Strumenti per la formazione 4
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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Comunicazione pubblica
e marketing sociale
per la sicurezza
e la salute sul lavoro
PARTE II
a cura di Vittorio Curzel
EDIZIONI PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER LA SALUTE
Trento 2006
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
© copyright Giunta della Provincia Autonoma di Trento, 2006
Collana
Strumenti per la formazione - 4
Assessorato alle Politiche per la Salute
Servizio Innovazione e formazione per la salute
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Comunicazione pubblica e marketing sociale
per la sicurezza e la salute sul lavoro. Parte II
A cura di Vittorio Curzel
Impaginazione: Attilio Pedenzini, Mario Querin
ISBN 88-7702-124-1
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Presentazione
Il Decreto legislativo n.626 del 1994 e le successive norme di settore hanno
certamente focalizzato l’attenzione del mondo del lavoro sul tema della sicurezza
e della promozione della salute negli ambienti lavorativi.
Tuttavia, se analizziamo i dati, pur constatando che la situazione sta leggermente migliorando di anno in anno, dobbiamo purtroppo riconoscere che non
abbiamo ancora raggiunto i risultati sperati per quanto riguarda una drastica
riduzione degli infortuni e delle malattie professionali.
Per ottenere risultati che non siano solo un piccolo miglioramento, ma che
rappresentino un mutamento profondo e durevole dobbiamo evidentemente
mettere in atto una strategia a 360 gradi, che intervenga in tutti i settori e in
tutte le forme possibili.
In altre parole dobbiamo renderci conto di quanto sia importante creare in
tutta la collettività la convinzione che lavorare in sicurezza non è soltanto una
questione di adempimento di norme e che non è soltanto un diritto di cui esigere
il dovuto rispetto in ogni ambiente di lavoro, ma è anche un dovere che ciascuno
di noi ha nei confronti di sé stesso e della comunità in cui vive.
L’esperienza ha infatti dimostrato che le attività di vigilanza e le sanzioni
pur essendo necessarie non sono sufficienti, poiché esse vanno accompagnate
o meglio precedute da un’intensa attività di sensibilizzazione e di informazione, di formazione e di sostegno, con l’intento di promuovere una cultura
della salute e della sicurezza sul lavoro e di favorire un clima partecipativo in
cui tutti, datori di lavoro, lavoratori, organi di vigilanza, si facciano carico
della propria parte di responsabilità e collaborino al raggiungimento di un
obiettivo comune.
Questa opera di sensibilizzazione, per essere pienamente efficace, dovrà riguardare
non soltanto il mondo del lavoro e non solo i cittadini come lavoratori, ma anche i
cittadini come consumatori dei beni e dei servizi prodotti dalle imprese, così che il
non essere in regola dal punto di vista della sicurezza comporti per l’azienda inadempiente un giudizio sociale negativo e per i suoi prodotti un disvalore che potrebbe
pesare ancor più delle sanzioni, così come già avviene nei Paesi scandinavi.
In questo contesto costituisce un fatto certamente positivo anche la sempre
maggiore attenzione rivolta alla responsabilità sociale delle imprese, al fatto che
esse devono contribuire non soltanto allo sviluppo economico di una comunità
ma anche al suo benessere complessivo.
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Così come è certamente positivo il diffondersi fra le associazioni datoriali
della consapevolezza che la vigilanza sulla sicurezza è importante non solo per
i lavoratori direttamente esposti ai rischi, ma anche per le stesse imprese, in
quanto garantisce una concorrenza più leale. Non è certo concorrenza leale infatti quella tra due aziende, delle quali una si presenta sul mercato rispettando le
norme e sopportando i relativi costi e l’altra no, una che calcola correttamente
i costi della sicurezza e l’altra che offre un prezzo più basso grazie al lavoro nero
e all’inosservanza delle norme previste in materia di sicurezza.
Accanto a una cultura della sicurezza dobbiamo dunque far crescere una cultura della legalità: l’osservanza della legge come convinzione e non solo come
obbligo.
Cultura della sicurezza e cultura della legalità confluiscono nella cultura della
prevenzione, che è l’unico strumento efficace ed efficiente per contrastare il grave
fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali.
La prevenzione infatti è assai meno costosa dei danni e della loro riparazione,
perché si risparmiano vite umane, perché si salva l’integrità fisica del patrimonio umano di un’impresa e di una comunità, che è sempre il patrimonio più
importante, perché i costi personali e sociali dell’invalidità e della malattia sono
elevatissimi.
Se parliamo di culture della salute e della sicurezza, della legalità, della prevenzione, vuol dire che siamo convinti che, accanto alle norme, alle nuove tecnologie della sicurezza, agli incentivi economici e agli sgravi fiscali per le imprese,
il cambiamento culturale è una leva importante su cui agire, forse quella più
importante affinché anche le altre leve possano esplicare efficacemente i propri
effetti verso la soluzione del problema.
La Giunta della Provincia Autonoma di Trento ha posto fra i propri impegni
programmatici la promozione della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nell’ambito delle proprie funzioni di governo, di indirizzo, di programmazione
e di coordinamento dell’attività svolta sul territorio, ha voluto inserire tutte le
iniziative per la SSL in una visione strategica intersettoriale, con un approccio
articolato che tiene conto delle numerose variabili in causa e integra l’azione di
tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, passando da un agire “per competenze” ad uno “rivolto ai problemi”, ricercando la massima cooperazione delle
Parti sociali interessate e delle Istituzioni deputate.
In particolare si è operato per favorire all’interno dell’amministrazione provinciale l’interazione tra i settori della sanità, del lavoro e delle politiche sociali,
della scuola e della formazione professionale e per promuovere la collaborazione
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di altri soggetti, quali l’INAIL, l’ISPESL, le Associazioni dei datori di lavoro, le
Organizzazioni sindacali, i Responsabili per la sicurezza, i professionisti.
Dai lavori del Comitato di coordinamento ex art. 27 del D. Lgs. n.626/94,
a cui partecipano oltre alla Provincia Autonoma di Trento, rappresentanti dell’Azienda provinciale per i Servizi sanitari, delle Organizzazioni sindacali, delle
Associazioni dei datori di lavoro, dell’INAIL, e dell’ISPESL, è nata l’indicazione
di elaborare un “Piano operativo provinciale”.
Fra le attività previste dal Piano uno spazio di rilievo è assegnato alle attività di
comunicazione e informazione. Fra queste attività vi è il convegno nazionale che
il 4 e 5 dicembre 2003 ha riunito a Trento molti fra i maggiori esperti del settore
e i rappresentanti degli enti e delle istituzioni nazionali e provinciali competenti
nonché una impegnativa campagna, ideata e progettata nell’ambito dell’Assessorato alle Politiche per la Salute e alla cui realizzazione hanno partecipato tutti
i vari soggetti istituzionali rappresentati nel Comitato di Coordinamento. La
campagna è stata attuata nel corso del 2004 e del 2005.
Si presentano ora in forma organica e strutturata i risultati degli studi, delle
ricerche e delle riflessioni teoriche e metodologiche che hanno sostanziato il
convegno e che hanno guidato la progettazione e la realizzazione della campagna.
Questa nuova pubblicazione si propone come un possibile punto di riferimento
per gli operatori del settore, forse il primo di questo tipo, dato l’approccio a 360
gradi offerto dai vari contributi al tema dell’informazione e della comunicazione
pubblica e sociale per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Remo Andreolli
Assessore provinciale
alle politiche per la salute
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Indice
11
Cap. 1
La percezione del rischio e la sicurezza lavorativa (Lucia Savadori)
1.1.
1.2.
1.3.
1.4.
1.5.
1.6.
1.7.
11
15
16
17
24
38
40
42
La percezione del rischio
Gli obiettivi della ricerca
Materiale e procedura
Il campione
Analisi dei dati
La ricerca in breve
Discussione e utilizzo dei risultati ai fini della creazione di una campagna
per la sicurezza
Riferimenti bibliografici
43
Appendice Cap. 1
Tabelle e grafici
Questionari
111
Cap. 2
Immigrati e sicurezza sul lavoro. Conoscenze, atteggiamenti e comportamenti
(Nora Lonardi)
113
115
154
172
2.1.
2.2.
2.3.
2.4.
Scopi e struttura della ricerca
Risultati della ricerca sui lavoratori immigrati
Analisi qualitativa. Il punto di vista degli osservatori
Considerazioni conclusive
181
Appendice Cap. 2
Questionario "Immigrati e sicurezza sul lavoro"
199
Cap. 3
Validazione dei prodotti comunicazionali in materia di sicurezza e salute sul lavoro
(Massimiliano Bucchi)
199
200
201
204
3.1.
3.2.
3.3.
3.4.
Obiettivi della ricerca
Metodologia: la scheda d'analisi
Definizioni operative: le proprietà della scheda d'analisi
Presentazione dei materiali
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207
3.5.
220
3.6.
230
3.7.
236
Aspetti principali e tipi di modalità comunicative
Un quadro di sintesi e alcune indicazioni operative
Alcuni esempi di comunicazione efficace
Riferimenti bibliografici
237
Appendice Cap. 3
Elenco alfabetico per titoli dei materiali analizzati
Scheda tecnica di valutazione
245
Cap. 4
Marketing sociale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro.
Elementi per la progettazione di una campagna (Vittorio Curzel)
245
248
4.1. Premessa: le ragioni della campagna della Provincia Autonoma di Trento
4.2. Perché utilizzare le tecniche del marketing sociale per promuovere la salute
e la sicurezza negli ambienti di lavoro?
252
4.3. Alcune riflessioni preliminari alla progettazione di una campagna
255
4.4. Il primo passo: la costituzione di un gruppo di lavoro intersettoriale
e interdisciplinare
258
4.5. La prima fase della campagna: l'attività di ricerca preliminare
261
4.6. La seconda fase della campagna: lo sviluppo del piano e la progettazione
280
4.7. La terza fase della campagna: l'attuazione
283
4.8. La quarta fase della campagna: il controllo e la valutazione dell'efficacia
287
Riferimenti bibliografici
289
Appendice Cap. 4
Pubblicazioni e materiali informativi realizzati dall'Assessorato provinciale
alle Politiche per la salute sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro
I materiali grafici della campagna
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Capitolo 1
La percezione del rischio
e la sicurezza lavorativa
Lucia Savadori
1.1. La percezione del rischio
L’abilità di percepire ed evitare i pericoli è una capacità necessaria a tutti gli
esseri viventi. Oltre alla abilità di percepire i pericoli, la nostra sopravvivenza
è determinata anche dalla capacità di imparare dall’esperienza passata. Questo
permette alle persone di agire sul proprio ambiente in modo tale da ridurne o
aumentarne la rischiosità.
Il dibattito pubblico che diede origine al filone di indagine noto in psicologia
con il nome di “percezione del rischio” fu quello legato all’energia nucleare.
Tuttavia, fu subito evidente che non vi era linearità tra il grado di rischio oggettivo posto da una centrale nucleare, ad esempio, e la percezione soggettiva
del rischio che ne avevano le persone. Così come fu subito chiaro che dovevano
esserci dei meccanismi sottostanti alla percezione del rischio che permettevano
ad una persona di fumare tranquillamente pur sapendo che il fumo fa male,
e contemporaneamente manifestare contro il nucleare. Si scoprì quindi che la
percezione del rischio è funzione di numerosi fattori, diversi dal rischio oggettivo
stesso, quali il grado di controllo, la volontarietà di assunzione, la gravità delle
conseguenze, i benefici percepiti, la catastrofocità di un potenziale incidente,
il rischio per le generazioni future, l’immediatezza degli effetti, la conoscenza
ed altri ancora (Slovic 1987). La percezione del grado di pericolo che deriva da
una sostanza, attività o comportamento non dipende quindi solo dal rischio
reale, oggettivo, ma esso subisce una “trasformazione” in funzione di numerosi
fattori o strategie di ragionamento.
Lo studio della percezione del rischio da circa 25 anni tenta di chiarire come
le persone si formino i giudizi intuitivi di rischio (Slovic, 1987). Il giudizio di
rischio è alla base del processo di ragionamento che si traduce nel comportamento effettivo della persona di fronte al pericolo. Se il rischio percepito è alto,
la persona evita di compiere il comportamento, o adotta misure di prevenzione
e cautela. Il termine “intuitivo” denota un meccanismo di ragionamento veloce
e poco costoso (in termini di risorse cognitive) che porta alla stima di quanto
sia percepito rischioso un comportamento, una sostanza o una apparecchiatura.
Ad esempio, è stato trovato che coloro che adottano un comportamento con
frequenza ritengono anche di poterlo meglio controllare (Savadori, Rumiati,
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11
Capitolo 1
1996) e che l’expertise in un dominio (cioè avere una conoscenza specifica)
riduce la percezione del rischio (Savadori et al., 1998) ed aumenta la sensazione
di controllo della situazione (Savadori et al., 1999).
Gli incidenti che accadono in ambito lavorativo sono in larga misura imputabili all’errore umano. Scelte sbagliate in situazioni di crisi, sottovalutazione della
gravità di un pericolo, sovrastima della propria abilità nell’arginare le conseguenze
di un possibile errore, sono solo alcune delle procedure di ragionamento che
possono condurre a un infortunio (Rumiati e Savadori, 1999).
La psicologia che studia il ragionamento e le decisioni ha messo in luce
già dagli anni 70 che spesso le persone agiscono senza aver prima elaborato
la situazione in maniera analitica e “ragionata” (vedi per esempio, il recente
premio nobel per l’economia Daniel Kahneman, Tversky e Kahneman,
1974). Per mancanza di tempo, per mancanza di motivazione o per i limiti stessi dei nostri sistemi cognitivi (es. memoria, attenzione), le persone
spesso adottano delle “scorciatoie di ragionamento” che gli permettono di
raggiungere una conclusione velocemente. Le scorciatoie o “euristiche di
ragionamento” sono spesso immediate ed automatiche e vengono adottate
anche senza il controllo volontario della persona. Anzi, capita più di frequente
che si adotti una scorciatoia in maniera automatica piuttosto che si elabori
l’informazione in maniera accurata, questo infatti avviene solo quando noi
decidiamo che quell’informazione merita una attenzione speciale. Una di
queste scorciatoie, approfondita nel paragrafo successivo, è l’euristica del
consenso.
1.1.1. L’euristica del consenso o conformismo alla maggioranza (“così fan tutti”)
Quando siamo incerti su cosa fare può succedere che ci guardiamo attorno in
cerca di informazioni su cosa fa la maggioranza delle altre persone, sia che si
debba decidere qual’è il ristorante più meritevole o, entrando con la barca, in
un porto. Già i primi studiosi di psicologia sociale si accorsero che il gruppo
o in generale gli altri sono una fonte consistente di informazioni che guidano
il nostro comportamento segnalandoci pericoli o opportunità. Il primo caso
sperimentale di conformità alla maggioranza fu studiato da Salomon Asch che
nel 1958 chiedeva ai suoi soggetti sperimentali di indicare se due linee erano di
uguale lunghezza. Il compito, in apparenza semplice, celava un tranello perché
il soggetto sperimentale era posto all’interno di un gruppo di altre 7 persone,
tutte amiche dello sperimentatore. Le altre persone a volte rispondevano in
modo platealmente errato e Asch scoprì che era sufficiente che le altre 7 persone
rispondessero in un certo modo (sbagliato) per influenzare il giudizio espresso
dal soggetto sperimentale.
Dal 1958 ad oggi la ricerca è continuata e ad oggi si sa che le persone tendono
ad assumere i comportamenti della maggioranza per due ragioni: perché vogliono
12
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Capitolo 1
piacere o perché pensano che gli altri siano meglio informati. Si è anche scoperto
che questo tipo di strategia euristica viene adottata con maggior frequenza se
l’argomento è poco familiare o se la motivazione o la possibilità ad elaborare
l’informazione è bassa (es. l’argomento non ci interessa, o siamo in condizioni
di stress temporale).
Nello specifico ambito dei comportamenti a rischio (anche se non si tratta
di rischio lavorativo) è stato osservato che se ci viene fornita informazione sul
comportamento preventivo degli altri (12%, 36%, 64%, 88%) questo modifica
le nostre intenzioni ad usare misure di protezione in ambito sessuale (preservativo) in maniera proporzionale. In altre parole, se so che il 12% delle persone
usa misure di protezione sarò meno propenso a dire che le uso anch’io rispetto
a che se mi dicessero che l’88% le usa (Buunk et al., 2002).
Non sono stati individuati studi specifici che indagano l’ambito della sicurezza
sul lavoro ma è plausibile pensare che nell’uso delle misure di protezione giochi
un ruolo importante il buon esempio che viene fornito agli altri. Così, per esempio,
un lavoratore delle costruzioni potrebbe ragionevolmente imitare il comportamento dei lavoratori più anziani o esperti e osservando l’uso che essi fanno delle
misure di protezione ed inferire il grado di rischio legato all’attività.
1.1.2. Il bias ottimistico o ottimismo irrealistico (“a me non succede”)
La tendenza a considerarsi immuni dai pericoli è una tendenza pervasiva della
nostra quotidianità. Se pensassimo che ci debba cadere un vaso di fiori in testa
ogni volta che usciamo, non potremmo più muoverci da casa. Siamo quindi
abituati a pensare in positivo, considerando l’incidente come un fatto eccezionale,
una deviazione da una certa normalità. E fino a qui, nulla di male. Tuttavia l’atteggiamento ottimistico può tradursi in bias o in ottimismo irrealistico quando
compiamo determinate azioni rischiose pensando “tanto a me non succede” oppure “lo faccio solo una volta”. Questo ragionamento è molto frequente in quelle
attività che svolgiamo quotidianamente, come ad esempio andare in automobile
o fumare (per chi fuma). È stato osservato, in numerosi studi che i guidatori si
considerano meno a rischio della maggioranza delle altre persone. In altre parole
tutti ragioniamo come se da un lato sapessimo che gli incidenti accadono, ma
anche come se questi incidenti non dovessero mai accadere a noi, ma piuttosto
a qualcun’altro. Allo stesso modo, tutti ci riteniamo dei guidatori più abili della
media degli altri guidatori. Tra coloro che fumano la maggioranza pensa di avere
meno probabilità della media di sviluppare un tumore. Ci sentiamo, in altre
parole, “immuni”.
Se, come già sottolineato, questo atteggiamento funge da meccanismo di difesa
per continuare a mettere in atto determinati comportamenti e non incorrere in
grossi sensi di colpa, dall’altro lato ci fornisce un alibi che ci stimola a continuare
in quei comportamenti.
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13
Capitolo 1
Di particolare interesse per l’ambito della sicurezza sul lavoro è l'analogia che
si può tracciare tra l’uso di misure di protezione o comportamenti orientati alla
sicurezza e, ad esempio, la scelta di fumare. L’analogia è forte perché in entrambi
i casi vi è una conoscenza “teorica” sulla nocività del comportamento che tuttavia
non incide sulla decisione di metterlo o meno in atto. Se prendiamo un gruppo
di persone che fuma, scopriremo con nostra grande delusione che la maggioranza
di loro è d’accordo sul fatto che il fumo fa male. D’altro canto, è sotto gli occhi
di tutti la campagna contro il fumo a suon di “etichette minacciose” scritte con
caratteri cubitali sui pacchetti di sigarette. Quindi, nonostante l’ampia conoscenza sulla nocività del fumo, le persone continuano a fumare.
In uno studi condotto da Arnett (Arnett et al., 2000) la maggioranza delle
persone intervistate dichiarava che la sigaretta produce dipendenza e che causa la
morte della “maggioranza delle persone” che fuma. Tuttavia, per quanto riguardava se stessi, i fumatori erano più propensi dei non fumatori a ritenere poco
probabile di morire a causa del fumo anche se dovessero fumare per 40 anni. Ma
l’ottimismo irrealistico non si manifesta solo sulla percezione di essere o meno
a rischio ma anche sulla abilità e capacità di riuscire a controllare il comportamento. La maggioranza delle persone che fuma infatti dichiara di “poter fumare
per due anni e poi smettere” se vuole: un messaggio di fiducia circa le proprie
abilità che gli adolescenti o gli adulti che non fumano, non hanno.
In uno studio che ha coinvolto un campione di 116 vigili del fuoco è stato
riscontrato un bias ottimistico solo tra coloro che hanno una esperienza maggiore
in termini di anni di lavoro, segno che la maggiore esperienza potrebbe essere
un fattore che aumenta la sensazione di sentirsi meno a rischio (Savadori et al.,
1999). Un caso analogo viene riportato in una ricerca che abbiamo condotto
presso il reparto di malattie infettive di un Ospedale italiano dove il rischio
preso in considerazione era quello di infettarsi con l’HIV, anche in questo caso
è stato individuata un tendenza a sottostimare il rischio ma non è stato possibile
controllare il grado di expertise (Savadori et al., 1998).
1.1.3. Discrepanza tra conoscenza e comportamento (“so che è rischioso, ma lo faccio
lo stesso”)
I dati riportati nel paragrafo precedente ci introducono ad un argomento particolarmente rilevante per la sicurezza lavorativa, ovvero quello sulla relazione
che sussiste tra la conoscenza ed il comportamento. In altre parole, conoscere il
rischio è un fattore sufficiente per indurre un comportamento sicuro? I dati che
ci derivano dalle ricerche sul fumo, sull’AIDS o sulla guida ci dicono che no, la
conoscenza è un pre-requisito fondamentale per innescare un comportamento
preventivo, ma a volte da sola non è sufficiente.
Interessante a questo proposito sono gli studi sulla percezione del rischio guida.
È stato recentemente trovato che la percezione del rischio di incidente stradale va14
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Capitolo 1
riava a seconda del tipo di strada, della gravità dell’incidente, della utilità percepita
delle cinture di sicurezza, del tempo che il guidatore ha per allertare l’altro guidatore
ed altre variabili ragionevolmente connesse con il percepire una situazione come
pericolosa o meno. Tuttavia, la capacità di queste persone di fare un ragionamento
“razionale” legato alla percezione del rischio non era un buon predittore del loro
uso delle cinture di sicurezza. L’uso delle cinture di sicurezza dipendeva da variabili quali il sesso (maggiore nelle femmine), l’età (maggiore tra i più anziani) e la
scolarità (maggiore tra coloro che hanno un scolarità più elevata).
La maggioranza delle campagne sulla sicurezza tuttavia punta a migliorare la
conoscenza, nella credenza che il cittadino informato sarà anche un cittadino
più prudente. Ed, in effetti, la comunicazione del rischio è una fonte importante di conoscenza che guida il nostro comportamento, basti pensare a come la
conoscenza del rischio BSE ha modificato le abitudini alimentari degli europei
(almeno temporaneamente). Tuttavia questo non succede sempre. Vi è una alchimia di fattori che determina se, come e quando la conoscenza di un rischio
avrà impatto sul comportamento, ma questa alchimia non è ancora nota. Diversi
studi mostrano come fattori di personalità, motivazionali o strategie cognitive
influenzano questa relazione ma siamo ancora lontani dall’aver individuato
l’esatta combinazione di tutti gli elementi (Ferguson 2001).
Uno studio sul rischio legato ad alto livello di rumore condotto su 32 lavoratori
di miniera nelle Appalachian Mountains ha mostrato che nonostante avessero
un alto livello di conoscenza del rischio, pensassero che le conseguenze negative
potevano essere molto gravi e ammettevano di essere personalmente esposti al
rischio, pur tuttavia non adottavano le misure di protezione. Le ragioni erano
ambientali (es. necessità di dover sentire cosa dice un collega) o individuali
(scomodità delle cuffie) (Patel et al., 2001).
A prescindere da altri fattori, la conoscenza di un rischio rimane comunque
un elemento da cui “partire”. Nella ricerca che illustreremo qui di seguito si è
voluta misurare la conoscenza del grado di rischio attraverso la “percezione del
rischio” che le persone hanno nel compiere determinate attività lavorative. Ma
abbiamo anche indagato possibili distirsioni cognitive e strategie euristiche messe
in atto dai lavoratori nella loro quotidianità.
1.2. Gli obiettivi della ricerca
La ricerca ha avuto come obiettivo generale quello di studiare la percezione
del rischio in un campione di lavoratori segmentati in tre settori professionali
(edili, metalmeccanici e estrazione porfido)1. Questo obiettivo generale è stato
raggiunto tramite quattro obiettivi specifici:
1. La ricerca è stata svolta da Lucia Savadori con la collaborazione di Tania Busetti, Sarah Menini e Francesca
Nardin, su committenza della Provincia Autonoma di Trento, nell'ambito della campagna per promuovere
la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro.
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15
Capitolo 1
Primo, è stato esaminato quanto sono percepiti rischiosi una serie di comportamenti che nella casistica degli infortuni sono considerati fonte di pericolo
e se la percezione varia al variare dell’expertise. Le variabili indipendenti legate
al fattore expertise che si intende esaminare sono due:
- expertise pratica: anni di lavoro operativo nel settore;
- expertise teorica: conoscenza delle statistiche e delle cause degli incidenti.
Il secondo obiettivo specifico è stato quello di verificare la presenza di un “bias ottimistico” (Weinstein, 1980), ovvero, la tendenza a valutarsi meno a rischio della media
dei colleghi nei campioni studiati e come la sua entità varia al variare dell’expertise.
Il terzo obiettivo intendeva individuare l’influenza del gruppo dei pari, ovvero quanto e se il fatto di vedere che altri compiono un certo comportamento
influisca sulla percezione del rischio di quel comportamento.
Il quarto ed ultimo obiettivo è legato al terzo e riguarda l’individuazione dei
canali di una potenziale campagna per la sicurezza. Si indagherà su quali siano
i canali di comunicazione più frequenti e più adeguati per la trasmissione e
l’apprendimento della sicurezza.
1.3. Materiale e Procedura
La ricerca è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario a risposte
chiuse diviso in sette sezioni. Per una visione più accurata si rimanda all’appendice
di questo capitolo, dove tutti i questionari sono riportati integralmente.
Sezione 1: Percezione del rischio. In questa sezione sono elencate una serie di attività lavorative (es. eseguire uno scavo con la macchina operatrice) e si chiede al
lavoratore di indicare su di una scala da 0 a 6 il grado di rischio percepito. Nelle
istruzioni si chiede di indicare “quanto è rischioso compiere ciascuna attività
qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività comporta
la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie”
Sezione 2: Bias ottimistico. In questa sezione si misura quanto la persona si sente
personalmente immune dai pericoli. Si utilizza la domanda standard che viene
usata in letteratura negli studi sul bias ottimistico che chiede alla persona di indicare
la probabilità di essere coinvolti in futuro in un infortunio sul lavoro, rispetto ad
un altro lavoratore della stessa età, nazionalità e sesso. La probabilità è misurata in
termini di maggiore o minore probabilità rispetto ad un altro lavoratore.
Sezione 3: Uso di protezioni. In questa sezione si chiede al lavoratore di indicare
con che frequenza gli altri lavoratori trentini impiegati nel settore, usano ciascuno
una serie di dispositivi di protezione e comportamenti orientati alla sicurezza,
quando è necessario. Ad esempio, la lista conteneva occhiali, casco, guanti ed
altri dispositivi di protezione specifici di ogni attività.
Sezione 4: Comunicazione e apprendimento. In questa parte del questionario si
indagavano due aspetti. Da un lato si voleva capire quale fosse il metodo più
comune di diffusione dell’informazione legata alla sicurezza. In altre parole, da
16
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Capitolo 1
chi o da cosa il lavoratore impara a lavorare in sicurezza. Si tratta di individuare
le fonti di informazione maggiormente persuasive per quanto riguarda lo specifico ambito della sicurezza. Dall’altro lato è stato chiesto ai lavoratori con che
frequenza utilizzavano determinati mezzi di comunicazione e in quale contesto
secondo loro era più utile discutere di sicurezza.
Sezione 5. La causa. In questa sezione sono elencate una serie di possibili cause
di incidente. Le possibili risposte chiuse erano: la fretta (il lavoratore vuole/deve
consegnare il lavoro finito in fretta...), l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato insegnato...), la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare
della fatica in più... ), la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...).
1.4. Il campione
1.4.1. Settore delle costruzioni
Lavoratori non esperti
Tab. 1.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori
(non esperti)
Frequenza
Percentuale
muratore
25
50,0
autista
7
14,0
scavatore
6
12,0
gruista
3
6,0
carpentiere
2
4,0
capo magazzino e muratore
1
2,0
cementatore
1
2,0
operatore
1
2,0
capo cantiere
1
2,0
operaio specializzato
1
2,0
capo squadra
1
2,0
imbianchino
1
2,0
Totale
50
100,0
L’indagine ha coinvolto 50 lavoratori non esperti impiegati nel settore delle
costruzioni. L’età media del campione era di 37,6 anni (da un minimo di 18 ad
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17
Capitolo 1
un massimo di 60 anni). Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione
più frequente (25 casi pari al 50% dei casi) era quella di “muratore”, seguita dalla
mansione di autista (7 casi, pari al 14%) e di scavatore (6 casi, pari al 12%). Le
altre mansioni sono riassunte in tabella 1. In media i lavoratori del campione
hanno un’esperienza di circa 16 anni (media = 15,98) con una variazione che va
da un minimo di 2 anni di esperienza ad un massimo di 37 anni. La maggioranza
dei lavoratori erano impiegati presso ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina,
come si osserva in tabella 2, ma in tutto i comprensori di provenienza delle ditte
sono stati sette.
Metà dei lavoratori (25) provenivano da ditte con status giuridico di impresa
artigiana e l’altra metà da imprese industriali. Metà dei lavoratori provenivano
da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà da ditte di
media-grande dimensione (più di 35 lavoratori).
Tab. 2.Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa
(non esperti)
Frequenza
Percentuale
C5 Valle dell’Adige
10
20,0
C10 Vallagarina
10
20,0
C9 Alto Garda e Ledro
9
18,0
C3 Bassa Valsugana e Tesino
7
14,0
C4 Alta Valsugana
6
12,0
C8 Giudicarie
6
12,0
C6 Valle di Non
2
4,0
Totale
50
100,0
Lavoratori esperti
I lavoratori esperti erano 17 con un’età media di 36 anni (da 24 anni a 53 anni).
Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione più frequente era geometra, seguito da responsabile della sicurezza, impiegato tecnico e capocantiere
(si veda tabella 3). In media i lavoratori esperti hanno un’esperienza di circa 10
anni nel settore (media = 9,7) con una variazione che va da un minimo di 3 anni
di esperienza ad un massimo di 17 anni. La maggioranza dei lavoratori erano
impiegati presso ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina, come si osserva in
tabella 4, ma in tutto i comprensori di provenienza delle ditte sono stati sette.
Metà dei lavoratori (9) provenivano da ditte con status giuridico di impresa
artigiana e l’altra metà (8) da imprese industriali. Metà dei lavoratori (9) provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà (8)
da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori).
18
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Capitolo 1
Tab. 3. Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dagli esperti
Frequenza
Percentuale
geometra
4
23,5
responsabile sicurezza
3
17,6
impiegato tecnico
3
17,6
capo cantiere
3
17,6
responsabile logistica
1
5,9
responsabile sicurezza muratore
1
5,9
capo cantiere muratore
1
5,9
responsabile tecnico
1
5,9
Totale
17
100,0
Tab. 4.Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa
(esperti)
Frequenza
Percentuale
C5 Valle dell’Adige
4
23,5
C9 Alto Garda e Ledro
3
17,6
C10 Vallagarina
3
17,6
C3 Bassa Valsugana e Tesino
2
11,8
C4 Alta Valsugana
2
11,8
C8 Giudicarie
2
11,8
C6 Valle di Non
1
5,9
Totale
17
100,0
1.4.2. Settore metalmeccanico
Lavoratori non esperti
L’indagine ha coinvolto 51 lavoratori non esperti impiegati nel settore metalmeccanico. L’età media del campione era di 37 anni (da un minimo di 20 ad un
massimo di 53 anni). Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione più
frequente (24% dei casi) era quella di “assemblatore”, seguita dalla mansione di
fresatore (16%) e di saldatore (10%). Le altre mansioni sono riassunte in tabella
1.5. In media i lavoratori del campione hanno un’esperienza di circa 16 anni
(media = 16,45) con una variazione che va da un minimo di 0 anni di esperienza
ad un massimo di 33 anni. La maggioranza dei lavoratori erano impiegati presso
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
19
Capitolo 1
ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina, come si osserva in tabella 6, ma in
tutto i comprensori di provenienza delle ditte sono stati cinque.
Metà dei lavoratori (24) provenivano da ditte con status giuridico di impresa
artigiana e l’altra metà (27) da imprese industriali. Metà dei lavoratori (24)
provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà
(27) da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori).
Tab. 5.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori
(non esperti)
Frequenza
Percentuale
assemblatore
12
23,5
fresatore
8
15,7
saldatore
5
9,8
attrezzista
4
7,8
collaudo
2
3,9
operaio specializzato
2
3,9
tornitore
2
3,9
attrezzista - tornitore
1
2
capo reparto
1
2
capo reparto officina meccanica
1
2
carpentiere
1
2
carpentiere del ferro
1
2
magazziniere
1
2
montaggio
1
2
operaio apprendista
1
2
operaio carpentiere
1
2
operaio generico
1
2
operaio metalmeccanico
1
2
operatore macchine
1
2
responsabile produzione
1
2
selezionatura pannelli
1
2
stampista
1
2
utensiliere
1
2
Totale
51
100
20
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Capitolo 1
Tab. 6.Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa
(non esperti)
Frequenza
Percentuale
C5 Valle dell’aDige
19
37,3
C10 Vallagarina
14
27,5
C8 Giudicarie
11
21,6
C9 Alto Garda e Ledro
4
7,8
C4 Alta Valsugana
3
5,9
Totale
51
100
Lavoratori esperti
I lavoratori esperti erano 17 con un’età media di 46 anni (da 29 anni a 59 anni).
La maggioranza dei lavoratori erano di sesso maschile (16 su 17). La mansione
più frequente era “responsabile alla sicurezza”, seguito da “addetto alla sicurezza”
(si veda tabella 7). In media i lavoratori esperti hanno un’esperienza di circa 21
anni nel settore con una variazione che va da un minimo di 4 anni di esperienza
ad un massimo di 36 anni. La maggioranza dei lavoratori erano impiegati presso
ditte residenti in Val d’Adige e Vallagarina, come si osserva in tabella 8, ma in
tutto i comprensori di provenienza delle ditte sono stati cinque.
Tab. 7.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori (esperti)
Frequenza
Percentuale
responsabile sicurezza
4
23,53
addetto sicurezza
3
17,65
addetto sicurezza reparto
1
5,88
dirigente
1
5,88
EHS
1
5,88
proprietario
1
5,88
rappresentante
1
5,88
responsabile di reparto e sicurezza
1
5,88
responsabile stabilimento
1
5,88
responsabili sicurezza reparto
1
5,88
socio
1
5,88
titolare
1
5,88
Totale
17
100,00
categoria = esperto
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21
Capitolo 1
Metà dei lavoratori (8) provenivano da ditte con status giuridico di impresa
artigiana e l’altra metà (9) da imprese industriali. Metà dei lavoratori (8) provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e l’altra metà (9)
da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori). Le due variabili si
sovrappongono: tutte le imprese di piccole dimensioni sono artigiane, quelle di
grandi dimensioni sono industriali.
Tab. 8. Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa
(esperti)
Frequenza
Percentuale
C5 Valle dell’aDige
7
41,18
C10 Vallagarina
5
29,41
C8 Giudicarie
2
11,76
C9 Alto Garda e Ledro
2
11,76
C4 Alta Valsugana
1
5,88
Totale
17
100
categoria = esperto
1.4.3. Settore porfido
Lavoratori non esperti
L’indagine ha coinvolto 50 lavoratori non esperti impiegati nel settore dell'estrazione e della lavorazione del porfido. L’età media del campione era di
37,1 anni (da un minimo di 21 ad un massimo di 63 anni). La maggioranza dei
lavoratori erano di sesso maschile ( N = 49) ed uno di sesso femminile (N = 1).
La mansione più frequente (15 casi pari al 30% dei casi) era quella di “cubettista”, seguita dalla mansione di cernitore (11 casi, pari al 22%) e di piastrellista
(10 casi, pari al 20%). Le altre mansioni sono riassunte in tabella 9. In media
i lavoratori del campione hanno un’esperienza di circa 17 anni (media esatta=
17,14) con una variazione che va da un minimo di 1 anni di esperienza ad un
massimo di 40 anni. I lavoratori erano impiegati presso ditte residenti in Alta
Valsugana e Valle dell’Adige come si osserva in tabella 10, dove si concentrano
le ditte di profido del Trentino.
Metà dei lavoratori (25) provenivano da ditte con status giuridico di impresa
artigiana e l’altra metà da imprese industriali. La maggioranza dei lavoratori 45
provenivano da ditte di piccole dimensioni (meno di 35 lavoratori) e solo 5 da
ditte di grandi dimensioni (più di 35 lavoratori). Questa distribuzione rispetta la
realtà poiché la maggioranza delle ditte di porfido sono di dimensioni limitate.
22
Provincia Autonoma di Trento
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Capitolo 1
Tab. 9.Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori
(non esperti)
Frequenza Percentuale
cubettista
15
30,0
cernitore
11
22,0
piastrellista
10
20,0
palista
7
14,0
manovale
4
8,0
operaio
3
6,0
Totale
50
100,0
Tab. 10. Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa
(non esperti)
Frequenza
Percentuale
C4 Alta Valsugana
23
46,0
C5 Valle dell’aDige
27
54,0
Totale
50
100,0
Lavoratori esperti
I lavoratori esperti erano 16 con un’età media di 39 anni (da 20 anni a 50 anni).
Tutti i lavoratori erano di sesso maschile. La mansione più frequente era palista
(62% del campione).
Tab. 11. Distribuzione di frequenza delle mansioni svolte dai lavoratori
(esperti)
Frequenza Percentuale
Palista
10
62,5
Capocantiere
1
6,3
Cernitore
1
6,3
Addetto
1
6,3
Manovale
1
6,3
Cubettista
1
6,3
Caposquadra
1
6,3
Totale
16
100,0
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
23
Capitolo 1
In media i lavoratori esperti hanno un’esperienza di circa 19 anni nel settore
(media = 18,56) con una variazione che va da un minimo di 2 anni di esperienza
ad un massimo di 36 anni. I lavoratori erano tutti impiegati presso ditte residenti
in Alta Valsugana e Val d’Adige, come si osserva in tabella 11.
Metà dei lavoratori (8) provenivano da ditte con status giuridico di impresa
artigiana e l’altra metà (8) da imprese industriali. La maggioranza dei lavoratori
(15) provenivano da ditte di piccola dimensione (fino a 35 lavoratori) e solo 1
da ditte di media-grande dimensione (più di 35 lavoratori).
Tab. 12. Distribuzione di frequenza dei comprensori in cui ha sede l’impresa
(esperti)
Frequenza
Percentuale
C4 Alta Valsugana
7
43,8
C5 Valle dell’Adige
9
56,3
Totale
16
100,0
1.5. Analisi dei dati
Le analisi condotte per i tre settori delle costruzioni, metalmeccanico e porfido
hanno alcuni punti in comune che possono essere trattati congiuntamente. In
tutti i casi sono stati svolti confronti tra il campione di lavoratori e quello degli
addetti alla sicurezza2, per misurare l’influenza del fattore expertise “teorico”.
Inoltre, il campione di lavoratori è stato a sua volta suddiviso in “lavoratori
con maggior esperienza” e “lavoratori con minor esperienza”3. Anche in questo
secondo caso sono stati svolti confronti tra le medie dei due sottogruppi per
individuare l’influenza del fattore expertise “pratica”.
Inoltre, alcune analisi hanno necessitato di una riduzione dei dati. Tale riduzione ha comportato che tutte le variabili legate alla percezione del rischio sono
state riassunte in una variabile media generale della percezione del rischio. La
stessa procedura è stata svolta per il gruppo di variabili relative alla frequenza con
cui i lavoratori trentini adottano comportamenti o usano dispositivi orientati
alla sicurezza, per le variabili che misurano quanto il lavoratore ha imparato a
lavorare in sicurezza da una serie di fonti, e per la misura di efficacia che una
2. Con il termine generico “addetto alla sicurezza” si intendono le persone che sono legalmente responsabili
della sicurezza nel cantiere/reparto o altro luogo di lavoro.
3. Per creare i due gruppi è stato diviso il campione in base alla mediana degli anni di esperienza, in modo
tale che 50% fosse al di sopra e 50% al di sotto di tale valore. Nel settore delle costruzioni i “lavoratori con
maggior esperienza” sono coloro che hanno più di 10 anni di esperienza, quelli con “minore esperienza”
sono coloro che hanno meno di 10 anni di anzianità; nel settori metalmeccanico e porfido i “lavoratori
con maggior esperienza” sono quelli con più di 18 anni di esperienza, quelli con “minore esperienza” sono
quelli con meno di 18 anni di anzianità.
24
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
serie di figure o di spazi rivestono per comunicare le informazioni legate alla
sicurezza. Qui di seguito sono riportate le analisi per i tre settori.
1.5.1. Settore Costruzioni
La percezione del rischio
La percezione media del rischio per le 49 attività è riassunta in tabella 2.1 (vedi
appendice a questo capitolo). Per individuare se vi fossero differenze tra il campione di lavoratori ed il campione di responsabili della sicurezza è stata svolta
una MANOVA (analisi della varianza multivariata) con un fattore tra i soggetti
(expertise). I risultati hanno indicato che non sussiste globalmente una differenza
significativa tra i due campioni, F (17, 49) = 0,70; p = n.s.. Se si osserva la tab.
2.1 in appendice si nota infatti che per la maggior parte dei rischi le valutazioni
dei due campioni sono risultate identiche. Tuttavia, vi sono delle differenze
isolate che riguardano specifici rischi (indicate con sfondo grigio in tabella).
In particolare, i lavoratori hanno giudicato più rischioso “manipolare sostanze
chimiche” (risk 24) rispetto ai responsabili della sicurezza (p = 0,030), mentre
hanno giudicato meno rischioso “trasportare del materiale con la carriola” (risk
17) e “accedere agli organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono
in movimento” (risk 47), rispetto ai responsabili della sicurezza.
Confrontando i due gruppi di lavoratori con più e meno di dieci anni di
esperienza sui giudizi di rischio per le 49 attività non emerge una differenza
significativa globale, F (1,48) = ,439; p = n.s., ed anche in questo caso si evidenziano pochissime differenze legate ai singoli rischi. In tabella 2.1 le differenze
significative sono indicate con sfondo grigio. I lavoratori con meno esperienza
indicano come meno rischioso “usare la sega circolare” (risk 7), “gettare con la
benna” (risk 34) e “lavorare su di un ponteggio ...” (risk 38).
La dimensione dell’impresa e lo status giuridico
Ulteriori analisi hanno verificato l’effetto della dimensione dell’impresa e dello
status giuridico (artigiana vs. industriale). La percezione del rischio relativa a
“eseguire uno scavo con la macchina operatrice”, “caricare terreno su di un camion con la macchina operatrice” e “tagliare i tondini di ferro con il piegaferri”
è inferiore per le imprese di grandi dimensioni (più di 35 dipendenti). Viceversa la percezione del rischio di “manipolare sostanze chimiche”, “lavorare sulle
strade”, “lavorare in uno scavo non sicuro”, “lavorare in prossimità di uno scavo
non delimitato”, “camminare sui ferri d’armatura”, "salire su di un ponteggio
arrampicandosi”, "lavorare sui tetti senza misure di sicurezza”, e “e accedere agli
organi che fanno muovere la betoniera quando questi sono in movimento” è
stata valutata inferiore dalle imprese con un minor numero di dipendenti.
Risultati identici si hanno se si confrontano le imprese artigiane con quelle
industriali perché la tipologia di impresa va di pari passo con la sua dimensioProvincia Autonoma di Trento
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25
Capitolo 1
ne: le imprese piccole sono prevalentemente artigiane e le imprese grandi sono
prevalentemente industriali.
Il bias ottimistico
Nel campione di lavoratori esaminato in questa ricerca non è stato rilevato un
bias ottimistico significativo. La maggioranza delle persone si considera allo
stesso rischio dei loro colleghi nello svolgere il proprio lavoro. Il test del t di
student ad un campione con valore atteso 0 ha infatti mostrato che la media
delle risposte alla domanda sul bias (M = 0,002) non si discosta in maniera
significativa da 0.
L’uso dei dispositivi di protezione e messa in atto di comportamenti orientati
alla sicurezza
La stima sull’uso dei dispositivi di protezione e la messa in atto di comportamenti
orientati alla sicurezza è significativamente diversa tra i due gruppi di esperti e
non esperti (vedi tabella 2.4). In particolare i responsabili della sicurezza sovrastimano rispetto ai lavoratori la frequenza con cui si adottano i comportamenti
o i dispositivi di sicurezza, F(19,47) = 2,10; p = 0,02.
In particolare, i responsabili della sicurezza pensano che i lavoratori trentini
“bagnano il materiale per ridurre la polvere”, “aspirano o rimuovono la polvere”,
“evitano di sollevare carichi eccessivi” con maggior frequenza di quanto invece i
lavoratori stessi stimano che gli altri lavoratori mettano in atto il comportamento.
Invece i responsabili della sicurezza sottostimano la frequenza con cui i lavoratori
“delimitano la zona di movimento delle macchine operatrici”.
Non si evidenzia invece nessuna differenza significativa tra i lavoratori non
esperti che hanno meno di dieci anni di esperienza e coloro che hanno più di
dieci anni.
L’apprendimento della sicurezza
La stima di quanto spesso accade di apprendere a lavorare in sicurezza da una serie
di fonti non mostra una tendenza generale differente tra il gruppo di responsabili
della sicurezza e quello dei lavoratori, F(12,54) = 1,21; n.s. (vedi tabella 2.5).
Ma se si osservano i singoli item emerge in maniera abbastanza insistentemente per alcuni di essi una sovrastima da parte del gruppo dei responsabili della
sicurezza. In particolare questi sovrastimano l’impatto che hanno “il datore di
lavoro /responsabile sicurezza”, “il lavoratore con ruolo di leader”, i “depliant”,
“il medico”, “gli organi di vigilanza”.
Gli anni di esperienza invece non influiscono sul giudizio che i lavoratori
danno dell’impatto dei diversi canali di apprendimento.
I canali di comunicazione
Il canale di comunicazione che i lavoratori usufruiscono con maggior frequenza
è la televisione che viene seguita mediamente spesso o molto spesso (M = 4,22),
26
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
segue la radio (M=3,32) seguita abbastanza spesso, i quotidiani (M= 2,82) seguiti solo qualche volta, mentre i settimanali (M= 1,88), i volantini pubblicitari
(M=1,22), i cartelloni pubblicitari (M= 1,06) ed internet (M= ,44) non sono
quasi mai seguiti. C’è una differenza nel modo di usufruire dei vari mezzi di
comunicazione legata agli anni di esperienza (che facciamo notare possono essere
a loro volta legati all’età anagrafica). Coloro che hanno maggiore esperienza (M
= 2,68) ascoltano meno la radio di coloro che invece hanno meno esperienza
(M= 3,96).
La persona più efficace o il luogo migliore per trattare di sicurezza
Secondo i lavoratori (vedi tabella 2.6.), il luogo più efficace per trattare di
formazione alla sicurezza è durante i corsi di formazione, seguono gli organi
di vigilanza, il medico del lavoro, i depliant informativi, e durante le riunioni
sindacali. Sono ritenuti meno efficaci invece la televisione, i quotidiani, la radio
ed i settimanali.
A differenza dei lavoratori i responsabili della sicurezza considerano significativamente meno efficaci la radio, la televisione, ed i quotidiani (comunque
ritenuti poco efficaci anche dai lavoratori).
I lavoratori con meno esperienza giudicano la radio, la TV, i quotidiani ed
i settimanali più efficaci rispetto ai lavoratori più anziani (in termini di esperienza).
La causa di incidente
I lavoratori ritengono che la principale causa di incidente sia la fretta, seguita
dalla pigrizia, dall’ignoranza e per ultimo dalla limitatezza. I responsabili della
sicurezza riportano lo stesso pattern ma danno significativamente meno peso
all’ignoranza e un po’ più peso alla fretta dei lavoratori.
Expertise
non-esperto
esperto
Totale
Fretta
44,80
54,12
47,16
Ignoranza
19,00
11,53
17,10
Pigrizia
23,50
24,71
23,81
Limitatezza
12,90
9,65
12,07
I lavoratori con più esperienza invece danno significativamente più peso alla
fretta e meno peso alla pigrizia rispetto ai lavoratori meno esperti.
Anni di esperienza
<=10 anni di esperienza
> 10 anni di esperienza
Totale
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Fretta
Ignoranza
41,40
19,20
48,20
18,80
44,80
19,00
Pigrizia Limitatezza
27,80
12,00
19,20
13,80
23,50
12,90
27
Capitolo 1
L’influenza del gruppo
Dopo aver ridotto i dati a delle medie globali come precedentemente descritto,
è stata svolta una serie di analisi della correlazione (Pearson) sulle variabili sia
globalmente che separatamente per il gruppo di esperti e di non esperti (sia
teorici che pratici).
Partendo dal presupposto che non vi è alcuna ragione oggettiva per cui alcuni
gruppi di persone ritengano la frequenza con cui “gli altri lavoratori” trentini
lavorano in sicurezza maggior o minore rispetto ad altri gruppi di persone,
allora le differenze rilevate su questa variabile non sono altro che frutto della
distorsione indotta dalle credenze. In altre parole, teoricamente tutti i lavoratori dovrebbero fornire giudizi simili su queste domande. In effetti non vi sono
differenze tra le medie, come già anticipato in precedenza. Tuttavia, vi sono dei
pattern sistematici rilevabili dalle correlazioni, che fanno supporre che una certa
distorsione (a proprio favore) sia presente.
I risultati hanno evidenziato che la percezione del rischio è correlata positivamente (r = ,318; p = ,009) con il giudizio sulla frequenza con cui i lavoratori
trentini adottano i dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza. Quindi coloro che pensano che ci sia poco rischio, ritengono anche che gli
altri lavoratori trentini usino poco i dispositivi di protezione o comportamenti
orientati alla sicurezza. Questo conferma l’ipotesi che vedere che altri lavoratori
non adottano gli opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza
è un fattore che contribuisce alla bassa percezione del rischio nello svolgimento
dell’attività. La relazione potrebbe anche essere interpretata in un altro modo,
ovvero, che il ritenere basso il rischio induce a ricordare (erroneamente) che altri
lavoratori non lavorano in sicurezza. In entrambi i casi, comunque siamo di
fronte ad una distorsione che riguarda la percezione del proprio comportamento
e di quello degli altri del gruppo.
La correlazione positiva è stata registrata, senza variazioni significative, sia
nel campione di lavoratori che nel campione di responsabili della sicurezza. Una
differenza interessante, invece, emerge confrontando il gruppo di lavoratori con
meno di dieci anni di esperienza ed il gruppo con più di dieci anni di esperienza.
È solo in quest’ultimo gruppo, infatti, che la correlazione tra la percezione del
rischio e la frequenza d’uso dei dispositivi di protezione è presente (r = ,478; p
= ,006) ed è anche più consistente di quella generale. Nel gruppo di lavoratori
giovani questa correlazione non è presente (r = ,155; p = ,368). In altre parole,
sono solo i lavoratori con maggiore esperienza pratica che mostrano una relazione tra la frequenza con cui vedono che gli altri usano i dispositivi e la misura
del rischio percepito nel proprio mestiere. Questo dato potrebbe essere spiegato
pensando che nei lavoratori con poca esperienza pratica, vedere altri lavoratori che non lavorano in sicurezza non contribuisce ad una diminuzione nella
percezione del rischio, viceversa, i lavoratori con maggior anzianità di servizio
userebbero maggiormente la frequenza di utilizzo da parte degli altri lavoratori
come indizio per desumere la pericolosità di un’operazione. Anche in questo
28
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
caso la relazione potrebbe essere legata ad una distorsione nel ricordo: i lavoratori
più anziani pensano che gli altri lavoratori agiscano come loro, ovvero, dove
non c’è rischio (secondo loro) allora anche gli altri non adottano le necessarie
misure. Ad ogni modo, vi è una tendenza alla distorsione maggior nei lavoratori
con maggior anni di servizio.
Un pattern di risultati molti simili è anche emerso esaminando le correlazioni
tra la percezione del rischio e la misura di quanto il lavoratore ha “imparato”.
Anche in questo caso, la correlazione è positiva tra percezione del rischio e
quanto uno ha imparato (r = ,349; p = ,004). Pensare che il rischio sia basso
va di pari passo con il ritenere di aver appreso di meno a lavorare in sicurezza.
Questo risultato potrebbe indicare che esiste una resistenza all’apprendimento
da parte di coloro che ritengono che il lavoro sia poco pericoloso. Esaminando,
di nuovo le differenze tra esperti e non esperti, non si notano diversità, mentre
è chiaramente più forte questa relazione tra i lavoratori con più di dieci anni di
esperienza ( r = ,449; p = .011) piuttosto che tra i lavoratori con meno di dieci
anni di esperienza (r = ,186; p = ,277).
Una regressione lineare con la percezione del rischio come variabile dipendente
ha mostrato che l’unico fattore marginalmente predittivo della percezione del
rischio è la frequenza con cui le persone utilizzano le misure di protezione. A
conferma di quanto già scritto in precedenza sull’importanza del gruppo.
Coefficienti
Coeff.
stand.ti
Coeff. non
stand.ti
Mod.
B
(Costante)
1,794
MEAN_PRO
,140
MEAN_APP
,104
MEAN_PER
4,964E-02
Anni di
7,803E-03
esperienza
Status
8,419E-02
Giuridico
categoria
,126
Età
6,778E-04
a Variabile dipendente: MEANRISK
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
t
Sig.
,237
,164
,109
3,856
1,787
1,094
,833
,000
,079
,278
,408
,012
,155
,627
,533
,123
,087
,683
,497
,156
,012
,114
,014
,808
,058
,422
,954
Errore
std.
,465
,078
,095
,060
Beta
29
Capitolo 1
1.5.2. Settore Metalmeccanico
La percezione del rischio
La percezione media del rischio per le 38 attività è riassunta in tabella 3.1 (vedi
appendice di questo capitolo). Poche sono le differenze tra i responsabili della
sicurezza ed i lavoratori. Solo su alcuni item considerati a basso rischio i due
gruppi si distinguono. In particolare, i non esperti giudicano meno rischioso:
- operare in un ambiente di lavoro non ordinato;
- montare, assemblare;
- stoccare il prodotto finito in magazzino;
- transitare nel magazzino di stoccaggio.
I lavoratori con maggior anni di esperienza giudicano meno rischiose le seguenti attività:
- usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es. fotoelettriche) non
efficienti;
- sollevare un automezzo sul ponte;
- usare il carrello elevatore;
- usare il carrello trasportatore.
La dimensione dell’impresa e lo status giuridico
I lavoratori provenienti da imprese di minori dimensioni (artigiane) hanno una
percezione del rischio minore per una serie numerosa di attività:
- lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.);
- andare in fossa di ispezione;
- usare la mola widia;
- sollevare un automezzo sul ponte;
- lavorare la lamiera con la calandra;
- lavorare (battere) il ferro a mano;
- usare la stozzatrice;
- usare la sega a nastro;
- usare la troncatrice;
- saldare i metalli;
- guidare un automezzo per trasporto persone o carichi;
- verniciare un pezzo.
Il bias ottimistico
I lavoratori del settore metalmeccanico mostrano di avere un bias ottimistico
circa la probabilità di incorrere in un incidente. La media alla domanda sulla
probabilità comparativa è di M = -,57. E questa media differisce in maniera
significativa da zero, t(50) = -4,30; p = ,0001. La maggioranza dei lavoratori
pensano che sia meno probabile che un incidente capiti a loro piuttosto che ad
altri lavoratori simili.
30
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
Il bias è maggiore tra i lavoratori con maggiore anzianità di servizio, rispetto ai
lavoratori con meno anzianità ed esperienza pratica del mestiere. Le due medie
sono M = -,35 vs. M = -,80; la differenza è marginalmente significativa t(49) =
1,75; p = ,086.
L’uso dei dispositivi di protezione e messa in atto di comportamenti
orientati alla sicurezza
I responsabili della sicurezza ritengono che sia più frequente che gli operai “evitino di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano” e usino “la mascherina”
rispetto al campione di lavoratori. All’interno del campione di lavoratori, invece
sono coloro che hanno meno anni di servizio che valutano meno frequente l’uso
dei guanti, rispetto a coloro che hanno più anni di servizio.
L’apprendimento della sicurezza
I lavoratori ritengono di aver appreso di più a lavorare in sicurezza dalla loro
esperienza personale e da un medico competente, rispetto ai responsabili della
sicurezza che ritengono queste due eventualità meno probabili.
Il campione di lavoratori è molto compatto nei giudizi sulle fonti di apprendimento poiché non vi sono differenze significative tra coloro che hanno
un numero più elevato di anni di esperienza e coloro che hanno meno anni di
esperienza.
I canali di comunicazione
I canali più utilizzati dai lavoratori sono la televisione, la radio ed i quotidiani,
meno utilizzati invece i settimanali, i volantini, i cartelloni e per ultimo internet.
I lavoratori con maggiore anzianità leggono con più frequenza i giornali,
mentre quelli meno esperti (e minore anzianità) navigano con maggior frequenza
in internet. È probabile che a creare queste differenze sia l’età anagrafica più
che l’età di servizio.
La persona più efficace o il luogo migliore per trattare di sicurezza
Sia i lavoratori che i responsabili della sicurezza ritengono che i corsi di formazione siano i luoghi più idonei a trattre di sicurezza, seguiti dal medico del
lavoro e dai depliant informativi. Tuttavia vi sono alcune differenze tra i due
gruppi. I responsabili della sicurezza pensano che i corsi, il medico ed i depliant
siano più efficaci, rispetto ai lavoratori. Viceversa, i lavoratori ritengono che
i quotidiani, la radio ed i settimanali siano un luogo più efficace di quanto
lo ritengano i responsabili della sicurezza. I dati però potrebbero essere legati
ad una diversa strategia di risposta dei due campioni. I lavoratori potrebbero
desiderare di non apparire estremi nei loro giudizi mentre i responsabili della
sicurezza no. L’andamento dei dati, infatti, assomiglia ad una regressione verso
la media dei giudizi.
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
31
Capitolo 1
La causa di incidente
La maggioranza del campione ritiene che la causa di incidente sia da imputare soprattutto alla fretta, seguita dalla pigrizia, dalla limitatezza e per ultimo
dall’ignoranza. Tuttavia vi sono alcune differenze tra i due gruppi su quanto
ritengono importante la fretta e la pigrizia. In particolare, i lavoratori considerano la fretta più determinante e la pigrizia meno determinante dei responsabili
della sicurezza.
I lavoratori, sia quelli con più anni di esperienza che quelli con meno anni di
esperienza non danno giudizi differenti circa l’importanze delle varie componenti
a determinare gli incidenti.
Fretta
Pigrizia
Limitatezza
Ignoranza
Lavoratore
50,10
19,90
11,96
18,04
Fretta
Pigrizia
Limitatezza
Ignoranza
Meno di
18 anni di
esperienza
50,38
20,38
10,19
19,04
Responsabile sicurezza
37,65
30,88
13,53
17,94
Più di 18 anni
di esperienza
49,80
19,40
13,80
17,00
Totale
46,99
22,65
12,35
18,01
Totale
50,10
19,90
11,96
18,04
L’influenza del gruppo
Dopo aver ridotto i dati a delle medie globali come precedentemente descritto,
è stata svolta una serie di analisi della correlazione (Pearson) sulle variabili sia
globalmente che separatamente per il gruppo di responsabili della sicurezza e
di lavoratori (sia teorici che pratici).
Partendo dal presupposto che non vi è alcuna ragione oggettiva per cui alcuni
gruppi di persone ritengano la frequenza con cui “gli altri lavoratori” trentini
lavorano in sicurezza maggior o minore rispetto ad altri gruppi di persone, allora
le differenze rilevate su questa variabile non sono altro che frutto della distorsione
indotta dalle credenze. In altre parole, teoricamente tutti i lavoratori dovrebbero
fornire giudizi simili su queste domande e non vi dovrebbe essere correlazione
con la percezione del rischio.
I risultati relativi al campione di lavoratori hanno evidenziato che la percezione
del rischio non è correlata con il giudizio sulla frequenza con cui i lavoratori tren32
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Capitolo 1
tini adottano i dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza.
Questo non conferma l’ipotesi che vedere che altri lavoratori non adottano gli
opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza è un fattore che
contribuisce alla bassa percezione del rischio nello svolgimento dell’attività.
La percezione del rischio, invece, è positivamente correlata con il bias ottimistico: coloro che giudicano l’attività più rischiosa, hanno anche una tendenza a
giudicarsi più a rischio degli altri, quindi manifestano meno il bias ottimistico.
E questa correlazione è presente solo nel campione di lavoratori più anziani (R=
,537; p = ,006), mentre non è significativa nel campione di lavoratori meno
professionalmente esperti. Questo dato potrebbe indicare che coloro che hanno
un bias ottimistico (ovvero, i lavoratori con maggior esperienza) sottostimano il
rischio legato alla loro attività. Non vi sono altre correlazioni significative.
Questa relazione è confermata dalla regressione lineare con la percezione del
rischio come variabile dipendente. Le variabili significative sono il bias ottimistico (minore il bias, maggiore la PR), gli anni di esperienza (meno gli anni di
esperienza, maggiore la PR), e l’età (maggiore l’età, maggiore la percezione del
rischio). L’età anagrafica in particolare si comporta in modo curioso, perché solitamente le persone più giovani percepiscono un rischio inferiore. Nel campione
dei lavoratori metalmeccanici osserviamo che l’età è positivamente correlata
con la percezione del rischio (maggiore l’età = maggiore rischio percepito) per
i lavoratori con minore anni di esperienza. Non è correlata invece negli altri
campioni: lavoratori anziani e lavoratori esperti. Riassumendo, avere un basso
bias ottimistico, avere pochi anni di esperienza ma una elevata età anagrafica
sono i fattori predittivi di una elevata percezione del rischio.
Coefficienti
Coeff. non
stand.ti
Mod.
1
B
(Costante)
,802
Età
5,372E-02
Anni di
-4,089E-02
esperienza
Status
,239
Giuridico
MPROT
,156
Bias
,279
a Variabile dipendente: MRISK
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Coeff.
stand.ti
t
Sig.
,694
,957
2,349
,344
,023
,020
-,593
-2,082
,043
,206
,185
1,161
,252
,122
,104
,178
,405
1,272
2,672
,210
,010
Errore
std.
,838
,023
Beta
33
Capitolo 1
1.5.3. Settore Porfido
La percezione del rischio
La percezione media del rischio per le 33 attività è riassunta in tabella 4.1 (vedi
appendice). Per individuare se vi fossero differenze tra il campione di lavoratori
ed il campione di responsabili della sicurezza è stata svolta una MANOVA (analisi
della varianza multivariata) con un fattore tra i soggetti (expertise). I risultati
hanno indicato che non sussiste globalmente una differenza significativa tra i due
campioni, F (32, 33) = 0,77; p = n.s.. Se si osserva il grafico in appendice si nota
infatti che per la maggior parte dei rischi le valutazioni dei due campioni sono
risultate identiche. Confrontando i due gruppi di lavoratori con più e meno di
diciotto anni di esperienza sui giudizi di rischio per le 33 attività non emerge
una differenza significativa globale, F (16,33) = 1,14; p = n.s., ed anche in questo
caso non si evidenziano differenze legate ai singoli rischi (si veda tabella 4.2).
La dimensione dell’impresa e lo status giuridico
Ulteriori analisi hanno verificato l’effetto dello status giuridico (impresa artigiana
vs. industriale). Per alcune attività, i lavoratori di imprese a status industriale
hanno mostrato una percezione del rischio maggiore. In particolare:
- compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore o pala caricatrice
adeguati;
- salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre è in movimento;
- lavorare con la cubettatrice a caduta;
- lavorare con la cubettatrice idraulica;
- alzare due lastre per volta con le pinze;
- alzare tre lastre per volta con le pinze;
- lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti).
La dimensione non è stata analizzata perché quasi tutte le imprese sono di
piccole dimensioni.
Il bias ottimistico
Nel campione di lavoratori esaminato in questa ricerca non è stato rilevato un
bias ottimistico significativo. La maggioranza delle persone si considera allo stesso
rischio dei loro colleghi nello svolgere il proprio lavoro. Il test del t di student ad
un campione con valore atteso 0 ha infatti mostrato che la media della domanda
sul bias (M = 0,06) non si discosta in maniera significativa da 0.
L’uso dei dispositivi di protezione e messa in atto di comportamenti
orientati alla sicurezza
La stima sull’uso dei dispositivi di protezione e la messa in atto di comportamenti
orientati ha messo in luce alcune differenze tra i gruppi. Il gruppo di responsabili della sicurezza stima più frequente l’uso degli “gli occhiali di protezione
/schermi/visiere” e la messa in atto del comportamento di “evitano di sollevare
34
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano” di quanto non lo stimino il gruppo di
lavoratori. Coloro che hanno più anni di esperienza (expertise pratica) stimano
più frequente il comportamento di “tengono il carico vicino al corpo quando
lo trasportano” rispetto a coloro che sono meno anziani.
L’apprendimento della sicurezza
I lavoratori ritengono di aver appreso di più dalla loro esperienza personale di
quanto non stimino gli esperti teorici, mentre i responsabili della sicurezza ritengono che si impari di più dai corsi di formazione. Tutti gli altri giudizi non
sono statisticamente differenti, salvo l’impatto dei “quotidiani” che vengono
giudicati da entrambe le categorie poco importanti ma meno dagli esperti. I
lavoratori con meno anni di esperienza ritengono di aver appreso di più dal corso
di formazione, rispetto ai lavoratori più anziani, mentre questi ultimi ritengono
di aver appeso di più dal sindacato.
I canali di comunicazione
Il canale di comunicazione che i lavoratori usufruiscono con maggior frequenza
sono la televisione, la radio, i quotidiani che vengono seguiti abbastanza spesso (vedi
tabella 4.8). Meno frequenti i settimanali ed i cartelloni e meno usati in assoluto
sono i volantini pubblicitari ed internet. Non ci sono differenze significative tra il
gruppo con meno anni di esperienza e quelli con più anni di esperienza.
La persona più efficace o il luogo migliore per trattare di sicurezza
I lavoratori ritengono che il luogo più appropriato dove parlare di sicurezza siano
i corsi di formazione, seguito dal medico del lavoro, dagli organi di vigilanza e
dai depliant informativi. Meno efficaci sarebbero le riunioni sindacali, la televisione, i quotidiani, la radio, i settimanali.
Anche i responsabili della sicurezza ritengono che il luogo più appropriato
dove parlare di sicurezza siano i corsi di formazione, seguiti dal medico del lavoro, dagli organi di vigilanza e dai depliant informativi. Leggermente diversa è
l’opinione per quel che riguarda i mezzi meno efficaci. I lavoratori si distinguono
dagli esperti perché, rispetto a questi, giudicano più efficaci la televisione, i quotidiani, la radio ed i settimanali, anche se li giudicano comunque poco efficaci.
Non vi sono differenze significative all’interno del gruppo di lavoratori tra i più
giovani ed i più anziani (professionalmente parlando).
La causa di incidente
La maggioranza del campione ritiene che la causa di incidente si da imputare
soprattutto alla fretta, seguita dall’ignoranza, dalla pigrizia ed in ultimo dalla
limitatezza. I lavoratori, rispetto agi responsabili della sicurezza, valutano la
pigrizia come causa meno rilevante. All’interno del gruppo di lavoratori, non vi
sono opinioni diverse tra coloro che hanno maggiore expertise pratica e coloro
che ne hanno meno.
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35
Capitolo 1
Fretta
Ignoranza
Pigrizia
Limitatezza
Fretta
Ignoranza
Pigrizia
Limitatezza
Lavoratore
Responsabile della Sicurezza
40,40
35,44
22,00
15,13
17,70
28,75
17,90
14,44
Lav.ri con meno di
18 anni di esp.
39,42
23,65
17,88
19,04
Lavoratori con più
di 18 anni di esp.
41,46
20,21
17,50
16,67
Totale
39,20
20,33
20,38
17,06
Totale
40,40
22,00
17,70
17,90
L’influenza del gruppo
Dopo aver ridotto i dati a delle medi globali come precedentemente descritto,
è stata svolta una serie di analisi della correlazione (Pearson) sulle variabili sia
globalmente che separatamente per il gruppo di esperti e di non esperti (sia
teorici che pratici).
Partendo dal presupposto che non vi è alcuna ragione oggettiva per cui alcuni
gruppi di persone ritengano la frequenza con cui “gli altri lavoratori” trentini
lavorano in sicurezza maggior o minore rispetto ad altri gruppi di persone, allora
le differenze rilevate su questa variabile non sono altro che frutto della distorsione
indotta dalle credenze. In altre parole, teoricamente tutti i lavoratori dovrebbero
fornire giudizi simili su queste domande.
I risultati relativi al campione di lavoratori hanno evidenziato che la percezione
del rischio è correlata negativamente (r = -,375; p = ,007) con il giudizio sulla frequenza con cui i lavoratori trentini adottano i dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza. Quindi, coloro che pensano che vi sia poco rischio
nel compiere la loro attività ritengono che gli altri lavoratori trentini usino molto
i dispositivi di protezione o adottino con frequenza i comportamenti orientati alla
sicurezza. Questo non conferma l’ipotesi che vedere che altri lavoratori non adottano
gli opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza è un fattore che
contribuisce alla bassa percezione del rischio nello svolgimento dell’attività. Infatti,
coloro che pensano che gli altri non adottano con frequenza i comportamenti di
sicurezza hanno una percezione del rischio più alta. Questo dato potrebbe essere
interpretato considerando che i lavoratori si ritengono come più “bravi” degli altri
nell’adottare le misure di sicurezza, e pensano che gli altri le adottino troppo poco,
mentre il loro lavoro è un lavoro che loro percepiscono “rischioso”.
La correlazione negativa è stata registrata, senza variazioni significative, sia nel
campione di lavoratori che nel campione di responsabili della sicurezza.
36
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
Una differenza interessante, invece, emerge confrontando il gruppo di lavoratori con meno di dieci anni di esperienza ed il gruppo con più di dieci anni
di esperienza. È solo nel gruppo di lavoratori giovani che si evidenzia questa
correlazione negativa (r = -,497; p = ,01). Nel gruppo di lavoratori più anziani
professionalmente, la correlazione è inesistente (r = -,135; p = ns.). Questo dato
confermerebbe l’ipotesi che i lavoratori più giovani che ritengono che la loro
attività sia più rischiosa pensano che gli altri non adottino le necessarie misure
di protezione (e si suppone che invece loro stesi le adottino), i lavoratori più
giovani che invece ritengono che la loro attività sia poco rischiosa, vedono gli
altri lavoratori adottare anche “troppe” misure di protezione. Non vi sono altre
correlazioni significative.
La regressione lineare sulla percezione del rischio ha mostrato che la frequenza
con cui si utilizzano le misure di protezione, il grado di persuasività dell’insieme
di fonti (quanto il lavoratore è possibilista sul fatto che si può trattare in maniera
efficace di sicurezza) e lo status giuridico predicono in maniera significativa la
percezione del rischio. In altre parole, ritenere che gli altri lavoratori usino poco
le protezioni, ritenere che la sicurezza possa essere efficacemente insegnata e il
fatto di essere impiegato in una impresa industriale sono fattori che predicono
in maniera significativa il fatto di percepire un rischio elevato nella propria
attività.
Coefficienti
Coeff. non
stand.ti
Mod.
1
B
(Costante)
2,639
Protezioni
-,354
Apprendi-9,207Emento
02
Persuasività
,308
Expertise
,186
Età 1,211E-02
Anni di
-2,102Eesperienza
02
Status
,419
Giuridico
a Variabile dipendente: MRISK
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Coeff.
stand.ti
Errore
std.
1,063
,135
t
Sig.
Beta
-,326
2,483
-2,619
,016
,011
,133
-,094
-,695
,490
,097
,256
,025
,432
,084
,107
3,185
,725
,476
,002
,471
,636
,024
-,196
-,866
,390
,231
,221
1,813
,075
37
Capitolo 1
1.6. La ricerca in breve
La ricerca ha coinvolto tre settori lavorativi: Costruzioni, Metalmeccanico e
Porfido. Per ciascun settore sono stati esaminati un campione di 50 “lavoratori” e
16 “addetti alla sicurezza”. Il campione di lavoratori è stato a sua volta suddiviso
in “lavoratori con maggior esperienza” e “lavoratori con minor esperienza”.
La percezione del rischio
Complessivamente non sono state rilevate numerose differenze nella percezione
del rischio tra i “lavoratori” e gli “addetti alla sicurezza” e tra i “lavoratori con
maggior esperienza” ed i “lavoratori con minore esperienza”. In base alla letteratura preesistente ce ne saremmo aspettate di più. In altre parole, i “lavoratori” e
gli “addetti alla sicurezza” generalmente concordano sul giudizio di quali siano
le attività più rischiose e così pure i “lavoratori con maggior esperienza” ed i
“lavoratori con minore esperienza”.
L’accordo tra gli “addetti alla sicurezza” e i “lavoratori” e tra i “lavoratori
con maggior esperienza” ed i “lavoratori con minore esperienza” è pressoché
totale nel settore del Porfido mentre è minore nei settori delle Costruzioni e
Metalmeccanico.
Le (poche) differenze che si registrano indicano che i “lavoratori” sottostimano il rischio (leggi: percepiscono un rischio inferiore) rispetto agli “addetti alla
sicurezza”. E che i “lavoratori con minore esperienza” sottostimano il rischio
(leggi: percepiscono un rischio inferiore) rispetto ai “lavoratori con maggior
esperienza”.
Bias Ottimistico
I “lavoratori” del settore delle Costruzioni e del Porfido non mostrano alcun
segno di Bias Ottimistico (tendenza a sottovalutare la probabilità che un incidente
accada alla persona), mentre il bias è presente nel campione di “lavoratori” del
settore metalmeccanico. In questo campione il bias è maggiore tra i “lavoratori
con maggiore espereinza”.
Uso di dispositivi e comportamenti per la sicurezza
Anche sul giudizio di quanto spesso i lavoratori trentini usano determinati dispositivi di protezione o comportamenti orientati alla sicurezza c’è un accordo
generale (almeno per quanto riguarda i sistemi più utilizzati) tra i gruppi. Vi sono
comunque alcune differenze significative sulla frequenza con cui singoli sistemi
di protezione o comportamenti vengono usati tra i gruppi di “lavoratori” e di
“addetti alla sicurezza”. In particolare, gli “addetti alla sicurezza” ritengono che
i lavoratori facciano uso di dispositivi e comportamenti orientati alla sicurezza
in misura maggiore di quanto invece ritengono i “lavoratori”.
38
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
Apprendimento alla sicurezza
La stima di quanto spesso accade di apprendere a lavorare in sicurezza da una serie
di fonti non mostra una tendenza generale differente tra il gruppo di “addetti alla
sicurezza” e il gruppo di “lavoratori”. In generale, sono l’esperienza personale,
seguita dall’esempio di un altro lavoratore, dal responsabile della sicurezza e dal
medico competente le fonti da cui i lavoratori apprendono maggiormente.
Il canale di comunicazione
Il canale di comunicazione che i lavoratori usufruiscono con maggior frequenza
è la televisione, segue la radio ed i quotidiani.
Il luogo o persona più efficace per parlare di sicurezza
Secondo i lavoratori il luogo/persona più efficace per trattare di formazione
alla sicurezza è durante i corsi di formazione, seguono gli organi di vigilanza, il
medico del lavoro, i depliant informativi, e durante le riunioni sindacali. Sono
ritenuti meno efficaci invece la televisione, i quotidiani, la radio ed i settimanali.
Sia i non esperti che gli esperti ritengono che i corsi di formazione siano i luoghi
più idonei a trattare di sicurezza.
La causa di incidente
I lavoratori ritengono che la principale causa di incidente sia la fretta, seguita
dalla pigrizia, dall’ignoranza e per ultimo dalla limitatezza nella comprensione
delle istruzioni e delle procedure. Vi sono differenze tra il gruppo di “addetti alal
sicurezza” ed i “lavoratori” e tra quello di “lavoratori con maggior esperienza” ed
i “lavoratori con minore esperienza”, ma sono differenze che non stravolgono
generalmente l’ordine dei fattori (salvo per alcuni fattori di secondo piano).
L’influenza del gruppo
Nel settore delle costruzioni sono stati trovati dei dati4 a supporto dell’ipotesi che
vedere che altri lavoratori non adottano gli opportuni comportamenti o dispositivi orientati alla sicurezza è un fattore che contribuisce alla bassa percezione
del rischio nello svolgimento dell’attività soprattutto nel gruppo di “lavoratori
con maggior esperienza”. In altre parole, vedere che altri lavoratori non adottano
gli opportuni comportamenti viene interpretato come una presenza di minore
rischio. Negli altri settori non vi è questa tendenza, anzi nel settore del porfido
la tendenza è opposta.
4. Nel settore delle costruzioni, la percezione del rischio correla positivamente con la stima di frequenza
con cui i lavoratori usano i dispositivi o adottano comportamenti per la sicurezza. Nel settore del porfido
questa correlazione è negativa, nel settore metalmeccanico la correlazione non esiste.
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39
Capitolo 1
Le distorsioni
Nel settore metalmeccanico il bias ottimistico è correlato positivamente con la
percezione del rischio: coloro che hanno un bias ottimistico (che coincide con
i “lavoratori con maggior esperienza”) sottostimano il rischio legato alla propria
attività. Ciò non è stato riscontrato in altri settori.
1.7. Discussione e utilizzo dei risultati ai fini della creazione di una campagna per la sicurezza
La ricerca ha messo in luce diversi aspetti che meritano di essere considerati in
vista della creazione di un campagna per la sicurezza.
Punto 1: vi sono sostanziali differenze tra settori lavorativi, quindi una adeguata
campagna per la sicurezza deve tenere conto di queste differenze.
Dai risultati delle regressioni possiamo tracciare i profili dei lavoratori più “a
rischio”, ovvero quelli che sottostimano o stimano inferiore il rischio, per ciascun
settore e scoprire che questi profili sono diversi da settore a settore.
Per il settore delle costruzioni, una sottostima del rischio è determinata prevalentemente dall’osservazione che gli altri non utilizzano le misure di protezione
(euristica del consenso o conformismo). Si può inferire quindi che il lavoratore
più a rischio è colui che fa maggior uso dell’euristica del consenso, che osserva
i comportamenti degli altri lavoratori per valutare quanto pericolosa è un’attività e se bisogna o no utilizzare le misure di protezione. Sappiamo inoltre che
questa scorciatoia di ragionamento è più frequente nel lavoratore con maggior
anni di esperienza.
Nel settore metalmeccanico, una bassa percezione del rischio (sottostima) è
determinata dalla credenza irrazionale di essere immuni dai pericoli (bias ottimistico) e dall’esperienza lavorativa (avere più esperienza), oltre che dal fatto di
essere giovani anagraficamente. La formazione quindi dovrebbe essere indirizzata
soprattutto verso i giovani che hanno più anni di lavoro alle spalle (un cocktail
critico) i quali mostrano un bias ottimistico maggiore.
Nel settore del porfido invece osserviamo che la sottostima del rischio è determinata dal fatto di notare che gli altri lavoratori usano molto le protezioni,
ritenere che la sicurezza non possa essere insegnata efficacemente ed il fatto
di essere impiegati in una impresa artigianale. In questo settore la formazione
dovrebbe essere mirata soprattutto verso le imprese artigianali, e dovrebbe soprattutto “convincere” che essa può migliorare la qualità del lavoro. Per il resto,
il porfido sembra un settore meno problematico, dove le persone sono rassicurate dal fatto che gli altri utilizzano le misure di protezione come dovrebbero (e
viceversa sono giustamente allarmate quando vedono che gli altri non utilizzano
le misure di protezione).
40
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 1
Punto 2: la “conoscenza del rischio” è generalmente buona, infatti non vi sono
grosse differenze tra i campioni di lavoratori e i responsabili della sicurezza. Tuttavia, vi sono settori come quello metalmeccanico e quello delle costruzioni dove
la differenza di percezione tra addetti alla sicurezza e lavoratori è minore e quindi
ci potrebbe essere ancora spazio per una maggiore conoscenza. I dati mostrano
che la formazione alla sicurezza in termini di “conoscenza” dovrebbe essere rivolta
specialmente ai lavoratori con meno anni di esperienza alle spalle.
Punto 3: Nel settore metalmeccanico, l’unico dove si registra un bias ottimistico,
la formazione dovrebbe essere rivolta specialmente ai lavoratori con maggiore
esperienza ed i contenuti dovrebbero essere non tanto di natura “tecnica” quanto
di natura “ergonomica”, dove per ergonomica si intende che si rende necessario
stressare il ruolo che diversi fattori tra cui la ripetizione di una attività, la sensazione di controllo, giocano nel determinare la sensazione “irrealistica” di essere
meno a rischio dei propri colleghi.
Punto 4: La formazione non si fa solo in aula ma quotidianamente sul campo.
Infatti, è l’esperienza sul posto di lavoro e l’esempio di un altro lavoratore che
più di tutti offrono dei momenti di reale apprendimento alla sicurezza. Anche
se i corsi di formazione ricevono un generale giudizio positivo in termini di
utilità.
Punto 5: La maggioranza dei lavoratori ritiene che la causa di incidenti sia la
fretta con cui si eseguono le operazioni. La formazione potrebbe intervenire a
questo riguardo offrendo delle informazioni circa il tempo “minimo” di esecuzione delle diverse operazioni per eseguirle in sicurezza.
Punto 6: Una adeguata formazione non deve solo rendere la persona più cosciente del rischio ma deve anche renderla consapevole del forte potere che il
suo buono-cattivo esempio ha sugli altri lavoratori. È stato infatti sottolineato
ampiamente il ruolo dell’euristica del consenso e del conformismo specialmente
nel settore delle costruzioni e specialmente tra i lavoratori più anziani, che ne
farebbero maggiormente uso.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
41
Capitolo 1
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Arnett, J. J., Optimistic bias in adolescent and adult smokers and nonsmokers,
Addictive Behaviors, Jul-Aug, Vol 25(4): 625-632, 2000.
Buunk, B. P.; van den Eijnden, R. J. J. M.; Siero, F. W., The double-edged sword
of providing information about the prevalence of safer sex, Journal of Applied Social
Psychology, Apr, Vol 32(4): 684-699, 2002.
Calisir, F.; Lehto, M., Younger drivers’ decision making and safety belt use, Accident
Analysis and Prevention, Nov, Vol 34(6): 793-805, 2002.
Ferguson, E.,The roles of contextual moderation and personality in relation to the
knowledge-risk link in the workplace, Journal of Risk Research, Oct, Vol 4(4):
323-340, 2001.
Patel, D. S.; Witte, K.; Zuckerman, C.; Murray Johnson, L.; Orrego, V.; Maxfield, A. M.; Meadows H. S.; Tisdale, J.; Thimons, E. D.; Patel, D. S., Understanding barriers to preventive health actions for occupational noise-induced hearing
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Savadori L.; Rumiati R.; Bonini N., Expertise and Regional Differences in Risk
Perception: The Case of Italy, Swiss Journal of Psychology, 57, 101-113, 1998.
Savadori L.; Rumiati R.; Destefani C.; Bernardi A.; Vaglia A.; Pasquinucci S.,
Percezione del rischio HIV: operatori sanitari del reparto malattie infettive e gli
altri operatori, Archivio di Psicologia, Neurologia e Psichiatria, n. 59 (GennaioFebbraio), 92-114, 1998.
Savadori L.; Rumiati R.; Pietroni D., I professionisti del rischio: la valutazione del
rischio nei vigili del fuoco, Risorsa Uomo, vol.6, n.1, 63-81, 1999.
Slovic, P., The Perception of Risk, Science, 236, p. 280-5, 1987.
Tversky, A.; Kahneman, D, Judgment under uncertainty: Heuristics and biases,
Science, 185, 1124-1131, 1974.
42
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
APPENDICE
Tabelle e grafici
Questionari
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Settore Costruzioni
Tab. 2.1. Percezione del rischio x expertise teorica
(0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso).
Tipologia attività
Lavoratore
Responsabili
sicurezza
Tutto
il campione
44
Lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie misure di
sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza)
5,36
5,71
5,45
47
Accedere agli organi che fanno muovere la betoniera
quando questi sono in movimento
5,24
5,71
5,36
46
Accedere agli organi che fanno muovere la betoniera senza
togliere la tensione
5,10
5,47
5,19
48
infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla
5,08
5,41
5,16
26
Lavorare in uno scavo non sicuro (es. con scarpate ripide e
non puntellate)
5,06
5,12
5,07
39
Lavorare su di un ponteggio posato su di un piano non
solido o non perfettamente orizzontale
4,94
5,29
5,03
usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia mattoni)
senza i sistemi di sicurezza integri
4,92
5,24
5,00
40
Lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi non
regolari
4,90
5,12
4,96
21
Lavorare in situazione di pericolo caduta materiale dall’alto
4,86
5,12
4,93
38
Lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri senza
parapetto
4,74
5,18
4,85
27
Lavorare in prossimità di uno scavo/o foro nel terreno/
pavimento non delimitato
4,64
5,06
4,75
45
usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri
4,60
5,12
4,73
41
salire su di un ponteggio arrampicandosi
4,66
4,88
4,72
Sostare/transitare sotto il carico sollevato dalla gru/auto-gru
4,44
4,88
4,55
49
Spostare la betoniera non togliendo la tensione
4,40
4,65
4,46
24
Manipolare sostanze chimiche
4,24
3,41
4,03
32
Camminare sui ferri d’armatura
3,96
4,18
4,01
31
Camminare sopra le pignatte (senza tavoloni)
3,68
4,06
3,78
25
Lavorare sulle strade (es.asfaltatore)
3,58
3,53
3,57
Lavorare in prossimità di una macchina operatrice (es.
assistenza ad uno scavo o al carico di terreno)
3,24
3,71
3,36
19
salire sul cassone del camion per guidare il carico del
materiale sull’automezzo con la gru
3,34
3,29
3,33
36
Smontare un ponteggio
3,26
3,00
3,19
35
Montare un ponteggio
3,16
2,94
3,10
7
usare la sega circolare
3,02
3,24
3,07
18
Scaricare a mano del materiale pesante dal camion
2,88
3,29
2,99
20
salire sul cassone del camion per guidare lo scarico del
materiale dal camion con la gru/auto-gru
2,98
2,71
2,91
23
Lavorare in presenza di polvere
2,74
3,06
2,82
9
4
3
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
45
Appendice Capitolo 1
28
Lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato
2,70
3,06
2,79
usare la taglia-mattoni
2,78
2,76
2,78
30
armare un solaio
2,64
3,06
2,75
34
gettare con la benna
2,48
2,29
2,43
Eseguire uno scavo con la macchina operatrice
(es. pale, escavatori)
2,46
2,29
2,42
usare il martello demolitore
2,24
2,47
2,30
8
1
10
usare la smerigliatrice
2,16
2,29
2,19
42
6
usare la scala
2,04
2,35
2,12
22
Stoccare o accatastare del materiale
2,02
2,35
2,10
33
gettare con la pompa
2,14
2,00
2,10
12
piegare i tondini di ferro con il piegaferri
1,92
2,29
2,01
29
Edificare un muro di mattoni
1,84
2,12
1,91
11
Tagliare i tondini di ferro con la trancia
1,70
2,00
1,78
Caricare terreno su di un camion con la macchina
operatrice
1,64
1,71
1,66
37
Lavorare su di un ponteggio regolare
1,52
1,47
1,51
43
Lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure
di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza)
1,42
1,65
1,48
13
usare il trapano
1,48
1,41
1,46
Guidare il camion da e verso il cantiere
1,44
1,47
1,45
14
usare il martello
1,36
1,47
1,39
16
Lavorare con il piccone
1,02
1,06
1,03
17
Trasportare del materiale con la carriola
0,90
1,41
1,03
15
Lavorare con il badile
0,70
0,71
0,70
2
5
Tab. 2.2. Percezione del rischio x expertise pratica
(0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso).
Tipologia attività
> 10 anni
di esperienza
Totale
44
Lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie misure
di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza)
5,24
5,48
5,36
47
accedere agli organi che fanno muovere la betoniera
quando questi sono in movimento
5,24
5,24
5,24
46
accedere agli organi che fanno muovere la betoniera senza
togliere la tensione
5,08
5,12
5,10
48
infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla
5,08
5,08
5,08
26
lavorare in uno scavo non sicuro (es. con scarpate ripide e
non puntellate)
5,20
4,92
5,06
39
lavorare su di un ponteggio posato su di un piano non
solido o non perfettamente orizzontale
4,84
5,04
4,94
usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia mattoni)
senza i sistemi di sicurezza integri
4,88
4,96
4,92
9
46
<= 10 anni
di esperienza
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
40
lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi non
regolari
4,72
5,08
4,90
21
lavorare in situazione di pericolo caduta materiale dall’alto
4,80
4,92
4,86
38
lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri senza
parapetto
4,84
4,64
4,74
41
salire su di un ponteggio arrampicandosi
4,60
4,72
4,66
27
lavorare in prossimità di uno scavo/o foro nel terreno/
pavimento non delimitato
4,68
4,60
4,64
45
usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri
4,44
4,76
4,60
sostare/transitare sotto il carico sollevato dalla gru/auto-gru
4,48
4,40
4,44
49
spostare la betoniera non togliendo la tensione
4,44
4,36
4,40
24
manipolare sostanze chimiche
4,12
4,36
4,24
32
camminare sui ferri d’armatura
3,68
4,24
3,96
31
camminare sopra le pignatte (senza tavoloni)
3,68
3,68
3,68
25
lavorare sulle strade (es.asfaltatore)
3,60
3,56
3,58
19
salire sul cassone del camion per guidare il carico del
materiale sull’automezzo con la gru
3,36
3,32
3,34
36
smontare un ponteggio
3,24
3,28
3,26
lavorare in prossimità di una macchina operatrice (es.
assistenza ad uno scavo o al carico di terreno)
3,32
3,16
3,24
35
montare un ponteggio
3,16
3,16
3,16
7
usare la sega circolare
2,76
3,28
3,02
20
salire sul cassone del camion per guidare lo scarico del
materiale dal camion con la gru/auto-gru
2,92
3,04
2,98
18
scaricare a mano del materiale pesante dal camion
2,72
3,04
2,88
usare la taglia-mattoni
2,76
2,80
2,78
23
lavorare in presenza di polvere
2,44
3,04
2,74
28
lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato
2,64
2,76
2,70
30
armare un solaio
2,52
2,76
2,64
34
gettare con la benna
2,20
2,76
2,48
eseguire uno scavo con la macchina operatrice (es. pale,
escavatori)
2,56
2,36
2,46
4
3
8
1
10
usare il martello demolitore
2,12
2,36
2,24
6
usare la smerigliatrice
2,12
2,20
2,16
33
gettare con la pompa
1,96
2,32
2,14
42
usare la scala
1,80
2,28
2,04
22
stoccare o accatastare del materiale
1,84
2,20
2,02
12
piegare i tondini di ferro con il piegaferri
1,68
2,16
1,92
29
edificare un muro di mattoni
1,64
2,04
1,84
11
tagliare i tondini di ferro con la trancia
1,68
1,72
1,70
caricare terreno su di un camion con la macchina
operatrice
1,72
1,56
1,64
2
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
47
Appendice Capitolo 1
37
lavorare su di un ponteggio regolare
1,24
1,80
1,52
13
usare il trapano
1,44
1,52
1,48
guidare il camion da e verso il cantiere
1,56
1,32
1,44
43
lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure di
sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza)
1,44
1,40
1,42
14
usare il martello
1,40
1,32
1,36
16
lavorare con il piccone
0,92
1,12
1,02
17
trasportare del materiale con la carriola
0,80
1,00
0,90
15
lavorare con il badile
0,64
0,76
0,70
5
Tab. 2.3. Percezione del rischio x Dimensione dell’impresa.
Tipologia attività
Piccola (fino
a 35 dip.)
Grande (più di
35 dipendenti)
Totale
1
eseguire uno scavo con la macchina operatrice
(es. pale, escavatori)
2,80
2,12
2,46
2
caricare terreno su di un camion con la macchina
operatrice
2,00
1,28
1,64
3
lavorare in prossimità di una macchina operatrice
(es. assistenza ad uno scavo o al carico di terreno)
3,20
3,28
3,24
4
sostare/transitare sotto il carico sollevato
dalla gru/auto-gru
4,48
4,40
4,44
5
guidare il camion da e verso il cantiere
1,56
1,32
1,44
6
usare la smerigliatrice
2,08
2,24
2,16
7
usare la sega circolare
2,80
3,24
3,02
8
usare la taglia-mattoni
2,76
2,80
2,78
9
usare una macchina (es.la sega circolare, la taglia
mattoni) senza i sistemi di sicurezza integri
4,68
5,16
4,92
10
usare il martello demolitore
2,44
2,04
2,24
11
tagliare i tondini di ferro con la trancia
1,96
1,44
1,70
12
piegare i tondini di ferro con il piegaferri
2,12
1,72
1,92
13
usare il trapano
1,64
1,32
1,48
14
usare il martello
1,56
1,16
1,36
15
lavorare con il badile
,80
,60
,70
16
lavorare con il piccone
1,12
,92
1,02
17
trasportare del materiale con la carriola
1,12
,68
,90
18
scaricare a mano del materiale pesante dal camion
2,88
2,88
2,88
19
salire sul cassone del camion per guidare il carico
del materiale sull’automezzo con la gru
3,52
3,16
3,34
20
salire sul cassone del camion per guidare lo scarico
del materiale dal camion con la gru/auto-gru
3,20
2,76
2,98
21
lavorare in situazione di pericolo caduta materiale
dall’alto
4,84
4,88
4,86
22
stoccare o accatastare del materiale
2,08
1,96
2,02
48
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
23
lavorare in presenza di polvere
2,52
2,96
2,74
24
manipolare sostanze chimiche
3,80
4,68
4,24
25
lavorare sulle strade (es.asfaltatore)
3,20
3,96
3,58
26
lavorare in uno scavo non sicuro
(es. con scarpate ripide e non puntellate)
4,72
5,40
5,06
27
lavorare in prossimità di uno scavo/o foro
nel terreno/pavimento non delimitato
4,32
4,96
4,64
28
lavorare all’aperto sotto il sole per tempo prolungato
2,60
2,80
2,70
29
edificare un muro di mattoni
1,84
1,84
1,84
30
armare un solaio
2,60
2,68
2,64
31
camminare sopra le pignatte (senza tavoloni)
3,52
3,84
3,68
32
camminare sui ferri d’armatura
3,60
4,32
3,96
33
gettare con la pompa
2,08
2,20
2,14
34
gettare con la benna
2,28
2,68
2,48
35
montare un ponteggio
3,12
3,20
3,16
36
smontare un ponteggio
3,16
3,36
3,26
37
lavorare su di un ponteggio regolare
1,52
1,52
1,52
38
lavorare su di un ponteggio più alto di 2 metri
senza parapetto
4,56
4,92
4,74
39
lavorare su di un ponteggio posato su di un piano
non solido o non perfettamente orizzontale
4,76
5,12
4,94
40
lavorare su di un ponteggio ancorato con sistemi
non regolari
4,72
5,08
4,90
41
salire su di un ponteggio arrampicandosi
4,32
5,00
4,66
42
usare la scala
2,00
2,08
2,04
43
lavorare su coperture (es. tetti) con le necessarie misure
di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza)
1,52
1,32
1,42
44
lavorare su coperture (es. tetti) senza le necessarie
misure di sicurezza (parapetti/ponteggi o cintura
di sicurezza)
5,08
5,64
5,36
45
usare la betoniera senza i sistemi di sicurezza integri
4,36
4,84
4,60
46
accedere agli organi che fanno muovere la betoniera
senza togliere la tensione
4,92
5,28
5,10
47
accedere agli organi che fanno muovere la betoniera
quando questi sono in movimento
4,92
5,56
5,24
48
infilare il badile nella betoniera per caricarla o scaricarla
4,84
5,32
5,08
49
spostare la betoniera non togliendo la tensione
4,28
4,52
4,40
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
49
Appendice Capitolo 1
Tab. 2.4. Giudizio di frequenza con cui i lavoratori trentini usano i dispositivi
di protezione o adottano comportamenti orientati alla sicurezza x
expertise teorica (0 = mai a 6 = sempre).
Lavoratore
Responsabile
sicurezza
le scarpe di sicurezza
5,54
5,47
5,52
15
usano un ponte o base di appoggio adeguato
(non improvvisato)
4,60
4,76
4,64
14
predispongono degli ancoraggi sicuri (non improvvisati)
4,44
5,00
4,58
17
lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici
sulle apparecchiature mentre lavorano
4,46
4,71
4,52
19
non sostano sotto i carichi
4,60
4,18
4,49
12
convogliano il materiale di demolizione in appositi canali
4,26
4,88
4,42
16
puntellano le pareti dello scavo
4,28
4,65
4,37
la cintura di sicurezza
4,04
4,82
4,24
delimitano la zona di movimento delle macchine operatrici
4,36
3,65
4,18
2
i guanti
3,94
4,24
4,01
8
la scala (invece di salire arrampicandosi)
4,00
4,00
4,00
evitare di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano
3,52
4,71
3,82
5
i tappi auricolari / cuffie
3,38
3,94
3,52
9
bagnano il materiale per ridurre la polvere
3,32
4,00
3,49
6
la mascherina
3,12
3,76
3,28
3
il casco
3,18
3,47
3,25
1
Dispositivi protezione e comportamenti
4
7
18
11
50
Totale
gli occhiali
2,74
3,24
2,87
13
mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico
2,60
2,53
2,58
10
aspirano o rimuovono la polvere
2,32
3,18
2,54
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Tab. 2.5. Fonti di apprendimento alla sicurezza.
Lavoratore
Responsabile
sicurezza
Totale
1
dalla mia esperienza personale (con o senza incidente)
3,58
4,12
3,72
2
da un lavoratore più esperto
3,96
4,12
4,00
3
dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
3,88
4,76
4,10
4
da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro
2,54
3,47
2,78
5
dalla televisione
,80
,82
,81
6
da un corso di formazione
3,34
4,00
3,51
7
dai quotidiani (locali o nazionali)
1,04
1,24
1,09
8
da un depliant (cartoncino/libretto informativo)
1,52
2,41
1,75
9
dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti)
,98
,76
,93
10
da un medico competente
2,24
3,29
2,51
11
dagli organi di vigilanza
2,70
4,06
3,04
12
dal sindacato
1,02
,94
1,00
Tab. 2.6. Efficacia delle fonti (persuasività) nel trattare della sicurezza.
Lavoratore
Responsabile
sicurezza
Totale
1
alla radio
2,10
1,06
1,84
2
alla televisione
2,78
1,88
2,55
3
sui quotidiani
2,26
1,53
2,07
4
sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
1,84
1,18
1,67
5
con i depliant informativi
3,84
4,18
3,93
6
nei corsi di formazione
4,86
4,76
4,84
7
durante le riunioni sindacali
3,58
3,88
3,66
8
dal medico del lavoro
4,08
4,35
4,15
9
dagli organi di vigilanza
4,26
4,94
4,43
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
51
Appendice Capitolo 1
Settore metalmeccanico
Tab. 3.1. Percezione del rischio x expertise teorica
(0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso).
Lavoratore
Responsabile
sicurezza
usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es.
fotoelettriche) non efficienti
4,63
4,88
4,69
15
eseguire manutenzioni su di un carro ponte
4,04
4,24
4,09
38
usare prodotti o preparati chimici
4,12
4,00
4,09
14
movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento
3,78
3,65
3,75
lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.)
3,73
3,76
3,74
30
lavorare la lamiera con la pressa piegatrice
3,69
3,47
3,63
22
usare la mola disco
3,51
3,47
3,50
12
andare in fossa di ispezione
3,53
3,35
3,49
23
usare la mola widia
3,37
3,71
3,46
lavorare il metallo asportando truciolo
3,41
3,24
3,37
sollevare un automezzo sul ponte
3,45
3,12
3,37
forgiare il metallo
3,18
3,59
3,28
24
usare la smerigliatrice
3,22
3,47
3,28
29
lavorare la lamiera con la calandra
3,18
3,35
3,22
17
lavorare (battere) il ferro a mano
3,16
3,24
3,18
16
utilizzare un utensile vibrante
3,06
3,47
3,16
25
usare la sbavatrice
3,06
2,94
3,03
26
usare la stozzatrice
2,96
3,06
2,99
Tipologia attività
1
6
2
11
4
9
52
Totale
usare il carrello elevatore
2,98
2,94
2,97
21
usare la sega a nastro
3,06
2,71
2,97
28
usare la fresatrice
2,98
2,88
2,96
27
lavorare al tornio ad asse orizzontale
2,88
3,00
2,91
20
usare la troncatrice
2,92
2,76
2,88
3
fresare il metallo
2,75
2,94
2,79
7
saldare i metalli
2,78
2,71
2,76
10
guidare un automezzo per trasporto persone o carichi
2,75
2,76
2,75
36
operare in un ambiente di lavoro non ordinato
2,53
3,24
2,71
13
usare il carrello trasportatore
2,57
2,94
2,66
19
usare il trapano multiplo
2,45
2,59
2,49
37
posare in opera
2,33
2,59
2,40
35
usare scale
2,37
2,35
2,37
18
usare il trapano
2,31
2,47
2,35
8
verniciare un pezzo
2,22
2,47
2,28
5
montare, assemblare
1,88
2,53
2,04
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
31
fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine
1,98
2,18
2,03
33
stoccare il prodotto finito in magazzino
1,43
2,35
1,66
34
transitare nel magazzino di stoccaggio
1,39
1,94
1,53
32
movimentare piccoli oggetti
(pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli)
1,29
1,53
1,35
Tab. 3.2. Percezione del rischio x expertise pratica
(0 = per nulla rischioso; 6 = estremamente rischioso).
Meno di
18 anni di
esperienza
Più di 18
anni di
esperienza
Totale
usare una macchina che ha le misure di sicurezza
(es. fotoelettriche) non efficienti
5,00
4,24
4,63
38
usare prodotti o preparati chimici
4,23
4,00
4,12
15
eseguire manutenzioni su di un carro ponte
4,23
3,84
4,04
14
movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento
3,96
3,60
3,78
Tipologia attività
1
lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.)
3,96
3,48
3,73
30
6
lavorare la lamiera con la pressa piegatrice
3,88
3,48
3,69
12
andare in fossa di ispezione
3,69
3,36
3,53
22
usare la mola disco
3,58
3,44
3,51
11
sollevare un automezzo sul ponte
3,88
3,00
3,45
lavorare il metallo asportando truciolo
3,54
3,28
3,41
23
usare la mola widia
3,54
3,20
3,37
24
usare la smerigliatrice
3,15
3,28
3,22
forgiare il metallo
3,12
3,24
3,18
29
lavorare la lamiera con la calandra
3,23
3,12
3,18
17
lavorare (battere) il ferro a mano
3,27
3,04
3,16
16
utilizzare un utensile vibrante
3,08
3,04
3,06
21
usare la sega a nastro
3,23
2,88
3,06
25
usare la sbavatrice
3,15
2,96
3,06
usare il carrello elevatore
3,35
2,60
2,98
28
usare la fresatrice
3,08
2,88
2,98
26
usare la stozzatrice
3,12
2,80
2,96
20
usare la troncatrice
3,08
2,76
2,92
27
2
4
9
lavorare al tornio ad asse orizzontale
2,77
3,00
2,88
7
saldare i metalli
2,88
2,68
2,78
3
fresare il metallo
2,85
2,64
2,75
10
guidare un automezzo per trasporto persone o carichi
2,88
2,60
2,75
13
usare il carrello trasportatore
2,81
2,32
2,57
36
operare in un ambiente di lavoro non ordinato
2,62
2,44
2,53
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
53
Appendice Capitolo 1
19
usare il trapano multiplo
2,42
2,48
2,45
35
usare scale
2,38
2,36
2,37
37
posare in opera
2,23
2,44
2,33
18
usare il trapano
2,27
2,36
2,31
verniciare un pezzo
2,23
2,20
2,22
fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine
1,85
2,12
1,98
montare, assemblare
2,04
1,72
1,88
33
stoccare il prodotto finito in magazzino
1,50
1,36
1,43
34
transitare nel magazzino di stoccaggio
1,50
1,28
1,39
32
movimentare piccoli oggetti
(pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli)
1,31
1,28
1,29
Impresa
Artigiana
Impresa
Industriale
Totale
8
31
5
Tab. 3.3 Percezione del rischio x tipo di azienda.
Tipologia attività
usare una macchina che ha le misure di sicurezza (es.
fotoelettriche) non efficienti
4,69
4,69
4,69
15
eseguire manutenzioni su di un carro ponte
3,84
4,31
4,09
38
usare prodotti o preparati chimici
3,88
4,28
4,09
14
movimentare pezzi grandi con mezzi di sollevamento
3,63
3,86
3,75
lavorare il metallo per deformazione (tranciatura, taglio, ecc.)
3,25
4,17
3,74
30
lavorare la lamiera con la pressa piegatrice
3,47
3,78
3,63
22
usare la mola disco
3,22
3,75
3,50
12
andare in fossa di ispezione
3,03
3,89
3,49
23
usare la mola widia
3,09
3,78
3,46
lavorare il metallo asportando truciolo
3,19
3,53
3,37
sollevare un automezzo sul ponte
2,84
3,83
3,37
1
6
2
11
forgiare il metallo
3,00
3,53
3,28
24
4
usare la smerigliatrice
3,16
3,39
3,28
29
lavorare la lamiera con la calandra
2,78
3,61
3,22
17
lavorare (battere) il ferro a mano
2,72
3,58
3,18
16
utilizzare un utensile vibrante
2,88
3,42
3,16
25
usare la sbavatrice
2,78
3,25
3,03
26
usare la stozzatrice
2,72
3,22
2,99
9
54
usare il carrello elevatore
2,78
3,14
2,97
21
usare la sega a nastro
2,44
3,44
2,97
28
usare la fresatrice
2,78
3,11
2,96
27
lavorare al tornio ad asse orizzontale
2,91
2,92
2,91
20
usare la troncatrice
2,66
3,08
2,88
3
fresare il metallo
2,72
2,86
2,79
7
saldare i metalli
2,25
3,22
2,76
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
10
guidare un automezzo per trasporto persone o carichi
2,44
3,03
2,75
36
operare in un ambiente di lavoro non ordinato
2,47
2,92
2,71
13
usare il carrello trasportatore
2,50
2,81
2,66
19
usare il trapano multiplo
2,34
2,61
2,49
37
posare in opera
2,38
2,42
2,40
35
usare scale
2,06
2,64
2,37
18
usare il trapano
2,34
2,36
2,35
8
verniciare un pezzo
1,75
2,75
2,28
5
montare, assemblare
1,94
2,14
2,04
31
fare manutenzione (es.pulizia) alle macchine
1,84
2,19
2,03
33
stoccare il prodotto finito in magazzino
1,47
1,83
1,66
34
transitare nel magazzino di stoccaggio
1,31
1,72
1,53
32
movimentare piccoli oggetti
(pezzi di ferro, attrezzi, cassette, barattoli)
1,16
1,53
1,35
Tab. 3.4. Uso di protezioni x expertise teorica
Dispositivi protezione e comportamenti
Lavoratore
Responsabile
sicurezza
Totale
4
le scarpe di sicurezza (scarponi)
5,73
5,47
5,66
8
un abbigliamento adeguato (tuta)
5,02
5,24
5,07
2
i guanti
4,65
4,65
4,65
5
i tappi /cuffie
4,27
4,76
4,40
9
la scala (invece di salire arrampicandosi)
4,16
4,35
4,21
1
gli occhiali /schermi/visiere
4,22
3,94
4,15
Lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza
meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano
3,94
3,88
3,93
la cintura di sicurezza (contro la caduta dall’alto)
3,29
3,82
3,43
10
Aspirano o rimuovono la polvere
3,31
3,12
3,26
11
Evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano
3,06
3,76
3,24
6
la mascherina
2,86
3,59
3,04
3
il casco
2,59
2,88
2,66
mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico
2,41
2,82
2,51
13
7
12
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
55
Appendice Capitolo 1
Tab. 3.5. Uso di Protezioni x expertise pratica.
Dispositivi protezione e comportamenti
Meno di
18 anni di
esperienza
Più di 18
anni di
Esperienza
Totale
4
le scarpe di sicurezza (scarponi)
5,62
5,84
5,73
8
un abbigliamento adeguato (tuta)
4,92
5,12
5,02
2
i guanti
4,35
4,96
4,65
5
i tappi /cuffie
4,19
4,36
4,27
1
gli occhiali /schermi/visiere
3,96
4,48
4,22
9
la scala (invece di salire arrampicandosi)
3,96
4,36
4,16
13
lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza
meccanici sulle apparecchiature mentre lavorano
4,04
3,84
3,94
10
aspirano o rimuovono la polvere
3,50
3,12
3,31
la cintura di sicurezza (contro la caduta dall’alto)
3,35
3,24
3,29
evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30kg) a mano
3,23
2,88
3,06
6
la mascherina
2,69
3,04
2,86
3
il casco
2,42
2,76
2,59
mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico
2,31
2,52
2,41
7
11
12
Tab 3.6. Apprendimento x expertise teorica.
Lavoratore
Totale
1
dalla mia esperienza personale (con o senza incidente)
4,90
4,41
4,78
2
da un lavoratore più esperto
4,08
4,29
4,13
3
dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
3,71
3,88
3,75
6
da un corso di formazione
3,55
4,06
3,68
4
da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro
3,57
3,65
3,59
8
da un depliant (cartoncino/libretto informativo)
2,16
2,76
2,31
da un medico competente
1,90
3,35
2,26
7
dai quotidiani (locali o nazionali)
1,96
1,53
1,85
5
dalla televisione
1,86
1,47
1,76
10
11
9
12
56
Responsabile
della
Sicurezza
dagli organi di vigilanza
1,55
2,18
1,71
dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti)
1,39
1,47
1,41
dal sindacato
1,35
1,47
1,38
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Tab 3.7. Apprendimento x expertise pratica.
Meno
di 18 anni
di esperienza
Più di 18 anni
di esperienza
Totale
1
dalla mia esperienza personale (con o senza incidente)
4,88
4,92
4,90
2
da un lavoratore più esperto
4,08
4,08
4,08
3
dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
3,50
3,92
3,71
4
da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro
3,46
3,68
3,57
6
da un corso di formazione
3,58
3,52
3,55
8
da un depliant (cartoncino/libretto informativo)
2,08
2,24
2,16
7
dai quotidiani (locali o nazionali)
1,85
2,08
1,96
10
5
11
9
12
da un medico competente
1,73
2,08
1,90
dalla televisione
1,92
1,80
1,86
dagli organi di vigilanza
1,65
1,44
1,55
dalla mia famiglia o da parenti
(esclusi lavoratori esperti)
1,65
1,12
1,39
dal sindacato
1,12
1,60
1,35
Tab 3.8. Frequenza d’uso dei canali di comunicazione per i lavoratori.
2
la televisione
4,16
1
la radio
3,98
3
i quotidiani
3,71
4
i settimanali (es. L’espresso, Panorama)
2,29
7
legge i volantini pubblicitari
1,94
6
cartelloni pubblicitari per strada
1,78
5
naviga in internet
1,61
Tab 3.9. Uso dei canali di comunicazione x expertise pratica.
Meno di
18 anni di
esperienza
Più di 18 anni
di esperienza
Totale
2
la televisione
4,35
3,96
4,16
1
la radio
4,04
3,92
3,98
3
i quotidiani
3,27
4,16
3,71
4
i settimanali (es. L’espresso, Panorama)
2,19
2,40
2,29
7
legge i volantini pubblicitari
2,04
1,84
1,94
6
cartelloni pubblicitari per strada
2,00
1,56
1,78
5
naviga in internet
2,15
1,04
1,61
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
57
Appendice Capitolo 1
Tab 3.10. Efficacia nella comunicazione della sicurezza x expertise teorica.
Responsabili
sicurezza
Lavoratori
Totale
6
nei corsi di formazione
5,31
5,59
5,38
8
dal medico del lavoro
3,94
4,82
4,16
5
con i depliant informativi
3,57
4,47
3,79
7
durante le riunioni sindacali
3,71
3,53
3,66
2
alla televisione
3,49
2,94
3,35
9
dagli organi di vigilanza
3,06
4,06
3,31
3
sui quotidiani
3,24
2,41
3,03
1
alla radio
2,92
1,76
2,63
4
sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
2,55
1,65
2,32
Tab 3.11. Efficacia nella comunicazione della sicurezza x expertise pratica.
Meno di
18 anni di
esperienza
6
58
nei corsi di formazione
5,42
Più di 18 anni
di esperienza
5,20
Totale
5,31
8
dal medico del lavoro
3,81
4,08
3,94
7
durante le riunioni sindacali
3,88
3,52
3,71
5
con i depliant informativi
3,54
3,60
3,57
2
alla televisione
3,38
3,60
3,49
3
sui quotidiani
3,12
3,36
3,24
9
dagli organi di vigilanza
3,04
3,08
3,06
1
alla radio
2,62
3,24
2,92
4
sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
2,62
2,48
2,55
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Settore porfido
Tab 4.1. Percezione del rischio x expertise teorica.
Lavoratore
Responsabile
della
Sicurezza
Totale
sostare al di sotto della benna
4,70
5,13
4,80
10
salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre
è in movimento
4,56
5,06
4,68
8
lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava
3,96
3,63
3,88
5
lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore
o della pala caricatrice
3,64
4,06
3,74
2
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte
di cava dopo una forte pioggia
3,66
3,88
3,71
alzare tre lastre per volta con le pinze
3,66
3,75
3,68
3
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte
di cava durante un periodo di intenso disgelo
3,58
3,81
3,64
6
lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto
3,56
3,63
3,58
usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza
funzionante (es. fotocellule o doppio comando)
3,60
3,50
3,58
Tipologia attività
9
32
24
lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato
3,40
3,19
3,35
31
7
alzare due lastre per volta con le pinze
3,22
3,44
3,27
14
salire sul cassone per guidare il carico del materiale
su di un automezzo
3,28
2,69
3,14
4
compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore
o pala caricatrice adeguati
2,98
3,19
3,03
1
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava
2,98
3,00
2,98
25
lavorare con la cubettatrice a caduta
3,08
2,63
2,97
33
lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti)
3,02
2,69
2,94
30
sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore
a 20/30 kg
2,98
2,69
2,91
29
prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto
dal palista
2,64
2,63
2,64
23
utilizzare scalpelli, mole, frese
2,64
2,19
2,53
13
movimentare il materiale in laboratorio con mezzi
di sollevamento (es. ventose)
2,34
2,38
2,35
28
essere presente in cava durante le operazioni di perforazione
2,28
2,00
2,21
26
lavorare con la cubettatrice idraulica
2,24
1,88
2,15
22
utilizzare la bocciardatrice
2,10
1,88
2,05
21
utilizzare la fiammatrice
2,02
2,00
2,02
27
lavorare con la piastrellatrice
2,06
1,75
1,98
20
caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte
2,04
1,56
1,92
18
tagliare un pezzo con la sega multidisco
2,06
1,44
1,91
16
aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta
1,94
1,63
1,86
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
59
Appendice Capitolo 1
11
guidare la pala sulla strada normale
1,84
1,31
1,71
19
tagliare un pezzo con la sega a ponte
1,78
1,38
1,68
17
tagliare un pezzo con la sega a bandiera
1,68
1,38
1,61
12
guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso
il luogo di lavoro
1,64
1,31
1,56
15
aprire le lastre di porfido con martellone idraulico
montato su pala
1,48
1,19
1,41
Tab. 4.2. Percezione del rischio x expertise pratica.
Tipologia attività
9
Più di 18
anni di
esperienza
Totale
sostare al di sotto della benna
4,77
4,63
4,70
10
salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre
è in movimento
4,35
4,79
4,56
8
lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava
4,00
3,92
3,96
2
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte
di cava dopo una forte pioggia
3,58
3,75
3,66
alzare tre lastre per volta con le pinze
3,50
3,83
3,66
lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore
o della pala caricatrice
3,38
3,92
3,64
usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza
funzionante (es. fotocellule o doppio comando)
3,54
3,67
3,60
3
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava
durante un periodo di intenso disgelo
3,50
3,67
3,58
6
lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto
3,50
3,63
3,56
7
lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato
3,35
3,46
3,40
14
salire sul cassone per guidare il carico del materiale
su di un automezzo
3,35
3,21
3,28
31
alzare due lastre per volta con le pinze
3,08
3,38
3,22
25
lavorare con la cubettatrice a caduta
2,85
3,33
3,08
33
32
5
24
60
Meno di
18 anni di
esperienza
lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti)
2,85
3,21
3,02
1
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava
2,69
3,29
2,98
4
compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore
o pala caricatrice adeguati
2,65
3,33
2,98
30
sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore
a 20/30 kg
2,96
3,00
2,98
23
utilizzare scalpelli, mole, frese
2,46
2,83
2,64
29
prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto
dal palista
2,62
2,67
2,64
13
movimentare il materiale in laboratorio con mezzi di
sollevamento (es. ventose)
2,35
2,33
2,34
28
essere presente in cava durante le operazioni di perforazione
2,04
2,54
2,28
26
lavorare con la cubettatrice idraulica
2,19
2,29
2,24
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
22
utilizzare la bocciardatrice
2,19
2,00
2,10
18
tagliare un pezzo con la sega multidisco
2,15
1,96
2,06
27
lavorare con la piastrellatrice
2,12
2,00
2,06
20
caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte
2,23
1,83
2,04
21
utilizzare la fiammatrice
2,19
1,83
2,02
16
aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta
1,88
2,00
1,94
11
guidare la pala sulla strada normale
1,81
1,88
1,84
19
tagliare un pezzo con la sega a ponte
1,88
1,67
1,78
17
tagliare un pezzo con la sega a bandiera
1,81
1,54
1,68
12
guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso il luogo
di lavoro
1,73
1,54
1,64
15
aprire le lastre di porfido con martellone idraulico montato
su pala
1,31
1,67
1,48
Tab. 4.3. Percezione del rischio x tipo di azienda.
Tipologia attività
Impresa
Artigiana
Impresa
Industriale
Totale
1
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava
2,68
3,28
2,98
2
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava
dopo una forte pioggia
3,44
3,88
3,66
3
lavorare con l’escavatore o la pala caricatrice sul fronte di cava
durante un periodo di intenso disgelo
3,36
3,80
3,58
4
compiere operazioni di pulizia e disgaggio con l’escavatore
o pala caricatrice adeguati
2,40
3,56
2,98
5
lavorare a terra nel raggio di azione dell’escavatore o della pala
caricatrice
3,52
3,76
3,64
6
lavorare a terra nel raggio di azione del camion o del muletto
3,60
3,52
3,56
7
lavorare con l’escavatore o la pala su di un piano inclinato
3,20
3,60
3,40
8
lavorare con l’escavatore o la pala vicino ai cigli di cava
3,80
4,12
3,96
9
sostare al di sotto della benna
4,48
4,92
4,70
10
salire sulla macchina per dare qualcosa al palista mentre
è in movimento
4,16
4,96
4,56
11
guidare la pala sulla strada normale
1,60
2,08
1,84
12
guidare (macchina o altro mezzo proprio) da e verso il luogo
di lavoro
1,64
1,64
1,64
13
movimentare il materiale in laboratorio con mezzi di
sollevamento (es. ventose)
2,24
2,44
2,34
14
salire sul cassone per guidare il carico del materiale su di un
automezzo
3,36
3,20
3,28
15
aprire le lastre di porfido con martellone idraulico montato
su pala
1,68
1,28
1,48
16
aprire le lastre di porfido con mazza o mazzetta
1,88
2,00
1,94
17
tagliare un pezzo con la sega a bandiera
1,64
1,72
1,68
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
61
Appendice Capitolo 1
62
18
tagliare un pezzo con la sega multidisco
2,04
2,08
2,06
19
tagliare un pezzo con la sega a ponte
1,96
1,60
1,78
20
caricare e scaricare il materiale sulla sega a ponte
2,00
2,08
2,04
21
utilizzare la fiammatrice
1,80
2,24
2,02
22
utilizzare la bocciardatrice
1,92
2,28
2,10
23
utilizzare scalpelli, mole, frese
2,40
2,88
2,64
24
usare una macchina da spacco senza sistema di sicurezza
funzionante (es. fotocellule o doppio comando)
3,28
3,92
3,60
25
lavorare con la cubettatrice a caduta
2,64
3,52
3,08
26
lavorare con la cubettatrice idraulica
1,88
2,60
2,24
27
lavorare con la piastrellatrice
1,96
2,16
2,06
28
essere presente in cava durante le operazioni di perforazione
2,28
2,28
2,28
29
prelevare del materiale da un cumulo troppo alto fatto dal
palista
2,52
2,76
2,64
30
sollevare da terra lastre o blocchi con peso superiore a 20/30
kg
2,68
3,28
2,98
31
alzare due lastre per volta con le pinze
2,72
3,72
3,22
32
alzare tre lastre per volta con le pinze
3,16
4,16
3,66
33
lanciare lo scarto (lancio ripetuto di oggetti)
2,56
3,48
3,02
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Tab. 4.4. Uso di protezioni x expertise teorica.
Dispositivi protezione e comportamenti
Lavoratore
Responsabile
della
Sicurezza
Totale
4
le scarpe di sicurezza
5,90
5,63
5,83
2
i guanti
5,82
5,81
5,82
5
i tappi auricolari o cuffie
5,58
5,75
5,62
1
gli occhiali di protezione /schermi/visiere
5,48
5,94
5,59
8
bagnano il materiale per ridurre la polvere
4,96
5,25
5,03
9
aspirano o rimuovere la polvere
4,84
5,25
4,94
17
lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici
sulle apparecchiature mentre lavorano
4,92
5,00
4,94
14
tengono il carico vicino al corpo quando lo trasportano
4,44
4,50
4,45
7
un abbigliamento adeguato (che copra braccia e gambe)
4,28
4,44
4,32
16
utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si alzano e si
abbassano a seconda del peso e mantengono il piano di lavoro
all’altezza conveniente)
4,30
4,13
4,26
11
evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti
4,16
4,50
4,24
10
evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano
3,98
4,81
4,18
12
mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico
3,56
3,44
3,53
13
evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un carico
3,50
3,31
3,45
la mascherina
3,20
4,00
3,39
utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare carichi
3,14
3,13
3,14
il casco
2,60
3,56
2,83
6
15
3
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
63
Appendice Capitolo 1
Tab. 4.5. Uso di protezioni x expertise pratica.
Dispositivi protezione e comportamenti
Meno di
18 anni di
esperienza
Più di 18
anni di
esperienza
Totale
4
le scarpe di sicurezza
5,85
5,96
5,90
2
i guanti
5,85
5,79
5,82
5
i tappi auricolari o cuffie
5,58
5,58
5,58
1
gli occhiali di protezione /schermi/visiere
5,58
5,38
5,48
8
bagnano il materiale per ridurre la polvere
4,81
5,13
4,96
lasciano in funzione ed integri i sistemi di sicurezza meccanici
sulle apparecchiature mentre lavorano
4,92
4,92
4,92
17
aspirano o rimuovere la polvere
4,69
5,00
4,84
14
9
tengono il carico vicino al corpo quando lo trasportano
4,88
3,96
4,44
16
utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si alzano e si abbassano
a seconda del peso e mantengono il piano di lavoro all’altezza
conveniente)
4,04
4,58
4,30
un abbigliamento adeguato (che copra braccia e gambe)
4,35
4,21
4,28
11
7
evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti
4,54
3,75
4,16
10
evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30 kg) a mano
4,27
3,67
3,98
12
mantengono la schiena diritta quando sollevano un carico
3,85
3,25
3,56
13
evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un carico
3,77
3,21
3,50
la mascherina
3,27
3,13
3,20
utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare carichi
3,23
3,04
3,14
il casco
2,54
2,67
2,60
Lavoratori
Responsabili
della
sicurezza
Totale
6
15
3
Tab. 4.6. Fonti di apprendimento x expertise teorica.
1
dalla mia esperienza personale (con o senza incidente)
4,90
4,25
4,74
3
dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
3,94
4,63
4,11
2
da un lavoratore più esperto
4,00
4,19
4,05
6
da un corso di formazione
3,22
4,13
3,44
10
4
11
2,80
3,44
2,95
2,34
2,69
2,42
dagli organi di vigilanza
2,52
2,00
2,39
8
da un depliant (cartoncino/libretto informativo)
2,22
1,44
2,03
9
dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti)
2,12
1,63
2,00
5
dalla televisione
1,20
1,25
1,21
7
dai quotidiani (locali o nazionali)
1,34
0,56
1,15
dal sindacato
1,22
0,81
1,12
12
64
da un medico competente
da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Tab. 4.7. Fonti di apprendimento x expertise pratica.
Meno di
18 anni di
esperienza
Più di 18
anni di
esperienza
Totale
1
dalla mia esperienza personale (con o senza incidente)
4,85
4,96
4,90
2
da un lavoratore più esperto
4,15
3,83
4,00
3
dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
4,08
3,79
3,94
6
da un corso di formazione
3,65
2,75
3,22
10
da un medico competente
2,77
2,83
2,80
11
dagli organi di vigilanza
2,04
3,04
2,52
4
da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove lavoro
2,27
2,42
2,34
8
da un depliant (cartoncino/libretto informativo)
2,35
2,08
2,22
9
dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori esperti)
2,31
1,92
2,12
7
dai quotidiani (locali o nazionali)
1,65
1,00
1,34
12
dal sindacato
0,73
1,75
1,22
5
dalla televisione
1,42
0,96
1,20
Tab. 4.8. Canali di comunicazione.
Meno di
18 anni di
esperienza
Più di 18
anni di
esperienza
Totale
2
la televisione
3,69
4,29
3,98
3
i quotidiani
3,96
3,96
3,96
1
la radio
3,65
3,83
3,74
4
i settimanali (es. L’espresso, Panorama)
2,65
1,88
2,28
6
cartelloni pubblicitari per strada
2,15
1,79
1,98
7
legge i volantini pubblicitari
1,77
1,96
1,86
5
naviga in internet
1,65
1,29
1,48
Tab. 4.9. Canali efficaci x expertise teorica.
Responsabili della sicurezza
Totale
6
nei corsi di formazione
Lavoratori
4,58
4,13
4,47
8
dal medico del lavoro
4,58
3,94
4,42
9
dagli organi di vigilanza
3,78
3,38
3,68
5
con i depliant informativi
3,56
3,25
3,48
7
durante le riunioni sindacali
3,12
2,38
2,94
2
alla televisione
2,94
1,69
2,64
3
sui quotidiani
2,78
1,63
2,50
1
alla radio
2,66
1,19
2,30
4
sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
2,16
1,19
1,92
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
65
Appendice Capitolo 1
Tab. 4.10. Canali efficaci x expertise pratica.
Meno di 18 anni
di esperienza
66
Più di 18 anni di
esperienza
Totale
6
nei corsi di formazione
4,69
4,46
4,58
8
dal medico del lavoro
4,69
4,46
4,58
9
dagli organi di vigilanza
3,46
4,13
3,78
5
con i depliant informativi
3,92
3,17
3,56
7
durante le riunioni sindacali
2,92
3,33
3,12
2
alla televisione
2,88
3,00
2,94
3
sui quotidiani
2,62
2,96
2,78
1
alla radio
2,73
2,58
2,66
4
sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
2,19
2,13
2,16
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Graf. 1.
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
6,00
risk 44
risk 47
risk 46
risk 48
risk 26
risk 39
risk 9
risk 40
risk 21
risk 38
risk 27
risk 45
risk 41
risk 4
risk 49
risk 24
risk 32
risk 31
risk 25
risk 3
risk 19
risk 36
risk 35
risk 7
risk 18
risk 20
risk 23
risk 28
risk 8
risk 30
risk 34
risk 1
risk 10
risk 6
risk 42
risk 22
risk 33
risk 12
risk 29
risk 11
risk 2
risk 37
risk 43
risk 13
risk 5
risk 14
lavoratori
addetti alla sicurezza
risk 16
risk 17
risk 15
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
67
Appendice Capitolo 1
Graf. 2.
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
risk 44
risk 47
risk 46
risk 48
risk 26
risk 39
risk 9
risk 40
risk 21
risk 38
risk 41
risk 27
risk 41
risk 4
risk 49
risk 24
risk 32
risk 31
risk 25
risk 19
risk 36
risk 3
risk 35
risk 7
risk 20
risk 18
risk 8
risk 23
risk 28
risk 30
risk 34
risk 1
risk 10
risk 6
risk 33
risk 42
risk 22
risk 12
risk 29
risk 11
risk 2
risk 37
risk 13
risk 5
totali (N = 50)
risk 43
≤ 10 anni (costruzioni)
risk 14
> 10 anni (costruzioni)
risk 16
risk 17
risk 15
68
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
6,00
Appendice Capitolo 1
Graf. 3.
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
6,00
-1
-15
-38
-14
-6
-30
-22
-12
-23
-2
-11
-4
-24
-29
-17
-16
-25
-26
-9
-21
-28
-27
-20
-3
-7
-10
-36
-13
-19
-37
-35
-18
-8
-5
-31
lavoratore metalmeccanico
-33
addetto alla sicurezza
-34
-32
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
69
Appendice Capitolo 1
Graf. 4.
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
-1
-38
-15
-14
-6
-30
-12
-22
-11
-2
-23
-24
-4
-29
-17
-16
-21
-25
-9
-28
-26
-20
-27
-7
-3
-10
-13
-36
-19
-35
-37
-18
-8
-31
-5
-33
-34
-32
70
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
< 18 anni di esperienza (metalmeccanico)
> 18 anni di esperienza
6,00
Appendice Capitolo 1
Graf. 5.
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
6,00
risk 9
risk 10
risk 8
risk 5
risk 2
risk 32
risk 3
risk 6
risk 24
risk 7
risk 31
risk 14
risk 4
risk 1
risk 25
risk 33
risk 30
risk 29
risk 23
risk 13
risk 28
risk 26
risk 22
risk 21
risk 27
risk 20
risk 18
risk 16
risk 11
risk 19
risk 17
lavoratore porfido
addetto alla sicurezza
risk 12
risk 15
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
71
Appendice Capitolo 1
Graf. 6.
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
risk 9
risk 10
risk 8
risk 2
risk 32
risk 5
risk 24
risk 3
risk 6
risk 7
risk 14
risk 31
risk 25
risk 33
risk 1
risk 4
risk 30
risk 23
risk 29
risk 13
risk 28
risk 26
risk 22
risk 18
risk 27
risk 20
risk 21
risk 16
risk 11
risk 19
risk 17
risk 12
risk 15
72
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
< 18 anni di esperienza (porfido)
> 18 anni di esperienza (porfido)
6,00
Appendice Capitolo 1
Questionario sulla Percezione del Rischio
Lavoratori del settore costruzioni
I. Percezione del rischio
1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna
attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività
comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie.
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







