III. Società 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 3.1. Scarsa diffusione di medici nelle campagne e nelle valli 93 Fino all’effettiva realizzazione delle leggi sulle condotte mediche, il Ticino soffrì di forti difetti e squilibri nella distribuzione dei medici sul territorio. Il problema è ben evidenziato in queste pagine di Stefano Franscini. Se mediamente nel 1833 operava un medico ogni 1’800 abitanti, l’assistenza risultava però molto carente nelle valli, poiché i medici preferivano risiedere nelle città o nei borghi più popolosi. Capitava così che i valligiani e i montanari non vedessero quasi mai il medico e che spesso fossero abbandonati a loro stessi anche di fronte a malattie epidemiche o molto contagiose. Il costo delle cure, troppo alto rispetto alle possibilità economiche di molte famiglie, rappresentava un fattore di dissuasione. Una cosa a cui anelano da lunga pezza quanti nel Cantone hanno a cuore che non manchi la pronta e assidua cura del medico e del chirurgo, non solo in città ma anche in campagna e nelle remote valli, si è l’istituzione regolare e stabile delle condotte mediche, così generali nella vicina Lombardia e così utili al popolo. Perchè di esse i nostri Circoli e Comuni sono generalmente privi, avviene ora che in città e ne’ circonvicini luoghi soprabbondano i medici e chirurghi, scarseggiano in vece moltissimo ne’ paesi di valle e di montagna; e che in questi ultimi il malato che vuol farsi visitare da un medico o da un chirurgo, deve farlo venire espressamente tre, quattro ed anche più ore di lontano, e spendere da 6, 10, 20, fino a 30 lire per volta; e che pertanto in simili località, di dieci infermi appena è che uno o due siano assistiti da medico, e quasi sempre quest’assistenza riesce tarda e incompleta. In vece col benefico e veramente popolare sistema delle condotte si ha la minima spesa col maggior servizio. Fino a questi ultimi anni era quasi il solo al possesso di condotte medico-chirurgiche il distretto di Mendrisio. In seguito se n’è formata qualcuna nel distretto di Lugano, in quel di Locarno, una in Vallemaggia, due in Leventina: in tutto saranno una quindicina, ma parecchie di esse con sì modico stipendio che in pratica poi non si ottengono se non in piccola parte i vantaggi propri della istituzione. III. Società Prospetto de’ medici e chirurghi esercenti nel Cantone (Anno 1833) Distretti Lugano Locarno Mendrisio Bellinzona Vallemaggia Leventina Blenio Riviera Circoli 12 7 5 3 3 4 3 1 38 Medici e Chirurghi 23 12 11 7 4 3 2 1 63 Osservazioni Sonosi indicati i medici e i chirurghi secondo il loro domicilio. Nel n.° di 63 ce n’ha 5 di forestieri. La Leventina non ne conta alcuno suo proprio. Que’ del distretto di Bellinzona sono tutti della città. 1.° Siccome in questo ramo vi è sempre stata una eccessiva tolleranza, così è avvenuto che il semplice chirurgo la facesse di sovente da medico, ed anche che passasse per buon chirurgo il semplice flebotomo23. Si può calcolare che i veri medici-chirurghi non oltrepassino il numero di cinquanta. 2.° Contandosi sur una popolazione di 109’000 anime un numero di 63 individui esercenti l’arte salutare, ne seguita che ce n’abbia uno per 1’730 anime. Risulta dal già detto che gli addetti alla professione legale sono il triplo. 3.° Sono di là del Ceneri, uno per 1’250 anime, di qua un per più di 3’000. Erano senza medico nel Locarnese 3 circoli (Melezza, Navegna e Verzasca); nel Bellinzonese, 2 (Giubiasco e Ticino); e 2 in Leventina (Quinto e Giornico). S. Franscini, La Svizzera italiana, Lugano 1837, vol. II, p. 98-100 3.2. Ricette popolari, guaritori e ciarlatani La scarsa familiarità con la figura del medico e la diffidenza per le sue terapie, inducevano le popolazioni a far riferimento ad una variata categoria di operatori sanitari, come le mammane per i travagli del parto, guaritori, praticoni, conciaossa e barbieri, sovente anche a parroci, che godeva della loro fiducia. Si faceva sovente riferimento alle ricette della farmacopea popolare, in cui elementi magici e superstiziosi, gelosamente custoditi e tramandati da secoli, intervenivano nella prevenzione e cura delle malattie, intercalandosi con pratiche e rituali volti a scongiurare il male e la cattiva sorte. Nel primo documento (A) sono riportate alcune ricette mediche popolari, raccolte da Vittore Pellandini nel 1911. Circolavano poi con frequenza sulle contrade del Cantone ciarlatani e ambulanti che spacciavano rimedi e panacee universali, capaci di guarire anche le malattie più gravi e di mantenere sempre sani. Nel tentativo di rendere esclusivo al ceto medico l’esercizio delle professioni sanitarie, furono promulgate già all’inizio dell’Ottocento leggi e decreti che proibivano la pratica medica e chirurgica a chi non avesse i titoli. Che questa normativa fosse largamente elusa è testimoniato dalla lettera scritta nel 1848 dal dr. Giuseppe Galli (doc. B) contro una donna che si definiva «secretista», dispensatrice cioè di misteriosi rimedi terapeutici. 23. Chi esercitava le forme più semplici di chirurgia, in particolare i salassi. 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 95 Documento A Mal del Benedetto, dial. Brütüra e Poltrögna24. È un male che attacca i bambini lattanti. Si guarisce dando loro da bere del sugo di sopravivolo (agnin) pesto, oppure limatura di corno di cervo, in un cucchiajno di latte oppure limatura dell’anello nuziale pure nel latte. Epilessia o mal caduco, dial. Brütmàa. Si guarisce applicando sul cervello dell’ammalato un uovo arrostito a dismisura, che senta di bruciaticcio. Ferite piccole d’arma da taglio. Si guariscono fasciandole colla cosidetta Erba del taglio o applicandovi delle ragnatele. Gotta. Si guarisce applicando sulla parte malata delle foglie di betulle. Infiammazione del ventricolo25. Guariscesi mangiando per otto giorni consecutivi tre lumache il mattino di digiuno. Itterizia. Si dà da bere all’ammalato un uovo frullato in cui siano stati messi tre pidocchi. Lentiggini. Scompajono bagnandole coll’umore che cola dalla vite appena potata, oppure coll’orina dei bambini. Altro mezzo per farle scomparire è il bagnarle con fior di latte. Morsicatura d’insetti. Si guarisce applicandovi della terra nera dei campi. Morsicatura dei cani. Guariscesi bagnando la parte ferita con un pannolino intriso nell’orina dei bambini o persona vergine. Male d’occhi. Si guarisce bagnandoli con acqua di rose lasciate per 24 ore nell’acqua. Male d’orecchi. Si guarisce facendosi mungere nell’orecchio del latte di donna. Ritensione d’orina. Si dà da bere all’ammalato del decotto di capelvenere e gramigna o decotto di semi di lino. Porri o verruche. Scompajono ungendoli con mestruo. Risipola26. Si copre con ragnatele di mulino. Altro rimedio è d’unger prima la parte malata con olio di mandorle e d’applicarvi poi un sacchettino contenente farina di segala arrostita con entrovi una moneta d’argento. Serpigine27, dial. dèrbat. Si guarisce applicandovi una moneta d’argento e tenendovela aderente legandola con un fazzoletto. Altro mezzo è di bagnarla con sale di cucina sciolto nella saliva sul palmo della mano. Altro mezzo è anche di circoscrivere la serpigine con dell’inchiostro e disegnarvi nel mezzo, pure coll’inchiostro, una croce. Tosse asinina. Si dà da mangiare all’ammalato un topo arrostito. V. Pellandini, Tradizioni popolari ticinesi, Lugano 1911, p. 130-131 Documento B La poca energia nel dare esecuzione alle Leggi risguardanti la Polizia Medica, ci induce facilmente ad irreparabili conseguenze. Nello scorso aprile vagava 24. 25. 26. 