Allattamento & Politiche per l’Infanzia: Dieci Anni dopo la Dichiarazione degli Innocenti
Istituto degli Innocenti, Firenze, 16-17 marzo 2000
Organizzato da MAMI - Movimento Allattamento Materno Italiano
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Una breve storia della WABA e del MAMI
Rosalinda Nesticò, IBCLC
(International Board Certified Lactation Consultant)
Quale Presidente del MAMI e a nome della dirigenza e degli associati vi porgo un caloroso
benvenuto.
Come molti sanno ormai, il MAMI – Movimento Allattamento Materno Italiano -- è l’affiliato
italiano della WABA, the World Alliance for Breastfeeding Action ovvero l’Alleanza mondiale per
interventi a favore dell’allattamento materno.
Nel tracciare la storia del MAMI bisogna naturalmente partire dalla WABA, da cui dipendiamo.
Difatti il MAMI deve la sua esistenza a un altro convegno internazionale, organizzato dalla WABA
nel dicembre del 1996. In quell’occasione sono partita per Bangkok un po’ titubante, ma spinta
dalla curiosità di sapere che cos’era un’assocazione ombrello. (Sapevo che era sorto questo
nuovo organismo che si definiva così, però senza avere un’idea di cosa potesse essere.)
L’altro motivo era vedere che cosa potevano offrirci quelli della WABA in termini di una spinta
versa una mobilitazione seria in Italia, a livello nazionale. Avevo alle spalle vent’anni di esperienza
nell’aiutare le mamme con l’allattamento come consulente della Lega per l’allattamento materno ed
era estremamente frustrante vedere che allattare al seno significava spesso avventurarsi in un campo
minato. Poche donne allattavano i figli e pochissime praticavano l’allattamento esclusivo al seno,
almeno per un certo periodo di tempo. Spesso erano abbandonate a se stesse e non riuscivano a
partire bene in ospedale: l’orario rigido delle poppate, la doppia pesata, l’uso comune dell’aggiunta
costituivano degli ostacoli non indifferenti all’avvio dell’allattamento.
Ebbene, partecipare al congresso della WABA è stata effettivamente un’esperienza memorabile:
cinque giorni pieni di sedute su vari argomenti in qualche modo connessi con l’allattamento, nuove
conoscenze da fare durante i cosiddetti momenti liberi, (si faceva un esaltante networking
internazionale). Quando ci si riuniva in assemblea plenaria faceva impressione trovarsi fra le 367
partecipanti provenienti da 86 Paesi.
Si respirava un clima di grande serietà ed impegno ma allo stesso tempo un senso di rilassatezza e
buonumore che faceva stare bene. A parte l’interesse che già ciascuno nutriva per l’argomento
allattamento, nessuno rischiava in ogni caso di morire di noia. Gli organizzatori avevano deciso di
intervallare le discussioni e gli interventi con occasioni di svago e allegria, facendoci assistere per
esempio a una danza tradizionale eseguita da bambini tailandesi in costume oppure a una coppia di
mimi brasiliani, marito e moglie, che dimostravano con effetti sia comici che drammatici la crisi dei
tipici neo-genitori in preda al panico: l’allattamento per loro era avvolto in un alone di mistero -ma sapevano purtroppo come preparare un biberon di latte artificiale . . .
Per non parlare dei balli latino-americani improvvisati la sera dal folto gruppo di sudamericani
presenti, nel cortile del campus universitario dove si dormiva e si lavorava. Sull’onda di
quest’entusiasmo, di nuovo in Italia, si è maturata in fretta l’idea di fare qualcosa di altrettanto
coinvolgente e a ampio raggio: in marzo del ’97 Elise Arnone ed io abbiamo scritto una lettera che
esordiva così:
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“Per chiunque desideri promuovere ATTIVAMENTE e CONCRETAMENTE l’allattamento
materno in Italia è indetto un incontro che avverrà sabato 22 marzo a Firenze.”
Si è così convocata la prima riunione nazionale tesa a riunire un gruppo di sostenitori
dell’allattamento materno, di lattofili insomma, formando un network -- una rete di comunicazione.
Già a Bangkok Anwar Fazal, il chairperson (presidente) della WABA, aveva spiegato che per la
WABA (una sua idea) non avevano voluto creare un’altra organizzazione gerarchica bensì una rete
di individui ed associazioni impegnati a diffondere la pratica dell’allattamento nel mondo.
La WABA è nata in un ristorante di New York la sera di San Valentino nel 1991, nel mezzo di una
riunione al quartier generale dell’UNICEF. Le 17 persone presenti rappresentavano le associazioni
già impegnate da tempo nella promozione -- e nella tutela – dell’allattamento materno, ognuna
delle quali lavorava bene verso lo scopo prescelto, sempre inerente all’allattamento, però ognuno
per conto proprio: non c’era cooperazione né interazione.
Invece con la comparsa sulla scena della Dichiarazione degli Innocenti, il documento specifico per
l’allattamento ideato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, occorreva definire e adoperare una
strategia comprensiva e globale: era arrivato il momento di unire le forze.
James Grant, Direttore generale per molti anni dell’UNICEF e grande sostenitore dell’allattamento
materno, presente alla cena in cui è nata la WABA, asseriva che mentre le Nazioni Unite potevano
adoperarsi per rimuovere gli ostacoli all’allattamento, come per esempio la distribuzione di
campioni di latte artificiale alle mamme in reparto maternità, in ultima analisi sarebbe toccato ai
genitori esigere l’attuazione della campagna “Ospedale Amico dei Bambini” e sorvegliare in
seguito per impedire che si tornasse alle vecchie pratiche rovinose per l’allattamento già citate
sopra. (Sono, per intendersi, quelle che vigono attualmente in molti reparti maternità: per questo
abbiamo preparato per il convegno il questionario MAMI sul ruolo dei genitori nell’attuazione della
campagna.)
