PERIODICO INDIPENDENTE CULTURALE - ECONOMICO DI FORMAZIONE ED INFORMAZIONE REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE - Via Lucifero 40 - Crotone 88900 - Tel.(0962) 905192 - Fax (0962) 1920413 Iscr.Reg.Naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Poste Italiane Filiale di Catanzaro - Gruppo 3° - mensile pubblicità inferiore al 50% - tassa pagata - tax paid Direttore Editoriale Pino D’Ettoris - Direttore Responsabile Tina D’Ettoris - Abbonamenti: euro 26,00 - Contributo Sostenitore euro: 50,00 - Estero euro: 100,00 c.c.p. 15800881 intestato a IL CORRIERE DEL SUD Sito Web: www.corrieredelsud.it - E-Mail: [email protected] - [email protected] - [email protected] ASSOCIATO ALL’USPI 1,00 Anno XVII N° 12/2008 - 30 novembre UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA C REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 «Il sistema bancario europeo nel suo complesso è solido così come il nostro» «Non si diffonda il panico tra i cittadini» Lo ha ribadito il premier Berlusconi per evitare una diminuzione dei consumi Giorgio Lambrinopulos U n bonus fiscale tra i 150 e i 700-800 euro che le famiglie povere, sotto i 20.000 euro, potrebbero ricevere a Natale, in base al numero dei componenti della famiglia: cioé tenendo conto dei figli e dei nonni a carico. E’ questa una delle ipotesi del “pacchetto famiglie” allo studio dei tecnici del governo in vista del varo del decreto anti-crisi, intervento che potrebbe affiancare le altre misure elaborate dai tecnici per ridurre gli acconti fiscali di fine anno e prevedere una parziale deduzione dell’Irap dall’Ires o dall’Irpef. Solo in questi giorni le ipotesi tecniche arriveranno al vaglio del governo ma sarebbe già caduta la proposta, avanzata solo in sede tecnica ma subito bocciata in quella politica, di introdurre una sovrattassa Ires per i gestori di telefonia mobile: quindi niente “Robin Tax” sui cellulari. La misura ipotizzata sarebbe un intervento “una tantum” per aiutare, in vista delle feste natalizie, le famiglie più povere, e - di fatto - introdurrebbe per la prima volta la logica del “quoziente famigliare” con un mix che dovrà tener conto del reddito percepito e del numero dei componenti del nucleo familia- Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi re. In particolare gli sconti sarebbero modulati tenendo conto di tre diverse fasce di reddito e composizione familiare: ne avrebbero così diritto i coniugi senza figli (due soli componenti) fino a 12.000 euro; le famiglie composte da 3-5 componen- ti tra i 12.000 e i 17.000 euro di reddito; le famiglie con sei o più componenti fino a 20.000 euro. Le prime ipotesi sul tappeto prevedevano di restringere la platea dell’intervento ai soli lavoratori dipendenti e ai pensionati. Ora invece - secon- do quanto si è appreso - le indicazioni di lavoro fornite ai tecnici prevedrebbero un ampliamento della platea anche ad altre categorie di contribuenti. “Il sistema bancario europeo nel suo complesso è solido così come il nostro. Dopo Unicredit, che Villari non si è dimesso R iccardo Villari non si è dimesso da presidente della Commissione di Vigilanza Rai. “Ho deciso di mantenere il ruolo di presidente della Commissione di Vigilanza che mi è stato affidato col voto di parlamentari che hanno svolto legittimamente la loro funzione”, ha detto chiedendo rispettosamente a tutti i colleghi della Commissione di compiere un atto di coraggio e di permettere a questo organo di garanzia di svolgere il suo delicato e impegnativo lavoro”. Villari chiede anche “alla politica dei partiti di fare un passo indietro”, e precisa che, pur avendo “la massima stima e considerazione per il senatore Zavoli”, si sente a sua volta “un esponente e un uomo del Partito Democratico, e sottolineo democratco, e per questo so che il valore delle istituzioni precede il peso delle segreterie”. “Un errore di valutazione della situazione politica - ha spiegato Villari ha ridotto nel pantano politico l’elezione del presidente della Vigilanza”; si tratta, a suo avviso, di “un danno grave per gli italiani”. Il presidente sottolinea che c’é stata, dopo lo stallo, una dichiarazione della maggioranza sul cambio di strategia: “Questa pubblica dichiarazione - sostiene - è stata sottovalutata e non contrastata con alcun efficace disegno politico, facendo sì che io fossi eletto presidente”. Villari sottolinea poi che dopo la sua elezione è iniziata “una lunga sequenza di pressioni, minacce e offese inaccettabili per chiunque e pericolose per un parlamentare che esercita il mandato affidato dal popolo”, nonostante lui fosse stato eletto democraticamente. “Le pressioni sono diventate sempre maggiori fino a raggiungere l’apice della conferenza stampa dell’onorevole Di Pietro che pubblicamente davanti a tutti i mezzi di comunicazione è passato alla diffamazione”, spiega Villari. Per tutto questo, è rimasto “dignitosamente e in silenzio al mio posto - dice ancora -; il profondo rispetto che nutro nei confronti delle istituzioni ha permesso lo sblocco della situazione e sono state messe le basi per il dialogo tra maggioranza e opposizione”. Ma questo, a suo avviso, “non ha evitato che fosse pesantemente messa in discussione la dignità delle istituzioni che sono chiamato a rappresentare. Gli insulti, pure indirizzati a me, hanno colpito frontalmente il Parlamento, ovvero la casa istituzionale degli italiani”. Giorgio Lainati (Pdl) e Giorgio Merlo (Pd) sono stati eletti vicepresidenti della commissione di Vigilanza Rai riunita sotto la presidenza di Riccardo Villari. Lainati ha ottenuto 21 voti mentre 15 voti sono andati a Merlo ma anche Sergio Zavoli ha ottenuto un voto. In tutto 37 i presenti ed i voti complessivi, mentre risultano assenti lo stesso Zavoli, candidato alla presidenza della Vigilanza, Continua a pag 2 ha stanziato cinque miliardi di euro per le piccole e medie imprese, stiamo vedendo anche per le altre banche, attraverso contatti con le dirigenze, affinché possano garantire investimenti per le piccole e medie imprese”. Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, intervenendo al convegno sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. “Faccio un appello ai media affinché non diffondano panico, visto che non c’é nessun motivo”, dice Berlusconi. Il premier ha ribadito l’esigenza che “non si diffonda il panico tra i cittadini” evitando quindi una “diminuzione dei consumi” perché avverte Berlusconi “se la gente inizia a modificare lo stile di vita, facendosi prendere dal panico, ci saranno meno consumi e di conseguenza anche le imprese produrranno di meno”. “Il governo varerà dei provvedimento per far fronte alla crisi dell’economia reale”, ha annunciato. “Mercoledì in Consiglio dei Ministri dice -ci saranno dei provvedimenti” a sostegno delle famiglie. Il premier ci tiene a ribadire che “le banche non falliranno così come i cittadini non perderanno nessun euro”. Abbiamo preparato una piattaforma fatta di idee per fronteggiare la crisi e su quello abbiamo chiesto un incontro a governo: se il governo dovesse accogliere le nostre proposte siamo pronti a riflettere sul nostro sciopero. Se il governo va nella direzione sbagliata lo sciopero si farà”.Lo ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a Panorama del Giorno. Dalla ricognizione che la Cgil sta ‘’facendo in queste ore esce un quadro sulla crisi molto piu’ pesante’’, ‘’sta arrivando una valangà’. Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, nel corso della trasmissione Panorama del giorno su Canale 5. La crisi, ha spiegato Epifani, ‘’sta colpendo le nostre strutture. Regioni come l’Emilia Romagna che non avevano avuto problemi ne hanno di seri’’. ‘Se gli Stati Uniti spendono 30 miliardi di dollari e avviene un’operazione simile anche in Germania, anche l’Italia dovrà farlo’’, dice Continua a pag 2 Lorenzo e Jacopo Salimbeni Vicende e protagonisti della pittura tardogotica nelle Marche e in Umbria. Mauro Minardi Olschki pp. XII-278 €: 95,00 Questa monografia si propone quale riesame dell’attività di tali protagonisti dell’arte del Gotico Internazionale a livello europeo, operosi tra Marche e Umbria nel primo ventennio del XV secolo. Politica 2 N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre Dio, Patria, Famiglia: i pilastri immutabili della società americana Barack Obama, il presidente di tutti gli americani “La divinizzazione della politica è uno dei grandi inganni della modernità” B arack Obama è il quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti. Il primo afroamericano che entra nella Casa Bianca. Molti parlano già di un evento che segna la storia. frite di diabete, conviene che vi chiudiate in isolamento per qualche giorno. (…)Sono bastate poche ore: fino a ieri sera vedevano solo l’orrore, ora vedono solo la speranza. Che cosa ci volete Barack Obama, nuovo presidente degli Stati Uniti In realtà, da molti mesi, la vittoria del candidato democratico era data per scontata, indipendentemente dalla personalità del candidato stesso. Da tempo, la maggior parte della stampa nazionale e quella europea ci raccontava che gli Usa erano il Paese brutto sporco e cattivo, era il Paese dei guerrafondai, quello che bombardava i bambini, dei torturatori e ultimamente anche bancarottieri. In una notte con la vittoria di Barack Obama, gli Usa da impero del male è diventato impero del miele. “Sfogliate i giornali, accendete la Tv, aprite i siti Internet - scrive Mario Giordano su Il Giornale - Vi verrà addosso un’ondata di melassa stelle e strisce, una cascata di nutella&hot dog, un concitismo degregorio radical yankee con una tale quantità di zuccheri che, se sof- fare? Cristoforo Colombo sarebbe fiero di loro: hanno scoperto l’America. E senza nemmeno bisogno della Nina e della Santa Maria. Al massimo, della Pinta. (Mario Giordano, Quelli che la bandiera Usa la bruciavano nei cortei, 6.11.08) Giordano si riferisce alla nostra sinistra provinciale che fa presto a cavalcare il nuovo cavallo statunitense. Basta andare a leggere i titoli di Repubblica, dell’Unità, o i manifesti del Pd in giro per le città: altro che declino americano, Obama non s’è neppure insediato che già una formidabile reazione a catena sprigiona i suoi effetti sul pianeta. “Il mondo è cambiato” titolava a caratteri cubitali Repubblica, che fino all’altro ieri declinava il declino degli Usa. “Insomma gli anti-americani di casa nostra, i pacifisti, quelli del “no blood for Segue dalla prima Segue dalla prima Epifani, parlando degli aiuti al setto dell’auto. ‘’Se lo fanno gli altri non puo’ non farlo anche l’Italia’’. Il fatturato dell’industria italiana nel mese di settembre e’ aumentato del 5,4% rispetto a settembre 2007 e dell’1,7% rispetto ad agosto 2008. Lo comunica l’Istat. Gli ordinativi nel mese di settembre sono aumentati dell’1,2% rispetto a settembre 2007, mentre sono calati dell’1,5% rispetto ad agosto 2008. Nel comparto autoveicoli si e’ registrato a settembre un calo del fatturato del 3,2% e un calo degli ordinativi del 9,5% rispetto a settembre 2007. e i due rappresentanti dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando e Francesco Pardi. Luciano Sardelli (Mpa), con 20 voti e Enzo Carra (Pd), con 13, sono stati eletti segretari della Commissione di Vigilanza sulla Rai. Su un totale di 37 commissari votanti, hanno avuto anche un voto gli onorevoli D’Alia, Procacci e Beltrandi. Una la scheda bianca, nessuna scheda nulla. Il senatore Riccardo Villari sarà espulso dal partito se non si dimetterà dalla presidenza, come il Partito Democratico si aspetta dopo giorni di dimissioni richieste e non ancora arrivate. Il direttivo del gruppo del Senato è convocato per le 16. G.L. G. L. oil”, hanno improvvisamente decretato l’onnipotenza dell’America: ci siamo addormentati nel peggiore dei mondi possibile e ci siamo svegliati nel paradiso dei buoni e dei giusti”. Naturalmente le cose non stanno così, Il mondo e tale e quale a prima e l’Italia dell’obamamania è forse anche un po’ peggio di prima. Anche l’America non è veramente cambiata, almeno agli occhi di chi ha sempre saputo quello che Obama ha detto nel suo discorso dopo la vittoria: “Qui tutto è possibile”. E’ così ed è sempre stato così. L’elezione del primo presidente afro-americano ne è solo l’ultima dimostrazione. (Giancarlo Loquenzi, Anche Obama è: Dio, Patria e Famiglia, 6.11.08 L’Occidentale). La sinistra si rassegni Barack Obama non è una “Barbie nera” da adottare, Obama non rinnegherà mai il Paese dove è nato e cresciuto. Si rassegnino tutti gli antiamericani di destra o di sinistra, che magari hanno bruciato le bandiere americane, che hanno gridato “yankee go home”, quelli che non mangiano McDonald’s, boicottano la Coca cola e pensano che l’11 settembre sia solo una truffa, quelli che sotto sotto rimpiangono il Muro di Berlino…Ecco tutta questa gente deve rassegnarsi, qualcuno deve dire a questa gente che Obama non è la rivincita degli antiamericani, sarà come tutti gli altri presidenti, quando sentirà suonare The Star Spangled Banner, si metterà la mano sul cuore. Esiste una sola America, aveva detto in una convention democratica quattro anni fa: “Non esiste un’America liberal e un’America conservatrice. Esistono solo gli Stati Uniti d’America”. “Barack Obama è semplicemente l’America e la sua faccia può trovare posto sulla roccia del Monte Rushmore, laggiù nel Sud Dakota, accanto a George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abramo Lincoln. E lì il colore non si vede”. (Vittorio Ma cioce, Macché rivoluzione Barack è yankee, 6.11.08 Il Giornale). Che l’America non è cambiata bastava fare attenzione ad alcuni dettagli della grande festa per Obama al Grant Park di Chicago martedì notte che forse sono sfuggiti alla stampa italiana. In particolare le preghiere di ringraziamento a Dio per la vittoria di Obama, il pledge of allegiance, il giuramento di lealtà alla Patria: “I pledge allegiance to the flag of the United States of America, and to the Republic for which it stands: one Nation under God, indivisible, With Liberty and Justice for all.”. Le immagini televisive mostravano la gente ripeterlo a memoria. Alla fine, ma solo alla fine è entrata in scena la Famiglia Obama, Barack che teneva per mano la moglie e le sue due figlie. Dio, Patria, Famiglia: i pilastri immutabili della società americana. Obama li ha evocati nel giorno della sua vittoria, senza retorica, senza enfasi, senza affettazione, ma come la più semplice e spontanea cerimonia di etica pubblica. Inoltre che l’America non sia cambiata ci sono i risultati dei referendum contro le unioni omosessuali vinte dal fronte del no. In pratica c’è un abisso tra l’Italia e l’America che diventa ancora più vasto tra il Pd e il Partito Democratico di Barack Obama. E tuttavia siamo consapevoli che la politica è importante, ma non è tutto, è necessaria, serve per gestire uomini e cose che passano, uomini e cose per natura imperfetti com’è imperfetto il mondo. Un cattivo politico può produrre l’inferno sulla Terra, ma nessun grande politico può portarci il paradiso, neanche Obama. “La divinizzazione della politica è uno dei grandi inganni della modernità – scrive Michele Brambilla - per millenni, l’uomo l’ha considerata come amministrazione - spesso cattiva ma comunque inevitabile dell’esistente. Dall’illuminismo in poi è diventata una nuova religione, tutta terrena, e promette quel che non può dare: la felicità. I disastri del Novecento, a quanto pare, non hanno insegnato niente”. Domenico Bonvegna George Washington. Primo presidente degli Stati Uniti Direzione - Redazione - Amministrazione Via Lucifero 40 - 88900 Crotone Tel. (0962) 905192 Fax (0962) 1920413 Direttore Editoriale Pino D’Ettoris Direttore Responsabile Tina D’Ettoris Iscriz. registro naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 Servizi fotografici, fotocomposizione e impaginazione c/c postale 15800881 Intestato a IL CORRIERE DEL SUD Associato U. S. P. I. UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Sito Internet: http://www.corrieredelsud.it E-Mail: [email protected] - [email protected] [email protected] N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre Pagina Tre 3 La pornografia nel terzo millennio Oscar Sanguinetti 1. In un articolo di qualche mese fa — esattamente il 9 aprile 2007 — il Corriere della Sera informava che, secondo una ricerca condotta in Belgio, nei soli Stati Uniti viene immesso «[…] ogni 39 secondi online [un] nuovo video porno». Il foglio milanese aggiungeva: «Mentre finite di leggere questa frase, 28.258 persone stanno cliccando su una pagina web a contenuto pornografico». «La vasta ricerca del quotidiano dei Paesi Bassi “Het Laatste Nieuws” (HLN) — “Sesso sul web: le cifre nude e crude” — ha raccolto, analizzato e sintetizzato per la prima volta i dati, le statistiche e gli approfondimenti provenienti da istituzioni, agenzie stampa, emittenti e giornali a livello internazionale tra le quali ABC, AP, la Cia, BBC, China Daily, Crimes Against Children, Forbes, MSN, Nielsen/NetRatings, The New York Times, PornStudies, SEC filings, Secure Computing Corp, Yahoo!». E ancora: «A metà del 2006 sono stati scaricati a livello mondiale 1,5 miliardi tra immagini e video a carattere pornografico — il 35 percento di tutti i downloads». A seconda del volume d’affari prodotto da tali accessi e scaricamenti è possibile stilare un classifica dei paesi più dediti a questa pratica. Con 20,5 miliardi di euro sono in testa i cinesi, seguiti dai sudcoreani (19,25 miliardi), dai giapponesi (15 miliardi) e dagli statunitensi (9,98 miliardi). Agli ultimi posti gli italiani (soli 12 euro a testa per il sesso in rete); fanalino di coda i belgi (9 euro) e i tedeschi (6 euro). 