27. Vedi nota 13, p. 59. Stomaco. Infiammazione della pelle. Eruzione cutanea. III. Società per Locarno, e suoi dintorni una certa Maria Andreoli di Santa Maria nella valle Vegezzo Stato Sardo, sedicentesi secretista per qualunque malattia, anche cronica da trent’anni, promettendo a tutti sicura guarigione. Appena ciò venne a mia cognizione ne resi edotto il nostro Sig. Commissario con foglio 26 aprile p.p., invocando su questa fatucchiera tutto il rigore della Legge. Le venne quindi intimato lo sfratto dal Distretto con minaccia dell’arresto se avesse osato di nuovo a comparire. Passarono alcuni mesi, e questa donna ritornò a Locarno, presentandosi sfacciatamente avanti allo stesso Sig. Commissario, illudendolo con falsi pretesti per dimorarvi alcuni giorni. La mia vigilanza non la lasciò tranquilla, per cui stimò opportuno ritirarsi nella valle Maggia, e colà liberamente profondere i suoi vantati rimedii. Nello spirato agosto inferocirono in queste parti, specialmente in Minusio le gastro-enteriti, le gastro-meningiti e le dissenterie, quali facilmente cedettero ad un conveniente, e ben ragionato trattamento. Tra i molti infermi sotto la mia medica direzione trovansi due donne di Minusio, che appena tocco avevano il quarto lustro, di ottimo temperamento, mai sottoposte a malattia di sorta. Queste colpite dalla dominante gastro-meningite, e curate con egual metodo degli altri, non davano l’egual risultato, le cose andavano di male in peggio, finché l’esito ne fu fatale. Sospettai, che i miei ordini non venissero eseguiti, come lo fu difatti; dopo che due giorni dell’avvenuta morte a quelle infelici mi fu raccontato, che i rimedii da me prescritti venivano gettati via per istruzione di quella donna maligna, sostituendone dei proprii, quali condussero ambedue ad immatura morte. Ne feci rapporto immediato al nostro Sig. Commissario, che premuroso ne fece ricerca per arrestarla, ma già se n’era evasa da Locarno dirigendosi probabilmente per la Vallemaggia. ASB, Diversi, scatola 882 3.3. Le condotte medico-chirurgiche La legge sull’istituzione delle condotte mediche del 1845 fu sicuramente una delle più importanti iniziative sanitarie. Con i medici condotti si voleva garantire un’assistenza regolare, efficace e a basso costo; addirittura gratuita per i poveri e i miserabili. Il territorio cantonale fu diviso in più di cinquanta circoscrizioni ed il medico doveva obbligatoriamente risiedere in un villaggio della condotta. Il costo gravava sui comuni e un sussidio cantonale veniva stanziato per le mansioni che i medici condotti svolgevano per lo Stato, come la vaccinazione. Per tutta una serie di intralci, litigi tra comuni, ristrettezze finanziarie l’istituzione delle condotte fu particolarmente lunga e difficoltosa. Ci vollero quasi vent’anni per vederle operanti e ancora molti erano coloro che non ne riconoscevano l’utilità e addirittura ne sollecitavano l’abrogazione. Nel 1870 però una nuova legge le confermava e il servizio medico fu dichiarato gratuito per tutti. Ideatore e sostenitore della legge del 1845 fu il dottor Carlo Lurati (18041865), che presentò in un opuscolo pubblicato lo stesso anno una serie di considerazioni sull’utilità e l’organizzazione delle condotte. Grazie al presente reggimento politico ed al progresso delle nostre istituzioni è venuto il momento di discutere su di un’oggetto ch’io reputo di grandissima importanza al Popolo Ticinese, come quello da cui dipende il pronto ed efficace soc- 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 97 corso nelle malattie, e che per più ragioni può contribuire alla fisica prosperità dello Stato. L’oggetto di cui intendo parlare è l’istituzione delle condotte medico-chirurgiche. […] Prima che la Commissione abbia a dare l’ultima mano al suo lavoro e che i Supremi Consigli abbiano a farne oggetto del loro esame io penso che sia conveniente cosa il discutere pubblicamente sulla proposta in questione, onde ognuno possa prenderne conoscenza e conscienziosamente giudicarla. Per ciò fare ho creduto che fosse bene di proporre con appositi articoli alcuni pensieri, dilucidandoli con analoghe riflessioni. I.° Saranno istituite in tutto il Cantone ed in modo uniforme le condotte medico chirurgiche. […] II.° Il numero delle condotte medico-chirurgiche verrà fissato dietro una regolare ripartizione della popolazione in un dato numero di abitanti. La condizione topografica dei paesi servirà di norma per precisare l’estensione di ciascuna condotta, in modo che ogni località possa avere un pronto ed esatto servizio medico. Le città e le borgate godranno anch’esse il beneficio delle mediche condotte. L’attuale divisione del Cantone in Circoli non può servire di norma per la formazione delle condotte mediche, essendo alcuni Circoli molto popolosi altri poco; alcuni di molto vasta superficie altri di poca estensione. I Circoli inoltre sono un aggregato di paesi posti il più delle volte l’uno lontano dall’altro, eccentrici e distribuiti su di una linea longitudinale o viziosa; le condotte invece, onde il medico servizio sia più pronto ed efficace, devono abbracciare paesi il più che sia possibile vicini fra loro, di facile comunicazione e posti in ordine concentrico. La popolazione del Cantone Ticino ora si può calcolare di 125 mila abitanti. Ponendo per base la cifra di 2’000 a 3’000 abitanti per ogni condotta (che sarebbe il numero più conveniente per un paese qual è il nostro montuoso e diviso in molte vallate dove in maggior parte gli abitanti, più che in popolose città, vivono in piccole terre), avremo in tutto il Cantone circa 50 condotte medico-chirurgiche. […] III.° Il medico-chirurgo condotto riceverà il sussidio di lire 200 di cassa dallo Stato e di lire 1’200 almeno dalle Comuni che costituiscono la medica condotta. La somma che spetta alle Comuni ed il riparto fra esse sarà determinato dal numero degli abitanti di ciascuna Comune e dalla sua posizione più o meno comoda, cui devesi avere riguardo. L’assegno che deve dare ciascuna Comune potrebbe essere fissato colla seguente norma. Ogni Comune pagherà annualmente lire 50 di cassa per ogni centinaio di abitanti. A questo modo un Comune di circa 400 anime verrebbe a pagare per la condotta medica la somma di lire 200. Mettendo assieme in una condotta con 6 o 7 Comuni 2’500 abitanti (che sarebbe il numero più conveniente per una condotta) si avrebbe la somma di lire 1’250 che unite alle 200 dello Stato darebbero un totale di lire 1’450, cioè di lire 50 di più del minimo della proposta legge. Quest’onorario è appena sufficiente per un medico, il più delle volte padre di famiglia, che con grandi sacrificj ha fatto acquisto d’una scienza, la quale gli comanda di obliare i propri comodi per procurare la comune felicità, e di incontrare anco la morte per conservare l’altrui vita. […] X.° I doveri di ciascun medico-chirurgo verso la propria condotta, le norme per le visite gratuite degli ammalati poveri, l’indicazione del luogo di dimora, gli obblighi delle Comuni verso il medico-chirurgo condotto ed altre simili prescrizioni saranno III. Società indicate con apposito regolamento che la Commissione Cantonale di Sanità sottoporrà al Consiglio di Stato per l’analoga approvazione. Onde la questione delle mediche condotte sia trattata in ogni sua parte ed ognuno si metta in grado di giudicare della convenienza di tale istituzione e di confrontare i sacrificj che fa il Comune coi vantaggi che ogni cittadino ne può ricavare io credo bene, dopo d’avere esposto i mie pensieri sulla legge organica delle condotte, di presentare il progetto di regolamento di cui è cenno, avvertendo che nella compilazione di questo lavoro non ho mancato di osservare le discipline addottate in altri Stati e dall’esperienza comprovate le più convenienti e dichiarando che ogni modificazione che si vorrà proporre per il migliore ordinamento del medico servizio sarà sempre a me graditissima. Ecco il tenore del regolamento che si propone: 1.