per nulla rischioso
molto poco
poco
mediamente
abbastanza
molto
estremamente rischioso
(1)
eseguire uno scavo con la macchina
operatrice (es. pale, escavatori)
      
(2)
caricare terreno su di un camion con la
macchina operatrice
      
(3)
lavorare in prossimità di una macchina
operatrice (es. assistenza ad uno scavo
o al carico di terreno)
      
(4)
sostare/transitare sotto il carico
sollevato dalla gru/auto-gru
      
(5)
guidare il camion da e verso il cantiere
(6)
usare la smerigliatrice
(7)
usare la sega circolare
(8)
usare la taglia-mattoni
(9)
usare una macchina (es.la sega
circolare, la taglia mattoni) senza i
sistemi di sicurezza integri
(10)
usare il martello demolitore
(11)
tagliare i tondini di ferro con la trancia
(12)
piegare i tondini di ferro con il piegaferri
(13)
usare il trapano
(14)
usare il martello
(15)
lavorare con il badile
(16)
lavorare con il piccone
(17)
trasportare del materiale con la carriola
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006




























      
























































73
Appendice Capitolo 1
(18)
scaricare a mano del materiale pesante
dal camion
      
(19)
salire sul cassone del camion
per guidare il carico del materiale
sull’automezzo con la gru
      
(20)
salire sul cassone del camion per
guidare lo scarico del materiale dal
camion con la gru/auto-gru
      
(21)
lavorare in situazione di pericolo caduta
materiale dall’alto
      
(22)
stoccare o accatastare del materiale
(23)
lavorare in presenza di polvere
(24)
manipolare sostanze chimiche
(25)
lavorare sulle strade (es.asfaltatore)




(26)
lavorare in uno scavo non sicuro (es.
con scarpate ripide e non puntellate)
      
(27)
lavorare in prossimità di uno scavo/
o foro nel terreno/pavimento non
delimitato
      
(28)
lavorare all’aperto sotto il sole per
tempo prolungato
      
(29)
edificare un muro di mattoni
(30)
armare un solaio
      
      
(31)
camminare sopra le pignatte (senza
tavoloni)
      
(32)
camminare sui ferri d’armatura
(33)
gettare con la pompa
(34)
gettare con la benna
(35)
montare un ponteggio
(36)
smontare un ponteggio
(37)
lavorare su di un ponteggio regolare






(38)
lavorare su di un ponteggio più alto di 2
metri senza parapetto
      
(39)
lavorare su di un ponteggio posato su di
un piano non solido o non perfettamente
orizzontale
      
(40)
lavorare su di un ponteggio ancorato
con sistemi non regolari
      
(41)
salire su di un ponteggio
arrampicandosi
      
74
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006




























































Appendice Capitolo 1
(42)
usare la scala
      
(43)
lavorare su coperture (es. tetti) con
le necessarie misure di sicurezza
(parapetti/ponteggi o cintura di
sicurezza)
      
lavorare su coperture (es. tetti) senza
le necessarie misure di sicurezza
(parapetti/ponteggi o cintura di
sicurezza)
      
(45)
usare la betoniera senza i sistemi di
sicurezza integri
      
(46)
accedere agli organi che fanno muovere
la betoniera senza togliere la tensione
      
(47)
accedere agli organi che fanno muovere
la betoniera quando questi sono in
movimento
      
(48)
infilare il badile nella betoniera per
caricarla o scaricarla
      
(49)
spostare la betoniera non togliendo la
tensione
      
(44)
II. Probabilità comparativa
2.1 Secondo la sua opinione, qual’è la probabilità che in futuro lei sia coinvolto
in un infortunio sul lavoro, rispetto ad un altro lavoratore della sua stessa età,
nazionalità e sesso?
In confronto ad un altro lavoratore della mia stessa età, nazionalità e sesso, la mia
probabilità di incorrere in un infortunio mentre lavoro è : _______(scrivere un
numero da –3 a +3 secondo la scala qui sotto riportata)
-3 = molto inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
-2 = inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
-1 = leggermente inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
0 = uguale a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
+1 = leggermente maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
+2 = maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
+3 = molto maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
75
Appendice Capitolo 1
III. Frequenza di base
3.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore delle costruzioni,
secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di
protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario?
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(10) aspirano o rimuovono la polvere










(11) evitare di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30
kg) a mano
      
(12) convogliano il materiale di demolizione in
appositi canali
      
(13) mantengono la schiena diritta quando sollevano
un carico
      
(14) predispongono degli ancoraggi sicuri (non
improvvisati)
      
(15) usano un ponte o base di appoggio adeguato
(non improvvisato)
      
(16) puntellano le pareti dello scavo
      
(17) lasciano in funzione ed integri i sistemi di
sicurezza meccanici sulle apparecchiature
mentre lavorano
      
(18) delimitano la zona di movimento delle macchine
operatrici
      
(19) non sostano sotto i carichi
      
(1)
gli occhiali
(2)
i guanti
(3)
il casco
(4)
le scarpe di sicurezza
(5)
i tappi auricolari / cuffie
(6)
la mascherina
(7)
la cintura di sicurezza
(8)
la scala (invece di salire arrampicandosi)
(9)
bagnano il materiale per ridurre la polvere
76
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006




























































Appendice Capitolo 1
IV: Comunicazione e apprendimento
4.1 Quando svolge il proprio lavoro lei mette in atto una serie di comportamenti
per salvaguardare la sua sicurezza fisica, come ad esempio, controlla dove mette
i piedi quando cammina. A volte le sarà capitato di imparare qualcosa di nuovo
per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che le ha fatto
cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza.
Ora provi a ricordare da chi o che cosa è stato motivato a cambiare:
Ho cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che ho imparato da: ...
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(1)
dalla mia esperienza personale (con o senza
incidente)
      
(2)
da un lavoratore più esperto
(3)
dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
      
      
(4)
da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove
lavoro
      
(5)
dalla televisione
(6)
da un corso di formazione
(7)
dai quotidiani (locali o nazionali)
(8)
da un depliant (cartoncino/libretto informativo)




(9)
dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori
esperti)
      
(10) da un medico competente
(11)
dagli organi di vigilanza
(12) dal sindacato
altro: __________________
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006




















































77
Appendice Capitolo 1
4.2 Quanto spesso le capita di usare (guarda/leggere/ascoltare) ciascuno dei
seguenti canali di comunicazione?
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(1)
la radio
(2)
la televisione
(3)
i quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(4)
i settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(5)
naviga in internet
(6)
cartelloni pubblicitari per strada
(7)
legge i volantini pubblicitari

















































4.3 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo
migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(1)
alla radio
(2)
alla televisione
(3)
sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(4)
sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(5)
con i depliant informativi
(6)
nei corsi di formazione
(7)
durante le riunioni sindacali
(8)
dal medico del lavoro
(9)
dagli organi di vigilanza
78
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006































































Appendice Capitolo 1
V. La causa
Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per
rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se
sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno.
_____ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in
fretta...)
_____ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato
insegnato...)
_____ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... )
_____ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...)
________________________________________________________________
100%
TOTALE
VI. Dati individuali
Età: ________ Sesso:
|M|
|F|
Mansione*: ________________
Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______
(*alcune possibili risposte: muratore, asfaltatore, palista, scavatore, carpentiere,
cementatore, autista, ferraiolo, imbianchino, intonacatore, lattoniere, marmista,
piatstrellista, rasatore, saldatore, smaltatore, etc.).
VII. Dati Azienda
Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11)
(C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta
valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 =
Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa)
Status Giuridico:
|_| |_| impresa artigiana
impresa industriale
Dimensioni ditta: |_|
|_|
Piccola (fino a 35 dipendenti)
Grande (più di 35 dipendenti)
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
79
Appendice Capitolo 1
Questionario sulla Percezione del Rischio
ESPERTI del settore costruzioni
I. Percezione del rischio
1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna
attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività
comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie.
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







per nulla rischioso
molto poco
poco
mediamente
abbastanza
molto
estremamente rischioso
(50)
eseguire uno scavo con la macchina
operatrice (es. pale, escavatori)
      
(51)
caricare terreno su di un camion con la
macchina operatrice
      
(52)
lavorare in prossimità di una macchina
operatrice (es. assistenza ad uno scavo
o al carico di terreno)
      
(53)
sostare/transitare sotto il carico sollevato
dalla gru/auto-gru
      
(54)
guidare il camion da e verso il cantiere
(55)
usare la smerigliatrice
(56)
usare la sega circolare
(57)
usare la taglia-mattoni
(58)
usare una macchina (es.la sega
circolare, la taglia mattoni) senza i
sistemi di sicurezza integri
(59)
usare il martello demolitore
(60)
tagliare i tondini di ferro con la trancia
(61)
piegare i tondini di ferro con il piegaferri
(62)
usare il trapano
(63)
usare il martello
(64)
lavorare con il badile
(65)
lavorare con il piccone
(66)
trasportare del materiale con la carriola
80
Provincia Autonoma di Trento
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



























      
























































Appendice Capitolo 1
(67)
scaricare a mano del materiale pesante
dal camion
      
(68)
salire sul cassone del camion
per guidare il carico del materiale
sull’automezzo con la gru
      
(69)
salire sul cassone del camion per
guidare lo scarico del materiale dal
camion con la gru/auto-gru
      
(70)
lavorare in situazione di pericolo caduta
materiale dall’alto
      
(71)
stoccare o accatastare del materiale
(72)
lavorare in presenza di polvere
(73)
manipolare sostanze chimiche
(74)
lavorare sulle strade (es.asfaltatore)




(75)
lavorare in uno scavo non sicuro (es. con
scarpate ripide e non puntellate)
      
(76)
lavorare in prossimità di uno scavo/o foro
nel terreno/pavimento non delimitato
      
(77)
lavorare all’aperto sotto il sole per tempo
prolungato
      
(78)
edificare un muro di mattoni
(79)
armare un solaio
      
      
(80)
camminare sopra le pignatte (senza
tavoloni)
      
(81)
camminare sui ferri d’armatura
(82)
gettare con la pompa
(83)
gettare con la benna
(84)
montare un ponteggio
(85)
smontare un ponteggio
(86)
lavorare su di un ponteggio regolare






(87)
lavorare su di un ponteggio più alto di 2
metri senza parapetto
      
(88)
lavorare su di un ponteggio posato su di
un piano non solido o non perfettamente
orizzontale
      
(89)
lavorare su di un ponteggio ancorato con
sistemi non regolari
      
(90)
salire su di un ponteggio arrampicandosi
(91)
usare la scala
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006


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





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
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







































      
      
81
Appendice Capitolo 1
(92)
lavorare su coperture (es. tetti) con
le necessarie misure di sicurezza
(parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza)
      
(93)
lavorare su coperture (es. tetti) senza
le necessarie misure di sicurezza
(parapetti/ponteggi o cintura di sicurezza)
      
(94)
usare la betoniera senza i sistemi di
sicurezza integri
      
(95)
accedere agli organi che fanno muovere
la betoniera senza togliere la tensione
      
(96)
accedere agli organi che fanno muovere
la betoniera quando questi sono in
movimento
      
(97)
infilare il badile nella betoniera per
caricarla o scaricarla
      
(98)
spostare la betoniera non togliendo la
tensione
      
II. Frequenza di base
2.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore delle costruzioni,
secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di
protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario?
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(29) aspirano o rimuovono la polvere










(30) evitare di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30
kg) a mano
      
(20) gli occhiali
(21) i guanti
(22) il casco
(23) le scarpe di sicurezza
(24) i tappi auricolari / cuffie
(25) la mascherina
(26) la cintura di sicurezza
(27) la scala (invece di salire arrampicandosi)
(28) bagnano il materiale per ridurre la polvere
82
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
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
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
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

















































Appendice Capitolo 1
(31) convogliano il materiale di demolizione in
appositi canali
      
(32) mantengono la schiena diritta quando sollevano
un carico
      
(33) predispongono degli ancoraggi sicuri (non
improvvisati)
      
(34) usano un ponte o base di appoggio adeguato
(non improvvisato)
      
(35) puntellano le pareti dello scavo
      
(36) lasciano in funzione ed integri i sistemi di
sicurezza meccanici sulle apparecchiature
mentre lavorano
      
(37) delimitano la zona di movimento delle macchine
operatrici
      
(38) non sostano sotto i carichi
      
III: Comunicazione e apprendimento
3.1 Quando svolgono il proprio lavoro i lavoratori mettono in atto una serie di
comportamenti per salvaguardare la loro sicurezza fisica, come ad esempio,
controllano dove mettono i piedi quando camminano. A volte capita di imparare
qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione
che fa cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza.
Ora provi a ricordare da chi o che cosa sono stati motivati a cambiare i
lavoratori:
Hanno cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che hanno imparato
da: ...
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(13) dalla loro esperienza personale (con o senza
incidente)
      
(14) da un lavoratore più esperto
(15) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
      
      
(16) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove
lavoro
      
(17) dalla televisione
      
      
(18) da un corso di formazione
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83
Appendice Capitolo 1
(20) da un depliant (cartoncino/libretto informativo)
      
      
(21) dalla loro famiglia o da parenti (esclusi lavoratori
esperti)
      
(22) da un medico competente




(19) dai quotidiani (locali o nazionali)
(23) dagli organi di vigilanza
(24) dal sindacato
altro: __________________
























3.2 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo
migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(10) alla radio
(11) alla televisione
(12) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(13) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(14) con i depliant informativi
(15) nei corsi di formazione
(16) durante le riunioni sindacali
(17) dal medico del lavoro
(18) dagli organi di vigilanza
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Provincia Autonoma di Trento
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










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

















































Appendice Capitolo 1
IV. La causa
Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per
rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se
sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno.
_______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in
fretta...)
_______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato
insegnato...)
_______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... )
_______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...)
________________________________________________________________
100%
TOTALE
V. Dati individuali
Età: ________ Sesso:
|M|
|F|
Mansione*: ________________
Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______
(*alcune possibili risposte: muratore, asfaltatore, palista, scavatore, carpentiere,
cementatore, autista, ferraiolo, imbianchino, intonacatore, lattoniere, marmista,
piatstrellista, rasatore, saldatore, smaltatore, etc.)
VI. Dati Azienda
Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11)
(C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta
valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 =
Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa)
Status Giuridico:
|_| |_| impresa artigiana
impresa industriale
Dimensioni ditta: |_|
|_|
Piccola (fino a 35 dipendenti)
Grande (più di 35 dipendenti)
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85
Appendice Capitolo 1
Questionario sulla Percezione del Rischio
Lavoratori del settore metalmeccanico
I. Percezione del rischio
1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna
attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività
comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie.
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







per nulla rischioso
molto poco
poco
mediamente
abbastanza
molto
estremamente rischioso
(1)
usare una macchina che ha le misure di
sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti
(2)
lavorare il metallo asportando truciolo
(3)
fresare il metallo
(4)
forgiare il metallo
(5)
montare, assemblare




(6)
lavorare il metallo per deformazione
(tranciatura, taglio, ecc.)
      
