SOMMARIO
Editoriale:
Sposi di ieri e di oggi................................. 3
Intervista:
Tiziano Ferro ............................................ 5
Collezionismo:
Collezionare gettoni telefonici .................. 6
Roma che se n’è andata:
Bartolomeo Pinelli..................................... 8
Suonare Suonare:
Suanrock .................................................10
Monumenti: vita, vicende, restauri:
L’arco di Tito ........................................... 13
Ricordi:
Lo spaccio di Adio e Castore................... 14
Attualità:
Civita Festival 2007................................. 17
Associazione Artistica Ivna ..................... 21
Cortometraggio con cast da
soap opera...............................................25
Don Giuseppe Bellamaria........................27
Civita Castellana e il nuovo
museo della ceramica...............................43
Massimo Fornicoli e il suo
Liber Valeriani...........................................50
Festa della nocciola a Caprarola..............54
Ospedale di Civita Castellana
nuovo ecografo al reparto di
ostetricia e ginecologia.............................57
Ecologia e ambiente:
L’aria come elemento primario
per le nostre funzioni............................... 18
Neuropsichiatria, Psicologia, Logopedia,
Psicopedagogia:
L’approccio terapeutico in sessuologia.... 19
Le guide di Campo de’ fiori:
Vasanello ................................................ 22
Come eravamo:
Co’ l’acqua a schizzarella
co’ ‘o cocommero a mostratella................28
Il diario dei girasoli:
L’arte nel cuore.........................................30
Civitonici illustri:
Giorgio Giuliani.........................................31
Arte:
Gino Coppedè e Civita Castellana...........33
Messaggi:................................................34
Una “Fabrica” di ricordi:
L’amico Carlo Pacelli................................40
Il Fumetto:
Berserk......................................................42
L’angolo CIN CIN:
Come progettare una cantina
(seconda parte).........................................45
Album dei ricordi...............................46-52
Le storie di Max:
Celentano (terza parte).............................48
Noel .........................................................51
Annunci Gratuiti......................................58
Selezione offerte immobiliari.................62
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Campo de’ fiori
3
Sposi di ieri e di oggi
Una volta quando ci si
sposava, lo si faceva sul
serio, con la piena
coscienza dell’atto e
delle sue piene responsabilità.
L’amore bramato, sognato, veniva coronato
con il matrimonio, e
questa scelta rivestiva
per le coppie una grande importanza e dava,
al matrimonio stesso,
l’unicità di un traguardi Sandro Anselmi
do.
L’uomo, di solito, lavorava e la donna era dedita alla
casa e alla famiglia e, questa condizione di dipendenza economica, la poneva, forse, in posizione di
inferiorità, ma il ruolo di moglie e di mamma appagava tutti i suoi desideri.
Questo modello di famiglia, collaudato nei millenni,
era equilibrio, saldezza e regalava longevità al rapporto.
Il ruolo di genitore, poi, era quello di educare i figli
nell’amore, nel rispetto, e di incitarli a crescere ed
avanzare nella scala sociale.
Non tutti gli sposi di oggi possono vantare lo stesso percorso!
Essi preparano la loro unione come se dovesse
essere la più grande festa pagana della loro vita, al
pari di un’incoronazione al trono d’Inghilterra.
Non fanno mancare all’evento la mediaticità di un
mega concerto ed i mezzi messi in campo superano, se paragonati, quelli in dotazione alla compagnia del circo Barnum.
Manifesti… volantini… fascioni pubblicitari… passaggi radiofonici… partecipazioni… inviti… sacchetti… bomboniere e ricevimenti……e poi sfarzosi
vestiti per la cerimonia ed il viaggio di nozze… e
parrucchieri… truccatori … musica per la serenata,
per la chiesa e per il ristorante…
Coniugi Aurelia Conti e
Francesco Vaselli Ottobre 1930
poi l’auto, o i cavalli per andare in chiesa… e i paggetti …
e poi il pranzo per i colleghi, per gli amici e …
infine grande banchetto con cento portate e cento vini …………
e poi, e poi … si lasciano!
Funzionava meglio quel matrimonio di allora, dove il pranzo era
fatto in casa con la stracciatella e i maccheroni, ed il viaggio di
nozze si faceva trascorrendo un paio di giorni chiusi nella nuova
camera da letto…
Se l’amore c’è, è come il sole, si vede e ti illumina, se non c’è, è
come il buio, non riesci a vedere neanche te stesso.
Campo de’ fiori
“Nessuno
è
solo” nella propria città, tra i
propri affetti più
cari e parenti,
amici e conoscenti. Ed è per
questo
che
di Sandro Alessi
Tiziano Ferro ha
scelto di far partire il 20 Luglio il suo nuovo tour estivo –
che lo vedrà in scena fino a fine agosto
nelle principali località turistiche italiane –
proprio dallo Stadio Francioni di Latina,
sua città natale.
Conosciuto ed apprezzato ben oltre i confini italiani – il suo ultimo CD “Nessuno è
solo”, distribuito in 44 paesi del mondo, è
stato presente nella top ten Fimi Nielsen
per oltre 48 settimane, ormai prossimo al
traguardo dei 5 dischi di platino – Tiziano
Ferro, nonostante possa essere considerato cittadino del mondo – dal 2005 vive a
Londra, non perde occasione per sottolineare: “Latina è casa mia, a Latina ci
sono le mie radici, le mie emozioni
più profonde, i miei affetti… Per me
tornare a casa significa trovare le
persone a cui tengo di più, le persone
a cui voglio più bene… mio fratello, i
miei genitori, i miei amici. Mangiare,
bere una birra coi miei amici significa
puro relax.”
Un affetto che è pienamente ricambiato
non solo dagli amici ma anche da tutti i fan
che hanno già assistito alla prima data ed
a quelle successive di Lucerna (23/7),
S.Benedetto (27/7), Cagliari (3/8), Taormina (8/8), Lecce (12/8), Bisceglie (16/8).
Lo show è sicuramente l’evento più atteso
dell’estate 2007. Oltre 2 ore di musica e
spettacolo indimenticabili. Con Tiziano sul
palco i suoi musicisti di sempre, Alessandro de Crescenzo (Chitarre), Leonardo Di
Angilla (Percussioni), Andrea Fontana
(Batteria), Christian Rigano(Tastiere), Pino
Saracini (Basso/Contrabbasso), Davide
Tagliapietra (Chitarre) e 6 ballerini : Max
Bartolini, Matteo Bittante, Sara Castellani,
Daniela Dendini, Alessandro Foglietta,
Britta Oling, direttamente scelti dall’
Accademiadanza fondata e diretta da
Susanna Feltrami, che ne cura i movimenti coreografici.
Nella sua città natale, lo ricordano giovanissimo già alle prese con i suoi strumenti
preferiti: la chitarra, il pianoforte e la batteria e quando, appena sedicenne, entra a
far parte del coro gospel di Latina, che gli
consente di affinare il proprio talento,
appassionandosi agli stilemi della musica
nera, come trasparirà fin dalle sue prime
esibizioni canore. Nel 1998, dopo un anno
di transizione all’ Accademia della Canzone
di Sanremo, risulta tra i dodici finalisti e
l’esibizione sanremese di quell’anno suscita l’attenzione dei produttori Alberto
Salerno e Mara Majonchi che, insieme
all’arrangiatore Michele Canova, lo aiutano
a tradurre le idee musicali nel sound desiderato ed amato fin da bambino..
Nel 2001 firma il contratto con la EMI e nel
luglio dello stesso anno esce il suo primo
singolo: il titolo è “Xdono” e con questo
brano Tiziano scala vertiginosamente tutte
le classifiche in Italia ed all’estero. Tra i
tanti premi e riconoscimenti vogliamo
ricordare quello del 2003 quale “Miglior
Esordiente” al Latin Grammy, la nomination nella categoria “Best Artist” agli
MTV Latin Music Awards e come “Best
Male Artist” al Mexican Grammy Awards.
E’ proprio di questi giorni la notizia della
sua partecipazione nell’ Album tributo a
Dean Martin con “Arrivederci Roma”,
cavallo di battaglia del compianto crooner
americano.
E sicuramente sarà un’ estate di fuoco:
in bocca al lupo Tiziano!
5
6
Campo de’ fiori
Collezionare Ge
Detronizzati dalle telecarte, eliminati dai cellulari, vivono una n
Il gettone telefonico, scomparso
dalla circolazione
da qualche lustro,
è tornato improvvisamente
a
nuova vita, grazie
alle ricerche di
molti interessati
ora a collezionarlo.
di Alfonso Tozzi
I calculofili (termine un po’ bruttino
con cui il collezionismo indica gli amatori
dell’oggetto) – dal latino calculus (pezzetto di metallo usato come moneta, “gettone”) - contrariamente a quanto potrebbe
sembrare, non rappresentano una ristretta
élite di stravaganti ed originali, ma una
folta schiera di persone curiose ed entusiaste, tutte protese alla ricerca dell’amato
dischetto con la speranza, fondata e rara
per un collezionista, di poter completare la
raccolta in quanto esiste la possibilità teorica di reperire sul mercato tutti gli esemplari coniati, così come è riuscito a realizzare già qualcuno.
Nato nel 1927, emesso dalla società STIPEL, il primo gettone telefonico italiano,
del costo di 60 centesimi, si presenta in
ottone con due scanalature e la scritta
“Stipel-1927-anno V” su di un verso, ed
una scanalatura con la scritta “Società
Telefonica Interregionale Piemontese e
Lombarda” sul recto, e debuttò in occasione della prima Fiera Campionaria di Milano
utilizzato, però, solo negli otto apparecchi
all’uopo predisposti.
Successivamente, ogni società consorziata
Anni ‘80 uno dei pochi
apparecchi telefonici a
gettone e moneta
alla STIPEL: TIMO (Società Telefonica
Italiana Medio Oriente), TELVE (Società
Telefonica delle Tre Venezie), TETI
(Società Telefonica Tirrena), SET (Società
Esercizi Telefonici), ebbe un proprio gettone.
A produrre la fiches metallica si avvicendarono, fino al 1980, ultimo anno di coniazione: 1959-1979 Emilio Senesi Medaglie
di Milano (ESM), 1971-1980 L’Industria
Politecnica Meridionale di Arzano (IPM) e
l’URMET Costruzioni Elettrotelefoniche di
Torino, 1976-1980 le Costruzioni Minuterie
Metalliche di Catania (CMM).
Un gettone abbastanza curioso è quello
coniato nei primi anni Cinquanta, denominato “pesante” in quanto aveva il valore di
dieci gettoni normali e veniva usato soltanto negli apparecchi per telefonate
extraurbane.
Dal 1959 si ha il gettone unificato caratterizzato da un elemento di riconoscimento:
il gruppo anno-mese. Infatti, in un ovale al
di sotto della scritta “gettone telefonico”,
viene inciso un numero di quattro cifre nel
quale le prime due indicano l’anno e le
altre due il mese, ad esempio 7107 sta per
1971 (anno) e 07 (luglio).
Molto richiesti e di difficile reperimento
sono i gettoni telefonici coniati dallo Stato
Vaticano, quelli in ottone con una scanalatura su ogni verso e la scritta S.C.V.
Il gettone telefonico, nel suo lungo periodo di esistenza, è passato dai 60 centesimi del 1927 alle Lire: 2,50 (1945), 4,00
(1946), 6-10,00 (1947), 15,00 (1948),
20,00 (1953), 25,00 (1955), 30,00 (1959),
45,00 (1964), 50,00 (1972), 100,00
(1980) e 200,00 (1984).
E’ opportuno far conoscere che, nel periodo di massimo utilizzo del gettone in Italia,
si raggiunse una circolazione di 527 milioni di pezzi con più di 440 mila apparecchi
telefonici installati.
E’ appena il caso di segnalare che molti
collezionisti allargano il loro interesse ai
gettoni telefonici di altri paesi, se non
addirittura a tutti i tipi di dischetti metallici “incisi”: Juke-box, mezzi di trasporto, di
ricorrenza, di giochi vari, di supermercati
etc., fra questi, ricercatissimi, sono i gettoni tranviari di Milano e Torino, coniati in
ottone all’inizio del 1920 dalle aziende
municipali che rappresentavano vere e
proprie tessere da valere per una corsa.
Non era però infrequente il caso che questi gettoni, come del resto quelli telefonici,
venissero dati ed accettati quale resto
nelle minute contrattazioni, tanto che il
popolino milanese, abituato ad utilizzarli a
fini monetari, li soprannominò “sesterzi
Buscaglione” (Assessore ai Trasporti) o
“moneta Caldara” (Sindaco), autorità del
tempo.
Fra i molti collezionisti italiani: Mario
Bresciani di Cesate (MI), Silvano Battaglini
di Camerana (AN), Mario Politano di Sarre
(AO), Roberto Meciani di Milano il quale
ricerca solamente i gettoni di flipper, tanto
per citarne alcuni.
Il gettone telefonico, come tutte le collezioni che si rispettano, ha anche il suo
catalogo con le relative valutazioni di rarità, opera di Franco e Vincenzo Rapposelli,
edito dal Centro Programmazioni Editoriale
di Modena, pubblicato nel 2001.
Per finire qualche curiosità sull’argomento:
la prima telefonata in Italia fu effettuata il
30 Dicembre 1877 dalla caserma dei Vigili
Campo de’ fiori
7
ettoni Telefonici
nuova ed entusiasmante avventura negli scambi fra collezionisti
del Fuoco di Palazzo Marino al centro di
Milano, mentre il primo telefono a pagamento nel mondo fu installato ad Hartford,
nella Banca Connecticut, il 1889 da
William Gray.
Gettoni Tramviari Milanesi
usati anche come moneta
8
Campo de’ fiori
Roma che se n’è andata: luoghi
Bartolomeo Pinelli, l’illustrato
Una vecchia canzone di successo composta e interpretata da Renato Rascel così
inizia:“ … t’invidio turista che arrivi, t’embevi de fori e de scavi e tutta d’un tratto
te trovi Fontana de Trevi ch’è tutta pe tte
… ”. Si tratta, naturalmente, di Arrivederci Roma; una strofa recita:“ … come
ai tempi belli che Pinelli immortalò … ”;
l’autore si riferisce, com’è del tutto evidente, a Bartolomeo Pinelli, incisore - disegnatore - illustratore di Roma, ma vediamo
di capire chi era questo famoso artista.
Chi scrive ha più volte ricordato che per
poter parlare della Roma de se n’è andata
non si può fare a meno di ricorrere ai disegni ed alle incisioni di Don Meo, come l’artista era familiarmente chiamato. Nasce,
ovviamente, a Roma nel 1781, dieci anni
prima che venisse al mondo Giuseppe
Gioachino Belli - il Poeta di Roma, da un
Pupazzaro, ossia un artigiano costruttore
di statuette. Appena undicenne si trasferisce a Bologna, con la famiglia, dove, per
studiare disegno, frequenta l’Accademia di
Belle Arti.
Nel 1798 fa ritorno nella capitale, dove
diviene allievo dell’Accademia di San Luca;
quindi, nei primi anni del Novecento
Bartolomeo frequenta l’Accademia del
Giani. Gli studi qui eseguiti influenzeranno
notevolmente la sua tecnica costituita,
essenzialmente dal modo libero e disinvolto di combinare contorni, colori e chiaroscuri. Una curiosità: sembrerebbe che il
costo degli studi del giovane e promettente artista sia stato sostenuto nientemeno
che dal nipote di Benedetto XIV, Prospero
Lambertini, 1740 - 1758.
La sua notevole fama resta legata alla raccolte delle incisioni e dei disegni raffiguranti costumi popolari, nelle quali si delinea il suo particolare stile, attività questa
che segue quella esercitata per parecchi
anni come illustratore di testi letterari quali
la Divina Commedia, Gerusalemme
Liberata, Orlando Furioso, Eneide oltre che
Meo Patacca di Giuseppe
Berneri.
Con le sue opere, ci ha
lasciato in eredità lo straordinario ritratto di un’epoca a
cavallo del XVIII e XIX secolo ed è, molto probabilmente,
l’unico artista capace di raccontare ed offrirci, con
straordinaria sensibilità, uno
spaccato di quella Roma
papalina e barocca ancora
immune dai guasti, che
sarebbero inesorabilmente
arrivati, ossia quella “ …
Roma dei tempi belli … ” come suggerisce
Renato Rascel. E’ questa una città che,
mentre da una parte, con le sue antiche
rovine letteralmente immerse nella natura,
ostenta serenità e sicurezza, dall’altra, chi
deve avventurarsi appena fuori dal centro
abitato, può imbattersi in ogni genere d’incontri.
Bartolomeo Pinelli è il tipico artista che per
eseguire il suo lavoro deve andare molto
in giro ed è anche per questo motivo che
si fa sempre accompagnare da un grosso
e fedele cane, che non di rado egli raffigura nelle scene della vita cittadina e campestre che ritrae. In molti autoritratti lo
ritroviamo con il fido compagno, come nel
caso di una stampa del 1809, nella quale
si ritrae davanti ad un luogo pittoresco e
solitario, con un libro aperto in una mano,
mentre con l’altra regge un grosso e nodoso bastone e, ai suoi piedi, il fido cane
corso in compagnia di un altro meticcio.