° Il medico-chirurgo sarà obbligato ad assistere e curare tutti gli ammalati poveri del Comune dal quale è stipendiato nessuno escluso; e richiesto anche per individui non poveri dovrà prestare loro l’opportuna assistenza; ben inteso che in quest’ultimo caso avrà diritto al giusto compenso de’ suoi incomodi da determinarsi in ciascuna condotta nel rispettivo capitolato. 2.° Sono considerati poveri coloro che pel complesso delle domestiche circostanze sono nell’assoluta mancanza di altri mezzi fuori di quelli necessarj alla sussistenza propria e della famiglia, oppure incapaci di soddisfare l’eventuale cura loro prestata. Il diritto alla gratuita assistenza compete anche ai poveri esteri che trovansi di passaggio o di dimora nel Comune. 3.° Ogni Municipalità consegnerà al medico-chirurgo condotto il Catalogo dei poveri appartenenti alla sua condotta cui in seguito si potranno fare delle aggiunte o delle modificazioni da riconoscersi però sempre dall’Autorità Locale. 4.° È vietato al medico condotto di esigere dai poveri mercede in danaro od in altri oggetti per le visite e cure loro fatte dovendo egli essere tenuto alla loro assistenza per il solo onorario che la Comune gli paga. 5.° Chiamato di notte il medico condotto dovrà esser sollecito a prestarsi all’invito per soccorrere gli infermi aggravati. In tale tempo sarà obbligo di chi viene a chiamare il medico di aspettarlo ed accompagnarlo tanto nell’andare che nel ritorno dalla casa dell’infermo alla propria abitazione. 6.° Dovrà visitare gli infermi di malattia acuta non meno di una volta al giorno e replicherà la visita nella giornata quando il bisogno e la gravezza della malattia lo richiedono animato dal sentimento del proprio dovere e dal desiderio di meritarsi la pubblica e superiore confidenza. Nei mali cronici non urgenti, quando non sia chiamato o per insorta gravezza o per prossimo pericolo, basterà che egli visiti l’ammalato ogni due o tre giorni a norma dei casi particolari. 7.° Qualunque volta accada nel Circondario della Comune qualche ferimento per rissa, o per caduta, o per altra disgrazia sarà obbligato il medico condotto di visitare il ferito, di assisterlo e curarlo gratis quando sia povero e di notificare nel termine di 24 ore il caso occorso alle competenti autorità. Così anche farà nei casi di veneficio o di sospetto di esso sia esso, causato da accidente o da delitto. 8.° Dovrà con special cura assistere le donne partorienti e quindi possederà un’armamentario sufficientemente proveduto degli istromenti necessari tanto per le operazioni di chirurgia quanto per quelle di ostetricia. 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 99 9.° Avrà occhio che non si eserciti l’arte ostetrica da donne ignoranti notificandole al caso alla Municipalità; così pure invigilerà onde nel Circondario della condotta non vi siano degli individui che esercitassero clandestinamente un ramo qualunque dell’arte salutare e sopra tutto i Cerretani28, ed i girovaghi venditori di sostanze medicinali. C. Lurati, Sulla istituzione delle condotte mediche nel Canton Ticino, Lugano 1845, p. 5-18 3.4. L’edificazione dei cimiteri Nell’Ottocento perdurava anche in Ticino la pratica di seppellire i defunti nei sepolcri situati all’interno delle chiese o in cimiteri attigui. Questo tipo di inumazione fu denunciato dalle autorità civili perché antigienico. Già nel 1808 si pensò di edificare in Ticino dei cimiteri al di fuori degli abitati, in concomitanza con un decreto napoleonico che li aveva ordinati negli Stati italiani. Ma si dovettero attendere gli anni Trenta, complice l’epidemia di colera, per avere delle leggi che proibissero le malsane ed «ammorbanti» sepolture nelle chiese e almeno vent’anni di richiami ed insistenze perché tutti i comuni costruissero un camposanto a norma di legge. I moderni cimiteri incontrarono l’avversione ostinata di molti parroci, che vedevano di cattivo occhio l’ingerenza sempre più invadente dello Stato in questioni religiose; li giudicavano luoghi profani ed indegni per una sepoltura cristiana e si rifiutavano di benedirli. Nel 1835 il sacerdote Giuseppe Franchini scrisse una lettera in risposta alle opinioni favorevoli ai cimiteri civili del parroco di Rovio Pietro Mola. Cos’hanno pertanto a che fare i cimiteri ecclesiastici alle Chiese annessi, coi Campisanti civili, lontani alle Chiese, lontani all’abitato? Non è una mancanza inescusabile di cognizioni sull’argomento di cui s’imprende a discorrere, e per conseguenza una grande temerità, quella di assimigliare ai cimiteri i Campisanti, ed applicare a questi le notizie ecclesiastiche concernenti agli altri? Che differenza tra una serie, per una parte, di sepolcri (avvertasi che i cimiteri chiamavansi anche sepulcreta) posti sì fuor della Chiesa, ma ad essa contigui, sotto la custodia d’un porticato, presenti agli occhi di coloro ch’entravano nel tempio ad orare e ad offerir sacrificj, ed un campo, per l’altra parte, o sia un prato cinto d’un muricciuolo, come un ortaccio abbandonato, esposto a tutti gli oltraggi delle meteore, dove le croci sono in balia del turbine che a quando a quando le rovescia nella putrida terra, dove questi segni venerabili della fede e della salute servono di posatojo alle civette, agli allocchi, ai gufi, che de’ lor escrementi (orrenda cosa!) le insozzano? Chi trovò mai ne fasti della Chiesa cimiteri simili? Chi può dunque esser tanto balordo da confondere l’una cosa coll’altra? Gli antichi Cristiani aveano troppa carità pe’ loro fratelli defunti, troppa riverenza ai corpi santificati dal battesimo, santificati dalla carne di Gesù Cristo, aspettanti le beata speranza, per allontanarli dai sacri Templi, ov’erano stati rigenerati alla vita, ove ricevuto avevano il pegno dell’eterna gloria, ove seco loro offerti aveano olocausti al comun padre Iddio, 28. Venditore ambulante di rimedi spacciati per miracolosi, ciarlatano. III. Società 60. Funerale a Mendrisio nella prima metà del Novecento. 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 101 e gettarli in una fossa, come corpi d’animali bruti, in luogo appartato, indifeso, inonorato, tra la gramigna e l’ortica. […] Or sappia di più, che secondo l’osservazione de’ filosofi statistici non avvi gente tanto sollecita per tutto ciò che interessa la sanità, quanto l’Inglese. Ebbene, in Londra e nelle altre città d’Inghilterra, son ritenuti i cimiteri entro l’abitato a canto delle Chiese: e quivi intorno esser sogliono più ricercate le abitazioni, più care le pigioni, più addensate le famiglie; né per ciò si teme, o si soffre nocumento, malore, desolazione alcuna né grave, né leggiera. Non c’è però bisogno di valicar il mare. Fermiamoci alla corona delle nostre montagne. Molte delle nostre parrocchie confinano coll’estero, ove sono stabiliti i Campisanti. Or ci dica il sig. Curato Mola, se nelle parrocchie nostre sieno più frequenti le malattie, sia più grande la mortalità, che nelle parrocchie limitrofe? più a Rovio, esempigrazia, o ad Arogno, che a Lanzo o a Scaria? più ad Arzo o a Besazio, che a Clivio o a Viggiù? più a Novazzano o a Pedrinate, che a Uggiate o a Dresso? e così via via. Quando il sig. Mola ci avrà presentata una statistica, che ci dimostri la nostra desolazione a fronte de’ nostri vicini, allora il buon senso del popolo capirà qualche cosa. Ma finchè noi veggiamo