(7)
saldare i metalli
(8)
verniciare un pezzo
(9)
usare il carrello elevatore
(10) guidare un automezzo per trasporto
persone o carichi
      


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
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


















      
      
      
      
(13) usare il carrello trasportatore
      
      
      
(14) movimentare pezzi grandi con mezzi di
sollevamento
      
(15) eseguire manutenzioni su di un carro
ponte
      
(11) sollevare un automezzo sul ponte
(12) andare in fossa di ispezione
(16) utilizzare un utensile vibrante
(17) lavorare (battere) il ferro a mano
(18) usare il trapano
86
Provincia Autonoma di Trento
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      
      
      
Appendice Capitolo 1
(29) lavorare la lamiera con la calandra

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








(30) lavorare la lamiera con la pressa
piegatrice
      
(31) fare manutenzione (es.pulizia) alle
macchine
      
(32) movimentare piccoli oggetti (pezzi di ferro,
attrezzi, cassette, barattoli)
      
(33) stoccare il prodotto finito in magazzino
(35) usare scale
      
      
      
(36) operare in un ambiente di lavoro non
ordinato
      
(19) usare il trapano multiplo
(20) usare la troncatrice
(21) usare la sega a nastro
(22) usare la mola disco
(23) usare la mola widia
(24) usare la smerigliatrice
(25) usare la sbavatrice
(26) usare la stozzatrice
(27) lavorare al tornio ad asse orizzontale
(28) usare la fresatrice
(34) transitare nel magazzino di stoccaggio
(37) posare in opera
(38) usare prodotti o preparati chimici
Provincia Autonoma di Trento
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
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










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






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
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

















      
      
87
Appendice Capitolo 1
II. Probabilità comparativa
2.1 Secondo la sua opinione, qual’è la probabilità che in futuro lei sia coinvolto
in un infortunio sul lavoro, rispetto ad un altro lavoratore della sua stessa età,
nazionalità e sesso?
In confronto ad un altro lavoratore della mia stessa età, nazionalità e sesso, la mia
probabilità di incorrere in un infortunio mentre lavoro è : _______ (scrivere
un numero da –3 a +3 secondo la scala qui sotto riportata)
-3 = molto inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
-2 = inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
-1 = leggermente inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
0 = uguale a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
+1 = leggermente maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
+2 = maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
+3 = molto maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
III. Frequenza di base
3.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore della metalmeccanica,
secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di
protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario?
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(1)
gli occhiali /schermi/visiere
(2)
i guanti
(3)
il casco
(4)
le scarpe di sicurezza (scarponi)
(5)
i tappi /cuffie
(6)
la mascherina
(7)
la cintura di sicurezza (contro la caduta dall’alto)
(8)
un abbigliamento adeguato (tuta)
(9)
la scala (invece di salire arrampicandosi)
88
Provincia Autonoma di Trento
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

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
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

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
























Appendice Capitolo 1
(10) aspirano o rimuovono la polvere
      
(11) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre
20/30kg) a mano
      
(12) mantengono la schiena diritta quando sollevano
un carico
      
(13) lasciano in funzione ed integri i sistemi di
sicurezza meccanici sulle apparecchiature
mentre lavorano
      
IV: Comunicazione e apprendimento
4.1 Quando svolge il proprio lavoro lei mette in atto una serie di comportamenti
per salvaguardare la sua sicurezza fisica, come ad esempio, controlla dove mette
i piedi quando cammina. A volte le sarà capitato di imparare qualcosa di nuovo
per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che le ha fatto
cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza.
Ora provi a ricordare da chi o che cosa è stato motivato a cambiare:
Ho cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che ho imparato da:...
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(25) dalla mia esperienza personale (con o senza
incidente)
      
(26) da un lavoratore più esperto
(27) dal datore di lavoro/responsabile della sicurezza
      
      
(28) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove
lavoro
      
(29) dalla televisione
(32) da un depliant (cartoncino/libretto informativo)




(33) dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori
esperti)
      
(34) da un medico competente




(30) da un corso di formazione
(31) dai quotidiani (locali o nazionali)
(35) dagli organi di vigilanza
(36) dal sindacato
altro: __________________
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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
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
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











89
Appendice Capitolo 1
4.2 Quanto spesso le capita di usare (guarda/leggere/ascoltare) ciascuno dei
seguenti canali di comunicazione?
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre







(1) la radio
(2) la televisione
(3) i quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(4) i settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(5) naviga in internet
(6) cartelloni pubblicitari per strada
(7) legge i volantini pubblicitari
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








4.3 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo
migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:

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




mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(19) alla radio
(20) alla televisione
(21) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(22) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(23) con i depliant informativi
(24) nei corsi di formazione
(25) durante le riunioni sindacali
(26) dal medico del lavoro
(27) dagli organi di vigilanza
90
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
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
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
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
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

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
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













Appendice Capitolo 1
V. La causa
Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per
rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se
sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno.
_______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in
fretta...)
_______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato
insegnato...)
_______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... )
_______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...)
________________________________________________________________
100%
TOTALE
VI. Dati individuali
Età: ________ Sesso:
|M|
|F |
Mansione*: ________________
Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______
(*alcune possibili risposte: tornitore, verniciatore, assemblatore, lattoniere, etc.)
VII. Dati Azienda
Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11)
(C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta
valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 =
Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa)
Status Giuridico:
|_| |_| impresa artigiana
impresa industriale
Dimensioni ditta: |_|
|_|
Piccola (fino a 35 dipendenti)
Grande (più di 35 dipendenti)
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91
Appendice Capitolo 1
Questionario sulla Percezione del Rischio
ESPERTI del settore metalmeccanico
I. Percezione del rischio
1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna
attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività
comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie.
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







per nulla rischioso
molto poco
poco
mediamente
abbastanza
molto
estremamente rischioso
(1)
usare una macchina che ha le misure di
sicurezza (es. fotoelettriche) non efficienti
(2)
lavorare il metallo asportando truciolo
(3)
fresare il metallo
(4)
forgiare il metallo
(5)
montare, assemblare




(6)
lavorare il metallo per deformazione
(tranciatura, taglio, ecc.)
      
(7)
saldare i metalli
(8)
verniciare un pezzo
(9)
usare il carrello elevatore
(10) guidare un automezzo per trasporto
persone o carichi
      
























      
      
      
      
(13) usare il carrello trasportatore
      
      
      
(14) movimentare pezzi grandi con mezzi di
sollevamento
      
(15) eseguire manutenzioni su di un carro
ponte
      
(11) sollevare un automezzo sul ponte
(12) andare in fossa di ispezione
(16) utilizzare un utensile vibrante
(17) lavorare (battere) il ferro a mano
(18) usare il trapano
92
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
      
      
      
Appendice Capitolo 1
(29) lavorare la lamiera con la calandra











(30) lavorare la lamiera con la pressa
piegatrice
      
(31) fare manutenzione (es.pulizia) alle
macchine
      
(32) movimentare piccoli oggetti (pezzi di ferro,
attrezzi, cassette, barattoli)
      
(33) stoccare il prodotto finito in magazzino
(35) usare scale
      
      
      
(36) operare in un ambiente di lavoro non
ordinato
      
(19) usare il trapano multiplo
(20) usare la troncatrice
(21) usare la sega a nastro
(22) usare la mola disco
(23) usare la mola widia
(24) usare la smerigliatrice
(25) usare la sbavatrice
(26) usare la stozzatrice
(27) lavorare al tornio ad asse orizzontale
(28) usare la fresatrice
(34) transitare nel magazzino di stoccaggio
(37) posare in opera
(38) usare prodotti o preparati chimici
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Strumenti per la formazione 4 - 2006

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
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

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
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
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







































      
      
93
Appendice Capitolo 1
II. Frequenza di base
2.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore della metalmeccanica,
secondo la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di
protezione o comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario?
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(1)
gli occhiali /schermi/visiere
(2)
i guanti
(3)
il casco
(4)
le scarpe di sicurezza (scarponi)
(5)
i tappi /cuffie
(6)
la mascherina






(7)
la cintura di sicurezza (contro la caduta
dall’alto)
      
(8)
un abbigliamento adeguato (tuta)
(9)
la scala (invece di salire arrampicandosi)
(10) aspirano o rimuovono la polvere
      
      
      
(11) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre
20/30kg) a mano
      
(12) mantengono la schiena diritta quando
sollevano un carico
      
(13) lasciano in funzione ed integri i sistemi di
sicurezza meccanici sulle apparecchiature
mentre lavorano
      
94
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006

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
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



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


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



















Appendice Capitolo 1
III: Comunicazione e apprendimento
4.1 Quando svolgono il proprio lavoro i lavoratori mettono in atto una serie di
comportamenti per salvaguardare la loro sicurezza fisica, come ad esempio,
controllano dove mettono i piedi quando camminano. A volte capita di imparare
qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione
che fa cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza.
Ora provi a ricordare da chi o che cosa sono stati motivati a cambiare i
lavoratori:
Hanno cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che hanno imparato
da:...
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(37) dalla loro esperienza personale (con o senza
incidente)
      
(38) da un lavoratore più esperto
      
(39) dal datore di lavoro/responsabile della
sicurezza
      
(40) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove
lavoro
      
(41) dalla televisione
(44) da un depliant (cartoncino/libretto informativo)




(45) dalla loro famiglia o da parenti (esclusi
lavoratori esperti)
      
(46) da un medico competente




(42) da un corso di formazione
(43) dai quotidiani (locali o nazionali)
(47) dagli organi di vigilanza
(48) dal sindacato
altro: __________________
Provincia Autonoma di Trento
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

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



























95
Appendice Capitolo 1
3.2 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo
migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(28) alla radio
(29) alla televisione
(30) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(31) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(32) con i depliant informativi
(33) nei corsi di formazione
(34) durante le riunioni sindacali
(35) dal medico del lavoro
(36) dagli organi di vigilanza














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


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








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
























V. La causa
Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per
rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se
sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno.
_______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in
fretta...)
_______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato
insegnato...)
_______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... )
_______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...)
________________________________________________________________
100%
TOTALE
96
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Appendice Capitolo 1
VI. Dati individuali
Età: ________ Sesso:
|M|
|F|
Mansione*: ________________
Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______
(*alcune possibili risposte: tornitore, verniciatore, assemblatore, lattoniere, etc.)
VII. Dati Azienda
Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11)
(C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta
valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 =
Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa)
Status Giuridico:
|_| |_| impresa artigiana
impresa industriale
Dimensioni ditta: |_|
|_|
Piccola (fino a 35 dipendenti)
Grande (più di 35 dipendenti)
Provincia Autonoma di Trento
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97
Appendice Capitolo 1
Questionario sulla Percezione del Rischio
Lavoratori del settore porfido
I. Percezione del rischio
1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna
attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività
comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie.
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







per nulla rischioso
molto poco
poco
mediamente
abbastanza
molto
estremamente rischioso
(1)
lavorare con l’escavatore o la pala
caricatrice sul fronte di cava
      
(2)
lavorare con l’escavatore o la pala
caricatrice sul fronte di cava dopo una
forte pioggia
      
(3)
lavorare con l’escavatore o la pala
caricatrice sul fronte di cava durante un
periodo di intenso disgelo
      
(4)
compiere operazioni di pulizia e disgaggio
con l’escavatore o pala caricatrice
adeguati
      
(5)
lavorare a terra nel raggio di azione
dell’escavatore o della pala caricatrice
      
(6)
lavorare a terra nel raggio di azione del
camion o del muletto
      
(7)
lavorare con l’escavatore o la pala su di
un piano inclinato
      
(8)
lavorare con l’escavatore o la pala vicino
ai cigli di cava
      
(9)
sostare al di sotto della benna
      
(10) salire sulla macchina per dare qualcosa al
palista mentre è in movimento
      
(11) guidare la pala sulla strada normale
      
(12) guidare (macchina o altro mezzo proprio)
da e verso il luogo di lavoro
      
(13) movimentare il materiale in laboratorio con
mezzi di sollevamento (es. ventose)
      
(14) salire sul cassone per guidare il carico del
materiale su di un automezzo
      
98
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
(15) aprire le lastre di porfido con martellone
idraulico montato su pala
      
(16) aprire le lastre di porfido con mazza o
mazzetta
      
(19) tagliare un pezzo con la sega a ponte
      
      
      
(20) caricare e scaricare il materiale sulla sega
a ponte
      
(21) utilizzare la fiammatrice
      
      
      
(17) tagliare un pezzo con la sega a bandiera
(18) tagliare un pezzo con la sega multidisco
(22) utilizzare la bocciardatrice
(23) utilizzare scalpelli, mole, frese
(24) usare una macchina da spacco senza
sistema di sicurezza funzionante (es.
fotocellule o doppio comando)
      
(27) lavorare con la piastrellatrice
      
      
      
(28) essere presente in cava durante le
operazioni di perforazione
      
(29) prelevare del materiale da un cumulo
troppo alto fatto dal palista
      
(30) sollevare da terra lastre o blocchi con
peso superiore a 20/30 kg
      
(25) lavorare con la cubettatrice a caduta
(26) lavorare con la cubettatrice idraulica
(32) alzare tre lastre per volta con le pinze
      
      
(33) lanciare lo scarto (lancio ripetuto di
oggetti)
      
(31) alzare due lastre per volta con le pinze
Provincia Autonoma di Trento
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99
Appendice Capitolo 1
II. Probabilità comparativa
2.1 Secondo la sua opinione, qual’è la probabilità che in futuro lei sia coinvolto
in un infortunio sul lavoro, rispetto ad un altro lavoratore della sua stessa età,
nazionalità e sesso?
In confronto ad un altro lavoratore della mia stessa età, nazionalità e sesso, la mia
probabilità di incorrere in un infortunio mentre lavoro è : _______(scrivere un
numero da –3 a +3 secondo la scala qui sotto riportata)
-3 = molto inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
-2 = inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
-1 = leggermente inferiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
0 = uguale a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
+1 =leggermente maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
+2 =maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e nazionalità
+3 =molto maggiore a quella di un mio collega della mia età, sesso e
nazionalità
III. Frequenza di base
3.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore del porfido, secondo
la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o
comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(1) gli occhiali di protezione /schermi/visiere
(2) i guanti
(3) il casco
(4) le scarpe di sicurezza
(5) i tappi auricolari o cuffie
(6) la mascherina






(7) un abbigliamento adeguato (che copra braccia e
gambe)
      
(8) bagnano il materiale per ridurre la polvere
(9) aspirano o rimuovere la polvere
      
      
100
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006



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































Appendice Capitolo 1
(10) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30
kg) a mano
      
(11) evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti
      
(12) mantengono la schiena diritta quando sollevano
un carico
      
(13) evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un
carico
      
(14) tengono il carico vicino al corpo quando lo
trasportano
      
(15) utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare
carichi
      
(16) utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si
alzano e si abbassano a seconda del peso
e mantengono il piano di lavoro all’altezza
conveniente)
      
(17) lasciano in funzione ed integri i sistemi di
sicurezza meccanici sulle apparecchiature
mentre lavorano
      
IV: Comunicazione e apprendimento
4.1 Quando svolge il proprio lavoro lei mette in atto una serie di comportamenti
per salvaguardare la sua sicurezza fisica, come ad esempio, controlla dove mette
i piedi quando cammina. A volte le sarà capitato di imparare qualcosa di nuovo
per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione che le ha fatto
cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza.
Ora provi a ricordare da chi o che cosa è stato motivato a cambiare:
Ho cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che ho imparato da:...
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(49) dalla mia esperienza personale (con o senza
incidente)
      
(50) da un lavoratore più esperto
      
(51)
dal datore di lavoro/responsabile della
sicurezza
      
(52) da un lavoratore che ha il ruolo di leader dove
lavoro
      
(53) dalla televisione
      
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
101
Appendice Capitolo 1
(56) da un depliant (cartoncino/libretto informativo)
      
      
      
(57) dalla mia famiglia o da parenti (esclusi lavoratori
esperti)
      
(58)
da un medico competente
(59)
dagli organi di vigilanza
(60)
dal sindacato




(54) da un corso di formazione
(55) dai quotidiani (locali o nazionali)
altro: __________________
























4.2 Quanto spesso le capita di usare (guarda/leggere/ascoltare) ciascuno dei
seguenti canali di comunicazione?
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(8)
la radio
(9)
la televisione
(10) i quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(11) i settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(12) naviga in internet
(13) cartelloni pubblicitari per strada
(14) legge i volantini pubblicitari
102
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006



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


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




























Appendice Capitolo 1
4.3 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo
migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(37) alla radio
(38) alla televisione
(39) sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
(40) sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
(41) con i depliant informativi
(42) nei corsi di formazione
(43) durante le riunioni sindacali
(44) dal medico del lavoro
(45) dagli organi di vigilanza
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

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
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
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
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
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








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
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












V. La causa
Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per
rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se
sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno.
_______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in
fretta...)
_______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato
insegnato...)
_______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... )
_______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...)
________________________________________________________________
100%
TOTALE
Provincia Autonoma di Trento
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103
Appendice Capitolo 1
VI. Dati individuali
Età: ________ Sesso:
|M|
|F|
Mansione*: ________________
Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______
(*alcune possibili risposte: cernitore, cubettista, piastrellista, palista, addetto alle
terze lavorazioni (es. segagista, fiammatore, etc.)
VII. Dati Azienda
Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11)
(C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta
valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 =
Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa)
Status Giuridico:
|_| |_| impresa artigiana
impresa industriale
Dimensioni ditta: |_|
|_|
Piccola (fino a 35 dipendenti)
Grande (più di 35 dipendenti)
104
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
Questionario sulla Percezione del Rischio
ESPERTI del settore porfido
I. Percezione del rischio
1.1 Indichi, secondo la sua opinione, quanto è rischioso compiere ciascuna
attività qui sotto elencata. Con il termine “rischioso” si intende che l’attività
comporta la possibilità di subire dei danni fisici per la persona che la compie.
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







per nulla rischioso
molto poco
poco
mediamente
abbastanza
molto
estremamente rischioso
(34) lavorare con l’escavatore o la pala
caricatrice sul fronte di cava
      
(35) lavorare con l’escavatore o la pala
caricatrice sul fronte di cava dopo una
forte pioggia
      
(36) lavorare con l’escavatore o la pala
caricatrice sul fronte di cava durante un
periodo di intenso disgelo
      
(37) compiere operazioni di pulizia e disgaggio
con l’escavatore o pala caricatrice
adeguati
      
(38) lavorare a terra nel raggio di azione
dell’escavatore o della pala caricatrice
      
(39) lavorare a terra nel raggio di azione del
camion o del muletto
      
(40) lavorare con l’escavatore o la pala su di
un piano inclinato
      
(41) lavorare con l’escavatore o la pala vicino
ai cigli di cava
      
(42) sostare al di sotto della benna
      
(43) salire sulla macchina per dare qualcosa al
palista mentre è in movimento
      
(44) guidare la pala sulla strada normale
      
(45) guidare (macchina o altro mezzo proprio)
da e verso il luogo di lavoro
      
(46) movimentare il materiale in laboratorio con
mezzi di sollevamento (es. ventose)
      
(47) salire sul cassone per guidare il carico del
materiale su di un automezzo
      
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
105
Appendice Capitolo 1
(48) aprire le lastre di porfido con martellone
idraulico montato su pala
      
(49) aprire le lastre di porfido con mazza o
mazzetta
      
(52) tagliare un pezzo con la sega a ponte
      
      
      
(53) caricare e scaricare il materiale sulla sega
a ponte
      
(54) utilizzare la fiammatrice
      
      
      
(50) tagliare un pezzo con la sega a bandiera
(51) tagliare un pezzo con la sega multidisco
(55) utilizzare la bocciardatrice
(56) utilizzare scalpelli, mole, frese
(57) usare una macchina da spacco senza
sistema di sicurezza funzionante (es.
fotocellule o doppio comando)
      
(60) lavorare con la piastrellatrice
      
      
      
(61) essere presente in cava durante le
operazioni di perforazione
      
(62) prelevare del materiale da un cumulo
troppo alto fatto dal palista
      
(63) sollevare da terra lastre o blocchi con
peso superiore a 20/30 kg
      
(58) lavorare con la cubettatrice a caduta
(59) lavorare con la cubettatrice idraulica
(65) alzare tre lastre per volta con le pinze
      
      
(66) lanciare lo scarto (lancio ripetuto di
oggetti)
      
(64) alzare due lastre per volta con le pinze
106
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 1
II. Frequenza di base
2.1 Considerando i lavoratori Trentini impiegati nel settore del porfido, secondo
la sua opinione, con che frequenza usano i seguenti dispositivi di protezione o
comportamenti orientati alla sicurezza quando è necessario? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(6) la mascherina






(7) un abbigliamento adeguato (che copra braccia e
gambe)
      
(8) bagnano il materiale per ridurre la polvere
(9) aspirano o rimuovere la polvere
      
      
(10) evitano di sollevare carichi eccessivi (oltre 20/30
kg) a mano
      
(11) evitano il lancio ripetuto di oggetti pesanti
      
(12) mantengono la schiena diritta quando sollevano
un carico
      
(13) evitano di ruotare la schiena mentre sollevano un
carico
      
(14) tengono il carico vicino al corpo quando lo
trasportano
      
(15) utilizzano manipolatori a ventosa per sollevare
carichi
      
(16) utilizzano sollevatori (banchi di lavoro che si
alzano e si abbassano a seconda del peso
e mantengono il piano di lavoro all’altezza
conveniente)
      
(17) lasciano in funzione ed integri i sistemi di
sicurezza meccanici sulle apparecchiature mentre
lavorano
      
(1) gli occhiali di protezione /schermi/visiere
(2) i guanti
(3) il casco
(4) le scarpe di sicurezza
(5) i tappi auricolari o cuffie
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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

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





107
Appendice Capitolo 1
III: Comunicazione e apprendimento
3.1 Quando svolgono il proprio lavoro i lavoratori mettono in atto una serie di
comportamenti per salvaguardare la loro sicurezza fisica, come ad esempio,
controllano dove mettono i piedi quando camminano. A volte capita di imparare
qualcosa di nuovo per lavorare in sicurezza, o di ricevere qualche informazione
che fa cambiare il modo di fare le cose dando maggiore peso alla sicurezza.
Ora provi a ricordare da chi o che cosa sono stati motivati a cambiare i
lavoratori:
Hanno cambiato modo di agire in seguito a qualcosa che hanno imparato
da:...
Per rispondere, metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala
seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(61) dalla loro esperienza personale (con o senza
incidente)
      
(62) da un lavoratore più esperto
      
(63)
      
dal datore di lavoro/responsabile della
sicurezza
(64) da un lavoratore che ha il ruolo di leader
dove lavoro
      
(65) dalla televisione
(67) dai quotidiani (locali o nazionali)
      
      
      
(68) da un depliant (cartoncino/libretto
informativo)
      
(69) dalla loro famiglia o da parenti (esclusi
lavoratori esperti)
      
(70) da un medico competente


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
(66) da un corso di formazione
(71) dagli organi di vigilanza
(72) dal sindacato
altro: __________________
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Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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

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




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






Appendice Capitolo 1
3.2 Secondo lei, chi sarebbe la persona più efficace o quale sarebbe il luogo
migliore per trattare dell’argomento della sicurezza sul lavoro? Per rispondere,
metta una crocetta su di un numero da 0 a 6 secondo la scala seguente:







mai
molto raramente
qualche volta
metà volte sì - metà volte no
spesso
molto spesso
sempre
(46)
(47)
(48)
(49)
(50)
(51)
(52)
(53)
(54)
alla radio
alla televisione
sui quotidiani (es. L’Adige, Il Mattino)
sui settimanali (es. L’espresso, Panorama)
con i depliant informativi
nei corsi di formazione
durante le riunioni sindacali
dal medico del lavoro
dagli organi di vigilanza






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
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










