prima dell’incidente; segue poi il racconto dell’infortunio e delle sue conseguenze rispetto allo svolgimento delle stesse attività di un tempo. Dal punto di vista strutturale della comunicazione, le singole esperienze personali vengono descritte separatamente (e le singole storie, ancora, ripartite 208 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 in descrizioni del prima, dell’incidente e del dopo), tanto che a questo livello di analisi, il filmato potrebbe certamente rientrare nella descrizione fornita dalla categoria definita "a blocchi narrativi". Tuttavia, sono molti i meccanismi attraverso i quali le diverse sezioni narrative esposte, si intrecciano e vengono correlate tra di loro in maniera inferenziale, con una struttura molto più vicina a quella definita "sequenziale". Primo fra tutti la presenza nel racconto di una voce fuori campo, la voce di uno dei sei protagonisti, che permette di collegare la sua storia con tutte le altre, rendendo imprescindibile al fine di una corretta comprensione della comunicazione il recepimento di questo tipo di nesso. Il filmato inoltre incomincia col racconto di una voce femminile che, sopra l’immagine di un orologio digitale, denuncia come in Italia avvenga - sul lavoro - un incidente agli occhi ogni due minuti. Dopo la rappresentazione di ogni incidente viene aggiornato una specie di contatore, posto sotto all’orologio, secondo lo schema enunciazionale "primo episodio, primo incidente" e così via. Infine, vengono ripercorsi tutti gli episodi a ritroso e inquadrato "solo un attimo" in primo piano lo sguardo del protagonista poco prima dell’incidente: "cercando di immaginare come sarebbe stato se…", mentre l’orologio ed il contatore ritornano indietro. Il filmato si conclude con l’immagine di un tramonto (prima) ed uno schermo completamente nero (il dopo) mentre la voce narrante, che ripete le parole di uno dei sei protagonisti invita a prestare maggiore attenzione e ad utilizzare i dispositivi di sicurezza. La bassa frequenza con la quale questo tipo di struttura appare all’interno del materiale a nostra disposizione, non solo in riferimento al supporto audiovisivo, ma anche per quanto riguarda gli stampati, è certamente indicatore della elevata complessità espositiva che questo tipo di struttura narrativa comporta e suggerisce di farne un uso attento e parsimonioso. Struttura "modulare" Lo stesso discorso fatto a proposito della struttura "a blocchi narrativi" vale ancora per quella che abbiamo definito di tipo "modulare", ovvero, una suddivisione netta e riconoscibile dell’argomentazione (sia essa composta da testo e/o immagini) in aree tematiche, esposte separatamente e singolarmente. Tuttavia, l’aspetto di sostanziale differenza che si è voluto sottolineare utilizzando questa categoria, risiede nel fatto che essa esprime una suddivisione non solo "cognitiva" delle argomentazioni (frames) ma anche, e questo è il suo elemento maggiormente caratterizzante, una suddivisione "materiale", legata proprio alla configurazione del supporto stesso. È il caso per esempio di quei materiali in cui ad ogni pagina corrisponde la trattazione (spesso schematica) di un particolare aspetto dell’argomento generale trattato. Nelle schede questo tipo di definizione è spesso accompagnata da brevi elementi di specificazione, che forniscono un ulteriore elemento distintivo rispetto a caratteristiche particolari interne a questo stesso tipo di struttura comunicativa. Nella variante "a schede", per esempio, questa suddivisione dell’argomentazione Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 209 Capitolo 3 sia dal punto di vista cognitivo che ‘materiale’ si esprime in un’unità comunicativa formata da volantini in cartoncino colorato con disegni di fondo, in ognuno dei quali trova spazio un preciso aspetto della narrazione. Questo tipo di struttura è caratteristica del materiale cartaceo e riguarda, ad esempio, unità quali "I pericoli in metalmeccanica", "La prevenzione in edilizia", "La prevenzione per i lavoratori del comparto carni", "Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro". Si tratta di esempi emblematici di una struttura della comunicazione che non riguarda la sola suddivisione della narrazione/argomentazione in più parti, ma indica anche una ripartizione del supporto stesso in unità più piccole. Di solito si tratta di una sorta di ‘teca’ in cartoncino rigido, all’interno della quale trovano collocazione dei volantini o opuscoli normalmente prodotti in cartoncino colorato e con disegni di fondo. Struttura "lineare" Dal punto di vista strettamente "contenutistico" si tratta dell’esposizione di un argomento di fondo che rimane sempre il medesimo per tutta la durata della comunicazione, senza alcuna divagazione secondaria e senza alcuna scomposizione argomentativa. Dal punto di vista strettamente strutturale siamo invece in presenza di un’unica unità: ciò che abbiamo sostanzialmente indicato con la denominazione di "supporto unico". È il caso tipico dei volantini (vedi ad esempio "S.P.I.S.A.L.") o dei segnalibro (vedi ad esempio "Noalcol. Chi guida non beve"), materiali di breve durata che concentrano tutta la comunicazione su di un unico supporto. 3.5.2. Le forme della comunicazione: immagini e/o parole? Un altro aspetto interessante emerso dall’analisi dei materiali raccolti riguarda la differenza tra due forme fondamentali di comunicazione utilizzate nella trasmissione dei messaggi sulla SSL. Si tratta della distinzione sostanziale tra una forma di comunicazione esclusivamente iconografica, formata solo da immagini, ed un’altra trasmessa anche attraverso la parola, sia essa scritta o parlata. Di seguito analizziamo le differenze fondamentali emerse dall’analisi del materiale comunicazionale a disposizione, rispetto a queste due forme della comunicazione sulla SSL e le implicazioni connesse ad un loro uso esclusivo o alla loro interazione. Immagini Tra il materiale considerato abbiamo alcuni esempi di comunicazione esclusivamente iconografica, nella quale cioè il messaggio viene trasmesso attraverso il solo utilizzo di immagini. Esempi di questo primo tipo sono per la verità piuttosto ridotti9, mentre la stragrande maggioranza dei prodotti comunicazio9. Si tratta esclusivamente di materiale audiovisivo, ed in particolare dei 3 video di animazione computerizzata; “Best Signs Story”, “Le Avventure di Napo” e “Napo e le sostanze pericolose”. 210 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 nali analizzati è composta sia da materiale iconografico che di tipo "testuale" (testo scritto o verbale, o entrambe le modalità). Gli unici materiali, tra quelli analizzati, a presentare un tipo di comunicazione solo iconografica sono i video di animazione computerizzata. L’animazione, infatti, introdotta allo scopo di "modellizzare" (molto spesso divertendo) il fenomeno in oggetto, permette di realizzare uno schema esplicativo, molto semplificato, dove compaiono solo gli elementi essenziali. Il fatto che l’utilizzo di comunicazione esclusivamente iconografica sia così ridotto e che allo stesso tempo si ricorra ad una tecnica così particolare qual è quella dell’animazione porta a ritenere che la comunicazione debba ancorarsi spesso ad altre forme, rispetto a quella esclusivamente iconografica, allorché affronta temi come quelli legati alla SSL in cui occorre ridurre al minimo possibile i margini di ambiguità interpretativa. Al di là della ‘significatività’ del campione di materiale analizzato, appare evidente che si debba prestare molta attenzione alla comunicazione eclusivamente iconografica, limitandone l’uso solo a casi specifici e che un valido rimedio a questa problematica "dell’ambiguità" o "polisemia", espressa dalla comunicazione iconografica, possa essere rappresentato dalle animazioni. Parole Dall’analisi dei materiali a disposizione si evince, per contro, come sia molto più praticata nell’ambito della comunicazione sulla SSL una modalità di costruzione dei messaggi che preveda la sovrapposizione di un testo scritto all’immagine. L’aggiunta di "testo" scritto o di un "commento" verbale - che si sovrapponga alla parte esclusivamente iconografica sembra permettere di indirizzare meglio lo spettatore nella direzione voluta. Non appare dunque casuale se la maggioranza dei materiali audiovisivi esaminati affiancano alla modalità iconografica di comunicazione anche una modalità di tipo verbale, affidando al commento parlato il compito fondamentale di tessere la tela dell’argomentazione. Anche il testo scritto permette di fissare meglio l’attenzione del fruitore, poiché lo obbliga a compiere un’attività come quella della lettura, che certamente richiede il ricorso ad una concentrazione maggiore rispetto all’ascolto o alla sola percezione di un’immagine. Si tratta comunque di una questione di equilibrio: abbondare con il testo scritto può rivelarsi assai controproducente, potrebbe richiedere eccessiva attenzione e sforzo da parte del fruitore, portandolo ad allontanarsi dal prodotto comunicazionale ritenuto troppo lungo e noioso. Non a caso la strategia comunicativa maggiormente adottata nei filmati sulle coltivazioni agricole, per esempio, è quella di combinare immagini, e commenti verbali (la voce del moderatore) e testi scritti, sotto forma di titoli che evidenziano le sezioni, o "blocchi narativi", nei quali viene suddiviso il video. L’utilizzo di più codici comunicativi sembra essere condizione imprescindibile nel caso di materiali comunicativi piuttosto lunghi e relativi a tematiche complesse e articolate, quali quelle trattate nei video, ma in generale in tutto il materiale preso in esame. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 211 Capitolo 3 3.5.3. Tipi di messaggio più ricorrenti Alla voce della scheda Modalità e retorica di presentazione del tema abbiamo indicato inizialmente per ogni unità d’analisi il tipo di messaggio sotteso alla comunicazione. Si tratta di un’indicazione fondamentale poiché il messaggio rappresenta il contenuto della comunicazione, la sua componente più intrinseca, il nucleo della trasmissione dell’informazione che si intende attuare. In generale, lo sforzo di base richiesto al fruitore di ogni materiale comunicazionale è quello di individuare questo messaggio, il tema. Il messaggio dovrebbero essere sufficiente a suggerire le giuste "isotopie", le categorie di senso necessarie ad interpretare e comprendere in modo unitario e coerente la comunicazione, ad indirizzare lo spettatore verso una chiave di lettura abbastanza definita. Di seguito indichiamo le categorie più ricorrenti nelle quali sono stati suddivisi i tipi di messaggi identificati per ogni unità comunicazionale analizzata, spiegando brevemente cosa si intenda con queste denominazioni. Va specificato però come questi tipi di messaggio non si presentino sempre in forma "pura", ma si possano mescolare tra di loro per dar vita a tipi di messaggio "ibridi". Messaggio "persuasivo" Si tratta di una forma di "messaggio" il cui scopo è quello di "convincere qualcuno di qualcosa". Le unità comunicazionali che riportano questo tipo di denominazione per l’indicazione del messaggio in esse contenuto, rappresentano infatti l’esempio più tipico di materiale informativo dal basso grado di controvertibilità dell’argomentazione, ma dagli elevati contenuti retorici, nel quale si fa un forte uso di metafore, nel tentativo di immedesimare il più possibile l’utenza target nelle vicende rappresentate. Un tipico esempio di messaggio persuasivo è contenuto nel video "Solo un attimo", del quale abbiamo già discusso a proposito della sua struttura comunicativa. Si tratta infatti di una presentazione ricca di elementi di "drammaticità", che mira a suscitare un forte impatto emotivo, attraverso filmati che, pur essendo delle ricostruzioni fittizie, esprimono un elevato grado di veridicità, attraverso la simulazione di incidenti veri e propri. La persuasione si fonda sulla trasmissione di elementi retorici, identificabili in frasi del tipo: "può bastare una frazione di secondo per cambiare drammaticamente il corso di una vita, rendendo a volte impossibile riprendere il proprio posto di lavoro, costretti a dipendere dall’aiuto altrui". Messaggio "argomentativo" Questo tipo di messaggio non è così esplicito o univoco, come può essere invece un messaggio di tipo persuasivo, e richiede al fruitore un certo sforzo interpretativo. Il contenuto della comunicazione non viene esplicitato immediatamente, non si presenta immediatamente una conclusione che viene invece ottenuta attraverso un percorso deduttivo più lungo e articolato, composto in maniera 212 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 logica ed ordinata da proposizioni conseguenti, poste in relazione inferenziale tra di loro. Si tratta della modalità maggiormente utilizzata, che taglia trasversalmente tipologie molto diverse di materiali, dalla pubblicazione "La prevenzione del mal di schiena nella movimentazione dei malati", alla brochure "Il Triangolo. Rischi - Danni - Prevenzione", fino all’audiovisivo - videocassetta de "Il lavoro in serra". Descrive la volontà precisa, sottesa alla comunicazione offerta da questi materiali, di presentare, generalmente in maniera asciutta e piana, aspetti molto concreti, euristicamente priva di tematizzazioni retoriche quali, ad esempio, la personalizzazione dei contenuti, la drammatizzazione del racconto, il riferimento a precisi universi valoriali dell’utenza. Messaggio "informativo-operativo" Messaggio che mira ad aumentare il livello di conoscenza dell’utenza circa una determinata dinamica o aspetto della SSL. Vuole però fornire nozioni che siano immediatamente spendibili sul piano pratico-operativo. Un esempio in questo senso è rappresentato dalla pubblicazione "Il rischio chimico nelle lavanderie a secco", in cui l’obiettivo della comunicazione non è certo quello di suscitare particolari effetti nel lettore, se non di carattere operativo, cioè di applicazione corretta di regole sulla sicurezza e l’igiene nello specifico settore. Messaggio "informativo-interpretativo" Questo tipo di messaggio, come quelli di tipo "informativo-operativo", mira ad un incremento del livello di conoscenza dell’utenza rispetto a situazioni o aspetti specifici; lo scopo però non è quello di fornire informazioni-nozioni immediatamente spendibili sul piano pratico, quanto piuttosto dei "codici interpretativi", delle chiavi di lettura rispetto ad argomenti mediamente abbastanza complessi10. Messaggio "educativo-pedagogico" In questo caso il messaggio non ha certamente finalità operative, perlomeno di tipo immediato, trattando temi di sensibilizzazione piuttosto generici. Lo scopo intrinseco a questo tipo di messaggi è quello di condurre il fruitore a compiere un certo tipo di riflessione personale, all’elaborazione di un percorso cognitivo, o in generale a riflessioni, che conducano attraverso una percorso riflessivo proprio ad accostarsi molto spesso a tematiche inerenti le pratiche di prevenzione11. 10. Vedi come esempio la pubblicazione “La Lavoratrice in Gravidanza”. 11. Un esempio di questo tipo è rappresentato da “Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio” (copertina verde), che si pone come obiettivo quello della formazione di una ‘cultura’ della sicurezza e prevenzione nei giovanissimi. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 213 Capitolo 3 3.5.4. Livelli di complessità del testo Ci occupiamo ora della proprietà testo verbale, comune a tutte le schede eccezion fatta per quelle relative alle animazioni computerizzate, che non presentano nessun tipo di messaggio scritto o parlato12. Ricordando come la variabile "testo" non si riferisca solo al contenuto scritto in senso stretto, ma anche al commento verbale, vediamo di seguito di chiarire il significato delle definizioni utilizzate per catalogare le due principali categorie di testo che emergono dall’analisi del materiale in oggetto. Testo "divulgativo" Obiettivo principale degli scritti o commenti verbali che rientrano in questa categoria è quello di mettere al corrente il maggior numero di utenti possibile riguardo all’argomento trattato. In questi tipi di testo ci si preoccupa di selezionare ed evidenziare i fatti più importanti in modo che al fruitore restino bene impressi. Al fine di garantire efficacia espositiva, fondamentale sembra essere la scelta di un filo conduttore preciso, che chiarisca il più possibile il senso del messaggio, evitando divagazioni su questioni e aspetti secondari. Un tipico esempio di questo tipo di testo è rappresentato dalla pubblicazione "Igiene e salute nella lavorazione del porfido"13, dedicata alla presentazione dei rischi e delle procedure di prevenzione per quanti lavorano nel settore dell’estrazione e della lavorazione del porfido. Il filo conduttore è sin dall’inizio e per tutta la durata del materiale molto preciso, trattando senza divagazioni secondarie aspetti fondametali inerenti questo specifico settore di lavoro, quali: il rischio da rumore, il rischio silicosi, il rischio da sollevamento pesi e posizioni, il rischio vibrazioni, e i relativi suggerimenti riguardo alle misure essenziali di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali che possono interessare gli addetti ai lavori. Si tratta di informare quanto più possibile gli operatori di questo specifico settore, attraverso l’esposizione informativa di regole operative, utilizzando in genere descrizioni testuali brevi e schematiche integrate da documentazione fotografica. L’obiettivo è quello di pervenire, fornendo informazioni aggiornate e attendibili e che aumentino il grado di informazione del fruitore sullo specifico argomento, all’applicazione immediata delle informazioni ottenute attraverso l’argomentazione. Testo "scientifico" A caratterizzare invece questi tipi di testo (scritto o verbale) è la presenza cospicua di terminologia specialistica. Il rischio è che i termini impiegati non siano 12. Vedi a proposito quanto qui descritto alle pagg. 210-211. 13. Contatore 104. 214 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 sempre chiari e comprensibili, interpretabili in maniera univoca, poiché nel linguaggio comune essi risultano polisemici e generici mentre nel contesto di un testo scientifico assumono un significato ben preciso. Esempio di testo "scientifico" è la pubblicazione "Case, Persone, Infortuni: conoscere per prevenire"14, nella quale viene trattato il tema degli eventi infortunistici che interessano la persona nel proprio ambiente di vita e, in particolare, in ambito domestico, con l’intento di approfondire, attraverso l’analisi dei dati ufficiali disponibili, le caratteristiche del fenomeno dell’infortunio domestico, mettendo in relazione la tipologia di evento con numerose variabili socio-sanitarie (natura dell’infortunio, frequenza e gravità). Come tutti i testi che abbiamo definito di tipo "scientifico" o "tecnico" si tratta di un lavoro piuttosto articolato, sia nella struttura dei contenuti che nell’esposizione: lunga e "tecnica", conseguentemente difficile da seguire, interpretare e memorizzare. Vengono affrontati diversi aspetti dell’argomento, per dar vita ad una trattazione di ampio raggio, che va da considerazioni di tipo generale sino allo studio (statistico-scientifico) della probabilità di accadimento dell’infortunio domestico nella popolazione italiana. Questa caratteristica di "complessità" e "specificità disciplinare" si rispecchia anche nel livello della struttura ("modulare") della pubblicazione, la quale risulta articolata in sezioni, ad ognuna delle quali viene affidata la trattazione di un aspetto differente dell’infortunio domestico e l’inquadramento del fenomeno secondo ottiche interpretative differenti. Conseguentemente, risulta piuttosto elevato anche il grado di controvertibilità dell’argomentazione che, nelle pubblicazioni "tecniche" come questa, risulta legata alla valenza scientifica dei dati racccolti: in questo caso particolare alle tecniche di elaborazione statistica utilizzate (questa pubblicazione è stata condotta sui risultati desunti da un’indagine Multiscopo dell’ISTAT) ed alla loro interpretazione. Tipicamente "scientifico" è - per questo tipo di "testi" - anche il fatto di essere rivolti prevalentemente ad addetti ai lavori, in questo caso a programmatori di campagne informative, ricercatori, formatori, impiegati nella pubblica amministrazione, etc.. 3.5.5. Gli stili espositivi Alcune considerazioni possono essere sviluppate anche sulla modalità comunicativa nel suo complesso, intesa come l’insieme dei mezzi espressivi e di presentazione dei contenuti della comunicazione. 14. Contatore 52. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 215 Capitolo 3 Stile espositivo "narrativo" Una presentazione basata su uno stile espositivo di tipo "narrativo" è costruita intorno ad una vera e propria storia. La struttura narrativa assicura ai contenuti una notevole coesione interna, fornendo al messaggio un senso unitario e immediatamente identificabile. Si tratta di una forma comunicativa che facilita presumibilmente l’assimilazione e la memorizzazione dei contenuti. Le informazioni proposte risultano verosimili anche se magari non sono presentate in modo rigorosamente logico, poiché fanno spesso riferimento al bagaglio culturale acquisito dallo spettatore. L’esposizione narrativa si caratterizza per la presenza di uno o più attori protagonisti in prima persona degli accadimenti o delle azioni rappresentate. La personalizzazione degli accadimenti facilita il mantenimento dell’attenzione, in quanto attiva meccanismi di identificazione, proiezione e coinvolgimento emotivo, che sono in grado di sostituire efficacemente la logica, nell’intento di persuadere15. Stile espositivo "descrittivo" Si tratta di esposizioni composte generalmente da testi piuttosto frammentati, che giustappongono sistematicamente le informazioni; questo aspetto può dare alle volte l’impressione di mancanza di unitarietà nel discorso generale e la trattazione può anche risultare piuttosto faticosa da seguire. Prendiamo come esempio la brochure "Coltiviamo la salute"16. L’obiettivo della comunicazione è quello di informare e sensibilizzare gli operatori di questo specifico settore rispetto ai rischi (infortuni e malattie professionali) che tali attività comporta. Lo stile espositivo ‘descrittivo’ di questo materiale si sostanzia nel fatto che l’unità comunicativa e con essa anche il contenuto della comunicazione risultano suddivisi in frames (interni all’argomentazione generale). In questo caso dunque la suddivisione è netta e duplice, da una parte assume espressione materiale nella ‘frammentazione’ dell’unità comunicazionale (supporto) in cartoncini separati che vanno poi a formare l’intera brochure, mentre dall’altra ci troviamo contemporaneamente di fronte ad una ‘frammentazione’ dell’argomentazione generale della comunicazione dal punto di vista della pura esposizione dei contenuti. L’unitarietà viene ritrovata in occasioni narrative secondarie, frames interni all’argomentazione generale, che la tengono insieme imprimendole una direzione precisa. Il motivo di questa frammentazione materiale e/o contenutistica dell’esposizione, va ricercato nell’attribuzione di importanza fondamentale a caratteristiche dell’esposizione quali brevità e semplificazione (schematicità). 15. Vedi per esempio “Best Signs Story”: contatore 3; “Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio” (copertina verde): contatore 62; “La prevenzione è di questo mondo”: contatore 31. 16. Contatore 79. 216 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 Stile espositivo "esplicativo" Anche qui si tratta di un’esposizione molto frammentata nella componente testuale come in quella iconica. Molto spesso sono soprattutto le immagini ad affiancarsi l’una all’altra in un nesso non immediatamente identificabile, ed hanno bisogno del testo, di un commento verbale o scritto, per essere messe chiaramente in relazione. Se di solito le immagini sono estremamente frammentarie e giustapposte, il discorso di fondo, la tesi argomentativa, è di converso generalmente complessa ma unitaria e chiara. Questo tipo di esposizione risulta spesso piuttosto cattedratica e didattico-pedagogica, composta da descrizioni più o meno lunghe e particolareggiate, mantenendo un carattere impersonale17. Occore tuttavia specificare che la differenza tra questi ultimi due stili espositivi, che - va ricordato - sono il frutto di considerazioni del tutto soggettive, è molto spesso assai sottile. Non di rado infatti abbiamo utilizzato, per categorizzare lo stile espositivo delle unità comunicazionali prese in considerazione, la definizione "descrittivo-esplicativo" o viceversa. 3.5.6. A proposito di complessità del tema Rispetto alla variabile complessità del tema, la comunicazione si presenta secondo due tipi principali. Incrementale o conservativa: La complessità del tema è mantenuta o addirittura incrementata effettuando collegamenti con altri argomenti non propriamente centrali rispetto all’argomento trattato. Traduttiva o riduttiva: La distanza cognitiva è ridotta al limite, abbassando di molto il livello di complessità dell’esposizione. Quest’ultima, in particolare, è l’indicazione che abbiamo quasi sempre utilizzato, a dimostrazione del fatto che i materiali a disposizione hanno in comune proprio la volontà precisa di comunicare a tutti, dunque nel modo più semplice possibile, tematiche di interesse comune e che potrebbero anche rivelarsi assai complesse come quella della sicurezza e della salute sul lavoro. 3.5.7. A proposito della controvertibilità del messaggio Sulla base della definizione operativa data di controvertibilità del messaggio18 è da annotare una sostanziale omogeneità nel materiale analizzato. Il tenore del- 17. Vedi ad esempio del documentario sulle coltivazioni agricole “Colture arboree”: contatore 14. 18. Vedi a pag. 203 di questo volume. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 217 Capitolo 3 l’argomentazione prevalente è quello di far apparire (tranne qualche rara e per altro marginale eccezione) lo schema di ragionamento seguito e presentato nel prodotto comunicativo come l’unico effettivamente e razionalmente possibile. "Ridotto" o "Basso" livello di controvertibilità dell’argomentazione19 significa dunque assenza di discussione, intesa come esposizione di valutazioni discordi, e come tali potenzialmente in grado di produrre un effetto di distorsione, soprattutto in termini di perdita di fiducia verso le fonti della comunicazione da parte dei suoi destinatari. In molti casi si tratta di testi che non presentano nemmeno delle vere e proprie argomentazioni, ma si limitano all’esposizione schematica di regole d’uso, consigli pratici da applicare a fini preventivi. Impostare la comunicazione su frasi del tipo "…si deve evitare assolutamente di manomettere fotocopiatrici e stampanti…" oppure "…evitare che i cavi di alimentazione siano volanti…"20, dal preciso orientamento alla prescrizione, possono essere accolte oppure no (messe in pratica o meno) esprimono comunque "un deciso carattere di linearità, apoditticità e assenza di posizioni divergenti"21. Le rare e marginali eccezioni alle quali accennavamo sopra, definite ad "elevato" o "alto" grado di controvertibilità del messaggio, sono rappresentate proprio da quei materiali dal contenuto decisamente più "tecnico" (dalla medicina, alla chimica, fisica fino alla scienza giuridica) per i quali è possibile, sulla base della logica dell’argomentazione "tecnica" sulla quale si fondano, un certo margine di "controvertibilità", di "falsificazione" dei contenuti in base ad altri approcci metodologici discordanti rispetto a quello/i sposati dai realizzatori della comunicazione informativa. Prendiamo ad esempio l’unità comunicazionale dal titolo "2° Seminario dei professionisti CONTARP: Dal controllo alla consulenza in azienda", dove parliamo di "alto" grado di controvertibilità del messaggio. Questa affermazione è dovuta al fatto che qui viene riconosciuta a questo materiale la precisa volontà di fornire proprio degli "spunti" per riflessioni personali da parte dell’utenza. Prendiamo ancora l’unità "Case, Persone, Infortuni: conoscere per prevenire", pubblicazione redatta sulla base di risultati desunti da un’indagine Multiscopo dell’ISTAT. Ogni affermazione interna all’argomentazione è qui legata alla valenza scientifico-statistica dei dati racccolti, controvertibile sulla base di altre tecniche di raccolta, elaborazione ed interpretazione statistica dei dati stessi. 19. Questa è l’indicazione prevalentemente utilizzata per la traduzione lessicale della proprietà indicata alla voce della scheda denominata Livello di controvertibiità dell’argomentazione. 20. Vedi “Sicurezza in Ufficio”: cont. n. 47; a pag. 17 in riferimento ad “Apparecchiature e macchinari da ufficio”. 21. Bucchi M., La salute e i mass media, pag. 73, in: DYNAMIS, 1997, 17, 69-79. 218 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 3.5.8. A proposito di retorica Alcune delle unità comunicazionali analizzate ricorrono spesso ad una modalità di presentazione delle immagini che può essere ricondotta ad un "lo vedete con i vostri occhi" che rappresenta nei fatti un espediente retorico e non una forma di argomentazione. Un’unità comunicativa, indipendentemente da caratteristiche quali il formato o lo stile espositivo, è tanto più "retorica" quanto più utilizza analogie e metafore, che rappresentano potenti strumenti espressivi, in grado di comunicare l’immagine e il messaggio di un fenomeno nel suo insieme. Da un punto di vista eslusiavemente "teorico" facciamo qui una distinzione tra due forme fondamentali di retorica22: Retorica "generativa" L’uso di metafore e analogie in forma generativa, e quindi costitutiva di nuovo sapere. Questo uso generativo o semantico del linguaggio, attraverso l’utilizzo di metafore, assolve prevalentemente ad una funzione comunicativa. Retorica "consolatoria" Uso di metafore ed analogie in grado di rassicurare l’utenza sulla sua capacità di seguire, comprendere e percepire i discorsi svolti, rimandando ad un patrimonio acquisito di immagini e traslati, il cui significato non viene però mai messo in discussione. Questo uso consolatorio o "estetico" del linguaggio, attraverso l’uso di metafore, assolve prevalentemente ad una funzione espressiva. L’uso estetico del traslato, in caso di eccessiva distanza cognitiva, può produrre un effetto suggestivo - persuasivo, che non si verifica invece in caso di distanza cognitiva minore o assente (retorica vera e propria, nel senso di persuasione). In questa situazione, tanto l’emittente quanto il destinatario utilizzano lo stesso codice in maniera consapevole e sanno pertanto riconoscere il giusto valore di un espediente retorico. 