Periodico della Comunità degli Italiani
“Dante Alighieri” di Isola
Dicembre 2005
Anno VI
Numero 23
EDIZIONE SPECIALE
ISOLA
e
ruzio
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e
L
nel secolo
XIX
ISOLA
E
L’ISTRUZIONE
NEL SECOLO
DICIANNOVESIMO
ATTRAVERSO BREVI
PERCORSI STORICI
DELL’ISTRIA
di Giorgio Dudine
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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La Colomba - Anno VI - N° 23
PREMESSA
Questa modesta raccolta di eventi che abbiamo intitolato
“Isola e l’istruzione nel secolo XIX”
comprende tre capitoli:
Š APPUNTI STORICI 1797 - 1815
Tratta gli avvenimenti che hanno scosso l’Istria a partire dalla fine della Serenssima fino alla stabilizzazione dell’Austria nelle
nostre terre. Ci siamo soffermati in particolare sul periodo francese, dato che quest’anno ricorre il bicentenario della venuta di
Napoleone Bonaparte in Istria (1805);
Š L’ISTRUZIONE IN ISTRIA
Riassume in linee generali gli ordinamenti scolastici, i metodi
adottati e le caratteristiche della scuola in Istria, in seguito ai
cambiamenti storico - politici e ambientali;
Š SCOLARIZZAZIONE A ISOLA NEL SECOLO XIX
È riservato all’alternanza di progressi e regressi dell’istruzione
isolana e ad alcuni avvenimenti che ne hanno fatto da cornice.
Anniversari
1805 - 2005 - 200° anniversario dell’arrivo delle truppe di Napoleone in Istria.
1815 - 2005 - 190° anniversario dell’arrivo del Congresso di
Vienna che sancì il passaggio di tutta l’Istria agli
Asburgo.
1875 - 2005 - 130° anniversario della fondazione dell’Orchestra
d’ottoni isolana
1885 - 2005 - 120° anniversario dell’inaugurazione dell’attuale
Cimitero di Isola.
1895 - 2005 - 110° anniversario della scomparsa del benemerito
parroco di Isola don Giovanni Zamarin.
Ringraziamento
Si ringraziano le signore Anita Zaro (mastrili) e Anita Depase (cica) per il prezioso contributo fotografico.
Avvertenza
La Colomba, il periodico della C.I. “Dante Alighieri” di Isola, dal 2004 è presente anche su Internet all’indirizzo
www.lapiazzamercato.it/upload/lacolomba/lacolomba.pdf in formato PDF. Pertanto, anche in questo numero, non scriveremo il segno diacritico (cioè la pipetta) sulle consonanti slovene “c” “s” “z”. Del resto questo sistema è diffusissimo proprio su Internet a causa della non accettazione di detti segni grafici da parte dei programmi. Per questa
nostra scelta obbligata ci scusiamo fin d’ora.
Quest’edizione speciale del periodico LA COLOMBA è stata realizzata e distribuita con i contributi finanziari
del Ministero per la Cultura della RS, del Comune di Isola, della Comunità Autogestita della Nazionalità
Italiana di Isola, dell’Unione Italiana di Fiume e dell’Università Popolare di Trieste.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
La Colomba - Anno VI - N° 23
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APPUNTI STORICI
1797 - 1815
uesto capitolo è dedicato a una sintesi degli
eventi che scuotono le nostre terre a partire
dalla fine della Repubblica di Venezia in poi.
Sono anni difficili per la nostra gente, anni
in cui gli Istriani sono costretti a doversi adeguare a tutte le
situazioni dettate dai vari padroni che si contendono la nostra bella penisola e ai vari governi che si alternano
alla
sua guida. Sono
anni vissuti con
trepidazione e
nervosismo, accompagnati da
continui conflitti. La popolazioTrattato di Campoformido
ne assiste impotente a un regresso in tutti i campi giacché subissata da una valanga di riforme che
non riesce ad accettare. Neanche quelle positive.
Q
Agli inizi del
secolo XIX la situazione politica
in Istria è piuttosto complessa.
Con il Trattato
di Campoformido, firmato il 17
ottobre 1797 tra
Napoleone Bonaparte e
il
conte Louis de
Cobentzel che
rappresentava
Napoleone Bonaparte
l’Impero Asburgico, l’Austria perde l’Olanda, Milano e
Mantova, ma acquisisce Venezia, l’Istria e la Dalmazia.
La prima città istriana a essere occupata è Capodistria e subito dopo tutta la regione. A capo del governo
provvisorio con sede in questa città è designato Philip
von Roth che, pur essendo
ostacolato dai filofrancesi, riesce a portare a compimento
alcuni miglioramenti specialmente nel campo amministrativo.
Questo stato di cose però
dura pochi anni e ben presto
scoppia un nuovo conflitto
tra Francia e Austria e nel
1805 Napoleone e Francesco
II firmano la Pace di Presburgo (Bratislava). Con questo atto cessa di esistere il
Sacro Romano Impero. L’Austria è costretta a rinunciare
all’Istria veneta. Il territorio
istriano annesso alla Francia
prende il nome di Ducato d’Istria del neocostituito Regno
d'Italia. Diviso in sette canto- Jean-Baptiste Bessières
Duca d’Istria
ni, è assegnato al Maresciallo
Jean-Baptiste Bessières
che, grazie a quest'incarico, viene nominato Duca d'Istria.
La Prefettura, con sede a Capodistria, è affidata al
barone e cavaliere della Legion d’onore, l’avvocato dal-
Valle delle saline di Sicciole nel 1807
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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La Colomba - Anno VI - N° 23
mata Angelo Calafati,
mentre la sottoprefettura
ha domicilio a Rovigno. I
confini del Ducato vengono
definitivamente regolati
nel 1807 con la Convenzione di Fontainbleu. All’Austria rimane la contea di
Pisino, già sotto il suo dominio fin dal secolo XIV.
Allo scopo di far fronte a
ogni attacco nemico, la liMedaglia napoleonica
nea di demarcazione viene
col tempio d'Augusto a
portata all’Isonzo e preciPola che celebra la
samente da Canale alla fo"Conquista dell'Istria"
ce del fiume. Sempre nel
1807 si organizza il corpo
di Guardia Nazionale, nel quale sono inclusi tutti gli
uomini dai 18 ai 60 anni d’età, che hanno dimestichezza con le armi. Inoltre, per garantire una migliore difesa della costa, le cittadine di Capodistria, Pirano, Parenzo, Rovigno e Pola vengono fornite di armi adatte a
tale scopo.
Sebbene il governo francese basasse tutte le sue leggi sul principio d’uguaglianza di tutti i cittadini e si
adoperasse per portare migliorie nella zona, troppi e repentini sono i cambiamenti:
Strada Isola - Semedella costruita durante
il dominio francese
Isola, Fontana Fora (Fontanon) costruita
nel periodo delle Province Illiriche
- si aboliscono gli statuti municipali e si adotta il codice civile, detto anche napoleonico (rimasto un modello imitato da molte nazioni europee per tutto
l’Ottocento, in quanto le libertà conquistate dalla
borghesia trovavano un’organica espressione giuridica);
- si sopprimono le baronie e tutto quanto può ricondurre al feudalesimo;
- si introduce la
coscrizione militare obbligatoria;
- vengono incamerati i beni delle
confraternite religiose
- si esercita uno
stretto controllo
sulla vita ecclesiastica.
Tutto ciò, come già
detto, fa offuscare
anche quanto di positivo viene portato a
termine in questo periodo. Il malcontento
aumenta anche perDivise dell’esercito del
ché le continue e coRegno d’Italia
stose campagne militari rappresentano un prezzo troppo alto per la popolazione.
Le imposizioni, le requisizioni, le ruberie delle truppe
d’occupazione, lo sconvolgimento e l’interruzione di
molte attività economiche, la carenza di viveri, la pesante ingerenza delle autorità francesi nella vita interna, le offese al sentimento religioso, finirono con lo screditare completamente le istituzioni repubblicane agli
occhi delle masse, incapaci di apprezzare una libertà di
cui non sapevano che cosa farsene e un’uguaglianza che
rimaneva su un piano esclusivamente giuridico - formale.
Approfittando di un nuovo conflitto tra Francia e Austria, gli Istriani organizzano un’insurrezione a favore
La Reggia di Schoenbrunn
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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La Colomba - Anno VI - N° 23
1809 - Capodistria e le sue saline
Le Province Illiriche
di quest’ultima. I Francesi però hanno il sopravvento e
riescono a dominare la situazione disarmando gli insorti.
Nell’ottobre 1809, con la pace di Schoenbrunn, gli
Asburgo sono costretti a cedere alla Francia una buona
fetta dei propri territori che viene incorporata nelle
Province Illiriche dell’Impero francese con sede a Lubiana.
a capo il vicedelegato. La provincia dell’Istria ha quattro distretti: Gorizia, Trieste, Capodistria e Rovigno.
Le Province Illiriche, che in larghezza misurano 200
km e in lunghezza 750, quindi a forma stretta e allungata, hanno una superficie di 55.000 km2 con un milione e mezzo di abitanti.
I problemi per governare le province però sono tanti
e variegati, come tante e variegate sono le regioni inglobate in esse, spesso molto difficili da tenere sotto controllo. Uno degli ostacoli maggiori è rappresentato dalla diversità nell’ordinamento, nello sviluppo, nella
struttura sociale.
Si costituisce così la Provincia
d'Istria con capoluogo Trieste
che, oltre ai territori della città e
all’Istria già veneta, comprende
pure una parte del Goriziano.
Sei sono le Province Illiriche:
Carinzia, Carniola, Istria, Croazia civile, Dalmazia e Ragusa
(Dubrovnik), con a capo altrettanti intendenti.
Con questa soluzione l’Istria
viene separata dal Regno d’Italia
e l’Austria rimane senza uno
sbocco al mare.
Moneta del 1809
con la scritta
“Napoleone Magno
Imperante”
La provincia è equiparata ai
vari dipartimenti in Francia con
il suo ingegnere per i ponti e le
strade, il suo ispettore del registro fiscale e del demanio pubblico, il suo ispettore delle ipoteche, il suo direttore fiscale, il suo ispettore dei
boschi, delle dogane e delle lotterie.