2. Questo il fatto, ed è difficile non rilevarne la gravità oggettiva. E il fatto suggerisce qualche amara riflessione. Si vede infatti come dai timidi esordi otto-novecenteschi sotto forma di immagini fotografiche osée, che vedevano per lo più come fruitori aristocratici annoiati, borghesi secolarizzati, studenti dal sangue ardente, soldati dalle protratte astinenze, siamo arrivati — anche grazie al Sessantotto americano, soprattutto californiano — a un autentico e grandioso business globale. Questo commercio, se non si autolimitasse — per non perdere l’aura di «proibito» che ne propizia de facto il consumo —, invaderebbe il nostro quotidiano come un formaggino o un succo di frutta o una marca di sapone. Tuttavia dalle botteghe dei barbieri e dal furtivo passamano si è ormai passati a forme di canalizzazione e di commercializzazione sempre più capillarmente invasive, con diversificazioni — dal più o meno «pesante», o hard, fino a forme semi-pornografiche — a seconda del target interessato. Una diffusione sempre al passo con la tecnologia, che cresce di volume e di penetrazione a ogni evoluzione di quest’ultima, passando da un dato tipo di supporto a uno più nuovo, cioè più moderno: dai «filmini» in bianco e nero destinati ai depravati di inizio secolo — primo salto di qualità: dalle immagini fisse alle immagini in movimento, poi corredate dai «necessari» suoni, con tutto l’«arricchimento» di «effetti» che si può immaginare —, alle riviste patinate degli anni Sessanta-Ottanta — che per la prima volta si potevano trovare in libera vendita nelle edicole —, pensate per le scuole e per le caserme, alle videocassette, e poi ai canali satellitari «dedicati», e ancora ai Cd-Rom e ai Dvd, poi ai telefonini, infine — ma fino a quando? — a Internet con la possibilità di hard-core «casalingo» e le prime esperienze di sesso virtuale, con il passaggio — l’altro autentico «salto di qualità» — dalla visione alla possibilità di simulazione. E dai motori di ricerca al passaparola l’accesso ai siti pornografici di tutte le sfumature oggi non è più un problema. Ma anche questo non basta: il «mercato» sta passando infatti da una logica «pull» a una logica «push»: in altre parole dall’offerta all’adescamento. Sempre più spesso capita infatti che si arrivi a contenuti pornografici senza volerlo: o li si trova coperti da innocenti e-mail inviateci grazie al commercio di indirizzi di posta elettronica — che è nato partendo dalle liste degli abbonamenti ai vari provider — o si è guidati forzatamente su siti pornografici oppure, ancora, ci si imbatte in materiali pornografici coperti da titoli innocenti quando si cerca di scaricare illegalmente software o film dalla rete. La pornografia costituisce oggi una minaccia di massa, un’alluvione, uno tsunami silenzioso ma inarrestabile di fango, un genere di consumo che ha i suoi centri di produzione, i suoi prodotti, i suoi livelli di qualità, la sua logistica distributiva, il suo marketing, le sue fiere, i suoi «saldi», ecc. 3. Quest’abnorme crescita del «fronte del porno» — parodiando il titolo, Fronte del porto, di un celebre film di denuncia sociale di Elia Kazan, con Marlon Brando — è stata costantemente accompagnata da una «copertura» intellettuale che difendeva in maniera oltranzista il diritto alla libertà di pubblicazione, di libero esercizio della sessualità e dei suoi prodromi e introduceva, così come per le droghe, divise in «leggere» e «pesanti», la sottile e devastante distinzione fra hard e soft, fra erotismo e pornografia, fra informazione sessuale e oscenità, fra letteratura e filmografia e prossenetismo di massa. E, purtroppo, questa alluvione sta avendo effetti devastanti, non solo sui «fruitori» del prodotto pornografico, ma anche sugli «addetti» alla sua fabbricazione e induce una demoralizzazione diffusa e sempre più radicale dell’intero corpo sociale. Nei primi favorisce una visione dei rapporti fra essere umani — di quelli più delicati come quelli sessuali e riproduttivi — sbagliata, deformata in senso peggio che animalesco. E l’abbrutimento generato si traduce nell’aumento dei delitti a sfondo sessuale, nel dilagare sempre più sfrontato della prostituzione — di entrambi i sessi, femminile e maschile, adulta e minorile, se non infantile —, nell’abituare le coppie a un tenore di rapporti basato sul piacere e, di conseguenza, fatalmente effimero. Sempre più numerose sono soprattutto le ricadute sul piano dei reati che della pornografia produce: sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, diffusione degli stupefacenti, turismo sessuale, incremento della pedofilia, sempre più numerose violenze private e familiari — la cui causa non è, come alcune incredibili teorie sostengono, la famiglia in quanto organizzazione gerarchica e quindi, di suo, repressiva, ma la famiglia ridotta in condizioni pietose dall’aggressione cui la sottopongono forze che la vogliono dissolvere, in una prospettiva livellatrice. Cresce quindi il disimpegno e il solipsismo non solo materiale ma, soprattutto, psicologico. Quanto ai protagonisti, si rileva che la crescita del volume di affari moltiplica il numero degli «addetti» e crea sempre più vittime, volontarie ma più spesso coatte, di organizzazioni, di reti e di circuiti nei quali sono regola la violenza, l’asservimento, l’abbrutimento, la necrofilia, la pedofilia, fino all’autentico sadismo omicida. 4. Ma si tratta solo di business? È sempre il profitto a far da criterio ultimo dell’«impresa»? Se togliamo il profitto, tutto si spegne? O c’è di più? È difficile trarre delle conclusioni «scientifiche», perché tutto sommato poco si sa — ma non nulla del tutto — delle tenebrose cloache da cui tracima la profluvie di materiale osceno. Sono però molteplici i sintomi che attestano come sia in atto un’operazione su scala globale e dagl’intenti che vanno al di là del puro guadagno. Come per la droga, la pornografia non sempre è a pagamento e comunque ce n’è «per tutte le borse» e ne esistono svariate graduazioni: dal genere «di iniziazione», alla «leggera» alla «pesante». Abbonda in maniera straordinaria — per numero di testate, di canali, di siti, di titoli e numero di copie di Dvd e altro materiale —, la si trova ovunque: dalle edicole — forse le più spudorate nell’esibizione — ai sexy shop, ai canali locali «puliti» — autentici «dottor Jekyll», che trasmettono dibattiti e pubblicità fino alle 23, poi cambiano diabolicamente volto, trasformandosi in «mister Hyde» e veicolando un’autentica colluvie di oscenità —, alle bancarelle di libri usati, ai mercati popolari … In questo interesse a che la pornografia divenga un «normale» oggetto di «consumo» si avverte lo stesso afflato tendenzialmente «disinteressato» che si coglie nella propaganda religiosa, nell’apostolato cristiano: qui ti regalano un santino o un opuscolo, là ti offrono il Dvd sottocosto … 5. Lasciando da parte la voce del sociologo — non perché sia inutile, ma perché credo che il fondo del problema sia altrove —, che per spiegare il fenomeno pornografico farebbe ricorso a categorie come «società dei consumi», «secolarizzazione», liberazione dai costumi patriarcali, «paradigm shift» della mentalità indotto dal processo di modernizzazione, ecc. (1), occorre puntare lo sguardo su una dimensione più profonda, utilizzare categorie analitiche che fanno riferimento a un’antropologia senz’altro religiosa, ma appoggiata su una base metafisica, naturale, che la ragione — purché non si chiuda sul mero dato sperimentale — può cogliere e legittimamente delineare. In effetti che esista un antico legame fra la pornografia e una sorta di contro-religione para-spiritualistica quando non materialistica tout court, fra violazione intenzionale del pudore e quella che è stata chiamata la «cultura della morte» — se non vero e proprio «culto della morte» —, come punta più «avanzata» della filosofia del nichilismo moderno, è già stato messo in luce (2). La pratica sfrenata e de-ordinata dell’attività sessuale e il suo sfruttamento è già stata ricondotta a una sorta di iniziazione alla cultura della Rivoluzione per la Rivoluzione, a quell’infrazione di ogni norma morale che teorizza e pratica l’abuso dell’eros perché non diventi agápe (amor fraterno), ma si converta in odio e in tánathos (morte), cioè in fine prematura dell’essere creato da Dio. E questa cultura di morte, che oggi traspare dalle sempre più diffuse pratiche abortistiche, eugenetiche, eutanasiche, trova nelle teorie — e nel modello esistenziale — di Donatien-Alphonse-François de Sade, meglio conosciuto come Marchese de Sade (1740-1814), il suo esponente più rappresentativo e genuino. Non vi è dubbio che l’assenso e la fruizione della pornografia siano un elemento di sovversione interiore che s’inquadra perfettamente in quella Rivoluzione in interiore hominis che la scuola di pensiero contro-rivoluzionaria chiama «quarta Rivoluzione», in quanto si sviluppa logicamente, non solo cronologicamente, dopo quella nelle strutture, nei suoi aspetti di Rivoluzione religiosa, quindi liberale e infine socialista. Paiono oggi avverarsi le prospettive di quelli che Paul Ricoeur chiama i «maestri del sospetto» — Sigmund Freud (1856-1939) e Friedrich Nietzsche (1844-1900), in particolare — e degli alfieri della Rivoluzione sessuale — da Georges Bataille (1897-1962) a Wilhelm Reich (18971957), a Georg Groddeck (1866-1934), al popolare Erich Fromm (1900-1980) —, che avevano pronosticato un’esplo- sione immensa — se pensiamo alla traduzione in una pratica viziata e viziosa degli stimoli naturali esasperati prodotti dalla «predicazione» pornografica —, panica, planetaria, di erotismo «selvaggio», de-finalizzato, chiuso, introverso, una eruzione gigantesca di energie «orgoniche» — per dirla con Wilhelm Reich (3) — che vengono così sprecate, sperperate, dissipate, bruciate, attuando così la rottura di ogni gerarchizzazione delle potenze che compongono l’interiorità dell’uomo, segnando, in via di metafora, la morte di Apollo, cioè della razionalità perspicace e dell’autocontrollo calmo, e il trionfo di Dioniso, l’istintualità irrazionale (4)… Si realizza così l’annullamento del confine fra spirito e materia, dell’annegamento dell’individualità — che il neo-gnosticismo, di cui la Rivoluzione sessuale trasuda (5), concepisce come negatività — in un pleroma indistinto di energie ribollenti e vane… La pornografia, quindi, si può combattere, non solo contenendone le manifestazioni estreme come la pedopornografia, ma punendola, anche se ci si può domandare, viste le cronache, quale efficacia abbiano le misure restrittive quando le norme sono di tenore soggettivistico e de facto sono rese inerti da prassi giudiziarie quanto meno omissive, applicate per di più a una realtà che di giorno in giorno sfugge sempre più agli Stati nazionali e che ha i suoi «santuari» nelle zone del globo più destabilizzate e statualmente deboli. In realtà anche questo non è sufficiente. La pornografia è una malattia morale — che ha i suoi untori — e va affrontata in radice come tale, cioè attraverso la cura e la «profilassi». Sotto quest’ultimo aspetto è necessaria una lotta intelligente e consapevole, di cui è essenziale che lo Stato divenga protagonista, anche se non protagonista unico, e non solo con la polizia e con la magistratura, pur benvenute. Si tratta senz’altro di un lavoro lungo e difficile, che deve combattere la cultura di morte retrostante al fenomeno pornografico — di ieri e di sempre — e a incidere su tutto ciò che contribuisce a formare le patologie tipiche della condizione umana della nostra epoca: il vuoto esistenziale, l’assenza di mete per cui valga la pena spendersi, il solipsismo, il naturalismo e il materialismo soffocanti che imperano, l’esautorazione e il dissolvimento della famiglia, la martellante e onnipervadente proposta di messaggi e di modelli esistenziali negativi — una volta si diceva «scandali» —, non solo perché radicalmente al di fuori da ogni logica religiosa, ma perché patentemente nocivi se praticati nella vita reale. Note (1) Sull’influenza «ambientale» dell’industria pornografica sui modelli di comportamento sociale negli Stati Uniti è la recente inchiesta di Pamela Paul, Pornopotere. Come l’industria porno sta trasformando la nostra vita, trad. it., Orme Editori, Milano 2007; da segnalare sul tema è anche lo studio di Pietro Adamo, Il porno di massa. Percorsi dell’hard contemporaneo, Cortina, Milano 2004. (2) Cfr. Massimo Introvigne, Pornografia e Rivoluzione sessuale, Editrice Libreria S. Lorenzo, Chiavenna (Sondrio) 1983 (3) Cfr. ibidem. (4) Cfr. Michel Maffesoli, L’ombra di Dioniso. Una sociologia delle passioni, trad. it., Garzanti, Milano 1990. (5) Cfr. Emanuele Samek Lodovici (1942-1981), Metamorfosi della gnosi. Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, Milano 1991. N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre Politica L’università degli sprechi I l governo Berlusconi sulla scuola parte dai numeri, cioè dalla realtà e non dall’ideologia, per dare una risposta al grande problema della scuola; tutti i dati da quelli Ocse a quelli di Pisa dicono che la scuola italiana spende più di tutte le altre scuole europee, ma i risultati sono molto scarsi, siamo indietro rispetto a tanti altri Paesi. Chiunque abbia a che fare con degli studenti, anche di livello universitario, percepisce infatti il disarmante impoverimento culturale. Vi è, insomma, una profonda carenza di contenuti e di nozioni che non può che rinviare, da una parte, a un training scolastico che evidentemente fallisce in quelli che dovrebbero essere i suoi obiettivi fondamentali, dall’altra una deleteria pedagogizzazione degli insegnamenti, in virtù della quale è più importante la modalità dell’insegnamento che il suo contenuto. E allora bisogna mettere mano a migliorare la qualità della scuola, dando maggiori risorse, ma soprattutto riducendo gli sprechi; il problema però è come, bisogna fare l’operazione dei “tagli”. Dove farli? Dove servono maggiori risorse? Qualche giorno fa Angeletti della Uil diceva: nel grande comparto del personale dello Stato, non si può usare l’ascia, ma bisogna usare i bisturi, forse ha ragione. Infatti per quanto riguarda la Scuola, i problemi della scuola Primaria non sono quelli della scuola Media o della scuola Superiore, per non parlare dell’Università. Prendiamo in esame l’Università, da tempo quasi tutti sostengono che non funziona, ci sono dei numeri che fanno spavento: all’Università di Como ci sono 24 docenti per 17 studenti. Un bel record, non vi pare? Ma da qualche giorno il Giornale (e solo il Giornale, come spesso accade) sta denunciando questa strana situazione dei nostri atenei che alzano la voce per lamentarsi dei tagli, dimenticando i loro sprechi. In sei anni le Università hanno moltiplicato i corsi di laurea: da 2444 a 5400. E non tutti utilissimi, si direbbe a prima vista. In effetti oggi si può diventare dottori, tanto per dire, in scienza dell’aiuola, in mediazione dei conflitti, in tecnologia del fitness, in scienza del fiore e in benessere animale. Manca solo il corso di laurea in raffreddore dei suini e quello in filosofia delle oche e poi il quadro sarebbe completo. Ma poi che sbocchi danno queste facoltà? E chi le frequenta? Tenetevi forte: trentasette corsi di laurea in Italia pare possibile? Tenere in piedi un corso di laurea e relative spese per un unico studente? O per due o tre? E poi le Università si lamentano dei tagli... A Siena hanno collezionato un buco di 145 milioni, non pagano le tasse dal 2004. Poi vai a vedere i bilanci e scopri che, per esempio, l’oculato ateneo spendeva 150mila euro l’anno per affittare alcune stanze di lusso con affaccio su piazza del Campo: inutile tutto l’anno, certo, ma nei giorni del Palio, sai che goduria... L’Università di Siena utilizza il 104 per cento del suo bilancio per pagare stipendi. 