370 371 LETI'URE DEL RISORGI1HENTO. LETTURE DEL RISORGIMENTO. poI etani avevano respinto il nemico e fatti parecchi prigionieri. Questo non era un trionfo, ma poteva. essere un principio di buon suceesso. II re lo aveva fatto sperare, poiché al suo rientrare in città, vò1to alla popolazione plandente, aveva esclamato - A domani ... a. doma,ni ... Il re si trovava pure questa volta alloggiato in casa del marchese Guidi. Non era piu notte ma non 6ra ancor giorno, quando tutta la popolazione era già in moto, per l'ansietà di vedere quale fosse il risultato della giornata dei 22 aprile. Le parole proferite il di innanzi dal re avevano ravvivata la speranza e posto gli animi in aspettazione. Il re, seguito dal suo brillante sta.to maggiore, andava fuori di buon mattino: il popolo lo seguiva salutandolo con e ntusiastici applausi : egli si rivolse dicendo - lo non voglio degli evviva, ma degli armati - . Un tal Basilio Dugheria trasse dal fodero la sciabo la della guardia nazionale che aveva al fianco e prontamente rispose - Maestà, I!CCO le armi -. Il bravo comandante Delfini tornava da Rimini coi suoi cannonieri, ed esso pure ripeteva essere Cesena una buona posizione e che non era da abbandonarsi: dunque tutti si persuadevano che dovesse qui aver luogo qualche importante fatto d'armi : ma fu tutt' altro: il re stette fuori tutta la giornata senza che ni un attacco si verificasse. Gli austriaci, pigliata la strada della montagna, si erano condotti a Polenta. Di tal guisa, due eserciti nemici si guardavano, si spiavano attentamente, restando in sospeso. Quali consigli avessero presi i condottieri delle due armate s'ignorava, e si stava in somma ansietà. Ma sul fare della mezzanotte ogni dubbiezza era dissipata: r armata napolitana tutta in corpo cominciava a ritirarsi verso Rimini. Alle due ant. continuava a udirsi ancora il via vai dei carriaggi, il marciare di quella truppa che al suo giungere aveva suscitate tante speranze 1 e che ora àndandosene lasciava. dietro di sé squallore, deserto. Tutti i patriotti risolvevano di seguire P armata. Mio padre esso Dure se ne andava1 dopo aver detto addio alla giovine e tener~ sposa1 per la quale da quel momento cominciavano le prove dolorose1 di mezzo alle quali dovea poi passare con grandezza. d'animo invincibile. LVI. Giuseppe Pecchio. Sl)irito pubblico del regno (l'Italia. Dal Saggio storico sulla amministrazione finanziera dell' etc-regno Il, cap. 3] pubblicato nel 1820. d' lcalia dal f 802 al f 8 f -1 [par. Una massa d'imposte di cento cinquanta milioni, ogni anno gettato in circolazione, se tendeva a distrib uire le ricchezze. e gli agi fra le classi inferiori dello stato, tendeva anche a d1ffondere i lumi, sempre compagni delJ1 ozio e dei comodi. L'istruzione adunque era divenuta piu faci le e generale. I numerosi impieghi civili e militari 1 la creazione del corpo d'ingegneri d' acque e strade, un migliaio e piu di geometri impiegati nelle operazioni del nuovo censo, finalmente la legge delle successioni piu equa distributrice dei beni, avevano accresciuto il numero r istruzione e l'influenza del terzo stato, o sia del medio ceto, la sola base d'una libertà costituzionale. Ogni rimprovero di prodigalità. che si dirige contro l' amministrazione del regno deve tacere in confronto d'un vantaggio cosi eminente. Le due cariatidi del dispotismo sono la miseria e l'ignoranza. Ogni volta che il terzo stato sar:\ potente di numero e di lumi, il trionfo del regime costi tuzionale sarà. assicurato. Il cambiamento di tante fortune 1 le metamorfosi di tante persone, avevano generato una inquietudine e una. voglia. in ciascuno di lanciarsi fuori della sua classe. Ciascuno voleva migliorar sOl·te. 1\on v' era padre quindi che nella speranza LETTURE DEL R1SORGIMENTO. 