A. M. PRECOPI =· L. NOVARA La Cassa Rurale e Artigiana Egusea di Favignana è stata fondata nel 1928 ad opera di un gruppo dì ventot1o agricoltori; l'ideatore dell'iniziativa fu il socio Giovanni Grammatico: egli era stato spinto dalla direzione del Banco di Sicilia che nell'Isola non disponeva di un proprio sportello bancario. la prima denominazione fu quella di Cassa Agricola Cooperativa Egusea. solo successivamente assunse quella odierna; essa fungeva da Intermediaria con il Banco di Sicilia per Il credito agrario e per il prestito finalizzato all'acquisto di materiale e bestiame per l'agricoltura. L'attività dllntermedlazìone si protrasse fino al 1943 allorché l'ultimo periodo bellico bloccò ognì.operatlvità della piccola Cassa. Il magro dopoguerra trovò prostrate le Isole Egadi. l'agricoltura fu coinvolta in grave crisi con molti emigranti e pochi addetti; la rinascita degli anni cinquanta interessò l centri maggiori ma non le zone economicamente periferiche. Il grande risveglio delle Egadi, si ebbe invece, sulla scia del nascente movimento turistico; si ride- ~ ~ l_~ UNA NOVARA ANNAMARIA PRECOPI LOMBARDO EGADI c® CASSA RURALE ED ARTIGIANA "EGUSEA" FAVIGNANA n copen.na NOTIZIE STORICHE n aflo Marenrno. vecMa 5U cenuo abolalo (lo«> di L Schlano) n basso Isola di Levanzo (roto wea di l Buga. ArchMo fotografico N'T • Trapani) n quarta di copen.na Fav.gnana scogliera (foto di A. Confleeli) Testo di Annamatta Precopl Lombardo (pane storica ed elllO-antropologica) Una Novara (parto storK»atllsbca e paosagglsbca) Referenze fotogtehche Alberto Catalano: 3. 29. 31. 32, 33, 36. 37. 42, 47, 49, 50. St. 52. Antonio Noto; 1. 4, 6. 7, 8. 9. t6, 17, 2t, 22. 24, 41, 43. 45, 54. 55. 56. Leonardo Schllano. t2, 13, 14. 38. 57, 58. 59. 60. VIto Vaccaro. 40. Alessandro Conlleetll. l t , 53, 63. Archivio Fotogralleo APT Trapani; 2. 3. 5, 10, 15, 18. 19. 20. 23. 25. 26. 28. 30. 34. 35, 39. 44. 46. 48, 61, 62. 64. 65. Copertona; ENRICO RALLO Grafica. MINO POMA Segretarta dr produZJone. MARIA STELLA PATTI Tutto 1 dirotti sul lesto. llSeiVall ai'Edltore L'arcipelago delle Egad1. Il cuo antrco nome è Aegades o Aegates, antistante la costa della Sicilia occidentale Ira Trapani e Marsala. è composto da tre Isole: Favignana, con una estensione di 19 kmq, Mareltimo di 12 kmq e Levanzo circa 6 kmq. Le tre isole drstano da Trapani: Levanzo 15 km (8 miglia marine): Favignana 17 km (9 miglia); Mareltimo 38 km (20 miglia). Fra Trapani e le Egadl lroviamo gli isolotti di Formica, una volla sede di tonnara, e Maraone, piallo e stretto. Le Egadi sono ragglungibill da Trapani oon lrequenlì aliscafi e con navi lraghello. L'arcipelago. territorìalmente compreso nella Provincia Regionale di Trapani, è amministrato da un unrco Comune, la cui sede è a Favignana: la popolazione complessiva. di oltre seimila unità, nsiede prevalentemente nella maggiore delle isole (4.700 di cui è vlelata la nproduzìone anche parziale., sono Sl8mpa e alast.menro ART1 GRAf1CH': COARAO snc. Trapan F04ofito UTOSCANNER. Palermo FOIOCOiilpOSIZoonG 8 ~ c:EFI'EI.ffi, Trapatt So oograwno la SIQ re U Volsr Gtammat.co, • panoco dela Matrice di F gnana.la Pro Loco di FeV1Q118118. 1'Assooa:oone C~Autale. SpotWa. Ricreawa o TlllSbca •Matenmoo e rotte la SIIJ.na Leonarda Vaccaro e i sgg. Nino Ekanco. G.useppe Goatrasa o Voncenzo Mess.na. per la genble collallora2Jone. © Copyrght t993 by LA MEOOSA EDITRICE 45, VIa Sclplono l'Africano Tel (0923) 9523651961792 91025 Marsala 1. Favognana: panorama visto da contrada Bosco 3 FAVIGNANA FaV1Qnana, la grande farfaJia, nell'anlichrtà fu chiamata Ka· tria, Aegusa o Aetusa. per glt arabi fu Gaziral'ar Rahib, solo nel Medtoevo venne tndteata col topontmo dr Favignana dal caldo vento FavoniO. Al centro dell'Isola domtna la zona montagnosa con te alture di Punta Grossa (m. 252), Punta Campana (m. 295) e Monte S. Caterina che raggiunge un 'altezza massima di m. 314; al due lati, le ali della farfalla, troviamo due zone pianeggianti: il Bosco ad est e la Piana ad ovest. Il paese è allogato nella Piana, sulla costa centro-nord. a corona tra la Pfaia e la zona dell'ex !orte S. Leonardo. Sparsi per l'Isola i nuovi lnsediamenti alberghieri, quali il Villaggio di Punta Fanfalo e l'Approdo di Ulìsse e le case di villeg· giatura di quanti, soprattutto nell'ultimo decennio, si sono inna· morali dell'isola e del suo mare, o degli antichi isolani ormai insediati nel ·continente" (cosi gh Isolani usano chiamare non solo la penisola ma la stessa Sicilia). Una gentile leggenda, come per altre tsole del Medilerraneo, vuole che il nome Aegusa derivi dalla ninfa che abitava queste lontane contrade. 2. L'Isola di Formlea, la plu piccola delle Egadi, con la tonnara abitanti); Marethmo e Levanzo hanno un numero limitato di abitanti durante l'anno. ma nei mesi estivi vedono moltiplicarsi la popolazooe, a volte coo problemr logtstJci non indifferenti. Le due 1sole sono maggiOrmente godtb•r nei mesi di maggio, giu· gno e settembre. FaV1Qnana è attrezzata di alberghi e camping che si saturano in estate. soprattutto nel mese di agosto; saretbe augurabile una m1Qiiore distribuzione dei visitatoo nei mesi di maggio. g1u· gno. luglio e settembre. Favignana e Levanzo sono cosllturte da ptatlaforme quater· natie di calcare del Grura·Lills e in tempi remoti e'ano un~e alla Sictha. Marettimo si è separata dalla zona continentale all'inizio dell'Era Quaternaria ed ha goduto della propria insularità prima di Favignana e Levanzo. 4 3. Favignana: Il centro abitato visto dal mare 5 tropartita 1n natura e l'affare, muto baratto deR'antichità, veniva concluso. Successivamente, gli stanz•amenll puniCi a MoZJa e gli stretti contatti dei Punicl con gh Ehm1 e le popolazJonì locali d1 più antico 1nsed1amento avranno determ•nato l'inclus100e d1 FaVIgnana e delle Egadi tutte nella sfera d 'Influenza ehmo-cartaginese. Al periodo della talassocrazia cartaginese si fanno risalire le due torri di awistamento d1 Trapani (Colombara e Castello dr Terra) e nello stesso periodo nell 'isola, sicuramente nel s~o dell'antico Forte di S. Catenna, doveva ttovarsì una torre di awistamento cartaginese, vista t'importanza che questa zona della Sicilia occidentale aveva assunto nelle lotte tra Greci e Cartaginesi per il dominio della Sicilia. Con la Ballagtia delle Egadi (241 a.C.), durante la prima guerra punlca, l'arcipelago, Favignana soprattutto, entra a buon 4. Favignana: Punla Ferro l primi abitanti La storia dell'isola ha inizio nel lontano passato, nel tempo senza scrittura: di quell'arcano periodo restano i segni tracciati da un ignoto artista nella Grotta del Pozzo. Le schegge di oss1diana e l frammenti di osso lavorati partano non solo dì un uomo che vive del mare nutrendOSI di pesce e molluschi, ma anche dì un uomo che per mezzo di una prìmibva attrezziStica SI radiCB nella terra: lavora te fibre vegetali e anmaJi; si awia aJI'art19•anato e aN'arte; alleva ~ best181Tle e, pur VIVendo nella grotta, tende a forme di sedentanetà e uti izza le frecce e le pnme rudimentali ceramiche; soprattutto scava nella roccia tula· cea tombe per 1SUOI mort1 ìn local1tà Torretta, stabiisce i suoi culli, indiVidua il proprio deus ioCI. Fenici, Cartaginesi e Romani L'arnvo nel Mediterraneo occidentale dei Fenici, veri carre!· tien de• man nell 'antichità, avrà fatto giungere alle spiagge di Fav1gnana la ceramica. avrà consentilo, come narra Diodoro, quegli scambi silenziosi presso le spiagge sulle quali la merce veniva esposta: gh abitanti del luogo ponevano accanto la con· 6 diritto nella storia. Polibìo ci ha tramandato la descrizione della battaglia e, anche se non ci ha descritto le caratteristiche dell'l· sola, indirettamente ne ha sottolineato la funzione strategica come contrappunto della stessa Lihbeo (Marsala), roccaforte punica dopo la distruzione di Mozìa nel IV sec. a.C. È a punta Marsala, nella zona del Faro e delle case Di Giorgio, che biso· 5. Mare di Favignana: reeupero di anfore romane 6. Favi gnana: Cala Rossa gnerebbe dirigere l'attenz1one alla ricerca di evenluali segni della cultura pumco-cartag1nese. La leggenda narra che Cala Rossa ha preso lale nome dal sangue versato dru contendenb durante la cruenta battaglia dene Egad1. ncomandante romano Vlttonoso. LutaziO Cstu!o, firmò a Fa· vignana i prehm1nan d1 pace con i qual11 Cartagtnes1 SI Impegnavano a lasciare per sempre la SICilia ru coraggios• sconfitti ~ console concesse l'onore delle armi. A questa battaglia e alla durevole lrequenlaztOne fenicio-punica si devono le numerose ancore puniche rinvenute lungo le coste di Favignana. Altri reperti sono stati rilrovall dagli archeologi nella necropoll di S. Nicola, anche se le tombe erano g•à state prolanate; A.M. Bisi, in contrada Bosco, presso le case Banci, ha individuato uno slanziamento di tipo punico. Tutti questi segni ci fanno intUire che diversi nuclei di abitanti, ded1b prevalentemente alla pesca, alla pastorizia e a qualche l1m1tata forma dJ agncoltura. devono avere realizzato stab1~ lnsed181l18nti al di là deDe sole necesSità strategiCO-mirrtan. Favignana, terra d• conhne, non sfugge alla logica dei sincrebsml, che rendono diffiCile narrare la storia della Sicilia Cosi 8 anche in questa Isola, accanto ai resti più dichiaratamente punìci, SI ntrovano ambienti ellenistici e un'oggelllsllca che comunemente v1ene definita greca; ma per quel penodo sarebbe più log•co parlare di kOinè mediterranea, appunto per la vivacità degli scambt culturali e la mobttità degli artigiani e del mercanb. Quando i Roman• si insediarono stabtlmente nella Sicma creando la poma prov.ncia del nascente mpero romano. a Favi· gnana si sarà stabilrta una guamJQooe romana d•stnburta nei punti forti dell'Isola. La popolazione abitava le grotte e sono propno le grotte che ci tramandano i segni dei culti pagani prima, d• quelli cristiani successivamente. Pare che propno nelle isole dell'arcipelago si lossero •nsed•ali l primi cristiani, stanchi navigaton o schiavi fugg•tl dai loro padroni. che portavano la Buona Novella di una religione nuova, che nscatta e riconosce allo schiavo gli stessi dinttl e l'eguale dJQnità del libero Nella Grotta del Pozzo. dove ven1va invocata ls1de, v1ene tracciata sulla nuda parete la croce d• Cnsto, neUe Grotte FJCafB He H/eroe• a tau e un calice sono raffigurah nelle nK:chte Spesso per 1sepolcn si riut~izzano quelli pagani, ma con sp~rrto nuovo 7. Favignana: tappelo di fiori; sullo sfondo Mon1e di S. Catenna 9 8. Favignana: Cala Auurra e fede nuova: il più interessante dei complessi sepolcrali è quello della Grotta degli Archi, risalente al IV.V secolo. Poco pnma deUa caduta dell'Impero romano, la devastante avanzata dei Vandali di Genserico giunse nel440 in queste terre e molti degli abitanti lavignanesl furono deportati come rematori e schiavi, forse per la loro fede, ma soprattutto per le loro capac1tà di esperti marinai. Nella successiva spart•zione tra Odoacre e Genserico, Lilibeo e le Egadi rimasero unico possedimento di quest'ultimo in Sicilia: alla caduta poi dell'impero vandalico ad opera dei Bizantini, nel 535. Ulibeo e le Egadi entrarono, insieme con tutta la Sicilia, nella sfera d'influenza dell'Impero romano d'Oriente. fl periodo musulmano e normanno Fav1gnana durante il periodo musulmano prese il nome di Gwrat'ar Rahib (isola del rom~to o del monaco): lbn Gubayr narra. infatti. di un eremita che dmorava forse sulla sommità del Monte S. Caterina, 1r1 una •specie d1 castello che v'fla), e afferma che nell'isola viveva solo l'erem1ta 10 Non è pensabile. naturalmente, che Favignana fosse del tutto deserta. sia per la presenza della torre di awistamento. sia perché 11 porto era frequentato