iO ILLINO I S UNIVERSITY OF ILLINOIS AT URBANA-CHAMPAIGN PRODUCTION NOTE University of Illinois at Urbana-Champaign Library Brittle Books Project, 2011. COPYRIGHT NOTIFICATION In Public Domain. Published prior to 1923. This digital copy was made from the printed version held by the University of Illinois at Urbana-Champaign. It was made in compliance with copyright law. Prepared for the Brittle Books Project, Main Library, University of Illinois at Urbana-Champaign by Northern Micrographics Brookhaven Bindery La Crosse, Wisconsin 2011 CoMM. DOTT. CARLO DELL'ACQUA L'Imperatore de' francesi Napoleone I E L'AUGUSTA SUA CONSORTE GIUSEPPINA nel maggio 1805 in Pavia NARRAZIONE STORICA DOCUMENTATA nella ricorrenza del primo suo centenario CON sulla APPENDICE morte e sepoltura DI NAPOLEONE I MILANO 'TIPOGRAFIA EDITRICE L. F. Corso P. Romana, 17 I9O5. COGLIATI All'illustrissima nobile szgnora Donna Maria Letizia De Magistris ved. Franzini. VoI, che recate non solo il nome stesso graziosissimo della Genitrice di Napo- leone il grande, l'uomo più potente e temuto in tutta Europa, ma ben anco possedete le preclare virtù religiose e civili di cui quella esimia Donna era ornata, dedico riverentemente queste pagine che ricordano la venuta fra noi nel 1805, colla più grande solennità, di quel celebre Capitano e l'importante visita da lui fatta alla nostra antica e gloriosa Università degli studi, con immenso giubilo di tutta la cittadinanza. Siccome poi mi è ben noto che nella vostra Casa Paterna, mercè l'azione dell'illustre e compianto vostro Genitore nob. Agostino decesso addì 4 gennaio 1862, si celebravano con particolare entusiasmo i fasti militari di Napoleone Bonaparte, così penso che a Voi, più che ad altri, riuscirà caro apprendere, seguendo l'esempio del Genitore, tutto quanto si è fatto a Pavia per ono- $B837;_ -'4-- rare l'imperatore dei francesi Napoleone I e l'augusta sua consorte Giuseppina Beauharnais nata Tascher de la Pagerie dal giorno 6 all'8 maggio di quell'anno in cui qui si trattennero, prima di recarsi a Milano, ove Napoleone si dirigeva per ricevere in quella cospicua e rinomatissima Cattedrale la corona dei re d'Italia con quella pompa straordinaria voluta dalla ricca Metropoli Lombarda. Nei cento anni che sono già decorsi da quel grande avvenimento, Voi ben sapete come qui non sia mai stata pubblicata una relazione particolareggiata ed aneddotica. Dalla somma vostra cortesia spero pertanto che mi sarà concesso di vedere accolto con piacere questo umile segno di rispetto che offro a Voi, tanto benemerita qui e dovunque per opere di illuminata pietà e carità, mentre con tutto l'ossequio ho l'onore di professarmi Della S. V. Illustrissima Devotissimo servilore Dott. CARLO DELL'ACQUA. Pavia, 4 novembre I9o5. --- "--. " ®" 0- ýý Quis hoc tempore major? Quzs dignior, ut Eius prceclaragesta memoriae tradantur? PERONDOLI STANISL. De Napoleone M. apud Insubres. Ticini, 18o8, alla pag. Io. La celebrità d'un uomo, qualunque sia il modo con cui venne da lui raggiunta, eccita sempre la curiosità del popolo, desideroso di conoscere quanto di buono o di male in lui si sia potuto riscontrare. Ben naturale pertanto si presenta la cosa anche a chi scrive queste pagine col pensiero rivolto a quell'uomo veramente straordinario, a quel grande Capitano che fece tremare 1'Europa per la sua potenza militare, quale fu Napoleone I, del quale si può ripetere ciò che egli stesso diceva e che troviamo ricordato nel Memoriale di Sant'Elena del conte di Las Cases: Les hommes ont leurs vertus et leurs vices, leur héroisme et leur per. versite' (i). Niuna meraviglia pertanto se essi praticano tutto ciò che avvi di buono e di cattivo quaggiù nelle varie vicende della vita. Applicando questa massima al valoroso guerriero Còrso (n. 1769, m. 1821), emulo di (I) Mémorial de Sainte Helène. Paris, 1842, in-8, Tome I, p. 533. -6- Alessandro il Grande, di Cesare, di Carlo Magno e che fu sovrano legislatore ad un tempo, avendo lasciato un codice di leggi che servì di modello a tutte le nazioni divenute civili (i), ben volentieri offriamo un cenno riguardante quel punto solenne della sua vita in cui, divenuto imperatore de' francesi, godeva rammentare nuovamente quei progressi scientifici per cui tanto rifulgeva allora l'antica Università degli studi di Pavia, (i) Sulla giovinezza di Napoleone e de' suoi primi studi nell'Istituto militare di Brienne diretto per l'educazione morale e religiosa dai PP. appartenenti all'Ordine dei Minimi che riconosce per fondatore fino dal 1433 S. Francesco di Paola, scrisse Arturo Chuquet un interessante volume edito a Parigi nel i897 col titolo: Le jeunesse de Napoléon (Brienne). In quel volume è messo in rilievo dal P. Patrauld la particolare predilezione che Napoleone aveva per la storia e per le scienze esatte, dando sempre prove di distinto progresso per la matematica. Da un Ms. pubblicato or ora nella Revue de Paris, di Enrico Alessandro De Castres, antico condiscepolo di Napoleone Bonaparte a Brienne, è detto che Bonaparte era veramente bravo nella matematica, ma non già da doversi ritenere un genio; non era ritenuto un fanciullo prodigioso per gli studii, non dava segno di gustare ciò che leggeva, comprendendone però bene il senso e facendo pur anco continue annotazioni, per cui quando parti da Brienne per frequentare la scuola militare di Parigi, egli portò con sè molti grossi pacchi di appunti. A Brienne era stato inviato Bonaparte dai suoi genitori per la decisa sua vocazione alla carriera delle armi, senza mai dimenticare il savio monito dell'Alighieri: Fatti non foste a viver come bruti Ma per seguir virtute e conoscenza. (In f., XXVI, v. 119-120. Colà apprese i principii di questa Fede che tornano assai utili, quando come dice lo stesso Alighieri, sorviene l'ora Del buon dolor che a Dio ne rimarita (Purg., XXIV, v. 21). essendo sempre vero che - Nel pianto Iddio ritrovasi e la fede - Napoleone ben potè convincersene nei giorni della sua agonia a Sant'Elena, come si vedrà meglio in fine di questa Memoria, ove si fa cenno della sua morte. 7- ove uomini di genio, come già aveva proclamato Dafni Orobiano (i) nello stupendo suo Invito poetico a Lesbia Cidonia (2), stampato a Pavia nel 1793 Parlano un suon, che attenta Europa ascolta (3). A Napoleone Bonaparte divenuto nel 1804 imperatore dei Francesi, gli Amministratori Municipali di Pavia avevano fatto tenere, fino dal 21 aprile 1805, a mezzo del Ministro degli affari interni il seguente indirizzo: a Sire, a Degnatevi di accogliere benignamente le sincere * espressioni d' omaggio, giubilo e 'confidenza manifea state dal popolo pavese pel fausto vostro avveni, mento al trono d'Italia. , Voi, che avete offuscata la gloria de' più illustri , Capitani della storia antica e moderna, supererete a senza dubbio la fama di tutti i Sovrani, che per lo a zelo del bene de' popoli hanno meritato il nome di , Padri della patria e di delizia del genere umano. ,, L'Italia riacquisterà l'antico splendore e prosperità a e la nostra Comune troverà in Voi un ristoratore , delle gravi perdite di territorio, di prerogative e d'al,a tro, cui per la sua località va soffrendo già da più ,, anni a sollievo e vantaggio del rimanente dello Stato. SDi V. I. R. M. , Umilissimi e fedelissimi sudditi ,, Amministr.: BELLARDI, presid. , - CAMPARI - CAPSON1 - BAR- a BIERI - BRAMBILLA - MAROZZI n. (I) Nome arcadico del matematico poeta bergamasco ab. professore Lorenzo Mascheroni. (2) Nome arcadico della colta poetessa bergamasca Paolina Secco Suardo, maritata al conte Grismondi di Bergamo. (3) L'Invito. Versi sciolti, Pavia, 1793, alla pag. I2. - 8-- Di lui che a quei giorni si avviava a Milano per cingere la corona dei re d' Italia insieme alla sua consorte Giuseppina Tascher de la Pagerie ved. Beauharnais (n. 1763, m. 1814) di una famiglia delle più ricche della Martinica, giova ricordare 1' ingresso solenne fatto Giuseppina Beauharnais de la Pagerie (n. 1763 Imperatrice dei francesi. m. 1814) in Pavia, or conta un secolo preciso, e l' importante visita che Napoleone I fece alla Università degli studi addì 7 maggio 1805, illustrata com' era da tanti luminari fra cui splendevano i nomi di Lazzaro Spallanzani, di Antonio Scarpa e dell' immortale Alessandro Volta. -9- Alla narrazione particolareggiata che siamo per intraprendere interessantissima per la nostra città, è bene premettere, in via di episodio, un fatto che onora assai Napoleone I (n. 1769 - m. 1821) Imperatore dei francesi e Re d'Italia. la memoria dell' imperatore Napoleone I, perchè attesta nel modo più evidente come egli, anche in mezzo al turbinio degli avvenimenti guerreschi, abbia saputo conservare quel sentimento religioso di cui fu nutrito alla scuola militare di Brienne, come s'è già accennato, e che tanto gli servì di conforto nell' ora del bisogno. - IO - Era appena avvenuta nella Basilica Metropolitana di Nostra Donna a Parigi il 2 dicembre 1804, la solenne cerimonia della coronazione dei Sovrani Giuseppina Tascher Beauharnais e di Napoleone, stato elevato al trono di Francia per voto del popolo, del Senato e dell'esercito, che già tutto si disponeva pel viaggio di quei Sovrani in Italia, ove Napoleone era chiamato a cingere la corona ferrea dei re d' Italia nella insigne Cattedrale di Milano. Il 2 aprile 1805 intrapresero a tale scopo il loro viaggio; e alla mente di Napoleone si ridestavano le care rimembranze della sua giovinezza, ond'è che giunti i Sovrani alla città di Troyes, Napoleone secondando ad un tratto l'impulso dell' animo suo, lasciò colà moméntaneamente 1'imperatrice, avendo egli deciso di recarsi a Brienne, accompagnato dal suo grande scudiere e da due ufficiali. Colà rivide col massimo trasporto di gioia la culla della sua educazione e tutto quanto gli rammentava i suoi primi anni, riconoscendo perfino i servi della scuola militare, come riferisce il De Norvins (i). Arturo Chuquet che nel 1897, come si disse, pubblicò a Parigi un volume col titolo: La jeunesse de Napoleon, si compiace di accennare che Napoleone non dimenticò mai i maestri del collegio di Brienne, specie coloro che lo prepararono e lo ammisero a ricevere la prima Comunione. Napoleone anche prima di divenire imperatore, non ommise mai di visitare parecchie volte il P. Charles dell'Ordine de' Minimi che alla scuola di Brienne lo aveva preparato alla prima Comunione. Narra il Chuquet (2), che Napoleone, mentre era ancora I.o Console, seppe dimostrargli la sua riconoscenza coll'assegno di una pensione di L. ooo, (i) Storia di Napoleone e del grand'esercito. Milano, 1852, in-8 (1.a vers.e ital.a sulla 2 t.ediz. francese), vol. I alla pag. 293. (2) La jeunesse de Napoléon alla pag. 152 del libro già citato. -- 11 -- accompagnando il brevetto di un suo autografo, ove si diceva: Je n'ai point oublié que c'est à votres vertueux exemples, et à vos sages lepons que je dois la haute fortune à laquelle je suis arrive. Sans la religion, il n'est point de bonheur, point d'avenir possible; je me recommande a vos prières. Quanto è bella questa nobile espressione d'affetto di Napoleone verso il P. Charles! Ma non è qui tutto, poichè narra ancora il Chuquet, che Napoleone nel 1805, poco prima che si portasse a Pavia, ricordandosi ch' egli aveva ricevuto la prima Comunione da Geoffroy, parroco di Brienne, dal quale era stato invitato in quel giorno a lauta mensa, volle rivederlo. Il vecchio parroco cercò schermirsi, adducendo che nulla aveva a chiedere. Napoleone, informatosi del reddito ch'egli ritraeva dal suo ministero parrocchiale dichiarato di 1ooo scudi, domandò se tale reddito fosse ancora mantenuto in quella misura, ed avendo saputo che per la sua conservazione, occorreva che la parrocchia fosse elevata al grado di prima classe, Napoleone ordinò subito che tale fosse considerata durante la vita di quel parroco. Sono atti questi superiori ad ogni elogio e veramente preclari, perchè offerti da un personaggio potentissimo, giunto all'apogeo della sua gloria a soli trent' anni di età, e in tempo in cui molto numerosi erano coloro che sprezzavano ogni pratica religiosa, perchè era di moda il farlo. Ma non era certo Napoleone uomo da inchinarsi davanti a simili bassezze. Si comprende qual fascino esercitasse ancora sopra di lui la cara memoria della sua prima Comunione! (I). (i) Dalle persone di eletto sentimento, certo è che difficilmente viene dimenticato il giorno della prima Comunione, perchè riesce non solo di dolce ricordo, ma di conforto nell'ora del dolore. Ben lo provò un valoroso pubblicista, letterato, archeologo ed artista di Milano avv. Ambrogio BayZero, morto di soli anni 30oin 12 - Dopo la visita fatta al collegio di Brienne, Napoleone si recò colla sua consorte a Lione; continuò poi il suo viaggio per Chambéry e Torino, indi ad Alessandria, ove stette fino alla vigilia del giorno destinato per la visita alla città di Pavia. quella città il 7 agosto 1882. Giovane di grande intelligenza e di rara coltura, ebbe il compianto da parte di tutta la stampa. Gli ultimi giorni di questo caro e simpatico giovane furono descritti in modo insuperabile e con indicibile tenerezza di cuore dal di lui fratello avv. Carlo, uomo che onora la città di Milano sua patria, per le preziose sue virtù di cui si giovano le opere pubbliche di beneficenza. Dei ricordi del dotto defunto pubblicati a Milano nel 1882 dalla tipografia Lombardi, è commoventissimo il passo che riguarda la memoria della sua prima Comunione, e che si legge alla pag. 16 di quel volume di ricordi. 1 bene che qui sia riprodotto il brano preciso, dal quale risulta come il colto avv. Ambrogio Bazzero nella rievocazione di quel fausto giorno, trovò il conforto atto a rendergli meno amaro il sacrificio della vita che pur troppo stava per compiere. " Nei primi due giorni d'agosto " del 1882, ,, così narra il di lui fratello Carlo, " inquieto e tri- " " " " " " " " " " " " " " " " ste cercava riposo l'Ambrogio, senza mai averne il refrigerio: pareva che antivedesse il suo futuro destino, e la sua mente, scompigliata dalla febbre, ma fulgida ancora, abbandonò i dolori del presente per cercare lontano, nei ricordi della fanciullezza, le caste ispirazioni di una fede sopita, per cercare nel tenebroso avvenire qualche cosa che desse luce a quella fede, che gli facesse parer meno amaro il sacrificio che gli incombeva e sorridenti almeno di speranza le torbide visioni che s'affollavano al cervello. Ricordò che quando ricevette la sua 'prima Comunione, la mamma gli aveva dato una piccola immagine della Madonna, dal visino compunto, dal capo raggiante; -- quell' immagine, gualcita dal tocco di molti anni e dai baci d'allora che credeva tanto, riposava, nascosta, ma non dimenticata, in un libriccino di preghiere. La sua mente si posò là rasserenandosi, e allora parve obliare la terra e i suoi'truci uragani, e chiamata la santa sua madre, che si struggeva fissandolo, le disse: Mamma, dammi " la piccola immagine che è nel mio libro verde delle oraZioni, e " " " " dammi uno spillo. Nostra madre senti nell'anima un sinistro baleno, ma fidava e lo compiacque. Egli sorse ginocchioni sul letto, e sulla tappezzeria al di sopra del capezzale fissò l'immagine e la baciò; poi aggiunse tranquillissimo: Te, mamma e la - 13 - L' arrivo dell' augusta Coppia imperiale a Pavia fu preannunciato, addi 22 aprile 1805, al presidente della Municipalità Camillo Campari, intrepido uomo benemerentissimo di Pavia, ove lasciò tanta cara ricordanza di sè (I), con dispaccio pervenuto da Alessandria, ove Napoleone aveva voluto sostare per visitare le opere di fortificazione da lui prescritte e per rivedere i gloriosi campi di Marengo, sia per rievocare la memoria della famosa battaglia colà avvenuta il 14 giu" Madonna! e in quelle parole, dimentico delle feroci e scettiche " battaglie combattute, si ricoverò nei puri ideali dell'affetto di " figlio, e la donna non vide più che nelle sue più immacolate " incarnazioni, nelle madri straziate, piangenti sovra i sepolcri. - Il " 4 agosto ei baciò tutti e chiese perdono, egli che non aveva " altra colpa che questa di abbandonarci. Dal sacerdote chiamato " nello stesso giorno ebbe l'assoluzione, mentre egli teneva le " mani in atto di pregare, accennò che moriva nella fede di sua " madre e poi soggiunse: jate di me quanto volete... desideravo la "cremaione del mio cadavere, ma non la chieggo più. Il 6 agosto " gli fu amministrata l'estrema unzione e nella mattina di lunedi " 7 agosto lo spirito suo abbandonò la terra! ,, Ambrogio Bazzero fu in questa parte il più grande imitatore della fortezza d'animo di Napoleone I. (I) Pochi uomini, come il Campari, tanto bene operarono a vantaggio di Pavia. Giustamente pertanto il suo nome fu inscritto a titolo d'onore nel Famedio del nostro cimitero monumentale. Nella Guida per visitare il Famedio, stampata in Pavia nel 1897 e dettata per cura del comm. dott. Carlo Dell'Acqua e del conte Antonio Cavagna Sangiuliani, leggesi alla pag. 154 un cenno biografico di Camillo Campari, morto in Pavia d'anni 58 il 14 settembre dell'anno 1816. Tutto fa ritenere che a lui sia dovuto il merito di aver salvato dalla distruzione o mutilazione quel portento d'arte che si ammira alla nostra Certosa, nel sarcofago eretto alla memoria del duca Gian Galeazzo Visconti, fondatore della stessa, morto nel castello di Melegnano addi 3 settembre 1402. (Veggasi il mio opuscolo col titolo: Della morte e jfnerali del duca Gian - 14 - gno 18oo (i), e sia anche per murare la prima pietra nella base di sostegno della colonna che ivi doveva sorgere a testimonianza presso le genti future della grande vittoria da lui riportata colà (2). La figura di Galea«zo Visconti e della ricognitione delle sue spoglie nel 188'9. Pavia, 1903, in-8, fig.) Nel cimitero monumentale di questa città fu murata una pietra che reca la seguente iscrizione: CAMILLO CAMPARI RESSE VENT'ANNI SAVIAMENTE IL COMUNE DAL 1796 AL 1815 NELLA VICENDA DI IMPERI POPOLARI TEMPERATI ASSOLUTI EGIDA A VOLTE ESEMPIO OGNORA ALLA CITTÀ L'ANIMO INTREPIDO LA PERSPICUA MENTE VOLSE A FARLA RISPETTATA PROSPERA GRANDE E PRECORRENDO I TEMPI DISEGNÒ FONDARE SCUOLA ISTRUTTIVA AI CITTADINI L'ARCHIVIO STORICO PAVESE INVANO ANCOR DESIDERATO (*) ALLA NOBILE FIGURA DELL'AVO MORTO XIV SETTEMBRE MDCCCXVI I NIPOTI RIVERENTI. (*) Alla fondazione dell'archivio storico pavese contribuì assai il nobile dott. Carlo Bonetta, morto nel I870 d'anni 50, avendo legato i suoi libri e manoscritti di storia patria a favore del Comune. La suppellettile libraria accrebbe di poi pel legato del compianto nostro concittadino nob. comm. Camillo Brambilla, e pel dono fatto dal dott. Carlo Dell'Acqua, di cui trovasi cenno negli Atti del Consiglio Comunale di Paviadalla tornata ordinaria di primavera 1887, alla tornata di primavera 1888 (Pavia, i888, in- 4 alle p. 218219 adunanta 5 dicembre 1889). Dell'archivio storico pavese riordinato dall'erudito e intelligente conservatore del Museo civico di storia patria prof. dott. D. Rodolfo Majocchi, è direttore egli stesso e già pubblicò molte memorie assai interessanti per la storia del nostro paese. (I) BOTTA CARLO. Storia d'Italia dal 1789 al 18z4. Parigi, 1824, in-4 alle pag. 164-165. (2) Nello splendido giornale col titolo: L' IllustraZione italiana n. 28 dell'anno 1901, si trovano importanti disegni relativi alla battaglia di Marengo. Intorno a questo grande combattimento, specie poi di quello che lo precedette perchè avvenuto il 9 giugno 18oo, - 5 questa colonna può vedersi nell' opera La Patria del prof. Gustavo Strafforello (prov. di Alessandria alla pag. 3). Nello stesso volume, alla pag. 13, è riprodotto il disegno dell' arco trionfale di Porta Marengo in Alessandria, una delle quattro porte per cui si accede al suo vasto suburbio esterno, ed alla pag 5, si rileva il disegno della statua rappresentante Napoleone primo Console, scolpita dal valente artista Cacciatori per incarico del sig. Giovanni Dellavo che su porzione della pianura di Marengo costruì nel 1847, un' elegante villa, nella quale si mostrano armi, proiettili, ed altri oggetti stati raccolti sul campo di battaglia. Si dava 1'annuncio collo stesso dispaccio che i Sovrani avrebbero passato il Po a Mezzana Corti, ora comunello della nostra provincia e che era allora luogo di confine fra l'impero francese e il regno d'Italia, per portarsi indi a Pavia, ove avrebbero fatto il loro solenne ingresso nel giorno di lunedì 6 maggio 1805, ben degno oggi d'essere ricordato, ricorrendo il primo centenario da quella data. Parrà strano per verità che 1'imperatore Napoleone I, nel momento da lui ritenuto il più opportuno per recarsi alla Metropoli Lombarda a cingere la corona dei conosciuto sotto il nome di battaglia di Montebello presso Casteggio, raccolse importanti notizie il cav. dott. CARLO GIULIETTI nel suo libro pubblicato a Casteggìo nel 1902 col titolo: Montebello nel Vogherese, spigolature storiche. Ediz. 3. con aggiunte. - Narra il barone CLAUDIO MÉNÉVAL nella recente sua opera intitolata: Mémoires pour servir à l'histoire de Napolon Ier che l'imperatore Napoleone per la visita da lui fatta nel I8o5 ad Alessandria ordinò che si dovesse tenere a Marengo una grande rivista sotto il comando del maresciallo Lannes incaricato delle manovre militari, eseguite sullo stesso campo in cui cinque anni innanzi avvenne il combattimento che prese il nome di Marengo. Riferisce lo stesso Ménéval che l'imperatore Napoleone volle che gli si recasse da Parigi il cappello e l'abito da lui indossato in quella memorabile e gloriosa giornata (Paris, 1894, in-8, tom. I.er, pag. 389-391). 16 - re d'Italia in quella sontuosa Cattedrale con solenne funzione civile e religiosa, si fosse deciso di onorare colla sua presenza per la prima fra tutte le nostre città questa di Pavia, onde visitarvi il celebre suo antico Ateneo. Naturale è la sorpresa, pensando ch' egli non poteva certo aver dimenticato 1'immane scempio che nove anni prima aveva fatto della nostra città per punirla della rivolta contro i suoi soldati, avvenuta nel maggio 1796.I pur troppo ancora noto il sacco da lui permesso ai suoi soldati per vendicarsi della ribelle Pavia, e le stràgi che vi si commisero, senza riguardo a chicchessia, come risulta dalla narrazione di Vincenzo Rosa, testimonio oculare, stampata in Pavia il 16 marzo 1797 (1). Fu gravissimo il castigo, eppure parve già assai mitigato, di fronte al proposito che aveva espresso Napoleone di voler sterminare la città (2). (i) Sul tumulto di Pavia contro i francesi nel 1796 abbiamo una relazione pubblicata dal prof. PIETRO CARPANELLI nel Ma- nuale della provincia di Pavia per l'anno I856; un'altra relazione del sacco dato dai francesi a Pavia nel 1796 si legge nel vol. I' (alle pag. I 56-159) dell'opera Memorie e documenti riguardanti 1F4ancesco Meì d'Eril, duca di Lodi. Milano, I865. - Sull'insurrezione di Pavia del 796 pubblicò una Memoria il prof. CARLO MAGENTA di Pavia, nella Rivista storica italiana. Torino, 1884, fasc. 2. dalla pag. 273 alla 293. - Anche il prof. SILIO MANFREDI pubblicò sull'insurrezione e sacco di Pavia del 1796 una Memoria storica documentata che uscì alla luce a Pavia nel i9oo, dedicata al nome del compianto Carlo Merkel professore di storia all'Università di Pavia. - Negli uffici della Curia vescovile di Pavia .trovasi esposto in un quadro uno scritto colla firma autografa di Bonaparte, generale in capo dell'armata d'Italia, dettata dal Quartiere generale di Milano il 30 aprile dell'anno 5.0 della repubblica una e indivisibile (a. 1797), col quale prega il vescovo di Pavia di accordare al P. Gregorio Fontana, professore all'Università di Pavia, la sua secolarizzazione da prete regolare a prete secolare. (2) MAGENTA prof. CARLO. I Visconti e gli Sfor<a nel Castello di Pavia. Milano, 1883, in fol., vol. I (testo), alla pag. 783. - 7 - Quali siano stati i moventi di Napoleone I, di quel Grande a cui si volsero sommessi, come aspettando il fato . due secoli L'un contra l'altro armato (i), per voler fare una visita particolare a Pavia non si conoscono, ma si possono presumere. Egli aveva già preso ad amare, ammettendolo nel novero dei suoi più intimi amici, Il'insigne pensatore abate Lorenzo Mascheroni di Castagneta (prov. di Bergamo) professore di algebra e geometria all'Università di Pavia, che qui pubblicando nel J793 il famoso suo libretto: L' invito a Lesbia Cidonia, fu da tutti ammirato come poeta classico. A Napoleone, il più grande genio militare di quel tempo, dedicò, nel 1797, la rinomata sua opera col titolo: Geometria del compasso (2), giudicata dai matematici un vero capolavoro. Tale dedica si compone di bellissimi versi, che è pur bene qui riprodurre, perchè rivelano la nobiltà de' sentimenti patriottici di quell' illustre Autore, morto a Parigi il 14 luglio I8oo0 A BONAPARTE L' ITALICO. Io pur ti vidi con 1' invitta mano, Che parte i regni, e a Vienna intima pace Meco divider con attento guardo Il curvo giro del fedel compasso. E te pur vidi aprir le arcane cifre D'ardui problemi col valor d'antico (I) MANZONI A. Il y maggio. Ode. (2) Pavia, anno V della repubblica francese (1797). Un volume in-8, di pag. 264 con varie tavole. - Nella XV relazione del Regio Istituto tecnico Antonio Bordoni di Pavia, dettata dall'illustre suo preside cav. uff. prof. Celso Bonomi, fu da lui pubblicato una bella Memoria commemorativa di Lorenzo Mascheroni, nella ricorrenza del I. o centenario dalla sua morte (pag. 73 alla 86). 18 Geometra Maestro, e mi sovvenne Quando l'Alpi varcasti Annibal novo Per liberar tua cara Italia, e tutto Rapidamente mi passò davanti L'anno di tue vittorie, anno che splende Nell'abisso de' secoli qual sole. Segui 1'impresa, e con 1' invitta mano Guida all' Italia tua liberi i giorni. Ciò premesso, si comprende ben facilmente perche tanto interessasse a Napoleone di approfittare di una occasione propizia per dimostrare il suo attaccamento alla rinomata sede lombarda delle scienze e delle lettere illlustrata pur tanto dal Mascheroni (i), e della quale era astro fulgidissimo quell' Alessandro Volta ch'egli conobbe ed ammirò a Parigi nel 18o0, avendo assistito il 7 e 12 novembre di quell' anno agli esperimenti fatti dal Volta all' Istituto di Francia colla pila di sua invenzione. Ne rimase così estatico il Bonaparte, che visitando un giorno la biblioteca dello stesso Istituto nella quale era stato eretto un trofeo di corone d' alloro in onore di Voltaire come rappresentante il genio francese, giunto dinanzi a quel trofeo che recava nel mezzo le parole: AU GRAND VOLTAIRE pensando quanto più fosse dovuto tale onore al genio italiano ch'egli ben ravvisava in Alessandro Volta, il Galileo dei nostri tempi, avvicinatosi al trofeo, raschiò coll'unghia le tre ultime lettere, e lesse: AU GRAND VOLTA dando così un esempio preclaro della grandezza dell'animo suo. Devesi al celebre scrittore francese Victor (i) Le poesie edite ed inedite di Lorenzo Mascheroni furono raccolte e pubblicate per cura di DEFENDENTE SACCHI. Nel I82 se ne fece una 2 .a edizione accresciuta di nuove poesie. - 19 Hugo la notizia di questo aneddoto, che onora la memoria di Alessandro Volta e del suo encomiasta Napo. leone I ad un tempo, notizia che troviamo riferita alla pagina 90 dell' importante libro edito a Milano nel 1879 col titolo: Alessandro Volta a Parigi, dettato dall'illustre nob. avv. Zanino Volta, nipote di quell'insigne professore, con documenti inediti e facsimile. Animato com' era da tali sentimenti, non reca più sorpresa se 1'imperatore Napoleone I, nel suo arrivo a Pavia, addì 6 maggio 1805, abbia voluto qui trattenersi ben due giorni, tanto egli desiderava di visitare questa nostra celebre Università (I). Da Alessandria, come si disse, pervenne ' avviso che la Coppia Reale sarebbe giunta a Pavia il 6 maggio 18o5, facendo sosta dapprima a Mezzana Corti. Napoleone aveva ordinato che sulla sinistra sponda del Po dovesse portarsi il 1.0 reggimento dei cacciatori a cavallo, destinato a scortarlo fino al palazzo del marchese Luigi Botta in Pavia. Aveva questi allestito le sale della vasta sua abitazione colla maggior pompa possibile, tenendosi molto onorato di accogliere ed ospitare nel suo palazzo, dietro anche desiderio espresso dal Municipio, le LL. MM. II.RR. al loro arrivo in questa città (2). (i) Singolare contrasto delle vicende umane 1 Chi avrebbe mai distanza di soli i6 anni da questa data, non solo detto che alla sarebbe stata annunciata la morte di quel celeberrimo capitano avvenuta addi 5 maggio 1821 nell' isola di Sant' Elena, ma ricordato altresì che la di lui salma stava esposta nei giorni 6 e 7 di maggio di quell'anno. Eppure fu proprio così! (2) Il Municipio così scriveva allora al marchese Botta Adorno: " Vi partecipo che S.M. 1'imperatore entrando in questo Regno " vuol degnarsi di onorare per la prima la nostra città, e che si " intende assegnare al Sovrano un palazzo conveniente alla sua di" gnità ed unicamente riservato al medesimo ed al corteggio vi" cino alla sua persona. Quanto alla scelta del palazzo, il vostro " è il più adatto per tutti i rapporti all' importanza di un tale ser- -20 - Napoleone giunse a Mezzana Corti (ove ebbe i natali nel 1788 Antonio Bordoni che divenne celebre professore di matematica) alle ore 18 del 6 maggio, e conformemente alle prescrizioni emanate dal sig. Longo, prefetto del dipartimento d' Olona, venne fatta una salva di 6o colpi di cannone, stata ripetuta a Binasco, a Milano, non che in tutte le piazze forti del regno sino alle rive dell'Adige e dell'Adriatico. Nello stesso tempo si dovettero suonare le campane in tutta l'esten sione dello Stato (i). Acclamata la Coppia Imperiale da numeroso popolo festante (2), ed attraversato il Po in elegante buccintoro, ornato con drappi di damasco rosso e bianco (i colori della nostra città) e condotto da barcaiuoli in costume di marinai, si toccò la sponda sinistra del fiume, ove era stato costruito un padiglione a broccati, a fiori, a specchiere. Ivi seguì il primo " " " " vizio, persuasi che animato voi pure, rispettabile signore, di quello stesso zelo e decoro con cui si distinsero sempre in simili impegni i chiarissimi vostri Maggiori, non lascerete di pareggiarli in si propizia occasione, disponendo che il palazzo medesimo venga " allestito pel divisato alloggio ,,. Il marchese Luigi Adorno Botta così rispondeva: " Corrispondendo all' invito che cotesta Ammi" nistrazione Municipale si è degnata farmi in data del 26 aprile " per l'allestimento della mia casa per l'alloggio di S. M. 1'im" peratore e re nostro Sovrano nell' imminente fausta occasione " che viene a felicitare dell' augusta sua Presenza la nostra città, " mi fo un dovere di rassegnarle, che mi recherò a somma gloria " di mettere tutti gli appartamenti nobili di detta mia casa a di" sposizione della M. S. I. e R. per il giorno indicatomi. Mi lu" singo però che codesta Amministrazione riconoscerà colla sua " saviezza indispensabile, che la mia famiglia di servizio possa " restare in casa, anche per prestarsi colla sua opera a tutto quello " che potrà esigere 1' I. R. servigio. Mi rassegno con distinto ri" spetto (I) Luigi Adorno Botta ,. Giornale italiano. Milano, 4 maggio 1805 , num. 53, alla pag. 218. (2) Giornale italiano. Milano, 8 maggio 1805, num. 55, alla pag. 224. -- 21 - ricevimento delle Autorità che colà si erano recate per presentare ai Sovrani 1'omaggio del loro ossequio, alle quali stavano a capo il vice-presidente del regno d'Italia Francesco Melzi d' Eril, il Prefetto del Dipartimento d'Olona sig. Longo, residente in Milano, e il Podestà di Pavia Camillo Campari, strenuo tutore degli interessi della nostra città, che colà era giunto cogli assessori Flaminio Trovati e Camillo Capsoni. Furono questi i primi a felicitare la Coppia Imperiale pel suo fausto arrivo. Al Podestà Campari presentato dal Prefetto, rivolse subito, con bel garbo, la parola Napoleone, dicendo: a Oh siamo un'antica conoscenza! " Lo ricordava ancora in quel momento quando nel 1796 perorava