104, avete capito bene: e per tutto il resto? Niente. Nell’ateneo toscano i tecnici sono più numerosi dei professori. E non è un caso unico: a Palermo, per esempio, ci sono 2. 103 professori e 2. 530 amministrativi, a Messina 1. 403 professori e 1. 742 amministrativi. La Federico II di Napoli, che nelle classifiche si piazza fra le dieci peggiori Il leader della Uil, Angeletti (dicasi: 37) hanno un solo studente, a questi vanno poi aggiunti altri 66 corsi che hanno meno di sei studenti. Ma vi università d’Italia, spende il 101 per cento dei suoi soldi per il personale. L’impressione è che anche le facoltà, come la 5 scuola, negli ultimi anni siano stati concepiti più come ammortizzatori sociali che come luoghi di formazione: non si sa se chi esce troverà un posto di lavoro. L’importante è che trovi un posto di lavoro chi resta dentro. (Mario Giordano, L’Università dei somari, 19.10.08). Sulla situazione degli sperperi delle università è significativo quanto ha affermato il rettore dell’Università di Trento, Davide Bassi, alla conferenza dell’Aquis, l’Associazione per la Qualità delle Università Italiane Statali: “Se ci sono atenei che non sono in grado di pagare lo stipendio il mese prossimo, non ha nulla a che fare con i ministri Gelmini e Tremonti, ma col fatto che per quindici anni dei rettori hanno sperperato i soldi, pensando che qualcuno poi tappasse i buchi”. Se questa è la realtà, poi non bisogna meravigliarsi se questa università come scrive il professor Roberto Perotti, docente della Bocconi, finisce nelle classifiche internazionali dietro quella delle Hawaii. Una università che spende più di tutto il resto del mondo (16 mila dollari per ogni studente contro i 7 mila degli Usa) ma non dà risultati scientifici né una formazione adeguata. Anzi la nostra università, grazie alle sue inefficienze, premia le élite e, contrariamente a quello che si crede, punisce i ceti meno abbienti: solo l’8 per cento degli universitari italiani proviene dalle fasce più basse contro il 13 per cento degli Stati Uniti. Ma non erano i costosi Atenei americani il simbolo dell’antidemocrazia educativa? Dunque è vero che ci vorrebbe una protesta nell’università ma per rivoluzionarla, per cambiarla, non per tenerla così com’è. E invece oggi con le manifestazioni degli studenti, assistiamo a questo strano paradosso: si scende in piazza solo per difendere il sistema, anche quando il sistema non funziona. ll’indomani del pronunciamento della Cassazione circa il caso Englaro, i laicisti italiani (leggasi atei che non credono in Dio) hanno dimostrato per l’ennesima volta di amare visceralmente il fetore della morte. Evidentemente la macellazione di un miliardo di bambini abortiti in vent’anni di aborto legalizzato, non è bastato a dissetare la sete di sangue che ribolle nella viscere dell’”homo laicus”. Il gaudioso esultante cinismo dimostrato dai fans della morte nell’apprendere che dei giudici auto assurti a luminari della medicina hanno sancito per legge che l’idratazione e l’alimentazione artificiale sono pratiche disumane, lascerebbe sgomento persino Jack lo squartatore. Bene ha fatto dunque il Vaticano ad esprimersi con parole durissime contro gli incensatori di zolfo che hanno pressoché infettato la totalità delle istituzioni pubbliche. Ma non furono proprio gli illuministi lodatori delle moderne discipline scientifiche a considerare la scienza, la novella “deus ex machina” che avrebbe sconfitto le afflizioni dell’umanità? Ora le macchine ci sono, e stranamente non credono più nelle loro “magnifiche sorti e progressive” proprietà taumaturgiche. Persino sul piano della coerenza logica gli amanti di thanatos fanno a botte con la ragione. La vita sta sempre dalla parte della ragione e del bene. Non occorre essere Einstein per capirlo. Un solo dilemma: chi gode a violentare la natura, è accecato dall’ideologia, o è nato poco cima? Domenico Bonvegna Gianni Toffali No alla civiltà della morte N on ci sorprende che uno scienziato esperto di bioetica abbia dichiarato che i feti e le persone con gravi malformazioni cerebrali non debbano essere considerate alla stregua degli altri esseri viventi e che è nel loro interesse mettere fine a queste forma di vita. Non ci sorprende perché in ogni epoca non sono mai mancati alcuni “scienziati” che in nome delle loro presunte conoscenze hanno fornito un appoggio scientifico a tesi pericolose e assurde; uomini che sono stati adoperati da regimi dittatoriali per fare da supporto a leggi infami e crudeli. Senza andare troppo lontano, basterà ricordare come il fascismo, per giustificare la legislazione razziale sottoscritta dalla monarchia sabauda, abbia usato una sorta di manifesto condiviso da professori di terz’ordine, più che da veri studiosi: personaggi estremamente ligi ai loro padroni, essi stessi sanguinosi carnefici quando ne hanno avallato le scelte programmatiche; ma al- cuni fra i quali sono stati onorati e tenuti in cattedra persino dopo la caduta della dittatura. Anche in questo caso, come in molte altre vicende che riguardano la salvaguardia della dignità della vita e della giustizia, ci troviamo di fronte al tentativo di scardinare le convinzioni della gente servendosi di una chiave che apre le stanze dei casi limite, e che mette l’opinione pubblica in presenza di drammi umani gravissimi, fondando in parte le proprie ragioni sul dolore di famiglie e di genitori avviliti, stanchi, prostrati e spesso lasciati soli. Invece di dedicare gli studi al sollievo dei malati e di quanti si trovano vicino a loro, oggi sembra prevalere l’abbandono della lotta, ritirandosi quando la tragedia della malattia si abbatte senza speranze apparenti. Noi siamo uomini. Non possiamo fingere di credere in un mondo come quello propinato dalla pubblicità televisiva: in cui tutti sono giovani, felici, sorridenti. Abbiamo già troppo ospedalizzato la malattia e la morte escluden- dole dalla quotidianità. Ora corriamo il rischio di “mortalizzare” la malattia ed ogni stato fisico di estrema gravità. Non si può fare niente: si muoia. Il caso di Eluana Englaro proprio in questi giorni si riapre in tutta la sua drammaticità, con nuove dichiarazioni giuridiche favorevoli all’interruzione per lei dell’assistenza ordinaria che prevede la nutrizione e la ventilazione. Ripeto ancora: ci troviamo di fronte alla sentenza di morte emessa da un tribunale dello Stato; e contro questo verdetto che prevede la fine di una persona per fame e sete, abbiamo il dovere di impegnarci in ogni forma di disobbedienza e di resistenza non violenta. Monsignor Giuseppe Casale, già vescovo di Foggia, con una incredibile dichiarazione al GR1 delle 13 il 15 novembre, ha praticamente “aperto” alle richieste del padre di Eluana, parlando di “amore evangelico” e di sostegno morale nei confronti del genitore. Secondo il vescovo, anche la forma di alimentazione che viene prestata alla donna, rientrereb- be nelle cure forzate di cui si chiede la sospensione. Ci troviamo di fronte ad un’opinione che il prelato avrebbe fatto meglio a considerare con cura prima di esprimere con tanta chiarezza, e contro cui protestiamo con forza. Monsignor Casale è libero di dire quel che vuole ma non deve dimenticare di essere un vescovo e che le sue parole pesano molto più di quelle di ogni altra persona. A lui interessa forse la pena di morte? non farebbe meglio a chiedere una diffusa assistenza per i malati e le loro famiglie? Sappia il vescovo che non saremo mai d’accordo con lui e che anche contro la sua dichiarazione insorgiamo con veemenza, invitandolo a considerare quanta delusione e quanto dispiacere abbia diffuso nel mondo cattolico e di coloro che lottano per la vita. Il fatto è che noi dimentichiamo una realtà terribile ben conosciuta dal Cristianesimo ma che anche altre religioni e uomini di sapere hanno sempre intuito e compreso. E cioè che il genere umano, all’inizio dei tempi, ha LETTERA AL DIRETTORE Il caso Englaro A subìto un disordine generale che dalla Fede cristiana è identificato nel peccato originale. Gli animali nascendo hanno già un istinto che insegna loro a sopravvivere e ad organizzare la propria esistenza -scriveva un acuto osservatore della realtà naturale come Plinio il Vecchio- e solo l’uomo, per sua natura, non sa che piangere. E’ con questa realtà che dobbiamo fare i conti: la realtà del male, della malattia e della morte, mitigata dai grandi doni che Dio ha però gratuitamente concesso al genere umano: l’intelletto, l’amore e la capacità di adattamento e di studio. Noi tuttavia, invece di risolvere i nostri problemi con questi mezzi, spesso cediamo alla tentazione di affidarci a superstizioni e rituali che ci illudiamo possano proteggerci: e così costruiamo orribili idoli, cui attribuiamo volti mostruosi come quelli di Nerone, Diocleziano, Martin Lutero, Robespierre, Hitler, Stalin, Pol Pot, concedendo ad essi e ai loro sacerdoti potere di vita e di morte sugli altri esseri viventi. Ogni forma di vita e di morte appartiene a Dio. A noi spetta solo la volontà di offrire o meno la nostra solidarietà e il nostro amore. Carmelo Currò Attualità 6 Intervista a Tony Morgan Ascoltiamo uno dei protagonisti della commedia all’italiana anni ‘70 E chi non lo ricorda Tony Morgan, il ragazzo che già negli anni 70 aveva incollato allo schermo tantissimi italiani. Comicità all’ennesima potenza e tanti attori noti, come Mastroianni, Celentano, Alvaro Vitali, La Fenech, Lory del Santo, come compagni di avventura. Dopo più di 30 anni di attività, l’attore, scrittore e regista siciliano fa un resoconto della sua carriera vissuta tra il cinema e il cabaret. Nei suoi spettacoli affronta in chiave umoristica il trash televisivo da cui siamo circondati ma non risparmia i temi impegnati. In proposito, il prossimo lavoro sarà un corto sul bullismo in cui sono reclutati giovani, considerati da lui “il futuro”. Un esempio su tutti la giovane promessa Delia Sardo, la sedicenne presa a modello di come dovrebbero essere i ragazzi di oggi: semplici e grintosi. La sua carriera inizia al teatro Volturno negli anni 70, tempi duri quelli Il debutto di Tony Morgan al teatro Volturno in cui ancora si veniva considerati attori di serie B. Da quel giorno acqua sotto i ponti ne è passata e oggi Morgan rimane uno dei simboli della commedia italiana Attore, regista, scrittore. Ma chi è Tony Morgan realmente? Sono semplicemente uno che è innamorato di questo lavoro. Nasco scrittore, ma strada facendo mi sono apprestato sia al cinema che al cabaret. Il cabaret lo faccio perché mi reputo una persona poco seria e per questo mi diverto. Per quanto riguarda lo scrittore che è in me, amo scrivere, soprattutto per i ragazzi che considero il futuro. In tutti i miei spettacoli ho portato con me sempre i giovani, credo nella loro possibilità di emergere con il carisma. Devi dare qualcosa perché è l’espressione della tua intelligenza. I soldi servono per comprare la pasta l’intelligenza per vivere. Quanto è difficile oggi fare ridere la gente? Tanto. Bisogna vedere poi come fai ridere. Se fai ridere con le parolacce o con la volgarità è molto facile…Io faccio ridere senza usare né l’uno né l’altra perché ho rispetto della gente. Mi dicono che sono un anti personaggio perché N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre mi piace comunicare con le persone che hanno qualcosa da dire. Il mio pubblico ideale è costituito da coloro che normalmente non vengono a dirmi bravo. Mi basta un applauso di una persona che torna a casa contenta di aver passato una bella serata. Nella tua satira e nel tuo cabaret hai spesso attaccato la tv di oggi. Perché, come la consideri? Spazzatura, c’è molta volgarità. I programmi intelligenti non sono visti perché si punta all’audience. Se questa è la televisione io dico no grazie. Bisogna invece comunicare lanciare dei messaggi positivi. Come nasce l’idea del libro “Miss… mia cara miss. Siamo seri per favore”? L’idea nasce da un concorso di bellezza dove due mamme si sono picchiate per vincerlo. Il mio obiettivo è stato quello di far riflettere ridendo. La tv ci impone questo, basta che fai un calendario sexy e diventi star, ma star di che cosa?. Io rappresento una specie di fratello maggiore che vuole dire alle donne e agli uomini di non vendersi per niente e di preservare la propria dignità. Sempre. Un lavoro che stai realizzando è un cortometraggio prodotto da Graziano Mastroieni a cui tieni molto Si il cortometraggio sul bullismo, questa piaga sociale che ci attanaglia. Pensiamo di proporlo ad alcuni festival del cinema italiano e straniero. Con questo corto mi interrogo sul perché i giovani quando sono fuori casa fanno branco, combinando stupidaggini. Il target di età che ho scelto è di giovani di 16, 17 anni. Deve partire da questa età l’educazione alla non violenza. Dico sempre ai giovani “piuttosto che lanciare sassi dal cavalcavia o calpestare la dignità del prossimo, fate sesso, divertitevi…”. Affronto anche il problema del rapporto tra genitori e figli. Il cast è ricco di giovani promesse, come Delia Sardo e altri che con la loro semplicità e la loro grinta riusciranno ad andare lontano. Anche la musica con il sassofonista eccezionale che è Gill Negretti, chiuderà il film in bellezza. Un cast ricco per un tema importante. Silvia Calanna N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre Cultura 7 Una inutile strage 600mila gli Troppa enfasi per i festeggiamenti italiani morti della Prima Guerra mondiale nella Guerra del ‘15-’18. Ma quali festeggiamenti Papa Benedetto XV Q uest’anno, con più enfasi che nei precedenti, è stato dato rilievo alla giornata del 4 novembre; e alla festa delle Forze Armate è stato affiancato con toni solenni il ricordo della vittoria italiana sull’Austria-Ungheria a conclusione della prima guerra mondiale. Poche ricorrenze potrebbero esserci più gradite di quelle che rammentano ad un’opinione pubblica che su troppi temi è troppo distratta, la presenza e l’attività del nostro personale militare in tante aree di conflitto e di tensione nel mondo. E non può che risultarci ottimale l’aumento di considerazione che l’Italia riesce a conquistare, grazie al carattere e all’impegno di ta nte persone che “conquistano” pacificamente il cuore delle popolazioni presso le quali si trovano ad operare. Né sia mo tra coloro che ritengono indispensabile un ridimensionamento del nostro impegno militare all’estero. Troppe sofferenze, a nostro avviso, sono state e ancora sono inflitte a civili indifesi da regimi o da miliziani che in nome di fa lse libertà impongono la loro brutale autorità al prezzo di violenze e di fame; e troppo alto è il pericolo del terrorismo internazionale perché possiamo credere che il ritiro incondizionato dei contingenti non faccia crescere la minaccia di attacchi p e r l’Occidente e per quanti si oppongono alle dittatur e del radicalismo pseudoreligioso, dei signori della guerra e della droga. Ci dispiace, tuttav ia, che a questi impegni necessari siano accomunate le celebrazioni per una guerra. Per una guerra terribile come la prima guerra mondiale, i cui esiti non furono assolutamente quelli di restituire confini giusti e incontestati o di assicu