SOMMARIO Editoriale: Sposi di ieri e di oggi................................. 3 Intervista: Tiziano Ferro ............................................ 5 Collezionismo: Collezionare gettoni telefonici .................. 6 Roma che se n’è andata: Bartolomeo Pinelli..................................... 8 Suonare Suonare: Suanrock .................................................10 Monumenti: vita, vicende, restauri: L’arco di Tito ........................................... 13 Ricordi: Lo spaccio di Adio e Castore................... 14 Attualità: Civita Festival 2007................................. 17 Associazione Artistica Ivna ..................... 21 Cortometraggio con cast da soap opera...............................................25 Don Giuseppe Bellamaria........................27 Civita Castellana e il nuovo museo della ceramica...............................43 Massimo Fornicoli e il suo Liber Valeriani...........................................50 Festa della nocciola a Caprarola..............54 Ospedale di Civita Castellana nuovo ecografo al reparto di ostetricia e ginecologia.............................57 Ecologia e ambiente: L’aria come elemento primario per le nostre funzioni............................... 18 Neuropsichiatria, Psicologia, Logopedia, Psicopedagogia: L’approccio terapeutico in sessuologia.... 19 Le guide di Campo de’ fiori: Vasanello ................................................ 22 Come eravamo: Co’ l’acqua a schizzarella co’ ‘o cocommero a mostratella................28 Il diario dei girasoli: L’arte nel cuore.........................................30 Civitonici illustri: Giorgio Giuliani.........................................31 Arte: Gino Coppedè e Civita Castellana...........33 Messaggi:................................................34 Una “Fabrica” di ricordi: L’amico Carlo Pacelli................................40 Il Fumetto: Berserk......................................................42 L’angolo CIN CIN: Come progettare una cantina (seconda parte).........................................45 Album dei ricordi...............................46-52 Le storie di Max: Celentano (terza parte).............................48 Noel .........................................................51 Annunci Gratuiti......................................58 Selezione offerte immobiliari.................62 Info Pubblicità www.accademiainternazionaleditalia.it www.campodefiorionline.it P.za della Liberazione 2 01033 Civita Castellana T. 0761.513117 www.campodefiori.biz [email protected] La redazione augura Buone Vacanze agli sponsor e a tutti i lettori Campo de’ fiori 3 Sposi di ieri e di oggi Una volta quando ci si sposava, lo si faceva sul serio, con la piena coscienza dell’atto e delle sue piene responsabilità. L’amore bramato, sognato, veniva coronato con il matrimonio, e questa scelta rivestiva per le coppie una grande importanza e dava, al matrimonio stesso, l’unicità di un traguardi Sandro Anselmi do. L’uomo, di solito, lavorava e la donna era dedita alla casa e alla famiglia e, questa condizione di dipendenza economica, la poneva, forse, in posizione di inferiorità, ma il ruolo di moglie e di mamma appagava tutti i suoi desideri. Questo modello di famiglia, collaudato nei millenni, era equilibrio, saldezza e regalava longevità al rapporto. Il ruolo di genitore, poi, era quello di educare i figli nell’amore, nel rispetto, e di incitarli a crescere ed avanzare nella scala sociale. Non tutti gli sposi di oggi possono vantare lo stesso percorso! Essi preparano la loro unione come se dovesse essere la più grande festa pagana della loro vita, al pari di un’incoronazione al trono d’Inghilterra. Non fanno mancare all’evento la mediaticità di un mega concerto ed i mezzi messi in campo superano, se paragonati, quelli in dotazione alla compagnia del circo Barnum. Manifesti… volantini… fascioni pubblicitari… passaggi radiofonici… partecipazioni… inviti… sacchetti… bomboniere e ricevimenti……e poi sfarzosi vestiti per la cerimonia ed il viaggio di nozze… e parrucchieri… truccatori … musica per la serenata, per la chiesa e per il ristorante… Coniugi Aurelia Conti e Francesco Vaselli Ottobre 1930 poi l’auto, o i cavalli per andare in chiesa… e i paggetti … e poi il pranzo per i colleghi, per gli amici e … infine grande banchetto con cento portate e cento vini ………… e poi, e poi … si lasciano! Funzionava meglio quel matrimonio di allora, dove il pranzo era fatto in casa con la stracciatella e i maccheroni, ed il viaggio di nozze si faceva trascorrendo un paio di giorni chiusi nella nuova camera da letto… Se l’amore c’è, è come il sole, si vede e ti illumina, se non c’è, è come il buio, non riesci a vedere neanche te stesso. Campo de’ fiori “Nessuno è solo” nella propria città, tra i propri affetti più cari e parenti, amici e conoscenti. Ed è per questo che di Sandro Alessi Tiziano Ferro ha scelto di far partire il 20 Luglio il suo nuovo tour estivo – che lo vedrà in scena fino a fine agosto nelle principali località turistiche italiane – proprio dallo Stadio Francioni di Latina, sua città natale. Conosciuto ed apprezzato ben oltre i confini italiani – il suo ultimo CD “Nessuno è solo”, distribuito in 44 paesi del mondo, è stato presente nella top ten Fimi Nielsen per oltre 48 settimane, ormai prossimo al traguardo dei 5 dischi di platino – Tiziano Ferro, nonostante possa essere considerato cittadino del mondo – dal 2005 vive a Londra, non perde occasione per sottolineare: “Latina è casa mia, a Latina ci sono le mie radici, le mie emozioni più profonde, i miei affetti… Per me tornare a casa significa trovare le persone a cui tengo di più, le persone a cui voglio più bene… mio fratello, i miei genitori, i miei amici. Mangiare, bere una birra coi miei amici significa puro relax.” Un affetto che è pienamente ricambiato non solo dagli amici ma anche da tutti i fan che hanno già assistito alla prima data ed a quelle successive di Lucerna (23/7), S.Benedetto (27/7), Cagliari (3/8), Taormina (8/8), Lecce (12/8), Bisceglie (16/8). Lo show è sicuramente l’evento più atteso dell’estate 2007. Oltre 2 ore di musica e spettacolo indimenticabili. Con Tiziano sul palco i suoi musicisti di sempre, Alessandro de Crescenzo (Chitarre), Leonardo Di Angilla (Percussioni), Andrea Fontana (Batteria), Christian Rigano(Tastiere), Pino Saracini (Basso/Contrabbasso), Davide Tagliapietra (Chitarre) e 6 ballerini : Max Bartolini, Matteo Bittante, Sara Castellani, Daniela Dendini, Alessandro Foglietta, Britta Oling, direttamente scelti dall’ Accademiadanza fondata e diretta da Susanna Feltrami, che ne cura i movimenti coreografici. Nella sua città natale, lo ricordano giovanissimo già alle prese con i suoi strumenti preferiti: la chitarra, il pianoforte e la batteria e quando, appena sedicenne, entra a far parte del coro gospel di Latina, che gli consente di affinare il proprio talento, appassionandosi agli stilemi della musica nera, come trasparirà fin dalle sue prime esibizioni canore. Nel 1998, dopo un anno di transizione all’ Accademia della Canzone di Sanremo, risulta tra i dodici finalisti e l’esibizione sanremese di quell’anno suscita l’attenzione dei produttori Alberto Salerno e Mara Majonchi che, insieme all’arrangiatore Michele Canova, lo aiutano a tradurre le idee musicali nel sound desiderato ed amato fin da bambino.. Nel 2001 firma il contratto con la EMI e nel luglio dello stesso anno esce il suo primo singolo: il titolo è “Xdono” e con questo brano Tiziano scala vertiginosamente tutte le classifiche in Italia ed all’estero. Tra i tanti premi e riconoscimenti vogliamo ricordare quello del 2003 quale “Miglior Esordiente” al Latin Grammy, la nomination nella categoria “Best Artist” agli MTV Latin Music Awards e come “Best Male Artist” al Mexican Grammy Awards. E’ proprio di questi giorni la notizia della sua partecipazione nell’ Album tributo a Dean Martin con “Arrivederci Roma”, cavallo di battaglia del compianto crooner americano. E sicuramente sarà un’ estate di fuoco: in bocca al lupo Tiziano! 5 6 Campo de’ fiori Collezionare Ge Detronizzati dalle telecarte, eliminati dai cellulari, vivono una n Il gettone telefonico, scomparso dalla circolazione da qualche lustro, è tornato improvvisamente a nuova vita, grazie alle ricerche di molti interessati ora a collezionarlo. di Alfonso Tozzi I calculofili (termine un po’ bruttino con cui il collezionismo indica gli amatori dell’oggetto) – dal latino calculus (pezzetto di metallo usato come moneta, “gettone”) - contrariamente a quanto potrebbe sembrare, non rappresentano una ristretta élite di stravaganti ed originali, ma una folta schiera di persone curiose ed entusiaste, tutte protese alla ricerca dell’amato dischetto con la speranza, fondata e rara per un collezionista, di poter completare la raccolta in quanto esiste la possibilità teorica di reperire sul mercato tutti gli esemplari coniati, così come è riuscito a realizzare già qualcuno. Nato nel 1927, emesso dalla società STIPEL, il primo gettone telefonico italiano, del costo di 60 centesimi, si presenta in ottone con due scanalature e la scritta “Stipel-1927-anno V” su di un verso, ed una scanalatura con la scritta “Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda” sul recto, e debuttò in occasione della prima Fiera Campionaria di Milano utilizzato, però, solo negli otto apparecchi all’uopo predisposti. Successivamente, ogni società consorziata Anni ‘80 uno dei pochi apparecchi telefonici a gettone e moneta alla STIPEL: TIMO (Società Telefonica Italiana Medio Oriente), TELVE (Società Telefonica delle Tre Venezie), TETI (Società Telefonica Tirrena), SET (Società Esercizi Telefonici), ebbe un proprio gettone. A produrre la fiches metallica si avvicendarono, fino al 1980, ultimo anno di coniazione: 1959-1979 Emilio Senesi Medaglie di Milano (ESM), 1971-1980 L’Industria Politecnica Meridionale di Arzano (IPM) e l’URMET Costruzioni Elettrotelefoniche di Torino, 1976-1980 le Costruzioni Minuterie Metalliche di Catania (CMM). Un gettone abbastanza curioso è quello coniato nei primi anni Cinquanta, denominato “pesante” in quanto aveva il valore di dieci gettoni normali e veniva usato soltanto negli apparecchi per telefonate extraurbane. Dal 1959 si ha il gettone unificato caratterizzato da un elemento di riconoscimento: il gruppo anno-mese. Infatti, in un ovale al di sotto della scritta “gettone telefonico”, viene inciso un numero di quattro cifre nel quale le prime due indicano l’anno e le altre due il mese, ad esempio 7107 sta per 1971 (anno) e 07 (luglio). Molto richiesti e di difficile reperimento sono i gettoni telefonici coniati dallo Stato Vaticano, quelli in ottone con una scanalatura su ogni verso e la scritta S.C.V. Il gettone telefonico, nel suo lungo periodo di esistenza, è passato dai 60 centesimi del 1927 alle Lire: 2,50 (1945), 4,00 (1946), 6-10,00 (1947), 15,00 (1948), 20,00 (1953), 25,00 (1955), 30,00 (1959), 45,00 (1964), 50,00 (1972), 100,00 (1980) e 200,00 (1984). E’ opportuno far conoscere che, nel periodo di massimo utilizzo del gettone in Italia, si raggiunse una circolazione di 527 milioni di pezzi con più di 440 mila apparecchi telefonici installati. E’ appena il caso di segnalare che molti collezionisti allargano il loro interesse ai gettoni telefonici di altri paesi, se non addirittura a tutti i tipi di dischetti metallici “incisi”: Juke-box, mezzi di trasporto, di ricorrenza, di giochi vari, di supermercati etc., fra questi, ricercatissimi, sono i gettoni tranviari di Milano e Torino, coniati in ottone all’inizio del 1920 dalle aziende municipali che rappresentavano vere e proprie tessere da valere per una corsa. Non era però infrequente il caso che questi gettoni, come del resto quelli telefonici, venissero dati ed accettati quale resto nelle minute contrattazioni, tanto che il popolino milanese, abituato ad utilizzarli a fini monetari, li soprannominò “sesterzi Buscaglione” (Assessore ai Trasporti) o “moneta Caldara” (Sindaco), autorità del tempo. Fra i molti collezionisti italiani: Mario Bresciani di Cesate (MI), Silvano Battaglini di Camerana (AN), Mario Politano di Sarre (AO), Roberto Meciani di Milano il quale ricerca solamente i gettoni di flipper, tanto per citarne alcuni. Il gettone telefonico, come tutte le collezioni che si rispettano, ha anche il suo catalogo con le relative valutazioni di rarità, opera di Franco e Vincenzo Rapposelli, edito dal Centro Programmazioni Editoriale di Modena, pubblicato nel 2001. Per finire qualche curiosità sull’argomento: la prima telefonata in Italia fu effettuata il 30 Dicembre 1877 dalla caserma dei Vigili Campo de’ fiori 7 ettoni Telefonici nuova ed entusiasmante avventura negli scambi fra collezionisti del Fuoco di Palazzo Marino al centro di Milano, mentre il primo telefono a pagamento nel mondo fu installato ad Hartford, nella Banca Connecticut, il 1889 da William Gray. Gettoni Tramviari Milanesi usati anche come moneta 8 Campo de’ fiori Roma che se n’è andata: luoghi Bartolomeo Pinelli, l’illustrato Una vecchia canzone di successo composta e interpretata da Renato Rascel così inizia:“ … t’invidio turista che arrivi, t’embevi de fori e de scavi e tutta d’un tratto te trovi Fontana de Trevi ch’è tutta pe tte … ”. Si tratta, naturalmente, di Arrivederci Roma; una strofa recita:“ … come ai tempi belli che Pinelli immortalò … ”; l’autore si riferisce, com’è del tutto evidente, a Bartolomeo Pinelli, incisore - disegnatore - illustratore di Roma, ma vediamo di capire chi era questo famoso artista. Chi scrive ha più volte ricordato che per poter parlare della Roma de se n’è andata non si può fare a meno di ricorrere ai disegni ed alle incisioni di Don Meo, come l’artista era familiarmente chiamato. Nasce, ovviamente, a Roma nel 1781, dieci anni prima che venisse al mondo Giuseppe Gioachino Belli - il Poeta di Roma, da un Pupazzaro, ossia un artigiano costruttore di statuette. Appena undicenne si trasferisce a Bologna, con la famiglia, dove, per studiare disegno, frequenta l’Accademia di Belle Arti. Nel 1798 fa ritorno nella capitale, dove diviene allievo dell’Accademia di San Luca; quindi, nei primi anni del Novecento Bartolomeo frequenta l’Accademia del Giani. Gli studi qui eseguiti influenzeranno notevolmente la sua tecnica costituita, essenzialmente dal modo libero e disinvolto di combinare contorni, colori e chiaroscuri. Una curiosità: sembrerebbe che il costo degli studi del giovane e promettente artista sia stato sostenuto nientemeno che dal nipote di Benedetto XIV, Prospero Lambertini, 1740 - 1758. La sua notevole fama resta legata alla raccolte delle incisioni e dei disegni raffiguranti costumi popolari, nelle quali si delinea il suo particolare stile, attività questa che segue quella esercitata per parecchi anni come illustratore di testi letterari quali la Divina Commedia, Gerusalemme Liberata, Orlando Furioso, Eneide oltre che Meo Patacca di Giuseppe Berneri. Con le sue opere, ci ha lasciato in eredità lo straordinario ritratto di un’epoca a cavallo del XVIII e XIX secolo ed è, molto probabilmente, l’unico artista capace di raccontare ed offrirci, con straordinaria sensibilità, uno spaccato di quella Roma papalina e barocca ancora immune dai guasti, che sarebbero inesorabilmente arrivati, ossia quella “ … Roma dei tempi belli … ” come suggerisce Renato Rascel. E’ questa una città che, mentre da una parte, con le