I distretti sono le unità amministrative inferiori con
Stemma del
Maresciallo
Marmont
Auguste Frédéric Louis Viesse
de Marmont (1774 - 1852), Duca di
Ragusa e dell’Impero, Maresciallo
di Napoleone e Governatore
delle Province Illiriche
Il 16 novembre 1809 il Maresciallo Auguste
Frédéric Louis
Viesse de Marmont
assume
l’incarico di Governatore Generale delle Province Illiriche, nel
cui contesto l’I-
stria è parte integrante.
Ecco come il Caprin descrive la figura del Maresciallo Marmont:
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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La Colomba - Anno VI - N° 23
Era un bel pezzo di soldato, tempra indurita sui
campi di battaglia, l’eroe che a Lodi meritò una spada
di onore, che all’assalto di Malta strappò con le proprie
mani il vessillo dei Cavalieri; l’ingegnoso pioniere che
diresse il passaggio delle artiglierie per il SanBernardo;
il colonnello tempestato di medaglie, che presenta in
un’ora di indescrivibile solennità, al Direttorio di Francia, il fascio di bandiere conquistate al nemico.
(...) Napoleone gli aveva regalato l’Equile di Lipizza,
allora sguarnito di cavalli.
(...) Quando intervenne alla solenne distribuzione di
premi nella sala del Ridotto, visto un fanciullo ricciuto
e di fisionomia intelligente e svegliata lo alzò e se lo pose sulle ginocchia per accarezzarlo.
Quel ragazzino che giocava intanto con gli stivaloni
alla dragona del maresciallo era il futuro storiografo
triestino Pietro Kandler.
Uno tra i primi incarichi del Marmont è quello di
intraprendere una strenua
e sistematica lotta contro il
brigantaggio specialmente
nel meridione dell’Istria alla periferia delle città di
Rovigno, Dignano e Pola e
al nord lungo la strada
Trieste - Fiume.
Così scrive a tal proposito il Maresciallo Marmont nelle sue memorie
“L’illecito era tale e tanto
che gli abitanti dell’Istria
meridionale e di Rovigno non avevano il coraggio di
uscire dalle città senza prima pagare ai briganti un tributo al proprio patrimonio”.
Contro i briganti che terrorizzano l’Istria Marmont
proclama perfino la legge marziale e reparti speciali
hanno il compito di stanare i gruppi di banditi. Con tali metodi riesce nel suo difficile intento e libera la penisola da questa piaga.
In breve tempo i Francesi sopprimono tutti gli ordini religiosi, introducono la censura, organizzano la polizia e regolano la pubblica istruzione.
Tutte queste forzature, assieme al comportamento
inadeguato degli occupatori, rendono la popolazione intollerante.
Ecco un ricordo raccolto dal Caprin sul periodo in cui
Napoleone entra a Trieste.
Donna Catraro, ch’io conobbi lassù, nella sua pingue
campagna, era una di quelle vecchie, che non perdono la
vivacità dell’occhio e conservano il viso sereno: prova
che il tempo le avesse imbiancata la testa unicamente
per rendere solenne l’età. (...) Quella buona vecchia Catraro era un libro aperto di cronaca paesana; parlava
sempre di Napoleone; lo aveva veduto entrare il giorno
29 d’aprile del 1797, allora generale in capo dell’armata, preceduto da cento ussari in casco color arancio e coda, e prender quartiere nel palazzo del conte Brigido; e
lo aveva veduto ripartire l’indomani sul cavallo bianco
lipizzano, regalatogli dai triestini, seguito dai generali
Murat, Berthier, Lannes e Bernadotte, il futuro re di
Svezia. Secondo lei correva publica voce, che il Capuano, allora preside del Magistrato, possedesse un autografo di Bonaparte diretto alla Municipalità, documento scomparso e perduto.
Era poi nel medesimo anno stata spettatrice dell’esodo triestino: la fuga dei cittadini ebbe per conseguenza
la chiusura dei negozi, l’arenamento degli affari; si diffuse la paura e la miseria. I fuggiaschi ripararono alle
città dell’Istria ed a Fiume, salvando quanto di meglio
potevano. Si videro donne che portavano seco persino la
gatta; altre superstiziose la cenere del focolare. Narrava
inoltre, che nel 1805 il generale francese Solignac faceva presidiare Trieste da una truppa di negri americani
di San Domingo. (Entrò in Trieste il 19 novembre con
un distaccamento di 500 uomini: due compagnie di negri, una di dragoni, una di cacciatori, una di granatieri ed una di ussari. Impose in nome del generale Massena 6 milioni, pagabili entro 24 ore, e una quotidiana
consegna di 20.000 razioni di pane, vino, riso, carne e
acquavite per le truppe che dovevano entrare il giorno
appresso in città. Il colonnello Songeon vuotò l’indomani tutte le casse dei publici uffici).
Il periodo della occupazione le era rimasto incancellabile nella mente ed amava ripetere che il Ciriaco (Catraro, uno dei principali membri del ceto mercantile
triestino - ndr), quando l’intendente Ioubert, nel 1809,
non ottenne subilo la imposta contribuzione, fu uno degli ostaggi mandati nella fortezza di Palmanova.
Nell'agosto 1813 l'Austria dichiara guerra alla Francia e occupa le Province Illiriche. Dopo la pace di Parigi
del 1814, si restaurano dappertutto i poteri austriaci.
Congresso di Vienna
Con il Congresso di Vienna del 1815 i nostri territori passano ufficialmente e definitivamente all’Austria, che vi regnerà sovrana per cent’anni.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
La Colomba - Anno VI - N° 23
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L’ISTRUZIONE IN ISTRIA
1800 - 1815
nel breve periodo di dominazione austriaca,
cioè dalla fine della Serenissima (1797) alla venuta di Napoleone (1805) il settore dell’istruzione segna un visibile arresto. Soltanto le migliori
scuole della Repubblica Veneta riescono ancora a mantenere un buon livello d’insegnamento.
Con i cambiamenti di potere, cioè quando l'Austria,
nel 1805 deve cedere parte delle terre annesse a Napoleone, per l’istruzione scolastica arrivano nuove prescrizioni.
Le scuole, che fino a quel momento erano state gestite e curate dal Clero, in questo periodo subiscono un giro di boa. I Francesi restringono le mansioni delle autorità ecclesiastiche sulle scuole, limitandole al massimo.
Nel 1805, quando le truppe di Napoleone giungono
in Istria trovano sette istituti scolastici, quasi tutti con
gravi manchevolezze.
A Capodistria operano un Seminario e un Collegio. Il
primo, sotto la diretta sorveglianza del vescovo, impartisce ai suoi 43 allievi lezioni di grammatica italiana e
latina, di teologia, di filosofia, di retorica e di umanità.
Il secondo, come specifica il Consigliere di Stato, Giulio
N
1806
Rete scolastica in Istria secondo un rapporto del
Consigliere di Stato del Regno d’Italia Giulio
Cesare Bargnani, che senz’altro ha menzionato
soltanto le scuole principali.
Cesare Bargnani, in un suo rapporto presentato al Vice Re d’Italia nell’ottobre 1806, “ebbe la sua origine al
principio del secolo decimottavo, e che per mancanza di
mezzi di sussistenza era andato in deperimento fino al
punto di essere chiuso, lo sarebbe stato infatti, se i sindaci, autorizzati dal consiglio del comune, che ne ha il
giuspadronato, mal soffrendo di veder perire questo istituto, che è l’unico in tutta la
provincia, non vi avessero
provveduto, segnarono essi
nel 1803, con l’approvazione anche di quel governo
una convenzione, in virtù
della quale venne affidata
a sette padri Scolopi la direzione tanto istruttiva,
quanto economica del collegio medesimo.”
A Isola continua ancora
a fiorire il Ginnasio fondato
nel 1794.
Medaglia delle
A Umago “vi sono scuole
Province Illiriche
di leggere, scrivere e di
princìpi di latinità dotate
dal vescovo di Cittanova, che ne ha il giuspadronato di
elezione dei maestri, la sorveglianza, e la disciplina, e
stanno a suo carico gli stipendi dei precettori.”
A Parenzo tre maestri insegnano grammatica, retorica e filosofia.
A Rovigno ci sono due
scuole che impartiscono soltanto lezioni di grammatica, retorica e matematica
Sette sono quindi gli
istituti dei quali solamente
quelli di Capodistria e Isola
idonei a preparare i giovani
per il seminario o per l’università.
La relazione del Bargnani, corredata da molti allegati, uno dei quali è riportato nella pagina seguente
Stemma delle
(G. Dimostrazione della
Province Illiriche
pubblica istruzione nel Distretto dell’Istria), si conclude così: “Dalla breve enumerazione delle pochissime scuole dell’Istria, V.A.I. ravviserà facilmente quanto grave sia il bisogno di attuare in
questo dipartimento un regolare sistema di pubblica
istruzione, istituendo in tutte le comuni urbane almeno
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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La Colomba - Anno VI - N° 23
G - DIMOSTRAZIONE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE NEL DISTRETTO DELL’ISTRIA
Comune
Denominazione
Qualità
dell’istituto
dell’istruzione
Numero dei
maestri
Come sostenute
le spese
Osservazioni
Capodistria
Seminario
Lingue, italiana e latina,
umanità rettorica, filosofia
icologia e matematica
Cinque, ed un
rettore
Col reddito di
pochi fondi prediali, e colle
corrisponsioni
dei seminaristi
È sotto l’immediata direzione
e sorveglianza
del Vescovo.
Capodistria
Collegio
Scuole primarie, lingua latina, rettorica, filosofia e matematiche
Quattro, oltre
un rettore ed
un economo
Colle casse regie della comunità, e colla
mensile corrisponsione dei
convittori
Fu istituito nel
principio del
decimo ottavo
secolo, è di giuspadronato della comunità, la
quale nel 1803,
segnò una convenzione con li
padri Scolopj,
per la direzione
Isola
Scuola
Scuole primarie, latinità,
rettorica e filosofia
tre
Con i redditi
dei due conventi ivi soppressi,
che furono assegnati dall’ex
Governo Veneto
Pirano
Scuola
Grammatica,
rettorica, e filosofia
tre
Colle entrate
comunali
Rovigno
Scuola
Grammatica,
rettorica, e matematica
tre
Colle entrate
comunali
Rovigno
Scuola
Grammatica,
rettorica, e matematica
tre
Colle entrate
comunali
Omago
Scuola
Scuole primarie e principj di
lingua latina
Uno
A peso del Vescovo di Cittanova
Il Vescovo di
Cittanova, ha il
giuspadronato
per la nomina
del maestro
N.B. In ognuna delle suddette scuole, l’istruzione è fatta secondo li metodi ordinari, non conoscendosi ancora
li metodi normali per le scuole primarie.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
La Colomba - Anno VI - N° 23
delle scuole urbane elementari. Per le comuni rustiche,
le quali hanno le loro abitazioni sparse sopra immensi
circondari, non saprei suggerire altro migliore adattato
mezzo alla loro situazione di quello di obbligare i parrochi a prestarsi all’ammaestramento per quanto almeno
l’incomoda distribuzione del caseggiato e gli altri doveri del loro ministero lo possono permettere; molti fra i
parrochi stessi non si mostrarono avversi a questo mio
suggerimento.”
