carlo ramous un percorso di vita Rivestimento Patram (design di Tullio Patscheider e Carlo Ramous) SilvanaEditoriale SilvanaEditoriale realizzazione Arti Grafiche Amilcare Pizzi Spa Questo volume è pubblicato in occasione della mostra direzione editoriale Dario Cimorelli un percorso di vita art director Giacomo Merli coordinamento organizzativo Michela Bramati segreteria di redazione Emma Altomare ufficio iconografico Alessandra Olivari ufficio stampa Lidia Masolini - [email protected] Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e in qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare. carlo ramous 8 luglio-6 ottobre 2013 Museo d’Arte Moderna “Mario Rimoldi” Cortina d’Ampezzo testi Alessandra de Bigontina Marco Pierini foto Alessandro Triulzi Archivio Patscheider design e impaginazione Number Six, The Village © Silvana Editoriale S. p. A. - Cinisello Balsamo, Milano in copertina Carlo Ramous, Arco in quarta di copertina rivestimento Patram (design di Tullio Patscheider e Carlo Ramous) Continuità (part.), 1973. Milano, personale in Piazzetta Reale, 1974 carlo ramous una personale al museo d’arte moderna mario rimoldi Appassionatamente, 1999 Era il 1962 quando lo scultore milanese Carlo Ramous fu invitato a Cortina d’Ampezzo a esporre cinque opere in bronzo all’interno della Rassegna del Bronzetto organizzata nella conca ampezzana. Vi ritornò anche nel 1967, sempre all’interno della stessa manifestazione. Oggi a distanza di quasi cinquant’anni, le opere di Ramous sono nuovamente esposte a Cortina al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, in una mostra monografica in cui sono presentate molte sculture in bronzo, in legno e una serie di dipinti. Perché Ramous non è stato solo uno scultore, è stato un artista a tutto tondo, capace di esprimere il suo universo interiore attraverso molteplici mezzi, incluso quello della pittura. Il suo lungo percorso artistico lo ha visto passare con padronanza e disinvoltura dall’uso del bronzo a quello del legno, dal pennello intinto nei colori più allegri alle tinte più scure. Le forme e l’architettura delle sue opere non hanno quasi mai riferimenti alla realtà, ma pur nella loro astrazione sono cariche di una volontà narrativa resa evidente anche dai titoli, dal forte potere evocativo. Di lui hanno scritto i più importanti critici da Gillo Dorfles a Enrico Crispolti, da Luciano Caramel a Mario De Micheli e Marco Valsecchi; sue sono le sculture presenti in molte piazze di Milano e del mondo. Nel catalogo della XXXI Biennale di Venezia del 1962 Gillo Dorfles scriveva che in Ramous vi è una “intima simbiosi tra la materia formata e l’idea 7 Senza titolo, 1957 Due figure, 1957 8 9 che vigorosamente la forma”. Nelle opere scultoree, infatti, la materia serve all’artista per veicolare un messaggio, non è mai fine a se stessa. I suoi lavori non sono sfoggio di virtuosismo tecnico, ma comunicano sempre un animo profondo e sensibile. È l’artista che si dona: “Io mi apro e vi offro tutto quello che ho” diceva. Più che un omaggio al maestro, la mostra cortinese si propone, dunque, di raccontare il variegato universo poetico di un artista il cui lavoro in questi ultimi anni è stato giustamente riscoperto. Al visitatore viene offerta la possibilità di vivere l’intero percorso creativo, dall’ideazione della forma attraverso i bozzetti e i prototipi, fino ad arrivare alle grandi sculture monumentali in ferro o inox che adornano piazze importanti da Milano al Giappone, per le quali Ramous è giustamente celebre; alcune di queste grandi sculture potranno essere ammirate nel percorso esterno al museo Rimoldi, lungo Corso Italia. La mostra