Le illustrazioni del Pinelli, che mettono a fuoco i diversi caratteristici
personaggi della Roma dell’epoca,
oltre che gli usi e i costumi della
vita quotidiana nella capitale e
nelle località campestri, furono
tutte eseguite dal vivo, salvo gli
indispensabili
completamenti e
ritocchi che l’artista realizzava nel
suo studio. Il suo quartier generale è costituito dall’Osteria del
Gabbione, presso Fontana di Trevi,
luogo nel quale, secondo il suo più
accreditato biografo:“ … era solito
rinvenirsi la sera dopo una continua occupazione durante il giorno
…”
Numerosissime le sue opere e la
gran parte di queste, siano esse
disegnate, incise o dipinte all’acquerello, si riferiscono alla vendemmia, al vino, al carrettiere, alle
osterie; nella serie relativa alle
“Scene e costumi di Roma e del
Lazio”, ritroviamo i giochi della morra,
della ruzzica e delle bocce, oltre ai frati, i
briganti, i pastori, le ciociare, i butteri, i
bovi, nonché i mastodontici carri che venivano adibiti al trasporto del fieno; ricordiamo la “Raccolta di cinquanta costumi pittoreschi”, la “Nuova raccolta di cinquanta
motivi pittoreschi e costumi di Roma”, la
“Raccolta di costumi di Roma e suoi contorni”, i “Primi pensieri di Bartolomeo
Pinelli” e ancora le venticinque tavole relative ai “Costumi diversi” inventati e incisi
da Bartolomeo Pinelli, acquarelli e incisioni
che accolgono anche i vari protagonisti
della strada tra i quali: “ … il frigitore, il
pecoraro, il callararo, il capraro, l’acquavitaro, il gioncatoro, il mosciarellaro, il tripparolo, il venditore di gallinacci e le coglitrici di fragole … ”
Per rendere al meglio i meriti di questo
straordinario ritrattista, fra le sue tante illustrazioni soffermiamoci, soltanto per un
momento, sul “Ciarlatano di Piazza”. In
quest’opera Bartolomeo Pinelli riproduce
un basamento in marmo dell’antica Roma,
sul quale monta un venditore ambulante
che con la mano destra indica i vari punti
di una bandiera e descrive i tanti rimedi ed
i vari amuleti contro ogni tipo di malanno,
punture d’insetti, morsi di serpente, febbri
di varie origini ed ogni altra malattia;
attorno al basamento una folla disposta in
cerchio a completare la rappresentazione
dello spettacolo, tutto ciò perché il Pinelli
ha sempre voluto ritrarre la gente reale, in
un posto reale, in una situazione reale
soprattutto a beneficio dei visitatori stra-
Campo de’ fiori
9
i, figure, personaggi
ore di Roma
di Riccardo Consoli
nieri, ma anche degli stessi romani, affinché potessero ricordare quella che era e
come era la Roma dei suoi tempi.
Ma Don Meo non fu solo un grande artista
e, a parere di Giggi Zanazzo, fu anche un
inguaribile buontempone sempre pronto
ad escogitare ogni sorta di scherzi da perpetrare alle altrui spalle ben s’intende; una
ne pensava, cento ne faceva, come scriveva il cantore del folklore romanesco:
“Era fijo d’un vascellaro de Trestevere,
infinenta da ragazzino incominciò a ffà li
pupazzi co’ la creta, e a mmano a mmano
addiventò ttanto bbravo scultore e ddisegnatore che ttutti li forestieri cureveno da
lui a ccomprà li disegni e a ppagajelli a
ppeso d’oro.
“C’è ancora che sse lo ricorda ggirà ppè
Roma in compagnia di dù canoni che nù lo
lassaveno mai un mmomento.
“Essènno pittore, come je l’apporta er
mestiere, era de casa pazzaja; sicchè
come li cani cucciotti, una ne pensava e
ccento ne faceva.
“E dde mattità fatte da lui se n’arricconteno tante.
“Dice che ‘na vorta, ar piano de sotto de la
casa indove ciabbitava lui, c’era uno che
nun faceva antro che ssonà er violino.
“Mastro Bartolomeo nun poteva ppiù ccon-
nètte; agnede ggiù dar su’ inquilino a ddije
che je facesse er pacere de piantalla; ma
quello j’arispose: sto a casa mia e ffaccio
er commido mio.
“Va bbè! Un giorno che tte fa quer matto
de Pinelli?
“Sgòmbera tutta la camera che ddava
sopra a quella der sonatore de violino,
l’empie d’acqua, pija una canna da pesca,
accenne la pippa, e sse mette a ppescà
quieto com’una Pasqua.
“Tutt’in un momento che vvòi sentì li strilli
e ll’urli de quer povero sonatore de violino,
che sse vidde pisciolà ll’acqua drento la su’
stanzia! Va ssu da l’appiggionante, bussa,
e je fa: che bber modo sarebbe questo?
L’acqua m’ha ffracicato tutto e’ lletto,
azzoppato tuttò er mobijo
“E Ppinelli, senza nemmanco mòvese, j’arispose: sto a ccasa mia e vvojo pescà
quanto me pare!
Tutto vero, puoi esserne certo, lo dice
Giggi Zanazzo!
Bartolomeo Pinelli ebbe sempre la certezza
di poter sopravvivere attraverso le sue
opere e, in molte di queste, raffigurò la
presenza ammonitrice del teschio con la
scritta “Tutto Finisce”. Alla sua morte, tra
le sue carte, fu ritrovato un foglio nel quale
egli volle disperdere al vento la sua stessa
gloria lasciando scritto:“ … Pinelli è morto,
la sua tomba è il mondo … ”
Avvolta dal più profondo mistero resta la
sepoltura di questo grande artista, alcuni
ritengono che le sue spoglie siano state
imbalsamate e il 4 aprile 1835 sepolte
nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio
in Piazza di Trevi, ma senza un monumento e neanche una lapide.
Allorquando però nel 1927 il romanista
Ceccarius, con il permesso del Cardinal
Vicario, dette corso a ripetute e laboriose
ricerche volte a rintracciare le spoglie
imbalsamate, non si riuscì a trovare la
tomba, per cui non è dato sapere il punto
esatto dove Bartolomeo Pinelli venne
sepolto. E’ molto probabile, come da più
parti sostenuto, che dopo le esequie le sue
ceneri siano state disperse in considerazione del fatto che, essendo egli ritenuto un
laico impenitente, non era degno di trovare collocazione accanto ai diversi Pontefici
ivi sepolti.
Essendo risultata vana la ricerca della
tomba dell’artista, l’Istituto di Studi
Romani volle comunque apporre una lapide a testimonianza del fatto che
Bartolomeo Pinelli era stato veramente
sepolto “ … in questa Chiesa il IV aprile
MDCCCXXXV … ”
Campo de’ fiori
10
di Carlo Cattani
La passione ci guadagna
(continua dal n° 39) …
tra le rocce di “Suanrock”… una guida
esperta … meglio … un rockettaro d’annata ... ancor di più … un organizzatore,
Michele Lauton, ci racconta il “dietro le
quinte” di una delle manifestazioni musicali estive tra le più attese dai giovani del
Trentino, svolgentesi, a Ziano di Fiemme
dal 18 al 21 di luglio, giunta alla XIV edizione: Ladies & Gentlemen: “Suanrock”!
Carlo: Michele, continua a parlarmi dei
“giorni della creazione” del “Suanrock”:
ho curiosità di saperne sul nucleo dei “fondatori”, gli scopi che vi prefiggevate e perseguite tuttora, i collaboratori, gli aiuti, il
successo dell’evento e quant’altro ci possa
far comprendere il reale sforzo organizzativo, l’impegno che richiede questa vostra
… “mini Woodstock” valligiana.
Michele: Già il considerare che siamo alla
vigilia della XIV edizione, la dice lunga sull’apprezzamento da parte del pubblico
intervenuto e, quindi, sugli stimoli e i
diversi “ritorni” che ci consentono di proseguire in questa esperienza! Dalla prima
edizione, partita, come ti dicevo, con scarsissimi mezzi… ma tanto entusiasmo, le
successive edizioni hanno visto un crescente sforzo organizzativo e un sempre
più ampio consenso di pubblico diventando un vero e proprio evento musicale. Il
segreto del nostro successo? E’ riposto, forse, nel fatto che non si è mai persa
di vista la “mission” iniziale: creare uno
spazio alternativo a quello della “musica
ufficiale” delle nostre parti, rappresentata
dalle bande, dai cori e dalle feste campestri e patronali, tutte patrocinate da enti
pubblici e non, con un completo disinteresse dei medesimi operatori (amministratori pubblici-commercianti) verso la
musica più vicina ai giovani, il rock,
non ritenuto, A TORTO, forma di
comunicazione, arte, cultura.
A questo “cartello di pensiero” si è
sottratto, per fortuna, il Comune di
Ziano che, mettendo a disposizione
un’ area e, in questi ultimi anni, una
dotatissima struttura con tendone,
palco, cucine, servizi igienici ed una
zona attrezzata per il campeggio in
tenda, contribuisce in modo determinante
al “rotolamento delle pietre” del
“Suanrock”! Non posso omettere di citare, poi, il “motore” organizzativo, il
cuore, del “Suanrock”, rappresentato dai diversi giovani e amici
che collaborano volontariamente
all’allestimento e ai servizi, ogni
anno con rinnovato entusiasmo,
che, assieme al gruppo musicale
“ATRIO”, scintilla dell’idea primaverile del ’93 del “Suanrock”,
l’Associazione
hanno formato
Atrio con lo scopo di promuovere
e organizzare musica e concerti
mettendo per iscritto una collaborazione che già c’era di fatto. Poi, per
noi organizzatori/promotori c’è la soddisfazione di aver visto crescere assieme al
“Suanrock” una nuova generazione di
musicisti valligiani che, in alcuni casi, proprio qui hanno mosso i primi passi e, c’è
da giurarci, saranno tra i più agguerriti in
queste serate della XIV edizione … prima
di loro, nelle diverse serate, si esibiranno
altri giovani che si sono avvicinati alla
musica magari proprio seguendone quell’esempio. Solitamente la nostra maratona
di “tre giorni” ospita 24 gruppi, un centinaio gli artisti che si avvicendano sul
palco, cifre, che agli inizi, non avremmo
mai potuto immaginare. Dal punto di vista
burocratico “Suanrock 2007” è già partito e quest’anno siamo un po’ in crisi con
la scaletta delle serate perché ci sono più
di trenta bands che hanno fatto richiesta
di partecipare …, abbiamo trovato delle
soluzioni che consentiranno di portare più
musica possibile sulle “assi” del “Suanrock”.
Carlo: torniamo a parlare dei “promotori” di “Suanrock”, gli ATRIO …
Michele: la nostra esperienza nella musica inizia nel 1989 a Ziano di Fiemme:
Mario Zorzi (Batteria), Simone Deflorian
(chitarra), Marco Smith Vanzetta (voce) ed
il sottoscritto Michele Lauton (basso), fondammo la band con l’idea di dare “una
scossa” alle nostre vite! Trascorse qualche
anno, siamo nei primi anni ’90, e Marco
esce dagli ATRIO … ma rimarrà sempre
vicino alla band …. il “settimo ATRIO” e,
comunque , tra i pilastri dell’ Associazione
Atrio!!! Qualche cambio provvisorio di formazione e poi entrano a far parte del
gruppo Paolo Leto Dezulian e la bellissima
Katia Brigadoi con le loro chitarre mordenti! Con questa formazione registrammo,
nel 2005, “PUNTO DI PARTENZA” un
cd di 14 brani (ndr: cantati in Italiano e
dalle caratteristiche decisamente rock
“verso le sonorità dei 70 ed 80”, con ritmiche sostenute, chitarre giustamente
tirate, registrazione convincente e ... una
soddisfacente prova della voce di Simone
Deflorian … bravo … una bella e coinvolgente voce del rock, quello sanguigno,
Italiano con influenze del Vasco “Blasco”
Rossi d’annata ad aleggiare su gran parte
del cd!). Nel tempo “ci perdiamo” Paolo
Dezulian al quale subentra Pierpaolo
Dellasega “Peppa” ed acquistiamo Roberto
Monsorno “Gato” alle tastiere. Il nostro
disco (Punto di partenza) ha avuto un
Campo de’ fiori
11
se il Rock è di montagna
(seconda parte)
lungo parto, ci sono pezzi scritti in pochi
giorni ed alcuni invece portati avanti per
anni fino a trovare quello che volevamo.
Per scrivere dei brani ci vuole un feeling
perfetto tra i componenti di un gruppo ed
ora lo stiamo ricreando dopo aver cambiato chitarrista, come dicevo prima, ed
aver inserito un tastierista … credo che
potremo cominciare a lavorare su nostri
nuovi pezzi dopo il “Suanrock”. Con
Chum, di cui ho visto che vi siete occupati in numeri precedenti della rivista,
dovremmo cominciare ad incidere brani
per il suo nuovo cd (una decina) nel corso
dell’estate; in particolare, credo che saremo io, Leto (ex chitarrista Atrio) e Mario
alla batteria .
… dimenticavo di dire che quando i signori Lauton e Deflorian decisero di andare
da un amico (grazie Martecia!) a prendere
qualche lezioncina per iniziare almeno a
tenere in mano gli strumenti nel modo e
dalla parte giusta, la scarsa predisposizione alla chitarra di Simone (Deflorian) lo
spinse subito a prendere il microfono in
mano e cantare come è sempre stato nel
suo DNA (…per nostra fortuna). Ok, il
gruppo si forma e, per qualche anno,
abbiamo suonato nei teatri a Predazzo,
Ziano ed altre località della valle… non
eravamo mica i Deep Purple (!!)…… però il
repertorio sempre più rock necessitava di
uno spazio adeguato! Era il 1993 e, insieme ad alcuni amici vicini alla band , decidemmo di dare vita a ciò che nemmeno
minimamente ci saremmo aspettati potesse diventare l’evento “Suanrock”! Da
allora la storia è conosciuta: come dicevo
in precedenza, dalla 1^ edizione con sei
gruppi partecipanti ed altrettanti spettatori (!), si è giunti alla partecipazione di un
centinaio di musicisti e migliaia di spettatori!
Carlo: sterziamo di nuovo verso
“Suanrock”: come componete il “cast”
della manifestazione e quanto “spara” in
termini di watts?
Michele: la scelta dei gruppi si basa
esclusivamente sulla provenienza … fino a
qualche anno fa riuscivamo a far suonare
anche altri gruppi “amici” da Saronno,
Milano, Parma etc., ma ora non si riesce
più ad accontentare tutti … ormai le
richieste che giungono al comitato
organizzatore superano del doppio
le possibilità di partecipazione; ci fa
piacere che ci scrivano manager di
tanti gruppi Italiani che si propongono per la partecipazione al
Suanrock” allo scopo di allargare il
seguito e promuovere i loro dischi.
Anche un gruppo Tedesco quest’anno mi ha contattato! Ciò non può che
farci piacere e testimonia che il
“Suanrock” è ben considerato in
giro. Adesso capita anche che si
debba scremare le richieste di gruppi delle nostre zone … dando qualche dispiacere … ma, con tutta la
buona volontà, dobbiamo restare
intorno alle 25/28 bands per edizione, per dare ragionevoli spazi a tutti
e gestire un “caos controllato” … con il
passare degli anni e il crescente interesse
per la manifestazione, abbiamo ricevuto
diverse proposte di far suonare questo o
quel gruppo di spicco e di richiamo … questa è una cosa che non vogliamo fare! La
soddisfazione che ci dimostra un ragazzino di 15 anni che sale per la prima volta
su un palco decente è impagabile: gli tremano le gambe e ci tengono da matti! Poi,
col passare degli anni, magari, qualcuno è
riuscito a farsi un certo nome ed un certo
giro, ma, ancora oggi, quando vengono al
“Suanrock” ci ringraziano per averli lan-
ciati e, per loro, la nostra manifestazione
rimarrà sempre un appuntamento speciale. Questo è il motivo per cui non mi interessa far suonare big della canzone, che,
tra l’altro, magari suona pure con la luna
storta , non vedendo l’ora di tornarsene a
casa. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico
della “voce” del “ Suanrock ”, siamo
attorno ai 10.000 watts … tieni presente
che il sindaco del paese vicino viene sempre a lamentarsi, eh eh ehe ….
Carlo: che generi sono rappresentati, sul
palco del “Suanrock” e quale criterio
seguite per comporre le singole serate?
Continua a pag. 12 ...
12
Michele: sono preparato! Dei gruppi partecipanti quest’anno, 7 fanno faville Metal,
9 Rock, dal classico anni 50 all’Hard rock,
2 musica Italiana , di cui uno propone
musica propria, il “mitico” Chum, 5 sono
i gruppi Punk e Underground, 2 le formazioni in rappresentanza del Blues. In
Genere cerchiamo di avvicendare gruppi di
generi diversi così da non avere “serate
dedicate a …”, perché, se facessimo delle
serate a tema, il pubblico si dividerebbe e
interverrebbe solo nelle giornate che più
interessano; assortendo i generi, invece, il
pubblico è sempre numeroso ed eterogeneo. Magari poniamo attenzione a far suonare presto i gruppi dei più giovani, così
che i loro fans non abbiano problemi con i
genitori per poter venire a sentirli.