Il Maresciallo Marmont, primo governatore delle
Province Illiriche (nel cui contesto l’Istria era parte integrante), si impegna a risolvere anche i problemi relativi l’istruzione e cerca di riordinare tutto il sistema scolastico, obbligando i Comuni ad aprire scuole primarie
nella lingua d’insegnamento del paese (la langue du
pays).
Nel suo “Editto di Lubiana” del 1810, diviso in sei titoli e 43 capitoli, il Maresciallo Marmont tratta i seguenti argomenti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Gli stabilimenti destinati all'istruzione pubblica
La direzione degli stabilimenti pubblici
Il pubblico ammaestramento
I maestri e i professori
Gli allievi
Le disposizioni generali
Tutti i fanciulli dai 6 ai 12 anni hanno l’obbligo di
frequentare le scuole. Il programma scolastico, che deve essere approvato dal Governatore Generale, verte
sul leggere e sullo scrivere, sugli elementi di aritmetica
e sul catechismo.
La sorveglianza delle scuole primarie è affidata al
Direttore del Ginnasio e negli istituti superiori vengono
introdotte le esercitazioni militari.
Le nomine dei maestri sono lasciate alle competenze
delle autorità locali, le cui approvazioni devono essere
sancite dal Governatore Generale.
Il decennio napoleonico è caratterizzato dagli ideali
di un’istruzione gratuita e accessibile a tutti i cittadini,
svolta nella lingua del popolo, che mira a bandire l’istruzione artificiale e si prefigge di educare l’uomo nella sua interezza. Questi ideali però non riescono a realizzarsi in così breve tempo e, con il ritorno dei regnanti austriaci si assiste al ripristino dei vecchi ordinamenti scolastici.
1815 - 1899
on la caduta dell’Impero Napoleonico, in virtù
dell’articolo 93 del Congresso di Vienna, l’Austria rientra in possesso di tutta l’Istria.
La popolazione ancor sempre subisce passiva i tanti
cambiamenti, desiderosa soltanto di “pace e pane”. Tra
C
9
l’altro l’anno 1817 viene chiamato anche “l’anno della
fame e del tifo”.
In questo periodo si formano Circoli, Capitanati,
Province, Distretti, Capocomuni, Sottocomuni. Il Podestà è scelto dal Governo e il Consiglio Comunale, con
durata triennale, è presieduto dal Commissario distrettuale che dipende dal Capitano Circolare e dal Capo
della Provincia, il quale vigila anche sull’istruzione
pubblica.
Contemporaneamente alle riforme politiche vengono
messe in pratica anche quelle scolastiche.
Uno dei primi cambiamenti nell’ambito dell’istruzione è quello di restituire le scuole al clero, anche se ciò
poteva creare degli
scompensi nel settore didattico e pedagogico, specialmente nelle zone rurali.
Comunque lo Stato
non dimostra grande sensibilità, anzi
fa capire chiaramente la convenienza di una popolazione non istruita. Infatti parla chiaro
Francesco II° al
Congresso di Lubiana: “Voglio sudditi
obbedienti, non cittadini illustri!”
Tra il 1815 e il
1816
il numero delFrancesco II
le scuole in Istria
aumenta notevolFrancesco II d’Asburgo - Lorena (Firenze
1768 - Vienna 1835) è l’ultimo Imperatore del Sacro Romano Impero che, tranne per brevi interruzioni, durò dal 800 al 1806.
Con la pace di Presburgo del dicembre 1805,
dopo la clamorosa sconfitta ad Austerlitz contro
Napoleone, Francesco II deve rinunciare al titolo
di Imperatore del Sacro Romano Impero e accontentarsi di quello meno pomposo di Imperatore
d’Austria, con il nome di Francesco I.
mente. Si aprono sei caposcuole normali e 27 elementari per maschi e femmine e naturalmente il programma
scolastico è compilato in armonia con il Regolamento
politico di Francesco I.
Entrato in vigore nel 1820 il Regolamento scolastico, che durerà fino al 1869, non è altro che un rima-
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
10
La Colomba - Anno VI - N° 23
neggiamento degli editti di Maria Teresa e di Giuseppe
II, ovvero un rimpasto dei principi didattici che il noto
Comenius aveva pubblicato nel 1650.
A destra:
Il mondo di Comenius in una
grafica del 1658
Così Comenius ripartiva la rete scolastica:
- Schola materna (scuola infantile)
- Schola vernacula (scuola popolare o primaria)
- Schola latina (ginnasio o liceo)
- Academia (Università)
Come si può notare è uno
schema divenuto classico e ancora sempre in vigore.
In questo periodo le scuole sono così suddivise:
- Scuola elementare minore (o
primaria)
- Scuola elementare maggiore
- Scuola Reale (ginnasio)
La Scuola elementare minore comprende due classi e deve essere istituita in ogni località
che vanti un libro parrocchiale o
comunque ove lo richiedano le
circostanze.
Le scuole sono previste per
ambo i sessi, ma dividendo sempre i maschi dalle femmine in
classi separate o, se ciò non fosse
possibile, almeno in bancate distinte.
Comenius, nome latino di Jan Amos Komensky, educatore ceco
(1592 - 1670), fondatore della moderna pedagogia, sostenne tra l’altro l’ideale pedagogico della pansofia, ovvero dare a tutti un insegnamento, il
più completo possibile. Ogni alunno deve conoscere il fondamento e la ragione delle cose e l’arte educativa deve imitare la natura, seguendo gli
obiettivi fondamentali pedagogici, riassunti nel trinomio: sapere, virtù
e pietà religiosa.
La Scuola elementare maggiore è formata da quattro classi che preparano i giovani alle arti (artigianato), ai mestieri, al
"traffico di sfera inferiore" e a un
eventuale passaggio alla Scuola
reale.
In ogni circolo, cioè in ogni
Caposcuola, deve funzionare una
Scuola maggiore.
La Scuola reale (ginnasio) è
organizzata in sei classi e a ciclo
completato gli allievi sono pronti per intraprendere gli
studi superiori.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
La Colomba - Anno VI - N° 23
11
dei vangeli, contempla ancora il leggere, lo scrivere, la
calligrafia, l’ortografia, la grammatica, i componimenti
scritti e l‘aritmetica.
Per coloro che intendono dedicarsi alle arti o ai
mestieri meccanici, dopo aver assolto la quarta
classe dell'elementare maggiore, possono frequentare un corso trimestrale di perfezionamento a Trieste o iscriversi all'Istituto politecnico a Vienna.
Per i pochi che proseguono gli
studi al Ginnasio è necessaria
un’ulteriore esercitazione nella
lettura e nella scrittura delle parole latine.
Entrata del Seminario di Capodistria
Il Seminario, l’istituto ecclesiastico dove i futuri sacerdoti ricevono la formazione culturale e spirituale è
frequentato anche da secolari. Chi desidera iscriversi a
questa scuola è tenuto a completare precedentemente
un corso di filosofia di due anni.
L’obbligo scolastico rimane
ancor sempre limitato ai bambini dai 6 ai 12 anni. Ma anche se ci sono delle misure
severissime per punire le
famiglie che non mandano
a scuola i propri figli e i
datori di lavoro che occupano fanciulli in età scolare, questa regola non viene
rispettata. Il numero degli
alunni nelle classi è sempre minore,
la scuola pubblica va gradatamente decadendo e la
schiera degli analfabeti aumenta spaventosamente.
Una delle cause di questo degrado è anche la tassa che
i genitori sono costretti a corrispondere per ogni figlio allievo, il che significa un onere spesso impossibile da
rispettare per la maggioranza dei nuclei familiari.
Per pagarsi i tributi, ad esempio, a Capodistria alcuni bambini si vedono costretti a zappare la terra municipale e a Isola, le femmine, a pettinare la stoppa.
Nelle Scuole reali i programmi prevedono alcune
materie generali per tutti gli allievi e altre specifiche, a
seconda del ramo di studi che ogni singolo giovane intende abbracciare.
Nel 1826 si istituiscono le Scuole di ripetizione
con l'obbligo di includere i ragazzi fino all'età di 15 anni, ma non riescono a decollare. Ben presto sono soppresse perché la frequenza è molto scarsa.
L’organico nelle Scuole elementari consiste in un
solo maestro per ogni classe, e le lezioni sono tenute da
tanti assistenti quante sono le sezioni, o per meglio dire, le aule a disposizione.
Nelle Scuole reali c’è un direttore che insegna stile, grammatica e ortografia, cinque maestri e un catechista.
I passaggi di carriera dei Maestri da una classe all’altra o da una scuola all’altra sono sempre vidimati
dal catechista, l'unico idoneo a giudicare l’insegnante
attraverso la preparazione religiosa dell'alunno, "la materia più importante e più difficile".
Nella Scuola minore il programma d’insegnamento comprende le ore di religione, il leggere, lo scrivere e il far di conto. "Oltre a ciò basterà un'istruzione
pratica nel concetto", cioè fare componimenti scritti.
Nelle scuole femminili è insegnata anche la grammatica e l'avviamento alla conoscenza delle lingue straniere.
La preparazione professionale del curato maestro, in questo periodo, è poco più che nulla. Basta
che egli sappia “leggere speditamente secondo le regole
della prosodia ogni sorta di caratteri stampati che trovansi nei libri prescritti d’istruzione, scrivere speditamente e con bel carattere le diverse qualità di scritture
prescritte” e che conosca “le quattro specie di conti in numeri interi e rotti, nonché la regola del tre e che le sappia prontamente applicare ai diversi casi avvenibili.”
