all
i r'ul
I
i
1 1.1,',
n
3
BIBLIOGRAFIA SALENTINA
42. — GIUSEPPE PALUMBO, Il costume dei contadini del promontorio salentino.
In Lares IX (1938) 133-136.
Cenni descrittivi del costume contadinesco, specialmente di quello spettante ai paesi che vanno dalla Grecia Salentina al quello di S. M. di Leuca.
L'interesse di tali cenni, confermato da quattro illustrazioni, fa desiderare,
per opera dello stesso P., una più larga trattazione del soggetto.
43. — GIUSEPPE PALUMBO, Iconografia della vecchia Terra d'Otranto. In Lares,
IX (1938), 284.289.
Dà l'elenco dei negativi su vetro (formato 9x12) concernenti l'etnografia,
il folclore e le arti popolari, raccolti attraverso un lungo e paziente lavoro
e nella massima parte serviti ad illustrazione degli articoli pubblicati dallo
stesso P. in varie rassegne italiane.
L'elenco comprende 115 numeri : I-11 il Salento e i Salentini in genere;
12-21 la colonia greca; 22-26 l'Albania Salentina; 27-32 trappeti, molini e
palmenti ; 33-42 trulli del Leccese; 43-49 trulli del Brindisino; 50-61 la figulina in Terra d'Otranto; 66 67 l'arte popolare nei tessuti ; 78-91 un popolare
ricamo a uncinetto : la puntina; 92-97 simbolismo nei ricami a punto a croce;
97.101 riti di Natale; 102-107 costumanze della Pasqua; 108-113 feste estive ;
114-115 il falò di S. Antonio Abate a Novoli.
Della bontà della collezione iconografica del P., per chi non ne conosca
altro, sono prova sei illustrazioni tolte appunto da essa e pubblicate dopo
l'elenco.
44. — NICOLA VACCA, Poesia e purezza di un'arte tradizionale. In Giornale
d'Italia, XXXVIII, 218, 14 sett. 1938, pag. 3, con 2 ill.
Tratta di caratteri della ceramica salentina ed illustra alcuni esemplari
di Laterza e di Grottaglie esposti alla Mostra tenutasi a Lecce in settembre.
45. — PRIMALDO Coco, Fra storia e leggenda: Feste patronati a Francavilla
Fontana. In Popolo di Roma, XIV, 257, pag. 4.
In occasione delle feste patronali di Francavilla Fontana, in quest'articolo apparso anche in foglio volante, l'autore confuta varie affermazioni del
1CP
111
;
h
',
'1
U1 i I I 1
iji ri
il .1
1
J
W W I,
TI Hil
i HTIiil
Bibliografia Salentina
H il I
H
9* j W
11 I Yil il il f Hilil ‘f3
4
+
275
Teofilato sulle origini della città contenute nell'opuscolo di cui abbiamo dato
annunzio bibliografico nel numero scorso: Sito di Francavilla e sue vicende
nel secolo XIV, Francavilla F., 1938.
46. — LAMBERTO GIANNITELLI, Lecce, città del barocco, trae alla luce un titolo
di artistica romanità. In L'Avvenire di Roma, I, 138, p. 3; con 2 illustrazioni.
47. — ERMINDO CAMPANA, Passaporto per il Paradiso. In Mattino, XLVII,
223, pag. 3.
Bell'articolo su S. Maria di Leuca.
48. — NICOLA VACCA, Importante scoperta epigrafica nell'Anfiteatro di Lecce.
In Giornale d'Italia, XXXVIII, 202, pag. 4.
Dà notizia del frammento di iscrizione traianea rinvenuta nell'Anfiteatro.
49. -- NICOLA VACCA, Traiano fece costruire il grandioso Anfiteatro di Lecce,
In Gazzetta del Mezzogiorno, LII, 260, pag. 6. Con 2 illustraz.
Dà notizia dell'epigrafe traianea illustrata ed integrata dal Prof. Francesco Ribezzo.
50. — MARIO BERNARDINI, A proposito di un frammento epigrafico dell'Anfiteatro di Lecce. In Gazzetta del Mezzogiorno, LII, 264, pag. 6.
Non concorda con l'interpetrazione del Vacca e con l'integrazione del
Ribezzo. La nota è seguita dalla risposta, in corsivo, di N. Vacca.
51. — [NICOLA DE SIMONE-PALADINI], L'Anfiteatro romano di Lecce. Nuove ipotesi sull'epoca della costruzione e sul nome del costruttore. In Tribuna,
A. 56, n. 227, pag. 4.
52. — GUGLIELMO PALADINI, Importanti scoperte epigrafiche. In L'Ordine,
XXXIV, 31, pag. 2.