IV. La causa
Secondo lei, in percentuale, perché accadono gli incidenti sul lavoro? Per
rispondere, scriva le percentuali sugli spazi. La somma deve fare 100 quindi se
sono tutti importanti uguali attribuisca 25% a ciascuno.
_______ per la fretta (il lavoratore vuole/deve consegnare il lavoro finito in
fretta...)
_______ per l’ignoranza (il lavoratore non ha la conoscenza/non gli è stato
insegnato...)
_______ per la pigrizia (il lavoratore non ha voglia di fare della fatica in più... )
_______ per la limitatezza (il lavoratore non è in grado di capire...)
________________________________________________________________
100%
TOTALE
Provincia Autonoma di Trento
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109
Appendice Capitolo 1
V. Dati individuali
Età: ________ Sesso:
|M|
|F |
Mansione*: ________________
Anni di esperienza di lavoro nel settore (circa): _______
(*alcune possibili risposte: cernitore, cubettista, piastrellista, palista, addetto alle
terze lavorazioni (es. segagista, fiammatore, etc.)
VI. Dati Azienda
Comprensorio sede azienda: C__ (inserire un numero da 1 a 11)
(C1 = Val di fiemme; C2 = Primiero; C3 = Bassa Valsugana e Tesino; C4 = Alta
valsugana; C5 = Valle dell’Adige; C6 = Valle di Non; C7 = Valle di Sole; C8 =
Giudicarie; C9 = Alto Garda e Ledro; C10 = Vallagarina; C11 = Ladino di Fassa)
Status Giuridico:
|_| |_| impresa artigiana
impresa industriale
Dimensioni ditta: |_|
|_|
Piccola (fino a 35 dipendenti)
Grande (più di 35 dipendenti)
110
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Capitolo 2
Immigrati e sicurezza sul lavoro.
Conoscenze, atteggiamenti
e comportamenti
Nora Lonardi
La crescente offerta di lavoro da parte delle imprese locali nei confronti di
lavoratori immigrati fa sì che la presenza di questi nel comparto produttivo
provinciale rappresenti oramai una componente strutturale, essenziale e destinata
ad aumentare.
L’ingresso nel mondo del lavoro di individui provenienti da realtà diverse da
quella locale - sul piano linguistico-culturale, ma anche su quello delle condizioni materiali e socioeconomiche - spesso non si accompagna ad un’adeguata
informazione e consapevolezza riguardo ad alcuni aspetti fondanti il lavoro. Ci
riferiamo sia ai contenuti specificamente professionali sia al quadro praticonormativo cui si ascrivono i diritti-doveri del lavoratore. Anche quando si tratta
di persone a media o elevata scolarità, come spesso accade, comportamenti e
atteggiamenti sul lavoro possono risentire di numerose variabili fra cui, ovviamente, la formazione di base e le pratiche in uso nel paese di origine, così come
le difficoltà linguistiche nonché i progetti personali, familiari e migratori che
motivano e determinano la loro presenza qui.
Un capitolo particolarmente importante e delicato del lavoro è sicuramente
quello della sicurezza, questione fondamentale sempre e comunque, ma che
nel caso specifico dei lavoratori stranieri assume ulteriore peso, poiché, per le
considerazioni sopra esposte, il lavoratore immigrato viene a spesso a trovarsi
in una condizione di debolezza nel mercato del lavoro, soprattutto all’inizio del
rapporto lavorativo.
La sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro sono attualmente tutelate e regolate
dal decreto legislativo 626/94, in base al quale il datore di lavoro è obbligato
al rispetto delle norme di legge verso i lavoratori dipendenti. La fornitura dei
dispositivi di protezione personale e, più in generale, l’informazione e la formazione in materia di sicurezza, ricadono pertanto sui titolari di impresa, ma
sicuramente l’utilizzo dei dispositivi e l’attuazione delle procedure di prevenzione dipendono anche dai comportamenti dei lavoratori stessi. Per questi ultimi
diventa pertanto fondamentale la comprensione delle norme e delle pratiche di
sicurezza, in termini sia tecnici, sia propriamente culturali, ossia sul piano degli
atteggiamenti e della consapevolezza dei propri diritti-doveri lavorativi.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
111
Capitolo 2
L’INAIL centrale ha avviato un’osservazione specifica sugli infortuni dei lavoratori immigrati. In una nota stampa del luglio 2003 si legge: "È interessante
notare (…) che gli infortuni sul lavoro occorsi a lavoratori extracomunitari nel
2002 sono stati 76.600, pari al 7,9% del totale nazionale (967.785); nello stesso
anno si sono verificati 91 casi mortali corrispondenti al 6,5% del totale nazionale (1.397). Mettendo in relazione questi dati e quelli forniti dall’Osservatorio
INPS, secondo il quale sono oltre 1.800.000 gli extracomunitari ufficialmente
occupati nel nostro Paese, si rileva un indice di incidenza infortunistica pari a
41,7 per mille occupati che è inferiore al valore medio nazionale (45,3%). Bisogna considerare, però, che per gli extracomunitari e verosimilmente presente
una minore propensione alla denuncia degli infortuni" (INAIL, Ufficio Stampa,
Roma, 22 luglio 2003).
Oltre al comportamento denunciatorio, è da valutare anche l’incidenza del lavoro
nero fra i lavoratori immigrati, che ovviamente esula dal calcolo sopra riportato.
A livello provinciale alcune indicazioni sull’irregolarità della posizione lavorativa e sugli infortuni occorsi a lavoratori immigrati sono contenute nel rapporto
annuale sull’immigrazione in Trentino dell’Assessorato alle Politiche sociali. Il
dato sugli infortuni, rilevato presso le sedi INAIL di Trento e Rovereto, ha rilevato nel 2002 in totale 1.745 denunce di infortunio (di cui 20 con invalidità
permanente e tre mortali), con un incremento pari al 23,1% rispetto al 2001.
Nello stesso rapporto, riguardo all’esposizione al rischio infortunistico, si legge
"(sono) gruppi a dominanza maschile, occupati prevalentemente nell’industria,
in edilizia, in settori dei servizi che prevedono mansioni pesanti e pericolose.
Una frequenza di oltre 1.700 eventi infortunistici (…), rivela aspetti inquietanti dell’impiego di lavoratori stranieri nel sistema economico locale: possiamo
stimare che accada, come minimo, un infortunio all’anno ogni dieci immigrati
occupati. A causa della maggiore concentrazione dei fattori di rischio in alcuni
settori, possiamo immaginare che in taluni ambiti il rapporto tra infortuni e
occupati sia decisamente più elevato."1.
La presente ricerca ha quindi tentato di cogliere gli aspetti critici della questione sicurezza per i lavoratori immigrati, al fine di poter fornire elementi utili
a migliorare la loro comprensione attraverso la comunicazione e gli interventi
formativi2.
1. M. Ambrosini; P. Boccagni (a cura di), L’immigrazione in Trentino, Rapporto annuale 2003, Provincia
Autonoma di Trento, Servizio Attività socio-assistenziali, Infosociale, n. 7, Trento 2003.
2. La ricerca è stata svolta dallo studio RES di Trento con la direzione di Nora Lonardi e la collaborazione di
Adel Jabbar, Daniela Bocher, Denis Bezbradica, Amina Boufrihi, Kleida Cogo, Rachida Doumou, Naima
El Moutaquakil, Jadranka Fradl, Hicham Ichiker, Nedzmi Mati; Muhammad Mansha, Fatos Nanushi,
Carmen Tomescu, su committenza della Provincia Autonoma di Trento nell'ambito della campagna per
la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro.
112
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
2.1. Scopi e struttura della ricerca
La ricerca mirava a fornire contenuti e indicazioni finalizzati alla messa a punto
di una campagna informativa atta a promuovere la sicurezza negli ambienti di
lavoro, con riferimento specifico ai lavoratori immigrati.
2.1.1. Obiettivi, aree di indagine e ipotesi di ricerca
Ai fini di un’impostazione corretta e mirata della campagna informativa, la
committenza ha indicato tre direttrici in base a cui orientare l’analisi:
1. Elementi costitutivi della conoscenza relativa al tema in oggetto;
2. Linguaggi veicolari per la formazione e l’informazione;
3. Canali informativi.
Definite le direttrici, sono state individuate le principali aree di indagine da
considerare nella costruzione del questionario:
1. Competenze, situazione lavorativa, cultura del lavoro e della sicurezza.
La rilevazione di tali elementi tiene conto di un insieme di fattori che permettono
di definire contenuti e dinamiche conoscitive/comportamentali in tema di
sicurezza fra i lavoratori immigrati. Sono stati a tali fine individuati i seguenti
ambiti:
− Conoscenze linguistiche, percorso formativo e professionale nel paese di
origine;
− Situazione lavorativa attuale, con particolare attenzione a conoscenza e
consapevolezza concernenti condizioni di rischio per infortuni e malattie;
− Valutazioni sul lavoro, ossia insieme degli atteggiamenti inerenti al tema della
sicurezza e ad una più generale cultura del lavoro;
2. Linguaggi veicolari per la formazione e l’informazione:
− Formazione sui temi della sicurezza e individuazione delle modalità e dei
soggetti maggiormente "attesi" per l’informazione;
3. Canali informativi:
− Canali formali e informali e preferenze mediatiche per l’acquisizione e il
passaggio delle informazioni;
− La ricerca intendeva inoltre acquisire informazioni generali riguardanti il
tempo libero e i progetti migratori.
Le ipotesi che hanno guidato la ricerca miravano a verificare l’esistenza di una
relazione fra percezione del tema della sicurezza e:
a) settore di occupazione;
b) stabilità dell’occupazione;
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
113
Capitolo 2
c) atteggiamenti generali verso il lavoro e valutazione della propria condizione
lavorativa;
d) provenienza dei lavoratori, situazione familiare e progetti migratori.
2.1.2. Settori occupazionali
Secondo quanto indicato dalla committenza sono stati presi in considerazione
tre settori occupazionali caratterizzati anche da una significativa presenza di
lavoratori immigrati: edile, estrattivo (porfido), metalmeccanico.
Il settore agricolo e quello turistico non sono stati considerati in questa prima fase in quanto prettamente a carattere stagionale. A questi settori, come al
settore domestico e quello dell'assistenza, potrà essere dedicato successivamente
un approfondimento ad hoc.
2.1.3. Metodologia
Per la rilevazione dei dati è stato costruito un questionario semi-strutturato,
formulato sulla base delle aree di indagine individuate. Il questionario, la cui
struttura e i cui contenuti sono stati elaborati con la collaborazione del Servizio
Programmazione e Ricerca sanitaria della Provincia Autonoma di Trento (ora
Servizio Innovazione e Formazione per la salute), è stato somministrato ad un
campione di lavoratori immigrati, occupati nei settori sopra definiti, in diverse
aree del territorio provinciale e tutti di sesso maschile in ragione del lavoro svolto.
Data la difficoltà a costruire l’universo aggiornato e attendibile dei lavoratori
immigrati attualmente occupati, tenendo conto degli ultimi dati disponibili
riguardanti le autorizzazioni al lavoro, si è cercato di ottenere un campione
significativo in relazione ai settori occupazionali considerati. Importante a tal
fine è stato il coinvolgimento dei mediatori interculturali, che oltre a stabilire i
necessari contatti, si sono occupati della somministrazione dei questionari. Sono
stati intervistati in totale 247 lavoratori stranieri.
Parallelamente all’indagine sui lavoratori, i temi analizzati sono stati approfonditi attraverso la conduzione di 25 interviste in profondità, condotte con
testimoni qualificati della realtà in esame.
Di seguito si riportano i dati più significativi del campione dei lavoratori
immigrati.
Tab. 1. Caratteristiche principali del campione:
Provenienze
Paesi ex Yugoslavia (est europeo)
(Bosnia, Croazia, Serbia, Slovenia, Macedonia, Romania)
Paesi del Maghreb (Algeria, Marocco, Tunisia)
114
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
%
44,1
34,8
Capitolo 2
Albania
Asia (Cina, Kurdistan, Pakistan, Turchia)
Età
18-29 anni
30-44 anni
45 e oltre
Settore occupazionale
Edilizia
Metalmeccanico
Estrattivo
Area provinciale di occupazione
Valsugana
Rovereto e Vallagarina
Trento
Pergine e Alta Valsugana
Val di Cembra
Valli di Non e Sole
16,6
4,5
%
29,5
49,2
21,3
%
42,5
37,2
20,2
%
30,3
24,2
13,9
11,9
10,2
9,4
2.2. Risultati della ricerca sui lavoratori immigrati
2.2.1. Permanenza in Italia, situazione familiare e abitativa
Permanenza
La maggior parte degli intervistati risiede in Italia da oltre cinque anni e per
un terzo circa la permanenza sul territorio nazionale supera il decennio. Più
recente è invece complessivamente l’arrivo in Trentino per i lavoratori di origine
albanese.
Tab. 2. Presenza in Italia
Anni
Meno di cinque
Fra sei e dieci
Oltre dieci
Totale
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
%
33,9
33,9
32,2
100,0
115
Capitolo 2
Graf. 1. Presenza in Trentino secondo l’area di provenienza3
80
70
72,7
60
50
40
56,1
51,2
42,2
39,0
30
31,2
27,3
20
26,6
26,7
22.1
10
0,0
4,9
0
Albania
Asia
meno di 5
Ex Jugoslavia / Est
fra 6 e 10
Maghreb
oltre 10
Situazione familiare
Per quanto riguarda la situazione familiare, oltre il 75% dei lavoratori intervistati
è coniugato e la maggior parte vive in Trentino con la moglie. La situazione
familiare attuale degli intervistati è riassunta nella seguente tabella.
Tab. 3. Situazione familiare attuale
Situazione
Coniuge e figli presenti
Coniuge e (eventuali) figli assenti
Coniuge presente figli assenti
Non coniugato
Totale
%
42,5
21,9
11,3
24,3
100,0
Il ricongiungimento familiare risulta più frequente fra i lavoratori coniugati
provenienti dai paesi della ex Yugoslavia (92% dei coniugati), meno fra quelli
di origine albanese (63%) e maghrebina (53%).
Alloggio
In relazione alla situazione abitativa, la maggioranza degli intervistati afferma
di alloggiare in affitto presso appartamenti privati, mentre bassa risulta la percentuale di usufruenti dell’edilizia pubblica. In crescita risulta invece la pratica
3. Data l’esiguità numerica del campione di origine asiatica, il dato relativo, qui come in altre tabelle
analoghe, va letto con una certa cautela.
116
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
dell’acquisto della casa, tuttavia una quota non indifferente del campione vive
condizioni abitative provvisorie o comunque non autonome.
Tab. 4. Situazione abitativa
Situazione
Affitto alloggio privato
Appartamento proprio
Affitto alloggio edilizia pubblica
Affitto stanza
Presso amici
Alloggio provvisorio
Presso datore di lavoro
Altro
Totale
%
73,3
7,7
6,1
4,9
2,8
2,8
1,6
1,2
100,0
Progetti migratori
Solo una minima parte dei lavoratori intervistati ha deciso con certezza di
stabilirsi definitivamente nella provincia trentina. La maggior parte, in verità,
pensa di fare prima o poi ritorno al paese di origine, ma oltre un terzo ancora
non ha preso alcuna decisione in merito.
Graf. 2. Progetti migratori
Indecisi
35,6%
Tornare al paese
44,9%
Rimanere
16,6%
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Trasferirsi in altro paese
2,8%
117
Capitolo 2
2.2.2. Formazione, occupazione nel paese di origine
e condizioni lavorative attuali
Istruzione
Prima di considerare i livelli formativi acquisiti, è opportuna una breve premessa
sulle competenze linguistiche e in particolare sul grado di conoscenza della lingua
madre e della lingua italiana. Si tratta ovviamente di una valutazione soggettiva
fornita dagli intervistati ma che in ogni caso può essere indicativa. Si è riscontrato
che il livello di analfabetismo, vale a dire di non conoscenza della propria lingua
in forma scritta, riguarda circa il 9% degli intervistati, in prevalenza lavoratori
provenienti dall’area maghrebina. Per quanto riguarda la lingua italiana, il 65%
afferma di avere una conoscenza buona (parlato, lettura e scrittura) o discreta
(parlato e lettura), mentre oltre un terzo dichiara una conoscenza scarsa (solo
parlato o, in pochi casi, nemmeno quello). Maggiori difficoltà nella lingua italiana
vengono segnalate da cittadini maghrebini e asiatici; è evidente d’altra parte
che a tale riguardo si deve tenere conto, oltre che del periodo di permanenza in
Italia, anche degli ostacoli che si possono incontrare nell’apprendere una lingua
totalmente diversa dalla propria nella forma sia parlata che scritta.
Andando ora a considerare i livelli di scolarità, si rileva che la mancanza di un
qualsiasi titolo di studio riguarda in totale circa l’8% del campione, ma mentre
questa percentuale si riduce praticamente a zero per i lavoratori dell’Albania e
della ex Jugoslavia, arriva al 22% fra i lavoratori dell’area maghrebina. In sintesi,
un’elevata scolarità (diploma di scuola superiore e laurea) caratterizza maggiormente i lavoratori di origine albanese. I più bassi livelli di istruzione (nessun
titolo o scuola dell’obbligo) riguardano invece i soggetti dell’area maghrebina.
A questo riguardo si deve tuttavia considerare che l’età media di questi lavoratori è inferiore rispetto a quelli di altra provenienza; di fatto un terzo di loro si
trovava nella condizione di studente nel momento in cui ha intrapreso la scelta
migratoria. Infine il possesso di una qualifica professionale è più diffuso fra i
lavoratori provenienti dai paesi della ex Jugoslavia.
Tab. 5. Titolo di studio
Titolo
Nessuno
Scuola dell’obbligo
Qualifica professionale
Diploma scuola superiore
Laurea
Totale
118
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
%
8,5
36,8
27,1
23,9
3,6
100,0
Capitolo 2
Per quanto riguarda i titoli conseguiti, sono state rilevate le materie di studio
più varie, in relazione tanto alle qualifiche rilasciate dalla scuola professionale,
quanto ai diplomi e alle lauree. Trattandosi comunque di lavoratori impiegati
in comparti ben definiti e specifici, si rileva una scarsa incidenza di qualifiche
professionali relative a settori produttivi qui non considerati (ad esempio cuochi,
camerieri ecc.), mentre piuttosto elevato è il peso della maturità liceale e dei diplomati in materie tecnico-amministrative. Prevalgono in ogni caso le qualifiche
conseguite nel settore metalmeccanico, mentre più contenuti numericamente
risultano i titoli professionali nel ramo dell’edilizia
Tab. 6. Qualifiche conseguite
Qualifiche
Nessuna
Qualifica professionale nel settore metalmeccanico
Maturità liceale
Diploma tecnico-amministrativo
Qualifica professionale nel settore edile
Laurea in discipline varie
Altra qualifica professionale
Non indicata
Totale
%
45,3
15,4
13,4
10,5
6,9
3,2
2,0
3,2
100,0
Il titolo di studio è stato conseguito dalla quasi totalità (95%) nel paese di
origine.
Condizione lavorativa nel paese di origine
Oltre la metà degli intervistati svolgeva un’attività lavorativa nel paese d'origine.
Si trattava in buona parte di un’occupazione stabile, mentre si trovava in una
posizione lavorativa precaria (saltuaria o stagionale) poco più del 15%.
Oltre un quinto dei lavoratori era disoccupato o in cerca di prima occupazione.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
119
Capitolo 2
Graf. 3. Condizione occupazionale nel paese d’origine (val.%)
Occupato
stagionalmente
7,1%
Studente
lavoratore
2,9%
In cerca
di prima
occupazione
2,0%
Occupato
stabilmente
39,6%
Occupato
saltuariamente
8,4%
Studente
19,3%
Disoccupato
20,6%
In merito alla posizione occupazionale, quattro su cinque erano operai (di cui
oltre la metà specializzati), mentre tanto il lavoro impiegatizio quanto l’attività
autonoma erano esercitati da una minoranza.
Graf. 4. Posizione occupazionale nel paese d’origine
Lavoratore
autonomo
5,8%
Impiegato
amministrativo
9,1%
Tecnico
professionista
4,1%
Operaio
specializzato
43,8%
Operaio
generico
37,2%
Condizione lavorativa attuale
Lavoratori albanesi, asiatici ed est europei sono occupati in prevalenza nel settore
metalmeccanico (rispettivamente 56%, 46% e 37%), ma troviamo una presenza
cospicua di lavoratori della ex Yugoslavia, specialmente macedoni, nel settore
120
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
estrattivo (28%). Gli immigrati dai paesi maghrebini sono invece occupati
prevalentemente nell’edilizia (57%).
Attualmente l’85% degli intervistati afferma di avere un’occupazione stabile
(non saltuaria o stagionale), ma a ben vedere una quota inferiore, pari al 72%,
risulta assunto con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Complessivamente oltre un quarto degli intervistati si trova in una posizione occupazionale
precaria e fra questi emerge anche l’incidenza dichiarata, minima ma non per
questo irrilevante, del lavoro nero.
Tab. 7. Contratto di assunzione
Contratto
Tempo indeterminato
Tempo determinato
Apprendista
Contratto Formazione Lavoro
Lavoro interinale
Nessun contratto
Totale
%
72,2
22,0
1,7
0,8
0,4
2,9
100,0
Il settore estrattivo è quello dove si riscontra una maggiore incidenza di rapporti stabili di lavoro, mentre l’edilizia risulta il settore dove la discontinuità
occupazionale è più frequente.
Graf. 5. Incidenza di lavoro stabile o discontinuo secondo i settori considerati
100,0
90,0
87,8
80,0
70,0
60,0
71,4
65,3
50,0
40,0
30,0
34,7
28,6
20,0
10,0
12,2
0
Edilizia
Estrattivo
occupazione stabile
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Metalmeccanico
occupazione discontinua
121
Capitolo 2
Riguardo alla regolarità dell’assunzione, come si è già osservato poco meno
del 3% dichiara di non essere in regola con i contributi previdenziali e assicurativi, ma rilevante è anche il fatto che il 10,5% afferma di non essere al corrente
riguardo alla propria situazione contributiva, in altri termini non sa dire se per
il lavoro in corso i contributi vengano o no versati.
Le mansioni svolte sono quelle che attengono ai rami occupazionali considerati
e sono principalmente, in ordine di frequenza: muratore (15,9%), manovale
edile (7,7%), saldatore (7,5%), operaio comune nel porfido (5,0%), cubettista
(5,0), ferraiolo (4,6%) cernitore porfido (4,2%), riparatore meccanico (2,9%);
seguono altre mansioni.
Complessivamente soltanto il 25% fra chi ha conseguito un titolo di studio
svolge un lavoro congruo con la qualifica ottenuta. Su tale percentuale pesano
ovviamente tutti i diplomati e laureati, che, ricordiamo, rappresentano il 27,5%
del campione e la cui occupazione attuale non è ovviamente adeguata alla scolarità acquisita. Più in dettaglio, oltre la metà (55,3%) di chi risulta in possesso di
una qualifica professionale nel ramo metalmeccanico e quasi i due terzi (64,7%)
fra coloro che hanno una qualifica per il lavoro edile svolgono attualmente una
mansione all’interno dei settori di competenza, più spesso tuttavia come operai
comuni (61,1% del campione) che come specializzati (38,9%).
Per concludere la parte descrittiva riguardante gli aspetti strutturali dell’occupazione attuale, prendiamo in considerazione due elementi solitamente ritenuti
significativi per la questione della sicurezza. Tali elementi sono le dimensioni
aziendali e lo svolgimento del lavoro da soli o con altri colleghi.
Con riferimento alle dimensioni aziendali, è stato chiesto agli intervistati di
indicare il numero di dipendenti assunti nell’impresa in cui lavorano. Di fatto,
soltanto due intervistati su tre hanno saputo fornire una risposta a tale domanda, dato che di per sé potrebbe essere indicativo di una certa estraneità rispetto
al luogo di lavoro. Le risposte fornite vedono prevalere le piccole aziende, con
un numero di addetti inferiore a dieci (soprattutto nel settore edile e in quello
estrattivo), tuttavia il 20% degli intervistati indica dimensioni superiori ai
quindici addetti (in particolare nel settore metalmeccanico).
Graf. 6. Addetti occupati nelle imprese dichiarati dai lavoratori
122
non sa
34,4%
meno di 10
25,9%
oltre 15
20,2%
da 11 a 15
19,4%
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
A prescindere dal numero di addetti occupati nell’impresa, lavora sempre da
solo quasi il 16% degli intervistati, mentre lavora anche da solo, ma non sempre,
circa uno su quattro. Questo dato appare comunque fortemente influenzato dal
settore di occupazione. Nel comparto estrattivo, infatti, ben il 50% dei lavoratori
dichiara di lavorare sempre singolarmente.
Graf. 7. Con chi lavora
Sempre da solo
15,8%
Con altri
57,5%
Con altri e da solo
26,7%
Graf. 8. Con chi lavora secondo il settore di occupazione
70
60
64,8
63,0
50
50,0
40
30
32,0
28,6
29,3
20
18,0
10
7,6
6,7
0
Edilizia
Estrattivo
con altri
con altri e da solo
Metalmeccanico
sempre da solo
2.2.3. Valutazioni e atteggiamenti verso il lavoro
Prima di passare a considerare il tema della sicurezza sul lavoro, può risultare
utile rilevare alcuni indicatori generali di valutazione e atteggiamento nei confronti del lavoro. Una delle ipotesi che ha guidato la ricerca riteneva infatti che
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
123
Capitolo 2
tali elementi potessero in qualche modo influire anche sugli orientamenti e sui
comportamenti riguardanti l’aspetto più specifico della sicurezza.
Difficoltà nel lavoro
Veniamo innanzi tutto a considerare le difficoltà incontrate nello svolgimento del
lavoro. Da ciò emerge un primo risultato importante, ossia che complessivamente
quasi la metà dei lavoratori riscontra difficili condizioni di lavoro sotto il profilo
della salute e della sicurezza. Tale dato risulta inoltre fortemente correlato con
il settore occupazionale. Si rileva infatti che mentre nel metalmeccanico la
percentuale è inferiore al dato medio (37,0%), la stessa cresce fra gli addetti
dell’edilizia (54,3%) e ancora di più fra i lavoratori del settore estrattivo (60,0%).
Tab. 8. Difficoltà incontrate nello svolgimento del lavoro
Tipologia delle difficoltà
Cattive condizioni di lavoro sotto il profilo della salute
e della sicurezza
Difficoltà di comunicazione dovute alla lingua
Problemi relativi ai periodi di ferie
Orari e turni di lavoro particolarmente pesanti
Ostilità/tensioni con colleghi o datori di lavoro
Mancanza di indicazioni precise riguardo alle mansioni da svolgere
Difficoltà a conciliare orari e turni di lavoro con le esigenze familiari
%
49,0
31,2
27,5
19,4
17,4
16,2
14,2
La seconda difficoltà segnalata in ordine di frequenza riguarda la comprensione
linguistica, in particolare per i lavoratori di lingua araba dell’area maghrebina
(48,8% contro il dato medio del 31,2%) e asiatici (36,4%).
Atri problemi riguardano la possibilità di usufruire in maniera flessibile
delle ferie, soprattutto per coloro che hanno maggiori difficoltà a raggiungere
il proprio paese, vale a dire ancora una volta i lavoratori del Maghreb (44,2%
dei lavoratori che lamentano questa difficoltà). Un quinto circa dei lavoratori
sperimenta difficoltà inerenti il carico complessivo di lavoro, ritenuto particolarmente pesante. Altri problemi avvertiti con una certa frequenza, tuttavia non
in maniera particolarmente diffusa, sono quelli che si possono incontrare sul
piano pratico o relativi ai rapporti interni. Meno sentita è infine la difficoltà di
conciliare impegni lavorativi e familiari.
Vediamo ora l’indice complessivo di difficoltà lavorativa, ottenuto sommando
la percentuale di risposte affermative in relazione ai vari aspetti considerati e
calcolato come segue.
Livello basso: segnalazione di zero o una difficoltà;
Livello medio: segnalazione di due o tre difficoltà;
Livello alto: segnalazione di quattro o più difficoltà.
124
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
Tab. 9. Indice di difficoltà sul lavoro
Livello
Basso
Medio
Alto
Totale
%
47,4
37,2
15,4
100,0
La percezione da parte dei lavoratori delle proprie condizioni di lavoro risulta
problematica per circa un intervistato su sei, mentre la maggioranza sembra
vivere positivamente o discretamente la propria situazione lavorativa. Livelli più
elevati di disagio nel lavoro caratterizzano maggiormente i lavoratori dell’area
maghrebina, i più anziani e quelli a bassa scolarità, variabili che sono d’altra
parte fra loro correlate positivamente. È infatti soprattutto il tipo e il grado di
scolarità (a proposito del quale si conferma l’effetto positivo di un’istruzione
media/professionale), unitamente alle difficoltà linguistiche, ad incidere in maniera diretta sulle difficoltà vissute nel luogo di lavoro.
Graf. 9. Percezione di grave difficoltà sul luogo di lavoro
secondo il livello di scolarità
Totale
15,4
Scolarità alta
13,2
Scolarità media
8,8
Scolarità bassa
20,7
0
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
5
10
15
20
25
125
Capitolo 2
Graf. 10.Percezione di grave difficoltà nel luogo di lavoro
secondo il grado di conoscenza della lingua italiana
Totale
15,4
Conoscenza
scarsa
29,1
Conoscenza
buona
8,1
0
5
10
15
20
25
30
35
Aspirazioni e realtà nel lavoro
Un’altra delle questioni riferite agli aspetti motivazionali dell’occupazione
riguardava il "lavoro ideale". A questo proposito è stata utilizzata una batteria di 11
item, predisposta al fine di definire le caratteristiche ideali di un’occupazione.
Tab. 10. Caratteristiche del lavoro ideale
Caratteristiche del lavoro ideale
La tutela della salute e della sicurezza
L’ambiente fisico di lavoro
La possibilità di guadagnare molto
La certezza e la continuità del lavoro
La qualità delle relazioni
La possibilità di scegliere i periodi ferie
L’autonomia nello svolgere il lavoro
La possibilità di far valere le proprie capacità
La formazione e l’aggiornamento professionale
La presenza di un mediatore interculturale
Un orario di lavoro elastico
126
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
"Molto Importante" %
89,5
82,6
81,8
73,7
70,0
47,4
47,0
45,3
41,3
39,7
36,8
Capitolo 2
Vediamo, nella tabella 10, quali erano le caratteristiche suggerite e l’opinione
degli intervistati, con la precisazione che, essendo gli aspetti proposti di per sé
tutti apprezzabili, può essere più interessante considerare qui unicamente le
risposte relative alla categoria "molto importante".
Dal grado di massima importanza attribuito alle varie dimensioni del lavoro,
si desume immediatamente che la "sicurezza", in termini non soltanto economici, ma anche e innanzi tutto relativi alla salubrità e alla stabilità del lavoro,
rappresenta una componente molto importante per la grande maggioranza degli
intervistati. Certo l’oggetto specifico della ricerca può avere in qualche modo
influenzato le risposte a questo riguardo, tant’è che la tutela della salute e della
sicurezza compare al primo posto nella scelta delle caratteristiche del lavoro ideale.
È opportuno d’altra parte ricordare che questi lavoratori sono effettivamente
occupati in alcune delle mansioni oggettivamente più a rischio sotto il profilo
della salute e della sicurezza e che tale rischio è ampiamente percepito, come si
vedrà meglio più avanti. Nel proseguimento l’analisi si proporrà di verificare e
approfondire questo risultato. Tuttavia, nel complesso, il significato che la componente "sicurezza" in senso lato viene ad assumere, sembra ridimensionare la
convinzione secondo la quale agli immigrati non importi svolgere lavori poco
garantiti e tutelati. Il fatto che si rendano disponibili per necessità a questo
tipo di attività, non esclude, in realtà, che aspirino ad una migliore condizione
lavorativa.
In secondo luogo, osserviamo che anche gli aspetti relazionali hanno un certo
peso. L’inserimento nell’ambiente di lavoro in termini di rapporti umani risulta
di fatto essenziale per una buona parte dei lavoratori.
Meno condivise rispetto alle dimensioni appena considerate, sono invece quelle
inerenti alla sfera del miglioramento professionale e della "flessibilità lavorativa",
intesa come autonomia nel lavoro e gestione degli orari. Anche la presenza di
un mediatore interculturale, pur essendo molto importante per circa il 40% dei
lavoratori, non è fra le caratteristiche più appetibili del lavoro.
Le risposte fornite a questa batteria riguardante il lavoro ideale, sono state
sottoposte ad una procedura di analisi specifica4, la quale ha individuato propriamente tre dimensioni fondamentali, che corrispondono grosso modo a quelle
sopra accennate e che ora vedremo meglio. Su queste dimensioni sono quindi stati
costruiti degli indici che ne misurano l’intensità. Vediamo dunque le dimensioni
del lavoro ideale e il grado di adesione all’indice da queste ricavato.
I - Garanzia
Questa dimensione riguarda gli aspetti di garanzia e tutela del lavoratore, sotto il
profilo della salute, della continuità, dei tempi di lavoro. L’indice corrispondente
rileva valori significativi nel 73,7% degli intervistati.
4. Si tratta dell’analisi fattoriale, che si utilizza nell’ambito della misurazione degli atteggiamenti per
estrarre, da una batteria come quella qui impiegata, dei “fattori” che raggruppano i diversi item sulla base
della correlazione fra gli stessi.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
127
Capitolo 2
II - Relazioni
Riguarda le caratteristiche relative al "clima" aziendale, e quindi i rapporti interni,
l’inserimento, l’accettazione nel gruppo di lavoro, ma anche il riconoscimento
delle proprie capacità. Si tratta di una dimensione lavorativa il cui indice registra
un peso rilevante per il 65,6% del campione.
III - Professionalità
È la dimensione lavorativa inerente all’ambizione e alla realizzazione
professionale, all’autonomia nel lavoro, all’impegno a migliorare la propria
posizione attraverso l’apprendimento, la formazione. È ritenuta importante dal
36,6% del campione.
In definitiva, la tutela della salute e dell’occupazione nonché la qualità delle relazioni,
il "clima" aziendale, sono dimensioni cui i lavoratori immigrati ambiscono in misura più
consistente di quanto non accada per aspetti inerenti alla realizzazione professionale.
Tuttavia l’atteggiamento nei confronti del lavoro risente dell’influenza di alcune variabili. In particolare, per quanto riguarda la provenienza dei lavoratori,
si riscontra che gli addetti di origine albanese abbassano i valori medi dell’indice "garanzia" (livello forte: 56,8%), mentre i lavoratori provenienti dai paesi
della ex Yugoslavia registrano un aumento in corrispondenza dello stesso indice
(81,1%). Gli altri indici non rivelano invece particolari variazioni in relazione alla
variabile origine. Per quanto riguarda l’età, i lavoratori più anziani (dai 45 anni
in su) tendono a riconoscersi meno frequentemente nelle dimensioni ideali del
lavoro chiamate "Relazioni" (livello forte: 59,6%) e "Professionalità" (29,4%),
mentre sono molto più numerosi fra quanti si riconoscono nella dimensione
"Garanzia" (livello forte: 81,6%). Il livello di scolarità si rivela ancora una volta
significativo, nel senso che i lavoratori in possesso di una qualifica professionale
rivelano notevoli variazioni di segno positivo soprattutto nei valori relativi agli
indici "Garanzia" (livello forte: 86,2%) e "Professionalità" (46,3%), risultato
che sembra confermare in termini complessivi un maggior investimento motivazionale nella professione da parte di questi lavoratori.
Incrociando fra loro i diversi indici appena considerati, otteniamo una tipologia motivazionale più delineata, definita nei seguenti termini:
Tranquillità e garanzia.
Esprime l’atteggiamento più diffuso in generale (40% del campione) e prevalente
in quei lavoratori che nel lavoro attribuiscono rilevanza alla sicurezza in senso
lato, sia sul piano della certezza e continuità del lavoro, sia sotto il profilo della
salute, mentre danno meno significato agli aspetti strettamente relazionali ma
soprattutto professionali. Diffusa fra i lavoratori meno giovani, occupati nel
settore estrattivo, da più tempo in Trentino, e fra coloro che hanno ottenuto il
ricongiungimento familiare, questa tipologia è invece generalmente poco presente
nei lavoratori di origine albanese.
128
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
Investimento.
Caratterizza quei lavoratori (31% del campione) che attribuiscono molta
importanza alle varie dimensioni lavorative: attenti alle relazioni interne
come al miglioramento professionale, senza trascurare garanzie di continuità
dell’occupazione e di sicurezza. Non a caso si tratta di una tipologia più
frequente nel settore metalmeccanico, fra i lavoratori più giovani e quelli con
scolarità media-professionale, ossia probabilmente quei lavoratori che hanno
oggettivamente maggiori opportunità di avanzamento professionale. Non si
rilevano invece particolari caratterizzazioni di questa tipologia in relazione alle
altre variabili.
Flessibilità.5
Più inclini a trascurare le garanzie di continuità e sicurezza sul lavoro, e in
generale con scarse aspettative nei confronti del lavoro, coloro che si riconoscono
maggiormente in questa categoria (30%) svolgono di fatto prevalentemente
attività in forma precaria nei settori dell’edilizia e del porfido e sono più
frequentemente di origine albanese.
Queste dunque le tendenze che emergono negli atteggiamenti verso il lavoro
ricostruiti attraverso la batteria di item sul lavoro ideale. Interessante è a questo
punto vedere il livello di soddisfazione espresso dai lavoratori nel confronto fra
lavoro ideale e lavoro reale.
Il grado di soddisfazione rispetto al lavoro reale è stato misurato attraverso
gli stessi indicatori utilizzati per il lavoro ideale, dai quali abbiamo ottenuto i
seguenti risultati.
Tab. 11. Grado di soddisfazione6 rispetto al "lavoro reale"
Caratteristiche del lavoro reale
"Molto Soddisfatto" %
La tutela della salute e della sicurezza
16,4
L’ambiente fisico di lavoro
14,3
La possibilità di guadagnare molto
8,4
La certezza e la continuità del lavoro
26,0
La qualità delle relazioni
33,5
5. “La questione della flessibilità del lavoro non si pone solo in relazione alla entrata nel mercato del lavoro
ed all’accesso all’attività, ma continua a caratterizzare la prestazione di lavoro anche nella sua durata,
oltre all’aspetto, largamente dibattuto, della flessibilità in uscita”. V. CNEL, Commissione Politiche del
lavoro e politiche sociali, Salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, rel. F. Perini, Assemblea
19 dicembre 2002.
6. Dal conteggio in percentuale sono stati esclusi, per ogni singolo indicatore, i soggetti che avevano
indicato lo stesso come aspetto non importante, e che si reputano pertanto “indifferenti” rispetto al grado
di soddisfazione.
Provincia Autonoma di Trento
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129
Capitolo 2
La possibilità di scegliere i periodi ferie
L’autonomia nello svolgere il lavoro
La possibilità di far valere le proprie capacità
La formazione e l’aggiornamento professionale
La presenza di un mediatore interculturale
Un orario di lavoro elastico
17,3
24,9
20,0
8,4
4,5
22,5
Come è possibile rilevare, i livelli di soddisfazione sono piuttosto bassi se
consideriamo unicamente le risposte "molto soddisfatto", mentre crescono
sommando le risposte "molto" e "abbastanza" (per quanto in alcuni casi rimanga
anche così abbastanza elevata la quota di insoddisfatti). La questione appare
particolarmente critica per gli aspetti riguardanti la retribuzione, la formazione,
così come l’ambiente di lavoro e le condizioni di sicurezza (ricordiamo che l’incidenza percentuale è stata calcolata solo tenendo contro di coloro che ritengono
"importanti" i vari aspetti considerati). Su questa domanda, tenendo conto anche
delle risposte "abbastanza soddisfatto", è stato costruito un indice complessivo
di soddisfazione nel lavoro, che ha dato il seguente risultato.
Tab. 12. Indice di soddisfazione nel lavoro
Livello
Basso
Medio
Alto
Totale
%
18,6
41,7
39,7
100,0
Complessivamente l’indice sembra fornire risultati abbastanza ottimistici, ma in
realtà l’incrocio con le variabili strutturali del campione rivela differenze consistenti.
Si registrano infatti forti oscillazioni nel livello di soddisfazione in relazione alla provenienza, all’età, alla scolarità e al settore di occupazione, ma anche in relazione alla
durata della permanenza in Italia e in Trentino, al grado di conoscenza della lingua
italiana, così come alla situazione familiare. Nello specifico la percezione di un divario
fra aspirazioni e realtà lavorativa è molto più ampia per maghrebini e asiatici, lavoratori
giovani, con bassa scolarità, occupati nell’edilizia, di recente insediamento, con scarsa
conoscenza della lingua italiana. Inoltre risultano più frequentemente insoddisfatti del
proprio lavoro coloro che non hanno attuato il ricongiungimento familiare.
Traggono invece maggiore soddisfazione quanti si riconoscono nell’atteggiamento definito "Investimento", vale a dire i più motivati in generale.
Vedremo più avanti se e in che modo l’investimento motivazionale nel lavoro
e i livelli di soddisfazione relativa sono anche correlati con gli atteggiamenti e i
comportamenti inerenti alla sicurezza.
130
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
Graf. 11. Insoddisfazione nel lavoro secondo l’area di provenienza
Totale
18,6
Maghreb
31,4
Ex Jugoslavia / Est
8,3
Asia
36,4
Albania
14,6
0
5
10
15
20
25
30
35
40
Graf. 12. Insoddisfazione nel lavoro secondo l’età
Totale
18,6
45 e oltre
11,5
30 - 44
13,3
18 - 29
30,6
0
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
5
10
15
20
25
30
35
131
Capitolo 2
Graf. 13. Insoddisfazione nel lavoro secondo il settore di occupazione
Totale
18,6
Metalmeccanico
13,0
Estrattivo
14,0
Edilizia
25,7
0
5
10
15
20
25
30
Graf. 14. Insoddisfazione nel lavoro secondo il grado di conoscenza della lingua
italiana
Totale
18,6
Scarsa
conoscenza
26,7
Buona
conoscenza
14,3
0
132
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
5
10
15
20
25
30
Capitolo 2
Graf. 15. Insoddisfazione nel lavoro secondo la situazione familiare
Totale
18,6
Non coniugato
23,3
Non ricongiunto
25,6
Ricongiunto
10,5
0
5
10
15
20
25
30
2.2.4. Sicurezza e prevenzione. Percezione del rischio, conoscenze e comportamenti
Veniamo così ad affrontare il tema centrale della ricerca e pertanto a valutare la
situazione relativa alle questioni della sicurezza.
A tale proposito sono stati considerati tre livelli di analisi:
a) percezione del rischio e grado di informazione;
b) comportamenti e misure di prevenzione;
c) formazione e comunicazione.
Percezione del rischio: valutazione soggettiva ed esperienza diretta
Cominciamo l’analisi andando a considerare la percezione soggettiva delle
condizioni di rischio. Oltre un terzo dei lavoratori ritiene di correre rischi in
misura elevata nello svolgimento del proprio lavoro e circa quattro su dieci
reputano che i rischi riguardanti la propria occupazione siano di media entità.
Un quinto circa degli intervistati invece non ravvisa l’esistenza di rischi, se non
in bassa misura. Infine una parte degli intervistati (45%) non è in grado di
fornire una valutazione in merito.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
133
Capitolo 2
Graf. 16. Valutazione del grado di rischio nello svolgimento del proprio lavoro
non sa
4,5%
nullo
4,0%
elevato
34,4%
basso
17,4%
medio
39,7%
Osserviamo tuttavia notevoli variazioni nelle risposte degli intervistati, sulla
base di alcune variabili. Innanzi tutto, aggregando le categorie di risposta "elevato-medio" e "basso-nullo", la percezione del rischio appare molto più marcata
nel settore estrattivo del porfido, dove ben il 90% degli addetti denuncia una
presenza di rischi in misura medio-alta, mentre risulta meno avvertita soprattutto
per i lavoratori del settore metalmeccanico.
Graf. 17.Valutazione del grado di rischio nello svolgimento del proprio lavoro
secondo il settore di occupazione
100
90
90,0
80
70
76,2
60
63,0
50
40
35,9
30
20
10
19,0
4,8
0
Edilizia
134
1,1
10,0
Estrattivo
medio - alto
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
0,0
basso - nullo
Metalmeccanico
non sa
Capitolo 2
D’altra parte, come è ragionevole attendersi, la percezione del rischio è
maggiormente diffusa fra quanti hanno già subito un infortunio sul lavoro di
una certa entità, esperienza che riguarda complessivamente circa un terzo degli
intervistati e che non a caso ha interessato maggiormente gli addetti del settore
estrattivo, che anche per questo motivo, si presume, appaiono più sensibilizzati
e consapevoli.
Graf. 18.Esperienza diretta di infortunio sul lavoro
secondo il settore di occupazione
Totale
32,8
Metalmeccanico
26,1
Estrattivo
44,0
Edilizia
33,3
0
10
20
30
40
50
La forte percezione di rischi sul lavoro rilevata fra gli addetti del porfido, oltre
che essere legata a motivi oggettivi e/o ad una maggiore consapevolezza, aspetti
che avremo modo di approfondire, parrebbe anche in relazione al fatto che in
questo settore molti lavoratori affermano di lavorare da soli, e questa condizione
è di fatto correlata positivamente con la percezione del rischio, come vediamo
nel grafico successivo.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
135
Capitolo 2
Graf. 19.Percezione di rischio elevato secondo la modalità di lavoro
(da solo o con altri colleghi)
Totale
74,1
Lavora
sempre da solo
89,7
Lavora
da solo e con altri
74,2
Lavora
con altri
69,7
0
20
40
60
80
100
Differenze nella valutazione del rischio si osservano infine in relazione all’età
dei lavoratori, per cui si rileva che la percezione del pericolo tende ad aumentare
fra i più giovani.
Graf. 20. Percezione di rischio elevato secondo l’età
Totale
74,2
45 anni e oltre
69,2
30 - 44 anni
70,8
18 - 29 anni
83,3
0
136
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
20
40
60
80
100
Capitolo 2
Vediamo inoltre che la percezione del rischio appare connessa prevalentemente
all’ambiente fisico in cui è svolta l’attività, in presenza di elementi nocivi per la
salute o critici per l’incolumità personale. Molti intervistati ritengono che anche
l’uso di determinate attrezzature o di particolari macchinari possano minacciare
la propria sicurezza, mentre minore responsabilità è attribuita alle condizioni di
svolgimento dell’attività in termini di organizzazione o di ritmi lavorativi.
Graf. 21. Individuazione delle condizioni di rischio sul luogo di lavoro
100
90
80
86,0
70
70,6
60
50
40
30
31,6
20
10
0
Ambiente
fisico
Attrezzature
macchinari
Condizioni
organizzative
Infine, come ultimo elemento relativo alla valutazione soggettiva del rischio, è
interessante vedere le opinioni degli intervistati in merito al livello di esposizione
a condizioni di rischio dei lavoratori stranieri rispetto ai lavoratori italiani. Poco
meno della metà ritiene che i lavoratori immigrati vadano incontro a rischi sul
lavoro in misura maggiore rispetto ai lavoratori italiani, soprattutto in quanto
svolgono attività più pericolose e pesanti, in secondo luogo perché le difficoltà
linguistiche ostacolano una corretta comprensione delle istruzioni. Anche la non
conoscenza delle norme incide, per circa un decimo, sulle condizioni di rischio
dei lavoratori immigrati, mentre solo una minoranza attribuisce tale criticità ad
una mancanza di tutela sul piano normativo o sindacale.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
137
Capitolo 2
Tab. 13. Motivi per cui i lavoratori stranieri sono più a rischio nel lavoro
Motivi
%
Fanno lavori più pericolosi o pesanti
41,3
Hanno difficoltà linguistiche nel comprendere le informazioni
33,9
Non conoscono bene le regole/leggi
9,6
Sono meno tutelati dalla legge
5,5
Hanno minore tutela sindacale
3,2
Sono meno attenti alle norme di sicurezza
2,8
Nei loro paesi hanno altre regole/abitudini
1,4
Altro
2,3
Totale
100,0
Percezione del rischio e informazione
Come ulteriore aspetto esplicativo di una maggiore o minore sensibilità al rischio
infortunistico andiamo ora a considerare il fattore dell’informazione (rimandando
la questione più specifica della formazione ad un paragrafo successivo).
Il primo livello dell’informazione su norme e comportamenti atti a salvaguardare la sicurezza sul lavoro, è quello fornito direttamente dall’azienda e tale azione
rientra tra l’altro espressamente nei compiti attribuiti dalla legge. Si è chiesto
pertanto agli intervistati se tali informazioni, unitamente ad altre attinenti il
proprio lavoro, sono state impartite. Vediamo di seguito le risposte.
Tab. 14. Informazioni riguardanti il lavoro fornite dall’azienda al momento
dell’assunzione (Risposte affermative)
Informazioni su:
Edile
Estrattivo Metalmec. Totale %
%
%
%
Regole
di comportamento
75,2
96,0
88,0
84,2
sul lavoro
Dispositivi
64,8
94,0
94,6
81,8
di protezione personale
Rischi presenti
sul lavoro inerenti
61,9
76,0
83,7
72,9
alla mansione
Misure di prevenzione
63,8
60,0
83,7
70,4
adottate dall’azienda
Diritti e doveri
62,9
72,0
78,3
70,4
del lavoratore
138
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
Sulla base delle risposte fornite dagli intervistati, l’informazione, impartita
nella quasi totalità dei casi (93%) unicamente in lingua italiana (i casi contrari
probabilmente si riferiscono ai lavoratori di imprese il cui titolare è della stessa origine etnica), appare non proprio unanime in relazione ai diversi aspetti
considerati, con particolare riferimento a quelli riguardanti la questione della
sicurezza. Le lacune nell’informazione, secondo le risposte fornite dagli intervistati, riguardano specialmente il settore dell’edilizia, i cui addetti hanno fornito
riscontri positivi in misura costantemente inferiore agli altri. Al contrario, gli
addetti degli altri due settori rilevano una maggiore diffusione dell’informazione
(fa eccezione il dato, un po’ contraddittorio a dire il vero, relativo alle misure di
prevenzione adottate dall’azienda, che si abbassa significativamente nel settore
estrattivo).
Una domanda più specifica riguardante l’informazione fornita dall’azienda
in merito ai metodi da adottare per tutelare la sicurezza, ha dato risultati ancora
meno confortanti. Di fatto, solo poco più del 60% dei lavoratori ha risposto
di avere ricevuto istruzioni chiare e complete (si osservi tuttavia, a tale proposito, che le difficoltà linguistiche hanno il loro peso, come gli stessi lavoratori
immigrati riconoscono).
Graf. 22. Istruzioni per la prevenzione di infortuni impartite dall’azienda
Nessuna
istruzione
13,1%
Poco chiare
e incomplete
26,1%
Chiare
e complete
60,8%
Anche in questo caso, sono gli addetti dell’edilizia a denunciare maggiormente
la mancanza o l’inadeguatezza di indicazioni, affermando soltanto nel 46% dei
casi di aver ricevuto istruzioni chiare e complete da parte dell’azienda, mentre ben
il 24% sostiene di non avere ricevuto alcuna specifica istruzione. Al contrario,
il 74% dei lavoratori dell'estrattivo e il 70% dei metalmeccanici hanno fornito
alla domanda un riscontro positivo.
Ancora riguardo all’informazione, o meglio in questo caso alla ricerca attiva
di informazioni relative alla sicurezza, osserviamo che praticamente nessuno
dei lavoratori (eccetto un singolo caso) si è rivolto agli organismi sindacali per
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
139
Capitolo 2
avere chiarimenti su questi aspetti. Il contatto con il sindacato, avvenuto complessivamente per il 41% degli intervistati, è in genere motivato nella maggior
parte dei casi dalla richiesta di informazioni di vario genere (72% dei lavoratori
che si sono rivolti ad un sindacato) o per vertenze di lavoro (14%). Vale la pena
sottolineare a questo proposito che, fra tutti, si rivolgono meno ai sindacati i
lavoratori di origine albanese (solo il 22%), i più giovani di età (18-29 anni:
22,2%) e gli addetti dell’edilizia (34% contro il 41% dei metalmeccanici e il
54% degli estrattivi).
Suggerimenti per aumentare la sicurezza sul lavoro
Il bisogno di informazione e di azioni formative riguardanti il tema della sicurezza, meglio ancora se nella lingua di origine, è, in ogni caso, molto diffuso fra
i lavoratori immigrati. Infatti, tale suggerimento emerge fra tutti quelli espressi
spontaneamente dagli intervistati in risposta ad una domanda aperta. Nella seguente tabella sono riportate le indicazioni emerse, raggruppate secondo alcune
categorie di significato, precisando che soltanto due intervistati su cinque hanno
risposto alla domanda (il 60% non ha saputo o voluto fornire alcuna indicazione
o suggerimento ai fini della prevenzione).
Tab. 15. Suggerimenti per aumentare la sicurezza sul lavoro
Suggerimenti
Intensificare informazione e formazione (anche in lingua
di origine)
Migliorare ambienti, condizioni e strumenti di lavoro
Maggiore attenzione da parte dei lavoratori
Più controlli e ispezioni a tutela dei lavoratori
Fornire sempre misure e dispositivi di protezione
Totale
%
41,6
22,4
17,4
13,0
5,6
100,0
Fra i vari suggerimenti forniti dai lavoratori, vediamo che oltre alla questione della formazione (vedi anche il successivo paragrafo 2.2.6) emerge anche
la richiesta di migliorare gli ambienti e le condizioni di lavoro (anche tramite
l'utilizzo di attrezzature più efficaci dal punto di vista della sicurezza e della
tutela della salute). Nello specifico in questa categoria sono state raggruppate
indicazioni quali, ad esempio: "aspiratori per le polveri più potenti", "non dover
sollevare troppi pesi", "rallentare i ritmi/tempi di lavoro", "aumentare gli spazi",
"evitare uso delle scale nei cantieri" "mettere più segnali" "diminuire il rumore
dei macchinari".
Terzo (per frequenza di risposte) ambito di prevenzione che si rileva nella
tabella è quello che sollecita comportamenti più prudenti da parte dei lavoratori stessi, come "usare sempre le misure di protezione", "non fare le cose in
140
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
fretta", "pensare sempre alla propria salute". Proseguendo, un certo numero di
suggerimenti riguardano l’opportunità di intensificare i controlli nei cantieri
(soprattutto) e nelle fabbriche ("multe più care", "più ispezioni") e, più in generale, la richiesta di una maggiore tutela dei lavoratori da parte di sindacati,
responsabili per la sicurezza, organi pubblici. Infine, in alcuni casi, è stato fatto
un richiamo esplicito ai datori di lavoro affinché forniscano sempre, oppure
ammodernino, le misure di protezione.
2.2.5. Comportamenti, misure di prevenzione, fattori di rischio aggiuntivo
Passiamo ora ad esaminare i comportamenti dichiarati dagli intervistati riguardo
alle misure di protezione e più in generale ai comportamenti da attuare per la
prevenzione di infortuni.
Dispositivi di protezione personale e prassi per la prevenzione
Il 96% degli intervistati afferma che le aziende forniscono i dispositivi personali
di protezione, mentre più basso è il riscontro per quanto riguarda le segnaletiche,
la cui assenza è rilevata tuttavia quasi esclusivamente dai lavoratori edili.
Graf. 23. Presenza delle segnaletiche antinfortunistiche
nelle aziende secondo il settore di occupazione
Totale
89,9
Metalmeccanico
96,7
Estrattivo
98,0
Edilizia
80,0
0
20
40
60
80
100
120
Accertato che tutte, o quasi, le aziende forniscono i dispositivi di protezione,
non tutti i lavoratori però li utilizzano sempre. Oltre un quinto, infatti, afferma
di usarli soltanto qualche volta e in due casi si ammette di non utilizzarli mai.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
141
Capitolo 2
Graf. 24. Utilizzo dei dispositivi di protezione personale
Mai
0,8%
Qualche volta
21,4%
Sempre
77,8%
Anche a questo riguardo registriamo delle variazioni rispetto al dato medio
in relazione al settore di occupazione. Così osserviamo che l’impiego costante
dei dispositivi di protezione è una pratica pressoché universale fra i lavoratori
del porfido, mentre è meno frequente fra gli edili e i metalmeccanici.
Graf. 25. Utilizzo costante dei dispositivi di protezione personale
secondo il settore di attività
Totale
77,7
Metalmeccanico
70,1
Estrattivo
98,0
Edilizia
74,7
0
20
40
60
80
100
120
Inoltre, in merito alla provenienza, si rileva anche in questo caso che l’utilizzo
dei dispositivi è meno diffuso nei lavoratori di origine albanese.
142
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
Oltre all’impiego dei dispositivi di protezione, è stato anche chiesto agli intervistati se seguono le procedure per ridurre il rischio di infortunio sul lavoro. Anche
in questo caso si è riscontrato una tendenza più o meno marcata a disattendere
tale prassi in una buona parte dei soggetti, precisamente quasi un terzo, ma con
la consueta variazione di percentuale in relazione al settore di occupazione, che
vede ancora una volta più attenti gli addetti del porfido.
Graf. 26. Attuazione costante delle procedure antinfortunistiche
secondo il settore di occupazione
Totale
68,0
Metalmeccanico
64,8
Estrattivo
82,0
Edilizia
64,1
0
20
40
60
80
100
Fra le ragioni addotte al mancato uso dei dispositivi o al disattendere le procedure di sicurezza, emergono motivi quali: "Si perde tempo", "È troppo ingombrante/scomodo", "Non sono sempre necessari/non sempre c’è pericolo".
Ma come agiscono i lavoratori immigrati qualora dovessero accorgersi di situazioni che potrebbero comportare un pericolo? Poco meno del 27% afferma
di segnalarlo sia ai colleghi, sia all’azienda; altrettanti dichiarano di segnalare il
pericolo solamente ai colleghi e una quota di poco inferiore avvisa unicamente
l’azienda; una minoranza dei lavoratori sostiene di non avvisare nessuno in caso
di avvertito pericolo, mentre circa un sesto afferma di non saper rispondere alla
domanda giacché non si è mai trovato nella situazione ipotizzata. Il pericolo
non viene invece mai segnalato, o almeno così sostengono, tranne in due casi,
a soggetti esterni all’ambiente lavorativo (ispettorato del lavoro, sindacati ecc.)
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
143
Capitolo 2
Graf. 27. Chi avvisa se avverte la presenza di un pericolo sul luogo di lavoro
Nessuno
4,9%
Solo azienda
25,8%
Non sa
16,0%
Azienda e colleghi
26,6%
Solo colleghi
26,6%
Propensione soggettiva al rischio e sottovalutazione del rischio
In sintesi, per quanto riguarda i comportamenti dei lavoratori, dalle risposte
concernenti l’utilizzo dei dispositivi di protezione e l’attuazione delle procedure
antinfortunistiche, possiamo ricavare un indice di propensione soggettiva al
rischio che risulta positivo per il 38,5% degli intervistati. In particolare tale
propensione tende ad accentuarsi nei lavoratori di origine albanese e nordafricana
(rispettivamente 46% e 49%), mentre è più bassa fra quelli provenienti dai paesi
della ex-Yugoslavia (26%).
La sottovalutazione del pericolo è decisamente più marcata nei lavoratori
precari (51%) e "flessibili" e fra quanti hanno un basso livello di soddisfazione
nel lavoro (50%).
Anche una condizione abitativa precaria sembra avere una certa influenza sulla
propensione soggettiva al rischio (47% di chi vive in alloggi provvisori).
Molto più attenti si confermano gli addetti del settore estrattivo (propensione
al rischio: 16%). Inoltre l’inclinazione al rischio decresce nei lavoratori più anziani
(oltre 45 anni: 27%) e fra coloro che sono ricongiunti con la famiglia (29%).
Fattori di rischio aggiuntivo
Oltre ai comportamenti dichiarati e al grado di informazione concernenti le
condizioni di rischio, sono stati considerati ulteriori fattori che possono o
potrebbero incidere complessivamente sulla soglia di criticità nel corso della
giornata lavorativa.
Alcol
Uno dei fattori maggiormente imputati per il rischio di infortunio sul lavoro è il
consumo di alcol. Tale eventuale comportamento non è stato rilevato in maniera
144
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
diretta, tuttavia è parso opportuno chiedere l’opinione dei lavoratori immigrati
a questo riguardo. Riferendosi alla propria attività, quasi tre intervistati su
quattro ritengono che il consumo di bevande alcoliche prima e durante l’orario
di lavoro possa comportare in ogni caso dei rischi, mentre la parte restante è
prevalentemente portata a relativizzare, attribuendo l’eventuale rischio ad una
situazione di abuso. Tuttavia il 5% dei rispondenti esclude in modo assoluto un
pericolo legato all’assunzione di alcol.
Graf. 28. Opinioni sul consumo di alcol come fattore di rischio sul lavoro
No
5%
Solo in caso
di consumo elevato
21%
Non risponde
2%
Sì,
in ogni caso
72%
Curiosamente sulla risposta in questione non sembrano incidere più di tanto
variabili culturali in senso religioso, tant’è che l’opinione dei lavoratori di origine
araba non si discosta particolarmente dai valori medi, mentre più "permissivi"
rispetto al rischio alcol sembrerebbero i lavoratori di origine albanese. L’età
registra un peso significativo a questo riguardo. Anche in questo caso, sono
i più giovani a sottovalutare maggiormente il rischio legato all’assunzione di
bevande alcoliche: meno del 60% dei lavoratori di età compresa fra i 18 e i 29
anni ritiene che anche un consumo moderato possa costituire un rischio e quasi
il 10% esclude in maniera assoluta che bere alcolici prima o durante il lavoro
possa mettere a rischio l’incolumità personale (propria e altrui). Tale maggior
"tolleranza" nell’atteggiamento nei confronti dell’alcol da parte dei lavoratori
immigrati più giovani potrebbe indurre a ipotizzare un avvicinamento a certi
modelli comportamentali oggi piuttosto diffusi nelle nuove generazioni, aspetto
su cui torneremo nell’analisi delle interviste a testimoni competenti. Una minore
considerazione del rischio alcol è espressa infine dagli addetti dell’edilizia.
Secondo lavoro
La doppia attività lavorativa costituisce sicuramente un fattore aggiuntivo di
rischio infortunio, dato il maggiore dispendio fisico e psicologico. Solo una
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
145
Capitolo 2
minoranza (7,7%) degli intervistati dichiara di svolgere una seconda attività
lavorativa. La percentuale tuttavia tende ad aumentare fra i lavoratori albanesi
(12,2%) e gli addetti dell’edilizia (11,4%), mentre è del tutto assente fra i
lavoratori del porfido. Inoltre il secondo lavoro risulta avere un’incidenza doppia
(15%) fra coloro che svolgono un’attività in forma precaria (lavoro a tempo
determinato o stagionale).
Monte ore giornaliero
Generalmente, ma non necessariamente, correlato al fattore appena considerato,
il monte ore di lavoro giornaliero incide ovviamente sul livello di attenzione
necessaria ad evitare situazioni di pericolo. Per quanto riguarda i soggetti
intervistati, l’orario di lavoro complessivo (considerato l’eventuale doppio lavoro)
registra un valore medio pari a 8,4 ore giornaliere. Più in dettaglio, è occupato
fino ad un massimo di otto ore al giorno circa il 73% dei lavoratori, gli altri
oltrepassano questo tetto fino ad arrivare nell’8% dei casi alle dieci ore giornaliere
e a superarle nel 3%. In ogni caso si registrano forti variazioni nel monte ore
complessivo in relazione al settore; infatti fra gli edili ben il 41% supera le otto
ore giornaliere, percentuale che solo in parte è spiegata dalla maggior frequenza
della doppia attività fra questi lavoratori. La stessa percentuale diminuisce invece
nettamente fra i lavoratori del porfido.
Graf. 29. Monte ore lavorativo giornaliero superiore alle otto ore
per settore di attività
27,3
Totale
Metalmeccanico
21,1
10,0
Estrattivo
Edilizia
41,0
0
10
20
30
40
50
Spostamenti casa-lavoro
Come ultimo fattore aggiuntivo di rischio, consideriamo infine la percorrenza
del tratto casa-lavoro, con riferimento particolare al mezzo di trasporto utilizzato
146
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
e ai tempi di spostamento. Il mezzo di trasporto utilizzato più frequentemente è
l’automezzo privato, che è citato da oltre il 70% degli intervistati come mezzo
prevalente. Altri mezzi propri come la moto o la bicicletta rilevano un utilizzo
più basso, pari a quello relativo all’uso dei mezzi pubblici. Infine una minoranza
degli intervistati si sposta a piedi.
Graf. 30. Mezzo utilizzato prevalentemente nel tragitto casa-lavoro
Mezzo pubblico
10,0%
A piedi
4,3%
Automezzo privato
76,1%
Bicicletta
3,5%
Motociclo
6,1%
Per quanto riguarda i tempi di spostamento, la maggioranza dei lavoratori non
impiega più di trenta minuti fra andata e ritorno. I tempi complessivi sono invece
compresi fra trenta e sessanta minuti per due lavoratori su cinque, infine oltre il
10% impiega oltre un’ora al giorno per recarsi al lavoro e tornare a casa.
Graf. 31. Tempi complessivi di spostamento (andata-ritorno)
nel tragitto casa-lavoro
oltre 60 minuti
14%
da 30 a 60 minuti
40%
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fino a 30 minuti
46%
147
Capitolo 2
Ovviamente percorrere a piedi o su un mezzo di trasporto pubblico il tragitto
casa-lavoro presenta rischi inferiori rispetto allo spostamento in macchina, o in
moto, o anche in bicicletta, soprattutto se i tempi sono prolungati. Incrociando
il dato relativo al mezzo di trasporto utilizzato con quello riguardante i tempi di
spostamento, si osserva che il 43% dei lavoratori che si muove con mezzi privati,
impiega per lo spostamento un tempo giornaliero complessivo superiore ai trenta
minuti, incorrendo così in un rischio di infortunio aggiuntivo.
In ultima analisi, anche tralasciando il fattore tempi e mezzi di trasporto che
incide in generale, ma dipende da variabili contingenti e non strutturali, vediamo
che anche per quanto riguarda i fattori aggiuntivi si conferma una più marcata
esposizione al rischio per alcune specifiche categorie di lavoratori, in particolare
edili, di origine albanese e maghrebina, in giovane età.
2.2.6. Formazione e comunicazione
Veniamo quindi a trattare l’aspetto della formazione concernente il tema della
sicurezza, nonché dei mezzi e delle forme di comunicazione più diffusi o preferiti
fra i lavoratori immigrati, per acquisire conoscenze in generale e su questi specifici
temi in particolare.
Formazione
Per quanto riguarda in generale la formazione professionale, soltanto poco più
di un quinto degli intervistati sostiene di aver frequentato in Italia uno o più
corsi di formazione e/o aggiornamento riguardanti il lavoro attualmente svolto.
L’incidenza della formazione professionale tuttavia è molto più elevata, ancora
una volta, fra gli addetti del settore estrattivo, interessando il 34%.
Più diffusa, ma tutt’altro che universale, risulta l’esperienza formativa specifica
sui temi della sicurezza, che ha interessato finora poco più della metà del campione. Risultano avvantaggiati nella formazione gli addetti del porfido, inoltre
incide la provenienza dei lavoratori (fra i maghrebini la percentuale di risposte
affermative scende al 34%) e soprattutto la permanenza in Italia (come accade
per la formazione in generale), a proposito della quale si rileva che solo il 37%
di quanti risiedono da cinque anni o meno ha frequentato corsi in materia di
sicurezza, contro il 62% dei residenti da oltre 10 anni.
La questione è solo apparentemente ovvia, poiché ciò dimostra anche che gli
interventi formativi sui lavoratori immigrati non avvengono tempestivamente,
come sarebbe invece auspicabile ai fini di un adeguato e sicuro inserimento
lavorativo.
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Capitolo 2
Graf. 32. Esperienza formativa sui temi della sicurezza
per tempo di permanenza in Italia
51,0
Totale
10 anni e oltre
62,0
54,2
6 - 10 anni
1 - 5 anni
37,3
0
10
20
30
40
50
60
70
Anche in questo caso inoltre risultano avvantaggiati i lavoratori con una
scolarità di tipo professionale e, altro aspetto rilevante, coloro che svolgono il
lavoro in forma continuativa e non precaria.
Graf. 33. Esperienza formativa sui temi della sicurezza per tipo di scolarità
50,2
Totale
Continuativo
58,6
28,4
Precario
0
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
10
20
30
40
50
60
70
149
Capitolo 2
Graf. 34. Esperienza formativa sui temi della sicurezza per tipologia di lavoro
50,2
Totale
Continuativo
58,6
28,4
Precario
0
10
20
30
40
50
60
70
Per la maggior parte (74%) i corsi sui temi della sicurezza sono stati organizzati direttamente dalle imprese e in minor misura da altri enti (l’8% non è in
grado di rispondere a questa domanda). L’esperienza è stata ritenuta utile dalla
quasi totalità (92%) dei frequentanti, da molti avvertita come un fondamentale
sostegno ai lavoratori immigrati spesso a digiuno di norme e comportamenti in
materia di sicurezza.
In ogni caso è necessario sottolineare che la formazione in materia di sicurezza, oltre a non essere comune a tutti i lavoratori, non riesce a raggiungere in
particolare alcune categorie che per vari motivi (lingua, informazione inefficace,
disinteresse del lavoratore), sfuggono a questo fondamentale diritto-dovere.
Per quanto riguarda la propensione dei lavoratori immigrati a fruire di opportunità di approfondimento concernente il tema della salute e sicurezza sul luogo
di lavoro, circa due intervistati su tre esprimono un grado di interesse elevato.
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Capitolo 2
Graf. 35. Grado di interesse ad approfondire temi della sicurezza
Poco
28%
Per niente
7%
Molto
65%
Si conferma ancora una volta una più diffusa attenzione a questi temi nei
lavoratori del porfido. Inoltre il livello di interesse espresso a tale riguardo appare
correlato direttamente con il livello di soddisfazione lavorativa; in particolare
coloro che esprimo bassi livelli di soddisfazione si dichiarano più frequentemente
non interessati ad approfondire i temi relativi alla sicurezza.
Per quanto riguarda gli eventuali argomenti da sviluppare attraverso un’iniziativa formativa o informativa, per la maggior parte i lavoratori non hanno
espresso esigenze particolari bensì generiche. Tuttavia in alcuni casi sono anche
stati esplicitati bisogni conoscitivi specifici, con particolare riferimento ai seguenti temi:
− condizioni psicofisiche dei lavoratori;
− diritti sanitari (e più in generale legislazione e diritti-doveri dei lavoratori in
tema di sicurezza);
− malattie professionali;
− problemi inerenti all’inalazione di prodotti chimici;
− pronto soccorso interno;
− quadro preciso sui rischi presenti (nel proprio lavoro) e come prevenirli;
− responsabilizzazione dei lavoratori;
− utilizzo corretto dei dispositivi di protezione.
Comunicazione
Per quanto concerne invece la preferenza rivolta ai vari veicoli informativi, fra
quelli proposti la scelta cade decisamente sulla diffusione di circolari in lingua di
origine, oppure, in second’ordine, su opuscoli e/o libretti stampati, che peraltro
il 60% già afferma di ricevere.
A questo proposito, gli organismi che più frequentemente entrano nella case
dei lavoratori immigrati attraverso materiale informativo di vario genere sono i
sindacati (37,2% di risposte affermative), seguiti dalle associazioni di lavoratori
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151
Capitolo 2
(15%) e da enti pubblici vari (11%). Si deve comunque sottolineare che molti
lavoratori affermano di non ricordare se e da chi ricevono tale materiale e di
quale natura esattamente sia.
Graf. 36. Mezzi di comunicazione preferiti per informazioni
su temi della sicurezza
70
60
60,2
50
40
30
25,0
20
10
6,8
6,6
0,7
0
Circolari
in lingua
d’origine
Opuscoli
libretti
Audiovisivi
Dimostrazioni
Incontri
sul lavoro
extra-lavoro
0,4
0,3
TV locali
Manifesti
locandine
La scelta del mezzo informativo non subisce particolari modifiche in relazione
ad alcuna delle variabili strutturali quali età, provenienza, scolarità, conoscenza
della lingua italiana; in ogni caso la forma stampata (ad esclusione delle locandine) è di gran lunga preferita agli audiovisivi o agli altri mezzi di informazione.
Tab. 16. Frequenza delle attività svolte nel tempo libero
Attività
Tutti i Alcuni Raramente
giorni giorni
Guardare programmi televisivi nazionali
52,9
38,0
9,1
Guardare programmi televisivi locali
27,2
41,8
31,0
Ascoltare programmi radiofonici nazionali
12,6
44,4
43,1
Ascoltare programmi radiofonici locali
8,4
35,0
56,6
Leggere un quotidiano locale
8,4
26,6
65,0
Leggere un quotidiano sportivo
11,3
29,3
59,4
Leggere un quotidiano nazionale
5,0
23,5
71,4
Frequentare enti o gruppi religiosi
4,3
11,6
84,1
Frequentare una biblioteca
3,3
10,4
86,3
Frequentare un’associazione
0,4
6,1
93,5
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Capitolo 2
Tale dato in realtà contrasta in parte con quello che emerge in relazione
alla fruizione dei mezzi di informazione nell’uso del tempo libero. In questo
caso, infatti, la percentuale di quanti guardano la tv è di molto superiore a
quella riguardante la lettura (nello specifico dei quotidiani); in realtà sono le
trasmissioni televisive nazionali ad essere seguite, mentre quelle locali sono più
frequentemente disertate.
Poco seguite sono anche le trasmissioni radiofoniche, ma sempre in misura
più frequente dei quotidiani (ad eccezione di quelli sportivi che sono i più letti). Ancora in relazione al tempo libero, decisamente bassi risultano i livelli di
frequentazione di associazioni, gruppi vari e biblioteche.
Luoghi privilegiati di frequentazione sono i bar, ma molti lavoratori amano
anche trovarsi all’aperto, nelle piazze e nei parchi, oppure nei centri commerciali,
altro luogo di frequentazione e aggregazione. Anche le strutture sportive, come
piscine e campi da calcio sono luoghi piuttosto abituali. Infine per i lavoratori
musulmani la moschea o sala di preghiera rappresenta il luogo in assoluto più
frequentato nel tempo libero.
Tab. 17. Luoghi di frequentazione e aggregazione nel tempo libero
Luoghi
%
Bar
Piazza e parchi
Centri commerciali
Casa propria o di amici/parenti
Strutture sportive
Moschea
Altri luoghi
Totale
26,6
21,2
15,2
11,4
10,8
7,3
7,6
100,0
Terminata l’analisi dei dati raccolti attraverso i questionari somministrati
ai lavoratori immigrati, prima di passare a delineare alcune considerazioni di
sintesi e indicative, ci soffermiamo sugli elementi emersi dai colloqui con alcuni
testimoni privilegiati della realtà in esame.
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153
Capitolo 2
2.3. Analisi qualitativa. Il punto di vista degli osservatori
Gli aspetti più significativi e importanti emersi analizzando l’esperienza e il punto
di vista dei lavoratori sono stati approfonditi attraverso il contributo di alcuni
interlocutori qualificati, individuati all’interno delle seguenti categorie:
− Soggetti pubblici e privati di controllo e verifica sulle condizioni della sicurezza;
− Soggetti pubblici e privati per la consulenza e la formazione alle imprese e
agli immigrati;
− Imprenditoria;
− Medicina del lavoro e medicina legale;
− Organizzazioni sindacali;
− Rappresentanti delle comunità straniere (mediatori culturali, esponenti dell’associazionismo).
I diversi punti di vista seguono quindi angolature varie e molteplici. Come
si vedrà, molti sono gli elementi su cui si rileva un accordo pressoché unanime,
ma non mancano alcune divergenze di opinione, a seconda delle competenze e
delle priorità attribuite sulla base del ruolo esercitato. Vediamo, in relazione ad
alcuni aspetti specifici, che cosa è emerso dai colloqui.
2.3.1. Settori produttivi e fattori critici. Lavoratori immigrati più a rischio?
Come punto di partenza possiamo rilevare una convergenza di fondo riguardo
alle criticità di settore sotto il profilo della sicurezza. In particolare, confermando
quanto emerge dall’analisi dei questionari rivolti ai lavoratori immigrati, in linea
di massima gli interlocutori concordano sui seguenti aspetti:
− limitata problematicità nel settore metalmeccanico, dove il margine di rischio,
seppur sempre presente, appare più controllabile;
− rischio elevato nel settore estrattivo, ma in buona parte presidiato, sia per
fattori connaturati al tipo di lavoro (è praticamente impossibile, si dice, non
usare i dispositivi di protezione), sia per il massiccio intervento in campo
formativo avviato in favore del settore;
− situazione più critica nel settore edile, sia per la particolare configurazione
strutturale del comparto che talora "complica" l’utilizzo dei mezzi di protezione (anche se regolarmente distribuiti), sia perché lo stesso appare più
caratterizzato dal fattore precarietà, inteso come: mobilità/discontinuità
dell’occupazione (turn-over elevato), forte eterogeneità nella tipologia di
impresa, talora frammentazione della titolarità/responsabilità (soprattutto
in relazione al fenomeno dei subappalti).
Se naturalmente queste considerazioni valgono a livello complessivo, nel caso
degli addetti immigrati si possono rilevare alcuni elementi specifici.
154
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Capitolo 2
Più in generale e al di là del settore produttivo, a detta dei testimoni possono
effettivamente verificarsi delle condizioni lavorative particolarmente a rischio e
può altresì accadere che in tali condizioni, per vari motivi, si vengano a trovare
più frequentemente i lavoratori immigrati, soprattutto una parte di loro.
Riportiamo di seguito alcuni brani tratti dalle interviste che testimoniano
come la criticità caratterizzi alcuni settori più che altri e tuttavia sia legata soprattutto ad aspetti strutturali (in particolare alle dimensioni aziendali) e come,
unitamente a situazioni lavorative precarie e discontinue, possa aumentare il
rischio infortunistico per i lavoratori immigrati, ciò che non accade o accade
comunque in maniera limitata in altre condizioni.
"Da noi fortunatamente i rischi sono bassi. C’è stato infatti un
doppio percorso, negli ultimi dieci anni: da una parte l’evoluzione
tecnologica, con la carenatura di tutte le macchine; poi teniamo
sotto controllo il rumore, eliminiamo o sostituiamo prodotti chimici
particolarmente pericolosi per l’uomo e l’ambiente, eliminiamo le
polveri, utilizziamo macchine sempre più sofisticate per la movimentazione dei pesi,… Dall’altra parte, però, ci sono ancora molte
operazioni manuali (come l’assemblaggio) e gli infortuni che accadono sono proprio questi legati alla quotidianità (…) Gli stranieri
che lavorano da noi parlano l’italiano. Questo perché la manodopera
che cerchiamo è specialistica, con competenze in meccanica, quindi
è richiesta una qualifica di primo livello, un percorso scolastico che
porta per forza a conoscere la lingua italiana. Ma in altri casi (penso
alla carpenteria pesante) la competenza del lavoratore è media, con
bassa scolarizzazione, e deve fare i conti con due fattori: la situazione
ambientale compromessa e l’assenza di formazione, per problemi
di lingua o problemi economici dell’impresa". (Responsabile per la
sicurezza, settore metalmeccanico).
"Il settore metalmeccanico è effettivamente meno a rischio rispetto
agli altri due. In alcuni settori di produzione (macchinari chiusi,
a controllo numerico ecc.) per farsi male si deve proprio non attivare le procedure previste. …C’è da dire che fino a qualche anno
era quasi più facile far utilizzare i mezzi di protezione ai lavoratori
stranieri che ai locali, perché questi ultimi provenivano da una
storia di lavoro dove non esistevano le normative attuali e quindi
cambiare abitudini e interiorizzare una serie di prassi non è stato (un
processo) immediato. Ora tutti si stanno adeguando, specie i più
giovani, stranieri e italiani". (Imprenditrice settore metalmeccanico).
"Esistono delle normative molto precise, quindi è cura del datore
di lavoro fare in modo che i lavoratori siano a conoscenza di tutto;
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155
Capitolo 2
è un settore che presenta dei rischi ma con le precauzioni e i provvedimenti che vengono presi i rischi si riducono molto.
Forse perché è stata fatta maggior informazione rispetto anche ad altri
settori… in questo momento nel porfido c’è un occhio molto attento
alla sicurezza, ma non solo da parte dei lavoratori, anche da parte degli
imprenditori. (…) C’è mobilità, però non come nell’edilizia. La mobilità è spesso tra le aziende, alla ricerca dell’azienda migliore, che può dare
garanzie migliori, o la più vicina a casa o perché si conosce il titolare.
Però ho visto che chi entra nel settore ci resta per lungo periodo.(…)
Nel settore del porfido l’immigrato svolge ogni tipo di lavoro, quindi
ci sono manovali, cubettisti, segantini, scalpellini. Rispetto ai colleghi
italiani non hanno maggiori rischi o maggiori pericoli. Il fatto che lo
straniero faccia quello che l’italiano rifiuta… è una cosa che poteva
accadere in passato. Può essere che alcuni ruoli siano un po’ snobbati
dalla gente del posto, però credo che il caso sia molto limitato. Mi viene
da pensare all’agricoltura, dove probabilmente è più forte questa cosa,
se andiamo nelle cave vediamo italiani e stranieri che fanno lo stesso
lavoro assieme, non vedo grosse differenze". (Referente ESPO).
"Nel settore del porfido i dispositivi sono decisamente indispensabili,
non puoi non usarli, sei costretto…..Bisogna usare i tappi perché c’è
molto rumore, se non li usi diventi sordo. Se cade un sasso, sei costretto ad avere le scarpe con il puntale di ferro. Se solo prendi cinque
sassi senza guanti la pelle delle mani si rovina. I rischi sono talmente
evidenti che non (te ne) puoi dimenticare...". (Lavoratore macedone
e mediatore culturale).
"I lavoratori stranieri non svolgono nel porfido lavori diversi o più
pesanti o pericolosi, questo può valere per l’edilizia, dove ad esempio
le demolizioni spesso vengono affidate agli immigrati e i lavoratori
stranieri sono a volte culturalmente qualificati ma professionalmente
non qualificati, un impiegato che demolisce un solaio non ha alcuna
preparazione tecnica e quindi il rischio si moltiplica. È vero che a
volte l’incentivo del cottimo (nel porfido) può stimolare a lavorare
di più (il lavoro più è pesante e più è pagato, nel porfido si va per
guadagnare), ma questo vale per tutti". (Referente Progetto salute).
Nell’edilizia viene confermata una certa inclinazione a non utilizzare con costanza i dispositivi di protezione personali, ma questo sembra essere un comportamento
piuttosto generale, in qualche modo "imitato" dai lavoratori stranieri.
"È un fatto diffusissimo, perché se devo mettere il casco e il casco è a
cento metri di distanza, faccio fatica. In genere le imprese tendono a
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Capitolo 2
dare tutto quanto ai lavoratori, tutti gli strumenti, a tutti, in generale,
anche agli extracomunitari. Gli extracomunitari, appena ricevono
l’elmetto, i guanti, … vanno vestiti di tutto punto che sembrano dei
marziani, poi un po’ alla volta si comportano come gli altri perché non
vogliono essere diversi. I nostri lavoratori infatti dicono: con queste
mani grosse, perché devo mettere i guanti per alzare un tombino di
ghisa. Poi li prendono in mano e se questo cade si tranciano una mano
(…). Cosa vuoi che mettano le cuffie…, dicono che ci impiegano un
minuto, o la mascherina: per un taglio di un secondo, vuoi che vada
a mettermi la mascherina…". (Imprenditore edile).
Pare sopravvivere, in particolare nel comparto dell’edilizia, una cultura del
lavoro che si declina in termini virili, maschili, che mal si coniugano con gli
accorgimenti necessari a prevenire malattie e infortuni.
"La cultura machista che ancora si intravede nel settore edile, porta
non tanto a sottovalutare i rischi quanto a sopravvalutare le proprie
capacità e la propria forza fisica". (Referente sindacato).
"Ho visto più di una volta persone con martelli pneumatici o persone
sulle impalcature senza imbracature, in situazione di esposizione
(al rischio), non hanno gli elmetti e qualche volta ci sono anche
problemi con gli scarponi, o non portano le cuffie in presenza di
ruspe e dispositivi che fanno molto rumore, e questo si vede. Questo
penso sia legato un po’ anche al tipo di impasto culturale che c’è nel
cantiere, dove probabilmente l’utilizzo di un dispositivo individuale
di protezione viene visto come qualcosa di poco "maschile"; anche
parlandone con i segretari di settore coinvolti nella formazione
sulla 626, mi dicevano di avere delle difficoltà…si percepiscono le
battute tra colleghi dove si dice "ma no, ma non serve"". (Referente
sindacato).
D’altra parte vengono sottolineate alcune situazioni critiche anche nel settore del porfido, dove permangono disagi e rischi, per quanto i dispositivi siano
sempre dati in dotazione e i comportamenti dei lavoratori siano necessariamente
adeguati.
"In realtà è un lavoro con tanti pericoli, ci sono macchine pericolose,
ci sono blocchi che cadono….. E per forza devi proteggerti: senza
guanti non puoi toccare il porfido, ti bruci le mani; senza occhiali
le schegge della sfaldatura arrivano dappertutto; le scarpe le metti
sempre perché sempre c’è qualcosa che cade. Questi dispositivi li
abbiamo tutti, li abbiamo dalle ditte in dotazione: tappi, cuffie,
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
157
Capitolo 2
guanti e tutto il resto. (…). A volte uno straniero che si fa male va
in malattia, dice che ha sbattuto contro una porta, per non essere
guardato male dal datore di lavoro, ci sono di questi casi. Si nasconde l’infortunio per paura. Adesso come adesso si ha un po’ paura,
se c’è un infortunio si va in malattia (…) Le visite periodiche (dei
medici) ci sono, sono previste, ma quando vengono c’è sempre il
sole e va tutto bene. Non vengono quando piove, c’è fango e diventa
tutto scivoloso e non si può lavorare. (…) Io insisto sui medici, che
devono fare controlli più spesso, nel tempo giusto, quando serve, e
devono venire a parlare con noi, con gli operai". (Responsabile per
la sicurezza, porfido).
Alcuni testimoni in campo medico, dell’ispettorato del lavoro e sindacale,
hanno evidenziato situazioni particolari che riguardano i lavoratori immigrati,
confermando una peculiare problematicità nel settore edile (ma non solo) e
ponendo l’accento soprattutto sulle caratteristiche strutturali che spesso si trovano ad avere le aziende edili e sulla specificità della manodopera immigrata che
frequentemente svolge questo tipo di occupazione in forma discontinua.
"Confermo la maggior presenza di rischio nel settore edile, sia per la
presenza di lavoro nero, sia perché spesso si tratta di piccole aziende,
sia perché spesso si tratta di lavori stagionali. Però non vedrei tanto
differenze specifiche tra settori (produttivi), quanto piuttosto tra aziende grandi e piccole: dove c’è una grossa azienda c’è una struttura che
riduce la probabilità di avere lavoratori in nero; c’è un organismo per
la sicurezza e un responsabile, c’è più controllo e c’è questa "corrente"
di lavoratori che ingloba anche il nuovo arrivato. Non so chi sia più
sensibile alla sicurezza, tra italiani e stranieri; però posso vedere chi
è più esposto: lo straniero è più esposto perché più facilmente può
cadere nel (lavoro) nero e perché si sposta di più; inoltre può essere
stato assunto per un breve periodo quindi non ha raggiunto una
sufficiente preparazione in questa tematica. Questo non per una sua
minor disponibilità ad usare sistemi di protezione, ma perché spesso
lo straniero si trova a dover fare quel lavoro che l’italiano non accetta
più, ed è chiamato ora qui e ora lì; questo impedisce di avere una
grande conoscenza, perché la permanenza in un posto ha un’importanza enorme. È qui che si vede la differenza tra piccola e grande
azienda: perché proprio nelle ditte artigiane si prende una persona
magari per una settimana, spesso il lavoro è difficile, la stessa azienda
è anche meno sindacalizzata…". (Medico del lavoro).
"Ma il problema non riguarda tanto i lavoratori immigrati stanziali,
quanto i precari, anche in relazione ai progetti migratori. Si deve
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
distinguere fra i lavoratori che intendono rimanere qui da quelli
che vogliono tornare, perché questo cambia completamente anche
il modo di porsi verso il lavoro.
Nell’edilizia spesso sono quelli che fanno il lavoro nero, operano
al di fuori delle organizzazioni economiche, lavorano il sabato e la
domenica, a ritmi elevati, a volte hanno un secondo lavoro. Questi
sono i veri lavoratori a rischio, ma questi non si vedono neanche,
sfuggono a tutti i controlli. Le imprese che forniscono lavoro a questi
lavoratori spesso sono a loro volta piccole imprese di immigrati che
figurano come imprese individuali e utilizzano connazionali come
lavoro nero. Le grosse imprese ormai sottostanno alla normativa".
(Medico del lavoro).
"I lavoratori immigrati sono più ricattabili perché soggetti deboli,
anche se regolari, specialmente nel settore edile e estrattivo dove
prevalgono per questi lavoratori i contratti a termine. Nella precarizzazione del lavoro si perdono di vista tutti gli aspetti sindacali
in generale e nello specifico anche quelli relativi alla sicurezza. (Per
i lavoratori immigrati) la sicurezza è un aspetto che viene "dopo",
prima di tutto devono lavorare. L’obiettivo prevalente è il lavoro
per poter sopravvivere. Solo in un momento successivo, quando