dalle navi in transito, che si riformvano d'acqua potabile daJ numerosi pozzt presenti. Un altro cron1sta arabo narra che a FaVIQnana vigeva l'uso dJ castrare gli schiaVI bianchi. oan·analisi dei cronisti, sia per ~nome arabo dell'isola che per l'ultima notizìa riferita. possiamo ipotizzare che l'Isola fosse poco ab1tata, tranne che nella zona portuale, ma nelle zone più remote doveva esistere una comunità d1 anacoreb che v1vevano 1n solitudine, forse secondo te consuetudini del monachesimo orientale. L'Isola venne senz'aJtro fortificata In età normanno·sveva; in late periodo sono stati ristrutturati il Forte di S. Caterina, la torre. che successivamente fece parte del Forte di San Giacomo, e, a guardia del porto, il Forte di S. Leonardo. Pare che tutti e tre i forti avessero annesse delle cappellette. La presenza stabile di guarnigioni deve avere sviluppato il primo vero nucleo urbano. Un complesso ipogeico, che gli studiosi fanno risalire a questo periodo, è neUa Grotta della Stele e allo stesso periodo si attnbuJSCono i graffiti della Grotta 18 della F1C8ra. In età normanno-sveva si muppò orgarncarnente • complesso ntuale della pesca del tonno, favorita dai sovran• che cons~ deravano le tonnare zone demaniali e avamposti per la custodia delle coste. La pesca del tonno, nota ne• mari trapanesi fin dall'antichità, ha trovato a Favignana una delle sedi stabili più antiche ed è ancora oggi praticata. Poco deve essere cambiato nell'isola durante il periodo angioino. La rivolta del Vespro vide t.ra i congiurati Palmerio Abate, governatore del Castello di Favi· gnana, cosicché il presidio angioino di stanza nell'Isola fu tra i primi ad essere travolto e sterminato in Sicilia. Periodo aragonese e spagnolo La grabtud1ne di re Pietro d'Aragona. venuto a raccogliere la preZIOSa eredJtà sveva della moglie Costanza. fu 1r1 un pnmo momento dmostrata alla famJQiia Abate con la concesslOI'Ie a Palmeno e a1 suoi discendenll della SIQnona d1 FaVJQnana. 11 Durante Il regno di Maria (1392). però, il prowedimento fu revocato perché la famiglia Abate venne accusata di fellonia. L'isola successivamente passò allrapanesi De Carissima e, per t'esllnz•one dt questa famtgl1a, arRICCIO (1474). L'imperversare della guerra da corsa nel XV secolo costrinse, su ordine regio, 1signori e le Città demaniali ad un'ampia opera d1 ristrutturazione e potenz1amento delle fortezze e delle Iom costiere. A Fa111Qnana furono cosi potenztatl gfi antichi 10111 d1 S. Leonardo, S. Caterina e S. Gl8como; modifiche non fondamentali furono apportate ne1 secoli XVl e XVll ai tre forti, anche se questi venivano curati con particolare attenzione, data la loro importanza strategica per la sicurezza della costa sicula. Nel 1637 le Egadi, con la p1ena proprietà delle tonnare, furono cedute da Filippo IV al marchese Camillo Pallavicini di Genova, a copertura di un prestito. l Pallaviclni razionalizzarono e svilupparono nelle isole il sistema agricolo e, soprattutto a Favignana, awiarono una prima urbanizzazione organiCa in zona S. Anna. Si deve a loro anche la costruz1one della Matrice, decentrata riSj)etto alla mole del Forte S G1scomo, per non impedire la sorvegltanza sul mare ed essere fuon dal ltro dei cannoni. Per la popolazione locale i forti S. Giacomo e S. Caterina erano stati fonte di SICurezza. ma nel periodo borboniCO divennero luogh1 di reclusione per prigiomeri politici. Dopo l'Unità d'Italia, chiuso il carcere del Forte S. Cateflna, è nmasla e nmane ancora ogg1 presso il forte S. Giacomo la casa orcondariale per ergastolani La popolaZtOne ha imparato a convivere con loro e molti ne hanno tratto anche benefici econormci. Numerosi ergastolani in sem1-hbertà lavorano, soprattutto nel periOdo esltvo, per gli ISOlani e i lunsli alcuni si sono falli ragg1ungere dalle fam1glie, altri ne hanno fomnate di nuove. Favignana oggi Oggi pesca. turismo e una modesta attività agricola sono le voci economiche più importanti dell'isola. Ma i favignanesi , nella maggioranza. sognano soprattutto la terraferma, che imparano ad amare negli anm della scuola supenore; awertono come png10n1a il periodo invernale e aspettano l'estate. In verità non sanno viVSre senza t'alito caldo dello sorocco, 11 soffiare moderato della tramontana, l'incombenza del Monte S. Caterina e del Forte S. G.accmo. Quando i turist11ncom1nctano a lasoare l'ISOla, se ne napproprtano soddiSfatti e, un po' abuliCI un po' sognaton, aspettano la prossima stagione. 9. Favignana: Punta Soltìte, ìl faro 12 13 l LEVANZO Levanzo è la Ptù piCcola delle Egad1, con una lunghezza mass1ma. da nord a sud, d1 5 km e una larghezza di 2. L'isola è montagnosa e con coste prevalentemente alte: con Pizzo del Monaco ragg1unge l'allltud1ne mass1ma d1 m 278. Il nucleo abitato SI è SVIluppato attorno al porticciolo. posto presso la Cala Dogana: poche e modeste case, una vecchia villa, una piazzuola. un bar, una chiesina. qualche ristorante improw1sato nel periodo d1 lugllo·agosto. quando un turismo prevalentemente d1 passaggio, spesso devastante, nversa sulle sue nve folle d1 gitanh. soprattutto giovani. Le difficoltà dì attrae· co. l'assenza di un vero sistema v1ario. la sìtuazione abitativa modesta. hanno conservato all'Isola il prm1tivo habitat. Nelle 11. Levanzo: il Faraglione 10. Levan%o: poche cose e alcune barche a Cala Dogana 14 zone nmboschlte dagli arbusti spontanei corrono 1conigli che attJtano i cacaaton. soprattutto 10 settembre. La ncerca dei saponhs&mi lunghi, la pesca. una modesta attM!à ortofrutbcola e le attMlà ternane legate al turismo stagtOnale sono le occupa· zoo de1 pochi ab•tanh l rag8ZZJ sludl8no nell'Isola f1no alla terza medl8 (10 una seZIOne staccata della Scuola Media d1 FaVIQnana); per conbnuare dovranno. come 1loro coetanet faVIQnanest, fare la spola da e per Trapant Il più antiCO nome conoscruto d1 Levanzo é Phorbantia, che. secondo alcunt storiCt sarebbe la Bucmne citata da P1in1o. Nel periodo arabo assunse ti nome d1 'Al Yab1sah (l'arida), perché priva dt sorgenh d'acqua dolce. Levanzo deriva il suo nome attuale dai liguri dt Levanto. 15 Gh studiosi della preistoria siciliana attestano che nel paleolitico superiore e nel mesofitico l'isola fu abitata da gruppi ded1tl alla pesca, alla raccolta de1 fruth e alla cacc1a. Essi vivevano nella grotta di Gala del Genovese. in quella dei Porct, d• Punta Cappero. d1 Cala Tramontana. delle Pecore e di Punta Sarei. Nel periodo denomnato ePI{}fBvattiano evoluto pare che d• tutte le isole che Circondavano la Sicilia solo Levanzo e Favignana fossero abitate. Nella grotta di Gala del Genovese sono sfati individuati, intorno agli anni l piu inleressant• graffiti e pitture di epoca preistorica: le raffigurazionl natural1stiche di ominidi e animali Jracciate sulle pareti e il bovide Inciso su un blocco di rocc1a hanno consenmo la datazione al carbonio 14 del 9230. Nella stessa grolla un altro gruppo di figure, non graffite ma dipinte, dimostra che fa grotta non fu abbandonata nei periodi successivi. Queste sono tra le plu antiche rappresentazioni dipinte della Sicilia e si collocano nel penodo di passaggio dalla fine del neolibco alla pnma età de1 metallt L'•sola, nel corso de1 millenm, deve aver avuto una presenza umana modestissima ma costante. per l'estrema vicinanza alla 1errafem1a e a Favignana, per la poss•btlrtà di cacciate, per la pescoSIIà del mare che la Circonda. per la presenza d1 un modesto punto di guardia, probab•lmente 1n località La Torre. Politicamente e amm•nistra\JVarnente. ha segUJto le sorti dell'isola maggiore, e ancora oggi gli abitanti dipendono. per quasi tutte le toro necessità, da essa e dal capoluogo Trapani. Il piccolo cimitero fu costruito al primi del Novecento per una donazione dì Gaspare Burgarella: per volontà del donatore lutti glì abitanti di Levanzo hanno diritto ad essere sepolti gratis. Una curiosa usanza degli Isolani è tenere ferme tutte le barche Il 17 agosto dì ogni anno· trad•zlone e superstizione rammentano che chi esce 1n mare 1n quel giorno subirà una grave dìsgrBZJa. ·so. MAAETIIMO La montuosa Marettimo, la più lontana delle Egadi, ha una superficie di 12 kmq; la maggiore attitudine è segnata da Monte FaJcone (686 m). Il nucleo abitato è raccolto nel promontoriO S. Smone tra lo Scalo Vecch.IO e lo Scalo Nuovo Nella piazzetta, Clfcondata da btanche caselle, sono la chìesa e 1pochi negoZI. Grande ncchezza dell'isola sono le sue sorgJVe, graZJe alle quali ha potuto vincere la proplia insulantà ed essere abrtata fin dBI tempi più remoti, di cui tuttavia non abb1amo nohz1e s1cure perché non sono mai state condolle campagne d1 scavo organiche. Gli abitanti, ancora nel XIX secolo, vivevano in grotte e que· sta lunga permanenza ha determinato la scomparsa di tracce significative. Oggi, come nel passato, i residenti vivono prevalentemente d1 pesca. L'esplosione del turismo estivo è lrenata dall'assenza d1 alberghi e le uniche pos51bdità d1 sogg•orno sono le l1nde case dei pescatori, che affittano alcune loro stanze per s1ngole noth o per periodi più prolungati. Poche le case inJeramente libere che possono essere prese a pigooe per l'Intera stagione; que- 12. Mareltimo: il paese visto dallo Scalo Veeehoo 16 17 13. Marelllmo: pescatori allo Scalo Nuovo ste ulttme per lo più sono dt propnetà di marettimani emigrali all'estero o trasferitisl sulla terraferma. L'antico nome dell'isola è Hteronesus o Hìera (isola sacra). Sicuramente i Romani devono avere stabilito nell'tsola una piccola guarnigtone tn località Case Romane, dove sono pre· senti l resti dt un vasto edrliCIO e tracce forse di un piccolo santuarro e do un antico pozzo. Una ben condotta campagna di scavi darebbe senz'altro inte· ressanbsstmi nsuttab, al dtlà deA'accertata presenza romana. Al periOdo bizantino potrebbe nsatire d riublizzo della zona e forse la stessa chiesetta, segno dt una presenza di anacoreti nell'Isola. Attualmente la locahtà è meta dt ptacevolt passeggiate: lo splendido panorama ripaga della fatica sostenuta per raggtUngerta Gli Arabi ch•amarono l'ISola Gazirat Mfil.mah, da cui il topontmo attuale Marethmo. Ednst afferma che nell'isola erano nu· merose le capre e le gazzelle e che vt prosperava una ricca vegetaztone. Probabtlmenle dovevano esistere delle torri di avvistamento; si ritiene che una di queste fosse nella zona del Castello di Punta Trota, successtvamente trasformato dat Normanni e dagli Svevt, 18 poi dagli Aragonesi e dai 8orl:x>ni che. neU'ultlmo periodo del loro domtmo, lo adtbtrono a carcere Marettimo, sentinella avanzata, soprattutto durante il periodo della guerra da corsa (XIV-XVIII secolo), come Levanzo e Favi· gnana, fu scalo per i popoli che solcarono ti Medtterraneo per guerreggtare, conquistare e commerctare: dat ptu anhcht navt· gatori, dt cui poco o niente sapptamo. at corsart che nelle sue insenature si rifugtavano o St nascondevano e nelle grotte avevano i loro covi, da dove part1vano per predare barche e vascelli o per effettuare scornbande lungo la costa della Sicilia nordoccidentale. t Genovesi avevano nell'tsola stabili deposilt e scafi. soprattutto durante la signoria di Giacomo Brignone, a cui anche le altre isole appartennero per un breve periodo. Durante le guerre d'indipendenza. la cisterna del Castello di Punta TrOia fu utilizzata come carcere per i deportati politici. come già era avvenuto nel XVII secolo. Di tante sofferenze ha lasciato memoria Guglielmo Pepe, attivo rappresentante della Repubblica Partenopea. Tale carcere lu soppresso ne11844 e questi luoghi di dolore, della storia e della fede, sono rimasti abbandonati all'Imperversare delle ontemperie per l'incuria degli uomtni. 