3.5.9. A proposito delle finalità del messaggio comunicativo Si tratta di individuare le sollecitazioni che, tramite elementi diversi, sono proposte al destinatario della comunicazione. Eccone una classificazione: Finalità "idealistiche" Accrescimento della conoscenza, al di là delle implicazioni empiriche. Acquisizione di nuovi elementi conoscitivi, mentre la possibilità che possano essere traducibili sul piano concreto è del tutto assente. 22. Non facciamo nessun esepmio di applicazione concreta di queste definizioni rispetto ai materiali analizzati, si tratta infatti di una distinzione esclusivamente teorica. Ci siamo limitati a dare una valutazione dell’unità del tipo "retorica o meno", ma non avevamo elementi per distinguere tra retorica "generativa" e "consolatoria". Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 219 Capitolo 3 Finalità "strumentali" Istanza di immediata applicabilità delle acquisizioni ottenute. L’obiettivo è quello di pervenire all’applicazione pratica degli elementi appena comunicati attraverso l’argomentazione. Comunicazione che fa ricorso ad un linguaggio articolato ed estensivo, ma che può discostarsi dal linguaggio della fonte originaria della comunicazione. Il suo obiettivo è quello di far pervenire determinati contenuti a soggetti che non hanno dimestichezza con essi. Esistono tuttavia altri "tipi-ideali" intermedi, collocabili tra queste due estremizzazioni concettuali, quali ad esempio: Finalità di "accrescimento del bagaglio conoscitivo" Una finalità di questo tipo significa privilegiare argomenti di largo respiro (numerosi interventi), o di elevata complessità (che vada a scomparire con il procedere della fruizione). Finalità "informativa" Fornire informazioni aggiornate ed attendibili sull’argomento. Scopo è quello di aumentare il grado di informazione del fruitore su specifici argomenti. Finalità della "spendibilità quotidiana" Soddisfare piccole curiosità, elargire consigli, avanzare suggerimenti riguardo al miglioramento della sicurezza e dell’igiene del proprio posto di lavoro. 3.6. Un quadro di sintesi e alcune indicazioni operative Quello che segue è un tentativo di individuare, sulla base del materiale analizzato, gli elementi potenzialmente più utili al committente per l’impostazione di iniziative di comunicazione, efficaci in materia di sicurezza sul lavoro. Non è affatto facile cogliere tutti gli aspetti di una comunicazione particolare come quella in esame, volta a comunicare tematiche di interesse sociale relativamente nuove e non ancora ampiamente condivise come quelle relative alla SSL. Non è semplice, in particolare, cogliere quella che rappresenta un’articolata orchestrazione di toni, colori e registri argomentativi di materiale pensato per fornire al singolo fruitore dei messaggi diretti, con l’intento di modificare o correggere i comportamenti dannosi messi in atto dalle persone sul luogo di lavoro e suggerire comportamenti positivi, virtuosi per la salute. Non è dunque pretesa di queste brevi considerazioni esaurire la questione delle modalità ideali di comunicazione di un messaggio sociale complesso come quello relativo alla SSL, ma fornire sulla base del materiale analizzato alcune indicazioni operative rispetto a quelli che sono stati identificati come gli elementi fondamentali di questo tipo di comunicazione. 220 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 In generale, ciò che risulta immediatamente evidente è come la comunicazione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro debba essere interattiva, concepita come un’attività di scambio continuo di informazioni tra comunicatore/formatore e destinatario/lavoratore. Emerge subito come ogni attività di comunicazione inserita in questo ambito specifico debba essere costruita sull’esperienza dell’utenza target, incentrata sull’acquisizione di capacità piuttosto che di conoscenze e basata sulla pratica, così come è necessario che i comunicatori siano a conoscenza degli appropriati metodi di formazione e che siano adottate metodologie attive, per facilitare l’integrazione delle conoscenze e delle abilità acquisite nella realtà professionale. 3.6.1. Determinazione e comunicazione degli obiettivi, dei soggetti destinatari e del messaggio chiave Nella comunicazione di un messaggio sulla SSL appare essenziale innanzitutto l’identificazione chiara di un obiettivo preciso (passaggio comune e riconoscibile in tutti i materiali comunicazionali presi in considerazione) che sia al contempo limitato e realistico. Occore poi riuscire ad esplicitare chiaramente, e da subito, gli scopi e le intenzioni della comunicazione, rimanendo coerenti nei confronti dell’obiettivo generale della comunicazione stessa. L’esperienza della ricerca sembra consigliare l’impostazione di una comunicazione - per così dire - "di settore", che parli di rischi specifici a lavoratori di ambiti ben delimitati, e che fornisca immediatamente per questi rischi o, in generale, per aspetti da migliorare in termini di sicurezza sul lavoro, un nome e un cognome. In effetti, i materiali che ci sono sembrati più attinenti alla tematica, nonché maggiormente efficaci, sono stati proprio quelli che indicavano tutto questo già a partire dal titolo: per esempio, "Il rischio chimico nelle lavanderie a secco" o "L’esposizione a rumore nel comparto legno" e così via. Immediatamente viene qui esplicitato nel titolo il settore lavorativo specifico e, di conseguenza, viene delimitata così anche l’utenza professionale alla quale ci si rivolge (la lavorazione del legno, il settore delle lavanderie, etc…). Inoltre, al settore viene subito affiancata la forma di rischio specifico di cui si parla e di cui si intende mettere in guardia l’utenza (rischi derivanti dall’utilizzo di prodotti chimici, rischi legati all’esposizione al rumore, etc…). È dunque consigliato rivolgersi sempre ad un pubblico specifico, a categorie sempre più precise e limitate e, ancora, all’interno di queste categorie, se possibile, a soggetti con ruoli ben definiti, in grado di reagire ed agire alle raccomandazioni fornite e magari anche di espanderle. Il raggiungimento di questo primo obiettivo richiede però, a monte della realizzazione pratica di materiali di questo tipo, lo svolgimento di indagini preliminari adeguate finalizzate alla raccolta di quanti più aspetti possibili e precisi della realtà lavorativa ai cui addetti ci si intenda rivolgere. Se questo fatto di concentrarsi su soggetti destinatari precisi permette da una parte, a chi imposta la comunicazione, di dedicarsi anche ad obiettivi specifici e naturalmente consente di tenere sotto controllo il dispendio Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 221 Capitolo 3 di risorse, esso implica d’altra parte anche una preparazione dettagliata su ogni aspetto dell’attività lavorativa in oggetto. Alcuni materiali che sono stati presi in considerazione e che sono stati valutati nel loro complesso "efficaci", hanno contribuito a riformulare la convinzione in base alla quale si tende a pensare che chi comunica debba necessariamente agire direttamente sul destinatario. Materiali quali "Case, Persone, Infortuni: conoscere per prevenire"23, "I disturbi muscolo-scheletrici"24 o "Il Triangolo Rischi - Danni – Prevenzione"25, per esempio, mostrano invece come spesso la comunicazione possa risultare anche più adeguata se rivolta a persone non direttamente interessate al problema della SSL che si intende porre in risalto: come per esempio sindacalisti, dirigenti o responsabili del personale. Il motivo può risiedere in diverse variabili quali, prime fra tutte, il settore o l’utenza target. Tuttavia questa preferenza è spesso l’espressione di un tentativo di "by-passare" un pubblico considerato, a torto o a ragione, piuttosto difficile da "sensibilizzare", "istruire" o "educare" al tema della salute sul lavoro. Per quanto riguarda specificamente il messaggio della comunicazione, questo deve risolvere - in prima battuta - un problema fondamentale, ovvero distinguersi dagli altri messaggi che quotidianamente inondano il pubblico e i lavoratori. Non ultimo per il fatto che il recente incremento di comunicazione sociale pubblica, oltre ad aver sviluppato nel grande pubblico una discreta "sensibilità estetica e interpretativa", ha prodotto anche una sovrabbonadanza di messaggi sociali, spesso difficili da isolare e valutare con l’attenzione che meriterebbero. In particolare, l’analisi dei materiali presi in esame sembra suggerire come "il messaggio sulla salute" debba essere breve, semplice e mirato al pubblico target. Buona norma sembra essere anche quella di cercare di esporre il messaggio - inteso come contenuto di base della comunicazione - con uno stile che sia sì privo di elementi gergali ma possibilmente anche non troppo formalizzato, attraverso argomentazioni di tipo testuale o verbale, idealmente non più lunghe di un paio di frasi. La quasi totalità delle unità comunicazionali adoperate utilizzano de facto un linguaggio non formalizzato, di tipo colloquiale, dal ritmo di presentazione e lettura "scorrevole" che garantisce velocità e immediatezza alla comunicazione come al suo recepimento da parte dell’utenza target. Il messaggio, presentato sotto forma di testo, dovrebbere essere quanto mai asciutto e diretto, sintetico e schematico. Opportuno sarebbe riuscire a comunicare in termini di problem solving: ad esempio, con frasi del tipo "la ricerca ha dimostrato che X lavoratori su Y soffrono di lesioni imputabili a lavoro ripetitivo: nuove linee guida potrebbero diminuire drasticamente il numero di incidenti", come ad 23. Contatore 2. 24. Contatore 17. 25. Contatore 31. 222 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 esempio "È noto che attività lavorative svolte a bordo di mezzi di trasporto o di movimentazione quali… espongono il corpo a vibrazioni o impatti che possono risultare nocivi per i soggetti esposti", "Dai numerosi studi epidemiologici pubblicati in letteratura sugli effetti dell’esposizione a….appare che alcuni disturbi si riscontrino con maggior frquenza tra…26; oppure: "il mancato rispetto della normativa che regola X, provoca Y, tali problemi potrebbero essere evitati o risolti adottando il piano Z"; ancora "Ogni anno in Italia perdono la vita sulla strada oltre 6.000 persone, in Europa 45.000… È necessario assumere il tema della sicurezza stradale come impegno comune e responsabilità condivisa... Solo in queso modo sarà possibile ridurre il numero delle vittime del 40 % entro il 2010, come indicatao dalla Commissione Europea"27. 3.6.2. Scelta del mezzo di comunicazione e del formato più adeguati Veniamo ora all’aspetto della scelta del mezzo di comunicazione, che sarà determinata principalmente sulla base della composizione del pubblico utente, nonché da considerazioni circa le risorse economiche e il tempo a disposizione. Per quanto riguarda la scelta del formato (sostanzialmente video/audio, cartaceo o multimediale), questa rimanda alla correlazione di due variabili della scheda d’analisi. La scelta del formato deve tenere in considerazione, sostanzialmente, il tipo di fruizione prevista (autonoma o di gruppo, diretta o somministrata) nonché i prerequisiti necessari presupposti. Vediamo quali sono le implicazioni relative alla scelta di alcuni tra i più comuni tipi di formato/mezzo utilizzati per la pubblicazione/divulgazione dei materiali oggetto di questa analisi: Manifesti-locandine: mezzo utile per la sensibilizzazione dei lavoratori su rischi e soluzioni. Si tratta in fondo degli aspetti essenziali di ogni comunicazione sulla SSL, che inseriti in un formato di questo tipo acquisiscono contemporaneamente impatto visivo ed emotivo. Il messaggio deve però essere ben evidenziato, anche graficamente, e presentato in termini semplici, in modo da consentire alle persone di comprenderlo immediatamente mentre vi passano accanto28. Volantini, segnalibro, z-cards: un mezzo efficace per veicolare velocemente (tenendo sotto controllo il dispendio di energie e risorse) soprattutto esempi di ‘buona prassi’ in materia di SSL e consigli specifici, di tipo operativo o preventivo, su come evitare rischi e pericoli. Sulla base del materiale analizzato diciamo che essi 26. “La colonna vertebrale in pericolo”: contatore 40. 27. “Conosco la strada rispetto le regole”: contatore 12. 28. Vedi “Prevenzione infortuni e formazione professionale per l’edilizia in Trentino”: contatore 75. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 223 Capitolo 3 vengono utilizzati soprattutto per esporre regole pratiche che siano molto brevi, veramente essenziali, mirando al contempo ad una loro assimilazione veloce29. Bollettini di informazione - brochure, opuscoli, pieghevoli e guide: ottimi per regolari aggiornamenti e per coprire problemi importanti o complessi per i quali è necessaria una varietà di articoli. Nel momento in cui la comunicazione richieda un’argomentazione più ampia fondata su un insieme più articolato di informazioni e quindi un solo supporto (Volantini, segnalibro, z-cards) non è più sufficiente, è necessario ricorrere a questa variante del mezzo di comunicazione scritta. Pubblicazioni, manuali, monografie: utilizzati principalmente per comunicare informazioni e consigli dettagliati o graduali. Devono essere destinati prima di tutto alle persone responsabili della SSL. Nella maggior parte dei casi si tratta di comunicazioni relative a tematiche fondamentali quali la legislazione, la ricerca e le buone prassi relative alla salute e alla sicurezza sul lavoro nello specifico settore, in modo non solo di fornire informazioni operative ma anche di stimolare il dibattito. Video: uno strumento tra i più popolari per istruire e formare. La distribuzione di massa di questo supporto è tuttavia difficile e dispendiosa. Al massimo può essere distribuito a livello aziendale, per una somministrazione a gruppi. Molto spesso è uno strumento utile per ovviare a problemi causati dalla presenza negli utenti di prerequisiti cognitivi ridotti, ad esempio difficoltà di lettura legate alla non-conoscenza della lingua. 3.6.3. La presentazione scritta Inutile ribadire ancora una volta l’importanza della componente scritta del materiale comunicazionale e degli opuscoli di supporto per decretare il successo o l’insuccesso di una campagna. Il fatto è che chiunque legga un testo dovrebbe poter essere in grado di comprenderne in pochi secondi il suo contenuto principale. Sulla base del materiale esaminato vediamo alcune indicazioni per l’elaborazione del testo scritto: - Utilizzare nella presentazione scritta gli stessi termini che si utilizzerebbero in occasione dell’illustrazione della specifica stessa ad un membro del pubblico target; essere naturali, non tentare a tutti i costi di essere brillanti ed originali; evitare dunque frasi lunghe e troppo complicate, avvicinandosi il più possibile al linguaggio parlato e quindi eliminando dal testo le frasi lunghe e inutili. - Fare in modo che il messaggio compaia nel titolo e nel primo paragrafo attenendosi ai fatti. Titolo e testo dovrebbero essere esaustivi, ad esempio non 29. Ad esempio vedi “Centro per l’impiego per le Politiche attive del lavoro”: contatore 98 ; “S.P.I.S.A.L.”: contatore 99; “Noalcol”: contatore 111. 224 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 - - - - - - - - scrivere "Lancio di un nuovo prodotto", bensì "Attrezzo da movimentazione che potrebbe ridurre gli infortuni del 15%"; Avvalersi di sottotitoli, o di caratteri particolari, in grassetto o corsivo per attirare l’occhio del lettore sui punti chiave30; Personalizzare i testi: ove possibile, fare riferimento specifico alla realtà del pubblico destinatario; Se il testo di un prodotto comunicazionale è lungo, a stampa o qualsiasi altra forma di scritto, è opportuno inserire il messaggio chiave già nella prima frase o al massimo nella seconda. Le frasi susseguenti dovrebbero fornire il contesto fattuale e approfondire il concetto principale. Iniziare con i punti principali e procedere man mano introducendo quelli meno significativi; Inserire, se possibile, opinioni di personaggi rinomati, esperti di SSL, responsabili, medici, leader aziendali; I testi lunghi sono ostici e scoraggiano spesso il lettore. È opportuno, pur senza esagerare, frazionarli mediante sottotitoli, richiami, piccoli paragrafi e altri mezzi utilizzati tipicamente nelle pubblicazioni professionali31; Fornire un contatto (un indirizzo o un numero di telefono) e metterlo bene in evidenza. L’efficacia persuasiva del messaggio sembra dispiegarsi pienamente se l’invito alla riflessione trova il sigillo nell’invito a fare qualcosa di pratico. Proposte concrete di azione e indicazioni pratiche di come, dove e secondo quali modalità intervenire positivamente sono dunque parte integrante di una comunicazione della SSL efficace32; Includere uno spazio di autovalutazione, sia per misurare il grado di comprensione ed assorbimento dell’informazione da parte del fruitore, sia per permettere al fruitore-lavoratore di capire, concretamente, quali rischi corra sul luogo di lavoro e metterlo nelle condizioni di valutare egli stesso l’entita del rischio che corre. Quest’ultimo è un ottimo meccanismo per permettere di comprendere l’importanza delle politiche sulla SSL e di conseguenza motivare la sua attenzione rispetto a strumenti comunicazionali volti a fornire informazioni in questo senso33; Optare per la semplicità ma per un forte impatto visivo. 3.6.4.Come migliorare l’impatto visivo di un prodotto comunicazionale Scegliere accuratamente le immagini, assicurandosi che illustrino il messaggio principale. I disegni animati o i fumetti per esempio, usati attentamente, possono 30. Vedi “Sicurezza in Ufficio”: contatore 47. 31. Questo è ciò che avviene all’interno di una struttura che abbiamo definito "a blocchi narrativi" e che abbiamo visto essere anche la più comune tra i materiali presi in considerazione. 32. Quasi tutti i materiali analizzati contengono contatti, numeri di telefono, indirizzi. 33. Spazio per l’autovalutazione è contenuto nel materiale dal titolo “Il rischio da... Movimentazione manuale dei carichi”: contatore 39. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 225 Capitolo 3 rappresentare un buon mezzo di comunicazione per animare un messaggio in materia di salute e sicurezza che altrimenti rischierebbe di essere alquanto arido e tedioso, compresa la presentazione di infortuni. Ricordare tuttavia che anche il solo testo può esercitare un impatto notevole34. Mirare alla chiarezza e alla semplicità: evitare di riempire una pagina o un manifesto in quanto ciò indebolirebbe l’oggetto della campagna e confonderebbe il pubblico destinatario. Creare uno stile e una sensibilità: tutto il materiale promozionale-comunicazionale, dalla pubblicità ai bollettini di informazione, deve offrire un’immagine di coerenza. Le immagini possono variare ma lo stile espositivo ed il tono devono essere identici. Si tratta essenzialmente di un problema di progettazione che consentirà inoltre di veicolare un’immagine di marca e consoliderà l’impatto dei messaggi che il pubblico destinatario ha visto altrove. Nella presentazione di un messaggio in forma di immagini, risulta molto importante la serie o la sequenza di presentazione delle stesse. Le immagini emergono e forniscono un messaggio solo attraverso la loro ricorrenza nella serie. 3.6.5. Stile espositivo Due dimensioni indubbiamente rilevanti per la comprensione generale di prodotti comunicativi con finalità di prevenzione e informazione in ambito sanitario sono quelle della normatività e incontrovertibilità del messaggio35. Uno spazio cartesiano individuato da queste due dimensioni vedrebbe ad esempio collocata in alto a sinistra (bassa normatività, alta incontrovertibilità) la divulgazione sanitaria (ad esempio, le indicazioni che si possono trovare sul supplemento di un quotidiano per evitare malori di stagione o scottature da abbronzatura). In alto a destra (elevata normatività e incontrovertibilità) troveremmo i messaggi con finalità di prevenzione e informazione su specifici comportamenti (ad esempio, le campagne sanitarie) e in basso a sinistra (bassa normatività e bassa incontrovertibilità) le news su temi collegati alla salute e la sicurezza (ad esempio, le notizie sull’emergenza mucca pazza date da quotidiani o notiziari televisivi) e la fiction che non di rado tocca questi stessi temi (si pensi ai numerosi film e telefilm di ambito sanitario, o attinenti rischi quali l’AIDS). Se questo schema rimane valido a livello generale, occorre tuttavia rilevare, sulla base del materiale analizzato, come i linguaggi tipici della fiction siano utilizzati non solo frequentemente, ma anche con una certa efficacia, nell’ambito della comunicazione SSL – si veda ad esempio il già citato video "Solo un attimo". 34. Tipico esempio di ricorso al disegno animato (stile espositivo tipico del fumetto disneyiano) è l’opuscolo “La sicurezza non è un gioco”: contatore 30. 35. Cfr. Bucchi (2000). 226 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 Il tono della comunicazione Il tono di ogni campagna, ovvero lo stile e la sensibilità, dipenderà dal pubblico di destinazione e dai messaggi da trasmettere. A tale proposito si possono scegliere i quattro approcci seguenti: Sereno e razionale: è quello più adatto ad un pubblico di alto livello, quale quello formato dai dirigenti e dai politici, che desidera generalmente ascoltare argomentazioni razionali e prive di emotività, corredate da fatti e dati concreti. È qui il caso soprattutto delle monografie e delle pubblicazione che abbiamo definito "scientifiche", dove cioè il tema della SSL è trattato con distacco, l’evento non viene delineato sulla base di argomentazioni "drammatiche", ma attraverso la presentazione di dati e statistiche, normative, bollettini sanitari etc...36 Didattico: molto efficace se diretto a persone che sono già consapevoli dell’importanza del problema ma che necessitano di ulteriori informazioni e consigli37. Umoristico: opzione utile quando si tratta di argomenti ritenuti un po’ tediosi ed aridi, anche se possono avere implicazioni importanti. Costituirebbe, per esempio, un elemento importante nei materiali rivolti agli studenti o individui di giovane età. Infatti, il tono "umoristico" della presentazione alleggerisce notevolmente la complessità della tematica o aspetto della SSL, permettendo allo stesso tempo la trasposizione e l’interiorizzazione di eventi lontani dall’universo quotidiano del giovane38. Allarmistico: si tratta di un approccio impiegato sempre più di frequente, basato sulla premessa di "spaventare per indurre ad agire", con frasi del tipo "non fare questo significa pagare un prezzo elevato". Noti nella letteratura angloamericana come fear arousing appeals, i messaggi che privilegiano questo tono possono essere adatti per un pubblico restìo ai cambiamenti o che rifiuta la portata di un particolare problema. Si tratta di messaggi espressi in forma radicale, attraverso toni anche colpevolizzanti e ricattatori. In generale, battere il tasto dell’aggressività potrebbe essere utile a superare dei rumori di fondo, a sopraffare la com- 36. “Promozione della qualità nella sorveglianza dei lavoratori”: contatore 66; “Relazione Annuale 1999”: cont. 101; “Rumours”: cont. 23; “Secondo Atlante Nazionale degli Infortuni sul Lavoro”: cont. 51; “Seminario di studi INAIL sul tema analisi del rischio assicurato”: cont. 112; “Un manuale per la formazione sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro. (Tit. orig.: A manual for developing training in workplace health promotion)”: cont. 10. 37. Si tratta della stragrande maggioranza delle unità comunicazionali qui analizzate. 38. Esempio tipico di comunicazione dal tono ‘umoristico’ è la brochure “La prevenzione è di questo mondo”: cont. 31. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 227 Capitolo 3 petizione dei messaggi concorrenti, attraverso la retorica del dolore39. Tuttavia, occorre tenere presente che non si tratta di uno strumento da utilizzare in modo generalizzato e indiscriminato. Vari studi, ad esempio, hanno messo in evidenza come l’efficacia dei "fear arousing appeals" possa variare sulla base di elementi quali la gravità della minaccia, la probabilità che questa si verifichi realmente, la percezione di una soluzione praticabile da parte dell’audience40. Ad esempio, la presentazione della sola minaccia o la proposta pura e semplice di cessare un comportamento rischioso (smettere di bere, di fumare, di praticare rapporti sessuali a rischio) senza alcuna alternativa o contropartita può risultare addirittura controproducente, alimentando ansia e paure. La stessa esperienza pregressa del destinatario della comunicazione può giocare un ruolo fondamentale, poiché si può essere consapevoli di un rischio, ma ritenere di saperlo gestire, grazie alla propria esperienza – è il caso tipico dell’atteggiamento di molti guidatori, abituati da anni a fare a meno delle cinture di sicurezza che possono ignorare un messaggio allarmistico sul pericolo della guida senza cinture facendo affidamento sulle proprie capacità di guida. Potenzialità e limiti dei fear arousing appeals sono sintetizzati dalla cosiddetta "curva a U rovesciata" di Boster e Mongeau; in altre parole, l’efficacia di tale tono comunicativo cresce fino a un certo livello, dopodiché l’eccesso di ansia esita frequentemente in un rifiuto del messaggio41. 3.6.7. In sintesi: i principali fattori di efficacia Sulla base del materiale visto e del quadro generale degli studi rilevanti per la comunicazione SSL, è possibile individuare schematicamente alcuni fattori centrali di cui tenere conto nell’impostazione di una corretta comunicazione: Agire sulla percezione del tema (identificare e capire motivazioni, bisogni e valori dell’audience) La comunicazione sulla SSL è efficace se basata innanzitutto sulla previsione di obiettivi precisi, adeguati e misurabili. Occore dunque produrre una comunicazione specifica, composta da messaggi chiari e rilevanti (magari partendo dal presupposto che il pubblico tenderà ad essere scarsamente o per nulla interessato), che tenga conto delle caratteristiche dei destinatari e dunque di quei fattori sociali e culturali consolidati, che spesso sul luogo di lavoro impediscono l’adozione di comportamenti corretti miranti alla salute dell’individuo. 39. Esempio tipico di comunicazione dal tono ‘allarmistico’ è il video “Solo un attimo”: cont. 6; già descritto qui alle pagg. 208-209. 40. Cfr. Venturi (2000). 41. Ibid. 228 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 Favorire l’identificazione in situazioni verosimili Altra componente importante dell’efficacia della comunicazione sulla SSL è rappresentata dalla necessità di elevare il grado di identificazione dell’utenza con le situazioni descritte nella comunicazione. La comunicazione è più convincente se rappresenta situazioni, dinamiche lavorative ed interpersonali che sono rilevanti, poiché effettivamente vissute, da parte dell’utenza target. Impiegare comunicatori credibili L’efficacia della comunicazione aumenta proporzionalmente al grado di credibilità della fonte, il canale ed il comunicatore. Molto spesso a giocare un ruolo importante in questo senso è anche il tipo di utenza target alla quale la comunizione sulla SSL si rivolge. Non solo l’utenza si deve identificare nel comunicatore, ma quest’ultimo deve suscitare anche un certo grado di "notorietà", la quale risulta spesso molto più efficace rispetto ad altre caratteristiche del comunicatore quali ad esempio competenza (expertise) oppure autorità "istituzionale" o "scientifica". Il comunicatore in particolare dovrebbe assolutamente evitare di apparire e di essere percepito come una fonte autoritaria. Queso vale soprattutto per materiali rivolti ai giovanissimi, o particolari settori professionali, nei quali sono impiegate categorie "delicate" di lavoratori, quali ad esempio minoranze o extra-comunitari, dove l’impressione di essere soggetti ad un’opinione autoritaria potrebbe suscitare solo effetti negativi. Controbattere argomentazioni contrarie Ulteriore elemento di efficacia della comunicazione è rappresentato dall’esposizione delle motivazioni di segno opposto, accanto agli argomenti che vengono presentati quali fondamento delle ragioni di chi comunica. Se la comunicazione interpersonale infatti è fondamentale nel condurre cambiamenti di comportamento profondi come quelli inerenti alla sicurezza ed alla salute sul luogo di lavoro, fornire stimoli ed argomenti per controbattere eventuali argomentazioni contrarie, che altre persone nell’ambito del proprio ambiente di lavoro possono addurre, può risultare uno strumento di motivazione della comunicazione sulla SSL molto efficace. Mostrare che la soluzione è praticabile L’efficacia della comunicazione del messaggio sulla SSL passa anche attraverso la dimostrazione all’utenza che il problema esiste veramente ed allo stesso tempo che le soluzioni sono praticabli ed in grado di produrre conseguenze positive immediate. Molto più che dimostrare la possibilità di ridurre un rischio è necessario ed efficace mostrare l’esistenza di un pericolo tangibile. Usare una combinazione di media diversi È infine auspicabile l’utilizzo contemporaneo di media diversi per l’impostazione di comunicazioni efficaci sulla SSL. Abbiamo visto infatti come mezzi di comuProvincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 229 Capitolo 3 nicazione adatti per certi contesti non lo siano affatto per altri, oppure come esistano media adatti a certe fasi della comunicazione o alla comunicazione di certi messaggi piuttosto che altri. È necessario dunque fare attenzione anche a questo aspetto, combinando queste variabili per garantire attraverso la scelta del media più adeguato un giusto rapporto tra copertura, coerenza, e chiarezza del messaggio. 