presso di lui a favore della nostra città, non colpevole degli eccessi cui si era pur troppo lasciata trascinare. Pronto il Campari rispondeva a Napoleone: ,, Vorrei, Maestà, che dimenticaste quelle giornate n, ma egli subito soggiunse: a Fate animol I pavesi beneficati dall'Austria fecero per lei una rivoluzione; vi assicuro (mettendo la mano sulla spalla del Campari) che non trascorrerà molto tempo che essi, all'occasione, sapranno fare una rivoluzione anche per me n. Queste parole ricordava perfettamente il figlio avv. Giacomo di sempre cara memoria morto nonagenario il 22 marzo 1883, all'operoso professore ed ottimo mio amico comm. Carlo Magenta (i), e che lo stesso Campari (I) MAGENTA prof. CARLO. I Visconti e gli Sfor(a nel castello li Pavia e loro attinente con la Certosa e la storia cittadina. Milano, 1883, in-fol., vol. I (testo), alla pag. 785. Nel vol. II furono stampati i documenti, in gran parte inediti. - In memoria del comm. prof. Carlo Magenta morto di soli anni 54 il 19 settembre 1893 a S. Colombano al Lambro, scrisse e pubblicò il dott. Carlo Dell'Acqua suo intimo amico alcune pagine particolareggiate nella Miscellanea di storia italiana. Torino, 1874, serie 3, II (XXXIII). - Sulla vita e sulle opere dello stesso pubblicò un' importantissima Alemoria documentata e con molta competenza il prof. Pio Fer- - 22 - sovente ripeteva nel circolo dei suoi intimi amici, fra cui si è trovato chi scrive, che dallo stesso pure le udì e raccolse (i). Dal Municipio di Pavia era stato pubblicato il seguente proclama: Regno d' Italia DIPARTIMENTO 1)' OLONA L'AMMINISTRAZIONE MUNICIPALE DI PAVIA Proclama « Pavesi, a Se avvi un momento in cui la propizia sorte ci , lascia un vasto campo alla esultanza del nostro a cuore egli è certamente quello dell' alto onore che a fra le altre tutte va a ricevere la nostra città, dea gnandosi S. M. l'imperatore dei francesi e re d'Italia , di presceglierla pel suo primo ingresso nel regno, e , di fare in essa la sua dimora per qualche giorno con ,,l'Augusta sua Consorte l'imperatrice Giuseppina. ,aUna sì interessante combinazione di cose, che va ,,a stabilire la pubblica e la privata felicità, e la prea ferenza, della quale per somma bontà del Sovrano a viene a gioire la città nostra in questa fortunata oca casione devono essere segnate dal Popolo Pavese rieri, da lui premessa all' opera illustrativa della celebre nostra Certosa, scritta dal prof. Magenta e che vide la luce in Milano nel 1897. In onore di chi seppe dare alla sua patria queste due colossali opere fu murata una bella iscrizione nel vestibolo del castello o palazzo Visconti, nella ricorrenza del V centenario della morte di Gian Galeazzo Visconti fondatore della Certosa. (I) Di ciò che Napoleone disse al Campari e della risposta che questi a lui fece, è cenno particolareggiato anche nel vol. 6 della Storia di Milano dall'origine a' nostri. giorni di Francesco Cusani, Milano, 1867, in-8, alla pag. 151. 23 - a con tutte le dimostrazioni di perfetto omaggio, di a costante giubilo e di decisa riconoscenza. a La vostra Amministrazione Municipale, o Pavesi, a interprete del vostro spirito, non lascia di usare di a tutti i mezzi che sono in suo potere, per adempiere a al dovere che le incombe e come Rappresentante a di voi medisimi, e come quel corpo, che è formato a di invidui, che tutti hanno gloria di appartenere ad a una Patria istessa. a Essa ha già divisato anche secondo le intenzioni « del Consiglio Comunale di far erigere un monumento, a che perpetui la memoria di quest'epoca felice, e a ha date le necessarie disposizioni per procurare di a manifestare al Sovrano i sentimenti dalla sincera vo,, stra venerazione. ,, Questo però è poco, o Pavesi, in confronto della a magnanimità del Monarca e delle graziosità che ci a comparte. Tocca a voi il dar compimento a questa t opera, disponendo gli animi vostri a tutti quei tratti a di vera gioja, di rispetto e di omaggio, che voi pure a riconoscerete doverosi in si favorevole circostanza. , L'Amministrazione Municipale è intimamente per, suasa, che oltre le continue acclamazioni di festosi , Evviva, tutti vorrete distinguervi coll'addobbare le ,, finestre e, le botteghe nel giorno dell'arrivo, e della a dimora dei Sovrani, e segnatamente in tutte quelle a strade, dove essi avranno a transitare, e che finala mente renderete più brillanti queste vostre contrade, a con una straordinaria illuminazione a tutte le finestre a e poggiuoli delle rispettive vostre case nelle notti, <anelle quali faranno permanenza in questa città le a LL. MM. II. e RR., nella qual occasione si daranno a anche alcune feste da ballo gratis nel Teatro Grande, " per la regolare esecuzione delle quali si pubblichea ranno a suo tempo le necessarie discipline. a L'entrata dei Monarchi in questo Regno, e per con- 24 a seguenza nella nostra città seguirà nel giorno 6 del «,corrente mese. Essi entreranno per la Porta del ponte , Ticino passando al palazzo Botta Adorno destinato a pel loro alloggio; l'arrivo poi, e la partenza dei me« desimi verrà annunciato collo strepito dei bellici istro,,menti, e col suono de' sacri bronzi. a L'amministrazione Municipale si ripromette di estasere compiutamente assecondata da' suoi concittadini, a che amano la patria, e conoscono abbastanza l'impora tanza delle cose, e delle favorevoli conseguenze che a ne possono derivare. « Pavia dal Palazzo Civico li 2 maggio " CAMPARI, presidente , MAROZZI, a ]8o0 5. amministratore municipale segretario ,,. GALLARDI RIVOLTA, Quasi contemporaneamente il Prefetto del Dipartimento d'Olona faceva diramare alle Amministrazioni Municipali del Dipartimento stesso la seguente circolare a stampa N. 4427, Sez. 2.": a a L'ingresso di S. M. l'imperatore e re sul ter. ritorio del regno accadrà lunedì 6 dell' entrante a maggio. , All' imbarcarsi delle LL. MM. sul passaggio del a Po, si dovranno suonare le campane in tutta l'estensione dello Stato. ,,L'artiglieria della piazza annuncierà il fausto arrivo. , Affido pertanto 1'incarico alla vostra attività, perdachè in sì memorabile avvenimento al sentirsi lo sparo a dei cannoni, li sacri Bronzi di codesto Comune e a Distretto annuncino al popolo il momento, in cui a le LL. MM. II.e RR. giungeranno nel Regno. , Ho il piacere di salutarvi. a Sott. LONGO. Sott. CASATI, segr. agg. - 25 Nel solenne primo ricevimento delle Autorità convenute a Mezzana Corti per ossequiare i Sovrani, il Prefetto del Dipartimento d'Olona arringò le MM. LL. coi seguenti discorsi: A S. M. L'IMPERATORE. , Sire, , Ho l'onore di presentare a V. M. I. e R. le sincere « felicitazioni del Vostro Dipartimento d' Olona. Alla U gioja comune nel rivedere 1'Eroe, che più volte ci ha u dato una esistenza politica, alla sorpresa generale u nel rimirare fra noi il Sovrano, che ha ridonato , pace, leggi e religione alla Francia, in noi si unisce , anche la certezza che voi venite a compiere la noSstra felicità. Il voto unanime di tutti i buoni vi ha , chiamato al Regno d' Italia, ed accettando Voi quea st'omaggio della Nazione Italiana, ci assicurate ab,,bastanza che vorrete innalzarla a quegli alti destini , cui l'è dato di poter giungere. In ogni parte dello , Stato, e massimamente nella fedele Milano, Voi non í< troverete se non se uomini penetrati di ammirazione , per la Vostra grandezza e di gratitudine pei Vostri ,,beneficii. Degnatevi, o Sire, di accettare 1' espresa sione di questi veraci sentimenti, cui tanto più vo,,lentieri v' offro, quanto sono certo che sono anche a quelli dell'intera Nazione n (i). (i) Vedi Giornale italiano. Milano, Ii maggio z8o0, n. 56 alla pag. 231. S. M. si degnò rispondere: " Essere intimamente persuasa del buon cuore e dell'affezione de' milanesi e degli altri suoi popoli del Regno; che lasciando il suolo della Francia non aveva cangiato condizione, essendo sicura di non essere meno amato di qua che al di là delle Alpi ,, (idem, id. pag. 2:5)). - 26 A S. M. L'IMPERATRICE. Sacra Maestà, , In un'epoca sì memorabile per la Nazione Italiana pur dolce di rivedere 1' Augusta Sposa di Napoleone, quella che il Cielo ha fornito di tanti doni per raddolcire le più gravi cure del più grande fra gli Eroi, e di vederla a parte della felicità di quei popoli per i quali ha sempre mostrato tanto interesse! Incaricato di presentarle le felicitazioni del Dipartimento d'Olona, io son ben contento di trovarmi 1'interprete di quei sentimenti che 1' istessa Nazione è impaziente di poter esprimere. V. M. si degni di accettarli colla solita Sua clemenza, e più non ci resterà che abbandonarci a quella allegrezza, cui tutto ci ispira in un momento così fortunato » (I). a è a , a « , « a , a a a Compiuto il ricevimento a Mezzana Corti, la Coppia Imperiale e Reale si avviò diretta alla nostra città, preceduta da un Corpo di Dragoni, guardie d'onore a cavallo, composto di giovani volontari pavesi appartenenti alle più distinte Casate di Pavia e che vestivano marsine di panno bianco con mostre verdi per uniforme, con cappello piumato e stivali all'inglese. Così fu concesso dal Ministro dell' Interno, dietro domanda de' nostri Delegati Municipali (2). Offriamo qui sotto 1'elenco alfabetico dei giovani che facevano parte di quel Corpo, destinato a scortare le LL. MM. nella vi(I) Vedi Giornale italiano. Milano, II maggio I8o5, num. 56, alla pag. 231. (2) Nel Museo Napoleonico di proprietà dell'egregio dott. Luigi Ratti di Milano (via Bigli, i), si conserva una marsina e un cappello con piuma dell' uniforme suaccennata, come graziosamente venni da lui informato. - 27 - sita della città di Pavia (i). Seguivano poi tre carrozze a 6 cavalli ciascuna; indi la splendida carrozza a 8 ,cavalli, entro la quale stavano le LL. MM. scortata da cavalleria, seguita da altre carrozze a 6 cavalli ciascuna, in una delle quali vedevasi il Podestà di Pavia Camillo Campari, il quale recava le chiavi della città sopra un bacile da presentarsi al Sovrano. In altre 6 carrozze a 4 cavalli presero posto i Municipalisti, ed un altro corpo di cavalleria chiudeva il corteo. Da Mezzana Corti si giunse a S. Martino Siccomario e al Gravellone; ivi per cura del Comune dei Corpi Santi di Pavia vedevasi eretta una bella porta trionfale. Altro arco d' onore fece allestire il Municipio di Pavia all' ingresso del Borgo Ticino, ove stavano schierati due battaglioni dell' artiglieria italiana a piedi, ed un battaglione di pontieri francesi. (I) Capo Squadrone: - Bellisomi marchese Aurelio C-apitano: nob. Pisani Dossi Carlo - Tenenti: Pertusi Giuseppe e Vistarini conte Giuseppe. -- Guardie: Bellisomni march. Giuseppe, - Bellisomi march. Carlo Bonfanti Ambrogio - Caminada Giovanni - Cattaneo Samuele di Pieve Porto Morone - Chiappori Pietro - Comi Giambattista, impiegato municipale - De Antoni Gaetano - Ghislanzoni Giacomo - Grupelli Pietro di Costa S. Zenone magazziniere del Municipio, porta stendardo - Grupelli Serra Pietro - Imbaldi Angelo -- Majno marchese Giasone - Martignoni Pietro - Moretti Pietro Antonio, di Villalunga - Orlandi ing. Vincenzo, d'Arena Po - Pasi avv. Angelo - Pasi Pio, imp. municip. - Passerini Siro, di S. Martino - Piccioni Luigi, di Carbonara - Pisani nob. Gaetano - Reina nobile Antonio - Tacchini Giuseppe -. Tenca Antonio - Tenca Giuseppe di Vidiguifo - Uslenghi Vincenzo. Queste notizie descrittive del corteo sono tratte da un Diario ms. del cittadino pavese Luigi Fenini che si conserva nella biblioteca del Museo civico di storia patria in due grossi volumi, nei quali si accennano, giorno per giorno, i fatti più interessanti accaduti in Pavia a cominciare dall' 8 ottobre 17oo00 a tutto il 3i dicembre 1831. Tale Diario ebbe principio nel 1700 per cura dell'avo suo Giuseppe Fenini. - 28 - Sotto l'atrio mantenutosi fino a questi ultimi anni dinanzi alla porta della chiesa di S. Maria in Betlem, si presentava il Capitolo della Cattedrale con croce alzata, ed otto ceri accesi, preceduto dal vicario capitelare prevosto Angelo marchese Bellingeri, perchè vacante la sede vescovile per la morte di mons. Giuseppe Bertieri avvenuta il 25 luglio 1804 (I). (I) IIl Capitolo della Cattedrale era allora composto come segue: Bellingeri marchese Angelo, vicario capitolare prevosto della Cattedrale, morto il I5 novembre 1812, d'anni 77. Beccalli D. Luigi, can. morto il 21 settembre i836, d'anni 72. Berzio D. Domenico, can., morto 1' II maggio 1822, d'anni 77. Brambilla D. Giuseppe, can. arciprete, morto il 28 maggio 1843, d'anni 79. Calcagni D. Giuseppe, can. primicerio, morto il I8 febbraio 1822, d'anni 71. Carena nob. D. Antonio, can. dott. S. T., morto il 23 maggio 1838, d'anni 68. Conti D. Agostino Siro, can., morto il 26 novem. 1815, d'anni 84. Del Pero D. Gerolamo, can. dott. S. T., trasferito nel i8o6 alla Cattedrale di Como. Del Poggio nob. D. Giovanni, dott. in legge, morto il 4 aprile 1824, d'anni 64. Draghi D. Filippo, can. teologo, morto il I8 maggio 1814, di anni 77. Galli D. Giuseppe, can., morto il 12 ottobre I834, d'anni 75 (*). Magnaghi D. Giuseppe, penitenziere maggiore, dott. S. T., morto il io maggio i823. Manera D. Angelo, dott. S. T., morto il 20 ottobre 1805, d'anni 28. Piccotti D. Gio. Domenico, cancell. vesc., morto il Io febbraio 1820. Quattromi D. Ambrogio, arcid., morto il 24 dicembre 1820 (**). Robecchi nob. D. Gio. Battista, can., morto il 25 dicembre 1809, d'anni 68. Vitali D. Giovanni, can. decano, dott. S. T., morto il 6 febb. 1852, d'anni 85. (*) Insegnò all'Università ove fu eletto Decano della Facoltà filosofica nel1' anno scolastico 1820-21. Nel seminario di Como fu professore di Storia ecclesiastica e di Teologia dogmatica. Nel i8o0 fu nominato dal Governo Cisalpino canonico della Cattedrale. Scrisse e pubblicò la Biografia del card. Sigismondo de Gerdil, tanto stimata dagli intelligentì. (*) Pubblicò in Milano nel 1803 una sua Memoria col titolo: Notizie sincere e documentate sul trasporto alla Cattedrale di 'Pavia del sacro de- posito, altare ed urna di S. edgostino. 