rare la pace e la giustizia; ma che invece prepararono un conflitto ancora più sanguinoso in cui si sarebbe in pieno manifestato il culto della morte che fu tanto diffuso nello scorso secolo. Fu una guerra inutile: un’inutile strage, come ebbe ad affermare il Papa dell’epoca. Né mi pare che quel conflitto debba essere considerato come il coronamento dell’unità nazionale, dal momento che lo stesso Impero austriaco, ben consapevole della difficoltà di mantenere ampi territori di differenti tradizioni entro i confini di un’Entità statuale da riformare, era infine disposto ad avviare con l’Italia i negoziati che forse avrebbero risolto ogni contenzioso. Diciamo piuttosto che la volontà di occulti poteri sovranazionali e la cecità dei nostri governanti del tempo resero impossibile la risoluzione comune e pacifica delle tante controversie; e che la fine di un grande Stato cattolico come l’Austria, i n g r a d o d i c o n t e n e r e il pericolo dell’espansionismo tedesco o russo (e quindi dello stalinismo o del nazismo) fu segnata d a u n a s e r i e d i c o n v e rg e n ze politiche le cui funeste conseguenze non avrebbero tardato a farsi sentire. Nel conflitto morirono ancora una volta troppe vite umane da ogni parte. Uomini g e n e r o s i c h i a m a t i a s e rvire le loro Patrie mentre avrebbero potuto renderle ancora più grandi in anni di prosperità e di pace. A questi rendiamo onore; ma n o n a l l o s p i r i t o d e l l a g u e rra come evento risolutore del secolare cammino di unità dell’Italia. Il voler ricordare con toni da sussidiario novecentesco l’esito di una carneficina come l’esaltante vittoria di uno Stato, non costituisce un insegnamento per nessuno. Gian Enrico Rusconi e poi Andrea Cortellessa in un articolo per l’edizione delle poesie di Clemente Rebora che hanno per tema la guerra ‘15-’18, hanno ricordato sulla Stampa che “quell’evento che oggi si vorrebbe tornare a celebrare con apparati ideologici e fasti scenografici d’altri t e m p i , q u e l l a G r a n d e g u e rra che si concluse appunto il 4 novembre 1918, fu una strage senza precedenti. Un lutto collettivo -sostiene Cortellessa- da elaborare; non certo qualcosa che si possa, in alcun modo, festeggiare”. “Non il pericolo continuo-diviene una triviale monotona abitudine -scriveva il poetasacerdote Rebora nel 1915 mentre si trovava in zona d i g u e r r a - , i l m a c e l l o p e rpetuo a cui siamo esposti; non tanto nemmeno il patimento fisico (fango e gelo, b a r b u t o e b a ff u t o e r a s a t o in capo come un galeotto’ m e n z o g n a ’ e s o ff e r e n z a d’ogni intorno, indicibilmente), ma l’interiore è terribile, e voi non potet e f a r v e n e i d e a ” . Noi dobbiamo invece ricordare come le grandi guerre che interessano l’umanità sono le sfide contro le dittature mascherate da regimi libertari e religiosi, contro la fame, le malattie, le ingiustizie. Le grandi vittorie cui dobbiamo aspirare sono quelle dei numeri che ci diranno un giorno come i morti per guerra, per denutrizione, per contagio, sono in netta diminuzione. N o n c e l e b r i a m o u n a g u e rra, anche se da ragazzini ci hanno abituato a credere che si è trattato di una bella guerra Carmelo Currò U na volta il 4 novembre era festa, nel senso classico del termine. Le scuole erano chiuse, i negozi pure, e non si andava a lavorare. Gli Italiani morti nel triennio 1915-1918 sono stati 600mila, su mille uomini mobilitati 105 non sono tornati più a casa. Le nostre montagne sono state le loro tombe, gli Altipiani ed il Grappa hanno visto ed udito le loro grida di dolore, ma anche le loro urla di gioia del riscatto dallo straniero e della vittoria per la libertà e l’indipendenza. La generazione del 1899 è scomparsa, l’ultimo soldato Delfino Borroni, un bersagliere è morto a Milano qualche giorno fa, alla veneranda età di 110 anni. Figlio di quelle penne nere e di tutti quei soldati che combatterono stoicamente nella guerra delle “trincee”, adesso non è rimasto più nessuno, di quei tre milioni e 760 mila soldati in trincea. Il ricordo del sacrificio di quegli italiani non è stato invano e oggi acquista un significato ancor più profondo, nel giorno della celebrazione delle Forze Armate Italiane protagoniste di missioni nel mondo, portatrici dei valori di libertà e di aiuto ai popoli oppressi. Ma in questi giorni non si possono dimenticare certe polemiche in merito ai festeggiamenti innescate da Piero Sansonetti, direttore di Liberazione qualificando la Grande Guerra «un avvenimento orribile, feroce, sanguinosissimo», un’inutile strage da addebitare alle «classi dirigenti europee». Le quali aprirono le porte al fascismo e al nazismo. Niente cerimonie all’Altare della Patria, dunque, niente discorsi, niente alzabandiera. Per la prima volta siamo d’accordo con un esponente di Rifondazione Comunista, è vero la prima guerra mondiale è stata una inutile strage come aveva detto bene il Papa Benedetto XV. Una guerra probabilmente voluta dalla Massoneria internazionale per distruggere l’ultimo residuo di quel Sacro Romano Impero che ancora nel 1915 era l’Impero Asburgico. Non è in questione il valore individuale dei combattenti, né mi sognerei mai di offendere tutti quegli uomini valorosi che hanno speso la propria vita per la loro Patria. Tuttavia occorre fare qualche riflessione oltre la retorica dei vari festeggiamenti, lo ha fatto bene il cardinale Ratzinger prima di diventare Benedetto XVI, che non a caso prende questo nome per ricordare oltre a S. Benedetto da Norcia, quel Papa Benedetto XV, che insieme a Carlo d’Asburgo, l’ultimo imperatore d’Austria proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004, cercò di fermare quella che chiamava “l’inutile strage”. Per Benedetto XVI la Prima guerra mondiale – scrive Massimo Introvigne - non solo è molto più importante della Seconda per capire le radici della crisi dell’Europa ma è anche alle origini della Seconda e delle altre guerre mondiali, che derivano tutte da cambiali non pagate della Grande Guerra. Il risentimento delle popolazioni di lingua tedesca dopo la Prima guerra mondiale porta al potere Adolf Hitler (1889-1945) e genera la Seconda guerra mondiale. (Massimo Introvigne, Sta finendo il XX secolo Il Domenicale, anno 5, n. 48, 2.12.2006). Inoltre le vicende della Prima guerra mondiale consentono ai comunisti di prendere il potere in Russia e di scatenare, dopo la Seconda, la Terza guerra mondiale, la cosiddetta Guerra fredda. George Weigel, il teologo cattolico ricorda le parole, pronunciate all’inizio della Prima guerra mondiale, dal ministro degli Esteri britannico sir Edward Grey (1862-1933): “Le lampade si stanno spegnendo in tutta Europa, e nella nostra vita non le vedremo mai più accese”. E quelle di Winston Churchill (18741965) in una lettera alla moglie: “Un’ondata di follia ha sconvolto la mente della Cristianità”. Sia per Weigel, come per Benedetto XVI, ci si dovrebbe chiedere non tanto perché la guerra é cominciata, ma soprattutto perché non c’è nessuno con la volontà, l’autorità, o l’immaginazione morale e il coraggio necessari per tirare il freno d’emergenza quando è chiaro che il treno della civiltà europea sta marciando verso uno scontro di dimensioni catastrofiche?. Forse aveva ragione Benedetto XV: un’Europa senza Cristo non è in grado di fermare la guerra, per ragioni anche politiche ma anzitutto morali. Per questo, la Prima guerra mondiale - se nella vita individuale di tanti nostri nonni è stata un momento di coraggio e di gloria che li ha segnati per tutta l’esistenza - per la storia collettiva dell’Europa non è stata quella promessa dolorosa ma ultimamente feconda di pace e di felicità permanente che una certa propaganda esaltava, ma una strage inutile e non necessaria, che ha preparato i grandi crimini del XX e del XXI secolo: il nazional-socialismo, il comunismo, l’ultra-fondamentalismo islamico. (Ibidem) Inoltre con la morte degli ultimi combattenti della Prima guerra mondiale, per Introvigne sarà davvero finito il XX secolo, il secolo che ha visto crimini e stragi, dai gas asfissianti della Grande Guerra fino ai lager e ai GULag. Domenico Bonvegna Cultura 8 Novembre, il mese delle Forze Armate I l Novantesimo anniversario della Vittoria conseguita dalle Forze armate italiane al termine del Primo Conflitto Mondiale ( 4 Novembre 1918) e il Quinto Anniversario della Strage di Nassirya ( 12 Novembre 2003) sonno meritevoli di un doveroso ricordo per il sangue versato dai militari italiani sia in tempo di guerra che in tempo di pace. La proposta lanciata dal Ministro della Difesa Ignazio La Russa, di dedicare il 12 Novembre alla commemorazione dei militari caduti in tempo di pace è opinabile poichè, riguarda un frangente della Storia Contemporanea rappresentato dal Secondo Dopoguerra ma che non abbraccia il ricordo di quanti persero la vita nel corso delle due Guerre Mondiali. Nulla contro il ruolo dei militari italiani in tempo di pace : costoro mettono quotidianamente a rischio la propria incolumità in zone calde del Mondo. Partire dalla Grande Guerra superando le occasionali letture coincidenti con le celebrazioni del Novantennale deve servire a far comprendere, agli italiani, il sacrifico dei nostri militari che in terra, cielo e mare onorarono la Patria e la difesero dallo straniero per assicurare un futuro migliore fatto di pace, giustizia e benessere. Occorre ripartire dal Primo Conflitto perchè esso rappresentò, con l’enorme dispiego di uomini e mezzi ( Fanti, Alpini, Bersaglieri, Carabinieri unitamente ad avieri e marinai) il primo banco di prova delle Forze Armate Italiane in un conflitto internazionale dopo le Guerre di Indipendenza.. La Disfatta di Caporetto sembrò compromettere tutto ma l’avvicendamento Cadorna-Diaz rese possibile una vittoria insperata. I numerosi episodi di eroismo ( celebre la stampella lanciata da Enrico Toti contro il nemico austriaco) devono invitare l’intero popolo italiano a riflettere su quella che fu la prova di forza offerta dai nostri soldati anche nei teatri di Guerra del Secondo Conflitto Mondiale. In quest’ultimo spicca la celebre Battaglia di El Alamein ( 25 Ottobre 1942). Pur essendo uscita sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale (194045) l’Italia riuscì con l’ingresso nella Nato ( 1949) a guadagnarsi una posizione prestigiosa nello scacchiere internazionale qualificandosi mediante le proprie Forze Armate quale Potenza di Pace anzichè di Guerra. E’ in questa trasformazione che si può condividere la proposta lanciata dal Ministro La Russa. Questo breve exursus per quanto approssimativo nella relativa riepilogazione storica, deve essere l’indicazione affinchè unendo quel filo che va dal Piave passando per Vittorio Veneto, El Alamein, Corfù, Cefalonia sino a Nassirya faccia dei due eventi inizialmente menzionati, Novembre, il mese dedicato alle Forze Armate italiane che in tempo di Pace e di Guerra onorarono col proprio sacrificio il tricolore. Sia, esso, il Mese della memoria teso a ricordare attraverso una dettagliata ricerca storica l’eroismo di Esercito, Marina e Aereonautica. E’ con questo esercizio della memoria ( non deve corrisondere ad una pura esercitazione accademica o di cultura militare spicciola) che va intensificato, nello stesso tempo, il legame tra il popolo italiano e le sue Forze armate. Il primo deve essere eternamente grato al seconndo per quel sangue versato anche a favore della crescita civile e democratica dell’ Italia dal 1918 ad oggi. Strategico, determinante dovrà essere il ruolo della Scuola che,da Agenzia educativa per le giovani generazioni, sarà impegnata e coinvolta in prima linea nella prpgettazione di momenti commemorativi e di conoscenza dei compiti delle nostre Forze Armate in stretto raccordo con le Istituzioni preposte. I Ministeri della Difesa, della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca Scientifica debbono, sotto l’ Alto patronato della Presidenza della Repubblica nella persona del Capo dello Stato quale garante dell’ Unità Nazio- nale e Vertice Supremo delle Forze Armate, provvedere, con opportune iniziative a mantere vivo il ruolo di Esercito, Carabinieri, Marina e Aereonautica assunto nel passato, nel presente e con uno sguardo rivolto al futuro. E’ da questa operazione organizzativa che, avendo come principali luoghi di commemorazione della memoria le Scuole, le Università e le Strutture Militari, l’Italia potrà per mezzo di questa interazione istituzionale far sistema. Potrà così costruire concretamente quella identità nazionale rimasta sulla carta anche per le tante disquisizioni accademiche e inseguita da decenni se non da secoli.. N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre LETTERA AL DIRETTORE I nostalgici del Risorgimento N ei giorni scorsi, i nostalgici (anticlericali) del Risorgimento italiano hanno reso omaggio all’infausta data del 20 settembre 1870. In quel mesto giorno intorno alle dieci del mattino, i cannoni dell’artiglieria italiana cessarono di tuonare contro le mura di Roma cattolica e i bersaglieri del nuovo Regno d’Italia si lanciarono all’assalto di Porta Pia, contrastati ancora dal fuoco di fucileria degli ultimi difensori del Papa. Il conflitto tra la Chiesa cattolica e la Rivoluzione italiana venne così “risolto”, da parte del governo sabaudo, con una breccia che calpestò i diritti della Santa Sede. Iniziò così, la cosiddetta Questione Romana, la storia cioè dei tentativi messi in atto dall’illegittimo governo italiano per ricucire una ferita che, da un punto di vista istituzionale, si “rimarginerà” con i Patti Lateranensi del 1929. In realtà, anche se soltanto dopo Porta Pia si comincerà a parlare di Questione Romana in senso proprio, il 1870 è il punto di arrivo di un decennio, nel corso del quale la classe dirigente italiana aveva cercato di ostacolare la missione della Chiesa, erodendone a poco a poco la base territoriale. La prima fase dell’unificazione italiane, inizio il 26 marzo 1860 quando Pio IX, con il breve Cum Catholica Ecclesia, scomunicò i governanti italiani responsabili dell’annessione delle Legazioni Pontificie. La consapevolezza del Pontefice di avere a che fare con un progetto filosofico, etico, religioso e solo successivamente politico radicalmente nemico del cattolicesimo viene suffragata dal fatto che la classe dirigente del nuovo Regno d’Italia era formata da uomini che aderivano alle correnti dell’ateismo, del razionalismo, dell’illuminismo, della massoneria e del giansenismo. Dopo 138 anni qual è il bilancio che si può fare dall’introduzione “forzata” del concetto di laicità (leggasi ateizzazione) nelle istituzioni pubbliche? Con quale coraggio si possono definire conquiste sociali l’introduzione nell’Italietta laica liberale e repubblicana di “diritti” come l’aborto e il divorzio? E che dire di una scuola pubblica assurta a ruolo di ammortizzatore sociale, capace solo a creare occupazione (di insegnanti incompetenti e ideologizzati) e a sfornare illustri somari? Se questi sono i frutti della laicità repubblicana, non ci resta che piangere! SCUOLA, INTERESSANTE VIAGGIO NEL MIRACOLO FINLANDESE dell’istruzione in Finlandia è la convinzione che tutti i bambini possano imparare a leggere, scrivere, fare di conto e parlare tre lingue così come si impara a correre e a parlare, senza umiliazioni. Il successo del metodo si basa sull’autovalutazione dei risultati raggiunti dalle scuole e dagli insegnanti, un metodo attraverso il quale non vengono giudicate le prestazioni degli studenti, bensì la qualità della scuola. Quando il livello degli studenti è carente, è dunque la scuola ad aver fallito. Nicola Zuccaro Gianni Toffali Luminoso ambiente di una scuola finlandese, foto di Elina Bicsak U n’inchiesta del mensile Focus racconta i segreti del sistema scolastico migliore al mondoFlessibilità, passione e competenza i punti di forza del modello nordeuropeo Psicologi a sostegno dei bimbi in difficoltà, selezione rigorosa degli insegnanti, voti agli studenti soltanto dopo i 13 anni e un efficiente sistema di autovalutazione degli istituti. Focus, il mensile Gruner+Jahr/Mondadori diretto da Sandro Boeri, nel suo numero di ottobre,è andato a scoprire i segreti del modello finlandese, che dalle graduatorie internazionali