3.7. Alcuni esempi di comunicazione efficace "Napo e le sostanze pericolose" Sottotitolo: "L’etichettatura delle sostanze pericolose"; Serie: "Napo"; Supporto: Audiovisivo – Videocassetta; Durata 12 minuti; Anno 200142 Si tratta di un video di animazione computerizzata a carattere informativo-persuasivo, di breve durata, evidentemente rivolto ad una categoria professionale specifica interessata all’argomento: lavoratori e datori di lavoro, occupati principalmente in attività di tipo industriale, chimico, meccanico, imprese di pulizia, imprese agricole; in generale, chi utilizza costantemente per lo svolgimento della propria attività professionale delle sostanze chimiche. La caratteristica fondamentale è rappresentata dal fatto che l’animazione è muta. Del resto, essendo questo materiale il frutto della collaborazione di 5 istituti nazionali (equivalenti stranieri della nostra INAIL), la scelta di un linguaggio internazionale, di tipo extra-linguistico, risulta una condizione naturale e quasi obbligata. Una caratteristica strutturale precisa, quella di utilizzare esclusivamente un codice iconico, che sembra avere come risultato immediato quello di minimizzare il possesso da parte dell’utente di prerequisiti cognitivi di natura linguistica o legati alla capacità personale di comprensione testuale. Parallelamente, per una comprensione piena del messaggio comunicativo offerto, non è necessaria nessuna particolare competenza/conoscenza professionale o tecnica specifica; ciò che è richiesto è solo un minimo possesso di capacità cognitive legate alla comprensione di un filmato. Al di là di questa particolarità, la presentazione è organizzata in maniera del tutto classica, per favorire la massima comprensibilità e scorrevolezza. Il tema trattato è quello del significato dei simboli di pericolo utilizzati nell’etichettatura di sostanze e preparati chimici pericolosi. In sette brevi storie di animazione computerizzata il protagonista - Napo - scopre il significato dei simboli di pericolo utilizzati nell’etichettatura di sostanze e preparati chimici pericolosi. Ogni storia è preceduta dall’immagine di un’etichetta che rappresenta un simbolo di pericolo: 42. Contatore 4. 230 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 Xn (nocivo). Utilizzando uno spray nocivo senza l’ausilio di alcuna protezione, Napo sperimenta direttamente sulla propria salute quanto sia pericoloso inalare sostanze che riportino l’indicazione "Xn". Xi (irritante). A Napo ed al suo datore di lavoro vengono presentati da un venditore due prodotti spray. Napo, memore dell’esperienza negativa vissuta con il prodotto che riportava l’indicazione "Xn", convince il suo datore di lavoro ad acquistare il prodotto all’apparenza meno efficace ma che non riporti l’indicazione di nocività "Xi". F (altamente infiammabile). Napo subisce ora le conseguenze dell’uso improrio di una saldatrice da parte di un collega, che non presta attenzione alla presenza nell’ambiente di lavoro di materiale liquido altamente infiammabile, che lo stesso Napo sta utilizzando. C (corrosivo). Napo è impegnato nella pulizia dei bagni dell’azienda in cui lavora. Napo si preoccupa di segnalare l’utilizzo fatto del materiale corrosivo, ma il suo datore di lavoro si serve ugualmente dei servizi, ignorando la segnaletica di sicurezza, e pagandone le conseguenze. T (tossico). Napo è impegnato questa volta all’interno di una serra agricola, ma si sente male dopo aver utilizzato materiale tossico. Dal medico gli viene esposto l’effetto di queste sostanze, indicate con il simbolo "T", sul proprio organismo. Egli continua a lavorare per la serra, rimanendo però questa volta all’esterno ed utilizzando un moderno sistema automatico di trattamento delle piante. N (pericoloso per l’ambiente). Napo disperde nell’ambiente del materiale inquinante, ma una rana lo trasforma in un abitante dell’ecosistema di base. Egli capisce così direttamente gli effetti della sua azione e una volta ritornato un essere umano si preoccupa, insieme al suo capo ufficio, di smaltire correttamente i rifiuti. E (esplosivo). Napo è alla ricerca di materiale chimico all’interno di uno sgabuzzino, ma rimasto senza luce, decide di utilizzare un accendino, finchè non giunge in prossimità di materiale esplosivo, e capisce allora, sottolineato da una fragorosa esplosione, il significato dell’indicazione "E". L’obiettivo della comunicazione è rappresentato dal lancio di un mesaggio di tipo ‘persuasivo’, da una volontà precisa di sensibilizzazione rispetto all’importanza di una corretta lettura delle etichette per poter riconoscere i diversi rischi delle sostanze o dei preparati pericolosi e far comprendere ai lavoratori la necessità di adottare tutte le necessarie misure di prevenzione, come condizione propedeutica alla minimizzazione di episodi infortunistici sul luogo di lavoro. Si tratta di un tipico esempio di struttura "a blocchi narrativi", dove l’argomentazione viene suddivisa in "sequenze" strettamente collegate, ad ognuna delle quali è affidata l’argomentazione della dinamica di alcuni incidenti tipici che possono accadere in una situazione caratterizzata dalla scarsa conoscenza da parte dei lavoratori delle etichette che appaiono sui prodotti chimici. Ogni rappresentazione assume sostanzialmente una struttura "binaria": prima viene rappresentato il comportamento sbagliato con le relative conseguenze, poi quello corretto. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 231 Capitolo 3 La presentazione del tema è di tipo esclusivamente iconografico, completamente disancorata dai codici verbali e testuali classici, grazie alla tecnica dell’animazione computerizzata; in questo tipo di struttura espositiva è inoltre riconoscibile la volontà di far immedesimare lo spettatore nelle vicende rappresentate, di "personalizzare" cioè i contenuti. Lo stile espositivo delle scenette rappresentate, di tipo narrativo, assume un carattere decisamente umoristico, divertente, in grado di catturare immediatamente e mantenere alta l’attenzione dello spettatore, permettendogli di interiorizzare, velocemente e senza fatica, contenuti, per loro stessa natura complessi, attraverso la realizzazione di uno schema esplicativo molto semplificato, dove compaiono solo gli elementi essenziali. Questa organizzazione narrativa, per quanto presente e determinante per la struttura espositiva, non è in ogni caso suscettibile di ingenerere particolari tensioni. Il ritmo è scorrevole, caratterizzato da un’intensità che può essere considerata all’incirca costante dall’inizio alla fine, senza che vi siano momenti di rilevanza particolare nel tessuto testuale. Il livello di formalizzazione del linguaggio è estremamente ridotto, la comunicazione è infatti composta solo da suoni di approvazione o disappunto. L’esposizione non è affatto complessa; la successione logica delle fasi narrative - decisamente stilizzate e surreali - è tale infatti da permettere al fruitore di seguire con la massima facilità il discorso, e di ottenere, ad ogni nuova fase, il tipo di informazione che si aspetta di ottenere. Come ogni testo di carattere narrativo anche questo comporta un’attenzione costante da parte del suo fruitore, un’attenzione che pur non richiedendo grandi livelli di intensità, non si deve prestare a distrazioni. "Le colture arboree" Sottotitolo: "Sicurezza e salute dei lavoratori"; Serie: "Agricoltura"; Supporto: Audiovisivo – Videocassetta; Durata 30 minuti; Anno 200143 Si tratta di un video organizzato questa volta in maniera del tutto classica, sullo stile tipico dei documentari di informazione, di media durata, dedicato al problema della salute e della sicurezza dei lavoratori nel settore delle coltivazioni arboree. Il video non è naturalmente rivolto a tutti, ma specificamente agli operatori del settore agricolo e, in particolare, a quelli che si occupano di colture arboree. Per una corretta fruizione del materiale è dunque richiesta una conoscenza minima degli ambienti di lavoro, delle metodologie e delle attrezzature utilizzate in questo particolare ambito. In una prima parte vengono esposti gli aspetti di carattere generale e normativo, nonché i ruoli, gli obblighi, le responsabilità e le specifiche competenze in materia di sicurezza e prevenzione delle diverse figure professionali presenti 43. Contatore 109. 232 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 in un’azienda agricola. Successivamente vengono presentate una serie di tabelle di riferimento (una per ogni fase lavorativa, quali ad esempio "Lavorazione del terreno"; "Raccolta", etc...) per facilitare l’individuazione delle singole fonti di pericolo e la valutazione dei rischi in un’azienda agricola che opera nel campo delle colture arboree. In allegato sono inserite delle "Schede tecnico-informative sui singoli rischi", una per ogni tipologia di rischio individuata. Ognuna di esse dà informazioni sintetiche sulle fonti di pericolo, i rischi e i danni correlati e le principali misure di prevenzione e protezione da adottare. Segue una parte dedicata ai rischi presenti in alcuni tipici ambienti riscontrabili in un’azienda agricola, quali rimesse ed officine. Infine, è stato inserito un elenco dei principali riferimenti normativi in materia e dei prodotti informativi realizzati dall’INAIL su questo argomento, con le rispettive modalità di richiesta. L’obiettivo della comunicazione è quello di sensibilizzare gli operatori di questo specifico settore agricolo, rispetto ai rischi che tale attività comporta e sulle misure essenziali di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali che possono interessare tali addetti: si tratta di un esempio tipico di messaggio "argomentativo". Il testo, di tipo "divulgativo", è organizzato in maniera tradizionale, sullo stile tipico dei documentari didattici. La conduzione dell’argomentazione è affidata ad una voce fuori campo, alla quale spetta il compito di commentare il contenuto delle immagini. La natura del linguaggio non è solo di tipo iconografico e verbale, ma anche di tipo testuale. Prima di ogni "blocco narrativo", dei quali si compone la struttura del video, appare una schermata, un fermo immagine in bianco e nero titolato sulla base dell’argomento affrontato. Si tratta di una presentazione sistematica di infomazioni/regole normative, da una parte, come di descrizioni più o meno lunghe e particolareggiate rispetto a comportamenti e pratiche individuali dall’altra. Lo stile espositivo è di tipo "descrittivo", mantenendo un carattere propriamente impersonale, epurando così il discorso di ogni possibile componente retorica, mentre il linguaggio risulta piuttosto "formalizzato", a volte decisamente "cattedratico". Il ritmo della narrazione non è veloce, ma nel complesso scorrevole, mantenuto tale da una quantità di elementi di regia, primo fra tutti la costante alternanza di immagini di luoghi e ambienti diversi, utilizzati come una sorta di lente di ingrandimento per avvicinare lo spettatore alla realtà di quello che si sta descrivendo. Le argomentazioni sono soggette ad un elevato livello di controvertibilità, dovuto principalmente al fatto che l’universo argomentativo contenuto nel messaggio divulgativo fa incursione nel senso comune di un pubblico molto particolare, quello contadino, fortemente legato a pratiche e tradizioni antiche, che mal volentieri si confrontano con tematiche quali sicurezza e prevenzione. L’esposizione dal punto di vista strutturale non è affatto complessa, privilegiando una procedura argomentativa di tipo schematico-esplicativa. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 233 Capitolo 3 "Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro" Sottotitolo: "Schede informative per la prevenzione e la sicurezza nell’industria metalmeccanica"; Supporto: Stampato - Brochure; Durata 7 opuscoli-pieghevoli44 Si tratta di materiale cartaceo, di una brochure. Il tema affrontato è quello della prevenzione e della sicurezza per diversi aspetti specifici del settore lavorativo metalmeccanico. La struttura è di tipo "modulare" e in particolre "a schede"; si tratta di un insieme di sette pieghevoli, prodotti in carta lucida, riempiti con brevi ma fitte sezioni di testo e abbondantemente corredati da immagini (disegni) riguardanti i diversi aspetti della professione metalmeccanica di cui ogni opuscolo si occupa, quali: "La Movimentazione dei Materiali", "Le macchine e la sicurezza sul lavoro", "La sicurezza delle macchine utensili nel settore metalmeccanico", "I mezzi personali di protezione nelle metalmeccaniche", "Il rumore", "Presse, piegatrici, cesoie, calandre", "La saldatura". L’obiettivo che si propone la comunicazione è quello di informare e sensibilizzare gli operatori di questo specifico settore (metalmeccanico), rispetto ai rischi che tale attività comporta, riguardo inoltre alle misure essenziali di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali che possono interessarli. Per una corretta comprensione della comunicazione non sono richiesti particolari prerequisiti congnitivi, ma solo una normale capacità di lettura ed interpretazione di un testo scritto, unita ad una conoscenza minima del settore delle lavorazioni metalmeccaniche. Il messaggio, come per la maggior parte dei materiali realizzati su supporto cartaceo è di tipo "argomentativo". L’esposizione è ricca di aspetti concreti e conseguentemente priva di tematizzazioni retoriche. La presentazione del tema è affidata esclusivamente al testo (asciutto, semplice e schematico), questa volta di tipo "divulgativo", inserito in una cornice iconografica (quella dell’opuscolo/pieghevole) piacevole ed elgante, ma che non sembra influire troppo sul grado di efficacia del messaggio; Si tratta di una presentazione votata all’essenzialità dei contenuti, alla semplicità espositiva e, conseguentemente, all’immediatezza della percezione. Lo stile espositivo è di tipo "descrittivo": il testo risulta frammentato, all’apparenza piuttosto faticoso da seguire per la mancanza di unitarietà del discorso generale. Tuttavia, l’unitarietà viene sempre ritrovata all’interno di ogni scheda, in riferimento allo specifico aspetto trattato. Ogni scheda rappresenta un’occasione narrativa secondaria, un frame interno all’argomentazione generale. Il linguaggio non è formale ed il ritmo di presentazione veloce ed immediato; Il livello di controvertibilità del messaggio è "ridotto" poiché manca la volontà di dar vita ad una vera e propria discussione sul tema, intesa anche come possibile esposizione di valutazioni discordi; posizioni differenziate rispetto a quella espressa dagli autori non trovano spazio nella comunicazione. 44. Contatore 77. 234 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 3 La complessità è certamente "ridotta", di tipo traduttivo e schematico: la distanza cognitiva è tenuta al limite, abbassando di molto il livello di complessità dell’esposizione. Si tratta di un’unità di apprendimento di tipo autonomo, fruibile individualmente, con finalità informative-orientative rispetto alla trasmissione di informazioni aggiornate ed attendibili sull’argomento, che contribuiscano ad aumentare la capacità ed il grado di orientamento del fruitore. Le applicazioni sono specifiche per il settore metalmeccanico, ed in esse è riconoscibile un’istanza di immediata applicabilità degli elementi appena comunicati attraverso l’argomentazione. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 235 Capitolo 3 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Barbieri, Daniele, Questioni di ritmo. L’analisi tensiva dei testi televisivi, RAI/ VQPT – Nuova ERI, Roma 1997. Bucchi, Massimiano, La salute e i mass media, in: DYNAMIS, 1997, 17, 69-79, 1997. Bucchi, Massimiano, La comunicazione della salute e del rischio in situazioni d’emergenza: il caso della mucca pazza, in G. Gadotti, Nuovi sviluppi della comunicazione sociale in Italia, Coop. Libraria IULM, pp.235-267, Milano 2000. Cannavò, Leonardo (a cura di), La scienza in TV. Dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, Roma: RAI/VQPT - Nuova ERI, Roma 1995 Eco, Umberto, La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica, Bompiani, Milano 1968 (III ed.). Gadotti, Giovanna, La comunicazione di pubblica utilità e la comunicazione sociale (pp. 15-50); Il linguaggio della pubblicità sociale: specificità e questioni. (pp. 247260), in: Gadotti, G. (a cura di), La comunicazione sociale. Lineamenti, esperienze e nuovi sviluppi, Milano: Acipelago Edizioni, Milano 2001 (VI ed.). Gribaudo, Giovanni; Curzel, Vittorio, Catalogazione didattica del software audiovisivo, in: Quaderni di Comunicazione Audiovisiva, Anno 3 – n. 8, pp. 48-57, 1986. Ingrosso, Marco (a cura di), Comunicare la salute. Scenari, tecniche, progetti per il benessere e la qualità della vita, FrancoAngeli, Milano 2001. Losito, Gianni, L’analisi del contenuto nella ricerca sociale, FrancoAngeli, Milano 1996 (II ed.). Marrone, Caterina, Grafica & AIDS: le campagne informative, Il pensiero scientifico editore, Roma 1993. Van Dijk, Teun A., Testo e contesto. Semantica e pragmatica del discorso, Il Mulino, Bologna 1980. Venturi, A., L’efficacia delle campagne di pubblicità sociale, in G. Gadotti, Nuovi sviluppi della comunicazione sociale in Italia, Milano: Coop. Libraria IULM, pp.199-233, Milano 2000. 236 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 APPENDICE Elenco alfabetico per titoli dei materiali analizzati Scheda tecnica di valutazione Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 3 Elenco alfabetico per titoli dei materiali analizzati45 - 2° Seminario dei professionisti CONTARP: “Dal controllo alla consulenza in azienda” (36) - 2° Seminario dei professionisti CONTARP: “Dal controllo alla consulenza in azienda” (35) - A proposito di (92) - A Proposito di Amianto (94) - Al Videoterminale (110) - Best Signs Story (3) - Campi elettromagnetici (90) - Casa dolce Casa? (22) - Case, Persone, Infortuni: conoscere per prevenire (52) - Catalogo delle pubblicazioni (49) - Centro per l’impiego per le Politiche attive del lavoro (98) - Coltiviamo la salute (79) - Colture arboree (14) - Colture su campo (8) - Conoscere il rumore (88) - Conosco la strada rispetto le regole (12) - Decreti Legislativi n. 494/96 e n. 528/99: Come applicare le nuove norme per la sicurezza nei cantieri temporanei e mobili (18) - Diabete e lavoro (96) - Glossario di Ergonomia (37) - Guida ai corsi di formazione per la sicurezza (103) - Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri (53) - Guida Sicura (46) - Ho trovato il mio lavoro (105) - I disturbi muscolo-scheletrici lavorativi (65) - I pericoli in metalmeccanica (76) - Igiene e salute nella lavorazione del porfido (104) - Il lavoro al videoterminale (20) - Il lavoro in serra (7) - Il Nord Est Italia (1) - Il primo soccorso nel cantiere edile (68) - Il primo soccorso. Schede di comportamento (19) - Il rischio chimico nelle lavanderie a secco (21) - Il rischio da amianto (42) - Il rischio da piombo (43) 45. Fra parentesi, dopo il titolo, il numero di contatore della correlata scheda analitica nel database. Tutte le schede analitiche sono consultabili nel portale www.trentinosalute.net, in allegato alla versione on-line di questo volume, nella sezione Biblioteca virtuale (nota dell'editore). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 239 Appendice Capitolo 3 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 240 Il rischio da rumore (44) Il rischio da...Movimentazione manuale dei carichi (39) Il rischio elettrico nel settore terziario (17) Il Triangolo (78) Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio (copertina azzurra) (63) Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio (copertina rossa) (61) Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio (copertina verde) (62) INAIL (34) INAIL (15) Incontriamoci, non scontriamoci (91) Informazioni utili in caso di infortunio sul lavoro (13) La Caravella (32) La colonna vertebrale in pericolo (40) La Lavoratrice in Gravidanza (24) La prevenzione del mal di schiena nella movimentazione dei malati (74) La prevenzione è di questo mondo (31) La prevenzione in edilizia (82) La prevenzione per i lavoratori del comparto carni (81) La Promozione delle Salute nei Luohi di Lavoro (113) La segnaletica di sicureza nei cantieri stradali (71) La segnaletica di sicurezza (48) La sicurezza è un valore, il più importante (100) La sicurezza in edilizia (70) La sicurezza non è in gioco (30) La sicurezza sul lavoro e il mondo della scuola (83) Lavorare con stress? (41) Lavorare in agricoltura (58) Lavorare in sicurezza (69) Lavorare nei trasporti (57) Lavorare nel terziario industriale (59) Lavorare nell’area salute e benessere (60) Lavoriamo insieme per la sicurezza (29) Le Avventure di Napo (5) Le colture arboree (109) Le Piante Ornamentali (50) Le pubblicazioni INAIL / Lo scadenzario INAIL (11) L’esposizione a rumore in edilizia (56) L’esposizione a rumore nel comparto legno (54) Manuale informativo per il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori in ospedale (95) Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 3 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Materiali per l’educazione alla salute e sicurezza sul lavoro 2002 (85) Mettiamo in luce le extra competenze (89) Modelli di buona pratica (86) Napo e le sostanze pericolose (4) Napo in DVD (107) Nessuno lavora quanto le casalinghe. Ve lo assicuriamo (33) Noalcol (111) Occhio sicuro (84) Onde in chiaro (93) Pesare il carico mentale per prevenire la fatica mentale (64) Piombo e Amianto (16) Prevenzione degli infortuni sul lavoro con mezzi di trasporto (28) Prevenzione infortuni e formazione professionale per l’edilizia in Trentino (75) Prevenzione infortuni nel settore dell’edilizia (27) PrevenzioNet (80) Promozione della qualità nella sorveglianza dei lavoratori (66) Protezione da cancerogeni ambientali, a partire dal lavoro (55) Quaderno di cantiere (72) Quando arriva un bambino (38) Raccomandazioni (87) Rapporto Annuale Regionale 2001 (2) Relazione Annuale 1999 (101) Rischio Mobbing (45) Rumours (23) RUPA - Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione (108) S.P.I.S.A.L. (99) Salute e sicurezza al videoterminale (73) Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (77) Salute e sicurezza nel lavoro (67) Scivolamenti e cadute sul lavoro - azioni preventive (26) Secondo Atlante Nazionale degli Infortuni sul Lavoro (51) Seminario di studi INAIL sul tema analisi del rischio assicurato (112) Sicurezza in agricoltura (106) Sicurezza in Ufficio (47) Smoking Policy (102) Solo un attimo (6) Sportello immigrati (97) Un manuale per la formazione sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro. (Tit. orig.: A manual for developing training in workplace health promotion) (10) - Una buona gestione per prevenire gli infortuni (25) - Zootecnia (9) Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 241 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 3 Scheda tecnica di valutazione (area anagrafica) Titolo Sottotitolo (eventuale) Titolo della serie (eventuale, con numero della puntata) Produzione (Ente committente /finanziatore) Realizzazione (se soggetto diverso dal produttore) Autore/i Supporto (stampato, videocassetta, CD, etc) Anno di produzione Durata (o num. di pagg.) (area delle finalità e dei contenuti) Campo disciplinare Utenza target Eventuali prerequisiti cognitivi necessari (area della forma ) Struttura (lineare/sequenziale, modulare, a blocchi narrativi, indeterminata) Modalità e retorica di presentazione del tema: Forme e metodologia della comunicazione Livello di formalizzazione del linguaggio e stili espositivi Livello di controvertibilità delle argomentazioni Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 243 Appendice Capitolo 3 Livello di complessità dell’esposizione (area dell’applicazione) Fruizione (individuale, di gruppo, indifferente) Unità di apprendimento autonoma o complementare ( può essere fruito autonomamente oppure come sussidio per corsi, lezioni, ecc. ) Risultati Applicazioni 244 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Marketing sociale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro. Elementi per la progettazione di una campagna Vittorio Curzel 4.1. Premessa: le ragioni della campagna della Provincia autonoma di Trento A partire dal Decreto legislativo n.626 del 1994 il legislatore ha dimostrato una sempre maggiore attenzione al tema della tutela della sicurezza e della promozione della salute negli ambienti lavorativi. Tuttavia non sono stati ancora raggiunti i risultati attesi, con una radicale riduzione degli infortuni e delle malattie professionali. L’incremento delle attività di vigilanza e l’inasprimento delle sanzioni non sono sufficienti. Esse vanno integrate e precedute da un’intensa attività di sensibilizzazione, di informazione e di formazione, con l’intento di promuovere una cultura diffusa della salute e della sicurezza sul lavoro (SSL) e di favorire un clima partecipativo in cui tutti, datori di lavoro, lavoratori e organi di vigilanza, si facciano carico della propria parte di responsabilità e collaborino al raggiungimento di un obiettivo comune1. È dunque necessaria una articolata gamma di azioni, guidate dalla volontà di prevenire prima che di reprimere, di aiutare e di incoraggiare chi vuole rispettare la legge, di prescrivere obblighi a chi non è in regola e di comminare le giuste sanzioni a chi, nonostante tutto questo, non abbia ottemperato alle norme vigenti. L’azione di sensibilizzazione, per essere pienamente efficace, dovrà essere rivolta non solo al mondo del lavoro, ma all’intera società, a tutti i cittadini in quanto consumatori dei beni e dei servizi prodotti dalle imprese, affinché il non essere in regola dal punto di vista della sicurezza comporti per l’azienda inadempiente anche un giudizio sociale negativo e per i suoi prodotti una perdita di valore, con ripercussioni sul mercato che potrebbero pesare ancor più delle sanzioni, così come già avviene in alcuni paesi del Nord Europa. 1. Cfr. “Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune. Atti della Conferenza provinciale", a cura di Vittorio Curzel, ed. Provincia Autonoma di Trento - Assessorato alle Politiche sociali e alla Salute, Trento, 2001 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 245 Capitolo 4 Vi sono alcuni segnali positivi in questa direzione, fra questi, da una parte la crescente attenzione rivolta alla responsabilità sociale delle imprese, al fatto che esse devono contribuire non soltanto allo sviluppo economico di una comunità ma anche al suo benessere complessivo, dall’altra il diffondersi fra le associazioni datoriali della consapevolezza che la vigilanza sul rispetto della sicurezza è importante non solo per i lavoratori direttamente esposti ai rischi, ma anche per le stesse imprese, in quanto garantisce una concorrenza più leale. Non è certo concorrenza leale infatti quella tra due aziende, delle quali una si presenta sul mercato rispettando le norme e sopportando i relativi costi e l’altra no. A fianco di una cultura della sicurezza è necessario quindi far crescere una cultura della legalità, come si riscontra nei Paesi a più basso tasso di infortuni, dove è profondamente radicato il rispetto della legge come norma sociale condivisa e non soltanto per il timore delle sanzioni o delle conseguenze penali che il mancato rispetto comporta. Cultura della sicurezza e cultura della legalità confluiscono nella cultura della prevenzione, strumento efficace ed efficiente, l’unico a dare buoni risultati e anche il meno oneroso, dato che la prevenzione è assai meno costosa dei danni e della loro riparazione, non solo perché si tutela la vita dei lavoratori e si salva l’integrità del patrimonio umano di un’impresa e di una comunità, ma anche perché i costi psicologici e non solo economici, personali e sociali, dell’invalidità e della malattia sono elevatissimi. Accanto alle norme e alle sanzioni, alle nuove tecnologie della sicurezza, agli incentivi economici e agli sgravi fiscali per le imprese, il cambiamento culturale è dunque la leva su cui agire, forse quella più importante affinché anche le altre possano esplicare efficacemente i propri effetti per la soluzione del problema. Questo cambiamento culturale deve svilupparsi non soltanto all’interno del mondo del lavoro, ma nell’intera comunità, nelle famiglie e nella scuola, dove l’informazione sulla sicurezza e sulla salute nel lavoro deve essere inserita fin dai primi anni del curriculum scolastico ed educativo, in modo che i primi elementi, appresi nella fase iniziale della vita, possano poi essere rafforzati e approfonditi con la crescita. La Giunta della Provincia Autonoma di Trento ha indicato fra i propri impegni programmatici la promozione della sicurezza sui luoghi di lavoro e, nell’ambito delle proprie funzioni di governo, di indirizzo, di programmazione e di coordinamento dell’attività svolta sul territorio, ha voluto inserire tutte le iniziative per la SSL in una visione unitaria, strategica, intersettoriale, con un approccio articolato che tiene conto delle numerose variabili in gioco e integra l’azione di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, ricercando la massima cooperazione delle Parti sociali interessate e delle Istituzioni competenti. 246 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Una particolare impegno è stato dedicato al promuovere all’interno dell’amministrazione provinciale l’interazione tra i settori della salute, del lavoro, della scuola e della formazione professionale e per favorire la collaborazione di altri soggetti, quali l’INAIL, l’ISPESL, le Associazioni dei datori di lavoro, le Organizzazioni sindacali, i RLS, i professionisti. Dai lavori del Comitato di coordinamento ex art. 27 del D. Lgs. n.626/94, di cui fanno parte, oltre alla Provincia Autonoma di Trento, rappresentanti dell’Azienda provinciale per i Servizi sanitari, del Consorzio dei Comuni trentini, delle Associazioni dei datori di lavoro, delle Organizzazioni sindacali Confederali e delle Organizzazioni sindacali di Categoria agricola, dell’INAIL, dell’ISPESL e dell’ANMIL, a cui si è aggiunta successivamente l’Agenzia del Lavoro, è nata l’indicazione di elaborare un “Piano operativo provinciale”, che contenesse tanto obiettivi e strategie condivise quanto indirizzi attuativi e che individuasse i soggetti da coinvolgere di volta in volta. Tale Piano, approvato nel 2001, era articolato in 8 Progetti: 1. Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali; 2. Rafforzamento delle attività ispettive; 3. Scuola e cultura della sicurezza; 4. Formazione dei lavoratori; 5. Comunicazione e informazione; 6. Incentivi per la sicurezza; 7. Mostra-Mercato delle soluzioni innovative; 8. Sicurezza sul lavoro per minori e lavoratrici madri. Un nuovo piano operativo, configurato come conferma e aggiornamento di gran parte dei progetti in cui era articolato il piano precedente, è stato approvato nel 2005. Nello specifico i progetti sono ora 6: 1. Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali; 2. Rafforzamento e riqualificazione delle attività di controllo; 3. Scuola e cultura della sicurezza; 4. Formazione dei lavoratori; 5. Comunicazione e informazione; 6. Incentivi per la sicurezza. Il primo e il secondo “Piano operativo provinciale” con i loro progetti rispondono coerentemente alla consapevolezza che per ottenere buoni risultati nel campo della promozione della salute e della sicurezza sul lavoro sono possibili vari interventi, riferibili ai seguenti approcci che vanno fra loro integrati: - “normativo” (interventi legislativi o regolamentari di restrizione o incentivazione, attività ispettive e di controllo); - “tecnologico” (innovazioni tecnologiche che possono aumentare la sicurezza); - “economico” (politiche di riduzione dei costi, di defiscalizzazione, di incentivazione o di disincentivazione); Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 247 Capitolo 4 - “informativo-educativo” (elaborazione e diffusione di messaggi sui danni legati a un dato comportamento e sui benefici derivanti dal cambiamento). Il progetto “Comunicazione e informazione” (punto 5 del Piano), fa evidentemente riferimento all’approccio informativo-educativo, così come si riferiscono a questo approccio le campagne di marketing sociale, che si sono rivelate strumenti efficaci per favorire il cambiamento verso atteggiamenti e comportamenti più favorevoli alla salute. La campagna “Se non c’è sicurezza che lavoro è?” rientra in tale progetto. 4.2. Perché utilizzare le tecniche del marketing sociale per promuovere la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro? In questi ultimi anni si è parlato molto di marketing sociale, facendovi rientrare, a fianco delle campagne, altri campi di attività con obiettivi e finalità eterogenee: dall’azione di comunicazione svolta dalle associazioni no-profit, quando pubblicizzano il proprio operare, spesso con finalità connesse al "fundraising", alle iniziative messe in atto dalle aziende sanitarie pubbliche o dalle strutture sanitarie private quando promuovono i propri servizi. C’è anche chi, con frettolose generalizzazioni, fa un tutt’uno di marketing sociale, comunicazione sociale e responsabilità sociale d’impresa. Noi preferiamo far riferimento alla definizione data da Philip Kotler, con Ned Roberto e Nancy Lee “Il marketing sociale è l’utilizzo dei principi e delle tecniche del marketing per influire sulla decisione di un gruppo target, destinatario della comunicazione, per quanto riguarda l’accettare, rifiutare, modificare o abbandonare volontariamente un dato comportamento, allo scopo di ottenere un beneficio per i singoli, i gruppi o la società nel suo complesso”2. Quali ragioni suggeriscono l’utilizzo delle tecniche del marketing sociale3 nell’ambito della promozione della salute? 2. Philip Kotler, Ned Roberto, Nancy Lee, Social Marketing: Improving the quality of life, SAGE Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi, 2002. Kotler distingue chiaramente il “social marketing” dal “marketing for no profit organisations” e dal “societal marketing” (ambito del marketing d’impresa che fa riferimento ai principi della responsabilità sociale di un’azienda, secondo i quali la stessa deve operare secondo modalità che preservino o rafforzino il benessere del consumatore e della collettività). 3. Per una analisi delle origini e dell’evoluzione della disciplina del marketing sociale e una approfondita descrizione delle sue finalità, degli strumenti utilizzati e dei suoi limiti si veda Stefania Tamburini, Marketing e Comunicazione Sociale, Lupetti & CO. Editore, 1992. Per una guida pratica allo sviluppo di una campagna di marketing sociale si veda Nedra Kline Weinreich, Hands-on Social Marketing: A step by step guide, SAGE Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi, 1999. Per una sintesi dei principi e delle tecniche del marketing sociale come strumento di cambiamento applicato alla promozione della salute si veda V. Curzel, Promozione della salute e marketing sociale, in “Punto Omega” Quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino, Anno III n.5/6 Agosto 2001, ed. Provincia Autonoma di Trento 248 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Sappiamo che promuovere la salute vuol dire prima di tutto facilitare l’abbandono di comportamenti insalubri e l’adozione di stili di vita favorevoli al benessere fisico e psicologico. Tenendo conto che il marketing sociale è uno strumento utile per modificare abitudini e comportamenti, si potrà facilmente apprezzare il contributo che le sue metodologie e le sue tecniche possono apportare, non in sostituzione, ma insieme alle tradizionali iniziative di educazione alla salute. L’obiettivo comune è consentire alla persone di acquisire conoscenze, abilità e competenze utili per scegliere, volontariamente e in modo consapevole, che cosa è bene per la propria salute, coerentemente con quanto indicato dalla Carta di Ottawa (OMS 1986). Gli obiettivi di cambiamento che il marketing sociale può proporsi di conseguire, nell’ambito della promozione della salute sono: a) un cambiamento cognitivo: una maggiore conoscenza del problema e delle sue possibili soluzioni, in altre parole una corretta percezione dei danni per la salute correlati a un dato comportamento e dei benefici conseguenti all’adozione di abitudini più sane, può favorire l’adozione di un comportamento salubre. Lo scopo principale è dunque quello di creare consapevolezza su un dato tema (per es. sui rischi effettivamente presenti in una data attività o ambiente di lavoro e se vi sia una loro sottovalutazione; sulle cause di incidente; sulle protezioni attive e passive da adottare, etc.). Le difficoltà maggiori in questo ambito risiedono nell’identificare i segmenti che presentano una carenza informativa, capire quali siano le loro effettive conoscenze, gli atteggiamenti, comportamenti e valori rispetto all’argomento nonché le loro abitudini di consumo dei media, per decidere di conseguenza forme e contenuti del messaggio nonché canali e tempi per la sua diffusione; b) un cambiamento di azione: non basta che i lavoratori sappiano perché è importante indossare i dispositivi di protezione o quali procedure produttive seguire per avere una maggiore sicurezza sul lavoro, è necessario che compiano puntualmente tali azioni. Lo scopo è dunque quello di indurre il maggior numero di persone possibile a compiere una data azione entro un tempo determinato. Le difficoltà stanno nel fornire informazioni adeguate in modo efficace, ma anche nel convincere le persone ad agire, tenendo conto che anche laddove esista un atteggiamento favorevole, vi possono essere una serie di costi, reali o percepiti, che frenano il cambiamento (per esempio il costo economico o il tempo richiesto per adottare correttamente una procedura di sicurezza). L’attività di marketing dovrà dunque affiancare le facilitazioni e gli incentivi capaci di bilanciare i costi e di stimolare l’azione desiderata; c) un cambiamento di comportamento: vale a dire l’abbandono di abitudini dannose a favore di altre più salubri. Lo scopo è quello di favorire la modifica o l’abbandono di comportamenti (come ad esempio l’abitudine a non osservare determinate prescrizioni o proProvincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 249 Capitolo 4 cedure a causa di una sottovalutazione del rischio) e promuovere l’adozione di nuove abitudini favorevoli alla salute. Anche in tal caso il solo ricorso ai mass-media si è rivelato solitamente insufficiente, quando non controproducente. è necessario effettuare ricerche di marketing preliminari nonché pre-test per verificare gli effetti del messaggio su un campione adeguato; d) un cambiamento di valori: lo scopo è modificare valori e opinioni profondamente radicati rispetto ad alcuni temi o situazioni (per es., nello specifico, l’opinione che l’anzianità e l’esperienza lavorativa, e quindi la lunga consuetudine a svolgere una determinata mansione, riducano la pericolosità di una data azione rischiosa). è spesso il cambiamento più difficile da attuare, dato che l’identità e il benessere individuale si basano anche su un sistema di valori e su di una “Weltanschauung” tendenzialmente dotati di forte coerenza interna e capaci di orientare tanto la percezione della realtà quanto le scelte di comportamento individuali. L’introduzione di elementi cognitivi dissonanti crea evidentemente tensione (fra il cambiamento auspicato e la propensione, generalmente consistente, alla conservazione) per cui le persone cercheranno tendenzialmente di evitare informazioni incoerenti o di reintegrarle, distorcendole o negandole, nel proprio sistema di valori. Sono dunque necessarie intense e prolungate iniziative di informazione e sensibilizzazione, ma non solo. Talvolta sono indispensabili interventi normativi e in questo caso l’azione di marketing può servire per creare un clima favorevole all’approvazione della nuova norma. Il marketing sociale (nel nostro caso il marketing per la salute e la sicurezza sul lavoro) condivide alcuni fondamenti teorici e utilizza varie tecniche tipiche del marketing d’impresa e di prodotto. Come questi basa la propria azione sulla “teoria dello scambio” e sulla segmentazione4 dell’universo della popolazione, individuando benefici ricercati e 4. La “segmentazione”, è la suddivisione della popolazione in gruppi omogenei, per date caratteristiche prescelte. Le variabili utilizzate (anche in combinazione fra loro) possono essere variabili geografiche (luogo di residenza e sue caratteristiche climatiche, di densità di popolazione, ambientali), demografiche (età, sesso, reddito, livello di istruzione, etnia, religione, cittadinanza o paese di provenienza, dimensione del gruppo famigliare, etc.), psicografiche (classe sociale, stili di vita, interessi, opinioni), comportamentali (benefici ricercati in un dato comportamento, utilizzo abituale o meno di un bene o servizio, atteggiamento verso lo stesso, costi percepiti). I dati inerenti le due ultime variabili sono i più difficili da raccogliere, ma possono aiutare a comprendere perché, quando e a quali condizioni un gruppo accetterà lo scambio di marketing proposto (cioè nel nostro caso accetterà di adottare un comportamento più sicuro e favorevole alla sicurezza sul lavoro). Alla segmentazione seguirà l’eventuale scelta di rivolgere l’azione solo ad alcuni gruppi ritenuti più bisognosi o più interessati all’intervento (potrebbero essere ad esempio, i lavoratori di un dato comparto, di una data fascia di età, etc.) come pure la definizione di programmi specifici per ogni segmento. Una strategia di marketing indifferenziato consente certamente maggiori economie, ma dà buoni risultati soltanto se vi è un’effettiva omogeneità di bisogni. Tale omogeneità, nel caso di una campagna sulla SSL sarà riscontrabile presumibilmente solo a livello di base, dato che ambienti di lavoro dissimili non solo comportano situazioni di rischio differenti e in diverso grado, ma possono altresì essere correlati con culture del lavoro e della sicurezza eterogenee. 250 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 costi percepiti in ciascun segmento e posizionando di conseguenza il prodotto offerto. Proprio nella tipologia dell’offerta, così come nelle sue finalità, vanno evidenziate alcune differenze sostanziali fra marketing d’impresa e marketing sociale. L’oggetto dell’offerta non sono evidentemente beni tangibili o servizi, ma idee, comportamenti, valori. La finalità dell’offerta non sarà dunque promuovere l’acquisto di un prodotto, ma l’adozione di nuovi comportamenti in grado di produrre benefici di carattere individuale e collettivo. Se cambiano oggetto e finalità dell’offerta, possiamo presupporre che cambino anche i “competitors”, che infatti non saranno coloro che realizzano prodotti concorrenziali rispetto ai nostri, ma coloro che propongono opinioni, abitudini, stili di vita antagonisti, che riteniamo dannosi e da modificare. Saranno invece nostri alleati tutti quei soggetti pubblici e privati che condividono i nostri intenti e che perseguono obiettivi identici o compatibili, anche se talvolta con motivazioni diverse. Allargando la definizione iniziale potremmo allora dire con Kotler che il marketing sociale è la progettazione, la realizzazione e la valutazione di programmi atti ad aumentare l’accettabilità di una causa o di un’idea sociale, presso uno o più gruppi obiettivo, tramite l’utilizzo dei concetti di segmentazione, facilitazione, incentivo e tramite l’applicazione della teoria dello scambio per massimizzare la risposta di tali gruppi. Perché, parlando di idee e di comportamenti, ci riferiamo alla teoria dello scambio, così come farebbe un produttore di beni o di servizi? Partiamo dal presupposto, ovvio per un economista, che il prezzo di un prodotto sia da noi ritenuto giusto quando a questo prodotto annettiamo un valore che per noi è pari o superiore al valore di qualcos’altro che potremmo comprare allo stesso costo. Facciamo poi l’ipotesi, che sembra assai plausibile, che accettiamo di adottare un nuovo comportamento, solo quando riteniamo che i benefici che ci vengono prospettati siano pari o maggiori (e i costi pari o minori) di quelli che avremmo nel continuare a seguire quella data abitudine che ci si chiede di cambiare. Se muoviamo un ulteriore passo avanti nel ragionamento, potremmo pensare che per ciascun gruppo-obiettivo benefici ricercati e costi percepiti siano differenti (parlando per esempio del bene automobile si comprenderà immediatamente che un giovane acquirente presumibilmente cercherà qualità e caratteristiche diverse da quelle desiderate da un guidatore anziano) ed ecco allora che la proposta di scambio (costi psicologici correlati all’adozione di un nuovo comportamento in cambio dei benefici conseguenti) dovrà tener conto di queste differenze “posizionando” diversamente il prodotto-idea della nostra campagna (a una ragazza potremmo per esempio dire che il fumo di sigaretta rovina la pelle, a un fumatore adulto che il fumo gli abbrevierà notevolmente la vita). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 251 Capitolo 4 Questi concetti, derivati dal marketing di prodotto, sono dunque utilizzati anche nelle campagne di marketing sociale per massimizzare la risposta o, in altre parole, per ottenere una maggiore efficacia ed efficienza dalla nostra azione. 4.3. Alcune riflessioni preliminari alla progettazione di una campagna. Nel descrivere la metodologia seguita nella progettazione e nella realizzazione della campagna per la salute e sicurezza sul lavoro promossa dalla Provincia Autonoma di Trento, sembra utile esporre alcune riflessioni e alcuni concetti di carattere generale, in parte desunti o rielaborati a partire da un utile manuale pubblicato dalla Agenzia europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro5. Le prime scelte da affrontare quando ci si accinge a progettare una nuova campagna riguardano ovviamente i temi da affrontare, la definizione degli obiettivi che si intende raggiungere, la ripartizione dei compiti e la stima delle risorse necessarie. a) La selezione dei temi La scelta di quali campagne fare e del loro grado di priorità è certamente questione che riguarda prima di tutto il livello politico, non solo perché gli amministratori pubblici, in quanto eletti democraticamente, sono legittimati a definire il pubblico interesse di un’azione rivolta alla collettività, ma anche perché le attività di comunicazione pubblica dovrebbero rientrare nel disegno strategico generale di una pubblica amministrazione. Tale decisione peraltro può essere originata da proposte formulate dalla struttura tecnico-amministrativa (anche sulla base di indicazioni generali di enti sovraordinati come l’Organizzazione mondiale della sanità e il Ministero della salute) o risultare dell’interazione fra processi politico-amministrativi e istanze della società civile (ad esempio la scelta di realizzare iniziative per contrastare il consumo giovanile di alcol può essere motivata anche da una crescente sensibilità e preoccupazione della comunità e dei media per gli incidenti stradali del sabato sera). A tale proposito va detto che la crescita di attenzione nelle arene pubbliche verso un dato tema sociale non è necessariamente governata da fattori di natura oggettiva, ma piuttosto da un processo fortemente selettivo, all’interno del quale un ampio numero di problemi potenziali competono per attrarre l’attenzione pubblica e le risorse sociali. In altre parole la gamma degli argomenti problematici considerati suscettibili di azioni di comunicazione e marketing sociale appare condizionata dal 5. Cfr European Agency for Safety and Health at Work - Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute e Sicurezza del Lavoro, ed. it. a cura di Maria Castriotta, ISPESL, Roma, 2002 252 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 contesto politico e dal dibattito socio-culturale in atto, in cui, vale la pena di ricordarlo, i temi della salute e del benessere hanno acquisito progressivamente una eclatante centralità6. Nella scelta operata dalla Provincia Autonoma di Trento di promuovere una campagna sulla salute e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro entrano in gioco almeno due condizioni di contesto favorevoli: − una decisa propensione dell’Assessorato provinciale competente ad orientare le proprie politiche e le proprie azioni ai principi della promozione della salute, anche incentivando interventi intersettoriali in grado di agire non solo sui comportamenti individuali, ma anche sui determinanti socio-economici e ambientali della salute7; − un concetto di “salute” inteso come condizione generale di benessere psicofisico dell’individuo in relazione all’ambiente fortemente influenzata dallo stile di vita. Una volta scelto il tema della campagna si aprono alcune domande fondamentali: quali argomenti, fra i molti possibili, verranno affrontati e come? Quali sono quelli prioritari e chi decide la scala di priorità? È meglio affrontare argomenti di carattere generale rivolti a tutti, con finalità generiche di “sensibilizzazione” al problema, oppure dedicare l’attenzione ad aspetti particolari con l’intento di dare anche specifiche indicazioni di azioni e comportamenti? Qual è il momento migliore per uscire con la campagna? La nostra campagna è “just in time” o è piuttosto tardiva o magari troppo in anticipo per ottenere l’effetto desiderato? Anche in questo caso si dovranno operare delle scelte. Chi si dovrà assumere questo compito? Come si vedrà nelle prossime pagine per poter di volta in volta 6. Secondo S. Hilgartner, C.L. Bosk, The rise and fall of social problems: a public arenas model, in “American Journal of Sociology”, vol. 94, University of Chicago, Chicago, 1988: “L’interazione fra le differenti arene è un aspetto centrale del processo attraverso cui i problemi sociali si sviluppano. Tale interazione è in grado di accrescere o raffreddare l’attenzione data ai vari problemi nelle arene pubbliche. Attraverso un contesto complesso di connessioni le attività svolte in ciascuna arena si propagano nelle altre. Se l’attenzione verso un dato problema sociale cresce in una istituzione è probabile che si diffonda rapidamente anche nelle altre. Per questo motivo i problemi che ottengono una crescente attenzione e notorietà possono giungere a dominare non solo l’arena del discorso pubblico in cui sono emersi, ma in molte altre.” 7. Cfr. “Linee guida programmatiche di legislatura in materia di Politiche per la salute – Progetto Salute”, documento approvato dalla Giunta della Provincia Autonoma di Trento nella seduta del 12.11.2004, pubblicato nel supplemento al n. 14/2004 di “Punto Omega – Quadrimestrale del Servizio Sanitario provinciale, Trento, 2004. Per una sintetica descrizione dei determinanti sociali della salute vedi Richard Wilkinson, Michael Marmot (a cura di), "Social determinants of health. The solid facts Second edition", World Health Organisation, 2003. La traduzione in lingua italiana, curata da Giovanni Martini e Mario Querin, è pubblicata nel supplemento al n. 17/2005 di “Punto Omega”. Entrambi i documenti sono disponibili anche on-line (www.trentinosalute.net). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 253 Capitolo 4 rispondere a queste domande è necessario affrontare due passaggi: conoscere il più possibile il contesto in cui andiamo a operare (importanza dell’attività di ricerca preliminare) e far partecipare alla formazione delle decisioni tutti coloro che per ruolo, competenza ed esperienza professionale possono portare un utile contributo (opportunità della costituzione di un gruppo di lavoro intersettoriale). b) La definizione degli obiettivi. Quali obiettivi possiamo fissare e quale ragionevole previsione possiamo fare circa l’efficacia della campagna? Quante persone sono interessate alle informazioni che vogliamo dare o alle opinioni, ai comportamenti, ai valori che vogliamo proporre per favorire un cambiamento in senso positivo? Quante persone hanno possibilità effettive di modificare atteggiamenti o comportamenti o sono in grado di agire sulla base delle nuove informazioni che vogliamo fornire? Quale è dunque il nostro gruppo obiettivo (“target group”), e qualora ce ne fosse più d’uno, quale ha maggiore e/o più urgente necessità del nostro intervento, dato che presenta un maggior bisogno di informazione su quel tema specifico o è più esposto a un dato rischio? Il messaggio che vogliamo comunicare è rivolto a gruppi obiettivo numericamente consistenti, tanto da giustificare una campagna o piuttosto a gruppi piccoli o dispersi sul territorio, per cui potrebbero essere più efficaci canali di comunicazione “diretta” come incontri, corsi, seminari, e-mail, telefonate? c) Chi fa cosa. La definizione e la distribuzione dei compiti; la stima delle risorse necessarie. Quale è la scelta preferibile per quanto riguarda il soggetto che dovrà realizzare materialmente la campagna? Chi fa cosa? Ci limitiamo a fare i committenti (con vari gradi possibili di delega all’esterno e di affidamento di attività in “outsourcing”) o entriamo direttamente in gioco nella fase di progettazione e di realizzazione? Abbiamo autorevolezza e credibilità sufficienti? Abbiamo le competenze professionali specifiche e le risorse di personale e finanziarie necessarie? Qualche altra organizzazione sta pianificando iniziative simili? Sono possibili alleanze, collaborazioni, sinergie con altri enti per ripartire costi e carichi di lavoro o per avvalersi di competenze professionali e scientifiche utili o necessarie? Vi sono “competitors” che sostengono idee e comportamenti incoerenti o confliggenti con i nostri intenti, di cui dobbiamo tener conto? Saremo in grado di far fronte all’interesse o alla domanda di supporto generato dalla campagna, con sportelli informativi, telefoni verdi, iniziative di formazione e consulenza? 254 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Queste prime domande e riflessioni evidenziano da subito la complessità dei processi decisionali, delle attività progettuali e delle fasi realizzative di una campagna, da cui discende una prima constatazione: per affrontare tale complessità è necessario disporre di competenze intersettoriali e interdisciplinari, ovvero è necessario costituire di volta in volta un gruppo di lavoro ad hoc, dove tali competenze siano adeguatamente rappresentate. 4.4. Il primo passo: la costituzione di un gruppo di lavoro intersettoriale e interdisciplinare La costituzione di un gruppo di lavoro intersettoriale e interdisciplinare risponde a varie esigenze: − potersi avvalere di competenze ed esperienze professionali diverse e complementari (vedere un problema da diversi punti di vista, valutare e comparare più soluzioni possibili facendo poi sintesi, consente di prendere decisioni più consapevoli e spesso più efficaci); − favorire l’integrazione, fin dal momento della progettazione, di azioni da realizzarsi in diversi contesti, da parte di soggetti differenti, ma con obiettivi condivisi e convergenti in un unico piano operativo coordinato e multisettoriale; − favorire la nascita di alleanze e sinergie con altri enti e organizzazioni che altrimenti potrebbero realizzare singolarmente iniziative simili o analoghe alle nostre, ripartendo costi e carichi di lavoro, evitando duplicazioni e ottenendo economie di scala. Per la campagna della Provincia autonoma di Trento si è provveduto alla costituzione di un gruppo di lavoro nell’ambito del Comitato di coordinamento ex art. 27 del D. Lgs. n.626/948. In generale i soggetti che prevedibilmente si potranno coinvolgere in una campagna per la promozione della salute e della sicurezza sul lavoro saranno: - Associazioni datoriali e di categoria imprenditoriale; - Sindacati; - Enti pubblici e compagnie assicurative per infortuni sul lavoro e malattie professionali; 8. Hanno partecipato ai lavori del Gruppo: Giancarlo Berardi per l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, Franco Minestrina e Diego Geronazzo per l’Associazione Industriali, Donato Lombardi per l’Agenzia del Lavoro, Graziano Maranelli, Enrico Maria Ognibeni e Dario Uber per l’Azienda provinciale servizi sanitari, Adolfo di Corrado in rappresentanza dei Sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, Adolfo Piccioni per l’INAIL, Franco D’Albano per l’ISPESL, Monica Pisetta e chi scrive, con il compito di coordinatore del gruppo di lavoro, per l’Assessorato alle Politiche per la Salute della Provincia Autonoma di Trento. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 255 Capitolo 4 - Servizi sanitari locali, ASL, Servizi di prevenzione e servizi di medicina del lavoro; - Uffici del personale, uffici sanitari, uffici dell’Amministrazione degli EE.LL.; - Ispettorati del lavoro; - Ordini e associazioni professionali sanitari; - Ordini, associazioni professionali e professionisti del settore a cui la campagna si rivolge; - Professionisti e Associazioni della SSL; - Comitati e coordinamenti inter-enti per la SSL; - Istituti di ricerca, studiosi ed esperti SSL; - Gruppi di pressione e associazioni di rappresentanza di interessi dei cittadini; - Camere di commercio, industria e artigianato; - Centri di Formazione professionale, scuole ed istituti formativi; - Biblioteche pubbliche; - Agenzie pubbliche di trasporto; - Altri settori, servizi e articolazioni territoriali (enti funzionali ed enti pubblico-economici) dell’Ente che realizza la campagna. Individuati i possibili partner potrebbe essere necessario prevedere attività formative, incontri e riunioni preliminari, per giungere ad una base di conoscenza comune e condivisa da tutti i soggetti coinvolti, circa i vari aspetti del problema che si intende affrontare. I destinatari di una campagna, a titolo di esempio possono essere: - Lavoratori dipendenti; - Lavoratori autonomi, liberi professionisti; - Datori di lavoro (aziende); - Sindacati; - Associazioni datoriali; - Associazioni e ordini professionali; - Responsabili del personale, dirigenti, supervisori, coordinatori; - Responsabili della formazione/formatori SSL/docenti in materie sanitarie; - Funzionari addetti alla sicurezza, responsabili per la sicurezza interni, servizi medicina del lavoro interni; - Servizi per la salute e sicurezza sul lavoro; - Ispettorati del lavoro; - Professionisti nel settore della salute e sicurezza sul lavoro; - Medici e operatori sanitari; - Fornitori attrezzature per la produzione e dispositivi per la sicurezza; - Progettisti; - Settori di attività (segmentati per tipologia e/o dimensione e collocazione - centrale, periferica, filiale della struttura produttiva); - Autorità, cariche politiche e istituzionali, organi legislativi; 256 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 - Cittadinanza; - Studenti e docenti scuola dell’obbligo e scuola superiore. Prima dell’inizio della campagna della Provincia Autonoma di Trento si sono svolte nell’anno 2003 otto riunioni del gruppo di lavoro. Fin dalle prime riunioni si è convenuto: - di realizzare una campagna in più fasi, su un arco di tempo almeno biennale; - di dedicare il primo anno: a. alla individuazione dei settori prioritari di intervento; b. alla progettazione e realizzazione di attività di ricerca onde acquisire maggiori informazioni circa conoscenze, atteggiamenti, comportamenti e valori dei lavoratori trentini e immigrati in materia di salute e sicurezza sul lavoro; c. alla progettazione e realizzazione di un convegno nazionale con l’intenzione di presentare i risultati delle ricerche svolte e promuovere un incontro di studio sullo stato dell’arte e sulle prospettive nel campo della comunicazione del rischio e della comunicazione per la salute e la sicurezza del lavoro. Sulla base delle conoscenze dei partecipanti al gruppo di lavoro e dei dati raccolti dall’Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali9 sono stati individuati come prioritari i settori della cantieristica edile, dell’industria estrattiva del porfido e del manifatturiero metalmeccanico, definendo così i gruppi obiettivo della campagna. Sono stati altresì individuati i comparti dell’agricoltura, dei trasporti e del lavoro domestico, come settori a cui dedicare una particolare attenzione in anni successivi. Inoltre il consistente ingresso nel mercato del lavoro trentino di lavoratori immigrati da altri paesi, fenomeno articolato e complesso, eterogeneo per la molteplicità delle lingue e delle culture di provenienza, strutturale e in continua evoluzione, ha suggerito di rivolgere azioni specifiche anche ai lavoratori immigrati dei comparti sopra elencati dell’edilizia, del porfido e dell’industria metalmeccanica. Il fenomeno migratorio interessa per lo più persone di età giovanile, generalmente in buona salute, ma a rischio, dato che, oltre alle criticità caratteristiche delle fasce deboli della popolazione (alimentazione e condizioni abitative non sempre 9. Cfr Azienda provinciale per i servizi sanitari Trento, INAIL Trento (a cura di), “Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2000”, collana “infosanità” n. 20, ed. Provincia Autonoma di Trento, Assessorato Politiche per la Salute, Trento, 2002, e “Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2002”, collana “infosanità” n. 35, ed. Provincia Autonoma di Trento, Assessorato Politiche per la Salute, Trento, 2004 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 257 Capitolo 4 adeguate, precarietà del lavoro e frequenti situazioni di marginalità sociale) vi possono essere fattori critici peculiari connessi al quadro epidemiologico del paese di origine nonché aspetti culturali che possono comportare difficoltà di comunicazione e di inserimento sociale nel paese di accoglienza. Oltre a ciò la provenienza da realtà territoriali-linguistico-culturali altre, comporta spesso anche conoscenze, atteggiamenti, comportamenti e valori diversi nei confronti del lavoro e non solo per quanto riguarda i contenuti specificamente professionali, il quadro delle norme, delle procedure, dei diritti e dei doveri del lavoratore. 