sue antiche rovine letteralmente immerse nella natura, ostenta serenità e sicurezza, dall’altra, chi deve avventurarsi appena fuori dal centro abitato, può imbattersi in ogni genere d’incontri. Bartolomeo Pinelli è il tipico artista che per eseguire il suo lavoro deve andare molto in giro ed è anche per questo motivo che si fa sempre accompagnare da un grosso e fedele cane, che non di rado egli raffigura nelle scene della vita cittadina e campestre che ritrae. In molti autoritratti lo ritroviamo con il fido compagno, come nel caso di una stampa del 1809, nella quale si ritrae davanti ad un luogo pittoresco e solitario, con un libro aperto in una mano, mentre con l’altra regge un grosso e nodoso bastone e, ai suoi piedi, il fido cane corso in compagnia di un altro meticcio. Le illustrazioni del Pinelli, che mettono a fuoco i diversi caratteristici personaggi della Roma dell’epoca, oltre che gli usi e i costumi della vita quotidiana nella capitale e nelle località campestri, furono tutte eseguite dal vivo, salvo gli indispensabili completamenti e ritocchi che l’artista realizzava nel suo studio. Il suo quartier generale è costituito dall’Osteria del Gabbione, presso Fontana di Trevi, luogo nel quale, secondo il suo più accreditato biografo:“ … era solito rinvenirsi la sera dopo una continua occupazione durante il giorno …” Numerosissime le sue opere e la gran parte di queste, siano esse disegnate, incise o dipinte all’acquerello, si riferiscono alla vendemmia, al vino, al carrettiere, alle osterie; nella serie relativa alle “Scene e costumi di Roma e del Lazio”, ritroviamo i giochi della morra, della ruzzica e delle bocce, oltre ai frati, i briganti, i pastori, le ciociare, i butteri, i bovi, nonché i mastodontici carri che venivano adibiti al trasporto del fieno; ricordiamo la “Raccolta di cinquanta costumi pittoreschi”, la “Nuova raccolta di cinquanta motivi pittoreschi e costumi di Roma”, la “Raccolta di costumi di Roma e suoi contorni”, i “Primi pensieri di Bartolomeo Pinelli” e ancora le venticinque tavole relative ai “Costumi diversi” inventati e incisi da Bartolomeo Pinelli, acquarelli e incisioni che accolgono anche i vari protagonisti della strada tra i quali: “ … il frigitore, il pecoraro, il callararo, il capraro, l’acquavitaro, il gioncatoro, il mosciarellaro, il tripparolo, il venditore di gallinacci e le coglitrici di fragole … ” Per rendere al meglio i meriti di questo straordinario ritrattista, fra le sue tante illustrazioni soffermiamoci, soltanto per un momento, sul “Ciarlatano di Piazza”. In quest’opera Bartolomeo Pinelli riproduce un basamento in marmo dell’antica Roma, sul quale monta un venditore ambulante che con la mano destra indica i vari punti di una bandiera e descrive i tanti rimedi ed i vari amuleti contro ogni tipo di malanno, punture d’insetti, morsi di serpente, febbri di varie origini ed ogni altra malattia; attorno al basamento una folla disposta in cerchio a completare la rappresentazione dello spettacolo, tutto ciò perché il Pinelli ha sempre voluto ritrarre la gente reale, in un posto reale, in una situazione reale soprattutto a beneficio dei visitatori stra- Campo de’ fiori 9 i, figure, personaggi ore di Roma di Riccardo Consoli nieri, ma anche degli stessi romani, affinché potessero ricordare quella che era e come era la Roma dei suoi tempi. Ma Don Meo non fu solo un grande artista e, a parere di Giggi Zanazzo, fu anche un inguaribile buontempone sempre pronto ad escogitare ogni sorta di scherzi da perpetrare alle altrui spalle ben s’intende; una ne pensava, cento ne faceva, come scriveva il cantore del folklore romanesco: “Era fijo d’un vascellaro de Trestevere, infinenta da ragazzino incominciò a ffà li pupazzi co’ la creta, e a mmano a mmano addiventò ttanto bbravo scultore e ddisegnatore che ttutti li forestieri cureveno da lui a ccomprà li disegni e a ppagajelli a ppeso d’oro. “C’è ancora che sse lo ricorda ggirà ppè Roma in compagnia di dù canoni che nù lo lassaveno mai un mmomento. “Essènno pittore, come je l’apporta er mestiere, era de casa pazzaja; sicchè come li cani cucciotti, una ne pensava e ccento ne faceva. “E dde mattità fatte da lui se n’arricconteno tante. “Dice che ‘na vorta, ar piano de sotto de la casa indove ciabbitava lui, c’era uno che nun faceva antro che ssonà er violino. “Mastro Bartolomeo nun poteva ppiù ccon- nètte; agnede ggiù dar su’ inquilino a ddije che je facesse er pacere de piantalla; ma quello j’arispose: sto a casa mia e ffaccio er commido mio. “Va bbè! Un giorno che tte fa quer matto de Pinelli? “Sgòmbera tutta la camera che ddava sopra a quella der sonatore de violino, l’empie d’acqua, pija una canna da pesca, accenne la pippa, e sse mette a ppescà quieto com’una Pasqua. “Tutt’in un momento che vvòi sentì li strilli e ll’urli de quer povero sonatore de violino, che sse vidde pisciolà ll’acqua drento la su’ stanzia! Va ssu da l’appiggionante, bussa, e je fa: che bber modo sarebbe questo? L’acqua m’ha ffracicato tutto e’ lletto, azzoppato tuttò er mobijo “E Ppinelli, senza nemmanco mòvese, j’arispose: sto a ccasa mia e vvojo pescà quanto me pare! Tutto vero, puoi esserne certo, lo dice Giggi Zanazzo! Bartolomeo Pinelli ebbe sempre la certezza di poter sopravvivere attraverso le sue opere e, in molte di queste, raffigurò la presenza ammonitrice del teschio con la scritta “Tutto Finisce”. Alla sua morte, tra le sue carte, fu ritrovato un foglio nel quale egli volle disperdere al vento la sua stessa gloria lasciando scritto:“ … Pinelli è morto, la sua tomba è il mondo … ” Avvolta dal più profondo mistero resta la sepoltura di questo grande artista, alcuni ritengono che le sue spoglie siano state imbalsamate e il 4 aprile 1835 sepolte nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Piazza di Trevi, ma senza un monumento e neanche una lapide. Allorquando però nel 1927 il romanista Ceccarius, con il permesso del Cardinal Vicario, dette corso a ripetute e laboriose ricerche volte a rintracciare le spoglie imbalsamate, non si riuscì a trovare la tomba, per cui non è dato sapere il punto esatto dove Bartolomeo Pinelli venne sepolto. E’ molto probabile, come da più parti sostenuto, che dopo le esequie le sue ceneri siano state disperse in considerazione del fatto che, essendo egli ritenuto un laico impenitente, non era degno di trovare collocazione accanto ai diversi Pontefici ivi sepolti. Essendo risultata vana la ricerca della tomba dell’artista, l’Istituto di Studi Romani volle comunque apporre una lapide a testimonianza del fatto che Bartolomeo Pinelli era stato veramente sepolto “ … in questa Chiesa il IV aprile MDCCCXXXV … ” Campo de’ fiori 10 di Carlo Cattani La passione ci guadagna (continua dal n° 39) … tra le rocce di “Suanrock”… una guida esperta … meglio … un rockettaro d’annata ... ancor di più … un organizzatore, Michele Lauton, ci racconta il “dietro le quinte” di una delle manifestazioni musicali estive tra le più attese dai giovani del Trentino, svolgentesi, a Ziano di Fiemme dal 18 al 21 di luglio, giunta alla XIV edizione: Ladies & Gentlemen: “Suanrock”! Carlo: Michele, continua a parlarmi dei “giorni della creazione” del “Suanrock”: ho curiosità di saperne sul nucleo dei “fondatori”, gli scopi che vi prefiggevate e perseguite tuttora, i collaboratori, gli aiuti, il successo dell’evento e quant’altro ci possa far comprendere il reale sforzo organizzativo, l’impegno che richiede questa vostra … “mini Woodstock” valligiana. Michele: Già il considerare che siamo alla vigilia della XIV edizione, la dice lunga sull’apprezzamento da parte del pubblico intervenuto e, quindi, sugli stimoli e i diversi “ritorni” che ci consentono di proseguire in questa esperienza! Dalla prima edizione, partita, come ti dicevo, con scarsissimi mezzi… ma tanto entusiasmo, le successive edizioni hanno visto un crescente sforzo organizzativo e un sempre più ampio consenso di pubblico diventando un vero e proprio evento musicale. Il segreto del nostro successo? E’ riposto, forse, nel fatto che non si è mai persa di vista la “mission” iniziale: creare uno spazio alternativo a quello della “musica ufficiale” delle nostre parti, rappresentata dalle bande, dai cori e dalle feste campestri e patronali, tutte patrocinate da enti pubblici e non, con un completo disinteresse dei medesimi operatori (amministratori pubblici-commercianti) verso la musica più vicina ai giovani, il rock, non ritenuto, A TORTO, forma di comunicazione, arte, cultura. A questo “cartello di pensiero” si è sottratto, per fortuna, il Comune di Ziano che, mettendo a disposizione un’ area e, in questi ultimi anni, una dotatissima struttura con tendone, palco, cucine, servizi igienici ed una zona attrezzata per il campeggio in tenda, contribuisce in modo determinante al “rotolamento delle pietre” del “Suanrock”! Non posso omettere di citare, poi, il “motore” organizzativo, il cuore, del “Suanrock”, rappresentato dai diversi giovani e amici che collaborano volontariamente all’allestimento e ai servizi, ogni anno con rinnovato entusiasmo, che, assieme al gruppo musicale “ATRIO”, scintilla dell’idea primaverile del ’93 del “Suanrock”, l’Associazione hanno formato Atrio con lo scopo di promuovere e organizzare musica e concerti mettendo per iscritto una collaborazione che già c’era di fatto. Poi, per noi organizzatori/promotori c’è la soddisfazione di aver visto crescere assieme al “Suanrock” una nuova generazione di musicisti valligiani che, in alcuni casi, proprio qui hanno mosso i primi passi e, c’è da giurarci, saranno tra i più agguerriti in queste serate della XIV edizione … prima di loro, nelle diverse serate, si esibiranno altri giovani che si sono avvicinati alla musica magari proprio seguendone quell’esempio. Solitamente la nostra maratona di “tre giorni” ospita 24 gruppi, un centinaio gli artisti che si avvicendano sul palco, cifre, che agli inizi, non avremmo mai potuto immaginare. Dal punto di vista burocratico “Suanrock 2007” è già partito e quest’anno siamo un po’ in crisi con la scaletta delle serate perché ci sono più di trenta bands che hanno fatto richiesta di partecipare …, abbiamo trovato delle soluzioni che consentiranno di portare più musica possibile sulle “assi” del “Suanrock”. Carlo: torniamo a parlare dei “promotori” di “Suanrock”, gli ATRIO … Michele: la nostra esperienza nella musica inizia nel 1989 a Ziano di Fiemme: Mario Zorzi (Batteria), Simone Deflorian (chitarra), Marco Smith Vanzetta (voce) ed il sottoscritto Michele Lauton (basso), fondammo la band con l’idea di dare “una scossa” alle nostre vite! Trascorse qualche anno, siamo nei primi anni ’90, e Marco esce dagli ATRIO … ma rimarrà sempre vicino alla band …. il “settimo ATRIO” e, comunque , tra i pilastri dell’ Associazione Atrio!!! Qualche cambio provvisorio di formazione e poi entrano a far parte del gruppo Paolo Leto Dezulian e la bellissima Katia Brigadoi con le loro chitarre mordenti! Con questa formazione registrammo, nel 2005, “PUNTO DI PARTENZA” un cd di 14 brani (ndr: cantati in Italiano e dalle caratteristiche decisamente rock “verso le sonorità dei 70 ed 80”, con ritmiche sostenute, chitarre giustamente tirate, registrazione convincente e ... una soddisfacente prova della voce di Simone Deflorian … bravo … una bella e coinvolgente voce del rock, quello sanguigno, Italiano con influenze del Vasco “Blasco” Rossi d’annata ad aleggiare su gran parte del cd!). Nel tempo “ci perdiamo” Paolo Dezulian al quale subentra Pierpaolo Dellasega “Peppa” ed acquistiamo Roberto Monsorno “Gato” alle tastiere. Il nostro disco (Punto di partenza) ha avuto un Campo de’ fiori 11 se il Rock è di montagna (seconda parte) lungo parto, ci sono pezzi scritti in pochi giorni ed alcuni invece portati avanti per anni fino a trovare quello che volevamo. Per scrivere dei brani ci vuole un feeling perfetto tra i componenti di un gruppo ed ora lo stiamo ricreando dopo aver cambiato chitarrista, come dicevo prima, ed aver inserito un tastierista … credo che potremo cominciare a lavorare su nostri nuovi pezzi dopo il “Suanrock”. Con Chum, di cui ho visto che vi siete occupati in numeri precedenti della rivista, dovremmo cominciare ad incidere brani per il suo nuovo cd (una decina) nel corso dell’estate; in particolare, credo che saremo io, Leto (ex chitarrista Atrio) e Mario alla batteria . … dimenticavo di dire che quando i signori Lauton e Deflorian decisero di andare da un amico (grazie Martecia!) a prendere qualche lezioncina per iniziare almeno a tenere in mano gli strumenti nel modo e dalla parte giusta, la scarsa predisposizione alla chitarra di Simone (Deflorian) lo spinse subito a prendere il microfono in mano e cantare come è sempre stato nel suo DNA (…per nostra fortuna). Ok, il gruppo si forma e, per qualche anno, abbiamo suonato nei teatri a Predazzo, Ziano ed altre località della valle… non eravamo mica i Deep Purple (!!)…… però il repertorio sempre più rock necessitava di uno spazio adeguato! Era il 1993 e, insieme ad alcuni amici vicini alla band , decidemmo di dare vita a ciò che nemmeno minimamente ci saremmo aspettati potesse diventare l’evento “Suanrock”! Da allora la storia è conosciuta: come dicevo in precedenza, dalla 1^ edizione con sei gruppi partecipanti ed altrettanti spettatori (!), si è giunti alla partecipazione di un centinaio di musicisti e migliaia di spettatori! Carlo: sterziamo di nuovo verso “Suanrock”: come componete il “cast” della manifestazione e quanto “spara” in termini di watts? Michele: la scelta dei gruppi si basa esclusivamente sulla provenienza … fino a qualche anno fa riuscivamo a far suonare anche altri gruppi “amici” da Saronno, Milano, Parma etc., ma ora non si riesce più ad accontentare tutti … ormai le richieste che giungono al comitato organizzatore superano del doppio le possibilità di partecipazione; ci fa piacere che ci scrivano manager di tanti gruppi Italiani che si propongono per la partecipazione al Suanrock” allo scopo di allargare il seguito e promuovere i loro dischi. Anche un gruppo Tedesco quest’anno mi ha contattato! Ciò non può che farci piacere e testimonia che il “Suanrock” è ben considerato in giro. Adesso capita anche che si debba scremare le richieste di gruppi delle nostre zone … dando qualche dispiacere … ma, con tutta la buona volontà, dobbiamo restare intorno alle 25/28 bands per edizione, per dare ragionevoli spazi a tutti e gestire un “caos controllato” … con il passare degli anni e il crescente interesse per la manifestazione, abbiamo ricevuto diverse proposte di far suonare questo o quel gruppo di spicco e di richiamo … questa è una cosa che non vogliamo fare! La soddisfazione che ci dimostra un ragazzino di 15 anni che sale per la prima volta su un palco decente è impagabile: gli tremano le gambe e ci tengono da matti! Poi, col passare degli anni, magari, qualcuno è riuscito a farsi un certo nome ed un certo giro, ma, ancora oggi, quando vengono al “Suanrock” ci ringraziano per averli lan- ciati e, per loro, la nostra manifestazione rimarrà sempre un appuntamento speciale. Questo è il motivo per cui non mi interessa far suonare big della canzone, che, tra l’altro, magari suona pure con la luna storta , non vedendo l’ora di tornarsene a casa. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico della “voce” del “ Suanrock ”, siamo attorno ai 10.000 watts … tieni presente che il sindaco del paese vicino viene sempre a lamentarsi, eh eh ehe …. Carlo: che generi sono rappresentati, sul palco del “Suanrock” e quale criterio seguite per comporre le singole serate? Continua a pag. 12 ... 