Inoltre “Nel conteggiare a memoria egli deve avere somma facilità; deve intendere la grammatica quanto rendesi necessario onde poter scrivere correttamente; essere
capace di stendere alcuni componimenti indispensabili
nella vita comune; conoscere, oltre la lingua tedesca, la
lingua usata nella Provincia.”
La Scuola maggiore, oltre all'insegnamento della
dottrina cristiana, della storia sacra e alla spiegazione
È giudicato maestro ideale chi espone i saggi calligrafici degli allievi, ma specialmente chi “promuove e
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
12
La Colomba - Anno VI - N° 23
mantiene l’obbedienza, l’ordine, il silenzio e l’applicazione” nella classe, che non introduce altri libri d’insegnamento all’infuori di quelli prescritti e che non dà modo
agli scolari di sviluppare uno spirito individualistico.
Dal 1814 in Istria vige un regime di ferrea disciplina per gli alunni, applicata rigorosamente allo scopo di
insinuare per tempo nei discenti il sentimento dell'obbedienza e del dovere.
Prima dell’inizio delle lezioni gli scolari non possono
muoversi dai posti assegnati. Il comportamento di ogni
allievo deve essere sommesso. Non sono ammessi né
schiamazzi né rumori di alcun genere "od altra azione
indegna di chi brama conseguire una buona educazione." Così si esprime il canonico Cesare Gattoni nella
sua opera SULLA EDUCAZIONE CRISTIANA: "Se i
giovani non devono avere paura del diavolo, io non so
con qual mezzo si potrà far argine alle loro impetuose
passioni."
Per farsi obbedire il maestro usa una ferula. Questa
viene messa in pratica per i falli importanti commessi
dall’alunno. In teoria la punizione corporale dovrebbe
essere autorizzata dal parroco locale ed esercitata dai
genitori o dal “familias”, cioè dal bidello della scuola, finanziato direttamente dagli alunni. È pure sancito
che “il maltrattare lo scolaro, in guisa tale che ne
risenta pregiudizio il suo
fisico, è una grave trasgressione di polizia”. Ma
per farsi obbedire, la maggioranza dei maestri spesso abusa dello strumento
che tiene in mano, con il
tacito benestare delle autorità scolastiche.
Ogni aspirante sacerdote, per diventare tale, deve
sostenere gli esami “della prima classe di progresso nella catechistica e nella pedagogia” e per intraprendere la
carriera di Maestro è sufficiente frequentare un Corso
di pedagogia di sei mesi. I sacerdoti che vogliono insegnare nelle scuole elementari maggiori invece hanno
l’obbligo di frequentare i corsi trimestrali di metodica
organizzati dai direttori delle Caposcuole.
In Istria la prima scuola che abilita all’insegnamento è quella di Rovigno, fondata nel 1819. Consiste in un
corso di tre mesi che poi viene portato a sei. In seguito,
scuole di questo tipo si aprono anche a Pisino, Capodistria, Veglia, Cherso e Lussino. Nel 1848 la durata del
corso è portata a un anno di studio e, più tardi, sarà
prolungato a due anni.
I metodi d’insegnamento sono sempre definiti nel
dettaglio e non lasciano alcuna interpretazione da parte dell’insegnante. Ecco come recita il paragrafo 12 del
Regolamento: “Non potendosi attendere dalla maggior
parte dei maestri delle scuole elementari minori quella
distinta capacità per tenere un ben dedotto e sviluppato
discorso, dovranno essi, lasciata da parte ogni ulteriore
delucidazione, attenersi strettamente a quella che è contenuta nel testo scolastico, dandosi ogni cura che gli allievi ritengano bene a memoria ciò che devono imparare”.
Nei primi decenni di questo
secolo si fa strada in Europa il
metodo Bellancasteriano (da
Andrew Bell e
Joseph Lancaster), chiamato
anche del mutuo
insegnamento o
vicendevole, pensato verso la fine
del Settecento
per riuscire a
istruire un numero rilevante di
alunni pur disponendo di pochi
insegnanti.
Il mutuo insegnamento viene
subito scomuniAndrew Bell
cato dalla Chiesa
Andrew Bell (1753 - 1832), educatore britannico. Trovandosi nel 1786 a dirigere una scuola a
Madras (India) e non riuscendo a reperire maestri idonei, si ingegnò cercando ottimi aiutanti
tra gli allievi più intelligenti e savi, dando il via
al metodo del mutuo insegnamento. Il metodo
diede allettanti frutti, tanto da essere seguito anche da altri educatori.
Joseph Lancaster (1778 - 1838), educatore e riformatore inglese, verso la fine del secolo XVIII
inaugurava a Londra una scuola per bambini poveri. Avvalendosi dell’opera di Bell e apportando
a questa alcuni ritocchi, nel suo saggio “Miglioramento delle classi industriose della società”, riportava i successi ottenuti con questo metodo.
cattolica e pertanto vietato anche in Istria perché reputato periglioso, liberale e cospiratorio, specialmente dopo i motti liberali del 1821.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
La Colomba - Anno VI - N° 23
Secondo
il
metodo Bellancasteriano gli
alunni più grandi, una specie di
vicemaestri,
vengono preparati e coinvolti
dal maestro nell'educazione dei
più piccoli e inesperti. Ogni vicemaestro, sotto
la guida dell'insegnante, tramite un ingegnoso sistema
di divisioni degli alunni, si
13
giornaliere, divise in due turni. Per le scuole maggiori
invece le ore sono cinque.
A seconda del grado d’istruzione la settimana comprende cinque o sei giorni d’insegnamento. Nella maggioranza delle scuole il giovedì è esente dalle lezioni. In
qualche caso però può essere libero soltanto un pomeriggio durante la settimana.
La sfera dei Servizi d'ispezione distrettuale è totalitaria e si estende non solo all’insegnamento, ma anche ai rapporti esterni alla scuola. Ecco alcuni compiti
dell’ispettore:
- sorveglianza sui parroci in relazione al loro obbligo di curare le scuole nella parrocchia, all’istruzione religiosa loro affidata e al loro rapporto con
i maestri;
- ingerenza sui comuni nel mantenere gli impegni
Joseph Lancaster
finanziari assunti;
- controllo sul rispetto dell’obbligo scolastico;
- controllo sul funzionamento
degli ambienti scolastici;
- sorveglianza sulla condotta
pubblica e privata del maestro.
La carica d’Ispettore distrettuale non può assolutamente essere ricoperta da un laico.
L'ispettore è tenuto a compiere
almeno una visita annua in ogni
scuola del distretto e ogni visita è
regolata da un preciso protocollo.
L’ispezione deve svolgersi in una
stagione in cui è presente il maggior numero di alunni. L’arrivo dell’ispettore deve essere preannunciato affinché il maestro possa far
presenziare all’avvenimento i vari
protettori della scuola e i genitori
degli alunni, per assistere alle lezioni e rendere
onore al visitatore.
Oratorio di S. Caterina a Milano, dove si utilizza il metodo del mutuo
L'ispettore è
insegnamento (Torino, Museo del Risorgimento)
salutato dal suono delle campane
prende cura di un piccolo gruppo di scolari.
della chiesa. Al suo arrivo si presenta
Il metodo consiste di tre elementi fondamentali: di- prima dal parroco per farsi un’idea
visione degli alunni in gruppetti, scelta degli allievi più della situazione della scuola. Poi si redotati nella stessa scuola per istruire ogni singolo grup- ca in classe e qui inizia il rito: un dipo, lavoro simultaneo dei gruppi nello stesso locale e scorso diretto agli alunni, una prenello stesso momento. In tal modo un solo maestro può ghiera e l'esecuzione dell'inno. Dopobastare anche per 50 o 100 alunni.
diché incomincia l'interrogazione da
parte dei maestri e del catechista, duStufa in
Il Calendario scolastico prevede l’apertura del- rante la quale l'ispettore controlla l'aghisa
l’anno accademico il 4 novembre e la sua conclusione il bilità dei maestri e degli allievi. Infine
del 1821
21 settembre.
segue la lettura dei nomi dei migliori
Nella scuola minore sono quattro le ore di lezione scolari ai quali va la lode dell'ispetto-
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
14
La Colomba - Anno VI - N° 23
re, seguita dal biasimo
per gli altri. Se il controllo ha esito positivo, il sovrintendente rivolge un
encomio ai maestri, alle
personalità presenti e ai
genitori. Dopo una preghiera licenzia i ragazzi e
quindi, alla presenza delle autorità, enumera e
analizza tutte le manchevolezze riscontrate
durante le lezioni.
Per quanto riguarda
la Scuola materna, in
Istria non figura nessuna
istituzione atta alla cura
e la sorveglianza dei
bambini prescolari, fondata ufficialnente prima
del 1832.
Donna con bambino
(1847-52)
Scuola dell’infanzia del 1837
Nel 1851 l’Imperatore Francesco Giuseppe I decreta
l’apertura di una Scuola Nautica a Rovigno che inizia a
funzionare nell’ottobre 1854 con il capitano Domenico
Costantini, scuola che già nel 1860 cessa la sua attività.
Rovigno nel secolo XIX
Il 23 marzo 1855 viene emanata un’ordinanza che
riordina le scuole pubbliche.
Questi sono i punti essenziali:
- Viene regolata la materia delle scuole materne
(asili infantili) tenendo presente che le istituzioni
devono raccogliere i bambini abbandonati per redimerli dalla cattiva educazione e dalla corruzione della strada. "I fanciulli saranno da esercitarsi nel camminare, nel marciare, nello star seduti, nell'adoperare convenientemente le mani,
etc." Il decreto di apertura di un conservatorio è
di competenza del Concistoro Vescovile ed è valevole per tre anni.
- In ogni scuola elementare maggiore viene introdotto l'insegnamento del disegno.
- Viene disposto l'uso dell'abecedario per la prima
classe, del libro di lettura ed esercizi di lingua
per la seconda classe, e del terzo libro di lettura e
grammatica per la quarta classe.
- I maestri vengono destinati alle singole classi
soltanto in rapporto alla propria capacità e non
alle norme d'avvicendamento.
