martedì 24 maggio 2005 ‘‘ ‘‘ ‘‘ ‘‘ Arruolato “a tradimento” nella Marina militare, è tornato dal lungo servizio di leva con un’immensa passione verso di essa Eccelle anche nel modellismo: iniziò con l’“Amerigo Vespucci”. Adesso chiama “a rapporto” tutti i Cravero... del mondo Luigi Cravero ha una gran mole di informazioni e di materiale sulla storia del drappo italiano. E tanto altro! Il “signor tricolore” abita a Bra B raidese Doc, nato e vissuto sempre nella città della Zizzola tranne qualche mese durante la guerra, quando il papà, dipendente della Montecatini, fu trasferito nella sede dell’azienda di Badia di Stura e tutta la famiglia andò ad abitare per un breve periodo a Settimo torinese. Il “ti- po braidese” di questa settimana è Luigi Cravero e l’introduzione alla sua storia, come potete vedere, è molto breve per un semplice motivo: è di una semplicità disarmante, anche se di lui, delle sue idee e dei suoi progetti ci sarebbe da parlare a lungo. I “tipi braidesi” sono così, l’- E se la Zizzola ospitasse il Museo della bandiera? aledetti giornalisti. Dopo aver letto questo breve intervento, qualcuno M dirà che abbiamo il maledetto vizio di non farci mai i fatti nostri, il che è verità Perché non allesti- assoluta, ma anche una devianza del re esposizioni mu- nostro mestiere. Questa volta, forse, per seali nella Zizzola? primo sarà il palazzo a indicarci come grandi rompiscatole, ma siamo braidesi qui a Braoggi, direttore compreso, e questa idea vogliamo esprimerla. Da tempo si parla del restauro della Zizzola e, soprattutto, della sua destinazione, che secondo una condizione del lascito al Comune, per quanto risulta a chi scrive e a molti, dovrà tener conto dell’accessibilità e della fruizione da parte di tutti i cittadini. Ogni città, a nostro parere, ha, oltre a tutto il mondo che ci vive e lavora per la sua crescita, due patrimoni fondamentali, che devono essere, diciamola in termini non ufficiali, particolarmente amati e coccolati, primi nell’attenzione tanto del pubblico che del privato: i bambini e gli anziani. A Bra poi, ce ne stiamo rendendo conto anche attraverso la terza pagina del nostro giornale che settimanalmente intervista un personaggio che vive sotto la Zizzola, ci sono persone che hanno molto da dare, che possiedono cose di un passato più o meno lontano che sono pronte a trasformare in patrimonio di tutti. Si parla di un ristorante didattico alla Zizzola, ma questo, seppur elemento di prestigio per la città, non costituirebbe una scelta sociale accessibile a tutti. E poi un ristorante, pur di dimensioni contenute, richiederebbe la costruzione di una strada, magari di un parcheggio, snaturando la più significativa collina braidese. Perché non destinare la Zizzola a museo, dove anziani e bambini, con le loro maestre, possano recarsi per rivivere o conoscere per la prima volta realtà che, diversamente, si andrebbero a perdere? I tricolori del signor Luigi Cravero, ad esempio, o i gessi del maestro Chiesa, che da anni aspettano un luogo che li accolga, e tante altre realtà che non sono conosciute, ma esistono. Un bel giardino intorno, il ripristino delle passeggiate che partono dalla Zizzola, dove da piccoli avevamo la fortuna, con i nostri genitori o con le nostre maestre di andar per fossili, concretizzando le lezioni di storia naturali che studiavamo sui libri... Potrebbe essere una buona idea. Ma bisogna farlo in fretta, prima che i Cravero, i Chiesa e gli altri decidano di portare il loro lavoro e le loro passioni altrove, dove li stanno aspettando a braccia aperte. c.b. ho già sottolineato molte volte: li incontri per un motivo particolare, e scopri un mondo sommerso di spunti e di vicende umane. Anzi, scopri una Bra sotterranea che ti fa credere in questa città, se solo qualcuno desse loro ascolto e un po’ di collaborazione. Possono piacere o non piacere – i rapporti umani sono quanto di più complicato esista – i nostri personaggi, ma tutti stanno a significare un’avventura di vita particolare. Torniamo al nostro. Dopo il diploma di avviamento professionale, il signor Luigi cominciò subito a