14. Maretti mo: 'Punta Troia 19 PER UNAVISITAA FAVIGNANA, LEVANZO, MARETTIMO FAVIGNANA Descrivere le bellezze che Favignana oHre a chi la v1sita non è cosa facile. Solo percorrendola realmente, sia per mare che 15. Merottlmo: Grotte del Cammello La bellissima Marettìmo é oggi un luogo Incantato in cui la natura ha npreso il soprawento, con le sue piante selvatiche. tra cui corrono hberi l conigli e i mufloni, le sue grotte millenarie e it suo limpidissimo mare. Fino a qualche tempo fa c· era una colonia d1 foche monache In quest '1sola l'uomo, ieri come oggi, nella sacralità del s~o tra l'asprezza delle rocce e l'lnhntto del Cielo e del mare, ha ntagliato poco spaziO per sé perché non SI senUsse padrone ma osp1te. per terra, alla ricerca di angoli suggestivi e località amene, ci si può rendere conto del fascino delle rocce, del mare, delle grotte e dello splendore di certi scenari naturali. Ci limiHamo. quindi, ad indicare solo alcune localilà interessanti, sia dal punto di vista paesaggistico che archeologico, lasciando al visitatore l'incanto della visione e le emozioni del momento. Il centro di Favignana sorge nell'antico rione di S. Anna, sviluppa tosi nel secolo XVIII nella zona centro·settentrionale dell'ISola la maggior par1e delle strade è lastricata con •batate• 1n 16. Favignana: Piozzo Mal rfc,e 20 21 17. Favignana: Villa Florlo «pietra argenteria•, cosi chramata per la provenienza dalla !oca· lità posta alle falde del Monte Erice. Tre sono le piazze principali: piazza Camparia, ora Marina, con il palazzo del Parodi e l'attigua chiesetta di S. Anto· nio. centro della vita lavorati· va dell'Isola connessa con le attività legate al mare e alla presenza del magazzini del porto; piazza Europa, in cui si trovano l'edificio del Co· mune (sec. XIX) e la statua di Ignazio Florio, ex proprietario e benefattore di Favignana; piazza Matrice, dove sorge la Chiesa parrocchiale (sec. XVIII). Nel piano dove un tempo era il Forte di S. Leonardo, fatto 18. Favignana: Villa Fiorio, partico· erigere intorno al 1100 dal re lari decorativi all'interno normanno Ruggero li e ab· 22 19. Favignana: lo stabilimento Florio per la lavorazione del tonno battuto nel secolo scorso, e ubicata Villa Florio. un edificio di gusto eclettico, costruito dalla famosa famiglia per propria resi· denza durante il soggiorno nell'isola. L'architetto Giuseppe Damiani Almeyda la ideò nel 1876 come una robusta massa quadrata alleggerita dalla presenza di archi ogivali in tafune aperture e di merli di coronamento, ma vi inserì alcuni dettagli decorativi tratti dal repertorio «liberty•. Caduta la fortuna dei Aorio. la Villa passò al Comune di Favignana che, dopo avere temporaneamente trasferito nelle sue ampie stanze gli uffici, l'ha ora destinata a scopi culturali, e vi ha già allogato I'Antiquarium, che raccoglìe diversi reperti archeologici dell'isola, tra cui: un'ancora litica di tipo egizio (2000·1 000 a.C.), vasi punici e greci, una statua romana del IV secolo a.C., ancore romane. anfore puniche e romane. Lo stabilimento Florio fu costruito nel 1859 dal genovese Giulio Drago che aveva avuto in appalto le tonnare di Favignana e Formica dai Pallavicini; morto l'ultimo erede di questa famiglia. l'edificio fu acquistato. con le Egadi, da Ignazio Florio nel1874 e nel 1937 passò ai Parodi di Genova. Una società per azione che tuttora conserva la denominazione Florio, l'acquistò nel 1945 e ne è ancora proprietaria l Parodi 23 20. Favignana: stabilimenti Florio, la conservazione delle reti hanno oggi ceduto i beni e l diritti di mattanza alla ditta castiglione di Trapani. Nello stabilimento si svolgeva tutta la fase di lavoraztone del tonno lino all'inscatolamento. Esso è fornito dt vasti padiglioni con copertura a doppio spiovente sostenuta da grandi arcate, secondo ta tipologia dell'ediliZia 1ndustt1ale del sec. XIX net trapanese. Anness1 allo stabthmento sono del magazzini per la conservaziOCle delle reti della tonnara, un molo di attracco e una palazztna per glt ufftcl amministrativi. La Chiesa Madre, dedicata a Marta SS. Immacolata, è ubicata tn una PQSIZJOOe decentrata rispetto all'antistante piazza, suua Sinistra All'epoca deUa COSifUZiOne, tniziata per volere det marchese Metchtorre Pallavbnt nel1704, SI dovette tnfatti tenere conto di una ord'tnanza regia che tmponeva di lasetare libero lo spaziO ant•stante il Forte di S. G1acomo (odierno carcere). Nei lavori di completamento intervenne l'a~chitetto trapanese Luctano Gambina e fu aperta al culto nel 1764; ha pianta a croce latina con navata unica, transetto e alta cupola. Sulla semplice facctata Sì aprono, tn corrispondenza coassiale, un portale tardo-barocco e una finestra arch1travata In alto un 24 21. Favignana: Matrrce, Interno 25 PUN U FAJtAGUONf OEUE UCC(AtE SUONAROO ~AlEOr rA OAOJJA Pf:ttQA~ isola di FAVIGNANA A <TRA DELL'AMMINISTRAZIONI! C'O)II' SALI! 1>1 1',\\'lf;;'ò.\S,\ l campanile a vela con tre campane fa da coronamento all'intera facciata. All'interno si conservano: un crocifisso !igneo del XVIII secolo, di scuola trapanese (braccio sinistro del transetto); una statua marmorea dell'Immacolata (sec. XVIII) sull 'altare maggiore; un pulpito barocchetto. Tutto Intorno alla chiesa e lungo le strette vie si elevano le case di abitazione, case basse, In conci di lufo squadrati, a uno o due, solo raramente a più piani, caratterizzate dalla presenza del cortile interno, spazio comunitario derivante dal perisWum romano e dalla corte araba, dove si trova in genere una caratteristica scala che dà accesso al piano superiore. Nella piazzetta S. Anna, nel quartiere omonimo, ha sede la chiesa dedicata alla Santa, le cui origini si fanno risalire al XV secolo. L'edificio ha comunque subito modifiche e restauri nel corso del secoli. La via Nicotera porta all'ex Forte S. Giacomo, oggi casa di pena. Ha lontane origini normanne, essendo stato edificato da Ruggero Il verso Il 1120 su di una torre di awlstamento situata in un lembo di terra, allora staccato dal resto dell'isola. Completamente ristrutturato e allargato nel 1498 per volere di Andrea Rizzo, signore dì Favignana, assunse una planimetria quasi stellare. Prowisto di alloggi per ufficiali e truppe, di depositi, feritoie e spiragli, era collegato all'isola tramite due ponti levatoi. Utilizzato come maniere fino all'epoca borbonica. assunse nel 1837, per volere di Ferdinando Il, funzione di penitenziario e vi furono ricavati nuovi ambienti sotterranei. Nell'area del forte Ruggero Il aveva fatto costruire anche una chiesa dedicata a S. Giacomo, utilizzata per secoli slà dai militari che dalla popolazione Isolana lino al 1860 quando si decise di destinarla a carcere. Nel forte furono rinchiusi numerosi patrioti del Risorgimento Italiano. 22. Favignana: stradina e case tipiche 26 27 La costa Ma l'elemento carauenzzante l'ISOla è la costa che, con le ptetre e gh scogli, fa spesso da cong1unZJone tra il paesagg1o agreste e Il mare la si può amm~rare facendo d giro dell'isola in barca, partendo dal porti<:c1ol0 d1 S Leonardo. Volgendo verso Punta Faraglrone (nord) è un sussegu1rs1 di punte. capi e grotte fra cu1la Grotta der Sosprn e la Grotta deglrlnnamorat1. Superato il Faraglione, procedendo verso sud-ovest, la costa si fa più bassa e articolata e a Cala del Pozzo forma una bella Insenatura con un mare molto pescoso e ricco d1 resti archeologici (anfore). Superata Punta di Ferro, si costeggia Cala Sicchitella, zona arg1llosa, e si va verso Punta Sottile; da qui si prosegue per Cala Grande, dove si trova il Villaggio d1 Ulisse, e per Cala Rotonda, altra zona molto pescosa. Di fronte l'Insenatura dello Stornello si incontrano glllsolottl Galera. Galeotta e Previto, poi gli scogli 24. Favignana: Calo Cavallo 23. Favignana: tratto di costa lungo Cala Rossa -~L . ... - ~- ~ "·:.-m. ,.T, T\ ~ ~--L..t - . -~ --- ·~ ~~. ~~ · '.,, ~ , •,-.,.~~·' ~· ·~ ~. RE'Ii" ' ' - ~~ ...lt.-.;_ ... ~ 25. Favignana: Lido Burrone . . ;!.1ir-.' •• 29 Palumbo che guardano Cala del Passo e Cala Monaci. Quindi un promontorio si protende sul mare: è PtJnta Longa, superata la quale ci si awia verso le spiagge sabbiose del Burrone e verso la suggestiva Grotta Perciata. Dopo Punta Fanfa/o, dove si trova un villaggio turistico, e prima dì Punta Marsala SI incontra una delle più belle cale: Cala Azzurra, cosi detta per lo stupendo colore del mare. Oltrepassa· la la bella zona del Bue Manno, si arrrva a Punta S. Vituzzo e sub~o dopo a Cala Rossa, ncca di enormi grotte scavate nella pietra tutacea. Prima di ritornare al porto S. Leonardo si giunge a PtJnta S. Nicola, zona archeologica di rilevante Interesse per i cospiCui resti di un insediamento, avvenuto in epoca preistorica e proseguito per molli secolì. Grotta del Pozzo Cosi detta per la presenza d1 un pozzo di epoca recente, è ubicata nelle vicinanze del Clm~ero. p.-esso Cala S. N'ICOia, e vi SI accede attraverso un dromos a grad101 Scavata nella roccia p.-obabilmente in epoca p.-eistorica. fu uhltzzata al tempo de1 FeniCI e po1 forse fino al sec. XVII. Sulle ruvide pareti dell'ipogeo sono state nnvenute iscrizioni fenicie. Vicino l'ingresso. sul lato sinistro si legge l'iscrizione corrispondente alla frase dr senso compiuto: «Ouesta roccia fu srstemata con accesso e podio, da SHT, tiglio di 'EL'• che, secondo padre Benedello Rocco, SI riferisce alla sistemazione della grotta a santuario. Sempre sul lato sinistro sono ripetuti per circa dieci volte l segni BRK. forse indicanti «Benedici Benedici» (V·IV sec. a.C.). Sulla parete di fronte l'ingresso si legge HNN, •Abbi misericor· di811 o •Sii Ben/gna/811 (111·11 secolo a.C.). A destra della precedente ISCOZJone è rncisa una invocazione di grazia: cO /side, di gr8ZJ811 (l secolo a.C.·I secolo d.C.). Ancora un'iscrizione dedlCata ad lside è posta nel tondo della grotta, nei p.-essi di un ingresso secondario: •Rimani (con noi), o lskJe» oppure cFa(CCI vivere), o /Sidet. 30 A destra del precedente ingresso sono incisi due nomi •l figli di Hanun Bomilquart (e) Boshafoh, Indicanti o la firma di due illustri visitatori o una preghiera di bened1z1one (Vl secolo a.C.). Sulla parete a destra dell'ingresso principale si vedono due ISCnzroni: una su due righe, databile tra il ID e il Il secolo a.C .• IndiCherebbe lo scioglimento di un •voto che fece Abdisid (servo di Dio), il commissario (o scnba, ispettore, p.-efetto)», l'altra. di piÙ tarda datazione (XVI-XVII secolo). su una sola riga e sovrapposta ana precedente, è traduc1blle •Erasmo• o •S. Erasmo•. Nella stessa grotta sono state rinvenute delle raffigurazioni Incise: un'ascia, una treccia. tre pesci capovolli, un pesce in posizione verticale e uno in posizione orizzontale. una figura antropomorfa eretta, ancora due pesci e due frecce in verticale, ma capovolti l'uno rispetto all'altro. una ruota attraversala da quattro raggi che si Incontrano ad angolo retto, ed ancora qua t· tro pesci e due uccelli. uno ad ali aperte (aquila?) e uno ad ali chruse La presenza dei pesci va più veroSlmUmente legata con il culto di lside, dMn1là venerata nei port1 medrterranef p.-aticati dalle genti feniCie, che con la Sltllbolog~a cnshana. anche perché la grotta sembra sia stata usata dai Cnst1a01, ma 1n epoche più recenti. Dalla documentazione epigraflCII si eVInce che l'ìpogeo, dal IV secolo a.C. al Il d.C., ebbe solo funzione cultuale e non funerana. dato che nessun reperto conferma quest'ultima ipote· si, talvolta pure avanzata. Grotta delle Navi A sud·est della GroNa del Pozzo. in una grotticella a livello del terreno. sono 1ncise le immagini di due imbarcazioni· quella a destra. di modeste dimensioni, è pnva d1 bmone ed ha due vele ed un remo; quella dì sinistra, tre volte piÙ grande deaa p.