risulta il sistema scolastico migliore al mondo. Dall’ampio reportage realizzato dal mensile emergono i punti di forza del “miracolo” finlandese. Innanzitutto l’omogeneità educativa, data dal fatto che i bambini vanno quasi tutti all’asilo nido e poi alla scuola materna dello stesso distretto. La scuola inoltre inizia a 7 anni compiuti (un’età in cui il cervello è più maturo e l’apprendimento più veloce) e il primo ciclo di studi dura nove anni. La pedagogia finlandese sostiene poi che gli insegnanti devono capire gli alunni, e non viceversa. La scuola pubblica dunque - scrive Focus - è estremamente flessibile e si adatta alle diverse esigenze degli studenti. Tanto che tutti gli istituti hanno un team di psicologi che segue i bambini in difficoltà, ma a cui si rivolgono molto spesso anche i più bravi. Ma il fiore all’occhiello del modello finnico è il sistema di reclutamento degli insegnanti. La selezione per accedere alle facoltà che preparano all’insegnamento scuola finlandese sono rigidissime, e per questo motivo è elevato il prestigio della professione. I pochi fortunati vengono poi formati per ben 5 anni, comprensivi di un periodo di praticantato. Altra peculiarità del sistema scolastico finlandese è l’assenza di voti per gli studenti fino all’età di 13 anni. Come racconta infine Focus nella lunga inchiesta, il cardine Gianfranco Nitti N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre ß D al 29 giugno 2008 è in corso l’anno Paolino con manifestazioni, conferenze, convegni, e celebrazioni liturgiche che si succedono in tutte le Chiese del mondo per ricordare i 2000 anni della nascita dell’apostolo San Paolo, il più grande missionario di tutti i tempi. A Roma, abbiamo incontrato monsignor Romano Penna, ritenuto uno dei massimi esperti della vita e delle opere di Paolo di Tarso. All’apostolo delle genti ha dedicato la sua vita di ricercatore, di docente universitario, pubblicando vari libri che si distinguono per rigorosità scientifica ed esposizione appassionata, resa con un linguaggio accattivante e moderno. Fondamentali le sue esegesi alle varie “Lettere” dell’apostolo, in particolare i tre poderosi volumi sulla “ Lettera ai Romani”, e il suo bellissimo saggio “Il DNA del Cristianesimo”. Per i suoi 70 anni, i più insigni biblisti del mondo hanno collaborato insieme alla stesura di un volume di 500 pagine che si intitola : “Nuovo Testamento: teologie in dialogo culturale. Scritti in onore di Romano Penna nel suo 70° compleanno”. Professore, si conosce l’anno esatto della nascita di San Paolo? No. L’anno Paolino che stiamo celebrando è fondato su una ipotesi tradizionale secondo la quale Paolo sarebbe nato intorno all’8 dopo Cristo. Ma si tratta solo di ipotesi. Del resto non si conosce con precisione neppure la nascita di Cristo. Secondo me, Paolo era coetaneo di Gesù. Dove nacque? A Tarso, capitale della Cilicia, da genitori ebrei di osservanza farisea. Gli “Atti degli Apostoli” lo qualificano come cittadino romano, e lui dice che lo era dalla nascita. Per questo, accanto al nome giudaico di Saulo aveva anche il nome romano di Paolo Apparteneva a una famiglia ricca? In una sua lettera, dice che si guadagnava da vivere facendo il costruttore di tende. In genere, a quel tempo, i figli apprendevano una professione dal padre e si desume che il papà di Paolo facesse quel lavoro. Si trattava di un mestiere normale, del popolo, che permetteva di vivere e di mantenere la famiglia, niente di più Che tipo di educazione ricevette in famiglia? I genitori di Paolo erano ebrei della diaspora, cioè ebrei che, costretti dalle persecuzioni o per altra ragioni, erano emigrati lontani dalla loro terra, ma restavano fedeli alle loro tradizioni. Paolo era circonciso, fu educato e istruito nell’osservanza della legge mosaica. Ma essendo Tarso una città “cosmopolita”, quando usciva di casa, il ragazzo respirava un’atmosfera ellenica e aperta a varie culture. In famiglia, parlava l’ebraico e l’aramaico, ma fuori casa il greco. Crebbe quindi con una mentalità aperta. Almeno fino ai 12-13 anni. E dopo? A quell’età si trasferì a Geru- Cultura 9 I duemila anni dell’apostolo Paolo Intervista a monsignor Romano Penna, cultore dell’“apostolo delle genti” e delle sue opere Andrej Rublev, XV sec., San Paolo Apostolo Monsignor Romano Penna, biblista, professore all’Università Lateranense salemme per dedicarsi totalmente allo studio della Torah, sotto la guida del rabbino Gamaliele il vecchio, celeberrimo rabbino. Da quel momento, il suo interesse intellettuale riguardò solo ed esclusivamente la Legge ebraica e la cultura israelitica. Negli scritti di Paolo, o dei suoi contemporanei, si trovano accenni e dati utili per farci capire quale fosse il suo aspetto fisico? Abbiamo una descrizione fisica di Paolo, spesso citata. Dice che era basso, grasso, con le gambe arcuate, con le sopraciglia unite, e che tuttavia assomigliava a un angelo. Ma è tardiva, della fine del secondo secolo. L’iconografia tradizionale lo presenta con la barba, calvo, ma questo dipende da un modulo che si era imposto dopo il terzo secolo e che connotava la figura del filosofo. Nella seconda Lettera ai Corinti, Paolo dice di “non saper parlare” e qualcuno ha ipotizzato che fosse balbuziente. Nella Lettera ai Galati dice: “Voi eravate pronti a darmi gli occhi”, e qualcuno ha pensato che avesse problemi alla vista. Io ritengo che siano frasi da intendere solo in senso metaforico. Sappiamo che nella sua vita affrontò innumerevoli difficoltà: veglie, digiuni, freddo, tre naufragi, migliaia di chilometri percorsi a piedi, fu lapidato, cinque volte flagellato dagli ebrei, tre volte vergato dai romani, imprigionato per lunghi periodi: e da tutto questo si deduce che aveva un fisico eccezionale, una volontà di ferro e una capacità di adattamento straordinaria. Dalle sue Lettere è possibile desumere il suo temperamento? Il fatto che prima dell’evento di Damasco abbia esercitato una accanita pressione persecutoria nei confronti della comunità cristiana, la dice lunga sul suo temperamento focoso. Egli si era reso conto che la figura del Cristo poteva mettere in crisi alcuni dati costitutivi del giudaismo, e quindi perseguitava in modo forte e duro i cristiani. Si potrebbe paragonarlo a un “talebano” del tempo. Ma poi, dopo Damasco, ci fu il grande cambiamento. Continuò ad avere un carattere forte, che poteva esprimersi con toni molto rudi, duri, ma insieme spesso con toni molto affettuosi, dolci, gentili, quasi femminili. Lui stesso si paragona a un padre e anche a una madre. La sua è una psicologia complessa, sfaccettata, molto ricca. Nella “Lettera ai romani” dice chiaramente che bisogna accogliere tutti, andare d’accordo con tutti, accettare anche quelli che la pensano diversamente: C’è un irenismo, un senso di accoglienza, di reciprocità, che è veramente evangelico. Dopo la conversione sulla via di Damasco che fece? Trascorse tre anni nel deserto a meditare, poi fu a Gerusalemme a conoscere gli apostoli e la comunità cristiana, poi ad Antiochia, dove finalmente ricevette l’incarico ufficiale di andare a diffondere il Vangelo. Antiochia di Siria, fu una città importantissima per la storia del cristianesimo perché in quella città per la prima volta il Vangelo fu annunciato ai pagani. Gesù non ha mai predicato ai pagani, ma solo agli ebrei. E neanche gli apostoli all’inizio. Lì, ad Antiochia, si verificò la svolta. E di lì Paolo partì per il suo primo viaggio apostolico. Ho letto che, durante quel primo viaggio litigò, se non sbaglio, con gli altri apostoli. Ci furono delle divergenze. Paolo aveva una personalità molto forte. E da Gesù stesso gli era stata affidata una missione speciale, quella di portare il Vangelo ai pagani. Era un progetto impensabile per gli ebrei del tempo. E anche per gli apostoli. Ritenevano che ß Gesù fosse venuto per il popolo d’Israele. Mentre Paolo voleva predicare ai Pagani. Inoltre, Paolo si trovava in una posizione delicata. I cristiani lo guardavano con diffidenza, ricordando con quale accanimento erano stati da lui perseguitati, gli ebrei lo consideravano un traditore, che aveva abbandonato la religione dei padri. Faticò molto a far accettare ai primitivi cristiani le sue idee. Soprattutto la sua convinzione che Cristo era venuto non per gli ebrei ma per tutti. E che i pagani, per essere seguaci di Cristo non dovevano sottoporsi a tutte le disposizioni della legge mosaica. Anche tra gli apostoli non tutti condividevano le sue idee. E lui si arrabbiava, e li chiamava “falsi fratelli”. Ebbe scontri anche con San Pietro che, in un primo momento aveva aderito alle idee di Paolo, ma poi aveva fatto un volta faccia e Paolo lo rimproverò pubblicamente. Comunque, egli continuò a credere nelle intuizioni che aveva avuto durante il misterioso incontro con Cristo sulla via di Damasco. Sentiva fortissima dentro di sé l’urgenza di evangelizzare i pagani. Dopo il primo viaggio, ne intraprese altri due, fondando molte chiese, Alla fine tutti gli apostoli aderirono alle sue intuizioni, convincendosi che Gesù era venuto per la salvezza di tutti gli uomini e non solo per la salvezza degli ebrei. Quali sono i punti fondamentali dell’insegnamento di San Paolo? Detto in termini essenziali, al cuore di Paolo e del paolinismo vi è la libertà dalla legge. Paolo insegna che ciò che conta nel mio rapporto con Dio, in prima battuta non è la morale, ma è la grazia di Dio stesso, in Gesù Cristo. Io divento giusto davanti a Dio non per ciò che faccio “io”, ma per ciò che Dio ha fatto per me in Gesù Cristo. E la fede è l’accettazione di questo dono di grazia che mi è offerto. Questo insegnamento Paolino si contrappone alla concezione secondo cui sono “io” che costruisco la mia giustizia, la mia santità di fronte a Dio. La costruisco con la mia morale, il mio comportamento, la mia etica e l’osservanza dei comandamenti. Questa è una concezione abbastanza diffusa, che mette in prima posizione la morale. Ma, presa alla lettera, non è la posizione giusta. C’è una frase di Lutero, condivisibile, che spiega bene il concetto. “Non è che noi facendo le cose giuste diventiamo giusti. Ma se siamo giusti facciamo le cose giuste”. Il dato morale, operativo, dell’azione, quindi, è secondario rispetto alla dimensione di “essere”, che è precedente ed è fondamentale. “Essere in Cristo” e ricevere la benevolenza di Dio attraverso Gesù Cristo, prescinde dalla mia moralità. La quale, proprio perché io “vivo” “l’essere in Cristo”, sarà certamente in sintonia con questa meravigliosa realtà. E’ questa il punto costitutivo. E’ questo il dato luminoso del paolinismo Renzo Allegri 10 INSERTO Corriere Letterario N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre A cura di Antonio D’Ettoris The Beatles, angeli o demoni? Maria Grazia D’Ettoris T he Beatles – angeli o demoni? E’ il titolo dell’ultimissimo libro di Giancarlo Padula, giornalista professionista e scrittore, che esce nelle librerie per la Global Press Italia, (indirizzi per prenotazioni: info chiocciola globalpressitalia.it; tel: 0744 292308). I Beatles? Erano una band cristiana. Almeno così la descrisse John Lennon nel 1969, in un’intervista. Lo disse per farsi perdonare di aver detto - tre anni prima - che i Beatles erano più popolari di Gesù Cristo. Così John Lennon affermò che in effetti la band era profondamente cristiana e lui era personalmente «uno dei più grandi fan di Cristo». La video-intervista - concessa nel 1969 a un giornalista canadese e acquistata di recente dai musei di Liverpool (la città natale dei Beatles) - è stata mandata in onda lunedi’ 14 luglio 2008, nel corso di un programma di Radio 4, il canale culturale della Bbc, che l’ha presentata come un’autentica riscoperta. Sembra che l’intervista non sia mai stata trasmessa prima in in Gran Bretagna. John Lennon ha anche detto che gli sarebbe piaciuto sposare Yoko Ono in Chiesa, ma che sapeva di non poterlo fare, perché divorziato dalla precedente moglie Cinthya Powell. “War Is Over!” . Nel 1972, i muri di cinque capitali delle piu’ importanti nazioni del mondo, furono tappezzati di manifesti bianchi su cui campeggiava questo appello alla pace. L’ennesimo, dai tempi dei famosi “Bed In”, del leader dei Beatles, John Lennon, insieme alla moglie Yoko Ono. E’ un appello che oggi risuona quasi “profetico”, visto che uno dei pacifisti piu’ in vista del mondo, della storia recente, fu ucciso, l’8 dicembre del 1980 a New York, con tre colpi di rivoltella, da uno squilibrato, David Chapman. I Beatles si erano contraddistinti fin dal 1965 per essere i paladini dell’amore universale, con la canzone “The word” (La parola), che compariva nell’album Rubber Soul, impegno, mai dimenticato, quello per la pace, la coesistenza pacifica tra gli uomini, e culminato con quello che pu’ essere definito l’inno del più famoso quartetto di tutti i tempi: “All you need is love”, trasmesso in mondivisione nel 1967, quando ancora non esistevano ne’ i computer ne tanto meno Internet e i collegamenti satellitari erano solo a livello pionieristico. È il grido di pace di uno dei “guru” del pacifismo mondiale, John Lennon, che inauguro’ le sue campagne contro le guerre in occasione del suo matrimonio con la giapponese Yoko Ono, ad Amsterdam, con i famosi “Bed in” per la pace. Lui e Yoko sul letto matrimoniale, circondati da cartelli contro la violenza e la guerra, campagne che proseguirono ncon l’ipegno sociale accanto ai movimenti pacifisti e per i diritti umani negli Stati Uniti e che in maniera planetaria erano iniziate con i Beatles, cantando quello che è diventato il loro inno e l’inno di intere generazioni: quella All you need Howard Zinn Vi racconto l’America Tropea pp. 237 €. 14,00 is love (Tutto cio’ che desideri è amore), che per la prima volta fu trasmessa in mondovisione. Fino alla leggendaria”Imagine”, passando per “Give peace a change” (diamo una possibilità alla pace), che fu la colonna sonora di Fragole e Sangue, uno dei film “cult” degli anni sessanta, ed Happy Xmas, war is over, (Buon Natale la guerra è finita), (e poi via via negli anni a seguire, fino a quando questo brande pacifista non fu abbattuto dalla mano violente di uno squilibrato, David Chapman, l’8 dicembre del 1980 a New York. Ma ieri come oggi, come mai risuonano le note di Lennon e dei Beatles, basta guardarsi intorno. Sui Beatles è stato scritto parecchio forse. Biografia, piu’ o meno ufficiali, discografie, analisi di testi, rarità, segreti, misteri o presunti tali. Eppure questo è un libro del tutto inedito. Gian Carlo Padula, 55 anni, giornalista e scrittore, autore della prima performance multimediale intitolata “John Lennon”, presentata alla Galleria d’Arte Moderna di Ferrara, a pochi mesi dalla scomparsa dell’ex beatle, vincitore del Premio Astro Nascente, professionista dalla lunga e articolata carriera (da Paese Sera al Gruppo La Repubblica-Espresso), medaglia d’argento per meriti professionali, esperto tra l’altro della musica contemporanea, traccia il profilo più autentico del quartetto più famos o E se la storia degli Stati Uniti l’avessero scritta gli indiani, gli schiavi, i minatori, gli operai, gli immigrati, le donne? È quanto si è chiesto Howard Zinn affrontando questo libro e ripercorrendo i cinque secoli di vita del Nuovo Mondo. L’arrivo di Colombo sul continente, visto attraverso gli occhi degli arawak, apre un emozionante racconto che rivela le condizioni dei nativi durante la conquista del West... E’ qui raccolta una serie di saggi di studiosi di varie discipline, vòlti a un confronto sui molti problemi connessi all’esperienza umana, culturale e religiosa di Castelvetro e alla sua magmatica riflessione sui grandi problemi dell’età sua. I contributi riflettono i risultati di un impegno di contestualizzazione storica in una rete ampia – e anche intricata – di idee, fermenti, discussioni, scontri, scelte, relazioni, sforzandosi di storicizzare la biografia, il pensiero e le opere del letterato modenese. A cura di M. Firpo e G. Mongini Ludovico Castelvetro Letterati e grammatici nella crisi religiosa del Cinquecento Olschki pp. 408 €. 