Pubblicazione trimestrale - 0.05 eur. la copia ISSN 1645-1333
I BEATI
FRANCESCO E GIACINTA MARTO
IL BOLLETTINO DEI PASTORELLI – OTTOBRE-DICEMBRE 2008 (Anno 46)
CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELL’APPARIZIONE DEL 13 OTTOBRE 1917
Omelia del Card. Audrys J. Backis, Arcivescovo di Vilnius
dove non c’era posto per la nascita di suo figlio, il Figlio di
Vengo oggi come semplice pellegrino per unirmi all’imDio; “sì”, quando il vecchio Simeone profetizzò che una
mensa moltitudine di pellegrini provenienti dal Portogallo e
spada le avrebbe trapassato il cuore; “sì” durante la vita
da altri paesi, giunti qui per venerare Nostra Signore di
trascorsa silenziosamenFatima, Madre di Gesù
te nel piccolo villaggio
Cristo, Madre della Chiedella Palestina, dove Masa e nostra Madre. Parria conobbe la monotolando recentemente ai
nia, la preoccupazione
giovani riuniti a Sidney,
per il pane di ogni giorno,
in occasione della Giorla sofferenza e le lacrinata Mondiale della Giome, ma anche le piccole
ventù, Papa Benedetto
gioie della vita vissuta in
XVI ha descritto la bella
Famiglia. Quanta angoscena dell’Annunciazioscia provò poi il Cuore di
ne dell’Angelo a Maria,
Maria nel vedere la crecome una proposta di
scente ostilità della genmatrimonio da parte di
te di Nazaret, del popolo,
Dio. L’Angelo Gabriele,
delle autorità religiose!
a nome di Dio, invita la
Un “sì” ai piedi della CroVergine Maria «ad una
ce, soffrendo nell’assiparticolare donazione di
stere alla Crocifissione e
se stessa, della propria
all’Agonia del Figlio, senvita, del proprio futuro di
za poter fare nulla per aldonna e di madre». In
leviare il suo dolore. Un
quel momento Maria,
“sì” quando ha udito
davanti al Signore, rapGesù dire all’Apostolo
presentava tutta l’umaniGiovanni «Ecco la tua
tà. «Era Dio ad avanzare
madre» e a Maria «Ecco
una proposta di matriil tuo figlio». Il “sì” pronunciato in quel momento riguarda
monio con l’umanità. E a nome nostro, Maria disse sì».
tutti noi, perché Cristo, morendo sulla Croce, ha affidato a
Questa scena costituisce, forse, il momento cardine nella
Maria tutti gli uomini.
storia del rapporto di Dio con il suo popolo eletto, con
Da quel momento Maria non poteva disinteressarsi del
l’umanità intera. Che meraviglia questo “sì”, questo fiat di
cammino dei suoi figli. Il Cuore della Madre di Dio è un
Maria, che ha trasformato la storia della relazione di Dio
cuore umano, un cuore di donna, un cuore di madre. In
con l’umanità, la storia del mondo!
questo Cuore materno Dio ha messo tutto ciò che c’è di
Un “sì” con cui Maria, giovane donna, accettò, con timore
più bello, di più dolce, di più nobile. Maria è apparsa a
e trepidazione, l’invito che l’Angelo le rivolgeva in nome di
Fatima tenendo nella mano destra il suo Cuore ImmacolaDio. «Come è possibile?» L’Angelo cercò di rassicurarla:
to, «segno dell’amore che salva», come spiegò Suor Lu«Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso
cia. Per questo, da secoli, sulle labbra dei fedeli di ogni
Dio.... Lo Spirito Santo scenderà su di te…». La proposta
età: giovani, adolescenti, adulti, anziani e soprattutto modi Dio la meravigliava, ma Maria, con la forza che le veniva
ribondi, sorge spontanea la preghiera Ave Maria.
dallo Spirito Santo, ha avuto il coraggio di dire di sì a
Oggi, riuniti a Fatima, ripetiamo il saluto dell’Angelo, Ave
nome di tutti noi.
Maria, Ave Madre nostra, sempre vicina ai tuoi figli, pronta
Maria ha dovuto ripetere questo “sì” a Dio ogni giorno della
a rallegrarti o a piangere con i tuoi figli, a consolarci, ad
sua vita, accettando di condividere in tutto le sofferenze
ascoltare le nostre preghiere.
del Figlio. Un “sì” che dapprima Giuseppe, uomo giusto,
Le apparizioni di Maria ai tre Pastorelli, nella Cova da Iria,
non comprese. Un “sì” che dovette ripetere a Betlemme,
sono una prova del suo amore materno per il Portogallo,
per l’Europa e per il mondo intero.