Carlo: come è visto “Suanrock” dalla
popolazione locale ?
Michele per quanto riguarda la popolazione locale, inizialmente, c’era un certo
“storcere il naso”, con commenti tipo: <voi
drogati che ascoltate quella musica del
diavolo … non è musica è casino e
basta!> Ora, invece, la maggior parte della
gente ha capito il vero spirito di festa e
non è difficile vedere un “fratello di metallo” con un bambino in braccio o intento a
parlare tranquillamente con una suora …
voglio dire con ciò che “Suanrock” unisce tutti, indistintamente ed il rispetto non
è mai mancato tra il popolo del Suanrock e
i residenti … gli unici problemi, te li avevo
accennati prima, sono sorti con alcuni ultrà
di una squadra di calcio ma la gente del
posto non conosce questo tipo di violenza
gratuita, l’odio ingiustificato o il malessere
sociale che prova certa gente di città !
Carlo : quanto impegna la preparazione
di una nuova edizione del “Suanrock” ?
Michele :anche su questo argomento
sono ferratissimo! Per quanto riguarda il
tempo che c’è dietro all’organizzazione del
“Suanrock” ti posso dire
che, per-
sonalmente, non smetto mai di prepararlo: come ho chiuso i conti di quello
passato comincio subito a definire i preparativi di quello nuovo, studiando i loghi ed
il rinnovamento della grafica del sito, raccogliendo, tramite il forum presente sul
sito www.suanrock.com, le opinioni dei
tanti che ci seguono anche via internet nel
corso dell’anno, valutando le critiche sul
cosa va bene o cosa cambiare; poi, come
inizia la primavera, si cominciano a fare i
preparativi veri e propri raccogliendo e
valutando il materiale dei gruppi che si
Campo de’ fiori
propongono per la partecipazione, si istruiscono le
pratiche per ottenere le
diverse autorizzazioni del
caso; infine,
si arriva
all’allestimento
del
“Suanrock” vero e proprio che si realizza nei
dieci giorni antecedenti la
manifestazione e per questo aspetto … “manuale”,
fortunatamente, la forza
lavoro non manca … sono
impegnate, più o meno,
una cinquantina di persone. Le spese per tutto
vengono coperte con le
somministrazioni
di
bevande e alimenti e con
le pubblicità … noi, ovviamente, non intaschiamo
un centesimo, il tempo
sottratto ai nostri impegni
lavorativi è tutto “a gratis”
e la soddisfazione che
tutto si realizzi al meglio
è, al termine, di ogni edizione la giusta paga …
così la vogliamo pensare!
Carlo: Come promuovete
“Suanrock” ?
Michele: la pubblicità più
grossa al “Suanrock” è rappresentata
dal passaparola … ormai qua tutti conoscono la manifestazione e quando si
comincia a fare pubblicità tutti lo sanno
già; comunque, stampiamo 2000 opuscoli
pubblicitari che distribuiamo un po’ in tutto
il Trentino, nei pub più frequentati; poi
installiamo uno striscione sulla strada
Statale che, essendo l’unica strada della
Valle, non si può non vedere! Poi sono
pubblicate notizie a riguardo sui giornali
regionali.
Carlo: puoi citare qualche bands che, passata al “Suanrock”, si è fatta apprezzare
anche in altri contesti?
Michele: beh, tra i gruppi che hanno
avuto le “palle” di farsi conoscere in giro
te ne nomino un paio gli “Outcry”
(www.outcry.it) che tra le loro diverse
apparizioni si sono esibiti l’anno scorso
al METALCAMP in Slovenia e gli
“Inertia” ( www.inertiaband.org)
anche questi molto conosciuti nel
panorama metal del Triveneto. Altri
gruppi che suonano al “Suanrock”,
raramente si esibiscono fuori dalle nostre
zone (Valle di Fassa e di Fiemme) … ciò,
principalmente è determinato da impedimenti familiari e di lavoro e non per motivi di carattere qualitativo.
Carlo: prima di concludere la nostra
chiacchierata, parlami delle iniziative audio
e video targate “Suanrock”
Michele: nel 1999 realizzammo il cd del
“Suanrock” con lo scopo di rilasciare ai
gruppi partecipanti un ricordo tangibile
della loro partecipazione. L’iniziativa di
quest’anno, Il DVD, che uscirà e verrà
messa in vendita proprio in occasione della
imminente XIV edizione 2007, è, invece,
un prodotto molto più professionale, per il
quale ogni gruppo ha scelto un pezzo e
tre o quattro telecamere hanno ripreso le
performance, con una registrazione audio
appositamente “catturata” da un mixer
multitraccia professionale; ad integrare gli
interventi musicali
ci sono due altre
sezioni dedicate alle interviste ai gruppi ospitati e ad una parte documentaristica, una panoramica su quelli che sono gli
aspetti organizzativi, il montaggio e lo
svolgimento della festa del “Suanrock”.
Fondamentale per la realizzazione, l’opera dell’amico Graziano della soc.tà di produzioni video DIGITAL DOLOMITI, lui stesso musicista nella band degli “Outcry” …
quindi tutto il lavoro è stato svolto con la
massima reciproca passione!
Carlo: per chiudere….davvero: “sparami”
un aneddoto.
Michele: un aneddoto carino che mi viene
in mente ora è stato quando un gruppetto
di ragazzi, dopo aver suonato, mi ha chiesto quanto mi dovevano per averli fatti
suonare …. e quando , invece , gli ho dato
una birra e un panino a testa per ringraziarli, quasi si mettevano a piangere per la
contentezza. (www.suanrock.com)
….….come nella migliore tradizione
dei raduni musicali ,qualcuno ha già
posato sul prato del “Suanrock” un
indumento per “prenotarsi” il posto
in prima fila …..scarponcini puzzolenti ,berretti stropicciati , giubbini
di pelliccia ,fazzoletti a quadretti
…… …… ma…ma …ma questi son
folletti ! ! !
P.s.: è on line il trailer del DVD del
Suanrock ! Beccatevelo su Youtube:
www.youtube.com
Campo de’ fiori
13
l arco di tito
Sulle pendici settentrionali del colle Palatino, a
ridosso del Tempio di
Venere a Roma, si trova
l’arco trionfale di Tito,
eretto dal Senato in
onore dell’imperatore
negli anni immediatamente successivi alla
di
sua morte, avvenuta
Cristina
nell’ 81 d.C., come si
Collettini
evince dall’appellativo
“divus” riportato sull’iscrizione posta sull’attico: Senatus Populusque Romanus Divo Tito
Divi Vespasiani F Vespasiano Augusto (Il
Senato ed il Popolo Romano al divo Tito
Vespasiano, figlio del divo Vespasiano).
Quella dell’arco del trionfo, ovvero di una
monumentale porta ad arco costruita per
celebrare una vittoria in guerra, è una tradizione che nasce nell’antica Roma e che rimane viva in molte culture antiche e che ha
portato alla costruzione di maestosi archi in
pietra, realizzati per rimanere nel tempo, e
di più modesti archi temporanei, destinati ad
essere utilizzati per parate e celebrazioni per
poi essere smontati.
Due grandi pilastri individuano un unico fornice (arcata) e sostengono un alto attico,
dove è riportata l’iscrizione dedicatoria; l’arco è inquadrato da quattro semicolonne scanalate, terminanti con capitelli compositi
sostenenti un fregio che rappresenta scene
di sacrificio.
Dallo zoccolo in travertino si erge il rivestimento in opera quadrata, originariamente di
marmo pentelico e lunense: le parti in travertino oggi visibili sono le integrazioni
dovute ai lavori di restauro eseguiti da
Valadier e da Stern (gli stessi autori dei due
speroni di sostegno dell’anello esterno del
Colosseo), su commissione di Pio VII.
L’arco fu costruito per commemorare il trionfo di Vespasiano e del figlio Tito sui Giudei,
celebrato nel 71 d.C., a seguito della cattura
di Gerusalemme da parte di Tito nel 70, con
la quale si è soliti far terminare la prima
guerra giudaica, iniziata nel 66: sulle pareti
interne del passaggio, due grandi rilievi marmorei rappresentano due episodi di questo
trionfo.
Il rilievo sul lato sud, ovvero quello di sinistra
guardando verso il Foro Romano, rappresenta l’ingresso del corteo attraverso la Porta
Trionfale: i portatori trasportano il ricco bottino di guerra, gli oggetti sacri del rituale
ebraico
trafugati
dal
Tempio
di
Gerusalemme, durante la campagna
dell’Imperatore contro gli Ebrei: le due trombe d’argento che richiamano i fedeli alla preghiera, la tavola con i vasi sacri e il candelabro a sette bracci, in virtù del quale, durante il Medioevo l’arco era anche detto “Portico
delle Sette Lucerne”.
Secondo una legenda romana, nel trasportare il candelabro d’oro da Gerusalemme,
quando i portatori romani attraversarono il
ponte Quattro Capi litigarono per contendersi l’oggetto sacro che però cadde nel fiume
e andò perduto!!
Il pannello del pilastro nord rappresenta
l’imperatore Tito che viene portato in trionfo
su una quadriga, guidata dalla dea Roma
che trattiene i cavalli, e incoronato dalla
Vittoria. Nelle due figure maschili alle spalle
dell’imperatore, un giovane ed un anziano
che indossa la toga, si è soliti riconoscere le
personificazioni rispettivamente del Popolo e
del Senato romani. La quadriga è preceduta
dai littori con i fasci disposti sul fondo, a
simulare la folla che accompagna il trionfatore.
La volta è splendidamente decorata a cassettoni con al centro l’imperatore Tito, divinizzato dopo la sua morte, che viene portato in cielo da un’aquila.
Durante il Medioevo, l’arco venne
inglobato nella fortezza dei Frangipane e solo nell’
Ottocento (18181824) fu soggetto
ad un salvifico intervento di restauro
affidato a Stern prima e, alla morte di
quest’ultimo, a Valadier, un restauro
condotto con mentalità scientifica e
archeologica, nel
pieno rispetto dell’autenticità del monumento.
Dagli scritti del
tempo su questo
intervento, si evince che può essere ricondotta a Stern l’idea di sgomberare l’arco
dalle “superfetazioni” aggiunte nel tempo e
di integrare le parti mancanti con il travertino anziché il marmo, ovvero un materiale
diverso dall’originario ma cromaticamente
affine ed lavorato in forme semplificate, per
distinguere in tal modo le parti originarie da
quelle di restauro.
A Valadier è spettato invece l’arduo compito
di seguire i lavori e particolarmente lo smontaggio ed il rimontaggio dei pezzi nella giusta posizione, tecnica di intervento questa
meglio nota come “anastilosi”.
Si dice che gli Ebrei osservanti evitavano di
attraversare l’arco, in quanto simbolo della
sconfitta di Israele ad opera dell’Impero
Romano, sconfitta che fu definitiva con la
caduta di Masnada nel 72.
14
Lo spaccio di
Adio e Castore
I primi negozi di
Corchiano, che si raccoglievano tutti in
quello che oggi è il
centro storico, ormai
non esistono più. Tutto
è cambiato: il paese è
diventato molto più
grande e le attività
commerciali sono più
di
moderne e più numeErmelinda
rose, non soltanto a
Benedetti
causa della crescita
della popolazione, ma soprattutto in seguito al cambiamento delle abitudini. Mentre
prima, infatti, si produceva quasi tutto a
casa, oggi si compra, praticamente, tutto.
Uno dei primissimi negozi del paese era lo
spaccio dei fratelli Adio e Castore
Piergentili. I due iniziano a lavorare nella
bottega, già di famiglia, negli anni ’40,
appena adolescenti, per assumersene poi
la completa gestione, fino a quando, intorno alla metà degli anni ’60, non si separano, dividendosi, così, anche l’originaria
licenza, che spaziava dai generi alimentari, all’abbigliamento, ai tabacchi, alle piccole macchine agricole, ai prodotti consorziali per l’agricoltura, per i quali Adio, chia-
Bruno nel negozio dei genitori
Campo de’ fiori
da sx:
Lorena, Assunta e Adio
mato da tutti Lallo, dovette anche superare un esame e ottenere una specifica autorizzazione. Castore, quindi, sceglie di aprire una nuova attività, esclusivamente di
sali e tabacchi, lasciando al fratello il vecchio negozio, sito più o meno davanti l’antica Rocca dei Farnese, poco prima di piazza IV Novembre. Rimasto solo, Adio si fa
aiutare dalla moglie,
Assunta Bernabei,
e, in caso di necessità, dai figli Bruno e
Lorena, ormai grandi. Nel 1990, quando entrambi raggiungono l’età pensionabile, cedono
l’attività e si godono
il meritato riposo,
dopo anni di lavoro
dietro quel bancone, al quale si
erano, comunque,
affezionati, tanto
che Bruno, il figlio di
Adio, mi confessa
che, al momento
della vendita, sono tutti un po’ dispiaciuti.
Il loro negozio era rinomato, in particolar
modo, per il buon prosciutto che vendeva,
a detta dei clienti, talmente apprezzato
che ne terminavano uno al giorno, quasi
un record per il paese, considerando l’ancora minor numero, rispetto ad oggi, di
abitanti di allora.
Ma, in effetti, un segreto c’era, perché
fosse così buono! Adio, dopo aver acquistato i prosciutti, li lasciva stagionare per
qualche altro mese nella propria cantina,
prima di venderli.
Si tramanda, inoltre, un simpatico aneddoto, che vale la pena di essere raccontato.
Durante i primi anni di attività, quando
Lallo e Castore, con il loro somaro, andavano a fare rifornimento di tabacchi, a
Ronciglione, dovevano stare all’erta fino a
Fabrica di Roma, perché il somaro, anziché
proseguire per Carbognano, avrebbe potuto deviare per Civita Castellana, ma una
volta presa la direzione giusta, potevano
anche permettersi di addormentarsi, perché il somaro conosceva talmente bene la
strada che arrivava a Ronciglione da solo.
Campo de’ fiori
15
Com’era
e Com’è
Qualche mese dopo
iniziano le costruzioni
... 1976
Via De Gasperi oggi
Civita Castellana
Cavalcavia di Via Corchiano
abbiamo già segnalato sul n. 38 di Campo
de’ fiori, lo stato vergognoso in cui versa
il bivio per chi proviene dalla
circonvallazione e si immette in
Via Corchiano.
Erbacce incolte e segnali divelti:
un bel biglietto d’ingresso
Queste foto del Signor Carlo
Baldoffei, ritraggono Via De
Gasperi a Civita Castellana
nella sua trasformazione dal
1973 ad oggi.
17
Civita Festival -XIX edizione
8-29 luglio 2007
Direzione artistica Fabio Galadini
Civita Castellana Forte Sangallo
di M. Cristina Caponi
La suggestiva scenografia del Forte
Sangallo di Civita Castellana, uno dei
monumenti simbolo della città, ha ospitato
dall’8 al 29 luglio la XIX edizione del rinomato Civita Festival. Tale manifestazione è
riuscita, negli anni, a divenire un appuntamento ricorrente e atteso nel calendario
estivo delle attività culturali della Tuscia;
ciò grazie all’alto spessore qualitativo degli
artisti che vi partecipano. Nuove prospettive di crescita, per un evento così consolidato all’interno del nostro territorio, si
intuiscono a partire dalle molteplici novità
previste per quest’ultima edizione.
Innanzitutto, è da segnalare la fondazione
di un unico marchio, Industria e Cultura, a
cui hanno partecipato i più autorevoli
esponenti dell’impreditoria locale; in tal
modo il Festival verrà monitorato dodici
mesi l’anno e su larga scala, comportando
una migliore qualità del servizio generato.
Su tale punto nodale si focalizza altresì il
Sindaco Massimo Giampieri, dichiarando
che si tratta di “un matrimonio non atipico,
bensì un matrimonio che è nella storia
stessa di Civita Castellana, per cui non si
può non coniugare l’industria del nostro
territorio con la cultura”.
Ulteriore innovazione è l’istituzione di un
riconoscimento alla carriera, riservato a
personalità che, nel corso degli anni,
hanno conseguito successo di critica e di
pubblico. Durante la serata inaugurale del
Civita Festival, il direttore artistico Fabio
Galadini ha consegnato il premio speciale
Sangallo d’Oro (opera dell’eccellente ceramista Franco Giorgi) nelle mani di alcuni
grandi nomi del cinema italiano: l’attoredoppiatore Marco Guadagno, il doppiatore
e direttore del doppiaggio Massimo Turci e
il regista Luigi Magni. Quest’ultimo è considerato l’incontrastato re del cinema
romano; fra le sue opere più note ricordiamo: Nell’anno del signore, In nome del
Papa re, In nome del popolo sovrano e La
carbonara, lungometraggi ambientati in
una Roma ottocentesca, costantemente in
bilico fra il potere temporale della Chiesa e
l’ardimentosa ribellione dei patrioti.