12 Michele: sono preparato! Dei gruppi partecipanti quest’anno, 7 fanno faville Metal, 9 Rock, dal classico anni 50 all’Hard rock, 2 musica Italiana , di cui uno propone musica propria, il “mitico” Chum, 5 sono i gruppi Punk e Underground, 2 le formazioni in rappresentanza del Blues. In Genere cerchiamo di avvicendare gruppi di generi diversi così da non avere “serate dedicate a …”, perché, se facessimo delle serate a tema, il pubblico si dividerebbe e interverrebbe solo nelle giornate che più interessano; assortendo i generi, invece, il pubblico è sempre numeroso ed eterogeneo. Magari poniamo attenzione a far suonare presto i gruppi dei più giovani, così che i loro fans non abbiano problemi con i genitori per poter venire a sentirli. Carlo: come è visto “Suanrock” dalla popolazione locale ? Michele per quanto riguarda la popolazione locale, inizialmente, c’era un certo “storcere il naso”, con commenti tipo: <voi drogati che ascoltate quella musica del diavolo … non è musica è casino e basta!> Ora, invece, la maggior parte della gente ha capito il vero spirito di festa e non è difficile vedere un “fratello di metallo” con un bambino in braccio o intento a parlare tranquillamente con una suora … voglio dire con ciò che “Suanrock” unisce tutti, indistintamente ed il rispetto non è mai mancato tra il popolo del Suanrock e i residenti … gli unici problemi, te li avevo accennati prima, sono sorti con alcuni ultrà di una squadra di calcio ma la gente del posto non conosce questo tipo di violenza gratuita, l’odio ingiustificato o il malessere sociale che prova certa gente di città ! Carlo : quanto impegna la preparazione di una nuova edizione del “Suanrock” ? Michele :anche su questo argomento sono ferratissimo! Per quanto riguarda il tempo che c’è dietro all’organizzazione del “Suanrock” ti posso dire che, per- sonalmente, non smetto mai di prepararlo: come ho chiuso i conti di quello passato comincio subito a definire i preparativi di quello nuovo, studiando i loghi ed il rinnovamento della grafica del sito, raccogliendo, tramite il forum presente sul sito www.suanrock.com, le opinioni dei tanti che ci seguono anche via internet nel corso dell’anno, valutando le critiche sul cosa va bene o cosa cambiare; poi, come inizia la primavera, si cominciano a fare i preparativi veri e propri raccogliendo e valutando il materiale dei gruppi che si Campo de’ fiori propongono per la partecipazione, si istruiscono le pratiche per ottenere le diverse autorizzazioni del caso; infine, si arriva all’allestimento del “Suanrock” vero e proprio che si realizza nei dieci giorni antecedenti la manifestazione e per questo aspetto … “manuale”, fortunatamente, la forza lavoro non manca … sono impegnate, più o meno, una cinquantina di persone. Le spese per tutto vengono coperte con le somministrazioni di bevande e alimenti e con le pubblicità … noi, ovviamente, non intaschiamo un centesimo, il tempo sottratto ai nostri impegni lavorativi è tutto “a gratis” e la soddisfazione che tutto si realizzi al meglio è, al termine, di ogni edizione la giusta paga … così la vogliamo pensare! Carlo: Come promuovete “Suanrock” ? Michele: la pubblicità più grossa al “Suanrock” è rappresentata dal passaparola … ormai qua tutti conoscono la manifestazione e quando si comincia a fare pubblicità tutti lo sanno già; comunque, stampiamo 2000 opuscoli pubblicitari che distribuiamo un po’ in tutto il Trentino, nei pub più frequentati; poi installiamo uno striscione sulla strada Statale che, essendo l’unica strada della Valle, non si può non vedere! Poi sono pubblicate notizie a riguardo sui giornali regionali. Carlo: puoi citare qualche bands che, passata al “Suanrock”, si è fatta apprezzare anche in altri contesti? Michele: beh, tra i gruppi che hanno avuto le “palle” di farsi conoscere in giro te ne nomino un paio gli “Outcry” (www.outcry.it) che tra le loro diverse apparizioni si sono esibiti l’anno scorso al METALCAMP in Slovenia e gli “Inertia” ( www.inertiaband.org) anche questi molto conosciuti nel panorama metal del Triveneto. Altri gruppi che suonano al “Suanrock”, raramente si esibiscono fuori dalle nostre zone (Valle di Fassa e di Fiemme) … ciò, principalmente è determinato da impedimenti familiari e di lavoro e non per motivi di carattere qualitativo. Carlo: prima di concludere la nostra chiacchierata, parlami delle iniziative audio e video targate “Suanrock” Michele: nel 1999 realizzammo il cd del “Suanrock” con lo scopo di rilasciare ai gruppi partecipanti un ricordo tangibile della loro partecipazione. L’iniziativa di quest’anno, Il DVD, che uscirà e verrà messa in vendita proprio in occasione della imminente XIV edizione 2007, è, invece, un prodotto molto più professionale, per il quale ogni gruppo ha scelto un pezzo e tre o quattro telecamere hanno ripreso le performance, con una registrazione audio appositamente “catturata” da un mixer multitraccia professionale; ad integrare gli interventi musicali ci sono due altre sezioni dedicate alle interviste ai gruppi ospitati e ad una parte documentaristica, una panoramica su quelli che sono gli aspetti organizzativi, il montaggio e lo svolgimento della festa del “Suanrock”. Fondamentale per la realizzazione, l’opera dell’amico Graziano della soc.tà di produzioni video DIGITAL DOLOMITI, lui stesso musicista nella band degli “Outcry” … quindi tutto il lavoro è stato svolto con la massima reciproca passione! Carlo: per chiudere….davvero: “sparami” un aneddoto. Michele: un aneddoto carino che mi viene in mente ora è stato quando un gruppetto di ragazzi, dopo aver suonato, mi ha chiesto quanto mi dovevano per averli fatti suonare …. e quando , invece , gli ho dato una birra e un panino a testa per ringraziarli, quasi si mettevano a piangere per la contentezza. (www.suanrock.com) ….….come nella migliore tradizione dei raduni musicali ,qualcuno ha già posato sul prato del “Suanrock” un indumento per “prenotarsi” il posto in prima fila …..scarponcini puzzolenti ,berretti stropicciati , giubbini di pelliccia ,fazzoletti a quadretti …… …… ma…ma …ma questi son folletti ! ! ! P.s.: è on line il trailer del DVD del Suanrock ! Beccatevelo su Youtube: www.youtube.com Campo de’ fiori 13 l arco di tito Sulle pendici settentrionali del colle Palatino, a ridosso del Tempio di Venere a Roma, si trova l’arco trionfale di Tito, eretto dal Senato in onore dell’imperatore negli anni immediatamente successivi alla di sua morte, avvenuta Cristina nell’ 81 d.C., come si Collettini evince dall’appellativo “divus” riportato sull’iscrizione posta sull’attico: Senatus Populusque Romanus Divo Tito Divi Vespasiani F Vespasiano Augusto (Il Senato ed il Popolo Romano al divo Tito Vespasiano, figlio del divo Vespasiano). Quella dell’arco del trionfo, ovvero di una monumentale porta ad arco costruita per celebrare una vittoria in guerra, è una tradizione che nasce nell’antica Roma e che rimane viva in molte culture antiche e che ha portato alla costruzione di maestosi archi in pietra, realizzati per rimanere nel tempo, e di più modesti archi temporanei, destinati ad essere utilizzati per parate e celebrazioni per poi essere smontati. Due grandi pilastri individuano un unico fornice (arcata) e sostengono un alto attico, dove è riportata l’iscrizione dedicatoria; l’arco è inquadrato da quattro semicolonne scanalate, terminanti con capitelli compositi sostenenti un fregio che rappresenta scene di sacrificio. Dallo zoccolo in travertino si erge il rivestimento in opera quadrata, originariamente di marmo pentelico e lunense: le parti in travertino oggi visibili sono le integrazioni dovute ai lavori di restauro eseguiti da Valadier e da Stern (gli stessi autori dei due speroni di sostegno dell’anello esterno del Colosseo), su commissione di Pio VII. L’arco fu costruito per commemorare il trionfo di Vespasiano e del figlio Tito sui Giudei, celebrato nel 71 d.C., a seguito della cattura di Gerusalemme da parte di Tito nel 70, con la quale si è soliti far terminare la prima guerra giudaica, iniziata nel 66: sulle pareti interne del passaggio, due grandi rilievi marmorei rappresentano due episodi di questo trionfo. Il rilievo sul lato sud, ovvero quello di sinistra guardando verso il Foro Romano, rappresenta l’ingresso del corteo attraverso la Porta Trionfale: i portatori trasportano il ricco bottino di guerra, gli oggetti sacri del rituale ebraico trafugati dal Tempio di Gerusalemme, durante la campagna dell’Imperatore contro gli Ebrei: le due trombe d’argento che richiamano i fedeli alla preghiera, la tavola con i vasi sacri e il candelabro a sette bracci, in virtù del quale, durante il Medioevo l’arco era anche detto “Portico delle Sette Lucerne”. Secondo una legenda romana, nel trasportare il candelabro d’oro da Gerusalemme, quando i portatori romani attraversarono il ponte Quattro Capi litigarono per contendersi l’oggetto sacro che però cadde nel fiume e andò perduto!! Il pannello del pilastro nord rappresenta l’imperatore Tito che viene portato in trionfo su una quadriga, guidata dalla dea Roma che trattiene i cavalli, e incoronato dalla Vittoria. Nelle due figure maschili alle spalle dell’imperatore, un giovane ed un anziano che indossa la toga, si è soliti riconoscere le personificazioni rispettivamente del Popolo e del Senato romani. La quadriga è preceduta dai littori con i fasci disposti sul fondo, a simulare la folla che accompagna il trionfatore. La volta è splendidamente decorata a cassettoni con al centro l’imperatore Tito, divinizzato dopo la sua morte, che viene portato in cielo da un’aquila. Durante il Medioevo, l’arco venne inglobato nella fortezza dei Frangipane e solo nell’ Ottocento (18181824) fu soggetto ad un salvifico intervento di restauro affidato a Stern prima e, alla morte di quest’ultimo, a Valadier, un restauro condotto con mentalità scientifica e archeologica, nel pieno rispetto dell’autenticità del monumento. Dagli scritti del tempo su questo intervento, si evince che può essere ricondotta a Stern l’idea di sgomberare l’arco dalle “superfetazioni” aggiunte nel tempo e di integrare le parti mancanti con il travertino anziché il marmo, ovvero un materiale diverso dall’originario ma cromaticamente affine ed lavorato in forme semplificate, per distinguere in tal modo le parti originarie da quelle di restauro. A Valadier è spettato invece l’arduo compito di seguire i lavori e particolarmente lo smontaggio ed il rimontaggio dei pezzi nella giusta posizione, tecnica di intervento questa meglio nota come “anastilosi”. Si dice che gli Ebrei osservanti evitavano di attraversare l’arco, in quanto simbolo della sconfitta di Israele ad opera dell’Impero Romano, sconfitta che fu definitiva con la caduta di Masnada nel 72. 14 Lo spaccio di Adio e Castore I primi negozi di Corchiano, che si raccoglievano tutti in quello che oggi è il centro storico, ormai non esistono più. Tutto è cambiato: il paese è diventato molto più grande e le attività commerciali sono più di moderne e più numeErmelinda rose, non soltanto a Benedetti causa della crescita della popolazione, ma soprattutto in seguito al cambiamento delle abitudini. Mentre prima, infatti, si produceva quasi tutto a casa, oggi si compra, praticamente, tutto. Uno dei primissimi negozi del paese era lo spaccio dei fratelli Adio e Castore Piergentili. I due iniziano a lavorare nella bottega, già di famiglia, negli anni ’40, appena adolescenti, per assumersene poi la completa gestione, fino a quando, intorno alla metà degli anni ’60, non si separano, dividendosi, così, anche l’originaria licenza, che spaziava dai generi alimentari, all’abbigliamento, ai tabacchi, alle piccole macchine agricole, ai prodotti consorziali per l’agricoltura, per i quali Adio, chia- Bruno nel negozio dei genitori Campo de’ fiori da sx: Lorena, Assunta e Adio mato da tutti Lallo, dovette anche superare un esame e ottenere una specifica autorizzazione. Castore, quindi, sceglie di aprire una nuova attività, esclusivamente di sali e tabacchi, lasciando al fratello il vecchio negozio, sito più o meno davanti l’antica Rocca dei Farnese, poco prima di piazza IV Novembre. Rimasto solo, Adio si fa aiutare dalla moglie, Assunta Bernabei, e, in caso di necessità, dai figli Bruno e Lorena, ormai grandi. Nel 1990, quando entrambi raggiungono l’età pensionabile, cedono l’attività e si godono il meritato riposo, dopo anni di lavoro dietro quel bancone, al quale si erano, comunque, affezionati, tanto che Bruno, il figlio di Adio, mi confessa che, al momento della vendita, sono tutti un po’ dispiaciuti. Il loro negozio era rinomato, in particolar modo, per il buon prosciutto che vendeva, a detta dei clienti, talmente apprezzato che ne terminavano uno al giorno, quasi un record per il paese, considerando l’ancora minor numero, rispetto ad oggi, di abitanti di allora. Ma, in effetti, un segreto c’era, perché fosse così buono! Adio, dopo aver acquistato i prosciutti, li lasciva stagionare per qualche altro mese nella propria cantina, prima di venderli. Si tramanda, inoltre, un simpatico aneddoto, che vale la pena di essere raccontato. Durante i primi anni di attività, quando Lallo e Castore, con il loro somaro, andavano a fare rifornimento di tabacchi, a Ronciglione, dovevano stare all’erta fino a Fabrica di Roma, perché il somaro, anziché proseguire per Carbognano, avrebbe potuto deviare per Civita Castellana, ma una volta presa la direzione giusta, potevano anche permettersi di addormentarsi, perché il somaro conosceva talmente bene la strada che arrivava a Ronciglione da solo. Campo de’ fiori 15 Com’era e Com’è Qualche mese dopo iniziano le costruzioni ... 