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Anno XVII N° 12/2008 - 30 novembre
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«Il sistema bancario europeo nel suo complesso è solido così come il nostro»
«Non si diffonda il panico tra i cittadini»
Lo ha ribadito il premier Berlusconi per evitare una diminuzione dei consumi
Giorgio Lambrinopulos
U
n bonus fiscale tra i
150 e i 700-800 euro
che le famiglie povere, sotto i 20.000 euro, potrebbero ricevere a Natale,
in base al numero dei componenti della famiglia: cioé
tenendo conto dei figli e dei
nonni a carico. E’ questa una
delle ipotesi del “pacchetto
famiglie” allo studio dei tecnici del governo in vista del
varo del decreto anti-crisi,
intervento che potrebbe affiancare le altre misure elaborate dai tecnici per ridurre
gli acconti fiscali di fine anno e prevedere una parziale
deduzione dell’Irap dall’Ires
o dall’Irpef. Solo in questi
giorni le ipotesi tecniche arriveranno al vaglio del governo ma sarebbe già caduta
la proposta, avanzata solo in
sede tecnica ma subito bocciata in quella politica, di introdurre una sovrattassa Ires
per i gestori di telefonia mobile: quindi niente “Robin
Tax” sui cellulari. La misura
ipotizzata sarebbe un intervento “una tantum” per aiutare, in vista delle feste natalizie, le famiglie più povere, e - di fatto - introdurrebbe
per la prima volta la logica
del “quoziente famigliare”
con un mix che dovrà tener conto del reddito percepito e del numero dei componenti del nucleo familia-
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi
re. In particolare gli sconti
sarebbero modulati tenendo
conto di tre diverse fasce di
reddito e composizione familiare: ne avrebbero così diritto i coniugi senza figli (due soli componenti) fino a 12.000 euro; le famiglie
composte da 3-5 componen-
ti tra i 12.000 e i 17.000 euro di reddito; le famiglie con
sei o più componenti fino a
20.000 euro. Le prime ipotesi sul tappeto prevedevano di restringere la platea
dell’intervento ai soli lavoratori dipendenti e ai pensionati. Ora invece - secon-
do quanto si è appreso - le
indicazioni di lavoro fornite
ai tecnici prevedrebbero un
ampliamento della platea anche ad altre categorie di contribuenti. “Il sistema bancario europeo nel suo complesso è solido così come il
nostro. Dopo Unicredit, che
Villari non si è dimesso
R
iccardo Villari non si è
dimesso da presidente
della Commissione di
Vigilanza Rai. “Ho deciso di
mantenere il ruolo di presidente della Commissione di
Vigilanza che mi è stato affidato col voto di parlamentari
che hanno svolto legittimamente la loro funzione”, ha
detto chiedendo rispettosamente a tutti i colleghi della
Commissione di compiere un
atto di coraggio e di permettere a questo organo di garanzia
di svolgere il suo delicato e
impegnativo lavoro”. Villari
chiede anche “alla politica
dei partiti di fare un passo
indietro”, e precisa che, pur
avendo “la massima stima e
considerazione per il senatore
Zavoli”, si sente a sua volta “un esponente e un uomo
del Partito Democratico, e
sottolineo democratco, e per
questo so che il valore delle
istituzioni precede il peso delle segreterie”. “Un errore di
valutazione della situazione
politica - ha spiegato Villari ha ridotto nel pantano politico
l’elezione del presidente della Vigilanza”; si tratta, a suo
avviso, di “un danno grave
per gli italiani”. Il presidente
sottolinea che c’é stata, dopo
lo stallo, una dichiarazione
della maggioranza sul cambio
di strategia: “Questa pubblica
dichiarazione - sostiene - è
stata sottovalutata e non contrastata con alcun efficace
disegno politico, facendo sì
che io fossi eletto presidente”.
Villari sottolinea poi che dopo
la sua elezione è iniziata “una
lunga sequenza di pressioni,
minacce e offese inaccettabili
per chiunque e pericolose per
un parlamentare che esercita
il mandato affidato dal popolo”, nonostante lui fosse stato eletto democraticamente.
“Le pressioni sono diventate
sempre maggiori fino a raggiungere l’apice della conferenza stampa dell’onorevole
Di Pietro che pubblicamente
davanti a tutti i mezzi di comunicazione è passato alla
diffamazione”, spiega Villari. Per tutto questo, è rimasto
“dignitosamente e in silenzio
al mio posto - dice ancora -;
il profondo rispetto che nutro
nei confronti delle istituzioni
ha permesso lo sblocco della
situazione e sono state messe
le basi per il dialogo tra maggioranza e opposizione”. Ma
questo, a suo avviso, “non
ha evitato che fosse pesantemente messa in discussione
la dignità delle istituzioni che
sono chiamato a rappresentare. Gli insulti, pure indirizzati
a me, hanno colpito frontalmente il Parlamento, ovvero
la casa istituzionale degli italiani”. Giorgio Lainati (Pdl)
e Giorgio Merlo (Pd) sono
stati eletti vicepresidenti della commissione di Vigilanza
Rai riunita sotto la presidenza
di Riccardo Villari. Lainati
ha ottenuto 21 voti mentre
15 voti sono andati a Merlo
ma anche Sergio Zavoli ha
ottenuto un voto. In tutto 37
i presenti ed i voti complessivi, mentre risultano assenti lo
stesso Zavoli, candidato alla
presidenza della Vigilanza,
Continua a pag 2
ha stanziato cinque miliardi
di euro per le piccole e medie imprese, stiamo vedendo anche per le altre banche, attraverso contatti con
le dirigenze, affinché possano garantire investimenti per
le piccole e medie imprese”. Lo afferma il premier
Silvio Berlusconi, intervenendo al convegno sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. “Faccio un appello ai media affinché non diffondano panico, visto che
non c’é nessun motivo”, dice Berlusconi. Il premier ha
ribadito l’esigenza che “non
si diffonda il panico tra i cittadini” evitando quindi una
“diminuzione dei consumi”
perché avverte Berlusconi
“se la gente inizia a modificare lo stile di vita, facendosi prendere dal panico, ci
saranno meno consumi e di
conseguenza anche le imprese produrranno di meno”.
“Il governo varerà dei provvedimento per far fronte alla
crisi dell’economia reale”,
ha annunciato. “Mercoledì
in Consiglio dei Ministri dice -ci saranno dei provvedimenti” a sostegno delle famiglie. Il premier ci tiene a
ribadire che “le banche non
falliranno così come i cittadini non perderanno nessun
euro”. Abbiamo preparato
una piattaforma fatta di idee
per fronteggiare la crisi e su
quello abbiamo chiesto un
incontro a governo: se il governo dovesse accogliere le
nostre proposte siamo pronti
a riflettere sul nostro sciopero. Se il governo va nella direzione sbagliata lo sciopero si farà”.Lo ha detto il leader della Cgil, Guglielmo
Epifani, a Panorama del
Giorno. Dalla ricognizione che la Cgil sta ‘’facendo
in queste ore esce un quadro sulla crisi molto piu’ pesante’’, ‘’sta arrivando una
valangà’. Lo ha affermato
il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani,
nel corso della trasmissione Panorama del giorno su
Canale 5. La crisi, ha spiegato Epifani, ‘’sta colpendo
le nostre strutture. Regioni
come l’Emilia Romagna che
non avevano avuto problemi ne hanno di seri’’. ‘Se
gli Stati Uniti spendono 30
miliardi di dollari e avviene un’operazione simile
anche in Germania, anche
l’Italia dovrà farlo’’, dice
Continua a pag 2
Lorenzo e Jacopo Salimbeni
Vicende e protagonisti della pittura tardogotica nelle
Marche e in Umbria.
Mauro Minardi
Olschki
pp. XII-278 €: 95,00
Questa monografia si propone quale riesame dell’attività
di tali protagonisti dell’arte
del Gotico Internazionale a
livello europeo, operosi tra
Marche e Umbria nel primo
ventennio del XV secolo.
Politica
2
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
Dio, Patria, Famiglia: i pilastri immutabili della società americana
Barack Obama, il presidente di tutti gli americani
“La divinizzazione della politica è uno dei grandi inganni della modernità”
B
arack Obama è il quarantaquattresimo Presidente
degli Stati Uniti. Il primo
afroamericano che entra nella
Casa Bianca. Molti parlano già
di un evento che segna la storia.
frite di diabete, conviene che vi
chiudiate in isolamento per qualche giorno. (…)Sono bastate poche ore: fino a ieri sera vedevano
solo l’orrore, ora vedono solo
la speranza. Che cosa ci volete
Barack Obama, nuovo presidente degli Stati Uniti
In realtà, da molti mesi, la vittoria del candidato democratico era
data per scontata, indipendentemente dalla personalità del candidato stesso. Da tempo, la maggior parte della stampa nazionale
e quella europea ci raccontava
che gli Usa erano il Paese brutto
sporco e cattivo, era il Paese dei
guerrafondai, quello che bombardava i bambini, dei torturatori e
ultimamente anche bancarottieri.
In una notte con la vittoria di Barack Obama, gli Usa da impero
del male è diventato impero del
miele. “Sfogliate i giornali, accendete la Tv, aprite i siti Internet - scrive Mario Giordano su
Il Giornale - Vi verrà addosso
un’ondata di melassa stelle e strisce, una cascata di nutella&hot
dog, un concitismo degregorio radical yankee con una tale
quantità di zuccheri che, se sof-
fare? Cristoforo Colombo sarebbe fiero di loro: hanno scoperto
l’America. E senza nemmeno bisogno della Nina e della Santa
Maria. Al massimo, della Pinta.
(Mario Giordano, Quelli che la
bandiera Usa la bruciavano nei
cortei, 6.11.08) Giordano si riferisce alla nostra sinistra provinciale che fa presto a cavalcare il
nuovo cavallo statunitense. Basta
andare a leggere i titoli di Repubblica, dell’Unità, o i manifesti
del Pd in giro per le città: altro
che declino americano, Obama
non s’è neppure insediato che già
una formidabile reazione a catena
sprigiona i suoi effetti sul pianeta. “Il mondo è cambiato” titolava a caratteri cubitali Repubblica,
che fino all’altro ieri declinava il
declino degli Usa. “Insomma gli
anti-americani di casa nostra, i
pacifisti, quelli del “no blood for
Segue dalla prima
Segue dalla prima
Epifani, parlando degli aiuti al setto dell’auto. ‘’Se lo fanno gli altri
non puo’ non farlo anche l’Italia’’.
Il fatturato dell’industria italiana
nel mese di settembre e’ aumentato del 5,4% rispetto a settembre 2007 e dell’1,7% rispetto ad
agosto 2008. Lo comunica l’Istat.
Gli ordinativi nel mese di settembre sono aumentati dell’1,2% rispetto a settembre 2007, mentre sono calati dell’1,5% rispetto ad agosto 2008. Nel comparto
autoveicoli si e’ registrato a settembre un calo del fatturato del
3,2% e un calo degli ordinativi del
9,5% rispetto a settembre 2007.
e i due rappresentanti dell’Italia dei
Valori, Leoluca Orlando e Francesco
Pardi. Luciano Sardelli (Mpa), con
20 voti e Enzo Carra (Pd), con 13,
sono stati eletti segretari della Commissione di Vigilanza sulla Rai. Su
un totale di 37 commissari votanti,
hanno avuto anche un voto gli onorevoli D’Alia, Procacci e Beltrandi.
Una la scheda bianca, nessuna scheda nulla. Il senatore Riccardo Villari sarà espulso dal partito se non si
dimetterà dalla presidenza, come il
Partito Democratico si aspetta dopo
giorni di dimissioni richieste e non
ancora arrivate. Il direttivo del gruppo del Senato è convocato per le 16.
G.L.
G. L.
oil”, hanno improvvisamente decretato l’onnipotenza dell’America: ci siamo addormentati nel
peggiore dei mondi possibile e ci
siamo svegliati nel paradiso dei
buoni e dei giusti”. Naturalmente
le cose non stanno così, Il mondo
e tale e quale a prima e l’Italia
dell’obamamania è forse anche
un po’ peggio di prima. Anche
l’America non è veramente cambiata, almeno agli occhi di chi ha
sempre saputo quello che Obama
ha detto nel suo discorso dopo la
vittoria: “Qui tutto è possibile”.
E’ così ed è sempre stato così.
L’elezione del primo presidente
afro-americano ne è solo l’ultima dimostrazione. (Giancarlo
Loquenzi, Anche Obama è: Dio,
Patria e Famiglia, 6.11.08 L’Occidentale). La sinistra si rassegni
Barack Obama non è una “Barbie nera” da adottare, Obama
non rinnegherà mai il Paese dove
è nato e cresciuto. Si rassegnino
tutti gli antiamericani di destra
o di sinistra, che magari hanno
bruciato le bandiere americane,
che hanno gridato “yankee go
home”, quelli che non mangiano
McDonald’s, boicottano la Coca
cola e pensano che l’11 settembre sia solo una truffa, quelli che
sotto sotto rimpiangono il Muro
di Berlino…Ecco tutta questa
gente deve rassegnarsi, qualcuno deve dire a questa gente che
Obama non è la rivincita degli
antiamericani, sarà come tutti
gli altri presidenti, quando sentirà suonare The Star Spangled
Banner, si metterà la mano sul
cuore. Esiste una sola America, aveva detto in una convention democratica quattro anni fa:
“Non esiste un’America liberal e
un’America conservatrice. Esistono solo gli Stati Uniti d’America”. “Barack Obama è semplicemente l’America e la sua
faccia può trovare posto sulla
roccia del Monte Rushmore,
laggiù nel Sud Dakota, accanto
a George Washington, Thomas
Jefferson, Theodore Roosevelt e
Abramo Lincoln. E lì il colore
non si vede”. (Vittorio Ma cioce, Macché rivoluzione Barack
è yankee, 6.11.08 Il Giornale).
Che l’America non è cambiata
bastava fare attenzione ad alcuni dettagli della grande festa per Obama al Grant Park di
Chicago martedì notte che forse
sono sfuggiti alla stampa italiana. In particolare le preghiere di
ringraziamento a Dio per la vittoria di Obama, il pledge of allegiance, il giuramento di lealtà
alla Patria: “I pledge allegiance
to the flag of the United States
of America, and to the Republic for which it stands: one
Nation under God, indivisible,
With Liberty and Justice for
all.”. Le immagini televisive
mostravano la gente ripeterlo a
memoria. Alla fine, ma solo alla
fine è entrata in scena la Famiglia Obama, Barack che teneva
per mano la moglie e le sue due
figlie. Dio, Patria, Famiglia: i
pilastri immutabili della società
americana. Obama li ha evocati nel giorno della sua vittoria,
senza retorica, senza enfasi,
senza affettazione, ma come la
più semplice e spontanea cerimonia di etica pubblica. Inoltre
che l’America non sia cambiata
ci sono i risultati dei referendum
contro le unioni omosessuali
vinte dal fronte del no. In pratica
c’è un abisso tra l’Italia e l’America che diventa ancora più vasto
tra il Pd e il Partito Democratico
di Barack Obama. E tuttavia
siamo consapevoli che la politica è importante, ma non è tutto,
è necessaria, serve per gestire
uomini e cose che passano, uomini e cose per natura imperfetti
com’è imperfetto il mondo. Un
cattivo politico può produrre
l’inferno sulla Terra, ma nessun grande politico può portarci il paradiso, neanche Obama.
“La divinizzazione della politica è uno dei grandi inganni
della modernità – scrive Michele Brambilla - per millenni,
l’uomo l’ha considerata come
amministrazione - spesso cattiva ma comunque inevitabile dell’esistente. Dall’illuminismo
in poi è diventata una nuova
religione, tutta terrena, e promette quel che non può dare: la
felicità. I disastri del Novecento,
a quanto pare, non hanno insegnato niente”.
Domenico Bonvegna
George Washington. Primo presidente degli Stati Uniti
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N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
Pagina Tre
3
La pornografia nel terzo millennio
Oscar Sanguinetti
1. In un articolo di qualche mese
fa — esattamente il 9 aprile 2007 —
il Corriere della Sera informava che,
secondo una ricerca condotta in Belgio, nei soli Stati Uniti viene immesso «[…] ogni 39 secondi online [un]
nuovo video porno». Il foglio milanese
aggiungeva: «Mentre finite di leggere
questa frase, 28.258 persone stanno
cliccando su una pagina web a contenuto pornografico». «La vasta ricerca
del quotidiano dei Paesi Bassi “Het
Laatste Nieuws” (HLN) — “Sesso
sul web: le cifre nude e crude” — ha
raccolto, analizzato e sintetizzato per
la prima volta i dati, le statistiche e
gli approfondimenti provenienti da
istituzioni, agenzie stampa, emittenti
e giornali a livello internazionale tra
le quali ABC, AP, la Cia, BBC, China Daily, Crimes Against Children,
Forbes, MSN, Nielsen/NetRatings,
The New York Times, PornStudies,
SEC filings, Secure Computing Corp,
Yahoo!». E ancora: «A metà del 2006
sono stati scaricati a livello mondiale
1,5 miliardi tra immagini e video a carattere pornografico — il 35 percento
di tutti i downloads». A seconda del
volume d’affari prodotto da tali accessi e scaricamenti è possibile stilare un
classifica dei paesi più dediti a questa
pratica. Con 20,5 miliardi di euro sono
in testa i cinesi, seguiti dai sudcoreani (19,25 miliardi), dai giapponesi
(15 miliardi) e dagli statunitensi (9,98
miliardi). Agli ultimi posti gli italiani
(soli 12 euro a testa per il sesso in rete);
fanalino di coda i belgi (9 euro) e i tedeschi (6 euro).