Dio ha affidato a ciascuno di noi una missione, una vocazione alla quale dobbiamo rispondere con il nostro “sì”,
percorrendo, come Maria, il cammino, il pellegrinaggio
della fede.
Un “sì” che vuol dire fedeltà alla voce della coscienza,
affinché le nostre parole siano sempre sincere. «Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» (Mt 5,37). Questo vale anche per le nostre azioni,
che devono essere sempre coerenti, conformi alle nostre
parole. Esiste sempre il pericolo di cercare mille giustificazioni, davanti alle esigenze di una vita autenticamente
cristiana. Oggi più che mai, è necessario dare una coraggiosa testimonianza di vita cristiana, per mantenere una
fede solida davanti ai pericoli dell’indifferenza o dell’ignoranza. È molto importante vivere nella verità, non essere
sordi alla voce di Dio che risuona nella nostra coscienza.
Il nostro “sì” vuol dire l’accettazione concreta della volontà
di Dio, in ogni giorno della nostra vita.
Un “sì” nelle nostre relazioni con i fratelli e le sorelle, per
poter stabilire relazioni umane vere, sincere, basate nella
carità. Provengo dalla Lituania, paese che per più di cinquanta anni è stato sotto il giogo del comunismo ateo.
Posso testimoniare che, quando si perde il senso di Dio,
si perde anche il senso dell’uomo. Quando si è vissuti per
anni in un clima di menzogna, di paura, di sospetto, di
mancanza di sincerità, di sfiducia nell’altro, sembra impossibile poter credere di nuovo nella possibilità di stabilire una relazione fondata sul rispetto, nella sincerità, nella
verità; nella possibilità di apertura all’altro e dell’amore
cristiano. Oso parlare di ferita antropologica, di un oscuramento della coscienza e di un avvelenamento della mente.
Credo, però, che usciremo da questo “letargo”, da questa
nebbia, e mi rallegro nell’incontrare tante persone, tanti
giovani che cercano autenticità, coerenza di vita; che cercano la verità e vogliono vivere nella verità.
Ci vuole coraggio per rispondere “sì” alla vita matrimoniale,
vocazione sigillata dal Sacramento attraverso cui si pronuncia, davanti a Dio e davanti agli uomini, un “sì” definitivo, un “sì” benedetto da Dio stesso, un “sì” per tutta la
vita: «Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo
separi» (Mt 19,6)…
Rispondere “sì” alla chiamata al sacerdozio, alla vita consacrata a Dio e al servizio del prossimo, dimenticandosi di
se stessi per seguire Cristo…
Un “sì” alle promesse del nostro Battesimo, coscienti di
formare una comunità di fratelli e sorelle impegnati a edificare, già su questa terra, il Regno di Dio, un popolo in
cammino verso il Regno celeste…
Penso alla nostra Europa, dimentica delle sue radici cristiane, dove si difendono idee e vere e proprie ideologie
contrarie al diritto naturale, che certamente non corrispondono al disegno del Creatore.
Se dilatiamo il nostro sguardo al mondo intero, ogni giorno
vediamo immagini di guerra, di terrorismo, bambini che
muoino di fame, intere popolazioni ridotte a vivere in estrema precarietà e miseria, alle quali dobbiamo offrire la nostra solidarietà.
Perché vi parlo di tutto questo qui a Fatima? Perché penso che le apparizioni della Madonna a Fatima siano
l’espressione del dolore del Cuore di Maria, del Cuore
della Madre, nel vedere come è calpestata la legge di Dio
e quante offese sono arrecate a suo Figlio.
Le apparizioni di Fatima assumono un significato unico,
profetico. In termini molto concreti, Maria interviene nella
storia del continente europeo, avvertendoci dei terribili pericoli del comunismo ateo, che ha seminato tanto male,
odio e guerre nel secolo scorso. All’inizio del XX secolo,
Maria ha cercato di farci uscire dal torpore spirituale, annunciando castighi, terribili sofferenze per intere nazioni,
causate dall’ideologia atea che, rifiutando Dio, calpestava
anche la dignità dell’uomo, i suoi diritti fondamentali e, in
particolare, la libertà religiosa. È stato davvero un secolo
di Martiri!