crescere ogni dì la nostra popolazione, finchè veggiamo i nostri vecchi starsene in Chiesa, e starvi molto e presso i sepolcri a riandare nella meditazione li quindici, li sedici lustri di vita; finchè, se alcuna epidemia invade le nostre terre, venir si scorge da luoghi, dove i Campisanti esistono, e dove pur suol essere più micidiale che non quì, siccome appunto videsi nel 1816 e 1817, finchè in somma l’esperienza non conferma, anzi smentisce sotto i nostri occhi le teorie; il buon senso del popolo, che nelle cose fisiche vuol fatti e non parole, non si lascerà sorprendere dai gas29 del sig. Curato, e fors’anco si permetterà di ridere un poco sulla leggerezza di lui, che per comparire spregiudicato, civilizzato, progrediente, filosofo avanzasi e sbuffa con aria scientifica, e non fa che battere il sentier delle scimie, e ripetere, come l’eco della rupe, quel che altrove fu detto, perché si faccia quel che altrove fu fatto. Del resto l’andar a Lugano per predicarvi la desolazione a causa de’ sepolcri; a Lugano, dove il Convento degli Angeli, il quale è pieno di sepolcri e nella Chiesa e nel Chiostro, e serve come di cimitero a una gran parte di quella città ha dato gli esempj più notabili di longevità; dove, non ha molto, si vedean sani e vegeti parecchi Religiosi, oltrepassanti gli 80 anni; prova abbastanza, che le orecchie del sig. Mola sono insensibili alle fischiate. Risposta del sacerdote Giuseppe Franchini al discorso del parroco di Rovio Pietro Mola sui campisanti, Lugano 1835, p. 10-14 3.5. La medicina scolastica Verso la fine degli anni Venti del Novecento fu introdotto il servizio medico scolastico, che divenne regolare e sistematico solo negli anni Cinquanta, completato anche dal servizio dentario. Strumento di controllo sanitario e di profilassi contro la tubercolosi, la medicina scolastica si poneva l’obiettivo di vigilare sulla salute dei giovani e di identificare tempestivamente disturbi, anomalie, tendenze patogene, oltre 29. Le esalazioni emanate dai corpi in putrefazione. III. Società che di praticare le vaccinazioni. Di regola i medici visitavano gli allievi il primo, il quinto e l’ottavo anno della scolarità e annotavano sulla «carta biografica» personale i risultati delle loro visite, i dati antropometrici e anche informazioni private relative agli ambienti familiari. Nel testo riprodotto il medico cantonale commenta i risultati di un’inchiesta condotta nel 1929 sugli scolari ticinesi. Ad esso si aggiunge la tabella statistica delle visite mediche degli alunni di Lugano, che fu il primo comune a istituire il servizio nel 1928. Nel corso dell’anno 1929 venne esperita a mezzo dei medici delegati un’inchiesta sulle condizioni di tutti gli allievi delle scuole elementari e maggiori dal punto di vista medico scolastico. Per questa inchiesta ci siamo serviti di formulari messi a nostra disposizione dall’Ufficio federale di statistica per tramite del Dipartimento della Pubblica Educazione. Inoltre il medico scolastico di Lugano è rappresentato da una statistica parziale su formulario speciale. Il numero complessivo degli allievi esaminati è di 14’751 (maschi 7’712, femmine 7’039). Leggendo le tabelle si deve tener presente, nell’interpretazione dei dati relativi, che il medesimo caso eventualmente può, per diverse affezioni, figurare più volte. Il 64.2% dei bambini risulta completamente sano. Deboli di costituzione. Risulta debole di costituzione il 12.3% (maschi 12.4%, f. 12.2%). È un risultato un po’ sorprendente a primo aspetto, perché nella maggior parte delle statistiche (v. Lugano: m. 14.6% f. 23%) le anomalie prevalgono nel sesso femminile. Si spiega il fatto che nelle campagne maschi e femmine hanno condizioni di vita press’a poco uguali. A Locarno troviamo le femmine nel medesimo svantaggio. In genere la debolezza di costituzione in campagna risulta molto meno accentuata. Sviluppo mentale insufficiente. Troviamo dati divergenti nella bibliografia. Ciò si spiega colla mancanza di criteri uniformi ed anche, dati i criteri uniformi, colla difficoltà di «misurare» l’intelligenza. In tutti i paesi troviamo circa il 20% di tutti gli allievi non atti a seguire le lezioni normali. La maggior parte di questo 20% frequenta le scuole ordinarie in qualità di ripetenti. L’1 al 2% di tutti gli allievi è assolutamente incapace di seguire le scuole ordinarie e dovrebbe essere assegnato a scuole speciali. Nel Cantone i deboli di spirito, corrispondenti a questa classe del citato 2%, sono il 3.6%. Si nota la solita prevalenza dei maschi. Questa differenza a favore delle femmine forse si deve in parte alla naturale precocità delle donne («maggiore età intellettuale»). In cifra assoluta questa percentuale significa 542 allievi che avrebbero quasi tutti, per essere social-economicamente valorizzati, bisogno di scuole speciali. […] Organi della vista. Il 4.1% è affetto da anomalie della vista (m. 4%, f. 4.2%) ed il 2.4% da diminuzione della forza visiva (m. 3.3%, f. 1.5%). […] Anomalie delle orecchie. […] Nel Ticino l’1.3% degli allievi (1’300 su 100’000) è affetto da anomalie dell’udito, ossia 201 allievi. In base alle percentuali dei casi gravi e non suscettibili di miglioramento calcolate altrove ed in base ai 200 allievi citati possiamo affermare che sono sparsi nelle scuole del Ticino circa 50 allievi i quali, senza scuola speciale saranno, fatti adulti, minorati nella loro efficienza sociale o svalorizzati del tutto. […] 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 103 Denti. La carie dei denti è una delle maggiori piaghe della nostra infanzia scolastica. Sulle possibili cause (mancanza di pulizia, anomalie del ricambio, avitaminosi, ecc.) non ci dilunghiamo. Il 27.2% è affetto da tale malattia ossia 4’017 allievi nel Cantone. A Lugano troviamo il 97.3%, a Bellinzona il 42.8%. Pensiamo che la percentuale cantonale sia inferiore alla realtà. Unico rimedio, oltre l’istruzione necessaria ai genitori, è la clinica dentaria scolastica accessibile a tutti e a tutte le borse. Gozzo. […] Negli allievi esaminati il 2.3% (m. 2.1%, f. 2.6%) era affetto da gozzo. La massima diffusione del gozzo si constata nel distretto di Locarno coll’8.9% (m. 7.9, f. 10%). […] Rachitide. L’affezione si riscontra nel 2.8% dei casi esaminati con prevalenza nei maschi (m. 3.2%, f. 2.3%). I distretti di Lugano e V. Maggia danno il contributo più forte a questa percentuale. Lugano arriva al 7.9%. Nei maschi in V. Maggia la cifra sale al 9.8%. Dato che il numero dei rachitici è abbastanza alto nel Cantone (415) sarà necessario che la ricerca delle cause speciali locali (son note quelle generiche) vengan fatte oggetto di una inchiesta speciale. Paralisi e deformazioni del corpo ed esiti di poliomielite anteriore. Se noi sommiamo le paralisi e deformazioni (0.3%), gli esiti di poliomielite anteriore (0.12%) e le rachitidi arriviamo ad una percentuale di 3.22% di deformati in genere ossia in cifra assoluta di 482 casi. Qui pure necessita una selezione dei casi. È da ritenere come cosa certa che i casi di questo gruppo che abbisognano di una scuola speciale sono abbastanza numerosi da giustificare una istituzione speciale. Molti possono ottenere miglioramento sotto adeguato controllo e molti, anche senza miglioramento, essere educati all’efficienza sociale. […] Questa breve escursione nel campo della medicina scolastica nel Ticino ci permette di stabilire alcuni dei bisogni più importanti: 1. Medico scolastico (questione vicina alla soluzione in relazione alla legge federale sulla tubercolosi, alle casse malati obbligatorie nel Cantone, le cui sovvenzioni faciliteranno anche le necessarie