2. Questo il fatto, ed è difficile non
rilevarne la gravità oggettiva. E il fatto
suggerisce qualche amara riflessione.
Si vede infatti come dai timidi esordi
otto-novecenteschi sotto forma di immagini fotografiche osée, che vedevano per lo più come fruitori aristocratici annoiati, borghesi secolarizzati,
studenti dal sangue ardente, soldati
dalle protratte astinenze, siamo arrivati
— anche grazie al Sessantotto americano, soprattutto californiano — a un
autentico e grandioso business globale. Questo commercio, se non si autolimitasse — per non perdere l’aura di
«proibito» che ne propizia de facto il
consumo —, invaderebbe il nostro
quotidiano come un formaggino o un
succo di frutta o una marca di sapone.
Tuttavia dalle botteghe dei barbieri e dal furtivo passamano si è ormai
passati a forme di canalizzazione e di
commercializzazione sempre più capillarmente invasive, con diversificazioni — dal più o meno «pesante», o
hard, fino a forme semi-pornografiche
— a seconda del target interessato.
Una diffusione sempre al passo con
la tecnologia, che cresce di volume
e di penetrazione a ogni evoluzione
di quest’ultima, passando da un dato
tipo di supporto a uno più nuovo, cioè
più moderno: dai «filmini» in bianco
e nero destinati ai depravati di inizio
secolo — primo salto di qualità: dalle
immagini fisse alle immagini in movimento, poi corredate dai «necessari»
suoni, con tutto l’«arricchimento» di
«effetti» che si può immaginare —,
alle riviste patinate degli anni Sessanta-Ottanta — che per la prima volta si
potevano trovare in libera vendita nelle
edicole —, pensate per le scuole e per
le caserme, alle videocassette, e poi ai
canali satellitari «dedicati», e ancora
ai Cd-Rom e ai Dvd, poi ai telefonini, infine — ma fino a quando? — a
Internet con la possibilità di hard-core
«casalingo» e le prime esperienze di
sesso virtuale, con il passaggio — l’altro autentico «salto di qualità» — dalla
visione alla possibilità di simulazione.
E dai motori di ricerca al passaparola
l’accesso ai siti pornografici di tutte le
sfumature oggi non è più un problema.
Ma anche questo non basta: il «mercato» sta passando infatti da una logica
«pull» a una logica «push»: in altre
parole dall’offerta all’adescamento.
Sempre più spesso capita infatti che
si arrivi a contenuti pornografici senza
volerlo: o li si trova coperti da innocenti e-mail inviateci grazie al commercio di indirizzi di posta elettronica
— che è nato partendo dalle liste degli
abbonamenti ai vari provider — o si
è guidati forzatamente su siti pornografici oppure, ancora, ci si imbatte in
materiali pornografici coperti da titoli
innocenti quando si cerca di scaricare
illegalmente software o film dalla rete.
La pornografia costituisce oggi una
minaccia di massa, un’alluvione, uno
tsunami silenzioso ma inarrestabile di
fango, un genere di consumo che ha i
suoi centri di produzione, i suoi prodotti, i suoi livelli di qualità, la sua logistica distributiva, il suo marketing, le
sue fiere, i suoi «saldi», ecc.
3. Quest’abnorme crescita del
«fronte del porno» — parodiando il
titolo, Fronte del porto, di un celebre
film di denuncia sociale di Elia Kazan,
con Marlon Brando — è stata costantemente accompagnata da una «copertura» intellettuale che difendeva in
maniera oltranzista il diritto alla libertà
di pubblicazione, di libero esercizio
della sessualità e dei suoi prodromi e
introduceva, così come per le droghe,
divise in «leggere» e «pesanti», la sottile e devastante distinzione fra hard
e soft, fra erotismo e pornografia, fra
informazione sessuale e oscenità, fra
letteratura e filmografia e prossenetismo di massa. E, purtroppo, questa
alluvione sta avendo effetti devastanti, non solo sui «fruitori» del prodotto
pornografico, ma anche sugli «addetti»
alla sua fabbricazione e induce una demoralizzazione diffusa e sempre più
radicale dell’intero corpo sociale. Nei
primi favorisce una visione dei rapporti fra essere umani — di quelli più delicati come quelli sessuali e riproduttivi
— sbagliata, deformata in senso peggio che animalesco. E l’abbrutimento
generato si traduce nell’aumento dei
delitti a sfondo sessuale, nel dilagare
sempre più sfrontato della prostituzione — di entrambi i sessi, femminile e
maschile, adulta e minorile, se non infantile —, nell’abituare le coppie a un
tenore di rapporti basato sul piacere e,
di conseguenza, fatalmente effimero.
Sempre più numerose sono soprattutto
le ricadute sul piano dei reati che della
pornografia produce: sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù,
diffusione degli stupefacenti, turismo
sessuale, incremento della pedofilia,
sempre più numerose violenze private
e familiari — la cui causa non è, come
alcune incredibili teorie sostengono, la
famiglia in quanto organizzazione gerarchica e quindi, di suo, repressiva, ma
la famiglia ridotta in condizioni pietose dall’aggressione cui la sottopongono forze che la vogliono dissolvere,
in una prospettiva livellatrice. Cresce
quindi il disimpegno e il solipsismo
non solo materiale ma, soprattutto, psicologico. Quanto ai protagonisti, si rileva che la crescita del volume di affari
moltiplica il numero degli «addetti» e
crea sempre più vittime, volontarie ma
più spesso coatte, di organizzazioni, di
reti e di circuiti nei quali sono regola
la violenza, l’asservimento, l’abbrutimento, la necrofilia, la pedofilia, fino
all’autentico sadismo omicida.
4. Ma si tratta solo di business? È
sempre il profitto a far da criterio ultimo
dell’«impresa»? Se togliamo il profitto,
tutto si spegne? O c’è di più? È difficile
trarre delle conclusioni «scientifiche»,
perché tutto sommato poco si sa — ma
non nulla del tutto — delle tenebrose
cloache da cui tracima la profluvie di
materiale osceno. Sono però molteplici i sintomi che attestano come sia in
atto un’operazione su scala globale e
dagl’intenti che vanno al di là del puro
guadagno. Come per la droga, la pornografia non sempre è a pagamento e
comunque ce n’è «per tutte le borse»
e ne esistono svariate graduazioni: dal
genere «di iniziazione», alla «leggera»
alla «pesante». Abbonda in maniera
straordinaria — per numero di testate,
di canali, di siti, di titoli e numero di
copie di Dvd e altro materiale —, la si
trova ovunque: dalle edicole — forse
le più spudorate nell’esibizione — ai
sexy shop, ai canali locali «puliti» —
autentici «dottor Jekyll», che trasmettono dibattiti e pubblicità fino alle 23,
poi cambiano diabolicamente volto,
trasformandosi in «mister Hyde» e
veicolando un’autentica colluvie di
oscenità —, alle bancarelle di libri
usati, ai mercati popolari … In questo
interesse a che la pornografia divenga
un «normale» oggetto di «consumo»
si avverte lo stesso afflato tendenzialmente «disinteressato» che si coglie
nella propaganda religiosa, nell’apostolato cristiano: qui ti regalano un
santino o un opuscolo, là ti offrono il
Dvd sottocosto …
5. Lasciando da parte la voce del sociologo — non perché sia inutile, ma
perché credo che il fondo del problema
sia altrove —, che per spiegare il fenomeno pornografico farebbe ricorso a
categorie come «società dei consumi»,
«secolarizzazione», liberazione dai
costumi patriarcali, «paradigm shift»
della mentalità indotto dal processo
di modernizzazione, ecc. (1), occorre
puntare lo sguardo su una dimensione più profonda, utilizzare categorie
analitiche che fanno riferimento a
un’antropologia senz’altro religiosa,
ma appoggiata su una base metafisica,
naturale, che la ragione — purché non
si chiuda sul mero dato sperimentale
— può cogliere e legittimamente delineare. In effetti che esista un antico
legame fra la pornografia e una sorta
di contro-religione para-spiritualistica
quando non materialistica tout court,
fra violazione intenzionale del pudore e quella che è stata chiamata la
«cultura della morte» — se non vero e
proprio «culto della morte» —, come
punta più «avanzata» della filosofia
del nichilismo moderno, è già stato
messo in luce (2). La pratica sfrenata
e de-ordinata dell’attività sessuale e il
suo sfruttamento è già stata ricondotta
a una sorta di iniziazione alla cultura
della Rivoluzione per la Rivoluzione, a
quell’infrazione di ogni norma morale
che teorizza e pratica l’abuso dell’eros
perché non diventi agápe (amor fraterno), ma si converta in odio e in tánathos
(morte), cioè in fine prematura dell’essere creato da Dio. E questa cultura di
morte, che oggi traspare dalle sempre
più diffuse pratiche abortistiche, eugenetiche, eutanasiche, trova nelle teorie — e nel modello esistenziale — di
Donatien-Alphonse-François de Sade,
meglio conosciuto come Marchese de
Sade (1740-1814), il suo esponente più
rappresentativo e genuino. Non vi è
dubbio che l’assenso e la fruizione della
pornografia siano un elemento di sovversione interiore che s’inquadra perfettamente in quella Rivoluzione in interiore hominis che la scuola di pensiero
contro-rivoluzionaria chiama «quarta
Rivoluzione», in quanto si sviluppa
logicamente, non solo cronologicamente, dopo quella nelle strutture, nei suoi
aspetti di Rivoluzione religiosa, quindi
liberale e infine socialista. Paiono oggi
avverarsi le prospettive di quelli che
Paul Ricoeur chiama i «maestri del sospetto» — Sigmund Freud (1856-1939)
e Friedrich Nietzsche (1844-1900), in
particolare — e degli alfieri della Rivoluzione sessuale — da Georges Bataille
(1897-1962) a Wilhelm Reich (18971957), a Georg Groddeck (1866-1934),
al popolare Erich Fromm (1900-1980)
—, che avevano pronosticato un’esplo-
sione immensa — se pensiamo alla traduzione in una pratica viziata e viziosa
degli stimoli naturali esasperati prodotti
dalla «predicazione» pornografica —,
panica, planetaria, di erotismo «selvaggio», de-finalizzato, chiuso, introverso, una eruzione gigantesca di energie
«orgoniche» — per dirla con Wilhelm
Reich (3) — che vengono così sprecate,
sperperate, dissipate, bruciate, attuando
così la rottura di ogni gerarchizzazione
delle potenze che compongono l’interiorità dell’uomo, segnando, in via
di metafora, la morte di Apollo, cioè
della razionalità perspicace e dell’autocontrollo calmo, e il trionfo di Dioniso, l’istintualità irrazionale (4)… Si
realizza così l’annullamento del confine
fra spirito e materia, dell’annegamento
dell’individualità — che il neo-gnosticismo, di cui la Rivoluzione sessuale
trasuda (5), concepisce come negatività — in un pleroma indistinto di energie ribollenti e vane… La pornografia,
quindi, si può combattere, non solo contenendone le manifestazioni estreme
come la pedopornografia, ma punendola, anche se ci si può domandare, viste
le cronache, quale efficacia abbiano le
misure restrittive quando le norme sono
di tenore soggettivistico e de facto sono
rese inerti da prassi giudiziarie quanto
meno omissive, applicate per di più a
una realtà che di giorno in giorno sfugge sempre più agli Stati nazionali e che
ha i suoi «santuari» nelle zone del globo
più destabilizzate e statualmente deboli.
In realtà anche questo non è sufficiente.
La pornografia è una malattia morale —
che ha i suoi untori — e va affrontata in
radice come tale, cioè attraverso la cura
e la «profilassi». Sotto quest’ultimo
aspetto è necessaria una lotta intelligente e consapevole, di cui è essenziale che
lo Stato divenga protagonista, anche se
non protagonista unico, e non solo con
la polizia e con la magistratura, pur benvenute. Si tratta senz’altro di un lavoro
lungo e difficile, che deve combattere la
cultura di morte retrostante al fenomeno pornografico — di ieri e di sempre
— e a incidere su tutto ciò che contribuisce a formare le patologie tipiche della
condizione umana della nostra epoca:
il vuoto esistenziale, l’assenza di mete
per cui valga la pena spendersi, il solipsismo, il naturalismo e il materialismo
soffocanti che imperano, l’esautorazione e il dissolvimento della famiglia, la
martellante e onnipervadente proposta
di messaggi e di modelli esistenziali
negativi — una volta si diceva «scandali» —, non solo perché radicalmente
al di fuori da ogni logica religiosa, ma
perché patentemente nocivi se praticati
nella vita reale.
Note
(1) Sull’influenza «ambientale»
dell’industria pornografica sui modelli
di comportamento sociale negli Stati
Uniti è la recente inchiesta di Pamela
Paul, Pornopotere. Come l’industria
porno sta trasformando la nostra vita,
trad. it., Orme Editori, Milano 2007; da
segnalare sul tema è anche lo studio di
Pietro Adamo, Il porno di massa. Percorsi dell’hard contemporaneo, Cortina, Milano 2004.
(2) Cfr. Massimo Introvigne, Pornografia e Rivoluzione sessuale, Editrice
Libreria S. Lorenzo, Chiavenna (Sondrio) 1983
(3) Cfr. ibidem.
(4) Cfr. Michel Maffesoli, L’ombra
di Dioniso. Una sociologia delle passioni, trad. it., Garzanti, Milano 1990.
(5) Cfr. Emanuele Samek Lodovici
(1942-1981), Metamorfosi della gnosi.
Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, Milano 1991.
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
Politica
L’università degli sprechi
I
l governo Berlusconi sulla scuola parte dai numeri, cioè dalla realtà e non
dall’ideologia, per dare una
risposta al grande problema
della scuola; tutti i dati da
quelli Ocse a quelli di Pisa
dicono che la scuola italiana
spende più di tutte le altre
scuole europee, ma i risultati sono molto scarsi, siamo
indietro rispetto a tanti altri
Paesi. Chiunque abbia a che
fare con degli studenti, anche di livello universitario,
percepisce infatti il disarmante impoverimento culturale. Vi è, insomma, una profonda carenza di contenuti e
di nozioni che non può che
rinviare, da una parte, a un
training scolastico che evidentemente fallisce in quelli che dovrebbero essere i
suoi obiettivi fondamentali,
dall’altra una deleteria pedagogizzazione degli insegnamenti, in virtù della quale è
più importante la modalità
dell’insegnamento che il suo
contenuto. E allora bisogna
mettere mano a migliorare la
qualità della scuola, dando
maggiori risorse, ma soprattutto riducendo gli sprechi;
il problema però è come, bisogna fare l’operazione dei
“tagli”. Dove farli? Dove
servono maggiori risorse?
Qualche giorno fa Angeletti
della Uil diceva: nel grande comparto del personale
dello Stato, non si può usare l’ascia, ma bisogna usare
i bisturi, forse ha ragione.
Infatti per quanto riguarda
la Scuola, i problemi della
scuola Primaria non sono
quelli della scuola Media o
della scuola Superiore, per
non parlare dell’Università.
Prendiamo in esame l’Università, da tempo quasi tutti
sostengono che non funziona,
ci sono dei numeri che fanno
spavento: all’Università di
Como ci sono 24 docenti per
17 studenti. Un bel record,
non vi pare? Ma da qualche
giorno il Giornale (e solo il
Giornale, come spesso accade) sta denunciando questa
strana situazione dei nostri
atenei che alzano la voce
per lamentarsi dei tagli, dimenticando i loro sprechi. In
sei anni le Università hanno
moltiplicato i corsi di laurea: da 2444 a 5400. E non
tutti utilissimi, si direbbe a
prima vista. In effetti oggi si
può diventare dottori, tanto
per dire, in scienza dell’aiuola, in mediazione dei conflitti, in tecnologia del fitness, in scienza del fiore e
in benessere animale. Manca solo il corso di laurea in
raffreddore dei suini e quello
in filosofia delle oche e poi
il quadro sarebbe completo.
Ma poi che sbocchi danno
queste facoltà? E chi le frequenta? Tenetevi forte: trentasette corsi di laurea in Italia
pare possibile? Tenere in piedi
un corso di laurea e relative
spese per un unico studente?
O per due o tre? E poi le Università si lamentano dei tagli... A Siena hanno collezionato un buco di 145 milioni,
non pagano le tasse dal 2004.
Poi vai a vedere i bilanci e scopri che, per esempio, l’oculato
ateneo spendeva 150mila euro
l’anno per affittare alcune
stanze di lusso con affaccio su
piazza del Campo: inutile tutto l’anno, certo, ma nei giorni del Palio, sai che goduria...
L’Università di Siena utilizza il
104 per cento del suo bilancio
per pagare stipendi. 104, avete
capito bene: e per tutto il resto? Niente. Nell’ateneo toscano i tecnici sono più numerosi
dei professori. E non è un caso
unico: a Palermo, per esempio,
ci sono 2. 103 professori e 2.