raggiungono una certa stabilità, vengono a dare importanza alla sfera
dei diritti, ma sempre secondo una scala di priorità dove primeggiano, in ordine, il permesso di soggiorno, l’alloggio, l’occupazione, il
ricongiungimento familiare". (Referente sindacato).
"Gli immigrati sono più soggetti al lavoro irregolare perché meno
sindacalizzati, meno consapevoli dei loro diritti, almeno all’inizio,
hanno un disperato bisogno di lavorare... L’edilizia si presta a questo
tipo di lavoro. Inoltre c’è il problema della lingua, spesso sono impiegati nei lavori atipici... Hanno magari già lavorato nel loro paese
e nello stesso settore ma senza il bagaglio di sicurezza necessario...
Provengono da realtà depresse, trasferiscono un modo di vivere,
più spartano, meno attento in generale alla "qualità", anche nel
lavoro. (...) Accade che questa "disponibilità" del lavoratore immigrato possa tornare utile ad alcuni datori di lavoro (ma questo può
accadere in qualsiasi settore), sia perché la prevenzione ha dei costi
diretti, sia perché rallenta i tempi di lavoro. Se un lavoratore italiano,
magari più sindacalizzato e sensibilizzato dice in queste condizioni
non lavoro, un lavoratore immigrato non se lo può permettere, è
più ricattabile, soprattutto se ha qui la famiglia o vuole averla".
(Ispettore del lavoro).
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
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Capitolo 2
Si conferma dunque una certa diffusione del lavoro atipico fra gli addetti
immigrati, e viene anche confermata la tendenza frequente all’avvio di piccole
attività in forma autonoma che nascondono spesso il cosiddetto lavoro parasubordinato.
"Sono spesso lavoratori dipendenti che decidono, per una serie di
motivi, di iniziare l’attività imprenditoriale, partono da zero, spesso
hanno un committente unico (quello che prima gli dava lavoro come
dipendente adesso diventa il loro committente), non ricevono più
una retribuzione ma un compenso in seguito all’emissione di una
fattura. Parlando però di sicurezza, interpretando strettamente la
626, possiamo dire che tutte queste imprese, in quanto imprese
individuali senza dipendenti o collaboratori di alcun tipo, non sono
soggette agli obblighi della 626 (anche se noi con i nostri iscritti
cerchiamo di sensibilizzare ad una interpretazione estensiva della
legge): sono tutte imprese che non sono obbligate a nessun tipo
di adempimento in relazione alla sicurezza, salvo la salvaguardia
personale della vita…per quanto nel momento che lavorano in
un cantiere devono rispettare le regole di sicurezza che vigono nel
cantiere...". (Referente Associazione Artigiani).
Tornando brevemente all’aspetto della precarietà lavorativa come fonte di
rischio per la sicurezza, un legame solido con l’ambiente di lavoro risulta fondamentale anche sul piano relazionale, ed è questo un altro fattore che spesso
manca nei rapporti di lavoro degli immigrati.
"(Analizzando gli infortuni mortali accaduti a lavoratori immigrati)
vediamo che si tratta spesso di lavoratori che proprio per il rapporto
di lavoro precario hanno una scarsa conoscenza dell’ambiente di
lavoro, relazioni estremamente episodiche con i lavoratori stabili,
informazioni assolutamente insufficienti. C’è un collegamento
intimo, organico fra sicurezza e precarietà. Infortuni, incidenti
riguardano più diffusamente lavoratori precari che oltre ad avere
scarsa informazione sui pericoli hanno scarsa informazione sulle
norme e comportamenti di prevenzione, ma hanno anche meno
rapporti con i lavoratori più stabili. La cultura della sicurezza non è
soltanto una questione di conoscenza libresca e formale, ma è legata
strutturalmente ad una conoscenza più precisa dell’ambiente e dei
rischi di lavoro. I lavoratori precari vivono in un contesto come
questo, in una situazione svantaggiata, la maggior parte dei lavoratori
immigrati è occupata con contratti precari e atipici di varia forma e
quindi si comprende come vivano condizioni di rischio maggiore.
(Referente sindacato).
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Capitolo 2
Fondamentale è anche la motivazione al lavoro, come sottolinea un altro dei
testimoni privilegiati.
"Abbiamo notato che molti lavorano nell’edilizia non per scelta ma
perché non hanno trovato altro. Questo al di là del fatto che sia
straniero o italiano: quando uno sceglie un lavoro non perché gli
piace, ma perché gli serve uno stipendio a fine mese, è ovvio che è
meno concentrato, meno interessato ad imparare il lavoro, quindi è
più possibile che si faccia male. Succede molte volte invece che un
laureato dei paesi dell’est accetti di venire qui e ricominciare tutto da
capo, come muratore…sono persone molto intelligenti, preparate,
pronte ad imparare, che danno quasi "filo da torcere" ai colleghi. In
realtà, tra gli stranieri troviamo un notevole "turn over": magari si
comincia con l’edilizia, poi si spera di trovare altre situazioni tramite
qualche connazionale. Vedo che nell’edilizia rimangono poco, proprio il tempo di imparare la lingua, di ambientarsi, di cercare nuove
opportunità, poi quando trovano un lavoro che li soddisfa di più,
escono dal settore. Però, la cosa più importante è se amano o meno
il lavoro che fanno: se uno lavora sei mesi ma con passione, perché
gli piace, è anche più attento al comportamento da adottare, anzi,
questo bagaglio di esperienza gli può tornare utile nella sua vita privata,
ma anche per iniziare una nuova attività in proprio, in Italia o nel
suo paese. Se invece uno rimane anche quattro anni nel settore, ma
non gli interessa, se il lavoro gli viene a noia, non gli passa il tempo e
continua a guardare l’orologio… in realtà non lo impara e non pone
nessuna attenzione ai rischi". (Referente Centrofor).
La motivazione è anche legata alle condizioni personali, ad esempio sul piano
del ricongiungimento familiare, che la ricerca ha già messo in luce come fattore
rilavante nell’ambito degli atteggiamenti verso il lavoro, oppure anche alla perdita
dell’autostima personale.
"Poi c’è il problema della famiglia: magari sono lontani, non si sa
se arrivano o no, e questi pensieri possono distrarre ed essere fattori
di rischio. Ci sono poi (altri) fattori, si hanno troppi pensieri come
"non riesco a trovare un bel lavoro, sono tanti anni che sono uscito
dal mio paese e cosa ho fatto fino adesso?". (Lavoratore pakistano e
mediatore culturale).
D’altra parte c’è anche chi sottolinea come alcuni fra i lavoratori immigrati tendano a loro volta a non rispettare le regole del lavoro, ad assumere comportamenti
elastici in vari frangenti, a "creare problemi" in diverse situazioni, soprattutto in
termini di assenteismo ingiustificato, ma anche sul piano delle relazioni.
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Capitolo 2
"Alcuni rivelano maggiori problemi nell’interazione con gli altri addetti (una certa aggressività, difficoltà di collaborazione) e
dimostrano un diverso modo di intendere il lavoro, ad esempio
prolungando le ferie perché tornano al paese. Una piccola impresa
artigiana non può fare a meno di un addetto per due mesi di fila.
Questo fra l’altro crea situazioni conflittuali in azienda soprattutto
con gli altri lavoratori". (Imprenditrice settore metalmeccanico).
"A volte succede (e crea molti problemi tra datore e lavoratore
straniero) che uno straniero magari è stato in giro tutta la notte, il
giorno dopo ha il turno di mattina e non va, non telefona nemmeno. Il caporeparto aspetta, magari non ha il recapito telefonico o il
telefonino è spento. E questa è sempre mancanza di informazione,
non sa che quando non si va a lavorare si deve comunicarlo, dire che
si è malati o altro, comunque avvertire. Oppure il lavoratore arriva
tardi, quando ha dormito un po’ di ore. E questo comporta grossi
problemi sul lavoro. Oppure se sono malati non vanno all’INPS.
Oppure gli telefonano dal suo paese, la moglie, la famiglia, il fratello,
gli dicono "stiamo facendo questo lavoro, ci serve la tua presenza",
e lui chiede ferie al datore di lavoro. Gli chiede magari tre mesi,
il datore dà solo dieci giorni perché di più non è possibile, e chi
parte per dieci giorni alla fine sta via cinque mesi, senza avvisare, e
anzi, quando torna, va al lavoro e si lamenta perché il suo posto è
occupato da un altro! E dice: "questo è il mio posto! Fai così perché
sono uno straniero". Non pensa che lui ha sbagliato… pensa che il
datore è ingiusto con lui solo perché è uno straniero". (Lavoratore
pakistano e mediatore culturale).
L’incidenza sull’approccio al lavoro di alcune variabili di tipo culturale e dell’esperienza acquisita nel paese di origine viene sottolineata anche nel campo
dell’accoglienza e dell'assistenza sanitaria e previdenziale.
"Si è notato ad esempio nei lavoratori albanesi, soprattutto in quelli
arrivati per primi, una resistenza a comprendere il significato di ritenute e oneri contributivi, per il fatto che nel loro paese (l’assistenza
sanitaria e previdenziale) erano garantite (magari male) al di là della
busta paga. Prendevano magari un salario basso ma "intero", netto,
e quindi non capivano perché qui dallo stipendio si dovesse togliere
questo e quello... (Referente associazione di accoglienza).
Da una parte, quindi, una diversa cultura del lavoro e un’informazione inadeguata (aspetti su cui torneremo), dall’altra, la percezione di un trattamento
differente perché stranieri. Fattori, questi, che talora (ma certo non in generale)
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Capitolo 2
possono indurre un atteggiamento molto accorto e "sindacalizzato", soprattutto
ad infortunio avvenuto.
"È più facile che sia lo straniero ad intraprendere un’azione legale per
avere risarcimento dei danni, rispetto al lavoratore locale che tende
a giustificare l’infortunio come rischio del mestiere; il locale è più
restio ad esporsi contro l’azienda che gli dà lavoro, c’è un rapporto
con l’azienda quasi di tipo familiare. O forse c’è un minor attaccamento a quel posto di lavoro particolare da parte dello straniero, un
po’ come succede all’italiano che lavora in una grande azienda, in
cui non ci sono particolari rapporti personali con i datori di lavoro".
(Responsabile per la sicurezza, metalmeccanico).
"Si preoccupano molto di più a seguito dell’infortunio del recupero
completo e delle possibili conseguenze. (…) Rilevo una più alta
conflittualità fra imprenditori e lavoratori stranieri, non so dire se
perché sono prevenuti o se davvero esistono maggiori problemi. Tale
questione riguarda anche gli infortuni. Capita che il datore di lavoro
contesti più frequentemente l’infortunio, sia le modalità di accadimento sia la durata del periodo (di malattia)". (Medico legale).
"Ma conta molto anche la psicologia, secondo me: a volte, il lavoratore straniero, soprattutto (nord)africano, viene posto in un
ambiente un po’ a rischio, così il secondo lavoratore che arriva,
viene con un pregiudizio, è già in difesa, quindi si crea un minimo
di complesso di persecuzione: hanno paura di essere "fregati" per
una cosa o l’altra. Sì, hanno questa percezione di essere trattati
peggio degli altri e vanno a informarsi di più in caso di disturbi".
(Medico del lavoro).
2.3.2. Consapevolezza, formazione e comunicazione
Riguardo al grado di coscienza negli immigrati dei propri diritti - doveri di
lavoratore, in generale, e sui temi della salute e sicurezza in particolare, le posizioni
dei testimoni intervistati, come in parte si è già visto, non sempre concordano. A
fronte di alcuni che ritengono tale consapevolezza assente o comunque lacunosa
sia all’origine, sia come formazione acquisita in Italia e sui luoghi di lavoro, c’è
al contrario chi sostiene di riscontrare in questi lavoratori una certa abilità nel
reperire e recepire le informazioni.
"Non parlano d’altro, sanno tutto… a volte ne sanno di più dell’imprenditore; sanno quando scatta la malattia, quando scatta
l’infortunio". (Imprenditore edile).
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Capitolo 2
"Noto sicuramente che lo straniero conosce perfettamente quello che
deve fare e quello che gli deve essere concesso. Conoscono perfettamente i loro diritti, forse più di un italiano…Probabilmente deriva
da un maggior flusso di informazioni attraverso le associazioni di
immigrati". (Responsabile per la sicurezza, metalmeccanico).
"A volte sono più consapevoli degli italiani. A volte hanno anche
un atteggiamento di 'pretesa' (…) Questo perché penso che ci sia
un grande scambio di informazioni tra di loro, quando si ritrovano. O anche perché si considerano parte debole, quindi sono più
interessati di un italiano a sapere se una certa cosa è legittima o
non lo è; sono tutti preparati sull’aspetto sindacale: molti di loro
fanno parte di un sindacato, mentre non è così per gli italiani. Il
sindacato per loro diventa un vero punto di appoggio, perché è un
ente che li tutela, che dà delle informazioni 'sicure', non le voci di
corridoio". (Referente Centrofor).
Nel sindacato, d’altra parte, si percepiscono situazioni di irregolarità contributiva più o meno evidenti che vengono frettolosamente sanate, carenze
nell’informazione, ma si riscontra anche nei lavoratori immigrati un utilizzo
talvolta strumentale del servizio, dovuto a quella che sembra essere una falsa
coscienza dei diritti e ad attese di tipo assistenzialista, non corrette all’interno
delle reti comunitarie, e agevolate da una politica sociale che non favorisce una
cittadinanza attiva.
"A seguito di infortunio si rivolgono all’INAIL se lo possono fare,
se hanno tutti i documenti in regola, ma in una significativa percentuale gli infortuni avvengono, guarda caso, nel primo giorno di
lavoro". (Referente sindacato).
"La maggior parte delle persone straniere che lavorano non hanno
una precisa conoscenza dell’ambiente di lavoro in cui sono occupate,
che può essere diverso e particolare rispetto all’esperienza precedentemente vissuta. A questo si aggiungano questioni di comprensione
per una insufficiente conoscenza linguistica, difficoltà di relazione
con i lavoratori italiani anche perché molte conoscenze spicciole ma
estremamente utili si apprendono in maniera assolutamente informale, attraverso la quotidianità di rapporto con altre persone più
esperte (...). C’è una certa strumentalità anche nei confronti delle
organizzazioni sindacali, una scarsa partecipazione e insufficiente
protagonismo, con meccanismi di delega quasi clientelare, quasi che
il sindacato debba erogare prestazioni e protezione senza assumere un
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Capitolo 2
ruolo più attivo e incisivo da parte dei lavoratori. Il limitato accesso
ai diritti di cittadinanza può accrescere nei lavoratori immigrati stessi
una autopercezione in termini di lavoratori di serie b. Le associazioni
e le comunità degli immigrati dovrebbero sensibilizzare maggiormente i lavoratori nell’assumere ruoli di responsabilità nell’attività di
tutela dei lavoratori. Certo non sono molti quelli che sono disposti
perché (questo) potrebbe portarli anche a rapporti di asprezza con
i datori di lavoro (...). In particolare le associazioni potrebbero
contribuire a far maturare una concezione del lavoro come lavoro
sicuro non in termini assistenziali ma come acquisizione di diritti
che devono essere garantiti". (Referente sindacato).
Lacune nell’informazione dei lavoratori immigrati e una conseguente esposizione al rischio vengono anche rilevate da chi si occupa di casi di invalidità a
seguito di infortunio.
"La percezione del rischio è bassa. Lo si vede quando avviene l’infortunio. Spesso sono molto giovani e subiscono anche infortuni
gravi. Si affidano per il passa parola ad altre persone e magari arrivano dopo molto tempo. C’è anche un problema a confrontarsi con
la burocrazia. Spesso è anche difficile spiegare loro i diritti, anche
per un problema di lingua. Rispetto ad un altro lavoratore hanno
meno esperienza, poca solidarietà all’interno dell’azienda e vengono
mandati un po’ allo sbaraglio. (Se avviene l’infortunio) vanno anche
dal medico ma dipende dal tipo di conoscenza che hanno e dalla
percezione del loro stato invalidante o meno. Da noi arrivano tardi
o perché riusciamo a raggiungerli noi se abbiamo i dati, ma è solo
quando uno ha un bisogno estremo che si fa avanti, quindi perdiamo
quella fase importante di prevenzione". (Referente ANMIL).
Da parte dei lavoratori stranieri vengono confermate le enormi difficoltà di
comprensione che per forza "viziano" il processo conoscitivo e di consapevolezza
rispetto alla realtà con cui ci si confronta, il che può anche portare ad assumere
atteggiamenti poco corretti dal punto di vista di chi eroga lavoro e servizi.
"All’inizio, se qualcuno ti dà una pagina da leggere dici "sì, sì, l’ho
letta", ma la metti da parte perché non la capisci, e sei fuori da
ogni informazione; e magari la prima volta vai a fartela spiegare
da qualcuno, poi questo non sempre ne ha voglia, e allora anche
allo straniero passa la voglia di provare a leggere. E la stessa cosa
succede anche ai corsi: fai finta di esserci, poi segui i tuoi pensieri
perché non capisci niente di quello che dicono. (Inoltre) quando
uno si fa un’abitudine culturale, questa rimane; dal suo paese porta
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
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Capitolo 2
il suo modo di lavorare, anche se lì non c’è tanta sicurezza, e vai
avanti ugualmente, rischi o non rischi. Tutta questa mancanza di
comunicazione è negativa per il lavoratore ma anche per i suoi
connazionali: il datore di lavoro prende un pakistano per prova, se
è contento ne prende altri, se non è contento lo manda via e non
ne vuole assumere altri, non vuole più impegnarsi con i lavoratori
pakistani (…). Quelli che sanno sono veramente pochi. Alcuni,
per esempio, quando sono in malattia portano personalmente il
certificato, e non si dovrebbe; oppure portano il certificato dieci
giorni dopo, quando tornano al lavoro, e l’INPS non lo accetta
più, e perde soldi e tutele. Poi, nella comunità le informazioni
girano, ma fanno tutti lavori diversi, quindi anche le informazioni
sono diverse e le esigenze diverse. Fra settori diversi le informazioni
servono a poco, e si rimane un po’ indietro, non si è aggiornati...".
(Lavoratore pakistano e mediatore culturale).
Ovviamente la capacità di comprensione e l’atteggiamento verso l’informazione nel momento iniziale dell’inserimento non sono variabili fisse e uguali
per tutti, ma dipendono anche da fattori quali l’età, il livello di scolarizzazione,
il paese d’origine. Il grado di socializzazione anticipata alla lingua e ai modelli
culturali italiani-europei - che spesso interessa i paesi da cui provengono gli
immigrati, in forma attiva (studio, interesse personale…) e passiva (televisione,
beni materiali e modelli di consumo…) - è chiaramente diversa, ad esempio,
fra i lavoratori che provengono dell’est europeo da quelli di origine pakistana.
Inoltre il passaggio in rete comunitaria delle informazioni inerenti al lavoro è
anche correlato alla caratterizzazione occupazionale, nel senso che può accadere
che una particolare comunità, a differenza di altre, sia presente in misura predominante all’interno di un settore occupazionale (come i lavoratori macedoni di
lingua albanese occupati in buon parte nel settore del porfido), il che permette
un’omogeneità dell’informazione che non avviene invece laddove le professioni
esercitate sono eterogenee (come sopra riportato per i lavoratori pakistani).
"La maggior parte dei macedoni lavora nel settore del porfido,
nelle cave ma anche come piastrellisti, cubettisti, segantini, palisti,
camionisti. Arrivano impreparati perché è un settore che da noi
non esiste: non conoscono il lavoro, non ne conoscono i rischi,
perciò devono essere informati dal datore di lavoro e dai colleghi.
Con il tempo, poi imparano dal conoscente, dall’amico… Anche
se qualcuno non è tanto capace di leggere i documenti o di sapere
tante cose, nei nostri raduni (alle feste, o al sabato e domenica) se è
successo un caso a qualcuno subito si parla di come fare, e qualcuno che sa, spiega. Così tutti sanno come fare. (…) Certo, parlano
molto e spiegano.. perché ci sono stati casi di infortunio e si sa cosa
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Capitolo 2
il tale ha fatto, come è stato, dove è andato, in che uffici… e allora
se uno una volta ha sentito queste cose, se gli succede qualcosa è
già informato, sa come muoversi. Anche in questo caso funzionano
di più le informazioni che ricevono dai connazionali che le comunicazioni del sindacato: perché si ha un impatto diretto, perché si
conosce chi si è fatto male e lui spiega tutto". (Lavoratore macedone
albanese e mediatore).
In ogni caso l’informazione che avviene all’interno delle reti comunitarie, a
meno che non si tratti di informazione organizzata e formalmente strutturata,
non offre garanzia di adeguatezza e conformità, il che può avere conseguenze
non indifferenti sul percorso di conoscenza del lavoratore immigrato.
"I canali di accesso al lavoro sono spesso amicali-familiari e pertanto
sono del tutto insufficienti sul piano informativo". (Medico di base
e rappresentante di comunità).
È risaputo, d’altra parte, che l’informazione, in particolare sui temi della
sicurezza, deve obbligatoriamente avvenire in termini formativi sul luogo di
lavoro e attraverso corsi specifici. Aspetto questo che, secondo la percezione dei
lavoratori immigrati, presenta alcune lacune.
Vediamo cosa è emerso dai testimoni intervistati riguardo al tema specifico
della formazione.
Innanzi tutto si evidenzia il fatto che la formazione attuata fino a questo
momento non ha previsto corsi specifici rivolti ai lavoratori immigrati, né in
generale né tantomeno in materia di sicurezza e su questo aspetto le posizioni
tendono a divergere. Da una parte c'è chi reputa necessario organizzare una formazione specifica, magari in lingua originale e/o con la presenza di un mediatore
culturale, dall’altra quanti invece ritengono che un’offerta formativa mirata ai
soli lavoratori stranieri possa rivelarsi inattuabile e anche controproducente, per
alcuni versi "ghettizzante".
Del resto l’opportunità non mancherebbe, ma per qualche motivo sembra
non esservi un efficace collegamento fra domanda e offerta formativa.
"La formazione specifica rivolta ai lavoratori immigrati c’è nel piano
(Interventi di politica del lavoro) ma il piano è scarsamente conosciuto. Pur essendoci la possibilità di finanziare (fino all’80%) nella
fase dell’inserimento lavorativo sia l’apprendimento della lingua che
quello del mestiere e delle norme che regolano il lavoro, non c’è
tuttavia un riscontro da parte delle imprese. Sono corsi che vengono
attivati su richiesta delle aziende e non rientrano quindi nel piano
degli interventi attivi dell’Agenzia (ma potrebbero in futuro rientrarci): forse non arriva l’informazione, attualmente si sta studiando
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
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Capitolo 2
la pubblicazione di una rivista che arrivi a tutte le aziende sopra
i sette dipendenti per informare sull’offerta formativa". (Referente
Agenzia del lavoro).
Il punto è che le imprese, ma non solo le imprese, sembrano avere un diverso
parere circa la formazione rivolta agli immigrati. Se sostanzialmente vedono con
favore i corsi in lingua italiana, ritengono che in generale il resto della formazione riguardi complessivamente tutti i lavoratori, immigrati e italiani, senza
differenziazione nell’offerta.
"Non credo nell’utilità di una formazione specifica, in lingua
originale, per lavoratori stranieri, piuttosto proporrei dei corsi di
lingua italiana e poi l’adeguamento all’iter formativo normale,
anche perché le origini e le lingue sono molteplici, così come sono
tanti i settori e le relative problematiche. L’interazione con gli altri
lavoratori inoltre è importante nell’apprendimento forse anche più
di un corso". (Imprenditrice settore metalmeccanico).
"In realtà il problema è risolto nella prima settimana di lavoro: l’extracomunitario forse all’inizio non capisce se il caposquadra gli dice
di portargli qualcosa, ma sbaglia una volta e poi rimedia. Fare corsi
in lingua diventa un problema… come si fa a fare un corso per un
operaio mio, uno tuo… poi per gli opuscoli, non sono d’accordo:
ce ne sono anche di facili, con foto e simbologie, ma nessuno li
guarda, nessuno. Tanto vale che lo tenga qui io, in ufficio, e il primo
giorno quando gli spiego le cose glielo faccio vedere. Ci sono testi
con traduzioni in arabo, francese, tedesco, albanese, inglese; ma
cosa serve per gente che viene dall’est, dalla Russia". (Imprenditore
settore edilizia).
"Principalmente la formazione è sul campo: ancora prima di essere
adibiti al lavoro vengono informati su tutti i rischi e le malattie professionali. Vengono consegnate le schede mansionali e gli opuscoli
informativi per quanto riguarda i rischi delle lavorazioni e anche per
quanto riguarda l’esposizione al rumore, ovviamente con le informazioni pratiche sul corretto uso delle protezioni e delle dotazioni
di protezione personali. Questo si fa per qualunque neo assunto,
non perché immigrato. Il discorso dei corsi di lingua... penso che
il compito sia non tanto delle aziende quanto dell’ente pubblico.
Comunque, anche per l’esperienza che ho io, sono pochi i lavoratori che non parlano l’italiano (...). Sarebbe difficile prevedere un
depliant in ogni lingua... In genere, se un immigrato va a lavorare
in cava è perché già conosce l’amico, il parente, il cugino che l’ha
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Capitolo 2
chiamato. Quindi di fatto esiste un immigrato già inserito che fa
un po’ da mediatore, c'è una specie di solidarietà tra lavoratori.
Infatti, spesso i problemi di lingua vengono superati con il collega
che traduce, che dà le informazioni". (Referente ESPO).
"Bisogna assolutamente evitare i ghetti: italiani da una parte e stranieri dall’altra. Lo straniero ha bisogno di integrarsi nell’ambiente
di lavoro, e spesso impara il dialetto per sentirsi accettato. Così,
faccio il corso per gli stranieri, dico di mettere il casco, poi quando
(l'immigrato) lo mette viene deriso dai colleghi che non lo usano. È
evidente che anche lo straniero finisce per conformarsi perché il suo
primo obiettivo è quello di integrarsi con gli altri. Quindi, secondo
me, può essere utile in un primo momento la presenza di qualcuno
che parla la sua lingua madre e che gli consente di capire bene dei
concetti fondamentali. Sul lungo periodo è svantaggioso, dal punto
di vista della sicurezza, tenere separati italiani e stranieri. C’è bisogno
di integrarsi, di interagire, di scambiarsi le misure di sicurezza…
anche perché spesso gli stranieri vengono da paesi dove non esiste
una cultura della sicurezza sul lavoro". (Referente Centrofor).
C’è invece chi, di diverso avviso, avanzando anche alcune ipotesi interessanti, sollecita una formazione specifica e adeguata, almeno ad un livello iniziale,
proprio perché il problema non è solo linguistico ma anche culturale, insito
nelle abitudini di vita, nelle prassi e nelle concezioni apprese e interiorizzate che
incidono sui comportamenti in generale e sugli atteggiamenti verso il lavoro (e
verso la sicurezza) in particolare.
"Vedrei una formazione diversificata, a seconda delle situazioni, dei
progetti (migratori) e anche delle fasi di inserimento lavorativo. Sicuramente è importante una formazione iniziale specifica, di accompagnamento, propedeutica, "soft", per l’apprendimento di concetti
e questioni riguardanti il quadro dei diritti-doveri, regolamenti,
tempi e ritmi produttivi, aspetti che spesso mancano nella storia e
nell’esperienza di questi lavoratori (perché fanno parte della storia
di qui) (...) Per questo è importante che anche i datori di lavoro si
attivino in questo senso (richiedendo interventi di formazione per
i loro lavoratori immigrati) che ricadono positivamente anche sulla
produttività". (Referente associazione di accoglienza).
Inoltre, la fatica vissuta da chi non comprende bene "di cosa si sta parlando"
può anche indurre un atteggiamento di finto interesse e un’estraneità di fatto ai
contenuti che si vogliono trasmettere.
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Capitolo 2
"Utilizziamo molto materiale video, ma la materia non è semplice,
bisogna far passare anche concetti tecnici che richiedono necessariamente una certa conoscenza linguistica e condivisione di modelli
culturali che si tende a dare per scontati (lo stesso concetto di cura
della persona, di igiene...). Anche quelli che non hanno problemi
di lingua fanno fatica a stare seduti ad ascoltare per qualche ora. In
questo momento c’è bisogno di una mediazione culturale specifica.
Questo è uno dei nostri progetti nel cassetto: favorire la crescita
di persone che dovrebbero fare la mediazione culturale nel campo
specifico della sicurezza, in lingua madre, ma capace soprattutto di
superare l’ostacolo culturale. Senza volerlo ci complichiamo molto
le cose; un formatore - mediatore avrebbe anche gli strumenti concettuali giusti per passare le informazioni. Sarebbe importante far
arrivare la formazione e l’addestramento attraverso forme familiari e
non estranee, come può essere chiudersi in un’aula e sentire parlare
per quattro ore una persona in una lingua diversa con espressioni
(non sempre facili da acquisire). È un’ipotesi complessa e costosa
che presuppone un corso (da noi già concepito). Un’altra ipotesi è
quella di produrre un filmato, da doppiare in varie lingue (quelle
più diffuse), distinto per settore. Un conduttore che parla in lingua
madre e spiega direttamente". (Referente Progetto Salute S.r.l.).
"Nei corsi hanno spesso più difficoltà a comprendere, tendono
a non esprimersi anche se forzati, e manifestano una maggiore
persistenza di comportamenti non adeguati. Sono le persone più
difficili da raggiungere, sono poco permeabili (...). Pur essendoci
lo strumento e l’opportunità finora non c’è stata risposta, perché
forse non è considerato un problema, invece sarebbe importante
tra l’altro una formazione generale sulle tematiche del lavoro, comportamenti, regole, prassi. Lingua ed esperienza diversa: le due cose
messe insieme comportano un moltiplicatore in termini di tempo
perché devo innescare una relazione credibile con te, perché se ti
dico che devi cambiare i tuoi comportamenti non c’è niente di più
difficile. Non basta l’informazione, devi avere un rapporto di fiducia con il docente prima, devi poi ritrovare nell’ambiente di lavoro
un’applicazione e una disciplina per quanto riguarda la sicurezza
(...). Per conquistare la fiducia dei lavoratori stranieri sarebbe importante coinvolgere i mediatori culturali ma a monte c’è il problema
di convincere i datori di lavoro. Potrebbe essere importante una
campagna informativa attraverso i mediatori e le associazioni dei
datori di lavoro, mandando anche lettere mirate alle aziende dei
settori più a rischio che occupano lavoratori stranieri". (Referente
Agenzia del lavoro).
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Capitolo 2
La formazione non dovrebbe inoltre limitarsi ai soli lavoratori stranieri, ma
rivolgersi anche agli imprenditori e in particolare a quelli che assumono lavoratori immigrati. Quando si ha a che fare con un tema delicato come quello
della sicurezza sul lavoro, è fondamentale raggiungere la sensibilità personale di
tutti i soggetti e mantenere costante l’attenzione con una formazione adeguata
e mirata.
"La formazione spesso è troppo standardizzata, formale. C’è dispersione,
i pacchetti sono precostituiti. Un intervento di formazione sui lavoratori
immigrati dovrebbe essere fatto fin da subito, è basilare all’inizio del
percorso lavorativo, non solo sulla sicurezza, con il coinvolgimento
dei mediatori. Non basta una formazione tecnica, si devono veicolare
contenuti specifici che possono essere diversi nei vari paesi. Si dovrebbe
fare a livello pubblico un’analisi seria dei fabbisogni formativi in tema
di sicurezza in relazione al comparto di lavoro e mirare gli interventi sia
sui lavoratori immigrati sia sui datori di lavoro che li assumono (...). In
generale se non si forma una sensibilità personale dei datori di lavoro la
sicurezza rimane solo un onere formale da assolvere ma non si ha una
cultura della sicurezza, che impone di ragionare sull’organizzazione e
riorganizzazione del lavoro, in termini quindi sostanziali... L’attenzione
deve essere costante, sempre alta, bisogna vincere quella tendenza alla
confidenza con il lavoro che riguarda tanto i lavoratori quanto i datori
di lavoro e che fa abbassare la guardia, si potrebbe pensare quindi agire
anche sull’impatto visivo di conseguenze fisiche degli incidenti, coinvolgendo anche maggiormente nella formazione enti come l’ANMIL".
(Referente sindacato).
Inoltre, dal momento che comunque le comunità di origine rappresentano
un referente importante per gli immigrati,
"Sarebbe importante coinvolgere le comunità in modo organizzato e fin
dall’inizio, per impedire un passaparola dell’informazione inadeguata e
inefficace. La consapevolezza che le iniziative nascono anche attraverso
loro aumenta l’interesse e l’entusiasmo". (Referente Cinformi).
"Il coinvolgimento delle comunità potrebbe essere un passaggio
fondamentale, per il rapporto di fiducia che li lega e potrebbe baipassare quella certa diffidenza che c’è invece all’inizio nel rapporto
con le istituzioni". (Referente ANMIL).
Un’altra ipotesi avanzata è stata quella di progettare programmi di formazione
sul tema del lavoro e della sicurezza nei paesi di origine, "tramite accordi fra Provincia e paesi di provenienza, in attesa di ottenere l’autorizzazione" (referente Cinformi).
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Capitolo 2
Tale ipotesi è per altro già stata valutata da un centro di formazione, e forse attraverso
accordi con l’ente pubblico potrebbe avere maggiori possibilità di attuazione.
"Abbiamo preso contatti con una scuola in Romania, dove ci sono
800 persone, da istruire lì, nel luogo di provenienza, sulle tematiche della sicurezza, poi portarne qui una quindicina, far fare uno
stage in azienda, quelli che vanno bene assumerli qui, gli altri farli
tornare in Romania. Però la legge attuale ci crea dei problemi, e
poi c’è tutta la questione dei costi, del mantenimento per tutta la
durata del progetto". (Referente Centrofor)
Va inoltre segnalata l’osservazione di un medico curante, figura che spesso,
proprio per il rapporto di fiducia che è portato ad instaurare, potrebbe avere un
ruolo importante nella sensibilizzazione e informazione sui temi della sicurezza.
"Nella categoria medica in generale sull’argomento dell’infortunistica non c’è molta preparazione. Sarebbe importante che anche
i medici di base fossero informati sulla normativa e sulla prevenzione delle malattie professionali e infortuni, avessero materiale
informativo da consegnare direttamente ai pazienti, in modo da
poter consigliare il lavoratore immigrato in particolare ma anche in
generale". (Medico di base e rappresentante di comunità).
Certamente, per finire, un’attenzione particolare nell’informare va rivolta
soprattutto alle persone che si trovano in una posizione difficile, di inserimento
problematico nella società come nel lavoro, magari dopo un passato e una recente
esperienza migratoria a dir poco sofferti.
"Non è solo questione di comunicazione, è questione di atteggiamento. Chi è appena arrivato con un gommone dall’Albania (anche
se regolarizzato) ha presumibilmente un atteggiamento verso questi
aspetti che è tutto diverso da chi si è inserito già da molti anni, si è
ricongiunto con la famiglia, ha già seguito un percorso. Il problema
è soprattutto quello di raggiungere i primi, i secondi vanno seguiti
e tutelati come tutti gli altri lavoratori". (Medico del lavoro).
2.4. Considerazioni conclusive
2.4.1. Tipologia dei lavoratori immigrati
Le interviste in profondità hanno confermato molti dei risultati già discussi,
ampliando l’ottica interpretativa. Con particolare riguardo alla tipologia dei
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Capitolo 2
lavoratori immigrati, possiamo suddividere gli operai stranieri in tre categorie,
che in buona parte rispecchiano gli orientamenti motivazionali emersi dall’analisi
delle risposte al questionario dei lavoratori (Fattori: "Garanzia", "Investimento",
"Flessibilità"):
a) Lavoratori inseriti da tempo, informati, stabilizzati nell’occupazione (e spesso
anche nella comunità sociale), con buona conoscenza della lingua italiana,
vivono relazioni positive nell’ambiente di lavoro, sono attenti e sensibili
sul piano della sicurezza lavorativa, come e forse anche più della media dei
lavoratori;
b) Lavoratori presenti da poco tempo, anche con alcune difficoltà sul piano
linguistico, ma motivati e facilitati nell’inserimento lavorativo da una certa
preparazione professionale (anche se non sempre adeguata);
c) Infine una componente forse più ristretta, ma altamente significativa, di
persone in grande difficoltà sul piano comunicativo e relazionale, che vivono
una situazione complessivamente precaria e problematica e rivelano flessibilità sia nell’occupazione sia sul piano della sicurezza e della prevenzione
del rischio.
Ferme restando le variabili di rischio che possono colpire maggiormente tutti
i lavoratori immigrati proprio in quanto stranieri (a cominciare dalla lingua
per arrivare alla mancanza di una cultura della sicurezza nei paesi di origine), è
soprattutto la terza categoria di lavoratori quella che più frequentemente (ma
certo non esclusivamente) viene a svolgere la propria attività in maniera discontinua, cambiando spesso luogo di lavoro, trovando occupazione soprattutto nelle
piccole imprese, talvolta meno organizzate sia sul piano produttivo sia su quello
formativo, pertanto in situazioni rischiose.
2.4.2. Lavoratori immigrati e propensione al rischio: settori e fattori critici
Il settore estrattivo si caratterizza per un elevato potenziale di rischio infortuni
e malattie professionali: ciò emerge chiaramente nella consapevolezza degli
addetti immigrati del comparto, e si riflette di conseguenza nei comportamenti
dichiarati. Questi lavoratori, infatti, si rivelano più coscienti dei rischi, più attenti
nell’uso dei dispositivi e nell’adottare le procedure di sicurezza, più disponibili
nei confronti di interventi di formazione e informazione. È probabile che
l’intensa azione formativa già diretta a questo settore, sia a livello generale sia
in particolare sui temi della sicurezza - come dichiarano gli intervistati e come
confermano gli esperti - abbia dato i suoi frutti. Rimangono tuttavia aperte
alcune questioni, che richiederebbero un approfondimento, riguardanti in
particolare il comportamento denunciatorio dei lavoratori immigrati a seguito
di infortunio.
I lavoratori del settore metalmeccanico rivelano nel complesso una situazione
relativamente migliore sul piano oggettivo. Per quanto anche questo comparto
sia particolarmente critico sul piano della sicurezza, come indicano i dati suProvincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
173
Capitolo 2
gli infortuni, nel confronto fra i tre settori qui considerati il metalmeccanico
parrebbe essere oggettivamente il più "sicuro". Questi lavoratori immigrati si
percepiscono meno a rischio rispetto agli altri e rilevano di fatto una minore
frequenza di eventi infortunistici. Mediamente più scolarizzati rispetto agli altri
(come lo sono in generale coloro che provengono dai paesi dell’Est europeo, che
nella ricerca costituiscono la maggioranza degli addetti di questo settore), più
familiarizzati con la lingua italiana (per vicinanza geografica), più motivati professionalmente (forse anche perché provenienti da aree dove si è maggiormente
diffusa una cultura industriale), non sempre tuttavia adottano i dispositivi e le
procedure per arginare i rischi.
Il settore più critico risulta quello edile. Nei lavoratori edili si riscontra in
modo costante una più frequente sottovalutazione del rischio, che non indica
necessariamente "ignoranza" o non consapevolezza dei pericoli che si corrono
sul luogo di lavoro. Sembrano piuttosto altri i fattori che qui incidono e riguardando in particolare i lavoratori edili, ma che si delineano in termini anche più
generali, e che si riassumono di seguito.
Fattori critici
Anzi tutto il settore edile è quello maggiormente caratterizzato da discontinuità
e precarietà occupazionale e questo sembra giocare un ruolo importante negli
atteggiamenti e comportamenti che riguardano la sicurezza. La continuità/
discontinuità del rapporto di lavoro, cui sembrano particolarmente soggetti
i lavoratori immigrati, appare infatti correlata con frequenza e incisività
dell’informazione/formazione e investimento motivazionale nel lavoro.
In secondo luogo, come fanno notare anche i testimoni competenti, soprattutto le piccole aziende edili si caratterizzano per una elevata mobilità nel cantiere e interscambiabilità delle mansioni (le procedure non sono standardizzate e
ripetitive come avviene più frequentemente negli altri settori). Questo, oltre ad
aumentare le situazioni di rischio, potrebbe portare maggiormente i lavoratori
a trascurare l’uso dei dispositivi.
Non trascurabile inoltre l’influenza di quella che è stata definita una cultura
del lavoro "machista", che porta a enfatizzare requisiti di forza e virilità e atteggiamenti di noncuranza verso le norme di sicurezza; una cultura che viene
facilmente imitata anche dai lavoratori immigrati.
Le piccole imprese inoltre spesso non hanno un sistema sufficientemente organizzato per la sicurezza7.
7. Anche nella relazione dell’assemblea del CNEL su Salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro
(cit.), viene citata “La maggiore criticità delle piccole e piccolissime aziende rispetto alle grandi, pur
tenendo contro che il 626 è una norma la cui applicazione meglio si attaglia alle aziende di dimensioni
medie e grandi”.
174
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
Ancora, le difficoltà percepite a livello della comunicazione linguistica risultano particolarmente sentite dai lavoratori immigrati occupati nell’edilizia, che,
ricordiamo, sono in gran parte di lingua araba. Appare quasi superfluo, ma comunque doveroso, sottolineare come la comprensione delle misure di sicurezza
sia anche un fatto puramente linguistico e che questo sia un aspetto cruciale
soprattutto nelle prime fasi dell’inserimento lavorativo, specialmente qualora
la comunicazione aziendale risulti incompleta o comunque non adeguatamente
veicolata.
Inoltre, sempre il settore edile è quello i cui addetti vivono più frequentemente, secondo questa ricerca, condizioni di rischio aggiuntivo, in particolare
dichiarano un monte ore complessivo mediamente più elevato e la tendenza a
svolgere una doppia attività.
Infine, gli edili sono quelli che dichiarano livelli di insoddisfazione nel lavoro
più elevati e che ritengono, in quanto lavoratori stranieri, di essere maggiormente
a rischio rispetto ai lavoratori italiani.
In definitiva, quanto più il lavoratore vive condizioni di precarietà nel lavoro,
di scarso investimento motivazionale, di bassa autostima, tanto più rischia di
compromettere la propria attenzione sul piano delicato e cruciale della sicurezza
lavorativa, specialmente quando opera (come di fatto sovente accade per questi
lavoratori) dentro quelle aziende poco organizzate, caratterizzate da un "turnover" elevato, che investono in forma limitata nel settore della sicurezza.
Aprendo una breve parentesi, una particolare attenzione va sicuramente riservata al diffondersi di quel fenomeno che sembra investire in particolare alcuni
settori produttivi e che riguarda sempre più anche i lavoratori immigrati, ossia
le varie forme del cosiddetto lavoro atipico. Come si sottolinea nel rapporto del
CNEL sul mercato del lavoro, assistiamo a quel "travaso fra lavoratori la cui
autonomia poggia sulle classiche basi patrimoniali della bottega o del mestiere, e lavoratori autonomi di seconda generazione, il cui profilo poggia su basi
funzionali e si confonde talvolta con quello della para-subordinazione"8. Con
tutto ciò che segue sul piano della tutela del lavoratore - titolare di impresa, e
in particolare sotto il profilo della sicurezza, che sfugge in questo modo (almeno in gran parte) dalle maglie del decreto legislativo 626/94. Come è emerso
anche in questa ricerca (per quanto tale tipologia di lavoratori non sia stata qui
considerata), il fenomeno è presente anche nella nostra provincia.
Variabili da considerare
Scolarità
Si conferma, come in altre ricerche, l’importanza della variabile scolarità sul piano
del vissuto lavorativo degli immigrati in generale e anche nel caso specifico della
8. CNEL, Rapporto sul mercato del lavoro: 1997-2002, luglio 2002.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
175
Capitolo 2
questione sicurezza. In particolare chi ha acquisito una scolarità "media", ossia
di tipo professionale, svolge lavori consoni alla propria preparazione in misura
più frequente di quanto accade alle persone con bassa scolarità e a quelle con
scolarità elevata. Si nota in questi lavoratori una migliore ricezione/disponibilità
verso l’informazione ed un più assiduo ricorso alle misure di protezione.
Permanenza in Italia
La durata della permanenza in Italia esercita un’influenza positiva sul piano
della comunicazione (oltre che in generale sotto il profilo dell’inserimento
lavorativo e sociale), per cui i residenti da più tempo riscontrano in misura
maggiore un’informazione adeguata da parte delle aziende, mentre la variabile
si rivela meno significativa sul piano dei comportamenti inerenti alle misure di
protezione.
Età
I lavoratori immigrati più anziani, di età superiore ai 45 anni, esprimono
tendenzialmente atteggiamenti più prudenti e in generale più attenti agli aspetti
di "garanzia" in senso ampio, dalla sicurezza alla continuità dell’occupazione. I
più giovani tendono invece a manifestare maggiore insoddisfazione, variabile che
abbiamo visto essere correlata con la propensione personale al rischio sul lavoro.
Inoltre fra i più giovani sembrerebbe emerge un certo atteggiamento di tolleranza
verso l’assunzione di bevande alcoliche durante le ore di lavoro. Atteggiamento
che d’altra parte non sembra tradursi in comportamento effettivo, poiché tale
problema non è stato rilevato da nessuno dei testimoni interpellati.
Progetti migratori
Non si rilevano particolari differenze negli orientamenti dei lavoratori in tema
di sicurezza sulla base dei progetti migratori, anche perché, come si è visto, una
buona parte di loro non ha ancora preso decisioni precise in merito. La scelta
di rimanere o no appare strettamente legata al realizzarsi o meno di determinate
condizioni abitative, lavorative, familiari. Sicuramente, infatti, sugli atteggiamenti
incide il ricongiungimento familiare: si è osservata una maggiore attenzione e
motivazione alla sicurezza, così come nel lavoro in generale, fra quanti hanno
ottenuto il ricongiungimento e anche fra i single, rispetto a coloro la cui partner
e la cui famiglia si trovano ancora nel paese di origine.
Origine
Ricordando che l’esigua numerosità dei soggetti di origine asiatica non ha permesso
di considerare tali lavoratori nell’analisi dei dati disaggregati secondo la variabile
origine, le condizioni più critiche sembrano in ogni caso riguardare i lavoratori
di origine nordafricana e albanese. I primi, ricordiamo, sono prevalentemente
occupati nel settore edile, per cui possono valere le considerazioni già presentate
riguardo alle condizioni di lavoro in generale e alle difficoltà linguistiche. I
176
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 2
secondi, occupati prevalentemente nel metalmeccanico ma anche nell’edilizia
(soprattutto nelle valli periferiche), rivelano alcune difficoltà in particolare
sul piano motivazionale, sia per quanto riguarda il lavoro in generale (minore
attenzione agli aspetti stabilizzanti), sia sotto il profilo specifico della sicurezza e
della formazione su questi temi. Ricordiamo anche che i cittadini maghrebini e
albanesi vivono in generale maggiori difficoltà di inserimento a livello generale
e un più accentuato sentimento di estraneità, acuito dalla percezione di una
certa distanza sociale da parte della comunità trentina e da un senso di non
accettazione9.
2.4.3. Informazione - Formazione - Comunicazione
Emerge in particolare un problema linguistico-culturale che può ostacolare la
comprensione delle istruzioni e delle informazioni, ma anche di alcuni concetti
che si tende a ritenere acquisiti e condivisi, ma che potrebbero non essere tali
o non avere la stessa priorità. Ciò può ripercuotersi negativamente soprattutto
nella fase di inizio lavoro, un periodo particolarmente delicato e a rischio. Inoltre
diversi fra i lavoratori immigrati, all’inizio dell’esperienza lavorativa, si trovano
a dover apprendere:
− una cultura del lavoro legata a modalità e ritmi di produzione poco diffusi nei
paesi di origine, tenendo anche conto che una buona parte di loro proviene
da settori lavorativi diversi da quelli in cui sono inseriti attualmente o non
hanno alcuna esperienza di lavoro pregressa (studenti, disoccupati);
− norme e usanze in materia di sicurezza cui non sono stati abituati nel proprio
paese.
Non a caso appare diffusa la richiesta di informazioni in lingua di origine (o comunque non esclusivamente in lingua italiana). È vero che, secondo quanto affermano i
testimoni intervistati, i lavoratori immigrati tendono ad osservare attentamente e a
copiare quello che fanno gli altri, ma è certo anche che l’apprendimento di norme e
prassi adeguate in tema di sicurezza non può essere unicamente affidato all’esempio
del collega, anche perché non sempre il comportamento dei compagni di lavoro è
encomiabile. Come emerge dai colloqui con la categoria imprenditoriale, accade
anche di trovare lavoratori immigrati, soprattutto edili, che dopo un periodo iniziale di scrupoloso utilizzo dei dispositivi e osservanza pedissequa delle procedure
"copiano" il cattivo esempio di alcuni colleghi avvezzi a comportamenti in tema di
tutela della salute e della sicurezza sul lavoro non proprio rigorosi.
Appare pertanto opportuno che la formazione sia il più tempestiva possibile,
riguardi sia i temi del lavoro (norme e prassi), sia l’aspetto specifico della sicurezza
e sia distinta per settore di occupazione.
9. Si veda la ricerca Cittadini immigrati e famiglie straniere in Trentino. Inserimento comunitario e bisogni
sociali, a cura di Studio RES, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Attività socio-assistenziali, Infosociale,
n.1, Trento 2002.
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177
Capitolo 2
Per quanto sul tema della formazione siano emerse delle discordanze che
riguardano l’opportunità o meno di interventi specificamente rivolti agli immigrati, sono state avanzate da alcuni dei soggetti intervistati indicazioni e proposte
concrete, in alcuni casi già in fase di progettazione.
In sintesi, tali proposte ipotizzano o prevedono in particolare:
− interventi seminariali con esperti della formazione, rappresentanti delle categorie e degli organismi sindacali, enti e associazioni previdenziali, con il
coinvolgimento delle comunità straniere e dei mediatori culturali;
− materiale video plurilingue;
− interventi formativi nei paesi di origine.
In un caso è stato anche suggerita l’istituzione di un numero verde (anch’esso
plurilingue), iniziativa che tra l’altro, in termini generali, è già stata ipotizzata
presso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e inserita nel progetto n. 5 del
Piano operativo per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro10.
I mediatori culturali in particolare potrebbero essere coinvolti, oltre che
nell’ambito della formazione, nella progettazione degli interventi e delle forme
linguistiche più adatte per una compagna di comunicazione sulla sicurezza rivolta
a lavoratori immigrati. Fondamentale anche prevedere in ogni caso l’apprendimento della lingua italiana.
È abbastanza evidente, inoltre, che i livelli contenuti di lettura e di fruizione
dei programmi radiofonici e televisivi locali sembrerebbero scoraggiare la comunicazione in tale direzione. Tuttavia si può ipotizzare che maggiore seguito
possano ricevere programmi locali espressamente rivolti ai cittadini immigrati
(come quello radiofonico già attivato dal servizio provinciale Cinformi e altri
programmi anche televisivi nella rete nazionale), resi noti attraverso una adeguata
pubblicizzazione, nella cui programmazione vengano previsti temi specifici (come
quello sulla sicurezza nei luoghi di lavoro), anche a carattere periodico.
In ogni caso la comunicazione diretta può orientarsi anche verso altri luoghi
e altri canali, nelle piazze e nei luoghi pubblici, nei centri commerciali (per
quanto non tutti i testimoni concordino su queste forme), magari attraverso
camper attrezzati (come un testimone ha suggerito), ma anche negli ambulatori
dei medici di base e nei luoghi di aggregazione e di culto.
Luoghi privilegiati per l’informazione possono essere inoltre i centri territoriali
di educazione permanente, dove si svolgono attività scolastiche e di apprendimento
linguistico per stranieri.
Oltre che sulla trasmissione e comprensione dei messaggi, è anche e soprattutto sulla motivazione che è opportuno agire. Abbiamo visto che molti lavoratori
immigrati sono attenti alla propria salute e sicurezza, né più né meno di altri
10. Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune, Atti della Conferenza provinciale, a cura di
Vittorio Curzel, Documenti per la Salute 7, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Politiche per
la salute, Trento 2001.
178
Provincia Autonoma di Trento
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Capitolo 2
lavoratori, e forse in alcuni casi anche di più. Tuttavia preoccupa una certa categoria, ben evidente in questa ricerca, che tende ad assumere un atteggiamento
"flessibile" nei confronti dei rischi presenti sul lavoro.
Si è visto che tale atteggiamento è in parte legato a un vissuto di precarietà
complessiva (dalla posizione - insoddisfazione nel lavoro a quella familiare,
abitativa e sociale).
È difficile raggiungere l’obiettivo attraverso messaggi centrati unicamente sulla
tutela della salute e dell’incolumità fisica, quando i destinatari della comunicazione sono persone la cui vita è caratterizzata in tutto e per tutto dall’insicurezza,
da un retroterra socialmente ed economicamente problematico, da condizioni e
ambienti vitali tuttora poco dignitosi, dalla difficoltà a costruire un progetto di
vita, dalla mancanza di legami affettivi e familiari, dall’isolamento, e, qualche
volta, dal pregiudizio sociale.
Pertanto una campagna per la sicurezza sul lavoro in questo ambito, importante ed essenziale, potrebbe anche individuare (nel linguaggio della comunicazione come nelle politiche di intervento) contenuti e modalità finalizzate ad
accrescere l’autostima del lavoratore immigrato, puntando in primo luogo al
riconoscimento e alla valorizzazione della sua dignità personale e quindi della
sua crescita professionale.
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179
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APPENDICE
Questionario "Immigrati e sicurezza sul lavoro"
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Provincia Autonoma di Trento
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Appendice Capitolo 2
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Assessorato alle Politiche sociali e alla salute
Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria
Immigrati e sicurezza sul lavoro
Questionario
a cura di RES - Ricerca e Studio, Trento
in collaborazione con
Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria
e
Comitato di coordinamento in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
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183
Appendice Capitolo 2
dati di base
1. Paese d’origine _ _______________________________________
2. Sesso
[1] Donna
[2] Uomo
3. Età
anno di nascita 19____
4. Chi vive attualmente con lei?
-Coniuge/convivente
-Tutti i figli
-Parte dei figli
-Altri parenti
n.p.
[1]
[1]
[1]
[1]
[9]
[9]
[9]
[9]
5. Da quanto tempo si trova in Italia?
anni________________
6. Dove alloggia?
184
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
[9]
Appartamento in proprietà
Appartamento in affitto privato
Appartamento in affitto edilizia pubblica
Stanza in affitto
Alloggio provvisorio gestito da associazioni/enti assistenziali e pubblici
Dormitorio
Presso amici/conoscenti
Presso il datore di lavoro
Altro (specificare) ____________________________________
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Appendice Capitolo 2
percorso formativo e professionale
7. Madrelingua (specificare)_________________________________
8. Livello di conoscenza madrelingua
[1] Lettura e scrittura (se si tratta di lingua scritta)
[2] Solo parlata
9. Conoscenza lingue:
- Italiano
- Francese
- Inglese
- Tedesco
- Altre (specificare)
scrivere
leggere
[1]
[1]
[1]
[1]
[1]
[2]
[2]
[2]
[2]
[2]
comprendere
e farsi capire
[3]
[3]
[3]
[3]
[3]
nessuna
conoscenza
[4]
[4]
[4]
[4]
[4]
10. Può dirmi il suo titolo di studio?
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
Nessun titolo
Scuola dell’obbligo
Diploma professionale
(specificare) _________________________
Diploma scuola superiore
(specificare) _________________________
Laurea
(specificare) _________________________
Altro (specificare) ____________________
Conseguito in (indicare stato) ____________________________
11. Totale anni di studio
____________________
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185
Appendice Capitolo 2
12. Condizione occupazionale prevalente nel paese d’origine:
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
[9]
Occupato/a saltuariamente
Occupato/a stagionalmente
Occupato/a stabilmente
Studente lavoratore
Disoccupato/a
In cerca di prima occupazione
Casalinga
Studente/essa
Altro (specificare)_________________
13. Mansione prevalente svolta nel paese di origine:
________________________________________
________________________________________
186
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Appendice Capitolo 2
situazione occupazionale attuale
14. Da quanto tempo si trova in Trentino? anni ________
15. Condizione occupazionale attuale prevalente:
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
Occupato/a saltuariamente
Occupato/a stagionalmente
Occupato/a stabilmente
In cassa integrazione
Disoccupato/a temporaneamente
Altro (specificare)_______________________________
16. Quale attività svolge attualmente (se attualmente non lavora indicare
ultimo lavoro svolto; se svolge più di un lavoro riferirsi all’attività
prevalente)
[1] Operaio/a specializzato
[2] Operaio/a comune
[3] Altro_______________________
17. Specificare mansione svolta
__________________________________________
18. Settore economico in cui svolge/svolgeva l’attività
[1] Metalmeccanico
[2] Edilizia
[3] Settore estrattivo
19. Il suo lavoro si svolge/svolgeva:
[1] A tempo pieno
[2] A tempo parziale
20. Sa dire se per questo lavoro vengono/sono stati regolarmente versati i
contributi previdenziali e assicurativi (INPS, INAIL)?
[1] Sì
[2] No
[3] Non so
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187
Appendice Capitolo 2
21. Tipo di contratto:
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
Assunzione a tempo determinato
Assunzione a tempo indeterminato
Contratto di formazione e lavoro
Apprendistato
Lavoro interinale
Nessun tipo di assunzione né contratto
Altro (specificare) _________________
Non so
22. Sa dirci quanti dipendenti lavorano in totale nella ditta in cui è
occupato?
n. ____________
Non sa[9]
23. Nello svolgimento del suo lavoro lei:
[1] è sempre con altri colleghi
[2] Qualche volta con colleghi altre volte da solo
[3] è sempre da solo
24. Ritiene che il suo lavoro comporti dei rischi o pericoli per la salute?
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
Sì, in misura elevata
Sì, in misura media
Sì, ma in bassa misura
No, non comporta alcun rischio
Non so
Se sì
25. Questi rischi sono connessi a particolari attrezzature/strumenti,
macchinari, o ambienti?
Sì
Sono legati all’uso di particolari attrezzature/strumenti
[1]
Sono legati all’uso di particolari macchinari
[1]
Sono legati all’ambiente di lavoro (presenza di polveri,
[1]
agenti chimici, rischi di incendi…)
Sono legati alle condizioni di lavoro (turni, ritmi di
[1]
lavoro, organizzazione)
Altro (specificare) _____________________________
[1]
188
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No
[2]
[2]
[2]
[2]
[2]
Appendice Capitolo 2
26. Secondo lei, il consumo di bevande alcoliche prima e durante l’orario
di lavoro può comportare rischi su lavoro (riferiti alla propria
attività)?
[1] Sì, in generale
[2] Sì, ma solo in caso di consumo elevato
[3] No, non particolarmente
27. Lei personalmente ha avuto problemi di infortuni sul lavoro che
hanno richiesto l’assenza dal lavoro per una settimana o più? (riferirsi
al lavoro attuale)
[1] Sì
[2] No
28. Quando è stato assunto l’azienda le ha fornito informazioni
specifiche riguardo ai seguenti aspetti:
Sì
- Regole di comportamento sul lavoro [1]
- Rischi presenti sul lavoro nella sua mansione
[1]
- Diritti e doveri del lavoratore
[1]
- Misure di prevenzione adottate
[1]
- Dispositivi di protezione da adottare
[1]
No
[2]
[2]
[2]
[2]
[2]
29. In quale lingua le sono state fornite le informazioni?
Sì
- Solo in lingua italiana
[1]
- Anche in altra lingua (specificare): ____________ [1]
No
[2]
[2]
30. Le sono stati forniti dispositivi personali di protezione (guanti,
elmetto, cinture di sicurezza, scarponi, etc…)?
[1] Sì
[2] No
[3] Non sono necessari
Se sì
31. Lei solitamente li usa?
[1] Sì, sempre
[2] Sì, qualche volta
[2] No, quasi mai o mai
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189
Appendice Capitolo 2
32. Le sono state date istruzioni specifiche riguardo ai metodi per evitare
infortuni sul lavoro?
[1]
[2]
[3]
[4]
Sì, chiare e complete
Sì, ma poco chiare e incomplete
No
Non esiste un rischio di infortunio o comunque è molto basso
33. Nella ditta in cui lavora esistono segnaletiche relative ai
comportamenti da assumere per evitare infortuni?
[1] Sì
[2] No
34. Lei mette in pratica dei metodi per evitare infortuni?
[1]
[2]
[3]
[4]
Sempre
Quasi sempre, ma qualche volta no
Quasi mai
Mai
Se ha risposto 3 o 4 alla domanda precedente
35. Può dirci per quale motivo non li mette in pratica?
______________________________________________________
______________________________________________________
36. Se le capita di accorgersi di situazioni che potrebbero comportare
un pericolo sul posto di lavoro, in generale come si comporta? (sono
possibili più risposte)
[1] Lo segnalo all’azienda
[2] Lo segnalo ai colleghi
[3] Lo segnalo ad altri soggetti esterni all'azienda (ispettorato del lavoro,
sindacati...)
[4] Non faccio nulla di particolare
[5] Non so, non mi è mai capitato
37. Lei ritiene che i lavoratori stranieri siano più a rischio nel lavoro
rispetto ai lavoratori italiani?
190
[1] Sì
[2] No
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Appendice Capitolo 2
Se sì
38. Per quale motivo? (indicare fino ad un massimo di due risposte)
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
Fanno lavori più pericolosi/pesanti
Hanno difficoltà di tipo linguistico nel comprendere le informazioni
Sono meno attenti alle norme di sicurezza
Hanno minore tutela sindacale
Sono meno tutelati dalle leggi
Non conoscono bene le regole/leggi
Nei loro paesi hanno altre regole/abitudini
Altro (specificare) __________________________________
39. Cosa può essere fatto secondo lei per aumentare la sicurezza sui luoghi
di lavoro? (indicare fino ad un massimo di due risposte)
________________________________________________________
________________________________________________________
40. Oltre all’attività di lavoro prevalente, svolge qualche altro lavoro?
[1] Sì
[2] No
se sì
41. Quale altro lavoro svolge? (specificare attività)
________________________________________________________
42. N. ore lavorative giornaliere complessive
h.__________/giorno
43. Quanto tempo impiega ogni giorno per recarsi sul luogo di lavoro?
(indicare il tempo complessivo di andata e ritorno)
h._________/giorno
44. Con quale mezzo si reca al lavoro prevalentemente?
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
In automobile
In motorino
In bicicletta
Con mezzo pubblico
A piedi
Altro (specificare ______________________)
Non risponde
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191
Appendice Capitolo 2
45. Ha mai contattato un sindacato?
[1] Sì
[2] No
Se Sì:
46. Può dirci per quale motivo? (indicarne uno, il prevalente)
192
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
Informazioni varie
Partecipazione a corsi
Ricerca lavoro
Vertenza per conflitto di lavoro
Questioni relative alla salute/sicurezza del posto di lavoro
Altro (specificare)_________________________________
Non risponde
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Appendice Capitolo 2
valutazioni sul lavoro
47. Quali sono le principali difficoltà che incontra nello svolgimento del
suo lavoro? (Indicare per ognuna se presente o meno)
Mancanza di indicazioni precise riguardo
alle mansioni da svolgere Ostilità e tensioni con i colleghi
e/o con i datori di lavoro
Difficoltà di comunicazione dovute alla lingua
Cattive condizioni di lavoro sotto il profilo
della salute e della sicurezza
Problemi relativi ai periodi di ferie Orari e turni di lavoro particolarmente pesanti
Difficoltà a conciliare orari e turni di lavoro
con le esigenze familiari
Altro (specificare)_____________________________
Sì
No
[1]
[2]
[1]
[1]
[2]
[2]
[1]
[1]
[1]
[2]
[2]
[2]
[1]
[1]
[2]
[2]
48. In generale, quanto ritiene siano importanti nel lavoro i seguenti
aspetti?
molto abbastanza
poco
per niente
importante importante importante importante
L’ambiente fisico
di lavoro (struttura,
spazi, luminosità)
La qualità delle
relazioni (con i
colleghi e il datore
di lavoro)
La tutela della salute
e della sicurezza
Un orario di lavoro
elastico L’autonomia nello
svolgere il lavoro
La possibilità di far
valere le proprie
capacità
La possibilità
di guadagnare molto
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[1]
[2]
[3]
[4]
[1]
[2]
[3]
[4]
[1]
[2]
[3]
[4]
[1]
[2]
[3]
[4]
[1]
[2]
[3]
[4]
[1]
[2]
[3]
[4]
[1]
[2]
[3]
[4]
193
Appendice Capitolo 2
La certezza e la continuità
del lavoro
[1]
La formazione e
l’aggiornamento
professionale
[1]
La possibilità di scegliere
i periodi di ferie
[1]
La presenza di un
mediatore interculturale [1]
[2]
[3]
[4]
[2]
[3]
[4]
[2]
[3]
[4]
[2]
[3]
[4]
49. Pensando al suo attuale lavoro, può dirci quanto si ritiene soddisfatto
rispetto alle seguenti caratteristiche?
molto abbastanza poco per nienteindifferente
sodd.
sodd. sodd. sodd.
L’ambiente fisico
di lavoro (struttura,
spazi, luminosità)
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
La qualità
delle relazioni
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
La tutela della salute
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
e della sicurezza
L’orario di lavoro
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
L’autonomia nello
svolgere il lavoro
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
La possibilità di far
valere le proprie
capacità
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
Il guadagno
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
La certezza e la
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
continuità del lavoro
La formazione e
l’aggiornamento
professionale
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
La possibilità
di scegliere i
periodi di ferie
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
La presenza
di un mediatore
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
interculturale
194
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 2
formazione e informazione
Per tutti
50. Dal suo arrivo in Italia ha seguito uno o più corsi di formazione e/o
aggiornamento inerenti al suo lavoro attuale?
[1] Sì, ho frequentato n.______ corsi
[2] No, non ho frequentato alcun corso
51. Fra i seguenti temi, quali sono stati trattati nei corsi da lei seguiti?
(sono possibili più risposte)
Sì
No
Aspetti giuridico-normativi riguardanti il lavoro
[1]
[2]
Aspetti previdenziali (pensione, assicurazioni)
[1]
[2]
Aspetti inerenti alla salute e alla sicurezza
sul posto di lavoro
[1]
[2]
Elementi di lingua italiana
[1]
[2]
Altro (specificare)_______________________________ [1]
[2]
52. Ha frequentato corsi specifici o incontri riguardanti i temi della
sicurezza del lavoro e della prevenzione infortuni?
[1] Sì
[2] No
53. Se sì, sa dirci da chi era organizzato il corso/incontro?
[1]
[2]
[3]
[4]
Dall’impresa per cui lavoro/avo
Dal sindacato
Da altro ente (specificare) _______________________
Non so, non ricordo
54. In generale come giudica il corso/iniziativa di cui parliamo?
[1] Utile (specificare perché) _________________________________
[2] Poco utile (specificare perché) _____________________________
55. Ha ricevuto materiale di informazione sui temi riguardanti la
sicurezza sul lavoro, tipo?
Sì
Opuscoli stampati
[1]
Materiale audiovisivo
[1]
Altro (specificare) _________________
[1]
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
No
[2]
[2]
[2]
195
Appendice Capitolo 2
56. Sarebbe interessato ad approfondire l’argomento sulla salute e la
sicurezza riguardanti il suo lavoro?
[1] Molto interessato
[2] Poco interessato
[3] Per niente interessato
57. C’è qualche argomento in particolare che la interessa?
______________________________________
______________________________________
______________________________________
58. In che modo preferirebbe essere informato sui temi riguardanti la
sicurezza e la salute sul posto di lavoro? Indicare fino a un massimo di
tre risposte
196
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
Opuscoli e/o libretti stampati
Circolari in lingua d’origine
Materiale audiovisivo e CD- rom
Lezioni e dimostrazioni pratiche sul luogo di lavoro
Incontri con i lavoratori organizzati fuori dall’orario di lavoro]
Trasmissioni televisive sulle emittenti locali
Campagne pubblicitarie (manifesti, locandine…)
Altro (specificare) ______________________________
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 2
Informazioni generali
59. Lei riceve materiale informativo (opuscoli, bollettini, riviste,
depliants…) da:
Organismi sindacali
Associazioni di categoria economica
Associazioni di o per immigrati
Associazioni di lavoratori o patronati
Enti, servizi o uffici pubblici
Altro (specificare) __________________
________________________________
Sì
[1]
[1]
[1]
[1]
[1]
No Non so
[2] [3]
[2] [3]
[2] [3]
[2] [3]
[2] [3]
60. Se le capita di leggere del materiale informativo, può dire di cosa si
tratta?
________________________________________________________
________________________________________________________
________________________________________________________
61. Nel suo tempo libero o quando può, con quale frequenza le capita di:
Tutti i giorni Alcuni giorni Raramente
o quasi
alla settimana
o mai
Guardare programmi
televisivi nazionali
[1]
[2]
[3]
Guardare programmi
televisivi locali
[1]
[2]
[3]
Ascoltare programmi
radiofonici nazionali
[1]
[2]
[3]
Ascoltare programmi
radiofonici locali
[1]
[2]
[3]
Leggere un quotidiano nazionale [1]
[2]
[3]
Leggere un quotidiano locale
[1]
[2]
[3]
Leggere un quotidiano sportivo
[1]
[2]
[3]
Frequentare una biblioteca
[1]
[2]
[3]
Frequentare un’associazione
specificare (_______________) [1]
[2]
[3]
Frequentare enti o gruppi religiosi [1]
[2]
[3]
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
197
Appendice Capitolo 2
62. Quali sono i luoghi della città o del paese in cui vive che frequenta
abitualmente? Indicarne fino a un massimo di due
________________________________________________________
________________________________________________________
________________________________________________________
63. Può dirci infine quali sono i suoi desideri per il futuro?
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
Vorrei tornare nel paese d’origine
Vorrei trasferirmi in altro paese
Vorrei trasferirmi altrove in Italia
Vorrei rimanere dove sono adesso
Dipende dalle condizioni (lavoro, alloggio, servizi)
Non so
Altro (specificare)___________________________________
A cura dell’intervistatore/trice
Comune dell’intervista_________________________________________
Luogo dell’intervista___________________________________________
Durata dell’intervista Min._______________
Nome dell’intervistatore/trice___________________________________
Note:
____________________________________________________________
____________________________________________________________
____________________________________________________________
____________________________________________________________
198
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 3
Validazione
dei prodotti comunicazionali
in materia di sicurezza
e salute sul lavoro
Massimiano Bucchi
3.1. Obiettivi della ricerca
Lo scopo di questa ricerca è quello di fornire indicazioni operative utili all’impostazione
di campagne di comunicazione inerenti la tematica della salute, dell’igiene e della
prevenzione, in breve, della sicurezza sul luogo di lavoro. Tale intenzione conoscitiva
passa attraverso la valutazione di una serie di prodotti comunicazionali (a stampa,
audiovisivi, multimediali, etc.) recentemente realizzati in materia di sicurezza sul
lavoro, di cui sono state analizzate le principali caratteristiche, quali ad esempio
struttura, modalità di presentazione del messaggio e stili comunicativi.
I risultati della ricerca, che presentiamo in questo breve rapporto, fanno dunque riferimento ad un patrimonio già esistente di materiali per la comunicazione
della sicurezza in ambito professionale, prodotti, pubblicati e distribuiti da enti
pubblici e privati nazionali, impegnati nella sensibilizzazione su questa materia,
seppure con obiettivi e destinatari specifici.
Le indicazioni operative del rapporto sono il frutto di un’analisi approfondita di 113
materiali informativi (suddivisi tra video, CD-Rom, pubblicazioni, opuscoli, brochure,
pieghevoli, manifesti e segnalibro) raccolti, schedati e catalogati individualmente1.
In questa prima parte del rapporto, dopo aver presentato brevemente gli
obiettivi della ricerca, si cerca innanzitutto di fare chiarezza sul metodo di
indagine adottato per l’analisi dei materiali a disposizione, con riferimento particolare alla composizione della "Scheda di Analisi". Nella seconda parte viene
fornita, dapprima, una panoramica a carattere generale sul materiale mentre,
dopo un’analisi più approfondita di alcuni aspetti specifici della comunicazione,
1. Il materiale è stato fornito ai ricercatori dal Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria della Provincia
Autonoma di Trento ed è stato perlopiù raccolto in fiere specializzate sulla comunicazione pubblica e di
servizio della Pubblica Amministrazione, quali il FORUM della Pubblica Amministrazione di Roma e il
COM.PA, Salone Europeo della Comunicazione e dei Servizi al Cittadino e alle Imprese di Bologna. La
ricerca è stata svolta da Massimiliano Bucchi con la collaborazione di Michele Bottamedi, su committenza
della Provincia Autonoma di Trento, nell'ambito della Campagna per la promozione della salute e della
sicurezza negli ambienti di lavoro.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
199
Capitolo 3
si formulano una serie di indicazioni utilizzabili in vista della definizione, da
parte dell’ente committente, di proprie campagne sulla sicurezza in ambiente
di lavoro. Infine, vengono presentati in maniera piuttosto dettagliata tre di
questi materiali comunicazionali presi in considerazione, valutati come esempi
pratici di "comunicazione efficace". L’appendice contiene la scheda utilizzata
per l’esecuzione dell’analisi e la catalogazione completa di tutto il materiale
analizzato e schedato. Ciascun prodotto comunicazionale analizzato non è stato
esclusivamente scomposto nelle sue unità più semplici, ma considerato sempre
nella sua interezza, nella sua globalità, per mezzo di una scheda di analisi, del
tutto simile (soprattutto nella struttura) ai questionari utilizzati nella conduzione
di un’indagine sociologica. In questo senso l’analisi non si è limitata alla sola
struttura del linguaggio (testuale, verbale, iconografico etc.) del testo informativo, bensì ha cercato di fornire un’interpretazione più ampia, sempre relativa
all’intera unità comunicazionale2.
Nella pratica si è trattato di un tentativo di analisi dei codici e delle modalità
comunicazionali attraverso i quali viene generato un preciso messaggio informativo, penetrando nella sfera di tutte le sue significazioni principali, attraverso lo
studio della struttura comunicativa utilizzata per la sua trasmissione. Attenzione privilegiata è stata così dedicata all’individuazione ed alla descrizione delle
modalità e delle conseguenze di questa struttura di connotazione dell’informazione (perlomeno quelle più immediate e maggiormente percepibili da parte
del ricercatore), a partire dall’intenzionalità comunicativa in essa inscritta. Un
procedimento d’analisi, questo, che si situa al livello dei testi osservati, delle
parole dette o scritte, senza avere peraltro la pretesa di costruire un modello
interpretativo di validità generale3.
3.2. Metodologia: la scheda d’analisi
Sulla base degli obiettivi di analisi e catalogazione del materiale selezionato,
si è scelto di utilizzare come strumento di rilevazione una scheda di analisi del
contenuto del tutto simile, quanto a struttura, ad un questionario (strumento,
quest’ultimo, tra i più tipici e maggiormente utilizzati nella ricerca sociale
empirica). La scheda è stata elaborata in collaborazione con Vittorio Curzel
- Direttore del Progetto "Comunicazione per la salute", istituito dal Servizio
Programmazione e Ricerca Sanitaria della Provincia Autonoma di Trento, ora
Servizio Innovazione e formazione per la salute.
2. Ogni atto comunicativo è stato considerato in questo senso come un "processo interattivo", in grado di dar
vita alla produzione di un discorso più ampio, intriso di fattori linguistici come anche ‘extra-linguistici’.
3. Procedimento applicabile ai più disparati tipi di testo: dai protocolli di intervista, agli articoli di giornale,
dai romanzi, ai testi di canzoni, dai documenti ufficiali ai discorsi politici etc.
200
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 3
Una scheda d’analisi del contenuto altro non è che una serie ordinata di voci,
ciascuna delle quali corrisponde ad una variabile di una determinata proprietà
dell’unità sottoposta ad analisi, considerata rilevante ai fini della ricerca e che
può essere a sua volta anche indicatore di un’altra variabile e proprietà più generale. Tramite questa scheda d’analisi abbiamo così cercato di "intervistare" il
materiale comunicazionale/informativo a disposizione, i testi oggetto d’analisi,
andando alla ricerca delle indicazioni più adeguate per rispondere alle voci della
scheda stessa4.
Le proprietà, alle quali abbiamo dato un nome ed una definizione operativa,
costituiscono le variabili della ricerca, che mutano per presentarsi con caratteri
diversi a seconda delle unità di analisi. Va da sé che questa variabile, frutto della
definizione operativa, non è la proprietà, ma una soltanto delle possibili rappresentazioni della proprietà in base a determinate procedure di ricerca.
Di assoluta centralità metodologica è dunque il procedimento di definizione
operativa, ovvero la traduzione lessicale della proprietà sottesa alla variabile, in
concrete operazioni di rilevazione, classificazione e registrazione dei dati.
Vediamo allora di seguito di fare chiarezza su questo procedimento di attribuzione di significato alle voci che compongono la scheda d’analisi e che rappresentano l’espressione di determinate caratteristiche dell’unità comunicazionale
a cui la scheda stessa si riferisce.
3.3. Definizioni operative: le proprietà della scheda d’analisi5
Innanzitutto va specificato come l’ordine delle voci presenti nella nostra scheda
d’analisi risponda ad esigenze di carattere essenzialmente logico, si basi cioè su
alcune semplici regole di carattere generale, quali:
- la suddivisione delle voci in 4 aree tematiche al loro interno omogenee: area
anagrafica; area delle finalità e dei contenuti; area della forma; area dell’ applicazione;
- l’ordinamento in successione delle aree tematiche in base alla loro generalità,
dalle più generali alle più specifiche e ad eventuali rapporti di derivazione
logica;
- l’elaborazione di schede distinte: una scheda per ciascuna unità di analisi.
4. Questo tipo di analisi del contenuto è applicabile a qualunque tipo di messaggio: verbale e non verbale.
Nel nostro caso, inoltre, va specificato come si tratti di una scheda ‘non standardizzata’ (a voci ‘aperte’),
non prevedendo già in partenza una griglia di risposte ‘chiuse’ alle singoli voci della scheda (forma appunto
‘standardizzata’).
5. Cfr. Gribaudo G., Curzel V., Catalogazione didattica del software audiovisivo, in: Quaderni di
comunicazione audiovisiva e nuove tecnologie / Cahiers de comunication audiovisuelle et nouvelles
technologies, Anno 3 – n. 8, 1986, pp. 48-57.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
201
Capitolo 3
Area anagrafica
In quest’area tematica sono raccolte le informazioni "curriculari" dell’unità comunicazionale analizzata. Si tratta delle informazioni maggiormente standardizzate, ovvero immediatamente deducibili anche solo da una prima, breve analisi
dell’unità, quali: Titolo; eventuale Sottotitolo e Titolo della Serie; Produzione;
Realizzazione; Autore/i; Supporto (il formato ‘materiale’ utilizzato per la realizzazione del prodotto informativo: stampato, video, CD, ecc.); Anno di Produzione;
Durata (espressa in numeri di pagina o in minuti) e gli eventuali Allegati.
Rispetto alle altre aree tematiche, lo sforzo interpretativo qui richiesto al
ricercatore e reso necessario per dare voce alle proprietà della scheda contenute
in quest’ambito tematico è assai ridotto, garantendo alle risposte il minor grado
di soggettività interpretativa possibile.
La specificazione fondamentale da appuntare, in relazione a questo contesto
interpretativo della scheda, riguarda sostanzialmente la differenza tra le proprietà
Produzione e Realizzazione, differenza che pur essendo sostanziale è spesso sottile:
non di rado infatti i due soggetti coincidono. Nel primo caso si tratta dell’ente
committente, di chi insomma ha voluto la realizzazione di questo materiale e
generalmente ne finanzia anche l’esecuzione; nel secondo caso si tratta dell’ente,
pubblico o privato che sia, impegnato nella realizzazione pratica dei desideri del
produttore.
Area delle finalità e dei contenuti
In quest’area indichiamo innanzitutto, alla voce Campo disciplinare, l’ambito
tematico nel quale inserire l’unità comunicazionale analizzata: con pochi elementi caratterizzanti forniamo all’utilizzatore delle schede una visione generale
dell’argomento trattato nel materiale informativo preso in esame.
Una panoramica precisa degli argomenti trattati viene presentata invece alla
voce Descrizione dei contenuti, dove è riportato, soprattutto per materiali molto
lunghi, l’indice completo dei contenuti. Questo vale in primo luogo per il materiale di natura cartacea, in genere per le pubblicazioni, mentre per altri formati
come quello "video" si è resa necessaria un’esposizione riassuntiva dei contenuti
che ci ha impegnati in una sorta di argomentazione molto più lunga e meno
"standardizzata" rispetto alla descrizione dei contenuti fatta per altri materiali.
La voce Utenza target indica, sulla base dell’argomento trattato, a quali categorie di destinatari è rivolta la comunicazione, mentre il livello di apprendimento
(in termini di abilità e conoscenze già apprese), richiesto a tali destinatari per
poter interpretare correttamente e comprendere pienamente l’oggetto della comunicazione, è descritto dalla proprietà Eventuali prerequisiti cognitivi necessari6.
Anche se l’aggettivo "eventuali" evidenzia in via preliminare la possibilità che non
sempre si possano dedurre delle indicazioni in tal senso, si è comunque cercato
6. Indicazioni che non devono essere interpretate come prescrittive, bensì come orientative, poiché non è
escluso l’impiego del materiale anche nei confronti di categorie diverse da quelle suggerite.
202
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 3
di dotare ogni scheda di una descrizione "traduttiva" del livello di competenze
richiesto nella comprensione del materiale. Infine, un’ultima definizione operativa per quest’area tematica della nostra scheda d’analisi, riguarda la proprietà
denominata Obiettivi della comunicazione. Qui si tratta, sostanzialmente, di
cercare di definire gli intenti sottesi alla realizzazione di questo materiale: che cosa
si desidera comunicare e il livello di consapevolezza che il materiale si propone
di far raggiungere ai suoi fruitori.
Area della forma
In generale, si analizzano in quest’area tematica tutti quegli elementi, proprietà
caratteristiche dell’unità comunicazionale analizzata, che riguardano la struttura
e le forme dell’organizzazione comunicativa, le modalità cioè secondo le quali è
stata effettivamente impostata la "trasposizione informativa" nelle sue forme e
le modalità argomentative con cui ne sono stati sviluppati i contenuti.
La proprietà Struttura vuole essere invece indicatore del "telaio" sulla base del
quale è stato costruito il messaggio e combinati tra di loro i codici comunicativi
utilizzati.
Alla voce Modalità e retorica di presentazione del tema si è voluto indicare,
definendolo, il tipo di messaggio e alcune caratteristiche della presentazione,
sostanzialmente le modalità espressive dei singoli linguaggi (testuale, verbale,
grafico - iconico, musicale) e la loro interazione: in generale, le regole e gli accorgimenti della comunicazione miranti a suscitare particolari effetti nel destinatario
della comunicazione (retorica).
La voce Livello di formalizzazione del linguaggio e stili espositivi si riferisce ai
registri del linguaggio utilizzati, al grado di "motivazione", al ritmo di presentazione, in riferimento al tempo di lettura e di interpretazione sia del testo che
delle immagini, nonché ai tipi di stili espositivi maggiormente ricorrenti.
Con il Livello di controvertibilità dell’argomentazione viene indicato il grado di
"dogmatismo" o "univocità" dell’argomentazione stessa, la misura cioè della propensione della comunicazione a presentare contenuti, argomentandoli come verità
stabili, universali o, appunto, "incontrovertibili". Ciò che fornisce la misura di questo
livello di controvertibilità dell’esposizione (dei contenuti della comunicazione) è
dunque, da un lato, la presenza/assenza di argomentazioni utilizzate per giustificare
determinate posizioni; dall’altro, la presenza/assenza di posizioni differenziate rispetto
alla posizione espressa dagli autori in riferimento all’argomento trattato.
Abbiamo infine un’ultima proprietà, che rappresenta l’indicatore (traduzione
lessicale) di un generale Livello di complessità dell’esposizione. Qui viene proposta
la valutazione, non tanto del grado di difficoltà eventualmente provocato dai
singoli registri nella decodificazione (lettura e comprensione) da parte dell’utenza (obiettivo che richiederebbe analisi sperimentali dei livelli e delle modalità
di percezione sul pubblico utente), quanto piuttosto una misura del grado di
complessità scelto o accidentalmente conseguito dall’autore nell’impostazione
della comunicazione, rendendo quindi il testo più difficile da comprendere.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
203
Capitolo 3