Da Fatima la Madre di Dio ha rivolto un forte appello alla
conversione, alla penitenza e alla preghiera, che possono
mutare il corso della storia, il destino dell’Europa e del
mondo. L’appello di Maria non è stato sufficientemente
ascoltato e opportunamente accolto. Risuonano oggi nelle
nostre orecchie gli avvertimenti della Madonna di Fatima,
che ci invita a pregare con Lei il Rosario, a fare penitenza
e a convertirci. Le sue apparizioni sono un segno della
misericordia di Maria, della Divina Misericordia, che non
vuole la morte, ma la conversione e la salvezza dei peccatori. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, la cui vita è stata
profondamente legata ai misteri di Fatima, ci ha detto che
la Divina Misericordia è il limite imposto al male nel mondo.
Affidiamoci tutti a Maria con la bella preghiera di Giovanni
Paolo II: “O Maria, Madre di misericordia, veglia su tutti
perché non venga resa vana la croce di Cristo, perché
l’uomo non smarrisca la via del bene, non perda la coscienza del peccato, cresca nella speranza in Dio «ricco
di misericordia» (Ef 2,4)” (Veritatis Splendor).
RIEPILOGANDO IL CAMMINO PERCORSO VERSO LA CANONIZZAZIONE
«Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione.» (1Ts
4,3)
San Paolo ha voluto esprimere con queste parole la caratteristica dei primi cristiani, ben consapevoli di essere
membri della Santa Chiesa e che la vocazione cristiana
consisteva nel vivere l’aspirazione ad imitare Gesù Cristo.
Il loro ardente desiderio era quello di raggiungere il massimo, il grado eroico delle virtù: la santità, che caratterizza i
nostri Beati e i nostri Santi.
Nei primi anni del cristianesimo, il popolo ha dapprima
cominciato a venerare gli Apostoli e i Martiri di Cristo che,
versando il loro sangue, davano la suprema testimonianza
2
della loro fede e del loro amore. Nel IV secolo il concetto
di “martirio” venne però considerevolmente esteso: anche
senza lo spargimento del sangue, praticando eroicamente
le virtù, si potevano raggiungere i meriti del martirio. A
partire da questo momento, il popolo cominciò a venerare
anche i grandi difensori della fede cristiana, il cui impegno
nel combattere le diverse eresie meritò loro il nome di
«confessori». Ad essi si unirono presto anche gli eremiti, i
monaci e i missionari, che iniziarono a ricevere la venerazione dei credenti.
«È il popolo cristiano che proclama i suoi santi».
Questa affermazione ha indicato, fin dall’inizio, la necessaria collaborazione del popolo di Dio. Anche oggi, è ne-
cessaria questa venerazione previa del popolo, affinché dei
membri della Chiesa siano beatificati e canonizzati.
Papa Urbano VIII, già nel XVII secolo, stabilì, però, che la
legittimità di questa venerazione doveva essere comprovata dall’autorità ecclesiastica per mezzo di un processo
rigoroso, per verificare se il Servo di Dio avesse praticato
in grado eroico le virtù.
I Servi di Dio Francesco e Giacinta Marto, a partire dal
momento della loro morte, furono immediatamente considerati santi: le loro tombe cominciarono ad essere meta di
pellegrinaggi, tanto nel cimitero di Fatima, come in quello
di Vila Nova de Ourém. Molte persone richiedevano pezzetti dei loro abiti e oggetti da loro usati, che custodivano
e veneravano come vere e proprie reliquie, e si rivolgevano
con fiducia alla loro intercessione. Questa fama di santità
aumentò ancora di più dopo la pubblicazione delle prime
biografie, che fecero conoscere la bellezza delle loro anime e le virtù che praticarono durante la loro vita. Per
questo non si tardò a pensare ad un loro Processo di
beatificazione, nonostante Francesco fosse morto con appena 11 anni e Giacinta senza aver ancora compiuto 10
anni.
Per elevare all’onore degli altari un Beato non martire,
come furono i Pastorelli, la Santa Sede deve rigorosamente accertare la pratica in grado eroico delle virtù ed è
necessario che Dio confermi, tramite un miracolo ottenuto
per intercessione del Beato, le sue virtù eroiche. Per questo, per la beatificazione dei due Pastorelli, così come per
la loro canonizzazione, la Chiesa attende un miracolo ottenuto attraverso la loro intercessione.