530 amministrativi, a Messina 1. 403 professori e 1. 742
amministrativi. La Federico II
di Napoli, che nelle classifiche
si piazza fra le dieci peggiori
Il leader della Uil, Angeletti
(dicasi: 37) hanno un solo studente, a questi vanno poi aggiunti altri 66 corsi che hanno meno di sei studenti. Ma vi
università d’Italia, spende il
101 per cento dei suoi soldi
per il personale. L’impressione
è che anche le facoltà, come la
5
scuola, negli ultimi anni siano
stati concepiti più come ammortizzatori sociali che come
luoghi di formazione: non si
sa se chi esce troverà un posto di lavoro. L’importante è
che trovi un posto di lavoro
chi resta dentro. (Mario Giordano, L’Università dei somari,
19.10.08).
Sulla situazione
degli sperperi delle università
è significativo quanto ha affermato il rettore dell’Università
di Trento, Davide Bassi, alla
conferenza dell’Aquis, l’Associazione per la Qualità delle
Università Italiane Statali: “Se
ci sono atenei che non sono in
grado di pagare lo stipendio il
mese prossimo, non ha nulla a
che fare con i ministri Gelmini
e Tremonti, ma col fatto che per
quindici anni dei rettori hanno
sperperato i soldi, pensando
che qualcuno poi tappasse i
buchi”. Se questa è la realtà,
poi non bisogna meravigliarsi
se questa università come scrive il professor Roberto Perotti,
docente della Bocconi, finisce
nelle classifiche internazionali dietro quella delle Hawaii.
Una università che spende più
di tutto il resto del mondo (16
mila dollari per ogni studente
contro i 7 mila degli Usa) ma
non dà risultati scientifici né
una formazione adeguata. Anzi
la nostra università, grazie alle
sue inefficienze, premia le élite
e, contrariamente a quello che
si crede, punisce i ceti meno
abbienti: solo l’8 per cento degli universitari italiani proviene dalle fasce più basse contro
il 13 per cento degli Stati Uniti.
Ma non erano i costosi Atenei
americani il simbolo dell’antidemocrazia educativa? Dunque è vero che ci vorrebbe una
protesta nell’università ma per
rivoluzionarla, per cambiarla,
non per tenerla così com’è. E
invece oggi con le manifestazioni degli studenti, assistiamo
a questo strano paradosso: si
scende in piazza solo per difendere il sistema, anche quando il sistema non funziona.
ll’indomani del pronunciamento della Cassazione
circa il caso Englaro, i laicisti italiani (leggasi atei che non
credono in Dio) hanno dimostrato
per l’ennesima volta di amare visceralmente il fetore della morte.
Evidentemente la macellazione
di un miliardo di bambini abortiti
in vent’anni di aborto legalizzato,
non è bastato a dissetare la sete di
sangue che ribolle nella viscere
dell’”homo laicus”. Il gaudioso
esultante cinismo dimostrato dai
fans della morte nell’apprendere
che dei giudici auto assurti a luminari della medicina hanno sancito per legge che l’idratazione e
l’alimentazione artificiale sono
pratiche disumane, lascerebbe
sgomento persino Jack lo squartatore. Bene ha fatto dunque il
Vaticano ad esprimersi con parole
durissime contro gli incensatori di
zolfo che hanno pressoché infettato la totalità delle istituzioni pubbliche. Ma non furono proprio gli
illuministi lodatori delle moderne
discipline scientifiche a considerare la scienza, la novella “deus
ex machina” che avrebbe sconfitto le afflizioni dell’umanità?
Ora le macchine ci sono, e stranamente non credono più nelle loro
“magnifiche sorti e progressive”
proprietà taumaturgiche. Persino
sul piano della coerenza logica gli
amanti di thanatos fanno a botte
con la ragione. La vita sta sempre dalla parte della ragione e del
bene. Non occorre essere Einstein
per capirlo. Un solo dilemma:
chi gode a violentare la natura, è
accecato dall’ideologia, o è nato
poco cima?
Domenico Bonvegna
Gianni Toffali
No alla civiltà della morte
N
on ci sorprende che uno
scienziato esperto di bioetica abbia dichiarato che i
feti e le persone con gravi malformazioni cerebrali non debbano essere
considerate alla stregua degli altri
esseri viventi e che è nel loro interesse mettere fine a queste forma di
vita. Non ci sorprende perché in ogni
epoca non sono mai mancati alcuni
“scienziati” che in nome delle loro
presunte conoscenze hanno fornito
un appoggio scientifico a tesi pericolose e assurde; uomini che sono
stati adoperati da regimi dittatoriali
per fare da supporto a leggi infami
e crudeli. Senza andare troppo lontano, basterà ricordare come il fascismo, per giustificare la legislazione
razziale sottoscritta dalla monarchia
sabauda, abbia usato una sorta di
manifesto condiviso da professori di
terz’ordine, più che da veri studiosi: personaggi estremamente ligi ai
loro padroni, essi stessi sanguinosi
carnefici quando ne hanno avallato
le scelte programmatiche; ma al-
cuni fra i quali sono stati onorati e
tenuti in cattedra persino dopo la caduta della dittatura. Anche in questo
caso, come in molte altre vicende
che riguardano la salvaguardia della dignità della vita e della giustizia,
ci troviamo di fronte al tentativo di
scardinare le convinzioni della gente servendosi di una chiave che apre
le stanze dei casi limite, e che mette
l’opinione pubblica in presenza di
drammi umani gravissimi, fondando
in parte le proprie ragioni sul dolore
di famiglie e di genitori avviliti, stanchi, prostrati e spesso lasciati soli.
Invece di dedicare gli studi al sollievo dei malati e di quanti si trovano
vicino a loro, oggi sembra prevalere
l’abbandono della lotta, ritirandosi
quando la tragedia della malattia si
abbatte senza speranze apparenti. Noi
siamo uomini. Non possiamo fingere
di credere in un mondo come quello
propinato dalla pubblicità televisiva:
in cui tutti sono giovani, felici, sorridenti. Abbiamo già troppo ospedalizzato la malattia e la morte escluden-
dole dalla quotidianità. Ora corriamo
il rischio di “mortalizzare” la malattia
ed ogni stato fisico di estrema gravità. Non si può fare niente: si muoia.
Il caso di Eluana Englaro proprio in
questi giorni si riapre in tutta la sua
drammaticità, con nuove dichiarazioni giuridiche favorevoli all’interruzione per lei dell’assistenza ordinaria
che prevede la nutrizione e la ventilazione. Ripeto ancora: ci troviamo di
fronte alla sentenza di morte emessa
da un tribunale dello Stato; e contro
questo verdetto che prevede la fine di
una persona per fame e sete, abbiamo
il dovere di impegnarci in ogni forma
di disobbedienza e di resistenza non
violenta. Monsignor Giuseppe Casale, già vescovo di Foggia, con una
incredibile dichiarazione al GR1 delle 13 il 15 novembre, ha praticamente
“aperto” alle richieste del padre di
Eluana, parlando di “amore evangelico” e di sostegno morale nei confronti del genitore. Secondo il vescovo,
anche la forma di alimentazione che
viene prestata alla donna, rientrereb-
be nelle cure forzate di cui si chiede
la sospensione. Ci troviamo di fronte
ad un’opinione che il prelato avrebbe
fatto meglio a considerare con cura
prima di esprimere con tanta chiarezza, e contro cui protestiamo con forza. Monsignor Casale è libero di dire
quel che vuole ma non deve dimenticare di essere un vescovo e che le sue
parole pesano molto più di quelle di
ogni altra persona. A lui interessa forse la pena di morte? non farebbe meglio a chiedere una diffusa assistenza
per i malati e le loro famiglie? Sappia il vescovo che non saremo mai
d’accordo con lui e che anche contro
la sua dichiarazione insorgiamo con
veemenza, invitandolo a considerare
quanta delusione e quanto dispiacere
abbia diffuso nel mondo cattolico e
di coloro che lottano per la vita. Il
fatto è che noi dimentichiamo una
realtà terribile ben conosciuta dal
Cristianesimo ma che anche altre religioni e uomini di sapere hanno sempre intuito e compreso. E cioè che il
genere umano, all’inizio dei tempi, ha
LETTERA
AL DIRETTORE
Il caso
Englaro
A
subìto un disordine generale che dalla
Fede cristiana è identificato nel peccato originale. Gli animali nascendo
hanno già un istinto che insegna loro
a sopravvivere e ad organizzare la
propria esistenza -scriveva un acuto
osservatore della realtà naturale come
Plinio il Vecchio- e solo l’uomo,
per sua natura, non sa che piangere.
E’ con questa realtà che dobbiamo
fare i conti: la realtà del male, della
malattia e della morte, mitigata dai
grandi doni che Dio ha però gratuitamente concesso al genere umano:
l’intelletto, l’amore e la capacità di
adattamento e di studio. Noi tuttavia,
invece di risolvere i nostri problemi
con questi mezzi, spesso cediamo alla
tentazione di affidarci a superstizioni
e rituali che ci illudiamo possano proteggerci: e così costruiamo orribili
idoli, cui attribuiamo volti mostruosi
come quelli di Nerone, Diocleziano,
Martin Lutero, Robespierre, Hitler,
Stalin, Pol Pot, concedendo ad essi
e ai loro sacerdoti potere di vita e di
morte sugli altri esseri viventi. Ogni
forma di vita e di morte appartiene a
Dio. A noi spetta solo la volontà di offrire o meno la nostra solidarietà e il
nostro amore.
Carmelo Currò
Attualità
6
Intervista a Tony Morgan
Ascoltiamo uno dei protagonisti della commedia all’italiana anni ‘70
E
chi non lo ricorda Tony
Morgan, il ragazzo che già
negli anni 70 aveva incollato allo schermo tantissimi italiani.
Comicità all’ennesima potenza
e tanti attori noti, come Mastroianni, Celentano, Alvaro Vitali,
La Fenech, Lory del Santo, come
compagni di avventura. Dopo
più di 30 anni di attività, l’attore,
scrittore e regista siciliano fa un
resoconto della sua carriera vissuta tra il cinema e il cabaret. Nei
suoi spettacoli affronta in chiave
umoristica il trash televisivo da
cui siamo circondati ma non risparmia i temi impegnati. In proposito, il prossimo lavoro sarà un
corto sul bullismo in cui sono reclutati giovani, considerati da lui
“il futuro”. Un esempio su tutti
la giovane promessa Delia Sardo,
la sedicenne presa a modello di
come dovrebbero essere i ragazzi di oggi: semplici e grintosi. La
sua carriera inizia al teatro Volturno negli anni 70, tempi duri quelli
Il debutto di Tony Morgan al
teatro Volturno
in cui ancora si veniva considerati
attori di serie B. Da quel giorno
acqua sotto i ponti ne è passata e
oggi Morgan rimane uno dei simboli della commedia italiana
Attore, regista, scrittore. Ma
chi è Tony Morgan realmente?
Sono semplicemente uno che è
innamorato di questo lavoro. Nasco scrittore, ma strada facendo
mi sono apprestato sia al cinema
che al cabaret. Il cabaret lo faccio perché mi reputo una persona
poco seria e per questo mi diverto. Per quanto riguarda lo scrittore
che è in me, amo scrivere, soprattutto per i ragazzi che considero
il futuro. In tutti i miei spettacoli
ho portato con me sempre i giovani, credo nella loro possibilità
di emergere con il carisma. Devi
dare qualcosa perché è l’espressione della tua intelligenza. I soldi servono per comprare la pasta
l’intelligenza per vivere.
Quanto è difficile oggi fare ridere la gente?
Tanto. Bisogna vedere poi come
fai ridere. Se fai ridere con le parolacce o con la volgarità è molto
facile…Io faccio ridere senza usare né l’uno né l’altra perché ho rispetto della gente. Mi dicono che
sono un anti personaggio perché
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
mi piace comunicare con le persone che hanno qualcosa da dire.
Il mio pubblico ideale è costituito da coloro che normalmente
non vengono a dirmi bravo. Mi
basta un applauso di una persona
che torna a casa contenta di aver
passato una bella serata.
Nella tua satira e nel tuo cabaret hai spesso attaccato la tv
di oggi. Perché, come la consideri?
Spazzatura, c’è molta volgarità.
I programmi intelligenti non sono
visti perché si punta all’audience.
Se questa è la televisione io dico
no grazie. Bisogna invece comunicare lanciare dei messaggi positivi.
Come nasce l’idea del libro
“Miss… mia cara miss. Siamo
seri per favore”?
L’idea nasce da un concorso
di bellezza dove due mamme si
sono picchiate per vincerlo. Il mio
obiettivo è stato quello di far riflettere ridendo. La tv ci impone
questo, basta che fai un calendario
sexy e diventi star, ma star di che
cosa?. Io rappresento una specie
di fratello maggiore che vuole dire
alle donne e agli uomini di non
vendersi per niente e di preservare
la propria dignità. Sempre.
Un lavoro che stai realizzando è un cortometraggio prodotto da Graziano Mastroieni a cui
tieni molto
Si il cortometraggio sul bullismo, questa piaga sociale che ci
attanaglia. Pensiamo di proporlo
ad alcuni festival del cinema italiano e straniero. Con questo corto
mi interrogo sul perché i giovani
quando sono fuori casa fanno
branco, combinando stupidaggini. Il target di età che ho scelto
è di giovani di 16, 17 anni. Deve
partire da questa età l’educazione
alla non violenza. Dico sempre ai
giovani “piuttosto che lanciare
sassi dal cavalcavia o calpestare
la dignità del prossimo, fate sesso, divertitevi…”. Affronto anche
il problema del rapporto tra genitori e figli. Il cast è ricco di giovani promesse, come Delia Sardo
e altri che con la loro semplicità
e la loro grinta riusciranno ad andare lontano. Anche la musica con
il sassofonista eccezionale che
è Gill Negretti, chiuderà il film
in bellezza. Un cast ricco per un
tema importante.
Silvia Calanna
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
Cultura
7
Una inutile strage
600mila gli
Troppa enfasi per i festeggiamenti
italiani morti
della Prima Guerra mondiale nella Guerra del
‘15-’18. Ma quali
festeggiamenti
Papa Benedetto XV
Q
uest’anno, con più
enfasi che nei precedenti, è stato dato
rilievo alla giornata del 4
novembre; e alla festa delle Forze Armate è stato affiancato con toni solenni il
ricordo della vittoria italiana sull’Austria-Ungheria
a conclusione della prima
guerra mondiale. Poche ricorrenze potrebbero esserci più gradite di quelle che
rammentano ad un’opinione
pubblica che su troppi temi
è troppo distratta, la presenza e l’attività del nostro
personale militare in tante
aree di conflitto e di tensione nel mondo. E non può
che risultarci ottimale l’aumento di considerazione
che l’Italia riesce a conquistare, grazie al carattere e
all’impegno di ta nte persone che “conquistano” pacificamente il cuore delle popolazioni presso le quali si
trovano ad operare. Né sia mo tra coloro che ritengono
indispensabile un ridimensionamento del nostro impegno militare all’estero.
Troppe sofferenze, a nostro
avviso, sono state e ancora
sono inflitte a civili indifesi da regimi o da miliziani
che in nome di fa lse libertà
impongono la loro brutale
autorità al prezzo di violenze e di fame; e troppo alto
è il pericolo del terrorismo
internazionale perché possiamo credere che il ritiro
incondizionato dei contingenti non faccia crescere
la minaccia di attacchi p e r
l’Occidente e per quanti
si oppongono alle dittatur e del radicalismo pseudoreligioso, dei signori della
guerra e della droga. Ci dispiace, tuttav ia, che a questi impegni necessari siano
accomunate le celebrazioni per una guerra. Per una
guerra terribile come la
prima guerra mondiale, i
cui esiti non furono assolutamente quelli di restituire
confini giusti e incontestati o di assicu rare la pace e
la giustizia; ma che invece
prepararono un conflitto
ancora più sanguinoso in
cui si sarebbe in pieno manifestato il culto della morte che fu tanto diffuso nello
scorso secolo. Fu una guerra inutile: un’inutile strage, come ebbe ad affermare
il Papa dell’epoca. Né mi
pare che quel conflitto debba essere considerato come
il coronamento dell’unità
nazionale, dal momento che
lo stesso Impero austriaco,
ben consapevole della difficoltà di mantenere ampi
territori di differenti tradizioni entro i confini di
un’Entità statuale da riformare, era infine disposto
ad avviare con l’Italia i negoziati che forse avrebbero
risolto ogni contenzioso.
Diciamo piuttosto che la
volontà di occulti poteri sovranazionali e la cecità dei
nostri governanti del tempo
resero impossibile la risoluzione comune e pacifica
delle tante controversie;
e che la fine di un grande
Stato cattolico come l’Austria, i n g r a d o d i c o n t e n e r e
il pericolo dell’espansionismo tedesco o russo (e
quindi dello stalinismo o
del nazismo) fu segnata
d a u n a s e r i e d i c o n v e rg e n ze politiche le cui funeste
conseguenze non avrebbero
tardato a farsi sentire. Nel
conflitto morirono ancora
una volta troppe vite umane da ogni parte. Uomini
g e n e r o s i c h i a m a t i a s e rvire le loro Patrie mentre
avrebbero potuto renderle
ancora più grandi in anni
di prosperità e di pace. A
questi rendiamo onore; ma
n o n a l l o s p i r i t o d e l l a g u e rra come evento risolutore
del secolare cammino di
unità dell’Italia. Il voler
ricordare con toni da sussidiario novecentesco l’esito
di una carneficina come
l’esaltante vittoria di uno
Stato, non costituisce un
insegnamento per nessuno. Gian Enrico Rusconi
e poi Andrea Cortellessa in
un articolo per l’edizione
delle poesie di Clemente
Rebora che hanno per tema
la guerra ‘15-’18, hanno
ricordato sulla Stampa che
“quell’evento che oggi si
vorrebbe tornare a celebrare con apparati ideologici
e fasti scenografici d’altri
t e m p i , q u e l l a G r a n d e g u e rra che si concluse appunto
il 4 novembre 1918, fu una
strage senza precedenti.