29 Il ponte sul Ticino era stato trasformato in una galleria a fiori ed a colonne listate di damasco. Accolta la Coppia Imperiale fra i più esultanti evviva del popolo, salutata dallo sparo dei cannoni e dal suono di tutte le campane della città, fece il suo solenne ingresso in Pavia, della quale si vedevano tappezzati in gran parte i muri con arazzi e damaschi; le vie erano tutte sparse di fiori (I). I ricchi gareggiavano fra loro, desiderosi di accogliere nei loro palazzi gli illustri personaggi che qui convennero per onorare la presenza degli Augusti Sovrani. S. A. R. il Principe Eugenio Napoleone Beauharnais fu ricevuto dal marchese Corti nel suo palazzo presso la basilica di S. Michele. La maestosa carrozza entro la quale stavano i Sovrani, era tratta da otto cavalli, ed a quella facevano seguito molti altri cocchi pei Ministri, Consiglieri di Stato ed Ufficiali di Corte scortati da mamalucchi (2) nel loro abito egiziano di gala. Alla porta Ticino leggevasi la seguente iscrizione: MAGNO ET INVICTO GALLORUM IMP. ITALIAE REGI NAPOLEONI I ITALICO AEGYPTICO ELVETICO GERMANICO ITALICO ITERUM CIVITAS PAPIENSIS PRESENTEM REGEM SUUM VENERATA ET AUG. EIUS CONJUGEM JOSEPHINAM OMN. VIRTUT. ILLUSTREM FIERI PONIQUE IUSSIT NON. MAII AN. MDCCCV. REGN. ITAL. I. Dal ponte sul Ticino fino al palazzo Botta, guardato da ioo studenti a piedi che facevano il servizio d'onore, come aveva espresso desiderio lo stesso Napoleone al (i) BOTTA CARLO. Storia d'Italia dal 1789 al 1814. Parigi, 1824, in-4, alla pag. 166. (2) Parola araba che vuol dire uomini posseduti in proprietà (schiavi). - 30 prefetto del Dipartimento d' Olona, debitamente addestrati alle armi e comandati dai professori (I), le vie erano tutte sfarzosamente illuminate; a stento poteva procedere la carrozza imperiale fra la immensa moltitudine di popolo accorsa per assistere al grandioso ed imponente spettacolo. Giunse il corteo imperiale dopo le ore 2o al palazzo Botta sulla porta del quale leggevasi: Palazzo imperiale e reale. L' edificio riccamente addobbato presentava la sua fronte illuminata da grossi ceri forniti dal Municipio. (1) Offriamo il discorso letto dal rettore dell' Università professore Tomaso Nani agli studenti che volonterosi si inscrissero per essere guardia d'onore a S. M. 1'imperatore dei francesi e re d'Italia, nel momento in cui ad essi consegnò la bandiera mandata a tale scopo dal Governo: « Ecco, studiosi e valorosi giovani, il vessillo sotto il quale dovete formare la guardia d'onore all'augusto imperatore de' Francesi e re d' Italia, Napoleone. « A quest'onorata insegna, che il Governo per mio mezzo vi affida, voi siete riconosciuti per que' degni giovani, ne' quali il benefico nostro Monarca ha specialmente riposta la sua confidenza. « \ell' importante esecuzione di un dovere tanto per voi illustre ed onorevole, la vostra saviezza vi diriga, il vostro coraggio non vi abbandoni. Sovvengavi, che Minerva, a cui avete consacrate le vostre cure, uscì armata dal cervello di Giove, e prestò ad esso efficace soccorso non meno colla scorta della sapienza, che con quella del valore. « Io, ed i miei illustri colleghi, che vi fanno corona, siamo nella dolce lusinga, che tutto sia per corrispondere alla nostra aspettazione, e che la vostra condotta debba rappresentarvi al Sovrano d' Italia giovani degni' della sua considerazione e de' benefici suoi riguardi ». (Veggasi il Giornale italiano. Milano, i maggio 18o5, n. 56, alla pag. 252). Il quartiere del battaglione degli studenti pel servizio d' onore di Napoleone I in Pavia nel 18o5, stava nel gran cortile unico del Leano all' UniVersità, che già serviva di piazza d'armi e circolo militare. (PAVESI prof. PIETRO. La strada delle catene. Pavia, 1897, alla pag. 24. Veggasi anche 1' opuscolo dello stesso col titolo: Date riguardanti gli Istituti Universitari di Pavia. Pavia, I905, alla pag. I1). I Sovrani furono ricevuti colla maggiore esultanza dal popolo e colla più squisita gentilezza da sei Dame d'onore scelte a tale nobilissimo ufficio nelle persone delle illustri signore: Marchesa Teresa Botta-Adorno nata Beccaria. Contessa Giuseppa Gambarana dei marchesi Corti. Contessa Eleonora Paleari de' conti Origoni. Marchesa Antonia Corti nata Locatelli. Marchesa Teresa Bellisomi de' conti Giorgi di Vistarino. Marchesa Maria Belcredi nata marchesa Rosales Ordogno. Entrati i Sovrani nella maggior sala, Camillo Campari quale Podestà del Comune presentò 1' omaggio del Municipio e le chiavi della città che l'Imperatore appena toccò in segno di gradimento, rivolgendogli subito parecchie domande, alle quali il Campari rispose con molto ordine e finezza ammirabile. Dall'Università venne, a titolo di riverente devozione, presentato all'Imperatore il seguente indirizzo: , Sire, « Voi assicuraste due volte colla vittoria la sorte d'Italia, e due volte fra i travagli delle armi stendeste la mano generosa alle scienze profughe e mal sicure. Allora fu che questo tempio sacro alla scienza venne da Voi rialzato all'antico splendore. Chiamati noi sotto l'ombra del vostro scudo all'onorato minia stero del suo culto, fummo ognora penetrati da pro, fonda riconoscenza. Il popolo francese vi pose in ,,capo la corona imperiale, ma gli italiani vi prepara« rono quella degli antichi loro Re; essi ve la offera sero, voi l'accettaste, e la vostra fronte piena d'alti « pensieri si fregerà d'un duplice diadema. Questo è a l'istante, che apre libero il campo alla nostra grati« tudine, e che ci guida a depositare a' vostri piedi « , " " « 3 S32 «. l'omaggio solenne della nostra comune esultazione. , Voi, cui circondano le pacifiche non meno che le a guerriere virtù, accogliete il rispettoso nostro india rizzo e vogliate esserci Padre e Nume tutelare. Apa prenda da Voi la posterità, che il genio delle armi (i unito a quello delle scienze e delle arti forma la fea licità delle nazioni. Venite adunque fra noi, benefico a e magnanimo Eroe; per Voi si diffonderanno vie a più tutte le fonti del sapere. Già 1'Italia, I'illustre a patria dei Virgilii, dei Galilei, dei Raffaelli, ingrana disce le sue speranze sotto i potenti Vostri auspicii. a Il cielo vi formò per le grandi cose, e poichè tutto a vi diede, vi conceda- lunghi e sereni giorni, onde a compiere l'opera della vostra-beneficenza, e gli alti a destini che ci avete preparati (x). , Di V. M. I. e R. a Umilissimi e fedelissimi sudditi , NANI, rettore (2) a BRUNACCI, decano della facoltà fisico-ma- tematica (3) ,, RAGGI, decano della facoltà medica (4) a REssI, decano della facoltà legale , (5). (i) Pubblicato nel Giornale italiano. Milano, 6 maggio i8o5, n. 54, alla pag. 222. (2) Nani Tomaso, da Morbegno, d' anni 44, professore di diritto criminale, morto in Milano il 19 agosto I813. (3) Brunacci Vincenzo, da Firenze, d'anni 37, professore di calcolo sublime, morto in Pavia il 16 giugno 1818. Fu sepolto nel cimitero di Pavia, ove leggevasi la seguente modesta iscrizione posta a suo ricordo: VINCENTIO BRUNACCI IN ATHENAEO TICINENSI MATHES. PROF. QUIETEM AETERNAM DEPRECAMINI OElIT XVI JUNII ANNO 1818. (4) Raggi Giuseppe, da Pavia, d'anni 53, professore di patologia e medicina legale, morto in Pavia il 19 gennaio 1816. () Ressi Adeodato, da Cervia, d'anni 37, professore di economia pubblica, morto a Venezia nel gennaio 1822. - 33 -- Poco dopo i Sovrani sedettero a pranzo, insieme ai Ministri ed ai Consiglieri di Stato. Nella mattina del 7 maggio 1' Imperatore, alle ore 4. 30, uscito a cavallo dal palazzo Botta, unitamente a sette Magnati di Francia, pure a cavallo e scortati da sei giovani a cavallo della Guardia d' onore di Pavia, L'antico monastero di S. Paolo presso Pavia distrutto nel 1856. si recò a visitare il Castello, palazzo, dei Visconti e degli Sforza (i), e vi rimase un'ora. Indi si portò a vedere il magazzino delle polveri collocato nell'antica soppressa chiesa dello storico monastero di S. Paolo, che faceva tanta bella mostra di sè, elevandosi sopra un ampio rialzo di terra a guisa di collinetta in pros(i) Una splendida illustrazione di questo castello fu pubblicata nel 1883, come già si disse, in due volumi in-fol., dal compianto prof. commta. Carlo Magenta. 34 simità dell'antica Porta di S. Maria in pertica, sul1'area della quale sorse nel I868 una nuova Porta dedicata al nome della valorosa famiglia Cairoli. Tale monastero fu pur troppo distrutto nel 1856, e fu sostituito da un nuovo fabbricato ad uso villa dal chimico sig. Augusto Iemoli di questa città. Divenne ancor più storico quel monastero dal giorno in cui dopo la sanguinosissima battaglia del 24 febbraio 1525, avve- nuta sotto le nostre mura fra 1'armata di Carlo V e l'esercito francese comandato dal re Francesco I, rimase questi prigioniero e condotto in quel monastero per essere curato della ferita da lui riportata in quel giorno, che fu per esso e per la sua armata tanto fatale (i). Fu in quel monastero che Francesco I scrivendo a sua madre Luigia di Savoja subito dopo la disastrosa battaglia, disse: De toutes choses ne m'est demeure que l'honneur et la vie sauve (2). Quali pensieri rivolgesse alla mente Napoleone I visitando quello storico monumento, nessuno seppe dirlo (3). (i) La veduta di quel bellissimo monastero fu ritratta ad olio dal vero nel 1849 dal bravo pittore Francesco Trecourt (morto a Pavia il 22 giugno 1887 d'anni 76) in un bel quadretto che si conserva nella civica scuola di pittura. Una copia di mano dello stesso è posseduta dall'autore di queste pagine. (2) Lettera di Gerolamo Morone gran cancelliere del duca Francesco Sforza di Milano indirizzata allo stesso in data 24 febbraio 1525, con cui gli annuncia di aver visitato nel monastero di S. Paolo presso Pavia il re Francesco I di Francia rimasto prigioniero nella gran battaglia di Pavia avvenuta in quello stesso giorno. Fu pubblicata alla pag. CLVII del vol. 3.0 della Miscellanea di storia patria edita per cura della R. Deputazione di storia patria di Torino. (Torino, 1865). 11 testo preciso di quella lettera fu anche pubblicata dall'autore di queste pagine nel suo libro Il Comune dei Corpi Santi di Pavia e Cà de' Tedioli (Pavia, 1877, in-8, con 24 tavole. Veggasi alla pag. 167). (3) Fu a questo monastero che fecero capo addi 20 ottobre I591, il Clero e i nobili di Pavia seguiti da immensa quantità di popolo pel ricevimento di mons. Alessandro Sauli, vescovo di - 35 - Di là passò l'Imperatore al Poligono per assistere agli esercizi militati di manovra del cannone. Ritornato di poi in città, ricevette a mezzodì nel palazzo Botta l'ossequio del Capitolo della Cattedrale e dei parroci della città stati presentati a S. M. da S. E. il Ministro pel culto. L'Imperatore strinse la mano al vicario capitolare marchese monsig. Angelo Bellingeri, dal quale pregato a voler dare alla Chiesa Pavese un pastore degno delle sue antiche tradizioni, rispose che a prese in esame le disposizioni relative al Concordato colla Corte di Roma, saprà dare ai pavesi un vescovo che riuscirà loro ben accetto n. Egli si riferiva all' im- portante Concordato da lui conchiuso nel i80o col papa Pio VII, seguendo le alte ispirazioni del suo genio che si può davvero chiamare patriottico, dacchè aveva ben compreso che con questo suo atto avrebbe posto fine all'era della rivoluzione in Francia, come riferisce il De Norvins nella Storia, da lui scritta, intorno a Napoleone ed al suo grand'esercito (Milano, trad. Barbieri e Fabi, prima vers. ital. sulla 21i ediz. franc., a. 1852, vol. 1.0, alla pagina 242). Certo e che tale suo atto seppe destare il più vivo entusiasmo nella grande maggioranza della popolazione francese e più ancora nel clero, vedendo finalmente restituita la pace a quella grande nazione, consacrata dall'alleanza conchiusa col romano pontificato. Da quella data memoranda è ora trascorso un secolo e ben pare che il Governo francese, omai stanco anche della pace che allietò la nazione francese, voglia ritornare allo stato di violenza, calpeAleria, traslato alla sede vescovile di Pavia. Da quel monastero mosse lo straordinario corteo pel di lui solenne ingresso nella città di Pavia, ove egli era stato laureato e nel 1561 applicato ad lecturam philosophiae ordinarianz.Rammentiamo volentieri questo fatto ora che nel maggio 190o si celebrarono nella Cattedrale grandi feste religiose per l'avvenuta canonizzazione di quel celebre professore, stato inscritto nell'albo dei santi. - 36 - stando affatto ogni principio di vera libertà ed eguaglianza, pur di nuocere alla religione, della quale ora pur troppo si vogliono disconoscere gli immensi beneficii che continuamente reca alla prosperità sociale. La insistenza con cui il Governo francese chiede la separazione della Chiesa dallo Stato, non può essere approvata che dalle persone amanti del disordine. Merita quindi la più sincera lode 1' on. deputato francese Pichon, il quale nella tornata del 28 marzo 1905 della Camera dei deputati di Francia fece assennatamente osservare che, come uno Stato non può sussistere senza morale, e non vi può essere vera moralità senza religione, così si dichiarava contrario al proposto progetto di legge, ritenendolo disastroso per la Francia, mentre rivolse parole di lode alla memoria di Napoleone il grande, quando primo Console della Repubblica francese seppe, pel vero bene della Francia, addivenire ad un concordato colla Santa Sede. La storia dovrebbe esserci maestra della vita, ma gli uomini sono sempre pur troppo cattivi scolari. Nel 1807 Napoleone eleggeva pel governo della diocesi di Pavia monsignor Paolo Lamberto D'Allegre di Torino, canonico e vicario generale di Novara, che fu consacrato vescovo di Pavia a Milano il I.o novembre di quell'anno col titolo di arcivescovo d'Amasia. Fu personaggio intimo di Napoleone, dal quale fu elevato al grado di Consigliere di Stato e Conte del regno d' Italia (I). (I) Questo prelato tanto favorito da Napoleone mori a S. Zenone Po nella provincia di Pavia il 6 ottobre I821, come riferisce mons. Francesco Magani nella sua Cronotassi dei vescovi di Pavia (Pavia, 1894, in-8, alla pag. i20). La morte di mons. D'Allegre intimo di Napoleone, come si disse, avvenne alla distanza di soli 5 mesi precisi da quella di Napoleone, seguita come è noto, a Longwood nell'isola di Sant' Elena addi 5 maggio 1821. 37 - Non è cenno che i Sovrani si fossero recati a visitare la nostra Cattedrale, ma vi erano attesi. Sulla porta maggiore di essa stava appeso un grande cartello ornato dell'aquila imperiale ad una sola testa e dell'arma del regno d' Italia, sul quale leggevasi la seguente iscrizione: NAPOLEONI GALLOR. IMP. ET ITAL. REGI P. F. A IN POSSESSIONEM REGNI ITAL. CUM AUGUSTA CONJUGE PROFICISCENTI ECCLESIA TICINENSIS AUSPICATISSIMO ADVENTU LAETISSIMA OCCURRENS ET ANTISTICUM SUORUM VESTIGIA LEGENS INVICTISSIMO PRINCIPT CATHOLICI NOMINIS AMPLIFICATORI ET PUB. PACIS CONCILIATORI INCOLUMITATEM REGNIQ. DIUTURNITATEM IN POPULORUM SALUTEM A D. O. M. PRECATUR (I). Alle ore 13 S. M. ricevette in udienza i membri del Municipio, presentati dal Podestà Campari con un discorsetto col quale chiedeva più cose nell'interesse del Comune e suo territorio, e specialmente perchè non (I) Da registro ms. che si conserva nell' archivio del Capitolo della Cattedrale abbiamo tratta questa iscrizione. - fosse altrove 38 - trasferito il nostro Ateneo. Intorno a questo punto assai interessante, Napoleone rispose subito: , L' Università esiste da secoli a Pavia, nè conosco motivo perchè non abbia a rimanervi (i). L'Università degli studii a Pavia nell'anno 180o5 . Della sua premura a vantaggio della stessa, aveva già dato prova fin d'allora che era Primo Console della (I) VIDARI avvv. GIOVANNI. Frammenti cronistorici dell' agro ticinese (Pavia, 1892, in-8, ediz. 2.a, vol. 4, alla pag. 196). Il necrologio di questo operoso ed esimio nostro concittadino scritto dal dotto conservatore del Museo civico di storia patria prof. Rodolfo Majocchi, fu pubblicato nel Bollettino storico pavese dell'anno 1894, dalla pag. 91 alla 115. 