-ecedente. è p.-OWista di più remi e di un limone ~ p.-obabile che si trath del cnaVIfJIUf'fl ISidJSI, p.-olettnce de~ navtganb, o dell'umanità nel trag1tto della VIta 31 Grotta degli Archi e Grotta della Stele termale di epoca romana: il cosiddetto •Bagno delle donne•. formato da un ambiente con volta parzialmente crollata, forse un nlnteo: un condotto di 8-1Ometri con sbocco a mare. Nel fondo Pall1 (nuovo cìm1tero) si trovano 1nottre i resti d1 una necropoli tardo-ellenistica. mentre tra Cala S NICOla e Torretta vi é un'altra necropol1 con tombe a grotticeUa. Inoltre SI ntrovano resti di un imp!anto, preSLm•btlmente termale. 1n contrada Badia. dove è stata pure nnvenuta una statua femminile acefala, copia romana di un 01tg1nale ellen1shco. 01a nel locale Anttquarium. Ambienti di epoca pumco-ellen•stica sono in contrada Bosco. presso le case Banc1. Tracce d1 culto crishano SI hanno nelle grotte della Ficara ILe Ili. Nelle vicinanze della Grolla del Pozzo si trovano altre due grotte scavate nel tufo. dette l'una deglt Archt, l'altra della Stele. La denormn8ZJO(le della pnma denva dalla presenza dì una mensa sormontata da un arcosolio, forse un altare. e dalla presunta esistenza. nei primi secoli del Cnsbanesmo (N-V secolo d.C.}. di una tomba •a bakiacchlfiOt o ca tegunurn. fonnata da otto archi. Alcuni loculi si aprono nelle pareti dell'lpogeo. La Grotta della Stele. vic1na alla precedente. è preceduta da una antìcamera dove si vedono chiaramente i segni che la mano del cavatori di pietra vi ha lasciato 10 tempi più recenti. Vi si trovano un sedile e delle incisioni: li monogramma IHS, abbrevia· zione di IHESUS. in caratteri gotici. ripetuto due volte, e una croce. La grotta vera e propria è sostenuta da un pilastro su cui è Incisa una 1scrizione 1n volgare su quattro righe (XII-Xut secolo). secondo Padre Rocco cosi traducibile: •Casa, tomba. sede dell'anima (o delle anime)•. Altri reperti archeologiCI SI trovano nella zona: tracce di ambienti quadrangolari scavati nella scogl~era e ncopertJ da intonaco ros501Jiailo o cocCJOpesto. !()(se appartenenti ad un 1mp!anto Gli amanti della montagna possono inerpicarsi sul Monte S. Calenna (m. 310) hnoal forte. sOlto, come quello di S. Giacomo, per volere di Ruggero Il su una tooe saracena Ampl~ato nel 1498 da Andrea R1zzo. venne consolidato 1n epoca aragonese. verso ~ 1655 FU<ono Borboni ad usarlo com" luogo d1 pena per i 26. Favignana: Grotta della Stele 27. Favignana: Caslello di s. Caterina 32 Forte S. Caterina 33 deportati politici, tra cui il barone Giovanni Nicotera che subì la condanna a morte nel 1858 (poi trasformata In ergastolo, scontato In parte a FaVIgnana, dove soffrì una disumana segregazio· ne hno al1860, anno in cui fu liberato dai ganbaldini), e Gregorio Ugdulena che VI trascorse tre mesi. •Labirinto di segrete, di stamberghe e dt /ocaJJ privi d'aria e di luce, Uf71ld/ e nent, come lo de fini nel 1924 aCatalotti, direttore det carcere di S. Giacomo, fu trasformato 1n faro dopo a1860 e pot abbandonato. È ora zona mlf1tare. Vi eta annessa una chiesetta ded•cata a Santa Caterina, trasfonnata in cella da1 Borboni e dtstrutta In epoca garibaldina. Altre escursioni si possono effettuare alfa Grolla delle Sta/attilli e alla Grotta dell'acqua, all'Interno della quale è una sorgente e una ricca vegetazione di capelvenere, ubicate nelle vicinanze di Punta Faraglione. È da visitare, inoltre, il Parco del Cavernicolo a Cala Rossa. realizzato all'interno di ex cave di tufo: vt si trovano un piccolo zoo, piscine. aree attrezzate per g•uoch• e un villaggio turistico. A chi SI trova a Favignana, infine, non mancherà sicuramente di ammirare opere scultoree di •u zù Sarino Santamaria», artista locale da poco scomparso, ab1le nel real•zzare, con il tufo e con d legno, surreali sculture d1 uomtnl e anJmali. LEVANZO È una montagna che sorge dal ma.re e raggiunge l 278 metri nella punta p1ù alta, Pizzo del Monaco. Qpiccolo VIllaggio è a Cala Dogana, dove si trovano 11 porticciOlo. la banchina di attracco per i tragheth e per glt aliscafi, le case de• pescatori e fa via principale che attraversa~ paese. Levanzo, dagli anni '50 ad ogg1, ha legato 11 suo nome e la sua lama alla Grolla del Genovese, ossia a una delle più •nteres· sanh grotte preistoriche d'Italia, per la presenza d• graffiti del paleoht•co e pitture del neo-eneolitico. La grotta sì raggiunge a piedi, percorrendo una mulattiera che attraversa l'isola In senso nord-sud e scendendo poi a sinistra verso il versante nord-ccci· dentale, oppure in barca. Partendo dal porto, verso ovest, supe· rata Punta Pesce, si incontra il Faraglione, uno scoglio piramide· le, distanziato da riva circa 50 metri; proseguendo si giunge a Cala del Genovese. dove a circa 30 metri sul livello del mare si apre la grotta. Continuando per mare, si incontrano Punta det SorCI e poi Cala Tramontana. •anfiteatro naturale• dove si aprono caverne e grotte 28. Fa v1gnana: u zu Sarino Santamana con alcune sue sculture 29. Levanzo: il villaggio di Cala Dogana •• piedi della montagna 34 35 31 . Lovnnzo: Grotta del Gen ovese. Ingresso 30. lcvanzo: una delle numeroso cale lungo la cos·ta Ragg1unto Capo Grosso. estrema punta settentrionale dell'i· sola, si cambia rotta verso sud e s1 percorre la costa orientale. dalla Cala Calcara al Vlllaggio è qulnd1un alternarsi di cale e punte: Punta Altare/lo, Gala Mlnnola, Punta S. Leonardo, Cala Fredda. La Grotta del Genovese La coSiddetta Grotta del Genovese è preceduta da una avangrotta naturale. che ha resbtuito materiali del paleol1bco supeno. re e del neo-eneolitico; SI accede al grande antro naturale aUra· verso uoo stretto cumcolo. L'ìntemo fu esplorato nel 1949 da Francesca Mmnellono, che vi nnvenne le pdture del neo-eneoli· 36 IICO; un anno dopo la stessa, con Paolo GraziOSI e Alda Vtghardi, scopri 1graffiti del paleolitico (circa 10.000 a.C.). raff19Uranti 29 animali (10 boVldi, 6 cervi, 12 equidi, un fetaoo) e tre figure umane. Gli anmali, quasi MtJ realizZati d1 profio, sooo res11n maniera essenzaale ma naturalis!lca, talvolta'" mDVlmento; le dmensioni variano da un m1nimo di cm 15 ad un mass1mo di cm 30. Le figure degli equidi corrispondono all' equus asmus hydruntinus, del quale sono stati ritrovati resti nel deposito dell'avangrotta. Meno realisliche risultano le tre figure umane che si presen· tano raggruppate e in posa dinamica, forse nell'atto di celebrare un rito o una propiziazione: la centrale con testa a cuneo. tratti del volto trascurati e barba, ha dimens1oni maggiori nspetto alle altre e appare piu rigida e più austera. Quella di sinistra ha le braccia alzate e reca sul volto una maschera a becco di uccello; quella d1 destra. con le braccia 111flesse ad arco verso abasso. mostra una strana posa ondeggiante delle gambe. Alla cronologia delle incisioni sembra ncoOegarSI una fiQura umana d1pinta 1n rosso. assai vicina st~•sllcamente alla ftgura dal profilo ondeggiante e con capo a cuneo. 37 ... e~ ~ ~~ ;;. .., "': ... e E 10 ~ é :::: "': ;.e ;;. ... =. . N=.. 'SCCGLIO ) CAt.,MHLO f\ GA01'1A CAMMELLO "'UNT/1 LIOEW.~ isola di MARETTIMO .\ (T R.\ IlCl.J ;,\~D!I.'I:ISTR \ZII) Xl; COMl.'I:,U.i; lH FA\' Hì.'I:.\X.\ 33. Levanzo: Grotta del Genovese, pitture 32. Levanzo: Grotte del Genovese, pitture 38 Ma quello che più salta agli occhi nella parete nord·est della grotta è il ciclo di p1tture 1n nero raffiguranti figure antropomorfe, fortemente schematlzzate. soggetti an1mall, quadrupedi (un cin· ghiaie e un cane) e peso, idoli a forma di VIolino (en vìolon) di tipo egeo. L'es1stenza de1 grafhh s1 ncollega alle pnm1tJVe manifestaziOni artistiche del paleolitiCO superiore, soprattutto della zona lrancocantabnca. quando gli uomtnt·caooaton che vivevano neg5 antri natura!J affidavano a1nmmag1ne e alla figuraziOne SIQmficab ma· giCI O prop!ZiéltOO. Nella grotta scelta come luogo sacro il caccléltore rnmagina la caooa e se la propiZta raffigurando sule pareti l'anrnale 10 posa dtnarmca, con quello stesso dtnamtsmo con CUJ St svolge l'aztooe attraverso le vane faSt: agguato, awistamento, balzo del cacciatore, •nsegutmento. cattura, uccisione dell'arnmale. La rappresentazooe aJI'1ntemo della grotta, sottraendo al caso 11 nsultato dell'azione, assteurava la buona nusctta della caccta e anttetpava l'effetto desiderato. Non tntentt estetici o puro gusto d1 rappresentazione, quindi, nelle manifestaztoni arttsttehe del paleolitlco. ma fini propiziatori: arte e nto, magta e aztone si combinano e l'arte serve come 3g metodo pratico per trasformare 10 certezza la speranza del cacciatore pnmltiVO, che vive in uno stato di pass•vità nei confronti della natura, non producendo alcunché, e cattura o raccoglie ciò che gli seNe per la sussistenza. Nel paleolìtìco, l'immagine riprodotta dell'animale seNe all'uomo per acqwstare potere sull'oggetto. mentre nel neolitico, cambiato Il sistema di vita, essa assume significatì simbolici: la visione naturahshca s• schematìUa e assume forme convenziOnali che alludono a•·oggetto. Cosi quella che stj•sticamente potrebbe conslderars• una nvoluZJOOe dell'arte. va invece nterpretata come una evoluziOne della SOCietà. L'uomo ora v1ve organizzato •n una comun1tà e •n un luogo fisso. coltiva i campi, alleva gli animali; da cacciatore parassita della natura, ora diventa attivo pastore e contadino, lavora ed amministra. Le prahche magiche vengono sost1tu1te da nll e culti; sp1rìfi benevoli e maligni regolano l'es•stenza, l'uomo sa di avere un corpo mortale e un'aruma 1m111orta1e. Il cacoatore del paleolitico doveva essere un buon osseNa· tore e avere sensi acuti per notare differenze e somiglianze. per ascoltare suon1, per cogliere •nd1zì. Il pastore o d contadino del neolitico deve, Invece, adoperarsi per produrre 1mezzi dì suss~ stenza: la sua vis•one del mondo è statica, egli non ha bisogno di osseNare attentamente, di rappresentare naturallsticamente la realtà, basta indicarla per segni schematici o modelli conven· zional1. Cosi le pitture d• Levanzo non danno 1mmag1ni natural•st•che d1 ammali ma forme schemaliche e sunbohche, fiQure che poco o nu1ta hanno d• umano. L'idolo en VIOion, presente nella Grotta del Genovese, testi· monia una forma d• relig•osità comune a tutto 11 Mediterraneo: rappresenta la Dea Materln forme tipologicamente sm•h a quelle ntrovate nelle Cicladì, a Creta, In Tessaglla, a Tro1a e nella penisola iberica, con l cui esemplari mostra evidenti riferimenti che ci suggeriscono una datazione tra Il neo-eneolitico e la prima età del bronzo. MARETTIMO •L 'incanto d1 un'Isola: Marett1mo•. così don Girolamo Campo ha intitolato un opuscolo ded•cato all'isola: un 'isola che incanta per le bellezze naturali, per gli spettacoli inconsueti e suggestivi che offre. Un'isola d1 pesca ton e nav1ganti, abituati a cmariQiare pane e rem11, come ancora dicono l vecchi: un mare stupendo, limpldo e popolato di pero. solcato dalle barche dei pescator• vemiCiélte d• bjanco e di azzurro e prowrste a poppa d• un caratteristiCO fregiO che fa tornare alla mente le navi dei V1ch•ngh1. Ancorate allo Scalo VecchiO, creano col mare, con le case bianche e lo sfondo della montagna, magnifici effetti pohcromi. Allo Scalo Nuovo si vedono. invece, i motopescherecci con cui gli esperti e 1mpavidi marinai di Marettimo praticano la pesca d'alto mare. La montagna 1mmane, romboidale, verdeggiante, protagomsta con il mare d1 1ncred•bjh effett•. con i SUOI tre promontori · Punta TrOia, Punta Mugnone. Punta Bassana - con i piZZI e le punte - Pizzo Scaturro (m 406). Punta Campana {m 630). 