42,00 Antonio Vivaldi, compositore e impresario d’opera, rappresenta una nuova figura in ambito musicologico. Questo volume descrive, per la prima volta, tutte le 45 opere di Vivaldi oggi conosciute, mettendone a fuoco le fonti, i contenuti drammatici, le strategie compositive, gli allestimenti scenici, gli artisti e il pubblico. Questo studio presenta un importante capitolo della storia del teatro veneziano ed europeo, centrato su una sensazionale personalità a livello musicale e intellettuale. Reinhard Strohm The operas of Antonio Vivaldi Olschki 2 tomi, pp.792 €. 85,00 Questo libro traccia la storia dell’estetica da Kant a oggi, dal costituirsi di questa disciplina come disciplina filosofica fino all’attuale messa in questione del suo statuto, delineando il percorso attraverso cui si è giunti alla nozione moderna di estetica. Sergio Givone Storia dell’estetica Laterza pp. 192 €. 8,50 di tutti i tempi, percorrendo addirittura gli itinerari dello “spirito” anche al fine di ricondurre tutta l’epopea Beatles sia come gruppo che come singoli artisti nella più genuina dimensione, fuori dai luoghi comuni ripetutatemen- Gli introvabili L a nuova casa Talete Edizioni (via Chiana 97, 00187 Roma, www.taletedizioni. com) avvia una stimolante collana “Gli introvabili”. Il primo volume è costituito da un dimenticato studio polemico di Antonio Rosmini: Saggio sul comunismo e sul socialismo (introduzione di Luigi Compagna, pp. XVI + 60, € 13,50). Le tesi del comunismo prima definito utopistico, poi scientifico, sono smontate in questo felicemente recuperato libretto di riflessione politica, civile, sociale e morale, opera del grande filosofo, oggi beatificato dalla Chiesa. Il secondo libro è di Filippo Turati: Rifare l’Italia e altri scritti (a cura di Aldo G. Ricci, pp. XX + 192, € 20). E’ un testo fra i maggiori della tradizione socialista riformista: si tratta di un lunghissimo discorso, pronunciato da Turati alla Camera nel 1920, come modello di edificazione economica della società italiana. Qui viene opportunamente integrato da travagliati interventi svolti dall’autore a congressi del Psi (1919 e 1921), polemici verso massimalismo e comunismo. M. B. Neria De Giovanni A tavola con Grazia Il Leone Verde pp. 110 €. 10,00 te percorsi nel corso degli anni. E lo fa con il contributo di persone esperte, da Rolando Giambelli, presidente dell’Associazione beatlesiani d’Italia a Don Backy (ex braccio destro di Adriano Celentano), grande autore e interprete della canzone popolare italiana, la dottoressa Silvia Panetta, che ha discusso presso l’Università di Bologna “Alma Mater Studiorum”, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea in Dams-cinema, la tesi: “Help, fenomenologia beatlesiana in Italia, che ha curato per questo libro anche una speciale e originalissima biografia del quartetto, e si è occupata della revisione totale del testo e della sua strutturazione, la dottoressa Daniela Longo, laureata in lingue e culture europee, che ha discusso all’Università di Catania la tesi: “Lucy in the sky with Alice, il nonsense nei Beatles, con un aiuto che non poteva mancare (“With a little help from my frieds”), della dottoressa Marta Miccoli autrice della tesi: “Parola di Beatles – Analisi del testo verbale nell’opera dei Beatles”, discussa all’Università di Bari. L’85 per cento delle canzoni dei “Fab Four” contengono parole o di carattere sentimentale adolescenziale, come la stragrande maggioranza dei cantanti italiani e stranieri, oppure messaggi di amicizia, pace, amore, solidarieta’, speranza, giustizia. L’impegno per la pace e i diritti umani da parte di John Lennon è passata ormai alla storia, così come il grande concerto di beneficenza organizzato da George Harrison nel 1091, per il Bangla Desh dilaniato dalla guerra, mentre vi sono addirittura opere a carattere religioso di Paul MCcarteney: “Liverpool Oratorio” del 1991 ed “Ecce Cor meun” del 2006 Grazia Deledda sapeva cucinare molto bene. Così anche in Continente guardava con attenzione le donne di famiglia per imparare i segreti della polenta o dei piatti di pesce. Ricordava, con una punta di ironia, che quando il messo dell’ambasciata di Svezia nel novembre 1927 le portò la comunicazione del conferimento del Premio Nobel, le baciò la mano che odorava di cipolla in quanto la scrittrice aveva appena finito di preparare un gustoso soffritto per il sugo! Dal racconto del diario inedito di un Raphael Stainville missionario francese, Raphaël Stainville Grande male. Turchia 1909 fa rivivere il massacro degli Armeni, in San Paolo Turchia, un genocidio che, dopo quasi pp. 192 €. 16,00 un secolo, è ancora oggi negato. Una testimonianza storica eccezionale. L’autore è un giovane giornalista di Le Figaro che racconta come un suo soggiorno in Turchia, all’interno di un convento cristiano, l’abbia fatto imbattere con un documento eccezionale datato 1909, un manoscritto anonimo di un sacerdote. A cura di R. Giaquinta Dmitrij D. Sostakovic (1906-1975) Olschki pp. XII-362 €. 40,00 I saggi presentati nel volume (in italiano, inglese e russo) seguono alcune direttrici principali, oltre a quella squisitamente musicale: gli interessi letterari di Sostakovic e la relazione con le fonti delle sue composizioni, l’elaborazione di nuove forme di teatro d’opera e la produzione per il cinema, i rapporti con le associazioni musicali del tempo e infine alcuni aspetti della recezione della sua opera in Gran Bretagna e Italia. Bisogna stare attenti a esprimere un desiderio: c’è il rischio che venga esaudito! È quello che succede a tre intraprendenti bambini i quali, incuriositi dall’acqua che esce dal rubinetto, si trovano tanto piccoli da poterne risalire il corso... dall’interno! Inizia così un’incredibile avventura... Yazken Andrèassian, Julien Lerat L’acqua... dal fiume al bicchiere Dedalo pp. 72 €. 7,50 N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre LIBRI DA LEGGERE A cura di Peter Hill Olivier Messiaen Il Saggiatore pp. 506 €. 25,00 A cento anni dalla nascita di Messiaen mancava in Italia un’opera che analizzasse la produzione di uno dei più grandi musicisti del secolo scorso. Tale lacuna viene ora colmata da questo volume curato dal pianista e musicologo inglese Peter Hill. LIBRI LEGGERE è CULTURA Una casa senza biblioteca è come una fortezza senza armeria (da un antico detto monastico) a cura di Maria Grazia D’Ettoris Otto Autori in cerca del colpevole Claudia Pitotti N ell’ultima fatica di Francesco Rodolfo Russo Il colpevole è Maigret (Giancarlo Zedde editore, Torino 2008, pp. 247, € 15,00) uno dei personaggi sostiene: “In questa vicenda tutti parlano poco. Nascondono qualcosa”. L’affermazione ben riassume lo spirito del romanzo: sapiente nella costruzione della trama e dei misteri che terranno inchiodati i lettori fino all’ultima pagina. Un romanzo assai innovativo, soprattutto perché scritto a più mani. Proprio così! In questa nuova ed ennesima avventura, Russo non è solo. In qualità di Narratore principale e sapiente armonizzatore del tutto, egli dà vita a una struttura narrativa che si sviluppa con la collaborazione di altri sette autori (Giancarlo Loffarelli, Arrigo Casalini, Laura De Bortoli, Gabriella Geddo, Antonietta Lombardozzi, Anna Maccario e Pierpaolo Rovero) che nella vicenda del romanzo svolgono un lavoro affine ai personaggi che interpretano. Come afferma lo stesso Russo nella Nota introduttiva, a un progetto narrativo principale, si sono sommati, di volta in volta, l’immaginazione e i nuovi spunti offerti dai vari autori che hanno, tra l’altro, lavorato per parecchio tempo all’insaputa del finale prospettato dal curatore Russo, la cui azione, leggiamo ancora nella Nota, è stata assai impegnativa, proprio per lo sforzo di “armonizzare le parti”. Quest’ingegnosa e creativa formula di lavoro è, dunque, alla base de Il colpevole è Maigret, che pertanto può essere considerato a buon diritto un interessante prodotto letterario anche per l’avvincente storia che narra: una frenetica caccia al colpevole per risolvere la misteriosa scomparsa di una professoressa universitaria, la cui vicenda richiama alla mente dei personaggi un simile caso avvenuto quindici anni prima in una villa. In quella circostanza, infatti, durante una festa scomparve una giovane, mentre gli altri partecipan- C ti si divertivano a indagare sulla fittizia sparizione di una persona, interpretando personaggi famosi della letteratura gialla. Si tratta del “party con delitto” di Bordighera, che ricorrerà frequentemente e quasi ossessivamente durante tutto il romanzo. I protagonisti, pertanto, saranno impegnati a sciogliere un enigma foriero di numerose disavventure e indizi depistanti, quesiti lasciati a lungo senza risposta e perplessità da fugare. Un misterioso copione teatrale, «La cantina», pare, inoltre, essere il comune denominatore delle due sparizioni, ma toccherà ai protagonisti capire se è veramente quello il fulcro attorno al quale passato e presente si saldano insieme. Il lavoro a più mani registra un successo anche a livello stilistico: nella porzione di storia affidata a ciascuno, infatti, ogni singolo autore rivela il proprio stile e offre una variegata e dinamica veduta della vicenda che sta vivendo. Quest’ultimo è del resto un altro dichiarato (se non proprio il principale) obiettivo che Russo onservali nella tua Italo Zandonella Callagher La valanga di Selvapiana Longanesi pp. 314 €. 18,60 La “Strada degli Alpini” è una delle più belle vie ferrate dell’intero arco alpino e corre lungo il gruppo dolomitico del Popèra, nel Comèlico Superiore, in provincia di Belluno. Italo Zandonella Callagher descrive un episodio dell’inverno 19161917, quando una valanga travolse più di quaranta riservisti impegnati a rifornire l’avamposto incaricato di conquistare il Passo della Sentinella. Eric Christiansen Le crociate del Nord Il Mulino pp. 346 €. 14,00 Le crociate del Nord sono meno note di quelle dirette in Terrasanta, ma ebbero un successo molto maggiore. I Cavalieri Teutonici che ne furono protagonisti spinsero avanti la frontiera cattolica conquistando, colonizzando e cristianizzando un vasto territorio nelle regioni baltiche, e spingendosi fin dentro la Russia. 11 INSERTO Luca Fezzi Il tribuno Clodio Laterza pp. 148 €. 12,00 e gli altri autori si sono prefissati, così come possiamo leggere, ancora una volta, nella Nota introduttiva. È rilevante ricordare anche l’apporto tecnico alla storia da parte degli autori che sono rimasti maggiormente agganciati alla loro vita reale. Ecco allora, per esempio, le pagine scritte dall’investigatrice della polizia scientifica impreziosirsi di interessanti dettagli tecnici, noti a chi è del mestiere e avvincenti per il lettore che se li vede proporre per la priva volta e che si sente talmente coinvolto dalle progressive scoperte della dottoressa Leccese tanto da immaginare di trovarsi in quel laboratorio davanti a lei e alla sua equipe, mentre analizzano i reperti sottratti alla scena del crimine. Di capitolo in capitolo, di veduta in veduta, la storia avanza fino ad arrivare alle ultime incalzanti battute con cui, quasi come in un concitato diverbio teatrale, si giunge all’epilogo: inesorabile momento in cui i personaggi gettano la maschera e il lettore comprende finalmente il significato di Maigret e della sua colpevolezza. B Publio Clodio Pulcro (93-52 a.C.) nasce da una famiglia di antichissima nobiltà. Fratello della spregiudicata Clodia, la lesbia cantata da Catullo, sin dagli inizi della carriera politica si rende protagonista di gravi scandali, uscendone miracolosamente indenne. Nel 60 a.C. abiura le proprie origini patrizie divenendo plebeo; due anni dopo si fa eleggere tribuno e inizia una folgorante ascesa politica sorretto dal favore del popolo. Victor Davis Hanson Una guerra diversa da tutte le altre Garzanti pp. 471 € 35,00 Ferocemente combattuta tra il 431 e il 404 a.C., grandiosa e tragica, la guerra del Peloponneso ha avuto un perdente d’eccezione: la splendida e superba Atene, superpotenza democratica e imperialista, la città di Pericle, Sofocle, Platone e Aristofane. Ha avuto anche un cronista straordinario: Tucidide, il primo grande storico, l’inventore della storia politica. Abraham Lustgarten Il grande treno Longanesi pp. 284 €. 16,60 Nell’estate del 2006 viene inaugurata la linea ferroviaria che collega Pechino a Lhasa, la capitale del Tibet: un evento che corona un progetto ambizioso, la cui realizzazione è durata oltre quarant’anni. Il piano fu presentato come una politica di apertura verso una zona remota e primitiva che da quella magnifica opportunità doveva trarre solo vantaggi. Ma dietro quell’impresa, a cui per primo aveva pensato lo stesso Mao, c’era ben altro. A poco a poco il governo di Pechino ha scoperto le sue carte: il Tibet non soltanto era (ed è) un paradiso di risorse minerarie che poteva (e può) consentire alla Cina la completa indipendenza dalle importazioni di materie prime, ma soprattutto una zona strategica nei giochi politici con l’India. Ben lungi dall’aver apportato vantaggi alla Regione autonoma, la ferrovia ha creato flussi incontrollati di immigrazione dalla Cina che hanno provocato un rapido processo di perdita di identità dei tibetani. Il giornalista Abrahm Lustgarten accompagna il lettore lungo l’avvincente e doloroso cammino di un popolo che, malgrado le campagne internazionali e lo spazio riservatogli dai media, è senza voce. Gli ultimi sessant’anni di storia tibetana racchiudono efferatezze di ogni tipo, crudeli ingiustizie, ma soprattutto un silenzio che grida a pieni polmoni. Massimiliano Fiorin La fabbrica dei divorzi San Paolo pp. 304 €. 18,00 In quasi quarant’anni dall’approvazione della legge Fortuna-Baslini, fino a che punto il divorzio ha trasformato la società italiana? Che cosa è rimasto del matrimonio tradizionale, e quali sono le prospettive future della famiglia? Il libro parte dall’esame di ciò che avviene ogni giorno nei tribunali e negli studi degli avvocati, dove la “fabbrica dei divorzi” si muove secondo una logica ferrea da catena di montaggio. Dai fatti raccontati risulta con chiarezza quanto sia opportuno che tutti gli operatori di questo settore - avvocati, magistrati e consulenti - rivedano i loro modi di pensare e di agire. Successivamente, il discorso viene esteso all’intera cultura occidentale, alla ricerca di come e dove tutto sia iniziato. Su un piano più strettamente giuridico, si tenta poi di rompere il tabù dell’intangibilità della legge sul divorzio, indicando modelli alternativi come il cosiddetto covenant marriage, sempre più diffuso negli Stati Uniti, per riscoprire in essi il significato più profondo del matrimonio. iblioteca Julia M. H. Smith L’Europa dopo Roma Il Mulino pp. 436 €. 32,00 Questo volume propone una reinterpretazione del mezzo millennio (500-1000) che sta tra la fine dell’impero romano e la rinascita dell’Europa cristiana, periodo comunemente considerato intermezzo di decadenza e frammentazione, “secoli bui”. L’autrice sostiene che quel periodo è in realtà caratterizzato da grandi e importanti trasformazioni oltreché da marcate differenziazioni locali. A cura di M. Colombi, S. Esposito L’immagine ripresa in parola Meltemi pp. 359 €. 27,00 Questo volume analizza il lavoro che cinema e letteratura svolgono su e con le immagini. I saggi raccolti nella prima parte - Poetiche del cinema - si occupano di diverse rappresentazioni cinematografiche, riflettendo su come e perché i temi di vari film siano stati strutturati attraverso un certo tipo di immagini. La seconda parte prende in esame un genere particolare di tema letterario e cioè il cinema rappresentato dalla letteratura. Marco Bellabarba La giustizia nell’Italia moderna Laterza pp. XVIII-220 €. 