Area dell’applicazione
In generale si tratta qui di definire, alla voce Applicazioni, il collocamento ottimale dei singoli materiali analizzati, in relazione alle specifiche caratteristiche
comunicative, strutturali e all’obiettivo comunicativo.
Alla voce Risultati, facciamo riferimento invece all’impostazione di una campagna sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro, naturalmente quando il materiale sia
minimamente attinente alla tematica e offra indicazioni valide a questo scopo.
Alla voce Fruizione indichiamo sostanzialmente la variabilità esistente tra
un utilizzo di tipo autonomo ed uno di tipo complementare del materiale stesso:
come strumento di supporto all’attività interna a corsi di formazione, sussidio
all’attività di formatori o come supporto per la comprensione e l’utilizzo ottimale
di altri materiali informativi. In questo punto va specificato anche se si tratti di
materiale da somministrare a singoli individui oppure a gruppi.
3.4 Presentazione dei materiali
Nel presentare i materiali, iniziamo con una breve valutazione circa "l’opportunità" della scelta di alcune proprietà prese in considerazione nella scheda d’analisi.
Infatti, in alcuni casi non è stato possibile applicare tutte le "definizioni operative"
pensate per la valutazione delle unità comunicazionali oggetto di analisi. Tuttavia,
pensiamo anche che sarebbe stato certamente improbabile, nella fase preliminare
della ricerca - al momento cioè della stesura della scheda d’analisi -, riuscire a
prevedere tutte le proprietà effettivamente rilevanti in rapporto ai nostri obiettivi
conoscitivi. Questa "elasticità" utilizzata nel definire il disegno di ricerca (con
riferimento particolare alle proprietà da considerare) trova però una sua giustificazione metodologica plausibile nel tentativo di garantire un adeguato livello
di omogeneità alla rilevazione, in presenza di un insieme per la verità piuttosto
eterogeneo di prodotti comunicativi. Infatti, va ricordato innanzitutto come il
materiale da sottoporre ad analisi non sia stato prodotto ad hoc in relazione agli
scopi della ricerca e, sebbene selezionato in riferimento ad obiettivi ed ipotesi
precisi, contenga elementi talvolta marginali rispetto alla comunicazione della
tematica Sicurezza Sul Lavoro (SSL). Nell’insieme del materiale raccolto, sono
così presenti almeno 20 unità non pertinenti alla comunicazione della SSL,
che abbiamo tuttavia analizzato e schedato, e che possono fornire certamente
suggerimenti anche validi sulle modalità di comunicazione di un messaggio,
ma che rimangono indicazioni generiche e non riferibili specificamente alla
comunicazione della SSL7.
7. Per la precisione si tratta delle seguenti schede: 2; 23; 38; 45; 57; 59; 60; 89; 93; 97; 98; 102; 105; 108; 111; 112.
Il riferimento numerico si riferisce al database contenente le schede relative a tutti i materiali analizzati.
Le schede sono consultabili sul portale www.trentinosalute.net, allegate alla versione on-line di questo
volume nella sezione Biblioteca virtuale (nota dell'editore).
204
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 3
La probabilità dunque di rilevare informazioni sulle proprietà e i relativi
indicatori è risultata "variabile", e questo sia tra le diverse unità d’analisi
che tra le diverse proprietà di una stessa scheda. Per alcune di queste unità
o gruppi di unità di analisi, come per alcune proprietà della scheda, si è
perciò reso necessario un più esteso intervento interpretativo da parte di
chi scrive, rispetto ad altre variabili (unità o proprietà) che sono risultate
invece immediatamente più evidenti. Non si tratta solo di un problema
di probabilità e sforzo intepretativo, ma anche e soprattutto di differenza
qualitativa delle informazioni che si ottengono dall’analisi di certe unità o
proprietà, piuttosto che altre.
Unendo questi due livelli di ‘problematicità’, è possibile dunque proporre
una sorta di tassonomia delle proprietà raccolte tramite la scheda, che distinguiamo in informazioni di classificazione e informazioni di contenuto. Le
prime, immediatamente reperibili, corrispondono sostanzialmente a quelle
indicazioni che abbiamo definito "curriculari", contenute quasi esclusivamente
nell’Area anagrafica della scheda d’analisi. Le seconde, più "nascoste", sono
tutte quelle informazioni relative ai contenuti, alla loro comunicazione ed
alla sua struttura e fanno riferimento all’Area delle finalità e dei contenuti ed
all’Area della forma.
Dall’analisi del primo tipo di informazioni è possibile trarre una prima
panoramica sui materiali.
Analizzando la Produzione come proprietà di classificazione si notano
subito alcuni aspetti interessanti. Tutti i prodotti informativi analizzati
sono stati prodotti da istituzioni pubbliche, ma mentre alcuni sono frutto
dell’attività di enti e/o istituzioni impegnate esclusivamente nel settore della
SSL - è qui il caso dei materiali prodotti dall’ISPESL (Istituto Superiore per la
Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro) e dall’Agenzia Europea per la Salute e la
Sicurezza sul Lavoro -, altri invece sono stati prodotti da enti e/o istituzioni
che hanno anche, o principalmente, altre finalità. Tra questo secondo tipo
di pubblicazioni sono da annoverare quelle delle Aziende Sanitarie Locali
(Modena, Bologna, Como), delle Regioni (Veneto - ARPAV, Valle D’Aosta,
Emilia Romagna – OPTO, Province (Venezia, Padova, Trento) e Comuni
(Padova, Genova), delle Associazioni degli Industriali e Centri di Formazione
Professionale (Trento), dell’Istituto italiano di medicina sociale, dell’Azienda
ospedaliera Umberto I (Ancona), della Presidenza del Consiglio dei Ministri e
della Commissione Europea (Progetto ‘Misure per promuovere la cultura della
sicurezza sui luoghi di lavoro’).
Espressione emblematica di questo secondo tipo di Produzione sono soprattutto i materiali prodotti (spesso anche realizzati) dall’INAIL (Istituto Nazionale
per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro), i quali fanno sì riferimento
- per settore, tipologie di rischio o utenza - alla SSL, ma sempre riguardo ad un
aspetto specifico che è quello dell’infortunio professionale.
La gran parte dei materiali presi in considerazione riguarda:
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
205
Capitolo 3
- suggerimenti specifici per una serie di aspetti fondamentali della disciplina infortunistica o assicurativa, nonché informazioni sulle principali scadenze in materia;
- informazioni generali sugli obiettivi, le attività, la natura e struttura giuridico-amministrativa degli Istituti/Enti produttori;
- indicazioni operative per l’interpretazione corretta della normativa vigente
che regola le condizioni di igiene e sicurezza all’interno dei relativi ambienti
di lavoro;
- descrizioni del funzionamento di strumenti o attività volte alla determinazione
della natura professionale di una malattia.
In generale, questi materiali contengono precise indicazioni affinché vengano
sempre più e meglio definite una serie di procedure operative di prevenzione e
protezione, volte a tradurre in pratica quelli che sono i principi della normativa
vigente; comunicano l’esigenza di incrementare standards adeguati di sicurezza
negli ambienti lavorativi, abbassando la soglia di rischio lavorativo e di infortunio, richiamando l’attenzione sui rischi più gravi e più frequenti presenti nelle
diverse attività lavorative, spesso sottovalutati per eccesso di familiarità o per la
mancanza di una vera e propria cultura della sicurezza.
In conclusione, la maggioranza dei prodotti informativi analizzati fanno
riferimento alla comunicazione di rischi professionali molto specifici (amianto,
percloroetilene; rischi da rumore e così via) e/o per settori lavorativi estremamente definiti (agricoltura, comparto legno; lavorazione carni etc.), ma solo
relativamente alle misure di sicurezza da adottare e, sempre, comunque sulla
base di precisi intenti promozionali e di una volontà di comunicazione e sensibilizzazione pubblica che è tipica della sua Produzione.
Ancora, nella maggior parte dei materiali presi in considerazione abbiamo
identificato dei responsabili della Realizzazione che possono coincidere con il
Produtttore, oppure si riferiscono a specifiche unità operative interne alla struttura organizzativa dello stesso ente committente: ad esempio, per il materiale
prodotto dal Ministero della Salute abbiamo identificato alla voce della scheda
‘Realizzazione’ il Dipartimento di Medicina del Lavoro, o nel caso dell’ISPESL,
quale ente produttore, abbiamo la realizzazione a cura del Dipartimento di Documentazione, Informazione e Formazione.
Lo stesso discorso vale anche per gli Autori (quando identificabili), nella
maggioranza dei casi appartenenti alla struttura organizzativa stessa dell’ente
committente.
Altre considerazioni per una prima presentazione dei materiali riguardano
invece proprietà di classificazione, quali ad esempio il formato, la durata e l’attualità di questi prodotti informativi.
La maggioranza dei materiali considerati è stata realizzata su carta. Nella scheda
abbiamo utilizzato l’indicazione "stampato", per indicare appunto il supporto
cartaceo, specificando poi di volta in volta di che tipo di stampato si tratti: abbiamo così distinto tra pubblicazione (guida, manuale, opuscolo, locandina),
volantino, pieghevole, brochure (opuscolo di poche pagine), z-card, manifesto e
206
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 3
segnalibro. Una minima parte dei materiali a disposizione è invece rappresentata
da audiovisivi (9 unità) e da supporti multimediali (4 unità)8.
La Durata del materiale è nella maggior parte dei casi molto limitata, tranne
per le pubblicazione scientifiche specifiche, ma si tratta soprattutto di unità comunicazionali che non hanno grandi pretese divulgative, bensì riservate a pochi
addetti ai lavori. Talvolta abbiamo utilizzato la denominazione ‘supporto unico’,
per indicare quei materiali composti da un solo foglio: è il caso ad esempio dei
volantini ma anche dei pieghevoli.
Infine, per quanto riguarda l’attualità del materiale, espressa dalla variabile
Anno di pubblicazione, si tratta in genere di materiale piuttosto recente: l’unità
maggiormente datata risale al 1995, mentre la maggior parte di esse è stata
comunque pubblicata tra il 2000 ed il 2002.
3.5. Aspetti principali e tipi di modalità comunicative
Dall’analisi dei materiali considerati emergono alcuni aspetti di interesse primario
in relazione alle modalità comunicative utilizzate. Di seguito vengono quindi
presentati quelli che abbiamo identificato come gli aspetti principali di questo
tipo di comunicazione sociale. Ci concentriamo dunque su quelle che abbiamo
definito come proprietà ‘di contenuto’ della scheda d’analisi, ed in particolare
su quelle informazioni inerenti la comunicazione dei contenuti e la struttura
della comunicazione stessa, facendo riferimento pratico agli ambiti che abbiamo
chiamato Area delle Finalità e dei Contenuti ed Area della Forma.
3.5.1 Le strutture comunicative
Analizzando la struttura, o meglio, le strutture comunicative più frequenti utilizzate all’interno del materiale analizzato per la trasmissione dei diversi messaggi
sulla SSL, come abbiamo visto non tutti strettamente inerenti alla tematica,
abbiamo distinto 4 categorie principali:
Struttura a "blocchi narrativi"
La comunicazione del messaggio risulta qui suddivisa nettamente in "occasioni
narrative" secondarie, frames interni all’argomentazione generale, ad ognuno
dei quali è affidata la trattazione di un aspetto particolare dell’argomento.
Questo tipo di struttura è in assoluto la più frequente e prevede la scomposizione dell’argomentazione, anche se relativa ad un aspetto molto specifico,
8. Anche qui occorre tuttavia evidenziare che, ad esempio, l’unità “Napo in DVD” è materiale multimediale,
ma contiene sostanzialmente le stesse cose del materiale audiovisivo, con la differenza che su di un solo
supporto (CD-Rom) trovano spazio tutti i 3 videotapes della serie “Napo”, pubblicati singolarmente in
videocassetta.
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Capitolo 3
in sotto-aree tematiche (in forma di "paragrafi" per le pubblicazioni scritte o
di "scene" per i materiali audiovisivi) che permettano di appofondire meglio i
singoli aspetti della tematica trattata. Prendiamo ad esempio il video di animazione computerizzata dal titolo "Best Signs Story". Il tema affrontato è quello
della segnaletica relativa alla sicurezza di base, in particolare per quanto riguarda
attività lavorative di tipo industriale. Una struttura della comunicazione "a blocchi narrativi" indica come l’argomentazione di questa tematica, pur rimanendo
sempre la stessa, venga suddivisa in 13 "sequenze", strettamente collegate tra
loro, ma ad ognuna delle quali viene affidata l’esposizione di segnali diversi.
Il discorso non cambia anche se prendiamo in esame materiali comunicazionali realizzati su supporto cartaceo. Consideriamo, ad esempio, la pubblicazione
"A Proposito di Amianto": il tema affrontato è quello dei rischi derivanti dalla
presenza di amianto, sia in strutture adibite ad uso abitativo che lavorativo e le
principali misure di risanamento e di prevenzione da adottare. L’argomentazione
scompone il tema in ciò che abbiamo definito appunto "blocchi narrativi", frames,
ad ognuno dei quali corrisponde l’approfondimento di un aspetto particolare
della tematica, come ad esempio "cos’è l’amianto", "quando è pericoloso", "quali
malattie può provocare" e così via.
Struttura "sequenziale"
Con il termine "sequenza" si indica l’unità narrativa fondamentale di una struttura comunicativa, molto simile peraltro a quella che abbiamo definito "a blocchi
narrativi". Tuttavia, la denominazione ‘sequenziale’ si riferisce ad una struttura
comunicativa che denota un maggiore collegamento tra le parti, piuttosto che
una divisione netta della trattazione dei contenuti, come avviene invece per una
struttura "a blocchi narrativi". La struttura "sequenziale" indica, in particolare,
una sorta di rapporto, di relazione comunicativa e cognitiva di tipo "inferenziale"
tra le parti in cui viene suddivisa l’argomentazione generale, in base alla quale ogni
sequenza argomentativa risulta strettamente collegata alle altre, e principalmente a
quella ad essa immediatamente successiva. Questo tipo di definizione è stata utilizzata, in particolare, per identificare la struttura comunicativa di uno dei materiali
audiovisivi presi in considerazione, evidenziando una suddivisione piuttosto netta
dell’argomentazione/narrazione in sequenze, sempre però strettamente dipendenti
l’una all’altra, al fine di una corretta comprensione della comunicazione.
Il video al quale ci si riferisce è "Solo un attimo": in 6 episodi di fiction vengono descritte le vicende di altrettanti lavoratori che, durante lo svolgimento
di attività professionali diverse, hanno subìto degli infortuni oculari a causa del
mancato rispetto delle regole sulla sicurezza. Ogni filmato descrive inizialmente
la normale vita quotidiana e l’attività lavorativa del protagonista prima dell’incidente; segue poi il racconto dell’infortunio e delle sue conseguenze rispetto
allo svolgimento delle stesse attività di un tempo.
Dal punto di vista strutturale della comunicazione, le singole esperienze
personali vengono descritte separatamente (e le singole storie, ancora, ripartite
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Capitolo 3
in descrizioni del prima, dell’incidente e del dopo), tanto che a questo livello
di analisi, il filmato potrebbe certamente rientrare nella descrizione fornita
dalla categoria definita "a blocchi narrativi". Tuttavia, sono molti i meccanismi
attraverso i quali le diverse sezioni narrative esposte, si intrecciano e vengono
correlate tra di loro in maniera inferenziale, con una struttura molto più vicina
a quella definita "sequenziale". Primo fra tutti la presenza nel racconto di una
voce fuori campo, la voce di uno dei sei protagonisti, che permette di collegare
la sua storia con tutte le altre, rendendo imprescindibile al fine di una corretta
comprensione della comunicazione il recepimento di questo tipo di nesso. Il
filmato inoltre incomincia col racconto di una voce femminile che, sopra l’immagine di un orologio digitale, denuncia come in Italia avvenga - sul lavoro - un
incidente agli occhi ogni due minuti.
Dopo la rappresentazione di ogni incidente viene aggiornato una specie di
contatore, posto sotto all’orologio, secondo lo schema enunciazionale "primo
episodio, primo incidente" e così via. Infine, vengono ripercorsi tutti gli episodi a
ritroso e inquadrato "solo un attimo" in primo piano lo sguardo del protagonista
poco prima dell’incidente: "cercando di immaginare come sarebbe stato se…",
mentre l’orologio ed il contatore ritornano indietro. Il filmato si conclude con
l’immagine di un tramonto (prima) ed uno schermo completamente nero (il
dopo) mentre la voce narrante, che ripete le parole di uno dei sei protagonisti
invita a prestare maggiore attenzione e ad utilizzare i dispositivi di sicurezza.
La bassa frequenza con la quale questo tipo di struttura appare all’interno
del materiale a nostra disposizione, non solo in riferimento al supporto audiovisivo, ma anche per quanto riguarda gli stampati, è certamente indicatore della
elevata complessità espositiva che questo tipo di struttura narrativa comporta e
suggerisce di farne un uso attento e parsimonioso.
Struttura "modulare"
Lo stesso discorso fatto a proposito della struttura "a blocchi narrativi" vale
ancora per quella che abbiamo definito di tipo "modulare", ovvero, una suddivisione netta e riconoscibile dell’argomentazione (sia essa composta da testo
e/o immagini) in aree tematiche, esposte separatamente e singolarmente. Tuttavia, l’aspetto di sostanziale differenza che si è voluto sottolineare utilizzando
questa categoria, risiede nel fatto che essa esprime una suddivisione non solo
"cognitiva" delle argomentazioni (frames) ma anche, e questo è il suo elemento
maggiormente caratterizzante, una suddivisione "materiale", legata proprio alla
configurazione del supporto stesso. È il caso per esempio di quei materiali in cui
ad ogni pagina corrisponde la trattazione (spesso schematica) di un particolare
aspetto dell’argomento generale trattato.
Nelle schede questo tipo di definizione è spesso accompagnata da brevi elementi di specificazione, che forniscono un ulteriore elemento distintivo rispetto
a caratteristiche particolari interne a questo stesso tipo di struttura comunicativa.
Nella variante "a schede", per esempio, questa suddivisione dell’argomentazione
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sia dal punto di vista cognitivo che ‘materiale’ si esprime in un’unità comunicativa
formata da volantini in cartoncino colorato con disegni di fondo, in ognuno dei
quali trova spazio un preciso aspetto della narrazione. Questo tipo di struttura è
caratteristica del materiale cartaceo e riguarda, ad esempio, unità quali "I pericoli
in metalmeccanica", "La prevenzione in edilizia", "La prevenzione per i lavoratori
del comparto carni", "Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro". Si tratta di esempi
emblematici di una struttura della comunicazione che non riguarda la sola suddivisione della narrazione/argomentazione in più parti, ma indica anche una ripartizione del supporto stesso in unità più piccole. Di solito si tratta di una sorta di
‘teca’ in cartoncino rigido, all’interno della quale trovano collocazione dei volantini
o opuscoli normalmente prodotti in cartoncino colorato e con disegni di fondo.
Struttura "lineare"
Dal punto di vista strettamente "contenutistico" si tratta dell’esposizione di un
argomento di fondo che rimane sempre il medesimo per tutta la durata della
comunicazione, senza alcuna divagazione secondaria e senza alcuna scomposizione argomentativa. Dal punto di vista strettamente strutturale siamo invece
in presenza di un’unica unità: ciò che abbiamo sostanzialmente indicato con
la denominazione di "supporto unico". È il caso tipico dei volantini (vedi ad
esempio "S.P.I.S.A.L.") o dei segnalibro (vedi ad esempio "Noalcol. Chi guida
non beve"), materiali di breve durata che concentrano tutta la comunicazione
su di un unico supporto.
3.5.2. Le forme della comunicazione: immagini e/o parole?
Un altro aspetto interessante emerso dall’analisi dei materiali raccolti riguarda
la differenza tra due forme fondamentali di comunicazione utilizzate nella trasmissione dei messaggi sulla SSL. Si tratta della distinzione sostanziale tra una
forma di comunicazione esclusivamente iconografica, formata solo da immagini,
ed un’altra trasmessa anche attraverso la parola, sia essa scritta o parlata.
Di seguito analizziamo le differenze fondamentali emerse dall’analisi del
materiale comunicazionale a disposizione, rispetto a queste due forme della
comunicazione sulla SSL e le implicazioni connesse ad un loro uso esclusivo o
alla loro interazione.
Immagini
Tra il materiale considerato abbiamo alcuni esempi di comunicazione esclusivamente iconografica, nella quale cioè il messaggio viene trasmesso attraverso
il solo utilizzo di immagini. Esempi di questo primo tipo sono per la verità
piuttosto ridotti9, mentre la stragrande maggioranza dei prodotti comunicazio9. Si tratta esclusivamente di materiale audiovisivo, ed in particolare dei 3 video di animazione
computerizzata; “Best Signs Story”, “Le Avventure di Napo” e “Napo e le sostanze pericolose”.
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nali analizzati è composta sia da materiale iconografico che di tipo "testuale"
(testo scritto o verbale, o entrambe le modalità). Gli unici materiali, tra quelli
analizzati, a presentare un tipo di comunicazione solo iconografica sono i video
di animazione computerizzata. L’animazione, infatti, introdotta allo scopo di
"modellizzare" (molto spesso divertendo) il fenomeno in oggetto, permette di
realizzare uno schema esplicativo, molto semplificato, dove compaiono solo
gli elementi essenziali. Il fatto che l’utilizzo di comunicazione esclusivamente
iconografica sia così ridotto e che allo stesso tempo si ricorra ad una tecnica così
particolare qual è quella dell’animazione porta a ritenere che la comunicazione
debba ancorarsi spesso ad altre forme, rispetto a quella esclusivamente iconografica, allorché affronta temi come quelli legati alla SSL in cui occorre ridurre
al minimo possibile i margini di ambiguità interpretativa.
Al di là della ‘significatività’ del campione di materiale analizzato, appare evidente che si debba prestare molta attenzione alla comunicazione eclusivamente
iconografica, limitandone l’uso solo a casi specifici e che un valido rimedio a
questa problematica "dell’ambiguità" o "polisemia", espressa dalla comunicazione
iconografica, possa essere rappresentato dalle animazioni.
Parole
Dall’analisi dei materiali a disposizione si evince, per contro, come sia molto più
praticata nell’ambito della comunicazione sulla SSL una modalità di costruzione
dei messaggi che preveda la sovrapposizione di un testo scritto all’immagine.
L’aggiunta di "testo" scritto o di un "commento" verbale - che si sovrapponga
alla parte esclusivamente iconografica sembra permettere di indirizzare meglio
lo spettatore nella direzione voluta. Non appare dunque casuale se la maggioranza dei materiali audiovisivi esaminati affiancano alla modalità iconografica
di comunicazione anche una modalità di tipo verbale, affidando al commento
parlato il compito fondamentale di tessere la tela dell’argomentazione. Anche
il testo scritto permette di fissare meglio l’attenzione del fruitore, poiché lo obbliga a compiere un’attività come quella della lettura, che certamente richiede il
ricorso ad una concentrazione maggiore rispetto all’ascolto o alla sola percezione
di un’immagine. Si tratta comunque di una questione di equilibrio: abbondare
con il testo scritto può rivelarsi assai controproducente, potrebbe richiedere
eccessiva attenzione e sforzo da parte del fruitore, portandolo ad allontanarsi
dal prodotto comunicazionale ritenuto troppo lungo e noioso. Non a caso la
strategia comunicativa maggiormente adottata nei filmati sulle coltivazioni agricole, per esempio, è quella di combinare immagini, e commenti verbali (la voce
del moderatore) e testi scritti, sotto forma di titoli che evidenziano le sezioni, o
"blocchi narativi", nei quali viene suddiviso il video.
L’utilizzo di più codici comunicativi sembra essere condizione imprescindibile nel caso di materiali comunicativi piuttosto lunghi e relativi a tematiche
complesse e articolate, quali quelle trattate nei video, ma in generale in tutto il
materiale preso in esame.
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3.5.3. Tipi di messaggio più ricorrenti
Alla voce della scheda Modalità e retorica di presentazione del tema abbiamo
indicato inizialmente per ogni unità d’analisi il tipo di messaggio sotteso alla
comunicazione. Si tratta di un’indicazione fondamentale poiché il messaggio
rappresenta il contenuto della comunicazione, la sua componente più intrinseca,
il nucleo della trasmissione dell’informazione che si intende attuare.
In generale, lo sforzo di base richiesto al fruitore di ogni materiale comunicazionale è quello di individuare questo messaggio, il tema. Il messaggio
dovrebbero essere sufficiente a suggerire le giuste "isotopie", le categorie di
senso necessarie ad interpretare e comprendere in modo unitario e coerente
la comunicazione, ad indirizzare lo spettatore verso una chiave di lettura abbastanza definita.
Di seguito indichiamo le categorie più ricorrenti nelle quali sono stati suddivisi i tipi di messaggi identificati per ogni unità comunicazionale analizzata,
spiegando brevemente cosa si intenda con queste denominazioni. Va specificato
però come questi tipi di messaggio non si presentino sempre in forma "pura",
ma si possano mescolare tra di loro per dar vita a tipi di messaggio "ibridi".
Messaggio "persuasivo"
Si tratta di una forma di "messaggio" il cui scopo è quello di "convincere qualcuno
di qualcosa". Le unità comunicazionali che riportano questo tipo di denominazione per l’indicazione del messaggio in esse contenuto, rappresentano infatti
l’esempio più tipico di materiale informativo dal basso grado di controvertibilità
dell’argomentazione, ma dagli elevati contenuti retorici, nel quale si fa un forte
uso di metafore, nel tentativo di immedesimare il più possibile l’utenza target
nelle vicende rappresentate.
Un tipico esempio di messaggio persuasivo è contenuto nel video "Solo un attimo", del quale abbiamo già discusso a proposito della sua struttura comunicativa.
Si tratta infatti di una presentazione ricca di elementi di "drammaticità", che mira a
suscitare un forte impatto emotivo, attraverso filmati che, pur essendo delle ricostruzioni fittizie, esprimono un elevato grado di veridicità, attraverso la simulazione di
incidenti veri e propri. La persuasione si fonda sulla trasmissione di elementi retorici,
identificabili in frasi del tipo: "può bastare una frazione di secondo per cambiare
drammaticamente il corso di una vita, rendendo a volte impossibile riprendere il
proprio posto di lavoro, costretti a dipendere dall’aiuto altrui".
Messaggio "argomentativo"
Questo tipo di messaggio non è così esplicito o univoco, come può essere invece
un messaggio di tipo persuasivo, e richiede al fruitore un certo sforzo interpretativo. Il contenuto della comunicazione non viene esplicitato immediatamente,
non si presenta immediatamente una conclusione che viene invece ottenuta
attraverso un percorso deduttivo più lungo e articolato, composto in maniera
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Capitolo 3
logica ed ordinata da proposizioni conseguenti, poste in relazione inferenziale
tra di loro.
Si tratta della modalità maggiormente utilizzata, che taglia trasversalmente
tipologie molto diverse di materiali, dalla pubblicazione "La prevenzione del
mal di schiena nella movimentazione dei malati", alla brochure "Il Triangolo.
Rischi - Danni - Prevenzione", fino all’audiovisivo - videocassetta de "Il lavoro
in serra". Descrive la volontà precisa, sottesa alla comunicazione offerta da questi
materiali, di presentare, generalmente in maniera asciutta e piana, aspetti molto
concreti, euristicamente priva di tematizzazioni retoriche quali, ad esempio, la
personalizzazione dei contenuti, la drammatizzazione del racconto, il riferimento
a precisi universi valoriali dell’utenza.
Messaggio "informativo-operativo"
Messaggio che mira ad aumentare il livello di conoscenza dell’utenza circa una
determinata dinamica o aspetto della SSL. Vuole però fornire nozioni che siano
immediatamente spendibili sul piano pratico-operativo.
Un esempio in questo senso è rappresentato dalla pubblicazione "Il rischio
chimico nelle lavanderie a secco", in cui l’obiettivo della comunicazione non
è certo quello di suscitare particolari effetti nel lettore, se non di carattere
operativo, cioè di applicazione corretta di regole sulla sicurezza e l’igiene nello
specifico settore.
Messaggio "informativo-interpretativo"
Questo tipo di messaggio, come quelli di tipo "informativo-operativo", mira
ad un incremento del livello di conoscenza dell’utenza rispetto a situazioni o
aspetti specifici; lo scopo però non è quello di fornire informazioni-nozioni
immediatamente spendibili sul piano pratico, quanto piuttosto dei "codici
interpretativi", delle chiavi di lettura rispetto ad argomenti mediamente abbastanza complessi10.
Messaggio "educativo-pedagogico"
In questo caso il messaggio non ha certamente finalità operative, perlomeno di
tipo immediato, trattando temi di sensibilizzazione piuttosto generici. Lo scopo
intrinseco a questo tipo di messaggi è quello di condurre il fruitore a compiere
un certo tipo di riflessione personale, all’elaborazione di un percorso cognitivo, o
in generale a riflessioni, che conducano attraverso una percorso riflessivo proprio
ad accostarsi molto spesso a tematiche inerenti le pratiche di prevenzione11.
10. Vedi come esempio la pubblicazione “La Lavoratrice in Gravidanza”.
11. Un esempio di questo tipo è rappresentato da “Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel
territorio” (copertina verde), che si pone come obiettivo quello della formazione di una ‘cultura’ della
sicurezza e prevenzione nei giovanissimi.
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3.5.4. Livelli di complessità del testo
Ci occupiamo ora della proprietà testo verbale, comune a tutte le schede eccezion
fatta per quelle relative alle animazioni computerizzate, che non presentano nessun tipo di messaggio scritto o parlato12. Ricordando come la variabile "testo"
non si riferisca solo al contenuto scritto in senso stretto, ma anche al commento
verbale, vediamo di seguito di chiarire il significato delle definizioni utilizzate
per catalogare le due principali categorie di testo che emergono dall’analisi del
materiale in oggetto.
Testo "divulgativo"
Obiettivo principale degli scritti o commenti verbali che rientrano in questa
categoria è quello di mettere al corrente il maggior numero di utenti possibile
riguardo all’argomento trattato. In questi tipi di testo ci si preoccupa di selezionare ed evidenziare i fatti più importanti in modo che al fruitore restino bene
impressi. Al fine di garantire efficacia espositiva, fondamentale sembra essere
la scelta di un filo conduttore preciso, che chiarisca il più possibile il senso del
messaggio, evitando divagazioni su questioni e aspetti secondari.
Un tipico esempio di questo tipo di testo è rappresentato dalla pubblicazione
"Igiene e salute nella lavorazione del porfido"13, dedicata alla presentazione dei
rischi e delle procedure di prevenzione per quanti lavorano nel settore dell’estrazione e della lavorazione del porfido. Il filo conduttore è sin dall’inizio
e per tutta la durata del materiale molto preciso, trattando senza divagazioni
secondarie aspetti fondametali inerenti questo specifico settore di lavoro, quali:
il rischio da rumore, il rischio silicosi, il rischio da sollevamento pesi e posizioni,
il rischio vibrazioni, e i relativi suggerimenti riguardo alle misure essenziali di
prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali che possono interessare
gli addetti ai lavori.
Si tratta di informare quanto più possibile gli operatori di questo specifico
settore, attraverso l’esposizione informativa di regole operative, utilizzando in
genere descrizioni testuali brevi e schematiche integrate da documentazione
fotografica. L’obiettivo è quello di pervenire, fornendo informazioni aggiornate
e attendibili e che aumentino il grado di informazione del fruitore sullo specifico
argomento, all’applicazione immediata delle informazioni ottenute attraverso
l’argomentazione.
Testo "scientifico"
A caratterizzare invece questi tipi di testo (scritto o verbale) è la presenza cospicua di terminologia specialistica. Il rischio è che i termini impiegati non siano
12. Vedi a proposito quanto qui descritto alle pagg. 210-211.
13. Contatore 104.
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sempre chiari e comprensibili, interpretabili in maniera univoca, poiché nel
linguaggio comune essi risultano polisemici e generici mentre nel contesto di
un testo scientifico assumono un significato ben preciso.
Esempio di testo "scientifico" è la pubblicazione "Case, Persone, Infortuni: conoscere per prevenire"14, nella quale viene trattato il tema degli eventi
infortunistici che interessano la persona nel proprio ambiente di vita e, in
particolare, in ambito domestico, con l’intento di approfondire, attraverso
l’analisi dei dati ufficiali disponibili, le caratteristiche del fenomeno dell’infortunio domestico, mettendo in relazione la tipologia di evento con numerose
variabili socio-sanitarie (natura dell’infortunio, frequenza e gravità). Come
tutti i testi che abbiamo definito di tipo "scientifico" o "tecnico" si tratta di
un lavoro piuttosto articolato, sia nella struttura dei contenuti che nell’esposizione: lunga e "tecnica", conseguentemente difficile da seguire, interpretare
e memorizzare.
Vengono affrontati diversi aspetti dell’argomento, per dar vita ad una trattazione di ampio raggio, che va da considerazioni di tipo generale sino allo studio
(statistico-scientifico) della probabilità di accadimento dell’infortunio domestico
nella popolazione italiana.
Questa caratteristica di "complessità" e "specificità disciplinare" si rispecchia
anche nel livello della struttura ("modulare") della pubblicazione, la quale risulta
articolata in sezioni, ad ognuna delle quali viene affidata la trattazione di un
aspetto differente dell’infortunio domestico e l’inquadramento del fenomeno
secondo ottiche interpretative differenti.
Conseguentemente, risulta piuttosto elevato anche il grado di controvertibilità dell’argomentazione che, nelle pubblicazioni "tecniche" come questa,
risulta legata alla valenza scientifica dei dati racccolti: in questo caso particolare
alle tecniche di elaborazione statistica utilizzate (questa pubblicazione è stata
condotta sui risultati desunti da un’indagine Multiscopo dell’ISTAT) ed alla loro
interpretazione.
Tipicamente "scientifico" è - per questo tipo di "testi" - anche il fatto di essere
rivolti prevalentemente ad addetti ai lavori, in questo caso a programmatori di
campagne informative, ricercatori, formatori, impiegati nella pubblica amministrazione, etc..
3.5.5. Gli stili espositivi
Alcune considerazioni possono essere sviluppate anche sulla modalità comunicativa nel suo complesso, intesa come l’insieme dei mezzi espressivi e di presentazione dei contenuti della comunicazione.
14. Contatore 52.
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Stile espositivo "narrativo"
Una presentazione basata su uno stile espositivo di tipo "narrativo" è costruita
intorno ad una vera e propria storia. La struttura narrativa assicura ai contenuti
una notevole coesione interna, fornendo al messaggio un senso unitario e immediatamente identificabile. Si tratta di una forma comunicativa che facilita
presumibilmente l’assimilazione e la memorizzazione dei contenuti. Le informazioni proposte risultano verosimili anche se magari non sono presentate in
modo rigorosamente logico, poiché fanno spesso riferimento al bagaglio culturale
acquisito dallo spettatore. L’esposizione narrativa si caratterizza per la presenza di
uno o più attori protagonisti in prima persona degli accadimenti o delle azioni
rappresentate. La personalizzazione degli accadimenti facilita il mantenimento
dell’attenzione, in quanto attiva meccanismi di identificazione, proiezione e
coinvolgimento emotivo, che sono in grado di sostituire efficacemente la logica,
nell’intento di persuadere15.
Stile espositivo "descrittivo"
Si tratta di esposizioni composte generalmente da testi piuttosto frammentati, che
giustappongono sistematicamente le informazioni; questo aspetto può dare alle
volte l’impressione di mancanza di unitarietà nel discorso generale e la trattazione
può anche risultare piuttosto faticosa da seguire. Prendiamo come esempio la
brochure "Coltiviamo la salute"16. L’obiettivo della comunicazione è quello di
informare e sensibilizzare gli operatori di questo specifico settore rispetto ai rischi
(infortuni e malattie professionali) che tali attività comporta. Lo stile espositivo
‘descrittivo’ di questo materiale si sostanzia nel fatto che l’unità comunicativa
e con essa anche il contenuto della comunicazione risultano suddivisi in frames
(interni all’argomentazione generale). In questo caso dunque la suddivisione è
netta e duplice, da una parte assume espressione materiale nella ‘frammentazione’
dell’unità comunicazionale (supporto) in cartoncini separati che vanno poi a
formare l’intera brochure, mentre dall’altra ci troviamo contemporaneamente di
fronte ad una ‘frammentazione’ dell’argomentazione generale della comunicazione dal punto di vista della pura esposizione dei contenuti. L’unitarietà viene
ritrovata in occasioni narrative secondarie, frames interni all’argomentazione generale, che la tengono insieme imprimendole una direzione precisa. Il motivo di
questa frammentazione materiale e/o contenutistica dell’esposizione, va ricercato
nell’attribuzione di importanza fondamentale a caratteristiche dell’esposizione
quali brevità e semplificazione (schematicità).
15. Vedi per esempio “Best Signs Story”: contatore 3; “Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e
nel territorio” (copertina verde): contatore 62; “La prevenzione è di questo mondo”: contatore 31.
16. Contatore 79.
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Stile espositivo "esplicativo"
Anche qui si tratta di un’esposizione molto frammentata nella componente
testuale come in quella iconica. Molto spesso sono soprattutto le immagini ad
affiancarsi l’una all’altra in un nesso non immediatamente identificabile, ed
hanno bisogno del testo, di un commento verbale o scritto, per essere messe
chiaramente in relazione. Se di solito le immagini sono estremamente frammentarie e giustapposte, il discorso di fondo, la tesi argomentativa, è di converso
generalmente complessa ma unitaria e chiara. Questo tipo di esposizione risulta
spesso piuttosto cattedratica e didattico-pedagogica, composta da descrizioni più
o meno lunghe e particolareggiate, mantenendo un carattere impersonale17.
Occore tuttavia specificare che la differenza tra questi ultimi due stili espositivi,
che - va ricordato - sono il frutto di considerazioni del tutto soggettive, è molto
spesso assai sottile. Non di rado infatti abbiamo utilizzato, per categorizzare lo
stile espositivo delle unità comunicazionali prese in considerazione, la definizione
"descrittivo-esplicativo" o viceversa.
3.5.6. A proposito di complessità del tema
Rispetto alla variabile complessità del tema, la comunicazione si presenta secondo
due tipi principali.
Incrementale o conservativa:
La complessità del tema è mantenuta o addirittura incrementata effettuando
collegamenti con altri argomenti non propriamente centrali rispetto all’argomento trattato.
Traduttiva o riduttiva:
La distanza cognitiva è ridotta al limite, abbassando di molto il livello di complessità
dell’esposizione. Quest’ultima, in particolare, è l’indicazione che abbiamo quasi
sempre utilizzato, a dimostrazione del fatto che i materiali a disposizione hanno
in comune proprio la volontà precisa di comunicare a tutti, dunque nel modo più
semplice possibile, tematiche di interesse comune e che potrebbero anche rivelarsi
assai complesse come quella della sicurezza e della salute sul lavoro.
3.5.7. A proposito della controvertibilità del messaggio
Sulla base della definizione operativa data di controvertibilità del messaggio18 è
da annotare una sostanziale omogeneità nel materiale analizzato. Il tenore del-
17. Vedi ad esempio del documentario sulle coltivazioni agricole “Colture arboree”: contatore 14.
18. Vedi a pag. 203 di questo volume.
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l’argomentazione prevalente è quello di far apparire (tranne qualche rara e per
altro marginale eccezione) lo schema di ragionamento seguito e presentato nel
prodotto comunicativo come l’unico effettivamente e razionalmente possibile.
"Ridotto" o "Basso" livello di controvertibilità dell’argomentazione19 significa
dunque assenza di discussione, intesa come esposizione di valutazioni discordi, e
come tali potenzialmente in grado di produrre un effetto di distorsione, soprattutto in termini di perdita di fiducia verso le fonti della comunicazione da parte
dei suoi destinatari. In molti casi si tratta di testi che non presentano nemmeno
delle vere e proprie argomentazioni, ma si limitano all’esposizione schematica
di regole d’uso, consigli pratici da applicare a fini preventivi. Impostare la comunicazione su frasi del tipo "…si deve evitare assolutamente di manomettere
fotocopiatrici e stampanti…" oppure "…evitare che i cavi di alimentazione siano
volanti…"20, dal preciso orientamento alla prescrizione, possono essere accolte
oppure no (messe in pratica o meno) esprimono comunque "un deciso carattere
di linearità, apoditticità e assenza di posizioni divergenti"21.
Le rare e marginali eccezioni alle quali accennavamo sopra, definite ad "elevato" o "alto" grado di controvertibilità del messaggio, sono rappresentate proprio
da quei materiali dal contenuto decisamente più "tecnico" (dalla medicina, alla
chimica, fisica fino alla scienza giuridica) per i quali è possibile, sulla base della
logica dell’argomentazione "tecnica" sulla quale si fondano, un certo margine
di "controvertibilità", di "falsificazione" dei contenuti in base ad altri approcci
metodologici discordanti rispetto a quello/i sposati dai realizzatori della comunicazione informativa. Prendiamo ad esempio l’unità comunicazionale dal titolo
"2° Seminario dei professionisti CONTARP: Dal controllo alla consulenza in
azienda", dove parliamo di "alto" grado di controvertibilità del messaggio. Questa
affermazione è dovuta al fatto che qui viene riconosciuta a questo materiale la
precisa volontà di fornire proprio degli "spunti" per riflessioni personali da parte
dell’utenza. Prendiamo ancora l’unità "Case, Persone, Infortuni: conoscere per
prevenire", pubblicazione redatta sulla base di risultati desunti da un’indagine
Multiscopo dell’ISTAT. Ogni affermazione interna all’argomentazione è qui
legata alla valenza scientifico-statistica dei dati racccolti, controvertibile sulla
base di altre tecniche di raccolta, elaborazione ed interpretazione statistica dei
dati stessi.
19. Questa è l’indicazione prevalentemente utilizzata per la traduzione lessicale della proprietà indicata
alla voce della scheda denominata Livello di controvertibiità dell’argomentazione.
20. Vedi “Sicurezza in Ufficio”: cont. n. 47; a pag. 17 in riferimento ad “Apparecchiature e macchinari
da ufficio”.
21. Bucchi M., La salute e i mass media, pag. 73, in: DYNAMIS, 1997, 17, 69-79.
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Capitolo 3
3.5.8. A proposito di retorica
Alcune delle unità comunicazionali analizzate ricorrono spesso ad una modalità
di presentazione delle immagini che può essere ricondotta ad un "lo vedete con i
vostri occhi" che rappresenta nei fatti un espediente retorico e non una forma di
argomentazione. Un’unità comunicativa, indipendentemente da caratteristiche
quali il formato o lo stile espositivo, è tanto più "retorica" quanto più utilizza
analogie e metafore, che rappresentano potenti strumenti espressivi, in grado
di comunicare l’immagine e il messaggio di un fenomeno nel suo insieme. Da
un punto di vista eslusiavemente "teorico" facciamo qui una distinzione tra due
forme fondamentali di retorica22:
Retorica "generativa"
L’uso di metafore e analogie in forma generativa, e quindi costitutiva di nuovo
sapere. Questo uso generativo o semantico del linguaggio, attraverso l’utilizzo
di metafore, assolve prevalentemente ad una funzione comunicativa.
Retorica "consolatoria"
Uso di metafore ed analogie in grado di rassicurare l’utenza sulla sua capacità di
seguire, comprendere e percepire i discorsi svolti, rimandando ad un patrimonio
acquisito di immagini e traslati, il cui significato non viene però mai messo in
discussione. Questo uso consolatorio o "estetico" del linguaggio, attraverso l’uso
di metafore, assolve prevalentemente ad una funzione espressiva.
L’uso estetico del traslato, in caso di eccessiva distanza cognitiva, può produrre
un effetto suggestivo - persuasivo, che non si verifica invece in caso di distanza
cognitiva minore o assente (retorica vera e propria, nel senso di persuasione).
In questa situazione, tanto l’emittente quanto il destinatario utilizzano lo stesso
codice in maniera consapevole e sanno pertanto riconoscere il giusto valore di
un espediente retorico.
3.5.9. A proposito delle finalità del messaggio comunicativo
Si tratta di individuare le sollecitazioni che, tramite elementi diversi, sono proposte al destinatario della comunicazione. Eccone una classificazione:
Finalità "idealistiche"
Accrescimento della conoscenza, al di là delle implicazioni empiriche. Acquisizione di nuovi elementi conoscitivi, mentre la possibilità che possano essere
traducibili sul piano concreto è del tutto assente.
22. Non facciamo nessun esepmio di applicazione concreta di queste definizioni rispetto ai materiali
analizzati, si tratta infatti di una distinzione esclusivamente teorica. Ci siamo limitati a dare una valutazione
dell’unità del tipo "retorica o meno", ma non avevamo elementi per distinguere tra retorica "generativa"
e "consolatoria".
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219
Capitolo 3
Finalità "strumentali"
Istanza di immediata applicabilità delle acquisizioni ottenute. L’obiettivo è quello
di pervenire all’applicazione pratica degli elementi appena comunicati attraverso
l’argomentazione. Comunicazione che fa ricorso ad un linguaggio articolato
ed estensivo, ma che può discostarsi dal linguaggio della fonte originaria della
comunicazione. Il suo obiettivo è quello di far pervenire determinati contenuti
a soggetti che non hanno dimestichezza con essi.
Esistono tuttavia altri "tipi-ideali" intermedi, collocabili tra queste due estremizzazioni concettuali, quali ad esempio:
Finalità di "accrescimento del bagaglio conoscitivo"
Una finalità di questo tipo significa privilegiare argomenti di largo respiro
(numerosi interventi), o di elevata complessità (che vada a scomparire con il
procedere della fruizione).
Finalità "informativa"
Fornire informazioni aggiornate ed attendibili sull’argomento. Scopo è quello
di aumentare il grado di informazione del fruitore su specifici argomenti.
Finalità della "spendibilità quotidiana"
Soddisfare piccole curiosità, elargire consigli, avanzare suggerimenti riguardo al
miglioramento della sicurezza e dell’igiene del proprio posto di lavoro.
3.6. Un quadro di sintesi e alcune indicazioni operative
Quello che segue è un tentativo di individuare, sulla base del materiale analizzato, gli elementi potenzialmente più utili al committente per l’impostazione
di iniziative di comunicazione, efficaci in materia di sicurezza sul lavoro. Non
è affatto facile cogliere tutti gli aspetti di una comunicazione particolare come
quella in esame, volta a comunicare tematiche di interesse sociale relativamente nuove e non ancora ampiamente condivise come quelle relative alla SSL.
Non è semplice, in particolare, cogliere quella che rappresenta un’articolata
orchestrazione di toni, colori e registri argomentativi di materiale pensato per
fornire al singolo fruitore dei messaggi diretti, con l’intento di modificare o
correggere i comportamenti dannosi messi in atto dalle persone sul luogo di
lavoro e suggerire comportamenti positivi, virtuosi per la salute. Non è dunque
pretesa di queste brevi considerazioni esaurire la questione delle modalità ideali
di comunicazione di un messaggio sociale complesso come quello relativo alla
SSL, ma fornire sulla base del materiale analizzato alcune indicazioni operative
rispetto a quelli che sono stati identificati come gli elementi fondamentali di
questo tipo di comunicazione.
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Capitolo 3
In generale, ciò che risulta immediatamente evidente è come la comunicazione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro debba essere interattiva,
concepita come un’attività di scambio continuo di informazioni tra comunicatore/formatore e destinatario/lavoratore. Emerge subito come ogni attività di
comunicazione inserita in questo ambito specifico debba essere costruita sull’esperienza dell’utenza target, incentrata sull’acquisizione di capacità piuttosto
che di conoscenze e basata sulla pratica, così come è necessario che i comunicatori
siano a conoscenza degli appropriati metodi di formazione e che siano adottate
metodologie attive, per facilitare l’integrazione delle conoscenze e delle abilità
acquisite nella realtà professionale.
3.6.1. Determinazione e comunicazione degli obiettivi, dei soggetti destinatari e
del messaggio chiave
Nella comunicazione di un messaggio sulla SSL appare essenziale innanzitutto
l’identificazione chiara di un obiettivo preciso (passaggio comune e riconoscibile
in tutti i materiali comunicazionali presi in considerazione) che sia al contempo
limitato e realistico. Occore poi riuscire ad esplicitare chiaramente, e da subito,
gli scopi e le intenzioni della comunicazione, rimanendo coerenti nei confronti
dell’obiettivo generale della comunicazione stessa. L’esperienza della ricerca sembra
consigliare l’impostazione di una comunicazione - per così dire - "di settore", che
parli di rischi specifici a lavoratori di ambiti ben delimitati, e che fornisca immediatamente per questi rischi o, in generale, per aspetti da migliorare in termini
di sicurezza sul lavoro, un nome e un cognome. In effetti, i materiali che ci sono
sembrati più attinenti alla tematica, nonché maggiormente efficaci, sono stati
proprio quelli che indicavano tutto questo già a partire dal titolo: per esempio, "Il
rischio chimico nelle lavanderie a secco" o "L’esposizione a rumore nel comparto
legno" e così via. Immediatamente viene qui esplicitato nel titolo il settore lavorativo specifico e, di conseguenza, viene delimitata così anche l’utenza professionale
alla quale ci si rivolge (la lavorazione del legno, il settore delle lavanderie, etc…).
Inoltre, al settore viene subito affiancata la forma di rischio specifico di cui si
parla e di cui si intende mettere in guardia l’utenza (rischi derivanti dall’utilizzo
di prodotti chimici, rischi legati all’esposizione al rumore, etc…).
È dunque consigliato rivolgersi sempre ad un pubblico specifico, a categorie
sempre più precise e limitate e, ancora, all’interno di queste categorie, se possibile,
a soggetti con ruoli ben definiti, in grado di reagire ed agire alle raccomandazioni fornite e magari anche di espanderle. Il raggiungimento di questo primo
obiettivo richiede però, a monte della realizzazione pratica di materiali di questo
tipo, lo svolgimento di indagini preliminari adeguate finalizzate alla raccolta
di quanti più aspetti possibili e precisi della realtà lavorativa ai cui addetti ci si
intenda rivolgere. Se questo fatto di concentrarsi su soggetti destinatari precisi
permette da una parte, a chi imposta la comunicazione, di dedicarsi anche ad
obiettivi specifici e naturalmente consente di tenere sotto controllo il dispendio
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Capitolo 3
di risorse, esso implica d’altra parte anche una preparazione dettagliata su ogni
aspetto dell’attività lavorativa in oggetto.
Alcuni materiali che sono stati presi in considerazione e che sono stati valutati
nel loro complesso "efficaci", hanno contribuito a riformulare la convinzione
in base alla quale si tende a pensare che chi comunica debba necessariamente
agire direttamente sul destinatario. Materiali quali "Case, Persone, Infortuni:
conoscere per prevenire"23, "I disturbi muscolo-scheletrici"24 o "Il Triangolo
Rischi - Danni – Prevenzione"25, per esempio, mostrano invece come spesso
la comunicazione possa risultare anche più adeguata se rivolta a persone non
direttamente interessate al problema della SSL che si intende porre in risalto:
come per esempio sindacalisti, dirigenti o responsabili del personale. Il motivo
può risiedere in diverse variabili quali, prime fra tutte, il settore o l’utenza target.
Tuttavia questa preferenza è spesso l’espressione di un tentativo di "by-passare" un
pubblico considerato, a torto o a ragione, piuttosto difficile da "sensibilizzare",
"istruire" o "educare" al tema della salute sul lavoro.
Per quanto riguarda specificamente il messaggio della comunicazione, questo
deve risolvere - in prima battuta - un problema fondamentale, ovvero distinguersi
dagli altri messaggi che quotidianamente inondano il pubblico e i lavoratori.
Non ultimo per il fatto che il recente incremento di comunicazione sociale
pubblica, oltre ad aver sviluppato nel grande pubblico una discreta "sensibilità
estetica e interpretativa", ha prodotto anche una sovrabbonadanza di messaggi
sociali, spesso difficili da isolare e valutare con l’attenzione che meriterebbero.
In particolare, l’analisi dei materiali presi in esame sembra suggerire come "il
messaggio sulla salute" debba essere breve, semplice e mirato al pubblico target. Buona norma sembra essere anche quella di cercare di esporre il messaggio
- inteso come contenuto di base della comunicazione - con uno stile che sia
sì privo di elementi gergali ma possibilmente anche non troppo formalizzato,
attraverso argomentazioni di tipo testuale o verbale, idealmente non più lunghe
di un paio di frasi. La quasi totalità delle unità comunicazionali adoperate utilizzano de facto un linguaggio non formalizzato, di tipo colloquiale, dal ritmo di
presentazione e lettura "scorrevole" che garantisce velocità e immediatezza alla
comunicazione come al suo recepimento da parte dell’utenza target. Il messaggio,
presentato sotto forma di testo, dovrebbere essere quanto mai asciutto e diretto,
sintetico e schematico. Opportuno sarebbe riuscire a comunicare in termini di
problem solving: ad esempio, con frasi del tipo "la ricerca ha dimostrato che X
lavoratori su Y soffrono di lesioni imputabili a lavoro ripetitivo: nuove linee
guida potrebbero diminuire drasticamente il numero di incidenti", come ad
23. Contatore 2.
24. Contatore 17.
25. Contatore 31.
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Capitolo 3
esempio "È noto che attività lavorative svolte a bordo di mezzi di trasporto o di
movimentazione quali… espongono il corpo a vibrazioni o impatti che possono
risultare nocivi per i soggetti esposti", "Dai numerosi studi epidemiologici pubblicati in letteratura sugli effetti dell’esposizione a….appare che alcuni disturbi
si riscontrino con maggior frquenza tra…26; oppure: "il mancato rispetto della
normativa che regola X, provoca Y, tali problemi potrebbero essere evitati o
risolti adottando il piano Z"; ancora "Ogni anno in Italia perdono la vita sulla
strada oltre 6.000 persone, in Europa 45.000… È necessario assumere il tema
della sicurezza stradale come impegno comune e responsabilità condivisa... Solo
in queso modo sarà possibile ridurre il numero delle vittime del 40 % entro il
2010, come indicatao dalla Commissione Europea"27.
3.6.2. Scelta del mezzo di comunicazione e del formato più adeguati
Veniamo ora all’aspetto della scelta del mezzo di comunicazione, che sarà determinata principalmente sulla base della composizione del pubblico utente, nonché
da considerazioni circa le risorse economiche e il tempo a disposizione.
Per quanto riguarda la scelta del formato (sostanzialmente video/audio, cartaceo o multimediale), questa rimanda alla correlazione di due variabili della scheda
d’analisi. La scelta del formato deve tenere in considerazione, sostanzialmente,
il tipo di fruizione prevista (autonoma o di gruppo, diretta o somministrata)
nonché i prerequisiti necessari presupposti.
Vediamo quali sono le implicazioni relative alla scelta di alcuni tra i più comuni
tipi di formato/mezzo utilizzati per la pubblicazione/divulgazione dei materiali
oggetto di questa analisi:
Manifesti-locandine: mezzo utile per la sensibilizzazione dei lavoratori su rischi e
soluzioni. Si tratta in fondo degli aspetti essenziali di ogni comunicazione sulla
SSL, che inseriti in un formato di questo tipo acquisiscono contemporaneamente
impatto visivo ed emotivo. Il messaggio deve però essere ben evidenziato, anche
graficamente, e presentato in termini semplici, in modo da consentire alle persone
di comprenderlo immediatamente mentre vi passano accanto28.
Volantini, segnalibro, z-cards: un mezzo efficace per veicolare velocemente (tenendo sotto controllo il dispendio di energie e risorse) soprattutto esempi di ‘buona
prassi’ in materia di SSL e consigli specifici, di tipo operativo o preventivo, su
come evitare rischi e pericoli. Sulla base del materiale analizzato diciamo che essi
26. “La colonna vertebrale in pericolo”: contatore 40.
27. “Conosco la strada rispetto le regole”: contatore 12.
28. Vedi “Prevenzione infortuni e formazione professionale per l’edilizia in Trentino”: contatore 75.
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Capitolo 3
vengono utilizzati soprattutto per esporre regole pratiche che siano molto brevi,
veramente essenziali, mirando al contempo ad una loro assimilazione veloce29.
Bollettini di informazione - brochure, opuscoli, pieghevoli e guide: ottimi per regolari aggiornamenti e per coprire problemi importanti o complessi per i quali è
necessaria una varietà di articoli. Nel momento in cui la comunicazione richieda
un’argomentazione più ampia fondata su un insieme più articolato di informazioni
e quindi un solo supporto (Volantini, segnalibro, z-cards) non è più sufficiente, è
necessario ricorrere a questa variante del mezzo di comunicazione scritta.
Pubblicazioni, manuali, monografie: utilizzati principalmente per comunicare
informazioni e consigli dettagliati o graduali. Devono essere destinati prima
di tutto alle persone responsabili della SSL. Nella maggior parte dei casi si
tratta di comunicazioni relative a tematiche fondamentali quali la legislazione,
la ricerca e le buone prassi relative alla salute e alla sicurezza sul lavoro nello
specifico settore, in modo non solo di fornire informazioni operative ma anche
di stimolare il dibattito.
Video: uno strumento tra i più popolari per istruire e formare. La distribuzione
di massa di questo supporto è tuttavia difficile e dispendiosa. Al massimo può
essere distribuito a livello aziendale, per una somministrazione a gruppi. Molto
spesso è uno strumento utile per ovviare a problemi causati dalla presenza negli
utenti di prerequisiti cognitivi ridotti, ad esempio difficoltà di lettura legate alla
non-conoscenza della lingua.
3.6.3. La presentazione scritta
Inutile ribadire ancora una volta l’importanza della componente scritta del
materiale comunicazionale e degli opuscoli di supporto per decretare il successo
o l’insuccesso di una campagna. Il fatto è che chiunque legga un testo dovrebbe poter essere in grado di comprenderne in pochi secondi il suo contenuto
principale. Sulla base del materiale esaminato vediamo alcune indicazioni per
l’elaborazione del testo scritto:
- Utilizzare nella presentazione scritta gli stessi termini che si utilizzerebbero in
occasione dell’illustrazione della specifica stessa ad un membro del pubblico
target; essere naturali, non tentare a tutti i costi di essere brillanti ed originali;
evitare dunque frasi lunghe e troppo complicate, avvicinandosi il più possibile
al linguaggio parlato e quindi eliminando dal testo le frasi lunghe e inutili.
- Fare in modo che il messaggio compaia nel titolo e nel primo paragrafo attenendosi ai fatti. Titolo e testo dovrebbero essere esaustivi, ad esempio non
29. Ad esempio vedi “Centro per l’impiego per le Politiche attive del lavoro”: contatore 98 ; “S.P.I.S.A.L.”:
contatore 99; “Noalcol”: contatore 111.
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scrivere "Lancio di un nuovo prodotto", bensì "Attrezzo da movimentazione
che potrebbe ridurre gli infortuni del 15%";
Avvalersi di sottotitoli, o di caratteri particolari, in grassetto o corsivo per
attirare l’occhio del lettore sui punti chiave30;
Personalizzare i testi: ove possibile, fare riferimento specifico alla realtà del
pubblico destinatario;
Se il testo di un prodotto comunicazionale è lungo, a stampa o qualsiasi altra
forma di scritto, è opportuno inserire il messaggio chiave già nella prima
frase o al massimo nella seconda. Le frasi susseguenti dovrebbero fornire il
contesto fattuale e approfondire il concetto principale. Iniziare con i punti
principali e procedere man mano introducendo quelli meno significativi;
Inserire, se possibile, opinioni di personaggi rinomati, esperti di SSL, responsabili, medici, leader aziendali;
I testi lunghi sono ostici e scoraggiano spesso il lettore. È opportuno, pur
senza esagerare, frazionarli mediante sottotitoli, richiami, piccoli paragrafi e
altri mezzi utilizzati tipicamente nelle pubblicazioni professionali31;
Fornire un contatto (un indirizzo o un numero di telefono) e metterlo bene in
evidenza. L’efficacia persuasiva del messaggio sembra dispiegarsi pienamente
se l’invito alla riflessione trova il sigillo nell’invito a fare qualcosa di pratico.
Proposte concrete di azione e indicazioni pratiche di come, dove e secondo
quali modalità intervenire positivamente sono dunque parte integrante di
una comunicazione della SSL efficace32;
Includere uno spazio di autovalutazione, sia per misurare il grado di comprensione ed assorbimento dell’informazione da parte del fruitore, sia per permettere al
fruitore-lavoratore di capire, concretamente, quali rischi corra sul luogo di lavoro e
metterlo nelle condizioni di valutare egli stesso l’entita del rischio che corre. Quest’ultimo è un ottimo meccanismo per permettere di comprendere l’importanza
delle politiche sulla SSL e di conseguenza motivare la sua attenzione rispetto a
strumenti comunicazionali volti a fornire informazioni in questo senso33;
Optare per la semplicità ma per un forte impatto visivo.
3.6.4.Come migliorare l’impatto visivo di un prodotto comunicazionale
Scegliere accuratamente le immagini, assicurandosi che illustrino il messaggio
principale. I disegni animati o i fumetti per esempio, usati attentamente, possono
30. Vedi “Sicurezza in Ufficio”: contatore 47.
31. Questo è ciò che avviene all’interno di una struttura che abbiamo definito "a blocchi narrativi" e che
abbiamo visto essere anche la più comune tra i materiali presi in considerazione.
32. Quasi tutti i materiali analizzati contengono contatti, numeri di telefono, indirizzi.
33. Spazio per l’autovalutazione è contenuto nel materiale dal titolo “Il rischio da... Movimentazione
manuale dei carichi”: contatore 39.
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Capitolo 3
rappresentare un buon mezzo di comunicazione per animare un messaggio in
materia di salute e sicurezza che altrimenti rischierebbe di essere alquanto arido
e tedioso, compresa la presentazione di infortuni. Ricordare tuttavia che anche
il solo testo può esercitare un impatto notevole34.
Mirare alla chiarezza e alla semplicità: evitare di riempire una pagina o un
manifesto in quanto ciò indebolirebbe l’oggetto della campagna e confonderebbe
il pubblico destinatario.
Creare uno stile e una sensibilità: tutto il materiale promozionale-comunicazionale, dalla pubblicità ai bollettini di informazione, deve offrire un’immagine
di coerenza. Le immagini possono variare ma lo stile espositivo ed il tono devono
essere identici. Si tratta essenzialmente di un problema di progettazione che
consentirà inoltre di veicolare un’immagine di marca e consoliderà l’impatto
dei messaggi che il pubblico destinatario ha visto altrove.
Nella presentazione di un messaggio in forma di immagini, risulta molto
importante la serie o la sequenza di presentazione delle stesse. Le immagini emergono e forniscono un messaggio solo attraverso la loro ricorrenza nella serie.
3.6.5. Stile espositivo
Due dimensioni indubbiamente rilevanti per la comprensione generale di prodotti comunicativi con finalità di prevenzione e informazione in ambito sanitario
sono quelle della normatività e incontrovertibilità del messaggio35. Uno spazio
cartesiano individuato da queste due dimensioni vedrebbe ad esempio collocata
in alto a sinistra (bassa normatività, alta incontrovertibilità) la divulgazione
sanitaria (ad esempio, le indicazioni che si possono trovare sul supplemento di
un quotidiano per evitare malori di stagione o scottature da abbronzatura). In
alto a destra (elevata normatività e incontrovertibilità) troveremmo i messaggi
con finalità di prevenzione e informazione su specifici comportamenti (ad
esempio, le campagne sanitarie) e in basso a sinistra (bassa normatività e bassa
incontrovertibilità) le news su temi collegati alla salute e la sicurezza (ad esempio,
le notizie sull’emergenza mucca pazza date da quotidiani o notiziari televisivi)
e la fiction che non di rado tocca questi stessi temi (si pensi ai numerosi film e
telefilm di ambito sanitario, o attinenti rischi quali l’AIDS). Se questo schema
rimane valido a livello generale, occorre tuttavia rilevare, sulla base del materiale
analizzato, come i linguaggi tipici della fiction siano utilizzati non solo frequentemente, ma anche con una certa efficacia, nell’ambito della comunicazione SSL
– si veda ad esempio il già citato video "Solo un attimo".
34. Tipico esempio di ricorso al disegno animato (stile espositivo tipico del fumetto disneyiano) è l’opuscolo
“La sicurezza non è un gioco”: contatore 30.
35. Cfr. Bucchi (2000).
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Capitolo 3
Il tono della comunicazione
Il tono di ogni campagna, ovvero lo stile e la sensibilità, dipenderà dal pubblico
di destinazione e dai messaggi da trasmettere. A tale proposito si possono scegliere
i quattro approcci seguenti:
Sereno e razionale: è quello più adatto ad un pubblico di alto livello, quale quello
formato dai dirigenti e dai politici, che desidera generalmente ascoltare argomentazioni razionali e prive di emotività, corredate da fatti e dati concreti. È qui
il caso soprattutto delle monografie e delle pubblicazione che abbiamo definito
"scientifiche", dove cioè il tema della SSL è trattato con distacco, l’evento non
viene delineato sulla base di argomentazioni "drammatiche", ma attraverso la
presentazione di dati e statistiche, normative, bollettini sanitari etc...36
Didattico: molto efficace se diretto a persone che sono già consapevoli dell’importanza del problema ma che necessitano di ulteriori informazioni e consigli37.
Umoristico: opzione utile quando si tratta di argomenti ritenuti un po’ tediosi
ed aridi, anche se possono avere implicazioni importanti. Costituirebbe, per
esempio, un elemento importante nei materiali rivolti agli studenti o individui
di giovane età. Infatti, il tono "umoristico" della presentazione alleggerisce notevolmente la complessità della tematica o aspetto della SSL, permettendo allo
stesso tempo la trasposizione e l’interiorizzazione di eventi lontani dall’universo
quotidiano del giovane38.
Allarmistico: si tratta di un approccio impiegato sempre più di frequente, basato
sulla premessa di "spaventare per indurre ad agire", con frasi del tipo "non fare
questo significa pagare un prezzo elevato". Noti nella letteratura angloamericana come fear arousing appeals, i messaggi che privilegiano questo tono possono
essere adatti per un pubblico restìo ai cambiamenti o che rifiuta la portata di un
particolare problema. Si tratta di messaggi espressi in forma radicale, attraverso
toni anche colpevolizzanti e ricattatori. In generale, battere il tasto dell’aggressività potrebbe essere utile a superare dei rumori di fondo, a sopraffare la com-
36. “Promozione della qualità nella sorveglianza dei lavoratori”: contatore 66; “Relazione Annuale 1999”:
cont. 101; “Rumours”: cont. 23; “Secondo Atlante Nazionale degli Infortuni sul Lavoro”: cont. 51; “Seminario
di studi INAIL sul tema analisi del rischio assicurato”: cont. 112; “Un manuale per la formazione sulla
promozione della salute nei luoghi di lavoro. (Tit. orig.: A manual for developing training in workplace health
promotion)”: cont. 10.
37. Si tratta della stragrande maggioranza delle unità comunicazionali qui analizzate.
38. Esempio tipico di comunicazione dal tono ‘umoristico’ è la brochure “La prevenzione è di questo
mondo”: cont. 31.
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Capitolo 3
petizione dei messaggi concorrenti, attraverso la retorica del dolore39. Tuttavia,
occorre tenere presente che non si tratta di uno strumento da utilizzare in modo
generalizzato e indiscriminato. Vari studi, ad esempio, hanno messo in evidenza
come l’efficacia dei "fear arousing appeals" possa variare sulla base di elementi
quali la gravità della minaccia, la probabilità che questa si verifichi realmente,
la percezione di una soluzione praticabile da parte dell’audience40. Ad esempio,
la presentazione della sola minaccia o la proposta pura e semplice di cessare un
comportamento rischioso (smettere di bere, di fumare, di praticare rapporti sessuali a rischio) senza alcuna alternativa o contropartita può risultare addirittura
controproducente, alimentando ansia e paure. La stessa esperienza pregressa del
destinatario della comunicazione può giocare un ruolo fondamentale, poiché si
può essere consapevoli di un rischio, ma ritenere di saperlo gestire, grazie alla
propria esperienza – è il caso tipico dell’atteggiamento di molti guidatori, abituati da anni a fare a meno delle cinture di sicurezza che possono ignorare un
messaggio allarmistico sul pericolo della guida senza cinture facendo affidamento
sulle proprie capacità di guida.
Potenzialità e limiti dei fear arousing appeals sono sintetizzati dalla cosiddetta
"curva a U rovesciata" di Boster e Mongeau; in altre parole, l’efficacia di tale
tono comunicativo cresce fino a un certo livello, dopodiché l’eccesso di ansia
esita frequentemente in un rifiuto del messaggio41.
3.6.7. In sintesi: i principali fattori di efficacia
Sulla base del materiale visto e del quadro generale degli studi rilevanti per la comunicazione SSL, è possibile individuare schematicamente alcuni fattori centrali di cui
tenere conto nell’impostazione di una corretta comunicazione:
Agire sulla percezione del tema (identificare e capire motivazioni, bisogni e valori
dell’audience)
La comunicazione sulla SSL è efficace se basata innanzitutto sulla previsione di
obiettivi precisi, adeguati e misurabili. Occore dunque produrre una comunicazione specifica, composta da messaggi chiari e rilevanti (magari partendo dal
presupposto che il pubblico tenderà ad essere scarsamente o per nulla interessato),
che tenga conto delle caratteristiche dei destinatari e dunque di quei fattori sociali
e culturali consolidati, che spesso sul luogo di lavoro impediscono l’adozione di
comportamenti corretti miranti alla salute dell’individuo.
39. Esempio tipico di comunicazione dal tono ‘allarmistico’ è il video “Solo un attimo”: cont. 6; già descritto
qui alle pagg. 208-209.
40. Cfr. Venturi (2000).
41. Ibid.
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Capitolo 3
Favorire l’identificazione in situazioni verosimili
Altra componente importante dell’efficacia della comunicazione sulla SSL è rappresentata dalla necessità di elevare il grado di identificazione dell’utenza con le
situazioni descritte nella comunicazione. La comunicazione è più convincente se
rappresenta situazioni, dinamiche lavorative ed interpersonali che sono rilevanti,
poiché effettivamente vissute, da parte dell’utenza target.
Impiegare comunicatori credibili
L’efficacia della comunicazione aumenta proporzionalmente al grado di credibilità della fonte, il canale ed il comunicatore. Molto spesso a giocare un ruolo
importante in questo senso è anche il tipo di utenza target alla quale la comunizione sulla SSL si rivolge. Non solo l’utenza si deve identificare nel comunicatore,
ma quest’ultimo deve suscitare anche un certo grado di "notorietà", la quale
risulta spesso molto più efficace rispetto ad altre caratteristiche del comunicatore quali ad esempio competenza (expertise) oppure autorità "istituzionale" o
"scientifica". Il comunicatore in particolare dovrebbe assolutamente evitare di
apparire e di essere percepito come una fonte autoritaria. Queso vale soprattutto
per materiali rivolti ai giovanissimi, o particolari settori professionali, nei quali
sono impiegate categorie "delicate" di lavoratori, quali ad esempio minoranze o
extra-comunitari, dove l’impressione di essere soggetti ad un’opinione autoritaria
potrebbe suscitare solo effetti negativi.
Controbattere argomentazioni contrarie
Ulteriore elemento di efficacia della comunicazione è rappresentato dall’esposizione delle motivazioni di segno opposto, accanto agli argomenti che vengono
presentati quali fondamento delle ragioni di chi comunica. Se la comunicazione
interpersonale infatti è fondamentale nel condurre cambiamenti di comportamento profondi come quelli inerenti alla sicurezza ed alla salute sul luogo di
lavoro, fornire stimoli ed argomenti per controbattere eventuali argomentazioni
contrarie, che altre persone nell’ambito del proprio ambiente di lavoro possono
addurre, può risultare uno strumento di motivazione della comunicazione sulla
SSL molto efficace.
Mostrare che la soluzione è praticabile
L’efficacia della comunicazione del messaggio sulla SSL passa anche attraverso la
dimostrazione all’utenza che il problema esiste veramente ed allo stesso tempo
che le soluzioni sono praticabli ed in grado di produrre conseguenze positive
immediate. Molto più che dimostrare la possibilità di ridurre un rischio è necessario ed efficace mostrare l’esistenza di un pericolo tangibile.
Usare una combinazione di media diversi
È infine auspicabile l’utilizzo contemporaneo di media diversi per l’impostazione
di comunicazioni efficaci sulla SSL. Abbiamo visto infatti come mezzi di comuProvincia Autonoma di Trento
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Capitolo 3
nicazione adatti per certi contesti non lo siano affatto per altri, oppure come
esistano media adatti a certe fasi della comunicazione o alla comunicazione di
certi messaggi piuttosto che altri. È necessario dunque fare attenzione anche
a questo aspetto, combinando queste variabili per garantire attraverso la scelta
del media più adeguato un giusto rapporto tra copertura, coerenza, e chiarezza
del messaggio.
3.7. Alcuni esempi di comunicazione efficace
"Napo e le sostanze pericolose"
Sottotitolo: "L’etichettatura delle sostanze pericolose"; Serie: "Napo"; Supporto:
Audiovisivo – Videocassetta; Durata 12 minuti; Anno 200142
Si tratta di un video di animazione computerizzata a carattere informativo-persuasivo, di breve durata, evidentemente rivolto ad una categoria professionale
specifica interessata all’argomento: lavoratori e datori di lavoro, occupati principalmente in attività di tipo industriale, chimico, meccanico, imprese di pulizia,
imprese agricole; in generale, chi utilizza costantemente per lo svolgimento della
propria attività professionale delle sostanze chimiche.
La caratteristica fondamentale è rappresentata dal fatto che l’animazione è
muta. Del resto, essendo questo materiale il frutto della collaborazione di 5 istituti
nazionali (equivalenti stranieri della nostra INAIL), la scelta di un linguaggio
internazionale, di tipo extra-linguistico, risulta una condizione naturale e quasi
obbligata. Una caratteristica strutturale precisa, quella di utilizzare esclusivamente un codice iconico, che sembra avere come risultato immediato quello di
minimizzare il possesso da parte dell’utente di prerequisiti cognitivi di natura
linguistica o legati alla capacità personale di comprensione testuale. Parallelamente, per una comprensione piena del messaggio comunicativo offerto, non è
necessaria nessuna particolare competenza/conoscenza professionale o tecnica
specifica; ciò che è richiesto è solo un minimo possesso di capacità cognitive
legate alla comprensione di un filmato. Al di là di questa particolarità, la presentazione è organizzata in maniera del tutto classica, per favorire la massima
comprensibilità e scorrevolezza.
Il tema trattato è quello del significato dei simboli di pericolo utilizzati nell’etichettatura di sostanze e preparati chimici pericolosi. In sette brevi storie
di animazione computerizzata il protagonista - Napo - scopre il significato dei
simboli di pericolo utilizzati nell’etichettatura di sostanze e preparati chimici
pericolosi. Ogni storia è preceduta dall’immagine di un’etichetta che rappresenta
un simbolo di pericolo:
42. Contatore 4.
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Capitolo 3
Xn (nocivo). Utilizzando uno spray nocivo senza l’ausilio di alcuna protezione,
Napo sperimenta direttamente sulla propria salute quanto sia pericoloso inalare
sostanze che riportino l’indicazione "Xn".
Xi (irritante). A Napo ed al suo datore di lavoro vengono presentati da un venditore due prodotti spray. Napo, memore dell’esperienza negativa vissuta con il
prodotto che riportava l’indicazione "Xn", convince il suo datore di lavoro ad
acquistare il prodotto all’apparenza meno efficace ma che non riporti l’indicazione di nocività "Xi".
F (altamente infiammabile). Napo subisce ora le conseguenze dell’uso improrio
di una saldatrice da parte di un collega, che non presta attenzione alla presenza
nell’ambiente di lavoro di materiale liquido altamente infiammabile, che lo
stesso Napo sta utilizzando.
C (corrosivo). Napo è impegnato nella pulizia dei bagni dell’azienda in cui lavora. Napo si preoccupa di segnalare l’utilizzo fatto del materiale corrosivo, ma il
suo datore di lavoro si serve ugualmente dei servizi, ignorando la segnaletica di
sicurezza, e pagandone le conseguenze.
T (tossico). Napo è impegnato questa volta all’interno di una serra agricola, ma
si sente male dopo aver utilizzato materiale tossico. Dal medico gli viene esposto
l’effetto di queste sostanze, indicate con il simbolo "T", sul proprio organismo.
Egli continua a lavorare per la serra, rimanendo però questa volta all’esterno ed
utilizzando un moderno sistema automatico di trattamento delle piante.
N (pericoloso per l’ambiente). Napo disperde nell’ambiente del materiale inquinante, ma una rana lo trasforma in un abitante dell’ecosistema di base. Egli capisce
così direttamente gli effetti della sua azione e una volta ritornato un essere umano
si preoccupa, insieme al suo capo ufficio, di smaltire correttamente i rifiuti.
E (esplosivo). Napo è alla ricerca di materiale chimico all’interno di uno sgabuzzino, ma rimasto senza luce, decide di utilizzare un accendino, finchè non
giunge in prossimità di materiale esplosivo, e capisce allora, sottolineato da una
fragorosa esplosione, il significato dell’indicazione "E".
L’obiettivo della comunicazione è rappresentato dal lancio di un mesaggio
di tipo ‘persuasivo’, da una volontà precisa di sensibilizzazione rispetto all’importanza di una corretta lettura delle etichette per poter riconoscere i diversi
rischi delle sostanze o dei preparati pericolosi e far comprendere ai lavoratori la
necessità di adottare tutte le necessarie misure di prevenzione, come condizione
propedeutica alla minimizzazione di episodi infortunistici sul luogo di lavoro.
Si tratta di un tipico esempio di struttura "a blocchi narrativi", dove l’argomentazione viene suddivisa in "sequenze" strettamente collegate, ad ognuna
delle quali è affidata l’argomentazione della dinamica di alcuni incidenti tipici
che possono accadere in una situazione caratterizzata dalla scarsa conoscenza
da parte dei lavoratori delle etichette che appaiono sui prodotti chimici. Ogni
rappresentazione assume sostanzialmente una struttura "binaria": prima viene
rappresentato il comportamento sbagliato con le relative conseguenze, poi
quello corretto.
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Capitolo 3
La presentazione del tema è di tipo esclusivamente iconografico, completamente disancorata dai codici verbali e testuali classici, grazie alla tecnica
dell’animazione computerizzata; in questo tipo di struttura espositiva è inoltre
riconoscibile la volontà di far immedesimare lo spettatore nelle vicende rappresentate, di "personalizzare" cioè i contenuti.
Lo stile espositivo delle scenette rappresentate, di tipo narrativo, assume un
carattere decisamente umoristico, divertente, in grado di catturare immediatamente e mantenere alta l’attenzione dello spettatore, permettendogli di interiorizzare, velocemente e senza fatica, contenuti, per loro stessa natura complessi,
attraverso la realizzazione di uno schema esplicativo molto semplificato, dove
compaiono solo gli elementi essenziali. Questa organizzazione narrativa, per
quanto presente e determinante per la struttura espositiva, non è in ogni caso
suscettibile di ingenerere particolari tensioni.
Il ritmo è scorrevole, caratterizzato da un’intensità che può essere considerata
all’incirca costante dall’inizio alla fine, senza che vi siano momenti di rilevanza
particolare nel tessuto testuale.
Il livello di formalizzazione del linguaggio è estremamente ridotto, la comunicazione è infatti composta solo da suoni di approvazione o disappunto.
L’esposizione non è affatto complessa; la successione logica delle fasi narrative - decisamente stilizzate e surreali - è tale infatti da permettere al fruitore
di seguire con la massima facilità il discorso, e di ottenere, ad ogni nuova fase,
il tipo di informazione che si aspetta di ottenere. Come ogni testo di carattere
narrativo anche questo comporta un’attenzione costante da parte del suo fruitore, un’attenzione che pur non richiedendo grandi livelli di intensità, non si
deve prestare a distrazioni.
"Le colture arboree"
Sottotitolo: "Sicurezza e salute dei lavoratori"; Serie: "Agricoltura"; Supporto: Audiovisivo – Videocassetta; Durata 30 minuti; Anno 200143
Si tratta di un video organizzato questa volta in maniera del tutto classica,
sullo stile tipico dei documentari di informazione, di media durata, dedicato
al problema della salute e della sicurezza dei lavoratori nel settore delle coltivazioni arboree. Il video non è naturalmente rivolto a tutti, ma specificamente
agli operatori del settore agricolo e, in particolare, a quelli che si occupano di
colture arboree. Per una corretta fruizione del materiale è dunque richiesta una
conoscenza minima degli ambienti di lavoro, delle metodologie e delle attrezzature utilizzate in questo particolare ambito.
In una prima parte vengono esposti gli aspetti di carattere generale e normativo, nonché i ruoli, gli obblighi, le responsabilità e le specifiche competenze
in materia di sicurezza e prevenzione delle diverse figure professionali presenti
43. Contatore 109.
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Capitolo 3
in un’azienda agricola. Successivamente vengono presentate una serie di tabelle
di riferimento (una per ogni fase lavorativa, quali ad esempio "Lavorazione del
terreno"; "Raccolta", etc...) per facilitare l’individuazione delle singole fonti di
pericolo e la valutazione dei rischi in un’azienda agricola che opera nel campo
delle colture arboree. In allegato sono inserite delle "Schede tecnico-informative
sui singoli rischi", una per ogni tipologia di rischio individuata. Ognuna di esse
dà informazioni sintetiche sulle fonti di pericolo, i rischi e i danni correlati e
le principali misure di prevenzione e protezione da adottare. Segue una parte
dedicata ai rischi presenti in alcuni tipici ambienti riscontrabili in un’azienda
agricola, quali rimesse ed officine. Infine, è stato inserito un elenco dei principali
riferimenti normativi in materia e dei prodotti informativi realizzati dall’INAIL
su questo argomento, con le rispettive modalità di richiesta.
L’obiettivo della comunicazione è quello di sensibilizzare gli operatori di questo specifico settore agricolo, rispetto ai rischi che tale attività comporta e sulle
misure essenziali di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali
che possono interessare tali addetti: si tratta di un esempio tipico di messaggio
"argomentativo".
Il testo, di tipo "divulgativo", è organizzato in maniera tradizionale, sullo stile
tipico dei documentari didattici. La conduzione dell’argomentazione è affidata
ad una voce fuori campo, alla quale spetta il compito di commentare il contenuto delle immagini. La natura del linguaggio non è solo di tipo iconografico
e verbale, ma anche di tipo testuale. Prima di ogni "blocco narrativo", dei quali
si compone la struttura del video, appare una schermata, un fermo immagine
in bianco e nero titolato sulla base dell’argomento affrontato.
Si tratta di una presentazione sistematica di infomazioni/regole normative, da
una parte, come di descrizioni più o meno lunghe e particolareggiate rispetto
a comportamenti e pratiche individuali dall’altra. Lo stile espositivo è di tipo
"descrittivo", mantenendo un carattere propriamente impersonale, epurando
così il discorso di ogni possibile componente retorica, mentre il linguaggio risulta
piuttosto "formalizzato", a volte decisamente "cattedratico".
Il ritmo della narrazione non è veloce, ma nel complesso scorrevole, mantenuto tale da una quantità di elementi di regia, primo fra tutti la costante
alternanza di immagini di luoghi e ambienti diversi, utilizzati come una sorta
di lente di ingrandimento per avvicinare lo spettatore alla realtà di quello che
si sta descrivendo.
Le argomentazioni sono soggette ad un elevato livello di controvertibilità,
dovuto principalmente al fatto che l’universo argomentativo contenuto nel
messaggio divulgativo fa incursione nel senso comune di un pubblico molto
particolare, quello contadino, fortemente legato a pratiche e tradizioni antiche,
che mal volentieri si confrontano con tematiche quali sicurezza e prevenzione.
L’esposizione dal punto di vista strutturale non è affatto complessa, privilegiando una procedura argomentativa di tipo schematico-esplicativa.
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Capitolo 3
"Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro"
Sottotitolo: "Schede informative per la prevenzione e la sicurezza nell’industria
metalmeccanica"; Supporto: Stampato - Brochure; Durata 7 opuscoli-pieghevoli44
Si tratta di materiale cartaceo, di una brochure. Il tema affrontato è quello della
prevenzione e della sicurezza per diversi aspetti specifici del settore lavorativo
metalmeccanico.
La struttura è di tipo "modulare" e in particolre "a schede"; si tratta di un
insieme di sette pieghevoli, prodotti in carta lucida, riempiti con brevi ma fitte
sezioni di testo e abbondantemente corredati da immagini (disegni) riguardanti