Dal Protocollo delle scuole di Capodistria è deducibile che nel 1859 l’ultima regola dell’ordinanza viene
cambiata stabilento che il maestro più anziano insegni
sempre nella quarta classe, quello che lo segue nell'anzianità sia designato alla terza, fino ad arrivare all’assistente, che di solito è titolare della prima classe.
Nell’anno 1858, nelle diocesi di Capodistria e Trieste, ci sono 82 prime scuole elementari maschili e 12
femminili. Quest’ultime operano a Muggia, Isola, Pirano, Umago, Cittanova, Buie, Pisino e 5 a Trieste. A Capodistria funzionano le Caposcuole popolari (maschile e
femminile) e altre due si trovano a Pirano e a Pisino.
La diocesi di Parenzo - Pola ha appena 15 prime
scuole elementari maschili e 5 femminili che hanno le
loro sedi a Montona, Dignano, Parenzo, Pola e Albona.
Inoltre a Rovigno ci sono due Caposcuole: una maschile
e una femminile.
La diocesi di Veglia
invece conta 19 primarie maschili e 10 femminili.
Nel 1868 si introducono nuove normative
per la scuola popolare. Con la legge del 29
maggio si definisce il
passaggio alla scuola
laica, accessibile a tutti
i cittadini. La sorveglianza è demandata allo Stato, tramite il Ministero dell’Istruzione. A
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
La Colomba - Anno VI - N° 23
15
1866 - Corpo di guardia austriaco
nei pressi di Santa Lucia
questa legge se ne aggiungono altre che delineano i distretti scolastici, l’istituzione dei Consigli scolastici provinciali, distrettuali e locali. Le Province possono procedere autonomamente in determinate disposizioni che
richiedono una minuta regolazione. Nelle scuole pubbliche popolari insegnano maestri e sottomaestri. Essi
possono passare dallo stato di provvisorietà a quello definitivo con l’attestato di abilitazione all’insegnamento,
ottenuto superando un esame da sostenere dopo aver
insegnato con profitto per almeno due anni.
Il posto di maestro è messo a concorso sul Foglio Ufficiale della Provincia e, una volta nominato, l’educatore non può più essere trasferito in altra scuola se non
previo accordo con l’interessato.
Per le maestre di lavori femminili invece l’incarico è
temporaneo e non dà diritto né alla pensione né ad altre agevolazioni legali.
L’obbligo scolastico degli allievi è compreso tra i 6 e
i 14 anni d’età. L’osservanza è però piuttosto elastica ed
esistono disposizioni speciali che permettono di venir
incontro alle esigenze locali dell’Istria. Senza tali permessi sono comminate pene pecuniarie che applicava direttamente l’autorità scolastica con l’aiuto dell’autorità
giudiziaria.
Il quadro orario per le prime quattro classi contempla da 18 a 24 ore settimanali, mentre queste salgono
fino a 28 per le successive quattro classi.
L’anno scolastico ha la durata di 46 settimane e generalmente la data d’inizio è compresa tra il 1° settembre e il 1° novembre.
Nel 1867 il Ministro decreta una completa Scuola
Magistrale nella provincia a spese dello Stato, con la
seguente motivazione:
“Non conviene dimenticare che lo studente istriano, e
massime quello che si dedica alla male retribuita carriera dell’insegnamento elementare, è per lo più figlio di
poveri parenti, e se pur non poco gli torna poter compiere il corso dei propri studi in una delle città modeste della sua provincia, altrettanto incompatiblie con gli scarsi suoi mezzi di fortuna gli riesce l’attendersi per ben
due anni interi in mezzo alla fastosa e dispendiosa città
quale si è Trieste”.
Scuola Magistrale di Capodistria,
ora sede del Ginnasio sloveno.
La prima Scuola Magistrale in seguito al menzionato decreto è quella di Rovigno che apre i battenti nel
1869. Nell’anno scolastico 1872/73 a Capodistria si
inaugura un Istituto Magistrale di tre anni che diventa
quadriennale nel 1874.
Nel 1875 l’Istituto Magistrale di Capodistria diventa il solo ad istruire insegnanti maschi, a Gorizia rimane la scuola per le maestre, mentre si chiude la Magistrale di Rovigno.
Fino alla conclusione del secolo la frequenza degli
alunni nelle scuole obbligatorie è ancora sempre precaria, in modo particolare quella delle bambine. Ad esempio nell’anno scolastico 1878/79 si ha una presenza
dell’82% dei maschi e appena del 42 % delle femmine.
Va rilevato però che, in quest’epoca, le famiglie privilegiano un’istruzione lavorativa e pertanto assegnano
i loro figli a dei maestri di bottega per fare i garzoni e
apprendere un mestiere. Questa non è però una scuola
dove i giovani imparano a leggere e a scrivere, quindi
dilaga sempre più l’analfabetismo. I ragazzi iniziano
giovanissimi questo tipo d’istruzione e per il loro lavoro non solo non vengono remunerati, ma le famiglie pagano profumatamente il mastro affinché sveli al figlio i
segreti della sua arte. Questi insegnanti che non conoscono la pedagogia, la didattica e la metodica, si fanno
ubbidire opinando continui maltrattamenti verbali e fisici, con il beneplacito dei
genitori che
mirano al risultato finale,
cioè a un figlio
con un buon
mestiere
in
mano, capace
di guadagnare
e di mantenere la sua futura famiglia.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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La Colomba - Anno VI - N° 23
SCOLARIZZAZIONE A ISOLA NEL SECOLO XIX
gli inizi del secolo XIX Isola ha ancora una situazione scolastica molto buona, anche se volta soltanto alle giovani menti maschili.
Grazie al canonico Antonio Pesaro, che nel 1794
aveva fondato una prestigiosa scuola superiore, ora in
questa cittadina c'è una rete scolastica completa, alla
A
quale possono accedere non soltanto i figli dei pochi benestanti, ma anche tutti i giovani volonterosi, con buone capacità intellettuali, provenienti da famiglie meno
abbienti.
La scuola del Pesaro è ubicata nel centro urbano, negli ambienti degli ex conventi dei Servi di Maria e dei
Questa epigrafe commemorativa ridotta
in pessime condizioni e ormai indecifrabile,
si trova sul fianco della casa sita in Via Gregorcic, al numero civico 25. È stata posta in
loco nel 1794, per ricordare ai posteri un importante evento nel campo dell’istruzione:
l’inaugurazione del Ginnasio, voluto e fondato dal canonico isolano Antonio Pesaro,
una scuola che ha dato lustro alla nostra cittadina.
Non ci stancheremo mai di insistere che
questo cimelio, unica e ultima testimonianza palpabile comprovante l’esistenza di un
Ginnaio a Isola, deve essere salvata con urgenza. Sono ormai trascorsi oltre sei anni da quando una delegazione della Comunità degli
Italiani “Dante Alighieri” di Isola, guidata dall’allora presidente Dario Scher, ha tentato di
sensibilizzare le autorità comunali presentando soluzioni economiche di restauro, preparate
dagli architetti calabresi, che nel 1999 operavano ancora nella nostra città, impegnati nella
ristrutturazione di Palazzo Manzioli. Purtroppo la proposta e la documentazione sono state
completamente ignorate
Ecco il testo, ormai illeggibile, inciso sulla lapide:
FRANCISCO AEQUITI, AC D. MARCI PROCURATORI IOHANNI
SENATORI AMPLISSIMO PETRO LEGATO AD SUMMUM
PONTEFICEM PISAURI S. FRATRIBUS VOTIS OMNIBUS ALIETI
PATRONIS NONCUPATIS SUORUM AUSPICIIS SENATUS
MUNIFICENTIA SACRIS IAM D. MAURI AEDOBUS RESTITUTIS ET
MEDICO AEGROTIS PROVISO HUNC LOCUM OLIM SERVORUM D.M.
COENOBIUM NUNC MORIBUS AC STUDIIS PUERORUM CONCESSIT
FRANCISCO BADUARIO PRAETORE MATTHEO LESSIO, NICOLA
DRIOLIO P.I. VIRIS CIVES G.D.M.P.P.
ANNO MDCCIVC. IX KAL: IUL:
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
17
Piantina della zona in cui
si svolgevano le lezioni
del Ginnasio isolano
e oggi Via Vivoda
Via dei “Torsi”, poi Via S. Caterina
La Colomba - Anno VI - N° 23
CONVENTO DEI
SERVI DI MARIA
Vecchia chiesa di
Santa Caterina
SCUOLE
VECCHIE
CORTILE
Via S. Caterina, poi Via Besenghi e oggi Via Gregorcic
Minori Conventuali, soppressi nel 1790. In questi edifici i giovani isolani hanno la possibilità di frequentare le
scuole elementare, ginnasiale e filosofica, con la facoltà
- a studi completati - di accedere al Seminario o all'Università.
Anche dopo il tramonto della Repubblica di Venezia
il Ginnasio isolano continua a fiorire, giacché si avvale
di insegnanti colti e pedagogicamente molto preparati.
In questo periodo Isola
risulta essere l’unica città istriana in grado di
impiegare nelle proprie
scuole maestri concittadini. Infatti il rettore Pesaro è affiancato da don
Nicolò Zaro al quale è affidata la grammatica e
da don Antonio Vascotto
che insegna retorica.
Scopo fondamentale
del Piano di studi della
scuola del Pesaro è quelStemma dell’Austria
lo di istruire la gioventù
1797 - 1805
nella soda morale e nella
cattolica religione, e dirigerla negli esercizi corrispondenti: adunque, un predominio sensibilissimo della morale sulla coltura.
I tre maestri, tutti sacerdoti, a turno hanno anche il
compito, di celebrare la Messa e gli allievi hanno l’obbligo di frequentarla ogni giorno. Inoltre, nei giorni festivi, i docenti devono assistere alle funzioni della parrocchia e provvedere affinché siano presenti anche gli scolari. Tutti i sabati sono dedicati alla spiegazione della
dottrina cattolica per chi frequenta la prima classe. Per
le due classi successive invece si praticano letture di
brani tratti dal catechismo romano.
I compiti del rettore invece sono quelli di insegnare
Mappa dell’Istria del 1799
filosofia e sorvegliare sulla disciplina e sugli studi di
tutte le classi.
Come accennato nel capitolo precedente, nel periodo
a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, soltanto quest’istituto e quello di Capodistria, sono idonei a preparare gli
allievi ad affrontare gli studi universitari.