cure); 2. Scuole speciali: a) per deficienti di sviluppo mentale (anche psicopatici); b) per anomalie dei sensi (udito, vista, ecc.); c) per deficienti di corpo (gracili, rachitismo, deformazioni, paralisi, esiti di poliomielite, ecc.); 3. Scuola all’aperto (come sistema in genere nei limiti del possibile) e maggior coltura della ginnastica; 4. Stazioni climatoterapiche (per il periodo delle vacanze); 5. Istituti speciali (internati per i discoli, per l’educazione sociale dei deficienti di sviluppo mentale gravi, ecc.). III. Società – 15 32 – 14 20 – 29 52 46 42 88 3 1 4 2 1 3 3 2 5 Sviluppo mentale insufficiente Rimandati per 1 anno Ginnastica ortopedica Carie dentaria Adenoidi Anomalie delle orecchie Anomalie degli occhi Difetti di pronuncia Malattie della pelle Gozzo Malattie del cuore ghiandolare 3 1 4 ossea e alle aritcolaz. polmonare Rachitide Tubercolosi Ghiandole gracile Ragazzi 374 210 117 47 Ragazze 333 166 116 52 Totale 707 376 233 99 Percentuale % – 53.1 32.9 14 Altezza inferiore ai 108 cm Deformazioni del corpo medio Stato fisico robusto N. allievi visitati Statistica delle visite mediche degli scolari della Città di Lugano30 Anno 1929 – 5 12 37 14 35 362 24 1 4 10 7 30 6 30 326 19 1 4 15 19 67 20 65 688 43 2 51 37 88 – 4.2 7.9 12.4 0.5 0.5 0.4 0.6 0.5 2.1 2.6 9.8 2.8 9.2 97.3 6 0.2 12.4 Rendiconto Dipartimento igiene, 1929, p. 34- 43 3.6. L’ospedale cantonale della Beata Vergine Nel XIX secolo le istituzioni ospedaliere attive in Ticino assolvevano ancora una funzione assistenziale più che medica o sanitaria. La loro fondazione era molto antica, spesso risaliva ai secoli medievali ad opera di ordini religiosi. Questo originario carattere caritativo si esplicava attraverso l’elargizione di soccorsi, sussidi e cure a persone indigenti e il servizio medico era solo un aspetto dell’attività assistenziale. Con la progressiva affermazione della medicina scientifica e clinica anche nel Cantone si avviò un lento processo di riforma ospedaliera, di trasformazione di queste strutture caritative in moderni ospedali con funzioni esclusivamente terapeutiche. Espressione di questo rinnovamento clinico fu l’inaugurazione nel 1860 dell’ospedale cantonale della Beata Vergine a Mendrisio, grazie al generoso lascito del conte di origine comasca Alfonso Turconi (1738-1805). Sebbene, come si afferma nello statuto, l’istituto offrisse i propri servizi gratuitamente ai pazienti poveri, compare chiaramente un indirizzo medico preponderante rispetto al tradizionale carattere assistenziale. 1.° Si accetteranno e si riceveranno in questo Ospizio della Beata Vergine i soli ammalati che appartengono a famiglie povere e bisognose, principalmente degli abitanti di questo Cantone, di qualunque confessione essi siano, esclusi i cronici ed i venerei. 2.° Nessuna Municipalità del Cantone potrà inviare a questo Pio Stabilimento ammalati di sorta se non dietro previo assenso da parte di quest’Amministrazione. 3.° Per ottenere il detto assenso è necessario unire alla dimanda d’ammissione di un ammalato, una dichiarazione della Municipalità requirente, con cui si attesta esser egli abitante del Cantone e posto nel novero dei poveri e bisognosi del suo Comune, non che l’attestato del Medico-Condotto del Circondario a cui appartiene l’ammalato, con cui dichiari la qualità della malattia, come ai moduli in calce del presente avviso. 30. Il gabinetto del medico-scolastico cominciò a funzionare il giorno 11 marzo 1929. Rimangono da visitare gli allievi delle classi 5a, 6a, 7a, 8a. Sono iscritti nelle nostre scuole N. 1’012 alunni per il presente anno scolastico. Le cifre in rilievo presentano interesse particolare. [N.d.A.] 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 105 4.° L’Amministrazione trovati regolari gli Atti, ed essendovi letti disponibili, vi presterà il debito assenso senza dilazioni. 5.° Scoprendosi il rilascio di attestati meno veri, l’Amministrazione del Luogo Pio si riserva di agire contro chi di diritto pel debito rimborso di tutte le spese che indebitamente avranno causato allo Stabilimento. 6.° Si riceveranno pure quelli ammalati che vi fossero diretti con invito dell’Autorità giudiziaria, amministrativa, o militare, salvo i diritti di competenza al L. P. a norma dei regolamenti cantonali. 7.° Infine saranno ricevuti anche quelli ammalati che si rivolgono per chiedere l’entrata per cure di qualche importanza o mediche o chirurgiche, semprecchè vi siano letti disponibili, e si faccia analoga anticipazione delle occorrenti spese, o si presti una benevisa cauzione, giusta i concerti da prendersi a norma dei casi e delle circostanze, avvertendo che vi saranno per questa classe stanze separate e trattamento speciale. 8.° L’invio degli ammalati verrà eseguito a spese del rispettivo Comune, ma si raccomanda caldamente di supplire con mezzi di trasporto che non possono aggravare gli ammalati stessi, e che siano accompagnati da persone pratiche nell’assistere infermi. […] Movimento ammalati (1862) Ammalati ricoverati Nr 204 così ripartiti: Nr “ “ “ “ “ “ “ 131 40 6 6 2 2 13 2 dal “ “ “ “ “ “ “ Distretto di Mendrisio “ “ Lugano “ “ Locarno “ “ Vallemaggia “ “ Bellinzona Canton Grigioni Regno d’Italia “ di Prussia Giornate totale di cura Nr 7’279 con una media di 36 giornate per malato. Spesa media giornaliera fr. 1.41. Forme morbose ordinarie: febbri catarrali, gastriche tifoidee, bronchiti, pneumoniti (polmoniti), enteriti, gastro-enteriti, tisi polmonare. Forme morbose speciali: Scabia, tigna, oftalmie catarrali e scrofolose, sifilide, cheratiti reumatiche, pellagra, neuropatie con nevralgie ischiatiche, epilessia, paralisi, isterismo, ipocondria, ulceri, tumori, ferite, fratture, contusioni, ernie ed emorroidi. AA.VV., L’ospizio della Beata Vergine di Mendrisio (1860-1960), Mendrisio 1960, p. 68-69, 82-83 3.7. Il manicomio cantonale Già agli inizi dell’Ottocento Stefano Franscini lamentava l’assenza nel paese di un istituto per il ricovero dei «mentecatti» e dei sordomuti, spesso abbandonati al loro destino. Sulla base di un’indagine del 1852 furono censiti 283 folli di cui 215 non godevano di alcun trattamento e lo stesso può dirsi per la quasi totalità dei sordomuti (112 su 114). Capitava così che per ragioni di ordine pubblico molti folli venivano III. Società internati in prigioni o addirittura rinchiusi e incatenati in cantine o androni. Sulla base dello sviluppo del pensiero psichiatrico ottocentesco e del dibattito in corso in Europa sulla riforma manicomiale, anche in Ticino si provvide alla costruzione di un Manicomio cantonale, inaugurato a Mendrisio nel 1898. Il manicomio aveva una struttura a villaggio con padiglioni per i degenti ricoverati secondo la provenienza e il tipo di disturbo. Esistevano laboratori artigianali, una colonia agricola e tutti i servizi di cucina, lavanderia, ecc. che conferivano al villaggio il carattere di un microcosmo autosufficiente. La scienza psichiatrica del tempo riteneva infatti che molte malattie psichiche potessero venir sconfitte inserendo gli ammalati in una sorta di società parallela, in cui tranquillità e armonia avrebbero avuto un ruolo essenziale nella cura. In questo senso si cercava di ridurre allo stretto necessario ogni forma di segregazione, isolamento o contenzione, come afferma in queste pagine il dr. Paolo Amaldi, direttore dell’istituto dal 1898 al 1906. Trattamento (Open door-Ergoterapia) In tutto quanto precede, nella descrizione topografica generale e particolare del Manicomio, come nelle speciali notizie che vi ho fatto seguire intorno alla organizzazione del servizio medico e di assistenza, mi è occorso