39 - Repubblica Francese (i) col decreto emanato in Milano il 4 messidoro, anno VIII della stessa Repubblica corrispondente alla data 23 giugno 18oo, col quale ordinò il riaprimento della celebre Università di Pavia, come ivi è detto, stata chiusa per la invasione degli austriaci, provvedendo in pari tempo alla sua riorganizzazione (2). Esprimendo ai municipalisti che gli presentarono omaggio, il vivissimo suo desiderio di visitare 1'Università per prendere cognizione di quanto vi si operava a profitto degli studii, decise all'istante di recarvisi, anche per ringraziare dell'ossequioso indirizzo che al suo arrivo in Pavia gli era stato presentato dal Rettore e dai Decani delle rispettive Facoltà (3). (I) Fu col I8 brumajo 1799, corrispondente al 9 novembre stesso anno, che Bonaparte sciolto il governo del Direttorio in Francia, creò il Consolato, nominandosi egli stesso primo console. Fu il Io maggio 1804 che gli fu presentato 1' Editto senatorio che gli conferiva il titolo d' Imperatore creando ereditario nella fami glia di lui il trono imperiale. Il calendario repubblicano ebbe vita col 22 settembre 1792 e rimase abolito col 3I dicembre r8o5 (CARRARESI G. CESARE Cronografia generale dell'era volgare dall'anno I al 2ooo. Firenze, 1874). (2) Memorie e documenti per la storia dell' Università di Pavia. Pavia, 1877, in-fol., parte I1 (documenti) alla pag. 44. (3) Siamo lieti di poter offrire la veduta dell' Università, come era allora, alla quale era congiunta l'antica chiesa del monastero del Leano, stata di poi soppressa e ridotta pei bisogni dell' Università, allorchè questa venne ingrandita. La veduta da noi data fu tratta da un disegno di Zaccaria Re, già pubblicato dal grande ufficiale della corona d'Italia prof. Pietro Pavesi in una interessantissima Memoria storica col titolo: La strada delle catene, comparsa nell'Annuario della R. Università di Pavia per l'anno scolastico 1896-97. Le più vive grazie siano rese al suddetto professore, già sindaco di questa città, avendo permesso la riproduzione di quel disegno nella presente Relazione. - 40 - All'ingresso dell'Università leggevasi maggiore la seguente epigrafe: sulla porta NAPOLEONI GALLORVM . IMPERATORI ITALIAE . REGI P. F. A BONO . LITERARVM . NATO ATHENAEVM . TICINENSE GESTIENS PRAESENTIA . RESTITVTORIS . SVI P. NONIS . MAIIS . ANNO . REGNI . ITAL. I (I). L' incarico di rivolgere un complimento in francese all'augusto visitatore Napoleone I, fu dato al professore d'eloquenza Luigi Cerretti, il quale così si espresse come viene qui letteralmente trascritto colla vecchia ortografia: a Sire, a Il y a déjà dix siècles que votre illustre modèle « et devancier Charles Magne honora comme vous í< cette Université et cette ville de son auguste préd sence; mais quelle diversité de son arriveé à la votre! ,, Excellent dans la politique et dans la guerre, rude <í dans la littérature, il y vint puiser les éléments des « ,, « , ,, sciences qu'il méconnessoit et qu'il aimoit et il en tira presque tous les savants pour les amener avec Pierre de Pise son Instituteur a Paris. Votre Majesté au contraire y porte le cortège de toutes les sciences et si Elle (les) protège c'est pour générosité, pas (I) Giornale italiano. Milano, II maggio i8o5, n. 56, alla pag. 232. - 41 - , ,, , , ,, ,, ,, pour besoin. C'est donc avec raison que nous devons plus de remerciments à Votre Majesté que nos ayeux n'en ont témoigné à Charles Magne, et que les arts et les sciences n'ayant autre à vous donner que leur reconnaissance travailleront à l'envi pour se rendre plus dignes de votre protection et pour perpétuer dans leurs fastes la célébrité de ce jour n (I). Si mostrò molto soddisfatto Napoleone pel grazioso saluto e stava ringraziando tutti i professori pel loro omaggio, quando il Rettore Nani rivolgendosi a Napoleone lesse all' augusta sua presenza il seguente indirizzo: a a Sire, , Allorchè, superate per impervii sentieri le Alpi, volaste con inaudita celerità (2) a fissare ne' vicini (I) La minuta dell'originale francese, tutta di pugno del Cerretti con molte cancellature, si trova nell'archivio dell'Università, ed ivi pure si conserva in un nitido manoscritto un dramma inedito del prof. Cerretti col titolo: Il giudizio di Nunma che si risolve in un componimento adulatorio del primo Napoleone. Intorno a questo dramma si legge volentieri la Nota del nobile avv. Zanino Volta presentata al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere dal membro effettivo Bernardino Biondelli nell'adunanza del I.o marzo 1883 e stampata nei Rendiconti del suddetto R. Istituto, vol. XVI, serie II, pagg. 261-268. (2) Chi avrebbe mai detto che alla distanza di un secolo gli impervii sentieri delle Alpi sarebbero stati abbandonati per la maravigliosa perforazione del Sempione lunga metri 19,770, compiuta alle 7.20 del 24 febbraio 19o5, come il telegrafo ci portò la lieta n6vella in mezzo alla comune esultanza? Disse benissimo il sindaco di Losanna von Muyden nel suo telegramma inviato al Sindaco di Milano senatore Ettore Ponti: « Le Simplon est percé; à tra« vers la roche des Alpes, Suisses et Italiens se tendent la main. « L'oeuvre de rapprochement entre les nations du nord et celles. « du midi commencée il y a un siècle par le premier Consul - 42 - a campi di Marengo in un giorno solo per sempre i , destini d'Italia, uno dei primi vostri pensieri si fu il a richiamare in questa antichissima sede l'ingenue arti , e le scienze dalle vicende de' tempi allontanate. a Venuto ad assumere la corona di questo Regno, a per tanti titoli vostro, i primi passi pur vi degnate <í di volgere ad empiere colla luce dell' augusta vostra a presenza questo luogo, che la sua risorta prosperità a da Voi riconosce. ,, Giorni sì fausti, come da noi consacrati già sono a alla memoria della posterità, così esigono che ora e a sempre da Voi si faccian palesi que' sentimenti vivi , e profondi di gioia e riconoscenza, onde tutti siam a penetrati, unitamente a questi giovani studiosi ai , quali per sommo onore pur Vi degnaste di affidare a la guardia della Sacra Vostra Persona. í< La protezione che V. M. si compiace di accordare í< alle scienze, ben mostra, quanto il sublime animo a Vostro sia persuaso, che sono esse, non men che l' armi, il più fermo appoggio dei troni; che colla dolce forza della ragione sottomettono esse, e con, tengono spontaneamente i Popoli nell' ubbidienza e a « Bonaparte s'achève aujourd'hui grice aux efforts communs de la « Suisse et de l'Italie ». Ecco la risposta del Sindaco di Milano: « La Ville de Milan, que j'ai l'honneur de représenter, partage « votre exultation et votre joie. C'est avec la plus vive satisfaction « que nous unissons nos voeux aux v6tres. L'oeuvre grandiose qui « vient de s'achever aura la plus heureuse influence sur le pro« grès des deux nations et des nobles cités de Lausanne et de « Milan, dont les affectueux sentiments réciproques ont des tradi« tions si anciennes et si cordiales. Formons ensemble le^souhait, « que ces nouveaux lignes d'amitié soient le commencement d'une « ère nouvelle de paix et de collaboration fraternelle entre les « peuples pour le bonheur de l'humanité, le triomphe de la science « et de la civilisation. - 43 , nel dovere; che il più bello e più luminoso splen, dore costituiscono de' Regni insieme e de' Regnanti. ,, Questa munifica protezione degnisi la V. M. di ,, perpetuarci, come perpetua sarà la fama del Vostro <í nome. Da Carlo il Grande ebbe questo celebre archin ginnasio i suoi primi principii; da Napoleone il Grande « abbia la perfetta sua gloria ed eterna stabilità n (i). Poscia nell' udienza particolare accordata a tutti i professori ed al Rettore dell' Università, pronunciava questi le seguenti parole: , Sire, 4t Se tutto il Regno d' Italia meritamente esulta in <í questa fausta occasione in cui venite ad assumerne ,, la corona, per tanti titoli a Voi dovuta, con più ,, giusta ragione deve esultarne l' Università di Pavia, a che a Voi tenuta è della nuova vita che ha acquia stato e di tutta la sua presente prosperità. í Nuovo motivo di giubilo è ancora per noi l'essere « stati tra primi a tributarvi ne' recinti dell'Insubre í< Ateneo i nostri omaggi, a manifestare la nostra gioja ,, sincera, ad esprimere i sentimenti della nostra viva , riconoscenza. 4aGrati a' beneficii vostri, costanti a' nostri doveri , noi faremo ogni sforzo per formare a V. M. de' sud, diti illuminati, fedeli, utili, virtuosi. ía La continuata generosa protezione, che da Voi, a benefico nostro Sovrano, speriamo, sarà alle nostre a cure e fatiche il più dolce sollievo e il più efficace ,, incoraggiamento n (2). (I) Giornale italiano. Milano, II maggio, i805, n. 56, alla pag. 232. (2) Giornale italiano. Milano, II maggio I8o5, n. 56, alla pag. 232. - 44 - Rese le dovute grazie al Rettore, ai decani ed ai professori, Napoleone espresse il desiderio di entrare in qualche aula d'insegnamento. Dalla Storia di Milano del marchese Francesco Cusani (Milano, 1867, vol. 6.0, pag. 152), si rileva che Napoleone rivolse ad alcuni professori alcune curiose domande: al medico Carminati domandò qual differenza trovasse tra la morte ed il someglio. Confuso del vocabolo infrancesato dell'italiano sonno, il professore avviluppossi in ambagi, confrontando la morte e il suo meglio ! Al matematico Brunacci chiese in che conto tenesse il sistema del celebre astronomo Lalande di Parigi; l'arguto toscano rispose franco che lo paragonava al sistema medico di Brown, bello in apparenza, falso in sostanza. Al criminalista Nani avrebbe chiesto qual fosse la sua opinione sulla pena di morte. Rispose che rispettando il Beccaria ed i giuristi, propugnatori dell'abolizione, era d' avviso essere la pena di morte, in dati casi e circostanze, non solo giusta, ma necessaria. Riferisce il Fenini nel suo Diario ms. già citato, che quell' illuminato Sovrano, seduto sui banchi della scuola come qualsiasi altro studente, assistette alle lezioni dei professori Carminati, Nani, Butturini, Configliacchi, Fattori e del bravo matematico Brunacci, professore di calcolo sublime. Agli studenti di matematica ivi raccolti propose egli stesso un problema, del quale chiese la soluzione, quantunque lo ritenesse forse di grado superiore al loro studio. Si narra che nessuno infatti si presentava al cimento, di guisa che 1'Imperatore stava per dare qualche dilucidazione, come si trova accennato dal prof. Stanislao Perondoli in un opuscolo stampato in Pavia nel 18o8 col titolo: De Napoleone M. apud Insubres scientiarum et bonarum artium vindice atque statore. Adumbratio. In quell'opuscolo infatti alla pag. 42, egli lasciò scritto che Napoleone: Brunaccium - 45 - sublimioris mathesis perspicacissimum professorem docentem audivit, et juniores ejusdem alumnos ad problemata resolvenda invitavit, quibus cum satisfacere conarentur dici nequit, quanta comitate illos ad solutionem invenìendam adiuvaret.E noto che il Brunacci vista tanta titubanza nell' affrontare il quesito, invitò il giovane più distinto che aveva nella scuola, facendogli animo. Mirabilmente riuscito nella soluzione di esso, Napoleone si congratulò con lui, ben augurando del suo avvenire. Era un giovanetto diciassettenne; due anni dopo lo troviamo già chiamato ad insegnare nella scuola militare di Pavia per ordine di Napoleone I, scuola che era. stata qui da lui istituita. Quel giovanetto, nato a Mezzana Corti il 19 luglio 1788, chiamavasi Antonio Bordoni, nel quale il vaticinio di Napoleone si avverò perfettamente (i). Di quanto allora è avvenuto e che molto onora la memoria della giovinezza del professore Antonio Bordoni, è rimasto naturalmente il più caro ricordo nella sua famiglia, e ne faceva ancora menzione pochi anni sono a chi scrive questo cenno storico, una ben amata nipote dello stesso, la sig. Giovannina Bordoni, morta in Pavia il 29 aprile 19o0 di circa 87 anni di età, già distinta insegnante nella I. R. scuola elementare femminile di S. Marino in questa (i) In soli 8 anni aveva percorso tutti gli studi, a cominciare dalle prime scuole fino al termine del corso matematico. Nel 1817' era già professore di matematica pura elementare all' Università. Morì in Pavia il 26 marzo I86o, col grado di senatore del Regno. In onore di lui fu eretta, nel 1864, una bella statua marmorea nella stessa Università dello scultore Antonio Tantardini che ritrae fedelmente l'effigie di quell' insigne matematico. Sorse per nobilissimo pensiero del chiaro ingegnere Achille Cavallini di Milano che costituì a tale scopo uno speciale Comitato, del quale fu segretario il cav. ing. architetto Siro Dell'Acqua, già scolaro e parente del professore sen. Bordoni. P importante l'opuscolo di pag. 72 che fu pubblicato in Pavia nel 1864, col titolo: A ricordanZa di cinque ilhlstri insegnanti nella Università degli studi in Pavia. - 46 - città, ove meritò l'onore di essere premiata con una grande medaglia d'argento. Benemerita fu pur tanto di questa Università tale signora, nata in Pavia il 30 ago. sto 1814, avendo disposto un legato perpetuo di annue L. 500 pel miglior decoro degli studi matematici di questa Università, come è detto nel suo testamento olografo del 17 agosto 1899, depositato il 20 aprile 90oI negli atti del notaio di Pavia dott. Erniliano Ganassini (i). Vuol essere qui subito riferito che il fatto storico avvenuto, come si disse, nella scuola del prof. Brunacci, servi di tema nella civica scuola di pittura pel concorso Frank del 900oo, di cui fu vinto il premio dal sig. Ro- meo Borgognoni. Il dipinto che meritò tale onore, sta esposto nel salone della suddetta scuola. Non si può dire quanta compiacenza dimostrasse l'Imperatore Napoleone I trovandosi fra tanti esimii scienziati che rendevano celebre questa nostra Università, della quale fece conoscere la somma sua importanza storica con singolare competenza I' illustre professore di legge Alessandro Nova nel discorso solenne inaugurale degli studi, letto nella grand'aula di questo Ateneo addì 20 novembre 1859 alla presenza di S. E. il Ministro della pubblica istruzione senatore Gabrio (i) Con questo legato disposto nel suo testamento, la signora Giovannina Bordoni dice di « interpretare le intenzioni e i sentimenti del proprio zio e benefattore 1' illustre prof. Antonio Bordoni, perché quantunque non abbia espresso personalmente questa sua intenzione, mi fu assicurata - come essa soggiunge - da persone stimabili che lo avvicinarono ». Di questa donna benemerita anche dalla pubblica beneficenza cittadina, avendo legato L. 2000o a favore del Pio Istituto dei sordo-muti ed altre L. 2000 alla Pia Casa delle figlie derelitte, tessè l'elogio funebre 1' autore di queste pagine. Il suo nome figura scolpito nella Cattedrale con quello di altre persone che favorirono la continuazione dell'imponente sua fabbrica. - 47 - Casati .(I). Dolevasi però Napoleone che Alessandro Volta, il grande scopritore della pila,: già da lui conosciuto a Parigi nel 8oi ove si era recato dietro suo invito (2) non si trovasse già più all' Università nel 1805, perchè quiescente fino dall'anno 1802 (3). Rammentando egli il suo nome ai colleghi disse: Il lavoro dei grandi ingegni non deve mai riposare(4). Ma non era punto vero che il Volta avesse abbandonato gli studi. Ad intervalli continuò a rivedere Pavia e a dare nuove lezioni all' Università, divenuta celeberrima al cospetto del mondo civile per le portentose scoperte da lui fatte sull'elettricità. Napoleone avrebbe goduto se avesse potuto ammirare la bella statua marmorea rizzata in onore di Alessandro Volta nella nostra Università; e quanto si sarebbe compiaciuto per la nostra città, rilevando che così bel lavoro artistico, dovuto allo scalpello del rinomato comm. Antonio Tantardini (5), sia stato eseguito a tutta spesa di un nostro (I) NOVA A. L'Unioersità. Prolusione per la solenne inaugurazione degli studi nel 1859. Milano, 1862, in-8, dalla pag. 47 alla 247. Egli è questo il più importante lavoro storico compiuto sull'Università di Pavia, che merita sempre d' essere letto e meditato. (2) VOLTA nob. avv. ZANINo. Alessandro Volta a Parigi. Studio cronistorico con documenti inediti e facsimile. Milano, 1879. (3) Sulla coltura letteraria e gli scritti di Alessandro Volta tenne una bella conferenza lo stesso di lui nipote avv. Zanino Volta al Circolo filologico di Como, stata pubblicata in quella città nel 1898 (opusc. di pag. 44). Ancora a Como nell'anno successivo addì I settembre, il valente prof. Rinaldo Ferrini di Milano commemorò degnamente Alessandro Volta agli studenti cattolici, e il suo scritto fu pubblicato a Como nel 1899 (opuscolo di pag. 28). (4) VIDARI avv. comm. GIOVANNI. Frammenti cronistorici dell'agro ticinese. Pavia, 1892, ediz. 2 .a vol. 4, alla pag. 195. (5) E' a deplorare che sorgendo nel centro d'un cortile della Università esposto alla pioggia ed alla neve, vada ogni anno per- - 48 - concittadino, il cav. uff. Carlo.Francesco Nocca, come risulta dalle seguenti parole scolpite nella parte mediana e nella base del monumento. ALEXANDRO VOLTAE CAROLVS FRANCISCVS NOCCA TICINENSIS DE SVO POSVIT ANNO MDCCCLXXVIII. Ben dovuto era questo onore al Volta, anche da parte di un pavese che ne fu grande ammiratore, certo com'era che pur ne' secoli futuri, non cesserà mai di essere glorioso il suo nome nel mondo (I). I professori fecero naturalmente eco a quanto disse Napoleone parlando del Volta passato a riposo, mentre rispettosamente gli esprimevano i sentimenti del loro profondo ossequio, congiunti a quelli di una profonda gratitudine. Ben rammentavano essi come a lui fosse dovuta la restaurazione dell' Università Ticinese, avvenuta, come si disse, con suo decreto del giorno 4 messidoro (23 giugno) 18oo, quando teneva l' alta carica di Primo Console. Ma ben più solenne onore era riservato dall'imperatore Napoleone ad Alessandro Volta che colle sue importanti scoperte contribuì alla maggior gloria della nostra Università. Presso i nipoti di quell' insigne scienziato si conservava il diploma originale portante la firma autografa di Napoleone e del cancelliere