4.5. La prima fase della campagna: l’attività di ricerca preliminare. Come si è visto, la finalità di un’iniziativa di marketing sociale per la salute è promuovere il cambiamento individuale e collettivo verso atteggiamenti, comportamenti e valori più favorevoli alla salute. Abbiamo anche accennato al concetto di “posizionamento” del nostro prodottoidea e al fatto che dobbiamo essere in grado di prospettare al nostro gruppo-target benefici tali da convincerlo ad abbandonare un dato comportamento non salubre. Dunque, prima di tutto, sarà necessario saperne di più del pubblico a cui ci rivolgiamo, conoscere più a fondo quali benefici sta cercando, quali opinioni ha circa i reali danni e i benefici rispetto al comportamento che sta mettendo in atto, capire se ha consapevolezza circa i rischi che corre o se sottostima questi rischi, e infine qual è l’influenza esercitata dal contesto sociale e dal gruppo dei pari. Per ottenere queste informazioni si dovrà svolgere un’attività di ricerca, sia direttamente, se ci sono le risorse sufficienti per farlo, (tramite questionari, sondaggi, interviste a testimoni privilegiati, focus group, etc.) sia indirettamente, vagliando i risultati di indagini realizzate da altri in contesti simili. L’attività di ricerca costituisce di fatto la prima e indispensabile fase di una campagna di marketing sociale, perché ci fornisce elementi utili per le scelte e le decisioni da mettere in atto nella progettazione, consentendoci anche di “segmentare” l’universo della popolazione. Segmentare, come si è visto, vuol dire suddividere la popolazione in gruppi di utenti omogenei per alcune caratteristiche predefinite, il che ci permetterà di posizionare adeguatamente il nostro prodotto-idea. Non sempre (anzi abbastanza raramente) è possibile prospettare per tutti un unico tipo di beneficio, dato per alcuni lo stesso potrebbe risultare attrattivo, per altri totalmente indifferente. Per questo motivo non è infrequente che i risultati di campagne “generaliste” siano inferiori alle attese, dato che propongono benefici auspicabili solo da alcune fasce di popolazione e non da altre. Ma poiché non sempre si dispone del denaro sufficiente per fare tante differenti campagne quanti sono i gruppi omogenei individuati, la segmentazione ci aiuterà a comprendere a quali gruppi dobbiamo rivolgerci con maggiore urgenza. 258 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Tornando brevemente sul concetto di posizionamento del prodotto-idea, individuare e comunicare i benefici correlati all’adozione di un dato comportamento vorrà anche dire individuare i vantaggi competitivi in relazione ai bisogni e quindi poter comunicare il valore della nostra offerta in rapporto ai prodotti concorrenti (cioè alle idee/opinioni/comportamenti antagonisti). Riassumendo, la prima fase di una campagna per la salute e la sicurezza sul lavoro deve occuparsi dell’analisi del macro e micro-ambiente di riferimento: riguardo a conoscenze, atteggiamenti e comportamenti in materia di SSL attualmente presenti nel mondo del lavoro, riguardo al contesto socio-economico, culturale e tecnologico nel quale agiscono le forze che sostengono le idee e i comportamenti considerati favorevoli, le forze contrarie e i diversi tipi di opinioni ostili, alleate o neutrali nonché la situazione della domanda di sicurezza. L’attività di ricerca potrà fornire elementi utili per il processo decisionale, consentendo di definire il problema a cui si intende dare una soluzione, di individuare bisogni, opinioni e atteggiamenti preesistenti, di segmentare la popolazione in gruppi obiettivo. Nel caso specifico della campagna promossa dalla Provincia Autonoma di Trento, per raccogliere tutte le informazioni utili per la progettazione, con riferimento ai comparti prescelti (edilizia, estrattivo, metalmeccanico) si è provveduto a progettare e realizzare, con la collaborazione di docenti dell’Università degli studi di Trento e di sociologi dello Studio RES di Trento, tre distinte ricerche10 su questi temi: - la percezione del rischio, l’eventuale influenza del fattore anzianità ed esperienza lavorativa nella stima del rischio, la presenza di eventuali distorsioni cognitive con sottovalutazione o sopravvalutazione del rischio, l’influenza del gruppo dei pari e l’influenza dei mezzi di comunicazione per quanto attiene i lavoratori trentini11; − le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti in materia di sicurezza sul lavoro attualmente presenti presso i lavoratori immigrati in Trentino, con riferimento alle etnie maggiormente presenti, e i canali di comunicazione dagli stessi più utilizzati12. 10. I rapporti finali delle tre ricerche sono pubblicati nei capitoli 1, 2, 3 di questo volume. 11. La ricerca è stata svolta da Lucia Savadori, con la collaborazione di Tania Busetti, Sarah Menini e Francesca Nardin 12. La ricerca è stata svolta dallo studio RES di Trento con la direzione di Nora Lonardi e la collaborazione di Adel Jabbar, Daniela Bocher, Denis Bezbradica, Amina Boufrihi, Kleida Cogo, Rachida Doumou, Naima El Moutaquakil, Jadranka Fradl, Hicham Ichiker, Nedzmi Mati; Muhammad Mansha, Fatos Nanushi, Carmen Tomescu. L’attività di ricerca preliminare e l’attenzione dedicata nella fase di progettazione della campagna ai lavoratori immigrati non sono ancora prassi ampiamente diffusa nelle campagne promosse dalla Pubblica Amministrazione, ma entrambe hanno motivazioni teorico-pratiche che sono state pienamente condivise dagli enti che partecipano al Comitato provinciale di coordinamento per la salute e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 259 Capitolo 4 − il grado di efficacia di vari prodotti comunicazionali (a stampa, audiovisivi e multimediali) recentemente realizzati in materia di sicurezza sul lavoro da altri enti pubblici e privati italiani, con riferimento ai temi affrontati, alla struttura compositiva, alle modalità di presentazione e agli stili comunicativi13. La sintesi dei risultati delle tre ricerche è stata presentata in occasione del Convegno nazionale “Informazione, comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro”, svoltosi a Trento nei giorni 4 e 5 dicembre 2003, organizzato, come attività correlata alla campagna, dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute, con la collaborazione del Comitato di coordinamento per la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro e di “Lavoro e Salute”, Agenzia notizie per la prevenzione nei luoghi di vita e di lavoro a cui partecipano le Regioni Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Provincia Autonoma di Trento14. Al convegno hanno partecipato in qualità di relatori alcuni fra i maggiori esperti del settore nonché i rappresentanti degli enti e delle istituzioni nazionali e provinciali competenti15. L’iniziativa era rivolta a operatori del settore Salute e Sicurezza sul Lavoro (SSL) dei Servizi sanitari, delle Associazioni imprenditoriali, dei Sindacati, di Enti pubblici, di associazioni di rappresentanza dei cittadini, di Istituti di ricerca nonché a studiosi ed esperti SSL e a operatori della Comunicazione pubblica e istituzionale e dei mass media. Il convegno ha visto la partecipazione di più di 150 persone provenienti da varie regioni italiane, e ha ricevuto l’accreditamento ECM per la formazione del personale sanitario. A partire dai risultati delle ricerche appositamente commissionate, dalle conclusioni del convegno e dalle riflessioni del gruppo di lavoro si è infine provveduto alla stesura del progetto di massima, passando così alla seconda fase della campagna: lo sviluppo del piano. 13. La ricerca è stata svolta da Massimiano Bucchi con la collaborazione di Michele Bottamedi 14. All’Agenzia “Lavoro e Salute” hanno successivamente aderito anche la regione Marche e la Regione Autonoma della Sardegna. 15. Le relazioni presentate al Convegno sono pubblicate in Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro - Parte I, a cura di Vittorio Curzel, ed. Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Politiche per la salute, Trento, 2005. 260 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 4.6. La seconda fase della campagna: lo sviluppo del piano e la progettazione. Il primo passo da compiere nell’elaborazione di un progetto per una campagna di marketing sociale è evidentemente la definizione degli obiettivi che ci si propone di conseguire. Nel caso di una iniziativa per la promozione della salute e della sicurezza sul lavoro possiamo individuare almeno quattro finalità di carattere generale: 1. Aumentare la conoscenza e la consapevolezza in materia di SSL (normativa per la sicurezza, necessità della prevenzione, informazione circa comportamenti corretti e cause di incidente) tra lavoratori, dirigenti, consulenti, responsabili sicurezza, sindacalisti, medici, professionisti del settore SSL; 2. Dare indicazioni comportamentali (procedure, modelli comportamentali, esempi di buone pratiche, etc.) per favorire una corretta percezione del rischio e l’adozione di comportamenti salubri e sicuri; 3. Sensibilizzare in generale la popolazione sul tema della sicurezza e della salute come “investimento” e promuovere atteggiamenti e valori orientati all’adozione di comportamenti salubri e sicuri, anche al fine di costruire consenso fra la popolazione e fra gli “opinion leaders” per la promulgazione e la attuazione di nuove norme per la sicurezza; 4. Promuovere l’immagine istituzionale dell’ente o del coordinamento di enti che promuovono la campagna e accreditarli come punti autorevoli di riferimento e fonti di informazione “certificata”. Nella elaborazione del piano può essere utile riferirsi a tre principi base, validi per qualunque tipo di campagna: 1. Produrre più informazione, coordinarla e integrarla, farla circolare meglio, rendendola più chiara e accessibile; 2. Utilizzare ogni risorsa disponibile, individuando i bisogni informativi dei cittadini, analizzando i target e i relativi linguaggi di riferimento, scegliendo i mezzi, gli spazi e i tempi più adatti alla trasmissione del messaggio e alla sua fruibilità; 3. Integrare nella comunicazione sociale, valorizzandone il ruolo, le associazioni del volontariato e le associazioni di rappresentanza degli interessi, ma anche la comunicazione interpersonale fra gli addetti, in quanto risorse efficaci anche là dove i mezzi della comunicazione di massa (giornali e stampati, radio, tv, internet, etc.) non riescono ad arrivare; nonché a queste sette linee guida operative: 1. Fissare obiettivi realistici (ragionevolmente raggiungibili) e per quanto possibile quantificabili (per poter poi verificare i risultati); Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 261 Capitolo 4 2. Segmentare e individuare i gruppi target (come si è già detto campagne “generaliste” sono generalmente inefficaci, gruppi target diversi necessitano infatti di messaggi con contenuti diversi, da veicolarsi talvolta tramite media differenti); 3. Produrre messaggi semplici, chiari e correttamente posizionati rispetto ai gruppi target (con riferimento alle modalità e agli stili della comunicazione, al grado di complessità dei concetti comunicati e dei linguaggi utilizzati), tenendo conto della necessità di proporre uno “scambio” vantaggioso con riferimento a costi e bisogni percepiti da quel dato segmento di popolazione; 4. Curare la realizzazione non soltanto dal punto di vista dei testi verbali, ma anche del linguaggio grafico e audiovisivo; 5. Predisporre un piano media (mezzi, tempi e frequenze di uscita) adeguato al gruppo target, tenendo anche conto del calendario (caratteristiche stagionali e/o eventi significativi correlati con il tema della campagna, vacanze, etc.) nonché individuare canali diffusori alternativi o complementari ai media (corsi di formazione e formatori, biblioteche, associazioni, sindacati, leaders formali e informali, volontariato, erogatori di servizi di cui si servono i lavoratori, etc.); 6. Definire correttamente il budget (tenendo conto di un margine di imprevisto); 7. Valutare l’impatto della campagna (prevedendo adeguati sistemi e procedure di valutazione), analizzare gli errori e le migliorie possibili, prolungare il più possibile gli effetti tramite conferenze stampa in cui si pubblicizzano i risultati o convegni conclusivi in cui si valuta l’esperienza anche comparandola con altre simili in altri ambiti territoriali, presentandola e condividendola in congressi, fiere specializzate e riunioni con la cittadinanza. La progettazione è la fase più complessa e importante di una campagna. Alcuni aspetti di carattere generale richiederanno una particolare attenzione, essendo oggetto di scelte strategiche: a) Il coordinamento dei soggetti promotori: come si è già visto, nel gruppo di lavoro dedicato alla progettazione è bene coinvolgere (quantomeno come “consulenti”, ma se possibile anche come co-decisori delle strategie di comunicazione) i rappresentanti di tutti i soggetti istituzionali pubblici e privati interessati alle finalità della campagna; b) Le dimensioni della campagna: in termini di maggiore o minore ampiezza del target, di estensione temporale, di maggiore o minore copertura mediatica, etc. Tali scelte dipenderanno dall’importanza attribuita agli obiettivi della comunicazione (con riferimento tanto ai soggetti che promuovono la campagna quanto all’utenza a cui è rivolta), dalla maggiore o minore complessità delle azioni per conseguire tali obiettivi, dai costi e dall’entità delle risorse disponibili. La dimensione della campagna e la disponibilità di ingenti risorse non garantiscono peraltro un buon impatto della stessa, in quanto il risultato dipenderà piuttosto dalla buona progettazione e dalla corretta realizzazione. 262 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Una campagna di rilevante impegno potrebbe essere suddivisa in più fasi (una prima fase di sensibilizzazione al problema, seguita da momenti di approfondimento su temi specifici) intercalate da verifiche ed eventuali aggiustamenti intermedi; c) Lo “stile comunicativo”: dipenderà evidentemente tanto dal tema che si vuole affrontare quanto dal tipo di pubblico a cui ci si rivolge. (razionale, didascalico-pedagogico, umoristico, allarmistico16); d) Il coordinamento delle iniziative e dei prodotti comunicazionali: tutte le iniziative della campagna (anche se realizzate in tempi e luoghi diversi e/o con targetgroup differenti, non soltanto per quanto riguarda i prodotti comunicazionali a stampa, audiovisivi, multimediali, etc., ma anche per quanto attiene eventuali eventi, riunioni, incontri, corsi, etc.) dovranno essere fra loro coordinate e rispondenti a un’unica strategia generale di comunicazione integrata17; e) La scelta dei tempi per il lancio e per la realizzazione della campagna: tenere conto degli andamenti e delle caratteristiche stagionali con riferimento anche al gruppo target (chiusura dei cantieri edili nella stagione invernale, vacanze 16. Lo stile razionale è adatto a un pubblico di livello culturale medio-alto, spesso con ruoli decisori (in ambito aziendale o politico-amministrativo), che desidera conoscere dati e fatti concreti, attraverso un’informazione “obiettiva”, scevra di contenuti emotivi o accenti senzazionalistici; lo stile didascalicopedagogico (o didattico) è efficace quando è diretto a persone già sensibilizzate al problema, desiderose di ulteriori informazioni e consigli comportamentali; lo stile umoristico: può essere utile quando si affrontano argomenti considerati noiosi, ripetitivi o di scarso interesse da un dato gruppo target, oppure quando ci si rivolge a particolari segmenti di popolazione (p. es. giovani); lo stile allarmistico: di utilizzo piuttosto frequente nelle campagne SSL, si basa sulla premessa di “spaventare” per indurre alla modificazione di atteggiamenti e comportamenti. Può essere adatto ad un pubblico restio ai cambiamenti o che sottovaluta il rischio che o si rifiuta di riconoscere la portata di un dato problema. A tale proposito si noti che una ricerca svolta dall’Health Message Testing Service sui messaggi pubblicitari di interesse pubblico ha notato che si dimostravano particolarmente efficaci i messaggi: a) che enfatizzavano sia il problema che la soluzione offerta; b) dove l’eventuale testimonial apparteneva al target group; c) che evidenziavano un vantaggio o una ricompensa derivante dall’adozione del nuovo comportamento atteso; d) che comunicavano i benefici psicologici derivanti dal cambiamento; e) dove, se possibile, il nuovo comportamento veniva mostrato concretamente; f ) dove il tono del messaggio non faceva ricorso all’ironia; g) dove lo stile del messaggio era altamente o moderatamente emotivo. (Cfr. P. Kotler, A.R. Andreasen, Strategic Marketing for Nonprofit Organistions, III ed. Prentice-Hall, Englewood Cliffs, New Jersey 1987). Altri studiosi manifestano tuttavia forti perplessità circa l’utilità di messaggi a forte contenuto emotivo, soprattutto nel caso di messaggi ansiogeni, portando ad esempio l’inefficacia di alcune campagne proprio per l’alto livello di ansia e paura generato nel target goup. Tali messaggi attiverebbero infatti meccanismi di percezione selettiva con i quali i soggetti esposti alla comunicazione che si sentono particolarmente a rischio tentano di sottrarsi al messaggio e ne rimuovono il ricordo. L’utilizzo dei cosiddetti “fear appeals” richiede anche considerazioni di carattere etico, valutando se i benefici che il cittadino destinatario dei messaggi ne può trarre siano maggiori dei costi psicologici che gli vengono imposti. Vedi anche pag. 227 e segg., nel capitolo 3 di questo volume, "Validazione dei prodotti comunicazionali in materia di sicurezza e salute sul lavoro", di M. Bucchi. 17. Vedi il successivo punto "Importanza della comunicazione integrata e coordinata", pag. 274 e segg. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 263 Capitolo 4 e inizio dell’anno scolastico per una campagna realizzata anche nelle scuole, etc.), della eventuale ricorrenza stagionale di particolari tipologie di rischio e/o di attività lavorative, di eventi significativi eventualmente correlati con il tema della campagna (settimana europea SSL, giornata di studio, convegno, corso, fiera, presentazione dei risultati di una ricerca, approvazione di una nuova legge,...); f ) durata e cadenza della campagna: la campagna dovrebbe durare almeno un mese. Normalmente è buona norma iniziare con modalità e frequenze tali da destare l’attenzione (“effetto boom” iniziale), ma non esaurendo tutte le potenzialità della campagna nella fase iniziale (tranne nel caso si intenda promuovere un particolare evento, come una “Giornata per la SSL”), cadenzando le nuove uscite nel tempo (anche con uscite differenziate per i vari media o per i vari messaggi). Per avere qualche effetto la campagna dovrebbe comunque articolarsi su più anni, con successivi richiami, analogamente a quanto del resto comunemente accade nel marketing di impresa; g) scelta dei media: il mix adeguato dei media (stampa, audiovisivi e multimediali, canali di comunicazione diretta, etc.) potrà essere determinato sulla base del gruppo target, del tipo di messaggio, delle risorse disponibili, della “tempificazione” della campagna18; h)modalità di interazione con il target group: la campagna dovrebbe prevedere l’opportunità di interazione diretta con il target group, con la possibilità di fornire ulteriori informazioni o risposte a richieste di ulteriori indicazioni, suggerimenti, consigli, etc. Tale canale interattivo può essere attivato tramite un numero verde, il “call center”, lo sportello informazioni e/o un indirizzo e-mail dedicato (che possono essere differenziati se vi sono più target group), fax, coupon di richiesta, segreteria telefonica, etc. Dovrà essere altresì previsto, per tutto il tempo della campagna, personale dedicato per rispondere alle richieste e dovrà essere predisposto un “vademecum” di risposte pronte alle domande che si attendono come più frequenti, per garantire risposte coerenti, complete e precise (il tutto può essere inserito anche nel sito web come pagina FAQ Frequently asked questions). Uno strumento pratico di notevole utilità per il personale di contatto è costituito da un “pro-memoria” (della lunghezza massima di due-tre cartelle dattiloscritte) in cui vengono sintetizzati gli elementi chiave della campagna. Tale documento dovrebbe prevedere almeno le seguenti voci: soggetto promotore, eventuali partner, finalità/motivazioni della campagna, obiettivi, target group, messaggi chiave della campagna, media utilizzati, tempi, budget, note. Queste sintetiche informazioni potrebbero peraltro essere molto utili anche nei primi contatti con eventuali partner e con l’agenzia esterna eventualmente incaricata della realizzazione della campagna; 18. Vedi il successivo punto dedicato al “piano media” e alla tassonomia dei mezzi di comunicazione, pag. 268 e segg.. 264 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 i) La determinazione del budget e il calcolo dei costi. Una particolare attenzione nella fase di progettazione va certamente dedicata al calcolo dei costi derivanti dall’acquisizione di beni e servizi per la realizzazione della campagna (progettazione grafica, stampa, acquisto spazi pubblicitari, produzione spot, diffusione, etc.), includendo una percentuale per “imprevisti” (usualmente compresa fra il 10 e il 20%). Le attività e le relative spese vanno “gerarchizzate” (da quelle ritenute indispensabili a quelle considerate opzionali, da quelle prioritarie a quelle secondarie) in modo da poter scegliere più agevolmente quali attività e correlati costi eliminare, in presenza di un budget insufficiente a coprire l’intera spesa preventivata in prima istanza. Nel caso di partnership che possano contribuire con proprie risorse di personale o servizi anziché conferendo risorse finanziarie è opportuno calcolare nel bilancio preventivo anche le entrate e le spese indirette derivanti dall’impegno di risorse di personale, utilizzo di strumentazioni e fornitura di beni e servizi da parte dei vari enti partecipanti in partnership all’iniziativa. Per quanto riguarda l’esempio della campagna promossa e organizzata dalla Provincia autonoma di Trento, nel corso delle periodiche riunioni del gruppo di lavoro si è concordato sul fatto che l’iniziativa dovesse perseguire questi obiettivi di carattere generale: 1) sensibilizzare la popolazione sul tema della sicurezza e della salute come “investimento” e promuovere atteggiamenti orientati all’adozione di comportamenti salutari e sicuri, costruendo consenso verso i valori della sicurezza come “qualità della vita” e non solo come adempimento di norme; 2) comunicare il significato e il valore sociale del coordinamento fra enti e associazioni uniti nel perseguire il bene collettivo della SSL e rinforzarne l’immagine come punto autorevole di riferimento;. Si è ritenuto che lo strumento idoneo per raggiungere questi due obiettivi generali fosse una campagna di sensibilizzazione tramite media. Sono stati inoltre delineati due obiettivi di carattere settoriale: 1) aumentare presso i tre segmenti target (lavoratori, imprenditori, manager, consulenti, responsabili sicurezza, sindacalisti, dei settori edilizia, porfido, metalmeccanico) la conoscenza e la consapevolezza in materia di SSL (normativa per la sicurezza, prevenzione, comportamenti corretti, cause di incidente, etc.); 2) dare indicazioni comportamentali (procedure, modelli comportamentali, esempi di buone pratiche) per favorire una corretta percezione del rischio e l’adozione di comportamenti sicuri. Il mezzo adeguato per conseguire questi due obiettivi settoriali è stato individuato nella realizzazione di attività formative e materiali audiovisivi e a stampa per la Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 265 Capitolo 4 didattica e l’autoformazione. Nell’ambito di questa seconda linea di azione sono state previste anche alcune iniziative specifiche per i lavoratori immigrati. Tutti i partecipanti al gruppo di lavoro hanno condiviso la consapevolezza che la campagna avrebbe potuto conseguire buoni risultati solo in quanto frutto di una forte integrazione, da una parte con le attività di formazione (in atto o programmate), dall’altra con tutte le attività di comunicazione portate avanti dai vari soggetti rappresentati nell’ambito del Comitato di coordinamento per la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro. In particolare, per quanto riguarda l’offerta formativa si è concordato sull’opportunità di raccogliere tutte le informazioni disponibili sulle varie iniziative formative promosse dai vari enti in provincia di Trento, con l’obiettivo di coordinare e integrare l’offerta, ma anche di ottenere un quadro completo e aggiornato relativamente alla consistenza e alla localizzazione sul territorio di situazioni che, come hanno indicato le ricerche preliminari unitamente all’esperienza degli esperti di settore, costituiscono uno dei canali di comunicazione principali per la veicolazione dei messaggi di una campagna SSL. In questa prospettiva si è proposto anche di raccogliere le informazioni disponibili per quanto riguarda le pubblicazioni e i materiali didattici già realizzati dai vari enti di riferimento, onde poter valutare un loro possibile riutilizzo/ristampa/riedizione per le finalità della campagna. Con l’intento condiviso da tutti di “innestare quanto di nuovo si andava a fare con ciò che di buono già esiste” è stata ricordata, fra l’altro, la realizzazione, sulla base di un finanziamento INAIL nazionale, di circa 800 prodotti cartacei e/o multimediali, alcuni dei quali, una volta acquisite le debite autorizzazioni, potrebbero essere utilmente duplicati (dal Centro stampa INAIL e dal Centro Audiovisivi PAT o da analoghe strutture private) e in seguito diffusi fra le imprese trentine. Per la scelta dei programmi da duplicare e diffondere in Trentino si è convenuto di avvalersi della collaborazione del Centrofor (per i materiali riguardanti l’edilizia) e della Commissione paritetica (per il porfido), mentre si dovrà probabilmente costituire una piccola commissione ad hoc per il settore metalmeccanico. Una volta scelti, i programmi potrebbero eventualmente essere integrati con testi di interesse specificamente locale, come pure ri-editati in versione plurilingue per i lavoratori stranieri immigrati nonché corredati di schede didattiche appositamente predisposte. Parte di questi materiali potrebbero essere duplicati in quantitativi sufficienti per una distribuzione capillare in tutte le aziende, altri potrebbero essere conservati in una apposita mediateca centrale, a disposizione per il prestito a formatori e singole imprese. Il gruppo di lavoro ha condiviso anche la necessità di integrare i materiali già esistenti, opportunamente scelti, duplicati ed eventualmente modificati ad 266 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 hoc, con altri materiali da produrre appositamente, o perché non disponibili sul mercato dell’editoria pubblica e privata o perché la realtà locale presenta specificità non riconducibili ad altre realtà e non è quindi ipotizzabile il riuso di materiali già pronti. Fra i materiali da produrre si è segnalata in particolare l’opportunità di realizzare glossari riferiti ai tre settori cui si indirizza la campagna, in italiano con versione a fronte in tutte le lingue più diffuse fra i lavoratori immigrati. Per raggiungere tale obiettivo è stato proposto e realizzato un corso ad hoc di “italiano tecnico” (terminologia della SSL e terminologia tecnica di comparto: nomi utensili, strumenti, macchinari, procedure e processi produttivi, dispositivi SSL, etc.) rivolto a un gruppo di mediatori linguistici, che poi si sono dedicati alla traduzione dei glossari nelle lingue di riferimento. è stata inoltre sottolineata l’opportunità che nei corsi di lingua italiana per immigrati, una parte sia dedicata all’acquisizione di un sufficiente vocabolario inerente la SSL. Infine è stata prospettata la possibilità di realizzare programmi radiofonici e tv ad hoc sulle reti locali nonché appositi opuscoli da distribuirsi presso le sedi sindacali, gli ambulatori di medicina del lavoro, gli organi di vigilanza, per la promozione della cultura della sicurezza e della prevenzione presso i lavoratori. I componenti il gruppo di lavoro si sono impegnati a raccogliere presso i rispettivi enti di riferimento tutte le informazioni circa le attività formative in corso o programmate nonché i materiali informativi già realizzati. L’Azienda provinciale per i servizi sanitari, che aveva già lavorato in passato a una guida sulla SSL nei cantieri edili, si è impegnata a verificare lo stato dell’arte e a proseguire secondo le indicazioni del gruppo di lavoro, mentre l’Associazione Artigiani si è impegnata a mettere a disposizione i risultati di un precedente lavoro di predisposizione di un “glossario tecnico”. L’Agenzia del Lavoro ha provveduto alla progettazione e realizzazione del corso ad hoc per mediatori linguistici, per dar loro le capacità e le competenze necessarie per collaborare alla redazione di varie edizioni bilingui del glossario. L’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute ha provveduto al coordinamento e a sviluppare, parallelamente al procedere delle iniziative rivolte ai tre settori individuati (edilizia, metalmeccanico, porfido), una proposta progettuale per la campagna di sensibilizzazione per tutta la popolazione. Ciascun ente partecipante si è infine impegnato a verificare la propria disponibilità di partecipazione alla spesa (in termini di destinazione di risorse finanziarie o di servizi erogati) onde pervenire alla costituzione di un budget complessivo e condiviso per la campagna, che come si è deciso fin dall’inizio doveva avere una caratteristica di coproduzione intersettoriale e inter-enti. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 267 Capitolo 4 Il Piano Media. Per quanto riguarda la realizzazione della campagna, una volta identificati i gruppi target e i contenuti da trasmettere, dopo aver definito il piano media, nel progettare e realizzare i messaggi si dovranno sottolineare i maggiori benefici derivanti dall’abbandono di un comportamento lavorativo non sicuro o dannoso per la salute a fronte dei costi da affrontare per adottare un nuovo comportamento (cambiamento di abitudini, necessità di una maggiore attenzione nello svolgimento dell'attività, tempi di esecuzione talvolta più lunghi, procedure lavorative talvolta più complesse, etc.). La strategia di comunicazione dovrà inoltre tenere conto del possibile appoggio di gruppi di influenza e di altre istituzioni pubbliche e private19 e valuterà l’utilizzo di tutti “i canali distributivi” del messaggio disponibili (ambienti di lavoro, associazioni e sindacati, scuole e biblioteche, luoghi di aggregazione e socializzazione), sapendo che essi sono fra di loro complementari, che vanno integrati e coordinati. Nello svolgersi del processo di pianificazione, si dovrà peraltro ricordare che i mass-media sono certamente molto utili per sensibilizzare, informare e creare consapevolezza, ma che la comunicazione interpersonale e la pressione del gruppo dei pari (i colleghi di lavoro) può essere determinante per favorire il cambiamento comportamentale. Oltre all’utilizzo dei media più adatti, in una campagna sulla SSL ci si dovrà avvalere di canali comunicativi di grande rilevanza come possono essere da una parte i corsi di aggiornamento professionale, dall’altra i rapporti che i lavoratori hanno con i sindacati, ma anche, nel caso di lavoratori immigrati, con le comunità etniche e religiose di appartenenza e con i leader formali e informali di tali comunità. Elementi di tassonomia dei media. è importante saper ricorrere allo “specifico” di ogni mezzo, sapendo nel contempo scegliere il linguaggio più adatto, valorizzando, quando è necessario, il linguaggio tecnico specialistico o privilegiando, in altre occasioni, modalità divulgative che tengano conto del livello medio di istruzione del gruppo target a cui ci rivolgiamo. La “tassonomia dei media” ci darà utili indicazioni sui mezzi da utilizzare, in riferimento agli obiettivi della nostra comunicazione e ai target a cui intendiamo rivolgerci. 