Un lutto collettivo -sostiene Cortellessa- da elaborare; non certo qualcosa che
si possa, in alcun modo,
festeggiare”. “Non il pericolo
continuo-diviene
una triviale monotona abitudine -scriveva il poetasacerdote Rebora nel 1915
mentre si trovava in zona
d i g u e r r a - , i l m a c e l l o p e rpetuo a cui siamo esposti;
non tanto nemmeno il patimento fisico (fango e gelo,
b a r b u t o e b a ff u t o e r a s a t o
in capo come un galeotto’ m e n z o g n a ’ e s o ff e r e n z a
d’ogni intorno, indicibilmente), ma l’interiore è
terribile, e voi non potet e f a r v e n e i d e a ” . Noi
dobbiamo invece ricordare
come le grandi guerre che
interessano l’umanità sono
le sfide contro le dittature
mascherate da regimi libertari e religiosi, contro
la fame, le malattie, le ingiustizie. Le grandi vittorie cui dobbiamo aspirare
sono quelle dei numeri che
ci diranno un giorno come
i morti per guerra, per denutrizione, per contagio,
sono in netta diminuzione.
N o n c e l e b r i a m o u n a g u e rra, anche se da ragazzini
ci hanno abituato a credere
che si è trattato di una bella guerra
Carmelo Currò
U
na volta il 4 novembre era
festa, nel senso classico
del termine. Le scuole
erano chiuse, i negozi pure, e non
si andava a lavorare. Gli Italiani morti nel triennio 1915-1918
sono stati 600mila, su mille uomini mobilitati 105 non sono tornati
più a casa. Le nostre montagne
sono state le loro tombe, gli Altipiani ed il Grappa hanno visto ed
udito le loro grida di dolore, ma
anche le loro urla di gioia del riscatto dallo straniero e della vittoria per la libertà e l’indipendenza.
La generazione del 1899 è scomparsa, l’ultimo soldato Delfino
Borroni, un bersagliere è morto
a Milano qualche giorno fa, alla
veneranda età di 110 anni. Figlio
di quelle penne nere e di tutti quei
soldati che combatterono stoicamente nella guerra delle “trincee”,
adesso non è rimasto più nessuno, di quei tre milioni e 760 mila
soldati in trincea. Il ricordo del
sacrificio di quegli italiani non è
stato invano e oggi acquista un significato ancor più profondo, nel
giorno della celebrazione delle
Forze Armate Italiane protagoniste di missioni nel mondo, portatrici dei valori di libertà e di aiuto
ai popoli oppressi. Ma in questi
giorni non si possono dimenticare
certe polemiche in merito ai festeggiamenti innescate da Piero
Sansonetti, direttore di Liberazione qualificando la Grande Guerra
«un avvenimento orribile, feroce,
sanguinosissimo», un’inutile strage da addebitare alle «classi dirigenti europee». Le quali aprirono
le porte al fascismo e al nazismo.
Niente cerimonie all’Altare della
Patria, dunque, niente discorsi,
niente alzabandiera. Per la prima volta siamo d’accordo con un
esponente di Rifondazione Comunista, è vero la prima guerra
mondiale è stata una inutile strage come aveva detto bene il Papa
Benedetto XV. Una guerra probabilmente voluta dalla Massoneria
internazionale per distruggere
l’ultimo residuo di quel Sacro Romano Impero che ancora nel 1915
era l’Impero Asburgico. Non è in
questione il valore individuale dei
combattenti, né mi sognerei mai di
offendere tutti quegli uomini valorosi che hanno speso la propria
vita per la loro Patria. Tuttavia occorre fare qualche riflessione oltre
la retorica dei vari festeggiamenti,
lo ha fatto bene il cardinale Ratzinger prima di diventare Benedetto XVI, che non a caso prende
questo nome per ricordare oltre a
S. Benedetto da Norcia, quel Papa
Benedetto XV, che insieme a Carlo d’Asburgo, l’ultimo imperatore d’Austria proclamato beato da
Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004, cercò di fermare quella
che chiamava “l’inutile strage”.
Per Benedetto XVI la Prima guerra mondiale – scrive Massimo Introvigne - non solo è molto più importante della Seconda per capire
le radici della crisi dell’Europa ma
è anche alle origini della Seconda
e delle altre guerre mondiali, che
derivano tutte da cambiali non pagate della Grande Guerra. Il risentimento delle popolazioni di lingua
tedesca dopo la Prima guerra mondiale porta al potere Adolf Hitler
(1889-1945) e genera la Seconda
guerra mondiale. (Massimo Introvigne, Sta finendo il XX secolo
Il Domenicale, anno 5, n. 48,
2.12.2006). Inoltre le vicende della
Prima guerra mondiale consentono
ai comunisti di prendere il potere in
Russia e di scatenare, dopo la Seconda, la Terza guerra mondiale, la
cosiddetta Guerra fredda. George
Weigel, il teologo cattolico ricorda le parole, pronunciate all’inizio
della Prima guerra mondiale, dal
ministro degli Esteri britannico sir
Edward Grey (1862-1933): “Le
lampade si stanno spegnendo in
tutta Europa, e nella nostra vita
non le vedremo mai più accese”. E
quelle di Winston Churchill (18741965) in una lettera alla moglie:
“Un’ondata di follia ha sconvolto la mente della Cristianità”.
Sia per Weigel, come per Benedetto XVI, ci si dovrebbe chiedere non
tanto perché la guerra é cominciata, ma soprattutto perché non c’è
nessuno con la volontà, l’autorità,
o l’immaginazione morale e il coraggio necessari per tirare il freno d’emergenza quando è chiaro
che il treno della civiltà europea
sta marciando verso uno scontro di dimensioni catastrofiche?.
Forse aveva ragione Benedetto XV: un’Europa senza Cristo non è in grado di fermare la guerra, per ragioni anche
politiche ma anzitutto morali.
Per questo, la Prima guerra mondiale - se nella vita individuale di
tanti nostri nonni è stata un momento di coraggio e di gloria che li ha
segnati per tutta l’esistenza - per la
storia collettiva dell’Europa non è
stata quella promessa dolorosa ma
ultimamente feconda di pace e di
felicità permanente che una certa
propaganda esaltava, ma una strage inutile e non necessaria, che ha
preparato i grandi crimini del XX
e del XXI secolo: il nazional-socialismo, il comunismo, l’ultra-fondamentalismo islamico. (Ibidem)
Inoltre con la morte degli ultimi
combattenti della Prima guerra
mondiale, per Introvigne sarà davvero finito il XX secolo, il secolo
che ha visto crimini e stragi, dai
gas asfissianti della Grande Guerra
fino ai lager e ai GULag.
Domenico Bonvegna
Cultura
8
Novembre, il mese delle Forze Armate
I
l Novantesimo anniversario
della Vittoria conseguita dalle
Forze armate italiane al termine del Primo Conflitto Mondiale
( 4 Novembre 1918) e il Quinto
Anniversario della Strage di Nassirya ( 12 Novembre 2003) sonno
meritevoli di un doveroso ricordo
per il sangue versato dai militari
italiani sia in tempo di guerra che
in tempo di pace. La proposta
lanciata dal Ministro della Difesa
Ignazio La Russa, di dedicare il 12
Novembre alla commemorazione dei militari caduti in tempo di
pace è opinabile poichè, riguarda
un frangente della Storia Contemporanea rappresentato dal Secondo Dopoguerra ma che non abbraccia il ricordo di quanti persero
la vita nel corso delle due Guerre
Mondiali. Nulla contro il ruolo dei
militari italiani in tempo di pace :
costoro mettono quotidianamente a rischio la propria incolumità
in zone calde del Mondo. Partire
dalla Grande Guerra superando le
occasionali letture coincidenti con
le celebrazioni del Novantennale
deve servire a far comprendere,
agli italiani, il sacrifico dei nostri
militari che in terra, cielo e mare
onorarono la Patria e la difesero dallo straniero per assicurare
un futuro migliore fatto di pace,
giustizia e benessere. Occorre ripartire dal Primo Conflitto perchè
esso rappresentò, con l’enorme
dispiego di uomini e mezzi ( Fanti, Alpini, Bersaglieri, Carabinieri
unitamente ad avieri e marinai) il
primo banco di prova delle Forze Armate Italiane in un conflitto internazionale dopo le Guerre
di Indipendenza.. La Disfatta di
Caporetto sembrò compromettere
tutto ma l’avvicendamento Cadorna-Diaz rese possibile una vittoria insperata. I numerosi episodi
di eroismo ( celebre la stampella
lanciata da Enrico Toti contro il
nemico austriaco) devono invitare
l’intero popolo italiano a riflettere
su quella che fu la prova di forza offerta dai nostri soldati anche
nei teatri di Guerra del Secondo
Conflitto Mondiale. In quest’ultimo spicca la celebre Battaglia di
El Alamein ( 25 Ottobre 1942).
Pur essendo uscita sconfitta dalla
Seconda Guerra Mondiale (194045) l’Italia riuscì con l’ingresso
nella Nato ( 1949) a guadagnarsi
una posizione prestigiosa nello
scacchiere internazionale qualificandosi mediante le proprie Forze
Armate quale Potenza di Pace anzichè di Guerra. E’ in questa trasformazione che si può condividere la proposta lanciata dal Ministro
La Russa. Questo breve exursus
per quanto approssimativo nella
relativa riepilogazione storica,
deve essere l’indicazione affinchè
unendo quel filo che va dal Piave
passando per Vittorio Veneto, El
Alamein, Corfù, Cefalonia sino a
Nassirya faccia dei due eventi inizialmente menzionati, Novembre,
il mese dedicato alle Forze Armate italiane che in tempo di Pace e
di Guerra onorarono col proprio
sacrificio il tricolore. Sia, esso,
il Mese della memoria teso a ricordare attraverso una dettagliata
ricerca storica l’eroismo di Esercito, Marina e Aereonautica. E’
con questo esercizio della memoria ( non deve corrisondere ad una
pura esercitazione accademica o
di cultura militare spicciola) che
va intensificato, nello stesso tempo, il legame tra il popolo italiano
e le sue Forze armate. Il primo
deve essere eternamente grato al
seconndo per quel sangue versato
anche a favore della crescita civile
e democratica dell’ Italia dal 1918
ad oggi. Strategico, determinante
dovrà essere il ruolo della Scuola
che,da Agenzia educativa per le
giovani generazioni, sarà impegnata e coinvolta in prima linea
nella prpgettazione di momenti
commemorativi e di conoscenza
dei compiti delle nostre Forze Armate in stretto raccordo con le Istituzioni preposte. I Ministeri della
Difesa, della Pubblica Istruzione,
Università e Ricerca Scientifica
debbono, sotto l’ Alto patronato
della Presidenza della Repubblica
nella persona del Capo dello Stato
quale garante dell’ Unità Nazio-
nale e Vertice Supremo delle Forze Armate, provvedere, con opportune iniziative a mantere vivo
il ruolo di Esercito, Carabinieri,
Marina e Aereonautica assunto
nel passato, nel presente e con
uno sguardo rivolto al futuro. E’
da questa operazione organizzativa che, avendo come principali
luoghi di commemorazione della
memoria le Scuole, le Università
e le Strutture Militari, l’Italia potrà per mezzo di questa interazione istituzionale far sistema. Potrà
così costruire concretamente quella identità nazionale rimasta sulla
carta anche per le tante disquisizioni accademiche e inseguita da
decenni se non da secoli..
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
LETTERA AL DIRETTORE
I nostalgici del Risorgimento
N
ei giorni scorsi, i nostalgici (anticlericali) del
Risorgimento
italiano
hanno reso omaggio all’infausta data del 20 settembre 1870.
In quel mesto giorno intorno
alle dieci del mattino, i cannoni
dell’artiglieria italiana cessarono di tuonare contro le mura di
Roma cattolica e i bersaglieri
del nuovo Regno d’Italia si lanciarono all’assalto di Porta Pia,
contrastati ancora dal fuoco di
fucileria degli ultimi difensori
del Papa. Il conflitto tra la Chiesa
cattolica e la Rivoluzione italiana
venne così “risolto”, da parte del
governo sabaudo, con una breccia
che calpestò i diritti della Santa
Sede. Iniziò così, la cosiddetta
Questione Romana, la storia cioè
dei tentativi messi in atto dall’illegittimo governo italiano per ricucire una ferita che, da un punto
di vista istituzionale, si “rimarginerà” con i Patti Lateranensi del
1929. In realtà, anche se soltanto dopo Porta Pia si comincerà a
parlare di Questione Romana in
senso proprio, il 1870 è il punto
di arrivo di un decennio, nel corso
del quale la classe dirigente italiana aveva cercato di ostacolare la
missione della Chiesa, erodendone a poco a poco la base territoriale. La prima fase dell’unificazione
italiane, inizio il 26 marzo 1860
quando Pio IX, con il breve Cum
Catholica Ecclesia, scomunicò i
governanti italiani responsabili
dell’annessione delle Legazioni Pontificie. La consapevolezza
del Pontefice di avere a che fare
con un progetto filosofico, etico,
religioso e solo successivamente
politico radicalmente nemico del
cattolicesimo viene suffragata dal
fatto che la classe dirigente del
nuovo Regno d’Italia era formata
da uomini che aderivano alle correnti dell’ateismo, del razionalismo, dell’illuminismo, della massoneria e del giansenismo. Dopo
138 anni qual è il bilancio che si
può fare dall’introduzione “forzata” del concetto di laicità (leggasi ateizzazione) nelle istituzioni
pubbliche? Con quale coraggio si
possono definire conquiste sociali
l’introduzione nell’Italietta laica
liberale e repubblicana di “diritti”
come l’aborto e il divorzio? E che
dire di una scuola pubblica assurta
a ruolo di ammortizzatore sociale,
capace solo a creare occupazione
(di insegnanti incompetenti e ideologizzati) e a sfornare illustri somari? Se questi sono i frutti della
laicità repubblicana, non ci resta
che piangere!
SCUOLA, INTERESSANTE VIAGGIO
NEL MIRACOLO FINLANDESE
dell’istruzione in Finlandia
è la convinzione che tutti
i bambini possano imparare a leggere, scrivere, fare
di conto e parlare tre lingue
così come si impara a correre
e a parlare, senza umiliazioni. Il successo del metodo si
basa sull’autovalutazione dei
risultati raggiunti dalle scuole e dagli insegnanti, un metodo attraverso il quale non
vengono giudicate le prestazioni degli studenti, bensì la
qualità della scuola. Quando
il livello degli studenti è carente, è dunque la scuola ad
aver fallito.
Nicola Zuccaro
Gianni Toffali
Luminoso ambiente di una scuola finlandese, foto di Elina Bicsak
U
n’inchiesta del mensile
Focus racconta i segreti del sistema scolastico
migliore al mondoFlessibilità,
passione e competenza i punti di
forza del modello nordeuropeo
Psicologi a sostegno dei bimbi
in difficoltà, selezione rigorosa degli insegnanti, voti
agli studenti soltanto dopo
i 13 anni e un efficiente sistema di autovalutazione degli istituti. Focus, il mensile
Gruner+Jahr/Mondadori
diretto da Sandro Boeri, nel
suo numero di ottobre,è andato a scoprire i segreti del
modello finlandese, che dalle graduatorie internazionali
risulta il sistema scolastico
migliore al mondo. Dall’ampio reportage realizzato dal
mensile emergono i punti di
forza del “miracolo” finlandese. Innanzitutto l’omogeneità educativa, data dal fatto che i bambini vanno quasi
tutti all’asilo nido e poi alla
scuola materna dello stesso distretto. La scuola inoltre inizia a 7 anni compiuti
(un’età in cui il cervello è
più maturo e l’apprendimento più veloce) e il primo ciclo
di studi dura nove anni. La
pedagogia finlandese sostiene poi che gli insegnanti devono capire gli alunni, e non
viceversa. La scuola pubblica dunque - scrive Focus - è
estremamente flessibile e si
adatta alle diverse esigenze
degli studenti. Tanto che tutti
gli istituti hanno un team di
psicologi che segue i bambini in difficoltà, ma a cui si rivolgono molto spesso anche i
più bravi. Ma il fiore all’occhiello del modello finnico è
il sistema di reclutamento degli insegnanti. La selezione
per accedere alle facoltà che
preparano all’insegnamento
scuola finlandese
sono rigidissime, e per questo motivo è elevato il prestigio della professione. I pochi
fortunati vengono poi formati
per ben 5 anni, comprensivi
di un periodo di praticantato.