I genitori siamo sicuri la vogliono, una situazione ideale in ospedale per l’avvio dell’allattamento,
sono i primi a volere che gli ospedali diventino “amici dei bambini”. Ma anche gli operatori
sanitari, una volta consapevoli delle implicazioni per il proprio lavoro che porta la campagna,
vorranno aderire anche essi all’iniziativa. Se la prassi che si segue in reparto maternità non ha
validità scientifica, va cambiata. E a questo riguardo il lavoro è già stato fatto: le pratiche basate
sull’evidenza scientifica sono state sintetizzate nei dieci passi della campagna “Ospedale Amico dei
Bambini”. Significherebbe in pratica lavorare più in sintonia con i colleghi e con più soddisfazione,
sapendo che le madri che passano attraverso il proprio reparto riusciranno ad allattare al seno.
L’ultimo a convincere -- ecco l’obiettivo del nostro convegno – è lo Stato italiano, che dovrebbe
capire perché investire nella diffusione dell’allattamento materno è una delle mosse più intelligenti
che possa fare.
Come metafora per la WABA si potrebbe pensare a una collana di perle, ciascuna distinta ma unita
con le altre nello stesso filo. (Oppure naturalmente all’idea dell’ombrello che sovrasta tutti unendo,
proteggendo.) Per l’organizzazione volevano una struttura leggera e flessibile, capace di reagire e
agire prontamente, che lasciava spazio al modo di operare di ciascuno ma che univa le forze (anche
per non sovrapporre gli sforzi!).
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Anche il MAMI infatti è una rete di persone guidata da un comitato di gestione, che si prefigge lo
scopo di favorire collaborazione e sinergia fra i vari promotori in Italia. Domani 17 marzo, durante
la pausa pranzo, si tiene l’assemblea annuale del MAMI in questo salone e tutti i partecipanti al
convegno sono invitati a prenderci parte: programmare il dopo-Congresso sarà fondamentale.
Pagando la modica quota associativa di L.15.000 annue si riceve il bollettino “MAMI Notizie” che
tiene aggiornati su quello che succede nel campo dell’allattamento al seno a livello nazionale ed
internazionale.
Molti dei partecipanti conoscono -- anche per esperienza personale -- l’evento centrale inventato
dalla WABA per sensibilizzare l’opinione pubblica, la Settimana Mondiale per l’Allattamento
Materno. Si celebra in più di 120 Paesi del mondo, durante la prima settimana di agosto – per
commemorare la firma della Dichiarazione degli Innocenti il 1 agosto 1990 -- oppure in Europa
durante la prima settimana di ottobre. (Questo per evidenti motivi – in agosto da noi si va in
vacanza!)
La Settimana è sempre incentrata su un tema collegato all’allattamento, che cambia di anno in anno.
Nella cartella dei congressisti si trova in anteprima l’opuscolo sul tema per il 2000: “Allattare al
seno: un tuo diritto.” Altro materiale sarà preparato in seguito e divulgato tramite “MAMI
Notizie”. Si può già da adesso cominciare ad organizzare qualche cosa per la Settimana nella
propria città, attivandosi singolarmente oppure – molto meglio – mettendo insieme un gruppo di
persone diverse.
E’ questo l’augurio di MAMI per queste due giornate, che ciascuno si porterà a casa dal convegno,
la determinazione di unirsi ad altri lattofili laddove abita, e lavorare per migliorare la situazioneallattamento. Il gruppo ideale comprenderà sia genitori che operatori sanitari, persone dentro e
fuori l’ospedale. E ricordiamoci di un fatto importante, che gli operatori sanitari, di qualsiasi
categoria siano, sono prima di tutto persone e, quasi sempre, anche genitori (o, al limite, zii).
Una parola sul concetto dell’allattamento materno come diritto. A Bangkok, George Kent,
professore di Scienze Politiche all’Università delle Hawaii, affermava che si può parlare di “diritti”
in diversi sensi, ma che quelli veri si trovano in qualche librone nero, sono entrati cioè a far parte
della legislazione nazionale. E se il cittadino ha un diritto – in questo caso il diritto della donna di
allattare al seno – lo Stato ha l’obbligo di creare le condizioni per il suo esercizio, quindi a
realizzare gli obiettivi operativi contenuti nella Dichiarazione degli Innocenti.
Per la verità nei primi tempi della WABA, si parlava dell’allattamento come il diritto di ogni madre
e ogni bambino, ma non più. Nel congresso di Bangkok, focalizzandosi sulla questione, si è capito
che non si deve (né si vuole) obbligare la madre ad allattare al seno se non desidera farlo.
Adesso perciò si trova un’altra dicitura nel volantino MAMI, che spiega che la WABA è
un’associazione di “individui convinti che l’allattamento al seno costiutisca un diritto di ogni madre
ed una componente fondamentale nell’assicurare ad ogni bambino il meglio in termini di
alimentazione, salute e cure”.
In conclusione, la bacchetta magica non esiste per far sì che il proprio ospedale diventi “Amico dei
bambini”. Cambiare le cose in meglio, l’attuazione della campagna “Ospedale Amico dei
Bambini”, tocca sempre alla gente del posto, quindi non c’è che rimboccarsi le maniche. A
pensarci bene, però, gli strumenti che abbiamo preparato per il convegno sono forse le vere
bacchette magiche: il questionario GLOPAR, il questionario MAMI per le madri, “L’allattamento
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al seno, come praticarlo con successo: una guida per gli operatori sanitari” e il video “Breast is
Best” (Al seno è meglio).
Il nostro compito è tornare a casa, fare un piano di battaglia e metterlo in atto.
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