lavorare. Prima come garzone dell’elettricista Cerrino, che allora aveva il negozio in via Umberto, poi entrò alla Fimet, come tornitore, fino alla chiamata alle armi. «A quei tempi», racconta Cravero, «le aziende che lavoravano per la Marina militare dovevano segnalare al Ministero competente l’elenco dei nomi degli operai addetti a questo settore, che poi venivano chiamati alla leva di mare. Vestire la divisa da marinaio voleva dire fare 28 mesi di ferma, quando per gli altri corpi militari erano 18. Mi hanno chiamato che non avevo ancora 18 anni. In quell’epoca si partiva per il servizio militare a 21, ma per i marinai si anticipava e quando noi tornavamo dalla ferma, i nostri coetanei praticamente partivano. E pensare che ero certo che sarei stato chiamato negli alpini e sarei rimasto a Bra! Suonavo nella Banda e qui avevano bisogno che rimanessi. Allora era vicesindaco di Bra il cavalier Marengo e lui mi aveva dato la sicurezza che non sarei andato lontano, considerato che i suonatori di Banda erano pochi. Ma quando ti destinavano alla leva di mare, dovevi partire e basta». Dove ha svolto il servizio militare? «Prima a La Spezia, poi a Taranto. E sono stato contento, anche se all’inizio la destinazione nei ranghi della Marina mi prese alla sprovvista ed ero un po’ arrabbiato. Ma la vita militare mi piaceva. Ero destinato a Taranto, all’arsenale-parco antincendi, dove praticamente svolgevamo la funzione di pompieri. Al mio arrivo, però, mi è stato ordinato di frequentare il corso di sottocapo-istruttore. Ho cercato di oppormi, ma non c’è stato nulla da fare. Le reclute con un grado di istruzione, allora, erano davvero poche e il titolo di studio che avevo, benché basilare, era considerato sufficiente per svolgere quella funzione. Mi hanno subito messo sotto, come istruttore tecnico, ma alla fine non se n’è fatto nulla. Finito il corso è risultato quello che io già sapevo: la preparazione c’era, però non ero capace, per mia indole, di comandare. Così mi hanno destinato alla segreteria, e lì sono rimasto fino alla fine della ferma». Finita la leva tornò a Bra. «Sono tornato, mi sono licenziato dalla Fimet e ho messo su un’attività in proprio come elettricista. Ho svolto questo me- 3 LA CARTA D’IDENTITÀ ■ DATI ANAGRAFICI Luigi Cravero nasce a Bra il 27 aprile del 1934 da papà Antonio, braidese, e da mamma Maria Cogno, originaria di Barolo. Il papà, che lavora alla “Montecatini”, e la mamma, dipendente di Boglione (i “Dori”), hanno un altro figlio, Antonino, di tre anni più grande, morto due anni fa. Nel 1959 Luigi si sposa con Emilia Castagno, braidese dei Biola, e i due hanno tre figli, Antonella, Laura e Roberto, tutti sposati, che li hanno resi nonni per ben cinque volte. ■ STUDI E ATTIVITÀ LAVORATIVA stiere per parecchi anni, ma a Dopo il diploma di avviamento professionale, conseguito alla un certo punto il lavoro è coscuola “Craveri” di Bra, Luigi inizia subito a lavorare: prima minciato a calare. Allora ho cocome garzone alla ferramenta “Cerrino” di via Umberto, poi minciato a fare il tecnico-raptornitore alla “Fimet”. Di ritorno dal servizio di leva nella presentante per diverse ditte proMarina italiana, inizia un’attività in proprio come elettricista, duttrici di elettrodomestici, fino ma alla fine un periodo di calo di lavoro nel settore lo porta a a quando è stata accolta una dolavorare nella scuola, come assistente di segreteria. Da tre manda al Provveditorato degli anni è in pensione. studi, che in realtà avevo presentato senza troppo sperarci, e ■ HOBBY E PASSIONI sono entrato a lavorare nel monLa Marina, dal tempo del servizio militare, gli è rimasta nel do della scuola come “applicacuore. È un grande collezionista e cultore della bandiera to”, l’attuale assistente di segreitaliana e costruttore di modelli di navi e altro. ● teria, lavoro che ho svolto fino a tre anni fa, quando sono andato un hobby nato nel tempo. Al bar inclina su un fianco simulando in pensione». Tra le passioni di Luigi Crave- non vado, non gioco a bocce... il di essere stata colpita, lancia i ro ci sono la Marina, che gli è ri- tempo libero