1976 Via De Gasperi oggi Civita Castellana Cavalcavia di Via Corchiano abbiamo già segnalato sul n. 38 di Campo de’ fiori, lo stato vergognoso in cui versa il bivio per chi proviene dalla circonvallazione e si immette in Via Corchiano. Erbacce incolte e segnali divelti: un bel biglietto d’ingresso Queste foto del Signor Carlo Baldoffei, ritraggono Via De Gasperi a Civita Castellana nella sua trasformazione dal 1973 ad oggi. 17 Civita Festival -XIX edizione 8-29 luglio 2007 Direzione artistica Fabio Galadini Civita Castellana Forte Sangallo di M. Cristina Caponi La suggestiva scenografia del Forte Sangallo di Civita Castellana, uno dei monumenti simbolo della città, ha ospitato dall’8 al 29 luglio la XIX edizione del rinomato Civita Festival. Tale manifestazione è riuscita, negli anni, a divenire un appuntamento ricorrente e atteso nel calendario estivo delle attività culturali della Tuscia; ciò grazie all’alto spessore qualitativo degli artisti che vi partecipano. Nuove prospettive di crescita, per un evento così consolidato all’interno del nostro territorio, si intuiscono a partire dalle molteplici novità previste per quest’ultima edizione. Innanzitutto, è da segnalare la fondazione di un unico marchio, Industria e Cultura, a cui hanno partecipato i più autorevoli esponenti dell’impreditoria locale; in tal modo il Festival verrà monitorato dodici mesi l’anno e su larga scala, comportando una migliore qualità del servizio generato. Su tale punto nodale si focalizza altresì il Sindaco Massimo Giampieri, dichiarando che si tratta di “un matrimonio non atipico, bensì un matrimonio che è nella storia stessa di Civita Castellana, per cui non si può non coniugare l’industria del nostro territorio con la cultura”. Ulteriore innovazione è l’istituzione di un riconoscimento alla carriera, riservato a personalità che, nel corso degli anni, hanno conseguito successo di critica e di pubblico. Durante la serata inaugurale del Civita Festival, il direttore artistico Fabio Galadini ha consegnato il premio speciale Sangallo d’Oro (opera dell’eccellente ceramista Franco Giorgi) nelle mani di alcuni grandi nomi del cinema italiano: l’attoredoppiatore Marco Guadagno, il doppiatore e direttore del doppiaggio Massimo Turci e il regista Luigi Magni. Quest’ultimo è considerato l’incontrastato re del cinema romano; fra le sue opere più note ricordiamo: Nell’anno del signore, In nome del Papa re, In nome del popolo sovrano e La carbonara, lungometraggi ambientati in una Roma ottocentesca, costantemente in bilico fra il potere temporale della Chiesa e l’ardimentosa ribellione dei patrioti. Tornando alla serata d’apertura, si è esibito al pianoforte il Maestro Luis Bacalov, premio Oscar nel 1995 per la colonna sonora del film Il postino di Michael Il regista Luigi Magni con M. Cristina Caponi Radford. Ad accompagnarlo nel corso della notte estiva, la musica melodiosa dell’Orchestra Tartini. Oltre all’arte del grande schermo, l’evento punta analogamente su molteplici settori dello spettacolo dal vivo. Largo spazio, infatti, è dedicato alla danza. In tale sezione si alternano eterogenei corpi di ballo che spaziano dalla danza gitana (la compagnia Flamenco Lunares) al balletto classico (Liliana Cosi e Marinel Stefanescu), dalle interpretazioni della donna nella danza prospettiva (Vittorio Biagi) alla taranta e tammurriata dell’Italia centro-meridionale (Ambrogio Sparagna e Orchestra Pizzicata) e, per finire, alcune creazioni brevi del balletto di Torino, a cura del coreografo rivelazione alla Biennale di Venezia 2006, Matteo Levaggi. Ma il Civita Festival non è solo arte performativa; è soprattutto musica. Venerdì 13 luglio è stato eseguito il capolavoro di Giuseppe Verdi, ovvero il Requiem, suonato dalla Grande Orchestra sinfonica Russa (Udmurtia) e accompagnato dal Coro Sinfonico di Craiova diretti dal Maestro Marco Angius. Nondimeno, anche il jazz calcherà il palco del Forte Sangallo, grazie al vigoroso ritmo del batterista Roberto Gatto. Gran finale domenica 29 luglio con l’Iko International Orchestra e Iko Chorus che ha presentato Tosca, opera in tre atti di Giacomo Puccini. Quest’ultimo è stato un appuntamento particolarmente atteso, poiché la lirica è una graditissima new entry di questa XIX edizione. Concludendo, in Notturno Etrusco, il grande attore Arnoldo Foà (voce recitante) ha dedicato al pallido bagliore lunare poesie e prose composte da illustri poeti, in varie epoche. Al tono suadente dell’interprete si sovrappone la straordinaria partitura sonora del quartetto jazz Notturno Etrusco Ensemble, che rispolvera dal repertorio novecentesco classici come Moon River, Blue moon e Walking on the moon. Il Civita Festival è giunto ad un livello di qualità molto alto e il programma di questa stagione ne è un’ ulteriore conferma. Il Sindaco di Civita Castellana il Dott. Massimo Giampieri 18 Campo de’ fiori L’aria come elemento primario per le nostre funzioni di Giovanni Francola Perché l’uomo, con le sue azioni, in diverse aree di questo pianeta, ha reso l’aria irrespirabile? Quanto tempo ancora dovrà passare prima che prenda coscienza che questo “elemento” è di importanza primaria e insostituibile? Là dove si lavora, si vive, si opera in condizioni estreme, si riduce drasticamente la qualità della vita e, soprattutto, si ha un senso di fuga dal quotidiano per andare in luoghi molto più sani. La qualità dell’aria, in questi ultimi decenni, è notevolmente peggiorata, sia per i processi industriali, sempre più massicci e presenti sul territorio, sia per il fatto di non aver capito che il nostro stile di vita non poteva essere sostenibile e, quindi, occorreva correggere il modo di pensare e di agire. Solo ora si prendono iniziative per sensibilizzare le società, affinché non muoiano soffocate nelle loro stesse dinamiche. Basta pensare che, solo in Italia, circa 500 milioni di tonnellate di gas, ogni anno vengono gettati nell’atmosfera e, circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti immessi nelle acque. Nell’era preindustriale, in atmosfera si misuravano 270/280 parti di anidride carbonica per milione, oggi sono circa 380. Arrivare a 500/550 comporterebbe un aumento di temperatura valutabile in 3 gradi e le conseguenze sarebbero pesantissime. Da uno a quattro milioni di persone, al mondo, sarebbero costrette a convivere con il problema della scarsità di acqua, cambierebbe il ritmo dei monsoni, potrebbe fermarsi o rallentare la corrente del Golfo causando, così, una mutazione del clima dell’Europa atlantica. Soltanto con una scrupolosa osservazione si può riattivare in noi il senso di fare meglio e di inquinare meno a favore di tutti. Quanti di noi, acquistando un prodotto, pensano a quale ciclo produttivo è dietro a quella nostra scelta? Questo è, forse, uno dei tanti modi per iniziare a vedere il nostro ambiente sotto una nuova chiave di lettura, riducendo quello che vi è ogni giorno di più superfluo per il nostro vivere. COMPOSIZIONE DELL’ARIA SECCA: Azoto 78,08% - Ossigeno 20,95% - Argon 0,934% - Diossido di carbonio da 330 a 350 ppm – Neon 18,18 – Monossido di azoto 5 ppm – Kripton 1,14 ppm – Metano 1/2ppm – Idrogeno 0,5 ppm – Ossido di azoto 0,5 ppm – Xeno 0,087 ppm – Diossido di azoto 0,02 ppm – Ozono da 0 a 0,01 – Radon 6,0 x 10-14 ppm Info pubb. 0761.513117 Campo de’ fiori 19 CENTRO DI CONSULENZA Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) T. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com [email protected] L’approccio terapeutico in sessuologia a cura della Dott.ssa Nada Loffredi Psicoterapeuto esperta in Sessuologia Clinica Le disfunzioni sessuali sono disturbi psicosomatici che impediscono all’individuo di avere e/o di godere il coito o più in generale il piacere sessuale. La loro classificazione può così essere sinteticamente riassunta: -disturbi del desiderio (desiderio sessuale ipoattivo, avversione sessuale); -disturbi della fase eccitatoria (alterazioni della lubrificazione e dell’erezione); -disturbi della fase orgasmica (anorgasmia, eiaculazione precoce o ritardata); -disturbi da dolore sessuale; -vaginismo. Ogni disturbo può essere primario o secondario, strutturale o situazionale. Le cause di partenza possono essere distinte in organiche e psicologiche, ma è bene tener presente che tale divisione, utile dal punto di vista didattico-descrittivo, risulta spesso riduttiva dal punto di vista clinico e può far perdere di vista il circuito di interazione psicosomatica che quasi sempre si struttura in un paziente affetto da disturbi sessuali. Le cause organiche possono essere legate ad alterazioni vascolari, endocrine, neurologiche, degenerative, che colpiscono direttamente gli organi genitali oppure le ‘centraline’ neurologiche che controllano il ciclo della risposta sessuale. Le cause psicologiche possono essere distinte in due gruppi principali: le cause profonde di tipo intrapsichico, relazionale, sociale e le cause superficiali, che intervengono in un contesto temporale immediato, pregiudicando la reazione sessuale nel momento in cui l’individuo è impegnato in un comportamento sessuale. Le cause superficiali comprendono l’incapacità della coppia ad impegnarsi in un comportamento sessuale efficace, il timore del giudizio e dell’insuccesso (ansia di prestazione), la tendenza ad erigere difese percettive ed intellettuali contro le sensazioni erotiche (auto-osservazione), l’incapacità di comunicare. Le procedure diagnostiche comprendono l’esecuzione di un’anamnesi dettagliata, di un esame clinico, di esami di laboratorio e strumentali, di test psico-diagnostici. Le possibilità di intervento terapeutico si avvalgono dell’utilizzo di terapie farmacologiche (sempre più raramente chirurgiche) e di tecniche psicoterapeutiche. Purtroppo queste due possibilità vengono spesso gestite in modo antitetico, con scuole di pensiero che privilegiano da una parte l’aspetto biologico e dall’altro l’aspetto psicologico. Sull’esperienza dello scrivente, che si occupa di terapie sessuali da circa 15 anni, è in realtà imprescindibile un approccio terapeutico integrato nel campo delle disfunzioni sessuali. Il problema non è solo la risoluzione di un sintomo, ma la comprensione dei sottili significati e dei delicati equilibri di potere relazionali, che quasi sempre il sintomo (e la sua risoluzione) sottende. I farmaci attualmente utilizzati in sessuologia sono: -gli ansiolitici, per ottenere un effetto di contenimento sull’ansia prestazionale, peraltro con scarsi risultati; -gli antidepressivi (triciclici e di nuova generazione-ssri) per la possibilità di ritardare in una ridotta percentuale di casi il riflesso eiaculatorio; -le prostaglandine, iniettabili direttamente nei corpi cavernosi, per la possibilità di indurre un’erezione duratura poco o nulla modificabile dal desiderio e dal periodo refrattario; -gli inibitori della fosfodiesterasi-5, responsabile della inattivazione del cGMP, la molecola che dilata le arterie del distretto genitale, e quindi dell’erezione, il cui capostipite attualmente in commercio è il sildenafil (Viagra). Sono personalmente entusiasta di questo nuovo farmaco proprio per la sua possibilità di integrazione con le terapie sessuologiche. E’ un farmaco che, secondo il mio giudizio, ‘rispetta il paziente’ poichè è sintonico con il suo desiderio e con la sua eccitazione. Utilizzando una metafora, non spinge sul motore della macchina erettiva, ma rimuove il freno che potrebbe impedirne l’avanzamento. L’assunzione di Viagra senza un adeguato stimolo eccitatorio mentale non è quindi in grado di promuovere l’eccitazione e spes- so gli insuccessi di tale farmaco sono dovuti al fatto che dopo averlo assunto il paziente cerca la prestazione e non il piacere. A dimostrazione che anche una prescrizione medicamentosa deve tenere conto del paziente nella sua integrità psicosomatica. Le terapie psicosessuologiche attualmente utilizzate sono: -psicoterapie comportamentali- prescrittive. -psicoterapie relazionali. -psicoterapie strategiche. -ipnositerapia. Vengono tra di loro combinate in base alla formazione del terapeuta ed alle caratteristiche del caso clinico. Da quanto finora esposto, appare chiaro come l’integrazione tra le varie risorse terapeutiche rappresenti il modello di intervento che maggiormente consente di ristabilire il benessere sessuale in un individuo o in una coppia che presenta problemi. E’ auspicabile, considerando la futura commercializzazione di un numero sempre più grande di farmaci attivi sulla risposta sessuale, che il medico maturi la disponibilità ad uno specifico lavoro formativo sull’argomento per gestirne al meglio la prescrizione, sensibilizzandosi nello stabilire un canale comunicativo diretto con uno psico-sessuologo per collaborare nella conduzione dei casi clinici. Viterbo - Roma - Civita Castellana Vallerano - Porto D’Ascoli www.lisi-bartolomei.com 6 colorazioni per 20 sport PESCA, BICICLETTA, PATTINAGGIO - INUIT polarizzante giallo Ideale in condizioni di leggera luminosità (alba, tramonto o cielo coperto). Contrasta i riflessi dell’acqua, per vedere meglio i pesci. 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TOUAREG marrone SHERPA marrone Questo tipo di lente offre 6 differenti colorazioni adatte a ogni tipo di sport: i due criteri principali delle colorazioni sono l’assorbimento della luce blu e la percezione dei colori Campo de’ fiori 21 Associazione Artistica Ivna Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana condividono l’arte a cura della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli ASSOCIAZIONE ARTISTCA IVNA DI VIGNANELLO (VT) PROPOSTA, SOSTENUTA E REALIZZATA DAL SINDACO DEL COMUNE DI VIGNANELLO ING. FEDERICO GRATTAROLA E DALL’ASSESSORATO ALLA CULTURA NELLA PERSONA DELLA DOTT. SSA SABRINA SCIARRINI . A Vignanello è stata costituita recentemente l’associazione artistica IVNA il cui nome sembra abbia origini proprio dall’espressione “vignanellesi”. Infatti secondo studi approfonditi del Prof. Terzo Clementi, possiamo oggi credere che la parola “IVNA” ripetutamente presente durante gli scavi archeologici nell’Agro Falisco e nell’Etruria abitata un tempo dalle popolazioni Etrusche, sia un attributo dal significato di “vignanellese” oppure “ nativo di Vignanello”. L’Associazione nasce con lo scopo di creare situazioni di cultura, prefiggendosi di divulgare la passione ed il fascino per le tele, i colori, i cartoncini, tecniche pittoriche, vetraie, poetiche, scultoree ed artistiche più diversificate. Trattandosi di ONLUS, essa è una Associazione culturale senza scopo di lucro, apartitica ed apolitica , iscritta nel- l’elenco Associazioni della Provincia di Viterbo. La IVNA intende presentarsi nel panorama dell’Arte contemporanea con una schiera di Artisti noti per il loro talento e abilità espressive nel campo culturale. Tenderà a divulgare la cultura in ogni sua forma e genere, coordinando e partecipando a spettacoli, esposizioni, eventi, concerti, effettuando pubblicazioni editoriali, multimediali, video, in sintonia anche con istituzioni scolastiche attraverso interventi didattici. Tra gli obiettivi dell’Associazione non va dimenticato l’arricchimento culturale a trecentossessanta gradi di ciascun iscritto. L’Istituzione associativa è composta da Maestri con stili, tecniche ed origini diverse uniti da un unico sentimento forte, autentico ed ingegnoso tendenzialmente creativo che si possa compiere con intelletto e abile ricercatezza: per usare un’espressione relativamente moderna con finalità di Ricerca- Azione culturale. Ciascun Artista infatti, come tale, porta il suo mondo, le sue idee, i suoi dilemmi, i suoi patemi che mette a disposizione della comunità in crescita, promuovendo la ricerca del Bello, del senso Estetico in una azione che accarezza l’anima degli oggetti, dei tratti, dei paesaggi, dei volti e di tutto quello che può essere riproposto artisticamente e che sia di buon auspicio per la ricerca profonda di crescita culturale del nostro territorio. Il primo promotore della Associazione, unitamente all’ Amministrazione comunale, è il pittore, oriundo corchianese e residente a Vignanello, Eraldo Bigarelli, il quale si prefigge, in qualità di Due opere del Maestro Eraldo Bigarelli Presidente, di incrementare non soltanto la quantità numerica degli iscritti, ma innanzi tutto la qualità, dando un impulso a tutte quelle iniziative in ausilio agli obiettivi prefissati, coinvolgenEraldo Bigarelli do artisti anche dei paesi limitrofi. Questo allo scopo di creare una identità culturale motivata, consistente di questa area geografica. Ogni paese potrà così dare il suo supporto ed apporto. Il Presidente dell’Associazione, Eraldo Bigarelli, potrà trovare validi collaboratori nelle persone del vice-Presidente Walter Togni, del Segretario Cristina Stefani, e dei cinque Consiglieri, Ercole Ercoli, Fiore Cagnetti, M.Gabriella Coaccioli, Loredana Narduzzi e M. Rita Innocenti. Inoltre L’Associazione si identificherà nella collaborazione attiva e pregevole dei seguenti iscritti:, Prof. Mario