Altra peculiarità del sistema
scolastico finlandese è l’assenza di voti per gli studenti
fino all’età di 13 anni. Come
racconta infine Focus nella
lunga inchiesta, il cardine
Gianfranco Nitti
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
ß
D
al 29 giugno 2008 è in
corso l’anno Paolino con
manifestazioni, conferenze, convegni, e celebrazioni liturgiche che si succedono in tutte le
Chiese del mondo per ricordare i
2000 anni della nascita dell’apostolo San Paolo, il più grande
missionario di tutti i tempi.
A Roma, abbiamo incontrato
monsignor Romano Penna,
ritenuto uno dei massimi esperti della vita e delle opere di Paolo
di Tarso. All’apostolo delle genti
ha dedicato la sua vita di ricercatore, di docente universitario,
pubblicando vari libri che si distinguono per rigorosità scientifica ed esposizione appassionata,
resa con un linguaggio accattivante e moderno. Fondamentali
le sue esegesi alle varie “Lettere”
dell’apostolo, in particolare i tre
poderosi volumi sulla “ Lettera ai
Romani”, e il suo bellissimo saggio “Il DNA del Cristianesimo”.
Per i suoi 70 anni, i più insigni
biblisti del mondo hanno collaborato insieme alla stesura di un
volume di 500 pagine che si intitola : “Nuovo Testamento: teologie in dialogo culturale. Scritti in
onore di Romano Penna nel suo
70° compleanno”.
Professore, si conosce l’anno
esatto della nascita di San Paolo?
No. L’anno Paolino che stiamo
celebrando è fondato su una ipotesi tradizionale secondo la quale
Paolo sarebbe nato intorno all’8
dopo Cristo. Ma si tratta solo di
ipotesi. Del resto non si conosce
con precisione neppure la nascita
di Cristo. Secondo me, Paolo era
coetaneo di Gesù.
Dove nacque?
A Tarso, capitale della Cilicia,
da genitori ebrei di osservanza
farisea. Gli “Atti degli Apostoli”
lo qualificano come cittadino romano, e lui dice che lo era dalla
nascita. Per questo, accanto al
nome giudaico di Saulo aveva
anche il nome romano di Paolo
Apparteneva a una famiglia
ricca?
In una sua lettera, dice che si
guadagnava da vivere facendo il
costruttore di tende. In genere, a
quel tempo, i figli apprendevano
una professione dal padre e si desume che il papà di Paolo facesse
quel lavoro. Si trattava di un mestiere normale, del popolo, che
permetteva di vivere e di mantenere la famiglia, niente di più
Che tipo di educazione ricevette in famiglia?
I genitori di Paolo erano ebrei
della diaspora, cioè ebrei che,
costretti dalle persecuzioni o per
altra ragioni, erano emigrati lontani dalla loro terra, ma restavano
fedeli alle loro tradizioni. Paolo
era circonciso, fu educato e istruito nell’osservanza della legge
mosaica. Ma essendo Tarso una
città “cosmopolita”, quando usciva di casa, il ragazzo respirava
un’atmosfera ellenica e aperta a
varie culture. In famiglia, parlava
l’ebraico e l’aramaico, ma fuori
casa il greco. Crebbe quindi con
una mentalità aperta. Almeno
fino ai 12-13 anni.
E dopo?
A quell’età si trasferì a Geru-
Cultura
9
I duemila anni
dell’apostolo Paolo
Intervista a monsignor Romano Penna, cultore
dell’“apostolo delle genti” e delle sue opere
Andrej Rublev, XV sec., San Paolo Apostolo
Monsignor Romano Penna, biblista, professore all’Università
Lateranense
salemme per dedicarsi totalmente allo studio della Torah, sotto
la guida del rabbino Gamaliele
il vecchio, celeberrimo rabbino.
Da quel momento, il suo interesse intellettuale riguardò solo ed
esclusivamente la Legge ebraica
e la cultura israelitica.
Negli scritti di Paolo, o dei
suoi contemporanei, si trovano accenni e dati utili per farci
capire quale fosse il suo aspetto
fisico?
Abbiamo una descrizione fisica
di Paolo, spesso citata. Dice che
era basso, grasso, con le gambe
arcuate, con le sopraciglia unite,
e che tuttavia assomigliava a un
angelo. Ma è tardiva, della fine
del secondo secolo. L’iconografia tradizionale lo presenta con la
barba, calvo, ma questo dipende
da un modulo che si era imposto
dopo il terzo secolo e che connotava la figura del filosofo. Nella
seconda Lettera ai Corinti, Paolo dice di “non saper parlare” e
qualcuno ha ipotizzato che fosse
balbuziente. Nella Lettera ai Galati dice: “Voi eravate pronti a
darmi gli occhi”, e qualcuno ha
pensato che avesse problemi alla
vista. Io ritengo che siano frasi
da intendere solo in senso metaforico. Sappiamo che nella sua
vita affrontò innumerevoli difficoltà: veglie, digiuni, freddo, tre
naufragi, migliaia di chilometri
percorsi a piedi, fu lapidato, cinque volte flagellato dagli ebrei,
tre volte vergato dai romani,
imprigionato per lunghi periodi:
e da tutto questo si deduce che
aveva un fisico eccezionale, una
volontà di ferro e una capacità di
adattamento straordinaria.
Dalle sue Lettere è possibile
desumere il suo temperamento?
Il fatto che prima dell’evento
di Damasco abbia esercitato una
accanita pressione persecutoria
nei confronti della comunità cristiana, la dice lunga sul suo temperamento focoso. Egli si era
reso conto che la figura del Cristo poteva mettere in crisi alcuni
dati costitutivi del giudaismo, e
quindi perseguitava in modo forte e duro i cristiani. Si potrebbe
paragonarlo a un “talebano” del
tempo. Ma poi, dopo Damasco,
ci fu il grande cambiamento.
Continuò ad avere un carattere
forte, che poteva esprimersi con
toni molto rudi, duri, ma insieme spesso con toni molto affettuosi, dolci, gentili, quasi femminili. Lui stesso si paragona a
un padre e anche a una madre.
La sua è una psicologia complessa, sfaccettata, molto ricca.
Nella “Lettera ai romani” dice
chiaramente che bisogna accogliere tutti, andare d’accordo
con tutti, accettare anche quelli
che la pensano diversamente:
C’è un irenismo, un senso di accoglienza, di reciprocità, che è
veramente evangelico.
Dopo la conversione sulla via
di Damasco che fece?
Trascorse tre anni nel deserto a
meditare, poi fu a Gerusalemme a
conoscere gli apostoli e la comunità cristiana, poi ad Antiochia,
dove finalmente ricevette l’incarico ufficiale di andare a diffondere il Vangelo. Antiochia di
Siria, fu una città importantissima per la storia del cristianesimo
perché in quella città per la prima
volta il Vangelo fu annunciato ai
pagani. Gesù non ha mai predicato ai pagani, ma solo agli ebrei.
E neanche gli apostoli all’inizio.
Lì, ad Antiochia, si verificò la
svolta. E di lì Paolo partì per il
suo primo viaggio apostolico.
Ho letto che, durante quel
primo viaggio litigò, se non
sbaglio, con gli altri apostoli.
Ci furono delle divergenze. Paolo aveva una personalità molto
forte. E da Gesù stesso gli era stata affidata una missione speciale,
quella di portare il Vangelo ai pagani. Era un progetto impensabile
per gli ebrei del tempo. E anche
per gli apostoli. Ritenevano che
ß
Gesù fosse venuto per il popolo
d’Israele. Mentre Paolo voleva
predicare ai Pagani. Inoltre, Paolo si trovava in una posizione
delicata. I cristiani lo guardavano
con diffidenza, ricordando con
quale accanimento erano stati da
lui perseguitati, gli ebrei lo consideravano un traditore, che aveva
abbandonato la religione dei padri. Faticò molto a far accettare
ai primitivi cristiani le sue idee.
Soprattutto la sua convinzione
che Cristo era venuto non per gli
ebrei ma per tutti. E che i pagani,
per essere seguaci di Cristo non
dovevano sottoporsi a tutte le disposizioni della legge mosaica.
Anche tra gli apostoli non tutti
condividevano le sue idee. E lui
si arrabbiava, e li chiamava “falsi fratelli”. Ebbe scontri anche
con San Pietro che, in un primo
momento aveva aderito alle idee
di Paolo, ma poi aveva fatto un
volta faccia e Paolo lo rimproverò pubblicamente. Comunque,
egli continuò a credere nelle intuizioni che aveva avuto durante
il misterioso incontro con Cristo
sulla via di Damasco. Sentiva
fortissima dentro di sé l’urgenza
di evangelizzare i pagani. Dopo il
primo viaggio, ne intraprese altri
due, fondando molte chiese, Alla
fine tutti gli apostoli aderirono
alle sue intuizioni, convincendosi che Gesù era venuto per la
salvezza di tutti gli uomini e non
solo per la salvezza degli ebrei.
Quali sono i punti fondamentali dell’insegnamento di San
Paolo?
Detto in termini essenziali, al
cuore di Paolo e del paolinismo
vi è la libertà dalla legge. Paolo
insegna che ciò che conta nel mio
rapporto con Dio, in prima battuta non è la morale, ma è la grazia
di Dio stesso, in Gesù Cristo. Io
divento giusto davanti a Dio non
per ciò che faccio “io”, ma per ciò
che Dio ha fatto per me in Gesù
Cristo. E la fede è l’accettazione
di questo dono di grazia che mi
è offerto. Questo insegnamento
Paolino si contrappone alla concezione secondo cui sono “io”
che costruisco la mia giustizia, la
mia santità di fronte a Dio. La costruisco con la mia morale, il mio
comportamento, la mia etica e
l’osservanza dei comandamenti.
Questa è una concezione abbastanza diffusa, che mette in prima posizione la morale. Ma, presa alla lettera, non è la posizione
giusta. C’è una frase di Lutero,
condivisibile, che spiega bene il
concetto. “Non è che noi facendo
le cose giuste diventiamo giusti.
Ma se siamo giusti facciamo le
cose giuste”. Il dato morale, operativo, dell’azione, quindi, è secondario rispetto alla dimensione
di “essere”, che è precedente ed è
fondamentale. “Essere in Cristo”
e ricevere la benevolenza di Dio
attraverso Gesù Cristo, prescinde dalla mia moralità. La quale,
proprio perché io “vivo” “l’essere in Cristo”, sarà certamente in
sintonia con questa meravigliosa
realtà. E’ questa il punto costitutivo. E’ questo il dato luminoso
del paolinismo
Renzo Allegri
10
INSERTO
Corriere Letterario
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
A cura di Antonio D’Ettoris
The Beatles, angeli o demoni?
Maria Grazia D’Ettoris
T
he Beatles – angeli o demoni? E’ il titolo dell’ultimissimo libro di Giancarlo
Padula, giornalista professionista
e scrittore, che esce nelle librerie per la Global Press Italia,
(indirizzi per prenotazioni: info
chiocciola
globalpressitalia.it;
tel: 0744 292308). I Beatles?
Erano una band cristiana. Almeno così la descrisse John Lennon
nel 1969, in un’intervista. Lo disse per farsi perdonare di aver detto - tre anni prima - che i Beatles
erano più popolari di Gesù Cristo.
Così John Lennon affermò che in
effetti la band era profondamente
cristiana e lui era personalmente
«uno dei più grandi fan di Cristo».
La video-intervista - concessa nel
1969 a un giornalista canadese e
acquistata di recente dai musei di
Liverpool (la città natale dei Beatles) - è stata mandata in onda
lunedi’ 14 luglio 2008, nel corso
di un programma di Radio 4, il
canale culturale della Bbc, che
l’ha presentata come un’autentica riscoperta. Sembra che l’intervista non sia mai stata trasmessa
prima in in Gran Bretagna. John
Lennon ha anche detto che gli
sarebbe piaciuto sposare Yoko
Ono in Chiesa, ma che sapeva
di non poterlo fare, perché divorziato dalla precedente moglie
Cinthya Powell. “War Is Over!”
. Nel 1972, i muri di cinque capitali delle piu’ importanti nazioni
del mondo, furono tappezzati di
manifesti bianchi su cui campeggiava questo appello alla pace.
L’ennesimo, dai tempi dei famosi
“Bed In”, del leader dei Beatles,
John Lennon, insieme alla moglie Yoko Ono. E’ un appello che
oggi risuona quasi “profetico”,
visto che uno dei pacifisti piu’ in
vista del mondo, della storia recente, fu ucciso, l’8 dicembre del
1980 a New York, con tre colpi
di rivoltella, da uno squilibrato,
David Chapman. I Beatles si erano contraddistinti fin dal 1965
per essere i paladini dell’amore
universale, con la canzone “The
word” (La parola), che compariva nell’album Rubber Soul, impegno, mai dimenticato, quello
per la pace, la coesistenza pacifica tra gli uomini, e culminato
con quello che pu’ essere definito
l’inno del più famoso quartetto
di tutti i tempi: “All you need is
love”, trasmesso in mondivisione
nel 1967, quando ancora non esistevano ne’ i computer ne tanto
meno Internet e i collegamenti
satellitari erano solo a livello
pionieristico. È il grido di pace
di uno dei “guru” del pacifismo
mondiale, John Lennon, che
inauguro’ le sue campagne contro le guerre in occasione del suo
matrimonio con la giapponese
Yoko Ono, ad Amsterdam, con i
famosi “Bed in” per la pace. Lui
e Yoko sul letto matrimoniale,
circondati da cartelli contro la
violenza e la guerra, campagne
che proseguirono ncon l’ipegno
sociale accanto ai movimenti pacifisti e per i diritti umani negli
Stati Uniti e che in maniera planetaria erano iniziate con i Beatles, cantando quello che è diventato il loro inno e l’inno di intere
generazioni: quella All you need
Howard Zinn
Vi racconto l’America
Tropea
pp. 237 €. 14,00
is love (Tutto cio’ che desideri è
amore), che per la prima volta fu
trasmessa in mondovisione. Fino
alla leggendaria”Imagine”, passando per “Give peace a change”
(diamo una possibilità alla pace),
che fu la colonna sonora di Fragole e Sangue, uno dei film “cult”
degli anni sessanta, ed Happy
Xmas, war is over, (Buon Natale
la guerra è finita), (e poi via via
negli anni a seguire, fino a quando questo brande pacifista non fu
abbattuto dalla mano violente di
uno squilibrato, David Chapman,
l’8 dicembre del 1980 a New
York. Ma ieri come oggi, come
mai risuonano le note di Lennon
e dei Beatles, basta guardarsi intorno. Sui Beatles è stato scritto
parecchio forse. Biografia, piu’ o
meno ufficiali, discografie, analisi di testi, rarità, segreti, misteri o
presunti tali. Eppure questo è un
libro del tutto inedito. Gian Carlo Padula, 55 anni, giornalista e
scrittore, autore della prima performance multimediale intitolata
“John Lennon”, presentata alla
Galleria d’Arte Moderna di Ferrara, a pochi mesi dalla scomparsa dell’ex beatle, vincitore del
Premio Astro Nascente, professionista dalla lunga e articolata
carriera (da Paese Sera al Gruppo
La Repubblica-Espresso), medaglia d’argento per meriti professionali, esperto tra l’altro della
musica contemporanea, traccia
il profilo più autentico
del quartetto
più famos o
E se la storia degli Stati Uniti l’avessero scritta
gli indiani, gli schiavi, i minatori, gli operai,
gli immigrati, le donne? È quanto si è chiesto
Howard Zinn affrontando questo libro e ripercorrendo i cinque secoli di vita del Nuovo
Mondo. L’arrivo di Colombo sul continente,
visto attraverso gli occhi degli arawak, apre un
emozionante racconto che rivela le condizioni
dei nativi durante la conquista del West...
E’ qui raccolta una serie di saggi di studiosi di
varie discipline, vòlti a un confronto sui molti
problemi connessi all’esperienza umana, culturale
e religiosa di Castelvetro e alla sua magmatica
riflessione sui grandi problemi dell’età sua. I
contributi riflettono i risultati di un impegno di
contestualizzazione storica in una rete ampia – e
anche intricata – di idee, fermenti, discussioni,
scontri, scelte, relazioni, sforzandosi di storicizzare la biografia, il pensiero e le opere del letterato
modenese.
A cura di M. Firpo e G. Mongini
Ludovico Castelvetro
Letterati e grammatici
nella crisi religiosa del
Cinquecento
Olschki
pp. 408 €. 42,00
Antonio Vivaldi, compositore e impresario d’opera,
rappresenta una nuova figura in ambito musicologico. Questo volume descrive, per la prima volta,
tutte le 45 opere di Vivaldi oggi conosciute, mettendone a fuoco le fonti, i contenuti drammatici,
le strategie compositive, gli allestimenti scenici,
gli artisti e il pubblico. Questo studio presenta un
importante capitolo della storia del teatro veneziano
ed europeo, centrato su una sensazionale personalità a livello musicale e intellettuale.
Reinhard Strohm
The operas of Antonio
Vivaldi
Olschki
2 tomi, pp.792 €. 85,00
Questo libro traccia la storia dell’estetica da
Kant a oggi, dal costituirsi di questa disciplina come disciplina filosofica fino all’attuale
messa in questione del suo statuto, delineando il percorso attraverso cui si è giunti alla
nozione moderna di estetica.