permette di scoprire inoltre le interessanti decorazioni parietali realizzate per edifici industriali e di culto, in cui l’uso imponente del volume e del bassorilievo sembra legare idealmente Ramuos ai massivi mosaici di Mario Sironi in un’affascinante simbiosi tra arte e architettura. Questo aspetto rappresenta sicuramente un ulteriore elemento di affinità tra la l’opera di Ramuos e la collezione del Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi che nel 2012 si è arricchita di quattro sculture del maestro databili alla fine degli anni sessanta, proprio il periodo in cui si conclude l’intensa attività collezionistica di Mario Rimoldi. Le opere sono state concesse in comodato dall’ing. Walter Patscheider che con amore e dedizione sta portando avanti un lavoro di rilancio dell’opera del maestro milanese. I lasciti e le donazioni ricevute in questi ultimi anni testimoniano l’importanza crescente che il museo Rimoldi sta assumendo presso il pubblico e i collezionisti: all’originario nucleo di circa quattrocento opere donate alle Regole d’Ampezzo da Rosa Braun, moglie del collezionista Mario Rimoldi, attorno al quale nel 1974 nacque il museo, si sono infatti aggiunti nel tempo altri lasciti, come i trecento lavori di Alis Levi donati da Lia Cohen, o più di recente il comodato di circa cento opere della collezione del professor Allaria e il lascito di un’importante dipinto di 10 Facciata della chiesa di S. Marcellina, Milano, 1957 (progetto di Mario Tedeschi) Giuseppe Capogrossi da parte della scrittrice Milena Milani, entrambi avvenuti nel 2012. Le quattro nuove sculture di Ramuos contribuiscono dunque a rendere viva la collezione di un museo che da alcuni anni svolge un’intensa attività di valorizzazione di una delle più importanti collezioni d’arte moderna italiana: da un lato le mostre a tema e i vari riallestimenti delle sale offrono occasioni sempre nuove per ritornare al museo; dall’altro i prestiti che il Museo Rimoldi concede ogni anno a importanti mostre e istituzioni in Italia consentono di far conoscere e diffondere il proprio patrimonio d’arte a un pubblico sempre più vasto, divenendo così un punto di riferimento per collezionisti e amanti del bello. alessandra de bigontina 11 “il vuoto dello spazio, il pieno delle cose” Installazione di Gesto per lsa Libertà in Piazzetta Reale a Milano, 1974 La critica ha da sempre individuato nelle grandi opere di Carlo Ramous, che abitano con naturale autorevolezza numerosi spazi pubblici di città italiane e straniere, l’esito migliore della lunga, incessante e appassionata ricerca dell’artista. Chi rammenti anche soltanto una delle sculture installate in permanenza in un determinato tessuto urbano, avrà subito presente le molteplici possibilità di dialogo con il contesto architettonico, urbanistico e persino monumentale che l’intervento di Ramous introduce. Articolate, costruite e sviluppate in un ambiente che quasi sembra averle generate – e mai soltanto ‘ospitate’ – le strutture di Ramous esplicitamente intrattengono e ricercano una relazione che attraversa tanto lo spazio quanto il tempo, marcando la propria presenza con l’intensità di un segno, l’energia di un gesto. Segno e gesto che transitano senza alcun dubbio nella poetica di Ramous attraverso l’Informale – assimilato profondamente negli anni della formazione e lambito agli esordi dei Sessanta in opere come Mattino di vento, Essere o Frantumazione – ma che immediatamente dopo vengono declinati in maniera del tutto diversa, amplificandone il valore sociale, collettivo, politico. Lo stesso Ramous scrisse nel 1976 a proposito delle sue sculture di notevoli dimensioni come di “grandi gesti che volevo fossero rappresentativi di una forte presenza dell’uomo”; e ancora di 13 Stabilimento Rotocalco Ambrosiana, Cinisello Balsamo, 1957 progetto di Tullio Patscheider, sculture di Carlo Ramous Imprimerie Cino Del Duca, Blois, 1961 progetto di Tullio Patscheider, sculture di Carlo Ramous 14 15 “un atto di ribellione per ristabilire che il gesto della mano può ancora risolvere la coercizione, l’abuso, l’ipocrisia del nostro tempo”1. L’esaltazione del gesto della mano, il sentimento di rivolta intrinsecamente connaturato alla sua azione, se trovano un contesto fertile nei fermenti politici e negli aneliti ideali degli anni Settanta, non possono esservi però circoscritti2. Il gesto della mano è prima di tutto un gesto estetico, la rivalsa di una forza primigenia in grado di rimuovere o superare i limiti, gli impedimenti, i vincoli. “La presa di possesso del mondo esige una sorta di fiuto tattile. La vista scivola sulla superficie dell’universo. La mano sa che l’oggetto implica un peso, che può essere liscio o rugoso, che non è inscindibile dallo sfondo di cielo o di terra con il quale sembra far corpo. L’azione della mano definisce il vuoto dello spazio e il pieno delle cose che lo occupano”3. Parole, queste di Henri Focillon, che sembrano attagliarsi perfettamente alla genesi di opere come Arco, Continuità, Gesto per la libertà, tutte quante esposte nel 1974 nella personale milanese di Piazzetta Reale. Ciascuna offre, a seconda dei punti di vista assunti dallo spettatore, una prospettiva differente, un modo diverso di articolarsi nello spazio. Nessun profilo riveste un ruolo egemone, ogni scorcio gode della medesima legittimità e riserva sorprese, emozioni, equilibri insospettabili, scarti imprevisti. E traviserebbe gravemente il lavoro di Ramous chi volesse desumerne la monumentalità dalle grandi dimensioni. I bozzetti, perfettamente compiuti pur nelle loro ridotte misure, posseggono infatti tutta la forza, la qualità e il rigore delle grandi sculture realizzate e messe in opera, dal momento che i rapporti sono perfettamente individuati fin dall’inizio e le proporzioni non necessitano di essere amplificate in scala per mostrarsi nella loro ineffabile ‘giustezza’. Giustezza che non esonera l’artista dall’azzardo, dal mettere se stesso e la propria arte sempre in discussione, dall’accettare consapevolmente che “il rischio è nelle cose”, ma che “non vi sono probabilità di capire senza far conto di questo rischio”4. marco pierini 16 La plume, bozzetto per la scultura destinata all’Imprimerie Cino Del Duca, Blois, 1961 17 note Da uno statement di Carlo Ramous pubblicato in “Scultura”, 3, febbraio-marzo 1977, p. 21. 2 Si veda, su questo argomento, l’intervista rilasciata da Carlo Ramous a Franco Cajani nel 1976 (Franco Cajani, I ferri di Ramous, in “Alla bottega”, XIV, 2, marzo-aprile 1976, pp. 25-27). 3 Henri Focillon, Vie des Formes suivi de Éloge de la main (1943), trad. it. Vita delle Forme seguito da Elogio della mano, Einaudi, Torino 19903, p. 110. 4 Mario Ramous, presentazione in Carlo Ramous, opuscolo della mostra, Galleria Inquadrature 33, Firenze 1970. 