Annesi, Antonio Panunzi (Tony), Adolfo Gnisci, Emilio Petti, Manuela Petti di Vignanello;, Mauro Testa da Vallerano; Albarosa Lisi, Maila Crescenzi, Dott. Rodolfo Ridolfi, Vincenzo Ridolfi da Corchiano; Maria Finesi, Giovanni Molinari, Moreno Lanzi, Fabrizio Nunzi, Stefano Guerriero da Civita Castellana. L’Associazione IVNA con sede a Vignanello vi aspetta all’esposizione di opere d’arte dal titolo “ I COLORI DELLA MUSA ISPIRATRICE” presso l’Ex Cinema Comunale dal 3 al 15 agosto 2007 , in concomitanza delle feste dei Santi patroni, San Biagio e Santa Giacinta Marescotti e della 38ª edizione della Festa del Vino. 22 STORIA Il paese di Vasanello é situato nella parte sud orientale della Tuscia viterbese, tra i Monti Cimini e il Tevere, lungo il tracciato dell’antica Via Amerina. Le numerose grotte artificiali, le tombe di Ermelinda Benedetti e i resti di antiche foto Mauro Topini mura testimoniano una origine etrusca, la cui dominazione, molto probabilmente, fu più fiorente di quella romana, grazie anche alla Via Amerina, che costituì grande fonte di ricchezza. Notizie certe si hanno a partire dal 722, quando Liutprando, re dei Longobardi, donò, a Papa Gregorio II, Sutri e le vicinanze di Viterbo, tra cui lo stesso Vasanello, annettendolo alle cosiddette Terre del Patrimonio di San Pietro. Il Cartario di San Silvestro, che riporta notizie del borgo dal 955 al 1287, attesta che venne concesso in feudo dai Papi all’Abbazia di San Silvestro a Roma. Nel 1285 l’Abbazia passò ad una comunità religiosa femminile che ereditò anche tutti i possedimenti e nel 1287 l’Abatessa Erminia concesse ad alcuni cittadini di Vasanello una tenuta appartenente al monastero. Gli abitanti vivevano tranquilli all’interno delle mura, noncuranti delle lotte esterne finchè, nel 1212, Vasanello, insieme a Palozzolo e Bassano, fu occupato da usurpatori. Papa Innocenzo III li invitò a lasciare tali castelli, ma non ascoltato, ordinò al podestà di Orte di farseli restituire e di amministrarli. Nel 1303 venne stipulata una convenzione tra il Comune di Vasanello e quello di Viterbo, del quale era podestà e capitano Stefano Colonna, per mantenere reciprocamente la pace e difendersi dai comuni nemici. Ma nel periodo in cui la sede papale venne provvisoriamente trasferita ad Avignone, lo Stato Pontificio fu in preda alla confusione e Bassano e Orte presero parte alle ribellioni, sedate da Neruccio di Enricuccio di Soriano, che in compenso ricevette da Papa Gregorio XI proprio il castello di Vasanello. In seguito, i Pontefici Chiesa Santa Maria della Stella Campo de’ fiori o l l e n a Vas Le guide di C successivi lo concessero a potenti famiglie locali: gli Orsini, che regnarono dal 1433 al 1500 e i Della Rovere, che lo ricevettero tramite Nicola Della Rovere, come dono di nozze con Laura Orsini, da Papa Giulio II. Alla sua morte, nel 1534, passò al figlio Giulio e poi alla sorella di questi, Elena, che sposò Stefano Colonna. Proprio con la famiglia Colonna, Vasanello attraversò un periodo di tranquillità e floridezza, fino al ‘700, quando, nel 1787, il feudo passò ai Colonna Barberini di Sciarra, che lo tennero fino a primi del ‘900. I beni di Vasanello furono, poi, acquistati dalla Banca d’Italia e, poco dopo, dalla locale Università Agraria. Nel 1907 Monsignor Misciattelli acquistò il castello e lo restaurò completamente. Successivamente, il nipote Marchese Professor Paolo Misciattelli Mocenigo Soranzo vi impiantò una ceramica di pregevole fattura ed ora è stato ereditato dalla figlia Donna Elena Misciattelli, che intende realizzare un giardino medievale per valorizzare la struttura. Nel 1946, l’allora sindaco stabilì che il vero nome del paese fosse Vasanello e non Bassanello, come era stato chiamato per molti secoli precedenti, a causa di un documento in cui tutte le lettere v erano state sostituite con la lettera b. ITINERARIO TURISTICO Lungo l’antica Via Amerina è possibile ammirare la Torricella, vecchia torre solitaria che, un tempo, doveva far parte di un insieme di tori di avvistamento. Su un alto sperone di tufo, circondato da profondi burroni, sorge Palazzolo, da identificarsi, quasi con assoluta certezza, con l’antico Castrum Amerinum, vicino al quale si può ancora vedere un antico ponte di epoca romana. Di epoca etrusca è, invece, il Ponte di Valle Gaudenzio, ad una sola arcata, di cui restano solamente le spallette laterali. Interessanti sono anche i Morticelli, una serie di sepolture antropomorfe, scavate nel tufo, risalenti all’VIII secolo d.C. e di fattura, dunque, longobarda. La centralissima Piazza Vittorio Veneto, alle spalle della quale si apre il grazioso centro storico, ospita l’imponente Castello Orsini. Castello Orsini Costruito tra il XII e il XIII secolo, su un preesistente bastione etrusco-romano, fu più volte ampliato e rialzato, a seconda delle esigenze militari dei vari proprietari. Di pianta rettangolare, ha, agli angoli, quattro torri più alte rispetto al tetto. Il portone ha impresso lo stemma dei Della Rovere. Bellissima è la sala d’armi al piano terra, con un prezioso soffitto finemente decorato, risalente al ‘500. La chiesa di Santa Maria Assunta, eretta sui resti di un tempio pagano di epoca romana, addossata all’antica cinta muraria, risale all’XI secolo. Originale è il suo portico asimmetrico sulla facciata, retto da due colonne in peperino decorate con capitelli Chiesa San Salvatore Campo de’ fiori Campo de ’ fiori arcaici. Esso é attaccato ad una delle torri della muro di cinta, sopraelevata in età romanica per essere adibita a campanile, sotto la quale sono conservati numerosi reperti archeologici. L’interno é diviso in tre navate, terminanti con tre absidi, di cui le due minori sono decorate da affreschi del XII secolo con influssi bizantini, mentre quella centrale ospita un prezioso tabernacolo del XVI secolo, poggiato su un’ara romana. Le navate sono delimitate da colonne cilindriche ed esagonali, con capitelli romanici ornati da disegni geometrici, foglie d’acanto e animali fantastici. Nella cripta si conservano le reliquie di San Lanno, patrono di Vasanello. La chiesa di San Salvatore, di epoca romana, in tufo, presentava, in origine, un bel portico, abbattuto nel XIII secolo, quando venne costruito il maestoso campanile. Si eleva in altezza per 28 m ed è di sei piani, con bifore e trifore, realizzato, a detta di alcuni, con pietre del selciato della Via Amerina e sotto il quale, secondo una antica leggenda, sarebbe seppellito Elvio, ultimo re dei Romani, ucciso nel Lago Valdimone. L’interno, tripartito da colonne in peperino, sormontate da capitelli ionici, conserva importanti opere. Chiese considerate minori sono l’Abbazia della Madonna delle Grazie, di origini sicuramente antiche, apprezzabile per la bellissima immagine della Madonna col Bambino e per altri affreschi attribuiti alla Scuola del Perugino. La chiesa di San Lanno è, in realtà, una piccola cappella di forma quadrata, eretta intorno all’anno Mille, ma probabilmente già del IV-V secolo, come l’altare, composto da una colonna di peperino su cui poggia una pesante lastra di travertino, sul luogo dove nel 296 d.C. San Lando, divenuto ormai San Lanno, fu martirizzato. Nel 1878 fu innalzata di qualche metro poiché era rimasta al di sotto del livello stradale. All’interno vi è un dipinto che raffigura San Lanno a cavallo, con un vessillo crociato, di epoca rinascimentale, datato al 1493 e realizzato su una precedente pittura. La chiesa di Santa Maria della stella fu costruita nel 1407, e l’immagine della Madonna posta sull’altare proviene da un’edicola di campagna. Il Museo civico della ceramica, presso Palazzo Celestini, mostra reperti di epoca etrusca e romana, ma anche medievali e rinascimentali, rinvenuti in loco. Cuore pulsante del paese è, attualmente, la Mossa, o semplicemente Passeg- giata, di fronte alla grande Piazza della Repubblica, caratterizzata da un viale di circa 200 metri, costeggiato da due grandi prati ben ombrati da pini e platani. TRADIZIONI E FESTE Festa di San Lanno Festeggiamenti in onore di San Lanno, patrono di Vasanello, durante la prima settimana del mese di maggio. Alla solenne processione con le reliquie del Santo, si affianca la parte folcloristica, con animazione, intrattenimenti musicali e grande spettacolo pirotecnico finale. Corpus Domini Solenne processione in occasione dell’esaltazione del Corpo di Cristo. Festa di San Rocco Festeggiamenti in onore del Santo, nei giorni 14-15 agosto. SAPORI TIPICI Vasanello condivide gli antichi piatti poveri della zona, con i paesi della Tuscia, come l’acquacotta, ormai in disuso, o dolci secchi fatti con le nocciole. Caratteristiche del paese, sono, invece, le tisichelle, piccole ciambelline secche, dolci . LE CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a Vasanello… Il numero attuale degli abitanti è di 4.118. Il più anziano del paese è il signor Luigi Berlinghini, nato il 28 ottobre 1909. Chiesa Santa Maria 23 Campo de’ fiori 25 Cortometraggio con cast da soap opera di Sandro Anselmi Sabato 7 Luglio 2007, a Civita Castellana, all’interno del parco cittadino Primo Maggio (boschetto), una troupe cinematografica è approdata per girare un corto metraggio (film che non deve superare i 20 minuti di durata), diretto dal neo regista, nonché nostro collaboratore, Roberto Moscioni. Per l’occasione Roberto si è avvalso della presenza di tre attori professionisti, provenienti dalla soap opera “Incantesimo”, di RAI UNO: Alessio Di Clemente, che nella soap interpreta il dottor Alberto Curti, Mimosa Campironi, nei panni di Carolina Mauri, Vincenzo Alfieri, nel ruolo di Dante. Ha partecipato inoltre Alessandra Sogni. Il vero protagonista è Michele Moscioni, più volte presente sulle nostre pagine. Ci rechiamo sul set per intervistare Roberto. D: Roberto, qual è la storia del corto? R: Il mio corto parla di uno scherzo organizzato da due ragazzi, con una banconota messa a terra su di un viale, che nel momento in cui qualcuno, alla sua vista, si accinge a raccoglierla, viene tirata dai ragazzi verso di sé, con l’ausilio di un filo di nylon trasparente, accuratamente bloccato ad una estremità della banconota stessa. Più di qualcuno rimane vittima dello scherzo, fino a quando non arriva a raccoglierla un ragazzo down, che pensa subito di bloccarla con un piede, mettendosela poi in tasca e lasciando, così, a bocca aperta, i due burloni. D: Qual è il messaggio che vorresti dare? R: In questa piccola storia di tre minuti, ci sono diversi messaggi, che spero di riusci- re a trasmettere. Prima di tutto voglio far capire che tutte le persone con problemi di handicap, più o meno gravi, hanno una loro dignità che va rispettata. Inoltre, nella mia storia, c’è un ragazzo down che, nonostante i pregiudizi, si vendica bonariamente dei due ragazzi mandanti dello scherzo, rubandogli la banconota di 50 €, che nessuno, prima di lui, era riuscito ad afferrare. Troppo spesso i più deboli vengono ingiustamente sottovalutati e questi sono i risultati. Un altro messaggio vuole essere quello di condannare il linguaggio moderno, quello dei giovani, che offende senza pensarci, con espressioni come “Ma che sei mongoloide?”, “Sei down?”, le stesse che ho fatto pronunciare ai protagonisti del corto. D: Parlaci degli interpreti. R: La scelta degli interpreti non è stata semplice. La storia esigeva un ragazzo e una ragazza di grande carattere, ma comunque fragili, e dopo tante ricerche li ho trovati sul set di “Incantesimo 9”: Mimosa Campironi, giovanissima attrice che ha all’attivo già molti spettacoli teatrali e cinematografici, Vincenzo Alfieri, anche lui protagonista in diverse fiction TV, e Alessio Di Clemente (… e qui mi tremavano le gambe), attore teatrale di grande sensibilità. Per il ruolo del ragazzo down ho scelto mio fratello, Michele, che è stato star per un giorno, coccolato da tutta la troupe e che si è dimostrato un attore professionista. Ci complimentiamo con il nostro amico Roberto per la sua sensibiltà, che lo ha portato a scegliere un tema così delicato, ma di grande utilità sociale. Campo de’ fiori 27 Don Giuseppe Bellamaria un uomo discreto di Sandro Anselmi Il giorno 20 Luglio si è spento Don Giuseppe. Neanche un mese fa aveva voluto organizzare una cena con il suo amato coro, ma si era capito, dallo sguardo malinconico e dai troppi silenzi, che era come se ci avesse voluto salutare per accomiatarsi prima di partire per l’ultimo viaggio. Appena qualche giorno dopo si era ricoverato all’ospedale ed io ero andato a trovarlo e il suo commento, la sua reazione alle mie stupide chiacchiere di circostanza, mi avevano confuso per la loro strana naturalezza. Anche in quei momenti il suo carattere schivo, discreto, non gli permetteva di lamentarsi, di partecipare il suo dolore, ma lo spingeva a trasmettere serenità e, quasi, infondere coraggio. Sono passati oramai diciotto anni da quando gli presentai Cecilia per farla entrare nel coro, e ricordo ancora i suoi modi calmi ed i suoi toni pacati, rassicuranti, che tanto colpirono una bambina di appena dieci anni, da farla decidere di provare quella meravigliosa esperienza. La stessa dolce fermezza colpì anche me quando, molti anni dopo, mi propose di coprire il ruolo di cantante solista; proprio a me che avevo cantato solo musica leggera, e dovrò sempre ringraziarlo per la fiducia, le gioie e le soddisfazioni che, così, mi ha regalato. Mi sembra di vederlo, bella figura, dritto sul podio, sguardo attento, darmi il tempo e gli attacchi per quei brani che a lui tanto piacevano. In quei momenti eravamo un’unica cosa ed io mi sentivo una sua propagazione, un suo strumento. Ah, quali sensazioni… Quando, poi, per tristi vicende familiari, avevo dovuto sospendere, Don Giuseppe mi aveva ripetutamente chiesto di ripren- dere, ma sapeva che le cose non erano affatto migliorate, anzi… Quanti concerti a partire da quello dell’Epifania, che nel 2000 strutturammo insieme, con Sua Eccellenza il Vescovo Divo Zadi per finalizzarlo al restauro dell’organo della Cattedrale; a quello per il restauro del quadro della Madonna Della Luce; a quelli per il mese Mariano e per i SS Patroni Marciano e Giovanni. Quante trasferte importanti come quella dal Papa Giovanni Paolo II in San Pietro, a Padova, a Loreto, a Pienza, a Montefollonico, a Collevalenza, a Villetta Barrea, Bomarzo, a Montefiascone, a Chia, a Vejano, a Gallese, a San Polo… e poi la Messa di Natale trasmessa dalla RAI. Quante prove in compagnia del tuo fedele cane Snoopy che, buonissimo, si sdraiava sempre in mezzo a noi. Ho visto la tua bara nuda sul pavimento, lì, nello stesso punto dove ponevamo il podio dal quale dirigevi i nostri concerti, davanti all’altare dove, per tanti anni, hai celebrato. Mentre una folla immensa ti tributava commossa l’ultimo saluto, il coro, il tuo coro, ti cantava con l’anima i più bei brani del suo repertorio e quello sconvolgente Ave Verum, era come se lo stessi dirigendo ancora… Eri sicuramente in mezzo a noi. Ora sarai in cielo a dirigere cori di Angeli e Cherubini ed ogni volta che canterò saprò di pregare anche per te, perché, come tu dicevi, chi canta al Signore, prega due volte. Addio don Giuseppe, uomo discreto, prete di altri tempi. Campo de’ fiori 28 Come eravamo Co’ l’acqua “a schizzarella” co’ o’ cocommero “a mostratella” Fare i cosiddetti “gavettoni”, specialmente nel periodo estivo, fa parte ormai del nostro quotidiano. Farlo sulla