di tratteggiare incidentalmente alcuni particolari sul modo di vita e di trattamento cui sono sottoposti i nostri malati. Li abbiamo veduti accolti in un asilo in aperta campagna senza muro di cinta, in piccoli padiglioni divisi e lontani per qualche centinaio di metri l’un dall’altro, in comparti autonomi innondati d’aria e di luce. Dei nove edifici abitati dai malati, cinque li trovammo a porte aperte, i due padiglioni dei Tranquilli, le due villette dei Pensionanti e la Casa colonica: e nel visitarli ci si offriva occasione di soffermarci a considerare il funzionamento e la estensione di questo parziale open door. Ci siamo imbattuti in gruppi di malati occupati in lavori di pulizia nell’interno d’ogni padiglione; in tutti i padiglioni femminili abbiamo veduto malate al lavoro di cucitura e rammendo; in ogni padiglione delle donne viene così eseguito tutto il lavoro di aggiustatura dei proprii corredi personali. Nei padiglioni maschili abbiamo veduto piccole industrie, come quella dei tappeti di cuoio e quella del materassaio, tenere occupati gruppi di malati. Abbiamo incontrati malati e malate al lavoro nei Servizii generali, in Cucina, in Lavanderia, nel Guardaroba centrale, nella stalla, sui prati, negli orti, per i viali. Per molto tempo la Portineria rimaneva affidata per parecchie ore del giorno ad un malato. [...] Ma con tutto ciò noi non abbiamo esplorato finora che un lato della intima vita del Manicomio, non ci siamo occupati che di una parte dei nostri ammalati, della parte più in vista, forse la più numerosa, ma non la più difficile da contenersi in un asilo di alienati. Dobbiamo completarci ora con qualche accenno a quella parte di malati che esige un trattamento più strettamente clinico, che abbiamo finora intraveduto nei comparti di Osservazione, di Infermeria e degli Agitati e che danno argomento a quesiti più ardui e delicati della tecnica manicomiale. […] Ma bene spesso avviene che a trattenere a letto il nuovo ammesso non basta la presenza dell’infermiere di guardia, né l’aiuto di un secondo infermiere che nel padiglione dei Semiagitati trovasi sempre disponibile per servizi speciali; il malato inquie- 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 107 tissimo scende e ridiscende dal letto, inveisce, si avventa contro l’uno o l’altro, scompone i letti, li smuove, batte alle vetrate, disturba gli altri ammalati, è clamoroso, impulsivo, violento. Il capo-padiglione dà avviso del caso alla Direzione o per mezzo dell’infermiere maggiore o per telefono. Si tratta allora di prendere misure di sicurezza di fronte alla sindrome «agitazione»; si tratta di impedire che il malato si nuoccia o nuoccia, di fargli superare con un minimum di sofferenze fisiche e morali la fase di disordine psicomotorio; si tratta per noi di scegliere tra il bagno caldo protratto e l’isolamento. (Bagni). […] Ai malati del padiglione dei Tranquilli e a quelli della Infermeria e ai Pensionanti il bagno protratto viene dato nella vasca ricoperta da un lenzuolo steso da una sponda all’altra. E questo mezzo, che è quello dirò così di elezione, adottiamo ben volentieri, ogni volta sia possibile, anche per malati della Osservazione e degli Agitati. Ma nel caso di malati inquieti e riottosi la copertura col solo lenzuolo non è sempre possibile e sufficiente; e allora ricorriamo al coperchio di legno. Osservo subito che assai di frequente il coperchio di legno, così brutto e brutale a vedersi, vien domandato espressamente dai malati stessi in condizioni di perfetta lucidità di mente, che lo desiderano come mezzo di appoggio, come tavoletta, come apparecchio di comodo, non certo di tortura. […] Le norme speciali che circa i bagni vengono date agli infermieri prescrivono che la temperatura dell’acqua, sia per i bagni di pulizia come per i bagni di cura, deve essere sempre rigorosamente portata e mantenuta a 35 centigradi per tutta la durata del bagno; a ciò serve uno sportello a cerniera che si apre nel coperchio in corrispondenza dei piedi del malato. Il bagno di pulizia non può protrarsi di regola oltre la mezz’ora; e soltanto questo bagno può essere dato per iniziativa dell’infermiere capo-padiglione a seconda delle necessità igieniche, dovendo però sempre riferirne all’infermiere maggiore. Il bagno protratto invece oltre la mezz’ora non può essere dato che dietro ordinazione dei sanitarii e per la durata da essi indicata. Pei bagni propriamente di cura questa ordinazione viene scritta dal medico, nella sua visita mattinale, sopra il cosidetto rapportino che il capo-padiglione gli presenta all’uscita del comparto e che da questi verrà poi completato con tutte le altre indicazioni del rapporto giornaliero. La durata d’uso di un bagno caldo protratto a scopo sedativo, per malati affetti, ad esempio, di non grave eccitamento o di lieve stato d’ansia, va da 1 a 2 ore. Nei casi di agitazione che, come abbiamo ora supposto al nostro nuovo ammesso, renda necessaria la interruzione della cura di letto, la durata del bagno, quasi sempre a coperchio, oscilla in media fra le 2 e le 3 ore. Ma se l’agitazione giunge ad un grado anche più imponente e incoercibile, in soggetti ad esempio affetti da forma cronica, nell’eccitamento dei catatonici o dei maniaci, allora il bagno si protrae fino alle 6, alle 8, alle 12 ore. Sono eccezionali bagni prolungatissimi di 24, 48 e più ore. Il bagno-record finora toccato nel nostro asilo fu quello fatto per 7 giorni consecutivi ad un malato degente nel padiglione degli Agitati e affetto da violentissima forma maniaca. […] Isolamento. Se, malgrado il bagno caldo più o meno prolungato o ripetuto, il malato di nuova ammissione non si adatta al trattamento a letto nel dormitorio del- III. Società 61. Cella d’isolamento nel Manicomio cantonale di Mendrisio, primi anni del Novecento. 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 109 la Osservazione o della Infermeria; se la sua aggressività o i suoi clamori o il suo disordine distruttivo lo rendono assolutamente intollerabile tra gli altri malati, specialmente durante le ore notturne; se l’assistenza di una o due guardie non fa che provocare sempre nuove colluttazioni, giuocoforza è l’isolarlo. Abbiamo visto annessa al comparto di Osservazione una cella, che a tali urgenze soccorre in via provvisoria per situarvi il malato durante alcune ore del giorno o della notte fino a tanto che si attenui l’agitazione, alternando all’isolamento il bagno e specialmente il ritorno alla cura del letto in comune, oppure, in un minimo numero di casi, fino a che si renda necessaria, in capo ad alcuni mesi di osservazione, la indicazione di un più facile isolamento, specie notturno, quale si può ottenere nel padiglione degli Agitati. Ma nello stesso comparto d’Osservazione abbiamo anche veduto che il locale predestinato a refettorio viene assai di frequente trasformato in luogo di isolamento e di sorveglianza diretta. Questo locale, benissimo illuminato ed aereato, nella stagione invernale mantenuto ad un’alta temperatura per la fortunata vicinanza del calorifero sottostante, ci giova ottimamente per collocarvi malati di nuova ammissione in istato di grave disordine e richiedenti la più attiva assistenza clinica. Possiamo dire che nel comparto maschile esso locale ha acquistato una particolare benemerenza nel trattamento del delirium tremens. Il malato semivestito, sopra un alto strato di materassi, di coperte imbottite e di varec31, con la compagnia alternantesi di un infermiere, ivi passa la prima e più grave fase del male. L’arredamento di questi locali per isolamento e delle celle degli Agitati è ridotto alle più semplici