24,00 Un acceso dibattito sulla giustizia penale percorre e infiamma l’Italia tra l’inizio del Cinquecento e l’arrivo, tre secoli più tardi, delle armate rivoluzionarie francesi: come rendere una giustizia imparziale e veloce al tempo stesso? Come punire i malfattori conservando il “buon governo” dei territori? Come far sì che le leggi proteggano i deboli e non siano solo al servizio dei potenti? A cura di Wouter Kloek e Bert W. Meijer Fiamminghi e olandesi a Firenze Olschki pp. XVIII-208 € 48,00 Torna in scena il fondo di oltre 900 fogli di scuola fiamminga e olandese, dai primitivi fiamminghi della fine del Quattrocento fino ai vedutisti italianizzanti a cavallo del 1700, con qualche excursus in epoca posteriore. Sono presenti nomi eccellenti, quali Luca di Leida, Gossaert, Breugel il vecchio; manieristi di levatura internazionale quali Spranger e Goltzius e una ricca selezione di artisti del Seicento nordico, tra i quali spiccano i grandi Rubens, Van Dyck e Jordaens. Letteratura Mediterranea INSERTO 12 N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura. I Giovanna Crisà l giornale presso cui lavorava ha chiuso i battenti da un paio di anni e da allora Tess Monaghan, non vive certo uno dei suoi momenti migliori. Senza lavoro e senza sussidio di disoccupazione, trascorre il tempo andandosene a vogare la mattina al Circolo di Canottaggio e a correre la sera per le strade di una Baltimora che non se la passa bene nemmeno lei, col suo triste record di un omicidio al giorno. Tess ha Baltimora Blues incontrato, nelle acque del Circolo, Darryl Paxton, Rock per gli amici, ricercatore di biologia alla Hopkins di Baltimora. Al ristorante del Circolo, le ha fatto una proposta veramente bizzarra: seguire Ava, la sua ragazza, e appurare se era davvero nei guai. Ava aveva trovato lavoro nello studio legale di Michael Abramowitz, l’avvocato difensore della peggiore feccia della città, solo che si assentava misteriosamente dall’ufficio più volte e Rock era preoccupato. Quando le ha spifferato il compenso, trenta dollari all’ora, Tess ha subito accettato. Dopo un paio di pedinamenti, ha fatto subito bingo. Infatti, ha visto Ava entrare in un albergo dove ha messo piede subito dopo mister Abramowitz in persona. Tess stava giusto pensando a come riferire la cosa al povero Rock, quando ha aperto il Beacon-Light e ha letto questa stupefacente notizia: L’avvocato Michael Abramowitz... è stato strangolato la scorsa notte nel suo ufficio... Un sospetto è stato fermato un’ora dopo il delitto... Darryl Paxton, trentatreenne ricercatore della facoltà di medicina della Johns Hopkins. il suo passato familiare con quello degli antichi proprietari dell’edificio in cui si trova ora. Dal canto suo, con una mossa avventata, Eloise ha scommesso l’intero capitale della società d’investimenti per cui lavora e ora deve affrontare l’esito disastroso del suo investimento. La catastrofe professionale imminente la costringe a riesaminare la sua vita, a fare un bilancio di ciò a cui ha rinunciato in nome della carriera, e a riflettere sulla possibilità di recuperare i rapporti personali fino a quel momento trascurati: quello con sua madre, con il suo ex compagno, con il fratello. Nel frattempo la reclusione di Joan nella casa di riposo si rivela sempre più motivata: la perdita di lucidità della vecchiaia sta lentamente cedendo il passo al delirio e alle allucinazioni dell’Alzheimer. E proprio quando sua figlia Eloise, sventato il disastro professionale grazie all’amore del suo ex compagno, è pronta a prendersi cura di lei, Joan si trova a combattere l’ultima battaglia contro i fantasmi del passato. Le stanze illuminate J oan McAllister sta per intraprendere con sua figlia Eloise il viaggio che aspettava da una vita: dopo vent’anni di lontananza torna in Sudafrica, la sua terra natale. Purtroppo al suo rientro la attende una realtà assai poco entusiasmante, ovvero il trasferimento nella costosissima casa di riposo per anziani che sua figlia ha scelto per lei. A colmare il vuoto di questa nuova vita di asettica reclusione sarà la straordinaria scoperta fatta durante il viaggio: un vecchio diario di sua nonna che narra le vicissitudini e le sofferenze di quasi due anni di prigionia in un campo di concentramento, durante la guerra anglo-boera. Joan si trova a lottare contro il peso dei ricordi e l’angoscia provocata da terribili rivelazioni che mettono in relazione Abraham B. Yehoshua Fuoco amico Einaudi pp. 399 €. 19,00 Laura Lippman Baltimora Blues Giano pp. 302 €. 17,50 G. C. U n giallo, due delitti paralleli a distanza di millenni. Il romanzo di Tefkros Michallidis all’inizio appare confuso, o forse lo è sembrato alla sottoscritta che con la matematica non è mai andata d’accordo. Sì, perché questo è un romanzo che racconta di una scoperta che potrebbe minare le fondamenta del mondo dei numeri. In una Parigi del 1900, viene organizzato un congresso di matematica. In questa occasione, hanno modo di conoscersi Stèfanos e Mihail. Il primo è convinto dell’esistenza di un algoritmo che risolverebbe uno dei tanti problemi sollevati dallo studioso David Hilbert, ma Mihail non è d’accordo . Stefanos viene ucciso. Cosa lega il destino della vittima a quello di Ippaso di Metaponto? Stefanos avrebbe risolto uno dei grandi quesiti della matematica, ma il suo Francesca Niccolai Dove ricomincia la vita Edizioni del Leone pp. 93 €. 16,00 successo avrebbe segnato la fine della matematica creativa. Suspense, se non fosse che l’autore inizialmente spiazza il lettore, diremmo che il seguito è avvincente. G. C. Fabio Grimaldi Via dolorosa, via gloriosa Edizioni del Leone pp. 35 €. 6,00 Via insidiosa agonizzanti pensieri solo un vecchio ulivo i rami curvi in un abbraccio Tefkros Michallidis Delitti pitagorici Sonzogno pp. 269 €. 17,50 Via Misericordiosa incommensurabile misericordia azzera le colpe dona la luce “Ruach” in ebraico significa vento, ma anche spirito, e “ruach refaim” è lo spirito dei morti, il fantasma. Il vento, in questo nuovo romanzo di Abraham B. Yehoshua, è quello che si insinua nelle fessure di un grattacielo di recente costruzione a Tel Aviv e provoca sibili e ululati che turbano gli inquilini. Amotz Yaari, il progettista degli ascensori, viene chiamato a indagare e a difendere il buon nome del suo studio dalle accuse che gli vengono rivolte. È la settimana di Hanukkah, una delle feste più amate in Israele, ma non è una settimana facile per Amotz. Sua moglie Daniela, che ama moltissimo è partita per la Tanzania, dove in una specie di esilio volontario vive Yirmiyahu, vedovo della sorella di Daniela. Da quando suo figlio è stato ucciso per sbaglio da un commilitone durante un’azione nei territori occupati, Yirmiyahu non sopporta più di vivere in Israele. Non solo: non vuole più vedere un israeliano o leggere un giornale o un libro scritto in ebraico. Vuole liberarsi dalla storia del suo paese, e per farlo ha accettato un lavoro di contabile al seguito di una spedizione paleoantropologica in Africa. Alla ricerca degli ominidi preistorici, per non rischiare dolorosi incontri con la storia. Al centro del racconto, il ricordo di un giovane ucciso, la rabbia per quelle due parole - “fuoco amico” -, il rifiuto di vivere in un paese continuamente in guerra, ma anche la sete di normalità, l’amore e la testarda volontà di tenere unita la famiglia. Charles Lewinsky La fortuna dei Meyer Einaudi pp. 914 €.19,50 Richard Mason Le stanze illuminate Einaudi pp. 498 €.18,50 Delitti pitagorici Èdouard Bourdet In un’ambientazione metafisica, dove anche il mare, con il suo moto e la sua acqua uterina, diventa personaggio influente, un uomo vive con fatica, progressivamente cedendo al proprio desiderio di resa ad una non vita. Il tempo è quello sospeso dal ricordo di un amore devastante, dapprima cancellato, poi lentamente riaffiorante. Nell’Ottocento gli ebrei svizzeri erano confinati in due villaggi. Uno di questi è Endingen, dove vivono felicemente il probo commerciante di bestiame Salomon Meijer e la sua famiglia. Una sera del 1871 alla loro porta si presenta un lontano cugino che afferma di essere stato ferito nella battaglia di Sedan e di volersi stabilire dai suoi unici parenti. Nessuno in quella pacifica casa intuisce quanti cambiamenti porterà quell’estraneo nelle loro esistenze. Perché Janki, così si chiama il giovane, è sí un po’ sbruffone, ma ha anche il fiuto degli affari e molto spirito di iniziativa, e quindi nel giro di pochi anni non solo avrà sposato una delle ragazze di casa ma sarà il padrone di un fiorente negozio di stoffe francesi a Baden, la città più vicina. Dopo questo primo sommovimento, seguiremo i membri della famiglia Meijer per oltre settant’anni e quattro generazioni, li vedremo schierarsi nel 1893 contro il primo referendum, vagamente antisemita, della Confederazione, prendere, per opportunismo, decisioni che gettano nell’angoscia tutta la stirpe, e, d’altro canto, pagare a caro prezzo scelte coraggiose e coerenti, capiremo perché un battesimo può impedire l’amore fra due giovani e come sia possibile che, quando il mondo ebraico in tutta Europa verrà scompaginato, un medico omosessuale non più giovanissimo possa trovare del tutto inaspettatamente moglie e due figli. E alla fine, quando, nel 1945, si tireranno le somme di questi decenni così ricchi di appassionanti e drammatiche vicende private e storie pubbliche, verrà da dire che tutto sommato, però, hanno avuto fortuna i Meijer: hanno avuto la fortuna di essere ebrei svizzeri, anche se questo non sempre ha consentito loro di essere felici. Religione 14 Cristiani perseguitati, è emergenza internazionale V Domenico Bonvegna iviamo in un mondo in cui ci vuole coraggio per essere se stessi. Ci vuole coraggio per esprimere liberamente il proprio pensiero tramite la parola, la scrittura e l’azione. Ci vuole coraggio per manifestare pienamente la propria fede, tramite la preghiera individuale, il culto collettivo e la testimonianza personale. Lo scrive Magdi Cristiano Allam nella prefazione al libro di Rodolfo Casadei, Il Sangue dell’agnello, edito da Guerini e Associati. In pratica è la condizione di vita dei cristiani che vivono in particolare nell’area del Mediterraneo. Qui i cristiani sono nel mirino degli integralisti, degli estremisti e dei terroristi islamici. La loro vita è minacciata, - scrive Allam - le donne vengono stuprate e costrette a sposare dei musulmani, le chiese vengono assaltate, profanate e date alle fiamme, le loro proprietà vengono requisite o distrutte. Tutto ciò per costringerli con la forza a convertirsi all’islam. Il risultato è che tutti coloro che possono fuggire lo fanno - continua Allam – anche a costo di abbandonare la loro casa, i loro beni e, soprattutto, i loro cari e l’insieme degli affetti che da sempre, da generazioni, da millenni costituiscono il loro habitat naturale. Purtroppo non è solo il Medio Oriente ad essere colpito ma in molti Paesi del mondo, almeno in 60, il diritto alla libertà religiosa è negato o fortemente limitato. Le violenze degli ultimi mesi contro le comunità cristiane in India e in Iraq rappresen tano soltanto la punta di un iceberg molto più vasto e profondo. Proprio in questi giorni l’ACS ( Aiuto alla Chiesa che Soffre) ha presentato il suo Rapporto sulla libertà religiosa. Sono dati e cifre impressionanti, nell’elenco figurano i Paesi comunisti (Cina, Corea del Nord, Cuba, Nyanmar) e un gran numero di Paesi islamici, a cominciare dall’Arabia Saudita dove ai non musulmani è proibito professare la propria fede anche in privato. Ma il continente cui va il tri ste primato dell’intolleranza religiosa è l’Asia, con ben 25 Stati messi sotto accusa, in prima fila Pakistan e Indonesia dove alle limitazioni e alle repressioni di carattere legale (fino alla con- Sandro Mayer, Osvaldo Orlandini La grande storia di padre Pio Cairo pp. 462 €. 14,00 Sandro Mayer e Osvaldo Orlandini ricostruiscono avvenimenti, dettagli, contesto culturale “in presa diretta”, come se scoprissero padre Pio insieme ai loro lettori. Ripercorrono la sua vera esistenza sullo sfondo della grande Storia del nostro Paese. E lo fanno con sensibilità e partecipazione, con un linguaggio che parla al cuore. Partendo dai documenti di cronisti e dalle testimonianze dirette, gli autori rendono viva la materia storiografica immaginando anche dialoghi, sensazioni, sguardi, movimenti. Baruzzo, Zanella, Cenghiaro Verso la vetta Vinicio Dalla Vecchia (1924-1954) Città Nuova pp. 103 €. 24,00 Una persona che dava molto, che in ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero non si limitava alla superficie, ma andava a fondo. Una persona generosa e così affascinante da meritare un ricordo limpido a distanza di tanti anni dalla sua morte. Questo è Vinicio Dalla Vecchia, medico, impegnato attivamente nella Democrazia Cristiana e nell’Azione Cattolica, morto nel 1954, a trent’anni, scalando la parete est del Catinaccio. danna a morte) s’aggiunge il clima di odio so ciale nei riguardi delle altre fedi. Poi c’è l’Iraq, la terra più martoriata dal terrorismo islamico che ha individuato nei cristiani la minoranza da sottomettere con la forza all’arbitrio dell’islam. Monsignor Louis Sako, l’arcivescovo iracheno di Kirkuk, riferendosi al suo Paese, ha detto: «Quando vedo la pulizia etnica in atto contro i cristiani del mio Paese mi sembra di leggere le cronache dei massacri subiti dagli armeni e dai caldei durante la Prima guerra mondiale». Altro fronte di persecuzione dei cristiani è la regione dell’Orissa in India, dove i fondamentalisti indù hanno fatto un teatro dell’orrore. Leggo su Tempi che nella notte fra il 2 e il 3 ottobre un padre e un figlio sono stati uccisi e fatti a pezzi a colpi di ascia fra le rovine della loro casa. Ad oggi il bilancio elenca oltre 5 mila case bruciate, 178 chiese distrutte, 61 morti e 18 mila feriti, 13 scuole e centri sociali danneggiati. Ormai l’eccidio è diventato stillicidio quotidiano. Nel vergognoso silenzio dell’Occidente e dei maître à penser della laicità, la “democratica” India sta operando un vero e proprio genocidio. Come ricorda il direttore dell’agenzia AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, «al di là di qualche sparuta voce – come quella del ministro italiano Frattini – nessun governo ha osato dire qualcosa sui massacri dell’Orissa». In Europa e nel mondo, osserva il missionario, impera infatti «una specie di “cristianofobia” che cerca di scrollarsi di dosso, anche con la menzogna, l’eredità cristiana». Per Luigi Geninazzi si tratta ormai di un’emergenza a livello internazionale, anche se non riesce a fare notizia come l’allarme per i cambiamenti climatici o l’incubo della crisi finanziaria. L’Europa, culla della libertà, dovrebbe far sentire di più la sua voce, gridare il suo sdegno e la sua condanna ed esigere che si metta fine ad una simile barbarie. Invece di fronte a queste uccisioni l’opinione pubblica occidentale ha una reazione ormai scontata: gira la testa dall’altra parte - scrive Ernesto Galli della Loggia su Il Corriere della Sera- Non fa sostanzialmente eccezione, cosa all’apparenza straordinaria, neppure la parte esplicitamente cristiana di quell’opinione pubblica, quasi che avesse il timore, alzando troppo la voce, di rendere le cose ancora peggiori. I L pp. 184 €. 11,00 Questo testo si propone di approfondire il significato della celebrazione eucaristica e di offrire una conoscenza pratica e vitale attraverso il “buon uso” del Lezionario e del Messale. Le “due mense” imbandite da Cristo alla sua Chiesa, adunata dalla Parola per celebrare l’Eucaristia, sono essenziali alla vita del cristiano per essere introdotto nel mistero della salvezza. Andrea Riccardi Paolo uomo dell’incontro Paoline pp. 72 €. 9,50 L’Autore presenta una figura di Paolo lontana dalle agiografie o mitizzazioni di uomo senz’altro eccezionale, fuori dal comune, ma prima di tutto “uomo”. Uomo in una società di uomini, Paolo è intimamente intriso della cultura del proprio tempo di cui è autenticamente figlio: è ebreo, è greco, è cittadino romano.L’Autore lascia parlare Paolo stesso, e agli scritti dell’Apostolo si intrecciano numerosi contributi di studiosi. Riflettiamo con i Libri Mariella Bombardieri Come faccio a essere un bravo genitore Paoline pp. 128 €. 8,00 È la domanda che molti genitori si fanno di fronte ai risultati, non sempre positivi o per lo meno non corrispondenti alle aspettative, della condotta dei figli. L’autrice ha ascoltato e raccolto questa domanda-ritornello negli incontri di consulenza pedagogica, le ha dato contenuto attraverso le brevi e toccanti storie di vita di genitori coinvolti. La Chiesa cattolica ha davvero un grande peso politico? E come spiegare questo peso, se essa non vuole essere un soggetto politico? Si tratta di un abile trucco, o dipende dalla debolezza della politica e della cultura italiana? Oppure il peso politico che la Chiesa effettivamente ha è da situarsi a livello del pre-politico F. D’Agostino, G. Giorello Il peso politico della Chiesa San Paolo pp. 80 €. 