34. Maretllmo: il cenlro abolalo con uno sfondo della mon1agna 40 41 • Pizzo Craparo (m 627). Monte Falcone (m. 686), Pizzo delle Fragole (m. 542) - offre splendidi panorami e tnusuafi S1lenz1. Ma il modo migliore di conoscere l'Isole è quello di osservarla dal mare, facendo il giro in barca alla scoperta delle cale e calette, delle rocce Imponenti. delle scogliere frastagliate e soprattutto delle numerosissime grotte naturali, di cui alcune som· merse Andando dal paese verso nord. SI incontra subrto lo ScogliO del Cammello, con la grotta omonma. e pot Cala Manione, Punta Tr01a con dm1naccioso castello arroccato e, proseguendo verso occidente, la Grotta del Tuono. cosi detta per i fort1 boati procurati dal mare 10 tempesta, lo Scalo Maestro, Punta Due Frati. Punta Mugnone con Cala Bianca, all 'Interno della quale si trova la Grotta delle Sirene raggiungibile a nuoto. Sul versante occidentale dell'isola l'incanto è di fiaba; nelle rocce che scendono a picco sul mare si aprono le grotte più suggeshve Grotta Perciata, Grotta ciel Presepe. ricca di stalatllti e stalagmiti, da cut spira qu8SI un senso di reiiQIOSIIà. Outndi. scendendo verso sud, s1ncontra Punta Bombarda, con la grotta on fondo aua quale SI trova un grosso stalagmite 35. Marettimo: Scoglio e Grotta in loc:ahtà Barranche 42 36. Mareuimo: Grotta delle Sirene avente la f01ma dt cmotra papale>. Cala Spalma/ore. con la pie· cola spoaggoa. e Cala Nera vengono utilizzate come nfugìo di barche quando spii'a 11 grecale. Proseguendo, si tncon · treno Punta Cretazzo. Punta Galera, la Conca, Punta Cartiglio, Punta e Cala Martino, Punta Bassana. Tornando sul versante onentale. dopo Cala Manna e un lungo tratto docosta più o meno frastagliata, SI goun ge al piccolo paese coshtUI· lo dalle case in tufo del pe. scaton, dalle bianche faccia· le che si affacciano sulla prinCipale v1a Umberto (dove prospetta anche l'unica chiesa. del 1887) e sugli stretb VICOli. 37. Marell•mo: Grotta del Tuono 43 Il Castello \ ~ \ l l Arroccato sulla cima più alta di Punta Troia. si efeva Il Castel· lo, le cui origini risalgono al re normanno Ruggero Il che lo fece erigere su di una prees1stente torre. Il maniera attuale è del XVII secolo e fu realizzato daglì Spagnoli che vi crearono anche una grande cisterna ad archi per l'acqua e una chiesetta dedicata a S. Maria delle Grazie, che assolse la funzione di •Rea/ Chiesa Parrocchiale• fino al 1844. Verso la metà del XVIII secolo la CISterna, scavata nella rocc1a sulla piattaforma del Castello, nel lato settentrionale, fu trasfor· mata in prigione. Questa •fossa maledetta» ospitò. quindi, nefandi malfattori e dal1799 ergastolani condannati per reali politici. Nel1844, per volere del re borbonico Ferd1nando Il. che si rese personalmente conto delle disumane condizioni cui erano sottoposti l condan· nati, non fu più usata come carcere e Il Castello fu utnizzato come faro militare, funzione che mantenne fino all'ultima guerra, dopo la quale fu definitivamente abbandonato. 39. Marettimo: spiaggia e porticciolo con aliscafo 38. Marettimo: Cortile Umberto l 44 Case Romane e chiesetta medievale Su d1 un p!Bnoro posto a CITCB 200 metn sul fiVeUo del mare e sovrastante verso nord 11 nucleo abitativo d1 Marettlmo. si trovano 1resti d1 un edificiO romano. meglio conosciuto come Case romane, realizzato tra 11t sec. a.C. e ~ Il d.C., presum1bil· mente come opera dlfens1va. Il paramento del muro esterno, ad opus reticutatum. è reafiZ· zato con tasselli di pietra quadrangolari disposti a formare un reticolo, secondo l'uso romano. Contigua alle case romane è una piccola chiesa anonima del Xli-Xlii secolo, che mostra nello schema denvaz1om onental1; ha navata unica divisa trasversalmente In Ire sezioni. La centrale ha copertura a cupola a sesto rialzato, sostenuta da due archi parietall e due trasversali, mentre il raccordo con il vano di base è realizzato tramite nicchie a •scuffla» angolari; esternamente la cupola è Inserita In un tamburo cilindrico. Le altre due sezioni hanno invece copertura con volta a botte estracfossala 40. Marettlmo: Caso Romane 46 IL TUFO Ch1 va per l'Isola di Fav1gnana 1ncontra qua e là cave che danno la sensaz1one di antiche strulture, più o meno plasmate dai lenomeni atmosferici, o di grolle realizzate dalla mano del· l'uomo. Sono le anhche cave di tufo che per secoli hanno fornilo materiale da coslruz1one non solo alle Egad1, ma un po' a tutta la Sicilia occidentale. Basta guardare le facciate scrostate o tirate a vivo dei palazzi, delle chiese o delle case, per riconoscere che l'elemento base dell'edilizia non è stato tanto il mattone quanto il concio di tufo. Questo materiale, tenero allo strumento sapiente (maranzana) tanto da poter essere modellato e sagomato secondo la necess1tà e 11 gusto, è duro e compatto e ha consentito di 41 . Favignana: Cala S. Nicola, cave a mare 47 realizzare edifici che ancora ci narrano la loro storia. come la Basilica dell'Annunziata a Trapani. Le cave potevano essere a cielo aperto, quando il materiale veniva es!ratto dall'alto verso il basso. dopo avere eliminato il «cappellaccio», cioè la parte superficiale, o a caverna, quando i blocchi venivano estratti da sotto In su. avendo cura di lasciare In sito grosse sezioni (pi/eo) che sostenevano le volte. l conci di tufo (cantuna) erano estratti g1à squadrati in Ire rnisure standard, crn 20x40. 25x25o 25x50; i blocchi potevano essere successivamente segati per realizzare rivestimenti o pareti più sottili. Nel caso del rivestimenti, una delle facce veniva rifinita col maranzana per assumere un aspetto più omogeneo ed essere di grana più fine. Per l'estrazione, la conoscenza per esperienza delle qualità statiche dei materiali guidava il cavatore che, servendosi della picona, dello zappone e del piccone nelle varie fasi dell'estrazione e della lavorazione. riusciva ad individuare l punti idonei per evitare l crolli e la frantumazione del materiale. La pietra, compagna dell'uomo dalle sue origini, con le sue diverse strutture ha consentito la creazione di strumenti e monu· ~ ~ .... . . ' - ~ -"!-.- ·--....:...- 42. Favignana; preparazione delle umazzare» In tufo per la mattanza 48 43. Favignana: Cala Rossa, cava a mare 49 ~ menti, ma soprattutto ha permesso l'elaborazione di tecniche eddìz~e che anc<l(a sfidano il tempo. Oggi purtroppo l'attiVItà estrattiva del tufo é ridotta al minimo, s.a per i costi della lavoraziOne che per quelll dei lrasporti. Si preferisce utilizzare 11 tufo della costa marsalese. meno puro e compatto ma dec1samente più competrt1vo sul mercato; tra l'al· lro, 1 nuovi materiali utiliZZati nell'ediliZia consentono tempi di lavorazione più rapidi. Tuili questi fattori hanno segnato il tra· monto di una delle attività tradizionali dell'isola. Restano solo l segni di una terra violata ma non travolta, le bianche case dell'i· sola che respirano allraverso le pareh di tufo, e l'aspra bellezza di Cala Rossa. mentre le antiche cave di tulo sono state trastor· male in giardini di agrumi e le pareti delle cave proteggono gli alberi dall'azione devastante dei venti. BONACCIA d1 Salvatore Novara Il mare striato é d'azzurro: odore di alghe iodale, d1 umidi ossi di seppia. Gusci, lrammenli, conchiglie smerlate su arenile deserto. Specchio d'acqua, Ira Egadi e cielo, che abbraccio e bevo con occhi assonnati. 44. Favignana: rigogliosa vegetazione nelle cave coltivale a g~ardin• 45. Fav•gnana: paesaggio ma rino 50 51 LA MATIANZA Un antico rito si perpetua nella slagtone primaverile nella lonnara di Favignana, un rito del quale sono protagonisti l'uomo e la natura: gli uomini sulle barche Invocano le divinità per scon· llggere l'elegante tonno rosso (tunnus thinnus), dalla cui cattura dipende il benessere di molle famtglie. La mattanza è un rito di sangue e dt morte che consente all'uomo di affermare il propno d11itto sulla natura. con una valenza economica rispettosa delle regole che la natura stessa impone e che l'uomo è tenuto a osservare. La migraz.ione dei tonni, nella tarda pnmavera. offre l'occa· sione di un ricco bottino che consentirà, ieri come oggi, di vivere senza inquinare e distruggere, di usare la natura per il bene della collettiVItà. La tradiz100e della pesca del tonno nella proVIncia di Trapant nsale ai pri1110C'di degli insecftarnentt umant lungo le coste della Stoilta nord-occidentale e nene Egadt: nella Grotta del Genovese compaiono le rappresentazioni di due tonnt e net depositi di matenah si sono trovate intere vertebre di tonnt. Un sistemattco sfruttamento della pesca, e dì quella del ton· no In particolare. si deve alle popolaziOni indigene e lenìcio-pu· niche; l romani perfezionarono le tecniche di pesca e realizzaro· no lungo le coste della Sicìlìa nord·occidentale delle primitive industrie per la conseNazione e ta trasformazione del pescato. La dominazione araba ha lasciato la sua ricca eredità soprat· tutto nelle voci e nell'onomastica. Ma fu la riorganizzazione della Sicilìa secondo i principi del nuovo Stato centralizzato ad opera dei Normanni a porre le tonnare nel sistema demaniale. Tale sistema soprawisse anche nei secoli succesSivi perchè le strutture stabili delle tonnare venivano utilizzate come punti di osservaztOOe per la difesa delle coste. 46. Mare dette Egadt: preparaOvt per la mattanza 47. Mare delle Egadi: aspettando l tonni Molta e stupenda C8CCJ8 è apparecchiata l ai pescatori, quando se ne viene l dei tonni alla stagion di pnmavera l'eserctto. (Oppiano, Halìeutica, 1.111) 52 53 48. Mare delle Egadi: branco di lonni La chiesa di Mazara godeva delle decime dì molte tonnare del trapanese e fu proprio il Vescovo di Mazara. alla cui diocesi appartenevano le Egadi, a concedere w tonnaroti di poter lavorare anche nei g10m1 festM. La pol1bca di vendita e di nuove 111feudaz1001 segutta nel XV1I secolo coinvolse anche la tonnara d1 FaVJQnana. che fu ceduta ai Pallavicinì di Genova (1637). Gli ultimi proprietari della lonnara d1 Favignana sono stati i Florio e i Parodi. Oggi la tonnara v1ene gestita dalla Soc1etil Castiglione, che cura anche quella di San Cusumano presso Trapani. Il complesso edilizio (marfarsggiu) che si vede sulla destra entrando nel porto di Favignana, comprende glì impianti per la lavorazione del pesce e i magazzini1n cui vengono conservati gli attrezzi, le barche e le reti che servono per la pesca, cioè quella complessa struttura che VIene calata nella zona di mare da dove generalmente passano i branchi Essa è composta da uno o due sb81Tamenh di reti (coda e pedale). capaci di incanalare 1tonn1 vetSO una sene di camere d1 reb (normalmente tre), d1 cui solo l'utt1ma è la camera della morte. Il paralleleprpedo d1 reti sostenuto da galleggianti e anco- 54 rato al fondo dai mazzafi, è inframezzato da reti mobili che costituiscono le porte e delimitano le camere. La camera della morte è dotata di una rete anche nel fondo. Questo complesso sistema è stato real1zzato. e usato nel tempo, graZJe alle attente osservazJOnl d1 uom1m esperti (Raìs) che hanno saputo ascoltare amare e i vent1 e studiare~ compor· lamento mansueto e gregario de1 tonru. Le tonnare vengono sudcfMse 1n due categooe: di andata. funzìonant1 1n primavera, quando 1tonm IOIZI8Jl0 1iloro viaggiO (corsa) per riprodursi, e di ritorno. funz1onant1 nei mes1 luglicr agosto, quando i tonni hanno ullimato 11 periodo della riproduzio· ne. Tutte le operazioni della pesca sono scandite dalle ·cialome·. canti e preghiere che non solo infondono forza e coraggio, ma danno anche il ritmo ai movimenti e alle diverse operazionì. Le invocazioni a Dio, alla Madonna e al Santi sollecitano l'aiuto del d1vino per una pesca abbondante e per la salvezza degli uomini che vi partecipano. Esse, secondo te anhche trad1zionl paganegg~anll, nstabd1scono l'armonia con Dio