Tornando alla serata d’apertura, si è esibito al pianoforte il Maestro Luis Bacalov,
premio Oscar nel 1995 per la colonna
sonora del film Il postino di Michael
Il regista Luigi Magni con M. Cristina Caponi
Radford. Ad accompagnarlo nel corso della
notte estiva, la musica melodiosa
dell’Orchestra Tartini. Oltre all’arte del
grande schermo, l’evento punta analogamente su molteplici settori dello spettacolo dal vivo. Largo spazio, infatti, è dedicato alla danza. In tale sezione si alternano
eterogenei corpi di ballo che spaziano
dalla danza gitana (la compagnia
Flamenco Lunares) al balletto classico
(Liliana Cosi e Marinel Stefanescu), dalle
interpretazioni della donna nella danza
prospettiva (Vittorio Biagi) alla taranta e
tammurriata dell’Italia centro-meridionale
(Ambrogio
Sparagna
e
Orchestra
Pizzicata) e, per finire, alcune creazioni
brevi del balletto di Torino, a cura del
coreografo rivelazione alla Biennale di
Venezia 2006, Matteo Levaggi.
Ma il Civita Festival non è solo arte performativa; è soprattutto musica. Venerdì 13
luglio è stato eseguito il capolavoro di
Giuseppe Verdi, ovvero il Requiem, suonato dalla Grande Orchestra sinfonica Russa
(Udmurtia) e accompagnato dal Coro
Sinfonico di Craiova diretti dal Maestro
Marco Angius.
Nondimeno, anche il jazz calcherà il palco
del Forte Sangallo, grazie al vigoroso ritmo
del batterista Roberto Gatto. Gran finale
domenica 29 luglio con l’Iko International
Orchestra e Iko Chorus che ha presentato
Tosca, opera in tre atti di Giacomo Puccini.
Quest’ultimo è stato un appuntamento
particolarmente atteso, poiché la lirica è
una graditissima new entry di questa XIX
edizione.
Concludendo, in Notturno Etrusco, il grande attore Arnoldo Foà (voce recitante) ha
dedicato al pallido bagliore lunare poesie e
prose composte da illustri poeti, in varie
epoche. Al tono suadente dell’interprete si
sovrappone la straordinaria partitura sonora del quartetto jazz Notturno Etrusco
Ensemble, che rispolvera dal repertorio
novecentesco classici come Moon River,
Blue moon e Walking on the moon.
Il Civita Festival è giunto ad un livello di
qualità molto alto e il programma di questa stagione ne è un’ ulteriore conferma.
Il Sindaco di Civita Castellana
il Dott. Massimo Giampieri
18
Campo de’ fiori
L’aria come elemento primario per le
nostre funzioni
di Giovanni Francola
Perché l’uomo, con le sue azioni, in diverse aree di questo pianeta, ha reso l’aria
irrespirabile?
Quanto tempo ancora dovrà passare prima
che prenda coscienza che questo “elemento” è di importanza primaria e insostituibile?
Là dove si lavora, si vive, si opera in condizioni estreme, si riduce drasticamente la
qualità della vita e, soprattutto, si ha un
senso di fuga dal quotidiano per andare in
luoghi molto più sani.
La qualità dell’aria, in questi ultimi decenni, è notevolmente peggiorata, sia per i
processi industriali, sempre più massicci e
presenti sul territorio, sia per il fatto di non
aver capito che il nostro stile di vita non
poteva essere sostenibile e, quindi, occorreva correggere il modo di pensare e di
agire.
Solo ora si prendono iniziative per sensibilizzare le società, affinché non muoiano
soffocate nelle loro stesse dinamiche.
Basta pensare che, solo in Italia, circa 500
milioni di tonnellate di gas, ogni anno vengono gettati nell’atmosfera e, circa 100
milioni di tonnellate di rifiuti immessi nelle
acque.
Nell’era preindustriale, in atmosfera si
misuravano 270/280 parti di anidride carbonica per milione, oggi sono circa 380.
Arrivare a 500/550 comporterebbe un
aumento di temperatura valutabile in 3
gradi e le conseguenze sarebbero pesantissime.
Da uno a quattro milioni di persone, al
mondo, sarebbero costrette a convivere
con il problema della scarsità di acqua,
cambierebbe il ritmo dei monsoni, potrebbe fermarsi o rallentare la corrente del
Golfo causando, così, una mutazione del
clima dell’Europa atlantica. Soltanto con
una scrupolosa osservazione si può riattivare in
noi il senso di fare
meglio e di inquinare
meno a favore di tutti.
Quanti di noi, acquistando un prodotto, pensano a quale ciclo produttivo è dietro a quella
nostra scelta?
Questo è, forse, uno dei
tanti modi per iniziare a
vedere il nostro ambiente sotto una nuova chiave di lettura, riducendo
quello che vi è ogni giorno di più superfluo per il
nostro vivere.
COMPOSIZIONE DELL’ARIA SECCA:
Azoto 78,08% - Ossigeno 20,95% - Argon
0,934% - Diossido di carbonio da 330 a
350 ppm – Neon 18,18 – Monossido di
azoto 5 ppm – Kripton 1,14 ppm – Metano
1/2ppm – Idrogeno 0,5 ppm – Ossido di
azoto 0,5 ppm – Xeno 0,087 ppm –
Diossido di azoto 0,02 ppm – Ozono da 0
a 0,01 – Radon 6,0 x 10-14 ppm
Info pubb.
0761.513117
Campo de’ fiori
19
CENTRO DI CONSULENZA
Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,
Psicopedagogica
Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT)
T. 0761.517522
Cell. 335.6984281-284
www.centroceral.com
[email protected]
L’approccio terapeutico in sessuologia
a cura della
Dott.ssa Nada Loffredi
Psicoterapeuto
esperta in Sessuologia
Clinica
Le disfunzioni sessuali sono disturbi
psicosomatici che
impediscono all’individuo di avere
e/o di godere il
coito o più in generale il piacere sessuale.
La loro classificazione può così
essere sinteticamente riassunta:
-disturbi del desiderio
(desiderio
sessuale ipoattivo,
avversione sessuale);
-disturbi della fase eccitatoria (alterazioni
della lubrificazione e dell’erezione);
-disturbi della fase orgasmica (anorgasmia, eiaculazione precoce o ritardata);
-disturbi da dolore sessuale;
-vaginismo.
Ogni disturbo può essere primario o
secondario, strutturale o situazionale.
Le cause di partenza possono essere
distinte in organiche e psicologiche, ma è
bene tener presente che tale divisione,
utile dal punto di vista didattico-descrittivo, risulta spesso riduttiva dal punto di
vista clinico e può far perdere di vista il circuito di interazione psicosomatica che
quasi sempre si struttura in un paziente
affetto da disturbi sessuali.
Le cause organiche possono essere legate
ad alterazioni vascolari, endocrine, neurologiche, degenerative, che colpiscono
direttamente gli organi genitali oppure le
‘centraline’ neurologiche che controllano il
ciclo della risposta sessuale.
Le cause psicologiche possono essere
distinte in due gruppi principali: le cause
profonde di tipo intrapsichico, relazionale,
sociale e le cause superficiali, che intervengono in un contesto temporale immediato, pregiudicando la reazione sessuale
nel momento in cui l’individuo è impegnato in un comportamento sessuale. Le
cause superficiali comprendono l’incapacità della coppia ad impegnarsi in un comportamento sessuale efficace, il timore del
giudizio e dell’insuccesso (ansia di prestazione), la tendenza ad erigere difese percettive ed intellettuali contro le sensazioni
erotiche (auto-osservazione), l’incapacità
di comunicare.
Le procedure diagnostiche comprendono
l’esecuzione di un’anamnesi dettagliata, di
un esame clinico, di esami di laboratorio e
strumentali, di test psico-diagnostici.
Le possibilità di intervento terapeutico si
avvalgono dell’utilizzo di terapie farmacologiche (sempre più raramente chirurgiche) e di tecniche psicoterapeutiche.
Purtroppo queste due possibilità vengono
spesso gestite in modo antitetico, con
scuole di pensiero che privilegiano da una
parte l’aspetto biologico e dall’altro l’aspetto psicologico. Sull’esperienza dello
scrivente, che si occupa di terapie sessuali da circa 15 anni, è in realtà imprescindibile un approccio terapeutico integrato nel
campo delle disfunzioni sessuali. Il problema non è solo la risoluzione di un sintomo,
ma la comprensione dei sottili significati e
dei delicati equilibri di potere relazionali,
che quasi sempre il sintomo (e la sua risoluzione) sottende.
I farmaci attualmente utilizzati in sessuologia sono:
-gli ansiolitici, per ottenere un effetto di
contenimento sull’ansia prestazionale,
peraltro con scarsi risultati;
-gli antidepressivi (triciclici e di nuova
generazione-ssri) per la possibilità di ritardare in una ridotta percentuale di casi il
riflesso eiaculatorio;
-le prostaglandine, iniettabili direttamente
nei corpi cavernosi, per la possibilità di
indurre un’erezione duratura poco o nulla
modificabile dal desiderio e dal periodo
refrattario;
-gli inibitori della fosfodiesterasi-5, responsabile della inattivazione del cGMP, la
molecola che dilata le arterie del distretto
genitale, e quindi dell’erezione, il cui capostipite attualmente in commercio è il sildenafil (Viagra). Sono personalmente entusiasta di questo nuovo farmaco proprio per
la sua possibilità di integrazione con le
terapie sessuologiche. E’ un farmaco che,
secondo il mio giudizio, ‘rispetta il paziente’ poichè è sintonico con il suo desiderio
e con la sua eccitazione. Utilizzando una
metafora, non spinge sul motore della
macchina erettiva, ma rimuove il freno che
potrebbe
impedirne
l’avanzamento.
L’assunzione di Viagra senza un adeguato
stimolo eccitatorio mentale non è quindi in
grado di promuovere l’eccitazione e spes-
so gli insuccessi di tale farmaco sono dovuti al fatto che dopo averlo assunto il
paziente cerca la prestazione e non il piacere. A dimostrazione che anche una prescrizione medicamentosa deve tenere
conto del paziente nella sua integrità psicosomatica.
Le terapie psicosessuologiche attualmente
utilizzate sono:
-psicoterapie comportamentali- prescrittive.
-psicoterapie relazionali.
-psicoterapie strategiche.
-ipnositerapia.
Vengono tra di loro combinate in base alla
formazione del terapeuta ed alle caratteristiche del caso clinico.
Da quanto finora esposto, appare chiaro
come l’integrazione tra le varie risorse
terapeutiche rappresenti il modello di
intervento che maggiormente consente di
ristabilire il benessere sessuale in un individuo o in una coppia che presenta problemi. E’ auspicabile, considerando la futura
commercializzazione di un numero sempre
più grande di farmaci attivi sulla risposta
sessuale, che il medico maturi la disponibilità ad uno specifico lavoro formativo sull’argomento per gestirne al meglio la prescrizione, sensibilizzandosi nello stabilire
un canale comunicativo diretto con uno
psico-sessuologo per collaborare nella conduzione dei casi clinici.
Viterbo - Roma - Civita Castellana
Vallerano - Porto D’Ascoli
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6 colorazioni per 20 sport
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polarizzante giallo
Ideale in condizioni di leggera luminosità (alba, tramonto o cielo coperto).
Contrasta i riflessi dell’acqua, per vedere meglio i pesci.
Attenua il riverbero sul manto stradale e sulla carrozzeria.
Permette una visione nitida per individuare le imperfezioni stradali
SCI (in condizioni di foschia), TIRO A SEGNO, CACCIA,
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- Protegge gli occhi dalla luce diffusa permettendo agli sciatori di distinguere la
pendenza della pista e le gobbe, in condizioni di foschia o neve.
- Offre un contrasto ottimale, quindi una grande puntualità di visione, ideale per
coloro che prediligono sport di precisione.
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alle variazioni di luminosità sul green o al coperto.
- Migliora i contrasti per una mira più precisa e per non perdere di vista la pallina
in volo.
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Ideale per chi pratica sport acquatici e da spiaggia.
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sono indossati tutto il giorno.
- Ottima restituzione dei colori a favore di una buona percezione dei
dettagli del panorama ed un minore affaticamento visivo.
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- Offre una protezione ottimale ad alta quota. La luce trasmessa dal sole
attraversa uno strato sottile dell’atmosfera: l’aggressione dei raggi UV e
la luminosità sono estreme, tanto più che la luce viene riflessa sulla neve
e sulla roccia.
TOUAREG
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SHERPA
marrone
Questo tipo di lente offre 6 differenti colorazioni adatte a ogni tipo di sport:
i due criteri principali delle colorazioni sono l’assorbimento della luce blu
e la percezione dei colori
Campo de’ fiori
21
Associazione Artistica Ivna
Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana
condividono l’arte
a cura della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli
ASSOCIAZIONE ARTISTCA IVNA DI
VIGNANELLO (VT)
PROPOSTA,
SOSTENUTA E REALIZZATA DAL SINDACO DEL COMUNE DI VIGNANELLO
ING. FEDERICO GRATTAROLA E DALL’ASSESSORATO
ALLA CULTURA
NELLA PERSONA DELLA DOTT. SSA
SABRINA SCIARRINI .
A Vignanello è stata costituita recentemente l’associazione artistica IVNA il cui
nome sembra abbia origini proprio dall’espressione “vignanellesi”. Infatti secondo
studi approfonditi del Prof. Terzo Clementi,
possiamo oggi credere che la parola
“IVNA” ripetutamente presente durante gli
scavi archeologici nell’Agro Falisco e
nell’Etruria abitata un tempo dalle popolazioni Etrusche, sia un attributo dal significato di “vignanellese” oppure “ nativo di
Vignanello”. L’Associazione nasce con lo
scopo di creare situazioni di cultura, prefiggendosi di divulgare la passione ed il
fascino per le tele, i colori, i cartoncini,
tecniche pittoriche, vetraie, poetiche, scultoree ed artistiche più diversificate.
Trattandosi di ONLUS, essa è una
Associazione culturale senza scopo di
lucro, apartitica ed apolitica , iscritta nel-
l’elenco Associazioni della Provincia di
Viterbo.
La IVNA intende presentarsi nel panorama
dell’Arte contemporanea con una schiera
di Artisti noti per il loro talento e abilità
espressive nel campo culturale. Tenderà a
divulgare la cultura in ogni sua forma e
genere, coordinando e partecipando a
spettacoli, esposizioni, eventi, concerti,
effettuando pubblicazioni editoriali, multimediali, video, in sintonia anche con istituzioni scolastiche attraverso interventi
didattici. Tra gli obiettivi dell’Associazione
non va dimenticato l’arricchimento culturale a trecentossessanta gradi di ciascun
iscritto.
L’Istituzione associativa è composta da
Maestri con stili, tecniche ed origini diverse uniti da un unico sentimento forte,
autentico ed ingegnoso tendenzialmente
creativo che si possa compiere con intelletto e abile ricercatezza: per usare un’espressione relativamente moderna con
finalità di Ricerca- Azione culturale.
Ciascun Artista infatti, come tale, porta il
suo mondo, le sue idee, i suoi dilemmi, i
suoi patemi che mette a disposizione della
comunità in crescita, promuovendo la
ricerca del Bello, del senso Estetico in una
azione che accarezza l’anima degli oggetti, dei tratti, dei paesaggi, dei volti e di
tutto quello che può essere riproposto artisticamente e che sia di buon auspicio per
la ricerca profonda di crescita culturale del
nostro territorio. Il primo promotore della
Associazione, unitamente all’ Amministrazione comunale, è il pittore, oriundo corchianese e residente a Vignanello, Eraldo
Bigarelli, il quale si prefigge, in qualità di
Due opere del Maestro Eraldo Bigarelli
Presidente, di incrementare non soltanto
la quantità numerica
degli iscritti, ma innanzi tutto la qualità,
dando un impulso a
tutte quelle iniziative
in ausilio agli obiettivi
prefissati, coinvolgenEraldo Bigarelli
do artisti anche dei
paesi limitrofi. Questo allo scopo di creare
una identità culturale motivata, consistente di questa area geografica. Ogni paese
potrà così dare il suo supporto ed apporto.
Il Presidente dell’Associazione, Eraldo
Bigarelli, potrà trovare validi collaboratori
nelle persone del vice-Presidente Walter
Togni, del Segretario Cristina Stefani, e dei
cinque Consiglieri, Ercole Ercoli, Fiore
Cagnetti, M.Gabriella Coaccioli, Loredana
Narduzzi e M. Rita Innocenti.
Inoltre L’Associazione si identificherà nella
collaborazione attiva e pregevole dei
seguenti iscritti:, Prof. Mario Annesi,
Antonio Panunzi (Tony), Adolfo Gnisci,
Emilio Petti, Manuela Petti di Vignanello;,
Mauro Testa da Vallerano; Albarosa Lisi,
Maila Crescenzi, Dott. Rodolfo Ridolfi,
Vincenzo Ridolfi da Corchiano; Maria
Finesi, Giovanni Molinari, Moreno Lanzi,
Fabrizio Nunzi, Stefano Guerriero da Civita
Castellana. L’Associazione IVNA con sede
a Vignanello vi aspetta all’esposizione di
opere d’arte dal titolo “ I COLORI DELLA
MUSA ISPIRATRICE” presso l’Ex Cinema
Comunale dal 3 al 15 agosto 2007 , in
concomitanza delle feste dei Santi patroni,
San Biagio e Santa Giacinta Marescotti e
della 38ª edizione della Festa del Vino.