Era diffusa la convinzione generale secondo cui ad una
così tenera età, come quella dei Pastorelli, non era possibile provare l’eroicità delle virtù e giungere così alla rispettiva Canonizzazione.
Nonostante ciò, continuava e aumentava la venerazione
nei loro confronti, ed erano molte le grazie spirituali e
materiali attribuite alla loro intercessione.
Per questo, nel 1951 cominciarono le prime procedure per
introdurre le “cause” e perché si cominciasse il processo
informativo diocesano.
Il popolo di Dio, rappresentato dalla Gioventù Cattolica
Maschile e Femminile, in qualità di attore, propose come
postulatore delle cause di Francesco e Giacinta il canonico João Pereira Venâncio, il quale ricevette l’approvazione
del Vescovo diocesano Mons. José Alves Correia da Silva.
Successivamente il Vescovo nominò il dott. José Galamba de Oliveira come suo delegato giudiziario e gli altri
membri del Tribunale, necessari per dare inizio al processo informativo sulla fama di santità, le virtù e i miracoli dei
servi di Dio Francesco e Giacinta Marto. La prima sessione delle cause ebbe luogo solo il 30 aprile 1952, ovvero 33
anni dopo la morte di Francesco e 32 anni dopo la morte
di Giacinta.
Alla morte del Vescovo diocesano mons. José, avvenuta il
4 dicembre 1957, e per diversi motivi, vennero interrotte le
deposizioni dei testimoni presentatisi. Vennero riprese
solo nel 1962, dopo che prese possesso della diocesi
mons. João Pereira Venâncio, che, il 3 marzo 1961, confermò sia la nomina della Gioventù Cattolica Maschile per
la causa di Francesco, sia quella della Gioventù Cattolica
Femminile per la causa di Giacinta e, come Postulatore,
quella di Padre Luís Kondor SVD. Il Vescovo, insieme al
delegato giudiziario, dott. José Galamba de Oliveira, rinno-
vò anche tutto il Tribunale. Così, il 17 aprile 1961, nella
37ª sessione, si svolsero i rispettivi giuramenti, con la
speranza di portare a termine le Cause.
I processi vennero chiusi e consegnati a Roma; quello di
Giacinta il 2 luglio 1979 e quello di Francesco il 3 agosto
1979. Il 13 dicembre furono nominati i Postulatori di
Roma: Padre Paolo Molinari S.I. «in Urbe» e Padre Luís
Kondor SVD «extra Urbe». Da allora, nel corso degli anni,
la fama di santità dei due Servi di Dio Francesco e Giacinta e la conoscenza delle loro virtù eroiche si diffusero in
tutto il mondo.
Il miracolo fu ottenuto, tuttavia, con le nostre preghiere e i
nostri sacrifici. Fu con questo fine che nel 1962 venne
fondata a Fatima la «Lega di Preghiera e Sacrificio per le
Cause di Beatificazione dei veggenti Francesco e Giacinta
Marto», allo scopo di incitare i fedeli a ricorrere ai Servi di
Dio per ottenere grazie e, talora, miracoli che permettessero di elevarli alla gloria degli altari.
Vediamo ora qual è lo scopo della Lega e quali impegni si
assumono coloro che ad essa si iscrivono.
La Lega non è una vera e propria fraternità o confraternita,
con dei regolamenti approvati o con dei privilegi e vantaggi
speciali; tuttavia, coloro che ad essa si iscrivono assumono degli impegni che sono tenuti ad adempiere.
I tre impegni che vengono assunti sono tanto semplici e
alla portata di tutti che nessuno può avere dei dubbi o
delle difficoltà ad accettarli con cuore aperto:
1) praticare quelle virtù che caratterizzano i servi di Dio
Francesco e Giacinta Marto;
2) pregare e offrire sacrifici chiedendo a Dio, per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria, la Beatificazione dei due
veggenti. Non si impongono preghiere o sacrifici particolari; ciascuno offre ciò che la sua generosità e la sua buona
volontà gli suggerisce;
3) ricorrere ai Servi di Dio nelle difficoltà spirituali e materiali, chiedendo loro le grazie e i miracoli necessari per la
loro Canonizzazione.
Grazie all’unione dei membri della Lega in tutto il mondo,
possiamo affermare, come nel Vangelo, che il «Regno dei
Cieli soffre violenza» e speriamo di vedere a breve i risultati di una così grande unione di preghiere e sacrifici.