guardasigilli F. Melzi duca di Lodi, col quale, come ivi si leggeva, , il nostro caro ed amato Alessandro Volta, fu insidendo di bellezza il finissimo lavoro di quel bravo scultore. Quanto sarebbe desiderabile che si provvedesse con una copertura di cristallo nella sua parte superiore, per sottrarre il monumento all'azione distruggitrice del tempo I (i) Monumento ad Alessandro Volta in Pavia. Memorie e documenti. Pavia, 1878, in-8o. -~ 49 - gnito del titolo di conte, trasmissibile alla sua discenSdenza diretta, legittima o adottiva, di maschio in ma« schio per ordine di progenitura ». Tale diploma collo stemma finamente miniato e col gran sigillo appeso, recava la data dell'II ottobre i8io e la firma di Napoleone apposta nel palazzo imperiale di Fontainebleau (i). Vedata esterna del R,. Collegio Ghislieri. Compiuta visita all'Università, l'imperatore col suo seguito si recò a cavallo a vedere il ponte di barche stato costruito sui Ticino dai pontieri francesi. Di poi (i) 1 testo del diploma trovasi nella sua parte principale riprodotto nell'opera già citata del nob. avv, Zanino Volta col titolo: Alessandro Volta a Parigi. Milano, 1879, alla pag. 262. Distrutto nelPincendio toccato all'Esposizione di Corno 1'8 luglio 1899 fu rinnovato per moto proprio del Re, passò volentieri a prendere cognizione del vasto nostro Collegio Ghislieri, potentissima istituzione che onora grandemente la memoria del pontefice Pio V (Michele Ghislieri) e che con alto intendimento fu da lui creata allo scopo di dare saldo ed efficace contributo all'incremento della scienza e al progresso della civiltà, offrendo in pari tempo la possibilità a giovani ricchi d'ingegno, ma privi di mezzi, di poter essi pure applicarsi agli studi superiori universitari, mentre avrebbero dovuto essere sacrificati al servizio dell'officina o della gleba, pel fatto solo di appartenere alle classi diseredate. Beneficio veramente sommo e degno di lode perenne! Nell'anno i9o, per la ricorrenza del IV centenario genetliaco del papa Pio V, uscirono alla luce due interessanti memorie storiche intorno al Collegio Ghisliein di Pavia; Puna è del comm. dott. Carlo Dell'Acqua pubblicata nel periodico di Milano Il Buon Cuore, I altra del sig. Pier Luigi Bruzzone alla pag. 61 della Rivista di storia, arte e archeologia della provincia di Alessandria. Fu accolto Napoleone al Collegio Ghislieri dal vicepresidente del regno d' Italia Melzi D' Eril e dagli amministratori di quell' Istituto sulla porta del quale leggevasi la seguente iscrizione: NAPOLEONI FRANCORUM IMPERATORI TRIUMPHATORI ITALIAE REGI PACIFERO P.P. R. HUIUS COLLEGII CURATORES MODERATORES ALUMNI IN COMUNI OMNIUM PLAUSU OPTIMI PRINCIPIS TUTELA AUCTI FAUSTA CUNCTA ADPRECANTUR. L'imperatore non potè a meno di ammirare l'opera sapientedel mnunifico pontefice Pio V tutta rivolta a fa- vore degli studi e degli studiosi (i); certo in quel momento gli sovvenne che allo stesso era anche dovuta l'erezione di quel meraviglioso monumento dell' arte cristiana che per -opera sua generosa sorse a Bosco, terricciuola in quel di Alessandria, ove Michele Ghi- Veduta interna del R.Collegio Ghislieri, slieri ebbe i natali nel 1504, e che fu da lui dedicato a S. Croce con edificio annesso per convento dei PP. Do(i) Eppure dopo tutto questo, Napoleone compreso della suprema necessit di dare un'educazione militare alla gioventù italiana, con decreto dato da Milano addi 7 luglio I8o5, convertì in R. Scuola militare tale Collegio, del quale, chi scrive, tessè la storia nel cap. III del libro da lui pubblicato in Milano, nel 1904, col titolo: i S. Pio' V Papa insigne fautore degli studi e degli studiosi, dalIa pag. 53 alla 69 . menicani, ordine religioso a cui egli stesso apparteneva. Napoleone non poteva dimenticare che quando giunse a Bosco nel 1796, quale comandante supremo dell'armata d'Italia, venne ospitato nei giorni 2 e 3 maggio in cui egli fece soggiorno colà, dal Padre Priore di quei monaci che graziosamente volle assegnargli il libero uso della sua camera per tutto quanto avrebbe potuto occorrergli. Per questo doveva deplorare la soppressione fatta nel 1802 della Corporazione religiosa che teneva con molta cura quell'insigne tempio artistico di S. Croce, al quale convenivano da ogni parte le persone più intelligenti per ammirare la preziosa collezione di lavori artistici d' ogni genere che esso possedeva, oltre ad una ricca biblioteca di opere rare. Tolta la Corporazione religiosa che con tanto amore custodiva quei tesori, parve lecito a tutti di poterlo in qualche modo spogliare de' suoi ornamenti, dacchè fu pur troppo lasciato nel più completo abbandono, dando così ragione a quell'antico monito virgiliano che sgraziatamente si avvera anche ai nostri giorni di vantata civiltà: Sic vos Sic v s S. was Sic ve non vobis non vobis non vois non vomis nidificatis aves eftra fertis owes. mnelA ficatis apes, fertis aratra boves. Uscendo Napoleone dal Collegio Ghislieri manifestò la sua piena soddisfazione per ' eccellente condizione in cui ebbe a trovarlo sotto ogni rapporto. Nello stesso tempo però parve preoccupato d'un pensiero che forse allora balenò alla sua mente, per rimediare possibilmente al mal fatto. Certo è che appena giunto a Milano, rievocando ancora così bella memoria, pensò subito al modo di sottrarre dalla minacciata distruzione quel magnifico tempio eretto da Pio V a Bosco, ordinando che ivi si stabilisse una Casa di invalidi.vete- - 53 - rani col nome di Campo di Marengo. Il decreto fu da lui segnato il 21 maggio 1805, cinque giorni prima della sua incoronazione a Re d' Italia, avvenuta, come è noto, nella cospicua cattedrale di Milano nel successivo giorno 26, ove egli stesso colle sue proprie mani presa la corona che stava sull' altare, se la pose in capo dicendo ad alta voce: Dio me l'ha data, guai a chi la toccai Della Chiesa e convento di S. Croce, l'autore di queste pagine, pubblicò una breve Memoria nel suo libro, edito a Milano nel 19o4, a ricordo del IV centenario, come già fu detto, della nascita di Pio V, ma ben migliore e particolareggiata illustrazione seppe fornirci or ora il chiaro prof. ing. architetto Lorenzo Mina di Alessandria, con una elegante monografia di pag. 56 ornata di 5 clicMs e :4 tavole in celerefotografia, col titolo: Della Chiesa e convento di S. Croce a Bosco Marengo (Alessandria). Come monumento dichiarato nazionale, ben pare a tutti che il governo dovrebbe provvedere alla sua conservazione e in modo integrale; è a deplorare invece che all' azione del governo sia subentrata quella sola del Comune a cui venne ceduto. Questo per quanto cerchi di provvedere alla sua conservazione, non potrà mai fare quanto sarebbe pur necessario per ritornarlo all' antico suo splendore. Intanto avviene, al dire dell'architetto prof. Mina, pag. 50, che la chiesa trovasi molto trasandata, e si lasciano asportare dalla loro sede naturale tanti lavori di non poca importanza che passarono al Museo e Pinacoteca di Alessandria con grave detrimento della splendida chiesa di S. Croce. o Non mi a stupirei - dice l'architetto Mina - a che un a bel giorno si involassero (ovvero deperissero a inesorabilmente) le poche opere rare e di gran a pregio che si conservano tuttora nel tem- pio o. Ben giusto è l'allarme da lui sollevato con vero spirito patriottico. Per carità, caveant consulesI - 54 - Era stabilito che dopo il pranzo, seguito alle ore 19, i Sovrani sarebbero intervenuti al Teatro del nobile condominio, che cosi chiamavasi quello che ora è detto Teatro Fraschini,illuminato a giorno con 7 lampadari, ma I'imperatore sentendosi molto stanco, si astenne dal recarsi alla rappresentazione musicale, alla quale invece assistette solo I' imperatrice Giuseppina nel palco riservato di fronte alla scena, a cui sovrastava una corona imperiale di rame argentato. Fu alle ore 22 che essa giunse al teatro in quella sera, stato aperto gratis a tutti, purchè vestiti decentemente. L' imperatrice fu ossequiata nell'atrio del teatro dalle sue dame d'onore e dai municipalisti. La sua presenza allo spettacolo del dramma giocoso in musica di Alessandro Guglielmi col titolo: La fedeltà fra le selve, seguito dal ballo Armida abbandonata di Giambattista Checchi, tratto dal poema II Goffredo di Torquato Tasso, non fu che di una mezz' ora, dopo di che fece ritorno al palazzo Botta. Nel giorno successivo (8 maggio) alle ore io la Municipalità si recò in forma solenne ad augurare felice viaggio alle LL MM, che avevano deciso di partire per Milano alle ore x , ciò che appunto avvenne. Per benedire i Sovrani usciti dal palazzo Botta diretti alla volta di Milano, il Capitolo della Cattedrale si schierò dinanzi alla porta minore della chiesa del Carmine prossima alla piazzetta di S. Pantaleone, detta ora piazzetta di via Roma; funzionava in piviale il canonico arcidiacono giureconsulto Ambrogio Quattromi in rappresentanza del vicario capitolare marchese Angelo Bellingeri indisposto. Gli evviva del popolo salutanti i Sovrani erano incessanti e strepitosi. La splendida carrozza in cui essi sedevano, era condotta da otto cavalli e si vedeva seguita da tre altre carrozze, di cui due. pure a tiro di otto cavalli, ed una a tiro di sei. L'augusta Coppia imperiale che durante iSiiuo sog- - 55 - giorno in questa città era stata onorata con componimenti poetici dettati e pubblicati da un Domenico Pertusi (I), si diresse alla volta di Milano, ove era attesa con impazienza e colle maggiori dimostrazioni di giubilo, in preparazione alla solenne festa d'incoronazione che si doveva compiere il 26 maggio nella Cattedrale di quella cospicua metropoli (2), della quale egli aveva ordinato il compimento della sua facciata (3) stata pur (i) Nell'anno successivo I8o6, un tal G. B. Pacchiarotti di Codevilla, presso Voghera, pubblicò un suo poema di VI canti col titolo: Napoleone raggio della Divinità, titolo che a cominciare dal canto III fu mutato come segue: Il raggio della Divinità ossia Napoleone. (2) L'imperatrice non fu coronata regina, ma fu spettatrice della solenne cerimonia compiutasi per 1' Augusto suo Consorte Amoires assistendo dalla tribuna alla destra dell'altare (MNEVAL. M pour servir lhi'stoire de Napolon I, Paris, 1894, tom. 1, pagina 389). Da una lettera colla firma autografa di Napoleone custodita nella Curia vescovile di Pavia, si rileva che fino dal 24 febbraio x8oS egli aveva scritto al pavese card. Carlo Bellisomi, arcivescovo di Cesena, per ringraziarlo vivamente dell'attaccamento che gli dimostrava e il 21 maggio di quell'annoinvitava lo stesso cardinale a voler assistere alla solenne cerimonia della sua incoronazione nella Cattedrale di Milano, confidando che nessuna legittima scusa sarebbe sorta ad impedire il suo intervento. Vi si recò infatti il card. Bellisomi, e 1' Imperatore, grato per l'ufficio da lui prestato, incaricò S. E. monsig. Codronchi, arcivescovo di Ravenna, a voler presentargli un anello veramente splendido che gli destinò per ricordo. Delle medaglie che furono coniate, commemorative della solenne incoronazione di Napoleone nel Duomo di Milano, S. E. il Ministro dell'Interno Felici, a nome dell' Imperatore, inviò al card. Bellisomi tre medaglie, una d'oro, l'altra d'argento, la terra di rame. Dell'imperatrice Giuseppina si conserva nella Curia vescovile di Pavia, una lettera in data 12 ventoso dell'anno XIII repubblicano diretta al card. Bellisomi per ringraziamento d'augurii e reca la sua firma autografa Josépbine. (3) Correspondance de Napolkon I publiée par ordre de l'empe- reur Napolion III, Paris, 189o , in-8, torm. 32, pag. 247. - E' pur bene qui accennare che anche il Conservatorio di Milano per insegnare la composizione, il canto e la musica istrumentale, fu creato da Napoleone nel 8oS e così pure I' Ordine cavalleresco - 56 - troppo da tanto tempo negletta con grande rincrescimento dei milanesi e di quanti si recavano ad ammirare quello splendido monumento d'arte, celebrato dal barone Méneval proclamandolo orgueii de la Lombardie (I). Delle manifestazioni d'onore rese dai pavesi all' imperatore Napoleone I ed all'augusta sua Consorte durante il loro breve soggiorno tenuto in questa città, si compiacque assai il potente Bonaparte, ond'è che volle darne segno imperituro, volgendo subito il suo pensiero a trovare il modo di poter giovare alle condizioni economiche di Pavia, con una disposizione che doveva riuscire vantaggiosissima al progresso dell'agricoltura e del commercio. Certo è che a lui si deve il decreto con cui statuiva di compiere il Naviglio di Pavia, rendendolo navigabile. L' importanza del beneficio dovuto a Napoleone, induce a riprodurre qui il testo preciso di tale suo decreto: Napoleone I imperatore dei francesi e re d'Italia, a abbiamo decretato e decretiamo quanto segue: " ArT. . -- Il canale da Pavia a Milano sarà reso navigabile. Mt sarà presentato il progetto avanti il SI.o ottobre, e i travagli saranno diretti in modo di « essere terminati nello spazio di 8 anni. AA . 2i- - Il nostro Ministro dell'Interno è inca. ricato dell'esecuzione del presente decreto. « « Mantova, ao giugno 18o5. - « Contrassegnato a Milano, 21 NAPOLEONE. giugno I8So. « Per I' Imperatore e Re « il consigliere segretario di Stato A L.. VAccT » (2). della Corona di ferro fu da lui istituito a perenne memoria della restauraziOne del regno d'Italia, come è cenno nell'opera del nobile Luxor CBRAnTo col titolo: Descriione storica degli Ordini cavallereschi. Torino, J846, in-8 fig7 oLaltpag.. I 7-,_ , (1) Mtav. Mioire pur srr l'bistoire de Napoléon L. Paris, a894, tom. I, pag. 3589 (2) Giornale italiano.Milano, 22 giugno I805, l 74, pag. 349. - 57 - Nè solo per quest'opera commendevolissima (i) si deve la più viva riconoscenza a Napoleone, perocchè egli volle che in Pavia si attuasse una fonderia di cannoni; nel i8o5 it lavoro era già compiuto, per modo che uscirono da quell' arsenale di costruzione i primi mortai (2). Da Bologna così scriveva nel x8o6 al viceré: a Mandate tutte le artiglierie a Pavia, sicché « tutte le italiane siano concentrate in quella piazza n (3). E da Parigi, il 14 marzo 18o6, scriveva: « L'arsenale a di tutti gli stabilimenti d' artiglieria del mio regno (4). « resti fissato a Pavia Pavia finalmente rammenta ancora con piacere come siasi riaffermato qui in quella fausta circostanza il legame di profonda, rispettosa devozione con cui la nobile famiglia Bellisomi di questa città era avvinta al grande Bonaparte.: noto come il cardinale Carlo Bellisomi, nato in Pavia il 30 luglio 1736 e battezzato nella chiesa parrocchiale, ora già da tanti anni soppressa, denominata S. Maria Corte Cremona, ora propria del' egregio industriale Ernesto Lingiardi, fu laureato in diritto civile e canonico in Pavia addi 6 febbraio 1757 consacrato nella basilica Vaticana nel 1775 come arcivescovo di Tiana in partibus infidelium (città dell'Asia Minore nella Cappadocia) ed eletto vescovo di Cesena nel i795 conservando il titolo di arcivescovo. Nel con(i) IntOrno a questo canale o naviglio, scrisse or ora un'im- portante Memoria ricca di pregevoli notizie ed osservazioni mio fratello ing. arch. cav. Siro Dell'Acqua di Pavia, stata assai lodata dal Comizio agrario della stessa città per le proposte da lui fatte allo scopo di impedire le disastrose pi e cagionate dai colatori milanesi attraverso al pavese. Fece plauso or ora il valente ing. comm.Luigi Tarantola di Milano nel periodico L'agricolturamilanese. (2)VIlAI comm. avv. GIOVANNI. Frammenti cronstorici dell'agro ticinese. Pavia, 1892, ed. II, vol. IV, alla pag. 191. (3) MARMONT. Memorie. Vol I, pagg. 301-0o3. (4)VIDARL Op. cit. Pavia, 1792, ediz. I, vol. 4, alla pag. 202. - 58 - clave del 14 marzo 18oo tenutosi a Venezia dai cardinali dispersi che colà giunsero ad unirsi per l'elezione del successore di papa Pio VI, morto il 29 agosto 1799 non potè riuscire a sedere sulla Cattedra di S. Pietro pel veto posto dall'Austria. î pur noto come il cardinale Bellisomni fosse tenuto nella più alta considerazione da Napoleone, tal che fu da lui creato commendatore dell'Ordine della Corona di ferro con decreto I.