372 LETTURE DEL RISORG I MENTO . di aver nella famiglia un giudice, un magistrato, un generale, non procacciasse a' suoi figli una colta educazione. Questa nuova specie di speculazione era fomentata dalJa prospettiva dei ta.nti gradi dell' esercito, delle tante cariche amministrative e degli onori e guiderdoni che il governo prodigava ai dotti e ai corpi scientifiei. La. successione degli avvenimenti politici suscitò la curiosità e la .mania della. lettura in tutte le classi. I molti giomali politici, letterari, scientifici, gli opuscoli che circolavano pe' caffé, per le bettole, erano una prova del maggior comodo, dell' ozio, della vanità e insieme deIIa propagazione de'lumi in tutti i ceti. Bodoni aveva già da gran tempo procacciato all' Italia il vanto, che ancora le mancava, di eleganti caratteri nella. stampa. Senza il sentimento del bello generalmente sparso in quest' ultimo period o di vent' anni, senza il prurito della lettura, questo perfezionamento sarebbe rimasto senza imitatori, Era d' uopo che l'affiuenza dei lettori, come que1Ja de' consumatori riguardo alle manifatture, convertisse quest' onore nazionale in un piacere ed in una eleganza comune. Il nostro amor proprio, già. irritato dalle millanterie oltl'emontane, pensò a far mostra dei tesol'i del nostro sapere. La collezione de' classici italiani cominciò ad esercitare i torchi nazionali. A questo museo dello spirito italiano, che annunciava la nostra ricchezza nella storia nella poesia e in uoa elegante verbosità, ma altrettanta indigenza in filosofia ed opere morali, successe la stampa degli economisti italiani. L'apparato della nostra scienza economica diveniva utile ne ' primordi d'un nuovo stato, e necessario a nostra giustificazione contro quegli stranieri che ci insultavano come fanciulli nella grand' arte del l' uomo di stato . Molte altre opere che tennero dietro a queste, e l'ardore ognor crescente d'istrui rsi, diedero vita od alimento a. molte tipografie. Bettoni in Brescia, Mussi in Milano, si distinsero fra i molti altri tipografi per la bellezza e pe'l lusso de' tipi. Il governo stabili una stamperia reale, che vinceva tutte le altre in diligenza e correzione. L' u~o delle pubbliche arringhe ne' processi civili e crimi- 373 nali mentre prometteva allo stato degli oratori, purgava la , d' , lingua barbara del foro e infiammava l'amor proprio e glOvani, contribuiva. altresl ad istruire nella legislazione la moltitud~ne ascoltante, e a far nascere l'amor dell' esame e della discussione. Lo spirito della critica. era CQsi indefesso, che non v' era. notizia: legge, proclama del governo, a cui non fossero fatte chiose e commenti ne' vari crocchi de' cittadini. Se il governo fosse stato meno prepotente, avrebbe molte volte potuto approfittare della censura popolare, ch' è la sola giusta. ed imparziale di tutte le censure. Il clero, eccettuato lo scandalo di pochi spostati, s'impose una condotta piu severa, Gli sCl'itti della rivoluzione, non che la guerra muta. che il governo fece per qualche tempo aJ suo potere, lo posero nella. necessità. di confondere colla modestia e integrità. de' costumi i suoi nemici i non altrimenti che ai tempi della riforma le accuse de' protestanti contro gli abusi della corte di Roma giovl\rono a togliere molti disordini del clero cattolico. Le province componenti il regn o d'Italia avevano sotto gli antichi governi perduto J'abitudine delle armi e con essa. il sentimento della gloria. L' oligal'chia veneta, temendo piu il risentimento de' propri sudditi che un' estera invasione, aveva. lasciato estinguere lo spirito militare nelle province di tena. ferma: gli Schiavoni costituivano qua.si soli la sua potenza militare. L'esercito del Papa da due secoli era ai quartieri d'invernO. La Lombardia austriaca, esente per un funesto pri vilegio dal servizio militare, non forniva all' Austria che poche reclute di malviventi orgj\,nizzati in du e reggimenti, o, per meglio dire, in due ergastoli ambulanti. Come mai potevano gl' Italiani perdere il tel'fore delle armi straniere se non c~lla guel'l'a ~ La guerra e la coscri·zione operarono il prodigio di persuad ere agl' Italiani che i nemici della loro indipendenza non erano ad essi superiori in valore. La coscrizione aveva in pochi anni creato nel regno d' Italia un' armata di ottanta mila soldati. Educata dall' esempio del valore francese, n'era divenuta la rivale. 