Sergio Givone
Storia dell’estetica
Laterza
pp. 192 €. 8,50
di tutti i tempi, percorrendo addirittura gli itinerari dello “spirito”
anche al fine di ricondurre tutta
l’epopea Beatles sia come gruppo che come singoli artisti nella
più genuina dimensione, fuori
dai luoghi comuni ripetutatemen-
Gli introvabili
L
a nuova casa Talete Edizioni (via Chiana 97, 00187
Roma, www.taletedizioni.
com) avvia una stimolante collana “Gli introvabili”. Il primo
volume è costituito da un dimenticato studio polemico di Antonio
Rosmini: Saggio sul comunismo
e sul socialismo (introduzione di
Luigi Compagna, pp. XVI + 60, €
13,50). Le tesi del comunismo prima definito utopistico, poi scientifico, sono smontate in questo
felicemente recuperato libretto di
riflessione politica, civile, sociale
e morale, opera del grande filosofo, oggi beatificato dalla Chiesa. Il
secondo libro è di Filippo Turati:
Rifare l’Italia e altri scritti (a cura
di Aldo G. Ricci, pp. XX + 192,
€ 20). E’ un testo fra i maggiori
della tradizione socialista riformista: si tratta di un lunghissimo discorso, pronunciato da Turati alla
Camera nel 1920, come modello
di edificazione economica della
società italiana. Qui viene opportunamente integrato da travagliati
interventi svolti dall’autore a
congressi del Psi (1919
e 1921), polemici verso
massimalismo e comunismo.
M. B.
Neria De Giovanni
A tavola con Grazia
Il Leone Verde
pp. 110 €. 10,00
te percorsi nel corso degli anni. E
lo fa con il contributo di persone
esperte, da Rolando Giambelli,
presidente dell’Associazione beatlesiani d’Italia a Don Backy (ex
braccio destro di Adriano Celentano), grande autore e interprete
della canzone popolare italiana,
la dottoressa Silvia Panetta, che
ha discusso presso l’Università
di Bologna “Alma Mater Studiorum”, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea in Dams-cinema, la tesi: “Help, fenomenologia
beatlesiana in Italia, che ha curato per questo libro anche una
speciale e originalissima biografia del quartetto, e si è occupata
della revisione totale del testo e
della sua strutturazione, la dottoressa Daniela Longo, laureata in
lingue e culture europee, che ha
discusso all’Università di Catania la tesi: “Lucy in the sky with
Alice, il nonsense nei Beatles,
con un aiuto che non poteva mancare (“With a little help from my
frieds”), della dottoressa Marta
Miccoli autrice della tesi: “Parola di Beatles – Analisi del testo
verbale nell’opera dei Beatles”,
discussa all’Università di Bari.
L’85 per cento delle canzoni dei
“Fab Four” contengono parole
o di carattere sentimentale adolescenziale, come la stragrande
maggioranza dei cantanti italiani
e stranieri, oppure messaggi di
amicizia, pace, amore, solidarieta’, speranza, giustizia. L’impegno per la pace e i diritti umani
da parte di John Lennon è passata ormai alla storia, così come il
grande concerto di beneficenza
organizzato da George Harrison
nel 1091, per il Bangla Desh dilaniato dalla guerra, mentre vi
sono addirittura opere a carattere religioso di Paul MCcarteney:
“Liverpool Oratorio” del 1991 ed
“Ecce Cor meun” del 2006
Grazia Deledda sapeva cucinare molto bene. Così
anche in Continente guardava con attenzione le
donne di famiglia per imparare i segreti della polenta o dei piatti di pesce. Ricordava, con una punta
di ironia, che quando il messo dell’ambasciata di
Svezia nel novembre 1927 le portò la comunicazione del conferimento del Premio Nobel, le baciò la
mano che odorava di cipolla in quanto la scrittrice
aveva appena finito di preparare un gustoso soffritto
per il sugo!
Dal racconto del diario inedito di un
Raphael Stainville
missionario francese, Raphaël Stainville
Grande
male. Turchia 1909
fa rivivere il massacro degli Armeni, in
San Paolo
Turchia, un genocidio che, dopo quasi
pp. 192 €. 16,00
un secolo, è ancora oggi negato. Una testimonianza storica eccezionale. L’autore è un giovane giornalista di Le Figaro che racconta come un
suo soggiorno in Turchia, all’interno di un convento cristiano,
l’abbia fatto imbattere con un documento eccezionale datato
1909, un manoscritto anonimo di un sacerdote.
A cura di R. Giaquinta
Dmitrij D. Sostakovic
(1906-1975)
Olschki
pp. XII-362 €. 40,00
I saggi presentati nel volume (in italiano, inglese
e russo) seguono alcune direttrici principali, oltre a quella squisitamente musicale: gli interessi
letterari di Sostakovic e la relazione con le fonti
delle sue composizioni, l’elaborazione di nuove
forme di teatro d’opera e la produzione per il cinema, i rapporti con le associazioni musicali del
tempo e infine alcuni aspetti della recezione della
sua opera in Gran Bretagna e Italia.
Bisogna stare attenti a esprimere un desiderio:
c’è il rischio che venga esaudito! È quello che
succede a tre intraprendenti bambini i quali,
incuriositi dall’acqua che esce dal rubinetto,
si trovano tanto piccoli da poterne risalire il
corso... dall’interno! Inizia così un’incredibile
avventura...
Yazken Andrèassian, Julien
Lerat
L’acqua... dal fiume al bicchiere
Dedalo
pp. 72 €. 7,50
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
LIBRI DA LEGGERE
A cura di Peter Hill
Olivier Messiaen
Il Saggiatore
pp. 506 €. 25,00
A cento anni dalla nascita di
Messiaen mancava in Italia
un’opera che analizzasse la
produzione di uno dei più
grandi musicisti del secolo
scorso. Tale lacuna viene
ora colmata da questo volume curato dal pianista e musicologo inglese Peter Hill.
LIBRI
LEGGERE
è
CULTURA
Una casa senza biblioteca è
come una fortezza senza armeria
(da un antico detto monastico)
a cura di Maria Grazia D’Ettoris
Otto Autori in cerca del
colpevole
Claudia Pitotti
N
ell’ultima fatica di
Francesco Rodolfo
Russo Il colpevole
è Maigret (Giancarlo Zedde editore, Torino 2008, pp.
247, € 15,00) uno dei personaggi sostiene: “In questa
vicenda tutti parlano poco.
Nascondono
qualcosa”.
L’affermazione ben riassume lo spirito del romanzo:
sapiente nella costruzione
della trama e dei misteri che
terranno inchiodati i lettori
fino all’ultima pagina. Un
romanzo assai innovativo,
soprattutto perché scritto a
più mani. Proprio così! In
questa nuova ed ennesima
avventura, Russo non è solo.
In qualità di Narratore principale e sapiente armonizzatore del tutto, egli dà vita a
una struttura narrativa che
si sviluppa con la collaborazione di altri sette autori
(Giancarlo Loffarelli, Arrigo
Casalini, Laura De Bortoli,
Gabriella Geddo, Antonietta
Lombardozzi, Anna Maccario e Pierpaolo Rovero) che
nella vicenda del romanzo
svolgono un lavoro affine ai
personaggi che interpretano. Come afferma lo stesso
Russo nella Nota introduttiva, a un progetto narrativo
principale, si sono sommati, di volta in volta, l’immaginazione e i nuovi spunti
offerti dai vari autori che
hanno, tra l’altro, lavorato
per parecchio tempo all’insaputa del finale prospettato dal curatore Russo, la
cui azione, leggiamo ancora nella Nota, è stata assai
impegnativa, proprio per
lo sforzo di “armonizzare
le parti”. Quest’ingegnosa
e creativa formula di lavoro è, dunque, alla base
de Il colpevole è Maigret,
che pertanto può essere
considerato a buon diritto
un interessante prodotto
letterario anche per l’avvincente storia che narra:
una frenetica caccia al colpevole per risolvere la misteriosa scomparsa di una
professoressa universitaria,
la cui vicenda richiama
alla mente dei personaggi
un simile caso avvenuto
quindici anni prima in una
villa. In quella circostanza,
infatti, durante una festa
scomparve una giovane,
mentre gli altri partecipan-
C
ti si divertivano a indagare
sulla fittizia sparizione di
una persona, interpretando
personaggi famosi della
letteratura gialla. Si tratta
del “party con delitto” di
Bordighera, che ricorrerà
frequentemente e quasi ossessivamente durante tutto
il romanzo. I protagonisti,
pertanto, saranno impegnati a sciogliere un enigma
foriero di numerose disavventure e indizi depistanti, quesiti lasciati a lungo
senza risposta e perplessità
da fugare. Un misterioso
copione teatrale, «La cantina», pare, inoltre, essere il
comune denominatore delle
due sparizioni, ma toccherà
ai protagonisti capire se è
veramente quello il fulcro
attorno al quale passato e
presente si saldano insieme.
Il lavoro a più mani registra
un successo anche a livello
stilistico: nella porzione di
storia affidata a ciascuno,
infatti, ogni singolo autore
rivela il proprio stile e offre
una variegata e dinamica
veduta della vicenda che
sta vivendo. Quest’ultimo
è del resto un altro dichiarato (se non proprio il principale) obiettivo che Russo
onservali nella tua
Italo Zandonella Callagher
La valanga di Selvapiana
Longanesi
pp. 314 €. 18,60
La “Strada degli Alpini” è una delle più
belle vie ferrate dell’intero arco alpino e
corre lungo il gruppo dolomitico del Popèra, nel Comèlico Superiore, in provincia di Belluno. Italo Zandonella Callagher
descrive un episodio dell’inverno 19161917, quando una valanga travolse più di
quaranta riservisti impegnati a rifornire
l’avamposto incaricato di conquistare il
Passo della Sentinella.
Eric Christiansen
Le crociate del Nord
Il Mulino
pp. 346 €. 14,00
Le crociate del Nord sono meno note di
quelle dirette in Terrasanta, ma ebbero un
successo molto maggiore. I Cavalieri Teutonici che ne furono protagonisti spinsero
avanti la frontiera cattolica conquistando,
colonizzando e cristianizzando un vasto
territorio nelle regioni baltiche, e spingendosi fin dentro la Russia.
11
INSERTO
Luca Fezzi
Il tribuno Clodio
Laterza
pp. 148 €. 12,00
e gli altri autori si sono prefissati, così come possiamo
leggere, ancora una volta,
nella Nota introduttiva. È rilevante ricordare anche l’apporto tecnico alla storia da
parte degli autori che sono
rimasti maggiormente agganciati alla loro vita reale.
Ecco allora, per esempio, le
pagine scritte dall’investigatrice della polizia scientifica
impreziosirsi di interessanti
dettagli tecnici, noti a chi è
del mestiere e avvincenti per
il lettore che se li vede proporre per la priva volta e che
si sente talmente coinvolto
dalle progressive scoperte
della dottoressa Leccese tanto da immaginare di trovarsi
in quel laboratorio davanti a
lei e alla sua equipe, mentre
analizzano i reperti sottratti
alla scena del crimine. Di capitolo in capitolo, di veduta
in veduta, la storia avanza
fino ad arrivare alle ultime
incalzanti battute con cui,
quasi come in un concitato
diverbio teatrale, si giunge
all’epilogo: inesorabile momento in cui i personaggi
gettano la maschera e il lettore comprende finalmente il
significato di Maigret e della
sua colpevolezza.
B
Publio Clodio Pulcro (93-52 a.C.) nasce da
una famiglia di antichissima nobiltà. Fratello della spregiudicata Clodia, la lesbia cantata da Catullo, sin dagli inizi della carriera
politica si rende protagonista di gravi scandali, uscendone miracolosamente indenne.
Nel 60 a.C. abiura le proprie origini patrizie
divenendo plebeo; due anni dopo si fa eleggere tribuno e inizia una folgorante ascesa
politica sorretto dal favore del popolo.
Victor Davis Hanson
Una guerra diversa
da tutte le altre
Garzanti
pp. 471 € 35,00 Ferocemente combattuta tra il 431 e il 404
a.C., grandiosa e tragica, la guerra del Peloponneso ha avuto un perdente d’eccezione:
la splendida e superba Atene, superpotenza
democratica e imperialista, la città di Pericle, Sofocle, Platone e Aristofane. Ha avuto
anche un cronista straordinario: Tucidide, il
primo grande storico, l’inventore della storia politica.
Abraham Lustgarten
Il grande treno
Longanesi
pp. 284 €. 16,60
Nell’estate del 2006 viene inaugurata
la linea ferroviaria che collega Pechino a Lhasa, la capitale del Tibet: un
evento che corona un progetto ambizioso, la cui realizzazione è durata
oltre quarant’anni. Il piano fu presentato come una politica di apertura verso una zona remota e primitiva che
da quella magnifica opportunità doveva trarre solo vantaggi. Ma dietro quell’impresa, a cui per primo aveva
pensato lo stesso Mao, c’era ben altro. A poco a poco
il governo di Pechino ha scoperto le sue carte: il Tibet
non soltanto era (ed è) un paradiso di risorse minerarie che poteva (e può) consentire alla Cina la completa
indipendenza dalle importazioni di materie prime, ma
soprattutto una zona strategica nei giochi politici con
l’India. Ben lungi dall’aver apportato vantaggi alla Regione autonoma, la ferrovia ha creato flussi incontrollati di immigrazione dalla Cina che hanno provocato
un rapido processo di perdita di identità dei tibetani.
Il giornalista Abrahm Lustgarten accompagna il lettore
lungo l’avvincente e doloroso cammino di un popolo
che, malgrado le campagne internazionali e lo spazio
riservatogli dai media, è senza voce. Gli ultimi sessant’anni di storia tibetana racchiudono efferatezze di
ogni tipo, crudeli ingiustizie, ma soprattutto un silenzio
che grida a pieni polmoni.
Massimiliano Fiorin
La fabbrica dei divorzi
San Paolo
pp. 304 €. 18,00
In quasi quarant’anni dall’approvazione della legge Fortuna-Baslini,
fino a che punto il divorzio ha trasformato la società italiana? Che cosa è
rimasto del matrimonio tradizionale,
e quali sono le prospettive future della famiglia? Il libro
parte dall’esame di ciò che avviene ogni giorno nei tribunali e negli studi degli avvocati, dove la “fabbrica dei
divorzi” si muove secondo una logica ferrea da catena
di montaggio. Dai fatti raccontati risulta con chiarezza
quanto sia opportuno che tutti gli operatori di questo
settore - avvocati, magistrati e consulenti - rivedano i
loro modi di pensare e di agire. Successivamente, il discorso viene esteso all’intera cultura occidentale, alla
ricerca di come e dove tutto sia iniziato. Su un piano più
strettamente giuridico, si tenta poi di rompere il tabù
dell’intangibilità della legge sul divorzio, indicando
modelli alternativi come il cosiddetto covenant marriage, sempre più diffuso negli Stati Uniti, per riscoprire in
essi il significato più profondo del matrimonio.
iblioteca
Julia M. H. Smith
L’Europa dopo Roma
Il Mulino
pp. 436 €. 32,00
Questo volume propone una reinterpretazione del mezzo millennio (500-1000)
che sta tra la fine dell’impero romano e
la rinascita dell’Europa cristiana, periodo
comunemente considerato intermezzo di
decadenza e frammentazione, “secoli bui”.
L’autrice sostiene che quel periodo è in realtà caratterizzato da grandi e importanti
trasformazioni oltreché da marcate differenziazioni locali.
A cura di M. Colombi, S.
Esposito
L’immagine ripresa in
parola
Meltemi
pp. 359 €. 27,00
Questo volume analizza il lavoro che cinema e letteratura svolgono su e con le
immagini. I saggi raccolti nella prima parte - Poetiche del cinema - si occupano di
diverse rappresentazioni cinematografiche,
riflettendo su come e perché i temi di vari
film siano stati strutturati attraverso un certo tipo di immagini. La seconda parte prende in esame un genere particolare di tema
letterario e cioè il cinema rappresentato
dalla letteratura.
Marco Bellabarba
La giustizia nell’Italia
moderna
Laterza
pp. XVIII-220 €. 24,00
Un acceso dibattito sulla giustizia penale percorre e infiamma l’Italia tra l’inizio
del Cinquecento e l’arrivo, tre secoli più
tardi, delle armate rivoluzionarie francesi: come rendere una giustizia imparziale
e veloce al tempo stesso? Come punire i
malfattori conservando il “buon governo”
dei territori? Come far sì che le leggi proteggano i deboli e non siano solo al servizio dei potenti?
A cura di Wouter Kloek e
Bert W. Meijer
Fiamminghi e olandesi a
Firenze
Olschki
pp. XVIII-208 € 48,00
Torna in scena il fondo di oltre 900 fogli di scuola fiamminga e olandese, dai
primitivi fiamminghi della fine del Quattrocento fino ai vedutisti italianizzanti a
cavallo del 1700, con qualche excursus
in epoca posteriore. Sono presenti nomi
eccellenti, quali Luca di Leida, Gossaert,
Breugel il vecchio; manieristi di levatura
internazionale quali Spranger e Goltzius
e una ricca selezione di artisti del Seicento nordico, tra i quali spiccano i grandi
Rubens, Van Dyck e Jordaens.
Letteratura Mediterranea
INSERTO
12
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura.
I
Giovanna Crisà
l giornale presso cui lavorava ha chiuso i battenti da
un paio di anni e da allora
Tess Monaghan, non vive certo
uno dei suoi momenti migliori.