espressioni. In qualcuna delle celle, occupata da malati meno inquieti, trovasi il solito letto di ferro, non fissato al pavimento. Nella maggior parte delle celle il letto è sostituito da un saccone di paglia, un materasso di lana, uno o due guanciali, lenzuola e trapunte di tela forte. Per i malati più scomposti, per i laceratori, e per chi sia anche lontanamente sospetto di tendenze suicide adoperiamo il varec in abbondanza, per lo più con una trapunta. A completare l’arredo viene dato ai malati meno aggressivi un vaso da notte in alluminio; agli altri in un angolo della cella viene mantenuto e cambiato ad ogni istante un mucchio di segume; non è difficile l’indurre il malato a servirsene come di sputacchiera e d’altro. È questo un espediente censurabile forse, ma che pur risponde, col diminuire pericoli e complicazioni; certamente anche questo esige dal personale il più attivo e scrupoloso servizio. Le stoviglie degli Agitati sono di alluminio: e come posta vien loro dato soltanto un cucchiaio di legno. Da un manicomio della Svizzera francese abbiamo appreso l’uso di scodelle di pane che il fornaio ci fornisce giornalmente ad un prezzo minimo. Nella scodella di pane, recipiente e commestibile insieme, viene servita la minestra ai malati più violenti. […] Mezzi di contenzione meccanica. In casi nei quali una immobilizzazione parziale o totale è richiesta da complicazioni chirurgiche, il malato viene fissato al letto con fascie ai polsi e alle caviglie e con un lenzuolo avvolto attorno alle spalle o al31. Ceneri di alghe marine. Erano usate a scopo igienico per assorbire e raccogliere gli escrementi di pazienti costretti per lungo tempo a terra o a letto per non sporcare materassi o pagliericci. III. Società le coscie. Questo è avvenuto in tre casi di frattura del collo del femore; in un caso di larga ferita al collo per un tentativo di suicidio con la quale veniva ammesso un epilettico in istato equivalente; in un caso di profonda ferita al piede in una catatonica agitatissima; e nel caso infine di una donna entrata in gran disordine e affetta da paraparesi per lesione delle vertebre. Allo stesso modo ci occorse di dover fissare per circa un mese una donna in istato di grave agitazione maniaca e affetta da broncorrea molto probabilmente specifica, allo scopo di diminuire il pericolo d’infezione per le altre malate e per il personale d’assistenza. Così dovemmo tenere fissato al letto per qualche notte un demente con paralisi alcoolica, il quale, battendo ripetutamente il capo contro l’uscio del dormitorio, si era procurato una ecchimosi alla fronte con escoriazioni suppurate. Questi casi d’applicazione di mezzi contentivi meccanici riferisco come contingenze eccezionali, imposte dalla necessità e confermanti la regola generale da noi assunta e mantenuta con decisione e fermezza, ma non con assurda cecità. Se cioè possiamo dire, con la frase di un collega di oltralpe che parve un po’ spavalda, d’avere abbruciate le navi alle nostre spalle – le navi dell’ingombrante armamentario contentivo – i casi ora riferiti dicono che a lume di buon senso e di prudenza sappiamo all’occasione gettare un ponte, levatoio, all’altra riva. P. Amaldi, Il Manicomio cantonale di Mendrisio in Casvegno, Milano 1906, p. 67-76 3.8. Il sanatorio cantonale di Piotta Nel 1921 fu inaugurato a Piotta il sanatorio popolare cantonale, risultato dell’acquisto e della ristrutturazione di un sanatorio privato costruito nel 1902 e rivolto ad una clientela facoltosa. La struttura disponeva di 150 letti e gli statuti stabilivano che dovessero venire prioritariamente ricoverati i pazienti poveri, ai quali lo Stato assegnava un sussidio per le spese di degenza. I soggiorni erano molto lunghi poiché la terapia contro la tubercolosi si fondava sull’aria fine di montagna, esposizione al sole, riposo e un’alimentazione appropriata. I medici del sanatorio sollecitavano maggiori controlli e rigore nell’ammissione dei pazienti e auspicavano l’esclusione dei casi gravi, per i quali erano più adatti i padiglioni di isolamento negli ospedali. Il sanatorio non doveva infatti essere un luogo di morte, ma di cura e si rivolgeva quindi a coloro che erano suscettibili se non di guarigione, perlomeno di miglioramento. Nel 1938, per iniziativa del vescovo, mons. Aurelio Bacciarini (1873-1935), fu aperto sulle alture di Medoscio un sanatorio per bambini che disponeva di 75 posti letto. Con la scoperta delle cure antibiotiche e la vaccinazione contro la tubercolosi verso la metà del XX secolo, finì l’era dei sanatori. Nelle seguenti pagine è riprodotto lo stralcio di un articolo del dr. Alfonso Franzoni del 1921 in cui il medico descrive il soggiorno e le cure dispensate al sanatorio cantonale. Primo scopo del sanatorio fu quello di assicurare agli ammalati l’applicazione metodica, sotto controllo medico, delle tre principali indicazioni terapeutiche della tisioterapia; l’aria, il riposo ed il buon nutrimento. Questa triade non è basata sul semplice empirismo, ma corrisponde alle più sane e nuove concezioni della medicina che sempre più tende ad essere profilattica 3. Assistenza medica e legislazione sanitaria 111 più che curativa. È doveroso il ripetere che non esiste una terapia della tubercolosi. Ogni singolo tubercoloso può, in date condizioni, essere aiutato, nella lorra che combatte, da un determinato farmaco; ma poichè ognuno fa la sua tubercolosi, prima di amministrare una medicina, è indispensabile di rendersi ben conto del modo come ogni ammalato reagisce all’infezione! Perciò è regola nei sanatori, non intervenire prima di avere osservato l’ammalato per una quindicina di giorni. Poco a poco l’ammalato perde lo stato di diffidenza o di reticenza e si affiata col medico, col personale e cogli altri pazienti. Al secondo esame indicazioni terapeutiche che erano parse urgenti sono di regola scomparse. Il malato ne è lieto e fiero, intuisce da solo la inutilità dei farmaci proclamati infallibili, acquista fiducia nel regime igienico-dietetico e comprende che la sua salvezza dipende soprattutto da lui, dalla sua volontà, dalla sua capacità di controllo e di perseveranza. Il sanatorio non è che un ospedale-pensione, posto sotto controllo medico e climatericamente ben situato. I malati vi godono maggiore libertà che non in un ospedale, ma non possono, come forse lo farebbero in una pensione, seguire delle inclinazioni o delle abitudini nocive alla loro salute. Il tenore di vita dell’ammalato è strettamente sorvegliato dal medico. La cura d’aria fresca e pura è dapprima individuale, progressiva, poi continua: durante il giorno, sopra comode sedie a sdraio in camera, in galleria od anche all’aperto in piena foresta e durante la notte, con finestre semiaperte od aperte, secondo le condizioni d’ambiente e di clima. […] L’attuale sanatorio popolare non è che il sanatorio costrutto da una società anonima per ammalati privati, acquistato nel 1920 dallo Stato, il quale ne è proprietario e al quale incombe il controllo nonché il finanziamento dell’istituto. Vi furono apportati urgenti riparazioni e modificazioni. Il corpo principale è costituito da un fabbricato di 65 m. di lunghezza, esposto verso sud-est solidamente costrutto e dotato di tutte le installazioni moderne richieste per la cura della tubercolosi, con laboratorio chimico e batteriologico, gabinetto radiologico, con riscaldamento centrale, luce elettrica, ascensore, biblioteca, cappella pel culto cattolico, ecc. Le vaste terrazze permettono sia la cura d’aria, sia la cura di sole. Nelle vicinanze del fabbricato principale trovansi una villa con otto camere e dei locali