19. La presenza nel Comitato di coordinamento SSL, che ha collaborato alla progettazione e realizzazione della campagna della Provincia Autonoma di Trento, dei vari soggetti pubblici e privati e delle parti sociali interessati ha facilitato la piena condivisione degli obiettivi e la più efficace sinergia operativa. 268 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Potremo così considerare che il ruolo di un mezzo come la televisione può essere determinante per la quantità dei contatti, ma quello di altri media (per es. stampati o audiovisivi) è fondamentale per l’approfondimento delle tematiche, che il televideo può essere utile per fornire informazioni semplici da consultarsi velocemente, mentre prodotti editoriali e multimediali (come testi a stampa, CD-ROM, DVD) potranno essere validi tanto per la didattica quanto per la formazione e l’aggiornamento professionale, che la posta elettronica è un mezzo di comunicazione rapidissimo ed economico e che un buon sito internet e la rete telematica costituiscono una grande banca dati virtuale ed una fonte quasi inesauribile di informazione. Fra i media utilizzabili in una campagna SSL possiamo distinguere: a) stampati: opuscoli, pieghevoli, guide e bollettini; locandine, manifesti e poster di grande formato; tabelloni esterni e plance interne per autobus urbani, pullman extraurbani, taxi, autovetture, treni; pannelli per pensiline di autobus e treni, metropolitana; adesivi, cartoline, segnalibri, calendari, etc; b) inserzioni sulla stampa quotidiana e periodica: annunci pubblicitari, articoli e inserti redazionali; c) messaggi audiovisivi: videoclip per la televisione e la sala cinematografica; spot radiofonici; documentari e programmi speciali per la TV; d) prodotti multimediali e pagine web: CD-ROM, siti o pagine web, pagine televideo; e) attività dell’ufficio stampa e P.R.: comunicati stampa, comunicati radio e tv; servizi speciali; interviste, partecipazione a programmi radio e tv; diffusione di materiali informativi fotografici e audiovisivi; lettera ai giornali, conferenze stampa, eventi; f ) attività di direct marketing via telefono, mailing postale ed elettronica, numero verde; g) stand in fiere e mostre; h)seminari, incontri, convegni, conferenze, tavole rotonde, workshops, dimostrazioni pratiche; i) corsi di formazione. Ciascuno di questi mezzi, oltreché comportare un impegno progettuale e realizzativo diverso nonché costi significativamente variabili (da relativamente bassi a molto elevati), presenta evidentemente caratteristiche peculiari che lo rendono più o meno adatto, a seconda del contenuto del messaggio, del segmento-obiettivo, dei luoghi e dei tempi in cui si vuole attuare la campagna. Mc Luhan scriveva “il medium è il messaggio”20, intendendo con questo segnalare l’influenza rilevante del mezzo sugli effetti del messaggio veicolato. 20. L'espressione "il mezzo è il messaggio" (in Marshall McLuhan, Understanding Media: The Extensions of Man, New York, New American Library 1964; trad. it. di E. Capriolo, Gli strumenti del comunicare, Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 269 Capitolo 4 Pur senza voler qui ricordare una completa “tassonomia” dei media, pare utile esemplificare alcuni aspetti che caratterizzano e rendono consigliabile nell’ambito di una campagna l’utilizzo di alcuni fra i media più diffusi: a) Stampati: locandine e affissioni murali. Locandine per interni (nei formati classici 35x50, 33x70, 50x70 o in altri formati come il 21x50 utilizzabile, piegato in più ante formato 21x10, come pieghevole adatto alla spedizione postale), manifesti (70x100 e 100x140, in uno o due fogli o altri formati adatti all'esposizione nelle pensiline per autobus) e poster (i formati più diffusi sono 4x3 e 6x3 m.) sono una forma di comunicazione indiretta che può utilmente rinforzare i messaggi della campagna. Raramente è consigliabile utilizzarli come mezzo unico di diffusione, dato l’affollamento delle affissioni nei contesti urbani, con la conseguente difficoltà a emergere dall’intenso “rumore di fondo”, ad attirare l’attenzione e a imprimersi nella memoria di passanti spesso frettolosi. Inoltre la loro fruizione veloce e distratta impone messaggi estremamente semplici e concisi, dovendosi così rinviare ad altri media (ad esempio gli annunci sui giornali) la veicolazione di contenuti meno immediati e superficiali. Particolarmente efficace si è dimostrato l’utilizzo degli spazi annessi alle pensiline degli autobus urbani, come pure di quelli disponibili nelle stazioni dei treni e delle autocorriere, dove è possibile sfruttare la maggiore disponibilità di tempo per la lettura da parte dei passeggeri in attesa del mezzo di trasporto. In una campagna SSL le affissioni murali potranno essere un utile mezzo di comunicazione anche all’interno degli ambienti di lavoro. Nella progettazione di locandine e manifesti è importante considerare l’importanza dell’immagine, del lettering e della composizione grafica (che anche in questo caso dovranno ovviamente essere pensati sempre all’interno di un Milano, Il Saggiatore, 1967) indica che, secondo il celebre mass-mediologo canadese, indipendentemente dal contenuto, il messaggio sarebbe costituito anche dalla natura del medium che lo veicola. Dal punto di vista di un comunicatore ciò può voler dire che ogni medium va considerato e scelto anche in base alle modalità strutturali con le quali organizza e veicola la comunicazione. Secondo McLuhan, oltre al contenuto di una trasmissione televisiva o radiofonica o di un testo a stampa, che pure è importante, è il mezzo stesso che produce degli effetti, poiché la sua peculiare struttura comunicativa suscita negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare. McLuhan è arrivato a queste conclusioni riflettendo sulle conseguenze che la stampa ha prodotto nella storia: la Riforma protestante, il Razionalismo e l’Illuminismo sono prodotti dalla scrittura, ma più ancora dalla diffusione dell’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, che ha creato le condizioni per lo sviluppo di una nuova “forma mentis” e di nuove modalità dell’interazione sociale, così come oggi sta accadendo, in particolare con le più giovani generazioni, con l’espansione della rete internet e della telefonia mobile. In un altro testo McLuhan affermò anche che il "il medium è il massaggio", intendendo con questo dire che nel contempo noi siamo come massaggiati dal medium e da esso plasmati e più o meno condizionati e rassicurati. Alcuni medium più di altri, secondo McLuhan assolverebbero a tale funzione, in primis la televisione. (vedi Marshall McLuhan, Quentin Fiore, The Medium is the Massage. An Inventory of effects, Penguin Books, 1967, trad it. Il Medium è il massaggio. Un inventario di effetti, Feltrinelli, Milano, 1968). 270 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 progetto di comunicazione coordinata e integrata) oltreché la brevità e l’incisività dell’Headline e l’opportunità di aggiungere un messaggio secondario con l’indicazione di comportamento e se possibile un accenno ai benefici correlati alla sua adozione. b) annunci pubblicitari e redazionali sulla stampa quotidiana, periodica e specializzata. L’utilizzo di spazi a pagamento sulla stampa offre la possibilità di un considerevole numero di contatti, a fronte peraltro di una spesa piuttosto elevata. In alcune realtà territoriali la stampa locale può contare su una tiratura e una diffusione tale da garantire praticamente la copertura o quasi dell’universo della popolazione adulta. Per target mirati e molto specifici può essere utile fare ricorso a testate specializzate. Nel caso di una campagna per la SSL potrà essere utile avvalersi delle testate delle locali associazioni datoriali e delle rappresentanze sindacali, i cui spazi potrebbero essere donati nella forma di compartecipazione alle spese di una campagna interistituzionale. Ci si può talora avvalere della stampa locale anche per la distribuzione (in confezione cellofanata insieme al quotidiano o rivista, come inserto redazionale I.R. o inserto pubblicitario I.P.) di opuscoli, pieghevoli e volantini collegati alla campagna. Nella progettazione di annunci pubblicitari sulla stampa si terrà conto di questi aspetti: − il titolo dovrà fornire tutte le informazioni importanti e necessarie. La maggior parte dei lettori non vanno oltre, soprattutto se il titolo non è in grado di destare l’attenzione e la curiosità; − il testo dell’annuncio non dovrebbe superare le 10-15 righe e le 200 parole e contenere un invito all’azione (per es. “Utilizza sempre i dispositivi di protezione”) oltre che l’esplicitazione dei vantaggi conseguenti all’adozione del comportamento/valore offerto. Si dovrà infine indicare un indirizzo, un recapito telefonico (meglio ancora se un numero verde), eventuali fax, e-mail e sito web a cui rivolgersi per ricevere ulteriori informazioni, chiarimenti o assistenza; − la composizione grafica, i colori e il lettering dovranno essere progettati nell’ambito di un progetto grafico coordinato e di un piano di comunicazione integrata, che comprenda tutte le varie declinazioni dei messaggi della campagna sui vari mezzi previsti dal piano media. Una particolare attenzione sarà dedicata anche al rapporto con l’immagine aziendale e con altre campagne precedenti, per sfruttare per quanto possibile l’effetto positivo e di rinforzo di uno stile aziendale riconoscibile e gradito e di un “brand” autorevole e prestigioso. Le immagini dovranno essere pertinenti al messaggio, attirare l’attenzione del lettore e possibilmente cooperare alla memorizzazione dell’annuncio, tenendo presente che il nostro annuncio dovrà competere con numerosi altri; Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 271 Capitolo 4 c) comunicati stampa. Sono strumenti di grande efficacia, soprattutto nelle fasi di lancio e di consuntivo di una campagna, per suscitare attesa e attenzione prima e per rinforzarne gli effetti e il consenso a campagna conclusa. Offrono la possibilità di una diffusione a costo zero di contenuti inerenti la campagna su quotidiani, periodici, radio e televisioni, consentendo di raggiungere un numero molto elevato di contatti. Perché la diffusione dei comunicati sia efficace è opportuno stilare un elenco delle testate (stampa, radio e tv, locali e nazionali, generaliste e settoriali nonché le testate presenti su internet) potenzialmente interessate (per l’argomento della campagna e/o con riferimento al segmento di pubblico a cui si rivolgono) e conseguentemente l’elenco dei caporedattori o dei giornalisti che normalmente seguono quel dato settore (in questo caso la promozione della SSL o più in generale la salute, l’economia e il lavoro). Per reperire queste informazioni ci si rivolgerà ad apposite agenzie specializzate oppure si potranno consultare appositi repertori21. è buona norma inviare il comunicato via fax o via e-mail, indirizzandolo direttamente al giornalista interessato (evitando così che si perda fra mille altri comunicati sui tavoli della redazione) e, quando possibile, far seguire il comunicato da una telefonata, per accertarsi che il comunicato sia arrivato nelle mani giuste e per fornire eventuali chiarimenti o ulteriori informazioni. Nella redazione del comunicato è opportuno tenere conto di questi aspetti: − evidenziare nell’intestazione della pagina una data di lancio, se si desidera che la notizia non compaia sui mezzi di comunicazione prima di quel giorno. Sebbene la competizione fra le testate abbia esasperato la ricerca dello “scoop”, a meno che il contenuto del vostro comunicato non abbia tali caratteristiche, i giornalisti di norma si atterranno a tale indicazione. è bene, in ogni caso, non anticipare troppo il comunicato, rispetto alla data prevista per il lancio (non più di qualche giorno), per evitare che venga dimenticato. In ogni caso indicare sempre la data di stesura; − il titolo deve essere breve e incisivo e contenere in sintesi tutta la notizia. Utilizzare il carattere in “grassetto” per farlo risaltare. Non serve confezionare un titolo ad effetto (a questo penseranno comunque, bene o male, i redattori o i “titolisti” della testata); − il primo paragrafo dovrebbe contenere il concetto principale e le più importanti informazioni a supporto. Dovrebbe essere scritto in modo da poter essere utilizzato anche come sintesi dell’intero comunicato, nel caso di mancanza di spazio o di interesse a ulteriori approfondimenti da parte del giornalista che lo riceve; − una doppia spaziatura fra i paragrafi, nella versione del testo predisposta per il supporto cartaceo e per l’invio via fax, consente a chi riceve il 21. Per esempio, per quanto riguarda l’Italia, l’Agenda del Giornalista edita dal Centro di Documentazione Giornalistica di Roma, in diversi volumi dedicati alla stampa, a Radio e TV, a Internet. 272 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 − − − − comunicato una lettura meno faticosa e l’eventuale aggiunta di appunti personali fra le righe; è possibile inserire nel testo la citazione (fra virgolette) di un’affermazione di esperti o autorità, a sostegno dell’argomentazione o per sottolineare l’attualità e il significato dell’iniziativa; è possibile aggiungere in coda al comunicato una sezione “note per i redattori” o una “scheda” per informazioni suppletive o approfondimenti che non è possibile inserire nel comunicato; è necessario inserire a fondo pagina il riferimento della persona da contattare per ulteriori informazioni o precisazioni, indicando numero telefonico d’ufficio e cellulare, nonché recapito e-mail; è prassi più diffusa all’estero che in Italia, l'inserimento al termine del comunicato della parola “fine” o "fine del comunicato" (“ends”) per indicare al ricevente che non vi sono altre pagine. d) spot radiofonici e annunci per la televisione e la sala cinematografica Sia per quanto riguarda la realizzazione di documentari e programmi speciali inerenti il tema della campagna da proporre alle TV per la messa in onda gratuita, che per quanto riguarda la predisposizione di materiali informativi inerenti la campagna da proporre alle varie testate, o di spot radio e TV, si dovrà considerare che normalmente i mezzi della comunicazione di massa sono interessati all’aspetto umano del problema. Pertanto saranno apprezzate le testimonianze dirette, il parere su quel dato tema di sindacati, associazioni, gruppi di pressione o di rappresentanza di interessi, etc. e) azioni di “direct marketing” (per corrispondenza). Messaggi personalizzati possono essere inviati sia con posta ordinaria che per e-mail. Il primo ostacolo da affrontare è evidentemente quello di disporre di una o più mailing-list relativa al gruppo o ai gruppi target della campagna (per es. per categoria professionale: tutti i medici di medicina generale o tutti i lavoratori dipendenti di un dato comparto produttivo oppure tutti i Responsabili SSL, tutte le aziende e tutti i Professionisti nel settore della salute e sicurezza sul lavoro di un dato territorio, etc.). Se non si dispone di questi indirizzari ci si potrà rivolgere agli enti partner nella campagna, chiedendo di utilizzare loro elenchi, ovviamente nel rispetto di eventuali vincoli prescritti dalla normativa in materia di tutela della privacy. Sarà anche possibile acquistare mailing list da agenzie specializzate nel direct marketing, tenendo tuttavia conto che per la normativa sulla privacy questi dati non sono sempre disponibili. Gli enti partner potrebbero inoltre acconsentire a inserire il messaggio della campagna (lettera prestampata o pieghevole) come inserto nei loro stampati (bollettini, newsletter, house organs, etc.; in tal caso informarsi sulla normativa vigente per l’inserimento di inserti redazionali e la spedizione postale). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 273 Capitolo 4 Nella redazione della lettera è opportuno tenere conto di questi aspetti: - la lettera andrebbe personalmente indirizzata a ciascun destinatario; - l’intestazione dovrebbe includere il messaggio principale (o la proposta di azione della campagna); - il testo andrebbe personalizzato utilizzando, a seconda dei casi, il “Lei” (oppure la “Sua”, la “Vostra organizzazione”, e talvolta anche il “Tu” o il “Voi” (dipende ovviamente dallo stile della comunicazione, dal contesto, dall’argomento, etc.); - è bene facilitare la lettura utilizzando per i vari punti del messaggio o per eventuali messaggi secondari, elenchi puntati o numerati, neretti, corsivi, sottolineature o sottotitoli (senza esagerare: evidenziare troppe cose è come non evidenziarne nessuna); - gran parte dei lettori, anche quelli più frettolosi, soffermano normalmente la loro attenzione su eventuali “post scriptum”. Può dunque essere conveniente utilizzare il PS per richiamare il messaggio principale, con un “invito all’azione”, ricordando ai lettori che cosa si invita a fare, perché e quando. Importanza della comunicazione integrata e coordinata Si è accennato sopra alla importanza di ricondurre la composizione grafica, i colori e il lettering dei vari prodotti comunicazionali, destinati alla veicolazione tramite i diversi media, nell’ambito di un unico progetto grafico coordinato e di un piano di comunicazione integrata, che comprenda tutte le varie declinazioni dei messaggi della campagna sui vari mezzi previsti dal piano media. In realtà l’orientamento ad una azione integrata e coordinata dovrebbe andar ben oltre il momento della progettazione grafica. Coordinamento e integrazione tanto più costituiranno un valore aggiunto e un fattore di successo delle nostre iniziative quanto più saranno processi estesi. In generale potremo dire che, riferendoci al “produttore” della comunicazione dovremmo avere una integrazione: − dei processi comunicativi intrapresi dai vari soggetti istituzionali/dipartimenti/servizi/settori/ uffici, con vari intenti e con possibili diversi pubblici di riferimento (nel nostro caso da tutti i vari soggetti che cooperano nel gruppo di lavoro della campagna); − dei prodotti comunicazionali; − degli strumenti utilizzati; − dell’organizzazione (degli operatori o delle strutture che presiedono ai processi comunicativi nei vari settori degli enti e delle istituzioni interessati). Per quanto riguarda invece il “prodotto” della comunicazione, il risultato di una comunicazione coordinata e integrata dovranno essere prodotti 274 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 comunicazionali elaborati, realizzati e diffusi diversamente in funzione del messaggio che devono veicolare e del destinatario a cui sono rivolti (differenziati nella declinazione di contenuti, forme, modalità di diffusione…), ma fra loro coerenti e riconducibili a un’unica, articolata e chiaramente riconoscibile strategia di comunicazione e a un unico autorevole e credibile soggetto istituzionale (o insieme coordinato di soggetti), in quanto tale “garante” e “certificatore” della correttezza, della completezza e della puntualità dell’informazione. Da queste riflessioni si può peraltro dedurre anche che il comunicatore pubblico, a cui sarà affidato il coordinamento della campagna, per poter promuovere efficacemente tale integrazione, dovrà possedere competenze ed esperienze professionali multidisciplinari e interdisciplinari tali da garantire capacità: - strategiche e progettuali; - di analisi e di sintesi; - creative; - tecnico-operative (metodi, tecniche, azioni e strumenti); - gestionali; - di controllo. La Progettazione dei prodotti comunicazionali: elaborazione e presentazione del messaggio. Il contenuto e la forma di presentazione del messaggio verbale, così come lo stile e la forma grafico-visuale (immagine, colori e composizione grafica, “lettering”) o audiovisuale (riprese audio e video, montaggio, colonna sonora, effetti, etc.) possono influire in maniera determinante sull’efficacia di una campagna. a) La formulazione del messaggio verbale: l’importanza del “pay-off” Il messaggio verbale deve essere mirato al gruppo target, quindi deve essere pensato come risposta a un problema specifico e, con riferimento a questo, deve essere chiaro, facilmente e immediatamente comprensibile (si dovrà evitare l’utilizzo di termini tecnici o gergali se non di uso comune). Nella elaborazione del testo può essere d’aiuto immaginare di essere di fronte a un rappresentante del gruppo target e utilizzare la modalità espositiva che useremmo parlando direttamente con lui. Anche una “personalizzazione” del testo (utilizzando la seconda persona singolare o plurale nel rivolgersi al destinatario del messaggio) può spesso essere una buona scelta. Chiunque, appartenente al gruppo-obiettivo, legga o ascolti il testo, dovrebbe essere in grado di comprenderne in pochi secondi il significato. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 275 Capitolo 4 Per raggiungere tale obiettivo è possibile agire sia sui titoli (Headline o “Corpo centrale” ) che sul testo (Copy)22. Il titolo deve essere breve (non più lungo di un paio di frasi di poche parole, eliminando tutte quelle non essenziali), non generico e finalizzato a trasmettere un unico concetto. Titoli più lunghi, che veicolano più concetti rischiano di essere confusi e sono difficilmente memorizzabili. In sintesi possiamo dire che il titolo deve attirare l’attenzione e incoraggiare a proseguire la lettura, ma nel contempo deve essere esaustivo. Nella pubblicità commerciale è consueto l’utilizzo di uno “slogan”, che, almeno nei casi di maggior successo, riassume in poche parole il significato dell’intera campagna, è cioè capace al contempo di attrarre l’attenzione del consumatore e di sintetizzare efficacemente la promessa (pay-off ) che dovrebbe convincerlo ad acquistare il tal prodotto o servizio. Pur tenendo conto delle peculiarità del marketing sociale, dai migliori “slogan” della pubblicità commerciale potremmo trarre almeno questi insegnamenti: − gli slogan più efficaci sono spesso molto semplici (pur essendo frutto di un lavoro creativo raffinato e di ricerche sofisticate sul posizionamento del prodotto, sugli atteggiamenti e comportamenti dei consumatori); − vi è grande attenzione al target e all’utilizzo di codici linguistici conosciuti e riconoscibili dallo stesso23; − per promuove l’identificazione di una marca si utilizza un concetto efficace nel definire la stessa e le sue qualità. Questo è il motivo per cui grandi marche e grandi campagne spesso mantengono lo stesso “slogan” per anni. Nelle campagne SSL i titoli dovranno per lo più concentrarsi sul problema, lasciando la descrizione della soluzione al testo. Per quanto riguarda il testo il concetto principale andrebbe inserito nella prima o nella seconda frase. Quelle successive serviranno a definire il contesto e per approfondire e dettagliare tale concetto. L’ultima frase può eventualmente concludere richiamando il titolo. 22. Circa l’attività di ideazione e scrittura del testo si veda Emanuele Pirella, Il Copywriter. Mestiere d’arte, Il Saggiatore, Milano, 2002, ricco di suggerimenti, analisi di casi e riflessioni circa il ruolo del copywriter e dell’interazione dello stesso con altre figure professionali, in primo luogo con l’art director. 23. “Montaigne disse: ‘La parola è per metà di chi la dice, per metà di chi la ascolta’. (…) nella maggior parte delle campagne, le parole devono essere la ragione per convincere e l’emozione per attrarre. Molti errori nella comunicazione pubblica e privata (non solo in pubblicità) potrebbero essere evitati se non si dimenticasse uno dei principi fondamentali della percezione: ciò che conta non è il segnale che crediamo di emettere, ma quello che gli altri ricevono. Spesso non è la stessa cosa. Il valore di una frase è che la gente la faccia sua, la ripeta, si identifichi con il suo significato”. Luis Bassat, Giancarlo Livraghi, Il nuovo libro della pubblicità. I segreti del mestiere, Il Sole 24 ORE Spa, Milano, IIa edizione aggiornata, 2001, pag. 157 276 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Ecco alcuni esempi riportati sul manuale dell’European Agency for Safety and Health at Work - Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute e Sicurezza del Lavoro24: “Lavorare in sicurezza implica un posto di lavoro organizzato” “Lavorare in sicurezza richiede informazioni ed etichettatura di pesticidi” “Lavorare in sicurezza comporta l’uso di un trattore adeguato”. È bene ricordare che i testi lunghi scoraggiano il lettore e che non esiste concetto che non possa essere sintetizzato, quantomeno nei suoi contorni essenziali, in poche righe. Anche la lunghezza delle frasi deve essere contenuta, sia per facilitare la lettura che la comprensione. Se necessario è bene utilizzare tutti i mezzi che il linguaggio verbale scritto e la composizione grafica del testo mettono a disposizione per suddividere il testo: oltre ai simboli di punteggiatura e di interpunzione, elenchi puntati o numerati, corsivi o sottolineature, paragrafi e interlinee, riquadri, etc. Se usati adeguatamente possono funzionare anche come indicatori e marcatori di parti di testo, guidando lo sguardo del lettore sulle parole su cui vogliamo attirare l’attenzione, in quanto parole chiave della nostra campagna. Se una campagna è mirata a promuovere l’adozione di determinati comportamenti potrebbe essere utile redigere il testo (soprattutto di locandine e/o pieghevoli) nella forma di “liste di controllo” (le cose da fare: a, b, c, ...). Il testo di un opuscolo potrebbe invece essere articolato in schede, con la descrizione di casi emblematici nonché di liste di controllo adeguate all’argomento e al pubblico-obiettivo prescelti. Il riportare casi emblematici può rendere la comunicazione più efficace nei confronti di soggetti destinatari scettici o contrari, poiché attraverso l’esempio vengono palesati i vantaggi nell’adottare il nuovo comportamento e gli svantaggi e i rischi conseguenti al non cambiamento. Lo “scambio di marketing” appare dunque vantaggioso e ciò facilita certamente la modifica di comportamento. è importante veicolare il messaggio per mezzo di un “lettering” adeguato, scegliendo caratteri che per forma e dimensione non solo siano chiaramente leggibili, ma possano anche essere semanticamente correlati, o quanto meno non stridenti con i contenuti (a meno che, per attirare l’attenzione o per altri motivi, non si voglia creare un evidente contrasto fra il contenuto e la forma con cui viene espresso). Per la stessa ragione immagine e messaggio devono essere, di norma, semanticamente e stilisticamente coerenti, così come tutti i prodotti comunicazionali della campagna (manifesti, poster giganti, locandine, pieghevoli, opuscoli, spot, etc.) devono presentarsi come parti coerenti sia dal punto di vista del contenu24. Op. cit. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 277 Capitolo 4 to, che della forma, come già evidenziato sopra, parlando di progetto grafico integrato e coordinato. b) La progettazione del messaggio grafico Le immagini da utilizzare per la campagna (fotografie, illustrazioni, fumetti, pittogrammi, grafici, etc.) devono essere scelte accuratamente con riferimento all’argomento trattato, allo stile e alla modalità espositiva prescelta, senza dimenticare che talvolta il solo testo potrebbe realizzare l’impatto più efficace. Come il testo, anche il messaggio grafico-visuale deve essere di norma chiaro e semplice. Un manifesto o un pagina troppo piena e con troppi stimoli visivi può confondere e indebolire il concetto chiave della campagna. L’inserimento del marchio/logo dell’ente promotore in una posizione adeguata e non disturbante all’interno della composizione grafica contribuisce a rafforzare la conoscenza e l’immagine dell’organizzazione, ma anche a dare un “certificazione” di autorevolezza e di credibilità al messaggio (purché naturalmente l’ente abbia presso la popolazione un’immagine autorevole e credibile). A tale scopo si possono anche richiamare nei colori utilizzati nella composizione grafica i “colori aziendali”. Nel caso la campagna intenda promuovere l’adozione di determinati azioni o comportamenti le immagini possono visualizzare ed esemplificare tali azioni o comportamenti. Per quanto riguarda il caso specifico della campagna della Provincia Autonoma di Trento, nell’individuare gli obiettivi della campagna e nel definire i risultati attesi, come si è detto, è sempre stata presente la consapevolezza che le varie attività di comunicazione programmate avrebbero potuto essere di qualche utilità soltanto se la campagna fosse stata integrata in un più ampio programma di intervento, con il concorso in primo luogo di attività formative, oltre che di tutte le altre azioni previste dal Piano operativo provinciale per la Salute e Sicurezza sul lavoro. La funzione di una campagna di questo tipo infatti non può essere altro che quella di sensibilizzare e di informare nei confronti del problema e in tal modo creare una buona disposizione al cambiamento verso atteggiamenti e comportamenti più favorevoli alla sicurezza. In sintesi si è cercato prima di tutto di favorire un processo di autoresponsabilizzazione che stimolasse ciascuno ad adottare comportamenti e stili di vita sani anche nell’ambiente di lavoro. Nel processo di pianificazione si è tenuto conto che i mass-media sono certamente molto utili per sensibilizzare, informare e creare consapevolezza, ma anche che la comunicazione interpersonale e la pressione del gruppo dei pari (i colleghi di lavoro) può essere determinante per favorire il cambiamento comportamentale. I risultati dell’attività di ricerca preliminare hanno inoltre suggerito 278 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 la rilevanza di canali comunicativi come i corsi di aggiornamento professionale, ma anche i rapporti che i lavoratori hanno con i sindacati, ma anche, nel caso di lavoratori immigrati, con le comunità etniche e religiose di appartenenza e con i leader formali e informali di tali comunità. L’iniziativa si è articolata su due linee di intervento: 1) una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la popolazione per promuovere una cultura diffusa della salute e della sicurezza, della legalità e della prevenzione (lavorare sicuri vuol dire migliorare la qualità della vita e del lavoro), realizzata tramite i media tradizionali (affissioni nei comuni del Trentino e mass media). Tale campagna si è articolata su quattro soggetti grafici con una headline di carattere generale ripetuta su tutti i vari prodotti comunicazionali: - “Se non c’è sicurezza che lavoro è?” (lavorare in sicurezza è un diritto e un dovere verso noi stessi e la collettività) e tre messaggi specifici: - “Lavora con cura e con attenzione, non sottovalutare i rischi” (autoresponsabilizzazione); - “Utilizza sempre i dispositivi di protezione” (indicazione di comportamento); - “La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita" (esplicitazione dei benefici economici, psicologici, sociali per il cambio di comportamento). 