Una prova tangibile del valore di questo ente educativo isolano è data dal risultato di un sopralluogo effettuato in Istria nel 1799 dal capo del governo provvisorio
Sede della scuola nell’Ottocento, nell’attuale Via
Gregorcic, successivamente chiamata dagli isolani
“scola vecia”. Sulla parete della casa che fa angolo
con l’edificio scolastico (più o meno dietro l’albero
sulla destra), è incastrata la lapide descritta
nella pagina precedente.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
18
La Colomba - Anno VI - N° 23
dell’Istria, cav. Philip von Roth, nelle zone da poco occupate. Trovandosi in visita d’ispezione a Isola, il von
Roth rimane stupefatto dell’alto livello di sapere e di
cultura raggiunto dagli allievi del ginnasio locale e manifesta al corpo docente e all’esimio rettore Antonio Pesaro la sua viva soddisfazione per gli standard raggiunti. E ancor più lo incanta la dimostrazione del sapere
degli allievi, a lui fornita prima del commiato, con la
consegna di un opuscolo di 94 pagine, contenente scritti dei migliori allievi di questa scuola, omaggio che il
von Roth accetta con viva riconoscenza.
Siamo nel 1805 e, come noto, gli Istriani diventano
sudditi di Napoleone Bonaparte. Isola conta 2560 abitanti, che anche se definiti gagliardi, di carnagione bruno-aurea, capelli neri e comportamento focoso, anch’essi vivono stancamente questo periodo di repentini cambiamenti.
I Francesi entrano a Isola il 23 agosto 1806. L’avvenimento viene così ricordato dal giovane Giacomo Besenghi, o meglio Besengo come amava firmarsi, fratello
del più noto Pasquale, il poeta, in una delle sue postille
sparse alla rinfusa nelle opere altrui.
Il nuovo governo naturalmente porta nuove leggi e
con le nuove leggi nuovi problemi.
Tra le tante riforme introdotte dai Francesi in Istria,
quella più esasperante per quest’epoca è senza dubbio
l’allontanamento forzato del clero dall’insegnamento,
attività finora sempre svolta dai religiosi. Quest’imposizione però non tocca Isola. Il Ginnasio non solo continua
ad essere curato e gestito completamente dalla chiesa,
ma rimane sempre in vigore il Piano di studi sancito anni prima dal governo di San Marco, portando avanti
una scuola di stile veneto. E come se ciò non bastasse,
viste le capacità dei maestri e l’ottimo sapere degli allievi, al canonico Pesaro viene riconfermata la carica di
rettore.
A questo punto aggiungiamo un po’ di cronaca cittadina per entrare nello spirito del tempo e ci avvaliamo
ancora di una postilla che il Besengo annota nel 1809:
Giovanni Lodovico Dolce, chirurgo, Antonio Pozzetto,
signor Stefano Moratto, Zuanne Pesaro, Giuseppe
Bruatti, speziale, accusati falsamente presso il Tribunale Francese da Marco Delise e Giovanni Vascotto, come
se fossero stati consenzienti con gl’Inglesi per il rapimento succeduto in porto di due barche di sale, per il
qual motivo furono condannati a sette mesi di carcere ai
Servi di Capodistria e preparato il boia Giacomo Florio
per il taglio della testa di due dei suddetti individui, ma
gratie al Giusto Iddio e alla Beata Vergine Maria ritrovati innocenti, furono posti in libertà.
Il vortice Napoleone Bonaparte porta scompiglio e
disagi, ma vari sono i progetti positivi che si realizzano
a vantaggio della popolazione. Uno di questi è anche il
cambio d’ubicazione dei cimiteri che devono essere lontani dai centri abitati, in quanto poco igenici e portatori di malattie. Fino all’entrata in vigore di questo provvedimento i defunti trovavano degna sepoltura nel terreno che circondava la chiesa parrocchiale. Per Isola il
nuovo cimitero, inaugurato nel 1811, viene portato nella zona San Pietro, vicino al mare.
Palazzo Besenghi
Egli era intento a chiosare gli statuti cittadini quando gli ferì l’orecchio un tintinnio di sciabole sulla gradinata esterna del palazzo. Sorpreso e colpito, gettò la penna d’oca sul tavolo e si precipitò alla porta. Questa si
spalanca e il giovanotto, come in sonno vide farsegli innanzi un brillante stuolo d’ufficiali, lucenti di spalline,
di cordoni e di galloni d’oro, con su i torreggianti “chepì” colossali pennacchi bianchi: recavano ad Isola il saluto del conquistatore, di Napoleone primo.
Ma ritorniamo al nostro Ginnasio che entra in crisi
e inizia il suo tramonto proprio nel 1811, quando il suo
rettore si ammala gravemente. Antonio Pesaro muore il
14 dicembre 1812 e in quell’anno scolastico pure il ginnasio tronca la sua attività.
Questa scuola media, qualche anno dopo, sarà riaperta per un breve periodo, ma con la scomparsa di
Antonio Pesaro si conclude un’epoca straordinariamente felice nel campo dell’istruzione isolana.
Già nel 1814, non appena l’Austria riprende possesso del territorio, si fanno tutti gli sforzi per rimettere in
piedi il Ginnasio ormai chiuso da due anni. Oltre tutto
bisogna tener conto che, con il ritorno degli Asburgo, il
Governo si applica fermamente per restituire le scuole
alla Chiesa e che, sotto Napoleone, questa di Isola era
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
La Colomba - Anno VI - N° 23
Prima pagina del Piano di studi
compilato da don Bortolo Vascotto nel 1814
19
una delle poche scuole rimaste in mano agli ecclesiastici.
Il merito della rapida riapertura del Ginnasio isolano va addebitato senz'altro al barone Lederer, console
generale di Sua Maestà e intendente dell'Istria. Con la
sua prestigiosa posizione e il suo titolo altisonante riesce a sbrigare tutte le pratiche in tempi brevissimi.
Il compito di preparare il Piano di studi viene affidato a don Bortolo Vascotto, che nel compilarlo ricopia
praticamente il testo adottato da Antonio Pesaro dal
1794 in poi. Uniche variazioni risultano il nome del rettore, don Bortolo Vascotto per l'appunto, e il numero dei
docenti: tre sotto la Repubblica Veneta e quattro sotto
l'Impero Asburgico.
L’anno scolastico inizia il 12 novembre e si conclude
il 31 agosto. Oltre alle domeniche e alle festività statali, sono liberi dall’insegnamento tutti i giovedì, gli ultimi due giorni di carnevale, il primo giorno di Quaresima, le festività pasquali e quelle natalizie.
Senza il suo carismatico fondatore, però, la scuola
non regge a lungo e dopo pochi anni - si presume che ciò
avvenga attorno all'anno 1820 - il Ginnasio isolano
chiude tristemente e definitivamente i battenti. Domenico Venturini, storico capodistriano, giunge a questa
deduzione dopo aver consultato un quadernetto manoscritto recante il titolo "Il trionfo de' buoni Cittadini d'Isola all'epoca 1824" dove trova scritto: "La genuina istoria delle incredibili vessazioni inflitte agli Isolani dal feroce commissario distrettuale di Pirano, Felice Lanzi, si
rileva che don Antonio Pugliese, uno degli autori del
piano del 1814, smesso il titolo pomposo di professore di
grammatica, avea assunto quello più modesto, non meno onorifico, di maestro delle scuole popolari." E prosegue ancora: "Il rescritto imperiale del 12 settembre 1818,
Isola anno 1815
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
20
La Colomba - Anno VI - N° 23
che divideva le scuole in primarie, maggiori e tecniche,
pare sia rimasto lettera morta per Isola: i registri dell'ufficio municipale, da me consultati, serbano in proposito un silenzio sconfortante. Cominciava, allora la decadenza intellettuale della nostra città e parallela a questa crescevano con rigoglio meraviglioso tradizioni e leggende, sciocche le une, beffarde le altre: tutte, poi, dirette ad un medesimo fine: quello di affermare la zotichezza e la dappocaggine della gente isolana. Anno per anno, mese per mese, giorno per giorno si diradavano le file della nobiltà cittadina: i topi prendevano formale possesso delle librerie gentilizie: le tradizionali “velade rosse” sbiadivano relegate in fondo a' vecchi canterani, e
l'ultimo dei Contesini, giovane ventisettenne, mezzo
scempiatto, moriva oscuramente nella verde solitudine
dei campi, all'ombra larga ed ospitale di una ficaia."
Il periodo che va dal 1814 al 1851 è quasi privo di dati riguardanti l’istruzione a Isola. A colmare parzialmente questa lacuna ci ha pensato don Attilio Delise,
parroco di Isola prima dell’esodo e fondatore di “Isola
Nostra”, il periodico degli Isolani in esilio. Nel numero
37 del novembre 1968, don Attilio dedica un articolo all’istruzione nella sua amata cittadina dal titolo “Ascesa
e declino di una scuola di vecchia data”, dal quale spulciamo alcune notizie.
(...) Il 26 settembre 1823, alla fine dell'anno scolastico, così ne dava relazione al vescovo don Giacomo Lugnani: “Su una popolazione di 1300 anime, 198 sono i
ragazzi e 184 le femmine che hanno obbligo scolastico;
però frequentano la scuola appena 82, con una classe sola, dove s'insegna provvisoriamente in italiano. C'è un
maestro solo che deve insegnare tutto il giorno dalle otto alle dodici e dalle quattordici alle sedici, ricevendo
dal comune 130 fiorini al mese. Il locale scolastico abbisogna di una pronta riparazione diversamente quel signor maestro e la gioventù studiosa si esporranno, tutti
i giorni, a evidente pericolo di vita." (...) Il 12 agosto, ancora del 1823, l'ispettore distrettuale, a sua volta, faceva la seguente relazione: “Bisogna lodare il possidente
Stefano Moratti quale ispettore comunale, però l'abilità,
l'assiduità e la condotta del maestro Antonio Pugliese,
di anni 50 che deve fare anche da catechista, sono sufficienti. Per essere veritieri l'ispettore in questa sua relazione è poco benigno con il maestro tanto occupato. Il podestà poi, anche lui invitato a fare la sua relazione, si
mostra assai servizievole verso le autorità scolastiche da
raccomandare l'invio di un maestro tedesco; però non
può fare a meno di lamentarsi per l'ambiente scolastico
che deve essere riparato.