1 Donna con bambino, 1954 18 19 Mattino di vento, 1957 Frantumazione 2, 1963 20 21 Dilatazione, 1961 Essere, 1962. Collezione privata, Firenze 23 Piatto n. 2, 1962 Articolazione n. 2, 1967 24 25 Gesto, 1968. Collezione privata, Firenze 26 27 Per l’acqua, 1972 (bozzetto per fontana) 29 Gesto per la libertà, 1973. Milano, personale in Piazzetta Reale, 1974 Gesto per la libertà, 1973 30 31 Arco, 1973. Milano, personale in Piazzetta Reale, 1974 Arco, 1972 32 33 Continuità, 1973. Milano, personale in Piazzetta Reale, 1974 Continuità, 1972 34 35 Alla fine della tensione, 1981 Sospeso urbano, 1982 36 37 Lo schermo distratto, 1981 Da dentro svolgere, 1989 38 39 Ad astra, 1992 41 spille, s.d. spille, s.d. 42 43 Senza titolo, 1974 Senza titolo, 1975 44 45 Senza titolo, 1984 Senza titolo, 1984 46 47 Senza titolo, 1994 Senza titolo, 1996 48 49 Un corso della vita, 1996 Sogno raccontato, 1997 50 51 Strade, muri stanchi e una finestra infuocata, 1999 Un lungo sospiro, 1999 52 53 La casa dei sogni, 2000 Il giardino ritrovato, 2000 54 55 Senza titolo, 2003 (opera incompiuta) 57 nota biografica Carlo Ramous nasce a Milano nel 1926; frequenta il corso di scultura tenuto da Marino Marini all’Accademia di Brera. Verso la prima metà degli anni Quaranta espone la prima opera di ispirazione antropomorfa, liberamente ispirata a Boccioni, Fontana e Melotti. Presto si impone sulla scena della scultura astratta italiana. Nelle sue opere la tensione dinamica e la presenza plastica convivono; la spazialità geometrica è parzialmente esaltata e contraddetta da un sapiente gioco di equilibri in grado di sfidare la pesantezza e la rigidità dei materiali utilizzati, quali il legno e il metallo. Tra i lavori di questo primo periodo vi sono Distacco del 1962 e il bronzo Ba-o-bab del 1965, di oltre due metri e mezzo di altezza. Le sue opere diventano progressivamente più aeree, esemplare in questo senso Espansione, in acciaio, del 1968. Sono ideogrammi o segni in tre dimensioni che trovano la loro giusta collocazione in contesti urbani, come quelle realizzate per città del Giappone e dell’Europa. Fra le sculture che hanno lasciato una traccia indelebile nella sua città natale si ricordano Finestra nel cielo (1968) in piazza Miani, Gesto per la libertà (1972) in piazza della Conciliazione, e il Monumento ai Caduti dell’ Isola (1972) in piazzale Segrino. Accanto alle sculture di grandi dimensioni Ramous elabora la sua ricerca continua anche in numerose serie di bozzetti, tra cui la serie di studi in zinco e ottone degli anni Ottanta. Sono piccoli elementi strutturati, dove la forma plastica si dissolve nel suo negativo spaziale e fantastico, per una nuova oscillazione dell’immagine complessiva. Muore a Milano il 16 novembre 2003. Il 2 novembre 2006 viene inserito tra i benemeriti al famedio presso il Cimitero Monumentale di Milano. 59 principali mostre di carlo ramous 1962 XXXI Biennale di Venezia, Venezia. 1946 Angelicum, Milano. 1963 Kleine Italienische Bronzen, Colonia. 1951 Premio Accademia di Brera, Milano. 1964 Pavillon de la jeune sculpture au Musée Rodin, Musée Rodin, Parigi. XIII Triennale, Milano. 1954 X Triennale, Milano. 1965 Scultura italiana contemporanea, Madurodam, L’Aja. IX Quadriennale nazionale d’arte, Roma. 1955 VII Quadriennale nazionale d’arte, Roma. 1956 Carlo Ramous, Galleria Alber, Roma (personale). 1968 II Exposition internationale du petit bronze. Sculpteurs italiens, Musée d’art moderne, Parigi. 1957 Trends in Watercolors Today Italy-USA, The Brooklin Museum, New York. 1969 Artisti italiani nelle collezioni olandesi, Hals Museum, Haarlem. 1958 XXIX Biennale di Venezia, Venezia. 1971 New Italian Art 1953-1971, Walker Art Gallery, Liverpool. Scultori italiani contemporanei, Mucsarnok, Budapest. 1959 I Biennale de Paris, Parigi. VIII Quadriennale nazionale d’arte, Roma. 1960 Biennale d’arte del Mediterraneo, Alessandria d’Egitto. Mostra di scultura italiana del XX secolo, Musée Rodin, Parigi. XII Triennale, Milano. 1961 Italian Contemporary Sculpture, Tokyo, Osaka, Fukuoka, Nagoya, Yawata, Hiroshima, Kurashiki. Scultura italiana d’oggi, Copenhaghen, Oslo, Goteborg, Stoccolma. 