Altre interpetrazioni del frammento epigrafico scoperto.
53. — ANTONIO ALTAMURA, Un umanista del '400 innamorato di Taranto. In
Voce del Popolo, A. 55, n. 40, pag. 2.
L'umanista è il Calenzio, che dimorò molto tempo in Taranto al seguito
di Federico d'Aragona, e che scrisse una Laus Tarenti.
54. — PIETRO CHIMIENTI, Vecchio e caro Salento ! In Mattino, XLVII, 207, p. 3.
55. — NICOLA DE SIMONE-PALADINI, La Mostra della Ceramica Salentina. In
Tribuna, A. 56, n. 226, pag. 4.
i
il H 1, 191
'. i
I
, ,91
ll, I I
dillf",
276
[mm1'111
Rinascenza Salentina
56. — TULLIO LENZA, Note su Torna. In Mattino, XLVII, 201, pag. 5.
57. — NICOLA VACCA, Salentini medici umanisti. Estratto dagli « Atti del IV
Convegno Nazionale. Medici Artisti », svoltosi in Santa Cesarea Terme.
Milano, Pinelli, 1938, pgg. 8.
Rievocazione di A. Galateo, di G. Marciano e di C. De Giorgi.
g- ••
3=_.>
58. — C. W. LUNSING SCHEURLEER, Beitraege Z211' 'Parenti oiscliPen. In Critica
d'Arte, XI-XII, pp. 207-215, con 14 illustrazioni.
E' un contributo alla storia dell'arte tarantina con speciale riguardo alle
famose terrecotte.
59. — GIUSEPPE PALUMBO, Il falò di S. Antonio Abate di Novoli. In Lares,
IX (1938), 205-208.
Accurate notizie, con una illustrazione, del celebre falò e ùelle cerimonie e feste che lo accompagnano.
;---=
--
=
›--
)27_
;72.
)--t!
1--
60. — O. N. D. COMITATO PROVINCIALE PER LE ARTI POPOLARI. - Mostra etnografica pugliese, a cura dell'Ente provinciale per il turismo di Bari —
Bari, maggio giugno XVI — Sezione della V mostra dei Sindacati Belle
Arti di Puglia. Tip. Cressati, Bari. In-16, pp. 36.
Prima del catalogo degli oggetti esposti, forniti da enti e da privati,
Mario D'Orsi, in una premessa, dà notizia della mostra e della importanza
del materiale che vi è stato esposto. Particolarmente interessanti sono le sue
osservazioni circa il costume e l'abbigliamento della vecchia Puglia e del
Salento, del quale ultimo figurano parecchi esemplari nella, mostra.
Questo primo esperimento di una mostra etnografica pugliese fa sperare
che, in altre condizioni, e sopratutto senza fretta, esso sarà ripreso por una
completa e sistematica rassegna della produzione tradizionale in dipendenza
dell'attività popolare della regione. Non si dovrebbe, rinunziare, in seguito,
al disegno di fondare uno stabile Museo etnografico pugliese
61. — LORENZO CASARANO,
Lecce canta. S. d. nè 1., ma Lecce, 1938. In - 8,
PP . 25.
Sono undici cauti divenuti popolari nell'ambiente leccese anche per la
musica di cui li ha rivestiti il Maestro Vincenzo Pecoraro. Intitolati i più
alle caratteristiche grida dei venditori ambulanti, dalle quali traggono motivo, rispecchiano la nostalgia per un passato che purtroppo va scomparendo.
Vi sono quadretti d'ambiente leccese graziosi espressi con semplicità e naturalezza. Facciamo voti che siano incisi in dischi fonografici: saranno una
bella documentazione etnografica.
111
;91111
11111
T il l
Bibliografia Salentina
11'íl'i I i
n ..v
11:1'11
[11:"
I rr+iii il il:" il i 'ti
277
A
62. — FRANCESCO MORELLI, Poesie in vernacolo. Terzo saggio. Dal volume
Pampane siecate di prossima pubblicazione con prefazione di Trilussa.
Cafaro, Editore, Lecce, 1938. In-8, pp. 20.
Il dialetto è quello di Squinzano, patria dell'A. Non si può parlare di
un motivo dominante in queste tredici poesie diverse per intonazione e soggetto: ma il rimpianto per la giovinezza con i suoi amori e i suoi spassi,
rappresentante un passato in contrasto col presente, affiora spesso nei versi
del M. Di qui, ogni tanto, una nota di malinconia, che risalta assai di fronte
a qualche uscita epicurea.