Questo testo ci porta un po’ di luce in un periodo
quasi privo di notizie. Il dato che ci sembra poco attendibile quello relativo alle "1300 anime". Probabilmente
si tratta di un errore di stampa, visto che più avanti,
nello stesso articolo, si parla di 5000 anime nel 1877 e
si sottolinea che la popolazione, in cinquant'anni era
quasi raddoppiata.
Confini dei Decanati nel 1847. Il confine
amministrativo clericale con sede a Pirano
comprende anche il comune di Isola
Per rilevare il livello di apatia e ignoranza raggiunto in questi anni dagli Isolani, abbiamo colto questa storiella che, all’epoca, circolava nella zona:
"I maggiorenti del paese, con le maniche della camicia rimboccate, giocavano rumorosamente a bocce, sotto
le mura di cinta, in prossimità della porta principale. In
alto, sulle mura stesse, alcuni monelli si divertivano a
lanciare dei sassolini nel sottostante fossato. Di un tratto i giocatori sospendono la partita: i ragazzi, dal loro
osservatorio eminente, avevano scorto in direzione di
Capodistria un oggetto circonfuso di bagliori, del quale
non sapevano ben precisare la forma e la qualità. Ma
poi furono uditi a gridare:
Son due, tre, sei, nove, dieci…
Domandano gli uomini:
Che c'è egli di nuovo?
Dieci cavalli alla volta d'Isola…
I fanciulli dicevano il vero: sulla ghiaia lubrica di
Punta Villisan avanzavano, sdrucciolando ad ogni piè
sospinto, dieci superbi destrieri bianchi: i cavalieri, che
li montavano, a giudicare dalla ricchezza smagliante
delle uniformi, doveano essere per lo meno generali. Presto, presto: si corre a chiamare il podestà, il quale giunge col fiatone lungo. E prima ancora ch'egli possa formarsi un'idea approssimativa della situazione, al di là
dell'acqua una voce maschia, avvezza al comando, chiede di entrare. Si abbassa il ponte, e in allora fra il primo cittadino e lo straniero s'intavola il dialogo seguente:
- Che Terra è questa?
- Isola, eccellenza.
- Isola… Isola: curioso!… Sulla carta non è segnata: quante anime fa?
- Tremila, eccellenza.
- E di che vive tutta questa gente?
- Della pesca e dell'agricoltura, lustrissimo.
- E che cosa coltivate ne' vostri campi?
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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-
Un po' di vino, un po' d'olio, rape, fagiuoli…
E grano turco?
Non sappiamo che sia…
E patate?…
Non le conosciamo…
Come, come! Non conoscete il granoturco! Ignorate le patate!…
E qui l'eccellenza gallonata snocciolò una dotta dissertazione sul modo di seminare e di usare i due summentovati prodotti; e, andandosene, lasciò detto che all'indomani una barca carica di granaglie e pomi di terra, sarebbe approdata al molo d'Isola… E via al galoppo serrato verso Pirano. Qualcuno, basandosi sulle descrizioni di coloro che avevano servito nell'esercito austriaco, credette di poter ravvisare nel nobile visitatore
l'imperatore Francesco I in persona".
21
stabile lo stipendio è di 22 fiorini mensili, mentre per gli
assistenti la remunerazione varia da 13 a 15. Le maestre poi si trovano in una situazione ancora peggiore.
Quelle di ruolo guadagnano soltanto 16 fiorini e il compenso per le praticanti si aggira tra i 10 e i 12 fiorini. Se
a tutto ciò viene aggiunta la ferrea disciplina dettata
dallo Stato che non dà il minimo spazio all'iniziativa del
maestro nell’interpretazione del programma d’insegnamento, è facile comprendere la carenza di docenti.
Per questo motivo a Isola, negli anni dal 1851 al
Nel 1851, nei registri della cassa civica, dopo tanti
anni, è segnato per la prima volta il nome di un docente. Si tratta di Giuseppe Gleria, estensore di atti notarili a tempo perso. Le cose della coltura elementare erano
scese all’ultima rovina. Il grave pondo di educare le giovani generazioni stava a carico dei Comuni: ma questi
eseguivano il loro dovere nel
peggior modo possibile.
Finalmente appare
anche una scuola
pubblica femminile
(istituita, secondo il
Morteani, non prima
del 1853) con due
classi, nelle quali danno la loro valida opera
le maestre Maria e Teresa Delzotto. Prima esisteva
qualche conservatorio privato,
naturalmente riservato soltanto alle giovani provenienti da famiglie benestanti.
A Isola si
apre anche
una scuola
serale che ha
il vanto di essere la prima
nella regione.
L’esempio
viene
ben
presto seguito da altre
cittadine istriane, prima tra tutte quella di Capodistria
che inagura la scuola serale nel 1858.
C’è grande bisogno di maestri, ma sono rari coloro
che frequentano le scuole magistrali per intraprendere
la carriera di educatore: è un mestiere difficile, faticoso
e mal retribuito. Per la categoria di maestri in pianta
1859, la situazione è sempre molto precaria. Opera una
sola classe con più sezioni, tutte curate da un solo maestro. Nella scuola femminile invece le classi sono due,
anche queste divise in più sezioni e seguite da due maestre. Naturalmente anche le altre località istriane sono
più o meno nelle medesime condizioni.
Come menzionato prcedentemente, nel 1858, accanto alla scuola maschile, a Isola opera anche una scuola
femminile, una delle dodici funzionanti in regione.
L’otto novembre 1857 viene nominato parroco di Isola don Giovanni Zamarin, un curato che rimarrà nei
cuori degli Isolani ancora per moltissimi anni dopo la
sua dipartita, avvenuta il 1° maggio 1895. Don Zamarin porta nuova linfa a questa città e naturalmente nuovi impulsi anche nel settore dell’istruzione. Il suo impegno è totale e dedica molta attenzione specialmente all’educazione e allo sviluppo mentale dei suoi giovani
parrocchiani.
Citiamo ancora uno spezzone del summenzionato articolo di don Attilio:
Questa scuola così precaria deve aver tirato avanti fino a quando il parroco Zamarin nel 1877 scrisse al vescovo questa lagnanza: “Qui a Isola abbiamo solamente
due classi per sesso quando ne abbisognerebbero almeno
quattro per una popolazione di 5.000 anime." E ancora:
"In cinquant'anni le classi erano aumentate di due unità ma la popolazione si era quasi raddoppiata, quindi lo
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squilibrio era
rimasto abbastanza stridente."
Tanti sono
gli impegni di
questo curato,
tutti volti a
rendere la vita
della popolazione isolana più
accettabile. Oltre alla costante cura per i
meno abbienti ai quali non fa
mancare mai
una ciotola di
minestra - vanno annoverate
anche iniziative di grande
valore, come
Questo monumento che custodisce le vedremo in sespoglie dell’amato parroco di Isola guito. Don Zadon Giovanni Zamarin è stato eretto
marin è un pardagli Isolani nel Cimitero locale, in
roco amato e risegno di perenne riconoscenza.
spettato e gli
Isolani non si lasciano perdere l'occasione per esprimergli tutta la loro gratitudine. Questo sacerdote capodistriano per trentasei anni si prodiga al massimo per
rendere quanto più sopportabile la vita dei suoi parrocchiani, offrendo tutto se stesso e riuscendo a invogliare
anche molte altre persone a porgere una mano. Cerca e
ottiene aiuto di ogni genere. Nella sua città natale, ad
esempio, trova il modo per aiutare le future spose isolane, ricevendo dai negozianti dei buoni che egli poi consegna alle famiglie bisognose per l'acquisto del corredo.
Al momento del trapasso ha con sé soltanto pochi spiccioli perché come usava ripetere spesso: “Povero sono
nato e povero voglio morire”.
Nel frattempo Isola arricchisce la sua attività culturale fondando nel 1875 un complesso d’ottoni. Nella
formazione orchestrale si includono tutti coloro che suonano uno strumento a fiato o a percussione. L’idea di
avere un gruppo bandistico non è soltanto ottima per
rallegrare le festività. Questa diventa anche una preziona occasione per offrire ai giovani, musicalmente dotati, l’opportunità di intraprendere lo studio di uno
strumento e di dimostrare, in tempi relativamente brevi, il loro talento.
La piccola banda, affidata ai tratelli Domenico e Nicolò Benvenuti, inizia timidamente le prove al primo
piano della trattoria “Alla fontana” di fronte al “Fontanon”, nella casa che gli Isolani chiamano “biraria” (ora
Complesso bandistico isolano
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sede delle autoambulanze).
Il gruppo migliora sensibilmente le sue prestazioni
con l’arrivo del nuovo maestro, il napoletano Luigi Boccia. Ed ecco che iniziano le prime esibizioni, che ben
presto diventeranno parte integrante di tutti gli avvenimenti isolani.
Il maestro Boccia porta il complesso a livelli molto
buoni, attività che cessa nel 1895 per raggiunti limiti
d’età. A questo punto la bacchetta passerà al piranese
Giuseppe Giraldi che lo dirigerà fino ai primi anni del
Novecento.
Negli anni Ottanta Isola dà il via a quello che risulterà in pochi anni un forte sviluppo industriale. Dal
1881 al 1884 iniziano la loro attività ben quattro conservifici. Il primo, nel 1881, è quello della Société Générale Française des conserves alimentaires, aperto nella
zona di San Pietro. L'idea parte da una ditta francese
con sede a Parigi. La fabbrica che inscatola sardine, anguille, carne bovina, piselli, ma anche prepara pesce salato e aceto, viene chiamata dalla gente locale "dei francesi" o "ai bagni", in quanto ubicata nella zona dove prima operava lo Stabilimento di bagni termali.
Subito dopo è la volta della ditta Carlo Warhanek di
Vienna che apre un'importante industria conserviera di
prodotti ittici e che quarant'anni dopo sarà inglobato
nel grande complesso Arrigoni.
L'anno seguente l'isolano Giovanni Degrassi inaugura un altro conservificio per la lavorazione delle sardine, del pesce salato e dei piselli nella zona del "Fontanon", a poche decine di metri da quello di Warhanek.
Ultima di questa prima serie è la fabbrica dei fratelli Noerdlinger, nel rione di San Pietro, che taglia il nastro nel 1884 e si occupa specialmente della lavorazione
delle prugne.