11,00 Una nuova schiera di atei, devoti alla scienza quanto gli antichi profeti erano accesi dal loro Signore, ha lanciato una fervida crociata contro la religione, considerata madre di antiche superstizioni e di nuovi fondamentalismi, e dunque causa di molti tra i mali del mondo attuale. Le cose, però, non sono così semplici come ci spiega con umanità e pazienza l’angelo custode di Charles Darwin, a cui presta le parole John Cornwell. John Cornwell L’angelo di Darwin Garzanti pp. 139 €. 12,00 Com’era davvero Joseph Ratzinger da studenGianni Valente te e poi da professore? Come seguiva le lezioRatzinger professore ni, e come le teneva? Che rapporti aveva con i San Paolo suoi colleghi? Come viveva le tante circostanpp. 224 €. 17.00 ze che fanno parte della vita universitaria? Soprattutto: come lo vedevano i suoi ex studenti? Un libro di memorie che ricostruisce il percorso intellettuale dell’attuale papa Benedetto XVI. Chiedono un’aspettativa al lavoro, lasciano la propria terra e partono per un Paese di cui non conoscono la lingua: l’Italia. Superando difficoltà economiche e problemi logistici, si mettono in viaggio con un obiettivo: imparare a essere famiglia. Sono genitori e figli, asiatici ed europei, cattolici e di altre religioni, tutti attratti da una cattedra speciale: la “Scuola Loreto”, sorta nel 1982 a Loppiano, vicino a Firenze. Gianni Bianco Una famiglia grande come il mondo Città Nuova pp. 136 €. 10,00 La cura della salute ha accompagnato lo sviluppo dell’umanità fin dagli albori. Questo libro recupera alcuni degli elementi più significativi che in tutti i tempi hanno caratterizzato questo percorso: dall’elaborazione filosofica alla pratica clinica, dall’educazione all’attività legislativa. ibri dello Felice Ferraris La mensa della Parola e dell’Eucaristia Paoline N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre S pirito Gianni Maritati, Raffaele Iaria Giovanni Muzi Apostolo della Divina Misericordia Città Nuova pp. 136 €. 12,00 Giovanni Muzi diventa sacerdote a ventidue anni e arcivescovo a cinquantuno. Nel 1825, la svolta della sua vita: papa Leone XII lo nomina vescovo di Città di Castello. Per Giovanni Muzi è un ritorno alle radici, dal momento che la sua famiglia è di origini umbre. Inizia per lui un’intensa attività pastorale e culturale che culmina nella fondazione di un nuovo Istituto religioso: le Figlie della Misericordia. Muore nel 1849. Carlos Macias De Lara Giuseppe e i suoi fratelli Paoline pp. 144 €. 10,00 Questo libro offre un itinerario spirituale sulla fraternità, frutto della meditazione dell’autore su una delle storie più belle ed affascinanti della Bibbia, raccontata negli ultimi tredici capitoli del libro della Genesi: quella di Giuseppe, figlio di Giacobbe, venduto come schiavo dai suoi fratelli per invidia e diventato poi viceré in Egitto e salvatore della sua famiglia e del suo popolo durante la carestia. Rossella Semplici La cura della salute Paoline pp. 152 €. 11,00 Francoise Bouchard Bernadette Paoline pp. 288 €. 16,00 Questo nuovo libro su Bernadette di Lourdes e di Nevers aggiunge qualcosa di nuovo? Evidentemente, no. L’autrice, Françoise Bouchard, ha lavorato con molta cura, leggendo numerosi documenti, dei quali ci offre una sintesi raffinata e intelligente. Niente di nuovo sul piano storico, certo, però il messaggio affidato da Nostra Signora di Lourdes a Bernadette e da lei trasmesso al mondo ci guadagna a essere rivisitato e riattualizzato. Ariel Alvarez Valdés Dov’è nascosta l’Arca dell’Alleanza Elledici pp. 128 €. 11,90 Il volume risponde a 12 domande: Dov’è nascosta l’Arca dell’Alleanza? - Sansone ci è presentato come un cattivo esempio? - Chi fu la prima regina d’Israele? - Perché Davide ballò nudo davanti all’Arca? - Perché Ezechiele dovette mangiare un libro? - C’è un vangelo nascosto nel Nuovo Testamento? - Gesù era sposato? - Perché Giovanni non parla degli esorcismi di Gesù? - Chi era Barabba? - Come avvenne la sepoltura di Gesù? - Perché Pietro e Paolo litigarono? - Ci fu un apostolo donna? N° 12/2008 - ANNO XVII - 30 novembre Affitti e condominio Confedilizia risponde La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti innanzi all’Autorità Giudiziaria. I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200 Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.confedilizia.it www.conf ed il iz ia.e u oppure telefonare al numero 06.67.93.489. APPARTAMENTO IN COMPROPRIETÀ E DIRITTO DI VOTO IN ASSEMBLEA Nel caso in cui un’unità immobiliare sia in comproprietà tra più soggetti, si domanda se ciascuno di essi abbia diritto di voto in assemblea. La risposta è negativa. A ciascuna unità immobiliare, infatti, è attribuito un solo voto indipendentemente dal numero degli eventuali comproprietari. DETRAZIONI A FAVORE DEGLI INQUILINI Si chiede di ricevere informazioni sulle principali detrazioni previste a favore degli inquilini. L’art. 16 del D.P.R. 22.12.’86, n. 917 (Testo unico delle imposte sui redditi), così come modificato dalla legge Finanziaria per il 2008, disciplina le diverse detrazioni del canone di locazione in favore degli inquilini. Più specificamente, ai conduttori – titolari di contratti di locazione per abitazione principale stipulati o rinnovati ai sensi della n. 431/’98 (contratti liberi, agevolati, transitori e per studenti universitari) – spetta una detrazione annua di euro 300, se il loro reddito complessivo non supera euro 15.493,71 e di euro 150, se il loro reddito complessivo è compreso tra 15.493,71 e 30.987,41 euro. In caso di redditi superiori, non c’è il diritto ad alcuna detrazione. Peraltro ai conduttori con contratto, sempre per abitazione principale, ma a canone agevolato ai sensi dell’art. 2, comma 3, della stessa legge, spetta una maggiore detrazione complessivamente pari ad euro 495,80, se il reddito non supera 15.493,71 e ad euro 247,90, se il reddito supera euro 15.493,71 ma non euro 30.987,41, limite oltre il quale non è previsto il diritto alla detrazione. SÌ ALL’INDENNITÀ DI AVVIAMENTO PER L’AUTOSCUOLA Si domanda se sia dovuta l’indennità di avviamento commerciale al conduttore che nel locale concessogli in locazione svolga attività di autoscuola. La risposta è affermativa. Secondo la Cassazione, Bruno S. Frey Non solo per denaro Bruno Mondadori pp. XV-172 €. 10,00 “Le persone agiscono solo perché mosse dal desiderio di ottenere un guadagno monetario? Lavorano solo perché sono pagate per farlo? Forse non è proprio così: le persone intraprendono molte azioni semplicemente perché provano piacere nel farlo. E inoltre esistono circostanze in cui una significativa ricompensa di tipo monetario può estromettere quelle che chiamerò ‘motivazioni intrinseche all’azione’. Richard Heinberg Senza petrolio Fazi pp. 177 €. 18,00 L’oro nero è la fonte energetica primaria della civiltà industrializzata e il suo progressivo esaurimento rappresenta un problema che investe ogni aspetto dello stile di vita occidentale. Senza un accordo internazionale per monitorare il calo progressivo del consumo di questa risorsa fondamentale, il mondo dovrà fronteggiare con ogni probabilità un periodo di profonda crisi economica e lo scoppio di una serie di conflitti per il controllo dell’energia. Economia 15 A cura di Gianfranco D’Ettoris infatti, “l’attività didattica impartita nell’autoscuola si accompagna, con carattere di inscindibilità, alla somministrazione di taluni servizi ed all’espletamento di varie incombenze (quali la richiesta del cosiddetto foglio rosa per il discente, l’organizzazione delle visite mediche, il noleggio di veicoli specificamente attrezzati, l’organizzazione per l’espletamento degli esami, i contatti con i pubblici uffici per il rilascio dell’autorizzazione finale) che di per sé integrano un’attività aziendale”. Di conseguenza l’autoscuola “costituisce un’azienda commerciale agli effetti della applicabilità dell’art. 34 della L. 27 luglio 1978, n. 392 per l’attribuzione dell’indennità per la perdita dell’avviamento, nel caso di cessazione del rapporto di locazione relativo all’immobile ove essa avvenga” (sent. n. 3974 del 27.4.’94). SPESE PER LA SOSTITUZIONE DELLA CALDAIA Si domanda se sia legittima una delibera assembleare che ponga a carico anche dei condòmini che si siano distaccati dall’impianto di riscaldamento le spese occorrenti per la sostituzione della caldaia centralizzata. La risposta è affermativa dal momento che l’impianto centralizzato costituisce un accessorio di proprietà comune, al quale tali condòmini potranno comunque riallacciare la propria unità immobiliare (in tal senso Cass. sent. n. 7708 del 29.3.’07). U U Turismo, un progetto pilota n sistema integrato di servizi turistici che comprende otto progetti di strutture alberghiere nelle province di Catania, Messina, Palermo, Caltanissetta e Trapani per un investimento complessivo superiore ai 48 milioni di euro a carico degli imprenditori consorziati, di cui 24 a carico della Finanza Pubblica ( circa 16 milioni Stato e circa 7 milioni Regione Siciliana). È quanto prevede il Contratto di programma tra il ministero dello Sviluppo economico e il Consorzio Turistico Siciliano ‘Scarl’, formalizzato presso la sede del dicastero di via Veneto, alla presenza del ministro Claudio Scajola. “Si tratta di un progetto pilota per un settore vitale del nostro Paese ed è importante che parta dalla Sici- Come faccio a scrivere un curriculum anticestinatura? Quali domande mi faranno al colloquio? Dove vado a cercare le offerte più adatte a me? Quali contratti mi possono offrire? Che cosa vogliono davvero le aziende? E che cosa faccio se...? Trovare lavoro è più facile di quello che si pensa se solo si sa come farlo. Dal sito leader per la ricerca di personale una guida pratica per trovare finalmente il lavoro della vita. A cura di Solvei Cogliani L’impiegato pubblico Carocci pp. 143 €. 14,50 II volume affronta il tema del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, dal punto di vista della giurisprudenza e degli istituti processuali. L’attenzione si concentra sul “diritto del pubblico impiego” in senso proprio, ovvero sul tentativo di individuare ciò che permane come diritto pubblico nella disciplina dell’impiego al servizio della pubblica amministrazione. Gianfranco Nitti L’olio agli indigenti I l Consiglio UE sta discutendo un progetto di regolamento che prevede la possibilità di inserire anche l’olio d’oliva nel programma di distribuzione di derrate a favore degli indigenti. Ti garantisco la massima attenzione al problema. Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha risposto agli assessori regionali all’agricoltura di Puglia, Enzo Russo, e Calabria, Mario Pirillo, che avevano chiesto il suo intervento per risolvere la crisi dell’olio d’oliva, aggravata dalle calamità atmosferiche che negli ultimi mesi hanno interessato le due regioni. “Con il regolamento CE n. 983/2008 votato dalla Commissione lo scorso 3 ottobre – ha spiegato Zaia - è stato approvato il piano di ripartizione delle risorse per l’esercizio finanziario 2009, con il quale l’Italia dispone di risorse pari a 129.220.273 euro, finalizzate all’acquisto sul mercato comunitario di determinati prodotti alimentari da distribuire agli indigenti, come i cereali, il riso e il latte scremato in polvere”. A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192 Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr tilità A cura di S. Zanella Monster.it Guida al lavoro Mondadori pp. 400 €. 9,90 lia – ha sottolineato il ministro Scajola. Con questo contratto gli imprenditori siciliani fanno la loro parte, mettendoci del loro e dimostrano – ha aggiunto il ministro- che la partnership pubblico -privato funziona”. Il piano progettuale, che coinvolge otto società del settore, prevede la riattivazione di un antico e storico albergo a cinque stelle nel centro di Taormina, la realizzazione di cinque nuovi complessi turistici nelle province di Messina, Catania, Caltanissetta, Trapani e Palermo, l’ampliamento di due impianti esistenti (provincia di Messina e Trapani). L’incremento occupazionale a regime sarà di 246 posti di lavoro annui. Marina Mura Che cos’è la psicologia del turismo Carocci pp. 126 €. 10,00 Quale significato ha assunto oggi il turismo? Quali sono le motivazioni che spingono a viaggiare? Quali i comportamenti tipici del turista? Che cosa si intende con “ecoturismo”? Nel rispondere a questi interrogativi, il testo sottolinea l’impatto che il turismo ha sull’economia, la cultura e l’ambiente e affronta, secondo una prospettiva di psicologia ambientale, i diversi aspetti psico-sociali dell’essere turista. Alberto Pastore, Maria Vernuccio Impresa e comunicazione Apogeo pp. XVIII-625 €. 39,00 Il management della comunicazione rappresenta un elemento fondamentale nel governo delle imprese, alla continua ricerca di consenso e di legittimazione nel loro contesto di riferimento. Questo libro affronta il tema del governo della comunicazione d’impresa sotto il profilo teorico, degli strumenti manageriali e delle tecniche operative, anche attraverso il sistematico ricorso a casi studio presentati dai diretti protagonisti. Serena Zoli Il lavoro smobilita l’uomo Longanesi pp. 216 €. 14,60 C’era una volta il lavoro... E ora? Negli ultimi due decenni, o poco più, il lavoro ha subito uno stravolgimento che lascia smarriti. Era il pilastro centrale del nostro mondo. Oltre alla sicurezza economica, sostanziava le nostre identità e i nostri sogni, individuali e collettivi, e dava un forte senso di appartenenza a un’azienda, a un progetto, a una società. Poi il lavoro si è “corrotto”: Stefano Chiarlone L’economia dell’India Carocci pp. 164 €. 13,50 La storia economica indiana moderna inizia nel 1947 con l’indipendenza dal Regno Unito. Fino agli anni ottanta, l’India ha favorito il controllo pubblico delle imprese e sottomesso quelle private a divieti e obblighi di licenza. In seguito ha virato verso la liberalizzazione e l’apertura internazionale, che accelerano dagli anni novanta. Oggi, l’India ha un’economia prevalentemente basata sui servizi, anche avanzati. Nicoletta Hristodorescu Eva, Venere e Minerva Il potere della donna Eva, Venere e Minerva rappresentano le tre principali tipologie psicosessuali femminili che determinano in maniera differente il potere della donna. Queste tre tipologie si sono differenziate nel corso dell’evoluzione umana per l’effetto combinato di fattori genetici, costituzionali e sociali. Eva personifica il tipo materno, che compie investimenti affettivi sulle funzioni materne e la famiglia, mentre le tipologie femminili di Venere e di Minerva investono sulle proprie capacità fisiche ed intellettive. I riferimenti alla tradizione biblica e mitologica, pur essendo semplicemente metaforici, hanno comunque una duplice pertinenza psicologica. Ognuna di queste tre figure muliebri è rappresentativa di un determinato percorso psicosociologico della femminilità, riferibile alla specificità del romanzo familiare individuale, all’incidenza formativa dei vari stadi di maturazione attraversati e al continuum delle possibili scelte autorealizzative. I grossi mutamenti che si sono verificati nelle funzioni sociali della donna alla fine del Novecento e nel primo decennio del Duemila hanno investito in pieno non solo la famiglia, ma anche le strutture economiche e culturali delle società occidentali, con conseguenze particolarmente gravose per le giovani generazioni. Il lavoro della Hristodorescu è un’avanzata ricerca nel campo della Psicosociologia cognitiva. In maniera rigorosa, l’autrice, partendo dai contributi della psicoanalisi freudiana (criticata dalle teorie femministe postsessantottine), offre un valido strumento per una rilettura interculturale dell’ampio dibattito relativo al rapporto consapevole ed inconsapevole della donna con il proprio corpo. Solleva pertanto un quesito di fondo che riguarda la possibilità di reperire strumenti di verifica e di convalida più rigorosi, nell’ambito delle Scienze umane. (dalla Premessa) I-88900 Crotone, via Lucifero 40 tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413 ISBN 978-88-89341-12-4 pp. 311, € 19,00