* maggio xioo, ed eletto poi membro del Collegiodei dotti nel marzo 8o2, come dagli atti relativi esistenti ora nella Curia vescovile di Pavia. Dallo stesso Napoleone, forse quando era ancora Primo Console della repubblica francese, ebbe in dono una tabacchiera d' oro tempestata di diamanti e gemme, ornata nel mezzo da bellissima miniatura recante il ritratto dell'augusto donatore (I), lavoro stupendo del celeberrimo pittore miniaturista francese Giambattista lsabey (2). Nelle strettezze finanziarie in cui si trovò il papa Pio VII (Gregorio Chiaramonte di Cesena) allorchè da Roma dovette uscire, fatto prigioniero per ordine di Bonaparte, il cardinale Bellisomi vendette i diamanti, le gemme e la stessa tabacchiera d' oro, consegnando il prezzo ri(i) Nell'inventario dei beni del card. Bellisomi, compilato dopo la sua morte, addi i9 agosto ì8o8, in Cesena, si trova ricordata, fra le cose preziose da lui abbandonate, la scatola d'oro brillantata, reant4, come ivi si legge, il ritratto del' imperatore Napoleone I. (2) Si apprende dall'opera del SIRET : Diotionnaire historique ct raisonné des peintres e da quella del L.RoussE che 1' Isabey nacque a Nancy nel 1767 e mori a Parigi nel 1855. Fu il più rinomato degli artisti miniatori per fare ritratti. La celebrità del so nome gli procurò di entrare in rapporto colla famiglia Bonaparte per mezzo di Ortensia Beauharnais della quale fu maestro di disegno. Napoleone I lo costituì addetto al suo gabinetto come pittore e disegnatore. Tanto grande fu il sao merito artistico da considerarlo pari a quello di Pietro Adolfo Hall, insigne miniaturista svedese (n. 1739 de' miniatori. m. 1794) soprannominato il Van Dyck -59- cavato al pontefice spogliato di tutto, ritenendo solo per sè il ritratto di Napoleone, che ora è posseduto dal seminario vescovile di Pavia. È esposto nella sala del Card. CARLO BELLISOMI di Pavia arcivescovo di Tiana vescovo di Cesena. Rettorato per dono del compianto vescovo card. Agostino Riboldi che l'ebbe a titolo di omaggio dalla nobile famiglia Bellisomi nella ricorrenza del giubileo episcopale del papa Leone XIll (19 febbraio 1893). Per cura del vescovo mons. Riboldi fu collocato tale ritratto di Napoleone in una bella custodia metallica dorata nella parte superiore della quale, a sbalzo in gran rilievo, vedesi lo stemma gentilizio dell' illustre famiglia Bellisomi (i). In una lamina pure dorata che sta dietro tale custodia fu incisa la seguente iscrizione: u Questa « preziosissima miniatura che porge il ritratto di Na« poleone I, è memoria del cardinale Carlo Bellisomi, a sotto il cui stemma è posta e fu a questo donata m dallo stesso Bonaparte, sopra una scatola d' oro a « diamanti e gemme di gran pregio, da cui il cardinale , le estrasse, per vendere tutto it rimanente onde sov, venire ai bisogni del Sommo Pontefice (Pio VI I). Il a vescovo Agostino Riboldi, che l'ebbe dalla famiglia , Bellisomi, la destinò al suo Seminario nell'occasione , del Giubileo episcopale di Leone XIII, perchè la a conservi in perpetuo a nobile insegnamento del modo a con cui si deve amare il Papa ed a perenne ricordo a dell' illustre personaggio pavese. a * Il cardinale Carlo Bellisomi nacque in Pavia ai 30o luglio x739, e fu educato in Roma nel Collegio Cle- , mentino, ove, nel 1755, disputò in Vaticano, davanti U Benedetto XIV, sul mistero della SS. Trinità. II " 4 settembre 755 fu consacrato vescovo di Tiana, e onorato con una sublime apostolica omelia di « Pio VI nella basilica Vaticana, e mandato nunzio a m Colonia, poi a Lisbona. Promosso alla sacra pora pora, ma riservato in petto, ai 14 febbraio 1785, fu « pubblicato nel Concistoro del 21 febbraio 1974, e a poscia eletto vescovo da Pio VI di Cesena, sua a patria, ai 22 febbraio del r795. Nel conclave tenuto « a Venezia nel i8oo in cui fu eletto Pio VII, il car(i) Nella Curia vescovile di Pavia si trovano molti atti interessanti relativi alla vita del nedesimo. Stemma della nob. famiglia Bellisomi di Pavia. Ritratto in miniatura di Napoleone che decorava una tabacchiera d' oro gemmata da lui donata al card. Bellisomi. -62 - « dinale Bellisomi ebbe molti e costanti voti pel Su« premo Pontificato, stante la virtùi e la vasta dottrina a di cui era adorno. Mori a Cesena al principio del « settembre 18o8 w. Fu sepolto nella chiesetta delle suore Cappuccine. Soppressa quella Corporazione religiosa nel 18o, le spoglie del cardinale furono trasferite alla Cattedrale e sepolte nel lato sinistro dell'altar maggiore. Nel x842 restituite le Cappuccine alla loro chiesa, colà furono trasportate le spoglie del cardinale, come chiesa a lui tanto cara. Ivi stanno deposte a fianco dell' unico altare in cornu evangeli. Una piccola lapide che copre la tomba reca la seguente iscrizione: A 1 MEMORIAE . ET . CINERIBVS CAROLI . BELLISOMI CARDINALIS . ARCHIEPISCOPI . EPISCOPI . CESENATENSJS QVI HAS . AEDES. QVIETIS . PIETATISQVE . CAVSA VLTIMIS . TABVLIS . SIBI . DELEGIT VIXIT . ANNOS DECESSIT . V. . LXXII . DIES . X ID . AVGVSTI . A.. AVE,. ANIMA . SANCTISSIMA IN MDCCCVIII PACE. Napoleone aveva eletto per atto di sua particolare con. siderazione il marchese Carlo Bellisomi di Pavia (nato il 22 luglio 1782 nella parrocchia di S. Maria Corte Cremona) figlio del marchese Pio, noto amatore delle patrie cose ed istitutore di un cospicuo museo di storia naturale e di una ricca biblioteca nel proprio palazzo (i), (I) VOLTA Gio. SERAFINO. Prospetto del Museo Bellisomiano classifcato e co»pendiosamnete descritto.Pavia, 1787,in-8 ; comprendeva un saggio delle produzioni dei tre regni della natura animale, vegetale e minerale. Ilmarchese Pio Bellisomi, il conte Francesco Gattbarana Beccaria,:i marchese Luigi Bellingeri Provera e il conte - 63 - all'alta dignità di scudiere del principe Eugenio Beauharnais, vicerè d'Italia, dal quale fu tanto amato mentre era al suo servizio, combattendo a' suoi fianchi contro i russi nel 1812 (1). Con lui si trovò alla sanguinosissima battaglia detta dai russi di Borodino, e dai francesi della M6skowa, addI 7 settembre 1812, dando prova di tal valore che gli procurarono le insegne della legione d'onore, e il titolo di barone. Poco mancò che non rimanesse fulminato dall'artiglieria russa che gli uccise il cavallo. Rovesciato a terra riportò lussazione ad un piede. I principe Beauharnais toltos il suo frak ornato di pelliccia, lo donò al Bellisomi per coprirsi, daechè i suoi abiti erano stati distrutti nell'incendio di Giuseppe Giorgi di Vistarino pensarono a fornire i mezzi per la erezione di un grande textro:nella nostra città, detto perciò Teatro del nobile condominio, mutato e dedicato in qnesti ultimi anni alla memoria del celebre tenore pavese Gaetano Fraschini, dietro proposta fatta al Consiglio comunale di Pavia dallo scrittore di queste pagine, il che procurò in morte di quell' esimio artista di canto avvenuta a Napoli il 23 maggio i887, un legato di lire duecentomila a favore del teatro maggiore di Pavia recante il suo nome. (Vedi Guida illustrata di Pavia. Pavia, Igoo, alla pag. 69). (i) Sulla campagna del i812 in Russia scrisse un'importante memoria Euiqenio Labaume, testimonio oculare ed attore, come egli stesso afferma nella prefaiaone. Fu tradotta e pubblicata a Milano in due volumetti nel 1836. Nell'elenco delle persone da lui indicate coi loro gradi, si fa cenno alla pag. 237 del Bellisomi come scudiere del Principe Eugenio. Il Labaume asserisce che furono vittime di quella battaglia 243,7 a12 uomini. Il barone CLAUDIo MNEVAL, nel vol. II,, pag. 6 della sua opera Mémoiìres pour servir a I>histoire de Napoéon I (Paris, 1894) scrive che a quella battaglia presero parte 300,000o uomini che pugnarono con un accanimento senza esempio, col'Pappoggio di Soo cannoni. L'armata francese rimase padrona delle posizioni, ma ebbe fuori di combattimento 3o,ooo uomini. I Russi, fra morti, feriti e prigionieri, perdettero 5g,ooo uomini. Di questa micidiale battaglia fa cenni anche il marchese FRANCESCO CUSANI nella sua Storia di Milano (Milano, x867, vol. VI, alla pag. 373). - 64 - Mosca (i); informazione avuta or ora dall'illustre nobile Antonietta dei marchesi Bellisomi vedova Prinetti e figlia del barone Carlo, la quale possiede un quadro dipinto ad olio recante nell'angolo destro inferiore le seguenti parole: Presa fatta da S. A. L il vicerè d'Italia del grande fortino di Borodino alla battaglia della Moskowa la mattina delli 7 settembre 1812, disegnato dal vero e dipinto da Alberto Adam. Presso la persona del Bellisomi rovesciata a terra per l'uccisione del cavallo, si leggono le parole: Bar. Bellisomi Carlo .L R. Mori in Pavia d'anni 57 il 18 scudiere di S. luglio 1841, e si conserva il suo ritratto ad olio nel Pio Istituto delle figlie derelitte di questa città, nel quale Istituto il suo nome compare fra i primi che vennero chiamati all'ufficio di amministratori insieme all'avvocato Alessandro Favalli e al medico dottor Giuseppe Spairani. Fu solerte direttore del civico Orfanotrofio e legò un'annua somma per onorare la memoria del celebre vescovo di Pavia S. Epifanio nella chiesa di S. Francesco che ne possiede le spoglie. Tenne anche il governo di Pavia come Podestà e nel 1834 raccolse ed ordinò molte notizie riguardanti le chiese e i pubblici Istituti pavesi di beneficenza in un volume ms. in-fol. rilegato che si conserva nell'archivio della Curia vescovile di Pavia (2). Nella nostra città si mostra ancora una sala nella quale, come venne affermato, riposò l'imperatore Na(i) I vicer Beauhamrnais mori d'apoplessia il 21 febbraio 1824 di soli anni 43. (2) 1 prof. Giuseppe Del Chiappa scrisse e pubblicò la necrologia del barone Carlo Bellisomi nella Ga«etta di Pavia, n. 30 dell'anno 841. Pei molti titoli di benemerenza di cui il barone Carlo Bellisomi seppe fregiarsi, 'imperatore d'Austria Ferdinando I, che nel 1838 fu solennemente incoronato nel Duomo di Milano, volle prmiate il Bellisomi conferendogli l'alta dignità di L R. Ciambellano. ........... - 65 - poleone coli'augusta sua Consorte nelle due notti del 6 e 7 maggio 1805, sala che già faceva parte del cospicuo palazzo del marchese Luigi Botta Adorno decorato di molti arazzi, e che fu rispettata nell'adattamento di quel fabbricato ai bisogni della nostra Università per sede degli Istituti biologici. Tale sala trovasi in quella parte del palazzo Botta che fu assegnata al nobile prof. Leopoldo Maggi testè defunto, per l'insegnamento dell'anatomia e fisiologia comparata, scuola che venne da lui inaugurata, addì Ii gennaio 19o, con un discorsetto diretto ai giovani ed alle signorine col titolo: Coordinare e comparare. Duole assai che quel professore non abbia potuto compiere il felicissimo pensiero che aveva di mettere un ricordo in quella sala a due valorosi eroi del secolo XIX che, a lungo tratto di tempo 1'uno dall'altro, ivi pernottarono, e cioè Napoleone I nel 6 e 7 maggio 1805 e Vittorio Emanuele II nel 18 settembre 1859 (I). (i) Giova qui ricordare le belle e patriottiche parole con cui fu ' arrivo del re Vittorio Emanuele a Pavia dal valente nostro Podestà dott. Gio. Zanini, urnomo che fu sempre intrepido di fronte alle minaccie dei comandanti austriaci. Furono pronunciate al padiglione che il Municipio aveva fatto erigere a mezzo il Borgo Ticino. Eccolo: " L' intero Corpo municipale ha l'alto, il desiderato onore di " porgere alla M. V. l'omaggio della città di Pavia. salutato SSire, .... " Sono già trascorsi più di undici anni dacchè Voi varcaste " un' altra volta questo confine; lo varcaste soldato fin d' allora " sulle orme di un padre, di cui per noi tutti, non meno che per " Voi, è cara e venerata la memoria, come di colui che gettatosi " primo combattente nella lotta per la nazionale indipendenza, vi " immolava ogni suo bene sulla terra. 4 Da quell'epoca, o Sire, raccogliendo il paterno mandato, Voi " lo proseguiste indeclinabilmente, senza posa, di mezzo ad avvi" luppate ed aspre vicende; e quando giunse 1' ora della riscossa " trovaste la spada avita, scendeste in campo, e perchè i nostri - 66 - Della potenza che Napoleone I manifestò colle sue vaste cognizioni militari, congiunta al possesso sicuro della scienza del buon governo che in lui rifulse, rimane la sua copiosa corrispondenza contenuta in 32 volumi che videro la luce a Parigi dal i85o al I87o per ordine dell'imperatore Napoleone II (I), il quale volere o no, a voti si adempissero poneste mille volte a cimento la Vostra 9 preziosa esistenza. " tlfrutto di un così generoso operare si fu che questo confine " più non esiste - che gli Italiani delle due rive del Ticino a hanno potuto stringersi in un fraterno amplesso, cui niuna forza * umana varrà pi a disciogliere; il frutto ancora si è che altre * barriere, non elevate dalla natura ma imposte da straniera vio* lenza, vanno ora cadendo e cadono quasi per incanto dinanzi " al pensiero del nazionale risorgimento, e nel mentre si invoca Sinome della M. V. che ne siete il simbolo vivente. " Perci, o Sire, quando vi veggo mettere il piede in questa a Città, già un di sede regale e dove tanti Re furono eletti e " coronati che si contrastavano il dominio del bel paese, io non " posso rattenere l'augurio - che prima di correre al mio laba bro è nel petto d'ogni italiano - che Voi, il chiamato, l'eletto " dalla Nazione abbiate a cingere quella Corona, che sia premio " adeguato di tanta fede, di tanto valore, e che ad un tempo sia " il pegno più sicuro e durevole della nostra indipendenza, della a nostra libertà ,n S. M. il Re ascoltò con visibile interesse queste parole, si fermò con singolare compiacenza sulla ricordatagli circostanza del suo passaggio per Pavia nel 1843, fece onorevole menzione del contegno italiano dei pavesi, come di tutti i lombardi, tanto prima dello scoppio della guerra, quanto sui campi di battaglia. L'accenno fatto dal Podestà di Pavia sulla prima volta che Vittorio Emanuele varcò ii Ticino, insieme al fratello Ferdinando duca di Genova ed alle truppe piemontesi capitanate dall'augusto Re Carlo Alberto, trova il suo pieno svolgimento nel libro documentato di pag. 161 stampato in Pavia nel 1898 e 1899 dal sottobibliotecario di questa R. Università cav. dott. Gerolamo Dell'Acqu , figlio dell'autore di queste pagine, ed ha per titolo: Il re Carlo IAlberto e i1suo ingresso in Pavia il 29 marvo 1848. (1) Correspondance de Napoléon I publiée par ordre de 'ermpereur Napoon IL Parise,- 8o-ì3toin, tom. XXXII. La grande -- 67 - deve essere da noi molto onorato, come principale fattore del nostro risorgimento nazionale. Sia resa pertanto la maggiore riconoscenza a quel Sovrano di mente eletta che per la redenzione d' Italia dallo straniero stese nel 1859 la mano di alleato al valoroso nostro re Vittorio Emanuele Il di gloriosa memoria. importanza delle sue lettere è riconosciuta da tutti, specialmente poi per quella in cui egli riconosce essere suo primo dovere di impedire che si abbia a recar danno alla morale del suo popolo colla diffusione di dottrine contrarie al sentimento universale dell'esistenza di Dio, perché 1' athbisnme, come egli scrisse da Schònbrunn il 13 dicembre I8o5, al Ministro dell'Interno a Parigi sig. Di Champagny, qui óte àt 'bomme toutes ses consolations et toutes ses espErances, est destruclrtr de toute organisation sociale et de toute morale, si non dans les individus, du moins dans les nations (Paris, 1863, tom. XI, pag. 472). Compreso d'ammirazione per questo assennato giudizio pronunciato dall' imperatore Napoleone 1, 1'egregio uomo politico e letterato umbro conte Paolo Campello della Spada così scriveva testè in una sua bella Memoria col titolo Chiesa e Francia, pubblicata nella Rassegna Nazionale di Firenze (anno 1904, alla pag. 662): " Occorreva pro" prio il genio di Napoleone per misurare le conseguenze a cui " sarebbe stata esposta 'umanità seguitando la corsa verso l'atei" smo ogni dì più prevalente ,. - o ----- - ´::: APPENDICE Cenno storico sulla morte