60 1972 XXXVI Biennale di Venezia, Venezia. Contemporary Italian Sculpture, Tohbu Department Store, Tokyo. 1973 XII Middelheim Biennale, Anversa. X Quadriennale nazionale d’arte, Palazzo delle Esposizioni, Roma. 1974 Piazzetta Reale, Milano (personale). Sette scultori italiani contemporanei, Tokyo. Contemporary Italian Sculpture, City Museum & Art Gallery, Hong Kong. 61 1977 Scultori italiani contemporanei, Palazzo Magistrale, La Valletta. 1978 I Triennale européenne de sculpture, Jardins du Palais royal, Parigi. 1979 Immagini e strutture nel ferro e nell’acciaio. Rassegna internazionale di scultura contemporanea, Repubblica di San Marino. 1987 Gubbio 87. XX Biennale d’Arte, Gubbio. hanno scritto di carlo ramous Julien Alvard, Guido Ballo, Ferruccio Battolini, Luciano Caramel, Giovanni Carandente, Pasqualino Colacitti, Enrico Crispolti, Mario De Micheli, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Gérald Gassiot-Talabot, Flaminio Gualdoni, J. J. Leveque, Giuseppe Marchiori, Francesco Poli, Franco Russoli, Roberto Salvini, Emilio Tadini, Eduard Trier, Marco Valsecchi, Marcello Venturoli. musei che conservano opere di carlo ramous 2005 Da Martini a Mitoraj. La scultura moderna in Italia 1950-2000, Basilica Palladiana, Vicenza. 2006 Biennale di Scultura 2006, Palazzo Pretorio, Gubbio. Tra astrazioni e iconografie, Palazzo Martinengo, Brescia. 2007 18x24: un punto per Piero, Museo Civico, Sansepolcro. 2009 Carlo Ramous, Dimorae Design, Frascati (personale). 2010 Carlo Ramous. Il sospeso orizzonte, Studio D’ Ars, Milano (personale). Antropocentrica. Il genio rinascimentale attualizzato, Palazzo Atena, Torino. Le forme del moderno, Cà Pesaro, Venezia. 2011 Carlo Ramous, Four Seasons Hotel, Firenze (personale). 2013 Carlo Ramous. Un percorso di vita, Museo Mario Rimoldi, Cortina d’Ampezzo (personale). 62 Tra le molte raccolte pubbliche che custodiscono sculture, bozzetti, carte e dipinti di Ramous si ricordano almeno le seguenti: Middelheim Museum, Anversa; Museo Beli VenČac, Arandjelovac; Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni, Cento; MAGA, Gallarate; CAMEC, La Spezia; Museo d’arte moderna Pagani, Legnano; Museo de Arte Italiano, Lima; Civica Raccolta Bertarelli, Milano; Galleria d’Arte Moderna, Milano; Triennale, Milano; Galleria civica, Modena; Musei Civici, Monza; Colgate Museum, New York; Museo delle generazioni italiane del ’900 G. Bargellini, Pieve di Cento; Gabinetto disegni e stampe, Dipartmento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto; Museo Revoltella, Trieste; Cà Pesaro, Venezia. opere pubbliche Rilievi per l’Imprimerie Cino del Duca, Blois (progetto di Tullio Patscheider); Ad Astra, Chou Park, Chiba City (Giappone); bassorilievi per la Rotocalco Ambrosiana, Cinisello Balsamo (progetto di Tullio Patscheider); facciata della Chiesa di Santa Marcellina, Milano (progetto di Mario Tedeschi); interventi nella Chiesa di San Giovanni Bosco, Milano (progetto di Mario Tedeschi); Gesto per la libertà, piazza Conciliazione, Milano; Gesto della mano, viale Marche, Milano; Monumento ai Caduti Partigiani dell’Isola, piazzale Segrino, Milano; Monumento ai Caduti per la Libertà, piazza Miani, Milano. Numerose sculture di Ramous sono state collocate in istituti scolastici di varie città italiane, oltre che negli ospedali di Pordenone e di Como. 63 Silvana Editoriale Spa via Margherita De Vizzi, 86 20092 Cinisello Balsamo, Milano tel. 02 61 83 63 37 fax 02 61 72 464 www.silvanaeditoriale.it Le riproduzioni, la stampa e la rilegatura sono state eseguite presso lo stabilimento Arti Grafiche Amilcare Pizzi Spa Cinisello Balsamo, Milano Finito di stampare nel mese di giugno dell’anno 2013