L’anno 1962 fu, per così dire, un anno di semina e di
strutturazione della Lega. Si cercò, prima di tutto, di farla
conoscere. Furono inviate centinaia e migliaia di opuscoli
a tutte le parrocchie del Portogallo e a tutte le istituzioni
caritative e di istruzione. Fu una grande consolazione constatare che le adesioni giungevano rapidamente.
Gli opuscoli che invitavano ad aderire alla Lega vennero
redatti in varie lingue e anche questi furono inviati, a migliaia, in diversi paesi, o distribuiti a Fatima ai pellegrini di
diverse nazionalità. Proprio da qui sono uscite diverse
migliaia di foglietti divulgativi e moduli di iscrizione, non
solo destinati al Portogallo ma, possiamo dire, a tutto il
mondo. Vennero spedite lettere a tutti i Cardinali, Arcivescovi e Vescovi della Chiesa Cattolica e ricevemmo centinaia di lettere di risposta, di approvazione e di adesione.
La Lega venne fatta conoscere ai prelati di tutto il mondo
ai quali fu chiesto di approvarla e benedirla. Le risposte
furono numerose e incoraggianti. Molti prelati si iscrissero
personalmente, raccomandando al loro clero e ai fedeli
che facessero altrettanto. Con l’approvazione dei Vescovi
vennero nominati rappresentanti diocesani; grazie ad essi
e alla diffusione del Bollettino mensile inviato gratuitamen3
te, in sette lingue, si diede uno sviluppo ancora più grande
all’Opera e si colsero frutti ancora più abbondanti.
L’opuscolo mensile, intitolato «Veggenti di Fatima» e diffuso in sette lingue, diventò, col tempo, l’organo ufficiale
delle cause di Beatificazione e Canonizzazione di Francesco e Giacinta Marto, aiutando a ricordare le date importanti della loro vita e successive alla loro morte: per vedere
con i propri occhi e ascoltare con le proprie orecchie le
persone, si potevano leggere le lettere e gli scritti di Suor
Lucia, ancora in vita. Nasceva così un ramo di fiori destinato ad attirare, con il suo profumo, migliaia di anime. Il
mondo intero seppe così che dal Cielo giungevano segni
del loro trionfo, attraverso le grazie che si ottennero per
mezzo della loro intercessione e che furono scrupolosamente annotate.
Come si è già detto, il primo passo per procedere ad una
Beatificazione è che la Santa Sede riconosca l’eroicità
delle virtù di un Servo di Dio.
Nel frattempo, la Santa Sede, dopo aver consultato, già
nel 1937, le differenti Commissioni della Congregazione
sulla possibilità che bambini e adolescenti al di sotto dei
16 anni praticassero in grado eroico le virtù, giunta alla
conclusione che questi non erano in grado di praticare in
grado eroico le virtù, fece archiviare i Processi già esistenti, tra i quali, anche quelli di Francesco e Giacinta.
Fu in questo contesto che, nel 1981, il Vescovo di Leiria
chiese ai Vescovi di tutto il mondo che inviassero una
Lettera Postulatoria al Santo Padre. Le risposte giunsero
da tutto il mondo: 30 Cardinali, 25 Arcivescovi, 195 vescovi, 6 Nunzi Apostolici, 6 Prelati Nullius, 1 Vicario Capitolare, 1 Archimandrita e tutta la Conferenza Episcopale spagnola, costituita da 47 Vescovi. In esse si affermava che i
Pastorelli erano ben conosciuti e ammirati nei diversi paesi; grazie alle loro virtù orientavano le anime verso il cammino della santità e, grazie alla loro intercessione, si riversava sui fedeli una pioggia di grazie; tutti, per motivi pastorali, desideravano la beatificazione di Francesco e Giacinta. Questo fatto sorprese la Chiesa intera.
Successivamente, su iniziativa del Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Card. Palazzini, si tenne
a Roma, dal 31 marzo al 2 aprile 1981, una Sessione
Plenaria su questo tema: «L’eroicità delle virtù nei bambini». Vennero chiamati a pronunciarsi su questo argomento psicologi, pedagoghi, sociologi, medici, teologi dei diversi rami della teologia: morale, ascetica e mistica. Il
risultato positivo di questi interventi fu sottoposto allo studio dei cardinali e, successivamente, all’approvazione del
santo Padre Giovanni Paolo II, che sbloccò così il cammino verso la Beatificazione dei Pastorelli Francesco e Giacinta.