Senza lavoro e senza sussidio
di disoccupazione, trascorre il
tempo andandosene a vogare
la mattina al Circolo di Canottaggio e a correre la sera per
le strade di una Baltimora che
non se la passa bene nemmeno lei, col suo triste record di
un omicidio al giorno. Tess ha
Baltimora Blues
incontrato, nelle acque del Circolo, Darryl Paxton, Rock per
gli amici, ricercatore di biologia
alla Hopkins di Baltimora. Al ristorante del Circolo, le ha fatto
una proposta veramente bizzarra: seguire Ava, la sua ragazza,
e appurare se era davvero nei
guai. Ava aveva trovato lavoro
nello studio legale di Michael
Abramowitz, l’avvocato difensore della peggiore feccia della
città, solo che si assentava misteriosamente dall’ufficio più volte
e Rock era preoccupato. Quando le ha spifferato il compenso,
trenta dollari all’ora, Tess ha
subito accettato. Dopo un paio di
pedinamenti, ha fatto subito bingo. Infatti, ha visto Ava entrare in
un albergo dove ha messo piede
subito dopo mister Abramowitz
in persona. Tess stava giusto pensando a come riferire la cosa al
povero Rock, quando ha aperto
il Beacon-Light e ha letto questa
stupefacente notizia: L’avvocato
Michael Abramowitz... è stato
strangolato la scorsa notte nel
suo ufficio... Un sospetto è stato
fermato un’ora dopo il delitto...
Darryl Paxton, trentatreenne ricercatore della facoltà di medicina della Johns Hopkins.
il suo passato familiare con quello
degli antichi proprietari dell’edificio
in cui si trova ora. Dal canto suo,
con una mossa avventata, Eloise ha
scommesso l’intero capitale della società d’investimenti per cui lavora e
ora deve affrontare l’esito disastroso
del suo investimento. La catastrofe
professionale imminente la costringe a riesaminare la sua vita, a fare un
bilancio di ciò a cui ha rinunciato in
nome della carriera, e a riflettere sulla possibilità di recuperare i rapporti
personali fino a quel momento trascurati: quello con sua madre, con il
suo ex compagno, con il fratello. Nel
frattempo la reclusione di Joan nella
casa di riposo si rivela sempre più
motivata: la perdita di lucidità della
vecchiaia sta lentamente cedendo il
passo al delirio e alle allucinazioni
dell’Alzheimer. E proprio quando
sua figlia Eloise, sventato il disastro professionale grazie all’amore
del suo ex compagno, è pronta a
prendersi cura di lei, Joan si trova a
combattere l’ultima battaglia contro
i fantasmi del passato.
Le stanze illuminate
J
oan McAllister sta per intraprendere con sua figlia Eloise
il viaggio che aspettava da una
vita: dopo vent’anni di lontananza
torna in Sudafrica, la sua terra natale.
Purtroppo al suo rientro la attende
una realtà assai poco entusiasmante,
ovvero il trasferimento nella costosissima casa di riposo per anziani
che sua figlia ha scelto per lei. A colmare il vuoto di questa nuova vita di
asettica reclusione sarà la straordinaria scoperta fatta durante il viaggio:
un vecchio diario di sua nonna che
narra le vicissitudini e le sofferenze
di quasi due anni di prigionia in un
campo di concentramento, durante
la guerra anglo-boera. Joan si trova
a lottare contro il peso dei ricordi e
l’angoscia provocata da terribili rivelazioni che mettono in relazione
Abraham B. Yehoshua
Fuoco amico
Einaudi
pp. 399 €. 19,00
Laura Lippman
Baltimora Blues
Giano
pp. 302 €. 17,50
G. C.
U
n giallo, due delitti
paralleli a distanza di
millenni. Il romanzo di Tefkros Michallidis
all’inizio appare confuso, o
forse lo è sembrato alla sottoscritta che con la matematica non è mai andata d’accordo. Sì, perché questo è un
romanzo che racconta di una
scoperta che potrebbe minare le fondamenta del mondo
dei numeri. In una Parigi del
1900, viene organizzato un
congresso di matematica.
In questa occasione, hanno
modo di conoscersi Stèfanos
e Mihail. Il primo è convinto
dell’esistenza di un algoritmo che risolverebbe uno dei
tanti problemi sollevati dallo
studioso David Hilbert, ma
Mihail non è d’accordo .
Stefanos viene ucciso. Cosa
lega il destino della vittima
a quello di Ippaso di Metaponto? Stefanos avrebbe
risolto uno dei grandi quesiti
della matematica, ma il suo
Francesca Niccolai
Dove ricomincia la
vita
Edizioni del Leone
pp. 93 €. 16,00
successo avrebbe segnato la
fine della matematica creativa. Suspense, se non fosse
che l’autore inizialmente
spiazza il lettore, diremmo
che il seguito è avvincente.
G. C.
Fabio Grimaldi
Via dolorosa, via
gloriosa
Edizioni del Leone
pp. 35 €. 6,00
Via insidiosa
agonizzanti pensieri
solo
un vecchio ulivo
i rami curvi in un
abbraccio
Tefkros Michallidis
Delitti pitagorici
Sonzogno
pp. 269 €. 17,50
Via Misericordiosa
incommensurabile
misericordia
azzera le colpe
dona la luce
“Ruach” in ebraico significa vento,
ma anche spirito, e “ruach refaim” è lo
spirito dei morti, il fantasma. Il vento, in questo nuovo
romanzo di Abraham B. Yehoshua, è quello che si insinua nelle fessure di un grattacielo di recente costruzione a Tel Aviv e provoca sibili e ululati che turbano gli
inquilini. Amotz Yaari, il progettista degli ascensori,
viene chiamato a indagare e a difendere il buon nome
del suo studio dalle accuse che gli vengono rivolte. È
la settimana di Hanukkah, una delle feste più amate
in Israele, ma non è una settimana facile per Amotz.
Sua moglie Daniela, che ama moltissimo è partita per
la Tanzania, dove in una specie di esilio volontario
vive Yirmiyahu, vedovo della sorella di Daniela. Da
quando suo figlio è stato ucciso per sbaglio da un
commilitone durante un’azione nei territori occupati,
Yirmiyahu non sopporta più di vivere in Israele. Non
solo: non vuole più vedere un israeliano o leggere un
giornale o un libro scritto in ebraico. Vuole liberarsi
dalla storia del suo paese, e per farlo ha accettato un
lavoro di contabile al seguito di una spedizione paleoantropologica in Africa. Alla ricerca degli ominidi
preistorici, per non rischiare dolorosi incontri con la
storia. Al centro del racconto, il ricordo di un giovane
ucciso, la rabbia per quelle due parole - “fuoco amico” -, il rifiuto di vivere in un paese continuamente
in guerra, ma anche la sete di normalità, l’amore e la
testarda volontà di tenere unita la famiglia.
Charles Lewinsky
La fortuna dei Meyer
Einaudi
pp. 914 €.19,50
Richard Mason Le stanze illuminate Einaudi pp. 498 €.18,50
Delitti pitagorici
Èdouard Bourdet
In un’ambientazione
metafisica, dove anche
il mare, con il suo moto
e la sua acqua uterina,
diventa
personaggio
influente, un uomo
vive con fatica, progressivamente cedendo
al proprio desiderio di
resa ad una non vita. Il
tempo è quello sospeso
dal ricordo di un amore
devastante, dapprima
cancellato, poi lentamente riaffiorante.
Nell’Ottocento gli ebrei svizzeri erano confinati in due villaggi. Uno di questi è Endingen, dove vivono felicemente il probo
commerciante di bestiame Salomon Meijer e la sua famiglia. Una sera del 1871 alla loro porta si presenta un lontano
cugino che afferma di essere stato ferito nella battaglia di
Sedan e di volersi stabilire dai suoi unici parenti. Nessuno
in quella pacifica casa intuisce quanti cambiamenti porterà quell’estraneo nelle loro esistenze. Perché Janki, così si
chiama il giovane, è sí un po’ sbruffone, ma ha anche il fiuto
degli affari e molto spirito di iniziativa, e quindi nel giro di
pochi anni non solo avrà sposato una delle ragazze di casa
ma sarà il padrone di un fiorente negozio di stoffe francesi
a Baden, la città più vicina. Dopo questo primo sommovimento, seguiremo i membri della famiglia Meijer per oltre
settant’anni e quattro generazioni, li vedremo schierarsi nel
1893 contro il primo referendum, vagamente antisemita,
della Confederazione, prendere, per opportunismo, decisioni che gettano nell’angoscia tutta la stirpe, e, d’altro canto,
pagare a caro prezzo scelte coraggiose e coerenti, capiremo
perché un battesimo può impedire l’amore fra due giovani
e come sia possibile che, quando il mondo ebraico in tutta
Europa verrà scompaginato, un medico omosessuale non
più giovanissimo possa trovare del tutto inaspettatamente
moglie e due figli. E alla fine, quando, nel 1945, si tireranno le somme di questi decenni così ricchi di appassionanti
e drammatiche vicende private e storie pubbliche, verrà da
dire che tutto sommato, però, hanno avuto fortuna i Meijer:
hanno avuto la fortuna di essere ebrei svizzeri, anche se questo non sempre ha consentito loro di essere felici.
Religione
14
Cristiani perseguitati, è
emergenza internazionale
V
Domenico Bonvegna
iviamo in un mondo in cui ci vuole coraggio per essere se stessi. Ci vuole
coraggio per esprimere liberamente il
proprio pensiero tramite la parola, la scrittura
e l’azione. Ci vuole coraggio per manifestare
pienamente la propria fede, tramite la preghiera individuale, il culto collettivo e la testimonianza personale. Lo scrive Magdi Cristiano
Allam nella prefazione al libro di Rodolfo Casadei, Il Sangue dell’agnello, edito da Guerini
e Associati. In pratica è la condizione di vita
dei cristiani che vivono in particolare nell’area
del Mediterraneo. Qui i cristiani sono nel mirino
degli integralisti, degli estremisti e dei terroristi islamici. La loro vita è minacciata, - scrive
Allam - le donne vengono stuprate e costrette a sposare dei musulmani, le chiese vengono
assaltate, profanate e date alle fiamme, le loro
proprietà vengono requisite o distrutte. Tutto
ciò per costringerli con la forza a convertirsi
all’islam. Il risultato è che tutti coloro che possono fuggire lo fanno - continua Allam – anche
a costo di abbandonare la loro casa, i loro beni
e, soprattutto, i loro cari e l’insieme degli affetti che da sempre, da generazioni, da millenni
costituiscono il loro habitat naturale. Purtroppo
non è solo il Medio Oriente ad essere colpito ma
in molti Paesi del mondo, almeno in 60, il diritto al­la libertà religiosa è negato o fortemen­te
limitato. Le violenze degli ultimi mesi contro le
comunità cristiane in India e in Iraq rappresen­
tano soltanto la punta di un iceberg molto più
vasto e profondo. Proprio in questi giorni l’ACS
( Aiuto alla Chiesa che Soffre) ha presentato il
suo Rapporto sulla libertà religiosa. Sono dati
e cifre impressionanti, nell’elenco figurano i
Paesi comunisti (Cina, Corea del Nord, Cuba,
Nyanmar) e un gran numero di Paesi islamici,
a cominciare dall’Arabia Saudita dove ai non
musulmani è proibito professare la propria fede
an­che in privato. Ma il conti­nente cui va il tri­
ste primato del­l’intolleranza re­ligiosa è l’Asia,
con ben 25 Stati messi sotto ac­cusa, in prima
fila Pakistan e Indonesia dove alle limitazioni e
alle repressioni di carattere legale (fino alla con-
Sandro Mayer, Osvaldo
Orlandini
La grande storia di padre
Pio
Cairo
pp. 462 €. 14,00
Sandro Mayer e Osvaldo Orlandini ricostruiscono avvenimenti, dettagli, contesto
culturale “in presa diretta”, come se scoprissero padre Pio insieme ai loro lettori.
Ripercorrono la sua vera esistenza sullo
sfondo della grande Storia del nostro Paese. E lo fanno con sensibilità e partecipazione, con un linguaggio che parla al
cuore. Partendo dai documenti di cronisti
e dalle testimonianze dirette, gli autori
rendono viva la materia storiografica immaginando anche dialoghi, sensazioni,
sguardi, movimenti.
Baruzzo, Zanella, Cenghiaro
Verso la vetta
Vinicio Dalla Vecchia
(1924-1954)
Città Nuova
pp. 103 €. 24,00
Una persona che dava molto, che in ogni
gesto, ogni parola, ogni pensiero non si limitava alla superficie, ma andava a fondo.
Una persona generosa e così affascinante
da meritare un ricordo limpido a distanza
di tanti anni dalla sua morte. Questo è Vinicio Dalla Vecchia, medico, impegnato
attivamente nella Democrazia Cristiana e
nell’Azione Cattolica, morto nel 1954, a
trent’anni, scalando la parete est del Catinaccio.
danna a morte) s’aggiunge il clima di odio so­
ciale nei riguardi delle altre fedi. Poi c’è l’Iraq,
la terra più martoriata dal terrorismo islamico
che ha individuato nei cristiani la minoranza da
sottomettere con la forza all’arbitrio dell’islam.
Monsignor Louis Sako, l’arcivescovo iracheno di Kirkuk, riferendosi al suo Paese, ha detto:
«Quando vedo la pulizia etni­ca in atto contro i
cristiani del mio Pae­se mi sembra di leggere
le cronache dei massacri subiti dagli armeni e
dai cal­dei durante la Prima guerra mondiale».
Altro fronte di persecuzione dei cristiani è la regione dell’Orissa in India, dove i fondamentalisti indù hanno fatto un teatro dell’orrore. Leggo
su Tempi che nella notte fra il 2 e il 3 ottobre un
padre e un figlio sono stati uccisi e fatti a pezzi
a colpi di ascia fra le rovine della loro casa. Ad
oggi il bilancio elenca oltre 5 mila case bruciate, 178 chiese distrutte, 61 morti e 18 mila feriti, 13 scuole e centri sociali danneggiati. Ormai
l’eccidio è diventato stillicidio quotidiano. Nel
vergognoso silenzio dell’Occidente e dei maître
à penser della laicità, la “democratica” India sta
operando un vero e proprio genocidio. Come ricorda il direttore dell’agenzia AsiaNews, padre
Bernardo Cervellera, «al di là di qualche sparuta
voce – come quella del ministro italiano Frattini
– nessun governo ha osato dire qualcosa sui massacri dell’Orissa». In Europa e nel mondo, osserva il missionario, impera infatti «una specie di
“cristianofobia” che cerca di scrollarsi di dosso,
anche con la menzogna, l’eredità cristiana». Per
Luigi Geninazzi si tratta ormai di un’emergenza a
livello in­ternazionale, anche se non riesce a fare
notizia come l’allarme per i cam­biamenti climatici o l’incubo della cri­si finanziaria. L’Europa,
culla della libertà, do­vrebbe far sentire di più la
sua voce, gri­dare il suo sdegno e la sua condanna
ed esigere che si metta fine ad una simile barbarie. Invece di fronte a queste uccisioni l’opinione
pubblica occidentale ha una reazione ormai scontata: gira la testa dall’altra parte - scrive Ernesto
Galli della Loggia su Il Corriere della Sera- Non
fa sostanzialmente eccezione, cosa all’apparenza straordinaria, neppure la parte esplicitamente
cristiana di quell’opinione pubblica, quasi che
avesse il timore, alzando troppo la voce, di rendere le cose ancora peggiori.
I
L
pp. 184 €. 11,00
Questo testo si propone di approfondire il
significato della celebrazione eucaristica
e di offrire una conoscenza pratica e vitale
attraverso il “buon uso” del Lezionario e
del Messale. Le “due mense” imbandite
da Cristo alla sua Chiesa, adunata dalla
Parola per celebrare l’Eucaristia, sono essenziali alla vita del cristiano per essere
introdotto nel mistero della salvezza.
Andrea Riccardi
Paolo uomo dell’incontro
Paoline
pp. 72 €. 9,50
L’Autore presenta una figura di Paolo
lontana dalle agiografie o mitizzazioni
di uomo senz’altro eccezionale, fuori
dal comune, ma prima di tutto “uomo”.
Uomo in una società di uomini, Paolo
è intimamente intriso della cultura del
proprio tempo di cui è autenticamente figlio: è ebreo, è greco, è cittadino
romano.L’Autore lascia parlare Paolo
stesso, e agli scritti dell’Apostolo si intrecciano numerosi contributi di studiosi.
Riflettiamo con i Libri
Mariella Bombardieri
Come faccio a essere
un bravo genitore
Paoline
pp. 128 €. 8,00
È la domanda che molti genitori si fanno di fronte
ai risultati, non sempre positivi o per lo meno
non corrispondenti alle aspettative, della condotta
dei figli. L’autrice ha ascoltato e raccolto questa
domanda-ritornello negli incontri di consulenza
pedagogica, le ha dato contenuto attraverso le brevi e toccanti storie di vita di genitori coinvolti.