bisogna ben im- siluri...». Quali i progetti per il futuro? masta nel cuore, e il modellismo, piegarlo in qualche modo!». Tra i modelli realizzati da Lui«Vede, sto invecchiando e voroltre una speciale forma di collegi Cravero c’è anche quello del- rei trovare per queste mie cose, a zionismo di cui parleremo poi. «La passione per la Marina è l’Amerigo Vespucci. «La prima cui tengo molto, le bandiere sorimasta, soprattutto perché, co- scatola di montaggio che ho com- prattutto, una sistemazione defime già le ho detto, per me quel- prato era proprio quella della fa- nitiva, in modo che possano esmosa nave-scuola. sere viste da tutti e abbiano il delo della ferma è Quando sono anda- stino decoroso che si meritano. stato un bel perioto nel negozio e l’- Se restassero a Bra sarei contendo. Sarò sempre ho scelta, la com- to. Se dovranno migrare, paun marinaio e somessa non voleva zienza. E poi ho un altro sogno, no iscritto all’Anvendermela, perché che riguarda le famiglie Cravero mi». aveva capito al volo del nostro territorio. Nel 2001 Della Sezione che non ero altro abbiamo fondato l’Associaziodell’Associazione che un principian- ne dei Cravero, che sono tantisnazionale marinai te, e le ha tentate simi a Bra o originari di Bra emid’Italia (Anmi) di tutte per dirigere il grati altrove. Ho creato anche lo Bra Luigi Cravero mio interesse verso stemma dei Cravero: si dice che è stato segretario, cose più semplici. in origine fossero dei pastori, e per otto anni presiLuigi Cravero con la divisa dente, consigliere della Marina militare, per la Non c’è riuscita. con il muso e le corna della capra e, infine, socio ono- quale nutre tuttora una pas- Sono tornato a ca- sono riuscito a realizzarlo. Mi rario. Aveva anche sione sconfinata. È stato fra sa con la mia bel- piacerebbe che tutti i Cravero si messo su un bel gli animatori della Sezione la scatola e sono mettessero in contatto con me e Museo del mare, il braidese dell’Associazione riuscito a realiz- che, tutti insieme, riuscissimo a signor Luigi, inau- nazionale marinai d’Italia. zarla, anche se al realizzare incontri periodici come gurato nell’84, che nel tempo si è modello non manca qualche di- già fanno i Fissore e i Gotta». Che ne dici, direttore, lo lanperso e di cui egli conserva qual- fetto. Una volta impadronitomi che prezioso cimelio. Per i mari- della tecnica, ho cominciato an- ciamo questo invito, a tutti i Cranai c’era un giornale, fatto e stam- che a costruire le navi radioco- vero del mondo, a contattare il pato in ciclostile, prima ad alcol mandate. Ne ho una, il modello nostro giornale? della Bolzano, lunga due metri, Chissà se riusciamo a dare una poi a inchiostro. Ma, soprattutto, Luigi Cravero che rispetta fedelmente la nave mano al nostro “tipo braidese” vera in scala 1:100. Si muove, di questa settimana! è l’“uomo del tricolore”. Caterina Brero «Nel 1997», racconta. «si sa- sparano i cannoni, si incendia, si rebbe dovuto celebrare a Bra il “bicentenario del tricolore”. Tutto era pronto, grazie anche a un accordo con il Comune e i commercianti braidesi. Poi tutto, va a sapere perché, saltò. La fondazione “Cassa di risparmio di Bra” ci aveva anche destinato un consistente contributo per stampare un opuscolo sul tricolore, che abbiamo comunque utilizzato per pubblicare una storia della nostra bandiera su una testata locale». Una bella mostra è stata poi realizzata nella sala della Resistenza del palazzo comunale in occasione di una passata edizione di Da cortile a cortile. Il libretto sul tricolore italiano il signor Cravero se lo fa da sé, con il computer (ne è stata inviata una copia anche al presidente Ciampi, grande cultore del tricolore) e adesso stanno arrivando le richieste di portare la mostra un po’ in tutta Italia. L’anno scorso i tricolori sono stati portati a Clusone, su richiesta del gruppo Ana locale, per celebrare l’ottantesimo anniversario di fondazione, venerdì prossimo saranno a Cassano d’Adda, dove la mostra sarà visitabile fino al 2 giugno, Festa della Repubblica. Tra le sue passioni, però, c’è anche il modellismo... «È vero, c’è anche questo. È