e rendono sacra (sa· crum) un'attiVItà che potrebbe essere considerata nefas (iDecita). perché turba l'armonia del creato. ,g, More delle Egadi: la mattanza 55 La mattanza é un rito di gruppo (l tonnarott), guidato da un capo (i/ Rais), depositario dell'antico sapere. Ancora oggi é vissuta dai tonnaroti favignanesi con lo stesso spirito, anche se nuovi strumenti si sono agg1unti a faCilitare il lavoro. Quando un branco di tonni, nella sua migrazione, entra nel Sistema di reti predisposto, fa VIbrare dette lenze verticali disposte per segnalare a passaggio del branco. l tonnaroti, allora. cornptendo con le barche movimenti lenti e ben srooniZZati, che sanno di una ntuahtà secolare, aprono le porte delle tre camere, mettendole 1n comuntcazione, in modo che l tonni, continuando il loro spostamento, vadano a finire nella •camera della morte». Inizia. a questo punto. la fase deci· siva e più spettacolare della pesca. Il Rais dà ordine di tirare le reti della camera della morte. «Assumma• (tira), ripetono in coro i tonnaroti, e si danno anima e corpo all'immane fatica di portare a galla le reti cariche di tonni. Quando Il fondo (coppo) della camera della morte sta per alfiorare, i tonni, sentendo ridursi il loro spazio di movimento. lniztano a balzare e a dimenarsi con colpi d1 coda, in un disperato tentativo d1 sfuggtre alla loro prigìO· ne. URais e i tonnarob ass1stono cornptaciuti a questa cdanza della morte>. e quando SI rendono conto che i tonni sono ormai sfiniti. imziano la cattura. Con arptOOI d1 vana msura feriscono a morte gli enormi pesci, che guiZZano ancora nell'ultimo tentativo d1 res1stenza. e li tirano sulle barche con tutte le loro forze, mentre fiOtti di sangue imporporano 11 mare e una pioggia d1 schizzi si leva tutt'intorno. PREGHIERE E CIALOME InvocaziOne prima della mattanza Un Credo o Squi Una Salve Regina aMaroma n Traparn Una Salve Regina a Maronna du Suffragiu Un Credo o Palnalca San Joseppl Un Patro Nosuo a San Poou chi pna u Slgnuri Jll 'na bunnanti psca Un Recamaterna aii'AtmiOeddi SanU l'natlJn n nos1n tnOr1l. U! Credo MSrpxe l.k!a Salve Reg.na sA8 Madama aTrapa!IJ l.k!8 Salve Regina lilla Madoma ciel SIJIIragKJ l.k! Crede al Pattil!ica San Giuseppe l.k! Padre Nostro aSan Pietro che preghi i Stgnore per tll8 abbondante pesca l.kl Requrem Aetomwnper te anme sante del nostn matJ Cile SOilO n FirgatOftl. 50. Mare delle Egadi: il Raìs controlla la mattanza 56 57 Augurio-scongiuro del Rais Bedda Maln o la Scala QUallnrnia u.n s1anot11 'nla 1tmn OJ.l.adctr0 dela Scala (fate che) 41XXJ torn en1tro fPISia no/18 nela lrmata. Giaculatoria (ripetuta in varie fasi) RaJS E sempn Slaloralu kJ nnomu di Jesu Tc:m.vot1 Jesu ES8frV118SIIllodatoinomedìGesiJ Gesti Aja mOta, Aja mOlai (ripetuto ad ogni verso) Oalomatae A)a mOla, ajamlia Ceto A;a m61a, ajarn6/a Oalomatore Aja mOla, ajamèia Jèsu Cnslu eu i Sanh E lu Satltu SaNat111 Cnasli kJna e StJit Cnastilanla gent1 Cnasll l pescoLo 1111n e ~ bl1lnan U pnmetlon e 111\ rn;n:an E SIU Dou n'evi~ Em;m!m 'n 9vamenlu Albunll*le ·~uveMJ ~ ~ pof1U SUIIaWni1J EpwnSiu Dou n·.,. 3U<r1 No SCW1 d'og'l mai A g<W' Sat1la pal1ln!niJ Vtgn Santa parllJIU Fo 111 fWlu ccmJ Dou l'l nomu Jè$U uchamaJ Tomarr. Jè$U na bona fortuna Una o l'aUira pocu rura Una o l'eutra pocu rurata 58 FOilll ffi(J{O (opplife: ARah, che !TIUOIIl), awramcd Aja méla, 8J8 mOla Gesti Cristo e tu/111 SaniJ Ei Santo Salvatae Cleasb la Alla e i sole Cleasb tanta gente Cleasb' pese nel mare 1tom e re tomate L'hat e ncn I08I1ClNe! CÀJeSIO Do li!o.'e aill.ata Rggona 'natlnata Rlggona O SIU I1Unl Por1a chaiJ Slu ben JOfllJ Slu JOmU ccmJ a~ Cctnu ~ IICMAO Comu Pasqua e Nalal (sunnu tesb pmcopelo) Sat1 Jusepp fUSIMJ spusa Fusti Sposo di Mana E Mana wta a nut CIV semu flgghi soi San JuseJJP< u vteeh181eddu Porta l'ascia e fu scatpeddu 'Nta na manu Jèsu beddu P\11ava Jésu boalu Di hvem bonu surdalu 0111 vern cunmnaturi Omono bedd1 va.a c'am111 SoJnnu rOSI eu ucoun Somu pam di cuiiJn Somu panno do suna E st'amata sarva soa Regna lltXIIOOa/a Regna d~ mondo F• che l'alla porb 111 bel gono (.t) 901'10 lnlle abbiamo aMo Come abbiamo nce.'!Jio Come Pasqua e Nalare, che sono leste nportlJno A San Guse(:pe siete stata sposa Tu Slln Giuseppe set stJ/o sposo d Malia E Maria 84118 r.oi Petr:hé SlilmQ figli SUOI. San Giuseppe i vecchierello Porta l'ascia elo scape.t'o Ein una /l1iJfJO Gesù bello Portava Gesù beato Dele guerre buon soldato Dlfl6 !)Ut!lm cmkJtt!efO. Uomini belli forza con amote1 Seno rose e lìoo Seno vesb~ ccloraò Seno vesi1/J ptega~ E(/IJI!SJ'IIMB/a Sia saNa rxrmesso E ~CIII sa/11Nil801/o Catm d mate e l9llo n poppe T10\'iW l porto sicw so/to\'enlo l'et poletCI fetm.re tiiJml Q.eslo Do li!o.e llllRr:l O~ogrmale La gande ~a Pat!onente La Vl!lglle $Mila pwloti Ha faffo 111 (;;io a sorrrg/àlza d Do Che d nome chamò Gesti Gesti porf3trr boona lorttna !Ala o l'alita dln poco U'l8 o1'//llta è di poca dirli/a. 51 . Mare delle Egadi: mattanza. camora dolla morte 59 J Nianz6 (ripetuto ad ogni verso) Cialomatore Oh, cazzamu Coro Niallzò Oalcmstore SanGitiaroscunlunnici di paani. Diu Il scaflll di ctJ'sati d1 chlddl turchi cani ttJ'chl e mon saracini lvanlinl chi nun crinnu ala fri cristiana. Corpu santu Sarvalun a ivanb nesci u siA! a punenti la lu sb<anntJ'l la stidda di 1'arbun la stidda maHuti1a. Omia bedda Catarina dì tu 'nlemu lusb ngg;na di lu 'nlernu aulri mari Palermu e Murviali Palermu la IO cala varda recu e tramuntana a Pugha tena eliana Santa Wgu di la Scala di LevanztJ a c!Uana a FtlrrTliCula baggiana slidau a Faugnana Faugnana te<ra chiana N~anzò a Furrrocula ci Trapani a Culummara n'autru pocu. Nianzò la ciuri omini bedci vai c'atntJ'i est stanca 'sta aurma tut1a quanta O canta can!a San Petru varvabianca por1a i chlavì da splranza 60 Oh. tinamo con lotza! Nìanzò! San GiuliaM lìbetaci dai pag811i Dio cì scansi dai crxsan da quei turchi C8I1i /uJchJ e mon saraceni /evantiri che non etedono neHa leda Clisliana. Cotpo Santo Salvatore quandc a levante nasce l sde si diffonde la luce a ponente la stella deil'aiba la stella matfll!ina. omia Dellil Catema regina fosti deH'infemo deHinlemo e di a1tn man Pafefmo e Mcnrea!e Palefmo la llJa cala guarda a !)Ieee e /tamontana la PIJglla /}ianeg9ianle Santa Vetg,v1e della scala di Levanzo alla Dogana la Fomlica vanitosa slk:IO Favignana Favignana pianeggiante forza, tifiamo la Foonica da Trapat71 ella Cdcmbaia ll/lCOta un poco. Forza, tifiamo al meglìo uomini be( forza con amore è stanca questa ciurma lufla quanta. Canliamo. cantiamo San Pietro balt>8biilnal porta te chiavi della spetanza 52. Mare delle Egadi: mattanza 1 tonno uncinato porta i chla'li ru pararisu comu Diu ci l'Ila pnxnlsu San Petru poscatun piscava ca so varca 'sta varca mallilana come è bedda la so varca porta le chiavi del paradiso cosi come Dio ce l'ha rxomesso San Pietro pescatore pescava ccn fa SUi! balca questa barca amalfitana com 'è beJ/a fa sua barca 61 ~·aJbcRama AmsjXm aJ è dvnaW C<xpu Santu kt13W e la cuma M so stanca e aswnma ocoppu sa bJm<Wa I\JsSI rrua ~ rrwCMII mltn u palMI est gran ~rl lu 1815 cumannatun Cero capo vardla gran sbirunl vardlanl gran 'nlarnl.lla muciara ri!ISI manga 'ngl11um1 rrooiara suarì arrobba lattlll1ì vinturerl gran 'mbnacunl rìmorchenstola bocchìcn. Asslll1ma, asstJnvna! Asslll1ma. asSlll1mal nsponà aeh b IMlC8. R1spcnde eh dranla1a Capo SatJio kx1aJo e e la cuma non sr Slanca e porta a gala l coppo se ta tomara fosse mia fTande tnpresiV1j riventeret l propne/11110 dgran sifpYe l riiiS able nel comando t~ guardia gan delalon 1 guarlil1fll grand tragedaton l capo rnuciara mangia intetiofa di tonno l muciarolo llJba lattume V8fltrxietlgand/ ubriaconi rimorchlflfet $(;()/8 bice/lieti rra. lira' Tira, lira! 53. Favignana: alla fino della stagione della mananza, le reti vengono messe ad asciugare 62 OETII E FORME PROVERBIALI DEl MARINAI Accatta 1u pose~ a mali Acql.rsta l pesce s mare (nelle barche} AnvnatiAa so plsca SI al'arnt Ol.ll C'è I$Ca rotrmente SI peSGS Boou pilolu a la !Impesta pan Nbuon nccchlero SI vede nella le~Tf)eSia Bunazza nun c'è mal senza t1mpesta 8cllocci8 non c'6 mai senza tempesta Burrasca lunusa prestu passa Burrasca hrosa passa rxesto Cootta 1u celu nun val1 otesa Ccn~o l oelo non c'è difesa Qn vdl manoan patldclJZZJ s·hav1 a vagnan 1 podUZZl Or I1JO/e mangrare patele deve bagnatslt pted se nel'smo non c'è (bwla} esca 54. Favignana: Punta Lunga, pesc.a torl 63 IL- ~ nason pa:edda 'ru ll nai ca scecx:u acane.~ tlil'I!Caonat\1 Mentle 1'181111 bcm l1!rl/o n.Mga CtYsatO Negghla vasoa boo t~ tassa Nebbia bassa 1asoa bcm tempo Ngn.ua lvii secumu lu venlu Ornglle \'M secondo li WllltO Nlra lu ooml senza pisci nun S1 jetta nzzagt-.1 llOII SI getta la rete Menln 1131 bon YeniiJ 55. Favignana: Calomonl, scogliera Di lu voscu 'na bedda tagrana di tu man 'na bedda rr.Jrina dlll Cl~i 'na anodda di tana dita gagg<a 'na bedda gaddna Dal bosco 1m bela lsg1ana dd/ mare ooa bella maena dd/ fune un 'angulla d lana dalla gabbtaw bella gah Essere )!tatu c:oroo un tunnu Stare saarato come un tomo {malo) F•e t1n1na di ..., TII!Jae apeor QWklm Fd s.va, no l9ll di ..ca Èla fede che s;M. llOIIl/e!p1 dela tm:a FMJ blmsca pocu ella Fate btlrasca poco M Jornu Mu, psc:o lcngu poo lcngu. psc:o Mu La s.da do pnniW la vopa dl mat20 lu S.gnun roca gravusu ma é sen'98 pa~i m1se!ICUdiUSU 64 Mtglo IIISC81I pa:t!la nel,_ che asro di c;n:;n Nellitme Wll8 pesce Mldda eo5a pò aw' t1nllortuna1a SI d1iu celu 'un é guidata Nessuna!faropurJ essete ccndo/loabuon fine Nuddu pò " senza tu Celu Nessuno ptXi andale S8flZd l'aiUto del Oelo Nun o n'tllavema a mare A mare non ci sono niii!JI ()gli bene da DIO vene CIP bene 1100e da o.o SII llOII () gtlldato dal Oelo Gamo cmo. pesce b'lgo gromo Ulgo. pesce corto La salda di gema10 la bega d matZO l Sq1ae gtOCB 111 modo dcl«oso ma é sempre paae misencotdioso 56. Favignana: Grolla Perclata, pantano 65 ~asb lu tunoo Pescas/J l tomo {hai tatto t.r1 /J(JI;y) aliate) (Mmj la Ula è palda, chovl quarro è russa. fa ven111 Qm(klla Ùla è pslda, {»-"e quannu è chiara là sm«à quando è /DSSa, In 19110 quando è trnmsa. I1!Wle 1seteno AIZZI, paled<i egranchi speml assai e nenti manci Ricci. patelle e grsndli Sc:icx:cu d1aru e lra1ru1lana scua rne!tll a man senza p;ua Sc:icx:cu d'.wemu acqua a lu mumenl\J Scrocro U7lnoso e 11amon1ana ap~ spend mo/IQ e niente fTIIIIIgl me/JJil" mate SMZa paua Sciocco d'twt!mo acqua da r11 momento al'all!o S. si melb a tra~renlana Se {il tell'flO) 51 mette s tmmont/lll8 ClflPIZZll a chowl rt1 'na seUroana lfKXJfTIIIICla a {JIOWife per ma settmana Snu wi raasa a ~ ILml certu res11 ·nM\Zlltu a M1! blml Se hl aSSlSII ai'UCCISlOtiB dei tan b ntrrM t'llaiXhlltato dappetlutto SI Vllrtr VIVirl gustusu, ovu drtumu e cardt.r1i spnusu Se vclete IX!fe con gusto (llCCCITVJagnale i vino) con """' di lalliO e cardo spinoso Sut1a kl celi e la Ula Setto i ae/o B fa Ura oon c alr:wa Clltteas M c'6 rmma alcuna e Tu1b Ucurno e hc.uman TutiJ t film e le humllre currunu a kl mari. CC/TOllO el tna!B 66 MOMENTI DI FEDE Ogni festa narra •la vita sicilrana, privata e pubblica, materiale e morale, profana e sacra. con le sue infinite manifestazionìo. Attraverso • culto al Santo~ popolo esprime i suoi bisogm, narra le proprie ans.a: rende grato omaggiO per quanto ottenuto: stabifisce quel rapporto col soprannaturale che lo gratifica e glì Infonde speranza. Gli stessi slrumenti di lavoro vengono consacrati con la be· nedizione perché siano apportatori di benessere materiale. Sono forme di pietà e riti che esprimono una sacralrtà carismatica in cui convivono superstizione, tradiZIOne e un'autentica retigiO· sità popolare. È la komé relìgrosa mediterranea. che fonde e trasfomna antiche leggende ereditate dal paganesimo, fomne mediate dal credo musulmano ed ebraico, e il ricco patrimonio della tradizio· ne cristiana, cattolica ed orientale. li tunsta che visita la Sicilia spesso è affascinato soltanto dal colore focale, dalla fastosità dE!l riti, dalla soprawivenza dr una tradizione. Dimentica o ignora la mdlenaria stratifiCaZiOne dr cui· ture e i bisognr che nel rito vengono consacrati ed espres51. Non è questa la sede per un'analisi etno·antropologica della Sicma e delle Egadi In particolare, ma lo è per una semplice raccomandazione, quella di leggere, leggere oltre le immagini, di cercare di capire la comunità che nel rito festivo esprime Interamente se stessa. È necessano osservare con occhio benevolo quanto dr esibì· zionistico e dr profano è conflurto nel culto: si evtterà così di cadere nell'errore di un illustre v~aggìatore dell'Ottocento. rl baro· ne dì RenoOard, che ebbe a scrivere: •In Sicilia la religione é tutta nel culto; di essa il siciliano non conosce se non te pratiche esteriori». 