La Chiesa cattolica ha davvero un grande peso
politico? E come spiegare questo peso, se essa
non vuole essere un soggetto politico? Si tratta di
un abile trucco, o dipende dalla debolezza della
politica e della cultura italiana? Oppure il peso
politico che la Chiesa effettivamente ha è da situarsi a livello del pre-politico
F. D’Agostino, G. Giorello
Il peso politico della
Chiesa
San Paolo
pp. 80 €. 11,00
Una nuova schiera di atei, devoti alla scienza
quanto gli antichi profeti erano accesi dal loro
Signore, ha lanciato una fervida crociata contro
la religione, considerata madre di antiche superstizioni e di nuovi fondamentalismi, e dunque
causa di molti tra i mali del mondo attuale. Le
cose, però, non sono così semplici come ci spiega con
umanità e pazienza l’angelo custode di Charles Darwin,
a cui presta le parole John Cornwell.
John Cornwell
L’angelo di Darwin
Garzanti
pp. 139 €. 12,00
Com’era davvero Joseph Ratzinger da studenGianni Valente
te e poi da professore? Come seguiva le lezioRatzinger
professore
ni, e come le teneva? Che rapporti aveva con i
San Paolo
suoi colleghi? Come viveva le tante circostanpp. 224 €. 17.00
ze che fanno parte della vita universitaria? Soprattutto: come lo vedevano i suoi ex studenti?
Un libro di memorie che ricostruisce il percorso
intellettuale dell’attuale papa Benedetto XVI.
Chiedono un’aspettativa al lavoro, lasciano la propria terra e partono per un Paese
di cui non conoscono la lingua: l’Italia.
Superando difficoltà economiche e problemi logistici, si mettono in viaggio con un
obiettivo: imparare a essere famiglia. Sono
genitori e figli, asiatici ed europei, cattolici e di altre religioni, tutti attratti da una
cattedra speciale: la “Scuola Loreto”, sorta nel
1982 a Loppiano, vicino a Firenze.
Gianni Bianco
Una famiglia grande come
il mondo
Città Nuova
pp. 136 €. 10,00
La cura della salute ha accompagnato lo sviluppo dell’umanità fin dagli albori. Questo libro
recupera alcuni degli elementi più significativi
che in tutti i tempi hanno caratterizzato questo
percorso: dall’elaborazione filosofica alla pratica clinica, dall’educazione all’attività legislativa.
ibri dello
Felice Ferraris
La mensa della Parola e
dell’Eucaristia
Paoline
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
S
pirito
Gianni Maritati, Raffaele Iaria
Giovanni Muzi
Apostolo della Divina Misericordia
Città Nuova
pp. 136 €. 12,00
Giovanni Muzi diventa sacerdote a ventidue anni e arcivescovo a cinquantuno. Nel
1825, la svolta della sua vita: papa Leone
XII lo nomina vescovo di Città di Castello.
Per Giovanni Muzi è un ritorno alle radici,
dal momento che la sua famiglia è di origini umbre. Inizia per lui un’intensa attività
pastorale e culturale che culmina nella fondazione di un nuovo Istituto religioso: le
Figlie della Misericordia. Muore nel 1849.
Carlos Macias De Lara
Giuseppe e i suoi fratelli
Paoline
pp. 144 €. 10,00
Questo libro offre un itinerario spirituale
sulla fraternità, frutto della meditazione
dell’autore su una delle storie più belle
ed affascinanti della Bibbia, raccontata
negli ultimi tredici capitoli del libro della
Genesi: quella di Giuseppe, figlio di Giacobbe, venduto come schiavo dai suoi
fratelli per invidia e diventato poi viceré
in Egitto e salvatore della sua famiglia e
del suo popolo durante la carestia.
Rossella Semplici
La cura della salute
Paoline
pp. 152 €. 11,00
Francoise Bouchard
Bernadette
Paoline
pp. 288 €. 16,00
Questo nuovo libro su Bernadette di
Lourdes e di Nevers aggiunge qualcosa
di nuovo? Evidentemente, no. L’autrice, Françoise Bouchard, ha lavorato con
molta cura, leggendo numerosi documenti, dei quali ci offre una sintesi raffinata e intelligente. Niente di nuovo sul
piano storico, certo, però il messaggio
affidato da Nostra Signora di Lourdes a
Bernadette e da lei trasmesso al mondo
ci guadagna a essere rivisitato e riattualizzato.
Ariel Alvarez Valdés
Dov’è nascosta l’Arca
dell’Alleanza
Elledici
pp. 128 €. 11,90
Il volume risponde a 12 domande: Dov’è
nascosta l’Arca dell’Alleanza? - Sansone
ci è presentato come un cattivo esempio?
- Chi fu la prima regina d’Israele? - Perché Davide ballò nudo davanti all’Arca? - Perché Ezechiele dovette mangiare
un libro? - C’è un vangelo nascosto nel
Nuovo Testamento? - Gesù era sposato?
- Perché Giovanni non parla degli esorcismi di Gesù? - Chi era Barabba? - Come
avvenne la sepoltura di Gesù? - Perché
Pietro e Paolo litigarono? - Ci fu un apostolo donna?
N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre
Affitti e condominio
Confedilizia risponde
La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti
né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti
innanzi all’Autorità Giudi­zia­ria.
I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200
Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è
possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli
indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.con­fe­dilizia.it
www.con­f e­d i­l i­z ia.­e u oppure telefonare al numero
06.67.93.489.
APPARTAMENTO IN COMPROPRIETÀ E DIRITTO DI VOTO IN
ASSEMBLEA
Nel caso in cui un’unità
immobiliare sia in comproprietà tra più soggetti,
si domanda se ciascuno di
essi abbia diritto di voto in
assemblea.
La risposta è negativa. A
ciascuna unità immobiliare,
infatti, è attribuito un solo
voto indipendentemente dal
numero degli eventuali comproprietari.
DETRAZIONI
A FAVORE DEGLI INQUILINI
Si chiede di ricevere informazioni sulle principali detrazioni previste a favore
degli inquilini.
L’art.
16
del
D.P.R.
22.12.’86, n. 917 (Testo
unico delle imposte sui redditi), così come modificato
dalla legge Finanziaria per
il 2008, disciplina le diverse detrazioni del canone di
locazione in favore degli
inquilini. Più specificamente, ai conduttori – titolari
di contratti di locazione per
abitazione principale stipulati o rinnovati ai sensi
della n. 431/’98 (contratti
liberi, agevolati, transitori
e per studenti universitari)
– spetta una detrazione annua di euro 300, se il loro
reddito complessivo non
supera euro 15.493,71 e di
euro 150, se il loro reddito
complessivo è compreso tra
15.493,71 e 30.987,41 euro.
In caso di redditi superiori,
non c’è il diritto ad alcuna
detrazione. Peraltro ai conduttori con contratto, sempre per abitazione principale, ma a canone agevolato
ai sensi dell’art. 2, comma
3, della stessa legge, spetta una maggiore detrazione
complessivamente pari ad
euro 495,80, se il reddito
non supera 15.493,71 e ad
euro 247,90, se il reddito
supera euro 15.493,71 ma
non euro 30.987,41, limite
oltre il quale non è previsto
il diritto alla detrazione.
SÌ ALL’INDENNITÀ DI AVVIAMENTO PER
L’AUTOSCUOLA
Si domanda se sia dovuta
l’indennità di avviamento
commerciale al conduttore
che nel locale concessogli
in locazione svolga attività
di autoscuola.
La risposta è affermativa. Secondo la Cassazione,
Bruno S. Frey
Non solo per denaro
Bruno Mondadori
pp. XV-172 €. 10,00
“Le persone agiscono solo perché mosse dal desiderio di ottenere un guadagno
monetario? Lavorano solo perché sono
pagate per farlo? Forse non è proprio
così: le persone intraprendono molte
azioni semplicemente perché provano
piacere nel farlo. E inoltre esistono circostanze in cui una significativa ricompensa di tipo monetario può estromettere
quelle che chiamerò ‘motivazioni intrinseche all’azione’.
Richard Heinberg
Senza petrolio
Fazi
pp. 177 €. 18,00
L’oro nero è la fonte energetica primaria della civiltà industrializzata e il suo
progressivo esaurimento rappresenta un
problema che investe ogni aspetto dello
stile di vita occidentale. Senza un accordo internazionale per monitorare il calo
progressivo del consumo di questa risorsa fondamentale, il mondo dovrà fronteggiare con ogni probabilità un periodo
di profonda crisi economica e lo scoppio
di una serie di conflitti per il controllo
dell’energia.
Economia
15
A cura di Gianfranco D’Ettoris
infatti, “l’attività didattica
impartita nell’autoscuola si
accompagna, con carattere di
inscindibilità, alla somministrazione di taluni servizi ed
all’espletamento di varie incombenze (quali la richiesta
del cosiddetto foglio rosa per
il discente, l’organizzazione
delle visite mediche, il noleggio di veicoli specificamente attrezzati, l’organizzazione per l’espletamento
degli esami, i contatti con i
pubblici uffici per il rilascio
dell’autorizzazione
finale)
che di per sé integrano un’attività aziendale”. Di conseguenza l’autoscuola “costituisce un’azienda commerciale
agli effetti della applicabilità
dell’art. 34 della L. 27 luglio
1978, n. 392 per l’attribuzione dell’indennità per la perdita dell’avviamento, nel caso
di cessazione del rapporto di
locazione relativo all’immobile ove essa avvenga” (sent.
n. 3974 del 27.4.’94).
SPESE PER LA
SOSTITUZIONE
DELLA CALDAIA
Si domanda se sia legittima
una delibera assembleare
che ponga a carico anche
dei condòmini che si siano
distaccati dall’impianto di
riscaldamento le spese occorrenti per la sostituzione
della caldaia centralizzata.
La risposta è affermativa
dal momento che l’impianto centralizzato costituisce
un accessorio di proprietà
comune, al quale tali condòmini potranno comunque
riallacciare la propria unità immobiliare (in tal senso Cass. sent. n. 7708 del
29.3.’07).
U
U
Turismo, un
progetto pilota
n sistema integrato di
servizi turistici che comprende otto progetti di
strutture alberghiere nelle province di Catania, Messina, Palermo, Caltanissetta e Trapani
per un investimento complessivo
superiore ai 48 milioni di euro a
carico degli imprenditori consorziati, di cui 24 a carico della
Finanza Pubblica ( circa 16 milioni Stato e circa 7 milioni Regione Siciliana). È quanto prevede il Contratto di programma tra
il ministero dello Sviluppo economico e il Consorzio Turistico
Siciliano ‘Scarl’, formalizzato
presso la sede del dicastero di
via Veneto, alla presenza del ministro Claudio Scajola. “Si tratta
di un progetto pilota per un settore vitale del nostro Paese ed è
importante che parta dalla Sici-
Come faccio a scrivere un curriculum anticestinatura? Quali domande mi faranno al
colloquio? Dove vado a cercare le offerte
più adatte a me? Quali contratti mi possono offrire? Che cosa vogliono davvero le
aziende? E che cosa faccio se...? Trovare
lavoro è più facile di quello che si pensa se
solo si sa come farlo. Dal sito leader per la
ricerca di personale una guida pratica per
trovare finalmente il lavoro della vita.
A cura di Solvei Cogliani
L’impiegato pubblico
Carocci
pp. 143 €. 14,50
II volume affronta il tema del lavoro alle
dipendenze delle amministrazioni pubbliche, dal punto di vista della giurisprudenza
e degli istituti processuali. L’attenzione si
concentra sul “diritto del pubblico impiego” in senso proprio, ovvero sul tentativo
di individuare ciò che permane come diritto pubblico nella disciplina dell’impiego al
servizio della pubblica amministrazione.
Gianfranco Nitti
L’olio agli indigenti
I
l Consiglio UE sta discutendo un progetto di regolamento che prevede la
possibilità di inserire anche
l’olio d’oliva nel programma
di distribuzione di derrate a
favore degli indigenti. Ti garantisco la massima attenzione
al problema. Con queste parole il Ministro delle politiche
agricole alimentari e forestali
Luca Zaia ha risposto agli assessori regionali all’agricoltura di Puglia, Enzo Russo, e
Calabria, Mario Pirillo, che
avevano chiesto il suo intervento per risolvere la crisi
dell’olio d’oliva, aggravata
dalle calamità atmosferiche
che negli ultimi mesi hanno interessato le due regioni.
“Con il regolamento CE n.
983/2008 votato dalla Commissione lo scorso 3 ottobre
– ha spiegato Zaia - è stato approvato il piano di ripartizione delle risorse per l’esercizio
finanziario 2009, con il quale
l’Italia dispone di risorse pari
a 129.220.273 euro, finalizzate all’acquisto sul mercato comunitario di determinati prodotti alimentari da distribuire
agli indigenti, come i cereali,
il riso e il latte scremato in
polvere”.
A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192
Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr
tilità
A cura di S. Zanella
Monster.it
Guida al lavoro
Mondadori
pp. 400 €. 9,90
lia – ha sottolineato il ministro
Scajola. Con questo contratto
gli imprenditori siciliani fanno
la loro parte, mettendoci del
loro e dimostrano – ha aggiunto
il ministro- che la partnership
pubblico -privato funziona”. Il
piano progettuale, che coinvolge
otto società del settore, prevede la riattivazione di un antico
e storico albergo a cinque stelle
nel centro di Taormina, la realizzazione di cinque nuovi complessi turistici nelle province di
Messina, Catania, Caltanissetta,
Trapani e Palermo, l’ampliamento di due impianti esistenti
(provincia di Messina e Trapani). L’incremento occupazionale
a regime sarà di 246 posti di lavoro annui.
Marina Mura
Che cos’è la psicologia del
turismo
Carocci
pp. 126 €. 10,00
Quale significato ha assunto oggi il turismo? Quali sono le motivazioni che spingono a viaggiare? Quali i comportamenti
tipici del turista? Che cosa si intende con
“ecoturismo”? Nel rispondere a questi interrogativi, il testo sottolinea l’impatto
che il turismo ha sull’economia, la cultura
e l’ambiente e affronta, secondo una prospettiva di psicologia ambientale, i diversi
aspetti psico-sociali dell’essere turista.
Alberto Pastore, Maria Vernuccio
Impresa e comunicazione
Apogeo
pp. XVIII-625 €. 39,00
Il management della comunicazione rappresenta un elemento fondamentale nel
governo delle imprese, alla continua ricerca di consenso e di legittimazione nel
loro contesto di riferimento. Questo libro
affronta il tema del governo della comunicazione d’impresa sotto il profilo teorico,
degli strumenti manageriali e delle tecniche
operative, anche attraverso il sistematico
ricorso a casi studio presentati dai diretti
protagonisti.
Serena Zoli
Il lavoro smobilita l’uomo
Longanesi
pp. 216 €. 14,60
C’era una volta il lavoro... E ora? Negli
ultimi due decenni, o poco più, il lavoro
ha subito uno stravolgimento che lascia
smarriti. Era il pilastro centrale del nostro
mondo. Oltre alla sicurezza economica,
sostanziava le nostre identità e i nostri
sogni, individuali e collettivi, e dava un
forte senso di appartenenza a un’azienda,
a un progetto, a una società. Poi il lavoro
si è “corrotto”:
Stefano Chiarlone
L’economia dell’India
Carocci
pp. 164 €. 13,50
La storia economica indiana moderna
inizia nel 1947 con l’indipendenza dal
Regno Unito. Fino agli anni ottanta, l’India ha favorito il controllo pubblico delle
imprese e sottomesso quelle private a divieti e obblighi di licenza. In seguito ha
virato verso la liberalizzazione e l’apertura internazionale, che accelerano dagli
anni novanta. Oggi, l’India ha un’economia prevalentemente basata sui servizi,
anche avanzati.
Nicoletta Hristodorescu
Eva, Venere e Minerva
Il potere della donna
Eva, Venere e Minerva rappresentano le tre principali tipologie psicosessuali femminili che determinano in maniera differente
il potere della donna. Queste tre tipologie si sono differenziate nel corso dell’evoluzione umana per l’effetto combinato di fattori genetici, costituzionali e sociali. Eva personifica il tipo materno, che compie investimenti affettivi sulle funzioni materne
e la famiglia, mentre le tipologie femminili di Venere e di Minerva investono sulle proprie capacità fisiche ed intellettive.
I riferimenti alla tradizione biblica e mitologica, pur essendo semplicemente metaforici, hanno comunque una duplice pertinenza psicologica. Ognuna di queste tre figure muliebri è rappresentativa di un determinato percorso psicosociologico della
femminilità, riferibile alla specificità del romanzo familiare individuale, all’incidenza formativa dei vari stadi di maturazione
attraversati e al continuum delle possibili scelte autorealizzative. I grossi mutamenti che si sono verificati nelle funzioni sociali
della donna alla fine del Novecento e nel primo decennio del Duemila hanno investito in pieno non solo la famiglia, ma anche
le strutture economiche e culturali delle società occidentali, con conseguenze particolarmente gravose per le giovani generazioni. Il lavoro della Hristodorescu è un’avanzata ricerca nel campo della Psicosociologia cognitiva. In maniera rigorosa,
l’autrice, partendo dai contributi della psicoanalisi freudiana (criticata dalle teorie femministe postsessantottine), offre un
valido strumento per una rilettura interculturale dell’ampio dibattito relativo al rapporto consapevole ed inconsapevole della
donna con il proprio corpo. Solleva pertanto un quesito di fondo che riguarda la possibilità di reperire strumenti di verifica e
di convalida più rigorosi, nell’ambito delle Scienze umane. (dalla Premessa)
I-88900 Crotone, via Lucifero 40
tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413
ISBN 978-88-89341-12-4
pp. 311, € 19,00
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Villari non si è dimesso «Non si diffonda il panico