22
STORIA Il paese
di Vasanello é
situato nella parte
sud orientale della
Tuscia viterbese,
tra i Monti Cimini e
il Tevere, lungo il
tracciato dell’antica
Via Amerina.
Le numerose grotte
artificiali, le tombe
di Ermelinda Benedetti
e i resti di antiche
foto Mauro Topini
mura testimoniano
una origine etrusca, la cui dominazione,
molto probabilmente, fu più fiorente di
quella romana, grazie anche alla Via
Amerina, che costituì grande fonte di ricchezza.
Notizie certe si hanno a partire dal 722,
quando Liutprando, re dei Longobardi,
donò, a Papa Gregorio II, Sutri e le vicinanze di Viterbo, tra cui lo stesso
Vasanello, annettendolo alle cosiddette
Terre del Patrimonio di San Pietro.
Il Cartario di San Silvestro, che riporta
notizie del borgo dal 955 al 1287, attesta
che venne concesso in feudo dai Papi
all’Abbazia di San Silvestro a Roma. Nel
1285 l’Abbazia passò ad una comunità religiosa femminile che ereditò anche tutti i
possedimenti e nel 1287 l’Abatessa
Erminia concesse ad alcuni cittadini di
Vasanello una tenuta appartenente al
monastero. Gli abitanti vivevano tranquilli
all’interno delle mura, noncuranti delle
lotte esterne finchè, nel 1212, Vasanello,
insieme a Palozzolo e Bassano, fu occupato da usurpatori. Papa Innocenzo III li
invitò a lasciare tali castelli, ma non ascoltato, ordinò al podestà di Orte di farseli
restituire e di amministrarli. Nel 1303
venne stipulata una convenzione tra il
Comune di Vasanello e quello di Viterbo,
del quale era podestà e capitano Stefano
Colonna, per mantenere reciprocamente la
pace e difendersi dai comuni nemici. Ma
nel periodo in cui la sede papale venne
provvisoriamente trasferita ad Avignone,
lo Stato Pontificio fu in preda alla confusione e Bassano e Orte presero parte alle
ribellioni, sedate da Neruccio di Enricuccio
di Soriano, che in compenso ricevette da
Papa Gregorio XI proprio il castello di
Vasanello.
In
seguito,
i
Pontefici
Chiesa Santa Maria della Stella
Campo de’ fiori
o
l
l
e
n
a
Vas
Le guide di C
successivi lo concessero a potenti famiglie
locali: gli Orsini, che regnarono dal 1433 al
1500 e i Della Rovere, che lo ricevettero
tramite Nicola Della Rovere, come dono di
nozze con Laura Orsini, da Papa Giulio II.
Alla sua morte, nel 1534, passò al figlio
Giulio e poi alla sorella di questi, Elena,
che sposò Stefano Colonna. Proprio con
la famiglia Colonna, Vasanello attraversò un periodo di tranquillità e floridezza, fino al ‘700, quando, nel 1787,
il feudo passò ai Colonna Barberini di
Sciarra, che lo tennero fino a primi
del ‘900. I beni di Vasanello
furono, poi, acquistati
dalla Banca d’Italia e,
poco dopo, dalla locale
Università Agraria. Nel
1907 Monsignor Misciattelli acquistò il castello e
lo restaurò completamente. Successivamente, il
nipote Marchese Professor
Paolo Misciattelli Mocenigo
Soranzo vi impiantò una ceramica di pregevole fattura ed ora è stato ereditato
dalla figlia Donna Elena Misciattelli, che
intende realizzare un giardino medievale
per valorizzare la struttura. Nel 1946, l’allora sindaco stabilì che il vero nome del
paese fosse Vasanello e non Bassanello,
come era stato chiamato per molti secoli
precedenti, a causa di un documento in cui
tutte le lettere v erano state sostituite con
la lettera b.
ITINERARIO TURISTICO Lungo l’antica
Via Amerina è possibile ammirare la
Torricella, vecchia torre solitaria che, un
tempo, doveva far parte di un insieme di
tori di avvistamento. Su un alto sperone di
tufo, circondato da profondi burroni, sorge
Palazzolo, da identificarsi, quasi con
assoluta certezza, con l’antico Castrum
Amerinum, vicino al quale si può
ancora vedere un antico ponte di
epoca romana. Di epoca etrusca è, invece, il Ponte di Valle
Gaudenzio, ad una sola arcata, di cui restano solamente
le
spallette
laterali.
Interessanti sono anche i
Morticelli, una serie di
sepolture antropomorfe,
scavate nel tufo, risalenti
all’VIII secolo d.C. e di
fattura, dunque, longobarda.
La centralissima Piazza
Vittorio Veneto, alle spalle
della quale si apre il grazioso centro storico, ospita l’imponente Castello Orsini.
Castello Orsini
Costruito tra il XII e il XIII secolo, su un
preesistente bastione etrusco-romano, fu
più volte ampliato e rialzato, a seconda
delle esigenze militari dei vari proprietari.
Di pianta rettangolare, ha, agli angoli,
quattro torri più alte rispetto al tetto. Il
portone ha impresso lo stemma dei Della
Rovere. Bellissima è la sala d’armi al piano
terra, con un prezioso soffitto finemente
decorato, risalente al ‘500.
La chiesa di Santa Maria Assunta,
eretta sui resti di un tempio pagano di
epoca romana, addossata all’antica cinta
muraria, risale all’XI secolo. Originale è il
suo portico asimmetrico sulla facciata,
retto da due colonne in peperino decorate
con capitelli
Chiesa San Salvatore
Campo de’ fiori
Campo de ’ fiori
arcaici. Esso é attaccato ad una delle torri
della muro di cinta, sopraelevata in età
romanica per essere adibita a campanile,
sotto la quale sono conservati numerosi
reperti archeologici. L’interno é diviso in
tre navate, terminanti con tre absidi, di cui
le due minori sono decorate da affreschi
del XII secolo con influssi bizantini, mentre quella centrale ospita un prezioso
tabernacolo del XVI secolo, poggiato su
un’ara romana. Le navate sono delimitate da colonne cilindriche ed esagonali,
con capitelli romanici ornati da
disegni geometrici, foglie d’acanto e animali fantastici. Nella
cripta si conservano le reliquie
di San Lanno, patrono di
Vasanello. La chiesa di San
Salvatore, di epoca romana, in
tufo, presentava, in origine, un
bel portico, abbattuto nel XIII
secolo, quando venne costruito il
maestoso campanile. Si eleva in altezza
per 28 m ed è di sei piani, con bifore e trifore, realizzato, a detta di alcuni, con pietre del selciato della Via Amerina e sotto il
quale, secondo una antica leggenda,
sarebbe seppellito Elvio, ultimo re dei
Romani, ucciso nel Lago Valdimone.
L’interno, tripartito da colonne in peperino,
sormontate da capitelli ionici, conserva
importanti opere.
Chiese considerate minori sono l’Abbazia
della Madonna delle Grazie, di origini
sicuramente antiche, apprezzabile per la
bellissima immagine della Madonna col
Bambino e per altri affreschi attribuiti alla
Scuola del Perugino. La chiesa di San
Lanno è, in realtà, una piccola cappella di
forma quadrata, eretta intorno all’anno
Mille, ma probabilmente già del IV-V secolo, come l’altare, composto da una colonna di peperino su cui poggia una pesante
lastra di travertino, sul luogo dove nel 296
d.C. San Lando, divenuto ormai San
Lanno, fu martirizzato. Nel 1878 fu innalzata di qualche metro poiché era rimasta
al di sotto del livello stradale. All’interno vi
è un dipinto che raffigura San Lanno a
cavallo, con un vessillo crociato, di epoca
rinascimentale, datato al 1493 e realizzato
su una precedente pittura. La chiesa di
Santa Maria della stella fu costruita nel
1407, e l’immagine della Madonna posta
sull’altare proviene da un’edicola di campagna.
Il Museo civico della ceramica, presso
Palazzo Celestini, mostra reperti di epoca
etrusca e romana, ma anche medievali e
rinascimentali, rinvenuti in loco.
Cuore pulsante del paese è, attualmente,
la Mossa, o semplicemente Passeg-
giata, di fronte alla grande Piazza della
Repubblica, caratterizzata da un viale di
circa 200 metri, costeggiato da due grandi
prati ben ombrati da pini e platani.
TRADIZIONI E FESTE Festa di San
Lanno Festeggiamenti in onore di San
Lanno, patrono di Vasanello, durante la
prima settimana del mese di maggio. Alla
solenne processione con le reliquie del
Santo, si affianca la parte folcloristica, con
animazione, intrattenimenti musicali e
grande spettacolo pirotecnico finale.
Corpus Domini Solenne processione in
occasione dell’esaltazione del Corpo di
Cristo.
Festa di San Rocco Festeggiamenti in
onore del Santo, nei giorni 14-15 agosto.
SAPORI TIPICI Vasanello condivide gli
antichi piatti poveri della zona, con i paesi
della Tuscia, come l’acquacotta, ormai in
disuso, o dolci secchi fatti con le nocciole.
Caratteristiche del paese, sono, invece, le
tisichelle, piccole ciambelline secche,
dolci .
LE CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a
Vasanello…
Il numero attuale degli abitanti è di 4.118.
Il più anziano del paese è il signor Luigi
Berlinghini, nato il 28 ottobre 1909.
Chiesa Santa Maria
23
Campo de’ fiori
25
Cortometraggio con cast da soap opera
di Sandro Anselmi
Sabato 7 Luglio 2007, a Civita Castellana,
all’interno del parco cittadino Primo
Maggio (boschetto), una troupe cinematografica è approdata per girare un corto
metraggio (film che non deve superare i
20 minuti di durata), diretto dal neo regista, nonché nostro collaboratore, Roberto
Moscioni.
Per l’occasione Roberto si è avvalso della
presenza di tre attori professionisti, provenienti dalla soap opera “Incantesimo”, di
RAI UNO: Alessio Di Clemente, che nella
soap interpreta il dottor Alberto Curti,
Mimosa Campironi, nei panni di Carolina
Mauri, Vincenzo Alfieri, nel ruolo di Dante.
Ha partecipato inoltre Alessandra Sogni.
Il vero protagonista è Michele Moscioni,
più volte presente sulle nostre pagine.
Ci rechiamo sul set per intervistare
Roberto.
D: Roberto, qual è la storia del corto?
R: Il mio corto parla di uno scherzo organizzato da due ragazzi, con una banconota messa a terra su di un viale, che nel
momento in cui qualcuno, alla sua vista, si
accinge a raccoglierla, viene tirata dai
ragazzi verso di sé, con l’ausilio di un filo
di nylon trasparente, accuratamente bloccato ad una estremità della banconota
stessa.
Più di qualcuno rimane vittima dello scherzo, fino a quando non arriva a raccoglierla
un ragazzo down, che pensa subito di
bloccarla con un piede, mettendosela poi
in tasca e lasciando, così, a bocca aperta,
i due burloni.
D: Qual è il messaggio che vorresti
dare?
R: In questa piccola storia di tre minuti, ci
sono diversi messaggi, che spero di riusci-
re a trasmettere.
Prima di tutto voglio far capire che tutte le
persone con problemi di handicap, più o
meno gravi, hanno una loro dignità che va
rispettata. Inoltre, nella mia storia, c’è un
ragazzo down che, nonostante i pregiudizi, si vendica bonariamente dei due ragazzi mandanti dello scherzo, rubandogli la
banconota di 50 €, che nessuno, prima di
lui, era riuscito ad afferrare. Troppo spesso i più deboli vengono ingiustamente sottovalutati e questi sono i risultati.
Un altro messaggio vuole essere quello di
condannare il linguaggio moderno, quello
dei giovani, che offende senza pensarci,
con espressioni come “Ma che sei mongoloide?”, “Sei down?”, le stesse che ho fatto
pronunciare ai protagonisti del corto.
D: Parlaci degli interpreti.
R: La scelta degli interpreti non è stata
semplice. La storia esigeva un ragazzo e
una ragazza di grande carattere, ma
comunque fragili, e dopo tante ricerche li
ho trovati sul set di “Incantesimo 9”:
Mimosa Campironi, giovanissima attrice
che ha all’attivo già molti spettacoli teatrali e cinematografici, Vincenzo Alfieri, anche
lui protagonista in diverse fiction TV, e
Alessio Di Clemente (… e qui mi tremavano le gambe), attore teatrale di grande
sensibilità.
Per il ruolo del ragazzo down ho scelto mio
fratello, Michele, che è stato star per un
giorno, coccolato da tutta la troupe e che
si è dimostrato un attore professionista.
Ci complimentiamo con il nostro amico
Roberto per la sua sensibiltà, che lo ha
portato a scegliere un tema così delicato,
ma di grande utilità sociale.
Campo de’ fiori
27
Don Giuseppe Bellamaria
un uomo discreto
di Sandro Anselmi
Il giorno 20 Luglio si è spento Don
Giuseppe.
Neanche un mese fa aveva voluto organizzare una cena con il suo amato coro, ma
si era capito, dallo sguardo malinconico e
dai troppi silenzi, che era come se ci avesse voluto salutare per accomiatarsi prima
di partire per l’ultimo viaggio.
Appena qualche giorno dopo si era ricoverato all’ospedale ed io ero andato a trovarlo e il suo commento, la sua reazione
alle mie stupide chiacchiere di circostanza,
mi avevano confuso per la loro strana
naturalezza. Anche in quei momenti il suo
carattere schivo, discreto, non gli permetteva di lamentarsi, di partecipare il suo
dolore, ma lo spingeva a trasmettere serenità e, quasi, infondere coraggio.
Sono passati oramai diciotto anni da quando gli presentai Cecilia per farla entrare
nel coro, e ricordo ancora i suoi modi calmi
ed i suoi toni pacati, rassicuranti, che tanto
colpirono una bambina di appena dieci
anni, da farla decidere di provare quella
meravigliosa esperienza.
La stessa dolce fermezza colpì anche me
quando, molti anni dopo, mi propose di
coprire il ruolo di cantante solista; proprio
a me che avevo cantato solo musica leggera, e dovrò sempre ringraziarlo per la
fiducia, le gioie e le soddisfazioni che, così,
mi ha regalato.
Mi sembra di vederlo, bella figura, dritto
sul podio, sguardo attento, darmi il tempo
e gli attacchi per quei brani che a lui tanto
piacevano.
In quei momenti eravamo un’unica cosa
ed io mi sentivo una sua propagazione, un
suo strumento.
Ah, quali sensazioni…
Quando, poi, per tristi vicende familiari,
avevo dovuto sospendere, Don Giuseppe
mi aveva ripetutamente chiesto di ripren-
dere, ma sapeva
che le cose non
erano
affatto
migliorate, anzi…
Quanti concerti a
partire da quello
dell’Epifania, che
nel 2000 strutturammo
insieme,
con Sua Eccellenza
il Vescovo Divo
Zadi per finalizzarlo
al restauro dell’organo
della
Cattedrale; a quello
per il restauro del
quadro
della
Madonna
Della
Luce; a quelli per il
mese Mariano e
per i SS Patroni Marciano e Giovanni.
Quante trasferte importanti come quella
dal Papa Giovanni Paolo II in San Pietro, a
Padova, a Loreto, a Pienza, a
Montefollonico, a Collevalenza, a Villetta
Barrea, Bomarzo, a Montefiascone, a Chia,
a Vejano, a Gallese, a San Polo… e poi la
Messa di Natale trasmessa dalla RAI.
Quante prove in compagnia del tuo fedele
cane Snoopy che, buonissimo, si sdraiava
sempre in mezzo a noi.
Ho visto la tua bara nuda sul pavimento, lì,
nello stesso punto dove ponevamo il podio
dal quale dirigevi i
nostri
concerti,
davanti all’altare
dove, per tanti
anni, hai celebrato.
Mentre una folla
immensa ti tributava commossa l’ultimo saluto, il coro, il
tuo coro, ti cantava
con l’anima i più
bei brani del suo
repertorio e quello sconvolgente Ave
Verum, era come se lo stessi dirigendo
ancora…
Eri sicuramente in mezzo a noi.
Ora sarai in cielo a dirigere cori di Angeli e
Cherubini ed ogni volta che canterò saprò
di pregare anche per te, perché, come tu
dicevi, chi canta al Signore, prega due
volte.
Addio don Giuseppe, uomo discreto, prete
di altri tempi.