i diversi aspetti della professione metalmeccanica di cui ogni opuscolo si occupa, quali: "La Movimentazione dei Materiali", "Le macchine e la sicurezza
sul lavoro", "La sicurezza delle macchine utensili nel settore metalmeccanico",
"I mezzi personali di protezione nelle metalmeccaniche", "Il rumore", "Presse,
piegatrici, cesoie, calandre", "La saldatura".
L’obiettivo che si propone la comunicazione è quello di informare e sensibilizzare gli operatori di questo specifico settore (metalmeccanico), rispetto ai rischi
che tale attività comporta, riguardo inoltre alle misure essenziali di prevenzione
degli infortuni e delle malattie professionali che possono interessarli. Per una
corretta comprensione della comunicazione non sono richiesti particolari prerequisiti congnitivi, ma solo una normale capacità di lettura ed interpretazione
di un testo scritto, unita ad una conoscenza minima del settore delle lavorazioni
metalmeccaniche.
Il messaggio, come per la maggior parte dei materiali realizzati su supporto cartaceo
è di tipo "argomentativo". L’esposizione è ricca di aspetti concreti e conseguentemente
priva di tematizzazioni retoriche. La presentazione del tema è affidata esclusivamente
al testo (asciutto, semplice e schematico), questa volta di tipo "divulgativo", inserito
in una cornice iconografica (quella dell’opuscolo/pieghevole) piacevole ed elgante,
ma che non sembra influire troppo sul grado di efficacia del messaggio; Si tratta di
una presentazione votata all’essenzialità dei contenuti, alla semplicità espositiva e,
conseguentemente, all’immediatezza della percezione.
Lo stile espositivo è di tipo "descrittivo": il testo risulta frammentato, all’apparenza piuttosto faticoso da seguire per la mancanza di unitarietà del discorso
generale. Tuttavia, l’unitarietà viene sempre ritrovata all’interno di ogni scheda, in
riferimento allo specifico aspetto trattato. Ogni scheda rappresenta un’occasione
narrativa secondaria, un frame interno all’argomentazione generale.
Il linguaggio non è formale ed il ritmo di presentazione veloce ed immediato;
Il livello di controvertibilità del messaggio è "ridotto" poiché manca la volontà
di dar vita ad una vera e propria discussione sul tema, intesa anche come possibile esposizione di valutazioni discordi; posizioni differenziate rispetto a quella
espressa dagli autori non trovano spazio nella comunicazione.
44. Contatore 77.
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Capitolo 3
La complessità è certamente "ridotta", di tipo traduttivo e schematico: la distanza cognitiva è tenuta al limite, abbassando di molto il livello di complessità
dell’esposizione.
Si tratta di un’unità di apprendimento di tipo autonomo, fruibile individualmente, con finalità informative-orientative rispetto alla trasmissione di
informazioni aggiornate ed attendibili sull’argomento, che contribuiscano ad
aumentare la capacità ed il grado di orientamento del fruitore. Le applicazioni
sono specifiche per il settore metalmeccanico, ed in esse è riconoscibile un’istanza
di immediata applicabilità degli elementi appena comunicati attraverso l’argomentazione.
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Capitolo 3
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Barbieri, Daniele, Questioni di ritmo. L’analisi tensiva dei testi televisivi, RAI/
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Bucchi, Massimiano, La salute e i mass media, in: DYNAMIS, 1997, 17, 69-79,
1997.
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d’emergenza: il caso della mucca pazza, in G. Gadotti, Nuovi sviluppi della comunicazione sociale in Italia, Coop. Libraria IULM, pp.235-267, Milano 2000.
Cannavò, Leonardo (a cura di), La scienza in TV. Dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, Roma: RAI/VQPT - Nuova ERI, Roma 1995
Eco, Umberto, La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica, Bompiani, Milano 1968 (III ed.).
Gadotti, Giovanna, La comunicazione di pubblica utilità e la comunicazione sociale
(pp. 15-50); Il linguaggio della pubblicità sociale: specificità e questioni. (pp. 247260), in: Gadotti, G. (a cura di), La comunicazione sociale. Lineamenti, esperienze
e nuovi sviluppi, Milano: Acipelago Edizioni, Milano 2001 (VI ed.).
Gribaudo, Giovanni; Curzel, Vittorio, Catalogazione didattica del software
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Ingrosso, Marco (a cura di), Comunicare la salute. Scenari, tecniche, progetti per
il benessere e la qualità della vita, FrancoAngeli, Milano 2001.
Losito, Gianni, L’analisi del contenuto nella ricerca sociale, FrancoAngeli, Milano
1996 (II ed.).
Marrone, Caterina, Grafica & AIDS: le campagne informative, Il pensiero scientifico editore, Roma 1993.
Van Dijk, Teun A., Testo e contesto. Semantica e pragmatica del discorso, Il Mulino,
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Venturi, A., L’efficacia delle campagne di pubblicità sociale, in G. Gadotti, Nuovi
sviluppi della comunicazione sociale in Italia, Milano: Coop. Libraria IULM,
pp.199-233, Milano 2000.
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APPENDICE
Elenco alfabetico per titoli dei materiali analizzati
Scheda tecnica di valutazione
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Appendice Capitolo 3
Elenco alfabetico per titoli dei materiali analizzati45
- 2° Seminario dei professionisti CONTARP: “Dal controllo alla consulenza
in azienda” (36)
- 2° Seminario dei professionisti CONTARP: “Dal controllo alla consulenza
in azienda” (35)
- A proposito di (92)
- A Proposito di Amianto (94)
- Al Videoterminale (110)
- Best Signs Story (3)
- Campi elettromagnetici (90)
- Casa dolce Casa? (22)
- Case, Persone, Infortuni: conoscere per prevenire (52)
- Catalogo delle pubblicazioni (49)
- Centro per l’impiego per le Politiche attive del lavoro (98)
- Coltiviamo la salute (79)
- Colture arboree (14)
- Colture su campo (8)
- Conoscere il rumore (88)
- Conosco la strada rispetto le regole (12)
- Decreti Legislativi n. 494/96 e n. 528/99: Come applicare le nuove norme
per la sicurezza nei cantieri temporanei e mobili (18)
- Diabete e lavoro (96)
- Glossario di Ergonomia (37)
- Guida ai corsi di formazione per la sicurezza (103)
- Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri (53)
- Guida Sicura (46)
- Ho trovato il mio lavoro (105)
- I disturbi muscolo-scheletrici lavorativi (65)
- I pericoli in metalmeccanica (76)
- Igiene e salute nella lavorazione del porfido (104)
- Il lavoro al videoterminale (20)
- Il lavoro in serra (7)
- Il Nord Est Italia (1)
- Il primo soccorso nel cantiere edile (68)
- Il primo soccorso. Schede di comportamento (19)
- Il rischio chimico nelle lavanderie a secco (21)
- Il rischio da amianto (42)
- Il rischio da piombo (43)
45. Fra parentesi, dopo il titolo, il numero di contatore della correlata scheda analitica nel database. Tutte
le schede analitiche sono consultabili nel portale www.trentinosalute.net, in allegato alla versione on-line
di questo volume, nella sezione Biblioteca virtuale (nota dell'editore).
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Appendice Capitolo 3
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Il rischio da rumore (44)
Il rischio da...Movimentazione manuale dei carichi (39)
Il rischio elettrico nel settore terziario (17)
Il Triangolo (78)
Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio
(copertina azzurra) (63)
Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio
(copertina rossa) (61)
Impariamo a difenderci dai rischi in casa a scuola e nel territorio
(copertina verde) (62)
INAIL (34)
INAIL (15)
Incontriamoci, non scontriamoci (91)
Informazioni utili in caso di infortunio sul lavoro (13)
La Caravella (32)
La colonna vertebrale in pericolo (40)
La Lavoratrice in Gravidanza (24)
La prevenzione del mal di schiena nella movimentazione dei malati (74)
La prevenzione è di questo mondo (31)
La prevenzione in edilizia (82)
La prevenzione per i lavoratori del comparto carni (81)
La Promozione delle Salute nei Luohi di Lavoro (113)
La segnaletica di sicureza nei cantieri stradali (71)
La segnaletica di sicurezza (48)
La sicurezza è un valore, il più importante (100)
La sicurezza in edilizia (70)
La sicurezza non è in gioco (30)
La sicurezza sul lavoro e il mondo della scuola (83)
Lavorare con stress? (41)
Lavorare in agricoltura (58)
Lavorare in sicurezza (69)
Lavorare nei trasporti (57)
Lavorare nel terziario industriale (59)
Lavorare nell’area salute e benessere (60)
Lavoriamo insieme per la sicurezza (29)
Le Avventure di Napo (5)
Le colture arboree (109)
Le Piante Ornamentali (50)
Le pubblicazioni INAIL / Lo scadenzario INAIL (11)
L’esposizione a rumore in edilizia (56)
L’esposizione a rumore nel comparto legno (54)
Manuale informativo per il miglioramento della sicurezza e della salute dei
lavoratori in ospedale (95)
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Appendice Capitolo 3
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Materiali per l’educazione alla salute e sicurezza sul lavoro 2002 (85)
Mettiamo in luce le extra competenze (89)
Modelli di buona pratica (86)
Napo e le sostanze pericolose (4)
Napo in DVD (107)
Nessuno lavora quanto le casalinghe. Ve lo assicuriamo (33)
Noalcol (111)
Occhio sicuro (84)
Onde in chiaro (93)
Pesare il carico mentale per prevenire la fatica mentale (64)
Piombo e Amianto (16)
Prevenzione degli infortuni sul lavoro con mezzi di trasporto (28)
Prevenzione infortuni e formazione professionale per l’edilizia in Trentino (75)
Prevenzione infortuni nel settore dell’edilizia (27)
PrevenzioNet (80)
Promozione della qualità nella sorveglianza dei lavoratori (66)
Protezione da cancerogeni ambientali, a partire dal lavoro (55)
Quaderno di cantiere (72)
Quando arriva un bambino (38)
Raccomandazioni (87)
Rapporto Annuale Regionale 2001 (2)
Relazione Annuale 1999 (101)
Rischio Mobbing (45)
Rumours (23)
RUPA - Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione (108)
S.P.I.S.A.L. (99)
Salute e sicurezza al videoterminale (73)
Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (77)
Salute e sicurezza nel lavoro (67)
Scivolamenti e cadute sul lavoro - azioni preventive (26)
Secondo Atlante Nazionale degli Infortuni sul Lavoro (51)
Seminario di studi INAIL sul tema analisi del rischio assicurato (112)
Sicurezza in agricoltura (106)
Sicurezza in Ufficio (47)
Smoking Policy (102)
Solo un attimo (6)
Sportello immigrati (97)
Un manuale per la formazione sulla promozione della salute nei luoghi di
lavoro. (Tit. orig.: A manual for developing training in workplace health
promotion) (10)
- Una buona gestione per prevenire gli infortuni (25)
- Zootecnia (9)
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Appendice Capitolo 3
Scheda tecnica di valutazione
(area anagrafica)
Titolo
Sottotitolo (eventuale)
Titolo della serie (eventuale, con numero della puntata)
Produzione (Ente committente /finanziatore)
Realizzazione (se soggetto diverso dal produttore)
Autore/i
Supporto (stampato, videocassetta, CD, etc)
Anno di produzione
Durata (o num. di pagg.)
(area delle finalità e dei contenuti)
Campo disciplinare
Utenza target
Eventuali prerequisiti cognitivi necessari
(area della forma )
Struttura (lineare/sequenziale, modulare, a blocchi narrativi, indeterminata)
Modalità e retorica di presentazione del tema: Forme e metodologia della
comunicazione
Livello di formalizzazione del linguaggio e stili espositivi
Livello di controvertibilità delle argomentazioni
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Appendice Capitolo 3
Livello di complessità dell’esposizione
(area dell’applicazione)
Fruizione (individuale, di gruppo, indifferente)
Unità di apprendimento autonoma o complementare ( può essere fruito
autonomamente oppure come sussidio per corsi, lezioni, ecc. )
Risultati
Applicazioni
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Capitolo 4
Marketing sociale
per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro.
Elementi per la progettazione
di una campagna
Vittorio Curzel
4.1. Premessa: le ragioni della campagna della Provincia autonoma di
Trento
A partire dal Decreto legislativo n.626 del 1994 il legislatore ha dimostrato una
sempre maggiore attenzione al tema della tutela della sicurezza e della promozione
della salute negli ambienti lavorativi. Tuttavia non sono stati ancora raggiunti
i risultati attesi, con una radicale riduzione degli infortuni e delle malattie
professionali.
L’incremento delle attività di vigilanza e l’inasprimento delle sanzioni non
sono sufficienti. Esse vanno integrate e precedute da un’intensa attività di sensibilizzazione, di informazione e di formazione, con l’intento di promuovere
una cultura diffusa della salute e della sicurezza sul lavoro (SSL) e di favorire un
clima partecipativo in cui tutti, datori di lavoro, lavoratori e organi di vigilanza,
si facciano carico della propria parte di responsabilità e collaborino al raggiungimento di un obiettivo comune1. È dunque necessaria una articolata gamma
di azioni, guidate dalla volontà di prevenire prima che di reprimere, di aiutare
e di incoraggiare chi vuole rispettare la legge, di prescrivere obblighi a chi non è
in regola e di comminare le giuste sanzioni a chi, nonostante tutto questo, non
abbia ottemperato alle norme vigenti.
L’azione di sensibilizzazione, per essere pienamente efficace, dovrà essere rivolta
non solo al mondo del lavoro, ma all’intera società, a tutti i cittadini in quanto
consumatori dei beni e dei servizi prodotti dalle imprese, affinché il non essere
in regola dal punto di vista della sicurezza comporti per l’azienda inadempiente
anche un giudizio sociale negativo e per i suoi prodotti una perdita di valore,
con ripercussioni sul mercato che potrebbero pesare ancor più delle sanzioni,
così come già avviene in alcuni paesi del Nord Europa.
1. Cfr. “Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune. Atti della Conferenza provinciale", a
cura di Vittorio Curzel, ed. Provincia Autonoma di Trento - Assessorato alle Politiche sociali e alla Salute,
Trento, 2001
Provincia Autonoma di Trento
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Capitolo 4
Vi sono alcuni segnali positivi in questa direzione, fra questi, da una parte la crescente attenzione rivolta alla responsabilità sociale delle imprese, al
fatto che esse devono contribuire non soltanto allo sviluppo economico di
una comunità ma anche al suo benessere complessivo, dall’altra il diffondersi
fra le associazioni datoriali della consapevolezza che la vigilanza sul rispetto
della sicurezza è importante non solo per i lavoratori direttamente esposti ai
rischi, ma anche per le stesse imprese, in quanto garantisce una concorrenza
più leale. Non è certo concorrenza leale infatti quella tra due aziende, delle
quali una si presenta sul mercato rispettando le norme e sopportando i relativi
costi e l’altra no.
A fianco di una cultura della sicurezza è necessario quindi far crescere una
cultura della legalità, come si riscontra nei Paesi a più basso tasso di infortuni,
dove è profondamente radicato il rispetto della legge come norma sociale condivisa e non soltanto per il timore delle sanzioni o delle conseguenze penali che
il mancato rispetto comporta.
Cultura della sicurezza e cultura della legalità confluiscono nella cultura della
prevenzione, strumento efficace ed efficiente, l’unico a dare buoni risultati e
anche il meno oneroso, dato che la prevenzione è assai meno costosa dei danni
e della loro riparazione, non solo perché si tutela la vita dei lavoratori e si salva
l’integrità del patrimonio umano di un’impresa e di una comunità, ma anche
perché i costi psicologici e non solo economici, personali e sociali, dell’invalidità
e della malattia sono elevatissimi.
Accanto alle norme e alle sanzioni, alle nuove tecnologie della sicurezza, agli
incentivi economici e agli sgravi fiscali per le imprese, il cambiamento culturale
è dunque la leva su cui agire, forse quella più importante affinché anche le altre
possano esplicare efficacemente i propri effetti per la soluzione del problema.
Questo cambiamento culturale deve svilupparsi non soltanto all’interno del
mondo del lavoro, ma nell’intera comunità, nelle famiglie e nella scuola, dove
l’informazione sulla sicurezza e sulla salute nel lavoro deve essere inserita fin dai
primi anni del curriculum scolastico ed educativo, in modo che i primi elementi,
appresi nella fase iniziale della vita, possano poi essere rafforzati e approfonditi
con la crescita.
La Giunta della Provincia Autonoma di Trento ha indicato fra i propri
impegni programmatici la promozione della sicurezza sui luoghi di lavoro e,
nell’ambito delle proprie funzioni di governo, di indirizzo, di programmazione e di coordinamento dell’attività svolta sul territorio, ha voluto inserire
tutte le iniziative per la SSL in una visione unitaria, strategica, intersettoriale,
con un approccio articolato che tiene conto delle numerose variabili in gioco
e integra l’azione di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, ricercando
la massima cooperazione delle Parti sociali interessate e delle Istituzioni
competenti.
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Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 4
Una particolare impegno è stato dedicato al promuovere all’interno dell’amministrazione provinciale l’interazione tra i settori della salute, del lavoro, della
scuola e della formazione professionale e per favorire la collaborazione di altri
soggetti, quali l’INAIL, l’ISPESL, le Associazioni dei datori di lavoro, le Organizzazioni sindacali, i RLS, i professionisti.
Dai lavori del Comitato di coordinamento ex art. 27 del D. Lgs. n.626/94, di cui
fanno parte, oltre alla Provincia Autonoma di Trento, rappresentanti dell’Azienda
provinciale per i Servizi sanitari, del Consorzio dei Comuni trentini, delle Associazioni
dei datori di lavoro, delle Organizzazioni sindacali Confederali e delle Organizzazioni
sindacali di Categoria agricola, dell’INAIL, dell’ISPESL e dell’ANMIL, a cui si è
aggiunta successivamente l’Agenzia del Lavoro, è nata l’indicazione di elaborare un
“Piano operativo provinciale”, che contenesse tanto obiettivi e strategie condivise
quanto indirizzi attuativi e che individuasse i soggetti da coinvolgere di volta in volta.
Tale Piano, approvato nel 2001, era articolato in 8 Progetti:
1. Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali;
2. Rafforzamento delle attività ispettive;
3. Scuola e cultura della sicurezza;
4. Formazione dei lavoratori;
5. Comunicazione e informazione;
6. Incentivi per la sicurezza;
7. Mostra-Mercato delle soluzioni innovative;
8. Sicurezza sul lavoro per minori e lavoratrici madri.
Un nuovo piano operativo, configurato come conferma e aggiornamento di
gran parte dei progetti in cui era articolato il piano precedente, è stato approvato
nel 2005.
Nello specifico i progetti sono ora 6:
1. Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali;
2. Rafforzamento e riqualificazione delle attività di controllo;
3. Scuola e cultura della sicurezza;
4. Formazione dei lavoratori;
5. Comunicazione e informazione;
6. Incentivi per la sicurezza.
Il primo e il secondo “Piano operativo provinciale” con i loro progetti rispondono coerentemente alla consapevolezza che per ottenere buoni risultati nel
campo della promozione della salute e della sicurezza sul lavoro sono possibili
vari interventi, riferibili ai seguenti approcci che vanno fra loro integrati:
- “normativo” (interventi legislativi o regolamentari di restrizione o incentivazione, attività ispettive e di controllo);
- “tecnologico” (innovazioni tecnologiche che possono aumentare la sicurezza);
- “economico” (politiche di riduzione dei costi, di defiscalizzazione, di incentivazione o di disincentivazione);
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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Capitolo 4
- “informativo-educativo” (elaborazione e diffusione di messaggi sui danni legati
a un dato comportamento e sui benefici derivanti dal cambiamento).
Il progetto “Comunicazione e informazione” (punto 5 del Piano), fa evidentemente riferimento all’approccio informativo-educativo, così come si riferiscono a
questo approccio le campagne di marketing sociale, che si sono rivelate strumenti
efficaci per favorire il cambiamento verso atteggiamenti e comportamenti più
favorevoli alla salute. La campagna “Se non c’è sicurezza che lavoro è?” rientra
in tale progetto.
4.2. Perché utilizzare le tecniche del marketing sociale per promuovere la
salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro?
In questi ultimi anni si è parlato molto di marketing sociale, facendovi rientrare,
a fianco delle campagne, altri campi di attività con obiettivi e finalità eterogenee:
dall’azione di comunicazione svolta dalle associazioni no-profit, quando
pubblicizzano il proprio operare, spesso con finalità connesse al "fundraising",
alle iniziative messe in atto dalle aziende sanitarie pubbliche o dalle strutture
sanitarie private quando promuovono i propri servizi. C’è anche chi, con
frettolose generalizzazioni, fa un tutt’uno di marketing sociale, comunicazione
sociale e responsabilità sociale d’impresa.
Noi preferiamo far riferimento alla definizione data da Philip Kotler, con
Ned Roberto e Nancy Lee “Il marketing sociale è l’utilizzo dei principi e delle
tecniche del marketing per influire sulla decisione di un gruppo target, destinatario della comunicazione, per quanto riguarda l’accettare, rifiutare, modificare
o abbandonare volontariamente un dato comportamento, allo scopo di ottenere
un beneficio per i singoli, i gruppi o la società nel suo complesso”2.
Quali ragioni suggeriscono l’utilizzo delle tecniche del marketing sociale3
nell’ambito della promozione della salute?
2. Philip Kotler, Ned Roberto, Nancy Lee, Social Marketing: Improving the quality of life, SAGE Publications,
Thousand Oaks-London-New Delhi, 2002. Kotler distingue chiaramente il “social marketing” dal
“marketing for no profit organisations” e dal “societal marketing” (ambito del marketing d’impresa che
fa riferimento ai principi della responsabilità sociale di un’azienda, secondo i quali la stessa deve operare
secondo modalità che preservino o rafforzino il benessere del consumatore e della collettività).
3. Per una analisi delle origini e dell’evoluzione della disciplina del marketing sociale e una approfondita
descrizione delle sue finalità, degli strumenti utilizzati e dei suoi limiti si veda Stefania Tamburini,
Marketing e Comunicazione Sociale, Lupetti & CO. Editore, 1992. Per una guida pratica allo sviluppo di
una campagna di marketing sociale si veda Nedra Kline Weinreich, Hands-on Social Marketing: A step by
step guide, SAGE Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi, 1999. Per una sintesi dei principi
e delle tecniche del marketing sociale come strumento di cambiamento applicato alla promozione della
salute si veda V. Curzel, Promozione della salute e marketing sociale, in “Punto Omega” Quadrimestrale del
Servizio sanitario del Trentino, Anno III n.5/6 Agosto 2001, ed. Provincia Autonoma di Trento
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Provincia Autonoma di Trento
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Capitolo 4
Sappiamo che promuovere la salute vuol dire prima di tutto facilitare l’abbandono
di comportamenti insalubri e l’adozione di stili di vita favorevoli al benessere fisico
e psicologico. Tenendo conto che il marketing sociale è uno strumento utile per
modificare abitudini e comportamenti, si potrà facilmente apprezzare il contributo
che le sue metodologie e le sue tecniche possono apportare, non in sostituzione, ma
insieme alle tradizionali iniziative di educazione alla salute. L’obiettivo comune è
consentire alla persone di acquisire conoscenze, abilità e competenze utili per scegliere, volontariamente e in modo consapevole, che cosa è bene per la propria salute,
coerentemente con quanto indicato dalla Carta di Ottawa (OMS 1986).
Gli obiettivi di cambiamento che il marketing sociale può proporsi di conseguire, nell’ambito della promozione della salute sono:
a) un cambiamento cognitivo: una maggiore conoscenza del problema e delle sue
possibili soluzioni, in altre parole una corretta percezione dei danni per la salute
correlati a un dato comportamento e dei benefici conseguenti all’adozione di
abitudini più sane, può favorire l’adozione di un comportamento salubre.
Lo scopo principale è dunque quello di creare consapevolezza su un dato
tema (per es. sui rischi effettivamente presenti in una data attività o ambiente
di lavoro e se vi sia una loro sottovalutazione; sulle cause di incidente; sulle
protezioni attive e passive da adottare, etc.).
Le difficoltà maggiori in questo ambito risiedono nell’identificare i segmenti
che presentano una carenza informativa, capire quali siano le loro effettive
conoscenze, gli atteggiamenti, comportamenti e valori rispetto all’argomento
nonché le loro abitudini di consumo dei media, per decidere di conseguenza
forme e contenuti del messaggio nonché canali e tempi per la sua diffusione;
b) un cambiamento di azione: non basta che i lavoratori sappiano perché è importante indossare i dispositivi di protezione o quali procedure produttive
seguire per avere una maggiore sicurezza sul lavoro, è necessario che compiano
puntualmente tali azioni.
Lo scopo è dunque quello di indurre il maggior numero di persone possibile
a compiere una data azione entro un tempo determinato.
Le difficoltà stanno nel fornire informazioni adeguate in modo efficace, ma
anche nel convincere le persone ad agire, tenendo conto che anche laddove
esista un atteggiamento favorevole, vi possono essere una serie di costi, reali
o percepiti, che frenano il cambiamento (per esempio il costo economico o
il tempo richiesto per adottare correttamente una procedura di sicurezza).
L’attività di marketing dovrà dunque affiancare le facilitazioni e gli incentivi
capaci di bilanciare i costi e di stimolare l’azione desiderata;
c) un cambiamento di comportamento: vale a dire l’abbandono di abitudini
dannose a favore di altre più salubri.
Lo scopo è quello di favorire la modifica o l’abbandono di comportamenti
(come ad esempio l’abitudine a non osservare determinate prescrizioni o proProvincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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Capitolo 4
cedure a causa di una sottovalutazione del rischio) e promuovere l’adozione
di nuove abitudini favorevoli alla salute. Anche in tal caso il solo ricorso ai
mass-media si è rivelato solitamente insufficiente, quando non controproducente. è necessario effettuare ricerche di marketing preliminari nonché
pre-test per verificare gli effetti del messaggio su un campione adeguato;
d) un cambiamento di valori: lo scopo è modificare valori e opinioni profondamente
radicati rispetto ad alcuni temi o situazioni (per es., nello specifico, l’opinione che
l’anzianità e l’esperienza lavorativa, e quindi la lunga consuetudine a svolgere una
determinata mansione, riducano la pericolosità di una data azione rischiosa).
è spesso il cambiamento più difficile da attuare, dato che l’identità e il benessere individuale si basano anche su un sistema di valori e su di una “Weltanschauung” tendenzialmente dotati di forte coerenza interna e capaci di orientare
tanto la percezione della realtà quanto le scelte di comportamento individuali.
L’introduzione di elementi cognitivi dissonanti crea evidentemente tensione
(fra il cambiamento auspicato e la propensione, generalmente consistente,
alla conservazione) per cui le persone cercheranno tendenzialmente di evitare
informazioni incoerenti o di reintegrarle, distorcendole o negandole, nel proprio sistema di valori. Sono dunque necessarie intense e prolungate iniziative
di informazione e sensibilizzazione, ma non solo. Talvolta sono indispensabili
interventi normativi e in questo caso l’azione di marketing può servire per
creare un clima favorevole all’approvazione della nuova norma.
Il marketing sociale (nel nostro caso il marketing per la salute e la sicurezza
sul lavoro) condivide alcuni fondamenti teorici e utilizza varie tecniche tipiche
del marketing d’impresa e di prodotto.
Come questi basa la propria azione sulla “teoria dello scambio” e sulla segmentazione4 dell’universo della popolazione, individuando benefici ricercati e
4. La “segmentazione”, è la suddivisione della popolazione in gruppi omogenei, per date caratteristiche
prescelte. Le variabili utilizzate (anche in combinazione fra loro) possono essere variabili geografiche (luogo
di residenza e sue caratteristiche climatiche, di densità di popolazione, ambientali), demografiche (età,
sesso, reddito, livello di istruzione, etnia, religione, cittadinanza o paese di provenienza, dimensione del
gruppo famigliare, etc.), psicografiche (classe sociale, stili di vita, interessi, opinioni), comportamentali
(benefici ricercati in un dato comportamento, utilizzo abituale o meno di un bene o servizio, atteggiamento
verso lo stesso, costi percepiti). I dati inerenti le due ultime variabili sono i più difficili da raccogliere, ma
possono aiutare a comprendere perché, quando e a quali condizioni un gruppo accetterà lo scambio di
marketing proposto (cioè nel nostro caso accetterà di adottare un comportamento più sicuro e favorevole
alla sicurezza sul lavoro). Alla segmentazione seguirà l’eventuale scelta di rivolgere l’azione solo ad alcuni
gruppi ritenuti più bisognosi o più interessati all’intervento (potrebbero essere ad esempio, i lavoratori
di un dato comparto, di una data fascia di età, etc.) come pure la definizione di programmi specifici per
ogni segmento. Una strategia di marketing indifferenziato consente certamente maggiori economie, ma
dà buoni risultati soltanto se vi è un’effettiva omogeneità di bisogni. Tale omogeneità, nel caso di una
campagna sulla SSL sarà riscontrabile presumibilmente solo a livello di base, dato che ambienti di lavoro
dissimili non solo comportano situazioni di rischio differenti e in diverso grado, ma possono altresì essere
correlati con culture del lavoro e della sicurezza eterogenee.
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Provincia Autonoma di Trento
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Capitolo 4
costi percepiti in ciascun segmento e posizionando di conseguenza il prodotto
offerto.
Proprio nella tipologia dell’offerta, così come nelle sue finalità, vanno evidenziate alcune differenze sostanziali fra marketing d’impresa e marketing sociale.
L’oggetto dell’offerta non sono evidentemente beni tangibili o servizi, ma
idee, comportamenti, valori. La finalità dell’offerta non sarà dunque promuovere
l’acquisto di un prodotto, ma l’adozione di nuovi comportamenti in grado di
produrre benefici di carattere individuale e collettivo.
Se cambiano oggetto e finalità dell’offerta, possiamo presupporre che cambino
anche i “competitors”, che infatti non saranno coloro che realizzano prodotti
concorrenziali rispetto ai nostri, ma coloro che propongono opinioni, abitudini,
stili di vita antagonisti, che riteniamo dannosi e da modificare. Saranno invece nostri alleati tutti quei soggetti pubblici e privati che condividono i nostri
intenti e che perseguono obiettivi identici o compatibili, anche se talvolta con
motivazioni diverse.
Allargando la definizione iniziale potremmo allora dire con Kotler che il marketing sociale è la progettazione, la realizzazione e la valutazione di programmi atti
ad aumentare l’accettabilità di una causa o di un’idea sociale, presso uno o più
gruppi obiettivo, tramite l’utilizzo dei concetti di segmentazione, facilitazione,
incentivo e tramite l’applicazione della teoria dello scambio per massimizzare
la risposta di tali gruppi.
Perché, parlando di idee e di comportamenti, ci riferiamo alla teoria dello
scambio, così come farebbe un produttore di beni o di servizi?
Partiamo dal presupposto, ovvio per un economista, che il prezzo di un
prodotto sia da noi ritenuto giusto quando a questo prodotto annettiamo un
valore che per noi è pari o superiore al valore di qualcos’altro che potremmo
comprare allo stesso costo.
Facciamo poi l’ipotesi, che sembra assai plausibile, che accettiamo di adottare un nuovo comportamento, solo quando riteniamo che i benefici che ci
vengono prospettati siano pari o maggiori (e i costi pari o minori) di quelli
che avremmo nel continuare a seguire quella data abitudine che ci si chiede
di cambiare.
Se muoviamo un ulteriore passo avanti nel ragionamento, potremmo pensare
che per ciascun gruppo-obiettivo benefici ricercati e costi percepiti siano differenti
(parlando per esempio del bene automobile si comprenderà immediatamente che
un giovane acquirente presumibilmente cercherà qualità e caratteristiche diverse
da quelle desiderate da un guidatore anziano) ed ecco allora che la proposta di
scambio (costi psicologici correlati all’adozione di un nuovo comportamento in
cambio dei benefici conseguenti) dovrà tener conto di queste differenze “posizionando” diversamente il prodotto-idea della nostra campagna (a una ragazza
potremmo per esempio dire che il fumo di sigaretta rovina la pelle, a un fumatore
adulto che il fumo gli abbrevierà notevolmente la vita).
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Capitolo 4
Questi concetti, derivati dal marketing di prodotto, sono dunque utilizzati
anche nelle campagne di marketing sociale per massimizzare la risposta o, in altre
parole, per ottenere una maggiore efficacia ed efficienza dalla nostra azione.
4.3. Alcune riflessioni preliminari alla progettazione di una campagna.
Nel descrivere la metodologia seguita nella progettazione e nella realizzazione
della campagna per la salute e sicurezza sul lavoro promossa dalla Provincia
Autonoma di Trento, sembra utile esporre alcune riflessioni e alcuni concetti di
carattere generale, in parte desunti o rielaborati a partire da un utile manuale
pubblicato dalla Agenzia europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro5.
Le prime scelte da affrontare quando ci si accinge a progettare una nuova
campagna riguardano ovviamente i temi da affrontare, la definizione degli
obiettivi che si intende raggiungere, la ripartizione dei compiti e la stima delle
risorse necessarie.
a) La selezione dei temi
La scelta di quali campagne fare e del loro grado di priorità è certamente
questione che riguarda prima di tutto il livello politico, non solo perché gli
amministratori pubblici, in quanto eletti democraticamente, sono legittimati a
definire il pubblico interesse di un’azione rivolta alla collettività, ma anche perché
le attività di comunicazione pubblica dovrebbero rientrare nel disegno strategico
generale di una pubblica amministrazione. Tale decisione peraltro può essere
originata da proposte formulate dalla struttura tecnico-amministrativa (anche
sulla base di indicazioni generali di enti sovraordinati come l’Organizzazione
mondiale della sanità e il Ministero della salute) o risultare dell’interazione fra
processi politico-amministrativi e istanze della società civile (ad esempio la scelta
di realizzare iniziative per contrastare il consumo giovanile di alcol può essere
motivata anche da una crescente sensibilità e preoccupazione della comunità e
dei media per gli incidenti stradali del sabato sera).
A tale proposito va detto che la crescita di attenzione nelle arene pubbliche
verso un dato tema sociale non è necessariamente governata da fattori di natura
oggettiva, ma piuttosto da un processo fortemente selettivo, all’interno del quale
un ampio numero di problemi potenziali competono per attrarre l’attenzione
pubblica e le risorse sociali.
In altre parole la gamma degli argomenti problematici considerati suscettibili di azioni di comunicazione e marketing sociale appare condizionata dal
5. Cfr European Agency for Safety and Health at Work - Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul
lavoro, Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute e Sicurezza del Lavoro, ed. it. a cura di Maria
Castriotta, ISPESL, Roma, 2002
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 4
contesto politico e dal dibattito socio-culturale in atto, in cui, vale la pena di
ricordarlo, i temi della salute e del benessere hanno acquisito progressivamente
una eclatante centralità6.
Nella scelta operata dalla Provincia Autonoma di Trento di promuovere una
campagna sulla salute e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro entrano in
gioco almeno due condizioni di contesto favorevoli:
− una decisa propensione dell’Assessorato provinciale competente ad orientare le proprie politiche e le proprie azioni ai principi della promozione della
salute, anche incentivando interventi intersettoriali in grado di agire non solo
sui comportamenti individuali, ma anche sui determinanti socio-economici e
ambientali della salute7;
− un concetto di “salute” inteso come condizione generale di benessere psicofisico dell’individuo in relazione all’ambiente fortemente influenzata dallo stile
di vita.
Una volta scelto il tema della campagna si aprono alcune domande fondamentali: quali argomenti, fra i molti possibili, verranno affrontati e come? Quali
sono quelli prioritari e chi decide la scala di priorità?
È meglio affrontare argomenti di carattere generale rivolti a tutti, con finalità
generiche di “sensibilizzazione” al problema, oppure dedicare l’attenzione ad
aspetti particolari con l’intento di dare anche specifiche indicazioni di azioni e
comportamenti?
Qual è il momento migliore per uscire con la campagna? La nostra campagna
è “just in time” o è piuttosto tardiva o magari troppo in anticipo per ottenere
l’effetto desiderato?
Anche in questo caso si dovranno operare delle scelte. Chi si dovrà assumere
questo compito? Come si vedrà nelle prossime pagine per poter di volta in volta
6. Secondo S. Hilgartner, C.L. Bosk, The rise and fall of social problems: a public arenas model, in “American
Journal of Sociology”, vol. 94, University of Chicago, Chicago, 1988: “L’interazione fra le differenti arene
è un aspetto centrale del processo attraverso cui i problemi sociali si sviluppano. Tale interazione è in grado
di accrescere o raffreddare l’attenzione data ai vari problemi nelle arene pubbliche. Attraverso un contesto
complesso di connessioni le attività svolte in ciascuna arena si propagano nelle altre. Se l’attenzione verso
un dato problema sociale cresce in una istituzione è probabile che si diffonda rapidamente anche nelle
altre. Per questo motivo i problemi che ottengono una crescente attenzione e notorietà possono giungere
a dominare non solo l’arena del discorso pubblico in cui sono emersi, ma in molte altre.”
7. Cfr. “Linee guida programmatiche di legislatura in materia di Politiche per la salute – Progetto Salute”,
documento approvato dalla Giunta della Provincia Autonoma di Trento nella seduta del 12.11.2004,
pubblicato nel supplemento al n. 14/2004 di “Punto Omega – Quadrimestrale del Servizio Sanitario
provinciale, Trento, 2004. Per una sintetica descrizione dei determinanti sociali della salute vedi Richard
Wilkinson, Michael Marmot (a cura di), "Social determinants of health. The solid facts Second edition", World
Health Organisation, 2003. La traduzione in lingua italiana, curata da Giovanni Martini e Mario Querin,
è pubblicata nel supplemento al n. 17/2005 di “Punto Omega”. Entrambi i documenti sono disponibili
anche on-line (www.trentinosalute.net).
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
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Capitolo 4
rispondere a queste domande è necessario affrontare due passaggi: conoscere
il più possibile il contesto in cui andiamo a operare (importanza dell’attività
di ricerca preliminare) e far partecipare alla formazione delle decisioni tutti
coloro che per ruolo, competenza ed esperienza professionale possono portare
un utile contributo (opportunità della costituzione di un gruppo di lavoro
intersettoriale).
b) La definizione degli obiettivi.
Quali obiettivi possiamo fissare e quale ragionevole previsione possiamo fare
circa l’efficacia della campagna?
Quante persone sono interessate alle informazioni che vogliamo dare o alle
opinioni, ai comportamenti, ai valori che vogliamo proporre per favorire un
cambiamento in senso positivo?
Quante persone hanno possibilità effettive di modificare atteggiamenti o
comportamenti o sono in grado di agire sulla base delle nuove informazioni
che vogliamo fornire?
Quale è dunque il nostro gruppo obiettivo (“target group”), e qualora ce ne
fosse più d’uno, quale ha maggiore e/o più urgente necessità del nostro intervento,
dato che presenta un maggior bisogno di informazione su quel tema specifico o
è più esposto a un dato rischio?
Il messaggio che vogliamo comunicare è rivolto a gruppi obiettivo numericamente consistenti, tanto da giustificare una campagna o piuttosto a
gruppi piccoli o dispersi sul territorio, per cui potrebbero essere più efficaci
canali di comunicazione “diretta” come incontri, corsi, seminari, e-mail,
telefonate?
c) Chi fa cosa. La definizione e la distribuzione dei compiti; la stima delle risorse
necessarie.
Quale è la scelta preferibile per quanto riguarda il soggetto che dovrà realizzare
materialmente la campagna? Chi fa cosa?
Ci limitiamo a fare i committenti (con vari gradi possibili di delega all’esterno
e di affidamento di attività in “outsourcing”) o entriamo direttamente in gioco
nella fase di progettazione e di realizzazione?
Abbiamo autorevolezza e credibilità sufficienti? Abbiamo le competenze professionali specifiche e le risorse di personale e finanziarie necessarie?
Qualche altra organizzazione sta pianificando iniziative simili? Sono possibili
alleanze, collaborazioni, sinergie con altri enti per ripartire costi e carichi di lavoro
o per avvalersi di competenze professionali e scientifiche utili o necessarie?
Vi sono “competitors” che sostengono idee e comportamenti incoerenti o
confliggenti con i nostri intenti, di cui dobbiamo tener conto?
Saremo in grado di far fronte all’interesse o alla domanda di supporto generato
dalla campagna, con sportelli informativi, telefoni verdi, iniziative di formazione
e consulenza?
254
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 4
Queste prime domande e riflessioni evidenziano da subito la complessità dei
processi decisionali, delle attività progettuali e delle fasi realizzative di una campagna, da cui discende una prima constatazione: per affrontare tale complessità
è necessario disporre di competenze intersettoriali e interdisciplinari, ovvero
è necessario costituire di volta in volta un gruppo di lavoro ad hoc, dove tali
competenze siano adeguatamente rappresentate.
4.4. Il primo passo: la costituzione di un gruppo di lavoro intersettoriale
e interdisciplinare
La costituzione di un gruppo di lavoro intersettoriale e interdisciplinare risponde
a varie esigenze:
− potersi avvalere di competenze ed esperienze professionali diverse e complementari (vedere un problema da diversi punti di vista, valutare e comparare
più soluzioni possibili facendo poi sintesi, consente di prendere decisioni più
consapevoli e spesso più efficaci);
− favorire l’integrazione, fin dal momento della progettazione, di azioni da realizzarsi in diversi contesti, da parte di soggetti differenti, ma con obiettivi condivisi
e convergenti in un unico piano operativo coordinato e multisettoriale;
− favorire la nascita di alleanze e sinergie con altri enti e organizzazioni che
altrimenti potrebbero realizzare singolarmente iniziative simili o analoghe alle
nostre, ripartendo costi e carichi di lavoro, evitando duplicazioni e ottenendo
economie di scala.
Per la campagna della Provincia autonoma di Trento si è provveduto alla costituzione di un gruppo di lavoro nell’ambito del Comitato di coordinamento ex
art. 27 del D. Lgs. n.626/948.
In generale i soggetti che prevedibilmente si potranno coinvolgere in una
campagna per la promozione della salute e della sicurezza sul lavoro saranno:
- Associazioni datoriali e di categoria imprenditoriale;
- Sindacati;
- Enti pubblici e compagnie assicurative per infortuni sul lavoro e malattie
professionali;
8. Hanno partecipato ai lavori del Gruppo: Giancarlo Berardi per l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese,
Franco Minestrina e Diego Geronazzo per l’Associazione Industriali, Donato Lombardi per l’Agenzia del
Lavoro, Graziano Maranelli, Enrico Maria Ognibeni e Dario Uber per l’Azienda provinciale servizi sanitari,
Adolfo di Corrado in rappresentanza dei Sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, Adolfo Piccioni per
l’INAIL, Franco D’Albano per l’ISPESL, Monica Pisetta e chi scrive, con il compito di coordinatore del
gruppo di lavoro, per l’Assessorato alle Politiche per la Salute della Provincia Autonoma di Trento.
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Capitolo 4
- Servizi sanitari locali, ASL, Servizi di prevenzione e servizi di medicina del
lavoro;
- Uffici del personale, uffici sanitari, uffici dell’Amministrazione degli
EE.LL.;
- Ispettorati del lavoro;
- Ordini e associazioni professionali sanitari;
- Ordini, associazioni professionali e professionisti del settore a cui la campagna
si rivolge;
- Professionisti e Associazioni della SSL;
- Comitati e coordinamenti inter-enti per la SSL;
- Istituti di ricerca, studiosi ed esperti SSL;
- Gruppi di pressione e associazioni di rappresentanza di interessi dei cittadini;
- Camere di commercio, industria e artigianato;
- Centri di Formazione professionale, scuole ed istituti formativi;
- Biblioteche pubbliche;
- Agenzie pubbliche di trasporto;
- Altri settori, servizi e articolazioni territoriali (enti funzionali ed enti pubblico-economici) dell’Ente che realizza la campagna.
Individuati i possibili partner potrebbe essere necessario prevedere attività
formative, incontri e riunioni preliminari, per giungere ad una base di conoscenza
comune e condivisa da tutti i soggetti coinvolti, circa i vari aspetti del problema
che si intende affrontare.
I destinatari di una campagna, a titolo di esempio possono essere:
- Lavoratori dipendenti;
- Lavoratori autonomi, liberi professionisti;
- Datori di lavoro (aziende);
- Sindacati;
- Associazioni datoriali;
- Associazioni e ordini professionali;
- Responsabili del personale, dirigenti, supervisori, coordinatori;
- Responsabili della formazione/formatori SSL/docenti in materie sanitarie;
- Funzionari addetti alla sicurezza, responsabili per la sicurezza interni, servizi
medicina del lavoro interni;
- Servizi per la salute e sicurezza sul lavoro;
- Ispettorati del lavoro;
- Professionisti nel settore della salute e sicurezza sul lavoro;
- Medici e operatori sanitari;
- Fornitori attrezzature per la produzione e dispositivi per la sicurezza;
- Progettisti;
- Settori di attività (segmentati per tipologia e/o dimensione e collocazione
- centrale, periferica, filiale della struttura produttiva);
- Autorità, cariche politiche e istituzionali, organi legislativi;
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Capitolo 4
- Cittadinanza;
- Studenti e docenti scuola dell’obbligo e scuola superiore.
Prima dell’inizio della campagna della Provincia Autonoma di Trento si sono
svolte nell’anno 2003 otto riunioni del gruppo di lavoro. Fin dalle prime riunioni
si è convenuto:
- di realizzare una campagna in più fasi, su un arco di tempo almeno biennale;
- di dedicare il primo anno:
a. alla individuazione dei settori prioritari di intervento;
b. alla progettazione e realizzazione di attività di ricerca onde acquisire
maggiori informazioni circa conoscenze, atteggiamenti, comportamenti
e valori dei lavoratori trentini e immigrati in materia di salute e sicurezza
sul lavoro;
c. alla progettazione e realizzazione di un convegno nazionale con l’intenzione di presentare i risultati delle ricerche svolte e promuovere un
incontro di studio sullo stato dell’arte e sulle prospettive nel campo della
comunicazione del rischio e della comunicazione per la salute e la sicurezza del lavoro.
Sulla base delle conoscenze dei partecipanti al gruppo di lavoro e dei dati
raccolti dall’Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie
professionali9 sono stati individuati come prioritari i settori della cantieristica
edile, dell’industria estrattiva del porfido e del manifatturiero metalmeccanico,
definendo così i gruppi obiettivo della campagna.
Sono stati altresì individuati i comparti dell’agricoltura, dei trasporti e del lavoro domestico, come settori a cui dedicare una particolare attenzione in anni
successivi.
Inoltre il consistente ingresso nel mercato del lavoro trentino di lavoratori immigrati
da altri paesi, fenomeno articolato e complesso, eterogeneo per la molteplicità
delle lingue e delle culture di provenienza, strutturale e in continua evoluzione, ha
suggerito di rivolgere azioni specifiche anche ai lavoratori immigrati dei comparti
sopra elencati dell’edilizia, del porfido e dell’industria metalmeccanica.
Il fenomeno migratorio interessa per lo più persone di età giovanile, generalmente in buona salute, ma a rischio, dato che, oltre alle criticità caratteristiche delle
fasce deboli della popolazione (alimentazione e condizioni abitative non sempre
9. Cfr Azienda provinciale per i servizi sanitari Trento, INAIL Trento (a cura di), “Osservatorio provinciale
degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2000”,
collana “infosanità” n. 20, ed. Provincia Autonoma di Trento, Assessorato Politiche per la Salute, Trento,
2002, e “Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi in
provincia di Trento 1996-2002”, collana “infosanità” n. 35, ed. Provincia Autonoma di Trento, Assessorato
Politiche per la Salute, Trento, 2004
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Capitolo 4
adeguate, precarietà del lavoro e frequenti situazioni di marginalità sociale) vi
possono essere fattori critici peculiari connessi al quadro epidemiologico del
paese di origine nonché aspetti culturali che possono comportare difficoltà di
comunicazione e di inserimento sociale nel paese di accoglienza. Oltre a ciò la
provenienza da realtà territoriali-linguistico-culturali altre, comporta spesso anche conoscenze, atteggiamenti, comportamenti e valori diversi nei confronti del
lavoro e non solo per quanto riguarda i contenuti specificamente professionali,
il quadro delle norme, delle procedure, dei diritti e dei doveri del lavoratore.
4.5. La prima fase della campagna: l’attività di ricerca preliminare.
Come si è visto, la finalità di un’iniziativa di marketing sociale per la salute
è promuovere il cambiamento individuale e collettivo verso atteggiamenti,
comportamenti e valori più favorevoli alla salute. Abbiamo anche accennato al concetto di “posizionamento” del nostro prodottoidea e al fatto che dobbiamo essere in grado di prospettare al nostro gruppo-target
benefici tali da convincerlo ad abbandonare un dato comportamento non salubre.
Dunque, prima di tutto, sarà necessario saperne di più del pubblico a cui ci
rivolgiamo, conoscere più a fondo quali benefici sta cercando, quali opinioni ha
circa i reali danni e i benefici rispetto al comportamento che sta mettendo in atto,
capire se ha consapevolezza circa i rischi che corre o se sottostima questi rischi,
e infine qual è l’influenza esercitata dal contesto sociale e dal gruppo dei pari.
Per ottenere queste informazioni si dovrà svolgere un’attività di ricerca, sia
direttamente, se ci sono le risorse sufficienti per farlo, (tramite questionari, sondaggi, interviste a testimoni privilegiati, focus group, etc.) sia indirettamente,
vagliando i risultati di indagini realizzate da altri in contesti simili.
L’attività di ricerca costituisce di fatto la prima e indispensabile fase di una
campagna di marketing sociale, perché ci fornisce elementi utili per le scelte
e le decisioni da mettere in atto nella progettazione, consentendoci anche di
“segmentare” l’universo della popolazione.
Segmentare, come si è visto, vuol dire suddividere la popolazione in gruppi
di utenti omogenei per alcune caratteristiche predefinite, il che ci permetterà
di posizionare adeguatamente il nostro prodotto-idea.
Non sempre (anzi abbastanza raramente) è possibile prospettare per tutti un
unico tipo di beneficio, dato per alcuni lo stesso potrebbe risultare attrattivo, per
altri totalmente indifferente. Per questo motivo non è infrequente che i risultati
di campagne “generaliste” siano inferiori alle attese, dato che propongono benefici
auspicabili solo da alcune fasce di popolazione e non da altre. Ma poiché non
sempre si dispone del denaro sufficiente per fare tante differenti campagne quanti
sono i gruppi omogenei individuati, la segmentazione ci aiuterà a comprendere
a quali gruppi dobbiamo rivolgerci con maggiore urgenza.
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Capitolo 4
Tornando brevemente sul concetto di posizionamento del prodotto-idea,
individuare e comunicare i benefici correlati all’adozione di un dato comportamento vorrà anche dire individuare i vantaggi competitivi in relazione ai bisogni
e quindi poter comunicare il valore della nostra offerta in rapporto ai prodotti
concorrenti (cioè alle idee/opinioni/comportamenti antagonisti).
Riassumendo, la prima fase di una campagna per la salute e la sicurezza sul
lavoro deve occuparsi dell’analisi del macro e micro-ambiente di riferimento: riguardo a conoscenze, atteggiamenti e comportamenti in materia di SSL attualmente
presenti nel mondo del lavoro, riguardo al contesto socio-economico, culturale e
tecnologico nel quale agiscono le forze che sostengono le idee e i comportamenti
considerati favorevoli, le forze contrarie e i diversi tipi di opinioni ostili, alleate
o neutrali nonché la situazione della domanda di sicurezza. L’attività di ricerca
potrà fornire elementi utili per il processo decisionale, consentendo di definire
il problema a cui si intende dare una soluzione, di individuare bisogni, opinioni
e atteggiamenti preesistenti, di segmentare la popolazione in gruppi obiettivo.
Nel caso specifico della campagna promossa dalla Provincia Autonoma di Trento,
per raccogliere tutte le informazioni utili per la progettazione, con riferimento ai
comparti prescelti (edilizia, estrattivo, metalmeccanico) si è provveduto a progettare e realizzare, con la collaborazione di docenti dell’Università degli studi di Trento
e di sociologi dello Studio RES di Trento, tre distinte ricerche10 su questi temi:
- la percezione del rischio, l’eventuale influenza del fattore anzianità ed esperienza lavorativa nella stima del rischio, la presenza di eventuali distorsioni
cognitive con sottovalutazione o sopravvalutazione del rischio, l’influenza
del gruppo dei pari e l’influenza dei mezzi di comunicazione per quanto
attiene i lavoratori trentini11;
− le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti in materia di sicurezza
sul lavoro attualmente presenti presso i lavoratori immigrati in Trentino, con
riferimento alle etnie maggiormente presenti, e i canali di comunicazione
dagli stessi più utilizzati12.
10. I rapporti finali delle tre ricerche sono pubblicati nei capitoli 1, 2, 3 di questo volume.
11. La ricerca è stata svolta da Lucia Savadori, con la collaborazione di Tania Busetti, Sarah Menini e
Francesca Nardin
12. La ricerca è stata svolta dallo studio RES di Trento con la direzione di Nora Lonardi e la collaborazione
di Adel Jabbar, Daniela Bocher, Denis Bezbradica, Amina Boufrihi, Kleida Cogo, Rachida Doumou, Naima
El Moutaquakil, Jadranka Fradl, Hicham Ichiker, Nedzmi Mati; Muhammad Mansha, Fatos Nanushi,
Carmen Tomescu. L’attività di ricerca preliminare e l’attenzione dedicata nella fase di progettazione della
campagna ai lavoratori immigrati non sono ancora prassi ampiamente diffusa nelle campagne promosse dalla
Pubblica Amministrazione, ma entrambe hanno motivazioni teorico-pratiche che sono state pienamente
condivise dagli enti che partecipano al Comitato provinciale di coordinamento per la salute e sicurezza
negli ambienti di vita e di lavoro.
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Capitolo 4
− il grado di efficacia di vari prodotti comunicazionali (a stampa, audiovisivi e
multimediali) recentemente realizzati in materia di sicurezza sul lavoro da altri
enti pubblici e privati italiani, con riferimento ai temi affrontati, alla struttura
compositiva, alle modalità di presentazione e agli stili comunicativi13.
La sintesi dei risultati delle tre ricerche è stata presentata in occasione del
Convegno nazionale “Informazione, comunicazione pubblica e marketing
sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro”, svoltosi a Trento nei giorni
4 e 5 dicembre 2003, organizzato, come attività correlata alla campagna,
dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute, con la collaborazione
del Comitato di coordinamento per la salute e la sicurezza negli ambienti di
lavoro e di “Lavoro e Salute”, Agenzia notizie per la prevenzione nei luoghi di
vita e di lavoro a cui partecipano le Regioni Emilia Romagna, Toscana, Lazio
e Provincia Autonoma di Trento14.
Al convegno hanno partecipato in qualità di relatori alcuni fra i maggiori esperti
del settore nonché i rappresentanti degli enti e delle istituzioni nazionali e provinciali competenti15.
L’iniziativa era rivolta a operatori del settore Salute e Sicurezza sul Lavoro
(SSL) dei Servizi sanitari, delle Associazioni imprenditoriali, dei Sindacati, di
Enti pubblici, di associazioni di rappresentanza dei cittadini, di Istituti di ricerca
nonché a studiosi ed esperti SSL e a operatori della Comunicazione pubblica
e istituzionale e dei mass media.
Il convegno ha visto la partecipazione di più di 150 persone provenienti da
varie regioni italiane, e ha ricevuto l’accreditamento ECM per la formazione
del personale sanitario.
A partire dai risultati delle ricerche appositamente commissionate, dalle conclusioni del convegno e dalle riflessioni del gruppo di lavoro si è infine provveduto
alla stesura del progetto di massima, passando così alla seconda fase della
campagna: lo sviluppo del piano.
13. La ricerca è stata svolta da Massimiano Bucchi con la collaborazione di Michele Bottamedi
14. All’Agenzia “Lavoro e Salute” hanno successivamente aderito anche la regione Marche e la Regione
Autonoma della Sardegna.
15. Le relazioni presentate al Convegno sono pubblicate in Comunicazione pubblica e marketing sociale
per la sicurezza e la salute sul lavoro - Parte I, a cura di Vittorio Curzel, ed. Provincia Autonoma di Trento,
Assessorato alle Politiche per la salute, Trento, 2005.
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Capitolo 4
4.6. La seconda fase della campagna: lo sviluppo del piano e la
progettazione.
Il primo passo da compiere nell’elaborazione di un progetto per una campagna
di marketing sociale è evidentemente la definizione degli obiettivi che ci si
propone di conseguire.
Nel caso di una iniziativa per la promozione della salute e della sicurezza sul
lavoro possiamo individuare almeno quattro finalità di carattere generale:
1. Aumentare la conoscenza e la consapevolezza in materia di SSL (normativa per
la sicurezza, necessità della prevenzione, informazione circa comportamenti
corretti e cause di incidente) tra lavoratori, dirigenti, consulenti, responsabili
sicurezza, sindacalisti, medici, professionisti del settore SSL;
2. Dare indicazioni comportamentali (procedure, modelli comportamentali,
esempi di buone pratiche, etc.) per favorire una corretta percezione del rischio
e l’adozione di comportamenti salubri e sicuri;
3. Sensibilizzare in generale la popolazione sul tema della sicurezza e della
salute come “investimento” e promuovere atteggiamenti e valori orientati
all’adozione di comportamenti salubri e sicuri, anche al fine di costruire
consenso fra la popolazione e fra gli “opinion leaders” per la promulgazione
e la attuazione di nuove norme per la sicurezza;
4. Promuovere l’immagine istituzionale dell’ente o del coordinamento di enti
che promuovono la campagna e accreditarli come punti autorevoli di riferimento e fonti di informazione “certificata”.
Nella elaborazione del piano può essere utile riferirsi a tre principi base, validi
per qualunque tipo di campagna:
1. Produrre più informazione, coordinarla e integrarla, farla circolare meglio,
rendendola più chiara e accessibile;
2. Utilizzare ogni risorsa disponibile, individuando i bisogni informativi dei cittadini,
analizzando i target e i relativi linguaggi di riferimento, scegliendo i mezzi, gli
spazi e i tempi più adatti alla trasmissione del messaggio e alla sua fruibilità;
3. Integrare nella comunicazione sociale, valorizzandone il ruolo, le associazioni
del volontariato e le associazioni di rappresentanza degli interessi, ma anche la
comunicazione interpersonale fra gli addetti, in quanto risorse efficaci anche
là dove i mezzi della comunicazione di massa (giornali e stampati, radio, tv,
internet, etc.) non riescono ad arrivare;
nonché a queste sette linee guida operative:
1. Fissare obiettivi realistici (ragionevolmente raggiungibili) e per quanto possibile quantificabili (per poter poi verificare i risultati);
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Capitolo 4
2. Segmentare e individuare i gruppi target (come si è già detto campagne
“generaliste” sono generalmente inefficaci, gruppi target diversi necessitano
infatti di messaggi con contenuti diversi, da veicolarsi talvolta tramite media
differenti);
3. Produrre messaggi semplici, chiari e correttamente posizionati rispetto ai gruppi
target (con riferimento alle modalità e agli stili della comunicazione, al grado di
complessità dei concetti comunicati e dei linguaggi utilizzati), tenendo conto
della necessità di proporre uno “scambio” vantaggioso con riferimento a costi
e bisogni percepiti da quel dato segmento di popolazione;
4. Curare la realizzazione non soltanto dal punto di vista dei testi verbali, ma
anche del linguaggio grafico e audiovisivo;
5. Predisporre un piano media (mezzi, tempi e frequenze di uscita) adeguato al
gruppo target, tenendo anche conto del calendario (caratteristiche stagionali
e/o eventi significativi correlati con il tema della campagna, vacanze, etc.) nonché individuare canali diffusori alternativi o complementari ai media (corsi di
formazione e formatori, biblioteche, associazioni, sindacati, leaders formali e
informali, volontariato, erogatori di servizi di cui si servono i lavoratori, etc.);
6. Definire correttamente il budget (tenendo conto di un margine di imprevisto);
7. Valutare l’impatto della campagna (prevedendo adeguati sistemi e procedure
di valutazione), analizzare gli errori e le migliorie possibili, prolungare il più
possibile gli effetti tramite conferenze stampa in cui si pubblicizzano i risultati o convegni conclusivi in cui si valuta l’esperienza anche comparandola
con altre simili in altri ambiti territoriali, presentandola e condividendola in
congressi, fiere specializzate e riunioni con la cittadinanza.
La progettazione è la fase più complessa e importante di una campagna.
Alcuni aspetti di carattere generale richiederanno una particolare attenzione,
essendo oggetto di scelte strategiche:
a) Il coordinamento dei soggetti promotori: come si è già visto, nel gruppo di
lavoro dedicato alla progettazione è bene coinvolgere (quantomeno come
“consulenti”, ma se possibile anche come co-decisori delle strategie di comunicazione) i rappresentanti di tutti i soggetti istituzionali pubblici e privati
interessati alle finalità della campagna;
b) Le dimensioni della campagna: in termini di maggiore o minore ampiezza del
target, di estensione temporale, di maggiore o minore copertura mediatica,
etc. Tali scelte dipenderanno dall’importanza attribuita agli obiettivi della
comunicazione (con riferimento tanto ai soggetti che promuovono la campagna quanto all’utenza a cui è rivolta), dalla maggiore o minore complessità
delle azioni per conseguire tali obiettivi, dai costi e dall’entità delle risorse
disponibili. La dimensione della campagna e la disponibilità di ingenti risorse
non garantiscono peraltro un buon impatto della stessa, in quanto il risultato
dipenderà piuttosto dalla buona progettazione e dalla corretta realizzazione.
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Capitolo 4
Una campagna di rilevante impegno potrebbe essere suddivisa in più fasi (una
prima fase di sensibilizzazione al problema, seguita da momenti di approfondimento su temi specifici) intercalate da verifiche ed eventuali aggiustamenti
intermedi;
c) Lo “stile comunicativo”: dipenderà evidentemente tanto dal tema che si vuole
affrontare quanto dal tipo di pubblico a cui ci si rivolge. (razionale, didascalico-pedagogico, umoristico, allarmistico16);
d) Il coordinamento delle iniziative e dei prodotti comunicazionali: tutte le iniziative
della campagna (anche se realizzate in tempi e luoghi diversi e/o con targetgroup differenti, non soltanto per quanto riguarda i prodotti comunicazionali
a stampa, audiovisivi, multimediali, etc., ma anche per quanto attiene eventuali
eventi, riunioni, incontri, corsi, etc.) dovranno essere fra loro coordinate e
rispondenti a un’unica strategia generale di comunicazione integrata17;
e) La scelta dei tempi per il lancio e per la realizzazione della campagna: tenere
conto degli andamenti e delle caratteristiche stagionali con riferimento anche
al gruppo target (chiusura dei cantieri edili nella stagione invernale, vacanze
16. Lo stile razionale è adatto a un pubblico di livello culturale medio-alto, spesso con ruoli decisori
(in ambito aziendale o politico-amministrativo), che desidera conoscere dati e fatti concreti, attraverso
un’informazione “obiettiva”, scevra di contenuti emotivi o accenti senzazionalistici; lo stile didascalicopedagogico (o didattico) è efficace quando è diretto a persone già sensibilizzate al problema, desiderose
di ulteriori informazioni e consigli comportamentali; lo stile umoristico: può essere utile quando si
affrontano argomenti considerati noiosi, ripetitivi o di scarso interesse da un dato gruppo target,
oppure quando ci si rivolge a particolari segmenti di popolazione (p. es. giovani); lo stile allarmistico:
di utilizzo piuttosto frequente nelle campagne SSL, si basa sulla premessa di “spaventare” per indurre
alla modificazione di atteggiamenti e comportamenti. Può essere adatto ad un pubblico restio ai
cambiamenti o che sottovaluta il rischio che o si rifiuta di riconoscere la portata di un dato problema.
A tale proposito si noti che una ricerca svolta dall’Health Message Testing Service sui messaggi pubblicitari
di interesse pubblico ha notato che si dimostravano particolarmente efficaci i messaggi:
a) che enfatizzavano sia il problema che la soluzione offerta;
b) dove l’eventuale testimonial apparteneva al target group;
c) che evidenziavano un vantaggio o una ricompensa derivante dall’adozione del nuovo comportamento
atteso;
d) che comunicavano i benefici psicologici derivanti dal cambiamento;
e) dove, se possibile, il nuovo comportamento veniva mostrato concretamente;
f ) dove il tono del messaggio non faceva ricorso all’ironia;
g) dove lo stile del messaggio era altamente o moderatamente emotivo.
(Cfr. P. Kotler, A.R. Andreasen, Strategic Marketing for Nonprofit Organistions, III ed. Prentice-Hall,
Englewood Cliffs, New Jersey 1987). Altri studiosi manifestano tuttavia forti perplessità circa l’utilità
di messaggi a forte contenuto emotivo, soprattutto nel caso di messaggi ansiogeni, portando ad esempio
l’inefficacia di alcune campagne proprio per l’alto livello di ansia e paura generato nel target goup.
Tali messaggi attiverebbero infatti meccanismi di percezione selettiva con i quali i soggetti esposti alla
comunicazione che si sentono particolarmente a rischio tentano di sottrarsi al messaggio e ne rimuovono
il ricordo. L’utilizzo dei cosiddetti “fear appeals” richiede anche considerazioni di carattere etico, valutando
se i benefici che il cittadino destinatario dei messaggi ne può trarre siano maggiori dei costi psicologici
che gli vengono imposti.
Vedi anche pag. 227 e segg., nel capitolo 3 di questo volume, "Validazione dei prodotti comunicazionali in
materia di sicurezza e salute sul lavoro", di M. Bucchi.
17. Vedi il successivo punto "Importanza della comunicazione integrata e coordinata", pag. 274 e segg.
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Capitolo 4
e inizio dell’anno scolastico per una campagna realizzata anche nelle scuole,
etc.), della eventuale ricorrenza stagionale di particolari tipologie di rischio
e/o di attività lavorative, di eventi significativi eventualmente correlati con il
tema della campagna (settimana europea SSL, giornata di studio, convegno,
corso, fiera, presentazione dei risultati di una ricerca, approvazione di una
nuova legge,...);
f ) durata e cadenza della campagna: la campagna dovrebbe durare almeno un
mese. Normalmente è buona norma iniziare con modalità e frequenze tali
da destare l’attenzione (“effetto boom” iniziale), ma non esaurendo tutte le
potenzialità della campagna nella fase iniziale (tranne nel caso si intenda
promuovere un particolare evento, come una “Giornata per la SSL”), cadenzando le nuove uscite nel tempo (anche con uscite differenziate per i vari
media o per i vari messaggi). Per avere qualche effetto la campagna dovrebbe
comunque articolarsi su più anni, con successivi richiami, analogamente a
quanto del resto comunemente accade nel marketing di impresa;
g) scelta dei media: il mix adeguato dei media (stampa, audiovisivi e multimediali, canali di comunicazione diretta, etc.) potrà essere determinato sulla
base del gruppo target, del tipo di messaggio, delle risorse disponibili, della
“tempificazione” della campagna18;
h)modalità di interazione con il target group: la campagna dovrebbe prevedere
l’opportunità di interazione diretta con il target group, con la possibilità di
fornire ulteriori informazioni o risposte a richieste di ulteriori indicazioni,
suggerimenti, consigli, etc. Tale canale interattivo può essere attivato tramite
un numero verde, il “call center”, lo sportello informazioni e/o un indirizzo
e-mail dedicato (che possono essere differenziati se vi sono più target group),
fax, coupon di richiesta, segreteria telefonica, etc. Dovrà essere altresì previsto, per tutto il tempo della campagna, personale dedicato per rispondere
alle richieste e dovrà essere predisposto un “vademecum” di risposte pronte
alle domande che si attendono come più frequenti, per garantire risposte
coerenti, complete e precise (il tutto può essere inserito anche nel sito web
come pagina FAQ Frequently asked questions). Uno strumento pratico di
notevole utilità per il personale di contatto è costituito da un “pro-memoria”
(della lunghezza massima di due-tre cartelle dattiloscritte) in cui vengono
sintetizzati gli elementi chiave della campagna. Tale documento dovrebbe
prevedere almeno le seguenti voci: soggetto promotore, eventuali partner,
finalità/motivazioni della campagna, obiettivi, target group, messaggi chiave
della campagna, media utilizzati, tempi, budget, note. Queste sintetiche
informazioni potrebbero peraltro essere molto utili anche nei primi contatti
con eventuali partner e con l’agenzia esterna eventualmente incaricata della
realizzazione della campagna;
18. Vedi il successivo punto dedicato al “piano media” e alla tassonomia dei mezzi di comunicazione,
pag. 268 e segg..
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Capitolo 4
i) La determinazione del budget e il calcolo dei costi. Una particolare attenzione
nella fase di progettazione va certamente dedicata al calcolo dei costi derivanti dall’acquisizione di beni e servizi per la realizzazione della campagna
(progettazione grafica, stampa, acquisto spazi pubblicitari, produzione spot,
diffusione, etc.), includendo una percentuale per “imprevisti” (usualmente
compresa fra il 10 e il 20%). Le attività e le relative spese vanno “gerarchizzate”
(da quelle ritenute indispensabili a quelle considerate opzionali, da quelle
prioritarie a quelle secondarie) in modo da poter scegliere più agevolmente
quali attività e correlati costi eliminare, in presenza di un budget insufficiente
a coprire l’intera spesa preventivata in prima istanza. Nel caso di partnership
che possano contribuire con proprie risorse di personale o servizi anziché
conferendo risorse finanziarie è opportuno calcolare nel bilancio preventivo
anche le entrate e le spese indirette derivanti dall’impegno di risorse di personale, utilizzo di strumentazioni e fornitura di beni e servizi da parte dei
vari enti partecipanti in partnership all’iniziativa.
Per quanto riguarda l’esempio della campagna promossa e organizzata dalla
Provincia autonoma di Trento, nel corso delle periodiche riunioni del gruppo
di lavoro si è concordato sul fatto che l’iniziativa dovesse perseguire questi
obiettivi di carattere generale:
1) sensibilizzare la popolazione sul tema della sicurezza e della salute come
“investimento” e promuovere atteggiamenti orientati all’adozione di comportamenti salutari e sicuri, costruendo consenso verso i valori della sicurezza
come “qualità della vita” e non solo come adempimento di norme;
2) comunicare il significato e il valore sociale del coordinamento fra enti e
associazioni uniti nel perseguire il bene collettivo della SSL e rinforzarne
l’immagine come punto autorevole di riferimento;.
Si è ritenuto che lo strumento idoneo per raggiungere questi due obiettivi generali
fosse una campagna di sensibilizzazione tramite media.
Sono stati inoltre delineati due obiettivi di carattere settoriale:
1) aumentare presso i tre segmenti target (lavoratori, imprenditori, manager, consulenti, responsabili sicurezza, sindacalisti, dei settori edilizia, porfido, metalmeccanico) la conoscenza e la consapevolezza in materia di SSL (normativa per
la sicurezza, prevenzione, comportamenti corretti, cause di incidente, etc.);
2) dare indicazioni comportamentali (procedure, modelli comportamentali,
esempi di buone pratiche) per favorire una corretta percezione del rischio e
l’adozione di comportamenti sicuri.
Il mezzo adeguato per conseguire questi due obiettivi settoriali è stato individuato
nella realizzazione di attività formative e materiali audiovisivi e a stampa per la
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265
Capitolo 4
didattica e l’autoformazione. Nell’ambito di questa seconda linea di azione sono
state previste anche alcune iniziative specifiche per i lavoratori immigrati.
Tutti i partecipanti al gruppo di lavoro hanno condiviso la consapevolezza che
la campagna avrebbe potuto conseguire buoni risultati solo in quanto frutto di
una forte integrazione, da una parte con le attività di formazione (in atto o programmate), dall’altra con tutte le attività di comunicazione portate avanti dai vari
soggetti rappresentati nell’ambito del Comitato di coordinamento per la salute
e la sicurezza negli ambienti di lavoro.
In particolare, per quanto riguarda l’offerta formativa si è concordato sull’opportunità di raccogliere tutte le informazioni disponibili sulle varie iniziative formative
promosse dai vari enti in provincia di Trento, con l’obiettivo di coordinare e integrare
l’offerta, ma anche di ottenere un quadro completo e aggiornato relativamente
alla consistenza e alla localizzazione sul territorio di situazioni che, come hanno
indicato le ricerche preliminari unitamente all’esperienza degli esperti di settore,
costituiscono uno dei canali di comunicazione principali per la veicolazione dei
messaggi di una campagna SSL.
In questa prospettiva si è proposto anche di raccogliere le informazioni disponibili
per quanto riguarda le pubblicazioni e i materiali didattici già realizzati dai vari
enti di riferimento, onde poter valutare un loro possibile riutilizzo/ristampa/riedizione per le finalità della campagna.
Con l’intento condiviso da tutti di “innestare quanto di nuovo si andava a fare
con ciò che di buono già esiste” è stata ricordata, fra l’altro, la realizzazione,
sulla base di un finanziamento INAIL nazionale, di circa 800 prodotti cartacei
e/o multimediali, alcuni dei quali, una volta acquisite le debite autorizzazioni,
potrebbero essere utilmente duplicati (dal Centro stampa INAIL e dal Centro
Audiovisivi PAT o da analoghe strutture private) e in seguito diffusi fra le imprese trentine. Per la scelta dei programmi da duplicare e diffondere in Trentino
si è convenuto di avvalersi della collaborazione del Centrofor (per i materiali
riguardanti l’edilizia) e della Commissione paritetica (per il porfido), mentre si
dovrà probabilmente costituire una piccola commissione ad hoc per il settore
metalmeccanico.
Una volta scelti, i programmi potrebbero eventualmente essere integrati con
testi di interesse specificamente locale, come pure ri-editati in versione plurilingue per i lavoratori stranieri immigrati nonché corredati di schede didattiche
appositamente predisposte.
Parte di questi materiali potrebbero essere duplicati in quantitativi sufficienti per
una distribuzione capillare in tutte le aziende, altri potrebbero essere conservati
in una apposita mediateca centrale, a disposizione per il prestito a formatori e
singole imprese.
Il gruppo di lavoro ha condiviso anche la necessità di integrare i materiali già
esistenti, opportunamente scelti, duplicati ed eventualmente modificati ad
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Capitolo 4
hoc, con altri materiali da produrre appositamente, o perché non disponibili
sul mercato dell’editoria pubblica e privata o perché la realtà locale presenta
specificità non riconducibili ad altre realtà e non è quindi ipotizzabile il riuso di
materiali già pronti.
Fra i materiali da produrre si è segnalata in particolare l’opportunità di realizzare
glossari riferiti ai tre settori cui si indirizza la campagna, in italiano con versione
a fronte in tutte le lingue più diffuse fra i lavoratori immigrati.
Per raggiungere tale obiettivo è stato proposto e realizzato un corso ad hoc di
“italiano tecnico” (terminologia della SSL e terminologia tecnica di comparto:
nomi utensili, strumenti, macchinari, procedure e processi produttivi, dispositivi
SSL, etc.) rivolto a un gruppo di mediatori linguistici, che poi si sono dedicati
alla traduzione dei glossari nelle lingue di riferimento.
è stata inoltre sottolineata l’opportunità che nei corsi di lingua italiana per
immigrati, una parte sia dedicata all’acquisizione di un sufficiente vocabolario
inerente la SSL. Infine è stata prospettata la possibilità di realizzare programmi
radiofonici e tv ad hoc sulle reti locali nonché appositi opuscoli da distribuirsi
presso le sedi sindacali, gli ambulatori di medicina del lavoro, gli organi di
vigilanza, per la promozione della cultura della sicurezza e della prevenzione
presso i lavoratori.
I componenti il gruppo di lavoro si sono impegnati a raccogliere presso i rispettivi enti di riferimento tutte le informazioni circa le attività formative in corso o
programmate nonché i materiali informativi già realizzati. L’Azienda provinciale
per i servizi sanitari, che aveva già lavorato in passato a una guida sulla SSL
nei cantieri edili, si è impegnata a verificare lo stato dell’arte e a proseguire
secondo le indicazioni del gruppo di lavoro, mentre l’Associazione Artigiani
si è impegnata a mettere a disposizione i risultati di un precedente lavoro di
predisposizione di un “glossario tecnico”. L’Agenzia del Lavoro ha provveduto
alla progettazione e realizzazione del corso ad hoc per mediatori linguistici, per
dar loro le capacità e le competenze necessarie per collaborare alla redazione
di varie edizioni bilingui del glossario. L’Assessorato provinciale alle Politiche
per la salute ha provveduto al coordinamento e a sviluppare, parallelamente al
procedere delle iniziative rivolte ai tre settori individuati (edilizia, metalmeccanico, porfido), una proposta progettuale per la campagna di sensibilizzazione
per tutta la popolazione.
Ciascun ente partecipante si è infine impegnato a verificare la propria disponibilità di partecipazione alla spesa (in termini di destinazione di risorse finanziarie
o di servizi erogati) onde pervenire alla costituzione di un budget complessivo
e condiviso per la campagna, che come si è deciso fin dall’inizio doveva avere
una caratteristica di coproduzione intersettoriale e inter-enti.
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Capitolo 4
Il Piano Media.
Per quanto riguarda la realizzazione della campagna, una volta identificati i
gruppi target e i contenuti da trasmettere, dopo aver definito il piano media,
nel progettare e realizzare i messaggi si dovranno sottolineare i maggiori
benefici derivanti dall’abbandono di un comportamento lavorativo non sicuro
o dannoso per la salute a fronte dei costi da affrontare per adottare un nuovo
comportamento (cambiamento di abitudini, necessità di una maggiore attenzione
nello svolgimento dell'attività, tempi di esecuzione talvolta più lunghi, procedure
lavorative talvolta più complesse, etc.).
La strategia di comunicazione dovrà inoltre tenere conto del possibile appoggio di gruppi di influenza e di altre istituzioni pubbliche e private19 e valuterà
l’utilizzo di tutti “i canali distributivi” del messaggio disponibili (ambienti di
lavoro, associazioni e sindacati, scuole e biblioteche, luoghi di aggregazione e
socializzazione), sapendo che essi sono fra di loro complementari, che vanno
integrati e coordinati.
Nello svolgersi del processo di pianificazione, si dovrà peraltro ricordare che
i mass-media sono certamente molto utili per sensibilizzare, informare e creare
consapevolezza, ma che la comunicazione interpersonale e la pressione del gruppo
dei pari (i colleghi di lavoro) può essere determinante per favorire il cambiamento comportamentale. Oltre all’utilizzo dei media più adatti, in una campagna
sulla SSL ci si dovrà avvalere di canali comunicativi di grande rilevanza come
possono essere da una parte i corsi di aggiornamento professionale, dall’altra i
rapporti che i lavoratori hanno con i sindacati, ma anche, nel caso di lavoratori
immigrati, con le comunità etniche e religiose di appartenenza e con i leader
formali e informali di tali comunità.
Elementi di tassonomia dei media.
è importante saper ricorrere allo “specifico” di ogni mezzo, sapendo nel
contempo scegliere il linguaggio più adatto, valorizzando, quando è necessario,
il linguaggio tecnico specialistico o privilegiando, in altre occasioni, modalità
divulgative che tengano conto del livello medio di istruzione del gruppo target
a cui ci rivolgiamo.
La “tassonomia dei media” ci darà utili indicazioni sui mezzi da utilizzare, in
riferimento agli obiettivi della nostra comunicazione e ai target a cui intendiamo
rivolgerci.
19. La presenza nel Comitato di coordinamento SSL, che ha collaborato alla progettazione e realizzazione
della campagna della Provincia Autonoma di Trento, dei vari soggetti pubblici e privati e delle parti sociali
interessati ha facilitato la piena condivisione degli obiettivi e la più efficace sinergia operativa.
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 4
Potremo così considerare che il ruolo di un mezzo come la televisione può essere
determinante per la quantità dei contatti, ma quello di altri media (per es. stampati
o audiovisivi) è fondamentale per l’approfondimento delle tematiche, che il televideo
può essere utile per fornire informazioni semplici da consultarsi velocemente, mentre
prodotti editoriali e multimediali (come testi a stampa, CD-ROM, DVD) potranno essere validi tanto per la didattica quanto per la formazione e l’aggiornamento
professionale, che la posta elettronica è un mezzo di comunicazione rapidissimo ed
economico e che un buon sito internet e la rete telematica costituiscono una grande
banca dati virtuale ed una fonte quasi inesauribile di informazione.
Fra i media utilizzabili in una campagna SSL possiamo distinguere:
a) stampati: opuscoli, pieghevoli, guide e bollettini; locandine, manifesti e poster
di grande formato; tabelloni esterni e plance interne per autobus urbani,
pullman extraurbani, taxi, autovetture, treni; pannelli per pensiline di autobus
e treni, metropolitana; adesivi, cartoline, segnalibri, calendari, etc;
b) inserzioni sulla stampa quotidiana e periodica: annunci pubblicitari, articoli
e inserti redazionali;
c) messaggi audiovisivi: videoclip per la televisione e la sala cinematografica; spot
radiofonici; documentari e programmi speciali per la TV;
d) prodotti multimediali e pagine web: CD-ROM, siti o pagine web, pagine
televideo;
e) attività dell’ufficio stampa e P.R.: comunicati stampa, comunicati radio e tv;
servizi speciali; interviste, partecipazione a programmi radio e tv; diffusione
di materiali informativi fotografici e audiovisivi; lettera ai giornali, conferenze
stampa, eventi;
f ) attività di direct marketing via telefono, mailing postale ed elettronica, numero
verde;
g) stand in fiere e mostre;
h)seminari, incontri, convegni, conferenze, tavole rotonde, workshops, dimostrazioni pratiche;
i) corsi di formazione.
Ciascuno di questi mezzi, oltreché comportare un impegno progettuale e
realizzativo diverso nonché costi significativamente variabili (da relativamente
bassi a molto elevati), presenta evidentemente caratteristiche peculiari che lo
rendono più o meno adatto, a seconda del contenuto del messaggio, del segmento-obiettivo, dei luoghi e dei tempi in cui si vuole attuare la campagna.
Mc Luhan scriveva “il medium è il messaggio”20, intendendo con questo
segnalare l’influenza rilevante del mezzo sugli effetti del messaggio veicolato.
20. L'espressione "il mezzo è il messaggio" (in Marshall McLuhan, Understanding Media: The Extensions
of Man, New York, New American Library 1964; trad. it. di E. Capriolo, Gli strumenti del comunicare,
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Capitolo 4
Pur senza voler qui ricordare una completa “tassonomia” dei media, pare utile
esemplificare alcuni aspetti che caratterizzano e rendono consigliabile nell’ambito
di una campagna l’utilizzo di alcuni fra i media più diffusi:
a) Stampati: locandine e affissioni murali.
Locandine per interni (nei formati classici 35x50, 33x70, 50x70 o in altri
formati come il 21x50 utilizzabile, piegato in più ante formato 21x10, come
pieghevole adatto alla spedizione postale), manifesti (70x100 e 100x140, in
uno o due fogli o altri formati adatti all'esposizione nelle pensiline per autobus) e poster (i formati più diffusi sono 4x3 e 6x3 m.) sono una forma di
comunicazione indiretta che può utilmente rinforzare i messaggi della campagna. Raramente è consigliabile utilizzarli come mezzo unico di diffusione,
dato l’affollamento delle affissioni nei contesti urbani, con la conseguente
difficoltà a emergere dall’intenso “rumore di fondo”, ad attirare l’attenzione
e a imprimersi nella memoria di passanti spesso frettolosi. Inoltre la loro
fruizione veloce e distratta impone messaggi estremamente semplici e concisi,
dovendosi così rinviare ad altri media (ad esempio gli annunci sui giornali)
la veicolazione di contenuti meno immediati e superficiali. Particolarmente
efficace si è dimostrato l’utilizzo degli spazi annessi alle pensiline degli autobus urbani, come pure di quelli disponibili nelle stazioni dei treni e delle
autocorriere, dove è possibile sfruttare la maggiore disponibilità di tempo
per la lettura da parte dei passeggeri in attesa del mezzo di trasporto.
In una campagna SSL le affissioni murali potranno essere un utile mezzo di
comunicazione anche all’interno degli ambienti di lavoro.
Nella progettazione di locandine e manifesti è importante considerare l’importanza dell’immagine, del lettering e della composizione grafica (che anche
in questo caso dovranno ovviamente essere pensati sempre all’interno di un
Milano, Il Saggiatore, 1967) indica che, secondo il celebre mass-mediologo canadese, indipendentemente
dal contenuto, il messaggio sarebbe costituito anche dalla natura del medium che lo veicola. Dal punto
di vista di un comunicatore ciò può voler dire che ogni medium va considerato e scelto anche in base alle