67 La festa di San Giuseppe a Marettimo e Levanzo San Giuseppe è il patrono di Levanzo e Marettimo. La festività del Santo chiude il greve periodo invernale, ed inaugura il ciclo delle feste religiose primaverm ed estive della Sicilia. In 58. Marettimo: pranzo di S. Giuseppe questa festa si esprimono e si riassumono: la gioia per la fine dell'inverno. che per 1 pescatori ha rappresentato pencoli e a volle fame; la speranza di una buona pesca o di un ricco raccolto: la carità ai bisognosi; il tradizionale rispetto per l'ospite: l'omaggio non solo al padre putativo di Gesù, ma al padre misericordioso e al lavoratore onesto. Nel substrato di essa permane l'eco dei culli pagani della primavera. 57. Mare t1imo: processione di S. Giuseppe 68 MARETTIMO ·La festa dura tre giorni. Nell'isola sbarca una folla multicolore di attori. cantanti, saltimbanchi, musici; questi prendono possesso della piazzetta e delle vie circostanti e allie· tano le giornate con spettacoli popolari e buffoneschi, oggi motto ridimensionai! rispetto al passato. 1118 marzo, in serata, si svolge la •Duminaria•. cioè vengono accesi tre falò, l'uno vicino all'altro, in onore di Gesù, Giuseppe e Maria. La mattina del19 viene bandito il tradizionale pranzo di San Giuseppe. Su un palco al posto d'onore due giovani e un anziano, possibilmente scelti tra i più poveri dell'isola, imperso· nano la Sacra Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria. Il pranzo. ricco di molte e svariate vivande, è offerto da coloro che hanno ratto il voto al Santo. Tutti i presenti nell'isola possono e devono 69 parteclj)are al ncco banchetto e non vengono dimenticati i vecchi e t malab che non hanno potuto laSCiéiTe le lofo abitazioni: si ha cura dt portar loro quanto offre la ricca mensa imbandita suna •Sacra Tavola.. l più poven quel giorno sono assistiti con parti· colare sollecitudtne. La banda musicale, gli inni e le laudi al Santo accompagnano 11rito. Il pomeriggio del 19 i devob del Santo si dividono in due gruppi: uno si pone all'interno della chiesa, t'altro all'esterno. Il portale viene chiuso. Quelli che sono fuori bussano per tre volte, ad ogni colpo il gruppo all'interno chiede chi cercano e gli altri rispondono che cercano San Giuseppe. Soltanto dopo la terza bussata e alla risposta rituale, il portale viene aperto e la statua del Santo compare sulla soglia. Ha inizio una rituale pantomima: i fedeli all'interno fintano di voler trattenere la sacra effige e quelli all'esterno tirano per portarla fuori. Finalmente ha Inizio la pro· cessione per le vie del paese, che si concluderà in piazza Fino a tarda notte, quindi, manifestazioni canore e musicali allietano l'isola. Il giorno 20, tradtzionalmente, é dedicato a San Francesco di Paola, eU Santu Patri•: In suo onore vengono distribuite alle famiglie, casa per casa, le cpanuzze•. piccoli pani senza sale. che sono stalt benedetti ti giorno precedente durante il pranzo della Sacra Famiglia. Inoltre, prtma della processione, in piazza si svolgono i tradtztOnali gtOCht a cut tultt possono partecipare. La sera continueranno i festeggiamentr con spettacoli buffonescht e muSIChe bandiStiChe e popolari. La quadriglia chiude i festeggtamenlì. Rtsalendo Il lato destro della scalinata, d stmulacro rientra tn chtesa e tutto SI conclude con una messa solenne e la benedtzione det fedeli. Fino a qualche anno fa, anche a Levanzo amvavano i saltimbanchi e gli attori per un breve spettacolo, ma erano soprattutto gtuochi e gare: la pentola dell 'ab· bondanza, le corse con t sacchi e la gara del mangta· re con le mani legate. Anche qui veniva organizzata una ~ena per la Sacra Famiglia e 59. Mareulmo: altare votivo per la 1 tre personaggi erano im· tosta di san Giuseppe boccali come bamblnt. La festività di San Giuseppe é molto sentita in lutta la Sicilia; nella provincia di Trapani sono particolarmente note le •Cene• di Salemi. La particolarità di Levanzo, e soprattutto di Marettimo, é la coralità che coinvolge l'isola per i festeggiamenti di quei giorni. Oggi, per un maggior rigore liturgico, molle tradiZioni vanno scomparendo: ma per gli emtgrati é una gran gioèa torna· re nell'Isola in quei gtOmi Gli anziani. che si lamentano che le tradizioni vanno SlCOmparendo. sono felici perché anche per quell'anno si sono ctattt• ti San Giuseppe. LEVANZO · La festa é partiColarmente sentita, ma ~ numero modesto degtt abitanlt e la viCinanza alla terraferma l'hanno resa meno ricca dt colon e dt signtftcato. Tutto si svolge nel pomerig· gio del 19. Il simulacro del Santo parte dalla chiesa e scende la scalinata e la strada sul lato sinistro e giunge al mare. presso il porto peschereceto dove, tra lo scampante e il fischio delle sirene, viene benedetto il mare. Il corteo riprende ti cammino e va verso l'tnterno: ad una nuova sosta viene benedetta la campagna. Marettimo - Una processione di barche per l'Assunta 70 Alcuni g101ni pnma del 15 agosto. la statum della Madonna del Rotolo viene condotta proceSSlonalmente dalla cappeBetta isolata in Cui é allogala tutto l'anno e 111ene esposta nella chiesa del paestno alla venerazione det ledeli. Ouesb net lunght mest autunnali, tnvemalt e pnmavenli non l'hanno dtmenlicata, ma in tanti sono andati a portare fiori o ad accendere candele, per sciogliere un voto o impetrare una grazia. 71 La sera del 14 agosto, In onore della Madonna, sullo Scalo d1 Mezzo v1ene cotta una gran quantità di pesce che viene offerto a tutb gli ospiti dell'Isola, Insieme con dell'ottimo vino spllato da una grande botte. La voce pcpolare aHerma che qualche anno si è arrivati a cuocere fino a settecento chili dl pesce Nena mal1ina del 15 s1 svolgono i gl0ch1 a mare presso lo Scalo Nuovo, con l'albero della cuccagna, la staHetta e altre gare. Nel primo pomerigg1o la p1ccola effìgìe della Madonna del Rotolo 1/Ìene portata a mano sulla barca più grande dell'Isola, addobbata di fiori e del gran pavese. Nella barca prendono posto Il sacerdote con i sacri paramen· ti, ìl finanziere, iii!Ìgile e le altre autorità civili presenti nell'Isola. Attorno alla grande barca si pongono le altre più piccole, l battelli, l motoscafi e persino l canotti; su tutte hanno preso posto i marettimanì. di cui molb in costume locale: pantaloni neri d1 velluto e camicia bianca per gh uom1ni, gonna di panno nero e cam1cia banca ricamata per le donne. Tra lo scampanoo e i fiSChi dette s~rene delle mbarcazioni ha 11ìzìo la processione· per pnma esce la barca della Madonna, seguono 1n ordìne sparso tutle le allre, Circa sessanta-settanta 1mbarcazooni. Il corteo costeggia fino alla Cappelletta della Madonna del Rotolo, gira allargo e rientra verso lo Scalo Vecchio per attrae· care là da dove è parbto, lo Scalo Nuovo. A conclusione. viene celebrata una Messa solenne allo Scalo di Mezzo. In Sicilia, come altrove, la festa della Assunta ha perduto in gran parte il significato e l caratleri originari, per la coincidenza con Il Ferragosto. In altre local~à. forse p1ù per offnre al tunsta occasioni d1 svago che per una vera celebrazoone della festa religiosa, SI fanno luminarie e spettacoli prolecnici. A Levanzo, da alcum ann1, è 111valso l'uso della prOCBSSIIOne della statua della Madonna, ma ch1aramente non ha la roennrtà di quella di Marettimo. Favignana - La festa del Crocifisso e della Madonna del Rosario Narrano gh storici local1 che nel Xli secolo un cavatore o un cacaalore sordomuto scopri 1n una grotta una croce inc1sa sulla rOCCia; tngll1occh18tosi a pregare, riacquistò l'udito e la parola Nasce cosi la devozione al Crocifisso che diVerrà • patrono di Favignana. ncu~o dura nei secoli e, se anche è stata snaturata l'ong1narìa strutlura grottacea e altri s1mulacn SI sono sovrapposli alla croce 1nc1sa, per i faV1gnanes1la fede al Crocifisso ltgneo, che ha sostiluito quello inciso, è rimasla e 11 14 setlembre si celebra la festa con una processione che fa il giro del paese. Probabilmente. la croce incisa nella roccia non era diversa dagli altri esemplari che ancora oggi sono visibili nelle grolle lavignanesl. A questo culto originario si sarà sovrapposto quello dei Crocifissi dolorosi, attestato in tutta la Sicilia e proveniente dalla Spagna, soprattutto ad opera dei domenicani; da qui la lradizìone e 11 consolidarsi della devozione che ancora oggi è VIVa La prima domenica di ottobre, festa della Madonna del Rosa· no, 111ene condotta 111 process100e la cvara.o della Sacra FamiQiia, che è collocata nela chiesa parrocchiale. Questa manlfestSZJOne è molto sentija, perché la Madonna del Rosario a FaVIQnana è coos1derata la prolettrice dei marinai. La <~Vara. viene condotta fino all'attracco degl1 aliscafi, e qui IIÌene benedetto 11 mare, amico-nemico di l utili popoh rivierasch1. ~ una lesla in cui la componente religiosa é preponderante su quella spettacolare e, dato Il periodo, é una festa più intima e senlila soprattutto dagli isolani. 72 73 l l.. ADDUMINARIA: MILLE FALÒ PER FERRAGOSTO La notte del fuochi a Favignana è quella del 14 agosto. vigilia dell'Assunta. lesla solenne della Chiesa cattolica, particolar· mente senhla dai popoli mediterranei. Nel pomengg.o del14, dopo la csacra. SteSia, quando i sole volge al tramonto, è un correre •ncessante per l'Isola, un ridere allegro, un fruscio di fronde e frasche. C'è chi porta i legni sulla bicicletta, chi a braccia, chi nei portabagagli aperti delle macchi· ne. Collaborano alla ricerca ed alla raccolta anche i vecch• e 1 bambini. l pnml scelgono 1 posti più adatti per i falò o 111dicano quelli tradiz1onal1, studiando Il vento e il cielo; 1second• si accon· tentano d1 segUire l geniton o i fratelli maggiori, raccattando ramoscelli o quello che cade agli adulti. Tutti hanno fretta. bisogna far presto. la notte cade veloce in agosto e Si deve far presto per realrzzare la pira. Questa deve essere grande, aneggiata, con una buona quanlltà d• rami sec· ch1, per ottenere una f~amma alta e luminosa. qualche ramo verde. per farla scoppiettare in allegria, e qualche ceppo più grande perchè il fuoco duri a lungo. A sera la cena è veloce: qualcuno si accontenta anche di un pan1no per non laSCiare il propno falò. P01. dopo le di9Ci. si sente per l'isola lo sfngotio del legno che brucia scoppettando, le risa soffocate, i richiami che percorrono i silenzi violab del cielo. Da un punto all'altro della costa e nelle zone più deserte le fiamme vincono la notte e allegre gareggiano tra loro: canti di gioia e grida di esultanza, quando c1 si accorge che npropno falò lancia verso a cielo le hamme più alte. A mezzanotte tutti i fuochi sono OrTnaJ accesi allora, lascian· do a guardia i più anziani, si corre con ogn1 mezzo per l'isola per andare a vedere l falò più lontani o quelli tradizionalmente più celebrati. 