e sepoltura di Napoleone I tratto dalle memorie di un testironio oculare. Della sua credenza in Dio e nell'immortalità dello spirito, non fece mai Napoleone mistero a chicchessia. Accortosi a Sant'Elena di dover ben presto lasciare questa vita per un' altra migliore, giusta I' alto concetto dell'Alighieri (Convito, Trattato II, cap. 9), e nutrito dalla stessa speranza, ha voluto dichiarare quanto segue, nell'art. 1.0 del suo testamento in data 15 aprile 1821, scritto a Longwood (piccola pianura dell'isola di Sant' Elena sopra la valle del Geranium, ove sorge la casa in cui egli visse i suoi ultimi anni di vita pur troppo prigioniero, ivi incontrando la morte): Je meurs dans la religion apostolique et romaine, dans le sein de laquelle je suis nJ il y a plus de citquante ans. Nello stesso testamento all' art. 5? si lagna, e non a torto, di essere stato tradito dall'oligarchia inglese, la quale invece di concedere l'ospitalità chiesta dal disgraziato potente, lo ha condannato a dover morire prima della sua ora, rilegandolo nell' agosto 1815, nell' isola di Sant'Elena, luogo veramente micidiale. La storia - 70 - della cattività, agonia e morte di Napoleone I in quel luogo ove tutto in breve intristisce e muore, narrata dal medico F. Antommarchi in due volumi pubblicati a Parigi nel 1825 col titolo: Derniers moments de Napoléon, fa fremere. Pare impossibile che alla narrazione di tante torture da lui sofferte, descritte giorno per giorno, da quel medico che ne fu testimonio oculare, nessuno de' Potentati, abbia voluto occuparsene, se si eccettui il papa Pio VII, il quale avutane informazione, scrisse tosto una nobilissima lettera da Castel Gandolfo ilt 6 ottobre 1817 al cardinale Ercole Consalvi, colla quale lo invitò a voler pregare in Suo Nome i Sovrani alleati, specie il Principe reggente d'Inghilterra, perchè tutti si adoperassero a rendere meno gravi le sofferenze del povero Imperatore, assicurandoli che quando ciò avvenisse, d' indicibile gioia sarebbe stata per lui tale notizia. Le considerazioni addotte dal Papa per indurre il card. Consalvi a compiere tale incarico, non potrebbero essere più commendevoli, ond'è che meritano d' essere qui riprodotte da quella stessa lettera, della quale fu pubblicato il testo preciso alla pag. 429 dell'opera edita a Parigi nel 1869 da Crétineau-Joly col titolo: Bonaparte, le Concordat de x8or et le cardinal Consalvi. u Nous avons appris avec une * peine infinie que le pauvre exilé se voit dépérir à * chaque minute et vous le partagerez sans aucun doute; a car nous devons nous souvenir tous les deux, qu'a, x « a pres Dieu, c'est à lui principalement qu'est do le ra blissement de la Religion dans ce grand royaume de France. La pieuse et courageuse initiative de x8oi nous a fait oublier et pardonner depuis long les torts subséquents. Savone et Fontainebleau a ne sont que des erreurs de l'esprit, ou des égarements m de l'ambition _humai e-; le Concordat fut un acte ai temps o chrétiennement et héroiquement sauveur n. Si pub imaginare un atto più magnanimo e nobile di questo, che -- 7! - tanto onora la gloriosa memoria di Pio VII morto il 20 agosto I823 alla distanza di soli due anni, mesi tre e mezzo dal decesso di Napoleone I? Non meno ammirabili sono i sentimenti espressi dal disgraziato imperatore giunto al fine della sua vita, sentimenti che meritano d'essere qui ricordati, togliendoli dall'opera suddetta del medico Antommarchi (voI. 2, pag. 117-119), il quale sotto la data del 21 aprile 1821, espone che Napoleone accor- gendosi d'essere prossimo alla sua fine, fece chiamare l'abate Vignali, e presente lo stesso medico, così gli disse: Savez vous, abbi, ce que c'est qu' une chambre ardente? - Oui, Sire. - En avez-vous desservi? - Aucune: Eh bien, vous desservirez la mienne. 11 entre à cet égard dans les plus grands détails - dice il dott. Antommarchi -- et donne au pretre de longues instructions. Sa figure était animée, convulsive, je suivais avec inquiétude les contractions qu'elle éprouvait, lorsqu'il surprit sur la mienne je ne sais quel mouvement qui lui déplut. a Vous tes au dessus de ces faiblesses; mais que voules-vous? Je ne suis ni philosophe, ni médecin. Je crois à Dieu, je suis de la religion de tmon père; n'est pas athée qui veut. Puis revenant au pretre: je suis ne' dans la religion catholique, je veux remplir les devoirs qu'elle impose et recevoir les secours qu'elle administre. Vous dire tous les jours la messe dans la chapelle voisine et vous exposerez le saint Sacrement pendani les quarante heures. Quandje serai mort, vous placeres votre autel ma thte, dans la chambre ardente; vous continuere 4 cíle'brer la messe, vous ferez toutes les cérdmonies d'usage, vous ne cesserez que lorsque je serai en terre (i). - L'abbé se retira; je restai seul. Napoléon me reprit sur ma pritendue incredulité: Pouvez-vous la pousser à ce point? Pouve-vous ne pas (i) Fra i legati istituiti da Napoleone nel suo testamento, avvi quello di L roo,ooo da lui disposto a favore dell'abate Vignali. - 72 - croire àiDieu? Car enfin tout proclame son existence, et puis lesplus grands esprits I'oni cru (i). - Mais, Sire, (i) Profondo conoscitore della storia e della vita dei nostri grandi uomini che risplendono nel mondo e risplenderanno sempre per la loro meravigliosa sapienza, forse egli in quel momento rivolgeva il suo pensiero a Dante Alighieri, il cantore del cristianesimo, sovrano e perpetuo maestro delle genti civili, non che a quel miracolo di scienza quale fu Giovanni Pico della Mirandola, detto dai suoi contemporanei la Fenice degli ingegní. Del primo, morto nel 132a d'anni 6, avrà ricordato la fine veramente cristiana da lui fatta il 14 settembre di quell'anno, come attesta il Boccaccio, il quale scrive che Dante abbandonò la vita colla maggiore tranquillità, e ben si può essere persuasi di questo, dacchè PAlighieri nella sua opera Il Convito (Trattato II,cap. 9) aveva esposto essere sicuro che la morte non altro sia che un passaggio ad una vita migliore. Egli esprimeva que! concetto colle seguenti parole : Io cos credo, cosi affermo e cosi certo sono, ad altra vita migliore dopo questa, passare. - Nè punto diversa fu la fine di quell' uomo sapientissimo, quale Pico della Mirandola, morto nell'anno 1494; interrogato se credeva agli articoli del simbolo cristiano, rispose non modo se credere, sed et certum esse. (Veggasi l'opera del valente scrittore VINCENZO DI GIovANNI, professore all'Universit di Palermo, col titolo: Giovanni Pico della Mirandola nella storia del rinascimento e della filosofia in Italia. Palermo, 1894, alla pag. 96). - Vogliono essere aggiunti i nomi di Francesco Petrarca, uno de' quattro maggiori poeti d'Italia e iinostro maggior tirico morto il r3 luglio 1374, il quale consacr alla Vergine coronea di stelle, la più maestosa delle sue canzoni e pregava gni giorno Dio con una orazione Iatina da lui composta (Veggans gli sritti inditi di Francesco Petrarca pubblicatied illustrati da Attilio Hortis, Trieste, 1874, alla pag. 369); di Giovanni Boccaccio morto il 2 dicembre I375, uno dei nostri più grandi scrittori, considerato come il padre della prosa italiana, e che passò gli ultimi 14 anni della sua vita (1361-I375) in mezzo a continui esercizi di pietà e religione; di Cristoforo Colombo, l'immortale nostro Navigatore, uomo tanto religioso, che soleva premettere all sa firma alcune sigle che furono variamente interpretate, ebbene la pi -seplifce spiegazione, accettata dalla maggior parte quella che esse siano le degli scrittori che se ne occuparono, iniiali e le finali dei nomi Xristus, S.Maria, Josephus. (Veggasi lo s·crittodi Angelo Boscassi, archivista del Municipio di Genova, premesso alla pubblicazione di tre lettere autografe di Cristoforo - 73 -je ne la revoquai jamais en doute. Je suivaís les pulsations de la fièvre, Votre Majesé a cru Irouver dans Colombo (i502-150o4) conservate nel palag«o municipale di Gen a, ed offerto come ricordo ai membri del X Congresso internazionale di navigazione di Milano, nell'ocasione della loro visita alla città e al porto di Genova il 30 settembre 1905); di Nicold Macchiavelli grande uomo politico e insigne uomo di Stato, segretario della Signoria di Firenze morto il 22 giugno 1527, che dedicò le sue Storie Fiorentineal papa Cemente VII (Giulio de' Medici fiorentino). Certo è che mori cristianamente, confessando le sue colpe ad un frate, come attesta suo figlio Pietro in una lettera scritta al cugino Francesco Nelli i Pisa. (Veggasi la nota in elogio del Macchiavelli dettato da Giambattista Baldelli e pubblicato in principio del vol. I delle opere di Nicolò Macchiavelti. Milano, 1804, alla pag. XLII); di Michelangelo Buonarroti pittore, scultore, architetto, morto a Roma il i8 febbraio I564. Dotato di mente perspicace e di sentimenti profondamente religiosi, a quanti gli partecipavano la morte di chi egli amava, chiedeva subito che morte avesse fatta e se pose fine a' suoi giorni compiendo tutto quanto è ordinato dalla Chiesa e quando era fatto sicuro di questo, si sentiva confortato nel suo dolore. (Veggansi le lettere del Buonarroti pubblicate per cura di Gaetano Milanesi. Firenze, 1875, alla pag. 2r7); di Galileo Galilei di Pisa, uno de' più grandi scienziati del mondo che nella no-ione di Dio trovò il punto di appoggio per muovere il mondo. Incompreso campione del vero progresso scientifico, molto dovette soffrire; combattè però e vinse colle sue famose parole, eppur si muove! Ne' suoi meravigliosi studii ebbe incoraggiamento dal papa Urbano VIII (Maffeo Barberini). Morì nel 1642 non punto superbo delle sue grandi scoperte, ma colla piiù sincera umiltà del cristiano. - Nè ai nostri tempi, nè in avvenire finirA la serie di tali uomini seguaci del'edificante esempio dato da Napoleone I negli ultimi suoi giorni. Un alto personaggio rinomato pel suo valore patriottico, morto a Roma nell'aprile 190o, il senatore del regno Generale Giuseppe Gerbaix De Sonnaz che difese il principe Umberto nel famoso quadrato di Villafranca del 49< reggimento di fanteria nel 1866, fu uomo illuminato dalla fede e dalla carità; si distinse durante il colèra a Piacenza nel 1884 e nel terremoto di Liguria del 1887. Gravemente ammalato a Roma, chiese e ricevette devotamente i SS. Sacramenti vestito da Generale col petto coperto dalle sue molte decorazioni, oltre quclla del gran cordone della SS. Annunziata. Ebbe l'apostolica benedizione dal S. Padre. - 74 - mes traits une expression qu'ils n'avaient pas. - Vous tes medecin, docteur - me rdpondit-il en riant. - Ces gens-là, ajoute-t-il à demi voix, ne bressent que de la matière; ils ne croirontjamais rien. Addì 3 maggio, aggravandosi sempre più i sintomi del male e divenendo allarmanti, I' abate Vignali alle ore due dopo mezzodi amministrò il Viatico all'augusto infermo, dopo di che andò sempre più peggiorando. La morte di Napoleone avvenne, come lascib scritto lo stesso dott. Antommarchi, alle ore sei meno undici minuti del 5 maggio x82i e soggiunge: Il n'est plus; ainsi passe la gioire ! In quel giorno, una procella orribile sradicò fin l' ultimo albero che aveva prestata l'ombra sua a Napoleone: parve annunciasse - come osserva il De Norvins (Storia di Napoleone, Milano, voI. 2, alla pag. 375) - che l'ultimo astro sotto cui la terra aveva brillato, era per estinguersi. - Il suo cadavere rimase esposto al pubblico nei giorni 6 e 7 maggio 1821. Praticatasi l' autopsia del cadavere alla presenza degli esecutori testamentari, di parecchi ufficiali della guarnigione e di 8 medici inglesi, i quali, per ordine del Governatore, stesero essi stessi il processo verbale, vollero questi accennare che Napoleone soggiacque ad un'affezione cancherosa ereditaria; ma il dott. Antommarchi ricusò sottoscrivere tale giudizio, perchè, come egli disse, I'imperatore fu vittima di una gastro-epatite cronica prodotta dal clima micidiale del luogo di reclusione imposto dal Governo inglese. Il 9 maggio fu sepolto, accompagnato dal cappellano Vignali vestito degli abiti sacerdotali, dai dottori Antommarchi ed Arnott. Tremila uomini scortarono il funebre corteo all'uscire di Longwood. Fu al momento in cui la salma stava per essere deposta nella sepoltura che fu benedetta dall' abate Vignali dopo aver recitato le ultime preci, che dodici salve d'artiglieria additarono alI Oceano che l'anima di Napoleone erasi partita dalla terra. -- 75 - Tocco il nostro Alessandro Manzoni dalla esemplare dimostrazione di fede data a tutto il mondo da Napoleone I, così inneggiava appunto al trionfo riportato dalla Fede, nella sua famosa ode Il 5 maggio: Bella, inmmortal, benefica Fede ai trionfi avvezza, Scrivi ancor questo; allegrati Chè più superba altezza Al disonor del Golgota Giammai non si chinò. Le spoglie mortali di quel potentissimo monarca stettero sepolte colà fino al 184o, nel quale anno per deliberazione presa alla Camera dei Deputati di Parigi, addi 12 maggio, fu ordinato che la salma dell' imperatore fosse trasferita al grande Ospizio degli Invalidi a Parigi, maestoso edificio fondato da Luigi XIV. Colà pervenne il x5 dicembre, annunciato l'arrivo dallo sparo del cannone degli Invalidi. Solenne fu il ricevimento della salma; subito dopo ebbe luogo la funzione religiosa, alla quale intervennero il re Luigi Filippo e l'arcivescovo di Parigi. Nel giornale ufficiale il Moniteur di quella città del 16 dicembre fu pubblicata un'estesa relazione di quella funebre, solenne cerimonia. CoMt DOTT. CARLO DELL'ACQUA l'imperatore de'francesi Napoleone I E L'AUGUSTA SUA CONSORTE GIUSEPPINA nel maggio 1805 in Pavia NARRAZIONE STORICA DOCUMENTATA nella ricorrenza det primo suo centenario CON APPENDICE sulla morte e sepoltura DI NAPOLEONE I MILANO TIArA EDTRICE L. F. COGLIATI _I Co:.: P. Romana, 19 o6. y i i Dello stesso Autore opere principali II Comune e la Provincia di Pavia illustrati. Milano, 1869. Memoria pubblicata nell'opera L'Italia sotto I'aspnto fisico, storico, artistico, ecc. (Recens. del prof. Gio. Zanini nel periodico di Pavia 11 Patriota, a. 1869, n. 22). Ricordi storici biografici pavesi. Pavia, 1870. Un vol. di pag. 456. (Recensione del prof. Emilic lGaetti. Pavia, I870, opusc. di p. 38). Il palazzo decale Viscontitn Pavia e Francesco Petrarca, coll'aggiunta di una lettera del medesimo in lode del soggiorno di Pavia. Pavia, 1874, con tre tavole. Dell'insigne reale basilica di S. Michele Maggiore in Pavia. Ediz. 2a, Pavia, 1875, in-4. Un voi. di pag. 292 con 12 tavole. Il Comune de' Corpi Santi di Pavia e Cà de' Tedioli. Profili storico-descrittivi e memorie edite ed inedite sui fatti accaduti nel territorio dal 1524 alt528 e sull'assedio di Pavia del I655. Pavia, 1877, in-8. Un vol. di pag. 268 con 24 tavole. (Recensione del senatore Marco Tabarrini in Archiìvio storico ita- liano. Firenze, 1879, Serie Il, vol. IV, alla pag. 484). Villanterio. Cetmi storici statistici con documenti editi ed inediti. Edizione figurata. Pavia, 1874, in-i6 (pp. Ix5). Del piede Liutprando, detto anche Aliprando o Liprando. Dissertazione documentata con 2 tavole. Torino, 1885. (In Miscellanea storica ita- liana, Serie II, tomo 6 (XXI). Lorenzo Ousnasco e I Linglardi da Pavia. Milano, 1866. Opusc. di p. 36. Del luogo di nascita di Leone Leoni e del monumento Mediceo da luai eseguito in Milano. (In Archivio storico dellarte. Roma, 1889 , in-4, anno II,fasc. 2, pag. 73-81). La scuola educativa di Dante Alighieri. Torino, 1891. Un volume di pag. 263. (Inviato all'esposiione Beatrice di Firen(e, fu l'Autore ono- rato con diploma di speciale benemerenza dalla Giuria per la Sezione Conferen«e letteraris a ibri). This book is a preservation facsimile produced for the University of Illinois, Urbana-Champaign. It is made in compliance with copyright law and produced on acid-free archival 60# book weight paper which meets the requirements of ANSI/NISO Z39.48-1992 (permanence of paper). Preservation facsimile printing and binding by Northern Micrographics Brookhaven Bindery La Crosse, Wisconsin 2011