La rivoluzione industriale cambia completamente la
vita della cittadina. Molte donne che fino a quel momento si sono dedicate in modo esemplare alla casa, ai
figli, alla conduzione familiare, per esigenza iniziano a
lavorare i questi conservifici. A Isola arriva molta forza
lavorativa dai paesetti circostanti, ma anche dai comuni di Capodistria e di Pirano. Man mano che la produzione aumenta c'è bisogno di sempre nuovi lavoratori,
specialmente lavoratrici, spesso anche molto giovani,
che vengono soprannominate fabrichine.
Ciò porta senz'altro un po' di benessere nelle famiglie, ma favorisce poco l'istruzione. Infatti la miseria è
tanta e molte sono le ragazzine che lasciano la scuola
per impiegarsi in fabbrica ancora in tenera età.
Il parroco Zamarin che ha sempre insistito sulla necessità di istruire i giovani, nel 1882 - l’anno coincide
con il suo 25° anniversario della nomina a parroco - riesce ad aprire a Isola una Scuola di ricamo e merletti.
A questo punto è d'obbligo fare una parentesi per
comprendere meglio l'importanza di un’istituzione del
Le allieve della Scuola di merletti di Isola
genere.
Per quanto siamo riusciti a documentarci, Isola è l’unica località istriana che non abbia mai abbandonato la
lavorazione dei merletti, neanche quando l’attività era
del tutto cessata a Burano. Quest’industria veneziana,
a giudicare dai ritratti delle nobildonne, era fiorente in
Istria già nel secolo XV.
Così
Giuseppe
Caprin disserta sui
merletti “Essi compariscono - dice G.
M. Urbani de Gheltof - per la prima
volta nei quadri del
Carpaccio.” Dunque
il nostro Vittore era
il primo a riprodurli, forse perché li
aveva già veduti ornamento delle gentildonne
capodistriane. (...) Dopo la
caduta della Republica quella fine arte femminile scomparve affatto da Burano, e rinacque come scuola e lavoratorio nel 1872 per opera della contessa Marcello e della principessa Chigi - Giovanelli. Una popolana buranese, certa “Cencia Scarpariola”, aveva conservato dei modelli imbastiti sopra carta e continuava nella solitudine
della sua casuccia a lavorare sul cilindro pieno di spilli
e di fuselli. Posta a capo della scuola, essa ha, si può dire, fatto rivivere ques’elegante industria femminile.
Ecco quindi che dieci anni dopo una simile scuola laboratorio nasce anche a Isola. La prima maestra è
Maria Teresa Vascotto e successivamente sono impegnate in questo fine lavoro di trine le maestre Agnese
Tamaro Degrassi e Pia Degrassi. Per un certo periodo le
lezioni si tengono nel Palazzo Besenghi.
Ma cediamo ancora la parola al Caprin.(...) A Isola,
vuole la tradizione che si lavorasse continuamente; alcuni vecchi pescatori asseriscono che si eseguissero merletti al principio del secolo in molte famiglie, del pari che
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della prima guerra mondiale, continuerà a funzionare
fino al 1936, dopodiche tutto
verrà trasferito a Idria,
maestra compresa.
Grazie al grande interessamento del benemerito don
Zamarin, nel 1885 il cimitero viene spostato dalla marina (dove l’acqua penetrava
nelle tombe) al “Primo Ponte”, cioè all’entrata di Isola,
dove si trova tutt’ora.
Ancora un’immagine delle allieve della
Scuola di merletti di Isola
nella vicina Pirano, e la scuola non sarebbe che una risurrezione riordinata della fabricazione domestica che
dava nomi vari ai punti, e li chiamava: a “ volto semplice”, a “volto doppio”, ad “osso di morto”, a “foglia d’olivo”, a “cagnola”, a “scarpa” ecc., nomi che non riscontrano né con la recente né con la vecchia nomenclatura veneziana.
La scuola di merletti di Isola, interrotta nel periodo
Un documento del 1896, che tra l’altro parla dell’istruzione pubblica a Isola, ci fa pervenire dati interessanti e nomi delle persone impegnate in questa meritoria attività.
Consiglio scolastico: Domenico Degrassi - preside,
don Francesco Muiesan, Antonio Cumar, Bortolo Marchetti, Francesco Vascotto, dott. Gracco Pattay e Mauro
Dandri.
Scuola popolare maschile: Antonio Cumar - maestro dirigente, Pietro Devescovi - maestro, conte Geminiano Marcovich - maestro, Andrea Oressech - maestro.
Scuola popolare femminile: Anna Perentin - mae-
Ragazzi isolani sul molo di Isola. La foto è stata scattata attorno all’anno 1890
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stra dirigente, contessa Lucia Marcovich - maestra, Beatrice Benvenuti - maestra, Angela Corgnolan - maestra.
Scuola civica di musica: Luigi Boccia - maestro,
Luigi Degrassi, bidello.
Scuola di merletti: Agnese Degrassi - maestra, Maria Vascotto - maestra.
Le scuole popolari operano nelle vicinanze della sede del Municipio, in ambienti fatiscenti, malsani e insufficienti a una popolazione scolastica in continua crescita. Pertanto il Comune decide che è giunto il momen-
Il Municipio di Isola in
Piazza Grande
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l’Oratorio della chiesa di Santa Caterina e di San Rocco
dirette rispettivamente da Vincenzo Delise, Giacomo
Degrassi, Luigi Colomban, Ugo Degrassi, Matteo Depase e Giacomo Pozzetto.
Il progetto prevede un’area molto ampia e a tale scopo viene scelta quella in centro città dove, cent’anni prima, operava il già glorioso Ginnasio.
Per raggiungere lo scopo si demoliscono alcune case ormai dirocate e la chiesa di Santa Caterina.
Quest’ultima viene
subito ricostruita,
tale e quale, accanto al nuovo edificio.
La struttura
consta di due entrate: quella principale in Via Besenghi (ora Via Gregorcic) per la
Scuola
maschile e di
quella nel
retro per la
to di prendere in seria considerazione le insistenze del
parroco don Giovanni Zamarin che ormai da tempo persevera sulla soluzione del problema. Si vuole erigere un
edificio che duri nel tempo e che rispetti le esigenze di
una scuola moderna, con un numero di aule che possa
ospitare tutti i giovani in età scolare. Si tratta di un
progetto ambizioso che prevede una spesa imponente e
il comune è a corto di mezzi. Ma la causa è nobile e tutti sono pronti a dare una mano nei limiti delle loro possibilità. Un buon apporto giunge dalle sei Confraternite isolane del Santissimo sacramento, della Beata Vergine del Carmine, di San Mauro, di Sant’Andrea, del-
Il nuovo edificio scolastico costruito negli
ultimi anni del XIX secolo
scuola femminile, due istituzioni distinte ma entrambe
inserite nello stesso fabbricato. Davanti all’entrata delle femmine si riesce a ricavare anche lo spazio per un
ampio cortile.
Nel frattempo don Zamarin si ammala e muore il 1°
maggio 1895, ma l’opera da egli voluta continua e si
concretizza, anche nel suo ricordo.
Chiesa di Santa Caterina demolita e ricostruita
alla fine del secolo XIX per poter edificare la nuova
scuola elementare a Isola
Il 10 settembre 1899 ha luogo l’inaugurazione ufficiale del nuovo palazzo delle scuole popolari isolane.
Oltre al discorso ufficiale tenuto dal podestà di Isola, Eugenio Marchetti, è il maestro Domenico Venturi-
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Come dimostra quest’immagine, per buona
parte della popolazione isolana
la vita si svolge al porto.
ni, insegnante di questa scuola e storico capodistriano,
ad avere l’onore di preparare e leggere una relazione
tutta improntata sull’istruzione isolana attraverso i secoli. L’interessante esposizione di ben 36 pagine si intitola “Vicende storiche della pubblica istruzione ad Isola” sotto porta la nota “Lettura tenuta il dì 10 settembre 1899 inaugurandosi il nuovo edificio delle scuole popolari. In quest’occasione alla Scuola Elementare isolana è stato dato il nome di “Dante Alighieri”.
Il maestro Venturini con la sua classe in
una foto di fine secolo
Con la costruzione di questa realtà, Isola chiude gloriosamente l’Ottocento. Ma con la fine del secolo non si
concludono le sfide all’istruzione. Continuerà ancora
per molti anni l’assenteismo alle lezioni da parte di
troppi bambini in obbligo scolastico, spesso costretti a
trovarsi un lavoro per contribuire quanto prima alla sopravvivenza nelle tante famiglie povere e numerose.
Una delle prime classi maschili dell’anno scolastico 1894/95. Nella quarta fila (in alto) il primo a destra è
Giovanni Zaro (mastrili), nato nel 1888. La fotografia è proprietà della figlia Anita.
Isola e l’istruzione nel secolo XIX
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iscritto nel Registro dei Media della Slovenia il 24/02/2004, al numero progressivo 802.
Indirizzo postale: Piazza Manzioli, 5 - c.p. 76
6310 Isola (Slovenia)
Cellulare: 00386 41 90 63 10
Email: [email protected]
“Dante Alighieri” di Isola, visitate il sito:
www.lapiazzamercato.it /danteisola/
riî Isola
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La Colomba - periodico della Comunità
aliani ì Dante
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Comunit‡ de
Per conoscere più dettagliatamente l’attività
della Comunità degli Italiani
Pasquale Besenghi degli Ughi:
La famiglia del poeta - Tipografia Cobol / Priora Capodistria (1899)
Edizioni
LA COLOMBA
Redattore responsabile: Amina Dudine
Redazione: Emilio Bevitori, Tura Bevi-
tori, Fiorenzo Dassena, Giorgio Dudine,
Marko Gregoric e Matea Kocjancic
Tipografia: Birografika Bori Izola
Tiratura: 900 copie / Codice fiscale: 62314769
Conto bancario - 10100-0027259808 Banka Koper
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2 Capodistria
3 Isola
4 Pirano
5 Umago
6 Buie
7 Pinguente
8 Rozzo
9 Portole
10 Verteneglio
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12 Villanova
13 Abbazia
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15 Visinada
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Laurana
Visignano
Pisino
Moschiena
Parenzo
Antignana
Gimino
Fianona
Orsera
Canfanaro
Albona
Sanvincenti
Rovigno
Valle
Barbana
Dignano
Pola
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