per lavanderia e per disinfezione. Affinché il sanatorio popolare risponda al suo scopo, occorre una conveniente preparazione del pubblico ed un’opportuna scelta dei curandi. Il controllo del dispensario o di un’apposita commissione devono evitare che malati troppo gravi sostituiscano i veri sanatoriabili. […] Il sanatorio popolare non è e non dev’essere, né pel medico né pel pubblico, un tubercolosario, un lazzaretto; è una casa di cura pei tubercolosi guaribili. Questi devono entrarvi nel massimo numero e nello stadio più precoce possibile, per sottrarsi ad eccitamenti fisici, psichici ed emotivi inevitabili nell’ambiente famigliare e per impararvi praticamente il valore di quelle norme di vita igienica e di profilassi sociale, che, teoricamente, possono osservarsi, anche a domicilio, da molti malati agiati, ma che in realtà vengono quasi sempre trasgredite per incostanza o per insufficiente valutazione. […] Perché il sanatorio sia veramente popolare ed abbia un valore educativo, dovrà essere aperto non solo alla povertà malata, ma anche alle classi medie, che spesso III. Società sono moralmente e materialmente più colpite di quelle, per sfortuna o per demerito, già abituate alle privazioni ed ai mali fisici e morali. L’ammissione di questi malati al sanatorio, oltre che corrispondere a necessità e giustizia, ridonda a tutto beneficio dei veri poveri. Il contatto con persone, per condizioni di ambiente ed educazione, più colte, più pulite, più disciplinate, non può che tornare di profitto a quelle meno fortunate. […] Il malato impara al sanatorio a vivere senza pericolo di reinfezione per sé stesso e d’infezione per gli altri. Come lo scrisse già nel 1919 il dott. Roatta, il sanatorio deve sostituire delle abitudini buone a delle cattive. A non pochi malati insegnerà l’uso delle latrine, della tavola per mangiare, della sputacchiera ed impedirà di disturbare gli altri con schiamazzi, di pronunciare parole sconvenienti, ecc. L’educazione dello sputo è forse la più importante ed anche la più difficile. È doloroso, umiliante per il nostro paese, il vedere degli adulti, che vengono dalla pubblica amministrazione, dalle università o dai seminari, ignorare che lo sputare non è un bisogno, ma una malattia od un vizio, in ogni caso un atto ripugnante che i malati delle vie respiratorie debbono però compiere, ma con rigorose garanzie di decenza e d’igiene. A. Franzoni, Sanatorio Popolare Cantonale, in L’Educatore della Svizzera italiana, 1921, p. 259-261 3.9. In Svizzera esercitano troppi medici? In campo medico la Svizzera si è guadagnata una fama internazionale grazie all’alto livello qualitativo delle cure, degli istituti clinici e del sistema sanitario. Il numero dei medici e delle strutture specializzate è fortemente aumentato, ma questa offerta determina nuovi bisogni, trascinando verso l’alto i costi della salute. Molti ritengono che l’elevato numero di studi medici possa avere l’effetto paradossale di moltiplicare visite, terapie paramediche, ricoveri ospedalieri, analisi di laboratorio e incidere sul consumo di farmaci, senza sostanzialmente modificare la qualità del servizio. In questo senso si muove lo studio, di cui si riproduce uno stralcio, volto a dimostrare che un’elevata presenza di medici sul territorio non migliora la qualità del servizio e che anzi il loro numero andrebbe regolamentato. Il Cantone Ticino con 19.2 liberi professionisti ogni 10’000 abitanti si colloca al di sopra della media svizzera, a sua volta superiore ai 15 medici che per gli autori rappresenterebbe un indice ottimale. Analizzando la densità di medici dei cantoni svizzeri nel 1999 (cfr. il grafico), sembra che circa 15 medici liberi professionisti a tempo pieno per 10’000 abitanti potrebbero essere considerati un riferimento per il calcolo del numero necessario per garantire la sicurezza del servizio sanitario. 3. 113 Assistenza medica e legislazione sanitaria Densità medica totale: medici privati per cantone (1999) 40 35 35 31.2 30 25 20 23.6 21.5 19.2 19.2 19.11 18.6 18.4 17.2 16.4 15.9 15.2 15 15 15 15 14.3 14.1 13.7 12.4 12.4 12.3 10.3 10.3 10 9.9 10 5 0 BS GE VD ZH BE TI NE SH BL GR VS ZG SO SG JU AR FR LU AG UR TG GL AI SZ OW NW Questo parametro corrisponde alla media dei valori cantonali e alla densità di una regione omogenea e autosufficiente per quanto riguarda il servizio di medici e il movimento dei pazienti, cioè la regione comprendente i cantoni di San Gallo e i due semicantoni di Appenzello (densità totale 14.9 medici ogni 10’000 abitanti nel 1999). [...] La tabella confronta il valore di alcuni indicatori della regione di riferimento scelta (SG, AR, AI) con i corrispondenti valori per l’intera Svizzera e per i due cantoni (BS, GE) che presentano il più alto numero di medici in rapporto alla popolazione a livello nazionale. Regioni Indicatori Numero di medici per 10’000 ab. (1999) % della popolazione soddisfatta dal funzionamento delle cure (1997) Letti d’ospedale di corta degenza per 1’000 ab. (1998) Numero di visite e di consultazioni per assicurato (1999) Costi della medicina ambulatoriale per assicurato (1999) Costo per la medicina ambulatoriale all’ospedale (1999) Regione di riferimento SG AR 14.9 15 15 CH GE BS 31.2 35.0 AI 19 10.3 97 87 93 90 89 89 3.5 3.0 7.0 4.1 3.6 8.0 5.3 5.1 6.2 8.1 842 1’075 1’787 1’467 154 211 258 252 Dalla tabella risulta che l’indicatore concernente il grado di soddisfazione della popolazione con una media di 15 medici ogni 10’000 abitanti (1 libero professionista per 667 abitanti) è praticamente identico al valore medio svizzero e a quelli dei cantoni con densità medica doppia. Al contrario, gli indicatori delle attività e soprattutto dei costi mostrano che le spese per la medicina ambulatoriale per assicurato sono sensibilmente inferiori nella regione di riferimento. Di grande interesse è a nostro avviso il livello della spesa per le prestazioni ambulatoriali in ospedale, anch’esso molto inferiore per la regione di riferimento. Sembrerebbe quindi che, anche con un rapporto medici/popolazione relativamente debole, non si verifica un trasferimento di pazienti verso gli ambulatori III. Società ospedalieri al fine di alleggerire i medici sopraffatti da un numero eccessivo di casi che non riesce a gestire. [...] In Svizzera (1999), tra i medici liberi professionisti il 34% erano generalisti e il 66% specialisti. Se si costruisce arbitrariamente una categoria di «medici di base» composta da generalisti, specialisti in medicina interna, pediatri e ginecologi, la proporzione di questo gruppo sul totale dei liberi professionisti raggiunge, a livello nazionale, una proporzione del 66% del totale, il restante 34% è composto da specialisti di altri rami FMH. Per la Svizzera un «medico di base» è disponibile ogni 794 abitanti (uno specialista ogni 1’563 abitanti), a Ginevra e a Basilea Città ogni 530 abitanti (uno specialista ogni 720 abitanti) e nella regione di riferimento (SG/AR/AI) il rapporto «medico di base»/popolazione è di un professionista per 926 abitanti (che rappresenta il 73% del totale dei medici liberi professionisti), mentre uno specialista è disponibile ogni 2’440 abitanti (il 27% del totale). La presenza di un «medico di base» per 900-950 abitanti sembrerebbe ragionevole, soprattutto se si considera che un medico svizzero non ha, almeno per il momento, limiti alle possibilità di equipaggiamento tecnico nel suo studio, ciò che gli consente la miglior assistenza possibile. G. Domenighetti - L. Crivelli, Sécurité de l’approvisionnement en médecine de ville dans le cadre de la suppression de l’obligation de contracter, 2001, p. 27-30