2) una campagna di informazione/formazione rivolta ai lavoratori e ai datori di lavoro dei segmenti target (comparti edilizia, metalmeccanico, porfido), per promuovere una corretta valutazione del rischio e incoraggiare comportamenti favorevoli alla salute e alla sicurezza (utilizzo dei dispositivi di protezione, adozione di procedure corrette), attraverso la predisposizione di materiali da utilizzarsi nell’ambito di attività formative (materiali per i formatori, per la didattica in aula, per l’autoformazione) Nell’ambito di questa seconda linea di intervento sono state realizzate anche alcune iniziative specifiche per i lavoratori immigrati (glossari e guide illustrate alla sicurezza di comparto nelle lingue più parlate; disponibili anche on line sul portale del Servizio sanitario del Trentino www.trentinosalute. net, nonché la formazione di mediatori linguistici che oltre a collaborare per la realizzazione delle guide e dei glossari multilingue potesse cooperare con la funzione di tutor ad attività formative per la SSL specificamente rivolte agli immigrati neoassunti). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 279 Capitolo 4 4.7. La terza fase della campagna: l’attuazione Nella progettazione e realizzazione della campagna potrebbe rendersi necessario il ricorso a risorse professionali esterne alla P.A. (per la realizzazione di indagini conoscitive preliminari e di indagini finali per la valutazione, per la progettazione grafica e la realizzazione degli esecutivi, per la stampa, per la diffusione, etc.). Out-sourcing, collaborazioni professionali esterne e partnership. La scelta di rivolgersi o meno a una ditta esterna dipenderà non soltanto dal budget a disposizione, ma prima ancora dal tipo di competenze richieste e dalla loro disponibilità o meno all’interno dell’ente. In ogni caso sarà necessario tenere conto del fatto che un’agenzia potrà realizzare al meglio una campagna soltanto se avrà dal committente indicazioni precise circa gli obiettivi, il target, i contenuti e le modalità di veicolazione che, sulla base dell’esperienza e degli studi fatti, si ritengono più efficaci con qual dato gruppo-obiettivo e con quella tipologia di contenuti. Pertanto, anche qualora si decida di rivolgersi all’esterno per la progettazione e/o realizzazione della campagna, sarà necessario che l’ente promotore disponga al proprio interno di una figura professionale in grado di interpretare il ruolo di interfaccia fra l’ente committente e l’agenzia esterna in tre passaggi chiave: a) definendo, o collaborando a definire, obiettivi, contenuti, gruppo target e stile della comunicazione; b) sapendo comunicare tutto questo attraverso un briefing chiaro, completo e puntuale; c) essendo in grado di verificare e valutare l’effettiva rispondenza delle proposte elaborate dall’agenzia a quanto richiesto dalla committenza, per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi e le modalità attuative. Collaborazioni possono derivare anche dall’interazione con altri enti che dispongono al proprio interno di specifiche competenze ed esperienze professionali nei campi che riguardano la campagna o che ne condividono le finalità oppure possono nascere da rapporti di sponsorizzazione, anche nella forma di fornitura di consulenza e/o servizi (realizzazione di spazi espositivi, assunzione diretta di parte della spesa per l’acquisto degli spazi pubblicitari, etc.). Tali collaborazioni possono favorire una maggiore efficacia della campagna, ma anche consentire la ripartizione dei costi e la crescita dell’autorevolezza e della credibilità dell’iniziativa. Per quanto riguarda la scelta dei soggetti pubblici e privati partner è importante valutare correttamente: - la possibilità di condividere realmente gli obiettivi e le finalità dell’iniziativa; 280 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 - la disponibilità concreta a ripartire i costi; - la possibilità di istituire canali permanenti di comunicazione e interscambio di informazioni (comitati di coordinamento, forum, news-group, incontri periodici, conferenze dei servizi, etc.); - la necessità di individuare con precisione “chi fa cosa”, determinando in modo univoco e condiviso la distribuzione dei carichi di lavoro e la catena del comando e della responsabilità (direzione della campagna, coordinamento organizzativo, funzioni operative, etc.) Per tutto questo sarà necessario considerare la “mission” e le priorità di ciascuno, la reale capacità contributiva in termini di competenze, risorse umane e finanziarie, i punti di forza e di debolezza nonché le differenze culturali dei possibili partner. Check list e pre-test di efficacia dei messaggi Al termine della fase di progettazione, prima della attuazione della campagna è opportuno fare una verifica del lavoro compiuto, rispondendo ad una Check-list di questo tipo: 1. L’obiettivo individuato è chiaro, raggiungibile e quantificabile? 2. Il target group è stato identificato con precisione? 3. Il messaggio è chiaro, il comportamento proposto è realizzabile, lo “scambio” (con l’atteggiamento/comportamento da modificare) può essere percepito come vantaggioso (sono chiari costi e vantaggi percepiti?) 4. Sono stati scelti i media più adatti con riferimento al target group? 5. Tutti i materiali sono pronti? 6. Sono stati predisposti sistemi di risposta a richieste di ulteriori informazioni (numero verde, sportello informazioni, help desk on line, etc)? 7. è stato predisposto un sistema di valutazione? Inoltre, prima del lancio della campagna è opportuno effettuare uno o più pre-test dell’efficacia dei messaggi e dei prodotti comunicazionali predisposti (in bozza per gli stampati o in modello prototipale per packaging, espositori o altri oggetti tridimensionali, in pre-montaggio per spot TV, etc.) con un campione del target group. Necessario è anche un confronto con i referenti degli eventuali partner o per altri settori della propria organizzazione coinvolti, onde ottenere l’approvazione prima della stampa e della diffusione. Infine, prima di consegnare gli esecutivi alla tipografia sarà ovviamente necessario un ultimo attento controllo ortografico dei testi e della correttezza delle informazioni (ricordando anche eventuali aggiornamenti, per es. di numeri di telefono, di indirizzi postali ed e-mail per cambiamenti nel frattempo intervenuti). Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 281 Capitolo 4 Tutti i materiali dovranno essere pronti con adeguato anticipo rispetto all’inizio della campagna, sia per poter effettuare i pre-test, sia per provvedere per tempo alla consegna ai canali di distribuzione (uffici per le affissioni pubbliche, giornali, radio, tv, sale cinematografiche, biblioteche, uffici pubblici, etc.). Nella fissazione dei tempi per le varie fasi della campagna si deve quindi tenere conto dei tempi necessari per la progettazione, la realizzazione e la distribuzione dei prodotti comunicazionali (nel caso di materiali audiovisivi potrebbero essere necessari anche alcuni mesi). Nella prima fase della campagna è opportuno controllare che le affissioni, gli annunci pubblicitari sulla stampa, gli spot radio e tv etc. rispettino nelle uscite la cadenza prevista dalla “time-line” del progetto. Per quanto riguarda le spedizioni postali è utile inserire nell’indirizzario di ogni spedizione uno o più “indirizzi civetta” (per esempio l'indirizzo della struttura che organizza la campagna) per controllare il tempo di consegna. Per i comunicati stampa è utile telefonare ai vari giornalisti a cui è stato inviato il comunicato, per chiedere se hanno bisogno di ulteriori informazioni o se desiderano parlare con qualche esperto o con chi ha progettato la campagna. Per la campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la popolazione promossa dalla Provincia Autonoma di Trento sono stati prodotti i seguenti materiali: poster m.6x3, striscione m. 29x3 antistante la sede roveretana del MART Museo d’Arte contemporanea di Trento e Rovereto, affissioni murali 100x140 e 70x100; manifesti retroilluminati 118x175 per pensiline attesa autobus urbani, plance e cartellini per autobus e treni locali; locandine 35x50, spot radiofonici e inserzioni a pagina intera sui tre quotidiani locali e su varie testate periodiche. La campagna ha avuto un’uscita nell’autunno 2004 (ottobre-dicembre), avviata in concomitanza con la Settimana europea per la Salute e Sicurezza sul Lavoro (dedicata quel anno alla sicurezza nell’edilizia) con una ripresa nella primavera 2005 (aprile-maggio). Una nuova uscita (solo nel formato 6x3) è stata programmata in occasione della Settimana europea per la Salute e Sicurezza sul Lavoro (24-28 ottobre 2005). In tale occasione i quattro soggetti grafici della campagna sono stati abbinati al messaggio della Settimana europea. Sono state inoltre organizzate conferenze stampa e redatti comunicati in occasione della presentazione dei risultati delle ricerche preliminari, del convegno e di ogni uscita della campagna. Inoltre in occasione della ripresa attuata in concomitanza della Settimana europea per la Salute 2005 è stato organizzato un evento presso un’impresa trentina premiata per l’attenzione data alla salute e alla sicurezza del lavoro nel proprio stabilimento. Nell'ambito della campagna di informazione/formazione rivolta ai lavoratori e ai datori di lavoro è stata avviata una nuova collana di pubblicazioni (Strumenti per la formazione SSL). 282 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 4.8. La quarta fase della campagna: il controllo e la valutazione dell’efficacia. Per quanto riguarda i risultati attesi, è bene evidenziare che le campagne di marketing e di comunicazione sociale possono risultare scarsamente efficaci, non soltanto per inadeguatezza del messaggio (rispetto al target), ma anche perché i messaggi possono essere recepiti in modo distorto e riduttivo. Non di rado, gli individui mettono in atto processi selettivi rispetto all’esposizione, alla comprensione e alla memorizzazione dei messaggi. Un’altra causa di insuccesso è data dal fatto che non di rado le campagne per la promozione della salute forniscono informazioni sul rischio insito in un comportamento dannoso, ma non forniscono aiuti concreti per modificare tale comportamento dopo l’esposizione al messaggio (per es. che cosa fare per modificare quel comportamento, a chi rivolgersi per un aiuto o per avere consigli, etc.). Nel caso specifico si dovrà anche tenere conto che, come si è detto, una campagna per la salute e la sicurezza sul lavoro potrà essere di qualche utilità soltanto se sarà integrata in un più ampio programma di intervento (in primis con le attività formative, ma anche altre azioni quali, ad esempio, il rafforzamento delle attività ispettive, la promozione della cultura della sicurezza nella scuola, gli incentivi alle imprese per la sicurezza e la promozione delle soluzioni tecnologiche innovative nel campo della sicurezza, la tutela dei minori e delle lavoratrici madri). Valutazione dei risultati della campagna Pur essendo l’attività di valutazione un processo a carattere tendenzialmente continuativo, essa acquista particolare importanza nelle fasi iniziali di definizione del piano e nella parte conclusiva di misurazione dei risultati conseguiti. Prima dell’implementazione del piano è necessario fissare obiettivi quantificabili (e raggiungibili) con relativi indicatori e tempi di attuazione; durante lo sviluppo si realizzeranno pre-test e controlli periodici (generalmente su scala ridotta e a intervalli prefissati), per apportare eventualmente correzioni in itinere; a conclusione della campagna verranno effettuate rilevazioni approfondite e su larga scala per misurare l’efficacia del piano in relazione agli obiettivi. L’attività di marketing è a tutti gli effetti un processo interattivo e circolare, dove, nonostante la complessità e il costo della valutazione, il feed-back fornito, prima, durante e dopo, è indispensabile per apportare le correzioni necessarie e per la pianificazione delle campagne successive, mettendo in luce problemi irrisolti, punti deboli ed opportunità da sfruttare. Si deve comunque tenere conto della obiettiva difficoltà nel misurare le modifiche cognitive, affettive e comportamentali, anche perché i cambiamenti riscontrati possono essere stati facilitati da altri fattori esterni, legati all’azione Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 283 Capitolo 4 di altre forze sociali e ambientali che agiscono contestualmente alla campagna25, così come questi medesimi fattori possono averla pesantemente contrastata. Allo stesso modo non sarà facile individuare con precisione i processi psicologici individuali e/o sociali che possono determinare effetti favorevoli o avversi all’efficacia di una data iniziativa di marketing sociale. Il grado di attenzione e di sensibilizzazione della popolazione rispetto ad un dato problema influisce direttamente tanto sull’impatto di una campagna che sui suoi risultati. Si può dire che anche per le idee, come per i prodotti tangibili, vi siano delle “tendenze di mercato” e che anche le idee hanno un “ciclo di vita” e quindi che il presupposto necessario per il successo di una campagna sia dato dalla presenza di una domanda latente a cui ciò che proponiamo dà una risposta soddisfacente, in termini di benefici ricercati da coloro a cui ci rivolgiamo. Vi sono varie tecniche di ricerca quantitative e qualitative per misurare l’impatto di una campagna, fra cui l’utilizzo di “focus group” nonché di indagini per rilevare il livello di sensibilizzazione e di apprendimento. In ogni caso, per poter valutare l’efficacia di una campagna nelle sue varie fasi come già detto è necessario in primo luogo fissare obiettivi da raggiungere, chiari e misurabili. La misurazione può essere effettuata in vari modi, ad esempio: a) Conteggio delle richieste di ulteriori informazioni e/o conteggio dei contatti con l’ente promotore della campagna (anche tramite sito web): una percentuale di risposta pari al 10% del gruppo target può considerarsi soddisfacente. Qualora sia difficile quantificare con sufficiente precisione la dimensione numerica del gruppo target si può calcolare l’incremento di contatti sul sito web o tramite telefono, con riferimento a quelli specificamente riferiti alla campagna oppure il numero di richieste di eventuali pubblicazioni (opuscoli, pieghevoli, etc.) correlati con la campagna; b) Rilevamento delle modifiche di conoscenze, atteggiamenti, comportamenti, valori: tramite la somministrazione di un questionario (o intervista telefonica)26 prima e dopo la campagna ad un campione rappresentativo del segmento 25. P. Kotler, N. Roberto, in Social Marketing: Strategies for Changing Public Behavior, Free Press, New York 1989, trad. it. Marketing Sociale. Strategie per modificare i comportamenti collettivi, edizioni di Comunità, Milano, 1991, distinguono sei tipi di forze esterne che influiscono sulla capacità di una campagna di sviluppare e mantenere un'efficace influenza sui gruppi obiettivo: demografiche, economiche, fisiche, tecnologiche, politico-legali, socio culturali. 26. Nel caso auspicabile che si sia realizzata una ricerca preliminare alla progettazione della campagna, il questionario riprenderà evidentemente alcuni items di tale indagine per verificare eventuali variazioni nella risposte a seguito della campagna. Qualora non si sia effettuata tale attività di ricerca o ci si sia avvalsi di risultati desunti da ricerche svolte da altri soggetti in contesti simili (ricerca secondaria), si potrà utilizzare una traccia del tipo di quella di seguito riportata. Tale traccia è stata desunta, con qualche modificazione ed integrazione, dal “questionario campione”, pubblicato a pag. 30 in Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute e Sicurezza del Lavoro, ed. it. a cura di Maria Castriotta, ISPESL, Roma, 2002. 284 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 target è possibile misurare l’eventuale incremento di conoscenze/competenze, le modifiche di opinioni, atteggiamenti, comportamenti, valori, la conoscenza e il ricordo della campagna; c) Individuazione e misurazione di indicatori di salute e sicurezza: verificare eventuali scostamenti nelle rilevazioni statistiche prima e dopo la campagna (numero di infortuni o malattie professionali). Si tenga comunque conto che l’incidenza di malattie con un lungo periodo di latenza non può evidentemente diminuire immediatamente a seguito di una campagna e che peraltro una maggiore consapevolezza e attenzione al tema della salute e della sicurezza sul lavoro potrebbe portare ad un aumento del numero delle segnalazioni, quindi a un incremento del dato statistico. Allo stesso modo ogni miglioramento del dato statistico non può essere automaticamente attribuito agli effetti positivi di una campagna. Pur non potendosi accertare un’influenza positiva diretta della campagna, la diminuzione di incidenti sul lavoro e delle malattie professionali deve considerarsi comunque come l’obiettivo da raggiungere e come misura, pur molto approssimativa e parziale, anche dell’efficacia dell’iniziativa a medio lungo termine. A breve termine le misurazioni circa la diffusione della sensibilità sociale e della consapevolezza del problema nonché le modifiche di atteggiamenti e comportamenti appaiono dunque, nella maggior parte dei casi, gli indicatori più efficaci. è importante trarre dall’esperienza fatta e dai risultati delle indagini per la valutazione di efficacia alcuni insegnamenti utili per le campagne successive. L’analisi (da eseguirsi di norma circa un mese dopo la conclusione dell’iniziativa) si concentrerà su due aspetti: Traccia di Questionario per la valutazione: Ha visto o ascoltato la nostra campagna su ...(specificare) Se sì, dove? - Stampa - Affissioni murali - Affissioni su autobus, treni, taxi - Locandine in esercizi pubblici - Radio - Tv - Sala cinematografica - Internet - Stand in fiere e manifestazioni Prima della campagna era a conoscenza di questi aspetti riguardanti la sua salute (specificare)? La campagna ha aumentato le sue conoscenze e la sua comprensione di questo problema? Le nostre indicazioni per migliorare la sicurezza e la salute sul lavoro si sono rivelate utili? Ha attuato qualcuna delle nostre raccomandazioni? Nella sua esperienza e nel suo ambiente di lavoro ha già rilevato un miglioramento per quanto riguarda la sicurezza e la salute sul lavoro (per es. attraverso la diminuzione di infortuni)? Vorrebbe ricevere ulteriori informazioni o assistenza? La ringraziamo per il tempo dedicato a rispondere a questo questionario. Qualora avesse domande da rivolgerci o desiderasse ulteriori informazioni e chiarimenti può contattarci tramite telefono al ______. oppure inviare un fax ________ o una e-mail __________ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 285 Capitolo 4 − punti di forza e di debolezza della campagna, analizzando l’appropriatezza e la definizione del target group nonché la appropriatezza e la maggiore o minore efficacia dei messaggi e dei vari media prescelti e cercando di capire se vi fossero argomenti che la campagna non ha adeguatamente affrontato o approfondito; − attuazione della campagna, verificando se tutto si è svolto regolarmente nei tempi previsti o se vi siano stati problemi, intoppi, ostacoli, ritardi, momenti di scarso coordinamento e riflettendo su come queste ed altre criticità possano essere evitate in futuro. In conclusione si può forse ricordare quanto detto nella prima parte di questo capitolo e cioè che il marketing sociale è uno strumento da utilizzare insieme ad altri all’interno di un sistema di politiche integrate per la promozione della salute. In questo contesto una campagna può dare un contributo utile, a patto di non avere aspettative sovradimensionate rispetto ai suoi effetti e sapendo che per ottenere qualche risultato è comunque necessario avvalersi di competenze ed esperienze professionali intersettoriali, specifiche e specialistiche adeguate. 286 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Capitolo 4 Riferimenti bibliografici Azienda provinciale per i servizi sanitari Trento, INAIL Trento (a cura di), Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2000, collana “infosanità” n. 20, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2002 Azienda provinciale per i servizi sanitari Trento, INAIL Trento (a cura di), Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2002, collana “infosanità” n. 35, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2004 Bassat, L.; Livraghi, G., Il nuovo libro della pubblicità. I segreti del mestiere, Il Sole 24 ORE Spa, Milano, IIa edizione aggiornata, 2001 Curzel, V. (a cura di), Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune. Atti della Conferenza provinciale, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2001 Curzel, V., Promozione della salute e marketing sociale, in “Punto Omega” Quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino, Anno III n.5/6 Agosto 2001, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2001 Curzel, V. (a cura di), Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro - Parte I, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2005 European Agency for Safety and Health at Work - Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute e Sicurezza del Lavoro, ed. it. a cura di Castriotta, M., ISPESL, Roma, 2002 Giunta della Provincia Autonoma di Trento, Linee guida programmatiche di legislatura in materia di Politiche per la salute – Progetto Salute, supplemento al n. 14/2004 di “Punto Omega – Quadrimestrale del Servizio Sanitario provinciale", Ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2004 Hilgartner, S.; Bosk, C.L., The rise and fall of social problems: a public arenas model, in “American Journal of Sociology”, vol. 94, University of Chicago, Chicago, 1988 Kotler, P.; Andreasen A.R., Strategic Marketing for Nonprofit Organistions, III ed. Prentice-Hall, Englewood Cliffs, New Jersey, 1987 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 287 Capitolo 4 Kotler, P.; Roberto N., Social Marketing: Strategies for Changing Public Behavior, Free Press, New York 1989, trad. it. Marketing Sociale. Strategie per modificare i comportamenti collettivi, Edizioni di Comunità, Milano, 1991 Kotler, P.; Roberto, N.; Lee, N., Social Marketing: Improving the quality of life, SAGE Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi, 2002 McLuhan, M., Understanding Media: The Extensions of Man, New York, New American Library 1964, trad. it. di E. Capriolo, E., Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1967 McLuhan, M.; Quentin Fiore, Q.,The Medium is the Massage. An Inventory of effects, Penguin Books, 1967, trad it. Il Medium è il massaggio. Un inventario di effetti, Feltrinelli, Milano, 1968 Pirella, E., Il Copywriter. Mestiere d’arte, Il Saggiatore, Milano, 2002 Tamburini, S., Marketing e Comunicazione sociale, Lupetti & CO. Editore, Milano, 1992 Wilkinson, R.; Michael Marmot, M. (a cura di), Social determinants of health. The solid facts Second edition”, World Health Organisation, 2003, trad. italiana a cura di Martini, G. e Querin, M., supplemento al n. 17/2005 di “Punto Omega - Quadrimestrale del Servizio Sanitario provinciale", Ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2005 Weinreich, N.K., Hands-on Social Marketing: A step by step guide, SAGE Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi, 1999 288 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 APPENDICE Pubblicazioni e materiali informativi realizzati dall'Assessorato provinciale alle Politiche per la salute sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro I materiali grafici della campagna Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 4 Pubblicazioni e materiali informativi Comitato tecnico-scientifico e segreteria organizzativa a realizzati dall'Assessorato cura di: Remo Andreolli, Assessore all’Artigianato, Commercio, provinciale alle Politiche Lavoro e Promozione del Trentino - Provincia Autonoma Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Trento Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria per la salute Giovanni Benedetti, Direttore dell’Associazione Artigiani e piccole Imprese della provincia di Trento Assessorato all’Artigianato, Commercio, Lavoro e della sicurezza Michele Cataldo,sul Direttoretema della Sede di Trento Promozione del Trentino - Servizio Lavoro dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Innei luoghi di lavoroAzienda Provinciale per i Servizi Sanitari fortuni sul Lavoro RELATORI Conferenza provinciale Povo 19.6.2000 Carlo Favaretti, Direttore generale Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Enrico Franco, Caposervizio economia quotidiano“L’Adige” Franco Ischia, Segreteria regionale della C.G.I.L. ( in rappresentanza dei Sindacati confederali C.G.I.L.C.I.S.L.-U.I.L. ) Mario Magnani, Assessore alle Politiche Sociali e alla Salute - Provincia Autonoma di Trento Luciano Marchiori, Responsabile SPISAL - U.S.L. 20 di Verona Dante Pasqualini, Vicepresidente della Sezione edilizia - Associazione Industriali della provincia di Trento Andrea Scalet, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Trento Carlo Smuraglia, Presidente della Commissione lavoro del Senato della Repubblica SICUREZZA E SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO UN IMPEGNO COMUNE Conferenza provinciale Lunedì 19 giugno 2000 Sala convegni ITC - irst di Trento Informazioni e attivitàPovo di comunicazione: Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria via Gilli, 4 - 38100 Trento tel. 0461 494037/8 - fax. 0461 494073 email: [email protected] sito web: www.provincia.tn.it/sanita Provincia Autonoma di Trento Servizio Sanitario Provinciale Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute Assessorato all’Artigianato, Commercio, Lavoro e Promozione del Trentino Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Documenti per la Salute 7 Anni 2000/01. Locandina, pieghevole e pubblicazione degli atti della Conferenza provinciale "Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune" SICUREZZA E SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO Provincia Autonoma di Trento Servizio Sanitario Provinciale UN IMPEGNO COMUNE Assessorato all’Artigianato, Commercio, Lavoro e Promozione del Trentino 9.00 Saluto del Presidente della Giunta provinciale Lorenzo Dellai 9.15 Lo scenario di riferimento Infortuni sul lavoro e malattie professionali: lo stato dell'arte in Italia Obiettivi e strategie locali di prevenzione nei luoghi di lavoro: l'esperienza della Regione Veneto Infortuni sul lavoro e malattie professionali: lo stato dell'arte in Trentino 11:00 Tavola rotonda: Soggetti diversi, un obiettivo comune - Ruoli, criticità e prospettive L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro Le Associazioni datoriali: Associazione Industriali Le Associazioni datoriali: Associazione Artigiani Le Organizzazioni sindacali Gli Ordini professionali 12:00 Conclusioni: le proposte operative Il ruolo degli organi di informazione Gli impegni concreti per il prossimo futuro Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Servizio Sanitario Provinciale RELATORI Remo Andreolli, Assessore all'Artigianato, Commercio, Lavoro e Promozione del Trentino Provincia Autonoma di Trento Giovanni Benedetti, Direttore Associazione Artigiani e piccole Imprese provincia di Trento Michele Cataldo, Direttore Sede di Trento Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro Carlo Favaretti, Direttore generale Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Enrico Franco, Caposervizio economia quotidiano “L’Adige” Franco Ischia, Segreteria regionale della C.G.I.L. ( in rappresentanza dei Sindacati confederali C.G.I.L.-C.I.S.L.-U.I.L. ) Mario Magnani, Assessore alle Politiche Sociali e alla Salute - Provincia Autonoma di Trento Luciano Marchiori, Responsabile SPISAL U.S.L. 20 Verona Dante Pasqualini, Vicepresidente Sezione edilizia Associazione Industriali provincia di Trento Andrea Scalet, Presidente Ordine Ingegneri provincia di Trento Carlo Smuraglia, Presidente Commissione Lavoro Senato della Repubblica Documenti per la Salute 7 Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune Provincia Autonoma di Trento Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute Sicurezza e Salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune atti della Conferenza provinciale Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari 291 infosanità 35 infosanità 20 Appendice Capitolo 4 Infortuni lavorativi in provincia di Trento Infortuni lavorativi in provincia di Trento Provincia Autonoma di Trento Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Provincia Autonoma di Trento 1996-2000 Assessorato alle Politiche sociali e alla Salute Assessorato alle Politiche per la salute Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Rapporto 1996-2002 Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali Anno 2005. Supplemento al numero 15 della rivista "Punto Omega": "Nuovo piano operativo per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro". NUOVO PIANO OPERATIVO PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO Protocollo quadro d’intesa fra Provincia Autonoma di Trento, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL, ISPESL, ANMIL, Associazioni dei Datori di Lavoro, Organizzazioni Sindacali Confederali, Organizzazioni Sindacali di Categoria Agricola Trento, 7 novembre 2005 PORFIDO nn o de ttadi l ci no Assessorato alle Politiche per la Salute Servizio Sanitario Provinciale Anno 2006. Supplemento al numero 19/20 della rivista "Punto Omega": "Porfido. I vantaggi del bancone con sollevatori per gli addetti alla prima lavorazione". 