modalità strutturali con le quali organizza e veicola la comunicazione. Secondo McLuhan, oltre al contenuto
di una trasmissione televisiva o radiofonica o di un testo a stampa, che pure è importante, è il mezzo stesso
che produce degli effetti, poiché la sua peculiare struttura comunicativa suscita negli utenti-spettatori
determinati comportamenti e modi di pensare. McLuhan è arrivato a queste conclusioni riflettendo sulle
conseguenze che la stampa ha prodotto nella storia: la Riforma protestante, il Razionalismo e l’Illuminismo
sono prodotti dalla scrittura, ma più ancora dalla diffusione dell’invenzione della stampa a caratteri mobili
di Gutenberg, che ha creato le condizioni per lo sviluppo di una nuova “forma mentis” e di nuove modalità
dell’interazione sociale, così come oggi sta accadendo, in particolare con le più giovani generazioni, con
l’espansione della rete internet e della telefonia mobile. In un altro testo McLuhan affermò anche che il
"il medium è il massaggio", intendendo con questo dire che nel contempo noi siamo come massaggiati dal
medium e da esso plasmati e più o meno condizionati e rassicurati. Alcuni medium più di altri, secondo
McLuhan assolverebbero a tale funzione, in primis la televisione. (vedi Marshall McLuhan, Quentin Fiore,
The Medium is the Massage. An Inventory of effects, Penguin Books, 1967, trad it. Il Medium è il massaggio.
Un inventario di effetti, Feltrinelli, Milano, 1968).
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Capitolo 4
progetto di comunicazione coordinata e integrata) oltreché la brevità e l’incisività dell’Headline e l’opportunità di aggiungere un messaggio secondario
con l’indicazione di comportamento e se possibile un accenno ai benefici
correlati alla sua adozione.
b) annunci pubblicitari e redazionali sulla stampa quotidiana, periodica e specializzata.
L’utilizzo di spazi a pagamento sulla stampa offre la possibilità di un considerevole numero di contatti, a fronte peraltro di una spesa piuttosto elevata.
In alcune realtà territoriali la stampa locale può contare su una tiratura e una
diffusione tale da garantire praticamente la copertura o quasi dell’universo
della popolazione adulta. Per target mirati e molto specifici può essere utile
fare ricorso a testate specializzate. Nel caso di una campagna per la SSL potrà essere utile avvalersi delle testate delle locali associazioni datoriali e delle
rappresentanze sindacali, i cui spazi potrebbero essere donati nella forma di
compartecipazione alle spese di una campagna interistituzionale.
Ci si può talora avvalere della stampa locale anche per la distribuzione (in
confezione cellofanata insieme al quotidiano o rivista, come inserto redazionale I.R. o inserto pubblicitario I.P.) di opuscoli, pieghevoli e volantini
collegati alla campagna.
Nella progettazione di annunci pubblicitari sulla stampa si terrà conto di
questi aspetti:
− il titolo dovrà fornire tutte le informazioni importanti e necessarie. La
maggior parte dei lettori non vanno oltre, soprattutto se il titolo non è in
grado di destare l’attenzione e la curiosità;
− il testo dell’annuncio non dovrebbe superare le 10-15 righe e le 200 parole
e contenere un invito all’azione (per es. “Utilizza sempre i dispositivi di
protezione”) oltre che l’esplicitazione dei vantaggi conseguenti all’adozione
del comportamento/valore offerto. Si dovrà infine indicare un indirizzo,
un recapito telefonico (meglio ancora se un numero verde), eventuali
fax, e-mail e sito web a cui rivolgersi per ricevere ulteriori informazioni,
chiarimenti o assistenza;
− la composizione grafica, i colori e il lettering dovranno essere progettati
nell’ambito di un progetto grafico coordinato e di un piano di comunicazione integrata, che comprenda tutte le varie declinazioni dei messaggi
della campagna sui vari mezzi previsti dal piano media. Una particolare
attenzione sarà dedicata anche al rapporto con l’immagine aziendale e
con altre campagne precedenti, per sfruttare per quanto possibile l’effetto
positivo e di rinforzo di uno stile aziendale riconoscibile e gradito e di un
“brand” autorevole e prestigioso. Le immagini dovranno essere pertinenti
al messaggio, attirare l’attenzione del lettore e possibilmente cooperare alla
memorizzazione dell’annuncio, tenendo presente che il nostro annuncio
dovrà competere con numerosi altri;
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Capitolo 4
c) comunicati stampa.
Sono strumenti di grande efficacia, soprattutto nelle fasi di lancio e di consuntivo di una campagna, per suscitare attesa e attenzione prima e per rinforzarne gli effetti e il consenso a campagna conclusa. Offrono la possibilità di
una diffusione a costo zero di contenuti inerenti la campagna su quotidiani,
periodici, radio e televisioni, consentendo di raggiungere un numero molto
elevato di contatti. Perché la diffusione dei comunicati sia efficace è opportuno stilare un elenco delle testate (stampa, radio e tv, locali e nazionali,
generaliste e settoriali nonché le testate presenti su internet) potenzialmente
interessate (per l’argomento della campagna e/o con riferimento al segmento
di pubblico a cui si rivolgono) e conseguentemente l’elenco dei caporedattori
o dei giornalisti che normalmente seguono quel dato settore (in questo caso la
promozione della SSL o più in generale la salute, l’economia e il lavoro). Per
reperire queste informazioni ci si rivolgerà ad apposite agenzie specializzate
oppure si potranno consultare appositi repertori21. è buona norma inviare
il comunicato via fax o via e-mail, indirizzandolo direttamente al giornalista
interessato (evitando così che si perda fra mille altri comunicati sui tavoli della
redazione) e, quando possibile, far seguire il comunicato da una telefonata,
per accertarsi che il comunicato sia arrivato nelle mani giuste e per fornire
eventuali chiarimenti o ulteriori informazioni.
Nella redazione del comunicato è opportuno tenere conto di questi aspetti:
− evidenziare nell’intestazione della pagina una data di lancio, se si desidera
che la notizia non compaia sui mezzi di comunicazione prima di quel
giorno. Sebbene la competizione fra le testate abbia esasperato la ricerca
dello “scoop”, a meno che il contenuto del vostro comunicato non abbia
tali caratteristiche, i giornalisti di norma si atterranno a tale indicazione.
è bene, in ogni caso, non anticipare troppo il comunicato, rispetto alla
data prevista per il lancio (non più di qualche giorno), per evitare che
venga dimenticato. In ogni caso indicare sempre la data di stesura;
− il titolo deve essere breve e incisivo e contenere in sintesi tutta la notizia.
Utilizzare il carattere in “grassetto” per farlo risaltare. Non serve confezionare un titolo ad effetto (a questo penseranno comunque, bene o male, i
redattori o i “titolisti” della testata);
− il primo paragrafo dovrebbe contenere il concetto principale e le più
importanti informazioni a supporto. Dovrebbe essere scritto in modo da
poter essere utilizzato anche come sintesi dell’intero comunicato, nel caso
di mancanza di spazio o di interesse a ulteriori approfondimenti da parte
del giornalista che lo riceve;
− una doppia spaziatura fra i paragrafi, nella versione del testo predisposta per il supporto cartaceo e per l’invio via fax, consente a chi riceve il
21. Per esempio, per quanto riguarda l’Italia, l’Agenda del Giornalista edita dal Centro di Documentazione
Giornalistica di Roma, in diversi volumi dedicati alla stampa, a Radio e TV, a Internet.
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Capitolo 4
−
−
−
−
comunicato una lettura meno faticosa e l’eventuale aggiunta di appunti
personali fra le righe;
è possibile inserire nel testo la citazione (fra virgolette) di un’affermazione
di esperti o autorità, a sostegno dell’argomentazione o per sottolineare
l’attualità e il significato dell’iniziativa;
è possibile aggiungere in coda al comunicato una sezione “note per i redattori” o una “scheda” per informazioni suppletive o approfondimenti
che non è possibile inserire nel comunicato;
è necessario inserire a fondo pagina il riferimento della persona da contattare per ulteriori informazioni o precisazioni, indicando numero telefonico
d’ufficio e cellulare, nonché recapito e-mail;
è prassi più diffusa all’estero che in Italia, l'inserimento al termine del comunicato della parola “fine” o "fine del comunicato" (“ends”) per indicare
al ricevente che non vi sono altre pagine.
d) spot radiofonici e annunci per la televisione e la sala cinematografica
Sia per quanto riguarda la realizzazione di documentari e programmi speciali
inerenti il tema della campagna da proporre alle TV per la messa in onda
gratuita, che per quanto riguarda la predisposizione di materiali informativi
inerenti la campagna da proporre alle varie testate, o di spot radio e TV, si
dovrà considerare che normalmente i mezzi della comunicazione di massa
sono interessati all’aspetto umano del problema. Pertanto saranno apprezzate
le testimonianze dirette, il parere su quel dato tema di sindacati, associazioni,
gruppi di pressione o di rappresentanza di interessi, etc.
e) azioni di “direct marketing” (per corrispondenza).
Messaggi personalizzati possono essere inviati sia con posta ordinaria che per
e-mail. Il primo ostacolo da affrontare è evidentemente quello di disporre di
una o più mailing-list relativa al gruppo o ai gruppi target della campagna
(per es. per categoria professionale: tutti i medici di medicina generale o
tutti i lavoratori dipendenti di un dato comparto produttivo oppure tutti
i Responsabili SSL, tutte le aziende e tutti i Professionisti nel settore della
salute e sicurezza sul lavoro di un dato territorio, etc.). Se non si dispone
di questi indirizzari ci si potrà rivolgere agli enti partner nella campagna,
chiedendo di utilizzare loro elenchi, ovviamente nel rispetto di eventuali
vincoli prescritti dalla normativa in materia di tutela della privacy. Sarà anche
possibile acquistare mailing list da agenzie specializzate nel direct marketing,
tenendo tuttavia conto che per la normativa sulla privacy questi dati non
sono sempre disponibili. Gli enti partner potrebbero inoltre acconsentire a
inserire il messaggio della campagna (lettera prestampata o pieghevole) come
inserto nei loro stampati (bollettini, newsletter, house organs, etc.; in tal caso
informarsi sulla normativa vigente per l’inserimento di inserti redazionali e
la spedizione postale).
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Capitolo 4
Nella redazione della lettera è opportuno tenere conto di questi aspetti:
- la lettera andrebbe personalmente indirizzata a ciascun destinatario;
- l’intestazione dovrebbe includere il messaggio principale (o la proposta di
azione della campagna);
- il testo andrebbe personalizzato utilizzando, a seconda dei casi, il “Lei”
(oppure la “Sua”, la “Vostra organizzazione”, e talvolta anche il “Tu” o il
“Voi” (dipende ovviamente dallo stile della comunicazione, dal contesto,
dall’argomento, etc.);
- è bene facilitare la lettura utilizzando per i vari punti del messaggio o per
eventuali messaggi secondari, elenchi puntati o numerati, neretti, corsivi,
sottolineature o sottotitoli (senza esagerare: evidenziare troppe cose è come
non evidenziarne nessuna);
- gran parte dei lettori, anche quelli più frettolosi, soffermano normalmente
la loro attenzione su eventuali “post scriptum”. Può dunque essere conveniente utilizzare il PS per richiamare il messaggio principale, con un “invito
all’azione”, ricordando ai lettori che cosa si invita a fare, perché e quando.
Importanza della comunicazione integrata e coordinata
Si è accennato sopra alla importanza di ricondurre la composizione grafica, i
colori e il lettering dei vari prodotti comunicazionali, destinati alla veicolazione
tramite i diversi media, nell’ambito di un unico progetto grafico coordinato e di
un piano di comunicazione integrata, che comprenda tutte le varie declinazioni
dei messaggi della campagna sui vari mezzi previsti dal piano media.
In realtà l’orientamento ad una azione integrata e coordinata dovrebbe andar
ben oltre il momento della progettazione grafica.
Coordinamento e integrazione tanto più costituiranno un valore aggiunto e un
fattore di successo delle nostre iniziative quanto più saranno processi estesi.
In generale potremo dire che, riferendoci al “produttore” della comunicazione
dovremmo avere una integrazione:
− dei processi comunicativi intrapresi dai vari soggetti istituzionali/dipartimenti/servizi/settori/ uffici, con vari intenti e con possibili diversi pubblici di
riferimento (nel nostro caso da tutti i vari soggetti che cooperano nel gruppo
di lavoro della campagna);
− dei prodotti comunicazionali;
− degli strumenti utilizzati;
− dell’organizzazione (degli operatori o delle strutture che presiedono ai processi
comunicativi nei vari settori degli enti e delle istituzioni interessati).
Per quanto riguarda invece il “prodotto” della comunicazione, il risultato di una comunicazione coordinata e integrata dovranno essere prodotti
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Capitolo 4
comunicazionali elaborati, realizzati e diffusi diversamente in funzione del
messaggio che devono veicolare e del destinatario a cui sono rivolti (differenziati nella declinazione di contenuti, forme, modalità di diffusione…),
ma fra loro coerenti e riconducibili a un’unica, articolata e chiaramente
riconoscibile strategia di comunicazione e a un unico autorevole e credibile
soggetto istituzionale (o insieme coordinato di soggetti), in quanto tale “garante” e “certificatore” della correttezza, della completezza e della puntualità
dell’informazione.
Da queste riflessioni si può peraltro dedurre anche che il comunicatore pubblico, a cui sarà affidato il coordinamento della campagna, per poter promuovere efficacemente tale integrazione, dovrà possedere competenze ed esperienze
professionali multidisciplinari e interdisciplinari tali da garantire capacità:
- strategiche e progettuali;
- di analisi e di sintesi;
- creative;
- tecnico-operative (metodi, tecniche, azioni e strumenti);
- gestionali;
- di controllo.
La Progettazione dei prodotti comunicazionali: elaborazione e presentazione del
messaggio.
Il contenuto e la forma di presentazione del messaggio verbale, così come
lo stile e la forma grafico-visuale (immagine, colori e composizione grafica,
“lettering”) o audiovisuale (riprese audio e video, montaggio, colonna sonora,
effetti, etc.) possono influire in maniera determinante sull’efficacia di una
campagna.
a) La formulazione del messaggio verbale: l’importanza del “pay-off”
Il messaggio verbale deve essere mirato al gruppo target, quindi deve essere
pensato come risposta a un problema specifico e, con riferimento a questo,
deve essere chiaro, facilmente e immediatamente comprensibile (si dovrà evitare
l’utilizzo di termini tecnici o gergali se non di uso comune).
Nella elaborazione del testo può essere d’aiuto immaginare di essere di fronte
a un rappresentante del gruppo target e utilizzare la modalità espositiva che useremmo parlando direttamente con lui. Anche una “personalizzazione” del testo
(utilizzando la seconda persona singolare o plurale nel rivolgersi al destinatario
del messaggio) può spesso essere una buona scelta.
Chiunque, appartenente al gruppo-obiettivo, legga o ascolti il testo, dovrebbe
essere in grado di comprenderne in pochi secondi il significato.
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Capitolo 4
Per raggiungere tale obiettivo è possibile agire sia sui titoli (Headline o “Corpo
centrale” ) che sul testo (Copy)22.
Il titolo deve essere breve (non più lungo di un paio di frasi di poche parole,
eliminando tutte quelle non essenziali), non generico e finalizzato a trasmettere
un unico concetto. Titoli più lunghi, che veicolano più concetti rischiano di
essere confusi e sono difficilmente memorizzabili.
In sintesi possiamo dire che il titolo deve attirare l’attenzione e incoraggiare
a proseguire la lettura, ma nel contempo deve essere esaustivo.
Nella pubblicità commerciale è consueto l’utilizzo di uno “slogan”, che, almeno
nei casi di maggior successo, riassume in poche parole il significato dell’intera
campagna, è cioè capace al contempo di attrarre l’attenzione del consumatore
e di sintetizzare efficacemente la promessa (pay-off ) che dovrebbe convincerlo
ad acquistare il tal prodotto o servizio.
Pur tenendo conto delle peculiarità del marketing sociale, dai migliori
“slogan” della pubblicità commerciale potremmo trarre almeno questi insegnamenti:
− gli slogan più efficaci sono spesso molto semplici (pur essendo frutto di un
lavoro creativo raffinato e di ricerche sofisticate sul posizionamento del prodotto, sugli atteggiamenti e comportamenti dei consumatori);
− vi è grande attenzione al target e all’utilizzo di codici linguistici conosciuti e
riconoscibili dallo stesso23;
− per promuove l’identificazione di una marca si utilizza un concetto efficace nel definire la stessa e le sue qualità. Questo è il motivo per cui
grandi marche e grandi campagne spesso mantengono lo stesso “slogan”
per anni.
Nelle campagne SSL i titoli dovranno per lo più concentrarsi sul problema,
lasciando la descrizione della soluzione al testo. Per quanto riguarda il testo il
concetto principale andrebbe inserito nella prima o nella seconda frase. Quelle
successive serviranno a definire il contesto e per approfondire e dettagliare
tale concetto. L’ultima frase può eventualmente concludere richiamando il
titolo.
22. Circa l’attività di ideazione e scrittura del testo si veda Emanuele Pirella, Il Copywriter. Mestiere d’arte,
Il Saggiatore, Milano, 2002, ricco di suggerimenti, analisi di casi e riflessioni circa il ruolo del copywriter
e dell’interazione dello stesso con altre figure professionali, in primo luogo con l’art director.
23. “Montaigne disse: ‘La parola è per metà di chi la dice, per metà di chi la ascolta’. (…) nella maggior
parte delle campagne, le parole devono essere la ragione per convincere e l’emozione per attrarre. Molti errori
nella comunicazione pubblica e privata (non solo in pubblicità) potrebbero essere evitati se non si dimenticasse
uno dei principi fondamentali della percezione: ciò che conta non è il segnale che crediamo di emettere, ma
quello che gli altri ricevono. Spesso non è la stessa cosa. Il valore di una frase è che la gente la faccia sua, la
ripeta, si identifichi con il suo significato”. Luis Bassat, Giancarlo Livraghi, Il nuovo libro della pubblicità.
I segreti del mestiere, Il Sole 24 ORE Spa, Milano, IIa edizione aggiornata, 2001, pag. 157
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Capitolo 4
Ecco alcuni esempi riportati sul manuale dell’European Agency for Safety
and Health at Work - Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro,
Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute e Sicurezza del Lavoro24:
“Lavorare in sicurezza implica un posto di lavoro organizzato”
“Lavorare in sicurezza richiede informazioni ed etichettatura di pesticidi”
“Lavorare in sicurezza comporta l’uso di un trattore adeguato”.
È bene ricordare che i testi lunghi scoraggiano il lettore e che non esiste concetto che non possa essere sintetizzato, quantomeno nei suoi contorni essenziali,
in poche righe. Anche la lunghezza delle frasi deve essere contenuta, sia per
facilitare la lettura che la comprensione.
Se necessario è bene utilizzare tutti i mezzi che il linguaggio verbale scritto
e la composizione grafica del testo mettono a disposizione per suddividere il
testo: oltre ai simboli di punteggiatura e di interpunzione, elenchi puntati o
numerati, corsivi o sottolineature, paragrafi e interlinee, riquadri, etc. Se usati
adeguatamente possono funzionare anche come indicatori e marcatori di parti
di testo, guidando lo sguardo del lettore sulle parole su cui vogliamo attirare
l’attenzione, in quanto parole chiave della nostra campagna.
Se una campagna è mirata a promuovere l’adozione di determinati comportamenti potrebbe essere utile redigere il testo (soprattutto di locandine e/o
pieghevoli) nella forma di “liste di controllo” (le cose da fare: a, b, c, ...). Il testo
di un opuscolo potrebbe invece essere articolato in schede, con la descrizione
di casi emblematici nonché di liste di controllo adeguate all’argomento e al
pubblico-obiettivo prescelti. Il riportare casi emblematici può rendere la comunicazione più efficace nei confronti di soggetti destinatari scettici o contrari,
poiché attraverso l’esempio vengono palesati i vantaggi nell’adottare il nuovo
comportamento e gli svantaggi e i rischi conseguenti al non cambiamento. Lo
“scambio di marketing” appare dunque vantaggioso e ciò facilita certamente la
modifica di comportamento.
è importante veicolare il messaggio per mezzo di un “lettering” adeguato,
scegliendo caratteri che per forma e dimensione non solo siano chiaramente
leggibili, ma possano anche essere semanticamente correlati, o quanto meno
non stridenti con i contenuti (a meno che, per attirare l’attenzione o per altri
motivi, non si voglia creare un evidente contrasto fra il contenuto e la forma
con cui viene espresso).
Per la stessa ragione immagine e messaggio devono essere, di norma, semanticamente e stilisticamente coerenti, così come tutti i prodotti comunicazionali
della campagna (manifesti, poster giganti, locandine, pieghevoli, opuscoli, spot,
etc.) devono presentarsi come parti coerenti sia dal punto di vista del contenu24. Op. cit.
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Capitolo 4
to, che della forma, come già evidenziato sopra, parlando di progetto grafico
integrato e coordinato.
b) La progettazione del messaggio grafico
Le immagini da utilizzare per la campagna (fotografie, illustrazioni, fumetti,
pittogrammi, grafici, etc.) devono essere scelte accuratamente con riferimento
all’argomento trattato, allo stile e alla modalità espositiva prescelta, senza
dimenticare che talvolta il solo testo potrebbe realizzare l’impatto più efficace.
Come il testo, anche il messaggio grafico-visuale deve essere di norma chiaro
e semplice. Un manifesto o un pagina troppo piena e con troppi stimoli visivi
può confondere e indebolire il concetto chiave della campagna.
L’inserimento del marchio/logo dell’ente promotore in una posizione adeguata e non disturbante all’interno della composizione grafica contribuisce a
rafforzare la conoscenza e l’immagine dell’organizzazione, ma anche a dare un
“certificazione” di autorevolezza e di credibilità al messaggio (purché naturalmente l’ente abbia presso la popolazione un’immagine autorevole e credibile). A
tale scopo si possono anche richiamare nei colori utilizzati nella composizione
grafica i “colori aziendali”.
Nel caso la campagna intenda promuovere l’adozione di determinati azioni
o comportamenti le immagini possono visualizzare ed esemplificare tali azioni
o comportamenti.
Per quanto riguarda il caso specifico della campagna della Provincia Autonoma
di Trento, nell’individuare gli obiettivi della campagna e nel definire i risultati
attesi, come si è detto, è sempre stata presente la consapevolezza che le varie
attività di comunicazione programmate avrebbero potuto essere di qualche utilità
soltanto se la campagna fosse stata integrata in un più ampio programma di
intervento, con il concorso in primo luogo di attività formative, oltre che di tutte
le altre azioni previste dal Piano operativo provinciale per la Salute e Sicurezza
sul lavoro.
La funzione di una campagna di questo tipo infatti non può essere altro che quella
di sensibilizzare e di informare nei confronti del problema e in tal modo creare
una buona disposizione al cambiamento verso atteggiamenti e comportamenti
più favorevoli alla sicurezza.
In sintesi si è cercato prima di tutto di favorire un processo di autoresponsabilizzazione che stimolasse ciascuno ad adottare comportamenti e stili di vita
sani anche nell’ambiente di lavoro.
Nel processo di pianificazione si è tenuto conto che i mass-media sono certamente molto utili per sensibilizzare, informare e creare consapevolezza, ma
anche che la comunicazione interpersonale e la pressione del gruppo dei pari
(i colleghi di lavoro) può essere determinante per favorire il cambiamento comportamentale. I risultati dell’attività di ricerca preliminare hanno inoltre suggerito
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Capitolo 4
la rilevanza di canali comunicativi come i corsi di aggiornamento professionale,
ma anche i rapporti che i lavoratori hanno con i sindacati, ma anche, nel caso
di lavoratori immigrati, con le comunità etniche e religiose di appartenenza e
con i leader formali e informali di tali comunità.
L’iniziativa si è articolata su due linee di intervento:
1) una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la popolazione per promuovere una cultura diffusa della salute e della sicurezza, della legalità e
della prevenzione (lavorare sicuri vuol dire migliorare la qualità della vita e
del lavoro), realizzata tramite i media tradizionali (affissioni nei comuni del
Trentino e mass media).
Tale campagna si è articolata su quattro soggetti grafici con una headline di
carattere generale ripetuta su tutti i vari prodotti comunicazionali:
- “Se non c’è sicurezza che lavoro è?” (lavorare in sicurezza è un diritto e
un dovere verso noi stessi e la collettività)
e tre messaggi specifici:
- “Lavora con cura e con attenzione, non sottovalutare i rischi” (autoresponsabilizzazione);
- “Utilizza sempre i dispositivi di protezione” (indicazione di comportamento);
- “La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita" (esplicitazione dei benefici economici, psicologici, sociali per il cambio di comportamento).
2) una campagna di informazione/formazione rivolta ai lavoratori e ai datori di lavoro
dei segmenti target (comparti edilizia, metalmeccanico, porfido), per promuovere
una corretta valutazione del rischio e incoraggiare comportamenti favorevoli
alla salute e alla sicurezza (utilizzo dei dispositivi di protezione, adozione di
procedure corrette), attraverso la predisposizione di materiali da utilizzarsi nell’ambito di attività formative (materiali per i formatori, per la didattica in aula, per
l’autoformazione) Nell’ambito di questa seconda linea di intervento sono state
realizzate anche alcune iniziative specifiche per i lavoratori immigrati (glossari
e guide illustrate alla sicurezza di comparto nelle lingue più parlate; disponibili
anche on line sul portale del Servizio sanitario del Trentino www.trentinosalute.
net, nonché la formazione di mediatori linguistici che oltre a collaborare per
la realizzazione delle guide e dei glossari multilingue potesse cooperare con
la funzione di tutor ad attività formative per la SSL specificamente rivolte agli
immigrati neoassunti).
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
279
Capitolo 4
4.7. La terza fase della campagna: l’attuazione
Nella progettazione e realizzazione della campagna potrebbe rendersi necessario
il ricorso a risorse professionali esterne alla P.A. (per la realizzazione di indagini
conoscitive preliminari e di indagini finali per la valutazione, per la progettazione
grafica e la realizzazione degli esecutivi, per la stampa, per la diffusione, etc.).
Out-sourcing, collaborazioni professionali esterne e partnership.
La scelta di rivolgersi o meno a una ditta esterna dipenderà non soltanto dal budget
a disposizione, ma prima ancora dal tipo di competenze richieste e dalla loro
disponibilità o meno all’interno dell’ente. In ogni caso sarà necessario tenere conto
del fatto che un’agenzia potrà realizzare al meglio una campagna soltanto se avrà dal
committente indicazioni precise circa gli obiettivi, il target, i contenuti e le modalità
di veicolazione che, sulla base dell’esperienza e degli studi fatti, si ritengono più efficaci
con qual dato gruppo-obiettivo e con quella tipologia di contenuti.
Pertanto, anche qualora si decida di rivolgersi all’esterno per la progettazione
e/o realizzazione della campagna, sarà necessario che l’ente promotore disponga
al proprio interno di una figura professionale in grado di interpretare il ruolo di
interfaccia fra l’ente committente e l’agenzia esterna in tre passaggi chiave:
a) definendo, o collaborando a definire, obiettivi, contenuti, gruppo target e
stile della comunicazione;
b) sapendo comunicare tutto questo attraverso un briefing chiaro, completo e
puntuale;
c) essendo in grado di verificare e valutare l’effettiva rispondenza delle proposte elaborate dall’agenzia a quanto richiesto dalla committenza, per quanto
riguarda il raggiungimento degli obiettivi e le modalità attuative.
Collaborazioni possono derivare anche dall’interazione con altri enti che dispongono al proprio interno di specifiche competenze ed esperienze professionali
nei campi che riguardano la campagna o che ne condividono le finalità oppure
possono nascere da rapporti di sponsorizzazione, anche nella forma di fornitura
di consulenza e/o servizi (realizzazione di spazi espositivi, assunzione diretta di
parte della spesa per l’acquisto degli spazi pubblicitari, etc.).
Tali collaborazioni possono favorire una maggiore efficacia della campagna,
ma anche consentire la ripartizione dei costi e la crescita dell’autorevolezza e
della credibilità dell’iniziativa.
Per quanto riguarda la scelta dei soggetti pubblici e privati partner è importante valutare correttamente:
- la possibilità di condividere realmente gli obiettivi e le finalità dell’iniziativa;
280
Provincia Autonoma di Trento
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Capitolo 4
- la disponibilità concreta a ripartire i costi;
- la possibilità di istituire canali permanenti di comunicazione e interscambio
di informazioni (comitati di coordinamento, forum, news-group, incontri
periodici, conferenze dei servizi, etc.);
- la necessità di individuare con precisione “chi fa cosa”, determinando in
modo univoco e condiviso la distribuzione dei carichi di lavoro e la catena
del comando e della responsabilità (direzione della campagna, coordinamento
organizzativo, funzioni operative, etc.)
Per tutto questo sarà necessario considerare la “mission” e le priorità di ciascuno,
la reale capacità contributiva in termini di competenze, risorse umane e finanziarie, i
punti di forza e di debolezza nonché le differenze culturali dei possibili partner.
Check list e pre-test di efficacia dei messaggi
Al termine della fase di progettazione, prima della attuazione della campagna è
opportuno fare una verifica del lavoro compiuto, rispondendo ad una Check-list
di questo tipo:
1. L’obiettivo individuato è chiaro, raggiungibile e quantificabile?
2. Il target group è stato identificato con precisione?
3. Il messaggio è chiaro, il comportamento proposto è realizzabile, lo “scambio”
(con l’atteggiamento/comportamento da modificare) può essere percepito
come vantaggioso (sono chiari costi e vantaggi percepiti?)
4. Sono stati scelti i media più adatti con riferimento al target group?
5. Tutti i materiali sono pronti?
6. Sono stati predisposti sistemi di risposta a richieste di ulteriori informazioni
(numero verde, sportello informazioni, help desk on line, etc)?
7. è stato predisposto un sistema di valutazione?
Inoltre, prima del lancio della campagna è opportuno effettuare uno o più
pre-test dell’efficacia dei messaggi e dei prodotti comunicazionali predisposti (in
bozza per gli stampati o in modello prototipale per packaging, espositori o altri
oggetti tridimensionali, in pre-montaggio per spot TV, etc.) con un campione
del target group.
Necessario è anche un confronto con i referenti degli eventuali partner o per
altri settori della propria organizzazione coinvolti, onde ottenere l’approvazione
prima della stampa e della diffusione.
Infine, prima di consegnare gli esecutivi alla tipografia sarà ovviamente
necessario un ultimo attento controllo ortografico dei testi e della correttezza
delle informazioni (ricordando anche eventuali aggiornamenti, per es. di numeri di telefono, di indirizzi postali ed e-mail per cambiamenti nel frattempo
intervenuti).
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
281
Capitolo 4
Tutti i materiali dovranno essere pronti con adeguato anticipo rispetto all’inizio
della campagna, sia per poter effettuare i pre-test, sia per provvedere per tempo
alla consegna ai canali di distribuzione (uffici per le affissioni pubbliche, giornali,
radio, tv, sale cinematografiche, biblioteche, uffici pubblici, etc.).
Nella fissazione dei tempi per le varie fasi della campagna si deve quindi tenere
conto dei tempi necessari per la progettazione, la realizzazione e la distribuzione
dei prodotti comunicazionali (nel caso di materiali audiovisivi potrebbero essere
necessari anche alcuni mesi).
Nella prima fase della campagna è opportuno controllare che le affissioni, gli
annunci pubblicitari sulla stampa, gli spot radio e tv etc. rispettino nelle uscite la
cadenza prevista dalla “time-line” del progetto. Per quanto riguarda le spedizioni
postali è utile inserire nell’indirizzario di ogni spedizione uno o più “indirizzi civetta”
(per esempio l'indirizzo della struttura che organizza la campagna) per controllare il
tempo di consegna. Per i comunicati stampa è utile telefonare ai vari giornalisti a cui
è stato inviato il comunicato, per chiedere se hanno bisogno di ulteriori informazioni
o se desiderano parlare con qualche esperto o con chi ha progettato la campagna.
Per la campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la popolazione promossa
dalla Provincia Autonoma di Trento sono stati prodotti i seguenti materiali: poster
m.6x3, striscione m. 29x3 antistante la sede roveretana del MART Museo d’Arte
contemporanea di Trento e Rovereto, affissioni murali 100x140 e 70x100; manifesti
retroilluminati 118x175 per pensiline attesa autobus urbani, plance e cartellini per
autobus e treni locali; locandine 35x50, spot radiofonici e inserzioni a pagina intera
sui tre quotidiani locali e su varie testate periodiche.
La campagna ha avuto un’uscita nell’autunno 2004 (ottobre-dicembre), avviata in concomitanza con la Settimana europea per la Salute e Sicurezza sul
Lavoro (dedicata quel anno alla sicurezza nell’edilizia) con una ripresa nella
primavera 2005 (aprile-maggio).
Una nuova uscita (solo nel formato 6x3) è stata programmata in occasione
della Settimana europea per la Salute e Sicurezza sul Lavoro (24-28 ottobre
2005). In tale occasione i quattro soggetti grafici della campagna sono stati
abbinati al messaggio della Settimana europea.
Sono state inoltre organizzate conferenze stampa e redatti comunicati in occasione della presentazione dei risultati delle ricerche preliminari, del convegno
e di ogni uscita della campagna. Inoltre in occasione della ripresa attuata in
concomitanza della Settimana europea per la Salute 2005 è stato organizzato
un evento presso un’impresa trentina premiata per l’attenzione data alla salute
e alla sicurezza del lavoro nel proprio stabilimento.
Nell'ambito della campagna di informazione/formazione rivolta ai lavoratori e
ai datori di lavoro è stata avviata una nuova collana di pubblicazioni (Strumenti
per la formazione SSL).
282
Provincia Autonoma di Trento
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Capitolo 4
4.8. La quarta fase della campagna: il controllo e la valutazione
dell’efficacia.
Per quanto riguarda i risultati attesi, è bene evidenziare che le campagne di marketing
e di comunicazione sociale possono risultare scarsamente efficaci, non soltanto per
inadeguatezza del messaggio (rispetto al target), ma anche perché i messaggi possono
essere recepiti in modo distorto e riduttivo. Non di rado, gli individui mettono in atto
processi selettivi rispetto all’esposizione, alla comprensione e alla memorizzazione dei
messaggi. Un’altra causa di insuccesso è data dal fatto che non di rado le campagne
per la promozione della salute forniscono informazioni sul rischio insito in un
comportamento dannoso, ma non forniscono aiuti concreti per modificare tale
comportamento dopo l’esposizione al messaggio (per es. che cosa fare per modificare
quel comportamento, a chi rivolgersi per un aiuto o per avere consigli, etc.).
Nel caso specifico si dovrà anche tenere conto che, come si è detto, una
campagna per la salute e la sicurezza sul lavoro potrà essere di qualche utilità
soltanto se sarà integrata in un più ampio programma di intervento (in primis
con le attività formative, ma anche altre azioni quali, ad esempio, il rafforzamento delle attività ispettive, la promozione della cultura della sicurezza nella
scuola, gli incentivi alle imprese per la sicurezza e la promozione delle soluzioni
tecnologiche innovative nel campo della sicurezza, la tutela dei minori e delle
lavoratrici madri).
Valutazione dei risultati della campagna
Pur essendo l’attività di valutazione un processo a carattere tendenzialmente
continuativo, essa acquista particolare importanza nelle fasi iniziali di definizione
del piano e nella parte conclusiva di misurazione dei risultati conseguiti.
Prima dell’implementazione del piano è necessario fissare obiettivi quantificabili (e raggiungibili) con relativi indicatori e tempi di attuazione; durante
lo sviluppo si realizzeranno pre-test e controlli periodici (generalmente su scala
ridotta e a intervalli prefissati), per apportare eventualmente correzioni in itinere;
a conclusione della campagna verranno effettuate rilevazioni approfondite e su
larga scala per misurare l’efficacia del piano in relazione agli obiettivi.
L’attività di marketing è a tutti gli effetti un processo interattivo e circolare,
dove, nonostante la complessità e il costo della valutazione, il feed-back fornito,
prima, durante e dopo, è indispensabile per apportare le correzioni necessarie
e per la pianificazione delle campagne successive, mettendo in luce problemi
irrisolti, punti deboli ed opportunità da sfruttare.
Si deve comunque tenere conto della obiettiva difficoltà nel misurare le
modifiche cognitive, affettive e comportamentali, anche perché i cambiamenti
riscontrati possono essere stati facilitati da altri fattori esterni, legati all’azione
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
283
Capitolo 4
di altre forze sociali e ambientali che agiscono contestualmente alla campagna25,
così come questi medesimi fattori possono averla pesantemente contrastata.
Allo stesso modo non sarà facile individuare con precisione i processi psicologici individuali e/o sociali che possono determinare effetti favorevoli o avversi
all’efficacia di una data iniziativa di marketing sociale. Il grado di attenzione
e di sensibilizzazione della popolazione rispetto ad un dato problema influisce
direttamente tanto sull’impatto di una campagna che sui suoi risultati. Si può
dire che anche per le idee, come per i prodotti tangibili, vi siano delle “tendenze
di mercato” e che anche le idee hanno un “ciclo di vita” e quindi che il presupposto necessario per il successo di una campagna sia dato dalla presenza di una
domanda latente a cui ciò che proponiamo dà una risposta soddisfacente, in
termini di benefici ricercati da coloro a cui ci rivolgiamo.
Vi sono varie tecniche di ricerca quantitative e qualitative per misurare l’impatto di una campagna, fra cui l’utilizzo di “focus group” nonché di indagini
per rilevare il livello di sensibilizzazione e di apprendimento. In ogni caso, per
poter valutare l’efficacia di una campagna nelle sue varie fasi come già detto è
necessario in primo luogo fissare obiettivi da raggiungere, chiari e misurabili.
La misurazione può essere effettuata in vari modi, ad esempio:
a) Conteggio delle richieste di ulteriori informazioni e/o conteggio dei contatti con
l’ente promotore della campagna (anche tramite sito web): una percentuale
di risposta pari al 10% del gruppo target può considerarsi soddisfacente.
Qualora sia difficile quantificare con sufficiente precisione la dimensione
numerica del gruppo target si può calcolare l’incremento di contatti sul sito
web o tramite telefono, con riferimento a quelli specificamente riferiti alla
campagna oppure il numero di richieste di eventuali pubblicazioni (opuscoli,
pieghevoli, etc.) correlati con la campagna;
b) Rilevamento delle modifiche di conoscenze, atteggiamenti, comportamenti, valori:
tramite la somministrazione di un questionario (o intervista telefonica)26
prima e dopo la campagna ad un campione rappresentativo del segmento
25. P. Kotler, N. Roberto, in Social Marketing: Strategies for Changing Public Behavior, Free Press, New York
1989, trad. it. Marketing Sociale. Strategie per modificare i comportamenti collettivi, edizioni di Comunità,
Milano, 1991, distinguono sei tipi di forze esterne che influiscono sulla capacità di una campagna di
sviluppare e mantenere un'efficace influenza sui gruppi obiettivo: demografiche, economiche, fisiche,
tecnologiche, politico-legali, socio culturali.
26. Nel caso auspicabile che si sia realizzata una ricerca preliminare alla progettazione della campagna, il
questionario riprenderà evidentemente alcuni items di tale indagine per verificare eventuali variazioni nella
risposte a seguito della campagna. Qualora non si sia effettuata tale attività di ricerca o ci si sia avvalsi di
risultati desunti da ricerche svolte da altri soggetti in contesti simili (ricerca secondaria), si potrà utilizzare
una traccia del tipo di quella di seguito riportata. Tale traccia è stata desunta, con qualche modificazione
ed integrazione, dal “questionario campione”, pubblicato a pag. 30 in Agenzia europea per la sicurezza e
la salute sul lavoro, Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute e Sicurezza del Lavoro, ed. it. a cura
di Maria Castriotta, ISPESL, Roma, 2002.
284
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 4
target è possibile misurare l’eventuale incremento di conoscenze/competenze,
le modifiche di opinioni, atteggiamenti, comportamenti, valori, la conoscenza
e il ricordo della campagna;
c) Individuazione e misurazione di indicatori di salute e sicurezza: verificare
eventuali scostamenti nelle rilevazioni statistiche prima e dopo la campagna
(numero di infortuni o malattie professionali).
Si tenga comunque conto che l’incidenza di malattie con un lungo periodo di
latenza non può evidentemente diminuire immediatamente a seguito di una
campagna e che peraltro una maggiore consapevolezza e attenzione al tema
della salute e della sicurezza sul lavoro potrebbe portare ad un aumento del
numero delle segnalazioni, quindi a un incremento del dato statistico. Allo
stesso modo ogni miglioramento del dato statistico non può essere automaticamente attribuito agli effetti positivi di una campagna. Pur non potendosi
accertare un’influenza positiva diretta della campagna, la diminuzione di incidenti sul lavoro e delle malattie professionali deve considerarsi comunque come
l’obiettivo da raggiungere e come misura, pur molto approssimativa e parziale,
anche dell’efficacia dell’iniziativa a medio lungo termine. A breve termine le
misurazioni circa la diffusione della sensibilità sociale e della consapevolezza
del problema nonché le modifiche di atteggiamenti e comportamenti appaiono
dunque, nella maggior parte dei casi, gli indicatori più efficaci.
è importante trarre dall’esperienza fatta e dai risultati delle indagini per la
valutazione di efficacia alcuni insegnamenti utili per le campagne successive.
L’analisi (da eseguirsi di norma circa un mese dopo la conclusione dell’iniziativa)
si concentrerà su due aspetti:
Traccia di Questionario per la valutazione:
Ha visto o ascoltato la nostra campagna su ...(specificare)
Se sì, dove?
- Stampa
- Affissioni murali
- Affissioni su autobus, treni, taxi
- Locandine in esercizi pubblici
- Radio
- Tv
- Sala cinematografica
- Internet
- Stand in fiere e manifestazioni
Prima della campagna era a conoscenza di questi aspetti riguardanti la sua salute (specificare)?
La campagna ha aumentato le sue conoscenze e la sua comprensione di questo problema?
Le nostre indicazioni per migliorare la sicurezza e la salute sul lavoro si sono rivelate utili?
Ha attuato qualcuna delle nostre raccomandazioni?
Nella sua esperienza e nel suo ambiente di lavoro ha già rilevato un miglioramento per quanto riguarda
la sicurezza e la salute sul lavoro (per es. attraverso la diminuzione di infortuni)?
Vorrebbe ricevere ulteriori informazioni o assistenza?
La ringraziamo per il tempo dedicato a rispondere a questo questionario. Qualora avesse domande da
rivolgerci o desiderasse ulteriori informazioni e chiarimenti può contattarci tramite telefono al ______.
oppure inviare un fax ________ o una e-mail __________
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Strumenti per la formazione 4 - 2006
285
Capitolo 4
− punti di forza e di debolezza della campagna, analizzando l’appropriatezza
e la definizione del target group nonché la appropriatezza e la maggiore o
minore efficacia dei messaggi e dei vari media prescelti e cercando di capire
se vi fossero argomenti che la campagna non ha adeguatamente affrontato o
approfondito;
− attuazione della campagna, verificando se tutto si è svolto regolarmente nei
tempi previsti o se vi siano stati problemi, intoppi, ostacoli, ritardi, momenti
di scarso coordinamento e riflettendo su come queste ed altre criticità possano
essere evitate in futuro.
In conclusione si può forse ricordare quanto detto nella prima parte di questo
capitolo e cioè che il marketing sociale è uno strumento da utilizzare insieme
ad altri all’interno di un sistema di politiche integrate per la promozione della
salute. In questo contesto una campagna può dare un contributo utile, a patto
di non avere aspettative sovradimensionate rispetto ai suoi effetti e sapendo che
per ottenere qualche risultato è comunque necessario avvalersi di competenze
ed esperienze professionali intersettoriali, specifiche e specialistiche adeguate.
286
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Capitolo 4
Riferimenti bibliografici
Azienda provinciale per i servizi sanitari Trento, INAIL Trento (a cura di),
Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2000, collana “infosanità” n.
20, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2002
Azienda provinciale per i servizi sanitari Trento, INAIL Trento (a cura di),
Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2002, collana “infosanità” n. 35,
ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2004
Bassat, L.; Livraghi, G., Il nuovo libro della pubblicità. I segreti del mestiere, Il
Sole 24 ORE Spa, Milano, IIa edizione aggiornata, 2001
Curzel, V. (a cura di), Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune.
Atti della Conferenza provinciale, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento,
2001
Curzel, V., Promozione della salute e marketing sociale, in “Punto Omega”
Quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino, Anno III n.5/6 Agosto
2001, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2001
Curzel, V. (a cura di), Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza
e la salute sul lavoro - Parte I, ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2005
European Agency for Safety and Health at Work - Agenzia europea per la
sicurezza e la salute sul lavoro, Comunicare il messaggio - Campagne sulla Salute
e Sicurezza del Lavoro, ed. it. a cura di Castriotta, M., ISPESL, Roma, 2002
Giunta della Provincia Autonoma di Trento, Linee guida programmatiche di
legislatura in materia di Politiche per la salute – Progetto Salute, supplemento
al n. 14/2004 di “Punto Omega – Quadrimestrale del Servizio Sanitario
provinciale", Ed. Provincia Autonoma di Trento, Trento, 2004
Hilgartner, S.; Bosk, C.L., The rise and fall of social problems: a public arenas
model, in “American Journal of Sociology”, vol. 94, University of Chicago,
Chicago, 1988
Kotler, P.; Andreasen A.R., Strategic Marketing for Nonprofit Organistions, III
ed. Prentice-Hall, Englewood Cliffs, New Jersey, 1987
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
287
Capitolo 4
Kotler, P.; Roberto N., Social Marketing: Strategies for Changing Public Behavior,
Free Press, New York 1989, trad. it. Marketing Sociale. Strategie per modificare i
comportamenti collettivi, Edizioni di Comunità, Milano, 1991
Kotler, P.; Roberto, N.; Lee, N., Social Marketing: Improving the quality of life,
SAGE Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi, 2002
McLuhan, M., Understanding Media: The Extensions of Man, New York,
New American Library 1964, trad. it. di E. Capriolo, E., Gli strumenti del
comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1967
McLuhan, M.; Quentin Fiore, Q.,The Medium is the Massage. An Inventory of
effects, Penguin Books, 1967, trad it. Il Medium è il massaggio. Un inventario di
effetti, Feltrinelli, Milano, 1968
Pirella, E., Il Copywriter. Mestiere d’arte, Il Saggiatore, Milano, 2002
Tamburini, S., Marketing e Comunicazione sociale, Lupetti & CO. Editore,
Milano, 1992
Wilkinson, R.; Michael Marmot, M. (a cura di), Social determinants of health.
The solid facts Second edition”, World Health Organisation, 2003, trad. italiana
a cura di Martini, G. e Querin, M., supplemento al n. 17/2005 di “Punto
Omega - Quadrimestrale del Servizio Sanitario provinciale", Ed. Provincia
Autonoma di Trento, Trento, 2005
Weinreich, N.K., Hands-on Social Marketing: A step by step guide, SAGE
Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi, 1999
288
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
APPENDICE
Pubblicazioni e materiali informativi
realizzati dall'Assessorato provinciale
alle Politiche per la salute
sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro
I materiali grafici della campagna
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 4
Pubblicazioni e materiali informativi
Comitato tecnico-scientifico e segreteria organizzativa a
realizzati dall'Assessorato
cura di:
Remo Andreolli, Assessore all’Artigianato, Commercio,
provinciale
alle Politiche
Lavoro e Promozione
del Trentino - Provincia Autonoma
Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Trento
Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria
per
la
salute
Giovanni Benedetti, Direttore dell’Associazione Artigiani
e piccole Imprese della provincia di Trento
Assessorato all’Artigianato, Commercio, Lavoro e
della sicurezza
Michele Cataldo,sul
Direttoretema
della Sede di Trento
Promozione del Trentino - Servizio Lavoro
dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Innei luoghi di lavoroAzienda Provinciale per i Servizi Sanitari
fortuni sul Lavoro
RELATORI
Conferenza
provinciale
Povo 19.6.2000
Carlo Favaretti, Direttore generale Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari
Enrico Franco, Caposervizio economia
quotidiano“L’Adige”
Franco Ischia, Segreteria regionale della C.G.I.L.
( in rappresentanza dei Sindacati confederali C.G.I.L.C.I.S.L.-U.I.L. )
Mario Magnani, Assessore alle Politiche Sociali e alla
Salute - Provincia Autonoma di Trento
Luciano Marchiori, Responsabile SPISAL - U.S.L. 20
di Verona
Dante Pasqualini, Vicepresidente della Sezione edilizia
- Associazione Industriali della provincia di Trento
Andrea Scalet, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della
provincia di Trento
Carlo Smuraglia, Presidente della Commissione lavoro del
Senato della Repubblica
SICUREZZA E SALUTE
NEI LUOGHI DI LAVORO
UN IMPEGNO COMUNE
Conferenza provinciale
Lunedì 19 giugno 2000
Sala convegni ITC - irst
di Trento
Informazioni e attivitàPovo
di comunicazione:
Servizio Programmazione e Ricerca Sanitaria
via Gilli, 4 - 38100 Trento
tel. 0461 494037/8 - fax. 0461 494073
email: [email protected]
sito web: www.provincia.tn.it/sanita
Provincia Autonoma di Trento
Servizio Sanitario
Provinciale
Assessorato alle Politiche Sociali
e alla Salute
Assessorato all’Artigianato,
Commercio, Lavoro e
Promozione del Trentino
Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari
Documenti per la Salute 7
Anni 2000/01.
Locandina, pieghevole
e pubblicazione degli atti
della Conferenza provinciale
"Sicurezza e salute nei luoghi
di lavoro: un impegno comune"
SICUREZZA E SALUTE
NEI LUOGHI DI LAVORO
Provincia Autonoma
di Trento
Servizio Sanitario
Provinciale
UN IMPEGNO COMUNE
Assessorato all’Artigianato,
Commercio, Lavoro
e Promozione del Trentino
9.00
Saluto del Presidente della Giunta provinciale
Lorenzo Dellai
9.15
Lo scenario di riferimento
Infortuni sul lavoro e malattie professionali:
lo stato dell'arte in Italia
Obiettivi e strategie locali di prevenzione nei luoghi di lavoro:
l'esperienza della Regione Veneto
Infortuni sul lavoro e malattie professionali:
lo stato dell'arte in Trentino
11:00
Tavola rotonda: Soggetti diversi, un obiettivo comune - Ruoli,
criticità e prospettive
L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
Le Associazioni datoriali: Associazione Industriali
Le Associazioni datoriali: Associazione Artigiani
Le Organizzazioni sindacali
Gli Ordini professionali
12:00
Conclusioni: le proposte operative
Il ruolo degli organi di informazione
Gli impegni concreti per il prossimo futuro
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Servizio
Sanitario
Provinciale
RELATORI
Remo Andreolli, Assessore all'Artigianato,
Commercio, Lavoro e Promozione del Trentino
Provincia Autonoma di Trento
Giovanni Benedetti, Direttore Associazione
Artigiani e piccole Imprese provincia di Trento
Michele Cataldo, Direttore Sede di Trento Istituto
Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni
sul Lavoro
Carlo Favaretti, Direttore generale Azienda
Provinciale per i Servizi Sanitari
Enrico Franco, Caposervizio economia
quotidiano “L’Adige”
Franco Ischia, Segreteria regionale della C.G.I.L.
( in rappresentanza dei Sindacati confederali
C.G.I.L.-C.I.S.L.-U.I.L. )
Mario Magnani, Assessore alle Politiche Sociali e
alla Salute - Provincia Autonoma di Trento
Luciano Marchiori, Responsabile SPISAL
U.S.L. 20 Verona
Dante Pasqualini, Vicepresidente Sezione
edilizia Associazione Industriali provincia di Trento
Andrea Scalet, Presidente Ordine Ingegneri
provincia di Trento
Carlo Smuraglia, Presidente Commissione
Lavoro Senato della Repubblica
Documenti per la Salute 7
Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro:
un impegno comune
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche Sociali
e alla Salute
Sicurezza
e Salute
nei luoghi di lavoro:
un impegno comune
atti della Conferenza provinciale
Servizio Programmazione
e Ricerca Sanitaria
Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari
291
infosanità 35
infosanità 20
Appendice Capitolo 4
Infortuni lavorativi
in provincia di Trento
Infortuni lavorativi
in provincia di Trento
Provincia
Autonoma
di Trento
Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari
Provincia Autonoma
di Trento
1996-2000
Assessorato
alle Politiche sociali
e alla Salute
Assessorato alle
Politiche per la salute
Osservatorio provinciale
degli infortuni sul lavoro
e delle malattie professionali
Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari
Rapporto 1996-2002
Osservatorio provinciale
degli infortuni sul lavoro
e delle malattie professionali
Anno 2005.
Supplemento al numero 15
della rivista "Punto Omega":
"Nuovo piano operativo
per la prevenzione
e la sicurezza sui luoghi
di lavoro".
NUOVO PIANO OPERATIVO
PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA
SUI LUOGHI DI LAVORO
Protocollo quadro d’intesa fra
Provincia Autonoma di Trento, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL, ISPESL, ANMIL,
Associazioni dei Datori di Lavoro, Organizzazioni Sindacali Confederali,
Organizzazioni Sindacali di Categoria Agricola
Trento, 7 novembre 2005
PORFIDO
nn
o de ttadi
l ci
no
Assessorato
alle Politiche
per la Salute
Servizio
Sanitario
Provinciale
Anno 2006.
Supplemento
al numero 19/20
della rivista
"Punto Omega":
"Porfido. I vantaggi
del bancone con sollevatori
per gli addetti
alla prima lavorazione".
292
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Supplemento al n. 19-20/2006 di “Punto Omega” - Quadrimestrale del Servizio sanitario provinciale
AUT DR/CB CENTRALE/PT MAGAZINE EDITORI/213/2006 - VALIDA DAL 08/02/2006
2005
Provincia
Autonoma
di Trento
A
Supplemento al n. 16/2005 di “Punto Omega” - Quadrimestrale del Servizio sanitario provinciale
Spedizione in A.P. - Art. 2 co. 20/b 45% - Legge 662/96 - DC TRENTO
Anni 2000 e 2003.
Collana "Infosanità": Infortuni lavorativi in provincia
di Trento. Rapporto 1996/2000 e Rapporto 1996/2002.
I vantaggi
del bancone
con sollevatori
per gli addetti
alla prima lavorazione
Più sicurezza e meno fatica
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
Assessorato all’Industria
Servizio Sanitario
del Trentino
COMITATO
DI COORDINAMENTO
IN MATERIA DI SALUTE
E SICUREZZA
SUI LUOGHI DI LAVORO
Appendice Capitolo 4
Anno 2001. Piano operativo provinciale sulla sicurezza e salute
nei luoghi di lavoro. Pannello per stand informativo.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
293
Appendice Capitolo 4
294
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 4
Anno 2001. Piano operativo provinciale sulla sicurezza e salute
nei luoghi di lavoro. Pannelli per stand informativo.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
295
Appendice Capitolo 4
I materiali
della Campagna
INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE
PUBBLICA E MARKETING SOCIALE
PER LA SICUREZZA
E LA SALUTE SUL LAVORO
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato alla Sanità
Con la collaborazione del
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari
Istituto Trentino di Cultura
Via Santa Croce 77, Trento
ISTITUTO NAZIONALE PER L’ASSICURAZIONE
CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO
Direzione regionale per il Trentino
Giovedì 4 dicembre
9.00
Saluto dell'Assessore provinciale alla Sanità Remo Andreolli
9.15
Prima sessione
Comunicazione per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro
(moderatore: Giovanni Martini)
4/5 dicembre
2003
296
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
11.30
Tavola rotonda
Stampa specializzata e SSL (moderatore: Fulvio Cavariani)
Partecipano i direttori delle testate "2087", "Ambiente e sicurezza sul lavoro", "ISL - Igiene
e sicurezza del lavoro", "Lavoro & salute", "Lavoro Sicuro", "Progetto Sicurezza",
“Bollettino SNOP”
15.00
Seconda sessione
Informazione istituzionale, comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL (moderatore: Pina Lalli)
Rossella Sobrero: Le iniziative di "Pubblicità Progresso" per la salute e la sicurezza negli ambienti di vita
e di lavoro
Giuseppe Zago: La SSL sul web
Cipriano Cavaliere: Le iniziative di Rai educational per la salute e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro
Virginio Galimberti: I linguaggi simbolici e la segnaletica per la sicurezza
Vittorio Curzel: Comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL
Giovanni Pianosi: Gli aspetti critici della comunicazione per la prevenzione
Annalaura Carducci e Andrea Calamusa: Analisi qualitativa della comunicazione per la salute
18.40
Spazio per comunicazioni e dibattito
Venerdì 5 dicembre
9.00
Terza sessione
Le attività di ricerca preliminari alle iniziative di comunicazione SSL (moderatore: Vittorio Curzel)
Lucia Savadori: Presentazione dei risultati della ricerca "Percezione del rischio e influenza del fattore
expertise pratica e teorica"
Nora Lonardi: Presentazione dei risultati della ricerca "Conoscenze, atteggiamenti e comportamenti in materia
di sicurezza sul lavoro presso i lavoratori immigrati in provincia di Trento"
Massimiano Bucchi: Presentazione dei risultati della ricerca "La validazione dei prodotti comunicazionali
in materia di sicurezza sul lavoro"
11.00
Quarta sessione
Strategie e prodotti comunicazionali per la comunicazione del rischio, la prevenzione degli infortuni
e la promozione della SSL (moderatore: Giovanna Gadotti)
11.00
Mara Bernardini: “inform@zione” - Catalogo Nazionale dei prodotti per l'informazione
e la formazione alla SSL (AUSL Modena)
11.30
Gli Enti pubblici locali:
Provincia Autonoma di Trento - APSS (Alberto Betta);
Provincia di Reggio Emilia - AUSL (Carlo Veronesi)
12.30
Spazio per comunicazioni e dibattito
15.00
Le parti sociali:
Confindustria (Luigi Casano);
Confartigianato (Giorgio Russomanno);
CNCPT (Giustino Valtellino);
CGIL, CISL, UIL (Adolfo Di Corrado)
16.45
Le Istituzioni e gli Enti pubblici nazionali:
INAIL (Anna Maria Todini);
ISPESL e Agenzia Europea per la SSL (Idilio Tagliaferro);
ANMIL (Marinella De Maffutiis)
17.45
Conclusioni dell’Assessore provinciale alla Sanità e di un rappresentante del Comitato di coordinamento
Salute e Sicurezza sul Lavoro della provincia di Trento
Unione Commercio, Turismo
e Attività di servizio
della provincia di Trento
Informazioni e iscrizioni:
Provincia Autonoma di Trento - Servizio Programmazione e ricerca sanitaria
Via Gilli, 4 - 38100 Trento - Tel. 0461 494037, Fax 0461 494073
E-mail: [email protected]
www.trentinosalute.net
e con la collaborazione di
Servizio Programmazione e ricerca sanitaria della Provincia autonoma di Trento - Progetto Comunicazione per la salute
Convegno nazionale
Stefano Beccastrini: La comunicazione nell'educazione alla salute
Marco Biocca: La comunicazione del rischio
Giorgio Paolino: Attività e funzioni del Comitato di coordinamento SSL della provincia di Trento
Marco Masi: Attività e funzioni del CTIPLL (Coordinamento Tecnico Regioni e Provincie
Autonome di Prevenzione nei luoghi di Lavoro)
Appendice Capitolo 4
Anno 2003.
Materiali informativi e promozionali per il Convegno nazionale
"Informazione, comunicazione e marketing sociale per la sicurezza
e la salute sul lavoro".
Manifesto cm. 70 x 100 (pagina a sx)
Pieghevole cm. 40 x 21, formato aperto, 4 ante (sotto a sx)
Locandina cm. 35 x 70 (sotto al centro)
Etichetta per cartelle convegno cm. 7 x 24 (sotto a dx)
Pannello per interno sala convegno cm. 300 x 230 (in basso)
to organizzativo:
(tel. 0461 494060,
[email protected])
Provincia Autonoma di Trento
Convegno nazionale
4/5 dicembre 2003
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
Trento
ne amministrativa:
(tel. 0461 494069
[email protected])
el. 0461 494061,
[email protected])
e iscrizioni:
noma di Trento
ammazione
aria
100 Trento
37 - 0461 494044
073
[email protected]
salute.net
va formativa in corso
creditamento ECM
INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE PUBBLICA
E MARKETING SOCIALE PER LA SICUREZZA
E LA SALUTE SUL LAVORO
INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE
PUBBLICA E MARKETING SOCIALE
PER LA SICUREZZA
E LA SALUTE SUL LAVORO
Convegno nazionale, 4/5 dicembre 2003
Istituto Trentino di Cultura - Trento
Convegno nazionale, 4/5 dicembre 2003
Istituto Trentino di Cultura - Trento
ncia Autonoma di Trento
sessorato alla Sanità
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Giovedì 4 dicembre
Venerdì 5 dicembre
9.00
Saluto dell'Assessore provinciale alla Sanità
9.00
9.15
Prima sessione
Comunicazione per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro
(moderatore: Giovanni Martini)
Stefano Beccastrini: La comunicazione nell'educazione alla salute
Marco Biocca: La comunicazione del rischio
10.30 Pausa caffè
Iniziativa di comunicazione a cura del Servizio Programmazione e Ricerca sanitaria della Provincia Autonoma di Trento
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato alla Sanità
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
INFORMAZIONE,
COMUNICAZIONE PUBBLICA
E MARKETING SOCIALE
PER LA SICUREZZA
E LA SALUTE SUL LAVORO
Giorgio Paolino: Attività e funzioni del Comitato di coordinamento SSL della provincia di Trento
Marco Masi: Attività e funzioni del CTIPLL (Coordinamento Tecnico Regioni e Provincie Autonome
di Prevenzione nei luoghi di Lavoro)
11.30 Tavola rotonda: Stampa specializzata e SSL (moderatore: Fulvio Cavariani)
Partecipano i direttori delle testate "2087", "Ambiente e sicurezza sul lavoro", "ISL - Igiene
e sicurezza del lavoro", "Lavoro & salute", "Lavoro Sicuro", "Progetto Sicurezza".
13.00 Pranzo
15.00 Seconda sessione
Informazione istituzionale, comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL
(moderatore: Pina Lalli)
Rossella Sobrero: Le iniziative di "Pubblicità Progresso" per la salute e la sicurezza negli ambienti
di vita e di lavoro
Giuseppe Zago: La SSL sul web
Cipriano Cavaliere: Le iniziative di Rai educational per la salute e la sicurezza negli ambienti di vita
e di lavoro
Terza sessione
Le attività di ricerca preliminari alle iniziative di comunicazione SSL
(moderatore: Vittorio Curzel)
Lucia Savadori: Presentazione dei risultati della ricerca "Percezione del rischio e influenza
del fattore expertise pratica e teorica"
Nora Lonardi: Presentazione dei risultati della ricerca "Conoscenze, atteggiamenti
e comportamenti in materia di sicurezza sul lavoro presso i lavoratori immigrati
in provincia di Trento"
Massimiano Bucchi: Presentazione dei risultati della ricerca "La validazione dei prodotti
comunicazionali in materia di sicurezza sul lavoro"
10.30 Pausa caffè
11.00 Quarta sessione
Strategie e prodotti comunicazionali per la comunicazione del rischio, la prevenzione
degli infortuni e la promozione della SSL (moderatore: Giovanna Gadotti)
11.00 Mara Bernardini: “inform@zione” - Catalogo Nazionale dei prodotti per l'informazione
e la formazione alla SSL (AUSL Modena)
Provincia Autonoma di Trento
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
11.30 Gli Enti pubblici locali: Provincia Autonoma di Trento; APSS (Alberto Betta);
Provincia di Reggio Emilia - AUSL (Carlo Veronesi)
12.30 Spazio per comunicazioni e dibattito
13.00 Pranzo
15.00 Le parti sociali: Confindustria (Luigi Casano); Confartigianato (Giorgio Russomanno);
CNCPT (Giustino Valtellino); CGIL, CISL, UIL (Adolfo Di Corrado)
16.15 Pausa caffè
16.30 Pausa caffè
Virginio Galimberti: I linguaggi simbolici e la segnaletica per la sicurezza
Vittorio Curzel: Comunicazione pubblica e marketing sociale per la SSL
Giovanni Pianosi: Gli aspetti critici della comunicazione per la prevenzione
Annalaura Carducci e Andrea Calamusa: Analisi qualitativa della comunicazione per la salute
18.40 Spazio per comunicazioni e dibattito
16.45 Le Istituzioni e gli Enti pubblici nazionali: INAIL (Anna Maria Todini); ISPESL
e Agenzia Europea per la SSL (Idilio Tagliaferro); ANMIL (Marinella De Maffutiis)
17.45 Conclusioni
Assessore provinciale alla Sanità e rappresentante del Comitato di coordinamento Salute
e Sicurezza sul Lavoro della provincia di Trento
Inziativa di comunicazione a cura
del Servizio Programmazione e ricerca sanitaria PAT
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato alla Sanità
Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari
ISTITUTO NAZIONALE PER L’ASSICURAZIONE
CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO
Direzione regionale per il Trentino
297
Appendice Capitolo 4
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
SICUREZZA
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
CHE LAVORO È?
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
SICUREZZA
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
CHE LAVORO È?
Lavora con cura
e con attenzione
non sottovalutare i rischi
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
SICUREZZA
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
CHE LAVORO È?
Utilizza sempre
i dispositivi
Materiali a stampa
della Campagna
“Se non c’è sicurezza
che lavoro è?”
(anni 2004 e 2005)
attuata dalla Provincia
Autonoma di Trento
con la collaborazione
del Comitato
di coordinamento
in materia di salute
e sicurezza sui luoghi
di lavoro.
Art director
e copywriter:
Vittorio Curzel
Composizioni grafiche
originali realizzate
a partire da elementi
grafici in formato
digitale modificabili
e componibili,
disegnati da Elvira
Regine (“Contemporary
Business”, Dynamic
Graphics Inc.)
Realizzazione: Servizio
Innovazione e
formazione per la
salute - Progetto
Comunicazione
per la salute
Editing:
Attilio Pedenzini
A sinistra:
Poster cm. 600 x 300.
di protezione
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
SICUREZZA
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
CHE LAVORO È?
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
298
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
A destra:
Locandine
cm. 35 x50.
Manifesti
cm 70 x 100;
cm. 100 x 140.
Poster retroilluminati
per pensiline autobus
urbani
cm. 118 x 175
Quattro soggetti.
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
SE NON C’È
SE NON C’È
SICUREZZA
SICUREZZA
CHE LAVORO È?
CHE LAVORO È?
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
Lavora con cura
e con attenzione
non sottovalutare i rischi
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute, Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Appendice Capitolo 4
SE NON C’È
SE NON C’È
SICUREZZA
SICUREZZA
CHE LAVORO È?
CHE LAVORO È?
Utilizza sempre
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
i dispositivi
di protezione
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
299
Appendice Capitolo 4
Anno 2004/2005. Campagna "Se non c'è sicurezza che lavoro è?".
Inserzioni su quotidiani e periodici locali.
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali della provincia di Trento, Federazione Trentina
delle Cooperative, Associazione Albergatori della provincia di Trento, Confesercenti del Trentino,
Unione Commercio, Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento, CGIL del Trentino,
CISL del Trentino, UIL del Trentino, Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
SE NON C’È SICUREZZA CHE LAVORO È?
La sicurezza nei luoghi di lavoro migliora la qualità della vita
Lavorare in sicurezza vuol dire rispettare le leggi, ma anche investire sulla qualità della vita.
È obbligo dei datori di lavoro far sì che il lavoro si svolga in ambienti e con modalità idonei a tutelare
la sicurezza e la salute dei lavoratori.
È dovere dei lavoratori osservare le disposizioni di sicurezza e utilizzare sempre e correttamente
i dispositivi di protezione previsti.
2005
Lavorare in sicurezza migliora la qualità della vita. Se non c'è sicurezza che lavoro è?
300
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
An
no d
in
el cit tad
o
Lavorare in sicurezza è un diritto e un dovere verso noi stessi e la collettività.
Appendice Capitolo 4
Lavora
con cura
e attenzione
non
sottovalutare
i rischi
SE NON C’È
SICUREZZA
CHE LAVORO È?
La sicurezza
nei luoghi
di lavoro
migliora
la qualità
della vita
Utilizza
sempre
i dispositivi
di protezione
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
C
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olvProgetto Comunicazione per la salute,
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incia autonoma di Trento, Art director:SV
eirtvto
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Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
SE NON C’È
SICUREZZA
Anno 2004/2005. Campagna "Se non c'è
sicurezza che lavoro è?".
Striscione per affissione murale
a fianco del MART, Museo d'arte moderna
e contemporanea di Trento e Rovereto,
sede di Rovereto, cm. 2.900 x 300.
CHE LAVORO È?
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
SE NON C’È
SICUREZZA
CHE LAVORO È?
Utilizza sempre
i dispositivi
di protezione
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
SE NON C’È
SICUREZZA
CHE LAVORO È?
Utilizza sempre
i dispositivi
di protezione
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Agenzia
del lavoro, Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento, Associazione degli Industriali
della provincia di Trento, Federazione Trentina delle
Cooperative, Associazione Albergatori della provincia
di Trento, Confesercenti del Trentino, Unione Commercio,
Turismo e Attività di servizio della provincia di Trento,
CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino,
Consorzio dei Comuni trentini, INAIL Direzione regionale
per il Trentino, ISPESL Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del Lavoro
SE NON C’È
SICUREZZA
CHE LAVORO È?
Anno 2004/2005.
Campagna "Se non c'è sicurezza
che lavoro è?".
Volantini per autobus urbani cm. 17 x 24,
stampa ante/retro, quattro soggetti.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
301
Appendice Capitolo 4
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
SICUREZZA
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
Agenzia del lavoro
CHE LAVORO È?
Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento
Associazione degli Industriali
della provincia di Trento
Federazione Trentina delle Cooperative
Associazione Albergatori
della provincia di Trento
Confesercenti del Trentino
Unione Commercio, Turismo
e Attività di servizio
della provincia di Trento
CGIL del Trentino
CISL del Trentino
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
UIL del Trentino
Consorzio dei Comuni trentini
INAIL
Direzione regionale per il Trentino
ISPESL
Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del lavoro
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
SICUREZZA
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
Agenzia del lavoro
CHE LAVORO È?
Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento
Associazione degli Industriali
della provincia di Trento
Federazione Trentina delle Cooperative
Associazione Albergatori
della provincia di Trento
Confesercenti del Trentino
Unione Commercio, Turismo
e Attività di servizio
della provincia di Trento
CGIL del Trentino
Lavora con cura
e con attenzione
non sottovalutare i rischi
CISL del Trentino
UIL del Trentino
Consorzio dei Comuni trentini
INAIL
Direzione regionale per il Trentino
ISPESL
Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del lavoro
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
SICUREZZA
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
Agenzia del lavoro
CHE LAVORO È?
Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento
Associazione degli Industriali
della provincia di Trento
Federazione Trentina delle Cooperative
Associazione Albergatori
della provincia di Trento
Confesercenti del Trentino
Unione Commercio, Turismo
e Attività di servizio
della provincia di Trento
Utilizza sempre
CGIL del Trentino
CISL del Trentino
UIL del Trentino
i dispositivi
di protezione
Consorzio dei Comuni trentini
INAIL
Direzione regionale per il Trentino
ISPESL
Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del lavoro
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
SE NON C’È
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alle Politiche per la salute
SICUREZZA
e
Comitato di Coordinamento
in materia di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
Agenzia del lavoro
CHE LAVORO È?
Associazione Artigiani e Piccole Imprese
della provincia di Trento
Associazione degli Industriali
della provincia di Trento
Federazione Trentina delle Cooperative
Associazione Albergatori
della provincia di Trento
Confesercenti del Trentino
Unione Commercio, Turismo
e Attività di servizio
della provincia di Trento
CGIL del Trentino
CISL del Trentino
La sicurezza
nei luoghi di lavoro
migliora la qualità della vita
UIL del Trentino
Consorzio dei Comuni trentini
INAIL
Direzione regionale per il Trentino
ISPESL
Istituto per la Prevenzione
e la Sicurezza del lavoro
Campagna promossa dall’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute
e dal Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ideazione e realizzazione a cura del Progetto Comunicazione per la salute,
Servizio Innovazione e formazione per la salute della Provincia autonoma di Trento
302
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Appendice Capitolo 4
Anno 2004/2005.
Campagna
"Se non c'è sicurezza
che lavoro è?".
A sinistra:
Plance interne
autobus urbani
cm. 70 x 25.
A destra:
Poster
cm. 600 x 300
in occasione
della Settimana
europea per la salute
e la sicurezza
sul lavoro 2005.
Quattro soggetti.
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
303
Appendice Capitolo 4
Strumenti per la formazione
Guide illustré
pour la securité
dans les chantiers
Guida
illustrata
alla sicurezza
nei cantieri
Illustrated guide
to safety
on construction sites
Prirucnik u slikama
za sigurnost
na gradilistima
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato
alle Politiche per la salute
Azienda provinciale
per i servizi sanitari
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SÌ
9
NO
Provincia
di Pordenone
Strumenti per la formazione
SSL
Glossario illustrato del lavoro nei cantieri
Glosar i ilustruar
i punes
ne kantjere
Vocabulaire illustré
du travaille
dans les chantiers
Glossario
illustrato
del lavoro
nei cantieri
Illustrated glossary
of the labour
on construction sites
Ilustrovani tumač
za posao
na gradilištima
Glosar ilustrat
al muncii
pe santier
2
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato
alle Politiche per la salute
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ε΍ΡϥΓ
Betoniera
Camion
Azienda provinciale
per i servizi sanitari
Provincia
di Pordenone
8
9
Betoniera
Camion
Carriola
ATTREZZATURA DI CANTIERE
304
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Campagna "Se non c'è
sicurezza che lavoro è?".
Pubblicazioni
della collana "Strumenti
per la formazione SSL":
1. Guida illustrata
alla sicurezza nei cantieri
(edizione plurilingue).
2. Glossario illustrato
del lavoro nei cantieri
(edizione plurilingue).
12
Betoniera
Betoniere
Betoniere
Cement mixer
Mikser za prevoz betona
ωέΏΓ ϥϕϝ
Betoniera
8
No!!
Jo!!
Non!!
No!!
Ne!
������� ���
Nu!
!�
�������� ���
Ghid ilustrat
al sigurantei muncii
pe santier
1
e ricerca
della LR 18/2005
Proteggi mani, occhi e viso
Mbëroj duart sytë dhe fytyren
Se protéger les mains, les yeux et le visage
Protect hands, eyes and face
Protejati-va mìinile, ochii si fata
Zastiti sake, oci i vid
Udhezues i ilustruar
per sigurine
ne kantjere
Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri
à e ricerca
e della LR 18/2005
SSL
Camion
Kamion
Camion
Lorry
Kamion
·αϡϥΕ
Camion
Υϝ΍ρΓ
ε΍ΡϥΓ
Ώ΍ϝ΃ϱΩϱ
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Le pubblicazioni
dell’Assessorato provinciale
alle Politiche per la Salute
Edizione: Servizio Innovazione e formazione per la salute
Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel
Punto Omega - Nuova serie
1.
2-3.
4.
5-6.
7.
8-9.
10.
11.
12-13.
14.
15.
16.
17.
18.
Telemedicina in Trentino
I documenti OMS sulla strategia della salute per tutti
La donazione e il trapianto di organi e di tessuti
La promozione della salute
Il territorio tra assistenza sanitaria e attività socio-assistenziali
Equità, solidarietà e tutela dei soggetti deboli nei servizi sociosanitari
La storia dei luoghi di cura a Trento
Salute e sviluppo socio-economico nelle regione di montagna
Alla ricerca delle menti perdute
Equità nella salute nel Trentino
I progetti di ricerca sanitaria finalizzata in Trentino
Studio comparato sull’assistenza al parto nei piccoli ospedali in Regioni
dell’arco alpino – Vergleichende Studie über die geburtshilfliche Versorgung an kleineren Krankenhäusern im Alpenraum
Salute, globalizzazione e nuovi federalismi sanitari
Salute e culture: la società, la donna. Informazione. Ricerca.
Punto Omega – Nuova serie – Supplementi
–
–
–
–
–
Linee guida programmatiche di legislatura in materia di politiche per la salute
Qualificazione e riorganizzazione della rete ospedaliera provinciale
e dell’assistenza sanitaria primaria
Nuovo piano operativo per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro
I determinanti sociali della salute. I fatti concreti
Valsugana orientale e Tesino: futuro in salute
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Collana Documenti per la salute
1. 2.
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4.
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23.
24.
25.
Gli incidenti stradali. Dall’epidemiologia alle strategie di intervento
(Atti del Convegno)
Diagnosi e trattamento dei neovasi sottoretinici (Atti del Seminario)
Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori
del distretto cervico-facciale
Rischio ultravioletto. Esposizione al sole, usi terapeutici e cosmetici,
attività industriali (Atti del Convegno)
La vaccinazione alle soglie del III millennio. La strategia
della comunicazione per l’adesione informata (Atti del Convegno)
Le attività alcologiche in Trentino
Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune
(Atti della Conferenza provinciale)
Teleconsulto oncologico e telecardiologia sul territorio
(Rapporto conclusivo di progetto)
Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale
Decisione e ragionamento in ambito medico (Atti del Convegno)
La responsabilità medica nella Provincia Autonoma di Trento.
Il fenomeno. I problemi. Le possibili soluzioni
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2001
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2001.
Rapporto epidemiologico
Le tossicodipendenze in Trentino: tendenze e strategie
Nord Italia Transplant. Atti della riunione tecnico-scientifica 2002
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2002
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2002.
Rapporto epidemiologico.
Le attività di laboratorio con uso di sostanze cancerogene-mutagene.
Nuova Governance in una rete di comunicazione.
Atti 8° Conferenza nazionale HPH
La prevenzione delle tossicodipendenze: la sfida dei giovani,
la dimensione educativa e le politiche locali.
Seconda relazione annuale.
Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2003
Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2003.
Rapporto epidemiologico
Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2004
Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale 2004.
Rapporto epidemiologico
Montagnaterapia e psichiatria
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Collana InfoSanità
1.
2.
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33.
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Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi Sanitari 1999-2000
Una professione per il 2000. La salute degli altri
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Anno 2000
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino
Contratto provinciale del personale non dirigenziale della Sanità 1998-2001
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2000-2001
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Anno 2001
La formazione dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS)
Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie
Le Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili
Piano Provinciale Sangue 2000/2002
Guida ai servizi per le persone in situazione di handicap
La celiachia
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino 2001
L’informazione per gli alimentaristi
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2001-2002
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Anno 2000
Accordi provinciali per i medici convenzionati
I numeri della sanità del Trentino
Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie
professionali. Infortuni lavorativi nella provincia di Trento 1996-2000
Contratto provinciale della dirigenza medica e veterinaria
Contratto provinciale della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica
e amministrativa
Piano delle attvità di formazione del personale dei servizi sanitari 2002-2003
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Anno 2003
I numeri della sanità del Trentino 2003
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio Sanitario del Trentino 2003
Guida ai servizi per le persone in situazione di handicap 2003
Piano delle attività di formazione del personale dei servizi sanitari 2003-2004
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Anno 2004
Stato del Servizio sanitario provinciale - sintesi
I numeri della sanità del Trentino 2004
La formazione sanitaria continua (ECM) nella Provincia di Trento
Promuovere l’attività fisica nell’anziano
Lavorare per la salute: Guida alla formazione nella sanità
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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47.
48.
49. 50.
Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996-2002
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino 2004
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2004-2005
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Anno 2005
Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori
alla mammella
Piano Provinciale Sangue 2005-2008
La formazione dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS) in provincia di
Trento
La domanda adolescente. Gli adulti alla prova
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio Sanitario del Trentino 2005
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2005-2006
Obiettivi assegnati all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari.
Anno 2006
I numeri della sanità del Trentino
Il disagio giovanile. Psicopatolgia e trattamento del disturbo borderline
di personalità
La formazione nel sistema di emergenza-urgenza in Trentino
1995-2005: dieci anni di riforma sanitaria e ruolo dell’APSS
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino 2006
Collana Strumenti per la formazione
1.
2. 3.
4.
No people no Joey
Parliamo di funghi
Vol. I: ecologia, morfologia, sistematica
Vol. II: tossicologia, commercializzazione, legislazione
Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza
e la salute sul lavoro. Parte I
Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza
e la salute sul lavoro. Parte II
Collana Strumenti per la formazione SSL
1.
2.
Guida illustrata alla sicurezza nei cantieri
Glossario illustrato del lavoro nei cantieri
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Collana Guide rapide per la salute
1. 2. 3. 4. 5. 6.
7.
Escursioni sicure
Al lago sicuri
Funghi sicuri
Sciare sicuri
Mangiare sano
Farmaci e salute
Liberi dal fumo
Collana VideoDocumenti per la salute
1. 2.
3.
Malattie dei pesci - Controllo sanitario e campionamento
negli allevamenti ittici
Disinfezione delle uova di trota dopo la fecondazione, per la profilassi
delle malattie
Risanamento troticolture Alto fiume Sarca e Torrente Arnò
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
Le pubblicazioni edite dall’Assessorato provinciale possono essere richieste al
Servizio Organizzazione e qualità delle attività sanitarie della Provincia Autonoma di Trento, Via Gilli 4, 38100 Trento, tel. 0461 494044, fax 0461 494073,
e-mail: [email protected] La richiesta può essere fatta anche
tramite Internet al portale www.trentinosalute.net, dove è possibile scaricare
gratuitamente molti documenti in formato PDF.
Le pubblicazioni vengono distribuite a titolo gratuito (ad eccezione dei volumi
“Parliamo di funghi” e “La responsabilità medica nella provincia autonoma di
Trento”) con spese di spedizione a carico del richiedente.
I due volumi “Parliamo di funghi” (Euro 20,66) e il volume “La responsabilità
medica nella provincia autonoma di Trento” (Euro 12,00) sono in vendita presso
la Biblioteca della Giunta provinciale in Via Romagnosi 9, Trento. Per l'acquisto delle pubblicazioni è necessario effettuare anticipatamente il pagamento
dell'importo corrispondente:
– al c/c postale n. 295386 intestato al Tesoriere della Provincia Autonoma di
Trento - UNICREDIT BANCA SPA - Via Galilei 1, Sede di Trento;
– a mezzo conto corrente bancario di Tesoreria n. 400 con la medesima intestazione, precisando come causale: "Acquisto pubblicazione: Titolo...",
La consegna della pubblicazione avverrà, dietro presentazione della ricevuta di
pagamento, o direttamente, recandosi presso la biblioteca, o tramite spedizione
postale previo ricevimento del cedolino al numero di fax 0461 495095, con spese
a carico dell'Amministrazione provinciale.
Il Progetto “Comunicazione per la salute” dell’Assessorato alle Politiche
per la salute della Provincia Autonoma di Trento è “Realizzazione riconosciuta di Qualità per l’innovazione amministrativa e la comunicazione
con i cittadini” dall’ Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica
e Istituzionale.
Stampato per conto della Casa Editrice Provincia Autonoma di Trento
dalla Tipolitografia Temi – Trento
Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione 4 - 2006
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