I processi, aperti il 20 dicembre 1979 e tradotti dal portoghese in lingua italiana, grazie all’attento lavoro del Postulatore P. Paolo Molinari, furono istituiti col tentativo di
comprovare alla Congregazione delle Cause dei Santi
l’eroicità delle virtù di Francesco e Giacinta e ottennero la
promulgazione del Decreto sulla loro eroicità il 13 maggio
1989, redatto da Papa Giovanni Paolo II.
Il 22 giugno 1999, dopo essere stata studiata ed esaminata, fu riconosciuta come miracolosa una guarigione ottenuta attraverso la loro intercessione. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, il 13 maggio 2000, beatificò a Fatima i due
Pastorelli di 11 e 10 anni ancora non compiuti. Francesco
e Giacinta sono stati i primi bambini non martiri ad essere
proclamati Beati dalla Chiesa e hanno aperto il cammino
a molti altri.
Dopo la beatificazione, la Lega non ha cessato di esistere. Oggi essa è ancora più necessaria e i suoi membri
devono continuare a collaborare con la preghiera e il sacrificio, per ottenere un nuovo miracolo che porti alla canonizzazione dei Beati Pastorelli. Non solo ai membri della
Lega, ma a tutti gli amici di Fatima, raccomandiamo di
ricorrere all’intercessione dei Pastorelli nelle loro difficoltà
spirituali e materiali, attraverso novene o altre preghiere,
per ottenere la guarigione da malattie gravi. L’intercessione dei Beati Pastorelli è indispensabile per ottenere il
miracolo necessario per procedere alla loro canonizzazione, perché solo così si potrà fare in modo che essi siano
venerati in tutto il mondo e, con il loro esempio, incoraggino i fedeli, in ogni angolo della terra a mettere in pratica il
Messaggio della Madonna, di cui essi furono interlocutori
e i primi realizzatori.
La Canonizzazione, «per sua natura, è una dichiarazione
definitiva e irrevocabile e significa che i Beati Pastorelli
sono già giunti nella gloria celeste». Sarà la parola della
Chiesa a confermare «ex cathedra» quello che la Madonna promise il 13 giugno 1917, quando Lucia le chiese di
portarli in Cielo: «Sì; Giacinta e Francesco li porto fra
poco». Il miracolo, tanto desiderato, sarà il segno per il
Santo Padre che Dio lo autorizza a canonizzarli. Sarà
necessaria la guarigione improvvisa e totale da una malattia incurabile che, secondo le conoscenze della medicina
attuale, non possa essere spiegata e sia sopravvenuta per
intercessione dei Beati Pastorelli. Questa guarigione dovrà essere approvata dall’apposita commissione della Congregazione delle Cause dei Santi costituita da 62 medici
Per questo sollecitiamo a ricorrere, attraverso preghiere e
novene, all’intercessione dei Beati Francesco e Giacinta
Marto, per ottenere la guarigione di un familiare, di un
amico o di un conoscente che soffra di una malattia incurabile. Ci sono già prove che i Beati Pastorelli, per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria sono grandi intercessori
presso Dio, l’Unico che può compiere miracoli.
Chiediamo che le grazie ottenute siano comunicate, per
iscritto, alla Postulazione dei Pastorelli (Secretariado dos
Pastorinhos, Apartado 6, P-2496-906 Fátima Portugal)
Auguriamo a tutti i nostri lettori
un Santo Natale
e un Felice Anno Nuovo.
BEATI FRANCESCO E GIACINTA MARTO – Pubblicazione trimestrale - 0.05 eur. la copia - Direttore, P. Kondor, svd
Editore e Proprietário:Postulação de Francisco e Jacinta Marto – Rua S. Pedro, 9 – Apartado 6 – 2496-908 FATIMA – PORTUGAL
Tel. 249 539780 – Fax 249 539789. e-mail: [email protected] – Consulti il nostro site: www.pastorinhos.com
Banco Millennium - IBAN: PT50 0033 0000 45340426373-05 Swift Code: BCOMPTPL
Stampato nella Gráfica Almondina, Zona Industrial 2354-909 Torres Novas - Dep. Legal 163921/01
4
Scarica

- Postulação de Francisco e Jacinta Marto