1 374 LETTURE DEL RISORGIMENTO. Sebbene combattesse per l'ambizione d'un sol uomo e da una politica gelosa fosse per lo piu dispersa nelr armata francese, nondimeno r uniforme, i colori, le bandiere nazionali, le ticol'davano ad ogni momento ch' ella aveva una patria. E s'ella aveva. costato molte lagrime alle famiglie, promette\'a un giorno nn largo risarcimento al regno, la sua. indipendenza. Questo giorno invocato da. venti anni era venuto. In fatti nell' aprile del 1814, se fra i generali italiani che avovano in tante occasioni date prove d' nn segnalato coraggio si fosse trovato chi avesse anche la eroica temerità. d'un Kosciusko. L'istruzione, che ammansa gli animi ed è la nemica di ogni tirannia, persuase finalmente i padri ch' essi non sono già i padroni, ma soltanto gli amici e gli istitutori de' loro figli. Abdicarono il dispotismo, deposero la sferza, l'irto sopracciglio, il tuono burbero, e sostituirono la dolcezza e l'affab ilità. 1\oi eravamo però ancora lungi dalla tenera benevolenza e dagli affettuosi riguardi che i francesi e gl' inglesi tributano alla sensibilità e all' amor proprio de' fanciulli. La vaccinazione generalmente propagata per le perseveranti cure del governo riempi largamente i vuoti che le frequenti coscrizioni producevano. L'educazione de' nuovi licei era piu feconda di cognizioni di queIIa degli antichi collegi. I convittori furono vestiti di un uniforme militare. Si censurò l'educazione del governo, come quella che tendeva troppo di buon' ora ad infond,ere ne' giovani l'amore delle armi. Questo rimprovero sarebbe ben applicato alla F.;ancia alla Germania all' Inghilterra, dove le lettere le imprese militari il governo hanno già. creato e abbellito il carattere nazionale. Ma in Italia che mai poteva accelerare di piu lo sviluppo d'un carattere nazionale, se non se lo spirito guerriero 1 Non è forse la, comunione de'pericoli e della gloria, la fratellanza contra.tta sotto le insegne, che estingue r egoismo, la diffidenza, l'amor di fazione, le gelosie, il timido e vile machiavellismo, difetti tutti che si l'infacciavano agl'Italiani di vent' anni fa. 1 I giovani, creati uomini piu presto dalla legge che accor- LETTURE DEL RISORGIMENTO. 375 Clava la minorità, lodati ne' bollettini militari, onorati, ricompensati ne' ministeri, avevano preso uu portamento, uno sguardo, un linguaggio di cittadini intraprendenti. La soppre ssione de' monasteri indusse nella necessità il governo di aprire collegi per l' educaz;io~e delle fa.nciulle e di affidare molte case di educazione ad istitutrici per la maggior pr.ute francesi. La scelta di straniere educatrici non era una parzialità. servile per la Francia. Tutta l'Europa, già da un secolo, accorda alla grazia ed allo spirito delle donne francesi questa preferenza. nell' educazione delle fanciulle. Il bel sesso italiano a vrebbe reso col tempo piu amabile la. sua vivacità, rattemprandola col contegno ri servato e colla istruzione comune al bel sesso francese. La carriera civile e milital'e, occupando l'ozio della gioventu, aveva estirpata un' usanza, che aveva fatto l'Italia scherno degli stranieri, voglio dire il cicisbeismo, che aveva trasformata la passione dell' amore in un mestiere. La razza de' cavalieri serventi era. quasi estinta. La nobiltà che da secoli piu non brandiva la spada, poco sollecita. dell' istruzione de' viaggi né di quella delle lettere, confidava in pas;;ato la sua pl'imazia nella società a' suoi titoli e al suo fasto, I giovani di oscuri natali, che aveano nel corso delle ultime vicende ricevuta una c61ta educazione, eransi aperto l'adito ne' Cii'coli, e con la seduzione de' lumi minacciavano di usurpare ai patrizi r applauso delle brigate e gli onori delle cariche, L'orgogli.o allora di questi ultimi si scosse ; e I!onobbero la necessità di far fronte ai nuovi rivali abbellendo la cortesia de' modi e rendendo piu invidiabili i doni del1a fortuna co' pregi dello spirito. In vano si sarebbe ricercato fra noi il protagonista della satira del Parini i si sarebbe detto invece che quel poema' era una calunnia