Campo de’ fiori
28
Come eravamo
Co’ l’acqua “a schizzarella”
co’ o’ cocommero “a mostratella”
Fare i cosiddetti
“gavettoni”, specialmente nel periodo
estivo, fa parte ormai del nostro quotidiano. Farlo sulla
spiaggia assume un
valore ben definito,
circoscritto alla burla, allo scherzo, che
nella
circostanza
può anche essere
piacevole, perché “ l’annaffiatina”, in
fondo, ti dà refrigerio. Certo se la quantità
idrica è eccessiva e ripetitiva, si innesca
quella reazione vendicativa che rovina
momenti di relax e, a volte, incrina amicizie durature. I miei ricordi, a tal proposito,
mi riportano indietro nel tempo, quando,
invece dei gavettoni, noi facevamo “ a
schizzarella”, mi spiego meglio: una volta
entrati in acqua, dopo aver corso felici sul
bagnasciuga, quasi istintivamente cominciavamo a tiraci addosso l’acqua, con le
palme aperte, in modo continuo e frenetico. Ognuno tentava di proteggersi gli occhi
dagli schizzi che siccome erano salati, friggevano eccome! Ma, così facendo, non si
poteva contrastare l’attacco subito, e si
veniva sommersi da una vera e propria
cascata d’acqua. C’era poi, allora come
oggi, il rito del “lancio in acqua”: si prendeva in due l’amico, che ignaro stava appisolato al sole, poi si lanciava in acqua,
dopo averlo sollevato a fatica data la sua
di Alessandro Soli
resistenza e sordi alle sue preghiere.
Possono sembrare giochi un
po’ pesanti e a volte pericolosi,
ma se lo spirito è quello giusto,
è un vero e proprio divertimento. Altro gioco o scherzo era
quello della “mostratella”, che
1
2
nel periodo estivo necessitava
5
per l’esecuzione, del frutto
6 7
principe di stagione: l’anguria
17
8
o cocomero. In genere si face18
va con i resti del frutto, che
rimanevano attaccati alla buccia dello spicchio, precedentemente consumato con l’ avidità
9
tipica di chi ha sete e cerca
16
refrigerio in qualcosa di diverso
3
dalla solita bevanda. Allora,
4
muniti di quest’arma impropria
11
10
(‘a coccia de ‘o cocomero, pe’
15
capicce), ci avvicinavamo di
soppiatto dietro all’amico, e
strofinavamo sul suo viso
quanto sopra. Risultato dello
strofinamento (‘a mostratella):
visi colanti di succo rosso,
12
appiccicoso, che prendeva di
14
13
sprovvista il malcapitato e scatenava in lui la voglia di rifarsi
subito.
Non c’era violenza o accanimento, si doveva, come di solito succede, stare attenti a non
1959 civitonici al lago di Bracciano - foto di Luigi Del Priore: 1-Amedeo Cima, 2-Sandro Ceccani, 3-Luisa
coinvolgere gli altri bagnanti,
Millozzi, 4- Rosanna Calisti, 5- Franco Contenti, 6- Angelo Marchetti, 7- Arnaldo Federici, 8- Sandra Pesci,
ma soprattutto si dovevano
9- Bruno Federici, 10- Elda Basili, 11- Natalina Giacomini, 12- Gianna Sansonetti, 13- Rita Marchetti,14recuperare “le munizioni”
Adriana Rosella, 15- Caterina Paolelli, 16- Augusta Tomei,17- Franco Sorge, 18- Ferruccio Accettone
cadute sulla sabbia e sul
bagnasciuga, e vi assicuro che
noi lo facevamo sempre.
Si continuava così per interi pomeriggi,
facendo questi giochi che ai giovani di oggi
potranno sembrare stupidi e infantili, ma
sono sicuro che ai miei coetanei, il ricordarli procurerà rimembranze particolari e
significative, perché gli anni dell’adolescenza, al pari degli anni della vecchiaia,
raramente si dimenticano.
Alla prossima…
il diario dei
Giras
questa pagina è dei ragazzi speciali
“L’arte nel cuore” è un’Accademia di
Teatro, Musica, Danza, Doppiaggio, Regia,
Trucco e Parrucca, Scenografia etc… ideata da Daniela Alleruzzo.
“L’arte nel cuore” è il primo progetto italiano ed europeo di educazione artistica
rivolto ai giovani “diversamente abili” e a
giovani “normo-dotati”, perché solo con il
confronto e la condivisione alla pari si possono abbattere le barriere mentali e culturali che ancora oggi persistono.
Lo scopo di questo progetto è quello di
dare la possibilità, alle persone “diversamente abili”, di avere una formazione artistica che le aiuti a sviluppare le loro potenzialità.
L’associazione nasce come una classica
accademia di spettacolo rivolta alle discipline di teatro, canto, musica e danza, ma
che si svilupperà anche nelle arti della pittura, scultura, regia, fotografia, scrittura
creativa etc.
Il progetto è stato inoltre abbracciato,
oltre che dal Comune di Roma, che metterà a disposizione una sede nei locali dell’ex
Bioparco di Villa Borghese, anche da per-
sonaggi famosi
del
mondo
dello spettacolo
come: Heater
Parisi, che metterà a disposizione la sua
lunga esperienza di ballerina
per i corsi di
danza e Giuppy
e Renato Izzo,
che si occuperanno dei corsi
di doppiaggio.
Il 2 Luglio, al
Teatro Greco di
Roma, i ragazzi
si sono esibiti in
una performance, frutto dei
primi mesi di corsi dedicati alla recitazione,
al ballo, al doppiaggio, al trucco e parrucco.
Lo spettacolo, realizzato in soli dodici giorni con li contributo della Regione Lazio, dal
titolo “Attraverso il bosco come
l’alba di un sole bambino”, è stato
messo in scena da dodici ragazzi,
quasi tutti alla loro prima esperienza. Il tutto si svolge in un
bosco ridotto a discarica dal malvagio “re oscuro”, imprigionando
la magia e addormentando la
natura e tutte le creature che vi
abitano.
Tutta la scenografia vuole simboleggiare l’impossibilità di poter
rivedere intorno a noi un ambiente pulito e ordinato e sarà compito delle anime pure e candide di
riportare il bosco al suo originario
li
splendore.
Ad Ottobre l’Accademia L’Arte nel Cuore
aprirà ufficialmente i suoi corsi presso la
Scuola Regina Mafalda, in attesa che sia
completata la sede prevista a Villa
Borghese, e la durata della scuola sarà di
tre anni, periodo in cui tutti gli allievi
avranno la possibilità di partecipare contemporaneamente ai corsi di danza, recitazione, doppiaggio, musica e canto.
Inoltre verrà data loro la possibilità di partecipare a stage di perfezionamento con
artisti nazionali e internazionali.
E anche Civita Castellana, grazie a Michele
Moscioni, ha dato il suo contributo.
Michele, che ha partecipato allo spettacolo tenuto il 2 Luglio, dando prova degli
eccellenti risultati raggiunti dopo mesi di
applicazione e studio, è stato ammesso
all’Accademia, in seguito ad una selezione
curata da Heather Parisi.
Campo de’ fiori
31
CIVITONICI ILLUSTRI
GIORGIO GIULIANI
Il pittore Giorgio Giuliani, allievo del
celebre artista bolognese Guido Reni,
nasce a Civita Castellana il 23 Aprile 1588
nell’abitazione di famiglia, posta in Via di
porta Lanciana nella parrocchia di San
Clemente.
Scarse le attestazioni documentarie sulla
famiglia e la formazione iniziale dell’artista.
Nel 1609 si trasferisce a Roma, centro dell’arte italiana del tempo, lavorando come
pittore nelle decorazioni interne di alcuni
importanti edifici romani, dove, grazie alle
sue innate doti tecniche e figurative, viene
notato dal celebre pittore bolognese
Guido Reni, che lo chiama nella sua bottega d’arte quale collaboratore nelle molteplici commesse dello studio che riguardano dipinti e pale d’altare per le chiese e
confraternite religiose dello Stato
Pontificio.
Giorgio Giuliani sarà, dunque, il principale
collaboratore del Reni in tutte le sue realizzazioni pittoriche, ma anche l’artefice
diretto di alcuni dipinti che tuttora ritroviamo in chiese del nord-Italia.
Controverso il rapporto tra il Giuliani e la
sua città nativa, di cui rimangono rarissime
testimonianze pittoriche: il dipinto dedicato a “San Clemente” del 1612, la Pala
d’Altare dedicata a “San Lorenzo
Martire” del 1623 e un dipinto su tavola
raffigurante “Sant’Antonio da Padova”
del 1614, purtroppo andato perduto.
Il dipinto raffigurante San Clemente fu
donato dal pittore alla chiesa omonima,
di Enea Cisbani
PITTORE (1588-11653)
per adornare l’altare maggiore e trasportato nella Cattedrale nel 1902, quando la
chiesa venne sconsacrata e soppressa.
Secondo alcune testimonianze il quadro di
pregevole fattura venne restaurato nel
1904, per “…salvarlo da certa e imminente rovina…”, da Luigi Mignani, a spese
della Curia Vescovile. Il quadro rappresenta il Santo che, inginocchiato dinanzi all’altare, prega il Santissimo Crocifisso, secondo un modello formale e stilistico tipico
della pittura della controriforma.
Nella Pala dell’Altare della Chiesa di San
Lorenzo ai Cappuccini, raffigurante San
Lorenzo Martire, la pittura dell’artista civitonico raggiunge alti livelli stilistici nell’impostazione formale e proporzionale delle
figure rappresentanti Maria, San Francesco e San Lorenzo con i segni concreti e
tangibili del martirio.
Il maestoso dipinto venne commissionato
al pittore dai Frati Francescani del
Convento e fino al 1882 adornava l’altare
maggiore della chiesa, soppressa nel
1889. Il dipinto dedicato a “Sant’Antonio
da Padova”, posto nella Chiesa di San
Clemente fino al 1902, secondo alcune
fonti, rappresenta il Santo in posizione
ieratica, adornato da figure di Angeli e
Santi, in un contesto decorativo e figurativo di alta suggestione.
La figura di Giorgio Giuliani, complessa e
multiforme, è tuttora in fase di studio e
conoscenza, data la notevole vastità delle
opere disseminate in particolare nell’Italia
settentrionale, a conferma di un attivismo
pittorico e figurativo di buon livello, dovuto anche alla permanenza nello studio
bolognese del Reni, da cui però se ne
distacca ben presto assumendo una completa ed autonoma posizione figurativa.
Per Civita Castellana si tratta di un autore
“dimenticato” di cui troviamo rarissime
notizie negli studi storici locali.
Il pittore fu prolifico e multiforme e dotato
di una buona tecnica figurativa.
Giorgio Giuliani: il pittore “dimenticato”.
Campo de’ fiori
33
GINO COPPEDE
e Civita Castellana
di Enea Cisbani
GINO COPPEDE’ (1866-1927), il più
importante Architetto del Liberty Italiano,
tra gli anni 1908-1920, si servì di alcune
Manifatture Ceramiche Civitoniche, la
“Marcantoni” e l’ ”Ars Falisca”, per
realizzare strutture ed apparati decorativi
in ceramica di alcune fondamentali realizzazioni architettoniche dell’Eclettismo
Italiano come il Quartiere Coppedè di
Roma e il Castello Mackenzie di Genova.
Gino Coppedè nasce a Firenze nel 1866 da
Mariano, rinomato artigiano del mobile, e
Gina Rosselli.
Compie la formazione artistica presso la
bottega paterna insieme al fratello Adolfo
e successivamente presso l’Accademia di
Belle Arti di Firenze, dove emerge prontamente per le sue innate doti tecniche e
figurative, frequentando i corsi della scuola di Architettura.
Nel volgere di pochi anni, insieme al fratello Adolfo, diventa uno dei più importanti architetti della Firenze del tempo, interprete privilegiato delle aspirazioni artistiche e mondane delle classi più abbienti,
desiderose di nuovi spazi più dinamici e
colorati, che soltanto il Liberty poteva
donargli in contrasto con i vecchi repertori
architettonici ormai consunti della tradizione artistica fiorentina.
Nel 1890, al culmine della sua fama, inizia
la progettazione e realizzazione del
Castello Mackenzie di Genova, dove,
alla maniera dei Della Robbia, si serve di
apparati decorativi in ceramica come targhe, stemmi, pannelli per l’arredo degli
interni e degli spazi esterni quali corti e
giardini, creando una formula artistica ed
architettonica che riscuoterà grande successo in Italia.
L’intero repertorio degli inserti in ceramica
venne, infatti, realizzato a Civita
Castellana presso
la
“Ceramica
Marcantoni” che
in quel periodo era
la manifattura più
importante a livello nazionale, capace di garantire
apparati tecnici e
produttivi di alta
qualità per soddisfare le esigenze
dei più importanti
architetti ed artisti
del tempo.
Il rapporto di Gino
Coppedè con Civita Castellana fu
intenso e proficuo
e non soltanto con la Marcantoni, ma
anche con la Ceramica “Falisca Ars”,
posta in via delle Rupi.
Il Castello Mackenzie di Genova è senza
dubbio uno dei più riusciti esempi del
Liberty Italiano, teso a recuperare le suggestioni stilistiche e formali del Medioevo
con richiami allo stile Gotico e al
Manierismo.
Per la prima volta la ceramica viene utilizzata non soltanto per ragioni pratiche e
utilitaristiche, ma anche decorative ed
estetiche, in una netta anticipazione dell’altra fondamentale opera di Coppedè
come il quartiere Coppedè di Roma,
dove è utilizzata su larga scala in una
netta profusione di stili e tecniche ceramiche moderne e funzionali.
Come nell’opera Genovese, anche nella
realizzazione della Capitale, fondamentale
è l’apporto realizzativo della Marcantoni
che fornisce stemmi, piastrelle, decorazioni, pavimentazioni tuttora visibili, che
testimoniano l’
alto livello tecnico raggiunto
dalla ceramica
locale e in particolare dalla
Marcantoni, nota per il rigore
tecnico e formale delle sue
realizzazioni.
La
ceramica
nell’opera architettonica di
Gino Coppedè
svolge un ruolo
fondamentale
in tutte le sue
realizzazioni: il castello Bruzzo, la villa
Turcke e i palazzi Pastorino e Zuccarino di
Genova, villa Merello a Savona, il mausoleo Tonietti sull’Isola d’Elba e palazzo Galli
a Napoli.
Lo studio dell’Architetto, impostato sul
modello della “bottega d’arte rinascimentale”, si avvaleva dell’apporto degli artigiani del legno, del mosaico, dei fabbri e degli
scultori.
Il rapporto di Coppedè con la Marcantoni e
l’Ars Falisca fu essenzialmente dovuto a
Duilio Cambellotti, che porto’ l’architetto
fiorentino a Civita Castellana per conoscere le sue ceramiche e i suoi abili artigiani e
tecnici.
Un rapporto che termina nel 1927 con la
morte dell’Architetto a Roma.
Messaggi
Tanti auguri a Domenica Massari che ha festeggiato il compleanno il 14 Luglio, da Mauro,
Cristina, Martina e tutti gli amici della foto.
La redazione di Campo de’
Tanti auguri ai civitonici nati nel 1957 che quest’anno festeggiano 50 anni.
A festeggiare questa data così importante erano presenti:
Doriana Gai, Patrizia, Gianna Corazza, Tilde Brunelli, Marina Pizzi, Luisa Silei, Miriam Baldoffei, Sandra Cipriani, Sandro Profili, Andrea
Gulinucci, Adriana Mozzicarelli, Rossella Massaccesi, Franca Belloni, Renato Cima, Sergio Miccini, Grazia Costantini, Roberto Cavalieri, Paola
Paolelli, Franco Toppi, Maria Armini, Teresa Lazzari, Delia Garofali, Anna Rita Boschi, Sandra Vaccarelli, Roberto Folletti, Alberto Salini,
Carlo Fontana, Vanni Brunori, Paolo Mecucci, Carlo Marini, Lucy Falzone, Maurizio Bracci, Ferdinando Cavalieri, Giuliano Bellucci, Romano
Bonomo, Marisa Finesi, Rossana Freddi, Gloria Cossio, Primo Fontana, Alberto Frangioli, Piero Basili, Massimo Lazzari, Franco Sciarrini,
Graziella Lezzieri, Albarosa Baldi, Elsa Menichelli, Anna Rita Ubaldino, Veronica Cossio, Bruno Scacchi, Maria Antonietta Calcagnile, Franca
Brunelli, Enzo Cavarischia, Andrea Romanella, Fabrizio Marini, Giuseppina Ricci, Claudio Santini, Antonia Rossi, Salvatore Donno, Nicola
Bevilacqua, Antonella Fantini, Laura Primanni, Margherita Stefani, Carlo Mecucci e Bianca Maria Giannini.
fiori si associa agli auguri
Complimenti a Stella
Fani che ha conseguito
gli esami di ragioneria
con il voto 94/100,
continua sempre così !!!!
Un bacione grande da
papà, mamma, tua
sorella Francesca e tuo
fratello Pietro.
A Irene, che il 31 Agosto compie 15 anni,
da mamma e papà
Tanti auguri di
Buon Compleanno a
Franca Scavone
che compie 50 anni
il 17 Agosto, dalle
sorelle, il fratello,
la cognata,
i cognati, nipoti e
da Nella.
Tantissimi auguri a Gabriele
Mazzilli e Stefania Papa che il 25
Luglio hanno festeggiato il loro
25° anno di matrimonio, da
Franco, Laura e Alessandro
Congratulazioni a
Angelo Berardinelli e
Michela Giandomenico,
Campioni Provinciali,
Regionali e finalisti al
Campionato Italiano
che si è svolto a Bologna.
Un ringraziamento ai
maestri Walter e Elena
Sugoni, dai nonni e dai
genitori.