spiaggia assume un valore ben definito, circoscritto alla burla, allo scherzo, che nella circostanza può anche essere piacevole, perché “ l’annaffiatina”, in fondo, ti dà refrigerio. Certo se la quantità idrica è eccessiva e ripetitiva, si innesca quella reazione vendicativa che rovina momenti di relax e, a volte, incrina amicizie durature. I miei ricordi, a tal proposito, mi riportano indietro nel tempo, quando, invece dei gavettoni, noi facevamo “ a schizzarella”, mi spiego meglio: una volta entrati in acqua, dopo aver corso felici sul bagnasciuga, quasi istintivamente cominciavamo a tiraci addosso l’acqua, con le palme aperte, in modo continuo e frenetico. Ognuno tentava di proteggersi gli occhi dagli schizzi che siccome erano salati, friggevano eccome! Ma, così facendo, non si poteva contrastare l’attacco subito, e si veniva sommersi da una vera e propria cascata d’acqua. C’era poi, allora come oggi, il rito del “lancio in acqua”: si prendeva in due l’amico, che ignaro stava appisolato al sole, poi si lanciava in acqua, dopo averlo sollevato a fatica data la sua di Alessandro Soli resistenza e sordi alle sue preghiere. Possono sembrare giochi un po’ pesanti e a volte pericolosi, ma se lo spirito è quello giusto, è un vero e proprio divertimento. Altro gioco o scherzo era quello della “mostratella”, che 1 2 nel periodo estivo necessitava 5 per l’esecuzione, del frutto 6 7 principe di stagione: l’anguria 17 8 o cocomero. In genere si face18 va con i resti del frutto, che rimanevano attaccati alla buccia dello spicchio, precedentemente consumato con l’ avidità 9 tipica di chi ha sete e cerca 16 refrigerio in qualcosa di diverso 3 dalla solita bevanda. Allora, 4 muniti di quest’arma impropria 11 10 (‘a coccia de ‘o cocomero, pe’ 15 capicce), ci avvicinavamo di soppiatto dietro all’amico, e strofinavamo sul suo viso quanto sopra. Risultato dello strofinamento (‘a mostratella): visi colanti di succo rosso, 12 appiccicoso, che prendeva di 14 13 sprovvista il malcapitato e scatenava in lui la voglia di rifarsi subito. Non c’era violenza o accanimento, si doveva, come di solito succede, stare attenti a non 1959 civitonici al lago di Bracciano - foto di Luigi Del Priore: 1-Amedeo Cima, 2-Sandro Ceccani, 3-Luisa coinvolgere gli altri bagnanti, Millozzi, 4- Rosanna Calisti, 5- Franco Contenti, 6- Angelo Marchetti, 7- Arnaldo Federici, 8- Sandra Pesci, ma soprattutto si dovevano 9- Bruno Federici, 10- Elda Basili, 11- Natalina Giacomini, 12- Gianna Sansonetti, 13- Rita Marchetti,14recuperare “le munizioni” Adriana Rosella, 15- Caterina Paolelli, 16- Augusta Tomei,17- Franco Sorge, 18- Ferruccio Accettone cadute sulla sabbia e sul bagnasciuga, e vi assicuro che noi lo facevamo sempre. Si continuava così per interi pomeriggi, facendo questi giochi che ai giovani di oggi potranno sembrare stupidi e infantili, ma sono sicuro che ai miei coetanei, il ricordarli procurerà rimembranze particolari e significative, perché gli anni dell’adolescenza, al pari degli anni della vecchiaia, raramente si dimenticano. Alla prossima… il diario dei Giras questa pagina è dei ragazzi speciali “L’arte nel cuore” è un’Accademia di Teatro, Musica, Danza, Doppiaggio, Regia, Trucco e Parrucca, Scenografia etc… ideata da Daniela Alleruzzo. “L’arte nel cuore” è il primo progetto italiano ed europeo di educazione artistica rivolto ai giovani “diversamente abili” e a giovani “normo-dotati”, perché solo con il confronto e la condivisione alla pari si possono abbattere le barriere mentali e culturali che ancora oggi persistono. Lo scopo di questo progetto è quello di dare la possibilità, alle persone “diversamente abili”, di avere una formazione artistica che le aiuti a sviluppare le loro potenzialità. L’associazione nasce come una classica accademia di spettacolo rivolta alle discipline di teatro, canto, musica e danza, ma che si svilupperà anche nelle arti della pittura, scultura, regia, fotografia, scrittura creativa etc. Il progetto è stato inoltre abbracciato, oltre che dal Comune di Roma, che metterà a disposizione una sede nei locali dell’ex Bioparco di Villa Borghese, anche da per- sonaggi famosi del mondo dello spettacolo come: Heater Parisi, che metterà a disposizione la sua lunga esperienza di ballerina per i corsi di danza e Giuppy e Renato Izzo, che si occuperanno dei corsi di doppiaggio. Il 2 Luglio, al Teatro Greco di Roma, i ragazzi si sono esibiti in una performance, frutto dei primi mesi di corsi dedicati alla recitazione, al ballo, al doppiaggio, al trucco e parrucco. Lo spettacolo, realizzato in soli dodici giorni con li contributo della Regione Lazio, dal titolo “Attraverso il bosco come l’alba di un sole bambino”, è stato messo in scena da dodici ragazzi, quasi tutti alla loro prima esperienza. Il tutto si svolge in un bosco ridotto a discarica dal malvagio “re oscuro”, imprigionando la magia e addormentando la natura e tutte le creature che vi abitano. Tutta la scenografia vuole simboleggiare l’impossibilità di poter rivedere intorno a noi un ambiente pulito e ordinato e sarà compito delle anime pure e candide di riportare il bosco al suo originario li splendore. Ad Ottobre l’Accademia L’Arte nel Cuore aprirà ufficialmente i suoi corsi presso la Scuola Regina Mafalda, in attesa che sia completata la sede prevista a Villa Borghese, e la durata della scuola sarà di tre anni, periodo in cui tutti gli allievi avranno la possibilità di partecipare contemporaneamente ai corsi di danza, recitazione, doppiaggio, musica e canto. Inoltre verrà data loro la possibilità di partecipare a stage di perfezionamento con artisti nazionali e internazionali. E anche Civita Castellana, grazie a Michele Moscioni, ha dato il suo contributo. Michele, che ha partecipato allo spettacolo tenuto il 2 Luglio, dando prova degli eccellenti risultati raggiunti dopo mesi di applicazione e studio, è stato ammesso all’Accademia, in seguito ad una selezione curata da Heather Parisi. Campo de’ fiori 31 CIVITONICI ILLUSTRI GIORGIO GIULIANI Il pittore Giorgio Giuliani, allievo del celebre artista bolognese Guido Reni, nasce a Civita Castellana il 23 Aprile 1588 nell’abitazione di famiglia, posta in Via di porta Lanciana nella parrocchia di San Clemente. Scarse le attestazioni documentarie sulla famiglia e la formazione iniziale dell’artista. Nel 1609 si trasferisce a Roma, centro dell’arte italiana del tempo, lavorando come pittore nelle decorazioni interne di alcuni importanti edifici romani, dove, grazie alle sue innate doti tecniche e figurative, viene notato dal celebre pittore bolognese Guido Reni, che lo chiama nella sua bottega d’arte quale collaboratore nelle molteplici commesse dello studio che riguardano dipinti e pale d’altare per le chiese e confraternite religiose dello Stato Pontificio. Giorgio Giuliani sarà, dunque, il principale collaboratore del Reni in tutte le sue realizzazioni pittoriche, ma anche l’artefice diretto di alcuni dipinti che tuttora ritroviamo in chiese del nord-Italia. Controverso il rapporto tra il Giuliani e la sua città nativa, di cui rimangono rarissime testimonianze pittoriche: il dipinto dedicato a “San Clemente” del 1612, la Pala d’Altare dedicata a “San Lorenzo Martire” del 1623 e un dipinto su tavola raffigurante “Sant’Antonio da Padova” del 1614, purtroppo andato perduto. Il dipinto raffigurante San Clemente fu donato dal pittore alla chiesa omonima, di Enea Cisbani PITTORE (1588-11653) per adornare l’altare maggiore e trasportato nella Cattedrale nel 1902, quando la chiesa venne sconsacrata e soppressa. Secondo alcune testimonianze il quadro di pregevole fattura venne restaurato nel 1904, per “…salvarlo da certa e imminente rovina…”, da Luigi Mignani, a spese della Curia Vescovile. Il quadro rappresenta il Santo che, inginocchiato dinanzi all’altare, prega il Santissimo Crocifisso, secondo un modello formale e stilistico tipico della pittura della controriforma. Nella Pala dell’Altare della Chiesa di San Lorenzo ai Cappuccini, raffigurante San Lorenzo Martire, la pittura dell’artista civitonico raggiunge alti livelli stilistici nell’impostazione formale e proporzionale delle figure rappresentanti Maria, San Francesco e San Lorenzo con i segni concreti e tangibili del martirio. Il maestoso dipinto venne commissionato al pittore dai Frati Francescani del Convento e fino al 1882 adornava l’altare maggiore della chiesa, soppressa nel 1889. Il dipinto dedicato a “Sant’Antonio da Padova”, posto nella Chiesa di San Clemente fino al 1902, secondo alcune fonti, rappresenta il Santo in posizione ieratica, adornato da figure di Angeli e Santi, in un contesto decorativo e figurativo di alta suggestione. La figura di Giorgio Giuliani, complessa e multiforme, è tuttora in fase di studio e conoscenza, data la notevole vastità delle opere disseminate in particolare nell’Italia settentrionale, a conferma di un attivismo pittorico e figurativo di buon livello, dovuto anche alla permanenza nello studio bolognese del Reni, da cui però se ne distacca ben presto assumendo una completa ed autonoma posizione figurativa. Per Civita Castellana si tratta di un autore “dimenticato” di cui troviamo rarissime notizie negli studi storici locali. Il pittore fu prolifico e multiforme e dotato di una buona tecnica figurativa. Giorgio Giuliani: il pittore “dimenticato”. Campo de’ fiori 33 GINO COPPEDE e Civita Castellana di Enea Cisbani GINO COPPEDE’ (1866-1927), il più importante Architetto del Liberty Italiano, tra gli anni 1908-1920, si servì di alcune Manifatture Ceramiche Civitoniche, la “Marcantoni” e l’ ”Ars Falisca”, per realizzare strutture ed apparati decorativi in ceramica di alcune fondamentali realizzazioni architettoniche dell’Eclettismo Italiano come il Quartiere Coppedè di Roma e il Castello Mackenzie di Genova. Gino Coppedè nasce a Firenze nel 1866 da Mariano, rinomato artigiano del mobile, e Gina Rosselli. Compie la formazione artistica presso la bottega paterna insieme al fratello Adolfo e successivamente presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove emerge prontamente per le sue innate doti tecniche e figurative, frequentando i corsi della scuola di Architettura. Nel volgere di pochi anni, insieme al fratello Adolfo, diventa uno dei più importanti architetti della Firenze del tempo, interprete privilegiato delle aspirazioni artistiche e mondane delle classi più abbienti, desiderose di nuovi spazi più dinamici e colorati, che soltanto il Liberty poteva donargli in contrasto con i vecchi repertori architettonici ormai consunti della tradizione artistica fiorentina. Nel 1890, al culmine della sua fama, inizia la progettazione e realizzazione del Castello Mackenzie di Genova, dove, alla maniera dei Della Robbia, si serve di apparati decorativi in ceramica come targhe, stemmi, pannelli per l’arredo degli interni e degli spazi esterni quali corti e giardini, creando una formula artistica ed architettonica che riscuoterà grande successo in Italia. L’intero repertorio degli inserti in ceramica venne, infatti, realizzato a Civita Castellana presso la “Ceramica Marcantoni” che in quel periodo era la manifattura più importante a livello nazionale, capace di garantire apparati tecnici e produttivi di alta qualità per soddisfare le esigenze dei più importanti architetti ed artisti del tempo. Il rapporto di Gino Coppedè con Civita Castellana fu intenso e proficuo e non soltanto con la Marcantoni, ma anche con la Ceramica “Falisca Ars”, posta in via delle Rupi. Il Castello Mackenzie di Genova è senza dubbio uno dei più riusciti esempi del Liberty Italiano, teso a recuperare le suggestioni stilistiche e formali del Medioevo con richiami allo stile Gotico e al Manierismo. Per la prima volta la ceramica viene utilizzata non soltanto per ragioni pratiche e utilitaristiche, ma anche decorative ed estetiche, in una netta anticipazione dell’altra fondamentale opera di Coppedè come il quartiere Coppedè di Roma, dove è utilizzata su larga scala in una netta profusione di stili e tecniche ceramiche moderne e funzionali. Come nell’opera Genovese, anche nella realizzazione della Capitale, fondamentale è l’apporto realizzativo della Marcantoni che fornisce stemmi, piastrelle, decorazioni, pavimentazioni tuttora visibili, che testimoniano l’ alto livello tecnico raggiunto dalla ceramica locale e in particolare dalla Marcantoni, nota per il rigore tecnico e formale delle sue realizzazioni. La ceramica nell’opera architettonica di Gino Coppedè svolge un ruolo fondamentale in tutte le sue realizzazioni: il castello Bruzzo, la villa Turcke e i palazzi Pastorino e Zuccarino di Genova, villa Merello a Savona, il mausoleo Tonietti sull’Isola d’Elba e palazzo Galli a Napoli. Lo studio dell’Architetto, impostato sul modello della “bottega d’arte rinascimentale”, si avvaleva dell’apporto degli artigiani del legno, del mosaico, dei fabbri e degli scultori. Il rapporto di Coppedè con la Marcantoni e l’Ars Falisca fu essenzialmente dovuto a Duilio Cambellotti, che porto’ l’architetto fiorentino a Civita Castellana per conoscere le sue ceramiche e i suoi abili artigiani e tecnici. Un rapporto che termina nel 1927 con la morte dell’Architetto a Roma. Messaggi Tanti auguri a Domenica Massari che ha festeggiato il compleanno il 14 Luglio, da Mauro, Cristina, Martina e tutti gli amici della foto. La redazione di Campo de’ Tanti auguri ai civitonici nati nel 1957 che quest’anno festeggiano 50 anni. A festeggiare questa data così importante erano presenti: Doriana Gai, Patrizia, Gianna Corazza, Tilde Brunelli, Marina Pizzi, Luisa Silei, Miriam Baldoffei, Sandra Cipriani, Sandro Profili, Andrea Gulinucci, Adriana Mozzicarelli, Rossella Massaccesi, Franca Belloni, Renato Cima, Sergio Miccini, Grazia Costantini, Roberto Cavalieri, Paola Paolelli, Franco Toppi, Maria Armini, Teresa Lazzari, Delia Garofali, Anna Rita Boschi, Sandra Vaccarelli, Roberto Folletti, Alberto Salini, Carlo Fontana, Vanni Brunori, Paolo Mecucci, Carlo Marini, Lucy Falzone, Maurizio Bracci, Ferdinando Cavalieri, Giuliano Bellucci, Romano Bonomo, Marisa Finesi, Rossana Freddi, Gloria Cossio, Primo Fontana, Alberto Frangioli, Piero Basili, Massimo Lazzari, Franco Sciarrini, Graziella Lezzieri, Albarosa Baldi, Elsa Menichelli, Anna Rita Ubaldino, Veronica Cossio, Bruno Scacchi, Maria Antonietta Calcagnile, Franca Brunelli, Enzo Cavarischia, Andrea Romanella, Fabrizio Marini, Giuseppina Ricci, Claudio Santini, Antonia Rossi, Salvatore Donno, Nicola Bevilacqua, Antonella Fantini, Laura Primanni, Margherita Stefani, Carlo Mecucci e Bianca Maria Giannini. fiori si associa agli auguri Complimenti a Stella Fani che ha conseguito gli esami di ragioneria con il voto 94/100, continua sempre così !!!! Un bacione grande da papà, mamma, tua sorella Francesca e tuo fratello Pietro. A Irene, che il 31 Agosto compie 15 anni, da mamma e papà Tanti auguri di Buon Compleanno a Franca Scavone che compie 50 anni il 17 Agosto, dalle sorelle, il fratello, la cognata, i cognati, nipoti e da Nella. Tantissimi auguri a Gabriele Mazzilli e Stefania Papa che il 25 Luglio hanno festeggiato il loro 25° anno di matrimonio, da Franco, Laura e Alessandro Congratulazioni a Angelo Berardinelli e Michela Giandomenico, Campioni Provinciali, Regionali e finalisti al Campionato Italiano che si è svolto a Bologna. Un ringraziamento ai maestri Walter e Elena Sugoni, dai nonni e dai genitori. La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri Congratulazioni a Patrizio Achilli che il 10 Luglio si è laureato in Scienza e Tecnica della Comunicazione. Gli auguri più vivi da mamma, papà, i nonni, gli zii i cugini e dalla fidanzata. Tanti auguri a Antonio Manichelli (Billy) di Civita Castellana per i suoi primi favolosi 50 anni che compirà il 16 Agosto dalla redazione di Campo de’ fiori Tanti auguri a Giorgia Anselmi che ha compiuto 4 anni il 1° Agosto, dal papà Riccardo, la mamma Sabrina, la sorellina Alessia e tutti coloro che le vogliono bene. Buon compleanno a Francesco Leonardi di Formia (Lt) che il 27 luglio ha festeggiato gli anni. Tanti auguri da parte di Massimiliano e Maria Cristina per la rubrica dei MESSAGGI vieni in redazione o invia un’ e-mail a [email protected] Auguri a Renzo e Tiziana che il 24 Luglio hanno festeggiato il loro 25° anniversario di matrimonio, dalle figlie Elisa e Eliana Tanti auguri di buon compleanno al farmacista Michele Mantovan di Formia che il 2 agosto ha compiuto 32 anni. Un bacio da parte degli amici Massimiliano e Maria Cristina Tanti Auguri a Manuel Fabi che il 24 Luglio ha compiuto 6 anni e a Davide Fabi che il 17 Agosto compie 5 anni. Auguri da nonno Gianni, nonna Paola, zio Andrea e parenti tutti. Congratulazioni a Gian Paolo Lopez che si è laureato in Ingegneria Edile. Con l’augurio di una fiorente carriere da tutta la famiglia Lopez A Serena di Caprarola. Non ci sono parole per dirti quanto sei diventata importante nella mia vita, spero che la nostra storia non finisca mai. Buon compleanno amore mio. Ivanho Buon compleanno a Marika Mariangeli di Caprarola che il 17 Agosto compie 7 anni, dagli zii Marco e Lorella, i cugini Serena, Mirko e Luca e un augurio speciale da nonno Adriano. Auguri a Serena di Caprarola che compie gli anni il 20 Agosto, da nonna, zia, i fratelli, i genitori e il nonno Auguri a Marco Valeriani di Caprarola che compie gli anni il 16 Agosto, dalla mamma, la moglie, i figli Mirko, Serena e Luca, dalla sorella, il suocero e Ivanho Auguri a Eneide di Civita Castellana per i suoi 70 anni da Anna, Cristina, Mirko e Serena A Caprarola, il 10 Agosto, Vincenza Maci compie 100 anni… Tantissimi auguri dai nipoti e pronipoti. Tanti auguri alla signora Vincenza Maci di Caprarola per i suoi splendidi 100 anni da Anna e Cristina Tanti auguri a Chiara e Daniele Fantini che compiono 2 e 9 anni il 5 e il 26 agosto, da mamma Cristina, papà Sandro, i nonni, gli zii e le cugine Un augurio speciale a Chiara dal padrino Carlo e la madrina Floriana Tanti auguri a Eneide Gabrielli che il 24 Agosto compie gli anni, dai figli Piero e Roberto, la nuora Marina, le nipoti Alessia e Serena e il marito Giuseppe Congratulazioni a Irene Paruccini che ha conseguito il diploma di maturità con una votazione di 100 e lode, dalla mamma, il papà e la sorella Giulia. 40 Campo de’ fiori Una “Fa Personaggi, storie e im di Sandro Anselmi L’amico Ca re, tant’è che aveva avuto, dai medici dell’ospedale, il permesso di poter passare il ferragosto in famiglia, e invece…… Un torrido Agosto, quello del 1985, con le sue lunge giornate piene di sole, da desiderare costantemente la frescura della sera che non arrivava mai. Molta gente era partita per le ferie, ma molta altra era tornata al paese per villeggiare e trascorrere le vacanze con i suoi. Carlo, proprio in quei giorni, s’era aggravato! Aveva affrontato per tanto tempo il male, con la forza e la lucidità necessarie per conviverci, ma aveva sopportato, oramai, troppe prove e la sua forte tempra era stata irreparabilmente provata. Quella mattina era sembrato addirittura migliora- Carlo lo avevo conosciuto perchè mio fratello Mauro, suo coetaneo ed amico, me lo aveva presentato in un giorno di primavera quando erano venuti a trovarmi mentre studiavo appena dietro casa, in una piccola valle piena di sole e riparata dal vento. Io la chiamavo la Valle del Tramonto e a Carlo questo nome era immediatamente piaciuto, tanto che vi tornavamo spesso insieme. Da quell’incontro l’amicizia era cresciuta di giorno in giorno e scoprivamo di avere tanti interessi in comune: la natura, la poesia, la musica e lo sport e cullavamo così i nostri verdi sogni. Passavamo tanto tempo ad ascoltare le poesie dello zio Nazzareno, che ce le declamava mentre, magari, proseguiva il lavoro dei campi, e noi, dietro, per non perderne neanche un passo. Parlavamo della mia “carriera” artistica di cantante ed era sicuramente il mio primo, più grande e sincero estimatore. Ci cimentavamo nelle corse campestri e lui, molto più giovane di me, non faticava a starmi dietro e poi, con il tempo, a raggiungermi. Ti giuro Carlo che non ho mai provato invidia per la tua eccellente forma fisica, ma ho ben ragione di credere che anche tu non l’abbia mai fatto nei miei confronti. Era la nostra un’amicizia sana, pura, spontanea, rara, che non chiedeva nulla, proprio nulla, in cambio. Venivi spesso a casa mia, e quando dopo cena ti fermavi a parlare con Mauro, papà e nonno Lisandro, trovavi sempre l’argomento adatto al loro modo di vedere ed alla loro età; ma questo non t’era difficile, ti veniva spontaneo, grazie alla tua esemplare, profonda educazione e a me faceva immenso piacere vederti così in sintonia. Eri un amico del quale ci si poteva vantare in ogni situazione, perché ne eri sempre Campo de’ fiori abrica” di ricordi mmagini di Fabrica di Roma arlo Pacelli all’altezza. Quei tuoi occhi chiari, profondi e sinceri, dicevano della tua indiscussa bontà e del tuo altruismo. Ti penso ogni sera prima di addormentarmi e vedo il tuo sguardo fiero, volto in alto, che hai sulla foto che ti scattai, e che ora è sulla tua lapide ed è l’immagine che ho scelto, fra tante, per ricordarti sempre. La tua tomba è piena di fiori e tua madre non t’ha lasciato mai, neanche per un solo giorno. T’ha voluto regalare un pezzetto di giardino di casa, dove eri cresciuto, e lì ti riporta ogni sera nel suo cuore. Quanti pomeriggi passati ad allenarci con i nostri pesi di cemento che avevamo costruito usando dei vecchi barattoli di latta. Quante risa spensierate… e poi le tue confidenze… il tuo primo tormentato amore… la tua voglia di dichiararti e la paura di restare deluso… proprio tu… ah se solo avesse scoperto tutte le tue immense qualità… So che mi aiuti per la mia strada non facile ed io ti sento sempre vicino, insieme a tutti gli altri angeli custodi. Vorrei scrivere tanto, tanto di più Carlo, ma le altre cose ce le racconteremo quando ci ritroveremo tutti insieme e, magari, ci riuniremo di nuovo … ciao 41 Campo de’ fiori 42 Il Fumetto LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA “BERSERK” di Kentaro Miura Un manga (fumetto giapponese) formidabile, ambientato in un fantasy-medioevale, portato su carta dallo splendido e oscuro stile di Miura, che migliora sensibilmente col proseguimento dei numeri. Il di medioevo partorito Daniele Vessella dall’autore affoga nella perversione, nella violenza e nelle continue lotte per il potere nelle quali si attorcigliano i progetti di uomini senza scrupoli ed esseri soprannaturali. Questo fa sì che l’intera serie abbia il sapore epico delle grandi opere e, attraverso la descrizione della vita di un uomo, ci offre un mondo complesso e visionario, sorretto dalle relazioni che intessono i personaggi. Se leggiamo i primi volumetti, potremmo essere fuorviati dalle scene di violenza, intrise di sangue, che Miura ci mostra senza veli, ma questo è solo lo strato più superficiale di Berserk e non bisogna fermarsi alle apparenze… Berserk è molto di più. Dietro a quelle sanguinose battaglie, Miura orchestra la storia sull’amicizia, sul tradimento e sulla sete di vendetta di Gatsu, Guerriero Nero della serie. Gatsu è lontano anni luce dal cavaliere senza macchia e senza paura, il suo essere spietato, cinico, truce con la sua Ammazzadraghi (una spada alta quanto un uomo e larga quanto le sue spalle), lo caratterizza come l’antieroe per eccellenza… almeno all’inizio. Nel marasma di vite che nascono e si spengono, Miura punta i riflettori su Gatsu: guerriero solitario e perseguitato dalla maledizione, che lo consacra come sacrificio per i demoni del mondo spirituale. Il nostro protagonista vive l’incubo di guadagnarsi il diritto alla vita ogni volta che calano le tenebre, perché ogni sorta di creatura proveniente dal mondo spirituale è attratta dal Marchio che ha sul collo e lo cerca per saziarsi delle sue carni e completare il sacrificio, avvenuto durante la Prima Eclissi. In quell’occasione, vennero massacrati tutti i compagni di Gatsu, componenti della Squadra dei Falchi, su ordine di Grifis, loro capo e migliore amico del nostro antieroe; solo lui e la sua amata (impazzita dopo aver subito violenza da Grifis, divenuto un essere soprannaturale) si sono salvati. A memento di quanto successo, i due vennero marchiati col simbolo del sacrificio, che li consacra prede del male e li condanna ad essere perseguitati per il resto della vita da demoni di ogni specie, che ogni notte reclameranno il diritto di possesso sulle loro anime. La storia continua, mostrando Gatsu che, lacerato e accecato dall’odio verso il suo exgenerale, imbocca il sentiero della vendetta. Ma se scaviamo ancora, troveremo tutti personaggi con una psicologia ben definita e un carattere curato in maniera maniacale. Psicologia e caratteri che mutano lentamente per colpa degli eventi che si susseguono nella trama. Infatti, Gatsu lascia i suoi pro- positi di vendetta per proteggere la sua amata Caska, ma questo cambiamento è costruito mattone dopo mattone, con pazienza certosina, rendendo Gatsu e tutti gli altri personaggi umani, vivi, veri, vogliosi di uscire dalla carta per trascinarci nel loro mondo e combattere insieme i mostri interiori ed esteriori. Ed è questo il vero punto di forza in Berserk che fa innamorare chi capisce la sua essenza. Campo de’ fiori 43 Civita Castellana e il nuovo “Museo della Ceramica” Il sindaco di Civita Castellana Massimo Giampieri e il Presidente della Provincia Alessandro Mazzoli durante il taglio del nastro Le autorità difronte ad una bellissima cornice in ceramica che racchiude l’immagine di Casimiro Marcantoni foto Mauro Topini Il 29 Giugno è stato inaugurato il nuovo Museo della Ceramica dedicato a Casimiro Marcantoni e situato nella Chiesa di San Giorgio, presso l’Istituto Statale d’Arte di Via Gramsci. Alla inaugurazione erano presenti il sindaco di Civita Castellana Massimo Giampieri, il dirigente dell’Istituto Statale d’Arte Franco Chiericoni, il presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Mazzoli, il Senatore Giulio Marini, il Presidente dell’Associazione italiana “Città della Ceramica” Stefano Collina, oltre ad imprenditori del nostro territorio. Il museo, curato dalle antropologhe Francesca Sgrò e Beniamina Viola, ospiterà oggetti rari di arte ceramica e antichi strumenti con i quali questi venivano realizzati, oltre a fotografie a testimonianza delle prime ceramiche e degli uomini che hanno fatto di quest’arte un vanto per Civita Castellana. Info pubb. 0761.513117 Espositori con all’interno i “gioielli” dell’arte civitonica Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] Campo de’ fiori 44 Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) www.campodefiori.biz www.campodefiorionline.it www.accademiainternazionaleditalia.it ATTENZIONE ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su Campo dè fiori, da persone a noi sconosciute. 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TEL. 0761/513117 [email protected] Sede, Direzione e Redazione: Piazza della Liberazione n° 2 - 01033 Civita Castellana (VT) SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome________________________________________________ data di nascita_______________ __________Città________________________________________________________Prov._______ Via_______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_________________________________________________________________ data di nascita___________________________Città______________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono__________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori L’angolo ... cin cin 45 di Letizia Chilelli Come progettare una cantina personale continua dal n° 39 ... Occhio di riguardo, poi, per la pulizia. La cantina va tenuta rigorosamente pulita, sia per quanto riguarda le pareti, sia per il pavimento; le cantine piene di ragnatele o di muffe possono risultare molto pittoresche, ma non certo igieniche e pratiche. L’ambiente deve essere asciutto e non umido, perché l’umidità influisce sul vino trasmettendo alle bottiglie odori che possono ricordare il marciume; anche la polvere, considerata spesso sintomo di invecchiamento, è da considerarsi solo sporcizia! La cantina ideale è quella di mattoni, almeno per quanto riguarda le pareti, non potendo tutti disporre di sotterranei in mattone con relative volte a botte o a crociera. In ogni caso è preferibile la tinteggiatura neutra a calce, rispetto alle vernici impermeabili. Gran parte delle cantine costruite negli ultimi sessanta anni sono in cemento armato e, purtroppo, vanno accettate così, anche se l’esperto cantiniere ha più di un motivo per lamentarsi di questo materiale. Il pavimento delle cantine deve essere facilmente lavabile e munito di pozzetti per lo scarico dell’acqua, il che però non può essere fatto nelle cantine annesse ad abitazioni private o, peggio ancora, negli appartamenti dei condomini. Dovrebbe avere uno strato di ghiaia, uno di ghiaietta e poi uno di mattoni messi di costa: questo è il pavimento che, a giudizio dei tecnici, “respira”. Ma ci si può accontentare anche di altre soluzioni. A patto che il pavimento, anche in gettata di cemento puro e sem- plice, sia veramente asciutto. I pozzetti di scarico dell’acqua servono ai cantinieri che effettuano vere e proprie lavorazioni del vino in cantina, non evidentemente a chi imbottiglia nella propria cantina qualche damigiana. Poiché nella cantina il vino non deve solo trovare un ambiente che gli consenta di “riposare” ma anche le condizioni per affinare il suo bouquet, occorre evitare che forti odori si disperdano nell’ambiente: bisogna quindi evitare di tenere vicino alle bottiglie i generi alimentari come salame, prosciutto, conserve, cipolle, aglio, rosmarino…. Ma come può il vino essere disturbato in questo caso? Sembra impossibile, ma ciò avviene attraverso i tappi di sughero, sia pur lentamente. Anche se il tappo viene coperto ad esempio di carta stagnola, non è improbabile che il fenomeno di trasmissione degli odori al liquido contenuto nelle bottiglie si verifichi, anche in un tempo minore del previsto. Stesso discorso vale per i formaggi, il lardo e simili, che vanno conservati in un ambiente diverso dalla cantina. Campo de’ fiori 46 Albu 1 5 Civita Castellana - 1918 Famiglia Sansonetti (i Misdea) 1-mamma Elvira con Cesarina, 2- Gino, 3- Domenico (Memme), 4- Angelo, 5- Cesare 4 2 3 Civita Castellana - 1970 Pietro Sansonetti “nonno Misdea” a 95 anni 2 3 4 5 6 1 7 8 Civita Castellana - Famiglia Sansonetti (i Misdea) mogli e figli 1- Nena, 2- Cesarina, 3-Bonina, 4- Adriana, 5- Caterina, 6- Antonio, 7- Elena, 8- Marisa Campo de’ fiori 47 um dei ricordi 27 Marzo 1961 - Avviamento Industriale di Fabrica di Roma cerimonia scolastica per il primo centenario dell’Unità d’Italia - foto della sig. Anna Francola 1995 - Caprolatti a