63. — COSIMO DE CARLO, Motti di spirito di Francesco Rubichi. Lecce, Tip.
La Commerciale, 1938-XVI. In-8, pp. 54.
Sono documenti confermanti il fine umorismo di cui fu dotato il principe del foro leccese e che rivelano la potenza della sua penetrazione psicologica.
Bene fatto il De C. a raccoglierli, ripubblicando, a mo' di prefazione,
il profilo che di Francesco Rubichi dette quindici anni fa nella rivista
La Toga l'avv. Pietro Massari.
64. — A PRIMALDO Coco, 0. F. M., Il P. Luigi Tasselli da Casarano. Roma,
Casa Edit. « L'Italia Francescana ». (S. d.). In 8, pp. 23.
Con questo opuscolo, ottavo della Collana di cultura « L'Italia Francescana », il solerte P. Coco, noto per il largo contributo dato alla storia del
suo ordine nel Salento, ha voluto rinverdire la fama del cappuccino Tasselli,
autore dell'opera Antichità di Leuca.
Il C., dopo d'aver parlato della patria del Tasselli e cercato di ricostruirne la biografia, si sofferma sull'Antichità edita in Lecce dagli eredi di
Pietro Micheli nel 1693. Quest'opera, la quale più che a un fine storico,
mirava a uno scopo apologetico-religioso, per lo scarso senso critico che vi
è impiegato, disordine nella esposizione, ripetizioni e divagazioni, era stata
biasimata da parecchi scrittori. Il C., tenendo presente lo scopo a cui Antichità di .Leuca era rivolta, è più indulgente verso il Tasselli. Pur non sottoscrivendo questa opinione, affermiamo che Antichità di Leuca raccoglie molte
notizie interessanti, specialmente per i tempi più vicini al suo autore., ma,
occorrendo servirsene, è bene armarsi di ogni circospezione.
65. — CIRO CAFFORIO, di Rudia Tarantina. Contributo alla carta archeologica
del Salento. Taranto, A. Scrimieri, 1938-XVI. In-8, pp. 32.
La Rudia Tarantina, che è oggetto di studio in questa nota, sorgeva
iH I,911
,;'
hill'44,1,111w,1°41;11
278
Rinascenza Salentina
quasi alla metà dell'istmo salentino, presso l'odierna Villa Castelli. Per il C.
questa Rudia conta una maggiore antichità rispetto agl'invasori guidati dal
leggendario Messapo. Ne darebbero prova i ritrovamenti archeologici che sul
posto va studiando e raccogliendo da qualche anno il C. stesso — tombe,
manufatti litici e fittili — e che sono qui descritti. Essi servono di guida
all'A. per stabilire l'epoca in cui l'uomo s'insediò per primo nella zona di
Radia. Tale epoca corrisponde al periodo neolitico, il che sarebbe confermato, fra l'altro, dal sistema di sepoltura a inumazione in posizione rannicchiata, che praticavano gli abitanti del luogo.
Stabilito il tempo in cui l'uomo si sarebbe fissato in Rudia, il C. cerca di risolvere l'altro problema della razza a cui esso appartenne, e la ritrova in quella
razza mediterranea, dalla quale uscirono i diversi rami dei popoli italici,
Liguri, Sicani oramai identificati coi Siculi, affini ai Liguri se non Liguri
essi stessi.
Dopo per cercato di chiarire l'epoca della fondazione di Rudia e la razza
a cui sarebbero appartenuti i suoi primi abitanti, al C. sembra che si possa
tentare anche di chiarire la denominazione dell'abitato. Per giungere a questo
intento, egli si serve della forma nominale, delle ripetizioni dello stesso nome diffuso in altre regioni, dell'origine della denominazione di altre città
che nel periodo neolitico facevano corona alla Rudia Tarantina. Per il C.
Rudia può derivare da una voce ligure-sicula: derivazione che, contraddicendo al Mommsen, egli ammette anche per la vicina e coeva Taranto (la
molle, ma in senso diverso da quello che fu comunemente inteso), toponimo più diffuso che non si sospetti.
E con Taranto la vicina Rudia ebbe rapporti di commercio e comunanza
di vicende sino a che con essa non soggiacque al dominio di Roma, alla
quale, secondo il C., dette il suo illustre figlio, il poeta Quinto Ennio. Fu
poi distrutta da Goti e Bizantini, e i superstiti redini andarono a ricoverarsi nelle vicine grotte, dando origine a Grottaglie e a qualche altro casale.
S. P.
Scarica

bibliografia salentina