contro la nobilt~ lombarda. Questa nobiltà consecrata alle armi e 'a lla ma,gistratura soste neva oramai il confronto de'Ila nobiltà francese I britannica. I ricchi già. provetti in età, mirando a ritrovare un com penso de' tributi che pagavano allo stato, rinunciarono anticl: 376 377 LETTURE DEL RISORGIMENTO. LETTURE DEL RISORGIMENTO. pregiudizi, e non disdegnarono piu di commerciare o dedicare i loro lumi e la loro probità all' a mmini strazione pubblica. imprese impossibili a lui e ad ogni umano potere, e disprezzando gli uomini tutti ei pur era predominato da spregevole vanità. Si cieca era in lui questa. passione, che alimentavasi della storia senza l'accoglierne alcuna. lezione. Non curò che, per quella cerimonia di incoronare gl' imperadori, i pontefici, diventando piu potenti, nell' opinione del popolo, avessero assunto diritti funesti a molti regnanti i e tuttavia cacciò da Roma il papa, dal quale egli aveva mendicato la nozione e il diritto regio di Samuele. Cercò parentadi di sangue d'antica razza di re legittimi cb' egli aveva avviliti, e lo disprezzavano come plebeo i e ch' egli avea minacciati di distruzione, e anelavano di vendicarsi i e ch' egli aveva traditi, ed avevano acquistato ilil'itto a tl'adirlo: e fini querelandosi della fortuna della quale aveva abusato, e adirandosi che il suo carceriere non lo trattasse da re consecrato. Pur s'ei fosse restato imperadore nuovo di eserciti che avevano combattuto e vinto eontro le razze antiche e derise le dottl;ne e le cerimonie del loro diritto divino, se, avendo trovato il popolo senza altari né preti né riti, lo avesse rifatto cristiano, ma non cattolico; se avesse lasciato il papato vivere d'elemosina e languire di consunldone; se non avesse creduto cbe la rovina e l'assedio ai mari avrebbe potuto arricchirlo i gl' Inglesi lo avrebbero riconosciuto monarca di fatto, e gli avrebbero aggiudicato ne' trattati quel titolo cb' ei ridomandava morendo in prigione. Ma, quando 6i si abbelliva di un' altra corona di diritto regio divino in Milano, intimò con un decreto l'assedio all' Inghilterra e all'Oceano, Né pare volesse avvedersi che la terra sta pur circondata dall' Oceano; né partorirebbe mai tanti eserciti che potessero circondarlo. E quando, abbandonato da tutti, rifuggi all' Oceano, e non vi si precipitò in modo che nessuno degli Inglesi potesse mai vedere il suo cadavere, parlava tuttavia di diritti. E p.bbandonandosi nelle loro mani, s' è fatto debitore della sua sepo ltura aUa terra di ragione de' loro mercanti. So quanto voi, molti in Italia - e qui e forse altrove ta... Iuni -, mi accuserete di poca riverenza alle ossa del grandis- Così 1'individuo cominciava a riscuotere rispetto dallo straniero; e i viaggiatori transalpini, cbe ci adulano in viso e appena l'ivalicate le alpi ci mandano calci: non avevano piu diritto di stampare, che gl' Italiani non hanno né forza né energia né dignità, e che il solo vegetabile che abbia degenerato in Italia. si è r uomo. LVII. Ugo Foscolo. Bonaparte e 1'Italia. Dalla citata Lettera apologetica. Otcorl'e ricordare che é segnatamente indirizzata ai dotti e letterati italiani del Regno italico, e fu scritta ma non finita in Londra dopo il 1822, Dalle copie de' :protocolli del Congresso di P:l.rigi e dai ragguagli de' deputati milanesi presso gli alleati, vedo che lord Castlereagh, pl'edicandovi e predicendovi meraviglie delle monarchie assolute ove sono legittime e de' pericoli imminenti a' popoli govemati da costituzioni , esortava tutti ad accorrere alla casa d'Austria, che governava legittima insieme e paterna. Ma era ingannato da altri: ingannò voi, e pili molti; e credo anche i suoi: s' ingannò peggiormente da sé. Persisteva imponendo agli organi della sna mente di reggere a faccende gravi anche a' mortali di altro intelletto, di alte anima e di a ltro sapere j onde la snervò innanzi tempo, ed ei fini di morte com miserata ma non compianta; né voi dovete esecrarlo. Napoleone superava di mente quel misero, quanto l'uno e l'altro erano superati da Washington di virtu: ma persisteva. anch' egli in