Senigaglia Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. Campo de’ fiori 48 rie o t s e L x di Ma Adriano C ...continua dal n. 39 Il cantante, dopo aver fondato una propria etichetta, la Clan Celentano, decide di fare il grande di Sandro Anselmi passo: autoprodursi e produrre i suoi colleghi-amici, lasciando esterrefatte e perplesse le vere case discografiche. Il primo disco da lui inciso e prodotto è Stai lontana da me, dove Celentano apporta una grande innovazione: tre canzoni su un solo 45 giri, anziché due, come da prassi. Grande curiosità suscita il suo nuovo disco, che riscuote un successo immediato, tanto da vincere il Cantagiro del 1962, posizionandosi al primo posto della classifica dei 45 giri più venduti. I fans prendono letteralmente d’assalto i negozi di musica e la Clan non riesce a stampare la copertina del disco, dove Adriano informa della sua nuova attività di produttore, per tempo. Così, spesso, il 45 giri viene distribuito ai venditori con una copertina generica. Vista la buona riuscita del progetto, altri colleghi lo imitano: Mina crea la PDU, Ornella Vanoni la Vanilla e Little Tony la Little Records. Il Clan Celentano vola alto e non sbaglia nessun colpo, ad eccezione della prima versione di Ciao ragazzi, che doveva essere inizialmente un classico 45 giri, dove il brano che dava il titolo al disco, era affiancato da Chi ce l’ha con me. Quando erano già in stampa un migliaio di copie, Adriano blocca la produzione per una nuova idea che gli balza in mente: realizzare un 45 giri non con due, non con tre, ma con quattro brani, per dar spazio a nuovi cantanti, appartenenti al suo gruppo. Vengono così inserite Sono un fallito di Gino Santercole e Voglio dormire di Origini artistiche dei nostri ca Don Backy, alzando il prezzo da 650 lire a 1.000 lire. L’anno successivo Adriano decide di mettere in vendita le copie della prima produzione, che erano state stampate, ma Ciao ragazzi, aveva già riscosso il successo che meritava e non riesce ad attirare nuovamente l’attenzione su di sé. All’interno della Clan, poi, non mancano piccoli screzi, destinati, comunque, a non portare conseguenze rilevanti, se non la perdita di due dei suoi membri, prima Ricky Gianco, che dopo solo due dischi abbandona tutti e poi Don Backy, che con- tro la volontà del fondatore, Celentano, vuole far visionare gli introiti dei dischi prodotti dal Clan. Successivamente anche l’ex fidanzata Milena Cantù, la misteriosa ragazza del Clan, lascia il gruppo, ma, nonostante tutto, Celentano è più volte in cima alle Hit Parade, con brani come Il tangaccio, Sabato triste, Ciao ragazzi, Il problema più importante, Sono un simpatico, La festa, Il ragazzo della via Gluck, La coppia più bella del mondo (in duetto con Claudia Mori), Mondo in mi 7° e il fantastico Azzurro. Campo de’ fiori Celentano antautori e cantanti più famosi 49 Campo de’ fiori 50 Massimo Fornicoli e il suo Liber Valeriani di Sandro Anselmi E’ con piacere che ho l’occasione di parlare dell’amico Massimo Fornicoli e del suo Liber Valerani, splendido lavoro della sua Valleranno del primo Novecento. Massimo lo conosco fin da quando, ancora ragazzi, ci stupiva per le sue particolari doti di sensitivo, tanto da guadarsi già allora l’appellativo di mago. Con gli anni questo suo potere è cresciuto e l’ha potuto finalizzare, molto spesso, per scopi filantropici e sociali. Ha condotto per tanto tempo in RAI la trasmissione A riveder le stelle e, mentre esercita con successo la professione di psichiatra, alternandosi tra Valleranno e Roma, scrive per le più importanti testate nazionali ed estere. Massimo, che cosa ha ispirato questo tuo lavoro? Questo libro nasce per valorizzare la nostra cittadina, ricca di cultura e tradizione, visto che ha dato i natali ad illustri musicisti, quali Giovanni Maria Nannino, allievo del Palestrina e direttore della Cappella Sistina, nel 1604, suo fratello Giovanni Bernardino, colui che per primo adottò l’organo per accompagnare composizioni polifoniche e Paolo Agostini, maestro organista nella Cappella locale, famoso per l’esecuzione dei suoi mottetti a dodici voci, dislocati in vari punti della chiesa di San Pietro. Abbiamo poi la fortuna di avere nella chiesa della Madonna del Ruscello, un meraviglioso organo d’epoca, unico nel suo genere, come afferma Formentelli, e per il quale, attraverso il mio libro, voglio interessare altre associazioni perché possa essere restaurato. Io personalmente ho avuto il piacere di sentir suonare l’organo quando, alla fine degli anni ’60, venivo a pren- dere il nostro comune amico, Sandro Antonini, che passava i suoi pomeriggi a cimentarsi con Bach, Mozart, Beethoven, per portarlo alle prove musicali del nostro gruppo. Avremo il piacere di risentirlo suonare? Oggi è costretto ad un pietoso silenzio, ma è auspicabile che uno strumento così importante possa diventare un polo d’attrazione musicale e la chiesa che lo ospita, dotata di una fine acustica, lo scenario deputato a grandi manifestazioni provinciali, a partire dal Festival Barocco, per arrivare a quelle di carattere nazionale ed oltre. Vallerano, mi risulta, conti molti valenti musicisti. Come è possibile, allora, che fino ad oggi ci sia stato un così scarso interesse per questo strumento? Sì, è vero. Valleranno ha avuto maestri insigni quali Otello Benedetti, conosciuto in tutta la provincia, Lilio Narduzzi, che ha insegnato fagotto all’Accademia di Santa Cecilia, suo figlio Nello, che attualmente dirige la banda dei Vigili del Fuoco di Roma e, inoltre, moti cittadini sono strumentisti nelle bande della Guardia di Finanza, dell’ Esercito e dei Carabinieri. Proprio per questo ho fondate speranze che il Comitato per il restauro dell’organo, che io presiedo, possa risvegliare l’interesse dei cittadini che sarebbero, poi, i primi a goderne. Auguro a Massimo il pieno successo per la sua lodevole iniziativa, anche a merito dei suoi sacrifici. Campo de’ fiori 51 Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico soggetto e testo Sandro Anselmi continua sul prossimo numero... Campo de’ fiori 52 Album d Tarquinia - 1960 Civitonici al mare Alma Marrati, Valentina Nelli, Sofia Bongarzone, Anita e Luisa Gemma INDOVINELLO E’ tuo, ma l’adoperano quasi sempre gli altri. Cos’è? Avete risolto l’indovinello ?? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio offerto dalla GIOIELLERIA SPERANDIO Campo de’ fiori 53 dei ricordi Carbognano 1966 foto del Sig. Carosi Luca In piedi da sx Mariani Domenico, Cecconi Giuseppe, Martelli Giulio e Carosi Luca In basso da sx Petracci Alberto e Discendenti Giovanni Civita Castellana - Scuola elementare 1952 foto del Sig. Pistola Pietro Al primo banco da sx Nesta Fabio e Massari Bernardino Al secondo banco da sx Pistola Pietro e Angelozzi (Pepparello) Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite. 54 Campo de’ fiori Festa doppia a Caprarola! Al via i festeggiamenti per la 51° Sagra della Nocciola e per i 500 anni della nascita di Jacopo Barozzi da Vignola E già...... quest’anno a Caprarola è festa doppia! Da una parte come ogni anno, la Sagra della Nocciola, dall’altra la ricorrenza dei cinquecento anni della nascita di Jacopo Barozzi da Vignola. Il grande artista, come noto, nacque a Vignola, presso Modena, nel 1507 e morì a Roma, dove fu sepolto nel Pantheon, nel 1573. Universalmente è riconosciuto come uno dei principali architetti del Cinquecento italiano. La sua importanza artistica si basa su un gruppo di edifici straordinariamente innovativi presenti a Roma e nell’Italia centro-settentrionale. La padronanza e la compresenza di teoria e prassi pongono così Vignola a fianco dei principali architetti rinascimentali, come Leon Battista Alberti, e Sebastiano Serlio, per non citare il suo diretto contemporaneo, Andrea Palladio. Dal 1559 incomincia a lavorare al Palazzo Farnese a Caprarola, edificato sulle fondazioni di una fortezza, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane. Della fortezza mantiene la pianta pentagonale in cui il Vignola inserisce armoniosamente una nuova costruzione, generando un imponente impatto scenografico, grazie alla spettacolare sequenza di terrazze e di rampe che congiungono l’edificio al sottostante centro abitato. La costruzione così venne trasformata in un imponente palazzo rinascimentale, che divenne poi la residenza estiva del cardinale Alessandro Farnese (nipote di papa Paolo III) e della sua corte. Al posto dei bastioni posti negli angoli, l’architetto inserì delle ampie terrazze aperte sulla campagna circostante, e tagliò la collina con scalinate in modo da isolare il palazzo e, allo stesso tempo, inserirlo armoniosamente con il territorio circostante, aprendo un strada rettilinea nel centro del paesino sottostante, in modo da collegare visivamente il Palazzo alla cittadina, facendolo diventare il centro che sovrasta e domina tutto l’abitato. Al centro della residenza aprì uno straordinario cortile di forma circolare, composto da due caratteristici porticati sovrapposti le cui volte vennero magistralmente affrescate da Antonio Tempesta, come pure le pareti della scala elicoidale interna. Questa originale interpretazione usciva dalle regole dell’epoca, poiché la scala per raggiungere i piani superiori, che solitamente veniva costruita nel cortile, fu ricavata internamente e rappresentò tutto l’estro del Vignola, tanto che venne chiamata Scala Regia, una superba scala che ruota su trenta colonne di peperino, attraverso la quale il Cardinale poteva raggiungere le camere da letto anche a cavallo. Questo palazzo continuò, nei secoli successivi, ad essere un importante centro culturale e residenziale. Non deve stupire quindi se, negli anni ’50, venne scelto dal Presidente Einaudi come residenza estiva. Proprio in quegli anni venne istituita la Sagra della Nocciola che fu tanto apprezzata e patrocinata dal Presidente. Questa festa, unica nel suo genere, ha inizio quest’anno il giorno 25 Agosto ore 21.00 con la cerimonia di apertura e termina il giorno 2 Settembre ore 21.00 con la cerimonia di chiusura ed il grandioso spettacolo pirotecnico. Nella settimana si alterneranno grandi spettacoli di comici, cantanti e artisti del mondo dello spetacolo, ma il culmine della festa si avrà il giorno 26 Agosto ore 16.00 e il 1 Settembre ore 21.00 quando lungo le vie del paese avrà luogo la spettacolare parata di carri folkloristici ed agresti, sui quali magnifiche ballerine delle scuole di danza viterbesi, renderanno omaggio con i loro corpi alle 51 edizioni di arte, tradizione e spettacolo della Sagra della Nocciola. Sfileranno magnifici carri artistici realizzati da artigiani lo- cali, che in essi esprimono tutte le doti artistiche frutto di una lunga tradizione. Il tutto sarà contornato da un grandioso lancio di ben trenta quintali di dolci alla nocciola (tozzetti, amaretti, nocciole tostate, crema di nocciole…), che verranno tirati dai carri stessi e distribuiti a tutti gli intervenuti, i quali potranno gustare ed apprezzare la bontà e genuinità dei prodotti alla nocciola, che sono vanto da quasi un secolo della città di Caprarola. Benchè possa sembrare strano, tuttavia è doveroso ricordare che la quasi totale organizzazione di questo evento, tanto a cuore a tutti i caprolatti, è il frutto del lavoro disidenteressato, intellettuale e materiale, di tanti giovani che si adoperano per la prosecuzione di una tradizione viva ormai da mezzo secolo. Senza dubbio, lo scopo di questa manifestazione è quello di fare conoscere a tutti le risorse che offre la Nocciola, che è diventata un importante pilastro dell’economia Viterbese. Per tutti i partecipanti alla manifestazione sarà anche un’occasione importante per visitare i numerosi monumenti artistici e soprattutto il monumentale Palazzo Farnese e i retrostanti giardini realizzati dal Vignola nella seconda metà del Cinque-cento. Tutta la manifestazione è magistralmente diretta, nonostante il grave infortunio, dalla presidenza di Francesco Proietti, sotto la prestigiosa direzione artistica di Luca Cristofori e la passione per una tradizione che continua di tantissimi altri ragazzi. INFO: WWW.COMITATOSAGRA.IT Campo de’ fiori 55 ERRATA CORRIGE: sul n. 39 di Campo de’ fiori nello spazio riservato all’Okinawa Sporting Club, è stato erroneamente riportato che G.L.Bernardi e F. Mercuri hanno partecipato ai Campionati Italiani WKC 2007, mentre gli stessi hanno partecipato ai Campionati Mondiali WKC 2007. Campo de’ fiori 56 Canzone fabrichese Proverbio corchianese Sotto ar ponte ce passa l’acqua ndo te lavi la mattina o mia bella morettina dopo un anno te sposerò Quello che bbulle dentro a la pila lo sa solo ccuperchio Campo de’ fiori 57 OSPEDALE DI CIVITA CASTELLANA nuovo ecografo al reparto di ostetricia e ginecologia di Mario Sardi CIVITA CASTELLANA. Il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ Andosilla si è arricchito di un nuovo ed importante apparecchio. La settimana scorsa, alla presenza del direttore generale della ASL, Aloisio, del capogruppo del PRC al consiglio regionale, Peduzzi, della sig.ra Laura Colamedici, del direttore sanitario, Laganà, del primario del reparto, Nicolanti e la sua equipe, del presidente dell’ associazione “Una Mano al tuo Ospedale”, Caregnato, è stato presentato l’ Ecografo quadridimensionale Voluson 430 per la realizzazione di un servizio di medicina ed ecografia perimetrale. Il moderno apparecchio, l’ unico presente nelle strutture pubbliche del Lazio, è stato acquistato dall’ associazione “Una mano al tuo ospedale” grazie ad un contributo avuto dalla regione Lazio - Dipartimento Sociale e S.S.R. – Tutela della salute – Interventi in materia sanitaria, e del Gruppo Giovanni Colamedici S.p.A. L’ apparecchio, di nuova generazione, consente di fare diagnosi prenatali offrendo ai genitori ed al medico le migliori informazioni possibili sui rischi di dare alla luce un bambino affetto da un’ anomalia congenita o da malattia genetica. Quello della regione è stato “un inter- vento doveroso a difesa della sanità pubblica” ha detto Peduzzi, mentre Aloisio si è soffermato sul ruolo che svolge l’ associazione “Una mano al tuo Ospedale”, per rendere l’ ospedale Andosilla altamente funzionale. Il direttore generale ha anche evidenziato l’ alto spessore qualitativo e quantitativo raggiunto dal reparto di Ostetricia e Ginecologia (nel 2006 ha effettuato 2800 ecografie, mentre nell’ anno in corso conta di raggiungere le 400 natalità). Aloisio ha anche detto che l’ Andosilla è uno degli “ospedali di frontiera” che devono arginare la fuga dei pazienti verso altre strutture al di fuori della nostra regione e, per questo, va potenziato con interventi in quei reparti che lamentano qualche problema anche sotto l’ aspetto gestionale. Non ha tralasciato di affrontare il problema dei lavori di ristrutturazione dell’ ospedale, ormai sospesi da un paio di mesi, a causa della mancanza di pagamenti dello stato di avanzamento dei lavori. Soldi spesi dalla regione Lazio per altri capitoli. Comunque Peduzzi e Aloisio hanno assicurato che presto la questione sarà risolta e i lavori riprenderanno quanto prima. Nei prossimi giorni nelle stanze del reparto di Ostetricia e Ginecologia, sempre grazie alle donazioni raccolte dall’ associazione “Una mano al tuo ospedale”, saranno impiantati anche apparecchi televisivi per una più confortevole degenza delle donne ricoverate. 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