74 60. Maret1lmo: Ialo Sono quaSI dlum•nah a giorno aBurrone e Cala Rossa; fiam· me sul mare brillano a Punta Longa; il Bosco sembra infiammarsi dall'Approdo di Ulfsse a Capo Faro; segnano la costa i fuochi di Punta Fanfalo: si tingono di rosso Gala Azzurra e Punta Sottile. Anche l guardiani accendono accanto 81 lari i loro falò e partecipano all'allegria generale. Per una volta la notte e la soli· tud1ne sono vinti, anche l fansb sono con l'Isola vacanzìera e spensierata. Poi, piano piano, l falò si vanno spegnendo e le tenebre riprendono il soprawento: qualche ultima lìamrTIB ancora. po· che 5ClnlJUe, sempre meno alte. sempre p1ù debolì. Gli allegn cantori scelgono melodie più dolc1, le rTIBdn richla· mano i piccoli, i più anz1ant SI accorgono che la notte è più umida e fresca che nelle passate settimane. Solo l giovani si attarderanno, in coppie, In gruppi: tuili sono consapevoli che l falò hanno bruciato l'estate. le vacanze. un po' della loro spensieratezza Teneri amon o sentimenb più forti sono nati nell'estate; Ol'a h attende la prova dell'inverno. delta separaziOne, del quotidiano. L 'adduminaria ha chiuso t'estate: giorno dopo g1orno le spiagge e gli scogli sono meno affollati, è più facile trovare 75 tavolini liberi nei bar, i negozianti vanno esaurendo le scorte, nelle boutiques si leggono l cartellini degli sconti. "" L'estate è finila, un'altra estate della nostra vita se n'è anda· ta. fieta o triste. per poco o per mollo ci ha consentito di godere, . sognare o soltanto d'oziate. Le finestre che si chjudonQ, i Qlardtm che si spogliano ~ arredJ, 1 sempre meno numerosi ombrelloni dicono agli isolani che la loro nsularità si ripropone, ed un misto dJ gioia e di mahnconia li assale. Notte dt fuocht magica e ridente, segni li tempo che passa, prometti il futuro. LA CUCINA DELLE EGADI La cuc1na 1solana è soprattutto arte della manrpolaziOOe d1 elementi semplici. come il pesce e la farina Per questo il piatto stmbolo è Il cuscus, realizzato con farina dr semola condita con brodo ricco e grasso ricavato dalla cottura d1 pesci dtversr, la •ghiotta• saporosa e profumata di aglio, pepe, pomodoro e prezzemolo. Il tonno, grande protagonista del mare delle Egadi, viene collo In modi diversi: stufato per condire la pasta, in polpette tnsaporite di aglio e prezzemolo, marinato con l cappen di Favi· gnana o Levanzo, ma anche più semplicemente bollito per essere conservato in olio di oliva o consumalo con un po' d'olio. origano e sale. Lo stesso procedtmento vaene usato anche per lo sgombro L'aragosta, reg1na dJ quesb man, VIene servrta tn diverSI plath ~ ptÙ sempltce, ma an· che 11 più apprezzato, è la pa- sta con /"aragosta. 61. Favigana: un invito a tenere Il mnro pulito 76 Non mancano le allegre lrillure dt pesce azzurro, tra cui la sarda, che viene utiliz· zata per un ricco sugo per la pasta o marinata nell 'aceto e infarinata e trilla in olio ab· bondante, o le meravigliose grigliate dt pesce appena pescato. Le verdure bollite. condi· le con olto. sono un otbmo contorno. ma possono anche essere tuffate tn ur18 pa· 62. In cucina: la regina del mare, l'aragosta 77 stella di lama, acqua, bevilo; lrrtte in olio bollente. cfJVentano gonl1e e sapente per la mensa festiva. l cai/OIIiori col h con wetta e pinoh si utiliZzano sia per condire la pasta che come contorno. Raffinatissima e delicata è la pasta con l'uovo di tonno, p1ù saponto dello stesso caviale; il pesce spada attumicato può ben competere con K rosa salmone. A Levanzo, nel periodo autunnale, i lunghi carnosi e profumati fanno 1mpazzire glì intenditori, cosi come te aragoste di Marett•mo, che hanno un sapore incredibile arrostite o semplicemente bollile e condite con olìo e limone. Alcuni dolci hanno il sapore deifichi e della ricotta e, trilli o al forno, forse danno qualche caloria di troppo, ma sono un piacere da non perdere. Un'antica varietà di biscotti, gli squarali, che tradizionalmen· te venivano preparati da una lamiglìa, è ormai scomparsa nella sua forma artigianale e viene prodotta dai fornai, ma, assicurano gli abitanti di Favignana, non sono più gli squarali di una volta. La stanza In cui venivano preparati doveva essere priva di correnti d'aria. La sera prima si approntavano il panetto, che doveva servire t'indomani da lievito per la farina miscelata di grano duro e grano tenero. lo zucchero e la vaniglia. L'impasto. lavorato per d1verse ore, costantemente e ininterrottamente, nchiedeva l'opera d1 più donne, che Sl alternavano lino a far raggiungere alla pasta la morbidezza e la consistenza del "veOu· to• Venivano qUtndl fatte te !()(mette, tondegg~anb e rimboccate ai lat1, che verwano poste su una rete con sotto degli scaldim e lasclate a nposare per circa se• ()(e. Divenute soffiO e gonfiE!. venJVano buttate nell'acqua bollen· te (squarale) e pot poste nel f()(OO a legna, alla giusta tempera· tura, per asc•ugare e completare fa cottura. Sl()(nBte, erano an1neate sul d()(so, coperte e poste presso la bocca del tomo per altre numerose ore. Solo cosi si avevano i veri squarati, fragranti e tenen come una meringa, dal dolce e tradizionale sapore proprio d1 vaniglia. Il turista non si lasci attrarre dai p1atti elaborati della nuova cut1nana; cerch1 i più semplici e orig•nali: capirà quanto erano buongustai i nostri padri. 78 t SAPORI DEL MARE NELLE RICETTE DELLE ISOLE PASTA CON L'UOVO DI TONNO Kg 1di spaghetri. gr 100 di uovo di tonno, l bicchiere di olio, 1 spicchio d'aglio, 1 pezzetto dr peperoncino rosso. Un paio di ore prima, grattugiare l'uovo di tonno e metterlo in tusione con l'olio, l'aglio Intero e Il peperoncino. Lessare la pasta al dente, scolarla e versar1a nella scodella con l'olio e l'uovo di tonno, dopo aver tolto l'aglio e il peperonclno. Mescolare velocemente e portare in tavola. PASTA COL NERO DI SEPPIA Kg 1 di spaghel/i, kg l di seppie, 2 spicchr d 'aglio, gr 100 di doppio concentrato dr pomodoro, un bicchiere di vino bianco secco, prezzemolo, olio q.b. Pulire te seppte e togliere gh ossi mettendo da parte i sac· chetb con Il nero; tagliare il mollusco a striscioline, ponendolo in una casseruola: evaporata l'acqua depositata dalla seppia, aggJungere l'oliO, l'agho, il prezzemolo e tar soffriggere • tutto: sfumare con il VIno, llld1 agg1ungere il nero della sepp1a, facendo scopptare i sacchetti che lo contengono, ed ~ concentrato d1 pornoctoro d•llnto con due mestoli di acqua beptda. Fare cuocere per una buona mezz'()(a e aggiUngere i sale a metà cottura. Lessare la pasta al dente e condirla con la salsa nera. GHIOITA DI PESCE Kg 1 dt pesce (scorfani, angutlle, boghe, gamberi, occhiate, aragoste, pesce cipolla). gr 500 dt pomodoro pelato. una etpolla media, 10 sprechi d'aglio, prezzemolo, alloro. sale, olio. pepe e acqua q.b. 79 Sofftiggere la Cipolla. succeSSivamente agg1ungere l'aglio pestato. 11 l)(ezzemolo tritato, l'acqua, l'alloro, 11 pomodoro pelato e il sale; quando nbrodetto comincia a bollire, aggiun· gere il pesce precedentemente pulito, tagliato a pezzi grandi e salato. Fare cuocere per circa 20 minuti a fuoco lento (con Ubrodo filtrato si cond1sce il cuscus). POLPETTE DI TONNO Kg 1di tonno fresco. 1uovo lfltero, gr 200 dt molltea di pane, 2 cucchiiJt di VIno, pecorino. aglio. prezzemolo. uva passa, pinoli q.o. Ridurre il tonno in poltiglìa, dopo aver fatto sgocciolare il sangue, e unlrlo agli altri ingredienti. Lavorare l'Impasto, fare le polpette e soffriggerle. A parte preparare 11 classico sugo di pomodoro al basilico, a metà cottura aggiungere le polpette soffntte e farle cuocere col sugo. $1 può condlfe la pasta col sugo. le polpette e la molliCa di pane a.bbrustolrto. 63. Colori a traparenze nel mare delle Egadi 80 LA SETTIMANA DELLE EGADI Ogrn anno. sul fin~te dt maggio, viene realizzata a FaVIQnana un'rnportante lrUtattva, la Settimana delle Egadi, OC'Qanizzata dall'Azienda ProVlnceale per dTunsmo di Trapam con dsostegno dell'Assessorato Regooale al Turismo. del Comune di Favtgna· na e della Pro Loco delle Egadi. Tale manifestazione, nelle sue varie ed1zioni, con convegni e spettacoli, ha posto l'arcipelago all'attenzione dell'Europa e ha sollevato e affrontato una serie di problemi economici, ambien· tali. culturali e turistici, comuni alle isole minori del Mediterraneo. Spesso le tematiche affrontate hanno superato ì problemi squtstlamente temtOC'ISII, per I)(OtettarSl nel vasto rnovrnento ecologiCO che mlfa alla tutela e ala salvaguardia del Medtterra· neo. Tuttavia FaVIQnana. Levanzo e Marettirno. con le loro bel· tezze naturali, con i segni della loro storia mìllenaria. con' proble- 64. Favignana: sagra dal posee nel porto 61 INDICE Notizie storiche ............. . ... ..... . .... pag. Per una visita a FaVIgnana, Levanzo e Marettimo .. Il tufo ................................... . .. Bonaccia ......... • .................... ... .. La mattanza .. .. . ........ .... .......... ..... 65. Giro turlsllco dolio Isole In barco mt propri della tnsulantà e del lavoro. sono rimasti il /ift motive dominante, il filo rosso di questa iniziativa dt promozione turistica. Alla manifestazione hanno sempre partecipato illustri studiosi e numerosi giornalisti; sono stati proprio questi ultimi che con l loro servizi, spesso splendidamente tltustrati, hanno fatto da cassa di risonanza dtffondendo nel mondo una immagine diversa della nostra Stctha, non ptagnona, mafiosa, parassrtaria, ma vogltOSa di vivere positivamente la dtnamica contemporanea net rispetto dell'ecosiStema medtterraneo. l realaz:zando Parco marino delle Egadi può essere considerato • plli ltllpor1ante risultato raggtunto. Le necessarie e opportune modthche al Decreto daranno la possibiltlà di nspettare e salvaguardare nel futuro gli spazt marini della Battaglia delle Egadt, le coste ridenti in cut ancora fioriscono e vivono la flora e la fauna mediterranea e i segnt detta storia netle grotte rrnllenarie, consentendo agh abtlanb nuOVI spazi economiCi nell'antico rispetto della natura. In questi luoght, nelle noth silenti della primavera che muore e dell'estate che avanza illumtnati dalla luna e dalle stelle, presso gh scogli sembra di ascoltare dal mare il riso delle sirene. a cui risponde da terra ti canto delle cicale. 82 Preghiere e cialome ... . ... ... .. . . . . .. . .. • .... Detti e forme proverblall del marinai . . .. .... . .... Momenti di fede ......................... .... Adduminaria: mille falò per ferragosto ......•.... l l » D » • l l La cucina delle Egadi. ..... .. ............• .. .. » l sapori del mare nelle ricette delle isole . .. . •.... La Settimana delle Egadt ...................... l • 3 21 47 51 52 57 63 67 74 77 79 81 83 l stò allora l'interesse degli antichi membri del Sodalizio e, ancora una volta, Giovanni Grammatico divenne l'anima di un vasto gruppo che vide aggregare nuovi soci. Nel19641a Cassa ottenne il decreto di adeguamento dello statuto sociale che consentì la raccolta del risparmio; nel 1968 venne aperto al pubblico uno sportello in via Nicotera e nel 1974 fu inaugurata la sede attuale. Da allora i bilanci annuali sono la più ampia testimonianza del crescente ruolo svolto dalla Cassa Egusea nell'Arcipelago per Il notevole incremento della raccolta del risparmio e per il sostegno dato alle attività locali. La Cassa per le sue caratteristiche peculiari aderisce alle esigenze del territorio nel quale opera, contribuisce alla crescita economica delle isole Egadi e, svolgendo la propria attività, realizza una insostituibile funzione sociale. FINITO DI STAMPARE DALLE ARTI GRAFICHE CORRAO s.n.c. TRAPANI MAGGIO 1993