La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Congratulazioni a Patrizio Achilli
che il 10 Luglio si è laureato in
Scienza e Tecnica della
Comunicazione. Gli auguri più vivi da
mamma, papà, i nonni, gli zii i cugini
e dalla fidanzata.
Tanti auguri a
Antonio Manichelli
(Billy) di Civita
Castellana per i
suoi primi favolosi
50 anni che
compirà il
16 Agosto
dalla redazione di
Campo de’ fiori
Tanti auguri a Giorgia Anselmi che ha compiuto 4 anni
il 1° Agosto, dal papà Riccardo, la mamma Sabrina,
la sorellina Alessia e tutti coloro che le
vogliono bene.
Buon compleanno a
Francesco Leonardi di
Formia (Lt) che il 27 luglio
ha festeggiato gli anni.
Tanti auguri da parte
di Massimiliano e
Maria Cristina
per la rubrica dei MESSAGGI
vieni in redazione o invia un’ e-mail
a [email protected]
Auguri a Renzo e Tiziana che il 24
Luglio hanno festeggiato il loro 25°
anniversario di matrimonio, dalle
figlie Elisa e Eliana
Tanti auguri di buon compleanno
al farmacista Michele Mantovan
di Formia che il 2 agosto
ha compiuto 32 anni. Un bacio da
parte degli amici
Massimiliano e Maria Cristina
Tanti Auguri a Manuel Fabi
che il 24 Luglio ha
compiuto 6 anni e a
Davide Fabi che il 17 Agosto
compie 5 anni. Auguri da
nonno Gianni, nonna Paola, zio
Andrea e
parenti tutti.
Congratulazioni a Gian Paolo
Lopez che si è laureato in
Ingegneria Edile. Con l’augurio di una fiorente carriere
da tutta la famiglia Lopez
A Serena di Caprarola.
Non ci sono parole per dirti
quanto sei diventata importante nella mia vita, spero
che la nostra storia non
finisca mai. Buon compleanno amore mio. Ivanho
Buon compleanno a Marika Mariangeli
di Caprarola che il 17 Agosto compie
7 anni, dagli zii Marco e Lorella, i
cugini Serena, Mirko e Luca e un
augurio speciale da nonno Adriano.
Auguri a Serena di
Caprarola che compie gli
anni il 20 Agosto, da nonna,
zia, i fratelli, i genitori
e il nonno
Auguri a Marco
Valeriani di Caprarola
che compie gli anni il
16 Agosto, dalla
mamma, la moglie, i
figli Mirko, Serena e
Luca, dalla sorella, il
suocero e Ivanho
Auguri a Eneide di
Civita Castellana
per i suoi 70 anni
da Anna, Cristina,
Mirko e Serena
A Caprarola, il 10 Agosto, Vincenza
Maci compie 100 anni…
Tantissimi auguri dai nipoti e pronipoti.
Tanti auguri alla signora Vincenza Maci
di Caprarola per i suoi splendidi 100
anni da Anna e Cristina
Tanti auguri a Chiara e Daniele Fantini che
compiono 2 e 9 anni il 5 e
il 26 agosto, da mamma Cristina, papà
Sandro, i nonni, gli zii e le cugine
Un augurio speciale a Chiara dal padrino
Carlo e la madrina Floriana
Tanti auguri a
Eneide Gabrielli che
il 24 Agosto compie
gli anni, dai figli
Piero e Roberto, la
nuora Marina, le
nipoti Alessia e
Serena e il marito
Giuseppe
Congratulazioni a Irene Paruccini che ha
conseguito il diploma di maturità con una
votazione di 100 e lode, dalla mamma,
il papà e la sorella Giulia.
40
Campo de’ fiori
Una “Fa
Personaggi, storie e im
di Sandro Anselmi
L’amico Ca
re, tant’è che aveva
avuto, dai medici
dell’ospedale, il permesso di poter passare il ferragosto in
famiglia, e invece……
Un torrido Agosto, quello del 1985, con le
sue lunge giornate piene di sole, da desiderare costantemente la frescura della
sera che non arrivava mai.
Molta gente era partita per le ferie, ma
molta altra era tornata al paese per villeggiare e trascorrere le vacanze con i suoi.
Carlo, proprio in quei giorni, s’era aggravato! Aveva affrontato per tanto tempo il
male, con la forza e la lucidità necessarie
per conviverci, ma aveva sopportato, oramai, troppe prove e la sua forte tempra
era stata irreparabilmente provata. Quella
mattina era sembrato addirittura migliora-
Carlo lo avevo conosciuto perchè mio
fratello Mauro, suo
coetaneo ed amico,
me lo aveva presentato in un giorno di
primavera quando
erano venuti a trovarmi mentre studiavo appena dietro
casa, in una piccola
valle piena di sole e
riparata dal vento.
Io la chiamavo la
Valle del Tramonto e
a Carlo questo nome
era immediatamente
piaciuto, tanto che vi
tornavamo spesso
insieme.
Da quell’incontro l’amicizia era cresciuta
di giorno in giorno e
scoprivamo di avere
tanti interessi in comune: la natura, la
poesia, la musica e lo sport e cullavamo
così i nostri verdi sogni.
Passavamo tanto tempo ad ascoltare le
poesie dello zio Nazzareno, che ce le
declamava mentre, magari, proseguiva il
lavoro dei campi, e noi, dietro, per non
perderne neanche un passo.
Parlavamo della mia “carriera” artistica di
cantante ed era sicuramente il mio primo,
più grande e sincero estimatore. Ci cimentavamo nelle corse campestri e lui, molto
più giovane di me, non faticava a starmi
dietro e poi, con il tempo, a raggiungermi.
Ti giuro Carlo che non ho mai provato invidia per la tua eccellente forma fisica, ma
ho ben ragione di credere che anche tu
non l’abbia mai fatto nei miei confronti.
Era la nostra un’amicizia sana, pura, spontanea, rara, che non chiedeva nulla, proprio nulla, in cambio. Venivi spesso a casa
mia, e quando dopo cena ti fermavi a parlare con Mauro, papà e nonno Lisandro,
trovavi sempre l’argomento adatto al loro
modo di vedere ed alla loro età; ma questo non t’era difficile, ti veniva spontaneo,
grazie alla tua esemplare, profonda educazione e a me faceva immenso piacere
vederti così in sintonia.
Eri un amico del quale ci si poteva vantare in ogni situazione, perché ne eri sempre
Campo de’ fiori
abrica” di ricordi
mmagini di Fabrica di Roma
arlo Pacelli
all’altezza. Quei tuoi occhi chiari, profondi
e sinceri, dicevano della tua indiscussa
bontà e del tuo altruismo.
Ti penso ogni sera prima di addormentarmi e vedo il tuo sguardo fiero, volto in alto,
che hai sulla foto che ti scattai, e che ora
è sulla tua lapide ed è l’immagine che ho
scelto, fra tante, per ricordarti sempre.
La tua tomba è piena di fiori e tua madre
non t’ha lasciato mai, neanche per un solo
giorno. T’ha voluto regalare un pezzetto di
giardino di casa, dove eri cresciuto, e lì ti
riporta ogni sera nel suo cuore.
Quanti pomeriggi passati ad allenarci con i
nostri pesi di cemento che avevamo
costruito usando dei vecchi barattoli di
latta. Quante risa spensierate… e poi le
tue confidenze… il tuo primo tormentato
amore… la tua voglia di dichiararti e la
paura di restare deluso… proprio tu… ah
se solo avesse scoperto tutte le tue
immense qualità… So che mi aiuti per la
mia strada non facile ed io ti sento sempre
vicino, insieme a tutti gli altri angeli custodi. Vorrei scrivere tanto, tanto di più Carlo,
ma le altre cose ce le racconteremo quando ci ritroveremo tutti insieme e, magari,
ci riuniremo di nuovo … ciao
41
Campo de’ fiori
42
Il Fumetto
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
“BERSERK” di Kentaro Miura
Un manga (fumetto
giapponese) formidabile, ambientato in
un fantasy-medioevale, portato su carta
dallo splendido e
oscuro stile di Miura,
che migliora sensibilmente col proseguimento dei numeri. Il
di
medioevo partorito
Daniele Vessella
dall’autore
affoga
nella perversione, nella violenza e nelle continue lotte per il potere nelle quali si attorcigliano i progetti di uomini senza scrupoli ed
esseri soprannaturali. Questo fa sì che l’intera serie abbia il sapore epico delle grandi
opere e, attraverso la descrizione della vita
di un uomo, ci offre un mondo complesso e
visionario, sorretto dalle relazioni che intessono i personaggi. Se leggiamo i primi volumetti, potremmo essere fuorviati dalle
scene di violenza, intrise di sangue, che
Miura ci mostra senza veli, ma questo è solo
lo strato più superficiale di Berserk e non
bisogna fermarsi alle apparenze… Berserk è
molto di più. Dietro a quelle sanguinose battaglie, Miura orchestra la storia sull’amicizia,
sul tradimento e sulla sete di vendetta di
Gatsu, Guerriero Nero della serie. Gatsu è
lontano anni luce dal cavaliere senza macchia e senza paura, il suo essere spietato,
cinico, truce con la sua Ammazzadraghi
(una spada alta quanto un uomo e larga
quanto le sue spalle), lo caratterizza come
l’antieroe per eccellenza… almeno all’inizio.
Nel marasma di vite che nascono e si
spengono, Miura punta i riflettori su
Gatsu: guerriero solitario e perseguitato
dalla maledizione, che lo consacra come
sacrificio per i demoni del mondo spirituale. Il nostro protagonista vive l’incubo di guadagnarsi il diritto alla vita ogni
volta che calano le tenebre, perché ogni
sorta di creatura proveniente dal mondo
spirituale è attratta dal Marchio che ha
sul collo e lo cerca per saziarsi delle sue
carni e completare il sacrificio, avvenuto durante la Prima Eclissi. In quell’occasione, vennero massacrati tutti i compagni di Gatsu, componenti della
Squadra dei Falchi, su ordine di Grifis,
loro capo e migliore amico del nostro
antieroe; solo lui e la sua amata (impazzita dopo aver subito violenza da Grifis,
divenuto un essere soprannaturale) si
sono salvati. A memento di quanto successo, i due vennero marchiati col simbolo del sacrificio, che li consacra prede
del male e li condanna ad essere perseguitati per il resto della vita da demoni
di ogni specie, che ogni notte reclameranno il diritto di possesso sulle loro anime.
La storia continua, mostrando Gatsu che,
lacerato e accecato dall’odio verso il suo exgenerale, imbocca il sentiero della vendetta.
Ma se scaviamo ancora, troveremo tutti personaggi con una psicologia ben definita e un
carattere curato in maniera maniacale.
Psicologia e caratteri che mutano lentamente per colpa degli eventi che si susseguono
nella trama. Infatti, Gatsu lascia i suoi pro-
positi di vendetta per proteggere la sua
amata Caska, ma questo cambiamento è
costruito mattone dopo mattone, con
pazienza certosina, rendendo Gatsu e tutti
gli altri personaggi umani, vivi, veri, vogliosi di uscire dalla carta per trascinarci nel loro
mondo e combattere insieme i mostri interiori ed esteriori. Ed è questo il vero punto
di forza in Berserk che fa innamorare chi
capisce la sua essenza.
Campo de’ fiori
43
Civita Castellana
e il nuovo “Museo della Ceramica”
Il sindaco di
Civita
Castellana
Massimo
Giampieri e il
Presidente
della
Provincia
Alessandro
Mazzoli
durante
il taglio del
nastro
Le autorità difronte
ad una bellissima
cornice in ceramica
che racchiude
l’immagine di
Casimiro
Marcantoni
foto Mauro Topini
Il 29 Giugno è stato inaugurato il nuovo Museo della
Ceramica dedicato a Casimiro Marcantoni e situato nella
Chiesa di San Giorgio, presso l’Istituto Statale d’Arte di
Via Gramsci. Alla inaugurazione erano presenti il sindaco
di Civita Castellana Massimo Giampieri, il dirigente
dell’Istituto Statale d’Arte Franco Chiericoni, il presidente
della Provincia di Viterbo Alessandro Mazzoli, il Senatore
Giulio Marini, il Presidente dell’Associazione italiana “Città
della Ceramica” Stefano Collina, oltre ad imprenditori del
nostro territorio.
Il museo, curato dalle antropologhe Francesca Sgrò e
Beniamina Viola, ospiterà oggetti rari di arte ceramica e
antichi strumenti con i quali questi venivano realizzati,
oltre a fotografie a testimonianza delle prime ceramiche e
degli uomini che hanno fatto di quest’arte un vanto per
Civita Castellana.
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Campo de’ fiori
L’angolo ... cin cin
45
di Letizia Chilelli
Come progettare una cantina personale
continua dal n° 39 ...
Occhio di riguardo, poi, per la pulizia.
La cantina va tenuta rigorosamente pulita,
sia per quanto riguarda le pareti, sia per il
pavimento; le cantine piene di ragnatele o
di muffe possono risultare molto pittoresche, ma non certo igieniche e pratiche.
L’ambiente deve essere asciutto e non
umido, perché l’umidità influisce sul vino
trasmettendo alle bottiglie odori che possono ricordare il marciume; anche la polvere, considerata spesso sintomo di invecchiamento, è da considerarsi solo sporcizia!
La cantina ideale è quella di mattoni,
almeno per quanto riguarda le pareti, non
potendo tutti disporre di sotterranei in
mattone con relative volte a botte o a crociera.
In ogni caso è preferibile la tinteggiatura
neutra a calce, rispetto alle vernici impermeabili.
Gran parte delle cantine costruite negli
ultimi sessanta anni sono in cemento
armato e, purtroppo, vanno accettate così,
anche se l’esperto cantiniere ha più di un
motivo per lamentarsi di questo materiale.
Il pavimento delle
cantine deve essere facilmente lavabile e munito di
pozzetti per lo scarico dell’acqua, il
che però non può
essere fatto nelle
cantine annesse ad
abitazioni private
o, peggio ancora,
negli appartamenti
dei condomini.
Dovrebbe
avere
uno
strato
di
ghiaia, uno di
ghiaietta e poi uno
di mattoni messi di
costa: questo è il
pavimento che, a
giudizio dei tecnici,
“respira”.
Ma ci si può accontentare anche di
altre soluzioni. A patto che il pavimento,
anche in gettata di cemento puro e sem-
plice, sia veramente asciutto.
I pozzetti di scarico dell’acqua servono ai
cantinieri che effettuano vere e
proprie lavorazioni del vino in cantina, non evidentemente a chi
imbottiglia nella propria cantina
qualche damigiana.
Poiché nella cantina il vino non
deve solo trovare un ambiente che
gli consenta di “riposare” ma
anche le condizioni per affinare il
suo bouquet, occorre evitare che
forti odori si disperdano nell’ambiente: bisogna quindi evitare di
tenere vicino alle bottiglie i generi
alimentari come salame, prosciutto, conserve, cipolle, aglio, rosmarino….
Ma come può il vino essere disturbato in questo caso?
Sembra impossibile, ma ciò avviene attraverso i tappi di sughero,
sia pur lentamente.
Anche se il tappo viene coperto ad
esempio di carta stagnola, non è
improbabile che il fenomeno di
trasmissione degli odori al liquido
contenuto nelle bottiglie si verifichi, anche in un tempo minore del
previsto.
Stesso discorso vale per i formaggi, il lardo e simili, che vanno conservati in un ambiente diverso
dalla cantina.
Campo de’ fiori
46
Albu
1
5
Civita Castellana - 1918
Famiglia Sansonetti
(i Misdea)
1-mamma Elvira con
Cesarina,
2- Gino,
3- Domenico (Memme),
4- Angelo,
5- Cesare
4
2
3
Civita Castellana - 1970
Pietro Sansonetti “nonno Misdea” a 95 anni
2
3
4
5
6
1
7
8
Civita Castellana - Famiglia Sansonetti (i Misdea) mogli e figli
1- Nena, 2- Cesarina, 3-Bonina, 4- Adriana, 5- Caterina, 6- Antonio, 7- Elena, 8- Marisa
Campo de’ fiori
47
um dei ricordi
27 Marzo 1961 - Avviamento Industriale di Fabrica di Roma cerimonia scolastica per il primo centenario dell’Unità
d’Italia - foto della sig. Anna Francola
1995 - Caprolatti a Senigaglia
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto,
portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
Campo de’ fiori
48
rie
o
t
s
e
L
x
di Ma
Adriano C
...continua dal
n. 39
Il
cantante,
dopo aver fondato una propria etichetta,
la Clan Celentano, decide di
fare il grande
di Sandro Anselmi
passo:
autoprodursi e produrre i suoi colleghi-amici,
lasciando esterrefatte e perplesse le vere
case discografiche. Il primo
disco da lui inciso e prodotto è
Stai lontana da me, dove
Celentano apporta una grande
innovazione: tre canzoni su un
solo 45 giri, anziché due, come
da prassi. Grande curiosità suscita il suo nuovo disco, che riscuote un successo immediato, tanto
da vincere il Cantagiro del 1962,
posizionandosi al primo posto
della classifica dei 45 giri più
venduti. I fans prendono letteralmente d’assalto i negozi di musica e la Clan non riesce a stampare la copertina del disco, dove
Adriano informa della sua nuova
attività di produttore, per tempo.