292 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Supplemento al n. 19-20/2006 di “Punto Omega” - Quadrimestrale del Servizio sanitario provinciale AUT DR/CB CENTRALE/PT MAGAZINE EDITORI/213/2006 - VALIDA DAL 08/02/2006 2005 Provincia Autonoma di Trento A Supplemento al n. 16/2005 di “Punto Omega” - Quadrimestrale del Servizio sanitario provinciale Spedizione in A.P. - Art. 2 co. 20/b 45% - Legge 662/96 - DC TRENTO Anni 2000 e 2003. Collana "Infosanità": Infortuni lavorativi in provincia di Trento. Rapporto 1996/2000 e Rapporto 1996/2002. I vantaggi del bancone con sollevatori per gli addetti alla prima lavorazione Più sicurezza e meno fatica Provincia Autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute Assessorato all’Industria Servizio Sanitario del Trentino COMITATO DI COORDINAMENTO IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO Appendice Capitolo 4 Anno 2001. Piano operativo provinciale sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Pannello per stand informativo. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 293 Appendice Capitolo 4 294 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 4 Anno 2001. Piano operativo provinciale sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Pannelli per stand informativo. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 295 Appendice Capitolo 4 I materiali della Campagna INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE PUBBLICA E MARKETING SOCIALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO Provincia Autonoma di Trento Assessorato alla Sanità Con la collaborazione del Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Istituto Trentino di Cultura Via Santa Croce 77, Trento ISTITUTO NAZIONALE PER L’ASSICURAZIONE CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO Direzione regionale per il Trentino Giovedì 4 dicembre 9.00 Saluto dell'Assessore provinciale alla Sanità Remo Andreolli 9.15 Prima sessione Comunicazione per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro (moderatore: Giovanni Martini) 4/5 dicembre 2003 296 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 11.30 Tavola rotonda Stampa specializzata e SSL (moderatore: Fulvio Cavariani) Partecipano i direttori delle testate "2087", "Ambiente e sicurezza sul lavoro", "ISL - Igiene e sicurezza del lavoro", "Lavoro & salute", "Lavoro Sicuro", "Progetto Sicurezza", “Bollettino SNOP” 15.00 Seconda sessione Informazione istituzionale, comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL (moderatore: Pina Lalli) Rossella Sobrero: Le iniziative di "Pubblicità Progresso" per la salute e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro Giuseppe Zago: La SSL sul web Cipriano Cavaliere: Le iniziative di Rai educational per la salute e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro Virginio Galimberti: I linguaggi simbolici e la segnaletica per la sicurezza Vittorio Curzel: Comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL Giovanni Pianosi: Gli aspetti critici della comunicazione per la prevenzione Annalaura Carducci e Andrea Calamusa: Analisi qualitativa della comunicazione per la salute 18.40 Spazio per comunicazioni e dibattito Venerdì 5 dicembre 9.00 Terza sessione Le attività di ricerca preliminari alle iniziative di comunicazione SSL (moderatore: Vittorio Curzel) Lucia Savadori: Presentazione dei risultati della ricerca "Percezione del rischio e influenza del fattore expertise pratica e teorica" Nora Lonardi: Presentazione dei risultati della ricerca "Conoscenze, atteggiamenti e comportamenti in materia di sicurezza sul lavoro presso i lavoratori immigrati in provincia di Trento" Massimiano Bucchi: Presentazione dei risultati della ricerca "La validazione dei prodotti comunicazionali in materia di sicurezza sul lavoro" 11.00 Quarta sessione Strategie e prodotti comunicazionali per la comunicazione del rischio, la prevenzione degli infortuni e la promozione della SSL (moderatore: Giovanna Gadotti) 11.00 Mara Bernardini: “inform@zione” - Catalogo Nazionale dei prodotti per l'informazione e la formazione alla SSL (AUSL Modena) 11.30 Gli Enti pubblici locali: Provincia Autonoma di Trento - APSS (Alberto Betta); Provincia di Reggio Emilia - AUSL (Carlo Veronesi) 12.30 Spazio per comunicazioni e dibattito 15.00 Le parti sociali: Confindustria (Luigi Casano); Confartigianato (Giorgio Russomanno); CNCPT (Giustino Valtellino); CGIL, CISL, UIL (Adolfo Di Corrado) 16.45 Le Istituzioni e gli Enti pubblici nazionali: INAIL (Anna Maria Todini); ISPESL e Agenzia Europea per la SSL (Idilio Tagliaferro); ANMIL (Marinella De Maffutiis) 17.45 Conclusioni dell’Assessore provinciale alla Sanità e di un rappresentante del Comitato di coordinamento Salute e Sicurezza sul Lavoro della provincia di Trento Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento Informazioni e iscrizioni: Provincia Autonoma di Trento - Servizio Programmazione e ricerca sanitaria Via Gilli, 4 - 38100 Trento - Tel. 0461 494037, Fax 0461 494073 E-mail: [email protected] www.trentinosalute.net e con la collaborazione di Servizio Programmazione e ricerca sanitaria della Provincia autonoma di Trento - Progetto Comunicazione per la salute Convegno nazionale Stefano Beccastrini: La comunicazione nell'educazione alla salute Marco Biocca: La comunicazione del rischio Giorgio Paolino: Attività e funzioni del Comitato di coordinamento SSL della provincia di Trento Marco Masi: Attività e funzioni del CTIPLL (Coordinamento Tecnico Regioni e Provincie Autonome di Prevenzione nei luoghi di Lavoro) Appendice Capitolo 4 Anno 2003. Materiali informativi e promozionali per il Convegno nazionale "Informazione, comunicazione e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro". Manifesto cm. 70 x 100 (pagina a sx) Pieghevole cm. 40 x 21, formato aperto, 4 ante (sotto a sx) Locandina cm. 35 x 70 (sotto al centro) Etichetta per cartelle convegno cm. 7 x 24 (sotto a dx) Pannello per interno sala convegno cm. 300 x 230 (in basso) to organizzativo: (tel. 0461 494060, [email protected]) Provincia Autonoma di Trento Convegno nazionale 4/5 dicembre 2003 Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Trento ne amministrativa: (tel. 0461 494069 [email protected]) el. 0461 494061, [email protected]) e iscrizioni: noma di Trento ammazione aria 100 Trento 37 - 0461 494044 073 [email protected] salute.net va formativa in corso creditamento ECM INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE PUBBLICA E MARKETING SOCIALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE PUBBLICA E MARKETING SOCIALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO Convegno nazionale, 4/5 dicembre 2003 Istituto Trentino di Cultura - Trento Convegno nazionale, 4/5 dicembre 2003 Istituto Trentino di Cultura - Trento ncia Autonoma di Trento sessorato alla Sanità Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Giovedì 4 dicembre Venerdì 5 dicembre 9.00 Saluto dell'Assessore provinciale alla Sanità 9.00 9.15 Prima sessione Comunicazione per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro (moderatore: Giovanni Martini) Stefano Beccastrini: La comunicazione nell'educazione alla salute Marco Biocca: La comunicazione del rischio 10.30 Pausa caffè Iniziativa di comunicazione a cura del Servizio Programmazione e Ricerca sanitaria della Provincia Autonoma di Trento Provincia Autonoma di Trento Assessorato alla Sanità Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE PUBBLICA E MARKETING SOCIALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO Giorgio Paolino: Attività e funzioni del Comitato di coordinamento SSL della provincia di Trento Marco Masi: Attività e funzioni del CTIPLL (Coordinamento Tecnico Regioni e Provincie Autonome di Prevenzione nei luoghi di Lavoro) 11.30 Tavola rotonda: Stampa specializzata e SSL (moderatore: Fulvio Cavariani) Partecipano i direttori delle testate "2087", "Ambiente e sicurezza sul lavoro", "ISL - Igiene e sicurezza del lavoro", "Lavoro & salute", "Lavoro Sicuro", "Progetto Sicurezza". 13.00 Pranzo 15.00 Seconda sessione Informazione istituzionale, comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL (moderatore: Pina Lalli) Rossella Sobrero: Le iniziative di "Pubblicità Progresso" per la salute e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro Giuseppe Zago: La SSL sul web Cipriano Cavaliere: Le iniziative di Rai educational per la salute e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro Terza sessione Le attività di ricerca preliminari alle iniziative di comunicazione SSL (moderatore: Vittorio Curzel) Lucia Savadori: Presentazione dei risultati della ricerca "Percezione del rischio e influenza del fattore expertise pratica e teorica" Nora Lonardi: Presentazione dei risultati della ricerca "Conoscenze, atteggiamenti e comportamenti in materia di sicurezza sul lavoro presso i lavoratori immigrati in provincia di Trento" Massimiano Bucchi: Presentazione dei risultati della ricerca "La validazione dei prodotti comunicazionali in materia di sicurezza sul lavoro" 10.30 Pausa caffè 11.00 Quarta sessione Strategie e prodotti comunicazionali per la comunicazione del rischio, la prevenzione degli infortuni e la promozione della SSL (moderatore: Giovanna Gadotti) 11.00 Mara Bernardini: “inform@zione” - Catalogo Nazionale dei prodotti per l'informazione e la formazione alla SSL (AUSL Modena) Provincia Autonoma di Trento Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro 11.30 Gli Enti pubblici locali: Provincia Autonoma di Trento; APSS (Alberto Betta); Provincia di Reggio Emilia - AUSL (Carlo Veronesi) 12.30 Spazio per comunicazioni e dibattito 13.00 Pranzo 15.00 Le parti sociali: Confindustria (Luigi Casano); Confartigianato (Giorgio Russomanno); CNCPT (Giustino Valtellino); CGIL, CISL, UIL (Adolfo Di Corrado) 16.15 Pausa caffè 16.30 Pausa caffè Virginio Galimberti: I linguaggi simbolici e la segnaletica per la sicurezza Vittorio Curzel: Comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL Giovanni Pianosi: Gli aspetti critici della comunicazione per la prevenzione Annalaura Carducci e Andrea Calamusa: Analisi qualitativa della comunicazione per la salute 18.40 Spazio per comunicazioni e dibattito 16.45 Le Istituzioni e gli Enti pubblici nazionali: INAIL (Anna Maria Todini); ISPESL e Agenzia Europea per la SSL (Idilio Tagliaferro); ANMIL (Marinella De Maffutiis) 17.45 Conclusioni Assessore provinciale alla Sanità e rappresentante del Comitato di coordinamento Salute e Sicurezza sul Lavoro della provincia di Trento Inziativa di comunicazione a cura del Servizio Programmazione e ricerca sanitaria PAT Provincia Autonoma di Trento Assessorato alla Sanità Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ISTITUTO NAZIONALE PER L’ASSICURAZIONE CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO Direzione regionale per il Trentino 297 Appendice Capitolo 4 SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e SICUREZZA Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro CHE LAVORO È? La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e SICUREZZA Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro CHE LAVORO È? Lavora con cura e con attenzione non sottovalutare i rischi Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e SICUREZZA Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro CHE LAVORO È? Utilizza sempre i dispositivi Materiali a stampa della Campagna “Se non c’è sicurezza che lavoro è?” (anni 2004 e 2005) attuata dalla Provincia Autonoma di Trento con la collaborazione del Comitato di coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Art director e copywriter: Vittorio Curzel Composizioni grafiche originali realizzate a partire da elementi grafici in formato digitale modificabili e componibili, disegnati da Elvira Regine (“Contemporary Business”, Dynamic Graphics Inc.) Realizzazione: Servizio Innovazione e formazione per la salute - Progetto Comunicazione per la salute Editing: Attilio Pedenzini A sinistra: Poster cm. 600 x 300. di protezione Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e SICUREZZA Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro CHE LAVORO È? La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento 298 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 A destra: Locandine cm. 35 x50. Manifesti cm 70 x 100; cm. 100 x 140. Poster retroilluminati per pensiline autobus urbani cm. 118 x 175 Quattro soggetti. Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro SE NON C’È SE NON C’È SICUREZZA SICUREZZA CHE LAVORO È? CHE LAVORO È? La sicurezza nei luoghi di lavoro Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro migliora la qualità della vita Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro Lavora con cura e con attenzione non sottovalutare i rischi Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Appendice Capitolo 4 SE NON C’È SE NON C’È SICUREZZA SICUREZZA CHE LAVORO È? CHE LAVORO È? Utilizza sempre Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 i dispositivi di protezione Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita 299 Appendice Capitolo 4 Anno 2004/2005. Campagna "Se non c'è sicurezza che lavoro è?". Inserzioni su quotidiani e periodici locali. Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro SE NON C’È SICUREZZA CHE LAVORO È? La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita Lavorare in sicurezza vuol dire rispettare le leggi, ma anche investire sulla qualità della vita. È obbligo dei datori di lavoro far sì che il lavoro si svolga in ambienti e con modalità idonei a tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori. È dovere dei lavoratori osservare le disposizioni di sicurezza e utilizzare sempre e correttamente i dispositivi di protezione previsti. 2005 Lavorare in sicurezza migliora la qualità della vita. Se non c'è sicurezza che lavoro è? 300 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 An no d in el cit tad o Lavorare in sicurezza è un diritto e un dovere verso noi stessi e la collettività. Appendice Capitolo 4 Lavora con cura e attenzione non sottovalutare i rischi SE NON C’È SICUREZZA CHE LAVORO È? La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita Utilizza sempre i dispositivi di protezione Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro C e mp l a r s a orda l As enstsoo tmo ptreora iv i ncii lael ua le Po i irch ru salutie d as ada C ao gm n ita ptoom dioCo s dinla ’ me s irna a tle e silcut ezeza pes ilaluogh di lavoro. e Id a ioanzoe i e n l zaa io ad u l raa dre olvProgetto Comunicazione per la salute, ziio ICnno azione feorzm e r epaezir l szalun tee e c l P incia autonoma di Trento, Art director:SV eirtvto i r o urzvel Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro SE NON C’È SICUREZZA Anno 2004/2005. Campagna "Se non c'è sicurezza che lavoro è?". Striscione per affissione murale a fianco del MART, Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, sede di Rovereto, cm. 2.900 x 300. CHE LAVORO È? La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro SE NON C’È SICUREZZA CHE LAVORO È? Utilizza sempre i dispositivi di protezione Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro SE NON C’È SICUREZZA CHE LAVORO È? Utilizza sempre i dispositivi di protezione Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro SE NON C’È SICUREZZA CHE LAVORO È? Anno 2004/2005. Campagna "Se non c'è sicurezza che lavoro è?". Volantini per autobus urbani cm. 17 x 24, stampa ante/retro, quattro soggetti. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento 301 Appendice Capitolo 4 SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute SICUREZZA e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Agenzia del lavoro CHE LAVORO È? Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento Associazione degli Industriali della provincia di Trento Federazione Trentina delle Cooperative Associazione Albergatori della provincia di Trento Confesercenti del Trentino Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento CGIL del Trentino CISL del Trentino La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita UIL del Trentino Consorzio dei Comuni trentini INAIL Direzione regionale per il Trentino ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del lavoro Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute SICUREZZA e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Agenzia del lavoro CHE LAVORO È? Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento Associazione degli Industriali della provincia di Trento Federazione Trentina delle Cooperative Associazione Albergatori della provincia di Trento Confesercenti del Trentino Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento CGIL del Trentino Lavora con cura e con attenzione non sottovalutare i rischi CISL del Trentino UIL del Trentino Consorzio dei Comuni trentini INAIL Direzione regionale per il Trentino ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del lavoro Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute SICUREZZA e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Agenzia del lavoro CHE LAVORO È? Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento Associazione degli Industriali della provincia di Trento Federazione Trentina delle Cooperative Associazione Albergatori della provincia di Trento Confesercenti del Trentino Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento Utilizza sempre CGIL del Trentino CISL del Trentino UIL del Trentino i dispositivi di protezione Consorzio dei Comuni trentini INAIL Direzione regionale per il Trentino ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del lavoro Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento SE NON C’È Provincia autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute SICUREZZA e Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Agenzia del lavoro CHE LAVORO È? Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento Associazione degli Industriali della provincia di Trento Federazione Trentina delle Cooperative Associazione Albergatori della provincia di Trento Confesercenti del Trentino Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento CGIL del Trentino CISL del Trentino La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita UIL del Trentino Consorzio dei Comuni trentini INAIL Direzione regionale per il Trentino ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del lavoro Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento 302 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Appendice Capitolo 4 Anno 2004/2005. Campagna "Se non c'è sicurezza che lavoro è?". A sinistra: Plance interne autobus urbani cm. 70 x 25. A destra: Poster cm. 600 x 300 in occasione della Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro 2005. Quattro soggetti. Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 303 Appendice Capitolo 4 Strumenti per la formazione Guide illustré pour la securité dans les chantiers Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri Illustrated guide to safety on construction sites Prirucnik u slikama za sigurnost na gradilistima Provincia Autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute Azienda provinciale per i servizi sanitari ����� � ������� ������� ��� !� SÌ 9 NO Provincia di Pordenone Strumenti per la formazione SSL Glossario illustrato del lavoro nei cantieri Glosar i ilustruar i punes ne kantjere Vocabulaire illustré du travaille dans les chantiers Glossario illustrato del lavoro nei cantieri Illustrated glossary of the labour on construction sites Ilustrovani tumač za posao na gradilištima Glosar ilustrat al muncii pe santier 2 Provincia Autonoma di Trento Assessorato alle Politiche per la salute ·αϡϥΕ ΥϝρΓ εΡϥΓ Betoniera Camion Azienda provinciale per i servizi sanitari Provincia di Pordenone 8 9 Betoniera Camion Carriola ATTREZZATURA DI CANTIERE 304 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Campagna "Se non c'è sicurezza che lavoro è?". Pubblicazioni della collana "Strumenti per la formazione SSL": 1. Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri (edizione plurilingue). 2. Glossario illustrato del lavoro nei cantieri (edizione plurilingue). 12 Betoniera Betoniere Betoniere Cement mixer Mikser za prevoz betona ωέΏΓ ϥϕϝ Betoniera 8 No!! Jo!! Non!! No!! Ne! ������� ��� Nu! !� �������� ��� Ghid ilustrat al sigurantei muncii pe santier 1 e ricerca della LR 18/2005 Proteggi mani, occhi e viso Mbëroj duart sytë dhe fytyren Se protéger les mains, les yeux et le visage Protect hands, eyes and face Protejati-va mìinile, ochii si fata Zastiti sake, oci i vid Udhezues i ilustruar per sigurine ne kantjere Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri à e ricerca e della LR 18/2005 SSL Camion Kamion Camion Lorry Kamion ·αϡϥΕ Camion ΥϝρΓ εΡϥΓ ΏϝϱΩϱ Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Le pubblicazioni dell’Assessorato provinciale alle Politiche per la Salute Edizione: Servizio Innovazione e formazione per la salute Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel Punto Omega - Nuova serie 1. 2-3. 4. 5-6. 7. 8-9. 10. 11. 12-13. 14. 15. 16. 17. 18. Telemedicina in Trentino I documenti OMS sulla strategia della salute per tutti La donazione e il trapianto di organi e di tessuti La promozione della salute Il territorio tra assistenza sanitaria e attività socio-assistenziali Equità, solidarietà e tutela dei soggetti deboli nei servizi sociosanitari La storia dei luoghi di cura a Trento Salute e sviluppo socio-economico nelle regione di montagna Alla ricerca delle menti perdute Equità nella salute nel Trentino I progetti di ricerca sanitaria finalizzata in Trentino Studio comparato sull’assistenza al parto nei piccoli ospedali in Regioni dell’arco alpino – Vergleichende Studie über die geburtshilfliche Versorgung an kleineren Krankenhäusern im Alpenraum Salute, globalizzazione e nuovi federalismi sanitari Salute e culture: la società, la donna. Informazione. Ricerca. Punto Omega – Nuova serie – Supplementi – – – – – Linee guida programmatiche di legislatura in materia di politiche per la salute Qualificazione e riorganizzazione della rete ospedaliera provinciale e dell’assistenza sanitaria primaria Nuovo piano operativo per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro I determinanti sociali della salute. I fatti concreti Valsugana orientale e Tesino: futuro in salute Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Collana Documenti per la salute 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. Gli incidenti stradali. Dall’epidemiologia alle strategie di intervento (Atti del Convegno) Diagnosi e trattamento dei neovasi sottoretinici (Atti del Seminario) Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori del distretto cervico-facciale Rischio ultravioletto. Esposizione al sole, usi terapeutici e cosmetici, attività industriali (Atti del Convegno) La vaccinazione alle soglie del III millennio. La strategia della comunicazione per l’adesione informata (Atti del Convegno) Le attività alcologiche in Trentino Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune (Atti della Conferenza provinciale) Teleconsulto oncologico e telecardiologia sul territorio (Rapporto conclusivo di progetto) Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale Decisione e ragionamento in ambito medico (Atti del Convegno) La responsabilità medica nella Provincia Autonoma di Trento. Il fenomeno. I problemi. Le possibili soluzioni Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2001 Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2001. Rapporto epidemiologico Le tossicodipendenze in Trentino: tendenze e strategie Nord Italia Transplant. Atti della riunione tecnico-scientifica 2002 Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2002 Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2002. Rapporto epidemiologico. Le attività di laboratorio con uso di sostanze cancerogene-mutagene. Nuova Governance in una rete di comunicazione. Atti 8° Conferenza nazionale HPH La prevenzione delle tossicodipendenze: la sfida dei giovani, la dimensione educativa e le politiche locali. Seconda relazione annuale. Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2003 Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2003. Rapporto epidemiologico Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2004 Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2004. Rapporto epidemiologico Montagnaterapia e psichiatria Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Collana InfoSanità 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi Sanitari 1999-2000 Una professione per il 2000. La salute degli altri Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2000 Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino Contratto provinciale del personale non dirigenziale della Sanità 1998-2001 Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2000-2001 Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2001 La formazione dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS) Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie Le Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili Piano Provinciale Sangue 2000/2002 Guida ai servizi per le persone in situazione di handicap La celiachia Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino 2001 L’informazione per gli alimentaristi Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2001-2002 Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2000 Accordi provinciali per i medici convenzionati I numeri della sanità del Trentino Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi nella provincia di Trento 1996-2000 Contratto provinciale della dirigenza medica e veterinaria Contratto provinciale della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa Piano delle attvità di formazione del personale dei servizi sanitari 2002-2003 Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2003 I numeri della sanità del Trentino 2003 Catalogo delle pubblicazioni del Servizio Sanitario del Trentino 2003 Guida ai servizi per le persone in situazione di handicap 2003 Piano delle attività di formazione del personale dei servizi sanitari 2003-2004 Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2004 Stato del Servizio sanitario provinciale - sintesi I numeri della sanità del Trentino 2004 La formazione sanitaria continua (ECM) nella Provincia di Trento Promuovere l’attività fisica nell’anziano Lavorare per la salute: Guida alla formazione nella sanità Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2002 Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino 2004 Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2004-2005 Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2005 Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori alla mammella Piano Provinciale Sangue 2005-2008 La formazione dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS) in provincia di Trento La domanda adolescente. Gli adulti alla prova Catalogo delle pubblicazioni del Servizio Sanitario del Trentino 2005 Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2005-2006 Obiettivi assegnati all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari. Anno 2006 I numeri della sanità del Trentino Il disagio giovanile. Psicopatolgia e trattamento del disturbo borderline di personalità La formazione nel sistema di emergenza-urgenza in Trentino 1995-2005: dieci anni di riforma sanitaria e ruolo dell’APSS Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino 2006 Collana Strumenti per la formazione 1. 2. 3. 4. No people no Joey Parliamo di funghi Vol. I: ecologia, morfologia, sistematica Vol. II: tossicologia, commercializzazione, legislazione Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro. Parte I Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro. Parte II Collana Strumenti per la formazione SSL 1. 2. Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri Glossario illustrato del lavoro nei cantieri Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Collana Guide rapide per la salute 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Escursioni sicure Al lago sicuri Funghi sicuri Sciare sicuri Mangiare sano Farmaci e salute Liberi dal fumo Collana VideoDocumenti per la salute 1. 2. 3. Malattie dei pesci - Controllo sanitario e campionamento negli allevamenti ittici Disinfezione delle uova di trota dopo la fecondazione, per la profilassi delle malattie Risanamento troticolture Alto fiume Sarca e Torrente Arnò Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006 Le pubblicazioni edite dall’Assessorato provinciale possono essere richieste al Servizio Organizzazione e qualità delle attività sanitarie della Provincia Autonoma di Trento, Via Gilli 4, 38100 Trento, tel. 0461 494044, fax 0461 494073, e-mail: [email protected] La richiesta può essere fatta anche tramite Internet al portale www.trentinosalute.net, dove è possibile scaricare gratuitamente molti documenti in formato PDF. Le pubblicazioni vengono distribuite a titolo gratuito (ad eccezione dei volumi “Parliamo di funghi” e “La responsabilità medica nella provincia autonoma di Trento”) con spese di spedizione a carico del richiedente. I due volumi “Parliamo di funghi” (Euro 20,66) e il volume “La responsabilità medica nella provincia autonoma di Trento” (Euro 12,00) sono in vendita presso la Biblioteca della Giunta provinciale in Via Romagnosi 9, Trento. Per l'acquisto delle pubblicazioni è necessario effettuare anticipatamente il pagamento dell'importo corrispondente: – al c/c postale n. 295386 intestato al Tesoriere della Provincia Autonoma di Trento - UNICREDIT BANCA SPA - Via Galilei 1, Sede di Trento; – a mezzo conto corrente bancario di Tesoreria n. 400 con la medesima intestazione, precisando come causale: "Acquisto pubblicazione: Titolo...", La consegna della pubblicazione avverrà, dietro presentazione della ricevuta di pagamento, o direttamente, recandosi presso la biblioteca, o tramite spedizione postale previo ricevimento del cedolino al numero di fax 0461 495095, con spese a carico dell'Amministrazione provinciale. Il Progetto “Comunicazione per la salute” dell’Assessorato alle Politiche per la salute della Provincia Autonoma di Trento è “Realizzazione riconosciuta di Qualità per l’innovazione amministrativa e la comunicazione con i cittadini” dall’ Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale. Stampato per conto della Casa Editrice Provincia Autonoma di Trento dalla Tipolitografia Temi – Trento Provincia Autonoma di Trento Strumenti per la formazione 4 - 2006