Così, spesso, il 45 giri viene
distribuito ai venditori con una
copertina generica. Vista la
buona riuscita del progetto, altri
colleghi lo imitano: Mina crea la
PDU, Ornella Vanoni la Vanilla e
Little Tony la Little Records. Il
Clan Celentano vola alto e non
sbaglia nessun colpo, ad eccezione della prima versione di
Ciao ragazzi, che doveva essere
inizialmente un classico 45 giri,
dove il brano che dava il titolo al
disco, era affiancato da Chi ce
l’ha con me. Quando erano già in
stampa un migliaio di copie,
Adriano blocca la produzione per
una nuova idea che gli balza in
mente: realizzare un 45 giri non
con due, non con tre, ma con
quattro brani, per dar spazio a
nuovi cantanti, appartenenti al
suo gruppo. Vengono così inserite Sono un fallito di Gino
Santercole e Voglio dormire di
Origini artistiche dei nostri ca
Don Backy, alzando il prezzo da 650 lire a
1.000 lire. L’anno successivo Adriano decide di mettere in vendita le copie della
prima produzione, che erano state stampate, ma Ciao ragazzi, aveva già riscosso il
successo che meritava e non riesce ad
attirare nuovamente l’attenzione su di sé.
All’interno della Clan, poi, non mancano
piccoli screzi, destinati, comunque, a non
portare conseguenze rilevanti, se non la
perdita di due dei suoi membri, prima
Ricky Gianco, che dopo solo due dischi
abbandona tutti e poi Don Backy, che con-
tro la volontà del fondatore, Celentano,
vuole far visionare gli introiti dei dischi prodotti dal Clan. Successivamente anche l’ex
fidanzata Milena Cantù, la misteriosa
ragazza del Clan, lascia il gruppo, ma, nonostante tutto, Celentano è più volte in cima
alle Hit Parade, con brani come Il tangaccio, Sabato triste, Ciao ragazzi, Il problema
più importante, Sono un simpatico, La
festa, Il ragazzo della via Gluck, La coppia
più bella del mondo (in duetto con Claudia
Mori), Mondo in mi 7° e il fantastico
Azzurro.
Campo de’ fiori
Celentano
antautori e cantanti più famosi
49
Campo de’ fiori
50
Massimo Fornicoli
e il suo Liber Valeriani
di Sandro Anselmi
E’ con piacere che ho l’occasione di parlare dell’amico Massimo Fornicoli e del suo
Liber Valerani, splendido lavoro della sua
Valleranno del primo Novecento.
Massimo lo conosco fin da quando, ancora
ragazzi, ci stupiva per le sue particolari
doti di sensitivo, tanto da guadarsi già
allora l’appellativo di mago. Con gli anni
questo suo potere è cresciuto e l’ha potuto finalizzare, molto spesso, per scopi
filantropici e sociali.
Ha condotto per tanto tempo in RAI la trasmissione A riveder le stelle e, mentre
esercita con successo la professione di psichiatra, alternandosi tra Valleranno e
Roma, scrive per le più importanti testate
nazionali ed estere.
Massimo, che cosa ha ispirato questo
tuo lavoro?
Questo libro nasce per valorizzare la
nostra cittadina, ricca di cultura e tradizione, visto che ha dato i natali ad illustri
musicisti, quali Giovanni Maria Nannino,
allievo del Palestrina e direttore della
Cappella Sistina, nel 1604, suo fratello
Giovanni Bernardino, colui che per primo
adottò l’organo per accompagnare composizioni polifoniche e Paolo Agostini, maestro organista nella Cappella locale, famoso per l’esecuzione dei suoi mottetti a
dodici voci, dislocati in vari punti della
chiesa di San Pietro.
Abbiamo poi la fortuna di avere nella chiesa della Madonna del Ruscello, un meraviglioso organo d’epoca, unico nel suo genere, come afferma Formentelli, e per il
quale, attraverso il mio libro, voglio interessare altre associazioni perché possa
essere restaurato.
Io personalmente ho avuto il piacere
di sentir suonare l’organo quando,
alla fine degli anni ’60, venivo a pren-
dere il nostro comune amico, Sandro
Antonini, che passava i suoi pomeriggi
a cimentarsi con
Bach, Mozart, Beethoven, per portarlo
alle prove musicali
del nostro gruppo.
Avremo il piacere di
risentirlo suonare?
Oggi è costretto ad un
pietoso silenzio, ma è
auspicabile che uno
strumento così importante possa diventare
un polo d’attrazione
musicale e la chiesa
che lo ospita, dotata di
una fine acustica, lo
scenario deputato a
grandi manifestazioni
provinciali, a partire
dal Festival Barocco,
per arrivare a quelle di
carattere nazionale ed
oltre.
Vallerano, mi risulta, conti
molti
valenti
musicisti.
Come è possibile,
allora, che fino ad
oggi ci sia stato un
così scarso interesse per questo strumento?
Sì, è vero.
Valleranno ha avuto maestri insigni quali
Otello Benedetti, conosciuto in tutta la
provincia, Lilio Narduzzi, che ha insegnato
fagotto all’Accademia di Santa Cecilia, suo
figlio Nello, che attualmente dirige la
banda dei Vigili del Fuoco di Roma e, inoltre, moti cittadini sono strumentisti nelle
bande della Guardia di Finanza, dell’
Esercito e dei Carabinieri. Proprio per questo ho fondate speranze che il Comitato
per il restauro dell’organo, che io presiedo,
possa risvegliare l’interesse dei cittadini
che sarebbero, poi, i primi a goderne.
Auguro a Massimo il pieno successo per la
sua lodevole iniziativa, anche a merito dei
suoi sacrifici.
Campo de’ fiori
51
Cari amici
la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.
Conservate gli inserti e... buona lettura
dai vostri Cecilia e Federico
soggetto e testo Sandro Anselmi
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
52
Album d
Tarquinia - 1960
Civitonici al mare
Alma Marrati, Valentina Nelli,
Sofia Bongarzone, Anita e
Luisa Gemma
INDOVINELLO
E’ tuo, ma l’adoperano quasi
sempre gli altri. Cos’è?
Avete risolto l’indovinello ??
Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico
omaggio offerto dalla
GIOIELLERIA SPERANDIO
Campo de’ fiori
53
dei ricordi
Carbognano 1966
foto del Sig. Carosi Luca
In piedi da sx Mariani Domenico, Cecconi
Giuseppe, Martelli Giulio e Carosi Luca
In basso da sx Petracci Alberto e Discendenti
Giovanni
Civita Castellana - Scuola elementare 1952
foto del Sig. Pistola Pietro
Al primo banco da sx Nesta Fabio e
Massari Bernardino
Al secondo banco da sx Pistola Pietro e
Angelozzi (Pepparello)
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e
riceverete un simpatico omaggio.
Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto, portatele presso la
redazione di Campo de’ fiori,
esse vi verranno immediatamente restituite.
54
Campo de’ fiori
Festa doppia a Caprarola!
Al via i festeggiamenti per la 51° Sagra della Nocciola
e per i 500 anni della nascita di Jacopo Barozzi da Vignola
E già......
quest’anno
a Caprarola
è
festa
doppia! Da
una parte
come ogni
anno,
la
Sagra della
Nocciola,
dall’altra la
ricorrenza
dei cinquecento anni della nascita di
Jacopo Barozzi da Vignola.
Il grande artista, come noto, nacque a
Vignola, presso Modena, nel 1507 e morì a
Roma, dove fu sepolto nel Pantheon, nel
1573. Universalmente è riconosciuto come
uno
dei
principali
architetti
del
Cinquecento italiano. La sua importanza
artistica si basa su un gruppo di edifici
straordinariamente innovativi presenti a
Roma e nell’Italia centro-settentrionale. La
padronanza e la compresenza di teoria e
prassi pongono così Vignola a fianco dei
principali architetti rinascimentali, come
Leon Battista Alberti, e Sebastiano Serlio,
per non citare il suo diretto contemporaneo, Andrea Palladio. Dal 1559 incomincia
a lavorare al Palazzo Farnese a Caprarola,
edificato sulle fondazioni di una fortezza,
progettata da Antonio da Sangallo il
Giovane. Della fortezza mantiene la pianta
pentagonale in cui il Vignola inserisce
armoniosamente una nuova costruzione,
generando un imponente impatto
scenografico, grazie alla spettacolare
sequenza di terrazze e di rampe che congiungono l’edificio al sottostante centro
abitato. La costruzione così venne trasformata in un imponente palazzo rinascimentale, che divenne poi la residenza estiva
del cardinale Alessandro Farnese (nipote
di papa Paolo III) e della sua corte. Al
posto dei bastioni posti negli angoli, l’architetto inserì delle ampie terrazze aperte
sulla campagna circostante, e tagliò la collina con scalinate in modo da isolare il
palazzo e, allo stesso tempo, inserirlo
armoniosamente con il territorio circostante, aprendo un strada rettilinea nel
centro del paesino sottostante, in modo da
collegare visivamente il Palazzo alla cittadina, facendolo diventare il centro che
sovrasta e domina tutto l’abitato. Al centro
della residenza aprì uno straordinario
cortile di forma circolare, composto da
due caratteristici porticati sovrapposti le
cui volte vennero magistralmente affrescate da Antonio Tempesta, come pure le
pareti della scala elicoidale interna. Questa
originale interpretazione usciva dalle
regole dell’epoca, poiché la scala per raggiungere i piani superiori, che solitamente
veniva costruita nel cortile, fu ricavata
internamente e rappresentò tutto l’estro
del Vignola, tanto che venne chiamata
Scala Regia, una superba scala che ruota
su trenta colonne di peperino, attraverso
la quale il Cardinale poteva raggiungere le
camere da letto anche a cavallo. Questo
palazzo continuò, nei secoli successivi, ad
essere un importante centro culturale e
residenziale. Non deve stupire quindi se,
negli anni ’50, venne scelto dal Presidente
Einaudi come residenza estiva. Proprio in
quegli anni venne istituita la Sagra della
Nocciola che fu tanto apprezzata e patrocinata dal Presidente. Questa festa, unica
nel suo genere, ha inizio quest’anno il
giorno 25 Agosto ore 21.00 con la cerimonia di apertura e termina il giorno 2
Settembre ore 21.00 con la cerimonia di
chiusura ed il grandioso spettacolo
pirotecnico. Nella settimana si alterneranno grandi spettacoli di comici, cantanti e
artisti del mondo dello spetacolo, ma il culmine della festa si avrà il giorno 26 Agosto
ore 16.00 e il 1 Settembre ore 21.00 quando lungo le vie del paese avrà luogo la
spettacolare
parata di carri
folkloristici
ed
agresti, sui quali
magnifiche ballerine delle scuole di danza viterbesi, renderanno
omaggio con i
loro corpi alle 51
edizioni di arte,
tradizione
e
spettacolo della
Sagra della Nocciola. Sfileranno
magnifici carri
artistici realizzati
da artigiani lo-
cali, che in
essi esprimono tutte
le doti artistiche frutto di
una
lunga
tradizione. Il
tutto sarà contornato
da
un
grandioso lancio di
ben trenta quintali di dolci alla nocciola
(tozzetti, amaretti, nocciole tostate, crema
di nocciole…), che verranno tirati dai carri
stessi e distribuiti a tutti gli intervenuti, i
quali potranno gustare ed apprezzare la
bontà e genuinità dei prodotti alla nocciola, che sono vanto da quasi un secolo della
città di Caprarola. Benchè possa sembrare
strano, tuttavia è doveroso ricordare che
la quasi totale organizzazione di questo
evento, tanto a cuore a tutti i caprolatti, è
il frutto del lavoro disidenteressato, intellettuale e materiale, di tanti giovani che si
adoperano per la prosecuzione di una
tradizione viva ormai da mezzo secolo.
Senza dubbio, lo scopo di questa manifestazione è quello di fare conoscere a tutti le
risorse che offre la Nocciola, che è diventata un importante pilastro dell’economia
Viterbese. Per tutti i partecipanti alla manifestazione sarà anche un’occasione
importante per visitare i numerosi monumenti artistici e soprattutto il monumentale Palazzo Farnese e i retrostanti giardini
realizzati dal Vignola nella seconda metà
del Cinque-cento. Tutta la manifestazione
è magistralmente diretta, nonostante il
grave infortunio, dalla presidenza di
Francesco Proietti, sotto la prestigiosa
direzione artistica di Luca Cristofori e la
passione per una tradizione che continua
di tantissimi altri ragazzi.
INFO: WWW.COMITATOSAGRA.IT
Campo de’ fiori
55
ERRATA CORRIGE: sul n. 39 di Campo de’
fiori nello spazio riservato all’Okinawa
Sporting Club, è stato erroneamente riportato che G.L.Bernardi e F. Mercuri hanno
partecipato ai Campionati Italiani WKC
2007, mentre gli stessi hanno partecipato ai
Campionati Mondiali WKC 2007.
Campo de’ fiori
56
Canzone fabrichese
Proverbio corchianese
Sotto ar ponte ce passa l’acqua
ndo te lavi la mattina
o mia bella morettina
dopo un anno te sposerò
Quello che bbulle
dentro a la pila
lo sa solo
ccuperchio
Campo de’ fiori
57
OSPEDALE DI CIVITA CASTELLANA
nuovo ecografo al reparto di ostetricia e ginecologia
di Mario Sardi
CIVITA CASTELLANA. Il reparto di
Ostetricia e Ginecologia dell’ Andosilla si è
arricchito di un nuovo ed importante apparecchio. La settimana scorsa, alla presenza del direttore generale della ASL, Aloisio,
del capogruppo del PRC al consiglio regionale, Peduzzi, della sig.ra Laura
Colamedici, del direttore sanitario,
Laganà, del primario del reparto, Nicolanti
e la sua equipe, del presidente dell’ associazione “Una Mano al tuo Ospedale”,
Caregnato, è stato presentato l’ Ecografo
quadridimensionale Voluson 430 per la
realizzazione di un servizio di medicina ed
ecografia perimetrale. Il moderno apparecchio, l’ unico presente nelle strutture
pubbliche del Lazio, è stato acquistato dall’
associazione “Una mano al tuo ospedale”
grazie ad un contributo avuto dalla regione Lazio - Dipartimento Sociale e S.S.R. –
Tutela della salute – Interventi in materia
sanitaria, e del Gruppo Giovanni Colamedici S.p.A. L’ apparecchio, di nuova
generazione, consente di fare diagnosi
prenatali offrendo ai genitori ed al medico
le migliori informazioni possibili sui rischi
di dare alla luce un bambino affetto da un’
anomalia congenita o da malattia genetica. Quello della regione è stato “un inter-
vento doveroso a
difesa della sanità
pubblica” ha detto
Peduzzi, mentre Aloisio si è soffermato
sul ruolo che svolge
l’ associazione “Una
mano al tuo Ospedale”, per rendere l’
ospedale Andosilla
altamente funzionale. Il direttore generale ha anche evidenziato l’ alto spessore qualitativo e
quantitativo raggiunto dal reparto di Ostetricia e Ginecologia
(nel 2006 ha effettuato 2800 ecografie, mentre nell’ anno in
corso conta di raggiungere le 400 natalità). Aloisio ha anche detto che l’ Andosilla
è uno degli “ospedali di frontiera” che
devono arginare la fuga dei pazienti verso
altre strutture al di fuori della nostra regione e, per questo, va potenziato con interventi in quei reparti che lamentano qualche problema anche sotto l’ aspetto
gestionale. Non ha tralasciato di affrontare il problema dei lavori di ristrutturazione
dell’ ospedale, ormai sospesi da un paio di
mesi, a causa della mancanza di pagamenti dello stato di avanzamento dei lavori. Soldi spesi dalla regione Lazio per altri
capitoli. Comunque Peduzzi
e Aloisio
hanno assicurato che presto la questione
sarà risolta e i lavori riprenderanno quanto
prima. Nei prossimi giorni nelle stanze del
reparto di Ostetricia e Ginecologia, sempre
grazie alle donazioni raccolte dall’ associazione “Una mano al tuo ospedale”, saranno impiantati anche apparecchi televisivi
per una più confortevole degenza delle
donne ricoverate.
Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Agosto 2007
05 Agosto - Farmacia Municipale Via Ferretti Tel. 0761.513002
Farmacia Versace Loc Sassacci Tel. 0761.540381 - 339.5855187
12 Agosto - Farmacia Filizzola C.so Bruno Buozzi Tel. 0761.513087
15 - 19 Agosto - Farmacia Municipale Via Santa Felicissima Tel. 0761.514680
26 Agosto - Farmacia Filizzola C.so Bruno Buozzi Tel. 0761.513087
Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Agosto 2007
05 Agosto - Farmacia Minelli di Corchiano Tel. 0761.572103
15 - 19 Agosto - Farmacia Liberati di Fabrica di Roma Tel. 0761.569114
Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Agosto 2007
05 - 12 - 15 Agosto - Schell Via Flaminia - Agip Via Belvedere Faleri
19 - 26 Agosto - Esso Via Flaminia - Api Via Corchiano
58
Campo de’ fiori
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